Tecniche di soccorso in grotta (CNSAS, nov. 2017)

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CORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO

Tecniche di soccorso in grotta2017 A cura della Scuola Nazionale Tecnici di Soccorso Speleologico


Tecniche di Soccorso in Grotta 2017


Autori Giuseppe Antonini, Matteo Baroni, Giacomo Berliocchi, Antonino Bileddo, Paolo Capelli, Federico Faggion, Francesco Fisichella, Angelo Iemmolo, Andrea Giura Longo, Ruben Luzzana, Paolo Manca, Sandro Mariani, Piergaetano Marchioro, Valerio Olivetti, Piero Palazzo, Michele Pazzini, Massimiliano Re, Andrea Sbisà, Giampaolo Scrigna, Paolo Stenico, Cristiano Zoppello. Vanno doverosamente citati anche gli ex Istruttori Nazionali Liano Antonelli, Giovanni Becattini, Carlo Ferrari, Francesco Lo Mastro, Fabio Scabar, Stefano Scala, Marco Zurru che hanno lavorato alle schede didattiche, da cui Ú tratto il presente lavoro. Progetto grafico e impaginazione Fortunato Della Guerra Foto di copertina Paolo Manca, Michele Pazzini Foto dei frontespizi di capitoli Giuseppe Antonini, Antonino Bileddo, Paolo Manca, Piero Palazzo Ringraziamenti Alla revisione hanno collaborato molti Istruttori Regionali, la Commissione Tecnica Speleologica e diversi altri Tecnici del Soccorso Speleologico. In particolare si ringraziano Giovanni Ferrarese, Elisabeth Gutiérrez Fregoso e Deborah Alterisio per il prezioso aiuto durante la revisione finale e Angelo De Marzo per la collaborazione nella realizzazione delle foto per la libreria di vRigger©. I disegni tecnici sono stati realizzati mediante il sofware vRigger. Per maggiori informazioni consultare la pagina www.vrigger.com

Avvertenze Questo manuale Ăš rivolto a personale esperto e specificatamente addestrato. Le informazioni fornite nel manuale in merito a tecniche di soccorso alpino e speleologico non descrivono tutti i possibili rischi che si posso verificare in situazioni reali e devono intendersi come opinioni personali degli autori. Le tecniche descritte in queste pagine sono fornite in buona fede ma non possono essere considerate complete. Gli attrezzi e gli strumenti indicati sono coperti da dettagliate specifiche tecniche e istruzioni d'uso fornite dai produttori, disponibili sui relativi siti web o all'interno delle confezioni originali, non in questo manuale. Gli autori ed il CNSAS non sono responsabili di un impiego non idoneo delle informazioni e dei contenuti del manuale. In caso di redistribuzione, missaggio, modifica o ricostruzione anche parziale dell'opera questo avviso deve essere riportato nella sua completezza. L'opera Ăš pubblicata con licenza Creative Commons Attribution-NonCommercialShareAlike 4.0 International License.

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INDICE

prEfazIoNE prESENTazIoNE STrUTTUra DELLĂą€™opEra

Tecniche di base

paG. paG. paG.

4 5 8

paG. 11 CaTENa DI SICUrEzza NoDI aNCoraGGI E aTTaCCHI SICUra KIT aTTrEzzISTI MoVIMENTo SoTToSQUaDra aTTrEzzISTI BarELLa MoVIMENTo SoTToSQUaDra BarELLa TECNICHE DI TraSporTo BarELLa DEVIaTorI prINCIpaLI E SECoNDarI TEorIa DEL paraNCo paraNCo LIBEro rECUpEro CoN paraNCo rECUpEro CoN CoNTrappESo TELEfErICa oBLIQUa TELEfErICa orIzzoNTaLE rECUpEro a pENDoLI BLoCCaNTE aSSICUrazIoNE SVINCoLaBILE (BaS) VarIazIoNI DI aSSETTo INVErSIoNI DI MarCIa CaLaTa paSSaGGIo DEL NoDo aUToSoCCorSo SU CorDa

Tecniche avanzate

paG. paG. paG. paG. paG. paG. paG. paG. paG. paG. paG. paG. paG. paG. paG. paG. paG. paG. paG. paG. paG. paG. paG.

13 29 51 63 69 77 91 105 111 119 127 135 143 155 165 171 187 191 195 207 215 227 243

paG. 261 INTroDUzIoNE CoNfIGUrazIoNE aLLEGGErITa rISoLUTIVa rECUpEro CoN TECNICa SCaBar rIprESa DI aTTaCCHI SU GraNDI VErTICaLI DEVIaTorI DI TELEfErICa aUToSoCCorSo: paSSaGGIo DI CorrIMaNo

Tecniche in corda singola INTroDUzIoNE VarIazIoNI DI aSSETTo CoN MEzzI DI EMErGENza paSSaGGIo DEL NoDo IN CorDa SINGoLa paSSaGGIo DI DEVIaTorI fISSI IN CorDa SINGoLa STENDIpaNNI IN CorDa SINGoLa

Tecniche di elitrasporto

paG. paG. paG. paG. paG. paG. paG.

263 267 275 385 295 301 315

paG. 323 paG. paG. paG. paG. paG.

325 329 337 359 365

paG. 377

aLLESTIMENTo E DoTazIoNI

paG. 379

proCEDUrE DI IMBarCo E SBarCo

paG. 393

Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico - Tecniche di soccorso in grotta 2017

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Prefazione

La presente edizione 2017 costituisce la seconda revisione del manuale di Tecniche di soccorso in grotta andato in stampa nel 2013 e fa seguito alla revisione diffusa in formato elettronico nel 2015 anche in lingua inglese. Rispetto alle versioni precedenti contiene ulteriori correzioni, aggiornamenti e alcune integrazioni nella parte dedicata alle tecniche in corda singola. È stata inoltre leggermente riorganizzata la struttura dell’opera inserendo una quarta parte interamente dedicata alle tecniche di elitrasporto, presente solo nella versione italiana. Per garantirne la massima diffusione e la pratica consultazione, l’edizione 2017 ù disponibile sia nella versione online sia in veste cartacea. Sono state mantenute due prerogative essenziali: ù disponibile anche la versione inglese, rilasciata con le medesime modalità, e ispirata all'idea di promuovere le tecniche in uso nel CNSAS anche presso realtà di soccorso speleologico non italiane; il formato digitale ù rilasciato con licenza Creative Commons [http://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/] per puntare ad una diffusione larga e al passo con i tempi, che riconosca al tempo stesso la paternità dell’opera.

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Presentazione all'edizione 2013

Gli interventi di soccorso in grotta non sono fortunatamente molto frequenti ma, quando capitano, le relative operazioni si protraggono quasi sempre a lungo e con una complessitĂ  tale da dover coinvolgere necessariamente tecnici provenienti da varie parti d’Italia. Da questa considerazione nacque molti anni fa la necessitĂ  di uniformare su tutto il territorio nazionale le tecniche e la preparazione dei membri della nostra organizzazione, uniformitĂ  che tutt’ora Ăš il vero punto di forza del Soccorso Speleologico italiano. GiĂ  negli anni ottanta venivano organizzati degli incontri nazionali, dove i volontari piĂč esperti provenienti dai vari “Gruppi Speleologici del CNSA” (come si chiamavano all’epoca), illustravano le innovazioni e le soluzioni adottate nelle loro realtĂ  territoriali. Fu quindi costituita la Commissione Tecnica Speleologica (preceduta in veritĂ  dal Gruppo di Lavoro sulle Tecniche di Soccorso Speleologico - GLATSS) con il compito di raccogliere le varie esperienze e realizzare una pubblicazione che potesse essere di riferimento per tutto il soccorso speleo. Nacquero cosĂŹ negli anni novanta i “Quaderni di Speleosoccorso” che riunirono in una pubblicazione a fascicoli il risultato di questo lavoro. Non esisteva la Scuola Nazionale ed era la stessa Commissione Tecnica che aveva il compito sia di studiare tecniche e materiali sia di insegnare nei corsi nazionali. I corsi erano rivolti inizialmente ai capisquadra ma furono ben presto allargati ai “tecnici piĂč esperti” con l’intento di far crescere uniformemente e “a cascata” l’intera struttura nazionale. Dopo un lungo lavoro, nel 2002 la commissione pubblicĂČ il manuale “Tecniche di soccorso in grotta” che costituĂŹ un importante punto di riferimento comune e contribuĂŹ notevolmente alla diffusione uniforme delle tecniche sull’intero territorio nazionale, accelerando l’applicazione del Piano Formativo in tutta Italia. Ben presto ci si rese conto perĂČ che affidare ad un unico organo sia la sperimentazione delle tecniche sia il loro insegnamento era un compito troppo gravoso; da qui il passo per la costituzione della Scuola Nazionale fu breve e molti degli estensori del manuale, che si erano occupati, sin dal 1995, di formazione a livello nazionale, confluirono nel 2004 nella neonata Scuola Nazionale Tecnici del Soccorso Speleologico. Da subito ci si pose l’obiettivo di lavorare all’uniformitĂ  didattica degli istruttori nazionali e nacque l’esigenza di avere a disposizione strumenti che consentissero di comunicare soprattutto “l’arte di spiegare” piĂč che la tecnica in sĂ©. I numerosi corsi di aggiornamento interni garantivano sĂŹ la standardizzazione ma non risolvevano il problema di come trasferire conoscenze e competenze didattiche anche ai futuri nuovi istruttori. I primi tentativi furono fatti registrando alcuni brevi filmati che, seppur efficaci, ponevano la questione della difficile aggiornabilitĂ  a fronte di un notevole sforzo realizzativo per le riprese e il montaggio.

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Si decise quindi di optare per la stesura di alcune dispense che, usando gli stessi disegni e schemi del manuale, potessero essere di supporto ai docenti mettendo in risalto la sequenza di una spiegazione tipo, con evidenziati gli argomenti correlati, secondo uno schema logico orientato prevalentemente alla semplificazione delle metodologie didattiche. Nacquero cosĂŹ le “schede didattiche”, che furono successivamente arricchite con l’indicazione degli aspetti su cui porre l’accento durante la spiegazione (“Attenzione”) e degli errori commessi piĂč frequentemente (“Errori tipici”). La redazione delle schede fu portata avanti parallelamente all’intensa attivitĂ  della Scuola Nazionale e dalle Scuole Regionali, con un processo continuo di verifica, calibrazione e aggiornamento, indotto dall’esperienza via via maturata sul campo durante lo svolgimento degli eventi previsti dal piano formativo. Le schede sono state fino ad oggi un punto di riferimento per tutti i formatori, nazionali e regionali, del Soccorso Speleologico e le icone realizzate da Ruben Luzzana per le specifiche sezioni sono diventate una simpatica consuetudine.

Le schede, nell’intenzione della SNaTSS, sarebbero dovute confluire in un manuale didattico concepito come compendio al manuale di tecniche, pensato come strumento a disposizione degli istruttori nazionali e regionali, ma il complesso e lungo lavoro di semplificazione e standardizzazione ha comportato nel tempo la necessitĂ  di apportare alcune modifiche alle tecniche descritte nel precedente manuale. Le schede, piĂč aggiornate rispetto al manuale, furono da un certo momento in poi consegnate come dispense anche agli allievi dei corsi: fu sufficiente cambiare il sottotitolo delle sezioni “Spiega”, destinate agli istruttori, in “Spiegazione”, rivolta ai tecnici. Divenne cosĂŹ naturale col tempo, considerarle come nuovo riferimento per le tecniche in uso. Inevitabilmente infine si arrivĂČ alla riscrittura completa del manuale di tecniche. Furono aggiornati alcuni contenuti, aggiunti nuovi argomenti e rivista l’impostazione generale, mantenendo perĂČ l’originario impianto delle schede, fortemente orientato alla didattica. Il vecchio manuale continua ad ogni modo a fare da riferimento per alcuni argomenti non trattati in questa pubblicazione quali ad esempio le comunicazioni e la gestione degli interventi.

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Questo manuale, frutto del lavoro degli ultimi tre anni degli istruttori nazionali della SNaTSS, vede la luce con un certo ritardo, anche perchĂ© esigenze di economia hanno imposto agli autori l’intero lavoro di realizzazione grafica dei disegni. Un impegno gravoso certo, che ha consentito perĂČ di gestire “in proprio” la realizzazione dei disegni con l’evidente vantaggio di renderli immediatamente fruibili, modificabili e aggiornabili in ogni momento, senza l’obbligo di doversi interfacciare con un grafico esterno al soccorso, cui Ăš stata demandata esclusivamente l’impaginazione. Per la realizzazione dei disegni Ăš stato utilizzato il software RescueRigger© per il quale gli istruttori hanno predisposto un’apposita libreria di tutti gli oggetti in uso nel Soccorso Speleologico. Certamente questo lavoro mette un punto fermo sulle tecniche attualmente in uso nel soccorso speleologico ma, com’ù tradizione nel CNSAS, va sempre considerato come un “punto e a capo” da cui ripartire per gli sviluppi futuri. Come Ăš stato per tutte le pubblicazioni precedenti, non sarĂ  purtroppo privo di errori e nel momento stesso della sua uscita, ci sono giĂ  migliorie, modifiche e nuovi materiali da prendere in considerazione e si sta giĂ  pensando al manuale che verrĂ , ma questo fa parte del gioco. Mi preme infine precisare che per quest’opera non Ăš stato corrisposto alcun compenso o incentivo agli estensori, in alcuna forma. Antonino Bileddo Direttore della Scuola Nazionale Tecnici Soccorso Speleologico

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Struttura dell’opera

La presente edizione mantiene un indirizzo prevalentemente tecnico e i contenuti rimangono sostanzialmente invariati, salvo piccole integrazioni e revisioni. La struttura generale ù stata invece ripensata, come anticipato in premessa, per rimanere al passo con gli assetti operativi attualmente promossi dalla SNaTSS e con gli indirizzi assunti dalle scuole regionali nei relativi programmi didattici. Va detto infatti che negli anni sia le tecniche avanzate sia quelle in corda singola hanno avuto una progressiva diffusione e si sono rilevate utili strumenti didattici per far confrontare i tecnici, anche meno esperti, con situazioni di recupero complesse e con soluzioni che richiedono l’uso di pochissimo materiale. Il manuale ù articolato in quattro parti: la prima descrive tecniche di base di uso corrente in operazioni di soccorso: si intende gli elementi introduttivi per l’approntamento di un sistema di recupero in grotta, l’organizzazione dei materiali e delle sottosquadre, le tecniche di recupero e calata con il sistema a sicura attiva e gli elementi introduttivi per l’autosoccorso; la seconda riguarda tecniche avanzate, rivolte alla risoluzione di particolari situazioni che si possono verificare durante il recupero e in cui le normali tecniche di base possono rivelarsi meno efficaci o inefficaci; la terza parte ù dedicata alle tecniche di recupero con il sistema in corda singola, il quale rispetto al passato ha guadagnato il rango di strategia di recupero non solo di emergenza; la quarta ed ultima parte ù dedicata alle tecniche di elitrasporto.

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TECNICHE DI BaSE


foto Giuseppe antonini


TECN I C H E D I B a S E

Catena di sicurezza Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

Dimensionamento della catena di sicurezza Forza di arresto e soglia delle lesioni Energia e forza: fattore di caduta PROGRESSIONE INDIVIDUALE TECNICHE DI MANOVRA SICUREZZA: LUOGHI COMUNI ED INESATTEZZE

Tiro e sicura in recupero Tiro e sicura in teleferica Inesattezze Angoli di lavoro e tensioni sviluppate LA NORMATIVA SUI MATERIALI: MARCHIO CE E LABEL UIAA

Adempimenti e responsabilità Garanzia

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TECN I C H E D I B a S E

Catena di sicurezza

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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La catena di sicurezza (CdS) ù un concetto teorico al quale ù necessario riferirsi sempre quando si intende attrezzare un pozzo, sia per la progressione individuale sia per il recupero/calata di una barella. La catena di sicurezza ù costituita dall’insieme degli elementi che collegano un uomo ad un supporto, in genere alla roccia. Essa ù composta nell’ordine da: roccia, ancoraggi, corda, bloccanti/discensore/longe, moschettoni, imbrago o barella, uomo. L’obiettivo ù ottenere una linea di progressione o di recupero realizzata secondo criteri di sicurezza, rendimento, affidabilità, rapidità di installazione ed economia di materiali.

Attenzione

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Conciliare tutte queste esigenze Ăš la principale dote di un tecnico attrezzista. Tra tutte, imprescindibile, Ăš la sicurezza per il ferito e per i tecnici durante le operazioni.

Dimensionamento della catena di sicurezza Spiegazione

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Gli elementi che compongono la CdS devono garantire una resistenza ampiamente superiore alla massima sollecitazione realizzabile in progressione o durante una manovra; inoltre, secondo logica, devono avere una resistenza tra essi paragonabile: Ăš del tutto inutile impiegare un pesante moschettone in acciaio dal carico nominale di 45 kN, quando una corda annodata del diametro di 10 mm non supera i 21 kN. La scelta dei materiali e delle tecniche nel soccorso speleologico tiene conto della massima sollecitazione che la CdS deve sopportare sia durante la normale progressione che durante le manovre di movimentazione della barella.

Attenzione

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È necessario inoltre distinguere il caso della progressione individuale da quello delle manovre di recupero, riguardo alle quali devono essere fatte valutazioni integrative.

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Forza di arresto e soglia delle lesioni Spiegazione

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Nella costruzione della CdS in una linea di progressione (corda di servizio), si dovrĂ  tenere conto della forza che potrebbe svilupparsi in caso di caduta, definita dalla normativa vigente (D.Lgs. 81/2008) come forza di arresto (Fa). Tale normativa impone anche il limite massimo della FA, limitandolo ai 6 kN (600 kgp). In linea di principio una caduta che viene trattenuta dalla CdS, e in particolare da una corda, Ăš tanto piĂč brusca quanto piĂč la corda Ăš statica: dipende dalla decelerazione troppo rapida; Ăš quindi molto importante partire dal concetto di soglia delle lesioni. Il corpo umano puĂČ sopportare solo per pochi istanti una decelerazione non superiore a 15 g (ovvero 15 volte l’accelerazione di gravitĂ  terrestre); tuttavia, in caso di caduta a testa in giĂč, non puĂČ sopportare piĂč di 2-3 g. Partendo dal peso standard di una persona, 80 kgp, e moltiplicandolo per 15 g si ottiene la forza di arresto di 12 kN.

Attenzione

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La massima forza di arresto che Ăš possibile applicare ad un corpo umano tramite un imbrago senza causare danni permanenti Ăš accertato essere di circa 12 kN. Tuttavia, la soglia di sicurezza (soglia delle lesioni) oltre la quale non Ăš consigliabile sconfinare Ăš di 6 kN (600 kgp): oltre questo valore la persona puĂČ subire lesioni piĂč o meno gravi agli organi interni ed alla struttura scheletrica (colonna vertebrale), fino alle conseguenze fatali. Ne consegue che Ăš necessario impiegare materiali e tecniche, per la costruzione della catena di sicurezza, che assicurino, in caso debba intervenire per arrestare una eventuale caduta, che la forza che si sviluppa (FA) rimanga al di sotto del valore limite di 6 kN.

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TECN I C H E D I B a S E

Catena di sicurezza

Energia e forza: fattore di caduta Spiegazione

Attenzione

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In una caduta si sviluppa energia, la quale deve essere dissipata il piĂč possibile dagli elementi della CdS in maniera non distruttiva, con l’esigenza di trasferirne il meno possibile sul corpo umano.

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La massima parte dell’energia viene assorbita dagli elementi elastici; in grotta, nella progressione su corda, l’elemento determinante ai fini della dissipazione dell'energia dell'urto in maniera elastica dell’energia ù la corda: moschettoni, placche e roccia sono elementi relativamente indeformabili; il corpo umano ù bene che venga coinvolto il meno possibile nella dissipazione di energia.

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In fase di caduta, la corda che deve trattenere il corpo umano si allunga (deforma), assorbendo energia per le proprietà elastiche delle fibre e per gli attriti interni, allungandosi fino ad un certo massimo; in questo istante si registra la cosiddetta forza di arresto (massima sollecitazione) che, come già detto, non deve superare i 6 kN. La forza di arresto dipende dalla capacità della catena di sicurezza di assorbire l’energia sviluppata.

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Non potendo cambiare il peso del corpo da arrestare, per mantenere la forza sotto la soglia di 6 kN si puĂČ operare nei seguenti modi: ‱ Aumentare l'elasticitĂ  della corda ‱ Ridurre il rapporto tra l'altezza della caduta e il tratto di corda che arresta la caduta

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In grotta si esclude l’utilizzo delle corde ad alto assorbimento energia (corde dinamiche per alpinismo), in quanto troppo elastiche e quindi scomode per la progressione su corda, nonchĂ© troppo fragili alle abrasioni. Non rimane che limitare il rapporto tra l'altezza della caduta ed il tratto di corda interessato ad arrestare la caduta stessa (h/L), denominato nel seguito "Fattore di caduta".

h FC = _ L

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FC≈0

FC≈1

FC≈2

Nel grafico seguente viene schematizzato il rapporto tra FC e forza di arresto nel caso di corda semistatica (in rosso) e corda dinamica (in verde).

Attenzione

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Le corde semistatiche utilizzate per la progressione in grotta e per il soccorso sono progettate per sviluppare FA tali da non arrecare danni permanenti ad un essere umano che cade a testa in su solo se Fc Ăš minore o uguale a 1. In caso si ecceda tale limite si possono sviluppare FA anche superiori ed arrivare persino a provocare il cedimento dei materiali.

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Nella caduta su corde semistatiche, la soglia delle lesioni (6 kN) si raggiunge teoricamente giĂ  con un fattore di caduta 0.3 (per esempio una caduta di 3 m su 10 m di corda che assorbe); quindi potrebbe verificarsi che, in caso di caduta a FC=1, la corda non si spezza, ma la persona rischia lesioni molto gravi. Naturalmente questo Ăš inaccettabile, pertanto dovranno essere adottate tutte le misure atte ad impedire il verificarsi di una caduta con FC superiori a 0.3.

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TECN I C H E D I B a S E

Catena di sicurezza

PROGRESSIONE INDIVIDUALE

Spiegazione

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Nella progressione su corda, se non si adottano particolari precauzioni nell’attrezzamento e nell’uso pratico dei materiali, si possono realizzare facilmente situazioni di FC prossimi o superiori a 0.3.

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L’esempio classico ù quello della caduta di una persona assicurata con longe non in tensione ad un ancoraggio o, peggio ancora, alla maniglia.

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Altro esempio prende in considerazione un punto di frazionamento realizzato poco sotto l’attacco: anche in questo caso, soprattutto con un’ansa troppo “generosa”, il FC dovuto all’eventuale cedimento dell’ancoraggio potrebbe raggiungere o superare il valore di 0.3.


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Viceversa, in situazioni apparentemente pericolose, come nell’arrampicata in artificiale su corde statiche, posizionando correttamente i punti di rinvio (ossia in modo da ridurre gli attriti) ed adottando un’assicurazione dinamica si mantiene il Fc su valori inferiori a 0.3, dal momento che l’altezza di caduta ù limitata dall’ultimo punto di rinvio; ma, soprattutto, la maggior parte dell’energia viene dissipata nello scorrimento della corda nel MB.

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TECN I C H E D I B a S E

Attenzione

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Catena di sicurezza

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Nella pratica, i rischi maggiori sono collegati all’uso della longe, poichĂ© a questa ci si assicura frequentemente, esponendosi ad una potenziale caduta (es. corrimani e frazionamenti). Ne consegue che, non potendo escludere del tutto l’esposizione ad una caduta con FC>1, Ăš importante dotarsi di una longe che offra sufficienti garanzie di assorbimento.

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Sperimentalmente si Ăš potuto osservare che le longe piĂč affidabili (in termini di assorbimento energia) sono confezionate in corda dinamica con nodo trilonge al vertice; infatti la trilonge puĂČ sopportare cadute con FC fino a 1,5, consentendo margini di sicurezza notevoli rispetto alle condizioni operative piĂč critiche. Risultati cosĂŹ confortanti sono dovuti anche al ben noto “effetto nodo”, per il quale i microtensionamenti nelle spire del nodo favoriscono la dissipazione dell’energia in caduta. Non a caso, i test hanno dimostrato che l’affidabilitĂ  di una longe viene meno giĂ  dopo un anno di uso intenso quando, a causa dell’usura, il materiale comincia a perdere efficacia in termini di caratteristiche fisico-meccaniche ed i nodi sono stati “tirati” a saturazione per le ripetute sospensioni: una longe dovrebbe essere sostituita almeno una volta l’anno.


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Un discorso a parte va fatto per le longe cosiddette iperstatiche costruite con cordino in kevlar (anche se doppiato) o confezionate in nastro di dyneema cucito: in questi casi, prove di laboratorio hanno fatto registrare una forza di arresto estremamente elevata, notevolmente al di sopra della soglia delle lesioni; oppure, si Ăš prodotta la rottura della longe anche a FC= 1. Si tratta di longe (cordini di posizionamento) che il fabbricante esorta ad utilizzare in una situazione di posizionamento (ovvero sempre appesi con la longe in tensione), cosa che perĂČ difficilmente trova riscontro nelle condizioni operative in grotta. Pertanto Ăš vivamente sconsigliato l’utilizzo di queste longe durante le operazioni di soccorso. Si consigliano piuttosto longe annodate in corda dinamica e, in particolare, la trilonge.

TECNICHE DI MANOVRA

Spiegazione

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Nelle tecniche di recupero utilizzate dal soccorso, sebbene non siano previste cadute, le sollecitazioni imposte alla catena di sicurezza possono assumere valori notevoli. Volendo dare un’indicazione, Ăš indispensabile che l’elemento piĂč debole della catena abbia una resistenza almeno 3 volte superiore alla massima sollecitazione ipotizzabile. Le attrezzature sono sottoposte a sforzi ripetuti e prolungati (clicli di snervamento) che, nel tempo, possono ridurre il carico di rottura dei materiali anche al di sotto dei valori nominali. Questa considerazione ha ricadute immediate nella scelta della tecnica di recupero.

Attenzione

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Per fare un esempio pratico, la tecnica di recupero in stendipanni, in situazioni operative eccezionali, puĂČ sviluppare tensioni fino a 7 kN; Ăš quindi necessario dimensionare la catena di sicurezza su una resistenza di 21 kN; questo valore deve essere “reale”, cioĂš “al netto” della riduzione di resistenza indotta, per esempio dai nodi sulla corda. Qualora risultasse che non vi fossero adeguati margini di resistenza, ci si dovrĂ  evidentemente orientare su una tecnica alternativa, che sviluppi tensioni inferiori. Sempre a proposito dello stendipanni, le forze massime che si registrano assumono un valore piuttosto elevato, prossimo ai limiti di utilizzo di alcune attrezzature impiegate in manovra (es. interazione corda/bloccanti).

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Si richiama l’attenzione sul fatto che lavorare con tensioni importanti richiede una maggiore attenzione al corretto posizionamento dei singoli elementi della CDS: Ăš il caso dei moschettoni che, pur sopportando tranquillamente valori di 7 kN, sottoposti a queste tensioni non tollerano eventuali torsioni o leve al contatto con la superficie rocciosa. In questo caso Ăš opportuno orientarsi su materiali piĂč adatti che, nel caso dei moschettoni, porta a scartare i modelli ultraleggeri dalla geometria estrema (ad esempio i moschettoni a sezione sottile e di dimensioni ridotte).

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TECN I C H E D I B a S E

Catena di sicurezza

Ancora un esempio: nel caso delle placchette, la scelta piĂč opportuna per questo tipo d’impiego ricade su quelle in acciaio; l’utilizzo frequente in condizioni di lavoro estreme viene tollerato meglio da un materiale come l’acciaio, maggiormente deformabile e meno soggetto a microfessurazione rispetto alle leghe di alluminio.

SICUREZZA: LUOGHI COMUNI ED INESATTEZZE

Spiegazione

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Infine, viene affrontato il tema della sicurezza nell’aspetto sostanziale, con il preciso obiettivo di stimolare un ragionamento critico riguardo al concetto di sicurezza vera. Partiamo dalla definizione di sicurezza: «la conoscenza che l'evoluzione di un sistema non produrrĂ  stati indesiderati»; in altre parole: essere consapevoli che l’ambiente circostante e le nostre azioni non provocheranno dei danni; applicato alle attivitĂ  di soccorso si concretizza nell’applicazione di uno schema logico (check list): 1. analizzare i rischi; 2. scegliere la tecnica di recupero adeguata al contesto; 3. utilizzare materiali sicuri; 4. affidare la gestione della manovra a tecnici formati ed esperti. Per rispettare il principio che “quello che faremo non provocherĂ  dei danni”, il primo passo (il piĂč importante) consiste nell’analisi dei rischi; dopo averli individuati, si sceglierĂ  la manovra di recupero piĂč adatta al contesto.

Attenzione

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Quali possono essere i rischi concreti nel recupero della barella? La scarica di pietre, il cedimento della corda, un grave errore di manovra. Analizzando queste cause, si scopre che tutti i casi esaminati sono ricollegabili ad un errore umano: anche la caduta di pietre nel pozzo ù la diretta conseguenza di un errore umano, derivante da un’analisi superficiale dei rischi (traiettoria delle corde non verificata: contatto imprevisto sulla roccia e distacco di pietre; frequentazione di parti del pozzo non bonificate, etc.).

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Le pietre che cadono in un pozzo rappresentano la piĂč grave minaccia per l’integritĂ  delle corde (ovviamente oltre che un pericolo per l’impatto su barella ed operatori): il rischio di un cedimento di entrambe a causa dell’impatto di una pietra (tiro e sicura) Ăš concreto.

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Tiro e sicura in recupero Spiegazione

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Durante il recupero, la vera sicurezza in un pozzo non Ăš data dalla presenza di due corde (corda di sicura) ma, piuttosto, da interventi di bonifica delle pareti e dalla ricerca di una traiettoria di recupero lontana da queste ultime. Va pertanto rimossa la diffusa convinzione che recuperare con due corde equivale a sicurezza certa: se incombe una scarica di pietre, anche doppiando la linea, non si opera in un contesto realmente sicuro. Viceversa, qualora possano essere escluse le scariche di pietre e altre potenziali situazioni di danneggiamento delle corde, anche l’uso della corda singola, contemplato in alcune situazioni di emergenza, puĂČ rientrare in una condizione di sicurezza effettiva. Naturalmente, l’assenza della corda di sicura richiede una specifica competenza da parte di tecnici esperti che dovranno essere pronti a gestire con particolari accorgimenti tecnici, le manovre di uscita dal pozzo, di un eventuale passaggio del nodo, etc. In definitiva, la corda di sicura non deve essere interpretata esclusivamente come elemento di trattenuta in caso di cedimento del tiro ma, fondamentalmente, come corda ausiliaria utile alla semplificazione di molte manovre quali, per esempio, l’uscita dal pozzo, il passaggio del nodo, le variazioni di assetto, etc.: in pratica una linea di riserva che lavora in parallelo.

Attenzione

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Alla luce di quanto detto ù necessario ridefinire il ruolo della “corda di sicura”, il cui termine appare non del tutto corretto nella sostanza. Tuttavia, nel presente lavoro, il termine “sicura” viene mantenuto, in quanto fortemente radicato nella terminologia tecnica di soccorso.

Tiro e sicura in teleferica Spiegazione

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In condizioni reali, a meno di avere grandi spazi sotto la traiettoria della teleferica (il cosiddetto “tirante d’aria”), il cedimento di una portante porta alla catastrofe: non si puĂČ pensare che la sicurezza sia garantita dalle corde di tiro e sicura, la cui vera funzione si riduce, rispettivamente, nel traino e nel controllo della barella sulla portante. In questo caso la sicurezza Ăš: ‱ evitare il contatto della portante con le pareti (rocce taglienti e/o abrasive); ‱ costruire attacchi “indistruttibili”.

Attenzione

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In pratica si deve prevenire qualsiasi causa di cedimento di corda ed ancoraggi, nella consapevolezza che al verificarsi di una di queste condizioni quasi certamente la barella impatterebbe con il suolo. Le stesse considerazioni possono essere estese alla teleferica obliqua: anche in questo caso, il cedimento della portante potrebbe determinare gravi conseguenze.

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TECN I C H E D I B a S E

Catena di sicurezza

Inesattezze Spiegazione

â€ș

È molto diffusa la credenza che le carrucole di centro pozzo e di contrappeso debbano essere di grande diametro, in quanto le sole a garantire una “alta resistenza” o “alto carico”; in realtĂ , qualsiasi carrucola marcata CE garantisce una resistenza ampiamente sufficiente all’impiego in tutte le tecniche di soccorso; il vero motivo per cui si ricorre alle carrucole di grande diametro Ăš l’alto rendimento, che si traduce in minori attriti e maggior leva e quindi in un recupero meno faticoso: il solo guadagno in resistenza non ne giustificherebbe l’impiego, essendo comunque piĂč ingombranti e pesanti.

Angoli di lavoro e tensioni sviluppate Spiegazione

â€ș

Nella tecnica di soccorso in grotta i deviatori assumono un ruolo di primo piano, in quanto eliminano gli attriti che, altrimenti, si svilupperebbero al contatto con la roccia. Il ricorso ai deviatori Ăš irrinunciabile, a partire da quello di centro pozzo, ma Ăš necessario fare attenzione alle tensioni che si sviluppano, in particolare sugli attacchi.

Attenzione

â€ș

A parità di carico da recuperare, l’angolo di deviazione incide direttamente sul carico applicato alla carrucola ed all’attacco. Valutare l’entità delle tensioni che si sviluppano al variare dell’angolo di deviazione consente di discriminare tra attacco principale o secondario, dimensionando il numero di ancoraggi in funzione delle forze in gioco.

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LA NORMATIVA SUI MATERIALI: MARCHIO CE E LABEL UIAA

Spiegazione

Attenzione

â€ș

I materiali commercializzati nell’Unione Europea devono recare obbligatoriamente il marchio CE (Conforme alle Esigenze), ovvero essere conformi ad una direttiva (regola) europea di settore. L’applicazione di una direttiva passa per una o piĂč norme tecniche (EN), nelle quali vengono esplicitati una serie di requisiti che il prodotto deve possedere per ottenere la certificazione.

â€ș

Nel caso dei materiali per l’alpinismo e la speleologia (ma anche per il lavoro su funi), alcuni dei prodotti vengono considerati “salvavita” e sono soggetti a controlli rigorosi: sono i cosiddetti Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) di terza categoria, la cui certificazione ù rilasciata da un ente che controlla la corrispondenza tra la norma tecnica e le prestazioni del DPI dichiarate dal fabbricante. Esistono tre categorie di DPI, in ordine crescente di importanza: nella prima, per esempio, troviamo gli occhiali da sole, nella seconda i caschi; alla terza corrispondono, tra gli altri, corde e moschettoni.

â€ș

Accanto al marchio CE che, si sottolinea, Ăš obbligatorio, un DPI puĂČ riportare anche il label UIAA: si tratta di un certificato di qualitĂ  rilasciato dall’organizzazione che raggruppa le piĂč importanti associazioni alpinistiche su scala mondiale. È importante sottolineare che il label UIAA non Ăš obbligatorio, ma si tratta di un attestato di qualitĂ  per quei prodotti che superano gli standard elaborati dall’UIAA, evidentemente piĂč selettivi rispetto alla normativa CE ed afferenti esclusivamente al materiale per alpinismo (non esiste, ad esempio, una norma UIAA che disciplini le corde semistatiche).

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TECN I C H E D I B a S E

Catena di sicurezza

Adempimenti e responsabilitĂ  Spiegazione

â€ș

Nell’ambito del soccorso organizzato i tecnici devono essere dotati dei DPI, che devono essere controllati periodicamente ed eventualmente sostituiti: ‱ quando hanno subito un danneggiamento, reale o presunto; ‱ quando presentano un’usura incompatibile con la sicurezza del prodotto; ‱ quando il prodotto supera il limite temporale di utilizzo consigliato dal fabbricante. Nella sostanza, il tecnico di soccorso ù chiamato a rispettare quanto previsto nella manualistica riguardo l’equipaggiamento personale, mentre il gestore dell’attività deve accertare che siano effettivamente impiegati materiali conformi.

Attenzione

â€ș

Nell’ambito delle attivitĂ  individuali (personali), ogni utilizzatore potrĂ  impiegare qualsiasi materiale sotto la propria responsabilitĂ  (salvo eventuali contenziosi assicurativi). Nell’ambito delle attivitĂ  di soccorso, il CNSAS, in forza della natura imprevedibile delle missioni e delle condizioni operative in ambiente impervio ed ostile, ha ottenuto particolari deroghe rispetto a quanto disposto dal Decreto Legislativo sulla sicurezza dei lavoratori 81/2008. CiĂČ ha determinato la possibilitĂ  di operare una scelta non vincolata riguardo le attrezzature, che consente ai tecnici impegnati nei compiti istituzionali l’utilizzo di materiali alpinistici non propriamente considerati DPI, purchĂ© inseriti in un elenco definito dalle scuole nazionali di riferimento; Ăš il caso, per esempio, del discensore semplice, utilizzato nella progressione individuale su corda, in alternativa a discensori propriamente classificati come DPI, in ragione della semplicitĂ  di utilizzo e dell’affidabilitĂ .

Garanzia

â€ș

26

Ogni prodotto Ăš coperto da una garanzia commerciale, riferita generalmente a un periodo di 3/5 anni dalla data di fabbricazione; il significato della garanzia Ăš il seguente: alla data di scadenza della garanzia, il fabbricante non Ăš tenuto a riparare o sostituire gratuitamente il prodotto che dovesse presentare difetti di fabbricazione.


foto paolo Manca


Foto Paolo Manca


TECN I C H E D I B a S E

Nodi Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

TIPOLOGIA DEI NODI

NODI DI VINCOLO

Barcaiolo Guide con frizione (o nodo a otto) Guide con frizione doppio (o nodo coniglio) Bolina Bolina doppio Bolina nel doppino Gandalf Tabella comparativa dei nodi di vincolo NODI DI GIUNZIONE

Galleggiante Guide con frizione inseguito NODI SCORREVOLI

Mezzo barcaiolo (MB) Mezzo barcaiolo rinforzato (MBR) Chiave di bloccaggio alpina Chiave di bloccaggio speleo NODI AUTOBLOCCANTI (NAB)

Machard bidirezionale Treccia

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TECN I C H E D I B a S E

Nodi

Nel vasto panorama dei nodi con possibile utilizzo nel soccorso in grotta ù stata operata una scelta basata su criteri di resistenza, semplicità di esecuzione, attitudine allo scioglimento dopo aver sopportato forti carichi, praticità d’uso e semplicità di verifica visiva (a "colpo d'occhio") da parte di chi NON li ha eseguiti. Esiste una vasta bibliografia, anche nella manualistica del CNSAS, di possibili valide alternative.

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș

Si utilizzano diversi nodi perché ognuno dà il meglio in un uso specifico. Ogni nodo diminuisce la resistenza di una corda (carico residuale). I nodi possono essere realizzati da capo e da doppino. Devono essere semplici da realizzare. Devono essere facili da sciogliere dopo aver subito tensioni importanti. Devono essere stabili quando vengono caricati.

Abituarsi ad utilizzare correttamente la seguente terminologia dei nodi:

30

â€ș

capo morto: estremitĂ  o tratto di corda che non entra mai in carico

â€ș

doppino: arco di corda con due rami paralleli; consente di eseguire nodi senza utilizzare le estremitĂ  della corda

â€ș

volta: arco di corda con i rami che si sovrappongono


Attenzione

â€ș

gassa: doppino chiuso da un nodo

â€ș

asola di bloccaggio (nodo ganciato): nodo di arresto che si scioglie tirando l’estremità non in carico

â€ș

â€ș

Durante la realizzazione non si devono accavallare le spire: la geometria del nodo deve essere rispettata ed il nodo deve essere facilmente riconoscibile anche da lontano. Prima di metterlo in carico, verificare che il nodo sia stato pre-tensionato. Il capo corda uscente dal nodo deve essere lungo almeno 20 cm dopo che lo si Ăš pre-tensionato a mano (nel caso di nodo galleggiante almeno 40 cm). Costruire il bloccanodi sui nodi che lo richiedono.

â€ș â€ș â€ș

Capo morto troppo corto. Il nodo non viene pre-tensionato. Nodo confezionato in maniera disordinata.

â€ș â€ș

Errori tipici

TIPOLOGIA DEI NODI

Spiegazione

â€ș â€ș

Attenzione

Errori tipici

â€ș â€ș

I nodi per il soccorso si suddividono in quattro grandi famiglie: vincolo, giunzione, scorrevoli, autobloccanti. Bisogna adottare la terminologia corretta per ogni nodo: es. “guide con frizione” piuttosto che “savoia”, etc.

â€ș â€ș â€ș

Individuare subito il campo d’impiego dei nodi. Nodi di vincolo: sono quelli che vincolano stabilmente una corda; indispensabili per attaccare la barella e per gli attacchi in generale. Nodi di giunzione: si utilizzano per chiudere spezzoni e per giuntare due corde tra loro. Nodi scorrevoli: si utilizzano come freni e/o assicuratori. Nodi autobloccanti: si utilizzano per sicure autobloccanti su corda ed in emergenza.

â€ș

Individuare uno stesso nodo con nomi diversi.

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TECN I C H E D I B a S E

Nodi

NODI DI VINCOLO

Barcaiolo Spiegazione

Attenzione

â€ș â€ș â€ș

Impiega pochissima corda. Semplice e veloce da realizzare. Si regola facilmente prima di entrare in carico.

â€ș â€ș

Basso carico residuale. Poco stabile su ancoraggi di grosso diametro, soprattutto se il carico Ăš sottoposto a movimenti pendolari. In questo caso necessita di un bloccanodi. Se costruito su ancoraggi di piccolo diametro (anelli, moschettoni) Ăš difficile da sciogliere dopo forti trazioni.

â€ș Errori tipici

32

â€ș

Dimenticarsi di realizzare un bloccanodi.


NODI DI VINCOLO

Guide con frizione Spiegazione

â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș

Attenzione

â€ș â€ș

Errori tipici

â€ș â€ș

Estremamente stabile, facile da eseguire e facilmente riconoscibile. Ha un buon carico residuale. Ottimo per vincolare le corde di servizio (frazionamenti, attacchi). Buono come nodo di giunzione con gassa di sicurezza. È estremamente instabile se usato come nodo di giunzione con le corde che tendono ad aprire il nodo.

Richiede tempo per essere sciolto dopo aver subito forti trazioni. Non si regola rapidamente.

Accavallare le spire: Ăš piĂč difficile da sciogliere. Utilizzarlo per vincolare la corda ad un grosso ancoraggio es. albero o grosso masso: si perde tempo nella regolazione.

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Nodi

NODI DI VINCOLO

Guide con frizione doppio Spiegazione

Attenzione

Errori tipici

â€ș â€ș â€ș

Estremamente stabile, facile da eseguire e facilmente riconoscibile. Ha un buon carico residuale. Ottimo per vincolare le corde di servizio su attacchi doppi molto vicini.

â€ș â€ș â€ș

Richiede tempo per essere sciolto dopo aver subito forti trazioni. Non si regola facilmente se si deve allungare o accorciare. Impiega molta corda nella costruzione.

â€ș â€ș â€ș

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Accavallare le spire: Ăš piĂč difficile da sciogliere. Utilizzarlo per vincolare la corda ad ancoraggi distanti; impiega molta corda ed Ăš difficile da regolare. Costruirlo inseguito sul capocorda richiede molto tempo per la costruzione.


Spiegazione

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può essere costruito con uno spezzone inseguito per collegare due ancoraggi

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Nodi

NODI DI VINCOLO

Bolina/Yosemite Spiegazione

â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș

Si esegue facilmente inseguito. Si scioglie facilmente dopo aver subito forti trazioni. Ha un buon carico residuale. Buono per vincolare le corde di servizio. Ottimo nel caso di armi naturali di grande diametro (alberi o colonne):

➋ ➊

➌ ➍

Attenzione

Errori tipici

36

â€ș â€ș â€ș

Non Ăš molto stabile e richiede un bloccanodo o la chiusura tipo Yosemite. Non Ăš di apprendimento immediato. Non si puĂČ utilizzare la gassa per allongiarsi o per appendere altri carichi.

â€ș

Dimenticare il bloccanodi.


Bolina nel doppino Spiegazione

Attenzione

Errori tipici

â€ș â€ș â€ș

â€ș

Estremamente stabile e facilmente riconoscibile. Ha un buon carico residuale. Buono per vincolare le corde di servizio senza utilizzare moschettoni.

â€ș

È necessario riprendere entrambe le gasse con un moschettone o chiuderlo con un bloccanodo. Non Ú di apprendimento immediato.

â€ș

Dimenticare il bloccanodi.

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Nodi

NODI DI VINCOLO

Bolina doppio Spiegazione

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â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș

Stabile e facilmente riconoscibile. Ha un buon carico residuale. Buono per vincolare le corde di servizio. Non necessita di bloccanodi. È il “doppio” che usa meno corda. Facilmente regolabile. Si scioglie facilmente dopo aver subito forti trazioni. Ideale per il collegamento delle corde alla barella perchĂ© puĂČ essere realizzato con gasse estremamente corte.


â€ș

PuĂČ essere realizzato anche infilato in un anello (prima di avvitarlo al chiodo).

Attenzione

â€ș â€ș

Non Ăš di apprendimento immediato. Non si puĂČ utilizzare la gassa per allongiarsi o per appendere altri carichi.

