Maria Teresa Pilato - Basic Design 2 - ISIA Firenze

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Maria Teresa Pilato A. A. 2020/2021 I corso

Corso di Basic Design 2 Docente Francesco Fumelli


“ To o p e n e y e s ” motto di Josef Albers al Black Mountain College


PREFAZIONE Questa rivista racchiude e concretizza le nozioni affrontate durante il Corso di Basic Design nel secondo semestre tenuto dal Professore Francesco Fumelli nell’Anno Accademico 2020/2021.

p. 8 p. 36 p. 56 p. 78 p. 94

01 02 03 04 05

kirigami narrazioni seduta in legno ready made errori di progettazione

Ogni capitolo ha un’introduzione all’argomento, come nella rivista “Basic Design 1”. Rispetto alla precedente si distingue per una forte presenza di esercitazioni manuali, dove oltre alla progettazione e alla tecnica già affrontate in “Basic Design 1”, è presente una componente pratica, che tramite l’uso delle mani crea nuove visioni e rende possibile anche il non visibile. Per questo mi è sembrato adatto inserire all’inizio la citazione di Josef Albers, “To open eyes”. L’idea, le grafiche e lo stile presentano uno schema facilmente comprensibile e sostenibile alla lettura. Due sono i colori scelti (oltre al bianco e al nero) per questa rivista come colori di richiamo: un’ ocra e un grigio. C:21, M:27, Y:100, K:13

C:0, M:0, Y:0, K:50


01 kirigami


KIRIGAMI Il Kirigami, è un’antica arte tradizionale giapponese che deriva direttamente dall’Origami, praticata in Oriente. Diversamente dall’Origami, il Kirigami prevede oltre al piegamento, il taglio della carta, infatti il nome deriva da kiri “tagliare” e komi, “carta”. Questa alternativa più elaborata offre la possibilità di creare modelli ancora più complessi rispetto al classico Origami. Solitamente i Kirigami sono realizzati partendo da tagli utili allo sviluppo tridimensionale della carta e successivamente con pieghe a valle o a monte si determinano le singole forme tridimensionali.

ESERCITAZIONE I vari Kirigami presentati nella rivista sono i risultati di forme tridimensionali partendo dal piano e si rifanno alle esercitazioni condotte durante i corsi di Morfologia e Basic 2. Sono state realizzate nove esercitazioni partendo da cartoncini bianchi di forma quadrata con dimensioni di cm. 10x10 o cm. 20x20 squadrati a 1 cm.

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01 kirigami


forma basica n. 1

textures

piega a valle

piega a monte taglio

12

01 kirigami


forma basica n. 2

textures

piega a valle

piega a monte taglio

14

01 kirigami


variante dispensa n. 1

textures

piega a valle

piega a monte taglio

16

01 kirigami


variante dispensa n. 2

textures

piega a valle

piega a monte taglio

18

01 kirigami


variante inventata n. 1

textures

piega a valle

piega a monte taglio

20

01 kirigami


variante inventata n. 2

textures

piega a valle

piega a monte taglio

22

01 kirigami


simmetria bilaterale

Vista frontale piega a valle

piega a monte taglio

Vista posteriore e ombra

24

Vista superiore

01 kirigami


textures

26

textures

01 kirigami


simmetria traslatoria

Vista frontale piega a valle

piega a monte taglio

Vista posteriore e ombra

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Vista superiore

01 kirigami


textures

30

textures

01 kirigami


doppio ribaltamento

Vista frontale piega a valle

piega a monte taglio

Vista posteriore e ombra

32

Vista superiore

01 kirigami


textures

34

textures

01 kirigami


02 narrazioni


CITTÀ INVISIBILI Italo Calvino (1923- 1985) Presentazione dell’autore:

