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LA REPLICA SINTETICA NEGLI ETF AVERE O NON AVERE (GLI ASSET),QUESTO È IL PROBLEMA

La modalità con cui gli ETF offrono accesso al mercato sottostante è un elemento importante per la fund selection. Alcuni gestori vogliono detenere direttamente gli asset, mentre altri preferiscono avere accesso alla replica più efficiente possibile.

Gli Exchange Traded Fund o ETF sono diventati sempre più popolari per le loro caratteristiche di flessibilità, basso costo e capacità di fornire agli investitori un’esposizione diversificata a diverse asset class. Ma gli ETF non sono una categoria di prodotti uniforme e i fund selector possono scegliere tra un ampio ventaglio di strutture diverse. Uno degli aspetti che molti profes - sionisti giudicano più importanti è la modalità di replica. Alcuni gestori si limitano a investire in fondi a replica fisica, mentre altri sono più propensi ad acquistare prodotti di tipo sintetico. In base ai dati del rapporto “ETFGI Global ETF and ETP Insights – December 2022” citati da Nina Petrini, head of ETF & Index Fund Sales Iberia & Latam di UBS AM, “i fondi sintetici rappresentano appena il 3,5% del totale” delle masse gestite in ETF su scala globale. “I prodotti sintetici sono invece più diffusi in Europa, con una quota di circa il 13% sul totale dei patrimoni in gestione”, sottolinea l’esperta. Stando ai dati di portafoglio dei fondi domiciliati in Italia o internazionali a gestione nazionale resi disponibili da Morningstar, nel nostro Paese si fa un ricorso molto limitato a questo tipo di investimenti passivi nella costruzione del portafoglio. Solo 621 milioni di euro, ovvero il 9,8% dell’AuM degli ETF europei inclusi nei portafogli dei fondi, sono investiti in prodotti a replica sintetica, una quota inferiore a quella del mercato europeo. Tra questi spicca in modo particolare la categoria dei fondi azionari USA large cap con 156 milioni di euro di masse gestite, pari al 25% del totale degli ETF sintetici. I fondi passivi di materie prime, che si attestano in seconda posizione, raccolgono poco più di 96 milioni di euro. I dati relativi alle altre realtà del sud Europa tracciano un panorama decisamente diverso. In Portogallo la quota di fondi a replica sintetica supera la media europea indicata da Nina Petrini, attestandosi al 16,7%, mentre in Spagna il peso dei prodotti a replica sintetica sul totale degli ETF inclusi nei portafogli dei gestori raggiunge il 28,5%. È interessante notare che l’Italia è il Paese con la più bassa con - centrazione di AuM in un’unica categoria. In Spagna e Portogallo, invece, gli asset detenuti in ETF sintetici di azioni americane superano rispettivamente il 90% e il 75 per cento.

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L’ECOSISTEMA

Il mercato si è sviluppato e la regolamentazione ha dato risposta alle sfide del settore. Secondo Silvia Senra, vice president Sales di BlackRock, “è grazie ai progressi compiuti sul fronte della trasparenza e della strutturazione che un numero crescente di fund selector inizia a usare gli ETF a replica sintetica per assumere determinate esposizioni”. Ad esempio, la maggiore resilienza dell’ecosistema degli swap utilizzati per acquisire un’esposizione alle azioni statunitensi ha convinto BlackRock a lanciare una soluzione di tipo sintetico per investire in questo segmento. Nina Petrini mette an

ALTI SU ALCUNI MERCATI, LA POSSIBILITÀ DI ACCEDERE IN MODO EFFICIENTE A MERCATI COMPLESSI E IL TRACKING ERROR GENERALMENTE PIÙ CONTENUTO"

MAURO GIANGRANDE DWS che in evidenza il potenziale fiscale di questo metodo di replica. “In alcune regioni (come gli Stati Uniti) può essere fiscalmente efficiente fare ricorso agli ETF sintetici, che registrano performance più elevate”, spiega.