Errori tipici

â€ș

Allongiarsi ad una sola gassa: potrebbe scorrere e far sciogliere il nodo.

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Nodi

NODI DI VINCOLO

Gandalf Spiegazione

â€ș â€ș â€ș â€ș

Consente un efficiente collegamento in serie tra due ancoraggi. Si scioglie facilmente anche dopo aver subito forti trazioni. Facilmente regolabile. PuĂČ essere eseguito anche su un guide con frizione doppio e puĂČ essere pretensionato.

➊

➋

➌

Attenzione

Errori tipici

40

➍

â€ș

Chiudere con bocca di lupo invece che con barcaiolo.

â€ș â€ș

Lasciare il capo morto troppo corto. Se eseguito sul guide con frizione doppio realizzare il barcaiolo avvolgendo entrambe le gasse.


Tabella comparaTiva dei nodi di vincolo Nodo

StabilitĂ

FacilitĂ di scioglimento

Regolazione

Apprendimento

Bloccanodi

Uso specifico

Barcaiolo

**

**

***

***

si

Armo

Guide c.frizione

***

**

**

***

no

Armo

Guide c. frizione doppio

***

**

*

**

no

Armo

Bolina

**

***

***

**

si

Ancoraggi naturali

Bolina doppio

***

***

**

**

no

Collegamento barella

Bolina nel doppino

***

***

**

*

no

Tens. teleferica

***

**

***

**

no

Attacchi

Gandalf

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Nodi

NODI DI GIUNZIONE

Galleggiante Spiegazione

â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș

Attenzione

â€ș â€ș

Il nodo non Ăš molto stabile e quindi tutti i rami di corda uscenti dal nodo devono essere accuratamente pre-tensionati singolarmente. Al termine del pre-tensionamento i capi morti uscenti dal nodo devono essere lunghi almeno 40 cm. Utilizzare solo per giuntare corde di pari diametro.

â€ș â€ș

Capi morti troppo corti. Dimenticare di pre-tensionare tutti i quattro rami.

â€ș

Errori tipici

Semplice da eseguire. “Galleggia” sulla superficie della roccia limitando il rischio di incastro del nodo. Si scioglie piuttosto bene anche dopo aver subito forti trazioni. Utilizzabile per isolare un tratto di corda lesionato o come nodo di accorciamento. Nel caso di cordini di piccolo diametro in kevlar o dyneema realizzare un contronodo sui capi morti o sostituire il nodo galleggiante con un nodo inglese doppio.

Guide con frizione inseguito Spiegazione

â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș

Attenzione

Errori tipici

42

â€ș

Garantisce un buon carico residuale. È molto stabile. Si scioglie discretamente bene anche dopo aver subito forti trazioni. Facilmente riconoscibile. Si puĂČ utilizzare anche per giuntare corde di diametro leggermente differente.

â€ș â€ș

Al termine del pre-tensionamento i capi morti uscenti dal nodo devono essere lunghi almeno 20 cm. Evitare di accavallare le spire altrimenti si scioglie male. Non utilizzare per giuntare cordini di kevlar o dyneema.

â€ș

Dimenticare di pre-tensionarlo.


NODI SCORREVOLI

Mezzo barcaiolo (MB)

â€ș

Spiegazione

â€ș â€ș â€ș â€ș

➊

Attenzione

➋

â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș

Errori tipici

Serve per frenare carichi in calata (discensore) e per assicurare carichi in movimento (assicuratore). Il nodo va costruito partendo da una volta con il capo morto sopra il tratto di corda in carico (fig. 1). Il nodo ha una posizione di calata ed una di recupero. È insostituibile in molte manovre. Per bloccarlo Ú necessario eseguire una chiave di bloccaggio.

â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș

Nella fase di calata: durante lo scorrimento l’eventuale contatto della corda con la ghiera deve tendere a chiudere quest’ultima. La ghiera deve essere chiusa. Il moschettone deve essere del tipo HMS con ghiera. In fase di calata “dare“ corda accompagnandola con entrambe le mani e parallelamente alla corda in carico, evitando di farla scorrere tra le mani. Il moschettone su cui Ăš costruito il MB non deve schiacciare la corda a monte sulla roccia. Utilizzare MB solo per brevi calate (massimo 5 mt). Nell’utilizzo come nodo assicuratore, in caso di caduta, l’arresto del carico deve avvenire il piĂč possibile in modo dinamico evitando di trattenere lo strappo iniziale.

Costruire il nodo con la corda a monte e a valle intrecciate. Frenare il carico lasciando scorrere la corda tra le mani (forte torsione). La corda trattenuta entra a 90° rispetto a quella in carico (forte torsione). Utilizzare un moschettone di forma inadeguata (parallelo o trapezoidale). Posizionare la corda di manovra in modo che il nodo sia scomodo da controllare per l'operatore.

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Nodi

NODI SCORREVOLI

Mezzo barcaiolo rinforzato (MBR) Spiegazione

â€ș â€ș â€ș

Forza frenante nettamente superiore a MB. In fase di realizzazione costruire sempre una volta ed infilarla nel moschettone, poi riprendere la corda a valle con un giro supplementare attorno al moschettone; infine completare il nodo ripassando nel moschettone la corda a monte. Il notevole attrito prodotto evita all’asola di bloccaggio di entrare in forte tensione, facilitando le operazioni di svincolo anche in presenza di grossi carichi: ha un utilizzo specifico come nodo svincolabile alle estremità della portante di teleferica.

➊

➋

➍

Attenzione

â€ș

â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș

Costruire il nodo con la corda a monte e a valle intrecciate. Frenare il carico lasciando scorrere la corda tra le mani (forte torsione). La corda trattenuta entra a 90° rispetto a quella in carico (forte torsione). Utilizzare un moschettone di forma inadeguata (parallelo o trapezoidale).

â€ș â€ș â€ș

44

➎

Non adatto come assicuratore: la corda si recupera male e non si riesce a dissipare l’eventuale caduta. Durante lo scorrimento, in fase di calata, l’eventuale contatto della corda con la ghiera deve tendere a chiudere quest’ultima. La ghiera deve essere chiusa. Il moschettone deve essere del tipo HMS con ghiera. In fase di calata “dare“ corda trattenendola con entrambe le mani e parallelamente alla corda in carico e non facendola solamente scorrere tra le mani. Il moschettone su cui ù costruito MBR non deve schiacciare la corda a monte sulla roccia.

â€ș

Errori tipici

➌


NODI SCORREVOLI

Chiave di bloccaggio alpina Spiegazione

Attenzione

â€ș â€ș â€ș

La chiave Ăš composta da asola e controasola. Consente di bloccare stabilmente un nodo scorrevole. L’asola si puĂČ eseguire anche con la corda sotto forte tensione.

â€ș

Insistere nel rispetto della procedura standard di esecuzione (pollice verso il basso e trazione finale verso l’alto): limita le possibilitĂ  di errore e di malfunzionamenti. L’asola va costruita il piĂč possibile vicino al moschettone per limitare lo scorrimento quando entra in tensione. In fase di sblocco contrastare la tendenza dell’asola a ritorcersi. Per questo motivo Ăš bene limitare la sua lunghezza.

â€ș â€ș Errori tipici

â€ș â€ș

Fare l’asola con il nodo in posizione di recupero. Fare la controasola con mezzo giro attorno alla corda anzichĂ© un giro completo e con l'asola che esce verso il nodo anzichĂ© verso i rami di corda.

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TECN I C H E D I B a S E

Nodi

NODI SCORREVOLI

Chiave di bloccaggio speleo Spiegazione

Attenzione

Errori tipici

46

â€ș â€ș â€ș

La chiave Ăš composta da asola e controasola. Consente di bloccare stabilmente un nodo scorrevole. Rispetto alla chiave alpina, quella speleo consente di limitare lo scorrimento in fase di carico.

â€ș â€ș â€ș

Difficile da eseguire sotto forte tensione e comunque ù forte il rischio per le dita. Lo sblocco sotto forti tensioni ù problematico: la chiave ù troppo in carico. In fase di sblocco contrastare la tendenza dell’asola a ritorcersi. Per questo motivo ù bene limitare la sua lunghezza.

â€ș â€ș â€ș

Fare l’asola con il nodo in posizione di recupero. Fare la controasola con mezzo giro attorno alla corda anzichĂ© un giro completo. Utilizzare la chiave speleo con corda in carico.


NODI AUTOBLOCCANTI (NAB)

Machard bidirezionale Spiegazione

â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș

Attenzione

â€ș â€ș

â€ș

Per funzionare bene deve essere pre-tensionato a mano sulla corda. Corde infangate e/o bagnate richiedono di norma un numero supplementare di avvolgimenti. Il nodo di giunzione del cordino non deve mai toccare il corpo del NAB per il rischio di malfunzionamenti. Il corpo del NAB non dovrà mai bloccarsi su un’asperità della roccia, in caso contrario il nodo non entra in funzione. Non utilizzare dyneema.

â€ș

Non verificare la tenuta del NAB prima di utilizzarlo.

â€ș â€ș

Errori tipici

Il cordino deve essere ad alta resistenza (kevlar). Il nodo funziona bene quando il diametro del cordino Ăš poco piĂč della metĂ  del diametro della corda (5–6 mm). Il numero minimo di avvolgimenti Ăš 5. Per sbloccare si deve trazionare il corpo del nodo dalla testa. Ottimo per autoassicurazione.

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TECN I C H E D I B a S E

Nodi

NODI AUTOBLOCCANTI (NAB)

Treccia Spiegazione

â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș

Attenzione

â€ș â€ș â€ș â€ș

Errori tipici

48

â€ș â€ș

Il cordino deve essere ad alta resistenza (kevlar). L’unico nodo autobloccante utilizzabile anche con fettuccia. Si puĂČ costruire a partire da un anello o da uno spezzone singolo. Il nodo funziona bene quando il diametro del cordino Ăš poco piĂč della metĂ  del diametro della corda (5–6 mm). Il numero minimo di incroci Ăš 5. In testa al nodo conviene lasciare 3 o 4 avvolgimenti di cordino per agevolare lo sblocco. Per sbloccare si deve trazionare il corpo del nodo nel punto superiore. Ottimo in sistemi di recupero con mezzi improvvisati e in manovre di emergenza.

Per funzionare bene deve essere pre-tensionato a mano sulla corda. Corde infangate e/o bagnate richiedono di norma un numero supplementare di incroci. Il nodo di giunzione del cordino non deve mai toccare il corpo del NAB per il rischio di malfunzionamenti. Il corpo del NAB non dovrà mai bloccarsi su un’asperità della roccia, in caso contrario il nodo non entra in funzione.

Costruire il nodo incrociando i rami in maniera non ordinata. Numero insufficiente di incroci.


foto paolo Manca


foto paolo Manca


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Ancoraggi e attacchi Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

ANCORAGGI NATURALI

ATTACCO MOBILE IN PARALLELO

Attacco in parallelo singolo mobile Attacco in parallelo doppio mobile ATTACCO IN SERIE

ATTACCO FISSO IN PARALLELO

Attacco fisso con Gandalf Attacco speleo fisso su ancoraggi lontani RIEPILOGO DELLE CARATTERISTICHE DEGLI ATTACCHI

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Ancoraggi e attacchi

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

â€ș

Ancoraggio: Ăš il singolo punto di presa sulla roccia; puĂČ essere artificiale (tassello + anello/placchetta + eventuale moschettone) o naturale (albero, clessidra etc.) ‱ Gli ancoraggi artificiali necessitano di scrupolose operazioni di posa in opera. ‱ Gli ancoraggi naturali necessitano di una scrupolosa valutazione della loro posizione, della loro soliditĂ , della direzione di trazione, del pericolo di abrasione e tranciamento degli spezzoni di corda.

Attenzione

â€ș

Attacco: Ăš il punto finale di presa dei sistemi di sollevamento/calata e di sicura. Si costruisce collegando diversi ancoraggi o in alternativa con un solo ancoraggio estremamente resistente e affidabile (es. grande clessidra, masso, etc. ). Tutto deve essere dimensionato in funzione dei carichi applicati tenendo conto del possibile cedimento improvviso di uno degli ancoraggi.

â€ș

Collegamenti: in parallelo quando gli ancoraggi lavorano insieme ed il carico Ăš ripartito, in serie quando un ancoraggio regge tutto il carico ma Ăš assicurato dagli altri.

â€ș

Numero dei tasselli: per gli attacchi principali su roccia solida il numero minimo dei tasselli Ăš tre per il tiro e tre per la sicura; per gli attacchi secondari il numero minimo Ăš due per il tiro e due per la sicura.

â€ș

Per il collegamento degli ancoraggi si utilizzano spezzoni di corda dinamica intera o corda semistatica di tipo A, chiusi preferibilmente con un nodo galleggiante. L’angolo che si crea tra i rami dello spezzone che collega gli ancoraggi estremi di un attacco deve essere contenuto preferibilmente entro i 90°, altrimenti i carichi agli ancoraggi aumentano considerevolmente. Su roccia poco solida il numero degli ancoraggi deve essere in funzione della qualità della roccia e devono essere collegati preferibilmente in parallelo.

â€ș â€ș Errori tipici

â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș

52

Posizionare gli ancoraggi di un attacco a distanze superiori a circa 50 cm: ciĂČ richiede l’uso di spezzoni piĂč lunghi e maggiore spazio di manovra (non sempre disponibile). Aumentare il numero degli ancoraggi senza che ve ne sia un’effettiva necessitĂ  (richiede una quantitĂ  maggiore di materiale e di tempo, rallentando il recupero). Dimenticare di serrare i dadi o i bulloni dei tasselli. Posizionare piastrine ed anelli senza orientarli in maniera corretta rispetto alla direzione di applicazione del carico. Chiudere gli spezzoni con nodi di giunzione difficili da sciogliere (p.e. inglese doppio). Trascurare la possibilitĂ  di utilizzare armi naturali prima di procedere alla foratura con il trapano.


ANCORAGGI NATURALI

Spiegazione

â€ș â€ș

Attenzione

Errori tipici

Gli ancoraggi naturali consentono una rapida esecuzione. Bisogna valutarne la tenuta soprattutto in funzione della direzione del carico, che puĂČ variare durante la manovra. Su rocce, clessidre, concrezioni, massi incastrati, ecc., gli ancoraggi naturali devono essere ripresi con piĂč avvolgimenti indipendenti, in modo da garantire la tenuta dell'attacco anche in caso di cedimento di uno spezzone.

â€ș â€ș

Far lavorare un solo ramo di corda e lasciare il secondo piĂč lasco come sicura. Prima di utilizzare gli ancoraggi naturali su roccia (clessidre, massi, lame rocciose etc.) Ăš indispensabile procedere allo smussamento degli spigoli vivi che rischiano di lesionare lo spezzone di corda.

â€ș

Non valutare correttamente la direzione del carico sull'attacco una volta messo in tensione il sistema rischiando che lo spezzone di corda si possa sfilare. Realizzare l'attacco con un solo avvolgimento di corda o con avvolgimenti non indipendenti che, in caso di lesione, non garantiscono adeguati margini di sicurezza.

â€ș

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TECN I C H E D I B a S E

Ancoraggi e attacchi

ATTACCO IN PARALLELO MOBILE

Attacco in parallelo singolo mobile Spiegazione

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Si costruisce con uno spezzone di corda chiuso preferibilmente con un nodo galleggiante e collegato al moschettone con un Garda. Il carico Ăš ripartito su tutti gli ancoraggi in modo uniforme conseguentemente il rischio di cedimento di un punto d’ancoraggio Ăš molto basso. È un attacco mobile che si adatta alla posizione del carico durante il recupero. PuĂČ essere realizzato anche partendo dal capo corda.

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È possibile realizzare un collegamento in parallelo anche con un anello di cordino chiuso da un gandalf partendo da uno degli ancoraggi. Anche dopo essere stato sottoposto a carichi elevati si scioglie piuttosto facilmente. Il nodo di giunzione non interferisce con i moschettoni. Si esegue facilmente anche con il capo di una corda di recupero.

Nel caso di rami di corda molto lunghi, per evitare un eccessivo spostamento del punto di attacco o un eccessivo abbassamento del carico in caso di cedimento di un ancoraggio, si utilizza il collegamento in parallelo semi-mobile.


Attenzione

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Errori tipici

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Per una corretta esecuzione del collegamento Garda, Ăš indispensabile incrociare il ramo di corda che collega gli ancoraggi estremi. È comunque opportuno controllare che i due rami di corda provenienti da ogni singolo ancoraggio non entrino dalla stessa parte nel moschettone dell’attacco. Deve essere realizzato con un moschettone a base larga per favorire lo scorrimento dei rami di corda e una migliore ripartizione del carico sugli ancoraggi. In caso di cedimento di un ancoraggio lo scorrimento dello spezzone determina un abbassamento dell’attacco e conseguente caduta del carico. Nel caso di ancoraggi molto distanti tra loro o quando lo spostamento del punto di attacco puĂČ provocare pericolosi sfregamenti sulla roccia Ăš indispensabile utilizzare l’attacco in parallelo semi-mobile. Il nodo di giunzione Ăš meglio che si trovi a lavorare sul ramo di corda piĂč esterno: in questo caso viene caricato di meno e risulterĂ  piĂč semplice da sciogliere. Deve essere inoltre posizionato in modo da non andare ad interferire con i moschettoni.

Passare in maniera errata i rami di corda dello spezzone nel moschettone dell’attacco, in caso di cedimento di un ancoraggio il moschettone si puĂČ sfilare. Interferenza del nodo di giunzione dello spezzone con uno dei moschettoni, cattiva distribuzione del carico. Utilizzare la parte stretta del moschettone a base larga per riprendere i rami di corda dell’attacco, cattiva distribuzione del carico.

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TECN I C H E D I B a S E

Ancoraggi e attacchi

ATTACCO IN PARALLELO MOBILE

Attacco in parallelo doppio mobile Spiegazione

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Nella pratica l’attacco del tiro e quello della sicura si costruiscono a partire da quattro ancoraggi dei quali se ne collegano in parallelo tre per il tiro e tre per la sicura, due ancoraggi sono in comune. Gli attacchi devono essere assolutamente indipendenti: la rottura accidentale dello spezzone dell’attacco di tiro non deve avere alcuna conseguenza sullo spezzone di attacco della sicura e viceversa. È possibile realizzare gli attacchi di tiro e sicura con un solo spezzone: ‱ Si costruisce a partire da un anello di corda. ‱ L’anello di corda viene separato in due spezzoni indipendenti da due barcaioli su due ancoraggi. ‱ La disposizione ideale, ma non indispensabile, degli ancoraggi ù a rombo, in cui vengono bloccati i due ancoraggi contrapposti.

‱

Attenzione

Errori tipici

56

PuĂČ essere realizzato anche partendo dal capo di una corda di recupero.

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Gli spezzoni dei due attacchi non si devono incrociare per evitare sfregamenti. Valgono gli accorgimenti descritti al paragrafo “Attacchi con collegamento in parallelo”.

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Utilizzare molto piĂč materiale dello stretto necessario. Valgono gli accorgimenti descritti al paragrafo “Attacchi con collegamento in parallelo”.


ATTACCO IN SERIE

Spiegazione

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Nel collegamento in serie un ancoraggio regge tutto il carico, mentre gli altri lo assicurano in caso di cedimento. Il punto di applicazione del carico Ăš fisso e non ci sono oscillazioni. A paritĂ  di condizioni il punto di applicazione del carico si trova piĂč alto rispetto al collegamento in parallelo; quindi questo tipo di collegamento Ăš particolarmente adatto al recupero nei pozzi dall’uscita bassa e stretta (vedi risolutiva). Per collegare gli ancoraggi si usa un nodo Gandalf perchĂ© permette un buon tensionamento.

ANCORAGGIO ANCORAGGIO

ANCORAGGIO

Attenzione

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È possibile collegare in serie 4 ancoraggi con un solo cordino eseguendo un nodo guide con frizione doppio e chiudendo i due restanti capi morti con due nodi Gandalf ciascuno su una delle due gasse del guide con frizione doppio.

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Questo tipo di attacco non Ăš adatto su rocce poco solide o in caso di forti sollecitazioni. Gli spezzoni che collegano gli ancoraggi devono essere in tensione.

â€ș Errori tipici

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L’ancoraggio in carico si trova piĂč alto di quelli che lo assicurano aumentando il fattore di caduta.

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TECN I C H E D I B a S E

Ancoraggi e attacchi

ATTACCO FISSO IN PARALLELO

Attacco fisso con Gandalf Spiegazione

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Attenzione

Errori tipici

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Il collegamento con Gandalf su anelli fissi consente di bloccare la posizione dell’attacco e di determinare esattamente la direzione del carico. Ogni anello ù indipendente: in caso di rottura di uno spezzone il carico rimane vincolato, in caso di cedimento di un ancoraggio il carico subisce un contenuto abbassamento dell’attacco. Non ù indispensabile un moschettone a base larga per collegare gli anelli di corda (l’attacco non ù mobile).

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In caso di cedimento di un ancoraggio il carico rischia di concentrarsi su uno solo di quelli rimanenti. Per la realizzazione servono piĂč spezzoni di corda. Se il carico Ăš soggetto a variazioni di direzione importanti, ad es. uscita in contrappeso o in teleferica orizzontale, la tensione si concentra maggiormente su un ancoraggio.

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Non caricare correttamente tutti gli spezzoni di corda. Non valutare correttamente le variazioni di traiettoria della barella.


Attacco speleo fisso su ancoraggi lontani Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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Utile per collegare ancoraggi molto lontani utilizzando meno corda. Possibilità di determinare esattamente la direzione del carico. Ogni ramo di corda ù indipendente. Non ù indispensabile un moschettone a base larga per collegare le gasse dei nodi (l’attacco non ù mobile). Costruire due asole di differente lunghezza, sovrapporle e chiuderle con un solo nodo delle guide con frizione.

In caso di cedimento di un ancoraggio il carico si puĂČ concentrare su uno solo dei rimanenti. Se varia la direzione del carico, la tensione si concentra maggiormente su un ancoraggio. Un po’ laborioso da regolare quando la distanza tra gli ancoraggi Ăš notevole. Se il carico Ăš soggetto a variazioni di direzione importanti ad es. uscita in contrappeso o in teleferica orizzontale, la tensione si concentra maggiormente su un ancoraggio.

Sbagliare la costruzione dell’attacco a tre punti. Le gasse dei nodi sono della stessa lunghezza (gasse di lunghezza differente consentono una miglior distribuzione del carico).

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TECN I C H E D I B a S E

Ancoraggi e attacchi

riepilogo delle caraTTerisTiche degli aTTacchi Attacco

parallelo mobile

parallelo semimobile

Parallelo mobile con Gandalf

Parallelo fisso con Gandalf

Serie con Gandalf

Speleo su punti lontani

FacilitĂ di esecuzione

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Regolazione

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Ancoraggi distanti

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Lavoro in presenza di rocce poco solide

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Rilascio del carico

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Rilascio del carico

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Lavoro con variazioni importanti direzione di carico Sicurezza residua dopo cedimento di un ancoraggio Sicurezza residua dopo recisione di un ramo dello spezzone

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foto paolo Manca


foto paolo Manca


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Sicura Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

CENNI DI SICURA PASSIVA

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TECN I C H E D I B a S E

Sicura

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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Nel soccorso speleologico, per recuperare o sospendere la barella, si utilizzano in genere due corde autonome e parallele che concorrono allo svolgimento della manovra sia per ragioni di sicurezza sia per semplificare alcuni passaggi complessi. Il ruolo delle corde deve poter essere intercambiabile. Convenzionalmente le due corde vengono distinte in tiro e sicura in base alla funzione che svolgono prevalentemente durante la manovra. Il tiro Ăš la corda che si utilizza prevalentemente per movimentare la barella. La sicura Ăš la corda a cui Ăš affidato prevalentemente il compito di trattenere la barella in caso di cedimento o malfunzionamento della linea di tiro.

Deve essere presente in ogni momento della manovra, fino a recupero ultimato. Viene recuperata con grigri o con MB. Deve essere costruita in modo da seguire parallelamente la linea di tiro in tutti i punti di deviazione e nel centro pozzo. Se necessario, puĂČ sostituirsi al tiro per completare la manovra o supportarlo durante l'esecuzione del recupero. Sulla piazzola di sicura deve essere sempre disponibile il materiale necessario a montare un sistema di recupero a paranco.


Attenzione

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Errori tipici

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L’attacco della sicura deve essere indipendente da quello del tiro ed ugualmente dimensionato. La sicura durante il recupero deve sempre essere mantenuta in tensione. Nella sicura si utilizzano sistemi di bloccaggio reversibili (MB o grigri) per consentire brevi calate in ogni momento. Per evitare interferenze tra gli operatori si puĂČ arretrare l’attacco della sicura rispetto al tiro. In ogni caso la posizione dell’attacco TI-RO SI-CU-RA della sicura deve garantire la sicurezza della barella anche su piazzole strette ed esposte. Se possibile, l’attacco deve essere posizionato ad altezza uomo, in modo da semplificare le manovre degli operatori. Nel caso di due pozzi in rapida sequenza, se non vi sono controindicazioni, puĂČ essere conveniente predisporre un’unica linea di sicura direttamente dalla sommitĂ  del pozzo superiore. Quando si calano le corde sui pozzi, per rendere riconoscibile dal basso la loro funzione, si devono realizzare sui capi corda calati alcuni nodi semplici o cappuccini: due sul tiro (ti-ro) e tre sulla sicura (si-cu-ra).

Lasciare la sicura lasca durante il progressivo recupero della corda di tiro. Costruire attacchi o deviatori troppo distanti che non permettono di avere le due linee vicine e parallele. Non fare i tre nodi di riconoscimento nel capo di corda che scende alla base del pozzo. Non considerare la possibilitĂ  che la barella possa essere ripresa dalla corda di sicura del pozzo immediatamente superiore. Fare sicura utilizzando bloccanti con fermacorda a denti.

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TECN I C H E D I B a S E

Sicura

CENNI DI SICURA PASSIVA

Spiegazione

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Attenzione

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Nel passato il soccorso speleologico, per far fronte all’eventuale cedimento della corda di tiro, utilizzava una corda di sicura che scendeva liberamente lungo il pozzo senza essere rinviata e quindi senza seguire parallelamente la corda di tiro. Questa corda non garantiva una sicurezza vera e propria in quanto in caso di cedimento del tiro la barella avrebbe subito conseguenze imprevedibili per l’impatto con le pareti e per le possibili scariche di pietre. La sicura passiva non permette di sostituire il tiro nel recupero ne' di sospendere temporaneamente la barella. Possiamo quindi considerare questo tipo di sicura (cosiddetta “sicura passiva”) un retaggio di un’epoca in cui si lavorava con poco materiale e soprattutto senza trapano; dovendo piantare spit a mano, doppiare la linea di tiro, comportava infatti un notevole dispendio di tempo ed energia. Per questi motivi la “sicura passiva” ù stata sostituita dalla “sicura attiva” che oggi rappresenta il sistema di recupero di riferimento nel soccorso speleologico.

Operare con la sicura passiva Ăš analogo ad operare con una corda singola, in quanto tutte le manovre vengono risolte senza l'uso della sicura; per questo motivo le tecniche sviluppate nei precedenti manuali con "sicura passiva" sono oggi valide nel caso di recupero con corda singola. Nel corso di un recupero in “sicura attiva” ci si puĂČ trovare ad effettuare alcuni passaggi duranti i quali le corde di tiro e di sicura non lavorano in modo parallelo e autonomo e per i quali Ăš necessario il ricorso alle tecniche in “sicura passiva”; alcuni di questi casi sono per esempio l’uscita dal pozzo con centro pozzo fisso, lo stendipanni, il recupero a pendoli, la teleferica orizzontale.


foto Giuseppe antonini


foto paolo Manca


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Kit attrezzisti Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

SACCO RECUPERO E BORSETTA DĂą€™ARMO

SACCO TRAPANO

SACCO CORDE

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TECN I C H E D I B a S E

Kit attrezzisti

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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Il kit ù in dotazione a ciascuna sottosquadra attrezzisti ed ù composto da tre sacchi: ‱ Sacco recupero con borsetta d’armo. ‱ Sacco trapano. ‱ Sacco corde.

Attenzione

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Verificare la corretta composizione dei sacchi prima di entrare in grotta. La sottosquadra attrezzisti deve essere dotata di un’ulteriore borsetta d’armo personale distinta da quella standard contenuta nel sacco recupero. La dotazione qui descritta ù da considerarsi quella standard; le sottosquadre attrezzisti possono integrare o alleggerire il kit, in base alla loro esperienza e alla morfologia della grotta. Eventuali variazioni della dotazione devono essere comunque concordate con il caposquadra.

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Errori tipici

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Non portare in grotta la borsetta d’armo del sacco recupero contando solo su quella personale. Mescolare il contenuto dei sacchi con quello di altre sottosquadre attrezzisti.


SACCO RECUPERO E BORSETTA D’ARMO

Spiegazione

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Sacco recupero ‱ ‱ ‱ ‱ ‱

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‱ ‱ ‱

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1 borsetta d’armo 2 spezzoni da 10 m di corda dinamica intera 4 spezzoni da 5 m di corda dinamica intera 2 spezzoni da 3 m di corda dinamica intera 20 ancoraggi (anello o placchetta in acciaio + moschettone parallelo con ghiera) 1 paranco a base fissa con bloccante a denti (2 bloccanti, 2 carrucole, 2 moschettoni paralleli, 1 moschettone HMS) 1 paranco a base fissa con grigri (1 grigri, 1 bloccante, 1 carrucola, 1 moschettone parallelo, 1 moschettone HMS) 4 carrucole tipo fixe (4 carrucole + 4 moschettoni HMS) 2 carrucole a alta efficienza (2 carrucole tipo rescue + 2 moschettoni HMS) 4 moschettoni HMS 1 spezzone di corda semistatica di tipo A da 20 m.

Borsetta d’armo ‱ ‱ ‱ ‱ ‱ ‱

‱

1 martello 1 piantaspit 1 chiave fissa da 13 40 tasselli FIX 8 mm 20 tasselli SPIT 20 bulloni di acciaio ad alta resistenza (marchiati 8.8 o superiori e di lunghezza adeguata agli ancoraggi presenti nel sacco recupero) 1 coltello

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TECN I C H E D I B a S E

Attenzione

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Errori tipici

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Kit attrezzisti

Per facilitare il trasporto del sacco recupero, la squadra attrezzisti puĂČ distribuire il suo contenuto negli altri sacchi del proprio kit, ma solo al momento dell’ingresso in grotta; Ăš fondamentale che i sacchi siano pronti in magazzino nella configurazione standard. Esistono in commercio almeno due tipi di anelli e prevedono l’uso di bulloni di diversa lunghezza. Il sacco attrezzisti deve essere riempito in maniera “stratificata” (alternare corda e cordini a materiale in metallo) per favorire il bilanciamento.

Modificare o personalizzare la composizione standard del sacco recupero senza il preventivo accordo col caposquadra e col responsabile delle operazioni di soccorso. Inserire nella borsetta d’armo bulloni di lunghezza inadeguata (solo per placchette o solo per anelli). Tasselli mancanti nella borsetta d’armo. Cunei degli spit mancanti nella borsetta d’armo.


SACCO TRAPANO

Spiegazione

Attenzione

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1 Trapano tassellatore a 24 V o 12 V 1 Pacco batterie carico 2 Punte da FIX (8 mm di lunghezza adeguata) 1 Punta da SPIT (12 mm) 1 Staffa a gradini con moschettone

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Una punta da fix va fissata sul trapano con un elastico mentre le altre vanno legate saldamente al sacco trapano. Il mandrino del trapano e le punte devono essere del tipo SDS Plus. L’efficienza del trapano dipende in larga misura da quella dei pacchi batterie e dalla qualità delle punte.

â€ș â€ș Errori tipici

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Non controllare il funzionamento del trapano prima di entrare in grotta. Portare in grotta un pacco batterie non perfettamente carico. Non verificare lo stato delle punte che potrebbero essere danneggiate o deformate. Utilizzare trapani e pacchi batterie con connettori non standard.

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TECN I C H E D I B a S E

Kit attrezzisti

Schema di connessione Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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Tutti i trapani, i pacchi batterie ed i caricabatteria devono essere equipaggiati con connettori standard. Il connettore adottato ù l’AMPHENOL TUCHEL C16/1 o equivalenti (Hirschmann serie CA). Lo standard, adottato a livello nazionale, consente di impiegare lo stesso pacco batterie (composto da 2 accumulatori da 12 volt) sia per i trapani a 12 volt che 24 volt. Lo schema di connessione da adottare ù quello illustrato in figura.

Connessioni diverse da quelle indicate rischiano di mandare in cortocircuito l’impianto. Maneggiare i connettori con attenzione: ruotare l’apposita ghiera a vite, e non tutto il connettore per non creare torsioni al cavo.

Connessioni non conformi allo schema standard. Collegamenti dei cavi male eseguiti all’interno dei connettori.


Sacco corde Spiegazione

Attenzione

Errori tipici

2 corde di uguale lunghezza (standard di 20 metri in 20 metri: 40 + 40, 60 + 60, 80 + 80
), filate una sopra l'altra, con nodi cappuccini in fondo. I capi vanno legati ben visibili al cordino del sacco.

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Usare una coppia di sacchi se le corde sono lunghe. Verificare la lunghezza delle corde. Verificare la presenza dei nodi di arresto in fondo alle corde.

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Segnare le corde ai capi con una guaina di rame o con una guaina termo-restringente troppo lunga che tende ad incastrarsi quando si recupera la corda.

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foto paolo Manca


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Movimento sottosquadra attrezzisti Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

IL CAPO ATTREZZISTI

Progettazione del recupero Scelta della tecnica e realizzazione REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA DI RECUPERO

MOVIMENTO UOMINI E MATERIALI DELLA SOTTOSQUADRA ATTREZZISTI

Schema di lavoro con alternanza Schema di lavoro con postazioni fisse Squadre attrezzisti dedicate

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TECN I C H E D I B a S E

Movimento sottosquadra attrezzisti

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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È formata generalmente da tre tecnici; in casi particolari il numero dei tecnici puĂČ variare da due a quattro; ad uno di questi Ăš assegnato il ruolo di capo attrezzisti. Ogni sottosquadra attrezzisti ha in dotazione un kit recupero ed una cornetta telefonica. Possibilmente deve avere un rilievo. Non deve scambiare il materiale con le altre sottosquadre attrezzisti o con la sottosquadra barella. Ad ogni sottosquadra attrezzisti viene assegnata una sequenza di squilli per le comunicazioni.

Deve essere autosufficiente per quanto riguarda viveri ed illuminazione. Deve comunicare per tempo l’eventuale mancanza di materiale d’armo e lo stato delle batterie del trapano in modo che dall’esterno possano mandare il materiale in grotta prima che si fermi il recupero. Deve mantenere una gestione del proprio materiale il piĂč attenta possibile, evitando di mescolarlo con quello delle altre sottosquadre attrezzisti. Quando viene sostituita da un’altra, deve consegnare tutto il materiale in ordine. Quando viene sostituita deve accertarsi che il caposquadra e/o il direttore delle operazioni siano a conoscenza del cambio avvenuto. Ogni sottosquadra deve avere con sĂ© almeno due sacchette d’armo complete con martello, piantaspit, ecc. Una di esse deve essere quella in dotazione nel kit attrezzisti.

Non controllare il contenuto dei sacchi prima dell’ingresso in grotta. Non controllare che il trapano sia funzionante e le batterie siano cariche prima di entrare in grotta. Comunicare in ritardo di avere esaurito le batterie o i tasselli. Non collegare la cornetta telefonica e non ascoltare le comunicazioni. Non gestire in maniera ordinata il materiale del kit attrezzisti. Questo errore comporta sempre un accumulo di tempi morti, con lunghi ritardi nel recupero e tempi di attesa alla base dei pozzi. Portare in grotta solo sacchette d'armo personali, inducendo possibili malintesi con le squadre attrezzisti di ricambio.


IL CAPO ATTREZZISTI

Spiegazione

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La sottosquadra attrezzisti ha un responsabile che viene definito “capo attrezzisti”. Ha il compito di coordinare la sottosquadra e la responsabilitĂ  di decidere in merito alle tecniche da impiegare in ogni situazione. I capi attrezzisti hanno il compito di assistere il caposquadra, evitandogli di impiegare tempo nel decidere le tecniche di recupero o nel coordinare lo spostamento degli attrezzisti e dei loro materiali. Generalmente Ăš il piĂč esperto della sottosquadra attrezzisti e deve coordinarsi con gli altri capi attrezzisti: per progettare l’alternanza delle sottosquadre attrezzisti, per scegliere quali situazioni vanno attrezzate e quali no, per organizzare il movimento degli uomini e dei materiali in grotta. È in generale colui che comunica via telefono o via radio.

Attenzione

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In intervento il capo attrezzisti deve suddividere i compiti in modo da far fare ad ognuno quello per cui Ăš piĂč portato in modo da ottimizzare i tempi.

Errori tipici

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Non comunicare chiaramente ai componenti della sottosquadra quale manovra di recupero si Ăš scelto di mettere in atto e come si Ăš pensato di realizzarla. Far gestire le comunicazioni, salvo situazioni occasionali, agli altri componenti della sottosquadra.

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TECN I C H E D I B a S E

Movimento sottosquadra attrezzisti

Progettazione del recupero

Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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Quando si entra in grotta Ăš utile guardare con attenzione quali sono le situazioni da attrezzare e come si susseguono; prevedere un quadro generale di come potrebbero essere attrezzate e di come si potrebbero alternare le sottosquadre attrezzisti. Durante la discesa discutere l’organizzazione del recupero e le tecniche da usare nelle singole situazioni con i compagni della propria sottosquadra attrezzisti. Concordare con i capi attrezzisti delle altre sottosquadre dove una sottosquadra inizia ad attrezzare e dove la barella viene ripresa dall’altra. Chiedere al caposquadra e al medico le condizioni del ferito, per concordare dove Ăš necessario attrezzare la grotta e dove il trasporto puĂČ essere risolto dai barellieri.

Progettare in anticipo il recupero e l’alternanza delle sottosquadre attrezzisti fa evitare di salire e scendere piĂč volte i pozzi e ottimizza l’alternanza della sottosquadra. Progettare il recupero durante la progressione dĂ  una visione d’insieme perchĂ© si individuano le zone dove Ăš possibile stabilizzare il ferito e far sostare la barella, coadiuvando il lavoro del caposquadra. Concordare sempre in modo chiaro con gli altri capi attrezzisti dove e come la barella verrĂ  ripresa dalle altre sottosquadre attrezzisti.

Voler attrezzare un tratto di grotta molto lungo, nel quale ci siano diverse situazioni che facciano esaurire tutto il proprio materiale, non avendone poi a sufficienza e costringendo a chiederne “in prestito” alle altre sottosquadre. Far sostare la barella in zone pericolose o scomode. Sopravvalutare la capacità di risolvere situazioni complesse con il trasporto a mano.


Scelta delle tecniche e realizzazione

Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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Dedicare tutto il tempo necessario per studiare la manovra da impiegare. Discutere con i compagni della sottosquadra attrezzisti quale tecnica si intende usare e il percorso della barella. Scegliere la tecnica da applicare e verificare che tutti abbiano chiara la manovra di recupero. Per la realizzazione dare consegne chiare a tutti i componenti e dividere i compiti in modo che tutti possano lavorare contemporaneamente.

Scegliere la tecnica piĂč semplice e veloce, che utilizza meno materiale senza compromettere la sicurezza. La scelta della manovra da applicare deve tenere conto delle condizioni dell’infortunato (p.es. controindicazioni alla verticalizzazione del ferito).

Non avere una figura di riferimento nella sottosquadra attrezzisti che decida la manovra. Spendere troppo tempo in discussioni. Non discutere con gli altri attrezzisti della tecnica di recupero o non spiegare chiaramente la tecnica scelta. Lasciare sulla piazzola di recupero un attrezzista con le idee poco chiare sullo svolgimento della manovra.

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TECN I C H E D I B a S E

Movimento sottosquadra attrezzisti

REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA DI RECUPERO

Spiegazione

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Nell’allestimento dare precedenza al centro pozzo e alla piazzola tiro-sicura, in seguito calare le corde di tiro e sicura e per ultimi preparare gli eventuali deviatori secondari. Prevedere una comoda progressione per l’accompagnatore che possa seguire la barella durante il recupero. Bloccare le corde di tiro e sicura per velocizzare la risalita dei barellieri. Le corde di recupero devono essere bloccate all'attacco con un nodo delle guide costruito con entrambi i rami di corda che escono dalle carrucole di centro pozzo; devono poi essere bloccate anche nella piazzola arretrata.

Tutti i tratti di corda e di spezzone devono avere un nodo di fine corsa in fondo. Non devono essere abbandonate corde penzolanti non fissate a monte. Verificare la bontĂ  del sistema di recupero prima dell’arrivo della barella, facendo appendere dei tecnici alle linee di tiro e sicura in modo da evitare il piĂč possibile errori imprevisti al momento del recupero della barella.


Attenzione

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Errori tipici

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Ottimizzare l’uso del trapano: evitare il metodo “foro, fix, placchetta, moschettone, nuovo foro, ...” ma realizzare prima tutti i fori che si ritengono necessari e rendere libero il trapano per altri utilizzatori. Valutare attentamente la traiettoria delle corde. Curare sempre la pulizia del pozzo operando un attento disgaggio o, se non possibile, scegliendo traiettorie di recupero piĂč sicure. Valutare se la messa in opera della tecnica di recupero scelta rischia di danneggiare la linea telefonica. Controllare la linea di recupero dopo averla realizzata, eventualmente scendere lungo le corde di tiro e sicura nel caso di lunghe verticali o di dubbi. Fare tre nodi al capo della corda di sicura e due al capo della corda di tiro (come le sillabe SI-CU-RA e TI-RO).

Non considerare l’elasticità delle corde, l’allungamento degli attacchi, l’angolo che assume il centropozzo quando le corde vanno in tensione, la direzione in cui verranno sollecitati gli ancoraggi. Bloccaggio delle corde di recupero non corretto.

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TECN I C H E D I B a S E

Movimento sottosquadra attrezzisti

MOVIMENTO UOMINI E MATERIALI DELLA SOTTOSQUADRA ATTREZZISTI

Spiegazione

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Negli interventi di soccorso speleologico la quantità di uomini e materiali che vengono “movimentati” ù considerevole; per questo assumono un ruolo fondamentale gli schemi operativi che si adottano sia per contenere quantità di materiale e numero di tecnici, sia per garantire lo svolgimento del recupero in tempi ragionevoli. Nel corso dello stesso intervento, in diverse fasi, possono comunque essere applicati schemi diversi.

Attenzione

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Gli schemi operativi qui proposti vanno considerati come delle linee guida cui l’intera squadra deve attenersi; la loro applicazione puĂČ non essere rigida, ma Ăš importante che quando si esce da uno schema per affrontare situazioni particolari, l’intera squadra ne sia consapevole e consideri quella fase un caso eccezionale, cercando di rientrare nella modalitĂ  standard nel piĂč breve tempo possibile.

Errori tipici

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Affidare la movimentazione dei materiali e degli uomini all’improvvisazione. In questa maniera si procede inseguendo gli eventi senza l’effettiva padronanza della squadra, si disperde materiale rendendo in breve tempo i kit attrezzisti inservibili e si accumulano ritardi e tempi morti legati alla ricomposizione dei sacchi ed alla ricerca del materiale disperso.

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Schema di lavoro con alternanza Spiegazione

È lo schema standard e consente di effettuare il recupero della barella su una sequenza di pozzi, contenendo le quantitĂ  di materiali e uomini. È richiesta una certa confidenza col metodo da parte dell’intera squadra recupero. In generale si puĂČ affermare che questo schema predilige il movimento dell’intera squadra, obbligando la barella a muoversi con lo stesso “ritmo”, con brevi soste ripetute; mentre gli attrezzisti col relativo materiale precedono quasi sempre la barella. Le figure seguenti mostrano un esempio di alternanza di due sottosquadre (blu e rossa) in una sequenza di pozzi in successione; sono state omesse le figure dei barellieri, sulla cui movimentazione si rimanda all’apposito capitolo, e del caposquadra. L’alternanza qui rappresentata funziona allo stesso modo anche se i recuperi sono intervallati da trasporto a mano. È descritto con due sottosquadre attrezzisti ma Ăš applicabile anche in presenza di piĂč sottosquadre.

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Le sottosquadre attrezzisti iniziano il lavoro nel pozzo di propria competenza (fig. 1)

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Il capo attrezzisti della squadra rossa supera il pozzo di competenza della blu e va ad attrezzare il pozzo successivo di propria competenza. Porta con sé il trapano ed il materiale avanzato (fig. 2).

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TECN I C H E D I B a S E

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Movimento sottosquadra attrezzisti

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La sottosquadra blu ha attrezzato il pozzo 2; un attrezzista (tipicamente il capo attrezzisti) si stacca col trapano e il materiale avanzato, supera il pozzo 3 e inizia ad attrezzare il pozzo successivo. Nel frattempo la barella viene recuperata nel pozzo 1, gestito dai barellieri (non presenti nel disegno) e dai due attrezzisti rimasti in piazzola (fig. 3).

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Terminato il recupero gli attrezzisti della squadra rossa disarmano la piazzola e raggiungono con il materiale il proprio capo attrezzisti, scavalcando la squadra blu. La barella può essere recuperata anche dal pozzo 2 (fig. 4).