“Scrivere è sempre nascondere qualcosa

“Che cosa è oggi la città, per noi? Penso di aver scritto qualcosa come ultimo poema d’amore alle città, nel momento in cui diventa sempre più difficile viverle come città. Forse stiamo avvicinandoci a un momento di crisi della vita urbana, e “Le città invisibili” sono un sogno che nasce dal cuore delle città invivibili. Oggi si parla con eguale insistenza della distruzione dell’ambiente maturale quanto della fragilità dei grandi sistemi tecnologici che può produrre guasti a catena, paralizzando metropoli intere. La crisi della città troppo grande è l’altra faccia della crisi della natura. L’immagine della megalopoli, la città continua, uniforme, che va coprendo il mondo, domina anche il mio libro. Quello che sta a cuore al mio Marco Polo è scoprire le ragioni segrete che hanno portato gli uomini a vivere nelle città, ragioni che potranno valere al di là di tutte le crisi. Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d’un linguaggio, le città sono luoghi di scambio, come spiegano tutti i libri di storia d’economia, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi. Il mio libro s’apre e si chiude su immagini di città felici che continuamente prendono forma e svaniscono, nascoste nelle città infelici.” Da una conferenza di Calvino tenuta a New York nel 1983

ESERCITAZIONE Tramite la tecnica del Kirigami sono stati pensati due modelli in carta ispirati a due città invisibili, tratte dal libro “Le città invisibili” di Italo Calvino.

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in modo che venga poi

scoperto” 02 narrazioni


Bersabea “... Credono pure, questi abitanti, che un’altra Bersabea esista sottoterra, ricettacolo di tutto ciò che loro occorre di spregevole e d’ingegno, ed è costante loro cura cancellare dalla Bersabea emersa ogni legame o somiglianza con la gemella bassa. Al posto dei tetti ci si immagina che la città inferna abbia pattumiere rovesciate, da cui franano croste di formaggio, carte unte, resche, risciacquatura di piatti, resti di spaghetti, vecchie bende. O che addirittura la sua sostanza sia quella oscura e duttile e densa come pece che cala giù per le cloache prolungando il percorso delle viscere umane, di nero buco in nero buco, fino a spiaccicarsi sull’ultimo fondo sotterraneo, e che proprio dai pigri boli acciambellati laggiù si elevino giro sopra giro gli edifici d’una città fecale, dalle guglie tortili. ...”

piega a valle

piega a monte taglio

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02 narrazioni


“... Nelle credenze di Bersabea c’è una parte di vero e una d’errore. Vero è che due proiezioni di se stessa accompagnino la città, una celeste e una infernale; ma sulla loro consistenza ci si sbaglia. L’inferno che cova nel più profondo sottosuolo di Bersabea è una città disegnata dai più autorevoli architetti, costruita coi materiali più cari sul mercato, funzionante in ogni suo congegno e orologeria e ingranaggio, pavesata di nappe e frange e falpalà appesi a tutti i tubi e le bielle. ...”

42

02 narrazioni


textures

44

textures

02 narrazioni


textures

46

textures

02 narrazioni


Olinda “A Olinda, chi ci va con una lente e cerca con attenzione può trovare da qualche parte un punto non più grande d’una capocchia di spillo che a guardarlo un po’ ingrandito ci si vede dentro i tetti le antenne i lucernari i giardini le vasche, gli striscioni attraverso le vie, i chioschi nelle piazze, il campo per le corse dei cavalli. Quel punto non resta lì: dopo un anno lo si trova grande come un mezzo limone, poi come un fungo porcino, poi come un piatto da minestra. Ed ecco che diventa una città grandezza naturale, racchiusa dentro la città di prima: una nuova città che si fa largo in mezzo alla città di prima e la spinge verso il fuori. ...”

piega a valle

piega a monte taglio

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02 narrazioni


“... Olinda non è certo la sola città a crescere in cerchi concentrici, come i tronchi degli alberi che ogni anno aumentano d’un giro. Ma alle altre città resta nel mezzo la vecchia cerchia delle mura stretta, da cui spuntano rinsecchiti i campanili le torri i tetti d’embrici le cupole, mentre i quartieri nuovi si spanciano intorno come da una cintura che si slaccia. A Olinda no: le vecchie mura si dilatano portandosi con sé i quartieri antichi, ingranditi mantenendo le proporzioni su un più largo orizzonte ai confini della città; essi circondano i quartieri un po’ meno vecchi, pure cresciuti di perimetro e assottigliati per far posto a quelli più recenti che premono da dentro; e così via fino al cuore della città: un’Olinda tutta nuova che nelle sue dimensioni ridotte conserva i tratti e il flusso di linfa della prima Olinda e di tutte le Olinde che sono spuntate una dall’altra; e dentro a questo cerchio più interno già spuntano – ma è difficile distinguerle – l’Olinda ventura e quelle che cresceranno in seguito.”

