Francesco Frigione, psicologo e psicodrammatista analitico junghiano, invia il suo terzo dispaccio dall'Argentina. Scorge nel conflitto tra il suo "doppio viaggiatore" e il suo "doppio stanziale", il motore del racconto di viaggio. Cita il concetto di "perturbante" (Sigmund Freud), l'ambivalenza di Jorge Luís Borges verso gli italiani; parla dei "gallegos" e dei "tanos", degli ebrei di Buenos Aires, di Padre Alberto Maria De Agostini, strenuo difensore dei Mapuche della Tierra del Fuego, sterminati dai bianchi; racconta dei Caudillos, del "dessarraigo" ("sradicamento"), concetto identitario degli argentini, dei generali torturatori Videla, Massera, Agosti, Galtieri, Viola e delle loro vittime, i "desaparecidos", della contrapposizione tra la Chiesa di Karol Wojtyla e quella della Teologia della Liberazione, del re Sole, di Joseph Ratzinger e di Jorge Mario Bergoglio, di Néstor Kirchner e Cristina Elisabet Fernández Kirchner, di Mauricio Macri, del sentimento dell'amistad e dei lacaniani d'Argentina.