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La barella ù stata recuperata dal pozzo 2; gli attrezzisti della squadra blu disarmano la piazzola e risalgono velocemente al pozzo 4 dal proprio capo attrezzisti con tutto il materiale. Il capo attrezzisti della squadra rossa inizia a studiare ed elaborare l’attrezzamento del pozzo 5. Nel frattempo la barella raggiunge la base del pozzo 3 (fig. 5).

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La squadra blu completa l’attrezzamento del pozzo 4 ed il capo attrezzisti blu puĂČ proseguire oltre (fig. 6 ).

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TECN I C H E D I B a S E

Attenzione

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Errori tipici

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Movimento sottosquadra attrezzisti

Compatibilmente con le esigenze contingenti, la precedenza nella progressione deve sempre essere data alle sottosquadre attrezzisti in risalita: gli attrezzisti in disarmo devono sempre superare la barella prima che questa sia recuperata nel pozzo successivo. Gli attrezzisti rimasti alla piazzola comunicano la tecnica di recupero al capo squadra e al medico, aspettano la risalita dei barellieri e assegnano loro eventuali compiti. Gli attrezzisti devono sempre avere sotto controllo il materiale della propria sottosquadra: l’efficacia dello schema dipende in larga parte da questo. Appena possibile un attrezzista (generalmente il capo attrezzisti) si sposta al pozzo successivo di sua competenza con tutto il materiale avanzato; se Ăš avanzato molto materiale e/o quello impiegato Ăš trasportabile da una sola persona, puĂČ eventualmente restare sul posto solo uno degli attrezzisti mentre gli altri si spostano avanti. Nel caso ci siano situazioni semplici da attrezzare dove si impiega poco materiale (ad esempio un attacco per un contrappeso di aiuto ai barellieri), il materiale puĂČ essere lasciato sul posto; sarĂ  cura dei barellieri recuperarlo con ordine per consegnarlo agli attrezzisti. A recupero concluso, gli attrezzisti devono essere molto veloci a smontare il sistema di recupero (facendosi anche aiutare dai barellieri), recuperare e ordinare il materiale, sorpassare la barella e raggiungere il proprio compagno che sta lavorando alla prossima situazione da attrezzare. Durante il disarmo del sistema di recupero, controllare il proprio materiale evitando di mescolarlo con il materiale della sottosquadra barella, della progressione e/o dell’altra sottosquadra attrezzisti. In casi particolari Ăš possibile condividere parte del materiale con le altre sottosquadre attrezzisti (per esempio le corde, quando si deve realizzare una teleferica): in questi casi le dotazioni vanno ricomposte appena possibile. Lo schema Ăš applicabile anche impiegando tre sottosquadre attrezzisti.

Mescolare il materiale con le altre sottosquadre attrezzisti. Non rispettare l’alternanza negli allestimenti (attrezzare un salto in modo non sequenziale). Abbandonare completamente la zona allestita. Non aggiornare il caposquadra dei propri spostamenti.


Schema di lavoro con postazioni fisse Spiegazione

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Viene generalmente applicato in grotte non molto profonde o nelle fasi finali del recupero, nelle verticali vicine all’ingresso della grotta. Necessita di una quantitĂ  di materiale e di uomini direttamente proporzionale al numero di situazioni da attrezzare. In generale la barella si muove assieme ai barellieri mentre gli attrezzisti, compreso il loro materiale, restano a valle della barella. Si puĂČ affermare che in generale questo schema puĂČ essere piĂč veloce per la barella rispetto a quello ad alternanza, a discapito dell’impiego di notevoli risorse di tecnici e di materiali.

Attenzione

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Nel caso di molte verticali ravvicinate, gli attrezzisti devono prepararsi per affrontare lunghe attese, dovendo probabilmente rimanere dietro la barella per non rallentarne il recupero.

Errori tipici

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Non avere materiale a sufficienza per completare l’armo.

Squadre attrezzisti dedicate Spiegazione

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Quando nel corso di un recupero in grotta ci sono situazioni piĂč impegnative da attrezzare (teleferiche, pozzi lunghi con deviatori, 
), al fine di ottimizzare i tempi, puĂČ essere inviata una sottosquadra attrezzisti autonoma appositamente per quella situazione.

Attenzione

â€ș

Nel caso di molte verticali ravvicinate, gli attrezzisti devono prepararsi per affrontare lunghe attese, dovendo probabilmente rimanere dietro la barella per non rallentarne il recupero.

Errori tipici

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Non avere materiale a sufficienza per completare l’armo.

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foto paolo Manca


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Barella Sintesi degli argomenti: SACCO BARELLA

TRASPORTO DELLA BARELLA VUOTA: LA LONGE LINE

CARATTERISTICHE E MODELLI

Barella Alp Design Cinghiaggio interno Barella Mako CNSAS Barella Steinberg Etruria Barella Petzl Nest CASCO

IMBARELLAMENTO

Preparazione Imbarellamento COLLEGAMENTO ALLE CORDE DI RECUPERO

Asole di vincolo Sospendita per il recupero sulle verticali Sospendita per il recupero in teleferica

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TECN I C H E D I B a S E

Barella

SACCO BARELLA

Spiegazione

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La barella ha sempre in dotazione un sacco contenente il seguente materiale:

Una corda semistatica di servizio lunga 20 mt

6 moschettoni HMS (per collegare la barella alle sospendite)

3 carrucole tipo fixe + 3 moschettoni paralleli senza ghiera (per teleferica)

5 moschettoni paralleli con ghiera (per vincolare le corde di tiro e sicura allĂą€™anello baricentrico e rinviarle in testa alla barella, 1 per un eventuale corda di spostamento)

1 moschettone HMS

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1 bloccante

1 spezzone da 5 mt


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Attenzione

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Quasi sempre l’infortunato viene imbarellato indossando anche una tuta isotermica (tutone). Tale tuta ù completamente apribile ai lati in modo da poter essere indossata dal ferito semplicemente adagiandovelo sopra e chiudendo i velcro laterali.

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Le sospendite devono essere conservate direttamente all’interno della barella per evitare che venga prelevata dal magazzino la barella di un tipo e la sospendita di un altro. Durante il recupero ricordarsi di mettere sempre la sospendita non utilizzata dentro al sacco barella. Il sacco barella deve sempre muoversi insieme alla barella.

â€ș â€ș Errori tipici

Il sacco barella viene composto in modo da poter essere utilizzato indipendentemente dal tipo di barella. Al suo interno sono presenti tutte le attrezzature necessarie per il suo trasporto su corda. Fa parte della dotazione della barella anche il casco per l’infortunato, che deve essere adatto alla protezione del viso per il trasporto orizzontale.

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Confondere sacco barella, sacchi ferito, sacchi di primo intervento e sacchi medici: ciascun nome designa un sacco diverso, con contenuti e utilitĂ  diverse.

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Barella

TRASPORTO DELLA BARELLA VUOTA: LA LONGE LINE

Spiegazione

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Attenzione

Errori tipici

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Serve per facilitare il trasporto della barella vuota. Si fissa uno spezzone di cordino chiuso alle due estremitĂ  con due nodi bolina, eseguiti rispettivamente nell'anello di testa della barella e nell’anello di coda della custodia. Su verticali e meandri aerei la barella va appesa agganciando la longe line direttamente nel moschettone porta sacco, in maniera tale che lo spezzone sia libero di scorrere. In tal modo la barella puĂČ facilmente variare l’assetto a seconda delle esigenze.

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La lunghezza cordino dello spezzone deve essere sufficiente a lasciare un’ansa di circa 10 cm quando la barella ù appesa in verticale.

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Arrivando al suolo dopo una verticale trovarsi intrappolati col cordino porta sacco dalla parte opposta della longe line. Longe line troppo corta (la barella non riesce a disporsi completamente in verticale).


CARATTERISTICHE E MODELLI

Spiegazione

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La barella ottimale per ogni situazione non esiste. È importante conoscere pregi e difetti dei modelli attualmente disponibili e valutare di volta in volta quale utilizzare a seconda della patologia dell’infortunato e della morfologia della grotta.

Barella Alp Design

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È la barella piĂč diffusa e dall’utilizzo piĂč consolidato nel tempo nel CNSAS. Ha al suo attivo diversi anni di utilizzo e di conseguenza un buon rodaggio. La barella Ăš composta da un pianale rigido al quale sono fissati una serie di maniglie, di cinghiaggi regolabili e di asole di vincolo per il collegamento delle sospendite e delle corde di recupero.

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Il pianale rigido, utilizzabile come asse spinale, essendo dotato di una superficie liscia consente di ridurre notevolmente l'attrito tra la barella e la superficie di scivolamento. Questo facilita il trasporto ma rende anche la barella meno stabile durante le soste. Fondamentale prevedere la messa in sicurezza della barella ogni qualvolta si renda necessario. Un telo imbottito avvolge l’infortunato coibentandolo ulteriormente. Una serie di cinghie esterne stabilizzano la persona imbarellata. Tra i difetti, i piĂč evidenti sono la difficoltĂ  ad inserirvi persone oltre 1,80 m di altezza e/o soggetti corpulenti. La rigiditĂ  della tavola ostacola il trasporto in ambiente tortuoso anche con la barella vuota.

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Barella

Cinghiaggio interno I cinghiaggi interni, completamente regolabili, sono suddivisi in tre distretti separati e consentono il condizionamento dell’infortunato adattandone l’immobilizzazione in base al trauma:

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Un corsetto ferma la zona toracica.

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Un cosciale con incorporato un seggiolino imbottito a livello del bacino.

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Un cinghiaggio per il bloccaggio degli arti inferiori.

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Per migliorare il comfort dell’infortunato su di un’asse rigida anche per periodi prolungati, sono previste alcune imbottiture mobili da posizionare in sede cervicale, lombare e poplitea (dietro le ginocchia).


Barella Mako CNSAS

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Ben piĂč recente, Ăš la barella messa a punto dalla Commissione Tecnica Speleologica del CNSAS. La caratteristica saliente Ăš la possibilitĂ  di smontare il pianale rigido in 5 pezzi permettendo cosĂŹ di suddividere la barella in piĂč sacchi e facilitarne il trasporto da vuota, soprattutto in ambienti tortuosi o stretti, anche prima che vengano allargati dalle squadre di disostruzione. Il cinghiaggio interno Ăš simile a quello della Alp Design. Tra i punti a sfavore il notevole ingombro complessivo e la forma rettangolare del fondo che, creando due spigoli all’altezza delle spalle, tende a farla incastrare, in particolar modo durante il trasporto in meandro.

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Barella

Barella Steinberg Etruria

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Realizzata in collaborazione con il CNSAS Ăš ormai fuori commercio anche se Ăš ancora presente in alcuni magazzini. La struttura portante Ăš data da sei stecche di alluminio, divisibili in due parti mediante appositi innesti situati a livello del bacino; il guscio Ăš formato da un telo in PVC. Facilmente trasportabile in ambienti tortuosi o stretti grazie alla possibilitĂ  da vuota di piegarla a metĂ  o, se necessario, di smontarla completamente. Il cinghiaggio interno Ăš piuttosto complesso, ma ha il vantaggio di consentire il bloccaggio differenziato dell’infortunato in base al tipo di lesione. PiĂč fredda degli altri modelli, va usata sempre con l’apposita tuta isotermica in dotazione. PiĂč pesante degli altri modelli.

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Barella Petzl Nest

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Realizzata in collaborazione con il soccorso speleologico francese, costituisce lo sviluppo di un modello precedente (TSA Marbach). Viene qui citata per completezza, sapendo che Ăš presente in alcuni magazzini. Il cinghiaggio Ăš essenziale. Essendo concepita per il recupero in assetto verticale su corda singola, manca di una sospendita per il recupero orizzontale che deve essere realizzata con dei cordini o, meglio, con delle daisy chain, per poter essere impiegata con le tecniche del CNSAS. Non Ăš completamente rigida e non puĂČ essere impiegata in caso di lesioni spinali senza l’ausilio di un ulteriore presidio sanitario.

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CASCO

Spiegazione

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Il capo viene protetto da un casco componibile appositamente progettato dalla CTS del CNSAS. Il guscio, lato nuca, determina il punto di riferimento per la posizione corretta dell’infortunato e viene fermato alla tavola tramite un largo nastro di velcro. La parte superiore viene incernierata con un gancio sommitale e grazie alla visiera in policarbonato, garantisce la protezione del viso dell’infortunato durante il trasporto in orizzontale. Il tutto ù reso solidale alla tavola grazie a fettucce laterali regolabili.


IMBARELLAMENTO

Preparazione Spiegazione

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Posizionare la barella di fianco all’infortunato (al riparo da stillicidio o pericolo di caduta sassi). Sciogliere i cinghiaggi e predisporli nella giusta posizione. Sistemare i cuscini della zona lombare e delle ginocchia in base alla patologia dell’infortunato prendendo le misure con la persona distesa a fianco della barella. Posizionare sulla barella la tuta isotermica aperta.

Imbarellamento

â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș Attenzione

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Errori tipici

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Adagiare l’infortunato utilizzando i presidi medici necessari (collare, KED, 
). Posizionare la testa, il casco e l’eventuale cappuccio di blocco. Il cuscino in dotazione va posizionato tra la nuca e le spalle (compatibilmente con la presenza di collare). Procedere nell’ordine con busto, cosciali, gambe. Stringere le fibbie nella stessa sequenza di prima (dalla testa verso i piedi). Per verificare se il tensionamento tra lato destro e sinistro ù equilibrato, aiutarsi confrontando la lunghezza delle fettucce in uscita dalle fibbie. Se autorizzati dal medico, verificare il corretto tensionamento dei cinghiaggi mettendo la barella in verticale prima di chiudere l’involucro. Chiudere l’involucro e le cinghie esterne senza esagerare nel serraggio. Per velocizzare lo sgancio delle cinghie esterne si possono passare doppiate nelle fibbie. L’imbarellamento va eseguito sotto consenso e controllo di personale sanitario. Agire sempre con la massima cura e attenzione verso l’infortunato. Un casco normale non ù sufficiente alla protezione dell’infortunato che si troverebbe col viso scoperto. Il casco presente nel sacco ferito deve avere una visiera. I tecnici addetti al posizionamento dell’infortunato sulla barella non devono avere oggetti penzolanti addosso per evitare di colpirlo. Per l’imbarellamento (chiusura dei cinghiaggi) sono sufficienti due persone. Se si utilizza il riscaldatore a carboni (heatpack), posizionare il tubo di scarico distante dalla testa dell’infortunato: pericolo di intossicazione! Se si prevede di trasportare l’infortunato per alcuni tratti in verticale si deve sollevare la barella e testare il corretto posizionamento dell’infortunato e il tensionamento dei cinghiaggi prima di procedere alla chiusura dell’involucro esterno. Operare l’imbarellamento senza consenso e controllo da parte del personale sanitario. Mettere l’infortunato sulla barella senza aver estratto ed ordinato preventivamente i cinghiaggi. Stringere troppo le cinghie ostacolando la respirazione o la circolazione dell’infortunato. Lasciare le maniglie per il trasporto all’interno delle cinghie di chiusura dell’involucro. Sollevare la barella afferrandola per le cinghie esterne che avvolgono l’involucro (stringono l’infortunato) o per le asole di attacco della corda di tiro (compressione della testa).

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Barella

COLLEGAMENTO ALLE CORDE DI RECUPERO

Asole di vincolo Spiegazione

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Lungo il perimetro della tavola si trovano diverse asole di vincolo, solidali con telo e cinghiaggi. In testa alla barella le due asole lunghe vengono convenzionalmente definite asole del tiro, quella corta viene generalmente indicata come asola della sicura.

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Le asole del tiro, vincolate agli angoli della tavola, mantengono la barella sulla verticale meglio di quella corta; ciĂČ riduce all’infortunato la fastidiosa sensazione di cadere in avanti oltre a contrastare la rotazione sull’asse verticale. L’asola corta (attacco di sicura), per contro permette di guadagnare spazio in particolari situazioni.

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Attenzione

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Errori tipici

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I modelli piĂč recenti dispongono di due ulteriori asole anche ai piedi della barella. Queste verranno utilizzate per le teleferiche e per manovre particolari, dove si rende necessario operare con la parte inferiore della tavola (es. risolutiva, scabar, teleferica). Per recuperare la barella in posizione orizzontale si utilizzano dei cinghiaggi esterni detti sospendite. Le sospendite vanno collegate a delle asole dedicate sulla barella, mediante moschettoni a ghiera. Alcuni modelli di barella prevedono l’uso di due distinte sospendite: una adibita al recupero sulle verticali ed un’altra per le teleferiche.

Prestare attenzione al corretto collegamento delle corde di recupero nelle rispettive asole. Invertire il collegamento non condiziona la sicurezza, ma puĂČ creare problemi nello svolgimento della manovra. La barella deve essere mantenuta sempre in sicurezza ogni qualvolta le condizioni ambientali lo richiedano. Collegare le corde di tiro e sicura intrecciate. Collegare le corde invertendo le asole in testa alla barella.


Sospendita per il recupero sulle verticali Spiegazione

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Le sospendite hanno nella parte anteriore un distanziale che deve essere sempre posizionato dal lato testa della barella. La sospendita ù dotata di un anello baricentrico e una fibbia per variazione di assetto controllato (trim) che consente di regolare in modo preciso e rapido l’inclinazione della barella.

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Attenzione

Errori tipici

La parte posteriore del cinghiaggio deve essere vincolata alle asole poste all’altezza del bacino dell’infortunato in posizione baricentrica rispetto alla barella; la parte anteriore viene vincolata alle asole poste in prossimitĂ  del capo. All’occorrenza Ăš possibile regolare la barella in posizione antideclive, ovvero, mantenendo la testa dell’infortunato leggermente piĂč bassa rispetto ai piedi. Per collegare le corde di recupero in modo standard procedere come segue: il capocorda del tiro Ăš vincolato alle asole lunghe in testa alla barella; il capocorda della sicura Ăš vincolato all’attacco corto in testa. Corde di tiro e di sicura sono poi vincolate all’attacco baricentrico mediante due moschettoni inseriti con le aperture contrapposte.

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I moschettoni che collegano la sospendita all’altezza del bacino devono essere rigorosamente del tipo HMS. La leva dei moschettoni deve essere rivolta verso i piedi. Tale accorgimento ù necessario per una corretta verticalizzazione della barella, altrimenti le ghiere interferirebbero con l’asola cucita. Tra l’attacco delle corde alla sospendita e quello in testa alla barella deve essere lasciata un’ansa di corda sufficientemente lunga per non interferire con il casco e non dare fastidio alla testa dell’infortunato.

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Confondere le asole presenti ai piedi della barella con quelle vicino alle caviglie, dedicate al collegamento della sospendita per la teleferica. Nella barella Alp Design confondere gli attacchi ad altezza bacino dedicati alla sospendita trim, con gli altri anelli per la sospendita di teleferica. Collegare la sospendita con le fettucce attorcigliate.

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Barella

Sospendita per il recupero in teleferica Spiegazione

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La barella Alp Design ù corredata di una specifica sospendita adibita al recupero in teleferica. È dotata di un distanziale che va collegato dalla parte della testa della barella. Ha due anelli per il posizionamento delle carrucole e il collegamento delle corde di recupero. Le asole di vincolo al pianale dal lato della testa sono le stesse della sospendita trim, mentre in coda sono presenti altre due asole supplementari all’altezza delle caviglie.

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La barella Mako Ăš dotata di un elemento aggiuntivo che va collegato ai piedi della barella, mentre per la parte anteriore si usa la stessa sospendita del recupero in verticale, montata piĂč corta all’altezza del bacino. L’accessorio dei piedi ha anche un anello per il collegamento della corda. Presenta tre anelli di sospensione per le carrucole.

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Per il collegamento delle corde nel recupero in teleferica si veda l’apposito capitolo.


foto Giuseppe antonini


foto Giuseppe antonini


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Movimento sottosquadra barella Sintesi degli argomenti: LA SOTTOSQUADRA BARELLA

Il capo barella L’apripista MOVIMENTO NEI RECUPERI VERTICALI

I barellieri L’accompagnatore della barella

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TECN I C H E D I B a S E

Movimento sottosquadra barella

LA SOTTOSQUADRA BARELLA

Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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Ha il compito di trasportare la barella e prestare assistenza al ferito collaborando con il personale sanitario. Deve anticipare il movimento della barella occupandosi di allestire e smontare il campo nei punti di sosta prestabiliti. Deve occuparsi di trasportare tutto il materiale necessario all’assistenza del ferito. È formata generalmente da otto tecnici con funzione di barellieri e a uno di essi Ăš assegnato il ruolo di capo barella. Il numero di barellieri puĂČ aumentare o diminuire in funzione della tipologia di trasporto richiesta, delle condizioni del ferito e della morfologia della grotta. Ha in dotazione la barella, il sacco barella, il casco per il ferito, tutti i presidi necessari all’imbarellamento, una cornetta telefonica e una sacchetta d’armo completa. PuĂČ avere in dotazione altro materiale che deve eventualmente essere a disposizione del ferito in accordo con i sanitari (sacchi di primo intervento, sacchi medici). Alla squadra barella viene assegnata una sequenza di squilli per le comunicazioni.

Deve essere autosufficiente per quanto riguarda viveri ed illuminazione. Deve mantenere tutto il materiale in ordine e disponibile in prossimità della barella e riconsegnarlo in ordine quando viene sostituita da un’altra squadra. Ai barellieri ù richiesta una buona preparazione fisica ed una elevata capacità di movimento in grotta. I barellieri devono saper risolvere velocemente le situazioni impreviste che si presentano durante il trasporto della barella.

Non controllare il contenuto dei sacchi prima dell’ingresso in grotta. Non collegare periodicamente la cornetta telefonica e non ascoltare le comunicazioni. Lasciare che il materiale della squadra rimanga lontano dalla barella.


Il capo barella Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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La sottosquadra barella ha un responsabile che viene definito “capo barella”. Ha il compito di ottimizzare il movimento della squadra barella e di dirigere le operazioni di trasporto. Spetta a lui il compito di impartire ad alta voce le istruzioni nel trasporto orizzontale, che devono essere dati ad alta voce in modo chiaro e conciso: avanti, stop, abbassare, sollevare, ecc.

È un ruolo che solitamente viene svolto dal caposquadra, almeno nei tratti di trasporto lontani dalle verticali, ma puĂČ essere demandato al vicecaposquadra o ad un altro tecnico esperto. Generalmente durante il trasporto, gli altri barellieri rimangono in silenzio, intervenendo solo per dare lo “stop” in caso di necessitĂ .

Non individuare in modo chiaro chi svolge il ruolo di capo barella.

L’apripista Spiegazione

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Uno dei barellieri assume il ruolo di “apripista” col compito principale di scegliere il percorso piĂč consono per la barella. Trasporta il sacco barella e si occupa di assicurare la barella nei tratti piĂč esposti. PuĂČ aiutare la progressione tenendo in mano uno spezzone vincolato alla testa della barella, utilizzandolo per tirarla o per assicurarla quando necessario. Individua, in accordo con il caposquadra ed i sanitari, le aree dove Ăš possibile far sostare la barella. Nei passaggi stretti individua i punti dove conviene fermare la barella per far avanzare i barellieri. Abbatte o rimuove eventuali ostacoli che possono ostacolare la barella (spigoli di roccia, pietre, ecc.).

Attenzione

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Il ruolo di apripista puĂČ anche essere svolto dal caposquadra.

Errori tipici

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Non individuare il percorso adeguato per la barella mettendo in secondo piano la sicurezza degli operatori e del ferito (meandri sfondati, ecc.), la qualità del trasporto, l’efficacia e il dispendio di energie dei barellieri.

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TECN I C H E D I B a S E

Movimento sottosquadra barella

MOVIMENTO NEI RECUPERI VERTICALI

I barellieri Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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Nei recuperi verticali restano sulla barella esclusivamente due o tre barellieri che avranno il compito di accompagnare la barella sulla verticale del pozzo e di aiutare l’accompagnatore nelle fasi di partenza. Tutti gli altri barellieri devono sempre anticipare la barella sul pozzo e collaborare alle operazioni di recupero. L’ultimo barelliere, a recupero ultimato, ha inoltre il compito di recuperare eventuali deviatori lungo il pozzo.

Per risalire, Ăš bene utilizzare anche le corde di tiro e sicura solo dopo essersi accertati che le corde siano state opportunamente bloccate. Tutto il materiale non strettamente necessario deve essere portato avanti con ordine dai barellieri prima della partenza della barella.

Risalire su corde non opportunamente rinviate o, peggio, non bloccate. Risalire sulle corde di tiro e sicura, senza il preventivo accordo con gli attrezzisti.


L’accompagnatore della barella Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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Durante il recupero sui pozzi la barella deve essere sempre accompagnata da un barelliere che risale sulla corda di progressione. L’accompagnatore viene individuato dal caposquadra fra i tecnici esperti. Il compito dell’accompagnatore ù quello di controllare l’assetto della barella durante le manovre in modo che non si incastri e non vada ad urtare contro le pareti. L’accompagnatore ha inoltre il compito di manovrare eventuali deviatori presenti lungo la linea di recupero e svolgere le manovre di variazione di assetto. Spetta all’accompagnatore dirigere il recupero, impartendo gli ordini: metti in tiro, lasca, recupera, cala, stop, 
; eventualmente esplicitando su quale corda va compiuta l’operazione (metti in tiro la sicura, recupera tiro e sicura, cala sicura, ecc.).

In casi eccezionali, quando le condizioni del ferito lo impongono, il ruolo di accompagnatore potrebbe essere svolto da un sanitario. Nel caso vi siano problemi di comunicazione, va valutata l’opportunitĂ  di utilizzare la radio per tenersi in contatto con gli operatori al recupero. Durante la risalita deve fare attenzione a non interferire con la barella evitando di darle scossoni o indurre oscillazioni. Per controllarla meglio puĂČ eventualmente collegarsi alla barella con uno spezzone, purchĂ© sia sufficientemente lungo da non interferire durante le fasi di risalita.

Impartire ordini non sufficientemente chiari e concisi. Muoversi sulla corda di progressione rimanendo troppo distanti dalla barella. Rimanere sotto la barella durante il superamento di passaggi stretti. Caposquadra che ricopre anche il ruolo di accompagnatore.

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foto paolo Manca


TECN I C H E D I B a S E

Tecniche di trasporto barella Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

TRASPORTO SU PERCORSO ACCIDENTATO

TRASPORTO SU PENDIO

TRASPORTO IN MEANDRO

TRASPORTO IN CUNICOLO

TRASPORTO IN AMBIENTI ACQUATICI

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TECN I C H E D I B a S E

Tecniche di trasporto barella

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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Le inevitabili lunghe permanenze in grotta del ferito impongono generalmente una modalitĂ  di movimentazione della barella che prediliga la qualitĂ  del trasporto piuttosto che la velocitĂ . Una squadra di barellieri efficiente puĂČ, con il materiale a disposizione, gestire tratti di recupero accidentato o problematico, alleggerendo il compito delle sottosquadre attrezzisti. Il ferito deve essere trasportato con la massima attenzione, evitando scossoni e movimenti bruschi. Nei tratti pianeggianti e senza ostacoli, il trasporto puĂČ essere effettuato da sei barellieri che camminano a piccoli passi con estrema attenzione, preceduti da un apripista.

I barellieri che operano intorno alla barella devono evitare di avere oggetti penzolanti attaccati all’imbrago (attrezzi, materiale personale, ecc.), per evitare che possano dare fastidio al ferito. I barellieri devono essere posizionati in modo uniforme e simmetrico sui due fianchi della barella formando coppie omogenee. I barellieri devono procedere tenendo quanto piĂč possibile le braccia distese. I movimenti della barella devono avvenire in modo coordinato e seguendo le istruzioni del capo barella o del caposquadra. Durante il trasporto deve essere mantenuto il piĂč possibile l’assetto della barella stabilito dai sanitari in funzione delle condizioni dell’infortunato: testa piĂč in alto o piĂč in basso, inclinazione su un fianco, ecc. I sacchi dei materiali e la barella non devono essere movimentati contemporaneamente dagli stessi tecnici, salvo percorsi molto facili.

Afferrare la barella in punti che possono creare fastidi al ferito, per esempio afferrando la barella per le cinghie toraciche. Procedere scoordinati inducendo oscillazioni alla barella. Parlare o distrarsi senza seguire le indicazioni del capo barella. Sovrapporsi alle direttive del capo barella. Non dare tempestivamente lo stop in caso di problemi nella progressione. Procedere camminando anche su pendii scivolosi o con ostacoli.


TRASPORTO SU PERCORSO ACCIDENTATO

SI

NO

Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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Nei percorsi accidentati si utilizza la tecnica del “passamano” che consiste nel far muovere la barella passandola tra le mani dei tecnici mentre stanno fermi sul posto. La coppia che si libera ai piedi deve prontamente passare avanti in testa per ricevere nuovamente la barella. Va eseguito da almeno otto barellieri (oltre all’apripista) organizzati in coppie. Le coppie possibilmente vanno scelte in maniera da avere barellieri di altezza paragonabile uno di fronte all’altro e devono restare fisse. Nei tratti piĂč stretti i barellieri supereranno la barella, passando sotto o sopra di essa con molta attenzione. Quando le dimensioni dei passaggi non consentono il passamano, si puĂČ far scivolare la barella sulle gambe o sulla schiena dei barellieri. Talvolta la barella viene letteralmente trasportata sulla schiena da un barelliere, assistita e bilanciata da altri.

I barellieri non devono esagerare negli sforzi e devono aspettare sempre di essere in numero sufficiente e accoppiati prima di spostarla in avanti.

Muoversi disordinatamente attorno alla barella mettendo in confusione l’organizzazione delle coppie che sostengono la barella. Far cadere sassi o detriti sulla barella superandola dall’alto. Non anticipare i passaggi nei quali ù difficoltoso il superamento della barella.

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TECN I C H E D I B a S E

Tecniche di trasporto barella

TRASPORTO SU PENDIO

Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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Sui pendii o sulle frane, puĂČ essere realizzato un contrappeso per aiutare il trasporto della barella in salita. La zona in cui operano i contrappesisti deve essere preferibilmente spostata con un deviatore rispetto al percorso della barella per evitare il rischio di caduta sassi. Ove opportuno, i barellieri possono assicurarsi direttamente alla barella, purchĂ© facciano attenzione a non gravare di peso su di essa.

Per approntare il sistema di contrappeso Ăš preferibile utilizzare il materiale presente nel sacco barella piuttosto che quello degli attrezzisti. Se il pendio Ăš accidentato si deve procedere per piccoli passi sollevando e poggiando a terra la barella alternativamente. Il capo barella deve coordinare il movimento della barella con quello dei contrappesisti.

Appendersi di peso alla barella.


TRASPORTO IN MEANDRO

Spiegazione

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Attenzione

Errori tipici

â€ș

Nei meandri va cercato un punto largo a sufficienza dove la barella possa passare sulle gambe dei barellieri. In alternativa, la barella puĂČ essere trasportata a mezz’altezza da un barelliere esperto, che la porta appesa all’imbrago mediante spezzone di lunghezza opportuna; in tal caso gli altri barellieri assisteranno la manovra, guidando la barella nel meandro.

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Quando opportuno, va predisposta un’adeguata sicura per la barella e i soccorritori. Se non ci sono abbastanza appigli per consentire ai barellieri di spostarsi in sicurezza, ù necessario impiegare la tecnica di recupero a pendoli.

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Non valutare correttamente l’ingombro della barella.

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TECN I C H E D I B a S E

Tecniche di trasporto barella

TRASPORTO IN CUNICOLO

Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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â€ș

Nei cunicoli, si puĂČ facilitare lo spostamento della barella attrezzando una corda di recupero in testa, con eventuali deviatori. Un barelliere dai piedi e uno in testa, guideranno la barella controllando che non si incastri.

La barella tende ad incastrarsi in testa; se possibile la corda di tiro va deviata sul soffitto del cunicolo quando si impiega questa tecnica. Modelli di barella non perfettamente rigidi possono essere fastidiosi per la schiena del ferito. Se il cunicolo Ăš in salita e la barella resta in carico sulla corda, potrebbe essere difficoltoso superare eventuali deviatori.

Esagerare col numero di deviatori, aumentando così l’attrito, che ù già considerevole.


TRASPORTO IN AMBIENTI ACQUATICI

Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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I tratti allagati vengono di norma superati con teleferiche o recuperi a pendolo. Quando ci sono tratti allagati lunghi e ripetuti, puĂČ essere conveniente utilizzare un canotto e fare navigare la barella adagiata sopra di esso. Come misura precauzionale, Ăš buona norma collegare un galleggiante direttamente alla barella, adeguato a sostenere il suo peso. In acqua la barella deve essere sempre accompagnata: a piedi in vasche poco profonde o altrimenti a nuoto, da barellieri opportunamente attrezzati con mute o giubbotti salvagente.

Il canotto deve essere in ottimo stato e a doppio scomparto. Il tratto allagato non deve presentare spuntoni di roccia taglienti che rischino di forare il canotto.

Valutare male l’ingombro laterale del canotto.

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foto Giuseppe antonini


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Deviatori principali e secondari Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

DEVIATORI PRINCIPALI

DEVIATORI SECONDARI

CORDA DI SPOSTAMENTO

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Deviatori principali e secondari

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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Servono per controllare la traiettoria della barella allontanandola da eventuali ostacoli. Servono anche per allontanare le corde di tiro e sicura dalle pareti del pozzo per evitare sfregamenti e attriti. I deviatori si suddividono in “principali” e “secondari” in base al carico che devono reggere e all’angolo di lavoro. I deviatori possono essere realizzati con carrucole fisse ovvero collegate direttamente agli attacchi o con carrucole mobili ovvero collegate con uno o piĂč cordini svincolabili tramite MBB. Sono sempre deviatori principali i deviatori di centro pozzo e i deviatori di teleferica.

PRINCIPALI

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SECONDARI


PRINCIPALI

Attenzione

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â€ș â€ș Errori tipici

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SECONDARI Valutare la posizione in cui si verrĂ  a trovare il deviatore una volta che gli sia stato applicato il carico. Lo spostamento del punto di attacco sarĂ  proporzionale alla lunghezza dello spezzone che collega gli ancoraggi. Nel caso di deviatori mobili l'MBB deve essere sempre costruito in un moschettone HMS solidale con l'attacco. Risulterebbe difficoltoso controllare la calata se l'MB fosse erroneamente collegato alla carrucola. Nel caso di deviatori mobili il cordino dell’MBB deve avere sufficiente lasco e avere sempre il capo libero per poter essere svincolato completamente. Se in un tratto di recupero sono necessari piĂč di due deviatori valutare attentamente l'ipotesi di suddividere il recupero in due o piĂč tratte.

Sottovalutare il problema dell’uscita scegliendo una tipologia di centro pozzo non adeguato. Incrociare le corde di tiro e sicura nelle carrucole. Non prevedere gli incroci delle corde di tiro e sicura nelle carrucole del deviatore una volta applicato il carico. Sottovalutare la necessità di deviatori lungo il pozzo affidando lo spostamento della barella durante il recupero esclusivamente al lavoro dell'accompagnatore.

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TECN I C H E D I B a S E

Deviatori principali e secondari

DEVIATORI DI CENTRO POZZO

Spiegazione

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Il deviatore di centro pozzo deve essere posizionato piĂč alto possibile rispetto alla soglia del pozzo per facilitare l’uscita della barella, cercando un compromesso tra esposizione e comoditĂ  di manovra. L’attacco di ciascun deviatore deve essere realizzato collegando almeno 3 ancoraggi. Di norma il centro pozzo viene realizzato con un attacco doppio con collegamento in parallelo utilizzando un solo cordino.

L’utilizzo della carrucola ad alto rendimento Ăš preferibile perchĂ© riduce gli attriti, ma possono essere utilizzate anche le altre carrucole. Il deviatore di centro pozzo puĂČ essere costruito su carrucole fisse; l’attacco risulta piĂč alto, richiede meno materiale e si riducono le oscillazioni. Eventualmente puĂČ essere montata mobile la sola carrucola di tiro.


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Il deviatore di centro pozzo puĂČ essere costruito su carrucole mobili con MBB; maggiore velocitĂ  della manovra di uscita dal pozzo.

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Attenzione

Errori tipici

Se lo spezzone degli ancoraggi Ăš lungo, nel recupero col paranco il sistema di centro pozzo tenderĂ  ad oscillare avanti e indietro ogni qual volta si tira, facendo dondolare fastidiosamente la barella. In tal caso si puĂČ ovviare all’inconveniente aggiungendo un ancoraggio fisso nella direzione opposta del tiro, in modo da limitare l’oscillazione.

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Ridurre al minimo la lunghezza del sistema cordino-moschettone-carrucola. Pretensionare l’MBB per evitare un eccessivo allungamento del deviatore. Se gli attacchi di centro pozzo sono molto esposti predisporre una corda di servizio per gli operatori.

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Posizionare gli attacchi troppo bassi rispetto alla soglia del pozzo. Non prevedere la giusta traiettoria della barella lungo il pozzo. Non prevedere lo spostamento del deviatore durante le fasi del recupero.

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TECN I C H E D I B a S E

Deviatori principali e secondari

DEVIATORI SECONDARI

Spiegazione

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I deviatori secondari servono a deviare la traiettoria della barella lungo il pozzo. L’attacco dei deviatori secondari deve essere realizzato collegando almeno 2 ancoraggi. Devono essere costruiti utilizzando carrucole mobili collegate al loro attacco con MBB. Si puĂČ costruire con un solo cordino mediante un nodo delle guide con frizione doppio collegato alle carrucole. Le due gasse del nodo devono essere corte e di diversa lunghezza in modo che le carrucole si trovino ad essere sfalsate.

Capra

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Attenzione

Errori tipici

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È un deviatore secondario eseguito direttamente da un operatore che deve essere assicurato in maniera indipendente da tiro e sicura. Consente un risparmio di tempo e materiale. Si usa per piccole deviazioni (150° < < 180°)

∝

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La lunghezza dei cordini di MBB deve essere sufficiente per accompagnare la barella sulla verticale del deviatore successivo. L’operatore di capra puĂČ indurre delle oscillazioni aggiuntive al sistema.

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Montare i deviatori incrociando le corde di tiro e sicura.


Corda di spostamento Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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Si utilizza nella fase iniziale di un recupero quando Ăš necessario distanziare la barella dalla parete per allontanarla da spruzzi o cascate o, piĂč spesso, per accompagnarla sulla verticale del pozzo. Si realizza in genere con la corda di servizio del sacco barella che deve essere collegata a un attacco predisposto alla base del pozzo. Va agganciata alla barella con un moschettone, prendendo insieme le corde di tiro e sicura subito sopra essa. È cura dell’accompagnatore sganciarla non appena ha esaurito la sua funzione.

Va utilizzata solo nella fase iniziale del recupero. La corda va utilizzata per trattenere il peso della barella senza contrastare l’azione del tiro. Va allentata accompagnandola nel mezzo barcaiolo e valutando attentamente che non vada mai troppo in tensione. Nella scelta di ancoraggi naturali considerare che la direzione del carico varia durante il recupero e i cordini rischiano di sfilarsi.

Non liberare la corda di spostamento e farla recuperare dal tiro, una volta che ha esaurito la sua funzione. Utilizzarla anche per il superamento di ostacoli nella parte alta del pozzo. Si rischia di farla lavorare con angoli di deviazione molto aperti rispetto alla direzione del tiro, sviluppando carichi elevati (effetto teleferica).

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foto paolo Manca


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Teoria del Paranco Sintesi degli argomenti: Concetti di base Costruzione

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TECN I C H E D I B a S E

Teoria del Paranco

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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Il paranco Ăš un sistema di demoltiplica costituito da carrucole e bloccanti opportunamente posizionati. Consente di recuperare carichi elevati applicando una forza inferiore al peso da sollevare. Nel soccorso speleologico si utilizza un sistema di paranco a fattore di riduzione massimo teorico di P/3, ovvero che consente di recuperare un carico applicando teoricamente una forza pari a 1/3 del peso da sollevare. Nella situazione reale, a causa degli attriti, la forza necessaria e pari a circa Âœ del peso da sollevare. La “geometria” del sistema fa sĂŹ che il carico si sollevi di un’altezza pari a 1/3 della lunghezza di corda recuperata all’interno del paranco.

Come funziona il paranco Gli esempi che seguono sono degli esercizi ideali per comprendere il funzionamento dei sistemi di recupero a demoltiplica. L’idealità ù legata al fatto che vengono omessi i problemi legati agli attriti, all’elasticità della corda e al diametro delle carrucole.

1) È il caso del contrappeso. Si deve applicare un peso di pari valore dalla parte opposta per avere l’equilibrio. Sull’attacco grava il doppio del carico (barella+soccorritore). La corda che deve scorrere per il recupero ù esattamente lunga quanto l’altezza per cui si vuole sollevare il peso. Nel caso del contrappeso, se il soccorritore ha un peso analogo a quello della barella, ù sufficiente un piccolo sforzo con le sue braccia per vincere l’attrito sulla carrucola e sollevare il carico.

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2) In questo caso il carico ù appeso a due rami di corda quindi il peso si distribuisce esattamente a metà. Metà sull’attacco e l’altra metà ù pari allo sforzo per sollevarlo. In questa maniera ù stato costruito un sistema di recupero a vantaggio (teorico) pari a 2. Si noti che la lunghezza della corda che deve scorrere nella carrucola ù il doppio dell'altezza percorsa dal recupero.

3) Si realizza aggiungendo una sola carrucola rispetto alla configurazione del caso 2. Il carico Ăš sospeso a due rami di corda, che sostengono rispettivamente metĂ  del peso totale "P". La carrucola fissa per essere in equilibrio (come visto nel caso 1) ha bisogno di un ugual peso dalla parte opposta, quindi ancora P/2. In totale sull’attacco grava una volta e mezzo il peso del carico (3/2 P)! Il solo vantaggio ottenuto da questo sistema di recupero rispetto al caso 2 Ăš quello di poter tirare verso il basso, in posizione piĂč comoda senza che ci siano cali di vantaggio meccanico anche al variare dell'angolo di uscita. Non si ottiene alcuna demoltiplica ulteriore. Anche qui la corda che deve scorrere nella carrucola Ăš pari al doppio dell'altezza del recupero.

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TECN I C H E D I B a S E

Teoria del Paranco

4) È il caso del classico paranco utilizzato in speleologia. Il carico si distribuisce equamente sui tre rami di corda a cui Ăš sospeso quindi ciascuno sostiene 1/3 del peso. L’attacco Ăš sollecitato per 2/3 del peso, perchĂ© il rimanente Ăš scaricato dal ramo di corda a cui si applica la forza di recupero. Quindi nel caso del paranco speleo questo Ăš vero quando i soccorritori recuperano, mentre ogni volta che la corda viene rilasciata il peso graverĂ  interamente sull’attacco (corda trattenuta dal bloccante fisso) e tutto il peso sarĂ  sostenuto dal ramo piĂč a sinistra nel disegno. Deve essere fatto scorrere il triplo di corda rispetto alla lunghezza del tragitto.

5) Analogamente a quanto visto al caso 3, aggiungendo semplicemente una carrucola all’attacco non si ottiene un’ulteriore demoltiplica ma solo una maggior comoditĂ  nel tirare il paranco. Mentre si recupera, sull'attacco grava un terzo in piĂč del peso del carico (4/3 P). Anche qui la lunghezza di corda che deve scorrere nella carrucola fissa di uscita del paranco Ăš pari al triplo del guadagno di quota del carico .

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Tutto il sistema puĂČ essere ruotato di 90 gradi e il principio di funzionamento rimane valido, come nel caso di recupero con paranco dalla sommitĂ  di un pozzo.

6) Se si vuole demoltiplicare ulteriormente si deve aggiungere un'altra carrucola solidale al carico (carrucola mobile). Il sistema illustrato ù un paranco vantaggio teorico P/5. Regola generale: quando la corda ù vincolata al carico (come nei casi 1, 4, 5 e contrariamente ai casi 2 e 3), aggiungendo carrucole dalla parte del carico si “taglia” lo sforzo in questa maniera: - 0 carrucole (caso 1): rapporto di riduzione P - 1 carrucola (caso 4): rapporto di riduzione P/3 - 2 carrucole (caso 6): rapporto di riduzione P/5 Viceversa, aggiungendo carrucole dalla parte dell’attacco non si ottiene alcun effetto di demoltiplica ma solo una deviazione della traiettoria della corda. Sono rendimenti teorici: in realtà oltre questo caso gli attriti delle carrucole vanificano il vantaggio ottenuto.

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Teoria del Paranco

7) Il paranco libero. Anche il paranco libero adottato nel soccorso speleologico Ăš un sistema di recupero con vantaggio 3. I rami di corda che escono dal bloccante a cui Ăš vincolata la corda da recuperare sono infatti tre. I rami di corda del paranco libero devono essere il piĂč possibile allineati con la direzione del traino, altrimenti il sistema subisce una riduzione del vantaggio meccanico che si aggiunge a quella introdotta dagli attriti. Per questo Ăš spesso conveniente montare una terza carrucola che, come giĂ  spiegato negli esempi precedenti, non modifica il rapporto di trasmissione del sistema ma agevola l’allineamento dei rami di corda durante il recupero.

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COSTRUZIONE

Spiegazione

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Il paranco Ăš composto da due parti: una fissa ed una mobile, entrambe composte da carrucola, bloccante e moschettone parallelo con ghiera (fig. 1). Per prima cosa si monta la base fissa con bloccante a compressione, che andrĂ  collegata all’attacco di tiro con un moschettone a base larga con ghiera; successivamente si monta la parte mobile. La base fissa puĂČ essere sostituita da una maniglia accoppiata ad una carrucola Turbo della Kong (fig. 2), da un Grigri (fig. 3) o da un discensore Stop (fig. 4).