50

02 narrazioni


textures

52

textures

02 narrazioni


textures

54

textures

02 narrazioni


03 seduta in legno


ESERCITAZIONE

bozzetti per la prima definizione dell’idea

Si realizzi una seduta, panca, in cui il materiale principale sia il legno. La panca dovrà riferirsi ai seguenti casi: panca allungabile, panca con elementi di rotazione, panca pieghevole, panca a più funzioni, panca a più utilizzi, panca per posture multiple. La panca dovrà essere concepita per una produzione industriale, con montaggio che potrà essere fatto dall’acquirente, permettendo lo smontaggio e il montaggio.

primo bozzetto

CONCEPT La “Panca-Animale” è stata pensata per un ambiente ad uso privato, per due persone, sia per esterni che per interni. L’idea di stilizzare la forma della seduta in una sorta di animaletto è venuta in conseguenza al disegno del bracciolo. La forma dei sostegni, con le estremità curvate per l’appoggio e il fianco del bracciolo, mi hanno ricordato la parte anteriore di un animale. Per concludere la forma del corpo, la seduta piana, parallela a terra, termina curvandosi fino al suolo, intervallata nella parte finale da listelli e spazi vuoti come se fosse una coda piumata. Questa estrema sintesi di un corpo animale ha assunto espressività con l’elemento che più la trasmette, gli occhi, sono due fori posizionati sul bracciolo. Inizialmente la coda aveva una doppia funzione: oltre a fare da sostegno serviva come rastrelliera per biciclette, ma avendo poi collocato la seduta in un ambiente privato questo avrebbe avuto sicuramente minor utilizzo, quindi si limita ad avere un funzione del tutto pratica e decorativa.

secondo bozzetto con quote

Il legno non ha le caratteristiche adatte a poter creare questa seduta come pezzo unico. Così il suo utilizzo è per una delle due scocche che compongo la seduta, nella scocca di copertura. La scocca in legno, avendo uno spessore di 4 mm., viene curvata e avvitata alla prima scocca, creata in metallo, di stessa forma ma con l’aggiunta del sostegno sotto al bracciolo, in modo che i sostegni possano essere saldati al resto della seduta.

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03 seduta in legno


60

03 seduta in legno


quote d’ingombro massimo

50

PL

79

PV

La Panca Animale è composta da più pezzi, due scocche (una in metallo e l’altra in legno) e da quattordici bulloni con i rispettivi dadi.

PO

62

158

03 seduta in legno


componenti - scocca in legno

PV

6

38

6

PL

16.5

°

90

22.65 7

°

80

6

39

°

90 °

90

La scocca in legno curvato ha uno spessore di 4mm., come tipologia di legno è stato scelto un multistrato che permette di essere curvato facilmente, trattato con un impregnante e un trasparente.

0.6 8

0.6 13

5

PO

64

6

118

17

03 seduta in legno


componenti - scocca in metallo

PV

PL 42,4

3,2

42

3,2

3

La seconda scocca, quella in metallo è fatta di acciaio inox con uno spessore di 10 mm.

50

10

20

10

3

5

0.6

PO

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03 seduta in legno


componenti - bulloni e dadi 1.5

PV 0.4

PO

1

Bullone a testa piatta con filettatura in acciaio zincato

0.6

0.6

PV PO 0.5

Dado a testa esagonale in acciaio zincato

2

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03 seduta in legno


particolari costruttivi - punti di vista

Vista laterale (testa) dal basso in scorcio

Vista laterale (coda) dall’alto in scorcio

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03 seduta in legno


particolari costruttivi - assemblaggio

Esploso del bracciolo visto dal basso

Nella parte inferiore della scocca in acciaio , all’altezza dei fori, sono inseriti degli incavi di diametro 30 mm. per permettere l’avvitamento del dado sul bullone, la profondità all’interno dello spessore della scocca in metallo è 5 mm.