Come indica Mauro Giangrande, head of ETF Sales Southern Europe di DWS, i principali vantaggi offerti da questa modalità di replica “sono l’opportunità di generare rendimenti più alti su alcuni mercati, la possibilità di accedere in modo efficiente a mercati complessi e il tracking error generalmente più contenuto”.

D’altro canto, l’esperto cita come principale svantaggio la complessità della struttura (a causa dell’utilizzo degli swap). “Se l’attività di sottoscrizione e rimborso è monopolizzata da una sola controparte, gli spread denaro-lettera tendono a essere leggermente più elevati di quelli che caratterizzano con la replica fisica”, precisa, e consiglia quindi di selezionare provider che adottano modelli di business che prevedono l’accesso a controparti multiple per mitigare questo rischio. Gli esperti sono so- stanzialmente d’accordo nell’affermare che entrambi i tipi di replica, fisica e sintetica, apportano vantaggi specifici e possono dare un contributo positivo nelle circostanze opportune. Secondo Silvia Senra, la replica sintetica può essere preferibile per i “mercati di più difficile accesso, come le materie prime”, mentre Ilaria Pisani, head of ETF, Indexing & Smart Beta Sales di Amundi SGR, specifica che può essere particolarmente utile per “gli indici di grandi dimensioni con un alto numero di componenti o quando il mercato sottostante presenta difficoltà in termini di accesso o di liquidità, come può succedere con i mercati emergenti”.

La professionista aggiunge che nel caso degli indici più comuni, come l’S&P 500 o l’MSCI Europe, gli investitori optano per la replica sintetica quando attribuiscono un peso maggiore al tracking error e alla performance. “Le linee guida ESMA del 2012” aggiunge “hanno evidenziato che replica fisica e sintetica sono simili in termini di rischi per gli investitori, in particolare per quanto riguarda il rischio di controparte, ed entrambe beneficiano di un solido quadro europeo volto a proteggere gli investitori. Per questo motivo offriamo nella nostra gamma esposizioni sia fisiche che sintetiche, consentendo ai nostri clienti di scegliere in base alle loro esigenze e preferenze”.

Ad ogni modo, i commenti dei quattro giganti europei che abbiamo consultato portano alla stessa conclusione: nella scelta della struttura di replica, comanda il cliente. Nella grande maggioranza dei casi i clienti preferiscono gli ETF a replica fisica, ma la replica sintetica è riuscita a conquistarsi uno spazio, e questo non solo nei segmenti più di nicchia, ma anche nelle asset class più rappresentate a livello globale.

Dislocazione Nel Credito A Gestione Attiva

Nel 2023 la narrativa che guida i mercati del credito è cambiata rapidamente. A inizio anno i grandi temi del 2022 hanno ceduto il posto alle preoccupazioni per il rallentamento della crescita e l’aumento del rischio del credito. Allo stato attuale non crediamo che gli spread creditizi abbiano ancora prezzato appieno il rischio di recessione. Quando colpirà, cosa che prevediamo si verifichi negli Stati Uniti alla fine di quest’anno, il rischio di credito probabilmente aumenterà, provocando uno scossone sui mercati del reddito fisso, con un aumento della domanda di obbligazioni nel livello superiore dello spettro di qualità del credito, a scapito degli strumenti di qualità inferiore. La grande implicazione per gli investitori in fondi obbligazionari a gestione attiva è che in questo scenario ci aspetteremmo di vedere una maggiore dislocazione dei prezzi nel mercato del credito. Pertanto, l’adozione di un approccio di tipo bottom-up alla selezione titoli presenta un netto vantaggio, non ultimo quello di esporre tipicamente gli investitori a un rischio molto più basso di perdite elevate. E man mano che le banche centrali fanno retromarcia dopo anni di quantitative easing, anche tener conto delle mutate condizioni tecniche sta diventando sempre più importante ai fini della generazione di alfa negli investimenti obbligazionari.

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