➊

➌

➋ ➍

Attenzione

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Errori tipici

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La base fissa di un paranco costruita con un bloccante a compressione (mezzo paranco a compressione), per avere un funzionamento corretto, deve essere costruita con un moschettone parallelo con barra a sezione circolare, la carrucola deve essere a flange larghe (tipo carrucola Fixe della Petzl). La carrucola Turbo della Kong, se utilizzata sulla base fissa a compressione, tende a divaricare le flange. Non disponendo di un altro tipo di carrucola Ăš opportuno montare la base fissa del paranco a trazione.

Montare la base fissa invertita rispetto alla direzione del tiro. Montare la parte mobile accavallando le corde e aumentando gli attriti.

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foto antonino Bileddo


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Paranco libero Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

PASSAGGIO DEL NODO CON RECUPERO A PARANCO LIBERO

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Paranco libero

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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Il paranco libero Ăš una variante al paranco classico, rispetto al quale presenta molti vantaggi, soprattutto nelle manovre piĂč complesse dove Ăš frequente lo scambio dei ruoli tra tiro e sicura (alternanza del recupero), oppure dove c’ù necessitĂ  di tensionare e trattenere una corda vincolata a un bloccante non meccanico (portante di teleferica). È un sistema che mantiene inalterate le proprietĂ  di demoltiplica del paranco classico (P/3). È detto libero in quanto Ăš indipendente e svincolabile dalla linea di tiro (o sicura) in qualsiasi momento della manovra. Il paranco libero puĂČ essere staccato dalla linea di tiro ed essere rapidamente montato su quella di sicura, realizzando cosĂŹ un sistema intercambiabile di grande versatilitĂ . Le corde di tiro e sicura sono assicurate in maniera indipendente utilizzando come base fissa un MB o un grigri. È un paranco non autobloccante che si costruisce in parallelo al tiro e alla sicura con: una base mobile, uno spezzone di corda e una carrucola inserita nell'attacco.

CORDA DI SICURA

PARANCO SPEZZONE DILIBERO PARANCO

CORDA DI TIRO

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Il paranco libero Ă¹ uno strumento eccellente per tensionare la portante di una teleferica che deve essere sempre collegata allñ€™attacco con un sistema svincolabile.

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Paranco libero

Per averlo pronto all'uso ù possibile tenerlo montato all’interno del sacco, facendo attenzione che venga riposto in maniera ordinata così da evitare l’intrecciarsi delle corde. La semplicità del sistema ne permette la costruzione in varie configurazioni; anche con l’utilizzo di materiale detto “d’emergenza”, (es. spezzone di cordino, capo della corda, 
).

Con carrucole turbo

Con capo corda

Con spezzone e NAB

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Attenzione

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Errori tipici

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L’utilizzo del paranco libero richiede la presenza di un operatore che recupera la corda nel MB o nel grigri e ne controlla il corretto funzionamento: Ăš quindi necessaria in genere una persona in piĂč rispetto al paranco classico. Se si collega la corda in carico all’attacco con un sistema scorrevole non automatico (per esempio con un MB) il capo morto del paranco libero deve essere vincolato ad un ancoraggio: occorre impedire il rilascio totale del carico qualora il paranco libero venisse abbandonato con il MB non bloccato. Per lavorare in modo ottimale il paranco libero deve essere montato il piĂč possibile in asse con la corda di tiro e agganciato preferibilmente sull’attacco principale. È conveniente recuperare in modo continuo facendo arrivare la base mobile del paranco piĂč vicino possibile all'attacco e rilasciare il paranco libero solo dopo essersi assicurati che il sistema scorrevole dell’attacco principale sia bloccato e in tensione. Realizzare il paranco libero con uno spezzone di corda semistatica per limitare l'elasticitĂ  del sistema.

Rilasciare lo spezzone di corda del paranco libero ad ogni tiro di braccia, ha come conseguenza la perdita di efficienza del sistema dovuta al ritensionamento del MB e del tratto di corda tra l’attacco ed il bloccante mobile. Inserire il moschettone della carrucola mobile sui fori gemelli in testa al bloccante: in questo caso il sistema richiede molto piĂč tempo per essere smontato. Agganciare il moschettone della carrucola fissa direttamente ad uno degli ancoraggi; in questo caso il sistema lavora disassato e durante il recupero il carico grava su un solo ancoraggio. Bloccare il MB eseguendo la chiave con il nodo in posizione di recupero.

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TECN I C H E D I B a S E

Paranco libero

PASSAGGIO DEL NODO CON RECUPERO A PARANCO LIBERO

Spiegazione

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Portare a battuta il nodo sul gri-gri o MB. Mettere in sicura il sistema confezionando un MB con la corda che esce dal PL su uno degli ancoraggi dell’attacco.

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Continuare a recuperare con il paranco (si continua ad avere una demoltiplica a P/3), mentre un operatore mantiene in sicura recuperando il MB fino a creare il lasco sufficiente.

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Bloccare il MB dello spezzone, smontare il gri-gri (oppure il MB) e rimontarlo dopo il nodo.


foto antonino Bileddo


foto paolo Manca


TECN I C H E D I B a S E

Recupero con paranco Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

L'ATTACCO DELLA PIAZZOLA DI RECUPERO

IL DEVIATORE DI CENTRO POZZO

TECNICHE DI USCITA DELLA BARELLA

Su carrucole fisse Mobile con MBB sul tiro Stendipanni

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TECN I C H E D I B a S E

Recupero con paranco

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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Il paranco Ăš un sistema di demoltiplica che consente di recuperare carichi elevati riducendo lo sforzo esercitato dagli operatori. Nel sistema a sicura attiva Ăš possibile utilizzare per il recupero indifferentemente sia il tiro, sia la sicura, semplicemente spostando la parte mobile del paranco.

Le corde di recupero vengono rinviate in testa al pozzo da un deviatore principale. La traiettoria lungo il pozzo puĂČ essere corretta con uno o due deviatori secondari.


Attenzione

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Errori tipici

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Fare molta attenzione agli attriti perchĂ© nei sistemi di recupero demoltiplicati Ăš facile sottoporre a tensioni elevate le corde di recupero. Quando sono necessarie piĂč di tre persone al tiro del paranco, significa che il sistema Ăš sottoposto a eccessive sollecitazioni (barella incastrata, attriti sulla roccia, numero eccessivo di deviatori). Valutare con attenzione lo spazio di manovra effettivo a disposizione degli operatori al tiro: uno spazio ristretto ne limita l’efficacia creando anche problemi di stabilitĂ  alla barella. Mentre si tira col paranco Ăš importante controllare che la sicura salga contemporaneamente al tiro. Se non Ăš cosĂŹ, vuol dire che probabilmente la barella Ăš incastrata e si sta soltanto pericolosamente sollecitando la corda di tiro.

Avere a disposizione pochi operatori per il recupero. Avere spazio insufficiente per gli operatori presenti nella piazzola. Disporre la corda di sicura in una posizione che ostacola il lavoro degli operatori al tiro. Realizzare la piazzola di recupero in modo tale che gli operatori siano costretti a lavorare in una zona instabile esponendo la barella al rischio di caduta sassi. Tirare con eccessiva energia e a strattoni (di spalle anziché di braccia): la barella sale a strappi con movimento sussultorio causando malessere al ferito. Non prevedere un corrimano per assicurare gli operatori nei luoghi esposti. Non assecondare costantemente con la sicura il progressivo recupero della corda di tiro. Non segnalare la difficoltà di recupero della sicura mentre il tiro prosegue (rischio di barella incastrata). Disporre la corda di sicura in una posizione che ostacola il lavoro degli operatori al tiro.

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145


TECN I C H E D I B a S E

Recupero con paranco

L'ATTACCO DELLA PIAZZOLA DI RECUPERO

Spiegazione

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➊

Si tratta di un attacco principale standard per tiro e sicura, costruito con una delle varianti descritte nell’apposito capitolo. Qui sotto vengono riproposte alcune soluzioni: attacco doppio in parallelo mobile con due spezzoni (fig. 1), con uno spezzone (fig. 2), con capocorda (fig. 3).

➋ ➌

Attenzione

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Errori tipici

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146

Tiro e sicura devono essere il piĂč possibile paralleli tra loro. L’attacco deve essere arretrato rispetto alla soglia del pozzo in modo da avere spazio a sufficienza per operare e per l’uscita della barella. Gli attacchi vanno posizionati il piĂč possibile ad altezza uomo per semplificare le operazioni di recupero, per il controllo degli attrezzi e per lo spostamento del bloccante mobile. Nel caso in cui il bloccante mobile si venisse a trovare in posizione scomoda, puĂČ essere utile predisporre un cordino di servizio per ricaricare il sistema di recupero.

Realizzare gli attacchi troppo bassi e/o troppo vicini alla soglia del pozzo. Avere ostacoli tra l’attacco principale e il centro pozzo che interferiscono con la linea di tiro (spuntoni, corda di progressione, 
). Non tenere conto dello spostamento del centro pozzo quando si applicano i carichi. Non considerare la possibilità che la barella possa essere ripresa dalle corde di tiro e sicura del pozzo superiore. Montare le corde di tiro e sicura incrociate. Calare le corde di tiro e sicura senza i nodi di identificazione (ti-ro: 2 nodi, si-cu-ra: 3 nodi).


IL DEVIATORE DI CENTRO POZZO

Spiegazione

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Attenzione

Errori tipici

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Il deviatore di centro pozzo Ăš un deviatore principale, pertanto ogni singolo punto di attacco va costruito collegando almeno tre ancoraggi (se ne possono usare in tutto quattro prendendone due in comune). La sua posizione va scelta in modo che la manovra di uscita della barella sia piĂč agevole possibile; il suo posizionamento sarĂ  inevitabilmente influenzato dalla morfologia del pozzo. Deve essere il piĂč alto possibile per semplificare l’uscita della barella, tenendo presente che posizionandolo piĂč in alto rispetto alla piazzola di tiro, aumentano i carichi e l’attrito sulla carrucola di centro pozzo durante il recupero. Devono essere deviate entrambe le corde. In generale la carrucola della sicura va posizionata piĂč esposta rispetto a quella del tiro.

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Dopo l’applicazione del carico, la carrucola tende a disporsi lungo la bisettrice dell’angolo formato dai due rami di corda che escono dalla carrucola. Fare attenzione a non incrociare le corde nelle carrucole di centro pozzo.

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Invertire l’ordine fra carrucola di tiro e di sicura. Non tenere conto dello spostamento delle carrucole una volta applicato il carico.

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147


TECN I C H E D I B a S E

Recupero con paranco

TECNICHE DI USCITA DELLA BARELLA

Su carrucole fisse Spiegazione

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Il centro pozzo Ăš realizzato con due carrucole fisse.

Esecuzione della manovra: Quando la barella arriva al centro pozzo bloccare la sicura. Lascare il tiro e staccarlo dalla carrucola di centro pozzo. Riprendere il recupero col tiro e contemporaneamente calare con la sicura.

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Pregi Semplice da realizzare. Poco materiale impiegato. Il centro pozzo puĂČ essere gestito da un tecnico in prossimitĂ  della soglia.

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Difetti Utilizzabile soltanto per uscite con attacchi di centro pozzo alti. Non Ăš applicabile in caso di centro pozzo esposto.

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Attenzione

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148

Necessita di una particolare attenzione in quanto una fase della manovra lascerà la barella collegata ad entrambe le corde, ma sospesa al centro pozzo solo con la corda di sicura. È attuabile solo se la distanza tra centro pozzo e la soglia di uscita ù inferiore alla lunghezza della barella (se dovesse saltare la sicura, la barella si adagerebbe sul pavimento). È fondamentale rispettare l’ordine di collegamento delle corde sull’attacco baricentrico per evitare che la barella si giri in uscita: il tiro deve essere collegato verso la testa e la sicura verso i piedi.


Mobile con MBB sul tiro Spiegazione

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La carrucola di centro pozzo della sicura Ăš fissa mentre quella del tiro Ăš realizzata con un deviatore mobile.

Esecuzione della manovra: Quando la barella arriva al centro pozzo sbloccare il MBB del tiro. Proseguire il recupero col tiro e contemporaneamente calare sia la sicura sia il MB del deviatore.

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Pregi Maggiore rapiditĂ  di esecuzione rispetto alla tecnica precedente.

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Difetti Gli attacchi di centro pozzo devono essere piuttosto alti. Serve piĂč materiale per l’allestimento rispetto all'uscita con deviatori fissi. Serve una persona fissa al centro pozzo per manovrare il MB.

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TECN I C H E D I B a S E

Recupero con paranco

Stendipanni Spiegazione

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È una manovra che facilita l’uscita della barella quando non ù possibile allestire il centro pozzo in posizione elevata. Prevede che i deviatori di centro pozzo siano fissi. La manovra consiste nel sospendere la barella al tratto di sicura che va dal centro pozzo alla piazzola di recupero, tramite una carrucola appositamente collegata all’anello baricentrico. Qualora il centro pozzo sia esposto, si deve accompagnare “dai piedi” la barella, predisponendo una sicura supplementare realizzata con uno spezzone collegato con un MBB all’attacco del centro pozzo del tiro.

Esecuzione della manovra: Portare la barella in prossimitĂ  della carrucola di tiro.

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150

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Calare la sicura fino ad avere un lasco sufficiente per inserire la carrucola supplementare tra il tiro e la sicura.

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Recuperare il lasco della sicura. Collegare la barella alla sicura supplementare tramite un moschettone posizionato sull'anello baricentrico dal lato dei piedi.


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Calare il tiro e togliere la corda dalla carrucola di centro pozzo. Recuperare col tiro; la barella tende così a sollevarsi grazie all’effetto teleferica creatosi sulla sicura. Continuare a recuperare col tiro e contemporaneamente calare con la sicura e lo spezzone supplementare in modo da tenere sollevata la barella solo lo stretto necessario. La sicura non deve contrastare eccessivamente il tiro.

L’ordine di collegamento delle corde sull’attacco baricentrico ù fondamentale. Dalla testa verso i piedi: tiro, carrucola di stendipanni, sicura, spezzone supplementare di accompagnamento.

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TECN I C H E D I B a S E

Recupero con paranco

CARRUCOLA E STENDIPANNI TIRO

SICURA SPEZZONE ACCOMPAGNAMENTO

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La carrucola di stendipanni deve essere agganciata alla barella dalla base del pozzo.

Pregi La barella per effetto della teleferica segue una traiettoria piĂč alta rispetto a quella delle tecniche precedenti. Consente di regolare con maggior precisione l’altezza della barella in uscita. Consente l’uscita anche con centro pozzo distante. La manovra puĂČ essere invertita ed utilizzata anche in fase di calata.

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Difetti PuĂČ sviluppare tensioni molto elevate sugli elementi della catena di sicurezza, in particolare sugli attacchi di centro pozzo. PiĂč complessa e lenta rispetto alle altre tecniche.

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Attenzione

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Errori tipici

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La manovra sollecita molto gli attacchi di centro pozzo, a causa dell’effetto teleferica. Gli ancoraggi del centro pozzo sono chiamati a lavorare in due direzioni: con carico applicato verticalmente durante il recupero e orizzontalmente durante la manovra di uscita. Tiro e sicura devono lavorare in maniera sincronizzata per non sovraccaricare il sistema. Evitare il passaggio del nodo all'interno dello stendipanni Mantenere la barella il piĂč basso possibile rispetto alla soglia del pozzo.

Tenere la sicura troppo tensionata e la barella eccessivamente alta rispetto alle reali necessità. Non prevedere una sicura supplementare in caso di centro pozzo lontano dall’uscita. Posizionare in modo scorretto (già alla base del pozzo) i moschettoni di collegamento di tiro, carrucola secondaria e sicura sull'attacco baricentrico.


foto paolo Manca


foto paolo Manca


TECN I C H E D I B a S E

Recupero con contrappeso Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

ATTACCHI E COLLEGAMENTO BARELLA

ESECUZIONE

USCITA DELLA BARELLA

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TECN I C H E D I B a S E

Recupero con contrappeso

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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È un sistema di recupero molto veloce ed efficiente. Rispetto al paranco richiede meno operatori e un minor spazio di manovra.

La risalita della barella avviene in maniera estremamente fluida. L’operatore di contrappeso deve lavorare nel vuoto.

È una manovra delicata e richiede un operatore esperto. L’operatore rischia di far cadere sassi durante la manovra e la barella si trova sulla sua verticale. Va valutata e predisposta con cura l’uscita della barella dal pozzo. Il contrappeso Ăš piĂč efficiente se il contrappesista puĂČ scendere almeno due metri e fare tratte di recupero lunghe.

Usare uno spezzone di sicura del contrappesista troppo corto, che impedisce tratte di recupero lunghe. Contrappesare pedalando, appesi alla longe. Far scendere il contrappesista sotto la barella: in questa maniera questi non può più governare il contrappeso. Contrappesare scaricando parte del proprio peso contro le pareti.


ATTACCHI

Spiegazione

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Il centro pozzo deve essere costituito da due deviatori principali con carrucole fisse. Gli attacchi dei due deviatori devono essere piĂč in alto possibile, e collegati in parallelo con anelli di cordino mobili in modo da adattarsi agli spostamenti della carrucola del tiro, dalla fase di recupero a quella di uscita dal pozzo. La carrucola del contrappeso deve essere ad alto rendimento per ridurre gli attriti. Il deviatore di centro pozzo del contrappeso deve sempre essere posizionato verso l’esterno, dalla parte opposta alla piazzola di sicura in posizione molto esposta. Rispetto alla carrucola di contrappeso il contrappesista si pone verso l’esterno, per non interferire con la barella durante l’uscita. La sicura va montata preferibilmente su Grigri e va previsto un sistema di recupero da utilizzare in fase di uscita. Va prevista una sicura per l’operatore realizzata con uno spezzone di corda dinamica collegata ad un attacco a due ancoraggi (in caso di rottura del tiro la barella resta appesa alla SICURA sua sicura ma l’operatore no!). DEL CONTRAPPESISTA

CONTRAPPESISTA

BARELLA

Attenzione

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Errori tipici

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I carichi applicati all’attacco del contrappeso sono in genere maggiori rispetto al recupero con paranco (deve reggere il peso della barella e dell’operatore). Evitare per quanto possibile di utilizzare deviatori lungo il pozzo. Una volta che le corde vengono calate nel pozzo, in attesa dell’arrivo della barella vanno sempre bloccate per poter essere utilizzate come sevizio e velocizzare la risalita dei barellieri. Il collegamento delle corde all’attacco baricentrico della barella deve essere realizzato ponendo la sicura verso la testa della barella e il tiro verso la coda. La sicura del contrappesista va predisposta collegando lo spezzone con un nodo inseguito alla maglia rapida o agli anelli di chiusura dell’imbrago.

Realizzare il centro pozzo con attacchi troppo bassi o che non consentono il recupero nel vuoto. Invertire la posizione delle carrucole del centro pozzo posizionando quella della sicura verso l’esterno e quella del contrappeso verso l’uscita del pozzo. Invertire il collegamento delle corde alla sospendita della barella. Non predisporre lo spezzone di sicura per l'operatore al contrappeso.

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TECN I C H E D I B a S E

Recupero con contrappeso

ESECUZIONE

Spiegazione

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Attenzione

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Messa in carico la barella, stacca la longe, restando comunque vincolato al proprio spezzone di sicura. (fig. 2).

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Fa salire la barella tirando verso l'alto la corda a valle della carrucola di contrappeso. (fig. 3).

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Occorre prestare estrema attenzione al pericolo di caduta di sassi innescata dal contrappesista. Il peso dell’operatore deve essere prossimo a quello della barella. Se l’operatore Ăš in difficoltĂ  con il sollevamento della barella puĂČ essere aiutato recuperando anche con la sicura. L’operatore, per poter sempre tenere sotto controllo la barella, non deve mai scendere al di sotto di essa. Quando questo risale con i bloccanti, puĂČ tenere con le mani entrambi i rami della corda di contrappeso evitando che la barella risalga in maniera incontrollata. La corda a valle dell’operatore non deve intralciare la manovra e/o interferire con la roccia. Nel caso in cui l'operatore dovesse calare, deve assicurarsi all’attacco con la propria longe solo dopo il cambio degli attrezzi. Al termine del recupero, gli operatori che ricevono la barella devono assicurarsi che il contrappesista sia allongiato prima di sganciare le corde dalla barella.

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Errori tipici

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158

L’operatore si posiziona sul centro pozzo allongiato all’attacco della carrucola del contrappeso e assicurato allo spezzone di sicura. Una volta collegata la barella l’operatore carica gradualmente la corda di contrappeso utilizzando i bloccanti. (fig. 1).

In caso di inversione di marcia, allongiarsi al centro pozzo prima del cambio attrezzi. La corda dell’operatore al contrappeso si dispone sulla carrucola dalla parte sbagliata, intralciando l’uscita della barella. Appoggiarsi sulla roccia o su altri attacchi scaricando il proprio peso e determinando un abbassamento della barella.


➊

LONGE SCOLLEGATA

➋

CONTRAPPESISTA ALLONGIATO

➌

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TECN I C H E D I B a S E

Recupero con contrappeso

USCITA DELLA BARELLA

L’uscita della barella ricalca lo schema previsto nel caso di paranco, con alcune fondamentali differenze:

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Il centro pozzo ù sempre fisso. L’uscita della barella dal pozzo avviene recuperando con la sicura. Occorre dunque montare un paranco su di essa. La corda di contrappeso ha la funzione di accompagnamento in coda. È questa la ragione per cui la sua carrucola di centropozzo deve sempre essere posizionata verso l’esterno.

Esistono due sistemi di uscita della barella. Il primo Ăš complessivamente piĂč rapido e semplice, ma richiede centri pozzo molto alti, il secondo, lo stendipanni, si rivela estremamente efficace in caso di uscite basse.

Uscita classica Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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Portare la barella in battuta sulla carrucola di contrappeso. Effettuare l’inversione di marcia montando il discensore e successivamente allongiarsi all’attacco di centro pozzo. (fig. 1). Allestire un sistema per recuperare con la sicura (paranco o paranco libero). Allentare la sicura, svincolarla dalla carrucola di centro pozzo e recuperare la corda in eccesso. (fig. 2). Avvicinare la barella verso l’uscita del pozzo recuperando con la sicura e contemporaneamente calando con il discensore la corda di contrappeso. L’altezza della barella viene regolata dal contrappesista. (fig. 3).

La manovra in sĂ© Ăš di grande semplicitĂ  ed efficacia ma richiede un operatore di contrappeso esperto. Gli attacchi di centropozzo devono essere alti per facilitare l’uscita della barella.

Iniziare le operazioni di uscita della barella prima che questa arrivi in battuta contro la carrucola di contrappeso. Scaricare il peso della barella prima che il contrappesista si sia allongiato all’attacco di contrappeso. Montare nella barella le corde di tiro e sicura invertite facendo ritorcere l’attacco baricentrico in fase di uscita. Tenere la barella piĂč alta del necessario sovraccaricando inutilmente gli attacchi (effetto teleferica).


➊

➋

➌

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TECN I C H E D I B a S E

Recupero con contrappeso

USCITA CON STENDIPANNI

Spiegazione

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Portare la barella in battuta sulla carrucola di contrappeso. Predisporre una corda di tiro supplementare e collegarla all’attacco baricentrico della barella verso la testa.

Calare la sicura fino ad avere un lasco sufficiente per inserire la carrucola supplementare tra il tiro e la sicura.

SICURA CARRUCOLA STENDIPANNI

TIRO

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CONTRAPPESO

Recuperare il lasco della sicura. Effettuare l’inversione di marcia montando il discensore e successivamente allongiarsi all’attacco di centro pozzo. Recuperare il tiro e contemporaneamente calare la sicura e il contrappeso. Il contrappeso ha la funzione di accompagnare in coda la barella mantenendola in sicurezza.


Attenzione

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Errori tipici

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Occorre predisporre un attacco supplementare nella piazzola per il recupero della barella. Esso deve essere del tipo tradizionale (tre ancoraggi); come spezzone di recupero si puĂČ utilizzare il fondo della corda di sicura o lo spezzone di servizio del sacco attrezzisti. La manovra richiede ordine nella disposizione dei moschettoni sull'attacco baricentrico. È stato accertato che la manovra sviluppa carichi elevati sugli ancoraggi. Occorre prestare particolare attenzione e cura nella messa in opera degli attacchi di centro pozzo. Deve essere comunicato all’accompagnatore o all’operatore di centro pozzo il tipo di uscita della barella e deve essere predisposta una carrucola per lo stendipanni. L’altezza della barella da terra Ăš determinata dalla gestione della sicura; dando molta corda la barella si abbassa e viceversa. La gestione del grigri di sicura richiede molta cura perchĂ© Ăš sottoposto a carichi elevati e rischia di lavorare a strattoni. Il contrappesista non dove rendere difficoltosa l’uscita della barella e, al tempo stesso, non lasciare eccessivamente lasca la corda di accompagnamento in coda.

Non comunicare il tipo di manovra e la variante di uscita prevista per il recupero. In questa maniera alla base del pozzo le corde di tiro e sicura rischiano di essere collegate invertite. Non predisporre la carrucola di stendipanni. Collegare la carrucola dello stendipanni in posizione sbagliata sulla barella. Non predisporre l'attacco per il tiro supplementare.

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foto antonino Bileddo


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Teleferica obliqua Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

ATTACCHI E ANCORAGGI

COLLEGAMENTO DELLA BARELLA

USCITA DELLA BARELLA

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TECN I C H E D I B a S E

Teleferica obliqua

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

È una tecnica che si utilizza per recuperare tratti verticali nei quali bisogna evitare specifici ostacoli (cascate d'acqua, scivoli franosi, etc). Tecnica analoga al recupero su pozzo, con l'aggiunta di una terza corda supplementare. La terza corda, detta corda guida, serve a deviare dalla verticale la traiettoria della barella. I carichi che si sviluppano sulla corda guida diminuiscono con l’aumentare della sua inclinazione nel caso limite di inclinazione prossima alla verticale la corda guida sarĂ  scarica e il peso della barella graverĂ  interamente sulle corde di tiro e sicura. Il recupero puĂČ essere effettuato sia con un paranco che con un contrappeso.

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TIRO O CALATA

SICURA

CORDA GUIDA

Attenzione

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Errori tipici

166

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L’effetto della deviazione diminuisce man mano che la barella sale lungo la verticale, fino ad annullarsi quando la barella Ăš in prossimitĂ  del centro pozzo. La corda di progressione dell’accompagnatore non deve essere troppo distante dalla deviazione; l’accompagnatore, per rimanere vicino alla barella, puĂČ seguire il recupero agganciandosi eventualmente con la longe alla corda guida prestando perĂČ molta attenzione a non indurre fastidiose oscillazioni sulla barella. Attrezzare come per una teleferica orizzontale, mettendo la corda di sicura in basso dalla parte opposta a quella del tiro: in questo modo si assicura la barella solo in caso di cedimento della corda guida, evento assai improbabile visti i bassi carichi; per contro, nel caso di cedimento della corda di tiro, la sicura sarebbe inutile e la barella cadrebbe fino alla base del salto scivolando lungo la corda guida.


ATTACCHI E ANCORAGGI

Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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In virtĂč dei bassi carichi a cui Ăš sottoposta la corda guida, l’attacco alla sommitĂ  della verticale puĂČ utilizzare tre degli ancoraggi del centro pozzo, ripresi con un altro spezzone. Per lo stesso motivo l’attacco della corda guida alla base del pozzo puĂČ essere realizzato su due ancoraggi soltanto. La corda guida deve essere sempre svincolabile da entrambi i lati, quindi deve essere predisposto, sia a monte che a valle, una lunghezza di corda sufficiente a calare la barella sulla verticale del centro pozzo. L'attacco svincolabile puĂČ essere realizzato con un MBB.

Gli attacchi della piazzola a monte devono essere collocati nella posizione piĂč alta e arretrata possibile. Questo rende meno problematica l’uscita della barella. Gli attacchi bassi della corda guida devono essere adeguatamente sicuri perchĂ©, sebbene non vengano molto sollecitati, in caso di cedimento, la barella pendolerebbe pericolosamente verso la verticale. La traiettoria della corda guida va sempre verificata prima di iniziare la manovra simulando il recupero con un operatore appeso. Se l’inclinazione della corda guida Ăš inferiore a 60° bisogna valutare la necessitĂ  di aggiungere una corda di sicura supplementare.

Posizionare troppo in basso gli attacchi della corda guida o non tensionarla adeguatamente. Poco lasco di corda alle estremitĂ  della corda guida puĂČ renderne impossibile la gestione.

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TECN I C H E D I B a S E

Teleferica obliqua

COLLEGAMENTO DELLA BARELLA

Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

168

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Le corde di tiro e sicura vengono collegate in modo standard all’attacco baricentrico e rinviate in testa. La barella viene collegata alla corda guida con una carrucola agganciata con un moschettone al baricentrico.

L’ordine con cui vanno agganciate le corde di tiro e di sicura sull’attacco baricentrico deve essere stabilito in base alle modalitĂ  di uscita dal pozzo adottando gli stessi criteri utilizzati per un recupero su pozzo verticale. Non Ăš necessario utilizzare una carrucola ad alto carico per collegare la barella alla corda guida. La carrucola deve essere agganciata all’attacco baricentrico dietro le corde di tiro e sicura in modo da far procedere la barella con la testa in avanti. Per angoli di deviazione sufficientemente chiusi il sistema di collegamento standard puĂČ far sĂŹ che la corda guida strofini sui piedi della barella; d’altro canto tale sistema Ăš quello che semplifica nella maggior parte dei casi l’uscita della barella.

Agganciare la corda di tiro alla carrucola della corda guida.


USCITA DELLA BARELLA

Spiegazione

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Attenzione

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Dopo aver lascato la corda guida la barella rimarrĂ  appesa alle carrucole di centro pozzo. A questo punto si puĂČ operare come in un normale recupero su pozzo verticale, utilizzando se necessario anche la tecnica a “stendipanni”. La carrucola della corda guida puĂČ essere utilizzata per la realizzazione dello “stendipanni”, purchĂ© venga riposizionata nel punto corretto dell’attacco baricentrico.

È preferibile allentare la corda guida dall’alto, dove la barella Ăš vicina, per evitare problemi di comunicazione con la piazzola a valle. Una volta allentata, la corda guida puĂČ essere utilizzata per assicurare la barella al centro pozzo durante la fase di uscita. In caso di recupero con paranco e uscita con stendipanni, Ăš possibile anche usare il capo morto a monte della corda guida come sicura in coda, “ribaltando” il MB.

SICURA IN STENDIPANNI

TIRO (PARANCO)

Errori tipici

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CORDA GUIDA CON MB RIBALTATO

Agganciare la corda di tiro all’attacco baricentrico della barella in posizione errata rispetto alle modalità di recupero e di uscita dal pozzo.

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foto paolo Manca


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Teleferica orizzontale Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

ALLESTIMENTO

LEGATURA DELLA BARELLA

TENSIONAMENTO CON PARANCO

Paranco libero con MB rinforzato Paranco classico con grigri TENSIONAMENTO CON CONTRAPPESO

Tensionamento a contrappeso 1 Allentamento della portante per calare la barella Tensionamento a contrappeso 2 SOSPENSIONE DELLA BARELLA

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TECN I C H E D I B a S E

Teleferica orizzontale

CONCETTI DI BASE

È una tecnica di recupero che si utilizza per il superamento di tratti sub-orizzontali dove per la conformazione degli ambienti o la presenza di ostacoli non sono applicabili altre tecniche piĂč veloci. Si avvale di una terza corda, detta “portante”, che sostiene e indirizza la barella durante il tragitto.

Spiegazione

PORTANTE

TIRO SICURA

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Le forze esercitate sugli attacchi della teleferica dipendono di tensionamento della portante, dalla sua inclinazione e dal peso della barella. Con la portante sufficientemente tesa e il carico applicato, si arriva ad una sollecitazione sugli attacchi di gran lunga superiore al peso della barella. Aumentando l’inclinazione della portante il carico sugli attacchi diminuisce. Variando la tensione della portante il carico si distribuisce sui rami di corda a monte e a valle della barella (e di conseguenza sugli attacchi). Si veda lo schema seguente a titolo di esempio:

200 daN 50 daN

50 daN

70 daN

70 daN

100 daN

100 daN

100 daN

100 daN 100 daN

172

100 daN

200 daN


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Attenzione

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Errori tipici

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È stato accertato che in fase di tensionamento, a prescindere dalla tecnica utilizzata, si raggiungono carichi massimi che si attestano attorno ai 5 kN. I carichi diminuiscono notevolmente una volta terminata la fase di tensionamento e il successivo bloccaggio della portante, attestandosi attorno ai 2,5 kN con picchi massimi di 4 kN. La portante doppia consente di diminuire la “freccia” e di conseguenza l’abbassamento della barella durante il recupero perchĂ© il peso della barella si distribuisce su due tratte di corda. Occorrono una corda di lunghezza doppia e due carrucole per ciascun punto di attacco della sospendita.

È una tecnica che sviluppa forti tensioni sulle corde e carichi sugli attacchi, inoltre richiede molto materiale ed Ú lenta da realizzare. Valutare attentamente la traiettoria della portante soprattutto in caso la barella passi in prossimità di ostacoli. Valutare bene l'inclinazione rispetto alla direzione orizzontale: se supera i 60° Ú necessario doppiare la corda di tiro togliendo quella di sicura in coda alla barella (teleferica obliqua). Sincronizzare la calata della sicura col recupero del tiro in modo che non ci siano mai corde lasche.

Non mettere la corda di sicura o metterla dalla stessa parte del tiro, rendendo impossibile alcune manovre oltre a non trattenere la barella in caso di cedimento della portante.

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TECN I C H E D I B a S E

Teleferica orizzontale

ALLESTIMENTO

Spiegazione

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174

Gli attacchi della portante e della sicura alla partenza e quelli della portante e del tiro all’arrivo, devono essere realizzati collegando tra loro almeno 3 ancoraggi (almeno 4 ancoraggi, dei quali 2 in comune). In caso di cedimento della portante la barella rimane vincolata al tiro e alla sicura che devono quindi essere collegate ad attacchi altrettanto sicuri. La portante deve essere sempre svincolabile da entrambi i lati, utilizzando preferibilmente 2 MBB rinforzati. In alternativa su uno dei lati si puĂČ utilizzare un grigri, tenendo conto che questo ha la tendenza ad essere difficilmente sbloccabile se sottoposto a grandi trazioni: Ăš particolarmente importante in fase di sblocco porre attenzione al momento di rilascio della corda dall’attrezzo, che potrebbe risultare brusco. La portante e la linea tiro-sicura, a monte di entrambi i sistemi di vincolo (nodi, grigri o contrappeso) devono avere una lunghezza adeguata di corda in piĂč, tale da permettere l'eventuale calata a terra della barella. Gli attacchi di tiro e sicura devono essere posti in posizione facilmente manovrabile, eventualmente vanno rinviati entrambi per mantenere le corde parallele alla portante. Gli attacchi devono essere sempre arretrati e alti, in posizione adatta a mantenere una traiettoria senza ostacoli per la barella.


Attenzione

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Errori tipici

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Non usare mai bloccanti a denti per bloccare la portante (rischio concreto di scalzare la corda). Il grigri tende a bloccarsi, mai usarlo da ambo i lati della portante. Verificare in anticipo traiettoria e funzionalitĂ  della teleferica con un congruo carico appeso. In caso di cedimento della portante, con tiro e sicura tensionate, la barella si abbassa di almeno 2 metri ogni 10 di teleferica: bisogna tenerne conto. Poca corda in piĂč ai capi della portante puĂČ rendere impossibile calare la barella in caso di necessitĂ . Bloccare il MBB rinforzato in recupero anzichĂ© in calata: si puĂČ inchiodare il nodo. Se gli attacchi di partenza o di arrivo sono troppo bassi, la barella si puĂČ trovare a dover superare ostacoli imprevisti lungo la traiettoria. Non prevedere un sistema di recupero all’arrivo. Anche in caso di teleferica in discesa, la barella si puĂČ trovare piĂč in basso rispetto alla piazzola di destinazione.

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TECN I C H E D I B a S E

Teleferica orizzontale

LEGATURA DELLA BARELLA

Spiegazione

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Predisporre la sospendita negli appositi attacchi facendo attenzione a non intrecciare le fettucce. Costruire alle estremità della corda di tiro e di sicura un guide con frizione doppio con asole di lunghezza differente lasciando il capo morto della corda di tiro lungo quattro metri. Collegare una gassa della corda di tiro alle asole lunghe della barella, l’altra gassa all’anello della sospendita. Passare il capo in uscita dal nodo negli anelli della sospendita e portarlo oltre la coda della barella. Collegare una gassa della corda di sicura all’attacco dei piedi (maniglia/cordino/attacchi laterali), l’altra gassa all’anello dei piedi della sospendita. Inseguire il nodo della corda di sicura con il capo della corda di tiro creando un gandalf. Questo tipo di collegamento, oltre a riassicurare la sospendita in senso orizzontale, ù utile per il superamento di un eventuale deviatore di teleferica (si faccia riferimento all’apposito capitolo). Il tiro e la sicura devono essere collegati con un nodo coniglio sia alla barella sia alla sospendita in modo che entrambe le gasse entrino in tiro contemporaneamente e vengano limitate le oscillazioni. CAPO MORTO RIPASSATO NEGLI ANELLI DELLA SOSPENDITA GUIDE CON FRIZIONE DOPPIA

CHIUSURA GANDALF DEL CAPO MORTO

Attenzione

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Errori tipici

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Il capo morto deve essere infilato negli anelli e non nei moschettoni delle carrucole; in caso sia presente un deviatore sulla portante, ù indispensabile poter togliere il moschettone dall’anello in sicurezza. Occorre costruire un punto di attacco per la sicura ai piedi se non ù già stato previsto dal costruttore della barella (come nella barella Alp Design). Si utilizza uno spezzone di cordino ripassato negli anelli posteriori della tavola (o attorno alle maniglie).

Collegare il tiro e la sicura solo alla sospendita o solo alla barella: si aumentano le oscillazioni durante il recupero. Infilare il capo morto nei moschettoni delle carrucole invece che negli anelli della sospendita. Non verificare l’adeguata lunghezza delle asole che vincolano barella e sospendita.


TENSIONAMENTO CON PARANCO

Spiegazione

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Quando si tensiona la teleferica con un paranco Ăš indispensabile utilizzare sulla portante due bloccanti accoppiati in parallelo con un cordino in modo da distribuire il carico e non rischiare di lesionare la calza della portante. In alternativa si puĂČ utilizzare un nodo autobloccante costruito con un cordino in kevlar.

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Le ultime fasi del tensionamento vanno fatte con i bloccanti vicini all’attacco della portante per migliorare il rendimento del sistema di tensionamento.

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TECN I C H E D I B a S E

Teleferica orizzontale

Paranco libero con MB rinforzato

VINCOLARE

MEZZO BARCAIOLO RINFORZATO

Spiegazione

Per facilitare lo scorrimento del MB rinforzato in fase di tensionamento, Ăš meglio far scorrere solo due giri di corda nel moschettone e completare il nodo solo quando il paranco deve recuperare la parte mobile. Pregi: Tensionamento efficace. Si puĂČ migliorare il tensionamento migliorando il rendimento del paranco fino a P/5. Il paranco libero puĂČ essere efficacemente spostato e utilizzato anche sulla corda di tiro.

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Difetti: Una persona deve occuparsi con particolare cura della gestione e del blocco del MB rinforzato.

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Attenzione

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B

A

Vincolare la coda del paranco libero a un ancoraggio.

C

178

D


Paranco classico con Grigri Spiegazione

Pregi: Si realizza un paranco usando come base fissa un Grigri. Sistema di tensionamento semplice. Bloccaggio della portante efficace.

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Difetti: Il grigri tende ad inchiodarsi. In tal caso va calata la portante dall’altro lato; in alternativa si puĂČ vincolare il grigri all’attacco mediante uno spezzone con MBB.

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Attenzione

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Durante il tensionamento la barella non deve gravare sulla portante. È necessario che gli operatori la sostengano o la aggancino in un momento successivo. Nel caso di portante molto alta si deve prevedere un sistema di sollevamento per consentire l'aggancio della barella.

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TECN I C H E D I B a S E

Teleferica orizzontale

TENSIONAMENTO CON CONTRAPPESO

Spiegazione

Mediante contrappeso Ăš possibile variare la quota di transito della barella di fronte ad eventuali ostacoli (massi o particolari morfologie). Per ottenere un recupero efficace Ăš essenziale che la linea di tiro sia piĂč parallela possibile alla portante. È possibile deviare il tiro con una carrucola fino ad una zona piĂč comoda per il recupero.

Pregi: Traiettoria facilmente regolabile anche durante il trasporto in tratti complessi. Tensionamento rapido e con meno strattoni per la barella.

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Difetti: Carichi elevati sulla carrucola di contrappeso per mantenere alta la portante. Due o piĂč persone impegnate nel contrappeso anche durante la manovra. Serve molto spazio a disposizione degli operatori di contrappeso. Il cedimento della portante avrebbe conseguenze gravi anche per gli operatori di contrappeso.

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Attenzione

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Errori tipici

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Posizionare gli attacchi delle carrucole alti e arretrati per facilitare il superamento di ostacoli in prossimitĂ  della piazzola (es. bordo del pozzo).

Non prevedere un sistema di svincolo della portante dall’estremità opposta al contrappeso. Vincolare le carrucole su attacchi con meno di tre ancoraggi per carrucola. Non mantenere la corda di tiro in linea con la portante.


Tensionamento a contrappeso 1

Spiegazione

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Utilizzare per il contrappeso sulla portante una carrucola ad alto rendimento. Si appendono due contrappesisti alla corda in uscita dalla carrucola. PuĂČ essere necessario l’impiego anche di un terzo contrappesista. PuĂČ essere necessario predisporre uno spezzone di sicura o di servizio per i contrappesisti, se l’altezza dal suolo lo richiede.

Allentamento della portante per calare la barella Il contrappesista posto in basso, passa dai bloccanti al discensore con chiave di bloccaggio. Un tecnico si vincola a quest’ultimo contrappesista (zavorra). Il contrappesista posto in alto si svincola dalla portante. Il contrappesista con il discensore inserito inizia a calare e contemporaneamente vengono allentate le corde di tiro e sicura.

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TECN I C H E D I B a S E

Teleferica orizzontale

Tensionamento a contrappeso 2

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Un operatore sale fino alla carrucola, mette in carico la portante e quindi passa sul discensore bloccandolo. Collega uno o piĂč spezzoni di corda al maillon in cintura dove si appendono con i bloccanti gli altri. Questi ultimi regolano la traiettoria, stando poggiati a terra, semplicemente alzandosi o piegandosi sulle gambe. Al termine, per scaricare la portante, il primo operatore sblocca il discensore e scende.


foto Giuseppe antonini


TECN I C H E D I B a S E

Teleferica orizzontale

SOSPENSIONE DELLA BARELLA

CARRUCOLE DI CONTRAPPESO IMPRIGIONATE NELLA PORTANTE

CARRUCOLE DI TELEFERICA GIA' PREDISPOSTE

NODO BARCAIOLO NELL'ANELLO DELLA SOSPENDITA

Spiegazione

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Attenzione

Errori tipici

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184

La barella viene montata sulla portante giĂ  tensionata e dopo essere stata collegata alle corde di tiro e sicura in testa ed in coda. I moschettoni delle carrucole montate sulla portante devono essere del tipo parallelo senza ghiera, con l’apertura rivolta verso il basso. Se la portante giĂ  in partenza Ăš troppo aerea, e non si tensiona mediante contrappeso, la barella puĂČ essere comunque contrappesata sulla portante. Manovra semplice ma delicata, necessita di coordinazione tra i contrappesisti.

Le carrucole dei contrappesisti devono essere imprigionate nella portante per recuperare piĂč spazio possibile.

Non aver predisposto il sistema di contrappesi per la sospensione prima di effetuare il tensionamento della portante. Non assicurarsi che le due carrucole imprigionate si posizionino sulla verticale degli anelli della sospendita (tenere presente che quando si contrappesa la barella, le carrucole tendono ad avvicinarsi l’una all’altra). Azione non coordinata dei due contrappesisti in fase di sollevamento, con il conseguente rischio di inclinare la barella in posizioni anomale.


foto Giuseppe antonini


foto Giuseppe antonini


TECN I C H E aVa N z aT E

Recupero a pendoli Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

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TECN I C H E aVa N z aT E

Recupero a pendoli

CONCETTI DI BASE

Il recupero a pendoli puĂČ essere impiegato per il trasporto della barella in meandri profondi o per superare ostacoli quali sprofondamenti o zone di crollo, in alternativa all’uso di manovre piĂč complesse come le teleferiche.

Spiegazione

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Consiste nell'impiego combinato di sistemi di contrappeso successivi: da una parte la barella viene calata e dall’altra viene recuperata. Quando la barella arriva sulla verticale del secondo contrappesista puĂČ essere ripresa da un terzo contrappeso, la manovra riparte in modo analogo l'operatore che stava recuperando fa inversione di marcia e passa in fase di calata, il nuovo operatore sul terzo contrappeso inizia a recuperare.