Esploso della “coda” vista dall’interno

L’assemblaggio delle due scocche avviene con bulloni e dadi, la testa del bullone rimane all’interno dello spessore in legno ( 4 mm.), mentre il corpo prosegue nella scocca in metallo (10 mm.).

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03 seduta in legno


modello tridimensionale

Vista frontale

Vista laterale - testa Vista laterale - coda

IL modellino tridimensionale della Panca Animale è stato fatto in scala 1:10. Il pezzo che riconduce all’acciaio è stato fatto con una lastra di alluminio spessa circa 5 mm. e la parte in multistrato è stata aggiunta incollando, con la colla spray, un foglio di carta stampato con la texture del legno. Uniti i due pezzi, la lastra ha iniziato ad assumere la giusta forma con delle pieghe/curve, successivamente col taglierino sono state tolte le parti cave, col trapano è stato forato il bracciolo e con una matita aggiunti i punti all’altezza dei bulloni. Infine sono stati incollati i sostegni sotto al bracciolo.

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Vista superiore

03 seduta in legno


modello tridimensionale

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03 seduta in legno


04 ready made


NASCITA READY MADE A Zurigo, in Svizzera, nel 1916 fuggirono dalla guerra molti intellettuali, la città diventò un nuovo centro culturale dove nacque un movimento anarchico, il Dada, nelle arti visive, letterarie e grafiche. Per i dadaisti l’arte è un gioco, gli artisti cambiano il contesto degli oggetti di uso comune per fargli divenire oggetti artistici. Questa tecnica è chiamata Ready- made: decontestualizzare gli oggetti e dargli una nuova chiave di lettura, in questo modo niente è eterno, tutto può essere arte, tutto dipende da noi e dalla nostra artisticità. Il termine fu usato per la prima volta da Marcel Duchamp nel 1913 per la sua “Ruota di bicicletta” posta su uno sgabello e per il suo “Scola-bottiglie”.

“Non ha importanza se il signor Mutt abbia o meno fatto Fontana con le sue mani.

“Ruota di bicicletta” 1913 (1) “Scola-bottiglie” 1914 (2)

(1)

(2)

PROVOCAZIONE E PURO INTELLETTO Nel 1916 Duchamp espose con lo pseudonimo R. Mutt la usa “Fontana”, che era un orinatoio rovesciato. L’ironia venne resa ancora più provocatoria dalla firma dell’autore e dalla data “1917” apposte in basso. Questa scelta fu chiarita dall’autore, parlando di sé in terza persona, in una lettera scritta agli organizzatori della mostra che rifiutarono di esporre l’oggetto:

80

Egli l’ha

scelta, ha creato un nuovo modo

di pensare quell’oggetto.”

04 ready made


DOPO LA SCELTA, IL FARE

“Il mio lavoro è fatto di ricerca, d’intuito dove a volte prevale l’istintività e a volte la razionalità, retaggio delle mie esperienze di progettista.” Stefano Pilato

“Ciabatte neve” 2005

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04 ready made


“Re Tiranno” 2020

PESCE FRESCO Come un antropologo, Stefano Pilato, analizza forme e funzioni degli oggetti prodotti dalla società, e non solo, quelli che hanno perso la propria capacità d’uso, la loro funzione e il loro valore di scambio per attribuirli nuova vita, recuperarli. Sottomette le forme alle sue regole compositive e trasforma una materia senza più valore intrinseco in oggetto con massima espressione, in una seconda vita, affidata all’arte e al fare, grazie a cui rinascono.

“Scorphanoide estroso” 2014

L’interesse verso l’oggetto di uso comune, o quello industriale diffuso nella società di massa, chiama in causa alcune pratiche delle avanguardie storiche impegnate a rendere precario il senso delle cose, dal collage cubista e dal ready-made di Marcel Duchamp, o all’oggetto surrealista e al New Dada.