GRIGRI

GRIGRI

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Attenzione

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Errori tipici

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L’angolo di apertura delle corde di tiro e calata non deve superare i 120°, sia per le tensioni che si sviluppano sia per la difficoltĂ  che si creerebbe nel gestire il movimento della barella. Di fatto Ăš una tecnica che non genera tensioni elevate; Ăš giĂ  molto difficile raggiungere angoli superiori ai 60°. Per mantenere la barella alta i contrappesi non possono essere attrezzati eccessivamente lontani tra loro. Questo aumenta “l’effetto teleferica” e rende problematico il recupero; per la medesima ragione Ăš preferibile che le piazzole di contrappeso siano allestite in posizione elevata. Nell’eventuale passaggio da un contrappeso all’altro la barella deve restare sempre assicurata a due corde contemporaneamente. PuĂČ essere vantaggioso utilizzare dei grigri al posto dei bloccanti ventrali per rendere piĂč agevole il passaggio da recupero a calata (inversione di marcia).

Non coordinare bene il sistema di recupero con quello di calata. Non mantenere assicurata la barella su due corde nel passaggio da un contrappeso all’altro. Attrezzare i contrappesi troppo lontani tra loro quando si devono superare ostacoli alti o in posizione troppo bassa.

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foto paolo Manca


TECN I C H E D I B a S E

Bloccante Assicurazione Svincolabile (BAS) Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

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TECN I C H E D I B a S E

Bloccante Assicurazione Svincolabile (BAS)

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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192

Il BAS (Bloccante di Assicurazione Svincolabile) ù un sistema di assicurazione che garantisce la possibilità di svincolo. Il BAS viene utilizzato per assicurare la barella in tutte le manovre nelle quali ù necessario scollegare la corda di tiro o sicura, ad esempio per fare passare un nodo oltre la base fissa. Si costruisce con uno spezzone bloccato con un MBB a un’estremità e collegato dall’altra ad un bloccante.

Il collegamento tra spezzone e bloccante deve sfruttare i fori gemelli come indicato in figura. Assicurarsi che il moschettone abbia inserita al suo interno anche la corda di recupero. Questo accorgimento garantisce che il bloccante lavori correttamente in qualunque situazione.


Attenzione

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Errori tipici

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Per realizzare il BAS viene utilizzato: un bloccante, un moschettone preferibilmente HMS ed un moschettone parallelo (puĂČ essere materiale personale di uno degli operatori) e uno spezzone di corda da 5 metri (talvolta Ăš possibile utilizzare un capocorda). Quando il BAS Ăš impiegato in presenza di un paranco Ăš anche possibile realizzarlo sfruttando il bloccante della parte mobile del paranco stesso. Il collegamento del BAS all’attacco deve essere indipendente, eventualmente utilizzando un moschettone aggiuntivo. Se al vertice di un attacco mobile sono presenti solo due rami di corda (attacco doppio costruito con un unico spezzone), il moschettone HMS puĂČ essere utilizzato dalla parte stretta verso l’attacco, in modo da avere la parte larga disponibile per il MBB.

Collegare il bloccante impiegando il foro singolo. Collegare il bloccante non includendo la corda nel moschettone dello spezzone.

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foto Giuseppe antonini


TECN I C H E D I B a S E

Variazioni di assetto Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

MANOVRA

MANOVRA AUTONOMA

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TECN I C H E D I B a S E

Variazioni di assetto

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

196

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Di norma la barella viene recuperata in posizione orizzontale. Fanno eccezione a questa regola alcune situazioni particolari, per esempio quando le dimensioni del pozzo non consentano il passaggio della barella. In questi casi Ăš necessario recuperare la barella in verticale ed utilizzare un insieme di manovre che consentano alla barella di passare dalla posizione orizzontale a quella verticale e viceversa.

La manovra di verticalizzazione viene sempre eseguita in stretto accordo col medico e comunque preventivamente concordata col capo squadra. La manovra di verticalizzazione provoca una compressione del ferito nella zona del torace. Prima di iniziare il recupero bisogna regolare opportunatamente i cinghiaggi della barella provando a disporla in assetto verticale. Alcune barelle sono dotate di un dispositivo (tipo Trim) che consente di variare l’assetto rispetto alla verticale. Tale dispositivo Ăš utile nelle situazioni che non richiedono una verticalizzazione completa della barella. Nel caso di pozzi brevi che richiedono la verticalizzazione, Ăš piĂč pratico recuperare direttamente in verticale.

Non verificare alla base del pozzo il comportamento dei cinghiaggi mettendo la barella in verticale.


MANOVRA

Spiegazione

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Verticalizzazione: la barella ù collegata alle corde di tiro e sicura in modo standard. Al momento di porre la barella in verticale procedere come segue: ‱ ‱ ‱ ‱ ‱

Bloccare la sicura e proseguire con il tiro finché la sicura non sia lasca. Togliere il moschettone della sicura dal baricentrico e passarlo in testa (fig. 1 e 2). Bloccare il tiro, recuperare con la sicura fino a che la barella non Ú verticale e lasco il tiro. Togliere il moschettone del tiro dal baricentrico e passarlo in testa (fig. 3). Proseguire il recupero con il tiro (fig. 4).

➊

➋

­➌

➍

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TECN I C H E D I B a S E

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Orizzontalizzazione: ‱ ‱ ‱ ‱ ‱

➊

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Variazioni di assetto

Bloccare la sicura e proseguire con il tiro finché la sicura non Ú lasca. Togliere il moschettone della sicura dalla testa e passarlo al baricentrico (fig. 1). Bloccare il tiro, recuperare con la sicura fino a che la barella non Ú orizzontale. Togliere il moschettone del tiro dalla testa e passarlo al baricentrico (fig. 2). Proseguire il recupero con il tiro.

➋


Attenzione

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Errori tipici

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È necessario assicurarsi che siano possibili le comunicazioni tra l’accompagnatore e la sommitĂ  del pozzo. L’accompagnatore deve poter distinguere correttamente le corde di tiro e sicura osservando dove sono collegate in testa (sicura sull’attacco corto, tiro sull’attacco lungo). Nel caso di un breve restringimento Ăš possibile recuperare con la sicura senza togliere il tiro dal baricentrico. La manovra Ăš piĂč veloce ma la barella Ăš meno stabile (sale sull’attacco corto di testa) e il tiro potrebbe schiacciare il ferito. La manovra di orizzontalizzazione non va eseguita troppo vicino al restringimento per avere spazio di manovra a sufficienza.

Fare confusione nelle operazioni tra la corda di tiro e sicura. Eseguire l’orizzontalizzazione troppo vicino al restringimento.

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TECN I C H E D I B a S E

Variazioni di assetto

MANOVRA AUTONOMA

Spiegazione

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Quando le comunicazioni tra la barella e la sommitĂ  del pozzo sono difficili, Ăš piĂč pratico e sicuro affidare le operazioni direttamente all’accompagnatore. Procedere come segue: Predisposizione della barella: ‱ ‱ ‱ ‱

200

Agganciare all’attacco baricentrico uno spezzone lungo almeno 5 metri. Vincolare lo spezzone con un MBB ad un moschettone a base larga con ghiera inserito in un bloccante. Agganciare la corda di tiro in testa alla barella e quindi passarla nel bloccante, avendo cura di lasciare un modesto lasco di corda. La sicura ù agganciata all’attacco baricentrico e opportunamente rinviata in testa.


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Verticalizzazione: ‱ ‱

‱ ‱

Fermare il recupero. Sganciare il moschettone della sicura dal baricentrico e passarlo in testa. Se la corda non Ăš sufficiente (non si riesce a comunicare la richiesta di lascare la sicura) sciogliere il nodo (fig. 1, 2). Sbloccare il MBB e calare la barella fino a portarla in posizione verticale. Riprendere il recupero con il tiro fino al superamento del restringimento.

➊

EVENTUALMENTE SCIOGLIERE

➋ Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico - Tecniche di soccorso in grotta 2017

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TECN I C H E D I B a S E

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Variazioni di assetto

Orizzontalizzazione: ‱ ‱ ‱ ‱ ‱

Bloccare la corda di sicura. Ricostruire lo spezzone di corda con MB piĂč bloccante (fig. 1). Far allentare la corda di tiro e recuperare il MB (se non sono previsti altri restringimenti si puĂČ annodare direttamente la corda di tiro all’attacco baricentrico) (fig. 2). Far recuperare il tiro fino a quando la barella non si dispone in posizione orizzontale. Riposizionare la sicura all’attacco baricentrico.

➊

202


➋ ➌

RICOSTRUIRE MMB

➍

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TECN I C H E D I B a S E

Variazioni di assetto

Attenzione

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Durante la verticalizzazione la barella si abbassa parecchio, accertarsi di disporre degli spazi necessari.

Errori tipici

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Utilizzare uno spezzone troppo corto non sufficiente al completo rilascio del bloccante. Eseguire il MBB dello spezzone nel moschettone dell’attacco baricentrico, anzichĂ© nel moschettone del bloccante.

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foto Giuseppe antonini


foto antonino Bileddo


TECN I C H E D I B a S E

Inversioni di marcia Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

CALATE BREVI DURANTE UN RECUPERO A PARANCO

INVERSIONE DI MARCIA DA RECUPERO CON PARANCO

INVERSIONE DI MARCIA DA RECUPERO CON PARANCO Ăą€“ VARIANTE CON BAS

INVERSIONE DI MARCIA DA RECUPERO A CONTRAPPESO

INVERSIONE DI MARCIA IN CALATA

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TECN I C H E D I B a S E

Inversioni di marcia

CONCETTI DI BASE

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Le inversioni di marcia sono tecniche che permettono di passare dalla fase di recupero alla fase di calata e viceversa. La necessitĂ  di invertire la marcia Ăš un'evenienza abbastanza rara. PuĂČ essere necessario il suo impiego per l’insorgere di una situazione critica o per particolari manovre (per esempio nel recupero a pendoli, perchĂ© la barella Ăš incastrata in una lama, a seguito di una errata manovra, nel passaggio di un nodo, ecc.). Si tratta di sostituire il sistema di recupero con uno di calata o viceversa mantenendo sempre in sicurezza la barella.

CALATE BREVI DURANTE UN RECUPERO A PARANCO

Spiegazione

Quando durante un recupero con paranco si renda necessario calare per brevi tratti la barella, si deve operare come segue:

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Attenzione

Errori tipici

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Portare la parte mobile vicino a quella fissa. Tensionare la corda del paranco quanto basta a scostare con le dita la camma dentata del bloccante della base fissa. Trattenendo a braccia si rilascia gradualmente il tiro fino a quando la parte mobile rimane raggiungibile. Rilasciare la camma bloccando la base fissa. Per calare ulteriormente si ripete l’operazione da capo. La sicura mantiene il suo ruolo, assecondando i movimenti della barella.

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Resta la demoltiplica del paranco a P/3 pertanto il peso che gli operatori devono reggere Ăš 1/3 della barella, perĂČ lo sostengono completamente “a braccia”. Questa tecnica puĂČ essere utilizzata per calate brevi, al massimo un paio di metri. L’operatore deve essere sempre pronto a chiudere la camma dentata del bloccante del paranco.

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Aprire completamente il bloccante della base fissa lasciando la barella completamente in carico agli operatori al tiro. Dimenticare di avvicinare la parte mobile del paranco a quella fissa: puĂČ succedere che la puleggia mobile del paranco vada a sbattere sulla carrucola di centro pozzo inchiodando il sistema.


INVERSIONE DI MARCIA DA RECUPERO CON PARANCO

Spiegazione

La manovra consiste nel sostituire il paranco con un discensore speleo.

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Arrestare tiro e sicura. Montare il discensore con blocco completo sulla corda in uscita dalla base fissa del paranco. È conveniente che il discensore sia montato in modalità vertaco. Viene utilizzato il normale discensore di progressione di un tecnico (fig. A). Agganciare il discensore all’attacco principale (fig. B). Aggiungere un moschettone a base larga nell’attacco per semplificare l’inserimento del discensore. Tensionare il paranco, che adesso lavora a P/2, e trattenere il tiro a braccia tanto che basta per allentare il tratto di corda dentro il paranco. Sganciare il paranco dall’attacco e dalla corda (fig. C). Calare a braccia per portare il carico sul discensore. Si sblocca la chiave di corda e si cala.

La sicura mantiene il suo ruolo, assecondando i movimenti della barella.

Attenzione

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Errori tipici

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Mentre la barella viene trattenuta a braccia col paranco P/2, ù importante che la sicura sia mantenuta ben tesa per ridurre gli effetti di un accidentale rilascio del paranco. È facile montare il discensore in senso contrario quindi si consiglia di adottare il seguente metodo: ‱ Collegare il discensore al proprio imbraco. ‱ Avvicinarsi di fronte all’attacco e montarlo in modalità vertaco. ‱ Staccarlo dal proprio imbraco e collegarlo all’attacco. ‱ Recuperare la corda in eccesso ed eseguire la chiave di bloccaggio.

Collegare il discensore nel moschettone della base fissa del paranco rendendo impossibile smontarlo. Inserire la corda nel discensore in senso contrario.

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TECN I C H E D I B a S E

Inversioni di marcia

INVERSIONE DI MARCIA DA RECUPERO CON PARANCO – VARIANTE CON BAS

Questa tecnica viene utilizzata nel caso in cui la sicura non sia utilizzabile (passiva o assente, come in caso di teleferica) o quando gli operatori non siano in numero sufficiente. Infatti la tecnica utilizza un Bloccante di Assicurazione Svincolabile (BAS) e il tiro non viene recuperato a P/2 né trattenuto a braccia dagli operatori. Spiegazione

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Arrestare tiro e sicura. Collegare un BAS (utilizzando il bloccante mobile del paranco) all'attacco principale con un moschettone aggiuntivo (fig A). Calare brevemente il tiro agendo sulla camma dentata come per le calate brevi su paranco (primo paragrafo) fino al completo tensionamento del BAS (fig. B). Smontare la base fissa del paranco, inserire la corda nel discensore in modalità vertaco, bloccare con chiave completa e fissarlo all’attacco principale (fig. C). Sbloccare il BAS e dare corda fino al tensionamento del tiro (fig. D). Smontare il BAS. Sbloccare il discensore e iniziare la calata.

A

B

C

D

Attenzione

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Errori tipici

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210

Valutare in anticipo la posizione della parte mobile per effettuare, senza impedimenti, la manovra di rilascio del BAS. Inserire il discensore nell’attacco principale su di un moschettone diverso da quello del BAS. La fase di tensionamento del cordino comporta per un breve tratto la calata su paranco trattenuto a braccia.

Inserire la corda nel discensore in senso contrario. Fissare il BAS ad uno degli ancoraggi anzichĂ© sull’attacco. Bloccante del BAS regolato troppo distante dalla base fissa: puĂČ non bastare lo spezzone del BAS o puĂČ arrivare in battuta sulla carrucola di centro pozzo. Non avere il materiale necessario per l’operazione di inversione (perchĂ© ad esempio il sacco barella Ăš rimasto in fondo al pozzo o perchĂ© i tecnici non hanno, tra l’attrezzatura individuale, uno spezzone di cordino ed un moschettone a pera).


INVERSIONE DI MARCIA DA RECUPERO A CONTRAPPESO

Spiegazione

La manovra viene effettuata in autonomia dall’operatore del contrappeso che esegue un cambio attrezzi restando in carico sulla corda. Dopo aver inserito il discensore l’operatore gestisce la calata.

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Attenzione

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Errori tipici

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Arrestare tiro e sicura. Il contrappesista esegue il cambio attrezzi dai bloccanti al discensore bloccato con la chiave completa. L’operatore agendo sul contrappeso sale fino ad avvicinarsi alla carrucola di centro pozzo (la barella in conseguenza scende). Il contrappesista si assicura “corto” con la propria longe all’attacco di centro pozzo. Il contrappesista scioglie la chiave e cala col proprio discensore la barella. La sicura mantiene il suo ruolo, assecondando i movimenti della barella.

L’operatore deve assicurarsi “corto” solamente dopo aver eseguito il cambio attrezzi. Non dimenticarsi di assecondare i movimenti della barella con la sicura durante il posizionamento del contrappesista. Per una breve calata il contrappesista deve sollevare sĂ© stesso tirandosi a braccia sulla corda dove Ăš appesa la barella (ovvero spinge in basso la corda della barella). Se si Ăš troppo vicini alla carrucola di contrappeso prima di calare Ăš necessario abbassarsi scendendo sui bloccanti.

Maniglia del tecnico contrappesista bloccata in battuta contro la carrucola di centro pozzo (succede quando l’inversione dei suoi attrezzi viene eseguita troppo vicino alla carrucola o quando il contrappesista si assicura “corto” all’attacco prima dell’inversione). Scarsa valutazione dei pesi (contrappesista-barella).

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TECN I C H E D I B a S E

Inversioni di marcia

INVERSIONE DI MARCIA IN CALATA

Spiegazione

L’inversione di marcia, puĂČ rendersi necessaria anche in fase di calata. Si applica in genere per brevi tratti per permettere di correggere malfunzionamenti emersi durante lo svolgimento di una manovra. La sicura mantiene sempre il suo ruolo, assecondando i movimenti della barella. Inversione di marcia in fase di calata su discensore in piazzola Bisogna sostituire il discensore con un paranco. Arrestare tiro e sicura e bloccare in chiave il discensore. Montare la parte mobile (fig. A). Recuperare a P/2 per ottenere un lasco di corda tra il discensore e la base mobile del paranco. Trattennedo "a braccia", montare la base fissa del paranco sul lasco di corda cosĂŹ ottenuto (fig. B). Agganciare la base fissa all’attacco. Rilasciare il tiro mandando in tensione il paranco. Smontare il discensore e iniziare il recupero.

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A

B

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Inversione di marcia in fase di calata su contrappeso La manovra viene effettuata in autonomia dal contrappesista che esegue un cambio attrezzi sulla corda di contrappeso. Si bloccano tiro e sicura e si mette in chiave il discensore. Il contrappesista stacca la propria longe (“sicura corta”) ed esegue il cambio attrezzi.

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Attenzione

Errori tipici

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Per recuperare un brevissimo tratto durante la calata col discensore in piazzola ù possibile inserire un bloccante mobile con carrucola e trazionare a P/2 trattenendo “a braccia” il carico. Per recuperare un breve tratto durante una calata col contrappeso, il contrappesista blocca il discensore in chiave, toglie la propria longe (“assicurazione corta”) e si cala verso il basso sollevando la barella di quanto richiesto. La corsa massima ù limitata dalla lunghezza della sua “sicura del contrappesista”.

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Collegare la base fissa del paranco nel moschettone del discensore rendendo impossibile smontarlo. Montaggio errato della base fissa.


foto paolo Manca


foto paolo Manca


TECN I C H E D I B a S E

Calata Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

LĂą€™ATTACCO PRINCIPALE

IL DEVIATORE DI CENTRO POZZO

TECNICHE DI ENTRATA DELLA BARELLA

Su carrucole fisse Mobile con MBB sul tiro Stendipanni DEVIATORI SECONDARI

CALATE IN CONTRAPPESO

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TECN I C H E D I B a S E

Calata

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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216

Si tratta di calare la barella lungo una verticale. Alla corda di calata ne viene accoppiata una seconda che convenzionalmente viene chiamata “sicura”. Per la calata si impiega un discensore speleo. Per la sicura si puĂČ utilizzare un grigri o un qualunque altro sistema di calata. La barella viene collegata alle corde in modo standard. Le corde vengono rinviate in testa al pozzo da un deviatore principale. La traiettoria lungo il pozzo puĂČ essere corretta da uno o piĂč deviatori secondari.


Attenzione

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Errori tipici

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Il discensore deve essere montato in modalità “vertaco”. Nel caso si utilizzi un mezzo barcaiolo per la corda di sicura, si deve fare molta attenzione a “dare corda” mantenendo paralleli i rami di corda in entrata e in uscita nel nodo; questo accorgimento ù importante per non creare torsioni nella corda che rischiano di intralciare la manovra. Alla base della calata deve essere presente un numero sufficiente di tecnici per accompagnare la barella ed adagiarla.

Spazio insufficiente per gli operatori che operano alla calata. Operatori che lavorano in zona instabile esponendo la barella al rischio di caduta sassi. Non prevedere un sistema di passamano/sicura per gli operatori nei luoghi esposti. Non assecondare con la sicura la progressiva discesa della corda di calata.

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TECN I C H E D I B a S E

Calata

L’ATTACCO PRINCIPALE

Spiegazione

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Si tratta di un attacco principale standard, realizzato con le stesse modalitĂ  utilizzate nella tecnica di recupero a paranco: due attacchi indipendenti costruiti con almeno tre ancoraggi ciascuno.

Attenzione

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La calata e la sicura devono essere il piĂč possibile parallele tra loro. La piazzola di calata deve essere sufficientemente arretrata da consentire la messa in sicurezza della barella durante il collegamento delle corde. Gli attacchi della piazzola di calata vanno posizionati preferibilmente ad altezza uomo in modo da agevolare la gestione degli attrezzi.

â€ș Errori tipici

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Attacchi troppo bassi e/o troppo vicini alla soglia del pozzo. Avere ostacoli tra l’attacco principale e il centro pozzo che interferiscono con la linea di calata (spuntoni, corda di progressione, 
). Non tenere conto dello spostamento del centro pozzo quando si applicano i carichi.

IL DEVIATORE DI CENTRO POZZO

Spiegazione

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Attenzione

Errori tipici

218

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Il deviatore di centro pozzo Ăš un deviatore principale e valgono le stesse indicazioni date nel recupero. La sua posizione va scelta in modo che la manovra di “entrata” della barella nel pozzo sia il piĂč agevole possibile; il suo posizionamento sarĂ  preferibilmente piĂč in alto rispetto alla soglia, compatibilmente con la morfologia del pozzo. Devono essere deviate entrambe le corde. In generale la carrucola della sicura va posizionata piĂč esposta rispetto a quella della calata.

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Dopo l’applicazione del carico, la carrucola tende a disporsi lungo la bisettrice dell’angolo formato dalla verticale e dalla linea che collega l'attacco di centro pozzo alla piazzola di recupero. Fare attenzione a non incrociare le corde nelle carrucole di centro pozzo.

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Invertire l’ordine fra carrucola di calata e di sicura. Non tenere conto dello spostamento delle carrucole una volta applicato il carico.


TECNICHE DI ENTRATA DELLA BARELLA

Su carrucole fisse Spiegazione

Il centro pozzo ù realizzato con due carrucole fisse e la sicura ù montata su grigri. Esecuzione della manovra: Recuperare con un paranco la barella sulla corda di sicura rinviata nel centro pozzo, mentre si cala con l’altra corda. Quando la barella arriva sulla verticale del pozzo, bloccare la sicura e lascare la calata quanto basta a inserirla nella carrucola. Smontare il paranco sulla sicura e calare contemporaneamente le due corde.

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Pregi Semplice da realizzare. Poco materiale impiegato. Il centro pozzo puĂČ essere gestito da un tecnico in prossimitĂ  della soglia.

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Difetti Utilizzabile soltanto per uscite con attacchi di centro pozzo alti e vicini alla soglia. Non Ăš applicabile in caso di centro pozzo esposto.

â€ș â€ș Attenzione

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Necessita di una particolare attenzione in quanto, in una fase della manovra, la barella rimane sospesa al centro pozzo con la sola corda di sicura. È attuabile solo se la distanza tra centro pozzo e la soglia di uscita Ú inferiore alla lunghezza della barella (se dovesse saltare il centro pozzo della sicura, la barella si adagerebbe sul pavimento).

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Calata

Mobile con MBB sulla calata Spiegazione

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La carrucola di centro pozzo della sicura Ăš fissa mentre quella della calata Ăš realizzata con un deviatore mobile; la sicura su grigri.

Esecuzione della manovra: Calare con la corda di calata e recuperare con la sicura per avvicinare la barella alla verticale con l'aiuto dei barellieri. Se necessario recuperare la sicura con un paranco quanto basta a tenere la barella sollevata da terra. Mentre la barella si avvicina alla verticale, recuperare contemporaneamente corda nel MB del deviatore. Quando la barella ù sulla verticale, bloccare la sicura e lascare la calata quanto basta a recuperare il MB del deviatore fino all’altezza necessaria. Bloccare il MB del deviatore e procedere la calata con ambedue le corde.

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Pregi Maggiore rapiditĂ  rispetto alla precedente.

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Difetti Gli attacchi di centro pozzo devono essere piuttosto alti. Serve piĂč materiale per l’allestimento rispetto alla precedente. Serve una persona fissa al centro pozzo per manovrare il MB.

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Stendipanni Spiegazione

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È una manovra che facilita l’ingresso della barella nel pozzo quando non ù possibile allestire il centro pozzo in posizione elevata. Prevede che i deviatori di centro pozzo siano fissi. La manovra consiste nel sospendere la barella al tratto di sicura che va dal centro pozzo alla piazzola di recupero, sfruttando una carrucola dedicata collegata all’anello baricentrico. Qualora il centro pozzo sia esposto, si deve assicurare “dai piedi” la barella, predisponendo uno spezzone supplementare collegato con un MB all’attacco del centro pozzo della calata. L’ordine di collegamento delle corde sull’attacco baricentrico ù fondamentale. Dalla testa verso i piedi: calata, carrucola di stendipanni, sicura, spezzone supplementare di accompagnamento.

CARUCOLA STENDIPANNI

CALATA

SICURA SPEZZONE ACCOMPAGAMENTO

Esecuzione della manovra: La sicura va predisposta con un sistema di recupero a paranco (grigri piĂč parte mobile o paranco libero). Inserire la carrucola supplementare sulla corda della sicura che funge da portante e collegarla al baricentrico tra la calata e la sicura. Recuperare con la sicura e trattenere la barella con la corda di calata; la barella tende cosĂŹ a sollevarsi grazie all’effetto teleferica creatosi sulla sicura. Continuare a recuperare con la sicura e contemporaneamente dare corda alla calata in modo da tenere sollevata la barella solo lo stretto necessario; mantenere sempre in sicura la barella recuperando il lasco dello spezzone supplementare. La calata non deve contrastare eccessivamente il recupero della sicura.

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TECN I C H E D I B a S E

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Calata

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Quando la barella Ăš sulla verticale del pozzo, bloccare lo spezzone di accompagnamento, dare corda alla calata quanto basta per inserirla nella carrucola di centro pozzo e bloccarla (con chiave di bloccaggio sul discensore).

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Calare la sicura fino ad avere un lasco sufficiente per togliere la carrucola supplementare di stendi panni (la barella andrĂ  in carico sulla calata); recuperare il lasco della sicura, togliere lo spezzone.


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Iniziare la calata con ambedue le corde.

Pregi: La barella, grazie all'effetto della teleferica, puĂČ seguire una traiettoria piĂč alta rispetto a quella delle tecniche precedenti. Consente l’ingresso nel pozzo anche con un centro pozzo distante.

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Difetti: PuĂČ sviluppare tensioni molto elevate sugli attacchi di centro pozzo. PiĂč complessa e lenta rispetto alle altre tecniche.

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Attenzione

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Errori tipici

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La manovra sollecita molto gli attacchi di centro pozzo, a causa dell’effetto teleferica. Gli ancoraggi del centro pozzo sono chiamati a lavorare in due direzioni: con carico applicato orizzontalmente durante la manovra di entrata nel pozzo e verticalmente durante la calata. Calata e sicura devono lavorare in maniera sincronizzata per non sovraccaricare il sistema.

Tenere la corda di calata troppo in tensione e la barella eccessivamente alta rispetto alle reali necessitĂ . Non prevedere una sicura supplementare ai piedi in caso di centro pozzo lontano dalla soglia del pozzo. Posizionare in modo scorretto i moschettoni di collegamento di calata, carrucola secondaria e sicura sull'attacco baricentrico.

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TECN I C H E D I B a S E

Calata

Deviatori secondari Spiegazione

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Bloccare la calata del tiro quando la barella raggiunge l'altezza del deviatore. Continuare a calare la sicura fino ad avere il lasco sufficiente per inserire la corda nel deviatore. (l’accompagnatore si puĂČ far aiutare da un secondo tecnico nel caso il deviatore sia distante dalla verticale). Recuperare il lasco della sicura e trasferirvi il carico dando corda alla calata. Lascare la calata, inserirla nel rispettivo deviatore, rimettere in tensione e riprendere la calata con ambedue le corde.


Calate in contrappeso Spiegazione

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Quando c’ù la necessità di calare la barella in contrappeso, il contrappesista deve essere collegato con la longe corta all’attacco di centro pozzo. Assicurarsi che il contrappesista non interferisca con la traiettoria di entrata nel pozzo della barella. Per l’avvicinamento della barella alla verticale del contrappeso si seguono le manovre elencate in precedenza

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foto paolo Manca


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Passaggio del nodo Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

PASSAGGIO DEL NODO IN RECUPERO A PARANCO

Nei deviatori di centro pozzo Nella piazzola di tiro PASSAGGIO DEL NODO IN CONTRAPPESO

PASSAGGIO DEL NODO IN CALATA

Nel discensore Nel deviatore di centro pozzo In contrappeso PASSAGGIO DEL NODO NEI DEVIATORI SECONDARI

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Passaggio del nodo

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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Manovra necessaria nel caso di nodi di giunzione sulla corda di tiro e/o sicura. Per effettuare la manovra Ú necessario allentare temporaneamente la corda sulla quale si trova il nodo di giunzione. La barella non deve mai essere assicurata ad una sola corda; per questo motivo si utilizza un Bloccante di Assicurazione Svincolabile (BAS) per riassicurare temporaneamente la barella. Il nodo di giunzione o di isolamento della lesione Ú il galleggiante perché compatto e si scioglie facilmente anche dopo aver subito forti trazioni. Quando Ú possibile giuntare solo una delle due corde Ú preferibile eseguire la giunzione preferibilmente sulla corda di sicura.

Se fosse necessario effettuare dei nodi di giunzione sia sul tiro sia sulla sicura, i nodi vanno sfalsati di diversi metri. Il collegamento del BAS all’attacco deve essere indipendente e vincolato agli spezzoni tramite due moschettoni che possono essere preparati giĂ  all’inizio del recupero. Il BAS puĂČ essere costruito con il materiale personale degli operatori e con il capo corda del tiro o della sicura. Effettuare un nodo sia sul tiro che sulla sicura senza distanziarli di alcuni metri. L'operatore non predispone in anticipo il materiale aggiuntivo necessario per la manovra.


PASSAGGIO DEL NODO IN RECUPERO A PARANCO

Nei deviatori di centro pozzo Spiegazione

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Portare il nodo in prossimità della carrucola del deviatore. Mettere in sicurezza la corda di tiro collegando il BAS all’attacco di centro pozzo (fig. A). Recuperare a paranco con la sicura (aggiungendo la parte mobile) e contemporaneamente recuperare a mano la corda nel bloccante del BAS fino ad avere un lasco sufficiente a portare il nodo oltre la carrucola. Smontare la carrucola, rimontarla dall'altro lato del nodo (fig. B); quindi rimettere in tensione il tiro. Continuare il recupero e togliere il BAS. A

B

Attenzione

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Errori tipici

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Per mantenere in tensione il BAS si deve tenere il bloccante in basso con una mano (o un piede) e con l’altra si recupera la corda verso l’alto. È consigliabile vincolare il BAS prima all'attacco e poi alla corda per non rischiare di farlo di scivolare accidentalmente lungo la corda fino alla barella.

Agganciare il BAS sul moschettone della carrucola di centro pozzo, rendendone difficile, se non impossibile, l’apertura.

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Passaggio del nodo

Nella piazzola di tiro

Spiegazione

La manovra consiste nel portare il nodo oltre la base fissa del paranco; si rende quindi necessario spostare il carico alla corda di sicura. Portare il nodo a pochi cm della parte fissa del paranco. Mettere in sicurezza la corda di tiro collegando un BAS costruito con la la base mobile del paranco (fig. A). Recuperare a paranco con la sicura (aggiungendo la parte mobile) fino ad avere un lasco sufficiente a portare il nodo oltre (fig. B). Smontare la base fissa del tiro e ricostruirla dall'altro lato del nodo (fig. C); quindi mettere in tensione il tiro. Togliere il BAS. Continuare il recupero e passare il nodo anche oltre alla carrucola della parte mobile.

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Attenzione

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Durante la fase di recupero con la sicura, mantenere in tensione il BAS recuperando il tratto di corda tra il bloccante e la parte fissa del paranco.

Errori tipici

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Il BAS viene agganciato sul moschettone della base fissa del paranco, rendendone pericolosa, se non impossibile, l’apertura.

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A

B

C

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TECN I C H E D I B a S E

Passaggio del nodo

PASSAGGIO DEL NODO IN CONTRAPPESO

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Spiegazione

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Avvicinare il nodo in prossimità della carrucola del contrappeso. Mettere in sicurezza la corda di tiro vincolando il BAS all’attacco del contrappeso (fig. A). L’operatore deve assicurarsi e poi staccarsi completamente dalla corda di contrappeso. Recuperare con la sicura. Contemporaneamente recuperare la corda nel bloccante del BAS. Si recupera fino ad avere un lasco sulla corda di contrappeso sufficiente a portare il nodo oltre la carrucola (fig. B). Mettere in tensione la corda di contrappeso e togliere il BAS dalla corda. A

B

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Attenzione

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Errori tipici

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La carrucola del contrappeso puĂČ essere attaccata al moschettone supplementare del BAS, per comoditĂ  delle operazioni. È bene che l'operatore di contrappeso non si assicuri troppo corto. PuĂČ assicurarsi all’altezza desiderata costruendo un nodo sulla sua sicura. È consigliabile vincolare il BAS prima all'attacco e poi alla corda, per non rischiare che scivoli accidentalmente lungo la corda fino alla barella.

Il BAS viene agganciato al moschettone della carrucola del contrappeso, rendendone pericolosa, se non impossibile, l’apertura. L’operatore si assicura al moschettone della carrucola o alla carrucola stessa rendendo impossibile smontarla.

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TECN I C H E D I B a S E

Passaggio del nodo

PASSAGGIO DEL NODO IN CALATA

Nel discensore Spiegazione

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Portare il nodo a 1-2 metri dal discensore. Mettere in sicurezza la corda di calata con un BAS all’attacco di calata (fig. A). Il BAS va regolato il piĂč corto possibile in modo che il bloccante rimanga vicino al discensore. Continuare a calare col discensore mettendo in tensione il BAS. Smontare il discensore, passare il nodo e rimontarlo bloccato in chiave (fig. B). Sbloccare il BAS e calare fino a mettere in carico il discensore. Smontare il BAS, sciogliere la chiave dal discensore e continuare la calata.

A

B

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Attenzione

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Errori tipici

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È conveniente che il discensore di calata sia attaccato ad un moschettone supplementare, per comoditĂ  delle operazioni. Lo spezzone del BAS potrebbe non essere sufficientemente lungo per rimandare in carico il discensore, dopo che lo si Ăš rimontato col nodo a valle. Si puĂČ in tal caso effettuare un nodo galleggiante di accorciamento, prima di sbloccare il BAS. Per costruire il nodo di accorciamento, si puĂČ effettuare un nodo galleggiante inglobando quello di giunzione, come illustrato nella figura seguente.

Fare avvicinare troppo il nodo al discensore o addirittura portarlo a battuta: non si riesce a mandare in carico lo spezzone. Spezzone del BAS troppo corto. Bloccante del BAS posizionato troppo distante dal discensore. La lunghezza dello spezzone potrebbe risultare insufficiente: rimediare con nodo di accorciamento.

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Passaggio del nodo

Nel deviatore di centro pozzo Spiegazione

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Portare il nodo a 1-2 metri dal centro pozzo. Vincolare la corda di calata all'attacco di centro pozzo con un BAS (fig. A). Il BAS va regolato il piĂč corto possibile in modo che il bloccante rimanga vicino alla carrucola. Continuare a calare col discensore fino a che il BAS non entra in carico. Smontare la carrucola, passare il nodo e rimontarla. Sbloccare il BAS e calare fino a mettere in carico il sistema. Smontare il BAS e continuare la calata.

A

B

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Attenzione

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â€ș Errori tipici

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Coordinarsi con la calata della sicura. Il BAS va bloccato corto in modo da essere sicuri che lo spezzone sia sufficiente per lo svolgimento della manovra e per consentire il suo recupero dopo lo sblocco. Se dopo aver rimontato la carrucola col nodo a valle, si ha il dubbio che non sia lungo abbastanza per rimettere in carico il sistema, si puĂČ effettuare un nodo di accorciamento, eventualmente inglobando il nodo di giunzione, prima di sbloccare il BAS. È consigliabile vincolare il BAS prima all'attacco e poi alla corda, impedendogli cosĂŹ di scivolare accidentalmente lungo la corda fino alla barella.

Fare avvicinare troppo il nodo alla carrucola o addirittura portarlo a battuta: non si riesce a mandare in carico il BAS. Agganciare il BAS al moschettone della carrucola del centropozzo, rendendone difficile se non impossibile l’apertura. Spezzone del BAS troppo corto o bloccante del BAS regolato troppo distante dalla carrucola di centro pozzo.

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Passaggio del nodo

In contrappeso Spiegazione

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Portare il nodo a 1-2 metri dal discensore. Mettere in sicurezza la corda di calata mediante un BAS all’attacco del centro pozzo (fig. A). Il BAS deve essere regolato corto n modo che il bloccante rimanga vicino alla carrucola. Continuare a calare col discensore mettendo in tensione il BAS. Smontare il discensore e la carrucola, rimontare la carrucola dall'altro lato del nodo. Fare un nodo di accorciamento eventualmente inglobando la giunzione in modo da diminuire il lasco tra la giunzione stessa e il BAS (fig. B). Predisporsi per la calata col discensore in chiave. Sbloccare il BAS e calare fino a mettere in carico il sistema. Smontare il BAS e continuare la calata.

A

B

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Attenzione

â€ș

È consigliabile vincolare il BAS prima all'attacco e poi alla corda, per non rischiare che scivoli accidentalmente lungo la corda fino alla barella.

Errori tipici

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Fare avvicinare troppo il nodo al discensore o addirittura portarlo a battuta: non si riesce a mandare in carico il BAS. Agganciare il BAS al moschettone della carrucola del contrappeso, rendendone difficile se non impossibile l’apertura. L’operatore si assicura al moschettone della carrucola o alla carrucola stessa ; diventa impossibile smontarla per passare il nodo. Spezzone del BAS troppo corto: non basta la corda per rimettere in carico il sistema. Bloccante del BAS regolato troppo distante dalla carrucola di centro pozzo: lo spezzone del BAS puĂČ risultare troppo corto. Creare il nodo di accorciamento nella posizione sbagliata.

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Passaggio del nodo

PASSAGGIO DEL NODO NEI DEVIATORI SECONDARI

Spiegazione

Il BAS sui deviatori secondari Ăš superfluo; procedere come segue: In recupero:

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Bloccare il tiro appena prima che il nodo raggiunga la carrucola del deviatore. Recuperare con la sicura allentando cosĂŹ il deviatore della corda di tiro col nodo. Smontare il deviatore e rimontarlo oltre il nodo. Procedere con il recupero fino a rimettere in carico il tiro.

In calata:

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Fermare la calata 2-3 metri prima che il nodo raggiunga il deviatore, evitando cosi che vada in battuta sulla carrucola. Bloccare la sicura e continuare con la corda di calata in modo da caricare completamente la sicura. Dare corda alla calata fino a quando non si abbia a disposizione il lasco sufficiente da poter smontare il deviatore e rimontarlo oltre il nodo. Calare con la sicura fino a rimettere in carico la corda di calata.


Attenzione

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Errori tipici

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Nel caso di due o piĂč deviatori secondari, Ăš utile che un operatore "segua" il nodo ed esegua tutti i passaggi nei deviatori. Questa strategia Ăš possibile solo nel caso in cui la linea di progressione sia frazionata in prossimitĂ  dei deviatori, consentendo all'accompagnatore della barella e all'operatore che esegue i passaggi del nodo di salire indipendentemente e contemporaneamente. Su verticali molto lunghe puĂČ risultare difficile la comunicazione tra l’operatore del deviatore e i tecnici addetti al recupero in cima al pozzo. In questi casi puĂČ essere utile prevedere l’utilizzo della radio.

In calata, fare avvicinare troppo il nodo alla carrucola o addirittura portarlo a battuta: la barella resta appesa al deviatore e ne costringe lo sblocco col suo MBB complicando la manovra.

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foto paolo Manca


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Autosoccorso su corda Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

La reazione ad un incidente Il materiale a disposizione in autosoccorso La patologia da imbraco (sindrome da sospensione) ESTRICAZIONE DI UN FERITO

ESTRICAZIONE DI UN FERITO “A PENDOLO”

SUPERAMENTO DEL FRAZIONAMENTO IN DISCESA

SUPERAMENTO DEL FRAZIONAMENTO CON “DOPPIO DISCENSORE”

SUPERAMENTO DEL NODO CON “FRAZIONAMENTO VOLANTE”

SUPERAMENTO DEL NODO CON “TECNICA A PENDOLO”

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TECN I C H E D I B a S E

Autosoccorso su corda

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

Ciascun tecnico di soccorso speleologico deve padroneggiare con sicurezza le tecniche di autosoccorso. Durante le operazioni in grotta non deve mai essere trascurata l'eventualità che un soccorritore venga coinvolto in un incidente. L' emergenza deve essere gestita dai colleghi con tempestività ed in sicurezza anche se la quantità di materiale disponibile ù minima. Si tratta spesso di manovre complesse che richiedono addestramento qualificato e periodico. Il Soccorso Speleologico deve impegnarsi in questa direzione cercando di dare molto spazio alla formazione e all’addestramento del proprio personale: durante le operazioni del Soccorso in grotta, inoltre sono molti i tecnici presenti, e l’ipotesi di un incidente ad uno di essi non ù da trascurare.

La reazione ad un incidente Sia l’infortunato che le persone attorno a lui, al momento dell’incidente sono sottoposti a uno stress psicologico enorme; un esempio di possibile reazione Ăš quella che tende a sottovalutare i problemi legati alla situazione. Si rischia di mettere pericolo tutti perchĂ© puĂČ alimentare comportamenti dannosi e innescare, inaspettatamente, incidenti a catena. D’altro canto un incidente ha le caratteristiche di essere un evento imprevisto e raro. Non si Ăš mai abbastanza preparati psicologicamente a gestirlo in maniera ottimale. Lo strumento di cui dotarsi per affrontare questa inevitabile lacuna Ăš il continuo ed assiduo addestramento. Si deve essere in grado di padroneggiare le tecniche di autosoccorso senza esitazione, abituati a risolvere le situazioni piĂč impegnative. Condizione necessaria per eseguire correttamente manovre di autosoccorso in uno scenario reale Ăš la capacitĂ  di operare in maniera impeccabile durante l’addestramento.

Il materiale a disposizione in autosoccorso La disponibilitĂ  immediata di materiale e tecnici facilita notevolmente le operazioni di salvataggio ma raramente si Ăš in questo contesto: Ăš il caso di due attrezzisti che risalgono in coppia, lontani dal resto della squadra, ma anche quello della squadra di primo intervento. Le tecniche illustrate in questa sezione utilizzano esclusivamente gli attrezzi di progressione del ferito e del soccorritore: sono pertanto attuabili dal singolo soccorritore e con un minimo di materiale a disposizione. Occorre perĂČ ribadire anche in questo contesto che oltre alla normale attrezzatura da progressione, altre cose DEVONO far parte della dotazione personale: almeno due moschettoni di cui uno a base larga, una carrucola, un coltello, un cordino.

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La patologia da imbraco (sindrome da sospensione) Tra tutti gli scenari di incidente, quello che comporta la presenza di un infortunato sospeso su corda Ăš particolarmente preoccupante: le funzioni vitali di un soggetto sospeso in modo inerte su un’imbracatura (sia esso svenuto, ferito o anche solamente sfinito) possono peggiorare drammaticamente e velocemente. I meccanismi fisiopatologici che causano ciĂČ sono la diretta conseguenza della postura che assume il soggetto inerte (ovvero incosciente o incapace di muoversi). L’imbracatura determina una compressione della vena femorale, con conseguente impedimento del ritorno del sangue venoso al cuore; questo processo innesca una reazione a catena che determina un’insufficienza multiviscerale ad evoluzione potenzialmente mortale. Le pubblicazioni scientifiche del settore (ci si basa dalle prime pubblicate nel 2002 fino a quelle del marzo 2011) sostengono che la sindrome da sospensione puĂČ portare al decesso in un tempo che va da i 7 minuti ai 30 minuti. I parametri fondamentali che accorciano o dilatano questo intervallo di tempo sono, se si esclude la presenza di traumi significativi, la tipologia dell’imbracatura e lo stato di affaticamento e disidratazione dell’infortunato. La casistica ha evidenziato infatti che la situazione di maggiore pericolo Ăš la stanchezza profonda, con conseguente rischio di sfinimento. In queste condizioni Ăš dunque pericoloso far salire/scendere una persona stanca su pozzi lunghi e con passaggi di corda faticosi. Meglio farla riposare sotto un telo termico in attesa che riprenda vigore. Sulla base di tali conoscenze Ăš ragionevole pretendere che le procedure di autosoccorso debbano essere portate a termine entro 5/10 minuti, compresi i tempi di avvicinamento al ferito.

Attenzione

Errori tipici

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È importante apprendere le tecniche che consentono di risolvere le situazioni piĂč impegnative. Per essere padroni della tecnica, Ăš indispensabile provare le tecniche di autosoccorso almeno 2-3 volte all’anno in palestra, ma anche e soprattutto in grotta.

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Durante operazioni di soccorso organizzato, sentirsi al sicuro, protetti da una squadra numerosa, sottovalutando per questo le normali regole di buon senso; in realtà coppie di tecnici operano spesso in autonomia, fuori dalla portata del resto della squadra. Ritenere che l’addestramento in palestra sia sufficiente. Le condizioni reali si discostano da quelle in palestra dove si muovono solo i primi passi per apprendere le manovre di autosoccorso.

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Autosoccorso su corda

ESTRICAZIONE DI UN FERITO

Spiegazione

La presenza di un infortunato su corda rappresenta, tra tutti gli scenari di incidente, quello in cui la salvezza Ăš demandata alla preparazione ed alla prontezza dei compagni. Disimpegnare un ferito su corda Ăš un problema tecnico complesso, al quale esiste piĂč di una soluzione. Tra i vari fattori che condizionano la scelta di una tecnica rispetto ad un'altra possiamo ricordare: la presenza o meno di una corda ausiliaria, la scelta di accompagnare verso l’alto o il basso il ferito, la scelta di operare vincolati o meno al ferito, il tipo di ambiente in cui ci si trova ad operare. Tra le numerose alternative Ăš di particolare importanza quella che prevede l’intervento diretto del soccorritore sul ferito mediante contrappeso sulla longe (estricazione “a pendolo”) ed il trasporto verso il basso. Essa costituisce il miglior compromesso fra rapiditĂ  di esecuzione, efficacia, sicurezza e versatilitĂ . I vantaggi: Non Ăš necessario sollevare di forza il ferito. La manovra prevede l’utilizzo del solo materiale di progressione del ferito o, al piĂč, di quello del soccorritore. Durante la discesa il soccorritore resta appeso al ferito e non viceversa: il soccorritore ha un miglior controllo del ferito e riesce a proteggerlo dagli urti durante la calata; in qualunque momento puĂČ â€œuscire dalla manovra” e svincolarsi. È possibile gestire l'arrivo del ferito alla base del pozzo in maniera migliore di quanto non avvenga se questi Ăš appeso sotto il soccorritore.

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Attenzione

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Errori tipici

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La tecnica di estricazione a pendolo non Ăš l’unica possibile. Esistono numerose alternative, ciascuna con vantaggi e limiti. L’autosoccorso non si esaurisce con la sola conoscenza della tecnica di estricazione del ferito su corda; le competenze in questo campo devono comprendere anche il superamento di frazionamenti, dei possibili nodi di giunzione e dei corrimani sulla linea di progressione. Si deve essere in grado di portare a termine in autonomia, con il materiale strettamente personale, qualsiasi emergenza su corda. Il primo passo di ogni manovra di autosoccorso Ăš sempre e comunque la valutazione delle condizioni: dell’ambiente (pericoli del pozzo, difficoltĂ  nella progressione, stato degli armi e della corda), dell’accaduto (caduta pietre, pericoli di piena), del ferito (Ăš cosciente o meno? PuĂČ collaborare?). Si tratta di una situazione di incidente nella quale il tempo utile di intervento effettivo puĂČ ridursi a pochissimo. Se si sommano i tempi di analisi delle condizioni e di raggiungimento del ferito si capisce che rimangono a disposizione pochi minuti entro cui ci si puĂČ aspettare l’insorgenza della patologia da imbraco. In ogni caso, nonostante lo scenario di emergenza, ci si deve sempre porre il piĂč possibile, nelle condizioni di operare in sicurezza per il soccorritore e per il ferito.

Non valutare le condizioni ambientali in cui si Ăš chiamati ad operare: gli incidenti tendono a chiamarne altri a catena. Iniziare le manovre di autosoccorso con materiale inutile appeso in bandoliera o al portamateriali, che crea confusione durante le operazioni; ma due moschettoni e due cordini non sono inutili, anzi si possono rivelare preziosi.

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Autosoccorso su corda

ESTRICAZIONE DI UN FERITO “A PENDOLO”

Spiegazione

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➊ Compiere un’attenta valutazione del rischio residuo. Raggiungere l’infortunato risalendo sulla corda con delicatezza in modo da non farla oscillare e pendolare. Togliere il piede (o i piedi) della vittima dal pedale. Spostarsi delicatamente su un fianco dell’infortunato e collegare le longe corte in modo che queste non interferiscano con le operazioni successive. Le longe non vanno collegate moschettone su moschettone, ma moschettone nell'asola (fig. 1) Togliere il proprio bloccante ventrale andando in carico sulla maniglia (fig. 2). Agganciare il discensore sul delta dell’infortunato (rivolto verso il soccorritore), inserire la corda nel discensore senza fare la chiave (fig. 3). Liberare la maniglia dell’infortunato dalla longe lunga, mantenendo il moschettone nella maniglia; passare la sua longe lunga all’interno dello stesso moschettone in modo da utilizzarlo come carrucola per il pendolo (fig. 3). Salire sul pedale e collegare la longe lunga dell’infortunato al proprio delta (fig. 4).

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Mettere in azione il pendolo, sollevando l’infortunato quanto basta per scaricargli il bloccante ventrale (fig. 5). Liberare il bloccante ventrale (fig. 6) e, dopo aver recuperato il lasco di corda che si Ăš formato a monte del discensore, bloccare il discensore con la chiave (fig. 7). Invertire il senso del pendolo fin quando l’infortunato entra di nuovo in carico sul discensore (fig. 8). Sollevarsi sul pedale, staccare la longe lunga del pendolo dal proprio delta (fig. 9), recuperare la maniglia del ferito e prendere posizione sotto l’infortunato, collegandosi molto corto al suo delta (questa operazione risulta piĂč facile se viene posto preventivamente un moschettone sul lato basso del delta dell’infortunato). Verificare che gli attrezzi siano disposti in modo corretto, quindi recuperare il proprio bloccante mobile (fig. 10). Sbloccare la chiave e scendere mantenendo eventualmente per precauzione la mezza chiave di bloccaggio sul discensore. Raggiunta la base del pozzo, anzichĂ© depositare subito l’infortunato sotto la verticale della corda (pericolo di scariche di sassi), spostarsi in un luogo piĂč sicuro mantenendo il ferito in carico sulla corda.

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TECN I C H E D I B a S E

Attenzione

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Errori tipici

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Autosoccorso su corda

Per collegarsi “corto” sotto il ferito ù possibile collegare il moschettone al foro superiore del proprio bloccante ventrale. La manovra richiede grande ordine nell’esecuzione. Ogni passaggio deve essere eseguito evitando incroci di corde.

La lunghezza della longe di maniglia del ferito condiziona la posizione della sua maniglia durante il pendolo. Quando essa Ăš stata collegata alla maglia rapida del soccorritore va spinta in alto il piĂč possibile in modo da rendere efficace il pendolo (aumento della corsa). Anche il tipo di longe del ferito condiziona inevitabilmente la manovra: se fatta di fettuccia o se collegata alla maniglia con maglia rapida puĂČ rendere problematica l’azione di pendolo: in alternativa si puĂČ utilizzare la propria longe lunga. Se la longe corta del ferito lo consente, collegarsi con la propria all’asola e non al moschettone. In caso di asola molto corta si puĂČ eliminare il moschettone del ferito per fare spazio al proprio. Durante le operazioni possono essere utilizzate entrambe le staffe. È possibile montare il discensore rinviando la corda direttamente nel moschettone del discensore, anzichĂ© nel rinvio (sistema “vertaco”), per ottenere una calata piĂč gestibile (specie con corde di piccolo diametro) ma solo se piĂč in basso si Ăš sicuri di non incontrare un nodo di giunzione da superare.

Gli incroci fra longe bloccano il pendolo rendendo problematico il sollevamento del ferito. Dimenticarsi di recuperare corda nel discensore del ferito bloccandolo subito con la chiave. Collegarsi troppo bassi rispetto al ferito. Non valutare le condizioni ambientali in cui si Ăš chiamati ad operare: gli incidenti tendono a chiamarne altri a catena. Iniziare le manovre di autosoccorso con materiale inutile appeso in bandoliera o al portamateriali, che crea confusione durante le operazioni; ma due moschettoni e due cordini non sono inutili, anzi si possono rivelare preziosi


SUPERAMENTO DEL FRAZIONAMENTO IN DISCESA

Spiegazione

Si tratta di tecniche accessorie alla classica manovra di estricazione del ferito su corda. Consistono nel far superare al ferito un frazionamento o un nodo di giunzione presenti lungo la linea di calata. Per il passaggio del nodo vengono illustrati due metodi possibili, ognuno dei quali trova un’applicazione vantaggiosa a seconda delle situazioni che si incontrano. Si tenga presente che i frazionamenti si possono eliminare solo in quei rari casi dove non vi sia il rischio di tranciare la corda nel corso della discesa, o il pericolo di staccare sassi (il pericolo Ăš concreto; la pressione sulla roccia con due persone Ăš piĂč che doppia, sia a causa della diminuzione della sezione della corda che del peso di ferito piĂč soccorritore). Ricordiamo che il soccorritore Ăš appeso sotto il ferito, e governa il discensore montato su di esso.

Errori tipici

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Pensare di poter raggiungere il ferito dal basso prevedendo di modificare la linea seguita dalla corda di progressione, senza valutare il tempo necessario o le difficoltĂ  nello sciogliere i nodi di armi vecchi o nell'aprire eventuali maglie rapide.

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Autosoccorso su corda

SUPERAMENTO DEL FRAZIONAMENTO CON “DOPPIO DISCENSORE”

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Spiegazione

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La tecnica prevede l’uso di due discensori ed il trasferimento del carico da sopra a sotto il frazionamento senza dover mai sollevare sĂ© stessi o il ferito. Raggiungere il frazionamento fermandosi con il discensore all’altezza del chiodo (mai piĂč in basso) facendo la chiave di bloccaggio (fig. 1 e 2). Montare il secondo discensore col relativo rinvio sul delta dell’infortunato, inserirvi la corda a valle del frazionamento il piĂč vicino possibile al nodo e fare la chiave di bloccaggio (fig. 3).

➊

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➌

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Calarsi con il discensore a monte, sino a mettere in carico il discensore a valle (fig. 4). Togliere il discensore e rinvio a monte. Sbloccare la chiave del discensore a valle e scendere (fig. 5).

➎


Attenzione

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Errori tipici

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Se la corda a disposizione nel tratto a monte non Ăš sufficiente Ăš possibile fare solo la mezza chiave. Anche il secondo discensore va montato rivolto verso il soccorritore.

Scendere troppo rispetto al frazionamento. A quel punto non Ăš piĂč possibile eseguire nemmeno la mezza chiave, oppure, quando si tratta di andare in carico sul discensore a valle, potrebbe non esserci corda a sufficienza. Non bloccare la corda nel discensore a valle in modo adeguato: una volta caricato rischia di scendere troppo in basso, rendendo di fatto impossibile scaricare completamente quello a monte (rimane in carico in fondo all’ansa di corda). Collegare una longe al frazionamento. Montare il discensore rivolto verso il ferito.

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SUPERAMENTO DEL NODO CON “FRAZIONAMENTO VOLANTE”

Spiegazione

Questa Ăš la tecnica di passaggio del nodo piĂč semplice e rapida da eseguire; se le condizioni lo consentono, Ăš il metodo da privilegiare. Consiste nel creare una sorta di frazionamento, da superare come visto in precedenza.

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Avvicinarsi al nodo ed eseguire la mezza chiave: a chiave eseguita devono rimanere circa 30 cm di distanza tra nodo e discensore (fig. 1). Inserire un bloccante con moschettone immediatamente a monte del discensore. Costruire un nodo barcaiolo immediatamente a valle del nodo di giunzione ed inserirlo nel moschettone del bloccante: si viene a creare così un “frazionamento volante” (fig. 2).

➊

➋

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➌

Procedere come per il superamento di un normale frazionamento (fig. 3-5).


Attenzione

Errori tipici

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La tecnica si puĂČ applicare solo se si Ăš certi che ci sia corda a sufficienza per arrivare in fondo al pozzo. Se piĂč sotto Ăš presente un frazionamento con ansa particolarmente corta, Ăš possibile che non ci sia corda a sufficienza per attuare la tecnica; eventualmente verificare se Ăš possibile eliminare il frazionamento.

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Avvicinarsi troppo al nodo: non rimane corda a sufficienza per fare la chiave. Collegare la longe al frazionamento volante. Montare il discensore rivolto verso il ferito.

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SUPERAMENTO DEL NODO CON “TECNICA A PENDOLO”

Spiegazione

Questa tecnica, piĂč lunga e laboriosa della precedente, presenta il vantaggio di risolvere qualsiasi situazione.

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➊

Portare il discensore a battuta sul nodo, possibilmente dopo aver escluso il moschettone di rinvio (aiutarsi trattenendo la corda con i piedi) (fig. 1); nel caso non fosse possibile rimuovere il moschettone di rinvio, per toglierlo si adotta una tecnica a pendolo procedendo come segue: 1. Inserire un bloccante sopra il discensore con attaccato un moschettone. 2. Agganciare la longe lunga del ferito al proprio delta e passarla, libera di scorrere, nel moschettone del bloccante; in alternativa si puĂČ usare (come in figura) una staffa che collega i delta di ferito e soccorritore; sganciarsi da sotto il delta del ferito e trasferire il carico sul pendolo (fig 2a). 3. Azionare il pendolo sollevando il ferito fino a scaricare il discensore (fig. 2b). 4. Disinserire il moschettone di rinvio (fig. 2c). Invertire il senso del pendolo e portare il discensore a battuta sul nodo (fig. 2d).

➋

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d


➌

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Inserire il secondo discensore a valle del nodo (eventuamente con metodo “Vertaco”) ed eseguire una chiave di blocco avendo cura di fermare saldamente la corda ad ogni singolo passaggio sul discensore. Inserire un bloccante sopra il discensore con attaccato un moschettone. Agganciare un pedale tra il delta del ferito e quello del soccorritore (o una longe lunga) e passarlo, libero di scorrere, nel moschettone agganciato al bloccante; sganciarsi da sotto il delta del ferito e trasferire il carico sul pendolo (fig. 3). Nel caso il bloccante fosse già stato inserito sulla corda per togliere il freno, ù sufficiente abbassarlo fin sopra al discensore (fig. 4). Sollevare il ferito con il pendolo fino a scaricare il discensore a monte (fig. 5). Disinserire il discensore a monte ed invertire il verso del pendolo fino a caricare il ferito sul discensore a valle (fig. 6 e 7). Allentare il pendolo, togliere il bloccante e agganciarsi corti sul delta del ferito (fig. 8). Eliminare la chiave e proseguire la discesa.

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TECN I C H E D I B a S E

Attenzione

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Errori tipici

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Autosoccorso su corda

Il pedale deve essere privo di nodi, altrimenti non c’ù “corsa” a sufficienza per calare il ferito sul discensore a valle. Se cosĂŹ non fosse si puĂČ inserire sulla corda un “moschettone mangiacorda”; in pratica, mentre si Ăš ancora in fase di pendolo, si accorcia la tratta di corda tra il nodo e la maniglia facendo un certo numero di giri con la corda attorno ad un moschettone; in questo modo, quando si inverte il senso del pendolo, il ferito scenderĂ  di meno, entrando subito in carico sul discensore a valle, consentendo cosĂŹ di scaricare il pendolo. Assicurarsi di aver eliminato ogni lasco di corda tra il discensore a valle ed il nodo prima di bloccarlo con la chiave. È indispensabile bloccare saldamente la chiave di corda sul discensore a valle: se la chiave lascia scorrere troppa corda prima di assestarsi, Ăš probabile che il pendolo rimanga in carico.

Dimenticarsi di togliere il moschettone di rinvio prima di arrivare in battuta sul nodo. Posizionare troppo in alto la maniglia che si utilizza per il pendolo: una volta sbloccato il discensore a monte, non vi sarĂ  corsa a sufficienza nel pendolo per scaricare il ferito sul discensore a valle. Dimenticarsi di restare assicurati nella fase di pendolo e nelle fasi successive. Montare il discensore rivolgendolo verso il ferito.


foto paolo Manca


T E C N I C H E aVa N z aT E


foto antonino Bileddo


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Introduzione Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

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TECN I C H E aVa N z aT E

Introduzione

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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Le tecniche avanzate sono manovre di soccorso che permettono di recuperare in situazioni in cui le tecniche di base non sono efficaci.

Attenzione

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Alcune delle manovre descritte in questo capitolo possono essere applicate anche utilizzando una sola corda di recupero (corda singola); un errore in tale situazione potrebbe mettere a rischio il ferito e/o gli operatori. Le tecniche avanzate devono essere scelte, allestite e messe in opera da tecnici esperti che siano capaci di: ‱ effettuare un’oggettiva valutazione dei rischi e della sicurezza; ‱ non commettere errori; ‱ coordinare il recupero. Tali figure sono estremamente utili e alle volte indispensabili per effettuare un recupero, ed ù per questo che la SNaTSS forma tecnici specialisti in Tecniche di Recupero (TSS – TR). Nonostante la scuola formi e certifichi tali figure, un tecnico ù competente per utilizzare tecniche avanzate solamente se oltre alla formazione ha una estesa esperienza di lavoro in squadra ed intervento. Recuperare con tecniche avanzate implica maggiore responsabilità per i tecnici impegnati nella manovra. L'apprendimento e l'esercizio delle tecniche avanzate aumenta la padronanza delle tecniche di base e la visione delle possibilità di recupero. In questo manuale vengono presentate alcune tecniche avanzate selezionate secondo criteri di semplicità, efficienza e versatilità. Esistono numerose possibili varianti utili per la risoluzione di specifiche situazioni di recupero; tali varianti possono essere adottate solo da tecnici esperti in possesso di un adeguato livello di competenza e rispettando i consueti parametri di sicurezza richiesti nel soccorso speleologico.

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Errori tipici

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Impiegare queste tecniche senza essere in grado di padroneggiarle con sicurezza. Impiegare queste tecniche senza valutare correttamente le capacità e l’esperienza degli altri operatori. Impiegare queste tecniche senza che siano necessarie.


foto antonino Bileddo


foto paolo Manca


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Configurazione alleggerita Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

CONFIGURAZIONE STANDARD

UNA POSSIBILE CONFIGURAZIONE ALLEGGERITA

Sacco corde Sacco trapano Sacco recupero

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TECN I C H E aVa N z aT E

Configurazione alleggerita

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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Il soccorso in grotta presenta problemi da risolvere molto diversi tra loro nei quali le scelte dei materiali non possono venir ridotte ad uno standard. La configurazione del materiale di recupero standard Ăš stata concepita per garantire ampi margini operativi, al fine di avere il materiale sufficiente per attrezzare ambienti complessi. Nelle operazioni di soccorso esistono vari scenari nei quali una squadra di recupero deve lavorare con materiale ridotto. Due dei possibili scenari sono 1) interventi in profonditĂ , nei quali il trasporto stesso dei materiali rappresenta un problema tecnico e di risorse umane; 2) perdita di uno dei sacchi attrezzisti durante l'intervento e conseguente ripartizione del rimanente materiale attrezzisti di tutte le squadre. Il primo scenario rappresenta una scelta operativa, che va affrontata con consapevolezza da parte di tutti i tecnici della squadra di soccorso; il secondo invece un imprevisto, dunque un’imposizione dettata da circostanze non volute: in tal caso le figure tecnicamente piĂč preparate dovranno essere pronte ad affrontare l’emergenza con tempestiva efficacia. Lavorare con materiale ridotto Ăš una competenza necessaria delle figure tecniche avanzate. In questo capitolo viene proposta una delle possibili configurazioni "alleggerite" del materiale di recupero.


CONFIGURAZIONE STANDARD

Per la composizione dettagliata del kit attrezzisti standard si rimanda all’apposito capitolo. Ricordiamo qui che il contenuto dei sacchi non ù casuale. Il numero di ancoraggi, moschettoni e cordini, per esempio, ù stato pensato per consentire di portare a termine un recupero della barella con la teleferica, tecnica che impiega la quantità maggiore di materiale.

Spiegazione

Attenzione

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Il peso dei materiali ù un problema di grande rilevanza che incide direttamente sull’efficienza di chi li trasporta, con tutti i pericolosi risvolti, in termini di sicurezza, connessi alla stanchezza ed al calo delle prestazioni. Un sacco recupero standard, al momento di entrare in grotta, arriva a pesare 14 kg, che possono aumentare di almeno un terzo non appena il materiale viene impiegato in presenza di fango. Il problema si accentua ulteriormente con le corde e gli spezzoni che, oltre a raccogliere fango, si impregnano d’acqua, determinando anche un raddoppio del loro peso iniziale. ll materiale deve essere mantenuto in ordine per poterlo gestire e trasportare nel miglior modo possibile. Maggiore ù la quantità di materiale, maggiore il rischio di dimenticarlo o scambiarlo. Le sottosquadre attrezzisti devono essere completamente autonome nella gestione dei propri sacchi. Lo scambio dei materiali tra le sottosquadre recupero genera ritardi e tempi morti. Preciso dovere di ogni attrezzista (ma in generale di ogni soccorritore della squadra recupero) ù una corretta ed ordinata gestione del materiale in grotta.

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Configurazione alleggerita

CONFIGURAZIONE ALLEGGERITA

Sacco corde Spiegazione

Attenzione

1 corda semistatica di tipo A, di lunghezza adeguata alla morfologia della grotta. Una delle due corde, concettualmente quella di sicura, viene tolta dal kit attrezzisti; per garantire la sicura sulla barella si inserisce una corda di 60 m nella dotazione della squadra barella.

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Ogni squadra attrezzisti viaggia con una corda in meno, cioĂš si risparmiano quasi 4 kg per ogni kit corde se la corda Ăš asciutta e/o pulita, molti di piĂč se Ăš infangata. Sul piano operativo la differenza Ăš che, quando la barella si trova alla base di un pozzo, il primo barelliere che sale si lega il capocorda all’imbraco e lo porta alla sommitĂ  prima di iniziare il recupero. Questa operazione non ritarda il recupero della barella.

Sacco trapano 1 trapano tassellatore con pacco batterie, 2 punte 8 mm, 1 punta da 12 mm, 1 staffa a gradini con moschettone

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L'alleggerimento di questo sacco Ăš direttamente legato allo sviluppo di materiali, batterie e trapani piĂč leggeri ed efficienti.

Attenzione

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Il mandrino di alcuni modelli di trapano non Ăš del tipo SDS Plus, quindi occorre prestare attenzione alle punte del tassellatore.

Sacco recupero

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1 borsetta d’armo completa di fix e spit (standard) 1 spezzone di corda dinamica intera di 10 m 3 spezzoni di corda dinamica intera da 5 m 15 ancoraggi (solo anelli) 5 moschettoni a ghiera 2 carrucole tipo fixe 1 carrucola ad alta efficienza 1 grigri 4 moschettoni HMS 1 spezzone da 20 m di corda semistatica di tipo A

2 20 m

10 m

3x5m

x 15

Borsetta d’armo

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Spiegazione

Configurazione alleggerita

Rispetto alla composizione standard sono stati eliminati: 4 cordini (1 da 10 m, 1 da 5 m, 2 da 3 m). ‱ Costruire gli attacchi delle piazzole con il capo della corda di tiro. 5 anelli. ‱ Sfruttare il piĂč possibile armi naturali. 15 moschettoni degli ancoraggi. ‱ Passare i cordini degli attacchi direttamente negli anelli. 1 paranco a base fissa. 1 base mobile dal paranco con grigri. 1 carrucola ad alta efficienza. 2 carrucole tipo fixe. ‱ Le carrucole e i bloccanti mancanti possono essere integrati da quelli personali di attrezzisti e barellieri: ricordiamo che ogni tecnico deve disporre di una carrucola, due moschettoni di cui uno HMS ed 1 cordino per NAB. ‱ L’uso del paranco libero consente l'eliminazione di una base fissa.

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Nella configurazione leggera il kit attrezzisti pesa 7 kg in meno rispetto alla configurazione standard, in presenza di fango il peso risparmiato supera i 9 kg. Ognuno dei tre attrezzisti viaggia con 3 kg in meno.

Attenzione

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La dotazione illustrata si riferisce al materiale minimo contenuto nel kit attrezzisti, che potrĂ  essere integrato dalle squadre secondo le loro esigenze. La riduzione del materiale impiegato deve essere compensata con un innalzamento del livello tecnico individuale: ‱ Maggiore “colpo d’occhio” nell’uso di ancoraggi naturali. ‱ Utilizzo sistematico della dotazione personale: bloccanti, moschettoni, carrucole e cordini. Deve inoltre essere abbracciata una diversa “filosofia”: ‱ Costruzione di sistemi di recupero con materiale ottimizzato. ‱ Impostazione del recupero piĂč leggera.

In sintesi, richiede un radicale cambio nell’impostazione senza rinunciare a margini di sicurezza ed efficacia. Ciascun tecnico nella squadra Ăš chiamato a incrementare il proprio bagaglio tecnico, per abituarsi ad operare in modo “essenziale”. I vantaggi non risiedono solo nel peso dei sacchi. Tutto il recupero avviene in modo piĂč lineare ed essenziale; richiede meno materiale ma maggiore preparazione e competenza dei tecnici.

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foto antonino Bileddo


foto antonino Bileddo


TECN I C H E aVa N z aT E

Risolutiva Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

ALLESTIMENTO

ATTACCHI E ANCORAGGI

RISOLUTIVA CON CONTRAPPESO SU SPEZZONE

Legatura barella Manovra RISOLUTIVA CON TIRO COLLEGATO AI PIEDI

Legatura della barella Manovra

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TECN I C H E aVa N z aT E

Risolutiva

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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È una tecnica che consente di superare pozzi dall’uscita con soffitto molto basso e ad angolo retto come nel caso di meandri bassi o laminatoi che danno direttamente su un pozzo. PuĂČ essere applicata solo con parere favorevole del medico alla verticalizzazione. Fin dove possibile, si recupera la barella in posizione orizzontale e la si verticalizza solo prima dell’uscita. Punti chiave: ‱ Sollevamento barella dai piedi. ‱ Rotazione, con perno sul bordo del pozzo, ed entrata in orizzontale nel cunicolo. ‱ Particolare collegamento corde di tiro e sicura alla barella. Esistono due varianti della manovra che differiscono per la diversa soluzione di sollevamento dei piedi della barella: con contrappeso su spezzone e col tiro collegato direttamente in fondo alla barella.

STRESS!

Attenzione

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Il passaggio dal pozzo alla strettoia, ù una fase della manovra estremamente delicata e necessita di notevole coordinamento. Prima di tensionare la corda sull’attacco ai piedi, ù necessario che la barella sia stata appoggiata sulla soglia del pozzo. I sistemi di recupero e di sicura devono essere molto arretrati rispetto alla soglia del pozzo per non intralciare l’uscita della barella. L’operazione di sollevamento dei piedi della barella deve essere perfettamente sincronizzato con la trazione della corda di testa per non sollecitare la barella sul bordo del pozzo.


ALLESTIMENTO

Spiegazione

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Posizionare la carrucola della sicura a soffitto, sulla verticale della soglia del pozzo. Posizionare la carrucola del tiro poco piĂč esposta (meno di 60 centimetri), quanto basta per permettere il recupero della barella discostata dalla parete. Utilizzare almeno quattro ancoraggi per tiro e sicura, collegati perĂČ in serie per guadagnare spazio in altezza. Per guadagnare ulteriore spazio si puĂČ imprigionare la carrucola di sicura direttamente in un anello.

CARRUCOLA IMPRIGIONATA

Esempio di attacco di centro pozzo con quattro ancoraggi collegati in serie con un nodo delle guide con frizione doppio e due “gandalf”.

Errori tipici

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Usare una carrucola di tipo Kong Turbo imprigionata direttamente nell’anello: tende a scendere lungo il moschettone deformando le flange. Posizionare la carrucola della sicura troppo esposta, impedendo l’immediato appoggio del dorso della barella alla soglia, influenzando negativamente l’effetto “rotazione” sul bordo del pozzo.

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TECN I C H E aVa N z aT E

Risolutiva

RISOLUTIVA CON CONTRAPPESO SU SPEZZONE

Spiegazione

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Nella fase di uscita l’accompagnatore, con l’ausilio di uno spezzone di corda, solleva in contrappeso i piedi della barella che “ruota” facendo perno sulla soglia del pozzo.

Legatura barella

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Attenzione

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Predisporre uno spezzone di corda da 5 metri, collegandolo a due attacchi ai piedi della barella (in alternativa imbrigliare le maniglie laterali di coda); raccoglierlo a matassa e fissarlo sulla barella in posizione facilmente raggiungibile dall’accompagnatore (per esempio raccolto sotto i cinghiaggi ad altezza ventrale). Collegare le corde di tiro e sicura in modo standard rinviate in testa ma avendo qui l’accortezza di posizionare l’attacco del tiro “dietro” a quello corto della sicura (corde di tiro e sicura intrecciate).

Il passaggio dal pozzo alla strettoia ù estremamente delicato e necessita di notevole coordinamento tra gli operatori. Prima di tensionare la corda sull’attacco ai piedi ù necessario che la barella sia stata appoggiata alla soglia del pozzo. I sistemi di recupero e di sicura devono essere molto arretrati rispetto alla soglia del pozzo per non intralciare l’uscita della barella. L’operazione di sollevamento dei piedi della barella deve essere perfettamente sincronizzata con la trazione della corda di testa per non sollecitare la barella sul bordo del pozzo.


foto paolo Manca


TECN I C H E aVa N z aT E

➊

Risolutiva

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Manovra

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FinchĂ© Ăš possibile, la barella sale in posizione orizzontale. Al momento opportuno l’accompagnatore esegue la verticalizzazione, avendo l’accortezza di sciogliere i nodi di collegamento del tiro e della sicura al cinghiaggio baricentrico. Continuare il recupero sulla linea di tiro (fig. 1). A due metri circa dal centro pozzo, recuperare con la corda di sicura: la barella cosĂŹ si avvicina col dorso alla soglia del pozzo (fig. 2). Se necessario si puĂČ recuperare con la sicura fino alla carrucola (massimo sollevamento possibile della testa della barella). L’accompagnatore deve recuperare il capo libero dello spezzone dei piedi e risalire fino ad allongiarsi ad un ancoraggio del centro pozzo e deve quindi svincolarsi dalla corda di progressione. Allentare il tiro per liberarlo dalla carrucola di centro pozzo e recuperare il lasco. L’accompagnatore deve passare lo spezzone di cordino nella carrucola resa libera (ex tiro) e collegarsi coi propri bloccanti in contrappeso (fig. 3). A questo punto ci deve essere un movimento sincronizzato tra il recupero del tiro, la sicura che cala e il sollevamento dei piedi col contrappeso (il tiro deve soltanto “mantenere” la tensione mentre la maggior parte del peso viene sollevato dal contrappeso ai piedi della barella). La barella, sollevata dai piedi, ruota da verticale ad orizzontale usando come perno la soglia del pozzo. (fig. 4). Non appena la barella va in rotazione sulla soglia, svincolare la corda di sicura dalla carrucola di centro pozzo e recuperare il lasco. Continuare il recupero di tiro e sicura e il sollevamento dei piedi. Con la barella ampiamente appoggiata, termina la manovra (fig. 5).


­➌

➍

➎

Attenzione

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Errori tipici

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Durante il recupero nel pozzo, se la corda di sicura viene tesa, l’intreccio col tiro puĂČ provocare una rotazione della barella: l’accompagnatore la deve contrastare. L’accompagnatore deve recuperare in contrappeso restando allongiato. Il contrappeso deve sollevare la barella contemporaneamente al recupero del tiro altrimenti c’ù il rischio di sbilanciarla. Il corretto collegamento delle corde di tiro e sicura in testa alla barella evita che siano incrociate in uscita. La sicura va scollegata dalla sua carrucola prima che interferisca col capo del ferito.

Collegare in modo errato le corde di tiro e sicura alla testa della barella. Dimenticarsi di predisporre lo spezzone di cordino fin dalla base del pozzo. Posizionare lo spezzone di cordino in una zona non facilmente raggiungibile dall’accompagnatore. L’accompagnatore ostacola il passaggio della barella perchĂ© posizionato al di sopra di quest’ultima. Ritardare il passaggio al recupero con la sicura impedendo alla barella di appoggiarsi col dorso alla soglia del pozzo. Creare eccessive tensioni divergenti in fase di uscita tra tiro e sicura, che potrebbero danneggiare gli attacchi di testa barella (fig. 4).

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Risolutiva

RISOLUTIVA CON TIRO COLLEGATO AI PIEDI

Spiegazione

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Con questa tecnica i piedi della barella vengono sollevati direttamente dalla corda di tiro. Si utilizza quando non c'Ăš sufficiente spazio di manovra per l'operatore di contrappeso in testa al pozzo.

Legatura della barella

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Con un cordino, predisporre un attacco ai piedi della barella (eventualmente imbrigliando le maniglie laterali di coda). Collegare la corda di tiro secondo il seguente ordine: capo corda ai piedi, poi in testa (attacco lungo) e infine al baricentrico. Realizzare l’attacco in testa mediante un nodo semplice da sciogliere e il piĂč corto possibile. Collegare la sicura in modo standard.

Manovra

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FinchĂ© Ăš possibile, la barella sale in posizione orizzontale. Al momento opportuno l’accompagnatore esegue la verticalizzazione avendo l’accortezza di sciogliere i nodi di collegamento del tiro e della sicura al cinghiaggio baricentrico. Continuare il recupero sulla linea di tiro (fig. 1). Prima che la testa della barella superi la soglia del pozzo, staccare la corda di sicura dalla sua carrucola di centro pozzo e metterla in tensione (fig. 2). Allentare il tiro per svincolarlo dalla testa della barella avendo cura di sciogliere il nodo; recuperare il lasco (la barella cosĂŹ si avvicina col dorso alla soglia e resta appesa alla sicura) (fig. 3). Il movimento deve essere sincronizzato tra il recupero del tiro che solleva la barella dai piedi e la sicura (la sicura deve soltanto “mantenere” la tensione mentre la maggior parte del peso viene sollevata dal tiro collegato all'attacco ai piedi della barella. La barella, recuperata dai piedi, ruota da verticale ad orizzontale usando come perno la soglia del pozzo. (fig. 4). L’accompagnatore puĂČ aiutare da sotto la fase di uscita.


➊

➋

­➌

➍

SCIOGLIERE

Attenzione

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In fase di uscita, il tiro deve essere recuperato contemporaneamente alla sicura altrimenti c’ù il rischio di sbilanciarla.

Errori tipici

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Dopo la verticalizzazione dimenticare di sciogliere il nodo del tiro e della sicura dopo averli scollegati dal baricentrico. Non sciogliere il nodo del tiro dopo averlo scollegato dalla testa barella.

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foto paolo Manca


TECN I C H E aVa N z aT E

Recupero con tecnica Scabar Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

COLLEGAMENTO DELLE CORDE ALLA BARELLA

RECUPERO

A Fabio Scabar INTecS: La fine dell’inverno 2010 si Ăš presa il nostro Fabio. Le parole, rimbalzando dalla speranza all’incredulitĂ , ci hanno proiettato in una realtĂ  veramente difficile da “digerire”. Parlare di Fabio qui, all’interno di questo manuale, Ăš il minimo che la Scuola Nazionale possa fare affinchĂ© il suo lavoro, il suo ricordo, la sua presenza non cessino mai di esistere. Abbiamo avuto la fortuna di camminare e lavorare assieme per un bel tratto di strada e questo ci rende orgogliosi. Orgogliosi di essere stati suoi amici e compagni. Orgogliosi di esserci confrontati con una persona veramente umile e ricca di competenze. Abbiamo scelto di dedicare a Fabio una delle manovre piĂč delicate. Questo gesto vuole essere, senza pretese, il ringraziamento ad una persona per la quale solo i nostri pensieri piĂč intimi trovano le parole per gridare quanto ci manca. Ciao Fabio

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Recupero con tecnica Scabar

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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â€ș Attenzione

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Errori tipici

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Si applica quando non Ăš possibile attrezzare un attacco di centro pozzo piĂč alto della soglia (pozzi di ingresso, roccia pessima, pareti o soffitto troppo distanti, ecc.). Il recupero viene effettuato su un contrappeso attrezzato poco sotto la soglia del pozzo. Se non Ăš possibile realizzare l’attacco della carrucola di contrappeso subito sotto la soglia del pozzo con ancoraggi tradizionali (p.e. roccia poco solida) puĂČ essere realizzato un attacco a patire dagli ancoraggi arretrati della piazzola di tiro (cosiddetto “attacco remoto”). Per realizzare un “attacco remoto” si deve preparare un attacco principale arretrato rispetto alla soglia del pozzo a cui si collegano due spezzoni di corda indipendenti con un MB (costruire il MB con entrambe le corde come fossero corde gemelle); all’estremitĂ  opposta di ciascuno spezzone fare due gasse indipendenti che vanno collegate ad un moschettone a base larga con inserita la carrucola di contrappeso. L’uomo di contrappeso si collega con entrambe le longes al moschettone della carrucola ed alla gassa e si fa calare in una posizione tale da limitare il piĂč possibile gli attriti. L'uomo di contrappeso porta con sĂ© la corda di recupero giĂ  inserita nella carrucola. Un capo di questa corda scende alla barella mentre l'altro rimane agli operatori all'attacco principale per essere utilizzato in fase di uscita. Una volta posizionato l'uomo di contrappeso, si blocca il MB all'attacco con un'asola di bloccaggio. La sicura del contrappesista va predisposta collegando uno spezzone direttamente alle gasse dell’attacco di contrappeso.

Nel caso sia necessario deviare il contrappeso subito sotto l'attacco remoto per far salire la barella nel vuoto. Per evitare che la carrucola di contrappeso venga a trovarsi troppo in basso, il contrappesista deve avvicinarsi alla parete col corpo piegando le ginocchia, prima di raggiungere il punto di contrappeso scelto. Occorre tenere presente che la barella verrà appesa alla carrucola di contrappeso dopo l’installazione dell’attacco remoto. Si deve quindi tenere conto di un ulteriore abbassamento della carrucola di contrappeso quando sarà appesa la barella. Per limitare danni alle corde di attacco remoto su spigoli particolarmente taglienti si deve usare come protezione un sacco.

La carrucola di contrappeso viene calata troppo e la barella viene a trovarsi molto bassa nella fase finale, obbligando a manovre supplementari in fase di uscita.


MB CON DOPPIA CORDA

DUE GASSE INDIPENDENTI

BARELLA

SICURA DEL CONTRAPPESISTA

CONTRAPPESISTA

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TECN I C H E aVa N z aT E

Recupero con tecnica Scabar

COLLEGAMENTO DELLE CORDE ALLA BARELLA

Spiegazione

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Collegare il capo della corda di recupero in coda alla barella (sul cinghiaggio dei piedi o in sua assenza riprendendo entrambe le maniglie di fondo con un cordino); passare la corda sul dorso della barella e collegarla all’attacco lungo in testa con un bolina doppio. La sicura viene collegata in maniera standard.

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Se il pozzo Ăš lungo, la barella sale in posizione orizzontale e viene verticalizzata solo alla fine.

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In entrambi i casi predisporre un moschettone ulteriore sull’attacco lungo, per collegare il tiro di uscita.


foto paolo Manca


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Recupero con tecnica Scabar

RECUPERO

Spiegazione

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Portare la barella sotto la carrucola di contrappeso in posizione verticale. Dalla piazzola calare una linea di tiro (tiro di uscita) predisposta con un paranco (puĂČ essere l’estremitĂ  opposta della corda di contrappeso o della sicura). Questa corda viene fissata all’attacco lungo in testa alla barella. L’uomo di contrappeso, assicurato all’attacco remoto, su di un moschettone indipendente da quello a cui Ăš collegata la carrucola, inverte il senso del contrappeso scaricando il peso della barella sul tiro di uscita. L’uomo di contrappeso scioglie il nodo sull’attacco della barella, quindi mette di nuovo in tensione il contrappeso, rimanendo perĂČ appeso alla longe. La barella viene sollevata dall'azione coordinata del contrappeso in coda e del tiro in testa: prima il contrappeso in coda solleva la barella per un piccolo tratto, poi il tiro recupera e avvicina la testa alla parete. L'operazione viene ripetuta finchĂš il baricentro della barella non supera la soglia. In fase di uscita, la barella esegue una rotazione facendo perno sulla soglia del pozzo. È necessario che un operatore si trovi, assicurato con una corda di servizio, in prossimitĂ  della soglia del pozzo in modo da aiutare la barella nella fase di uscita.


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TECN I C H E aVa N z aT E

Attenzione

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Recupero con tecnica Scabar

Il sollevamento nella fase di uscita deve essere effettuato solo con il contrappeso in coda alla barella, per non correre il rischio di sollecitare eccessivamente la tavola della barella. Se al termine del recupero in contrappeso la barella dovesse essere ancora troppo bassa, prima di passare al contrappeso dai piedi si può alzare la carrucola montandola su di un attacco costruito con un NAB di cordino in kevlar realizzato su entrambi gli spezzoni.


Errori tipici

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LĂą€™uomo di contrappeso non si assicura alla longe lunga quando inizia la fase di uscita dal pozzo. In fase di legatura, dimenticarsi di passare la corda sul dorso della barella con il rischio di schiacciamento del ferito sotto la corda stessa.

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foto paolo Manca


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Ripresa di attacchi su grandi verticali Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

RECUPERO

CALATA

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Ripresa di attacchi su grandi verticali

CONCETTI DI BASE La manovra consente il recupero o la calata della barella su una grande verticale utilizzando solo una coppia di corde (tiro e sicura) di lunghezza standard mediante la ripresa di ancoraggi. Il recupero o la calata avviene segmentando la verticale in un due o piĂč di soste (attacchi di centro pozzo), in base alla morfologia dell’ambiente e alla lunghezza delle corde di tiro e sicura. Durante il recupero un tecnico precede la barella trasportando i capi di tiro e sicura alla sosta successiva. Questo accorgimento garantisce un recupero fluido e continuo senza creare attese prolungate alle soste intermedie.

RECUPERO Spiegazione

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Costruire lungo il pozzo un numero di soste (attacchi di centro pozzo per tiro e sicura) in base alla morfologia dell'ambiente ed alla lunghezza della corda piĂč corta. Procedere al recupero della barella in contrappeso. Durante il recupero della barella, un tecnico “di staffetta” si incarica di portare i capi corda di tiro e sicura alla sosta successiva (sale sulla corda di servizio).

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Quando la barella raggiunge la sosta, metterla in sicura con uno spezzone con MBB. Nel frattempo il tecnico “di staffetta” inserisce i capicorda di tiro e sicura nella carrucola di contrappeso e nel sistema di sicura della sosta superiore. Liberare la corda di sicura all'attacco inferiore e far recuperare il lasco dalla sosta superiore. Invertire il contrappeso e mandare in carico la barella sullo spezzone. Svincolare la barella dal contrappeso ormai scarico e far recuperare il lasco dalla sosta superiore.


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Non appena ha inizio il recupero dalla sosta superiore, svincolare lo spezzone di assicurazione e trasferire progressivamente il carico al tiro. Ripetere la manovra alle soste successive fino a raggiungere la sommitĂ del pozzo.

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TECN I C H E aVa N z aT E

Attenzione

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Errori tipici

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Ripresa di attacchi su grandi verticali

Ad ogni sosta deve essere presente un operatore di contrappeso ed un addetto alla gestione della sicura (omesso nei disegni). Se il pozzo presenta un rischio di caduta sassi, la staffetta deve essere esclusa, questa tecnica va applicata solo se la barella puĂČ essere riparata nelle soste. La distanza tra una sosta e la successiva dovrĂ  essere inferiore alla lunghezza delle corde di tiro e sicura. L’attrezzamento di ogni sosta avviene di norma a cura di una unica squadra attrezzisti. Dal momento in cui inizia il recupero, la barella deve stazionare sulle soste solo il tempo indispensabile alle operazioni di svincolo dello spezzone di assicurazione. Il tecnico di staffetta che sale coi capi delle corde, deve contrassegnarle con gli usuali nodi per distinguere quella di tiro da quella di sicura.

Portare le corde di tiro e sicura alla sosta successiva solo quando la barella ha raggiunto la sosta da cui si ù ultimata la fase di recupero: le corde scendono sul pozzo e si aggrovigliano. Iniziare il recupero quando non sono pronte tutte le soste: la barella ed i tecnici alla sosta rimangono appesi per tutto il tempo necessario al completamento delle soste successive. Scambiare la corda di tiro e di sicura tra una sosta e l’altra. Utilizzare uno spezzone di sicura troppo corto, insufficiente per portare la barella sulla verticale del contrappeso successivo.

CALATA In caso di calata le operazioni procedono come segue:

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Predisporre uno spezzone con un capo fissato all’attacco baricentrico della barella, e raccolto in posizione raggiungibile dall’accompagnatore. Calare la barella fino all’altezza della sosta inferiore. L’accompagnatore lancia lo spezzone di assicurazione al tecnico alla sosta successiva che lo recupera in un MB fin quando possibile e lo blocca con MBB. Calare la barella fino a quando va in carico sullo spezzone. Dare corda alla sicura dell’attacco superiore e costruire un MBB all’attacco di sicura a valle. Dare corda alla calata fino ad avere il lasco sufficiente per inserirla in un discensore nell’attacco a valle bloccato con chiave. Svincolare lo spezzone fino a quando la barella torna in carico sulle corde di calata e di sicura della sosta inferiore. Sbloccare tiro e sicura e riprendere la calata. Togliere le corde dalla sosta superiore e portare i capi verso il basso, affidandole ad un tecnico che scende mentre la barella viene calata dalla sosta in basso.


foto Giuseppe antonini


foto paolo Manca


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Deviatori di Teleferica Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

TECNICHE PER IL SUPERAMENTO DEI DEVIATORI

“Tira e molla” Contrappeso su pedale Deviatori svincolabili

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TECN I C H E aVa N z aT E

Deviatori di Teleferica

CONCETTI DI BASE

I deviatori di teleferica consentono di cambiare traiettoria alla portante per evitare un ostacolo o per un cambio di direzione obbligato sia sul piano orizzontale che su quello verticale.