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04 ready made


ESERCITAZIONE

individuazione pezzi

Si costruisca una lampada o altro piccolo oggetto di arredo attraverso la composizione/ricomposizione di oggetti già esistenti, di loro parti, oppure utilizzando semilavorati. (1)

(2)

CONCEPT

Filo elettrico con porta lampadina orientabile (1)

Tavola in legno ricavata da un vecchio tagliere (2)

(3)

(4)

Sezione di una grata in metallo da ventilatore (3)

Specchio fissato su barra in metallo filettata (4)

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04 ready made


assemblaggio pezzi

(1)

(2)

Fissaggio base, specchio e mezzaluna, con dadi e fascette (1)

Inserimento fil di ferro con forma semicircolare per sostenere il filo della luce (2) (3)

(4)

Fissaggio porta lampadina con dado (3)

Inserimento lampadina specchiata (4)

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04 ready made


SEMI

90

04 ready made


SEMI

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04 ready made


05 errori di progettazione


ESERCITAZIONE

documentazione fotografica dell’errore

Osservando oggetti di uso comune individuare due errori di progettazione e documentare tramite fotografie, relazione sull’errore progettuale e rappresentazione grafica della proposta migliorativa.

N. 1 - CONTENITORE SPAZZATURA Capita spesso durante la giornata di utilizzare i contenitori della spazzatura e fin qui va tutto bene! Poi vanno svuotati e qui arriva il problema... a questo proposito ho avuto difficoltà con il sacchetto dell’organico, soprattutto quando è bello pieno perché aderisce all’interno del contenitore e tirandolo fuori, verso l’alto incontra i perni sporgenti dei manici che incidono il sacchetto facendo uscire la spazzatura, sporcando pavimento e contenitore.

Fotografie dall’alto che evidenziano il particolare degli scomodi perni in plastica

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05 errori di progettazione


N. 2 - LAMPADA SENSIBILE

proposta migliorativa

Attuale incastro dei manici nello spessore del contenitore (1) (1)

Proposta incastro dei manici nello spessore del contenitore (2)

Come secondo errore di progettazione propongo la lampada da scrivania Wilton - INSPIRE. Questa lampada ha una morfologia estetica interessante, minimale, è una lampada pratica perché tramite la flessibilità del “collo” permette di modificare l’orientamento del fascio luminoso; l’unico aspetto negativo è la parte tecnologica. Il pulsante d’accensione, di regolazione e di spegnimento della luce è di forma circolare e si attiva con il touch e qui arriva il problema... questo pulsante è troppo sensibile, non permette di avere un controllo completo dell’illuminazione della lampada. Al passaggio di un oggetto vicino al pulsante o alla presa della lampada per spostarla, questo modifica l’intensità della luce senza aver avuto un intenzionale comando di modifica.

(2)

Vista superiore (3) la sporgenza del perno si sviluppo verso l’interno dello spessore del cestino

Vista laterale sezionata (4) lo spessore del contenitore aumenta verso l’interno, creando così una sporgenza per l’appoggio dei manici, limitandoli così ad una mobilità di 180°

(3)

(4)

Vista frontale dall’esterno (5)

(5)

Vista frontale dall’interno (6)

(6)

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05 errori di progettazione


documentazione fotografica dell’errore

proposta migliorativa

Modifica del pulsante: proposta di inserire un pulsante da premere verso l’interno

Per accendere e spegnere basta premere una volta Fotografie frontali dell’oggetto per intero o nel dettaglio che mostrano la morfologia e il particolare del pulsante

Mentre per graduare l’intensità di luce, bisogna tenere premuto il tasto e lasciarlo quando si è impostata la luce desiderata

100

05 errori di progettazione


Sitografia https://www.treccani.it/vocabolario/ https://en.wikipedia.org/wiki https://unsplash.com/

Bibliografia “Le città invisibili” Italo Calvino “Il secolo di design” Catherine McDermott “Il Cricco di Teodoro”


Maria Teresa Pilato A. A. 2020/2021 I corso

Corso di Basic Design 2 Docente Francesco Fumelli


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