Spiegazione

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Per deviare una portante ù necessario valutare con attenzione la traiettoria e l’angolo di deviazione. Maggiore ù l’angolo fra le due tratte di portante deviate e minore ù la forza che grava sul deviatore. Un deviatore di portante ù considerato un deviatore principale quindi occorrono almeno quattro ancoraggi per formare due attacchi. È consigliabile collegare l’attacco del deviatore alla portante tramite una carrucola al fine di ridurre l’attrito durante il tensionamento. In mancanza della carrucola si possono utilizzare due moschettoni.

Attenzione

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PiĂč l’angolo di deviazione (angolo ÎČ) Ăš chiuso e maggiore sarĂ  la difficoltĂ  nel superarlo. È preferibile attrezzare in modo da aprire il piĂč possibile l’angolo, eventualmente utilizzando un secondo deviatore.

Errori tipici

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Angoli troppo chiusi, con il rischio di passaggi lenti e complessi. Tensionare la teleferica passando la portante su piĂč deviatori privi di carrucole e con angoli chiusi: non si riesce a tensionare a sufficienza la portante a causa degli attriti che si sviluppano. Installare teleferiche e deviatori senza prima aver analizzato la possibilitĂ  di alternative piĂč semplici e/o veloci.

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TECNICHE PER IL SUPERAMENTO DEI DEVIATORI

Esistono diverse tecniche per superare i deviatori di teleferica, che cambiano a seconda dell'angolo di deviazione e della morfologia della grotta. L’operatore deve avere a disposizione una carrucola supplementare con moschettone ed un cordino. I nodi di collegamento tra corda di tiro e sicura e barella dovranno essere fatti con gasse ridotte al minimo indispensabile.

“Tira e molla” Spiegazione

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È una tecnica molto veloce che viene usata nel caso di angoli di deviazione aperti. Il deviatore viene superato agganciando e sganciando in successione le carrucole della barella, facendo ricorso ad una terza carrucola. La sequenza di immagini illustra nel dettaglio le varie posizioni delle carrucole ed i movimenti che consentono il superamento del deviatore fisso. Il collegamento delle corde di recupero e la messa in sicurezza della barella durante la manovra vengono illustrati in seguito.

1) Portare la carrucola di testa in battuta contro il deviatore fisso.

2) Continuare il recupero fino a quando il deviatore fisso, contrastando l’azione della corda di tiro, non faccia alzare l’anello della sospendita avvicinandolo alla portante.

3) Inserire la terza carrucola a monte del deviatore fisso.

4) Invertire il senso di marcia, quindi recuperare con la corda ai piedi ed allentare la corda di tiro. La carrucola appena inserita andrĂ  a contrasto sulla carrucola del deviatore fisso. Questa manovra, sollevando la sospendita ed avvicinandola alla portante, facilita lo sgancio della carrucola a valle del deviatore fisso.

5) Continuare il recupero con la corda di tiro e ripetere l’operazione con le successive carrucole.

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TECN I C H E aVa N z aT E

Deviatori di Teleferica

Collegamento delle corde di recupero e messa in sicurezza della barella Durante la manovra devono essere necessariamente deviati anche tiro e sicura in modo che rimangano paralleli alla portante. L'utilizzo di una longe (come descritto al punto 2) semplifica l'esecuzione della manovra rendendo meno vincolante la lunghezza e la disposizione dei deviatori della portante e del tiro/sicura Nel superamento del deviatore fisso, la barella deve essere mantenuta in sicurezza con la seguente operazione:

1) Portare la barella a battuta o il piĂơ vicino possibile al deviatore fisso sulla portante.

2) Vincolare la barella alla portante con una longe fissa ed un bloccante rispreso nei fori gemelli. In questo modo la barella non scivola indietro lungo la portante quando si lasca il tiro.

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3) Agganciare il deviatore del tiro nel tratto di corda tra i due anelli della sospendita con moschettone, quindi sganciare il moschettone (o carrucola) che devia il tiro. La manovra Ăš piĂč semplice se la corda di tiro Ăš lasca. Superare il deviatore con la tecnica del "tira e molla".

4) Riprendere il recupero, togliere la longe fissa e ripetere anche per la successiva carrucola la tecnica del “tira e molla”.

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TECN I C H E aVa N z aT E

Deviatori di Teleferica

5) Superato il deviatore fisso della portante, ripristinare la carrucola sulla corda di sicura. Ăˆ necessario inserire la carrucola sulla sicura prima di togliere il moschettone dal tratto di corda compreso tra gli anelli della sospendita.

6) Continuare il recupero.

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Attenzione

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Errori tipici

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È indispensabile poter comunicare con le piazzole di partenza ed arrivo della teleferica. Assicurarsi che la barella sia collegata correttamente alle corde di tiro e sicura avendo l’accortezza di lasciare il nodo di giunzione ad un’estremità della barella stessa (gandalf su coniglio ai piedi oppure in testa). Assicurarsi che il ramo di corda che collega il tiro alla sicura passi negli anelli della sospendita e non nei moschettoni delle carrucole Accertarsi di avere una terza carrucola per eseguire il “tira e molla”. Accertarsi di avere uno spezzone con bloccante (o NAB) per mantenere “in posizione” la barella nella prima fase del “tira e molla”.

Non considerare il deviatore della portante un deviatore principale. Posizionare il nodo di collegamento di tiro e sicura nel tratto compreso tra i due anelli della sospendita. Non avere a disposizione la longe di stazionamento. Non avere a disposizione la terza carrucola necessaria per eseguire la manovra “tira e molla”. Non agganciare il moschettone sul tratto di corda compreso tra i due anelli della sospendita. Dimenticarsi di ripristinare il deviatore sulla corda di sicura (in coda). Utilizzare moschettoni con ghiera nelle carrucole. Non riuscire a comunicare tra operatore al deviatore e piazzole di tiro e sicura.

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TECN I C H E aVa N z aT E

Deviatori di Teleferica

Contrappeso su pedale È una tecnica che consente di risolvere situazioni difficili, con angoli di deviazione molto chiusi, spazio di manovra ridotto e/o senza possibilità di appoggio al suolo. È applicabile in qualsiasi circostanza. Si risolve in autonomia e necessita di uno spezzone ausiliario. La manovra consiste nel sollevare la barella, mediante un contrappeso su spezzone di corda, al fine di sgravare il peso dalla portante e permettere il cambio delle carrucole per superare il deviatore.

Allestimento Spiegazione

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Predisporre un cordino attorno alla barella, passante sotto il pianale e infilato nei moschettoni degli attacchi della sospendita. Questo evita al cordino di scivolare dalle estremitĂ  della barella.

Lo spezzone viene chiuso mantenendo il nodo ad un’altezza inferiore a quella dell’anello della sospendita. L’altro capo del cordino viene passato in un moschettone supplementare ancorato al garda del deviatore.

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foto antonino Bileddo


TECN I C H E aVa N z aT E

Deviatori di Teleferica

Sequenza di manovra: 1) Portare la carrucola della barella a battuta contro il deviatore della portante. Predisporre un cordino attorno alla barella, passante sotto il pianale e infilato nei moschettoni degli attacchi della sospendita. Il cordino viene inserito in un un moschettone supplementare agganciato all'attacco del deviatore.

2) Sollevare la barella con il contrappeso finchĂ¹ la carrucola in battuta sul deviatore non Ă¹ scarica (caricare il contrappeso come staffa, nel caso non sia sufficente passarlo nel bloccante ventrale). Inserire una carrucola a monte del deviatore ed agganciarla all'anello della sospendita.

3) Togliere la carrucola rimasta a valle, smontare il contrappeso e ripetere lĂą€™operazione con la/e carrucola/e che seguono.

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Attenzione

â€ș â€ș â€ș â€ș

Errori tipici

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Il nodo dello spezzone di contrappeso deve essere molto vicino alla barella e comunque piĂč basso dell’anello della sospendita. Il cordino non deve comprimere i fianchi o la testa del ferito. È necessario inserire la carrucola a monte del deviatore prima di togliere quella a valle. Ricordarsi di ripristinare anche il deviatore sulla corda di tiro/sicura.

Contrappesare la barella una volta per inserire la carrucola a monte del deviatore ed una seconda volta per togliere quella a valle. Non passare il cordino di contrappeso nei moschettoni di collegamento, rischiando di farlo scivolare sotto il piano della barella. Togliere la carrucola a valle prima di aver inserito quella a monte lasciando tutto in carico sullo spezzone di contrappeso.

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Deviatori di Teleferica

Deviatori svincolabili Questa tecnica trova il suo utilizzo nelle situazioni dove Ăš consentito perdere il tensionamento della portante (quando si dispone di molto spazio di manovra o la portante viene realizzata mediante contrappeso e puĂČ essere ritensionata).

Spiegazione

I deviatori della portante in questo caso sono svincolabili. Al passaggio della barella non vengono sganciate le carrucole della barella ma i deviatori. Sullo stesso attacco viene costruito un deviatore parallelo, che andrà a sostituire il primo al passaggio della barella. La sequenza di manovra ù la seguente: 1. Portare la carrucola della barella a battuta contro il deviatore. 2. Agganciare il deviatore parallelo, a valle della carrucola della barella e metterlo in tensione bloccando poi con un MBB. 3. Svincolare il deviatore a monte e disinserirlo. 4. Ripetere l’operazione con la/e carrucola/e che seguono. 5. Una volta effettuato il passaggio della barella, ripristinare il deviatore del tiro, passandolo alla sicura (in coda).

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Il deviatore parallelo puĂČ essere costruito con un paranco P/3, realizzato con un cordino su moschettoni chiuso con un MBB. Tale accorgimento permette di tensionare il deviatore e di perdere meno tensione sulla portante.

Attenzione

â€ș

Ogni volta che viene sganciato un deviatore vi Ăš una perdita di tensione nella portante, principalmente a causa dell’allungamento del deviatore per scorrimento nella chiave di MBB. La perdita di tensione aumenta ad ogni passaggio di carrucola: ciĂČ potrebbe compromettere seriamente la funzionalitĂ  della teleferica a causa della modifica di traiettoria.

Errori tipici

â€ș â€ș

Installare sulla portante piĂč di un deviatore mobile. Non installare il deviatore del tiro in posizione avanzata rispetto al deviatore di teleferica: la carrucola della barella non riesce a raggiungere il deviatore. Dimenticarsi di ripristinare il deviatore sulla corda di sicura (in coda). Allentare troppo la tensione del deviatore dopo il primo passaggio di carrucola, rendendo difficoltoso il superamento della seconda.

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foto paolo Manca


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Autosoccorso: passaggio di corrimano Sintesi degli argomenti: PROGRESSIONE SU CORRIMANO O TELEFERICA

Preparazione del sistema di recupero: ferito Preparazione del sistema di recupero: soccorritore Progressione SUPERAMENTO “A PENDOLO” DEL PUNTO DI FRAZIONAMENTO

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Autosoccorso: passaggio di corrimano

PROGRESSIONE SU CORRIMANO O TELEFERICA

Spiegazione

È la tecnica di autosoccorso per estricare un ferito su corda da un tratto orizzontale. Questa tecnica Ú efficace nel caso di teleferiche e di corrimani, anche se sono lunghi e frazionati.

Attenzione

Valutare con attenzione su quale estremitĂ  del corrimano Ăš piĂč agevole far uscire il ferito e dove c'Ăš piĂč spazio per sistemarlo.

Preparazione del sistema di recupero: ferito Spiegazione

â€ș â€ș â€ș

Assicurare il ferito al corrimano con una seconda longe. Sganciare il bloccante mobile del ferito dall'autosicura. Inserire il bloccante mobile nel moschettone della longe a cui Ăš appeso il ferito e agganciarlo sulla corda del corrimano, rivolgendolo in modo che scorra verso l'uscita (come in figura).

SOCCORRITORE FERITO

â€ș â€ș

316

In alternativa, avendo a disposizione una carrucola, si puĂČ adottare uno degli schemi illustrati nelle figure A, B o C; queste soluzioni rendono meno faticoso il recupero su tratte lunghe. La configurazione C consente di avvicinare il piĂč possibile l’infortunato al punto di frazionamento.


A

B

C

Attenzione

ñ€Ɵ

Nel caso il ferito sia in carico sulla longe lunga Ă¹ necessario sollevarlo e agganciarlo con la longe corta al bloccante. Per sollevare il ferito fare un pendolo con il pedale.

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Autosoccorso: passaggio di corrimano

Preparazione del sistema di recupero: soccorritore

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Inserire il proprio bloccante mobile sul corrimano, rivolto nella direzione di progressione. Agganciare il moschettone della longe lunga ai fori gemelli del bloccante, avendo cura di imprigionarvi all’interno anche la corda del corrimano. Collegare il proprio pedale con un moschettone ai fori gemelli del bloccante mobile del ferito. Inserire il pedale in un moschettone con funzione di carrucola: quest’ultimo deve essere collegato al foro basso del proprio bloccante, avendo cura di inserire all’interno anche la corda del corrimano. Nel caso ci siano dei frazionamenti ravvicinati sul corrimano, Ăš preferibile contrappesare direttamente su di essi (si veda la descrizione piĂč avanti).

Progressione

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Attenzione

â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș

Errori tipici

318

â€ș â€ș

Inserire il pedale nel proprio bloccante ventrale ed agire su questo in contrappeso; in questo modo si fa avanzare il ferito ripetendo le operazioni fino al punto di frazionamento. Se si lavora sospesi nel vuoto, per far avanzare il proprio bloccante occorre scaricarlo del peso: in questo caso Ăš necessario usare il pedale del ferito per scaricare il proprio.

Per maggior sicurezza, sostituire il moschettone della propria longe lunga (agganciata ai fori gemelli) con un moschettone a ghiera. Se la longe corta del ferito Ăš troppo lunga, la si dovrĂ  accorciare (per esempio agganciando il moschettone della longe sul delta). Prestare attenzione a non far incastrare il nodo del proprio pedale sotto il bloccante ventrale. Se la staffa dovesse risultare troppo corta utilizzare un cordino piĂč lungo. Qualora si dovesse scendere al centro di una corda poco tesa, bisogna inserire un nodo autobloccante a treccia di sicurezza.

Inserire la longe nel bloccante (sia del ferito sia del soccorritore) senza riprendervi dentro la corda: esiste il rischio di fuoriuscita della corda dal bloccante. Attaccare il pedale di contrappeso direttamente nel moschettone della longe del ferito: in questo caso il moschettone della longe rischia di disporsi sulla corda di traverso creando notevoli attriti.


➊

➋

­➌

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TECN I C H E aVa N z aT E

Autosoccorso: passaggio di corrimano

SUPERAMENTO “A PENDOLO” DEL PUNTO DI FRAZIONAMENTO

Spiegazione

Giunti al punto di frazionamento procedere come segue: Assicurarsi con la longe corta al punto di frazionamento. Inserire il proprio bloccante sulla tratta di corda successiva, riprendendo lo schema di collegamento giĂ  visto.

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Collegare la longe lunga del ferito sulla tratta di corda successiva. Inserire un moschettone sul punto di frazionamento, con funzione di carrucola. Collegare un pedale direttamente alla maglia rapida del ferito, facendolo poi passare nel moschettone-carrucola del frazionamento.


â€ș

Collegarsi al pedale con il croll, staccare la longe corta dal frazionamento ed azionare il pendolo fino a scaricare la longe corta del ferito.

â€ș â€ș

Collegare bloccante e longe corta del ferito alla tratta successiva, riprendendo lo schema di collegamento giĂ  visto. Invertire il senso del pendolo e ripristinare il pedale per la progressione nella tratta di corda successiva.

Attenzione

â€ș

Prima di passare il frazionamento il ferito deve essere avvicinato il piĂč possibile all’attacco.

Errori tipici

â€ș

Eseguire la manovra in maniera disordinata, incrociando longe e staffe.

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TECNICHE IN CorDa SINGoLa


foto archivio SNaTSS


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Introduzione Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

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CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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Questo capitolo descrive alcune soluzioni tecniche alle quali si ricorre in situazioni di emergenza, ossia quando non siano disponibili o efficienti le attrezzature standard in dotazione agli attrezzisti. Si adottano quando l’avaria di un trapano o la perdita di una parte o di tutto il contenuto del kit attrezzisti comporta un arresto o un forte rallentamento delle operazioni di soccorso. Garantiscono un livello di sicurezza e un rendimento paragonabile a quello dei sistemi standard se adoperate da personale competente ed addestrato. Hanno il vantaggio di richiedere solo corda, cordini, moschettoni, e carrucole: tutto materiale che, almeno teoricamente, Ăš possibile reperire anche senza avere con sĂ© il kit attrezzisti. Per gli ancoraggi si ricorre preferibilmente a quelli naturali. I bloccanti vengono sostituiti da nodi autobloccanti o dai bloccanti personali in dotazione ai soccorritori. I sistemi presentati sono stati selezionati secondo criteri di praticitĂ  e di efficienza in funzione delle esigenze del soccorso speleologico. L’apprendimento e l’esercizio di queste tecniche, oltre all’utilitĂ  in situazioni d’emergenza, assumono un grande valore didattico fondamentale per acquisire maggiore dimestichezza con le manovre e imparare “a cavarsela con poco materiale”; sono inoltre il presupposto per un ulteriore sviluppo delle tecniche di recupero e un progressivo alleggerimento del kit attrezzisti.


Introduzione

Attenzione

â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș

Errori tipici

â€ș â€ș â€ș

Le soluzioni proposte non devono essere considerate come il nuovo standard del soccorso, ma piuttosto un esercizio di tecnica per rimediare a guai seri in condizioni critiche. Devono essere applicate da tecnici esperti e da squadre affiatate. Richiedono un controllo costante dei sistemi di recupero e di calata. Comportano un rallentamento nella risoluzione delle manovre di passaggi del nodo, inversioni di marcia, variazioni di assetto, superamento di deviatori, etc. Sarà l’esperienza del soccorritore a determinare quando queste tecniche siano adottabili in piena sicurezza in corda singola o sia preferibile aggiungere una seconda corda. Nell'utilizzo della corda singola, quando si considera la possibilità di una sollecitazione dinamica del sistema, deve essere escluso l’uso di bloccanti meccanici a denti per la sospensione o l'assicurazione della barella, sostituendoli con nodi autobloccanti. Nell'utilizzo della corda singola, quando si prevede che la barella resti in carico su di un nodo autobloccante (come ad esempio nell'uso di un BAS), ù necessario costruire un falso nodo di fine corsa a monte del NAB stesso.

Adottare queste tecniche anche quando non sia assolutamente necessario e senza il preventivo accordo del caposquadra. Recuperare la barella in corda singola anche quando si ha a disposizione una lunghezza di corda sufficiente a recuperare con la doppia corda. Applicare queste tecniche senza essere realmente certi di padroneggiarle con sicurezza e senza valutare correttamente le capacità e l’esperienza degli altri operatori.

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foto piero palazzo


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Variazioni di assetto con mezzi di emergenza Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

Predisposizione della barella VARIAZIONI DI ASSETTO: VERTICALIZZAZIONE

VARIAZIONI DI ASSETTO: ORIZZONTALIZZAZIONE

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CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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Vengono qui illustrate alcune manovre che consentono di variare l'assetto della barella da orizzontale a verticale e viceversa lavorando con mezzi di emergenza e con corda singola. Vi si ricorre generalmente quando il pozzo nel quale si recupera presenta uno o piĂč restringimenti localizzati. La barella viene recuperata sui pozzi in posizione orizzontale ad eccezione di casi particolari legati alla conformazione del pozzo. Le manovre si svolgono trasferendo il carico dalla corda di recupero ad un BAS (eventualmente realizzato usando un NAB al posto del bloccante) e viceversa.

Predisposizione della barella

Attenzione

â€ș

Si vincola il capo della corda alla barella (in testa o sul baricentrico), quindi, lasciando alcuni metri di lasco, si collega la barella in testa con un MBB e si rinvia sul baricentrico con un secondo MBB. Questo sistema consente di avere sempre un lasco di corda sufficiente a compiere le manovre di variazione di assetto.

â€ș â€ș

La manovra di verticalizzazione va sempre eseguita in stretto accordo col medico. Prima di iniziare il recupero bisogna disporre la barella in verticale e regolare opportunamente i cinghiaggi interni. Nel caso di pozzi brevi che richiedono la verticalizzazione, salvo controindicazioni del medico, Ăš piĂč pratico recuperare direttamente in verticale.

â€ș

Errori tipici

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â€ș

Non verificare alla base del pozzo il comportamento dei cinghiaggi con la barella in verticale.


Variazioni di assetto con mezzi di emergenza

VARIAZIONI DI ASSETTO: VERTICALIZZAZIONE

Spiegazione

â€ș â€ș â€ș â€ș

A

Fermare il recupero. Agganciare all’attacco baricentrico uno spezzone lungo almeno 10 metri. Vincolare lo spezzone con un MBB ad un moschettone a base larga con ghiera inserito in un NAB (fig. A). Sbloccare il MBB sulla corda di recupero fino a mandare in carico lo spezzone (fig. B).

B

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TECN I C H E I N C o r D a S I N G o L a

ñ€Ɵ ñ€Ɵ

C

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Sciogliere del tutto il MB sul tiro, sbloccare anche il MBB in testa e recuperare corda fino a mettere in tensione il tratto tra testa e baricentrico (fig. C). Bloccare nuovamente il MB in testa (fig. D).

D


Variazioni di assetto con mezzi di emergenza

â€ș â€ș

Sbloccare il MBB e trasferire il carico dallo spezzone alla corda di tiro in modo da verticalizzare la barella (fig. E). Riprendere il recupero fino al superamento del restringimento.

E

Attenzione

â€ș â€ș

Errori tipici

â€ș â€ș

Considerando che si utilizza una sola corda ù bene non effettuare il recupero dall’inizio con lo spezzone in carico, sul NAB, che potrebbe accidentalmente scorrere toccando le pareti del pozzo. Durante la verticalizzazione la barella si abbassa notevolmente, accertarsi di disporre degli spazi necessari.

Spezzone troppo corto. Eseguire il MBB dello spezzone nel moschettone dell’attacco baricentrico anzichĂ© nel moschettone del bloccante.

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VARIAZIONI DI ASSETTO: ORIZZONTALIZZAZIONE

Spiegazione

A

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Abbassare il NAB il piĂč possibile e recuperare il MB dello spezzone (fig. A). Bloccare lo spezzone con il MBB e calare la testa della barella sbloccando il MB sul tiro (fig. B e C).

B

C


Variazioni di assetto con mezzi di emergenza

â€ș

D

E

â€ș â€ș

F

Quando si ha corda a sufficienza, costruire un MBB all’attacco baricentrico (fig. D e E).

Bloccare il MBB anche in testa (fig. F). Sbloccare il MBB dello spezzone fino a mandare la barella in carico sul tiro.

G

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foto paolo Manca


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Passaggio del nodo in corda singola Sintesi degli argomenti:

CONCETTI DI BASE

PASSAGGIO DEL NODO IN RECUPERO A PARANCO

Nei deviatori di centro pozzo Nella piazzola di tiro PASSAGGIO DEL NODO IN CONTRAPPESO

Passaggio del nodo in contrappeso con carrucola supplementare PASSAGGIO DEL NODO CON DOPPIA CARRUCOLA

PASSAGGIO DEL NODO SU DEVIATORI SECONDARI

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TECN I C H E I N C o r D a S I N G o L a

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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â€ș

Le manovre del passaggio del nodo si attuano nei casi in cui sia necessario realizzare nodi di giunzione sulla corda di tiro. Per effettuare la manovra Ú necessario svincolare temporaneamente la corda sulla quale si trova il nodo di giunzione; utilizzare un BAS per assicurare temporaneamente la barella. Usare il nodo galleggiante per isolare una lesione o per giuntare le corde perché Ú compatto e si scioglie facilmente anche dopo aver subito forti trazioni.

Il collegamento del BAS all’attacco deve essere indipendente e vincolato agli spezzoni tramite due moschettoni che possono essere preparati giĂ  all’inizio del recupero. Il BAS puĂČ essere costruito con il materiale personale degli operatori e con il capo corda del recupero. In calata le manovre del passaggio del nodo in tecnica di sola corda sono le stesse utilizzate con la sicura attiva.

Non predisporre in anticipo il materiale aggiuntivo necessario per la manovra.


Passaggio del nodo in corda singola

PASSAGGIO DEL NODO IN RECUPERO A PARANCO

Nei deviatori di centro pozzo Spiegazione

La manovra consiste nel sospendere temporaneamente la barella al BAS e creare un lasco sufficiente a smontare la carrucola e passare il nodo a monte.

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Portare il nodo a pochi cm dalla carrucola del centro pozzo. Mettere in sicurezza la corda di tiro collegando il BAS all’attacco del centro pozzo. Accertarsi che il bloccante o il NAB del BAS sia posizionato almeno un metro sotto al nodo (fig. A). Calare con il tiro (tecnica per calate brevi) fino a mandare in tensione il BAS (fig. B).

A

B

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TECN I C H E I N C o r D a S I N G o L a

â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș

Fare un nodo di accorciamento (galleggiante) tra il nodo di giunzione ed il bloccante del BAS eventualmente inglobando anche il nodo di giunzione stesso (fig. C). Recuperare con il tiro fino a riportare il nodo a pochi cm dalla carrucola e nello stesso tempo mantenere in tensione il BAS spingendolo verso il basso. Calare di nuovo (tecnica per calate brevi) fino a mandare in tensione il BAS. Sciogliere il nodo di accorciamento e utilizzare il lasco di corda guadagnato per smontare la carrucola e rimontarla con il nodo dalla parte opposta (fig. D). Continuare il recupero e togliere il BAS.

C

D

Attenzione

Errori tipici

â€ș â€ș

Costruire il nodo di accorciamento dall’inizio del recupero rende la manovra piĂč veloce. Inglobare il nodo di giunzione in quello di accorciamento consente di guadagnare corda anche se lo spazio tra il bloccante e il nodo Ăš ridotto.

â€ș â€ș

Regolare lo spezzone del BAS troppo corto: non permette di guadagnare sufficiente corda per far passare il nodo a monte della carrucola. Il BAS viene agganciato al moschettone della carrucola di centro pozzo, rendendone pericolosa se non impossibile l’apertura. Inserire il bloccante del BAS sulla corda prima che sia stato vincolato all’attacco rischiando così di farlo scivolare fino in fondo alla corda.

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Passaggio del nodo in corda singola

Nella piazzola di tiro Spiegazione

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Portare il nodo a battuta contro la base fissa del paranco. Collegare l’MBB del BAS all’attacco (fig. A). Posizionare la parte mobile del paranco in modo tale che la sua distanza dall'estremitĂ  del cordino del BAS sia tale da far rimanere un lasco di corda sufficiente a passare il nodo oltre la carrucola. Non eccedere nella distanza per consentire agli operatori di recuperare in modo continuo (fig. A). Recuperare il paranco tirando a P/2 e trattenere “a braccia” fino ad agganciare il moschettone del BAS alla parte mobile del paranco (fig. B). Ora la parte fissa del paranco non Ăš piĂč in tensione, smontarla e passare il nodo dall'altro lato della carrucola (fig. C). Mettere in tensione il tiro e togliere il BAS. A

B

C

Attenzione

â€ș

Il BAS puĂČ essere costruito con il materiale personale degli operatori e con il capo corda del tiro o sicura o di un loro tratto.

Errori tipici

â€ș

Il BAS viene agganciato al moschettone della base fissa del paranco, rendendone pericolosa se non impossibile l’apertura.

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TECN I C H E I N C o r D a S I N G o L a

PASSAGGIO DEL NODO IN CONTRAPPESO

Spiegazione

â€ș â€ș

Avvicinare il nodo alla carrucola del contrappeso. Mettere in sicurezza il tiro collegando il BAS all’attacco del contrappeso. Accertarsi che il bloccante o il NAB del BAS sia posizionato almeno un metro sotto al nodo (fig. A).

A

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Passaggio del nodo in corda singola

B

C

D

E

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TECN I C H E I N C o r D a S I N G o L a

â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș Attenzione

Errori tipici

â€ș â€ș

Costruire il nodo di accorciamento dall’inizio del recupero rende la manovra piĂč veloce. Inglobare il nodo di giunzione in quello di accorciamento consente di realizzare il nodo anche se lo spazio tra il bloccante e il nodo Ăš ridotto.

â€ș â€ș

Spezzone del BAS regolato troppo corto: non permette di guadagnare sufficiente corda per far passare il nodo a monte della carrucola. Il BAS viene agganciato sul moschettone della carrucola di centro pozzo, rendendone pericolosa se non impossibile l’apertura. Inserire il bloccante del BAS sulla corda prima di averlo vincolato all'attacco, rischiando così di farlo scivolare fino in fondo alla corda.

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344

Invertire il senso del contrappeso fino a mandare in tensione il BAS (basta che l’operatore scenda un po’ con i bloccanti) (fig. B). Creare un lasco di corda continuando a scendere con i bloccanti in modo che sia possibile fare un nodo di accorciamento (galleggiante) tra il nodo di giunzione ed il bloccante del BAS eventualmente inglobando anche il nodo di giunzione stesso (fig. C). Recuperare con il contrappeso fino a riportare il nodo di giunzione a battuta sulla carrucola (fig. D). Spingere il bloccante del BAS verso il basso; invertire il senso del contrappeso fino a quando il BAS non entra in tensione. Sciogliere il nodo di accorciamento e utilizzare il lasco di corda guadagnato per smontare la carrucola e rimontarla con il nodo dalla parte opposta (fig. E). Continuare il recupero e togliere il BAS.


Passaggio del nodo in corda singola

Passaggio del nodo in contrappeso con carrucola supplementare Questa tecnica rappresenta una possibile alternativa a quella precedentemente illustrata, e consente all'operatore di centro pozzo di effettuare il passaggio del nodo in maniera autonoma, con poco materiale. È applicabile a recuperi in contrappeso o in paranco. Nel caso di paranco non presenta alcun vantaggio rispetto alla tecnica mediante il nodo di accorciamento. Non Ú applicabile nel caso di calata.

Spiegazione

â€ș â€ș â€ș

Predisporre una carrucola supplementare nell'attacco della carrucola di centro pozzo. Avvicinare il nodo alla carrucola del recupero. Collegare uno spezzone di corda all'imbraco dell'operatore.

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TECN I C H E I N C o r D a S I N G o L a

ñ€Ɵ

346

Inserire lo spezzone nella carrucola supplementare e collegarlo alla corda di tiro con un bloccante o un NAB almeno un metro sotto al nodo.


Passaggio del nodo in corda singola

ñ€Ɵ

Passare con i bloccanti sullo spezzone.

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TECN I C H E I N C o r D a S I N G o L a

ñ€Ɵ

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Recuperare con il contrappeso ausiliario un lasco di corda sufficiente per smontare la carrucola di centro pozzo e rimontarla con il nodo dalla parte opposta. L'operatore esegue la manovra in prossimitĂ del centro pozzo


Passaggio del nodo in corda singola

â€ș

Riprendere il recupero lungo la corda principale. In caso di contrappeso ciĂČ avviene con il cambio di corda da parte dell'operatore; in caso di paranco avviene rimettendo in azione il paranco stesso

Attenzione

â€ș

Lo spezzone di corda collegato all'imbraco del contrappesista svolge funzioni di sicura durante lo spostamento del croll e della maniglia da una corda all'altra, quando la barella e l'operatore rimangano collegati fra loro con un solo bloccante.

Errori tipici

â€ș

L'operazione viene iniziata quando il nodo non si trova a ridosso della carrucola di centro pozzo: ciĂČ rende necessario uno spezzone di corda inutilmente lungo piĂč del necessario. Spezzone collegato alla corda di tiro troppo vicino al nodo: non permette di guadagnare sufficiente corda per far passare il nodo a monte della carrucola. La carrucola supplementare viene agganciata sul moschettone della carrucola di centro pozzo, rendendone pericolosa se non impossibile l’apertura.

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PASSAGGIO DEL NODO CON DOPPIA CARRUCOLA La tecnica proposta Ăš molto veloce, semplice e richiede poco materiale. Si puĂČ impiegare per il recupero sia a paranco sia a contrappeso e con tutte le manovre di uscita della barella. Rispetto alle tecniche precedenti, dopo il passaggio del nodo, la posizione della carrudola di centropozzo si abbassa di circa 30 centimetri. I tecnici devono tenere in considerazione questo spostamento durante l’allestimento della manovra. Per la sua efficacia e rapiditĂ  la tecnica si rivela estremamente utile anche in caso di manovre di autosoccorso.

Spiegazione

350

â€ș

Predisporre, nell’attacco di centro pozzo, una seconda carrucola che deve trovarsi piĂč bassa della prima di almeno una spanna e dalla parte della corda su cui Ăš presente il nodo. Il collegamento va fatto o con una catena di moschettoni o con due moschettoni collegati da un anello di cordino ripassato piĂč volte in modo da poterlo regolare a misura.


Passaggio del nodo in corda singola

Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico - Tecniche di soccorso in grotta 2017

351


TECN I C H E I N C o r D a S I N G o L a

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352

Portare il nodo in battuta nella prima carrucola. Inserire la seconda carrucola sulla corda a valle del nodo.


Passaggio del nodo in corda singola

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Invertire il senso di marcia e mandare il nodo in battuta nella seconda carrucola. Lascare ancora la corda in modo da liberare la prima carrucola.

Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico - Tecniche di soccorso in grotta 2017

353


TECN I C H E I N C o r D a S I N G o L a

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354

Smontare la prima carrucola e proseguire con il recupero.


Passaggio del nodo in corda singola

Attenzione

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Errori tipici

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La lunghezza della seconda carrucola va regolata in base all’ingombro del nodo. Il recupero in risalita prosegue con un attacco piĂč basso. Nel caso di uscite particolarmente critiche, va tenuto in considerazione l’abbassamento. La tecnica funziona anche nel caso di manovre estremamente particolari come l’uscita a stendipanni in corda singola. In calata risulta molto piĂč conveniente utilizzare la tecnica con il BAS.

In fase di predisposizione dell’attacco di centro pozzo, inserire la seconda carrucola dal lato opposto rispetto a quello della corda con il nodo

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TECN I C H E I N C o r D a S I N G o L a

PASSAGGIO DEL NODO SU DEVIATORI SECONDARI

Spiegazione

Il BAS sui deviatori secondari Ăš superfluo. La manovra Ăš valida sia in recupero che in calata.

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356

Arrivare con il nodo al deviatore. Montare un ulteriore deviatore al di sotto del nodo di giunzione. Sbloccare il MBB del deviatore da superare mandando in carico quello appena aggiunto. Smontare il deviatore e continuare il recupero o la calata.


Passaggio del nodo in corda singola

Attenzione

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Per ridurre la perdita di tensione quando si monta il deviatore parallelo, puĂČ essere di aiuto costruire un paranco P/3 costruito col cordino su moschettoni e chiuso alla fine con un MBB.

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È consigliabile prevedere una sorta di “accompagnatore del nodo” che lo segua lungo la verticale ed esegua il passaggio lungo tutti i deviatori presenti. Questo operatore non deve interferire con l’accompagnatore della barella. È bene quindi che la linea di progressione sia frazionata in prossimitĂ  dei deviatori per consentire agli accompagnatori della barella e del nodo di salire contemporaneamente. Su verticali molto lunghe puĂČ risultare difficile la comunicazione tra l’operatore del deviatore ed i tecnici addetti al recupero in cima al pozzo. In questi casi puĂČ essere utile prevedere l’utilizzo della radio.

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357


foto paolo Manca


TECN I C H E I N C o r D a S I N G o L a

Passaggio di deviatori fissi in corda singola Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

IN FASE DI RECUPERO

IN FASE DI CALATA

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359


TECN I C H E I N C o r D a S I N G o L a

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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360

Questa tecnica consente il superamento dei deviatori secondari fissi. Per quelli di centro pozzo non ù necessario ricorrere a queste manovre avendo a disposizione comunque l’estremità opposta della corda, con cui ù possibile effettuare qualunque manovra di entrata/uscita. La barella viene legata con due MBB al baricentrico ed in testa. Il capo morto della corda deve essere infine vincolato in maniera fissa all'attacco baricentrico o di testa della barella.


Passaggio di deviatori fissi in corda singola

IN FASE DI RECUPERO

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Portare la barella immediatamente sotto la carrucola del deviatore. Realizzare un BAS (eventualmente impiegando un NAB) e inserirlo circa 50 cm a monte del deviatore. Passare lo spezzone del BAS in un moschettone collegato all’attacco del deviatore (se l'attacco Ăš su un anello, lo spezzone puĂČ passare all'interno di questo). Agganciare l'altro capo dello spezzone all'attacco baricentrico della barella mediante un MBB, avendo cura di recuperare la corda in eccesso (fig. A). Sbloccare il MB della corda di recupero e trasferire il carico sul BAS (fig. B).

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B A

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Togliere la corda di recupero dal deviatore e ricostruire il MBB sull’attacco della barella, avendo cura di recuperare la corda in eccesso (fig. C). Sbloccare il MB del BAS e dare corda fino a trasferire il carico nuovamente sulla corda di recupero, portando così la barella sulla verticale dell'attacco superiore. Togliere il BAS e riprendere il recupero (fig. D).

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C D

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361


TECN I C H E I N C o r D a S I N G o L a

IN FASE DI CALATA

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Calare la barella fino all’altezza del deviatore. Realizzare un BAS (eventualmente impiegando un NAB) e inserirlo a monte del deviatore. Passare lo spezzone del BAS in un moschettone collegato all’attacco del deviatore (se l'attacco Ăš su un anello, lo spezzone puĂČ passare all'interno di questo). Agganciare l'altro capo dello spezzone all'attacco baricentrico della barella mediante un MBB avendo cura di recuperare la corda in eccesso (fig. A).

A

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B

362

Sbloccare il MB della corda di calata e trasferire il carico sul BAS (fig. B). Creare un lasco nella corda di calata sufficiente ad inserirla nella carrucola del deviatore, quindi recuperare la corda in eccesso e bloccarlo (fig. C).

C


Passaggio di deviatori fissi in corda singola

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D

Attenzione

E

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Errori tipici

Sbloccare il MB del BAS e dare corda fino a trasferire il carico nuovamente sulla corda di calata, portando cosĂŹ la barella sulla verticale del deviatore (fig. D). Disinserire il BAS e riprendere la calata (fig. E).

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Quando si trasferisce il carico al BAS, calando col MB sul baricentrico, potrebbe non essere sufficiente la corda a disposizione; in questo caso si puĂČ recuperare corda sbloccando anche il MB di testa. La barella durante la manovra si sposta necessariamente dalla verticale del deviatore a quella dell'attacco superiore; l’accompagnatore deve essere pronto a seguirla per manovrare i MB ed essere successivamente pronto a riavvicinarsi al deviatore per disinserire il BAS.

Non riuscire a raggiungere la barella dopo aver superato il deviatore perchĂš la corda di servizio non Ăš frazionata all'altezza giusta.

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363


foto paolo Manca


TECN I C H E I N C o r D a S I N G o L a

Stendipanni in corda singola Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

RECUPERO A CONTRAPPESO

Allestimento Esecuzione RECUPERO A PARANCO

Allestimento Esecuzione

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365


TECN I C H E I N C o r D a S I N G o L a

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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366

La tecnica dello stendipanni, descritta fra le tecniche di base, puĂČ essere impiegata anche nel caso di recupero (o calata) in corda singola. Si utilizza una sola corda per realizzare il sistema di recupero ed il sistema aggiuntivo di tiro e sicura necessario per l'uscita a stendipanni. Si utilizzano attacchi singoli sia per l'attacco principale che per il centro pozzo. La barella puĂČ essere collegata alla corda di recupero in modo standard.

Dovendo operare in economia di materiale, tutti i collegamenti dei capi corda all'attacco baricentrico della barella possono essere realizzati mediante nodo bolina inseguito con chiusura Yosemite; Si risparmiano cosĂŹ i moschettoni e si guadagna in sicurezza eliminando la possibilitĂ  che essi vengano caricati sul lato corto. Nella piazzola di recupero, il paranco e il sistema di calata potrebbero trovarsi sullo stesso attacco: disporli in modo che non interferiscano fra loro.

Utilizzare la manovra quando non vi sia abbastanza corda per operare con tiro e sicura. Mantenere la barella piĂč alta del necessario in fase di uscita aumentando la tensione delle corde ed il carico sugli ancoraggi. Mantenere in tensione il MB della sicura supplementare dal centro pozzo, ostacolando l’azione del paranco.


Stendipanni in corda singola

RECUPERO A CONTRAPPESO

Allestimento Spiegazione

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Disporre la corda di recupero nella carrucola di centro pozzo in modo che durante il recupero l’operatore di contrappeso si trovi ad essere posizionato tra la barella e l'attacco principale. Si opera pertanto diversamente da quanto previsto per la tecnica standard di contrappeso, dove il contrappesista si dispone verso l’esterno. Costruire con uno spezzone la sicura per il contrappesista. Realizzare una gassa nello spezzone poco sotto l'altezza della carrucola in modo che l'operatore, assicurato alla gassa con la longe, sia nella posizione ottimale per eseguire la manovra Utilizzare un altro spezzone per predisporre una sicura supplementare per la barella, collegarlo al deviatore di centro pozzo con MBB realizzato in un moschettone indipendente da quello della carrucola. Portare l'avanzo di corda a monte del contrappesista alla piazzola di recupero e collegarla all'attacco principale con un grigri o un MB. Questa sezione di corda svolgerà la funzione di stendipanni (sicura in calata) nella fase di uscita. Utilizzare il capo corda a monte del sistema di calata per predisporre un tiro supplementare in grado di recuperare la distanza tra l'attacco principale ed il centro pozzo.

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367


TECN I C H E I N C o r D a S I N G o L a

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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368

La tecnica dello stendipanni, descritta fra le tecniche di base, puĂČ essere impiegata anche nel caso di recupero (o calata) in corda singola. Si utilizza una sola corda per realizzare il sistema di recupero ed il sistema aggiuntivo di tiro e sicura necessario per l'uscita a stendipanni. Si utilizzano attacchi singoli sia per l'attacco principale che per il centro pozzo. La barella puĂČ essere collegata alla corda di recupero in modo standard.

Dovendo operare in economia di materiale, tutti i collegamenti dei capi corda all'attacco baricentrico della barella possono essere realizzati mediante nodo bolina inseguito con chiusura Yosemite; Si risparmiano cosĂŹ i moschettoni e si guadagna in sicurezza eliminando la possibilitĂ  che essi vengano caricati sul lato corto. Nella piazzola di recupero, il paranco e il sistema di calata potrebbero trovarsi sullo stesso attacco: disporli in modo che non interferiscano fra loro.

Utilizzare la manovra quando non vi sia abbastanza corda per operare con tiro e sicura. Mantenere la barella piĂč alta del necessario in fase di uscita aumentando la tensione delle corde ed il carico sugli ancoraggi. Mantenere in tensione il MB della sicura supplementare dal centro pozzo, ostacolando l’azione del paranco.


Stendipanni in corda singola

RECUPERO A CONTRAPPESO

Allestimento Spiegazione

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Disporre la corda di recupero nella carrucola di centro pozzo in modo che durante il recupero l’operatore di contrappeso si trovi ad essere posizionato tra la barella e l'attacco principale. Si opera pertanto diversamente da quanto previsto per la tecnica standard di contrappeso, dove il contrappesista si dispone verso l’esterno. Costruire con uno spezzone la sicura per il contrappesista. Realizzare una gassa nello spezzone poco sotto l'altezza della carrucola in modo che l'operatore, assicurato alla gassa con la longe, sia nella posizione ottimale per eseguire la manovra Utilizzare un altro spezzone per predisporre una sicura supplementare per la barella, collegarlo al deviatore di centro pozzo con MBB realizzato in un moschettone indipendente da quello della carrucola. Portare l'avanzo di corda a monte del contrappesista alla piazzola di recupero e collegarla all'attacco principale con un grigri o un MB. Questa sezione di corda svolgerà la funzione di stendipanni (sicura in calata) nella fase di uscita. Utilizzare il capo corda a monte del sistema di calata per predisporre un tiro supplementare in grado di recuperare la distanza tra l'attacco principale ed il centro pozzo.

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369


TECN I C H E I N C o r D a S I N G o L a

Esecuzione

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370

Portare la barella in prossimità della carrucola di centro pozzo. Il contrappesista si assicura alla gassa realizzata nella sua corda di sicura all'altezza della carrucola di centro pozzo. Collegare l’estremità della sicura supplementare all’attacco baricentrico dal lato dei piedi. Collegare l’estremità del tiro supplementare all'attacco baricentrico dal lato della testa.

Scendere sui bloccanti per invertire il contrappeso fino a far andare la barella in carico sullo spezzone svincolabile della sicura supplementare e toglie i suoi bloccanti dalla corda di recupero. Inserire una carrucola sul tratto di corda appena liberato, che da questo momento svolgerĂ  la funzione di sicura.


Stendipanni in corda singola

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Se necessario calare sicura fino ad avere un lasco sufficiente ad agganciare la carrucola nell’attacco baricentrico in posizione centrale tra il moschettone del tiro supplementare e quello della sicura.

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Sbloccare il MBB dello spezzone della sicura supplementare e calare fino a riportare la barella in carico sulla corda di sicura. Fare uscire la barella recuperando con il tiro supplementare e contemporaneamente calando con la sicura in modo da tenere sollevata la barella lo stretto necessario.

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371


TECN I C H E I N C o r D a S I N G o L a

Attenzione

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Accompagnare il recupero calando con il MBB dal centro pozzo avendo cura di mantenere in tensione le sole corde di sicura e di tiro supplementare.

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Mentre l'operatore di contrappeso "ricarica" il sistema salendo sui bloccanti, deve afferrare insieme il tratto di corda a monte e quella a valle della carrucola di contrappeso in modo da evitare oscillazioni della barella. Se la lunghezza della corda a valle del paranco Ăš sufficiente, la carrucola mobile puĂČ essere collegata direttamente all’attacco baricentrico, eliminando cosĂŹ il bloccante e la necessitĂ  di "ricaricare" il paranco.

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Errori tipici

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Disporre la carrucola di centro pozzo nel modo standard con l'operatore di contrappeso posto all'esterno del pozzo. Iniziare il recupero dello "stendipanni" prima di aver sbloccato il MBB e aver calato la barella sulla corda di sicura


Stendipanni in corda singola

RECUPERO A PARANCO

Allestimento Spiegazione

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Predisporre un paranco classico sulla corda di recupero utilizzando un grigri per la base fissa o, in alternativa, un paranco libero. Utilizzare il fondo della corda di recupero per predisporre un tiro supplementare in grado di recuperare la distanza tra l'attacco principale ed il centro pozzo. Utilizzare uno spezzone per predisporre una sicura supplementare per la barella, collegarlo al deviatore di centro pozzo con MBB realizzato in un moschettone indipendente da quello della carrucola.

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TECN I C H E I N C o r D a S I N G o L a

Esecuzione

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374

Recuperare la barella fino a portarla in prossimitĂ  della carrucola di centro pozzo. Collegare la sicura supplementare all'attacco baricentrico della barella avendo cura di posizionare il moschettone nell'anello dal lato dei piedi. Collegare il tiro supplementare all'attacco baricentrico della barella avendo cura di posizionare il moschettone nell'anello dal lato della testa.

Recuperare la barella fino a portarla in prossimitĂ  della carrucola di centro pozzo. Collegare la sicura supplementare all'attacco baricentrico della barella avendo cura di posizionare il moschettone nell'anello dal lato dei piedi. Collegare il tiro supplementare all'attacco baricentrico della barella avendo cura di posizionare il moschettone nell'anello dal lato della testa.


Stendipanni in corda singola

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Sbloccare il MBB e calare fino a riportare la barella in carico sulla corda di recupero. Fare uscire la barella recuperando con il tiro supplementare e contemporaneamente calando con la corda di recupero in modo da tenere sollevata la barella lo stretto necessario. Accompagnare il recupero calando con il MBB dal centro pozzo avendo cura di mantenere in tensione le sole corde di recupero e di tiro supplementare.

Attenzione

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Qualora non sia disponibile abbastanza corda per predisporre il tiro supplementare prima dell'inizio della manovra sarĂ  sufficiente attendere che durante il recupero la barella venga recuperata per la distanza necessaria.

Errori tipici

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Iniziare il recupero dello "stendipanni" prima di aver sbloccato il MBB e aver calato la barella sulla corda di sicura.

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375


TECNICHE DI ELITraSporTo


foto antonino Bileddo


TECN I C H E D I E L I T r a S p o rT o

Allestimento e dotazioni Sintesi degli argomenti: CONCETTI DI BASE

LUOGO DI ATTERRAGGIO E DECOLLO

Scelta della piazzola Moviere e segnalazioni a terra SEGNALAZIONI E COMUNICAZIONI

Scelta della piazzola ALLESTIMENTO INTERNO DEL VELIVOLO

Allestimento standard SICUREZZA A BORDO E DOTAZIONI

Comportamento a bordo Dotazioni personali Dotazioni di squadra

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379


TECN I C H E D I E L I T r a S p o rT o

Allestimento e dotazioni

L’elicottero Ăš il piĂč veloce mezzo di soccorso per l’emergenza in montagna, ma la severitĂ  dell’ambiente e le difficoltĂ  dello sbarco in quota, richiedono un’attenzione particolare nello svolgimento delle manovre poichĂ© i margini per rimediare ad un inconveniente sono molto ridotti.

CONCETTI DI BASE

Spiegazione

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380

Il volo in montagna ù condizionato dalla quota e dalle condizioni meteo-ambientali (temperatura dell’aria, visibilità, vento ecc.). La macchina ideale da utilizzarsi nelle missioni di tipo speleologico dovrebbe avere i seguenti requisiti: ‱ adeguato rapporto peso potenza; ‱ spazio e capacità di carico per molte persone e materiali; ‱ verricello e, se possibile, gancio baricentrico per trasporto materiali pesanti e/o voluminosi. In Italia l'uso di elicotteri in operazioni di soccorso ù regolamentato dall'ENAC (Ente nazionale aviazione civile) ad eccezione dei velivoli militari. Le configurazioni di volo possono essere di due tipologie: ‱ H.E.M.S. (Helicopter Emergency Medical Service): l’elicottero imbarca personale e feriti “pattini a terra”, trattandosi di missioni che generalmente si svolgono in aree urbane; ù tuttavia prevista la possibilità di operazioni al verricello (HHO-Helicopter Hoist Operation). ‱ S.A.R. (Search And Rescue): la missione prevede operazioni in ambiente ostile/impervio. Questa configurazione, nell’ambito dei velivoli civili, ù soggetta a particolari restrizioni ed impone all’esercente la presenza di un tecnico di elisoccorso (T.E.), qualifica tecnica rilasciata dal CNSAS. Nell’ambito dei velivoli dei Corpi dello Stato, o comunque non soggetti a normativa ENAC, i Tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico possono effettuare missioni ed esercitazioni senza ulteriori restrizioni. La composizione dell’equipaggio varia in funzione del tipo di velivolo e della sua configurazione. Oltre al pilota ù comunque sempre presente uno specialista addetto a svolgere tutte le funzioni in cabina e al verricello. Lo specialista ù sempre in contatto radio col pilota e, per le squadre CNSAS, ù l’interlocutore primario. Le indicazioni riportate in questo capitolo sono generiche; le procedure potrebbero differire per alcuni dettagli a seconda dell’ente con cui si vola.


Attenzione

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â€ș â€ș Errori tipici

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La capacitĂ  di carico dipende dal tipo di velivolo, ma Ăš condizionata anche da numerosi altri fattori. Tra questi sono determinanti la quota delle operazioni, la temperatura dell’aria ed il peso del carburante; per questo motivo, a paritĂ  di condizioni, Ăš normale che la capacitĂ  di carico aumenti con il progressivo consumo del carburante. Gli elicotteri dei Corpi dello Stato e quelli civili, in linea di massima, non imbarcano le salme. Talvolta Ăš possibile in seguito a specifici accordi preventivi. Negli elicotteri dei Corpi dello Stato il gancio baricentrico puĂČ essere utilizzato solo per il trasporto materiali.

Quando si richiede l'intervento di un elicottero per una operazione di soccorso, non specificare che deve essere dotato di vericello.

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TECN I C H E D I E L I T r a S p o rT o

Allestimento e dotazioni

LUOGO DI ATTERRAGGIO E DECOLLO

Scelta della piazzola Spiegazione

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Attenzione

382

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L’imbarco avviene di norma con l’elicottero al suolo: l’elisuperficie (piazzola) dovrà avere caratteristiche tali da consentire atterraggio e decollo senza problemi; in particolare dovrà essere una superficie pianeggiante, meglio se in rilievo, su terreno sgombero e senza ostacoli nelle vicinanze (cavi, linee elettriche, palazzi, 
), che consenta possibilmente un angolo di avvicinamento di 20°; evitare nei limiti del possibile terreni polverosi (se non ci sono alternative ù una buona soluzione bagnarli). Tutti gli oggetti che possono sollevarsi quando l’elicottero entra in effetto suolo (capi d’abbigliamento, corde, caschi, ecc.) vanno preventivamente fissati o zavorrati.

Se la piazzola di imbarco si trova in luoghi molto frequentati (es. piazzali di parcheggio), si dovrà provvedere (anche con il concorso delle forze dell’ordine) a perimetrare adeguatamente gli spazi operativi dell’elicottero.


Moviere e segnalazioni a terra

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Per agevolare la fase di localizzazione ed atterraggio Ăš utile la presenza di un segnalatore in piazzola (moviere) che si disporrĂ  con ambedue le braccia alzate (posizione a Y) e le spalle al vento. Egli dovrĂ  porsi sul lato opposto a quello dal quale si prevede si avvicini l’elicottero in atterraggio (che di norma atterrerĂ  col vento di fronte). Il moviere dovrĂ  restare in posizione fino ad atterraggio avvenuto a meno di diverse indicazioni da parte dell’equipaggio. Nella fase finale, in caso abbia difficoltĂ  a mantenersi in piedi a causa del flusso del rotore, egli puĂČ eventualmente accovacciarsi sul posto senza allontanarsi fino ad atterraggio avvenuto. È importante che il pilota conosca la direzione del vento al suolo che sarĂ  indicata dalla posizione del moviere (vento alle spalle); puĂČ essere utile che legato ad un braccio egli abbia un nastro colorato o un fazzoletto. Se si ricorre ad un fumogeno questo dovrĂ  essere attivato preferibilmente a margine della piazzola, onde evitare che il fumo possa limitare la visibilitĂ  sull’elisuperficie. Su terreno innevato o polveroso il moviere sarĂ  l’unico punto di riferimento nella fase finale ed Ăš fondamentale che resti nella sua posizione fino ad atterraggio ultimato. Qualora la piazzola fosse di difficile localizzazione (terreno cespuglioso o boscoso uniforme), Ăš utile effettuare una radioguida per orientare il pilota sull’obbiettivo.

Attenzione

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La scelta definitiva del luogo di atterraggio spetterà sempre al comandante del velivolo che potrà decidere in ogni momento di atterrare in un’area diversa da quella predisposta.

Errori tipici

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Concordare il rendez-vous in zone di valle soggette a nebbia: meglio zone in alto raggiungibili in auto, soprattutto d‘inverno.

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TECN I C H E D I E L I T r a S p o rT o

Allestimento e dotazioni

SEGNALAZIONI E COMUNICAZIONI

Scelta della piazzola Spiegazione

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Durante tutte le operazioni dovranno essere assicurate le comunicazioni radio tra le squadre di soccorso e l'equipaggio. Per comunicazioni radio chiare in operazioni delicate, l’unico sistema efficace Ăš il casco con cuffie e microfono integrati. La comunicazione con l’equipaggio puĂČ avvenire in tal caso scollegando le cuffie dalla radio e collegandole mediante l’apposito jack ad una delle prese eventualmente disponibili a bordo. In fase di avvicinamento il responsabile della squadra comunicherĂ  in cuffia al pilota le istruzioni per raggiungere l’obbiettivo (radioguida), adottando allo scopo una fraseologia standard (quadrante dell’orologio e stima delle distanze). La stessa convenzione viene adottata dalle squadre a terra che possono segnalare via radio la loro posizione.

Indicazioni a lungo raggio

100 METRI A ORE 2 DALL 'OBIETTIVO

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NON ABBIAMO BISOGNO DI SOCCORSO

STOP CALATA

Attenzione

CALA

RECUPERA

NON SI PUO RECUPERARE: IL CARICO E VINCOLATO

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In caso di difficoltĂ  o assenza di comunicazioni radio, Ăš indispensabile riferirsi a segnali convenzionali gestuali.

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La radio deve essere prontamente utilizzabile e va fissata al corpo in modo adeguato in posizione anteriore; se Ăš dotata di un microfono/altoparlante separato Ăš conveniente far passare il relativo cavo dietro al collo. Assicurarsi che le batterie della radio siano cariche e che ve ne siano di riserva. Effettuare preventivamente una prova radio per verificare che tutti operino sulla stessa frequenza: se disponibile, inserire il dispositivo di blocco sulla frequenza desiderata. È necessario stabilire un canale di emergenza qualora le comunicazioni sul canale standard risultassero impossibili. Se la radio Ăš dotata di un dispositivo VOX, questo puĂČ innescarsi automaticamente col rumore o col flusso d’aria dell’elicottero andando in trasmissione continua. I segnali gestuali devono essere ben visibili dall’alto anche dalla verticale e devono essere eseguiti lentamente e con movimenti sufficientemente ampi. Quando le cuffie sono collegate all’interfono solitamente il microfono si attiva con un sistema VOX; il pulsante PTT (Push To Talk) presente sul cavo non va in tal caso utilizzato in quanto collegato alla radio di bordo.

â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș â€ș Errori tipici

ABBIAMO BISOGNO DI SOCCORSO

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Pensare di poter comunicare via radio senza cuffie stando nelle vicinanze o all’interno dell’elicottero. Lasciar penzolare il cavo del microfono/altoparlante della radio col rischio che si impigli o di inciamparci. PiĂč persone che contemporaneamente comunicano via radio con l’elicottero. PiĂč persone (anche di squadre diverse, ma ravvicinate) che effettuano segnalazioni gestuali all’equipaggio. Riporre la radio nello zaino. Non avere una custodia o una tasca adeguata per la radio.

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TECN I C H E D I E L I T r a S p o rT o

Allestimento e dotazioni

ALLESTIMENTO INTERNO DEL VELIVOLO

Allestimento standard Spiegazione

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In cabina ci si deve assicurare sempre poichĂ© le operazioni si svolgono prevalentemente in hovering a portello aperto; negli elicotteri militari di medio-grandi dimensioni, per facilitare l’approccio in sicurezza al portellone di uscita, si costruisce una rete di corda (rete di sicurezza) fissata agli anelli di ancoraggio presenti sul pianale. È bene che la rete descriva un anello chiuso con i lati moderatamente in tensione; l’anello dovrĂ  essere costruito con uno spezzone di corda intera (lunga circa 10 m); il collegamento al pianale si puĂČ effettuare bloccando direttamente la corda negli anelli con dei nodi barcaioli (facilmente regolabili), o mediante maglie rapide n.7; la chiusura dell’anello di corda avviene con un nodo gandalf. Su alcuni velivoli, soprattutto se non dotati di pattini, puĂČ essere di aiuto per facilitare gli imbarchi e gli sbarchi in hovering avere un capo della stessa corda che fuoriesca di circa un metro dall’abitacolo con alcuni nodi (bloccanodi doppi). Per i velivoli piĂč grandi (tipo HH3F), dove i sedili passeggeri non verranno smontati, dovranno essere predisposte delle linee di sicurezza che correndo sul pavimento andranno dall’anello di corda fino ai piedi dei sedili stessi. In alternativa in questi elicotteri Ăš possibile predisporre una linea di sicurezza sul “cielo” della cabina.

Attenzione

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Nel caso venga predisposto un capo di corda che fuoriesce dall’abitacolo bisogna ricordarsi di recuperarlo in cabina ogni volta che il portellone viene richiuso.

Errori tipici

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Non chiudere l’anello di corda, col rischio di rimanere assicurati da un solo gancio del pianale.

386


SICUREZZA A BORDO E DOTAZIONI

Comportamento a bordo Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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In cabina ci si deve assicurare sempre poichĂ© le operazioni si svolgono prevalentemente in hovering a portello aperto; tutti dovranno essere dunque imbracati ed assicurati alla rete mediante la longe lunga, dotata di moschettone a ghiera. Tutto il materiale non strettamente necessario allo sbarco/imbarco, (discensore, bloccanti, cordini, ecc.) dovrĂ  essere riposto nello zaino; in pratica l’imbragatura dovrĂ  essere pulita, fatta eccezione per coltello o cesoia; stessa cosa per gli zaini, dai quali non dovranno sporgere oggetti come piccozze, ramponi, etc. Ogni zaino o sacco, dovrĂ  essere dotato di un moschettone, collegato a un attacco ben saldo, per la sua assicurazione. All’interno della cabina si deve stare seduti sul pianale (o sui sedili ove presenti). Quando ci si sposta lo si deve fare continuando a stare seduti, senza cercare di rimanere in equilibrio sulle gambe. Vanno in ogni caso evitati i movimenti bruschi. Bisogna evitare di accalcarsi in una zona dell’abitacolo (per esempio vicino ai finestrini), cercando di distribuire uniformemente il carico. A bordo non si fuma e non si utilizzano fiamme libere; la lampada a carburo (nello zaino) deve avere il serbatoio dell’acqua vuoto. Prestare attenzione ai cavi sospesi sul tettuccio. In esercitazione non utilizzare attrezzatura sporca e poco presentabile.

Tenere spenti i telefoni cellulari per evitare interferenze con le strumentazioni di bordo. A bordo non si deve toccare nulla a meno di diverse indicazioni da parte dello specialista.

Dimenticare di assicurarsi alla rete di sicurezza in cabina. Assicurarsi in cabina con la longe corta (che servirà invece in caso di sbarco con verricello o spezzone). Avere materiale non necessario all’elitrasporto appeso all’imbracatura o al pettorale. Dimenticarsi a bordo materiali imbarcati precedentemente (zaino, sacchi, barella, 
): si deve sbarcare con lo stesso materiale con cui si ù saliti.

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TECN I C H E D I E L I T r a S p o rT o

Allestimento e dotazioni

Dotazioni personali Spiegazione

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L’attrezzatura personale da impiegare sarĂ  la stessa che si utilizza in grotta eventualmente adattata con alcuni semplici accorgimenti. Le longe da utilizzarsi potranno essere di due tipi: A) Longe omologata di fettuccia in nylon cucita (tipo Spelegyca della Petzl): ‱ I moschettoni della longe devono avere la ghiera; ‱ in caso di sbarco con verricello si devono collegare i due rami della longe ad altrettante asole di un apposito multi attacco in fettuccia (tipo Ciapin della Kong) o costruito con uno spezzone di corda intera (a Y rovesciata). B) Longe a due rami di differente lunghezza costruita con uno spezzone di corda intera: ‱ il ramo lungo dovrĂ  essere dotato di moschettone a ghiera; ‱ in caso di sbarco con verricello il ramo corto deve essere privo di moschettone e l’asola deve essere appena sufficiente per far passare il gancio del verricello (max tre dita); ‱ la lunghezza del ramo corto deve essere tale che, una volta seduti nell’imbraco, la gassa si trovi circa all’altezza del mento. Nel caso in cui la longe fosse troppo lunga, Ăš necessario regolarla alla giusta misura, con un sistema che non ne comprometta la tenuta. Durante gli sbarchi con verricello o spezzone, il flusso del rotore, magari combinato con la presenza in spalle di uno zaino, puĂČ rendere difficile il mantenimento della posizione eretta. Quale valido aiuto ad evitare questo inconveniente si utilizza un pettorale (a 8 o a bandoliera) per mantenere vicino al corpo la longe corta, passandola al di sotto del nodo in un moschettone collegato al pettorale. Il pettorale, non dovendo avere funzione portante, non Ăš necessario sia di tipo omologato; si puĂČ adattare quello impiegato normalmente in grotta per sostenere il bloccante ventrale o puĂČ essere realizzato al momento con una fettuccia o un cordino. Anche l’uso del moschettone puĂČ essere evitato con un paio di giri del cordino del pettorale stesso attorno alla longe. L’equipaggiamento personale del tecnico dovrĂ  comprendere un coltello affilato o ancora meglio una cesoia (che puĂČ essere utilizzata con una mano sola) posizionati in modo da poter essere prontamente impugnati. Quali Dispositivi di Protezione Individuale, oltre all’abbigliamento ed equipaggiamento tecnico adatti al terreno in cui si va ad operare (abbigliamento pesante, giacca a vento, ecc.) e alla stagione (d’inverno: ARTVA, pala, sonda, piccozza, ramponi, 
), si consiglia l’uso di occhiali


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Attenzione

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Errori tipici

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da sole o (meglio) una maschera, un paio di guanti e dei tappi per le orecchie. È obbligatorio l’uso del casco ed ù fortemente consigliato l’uso di scarpe o scarponi da montagna.

La longe lunga puĂČ costituire un impaccio quando non Ăš utilizzata e deve essere appesa all’imbracatura (ci si muove spesso abbassati ed Ăš molto facile che le ginocchia vi inciampino): va fatta passare a zig-zag in un cosciale dell’imbracatura o fatta girare dietro la schiena. Il cordino porta sacco Ăš un possibile punto di aggancio accidentale. Se non viene utilizzato va infilato in un cosciale dell’imbracatura e privato di eventuali moschettoni. I moschettoni a ghiera automatica (tipo twist lock, tri-act, ecc.) sono ammessi ma a patto che si abbia abilitĂ  nel loro uso (apertura e chiusura della ghiera con una mano sola). Durante il volo, a causa della quota e del notevole flusso d’aria prodotto dalle pale, la temperatura percepita scende ben al di sotto di quella al suolo: si eviti di indossare indumenti troppo leggeri. Salvo casi eccezionali, Ăš bene che gli speleologi si cambino ad ingresso grotta, trasportando nello zaino la propria attrezzatura personale non indossata durante il trasporto in volo (tuta, attrezzi, stivali di gomma,
). Se possibile, l’impianto ad acetilene va separato dal casco perchĂ© puĂČ impigliarsi nei cavi elettrici che corrono sul tetto della cabina.

Collegare una longe in fettuccia cucita direttamente al gancio del verricello: il gancio non passa o passa a fatica rischiando di scucire la longe. Gassa della longe troppo lunga: maggior pericolo di sgancio accidentale dal verricello. Gassa della longe troppo corta: il gancio del verricello non riesce a passare. Longe troppo corta: la parte superiore del gancio del verricello Ăš abbastanza ingombrante (alcune versioni montano anche un galleggiante per il recupero in acqua) e puĂČ sbattere contro il viso del tecnico. Questa parte si deve trovare all’altezza del casco quando si sta seduti nell’imbracatura. Longe troppo lunga: rende difficoltoso e pericoloso l’ingresso in cabina durante il recupero con verricello. Materiale non strettamente necessario al trasporto appeso all’imbracatura o a tracolla.

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Allestimento e dotazioni

Dotazioni di squadra Spiegazione

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â€ș â€ș â€ș Attenzione

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Errori tipici

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A seconda della zona dove si deve operare la squadra puĂČ essere dotata di un sacco di sbarco contenente il materiale necessario al rientro in autonomia in caso l’elicottero non sia in grado di tornare a recuperarla. Il materiale minimo contenuto in tale sacco deve comprendere una corda da 60 m, una sacca d’armo con spit, martello e perforatore, 5 anelli e 5 placche, moschettoni, cordini e chiodi per la realizzazione di eventuali soste di calata. All’interno del sacco di sbarco sarĂ  presente anche una sacca con 60 m di cordelette filata e con il capo in fondo legato alla sacca stessa: servirĂ  come cordino antirotazione in caso di recupero della barella col ferito. Gli altri materiali trasportati dalla squadra dovranno essere insaccati e predisposti con un moschettone a ghiera (meglio se fissato in modo imperdibile con un elastico) per la loro assicurazione. Tale moschettone va posizionato sulla parte alta del sacco (per esempio sulla maniglia). La barella vuota dovrĂ  essere predisposta con la usuale “longe line”.

Il sacco di sbarco dovrĂ  scendere dall’elicottero col primo della squadra e salire con l’ultimo. Anche i materiali vanno sempre assicurati in cabina al ragno sul pianale. Nel caso si preveda lo sbarco di materiale col verricello vanno predisposti degli attacchi multipli in fettuccia o in cordino a cui collegare piĂč sacchi; in questo caso i sacchi devono essere legati assieme in modo da formare un corpo unico per diminuire l’effetto rotazione.

Collegare i sacchi per mezzo del cordino lungo.


foto Stefano Meggiorini


foto antonino Bileddo


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Procedure di imbarco e sbarco Sintesi degli argomenti: PROCEDURE DI IMBARCO/SBARCO CON VELIVOLO AL SUOLO

Imbarco Sbarco SBARCO/IMBARCO IN HOVERING

SBARCO/IMBARCO CON SPEZZONE DI CORDA

SBARCO/IMBARCO COL VERRICELLO

Sbarco Imbarco Calata - recupero materiali e barella vuota con verricello Salita/discesa in tandem o “verricello doppio” CONDIZIONI PARTICOLARI

Terreno innevato Operazioni notturne con visori NVG

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Procedure di imbarco e sbarco

PROCEDURE DI IMBARCO/SBARCO CON VELIVOLO AL SUOLO

Imbarco Spiegazione

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Le operazioni di imbarco/sbarco dei tecnici avvengono nel campo visivo del pilota, lungo “corridoi virtuali” predefiniti rispetto all’asse dell’elicottero; l’imbarco avviene dal portellone laterale (solitamente quello a destra); sono proibiti tutti gli spostamenti verso la coda dell’elicottero (rotore di coda); inoltre, i corpi militari sconsigliano l’avvicinamento di fronte (via di fuga dell’elicottero). Salvo casi eccezionali le squadre si avvicinano/allontanano solo dopo che l’elicottero ù atterrato/decollato. La squadra pronta all’imbarco deve farsi trovare compatta a margine della piazzola con tutti i materiali da trasportare; i tecnici devono rimanere accucciati per distinguerli dal moviere in modo da evitare malintesi. Dopo l’atterraggio si deve attendere l’OK da parte dello specialista prima di avvicinarsi. Ci si deve avvicinare all'elicottero restando sempre abbassati in modo rapido ma senza correre. Si deve procedere in fila indiana, evitando di ammassarsi davanti al portello. Il caposquadra apre la fila, si ferma ai piedi del portellone facendo salire una per volta le persone autorizzate all’imbarco (i primi due imbarcano l’eventuale barella) ed eventualmente aiuta gli altri a salire in caso di imbarco in hovering. Una volta a bordo, ci si dispone occupando progressivamente gli spazi a partire dal lato opposto Il capo squadra sarà l’ultimo ad imbarcarsi e sarà dunque il primo a sbarcare. Alcuni modelli di elicottero (per esempio BK117, EC 145, 
), coi pattini al suolo, possono imbarcare la barella da un’apertura sul retro sotto la coda del velivolo. Questo accesso ù riservato alla barella ed ù utilizzabile solo con la presenza dello specialista.


Attenzione

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Errori tipici

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Il numero di persone da imbarcare puĂČ cambiare in ogni momento a discrezione del comandante. Le variazioni verranno segnalate dallo specialista o dal pilota via radio. Quando si prendono accordi con il pilota Ăš importante informarlo della necessitĂ  di imbarcare anche il materiale collettivo e del suo peso indicativo: egli infatti calcola (ed imbarca) un peso massimo in funzione della quota di lavoro. Su alcuni elicotteri vicino al portellone Ăš presente un’antenna del tutto simile ad una maniglia. Non va utilizzata per salire sull’elicottero. Il materiale voluminoso (barella, sci, bastoncini) va mantenuto in posizione orizzontale durante il trasporto (attenzione al rotore!). La barella speleo vuota Ăš abbastanza leggera e va sempre trasportata da due persone per evitare il rischio che faccia da vela col flusso del rotore. Si faccia attenzione che in fase di spegnimento del motore le pale si abbassano progressivamente in modo molto pericoloso pur continuando a ruotare.

Imbarco di un numero di tecnici e/o materiali in eccesso rispetto a quanto concordato col pilota. Sbilanciamento del carico a causa della gente accalcata ai finestrini.

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Procedure di imbarco e sbarco

Sbarco Spiegazione

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Il capo squadra scende per primo, si ferma vicino al portellone controllando che nessuno dei tecnici a seguire vada verso il rotore di coda ed eventualmente aiuta gli altri a scendere in caso di sbarco in hovering. Se lo sbarco avviene in piazzola, ci si allontana restando bassi fino ai margini della stessa, rimanendo nel campo visivo del pilota lungo gli stessi corridoi di imbarco. Una volta arrivati ci si accovaccia sul posto fino a quando tutta la squadra non Ăš riunita. Quando lo sbarco avviene in quota o comunque in zona operazioni, salvo diversi accordi con l’equipaggio, si deve scendere e posizionarsi poco piĂč avanti (un paio di metri a ore due rispetto all’elicottero se si scende da destra, a ore 10 con portellone aperto a sinistra); si resta in vista, fermi e accovacciati, fino a quando l’elicottero non si Ăš allontanato.

Attenzione

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È importante restare fermi e in vista, soprattutto se il terreno Ăš in pendenza: a monte le pale si avvicinano molto di piĂč al terreno!

Errori tipici

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Dimenticarsi materiale a bordo.

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SBARCO/IMBARCO IN HOVERING

Spiegazione

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Attenzione

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Errori tipici

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Quando l’elicottero non puĂČ atterrare, lo sbarco e l'imbarco si possono svolgere con l’elicottero in volo stazionario a breve distanza dal suolo o con un pattino/ruota appoggiato. Il caposquadra sta a terra durante l'operazione di sbarco/imbarco ed aiuta i tecnici a salire e scendere, la sua posizione deve essere nei pressi del portellone dalla parte della coda. Lo specialista aiuterĂ  a uscire/entrare in cabina.

Salvo diversi accordi, Ăš bene non saltare dal pattino o dalla cabina, soprattutto con piccoli elicotteri o in condizioni precarie di volo. Se l’elicottero ha le ruote anzichĂ© i pattini, salire o scendere in hovering puĂČ risultare piĂč difficoltoso: diventa quindi importante predisporre la rete di sicurezza sul pianale col capo corda a nodi da calare fuori dalla cabina come illustrato in precedenza. I sacchi di materiale vengono passati con l’aiuto dei compagni. In questa situazione l’elicottero puĂČ non essere stabile e i pattini possono toccare terra ad intermittenza. Bisogna evitare di stare a cavallo del pattino e prestare attenzione a non rimanere schiacciati con gli arti o le mani. Il caposquadra deve controllare costantemente la posizione del pattino mentre aiuta i tecnici nello sbarco/imbarco, perchĂš l'elicottero si muove ed il pattino puĂČ in ogni momento toccare il suolo e schiacciarlo. Al suolo si deve evitare in ogni caso di passare sotto ai pattini dell’elicottero. Soprattutto durante lo sbarco/imbarco in hovering si deve mantenere equilibrato il peso a bordo.

Scendere con materiali pesanti sulle spalle. Durante lo sbarco avvicinarsi tutti assieme all’uscita sbilanciando l’elicottero. Movimentare la barella speleo vuota da soli; puĂČ fare vela e spostarsi pericolosamente verso il rotore o sbilanciare chi la trasporta.

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Procedure di imbarco e sbarco

SBARCO/IMBARCO CON SPEZZONE DI CORDA

Spiegazione

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Su terreni impervi dove c’ù il rischio di precipitare e non si ha a disposizione il verricello, si deve scendere assicurati ad una “corda di sbarco”. Si costruisce un anello chiuso di corda intera, lungo a sufficienza per calare fino a 7/8 m di altezza dal suolo; la corda, rinviata in un moschettone, viene trattenuta in mano da un tecnico a bordo con una demoltiplica a P/2; chi scende si assicura a questa grande asola di corda con un moschettone a ghiera automatica con l’apertura opposta al pattino. Come ancoraggi si possono utilizzare i punti di aggancio delle cinture di sicurezza in cabina ripresi con dei cordini in kevlar o con degli anelli di fettuccia cuciti. Il “fine corsa” deve essere realizzato con un mezzo barcaiolo bloccato che servirĂ  ad allungare lo spezzone in caso di necessitĂ . Il resto della corda deve essere ben filato in un sacco anch’esso assicurato a bordo. Lo spezzone Ăš costituito dall'estremitĂ  di una corda di circa 30/40 metri filata in un sacco che puĂČ anche essere utilizzata per calate di emergenza in caso di avaria del verricello.

MBB SENZA CONTROASOLA

MOSCHETTONE CON GHIERA AUTOMATICA ED APERTURA VERSO IL BASSO

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IN CASO DI PROBLEMI A TRATTENERE LA CORDA, EFFETTUARE UN GIRO MORTO SUL MOSCHETTONE O, AL LIMITE, MB

SI AGGANCIA DIRETTAMENTE ALL'ASOLA DELLA LONGE CORTA


â€ș â€ș â€ș â€ș Attenzione

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Errori tipici

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I tecnici si collegano allo spezzone con la longe corta opportunamente ripassata nel pettorale, mediante un moschettone a ghiera automatica (con l’apertura verso il basso e la ghiera verso l’esterno) che deve sempre restare attaccato allo spezzone, In discesa si stacca la longe dalla rete di sicurezza solo dopo essersi collegati allo spezzone, rimanendo in tensione su quest’ultimo In salita, dopo essere entrati in cabina, ci si assicura alla rete e poi ci si stacca dallo spezzone. L’operatore deve mantenere la corda ben salda fino a quando il tecnico non si ù assicurato. I sacchi di materiale vanno calati agganciandoli anch’essi nel moschettone automatico di calata o a un omino.

L’operatore a bordo deve tassativamente indossare i guanti e dovrĂ  tenersi vicino al portellone per controllare a vista i tecnici che sta calando. L’elicottero non deve mai venire vincolato al suolo, nemmeno indirettamente: a terra non ci si deve mai collegare contemporaneamente allo spezzone e ad un’eventuale sicura. In fase di calata chi scende deve controllare la sua velocitĂ  di discesa facendo scorrere tra le mani il ramo fisso della corda senza trattenerla, in modo da togliere un po’ di peso dalle mani dell’operatore a bordo. In fase di imbarco ci si deve invece issare a braccia sul ramo fisso dello spezzone mentre l’operatore a bordo recupera. I tecnici in cabina dovranno collaborare con l’addetto alla calata/sollevamento e quelli al suolo a loro volta aiuteranno ad issare a bordo i compagni. Una volta a terra si scarica il peso accovacciandosi e rialzandosi e si sgancia il moschettone automatico dalla longe lasciandolo nello spezzone (Ăš bene che a bordo ci siano alcuni moschettoni con ghiera automatica in piĂč nel caso qualcuno lo trattenga a terra per errore). Si deve fare attenzione affinchĂ© la corda non si impigli ai ganci presenti sul pattino o appena sotto la soglia del pianale.

Utilizzare guanti poco robusti, in gomma o sintetici per manovrare lo spezzone. Durante la calata, aggrapparsi al ramo fisso della corda con le mani, scaricando cosĂŹ completamente il peso trattenuto dall’operatore a bordo. Sia in discesa che in salita aggrapparsi al ramo mobile dello spezzone. Sbilanciarsi verso l’esterno facendo perno sul pattino: il carico nelle mani dell’operatore a bordo che trattiene la corda aumenta notevolmente e inoltre puĂČ sbilanciare l’elicottero. Mettere il moschettone di calata con la ghiera verso il pattino o usarne uno senza ghiera di sicurezza. Staccare il moschettone automatico dallo spezzone anzichĂ© dalla longe.

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Procedure di imbarco e sbarco

SBARCO/IMBARCO CON VERRICELLO

Sbarco Spiegazione

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Durante tutte le operazioni di sbarco al verricello il caposquadra/responsabile si posizionerà vicino al portellone in posizione arretrata e svolgerà la funzione di addetto alla sicurezza, controllando la corretta sequenza delle operazioni da parte dei tecnici, coadiuvando lo specialista di bordo. Prendiamo in esame lo sbarco col verricello montato a destra (a sinistra i movimenti ovviamente saranno simmetrici): 1. Mantenendo la longe lunga di sicura collegata alla rete passandola sul lato sinistro del corpo, ci si siede sul pianale con le gambe al di fuori dell’abitacolo. 2. Lo specialista passa il gancio del verricello che deve essere agganciato alla longe corta (o all’omino in caso di longe spelegyca). In questa fase si deve mantenere una mano sopra la gassa appena al di sotto del gancio. Con un movimento verso l’esterno del braccio si mantiene in asse tutto il sistema di collegamento con l’imbracatura e si controlla che sia tutto in ordine (moschettoni non di traverso, longe in tensione, ecc).

3. Lo specialista mette in tensione il cavo. 4. Si stacca la longe lunga dalla rete e la si aggancia all’imbracatura o al pettorale in modo che non sia di intralcio (a un braccio dell’omino in caso di longe spelegyca). 5. Lo specialista mette in tensione il verricello mentre il tecnico compie un movimento di rotazione verso sinistra del corpo venendosi a trovare con le spalle rivolte verso l’esterno. 6. Inizia la calata. 7. Durante la calata si deve guardare verso il basso fino all’atterraggio. 8. All’arrivo al suolo ci si accoscia e ci si rialza subito dopo in modo da allentare la tensione del cavo e facilitarne lo sgancio.

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9. Si stacca il gancio e lo si tiene tra pollice ed indice, spostandolo verso l’esterno con il braccio teso; in questa fase controllare che il cavo sia libero; a questo punto si dà il segnale di recupero con l’altro braccio. Alcuni ganci di verricello hanno una spina di sicurezza che va inserita e tolta ogni volta che si deve chiudere e aprire il gancio.

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Attenzione

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Errori tipici

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Non appena ha inizio la calata al verricello, nella fase di superamento del pattino mantenere una posizione eretta, distanziandosi dallo stesso con un braccio; evitare invece di distanziarsi con le gambe, per evitare possibili sbilanciamenti che potrebbero pregiudicare la stabilitĂ  del velivolo. Mentre si sta appesi al verricello, per diminuire l’effetto di rotazione, si deve mantenere una posizione eretta per diminuire la superficie esposta. Una rotazione molto veloce rischia di portare anche allo svenimento. PuĂČ essere arrestata mediante volo traslato, ma questa modalitĂ  non sempre viene adottata. All’arrivo al suolo su di un terreno pianeggiante, mettendo un piede davanti all’altro si otterrĂ  maggiore stabilitĂ . Il caposquadra/responsabile puĂČ, in casi particolari, aiutare chi sta sbarcando ad attaccare/staccare le longe dalla rete di sicurezza purchĂ© si accerti che chi sbarca ne sia consapevole. Non ci si deve spostare eccessivamente dal punto di sbarco col cavo collegato: c’ù il rischio di cadere sul cavo o che si impigli.

Tenere con le mani il gancio o il cavo anzichĂ© la gassa della longe. Mantenere una posizione ad ”amaca” anzichĂ© la postura eretta, aumentando la possibilitĂ  di indurre la rotazione.

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TECN I C H E D I E L I T r a S p o rT o

Procedure di imbarco e sbarco

Imbarco Spiegazione

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Il tecnico da recuperare deve segnalare la sua posizione alzando le braccia a Y e se possibile deve porsi a breve distanza dal resto della squadra in modo che sia evidente all’equipaggio qual Ăš la persona che deve essere verricellata. Le fasi sono le seguenti: 1. Si attende che il velivolo sia sulla verticale e che venga calato il gancio del verricello. 2. Il velivolo, a seconda delle condizioni meteorologiche, puĂČ accumulare elettricitĂ  statica che viene scaricata quando si tocca il cavo del verricello. La scossa puĂČ essere fastidiosa e anche ripetuta, almeno fino a quando non si scarica completamente l’elettricitĂ . Per ridurre l'effetto della scossa conviene indossare i guanti e dare un colpo con il dorso della mano al gancio del verricello prima di afferrarlo. Se non ci sono rischi che il cavo del verricello si agganci accidentalmente al suolo, si puĂČ far toccare a terra il gancio in moda da scaricare completamente l'elettricitĂ  statica. 3. Si controlla di non avere vincoli con il suolo (longe collegata ad un attacco o a un altro tecnico). 4. Si afferra il gancio e lo si collega alla longe corta (o all’omino in caso di longe spelegyca). In questa fase si deve mantenere una mano (indicativamente la sinistra) sopra la gassa appena al di sotto del gancio. Con un movimento verso l’esterno del braccio si mantiene in asse tutto il sistema di collegamento con l’imbracatura e si controlla che sia tutto in ordine (moschettoni non di traverso, longe in tensione, ecc). 5. Il cavo deve trovarsi di fronte, completamente libero e visibile. 6. Si segnala di mettere in tensione il cavo con una o due rotazioni ampie del braccio rivolto verso l’alto (indicativamente il destro). 7. Una volta controllato che Ăš tutto in ordine, si dĂ  un secondo segnale di recupero. Qualora si rendesse necessario calare nuovamente, si segnalerĂ  l’esigenza abbassando ripetutamente un braccio teso orizzontalmente. 8. Mentre si Ăš appesi al verricello, per diminuire l’effetto di rotazione, si deve mantenere una posizione eretta esponendo all’aria una superficie minore. 9. Durante la salita si deve guardare verso l’alto e quando si arriva al pattino lo si supera eventualmente discostandosi con una mano. 10. Per l’ingresso in cabina si verrĂ  aiutati dallo specialista o dal tecnico CNSAS giĂ  presente a bordo. 11. Una volta in cabina ci si assicura con la longe al ragno del pianale (su elicotteri militari) o ad altro punto prestabilito; solo dopo essersi assicurati ci si potrĂ  staccare dal verricello.


Attenzione

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Al suolo non ci si deve mai spostare per afferrare il gancio del verricello ma attendere che esso venga avvicinato a portata di braccio. Questo sia perchĂ© si rischia di inciampare o scivolare e sia perchĂ© si rischia di muoversi in controtempo con l’elicottero. Dopo aver dato il segnale di recupero non occorre ripeterlo, sarĂ  lo specialista a decidere il momento, in cui iniziare il recupero del verricello. L’elicottero non deve mai essere vincolato al suolo, nemmeno indirettamente: prima di collegarsi al verricello si deve sempre prima staccare ogni eventuale sicura.

MAX. 9°

ERRORE GRAVISSIMO! MAI VINCOLARE L'ELICOTTERO AL SUOLO, NEPPURE PER UN ISTANTE

Errori tipici

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Tenere le mani sul piattello del gancio, rischiando che rimangano schiacciate contro il pattino o il fine corsa del verricello.

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TECN I C H E D I E L I T r a S p o rT o

Procedure di imbarco e sbarco

Calata e recupero materiali e barella vuota con verricello Spiegazione

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Lo zaino, se non Ăš pesante, puĂČ essere portato sulle spalle. In caso di imbarco/sbarco con sacchi o zaini pesanti occorre collegarsi al verricello con un omino, e appendere i sacchi agli altri rami mantenendoli davanti al corpo. La barella vuota deve essere predisposta con la usuale “longe line” che si usa in grotta. Sequenza per la calata della barella vuota (per il recupero invertire i passaggi): 1. Si collega a un ramo di un omino un tecnico e all’altro la barella per mezzo di un moschettone a ghiera collegato alla longe line. Il tecnico deve stare seduto nei pressi del portellone assicurato alla rete con la longe lunga. 2. Si collega il verricello all’omino e, dopo aver staccato la longe, si appende il tecnico fuori bordo.


3. Da dentro si passa la barella che scorrerà nel moschettone dell’omino fino a disporsi in verticale.

4. Inizia la discesa. 5. La barella tocca il suolo prima del tecnico e, scorrendo nella longe line, si dispone a terra in orizzontale.

Attenzione

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Errori tipici

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La barella deve essere calata/recuperata tra le prime cose ma solo dopo il primo tecnico che puĂČ cosĂŹ aiutare il secondo. Mentre si cala/recupera la barella va mantenuta il piĂč possibile verticale dal tecnico abbracciandola con le gambe e un braccio. Una lieve inclinazione della barella puĂČ innescare un pericoloso effetto rotazione. È preferibile calare la barella con l’apertura della custodia verso il basso per evitare che si gonfi col flusso del rotore.

Non mantenere perfettamente in verticale la barella.

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TECN I C H E D I E L I T r a S p o rT o

Procedure di imbarco e sbarco

Salita/discesa in tandem o “verricello doppio” Spiegazione

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Si possono calare/recuperare due persone alla volta purchĂ© siano entrambe collegate ad un omino, per mezzo di un moschettone a ghiera. I due che vengono verricellati assieme si devono mettere d’accordo prima su chi deve assicurarsi alla rete. In alternativa si puĂČ predisporre una longe collegata ad un braccio dell’omino che viene usata per assicurare entrambi i tecnici in cabina.

Attenzione

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Quando si entra/esce dalla cabina i movimenti devono essere fatti in coppia. Nel recupero per esempio, il primo che entra si siede sul pianale entrando di spalle mentre l’altro ne asseconda il movimento.

Errori tipici

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Non sincronizzarsi nei movimenti.

CONDIZIONI PARTICOLARI

Terreno innevato Spiegazione

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Attenzione

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â€ș Errori tipici

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Se la superficie di atterraggio ù innevata la si dovrà sondare preventivamente controllando che non vi siano buche o blocchi di roccia; quindi la si dovrà battere a fondo. Quando l’elicottero ù in fase di avvicinamento al suolo, per “effetto suolo” il flusso crea una tempesta di neve e ghiaccio, diminuendo la visibilità e rendendo difficoltosa la respirazione: per questo ù importante indossare gli occhiali di protezione e il passamontagna.

Valutare attentamente il luogo di sbarco/imbarco anche in funzione del rischio valanghe. Nel caso che ai pattini vengano montati gli appositi sci, si tenga presente che questi possono interferire quando si supera il pattino. Normalmente non si indossano i ramponi a bordo dell’elicottero, che vanno calzati al suolo. Tuttavia, se lo sbarco avviene su terreno ghiacciato in pendenza, Ăš indispensabile calzare i ramponi a bordo, facendo attenzione a spostarsi di lato per non danneggiare il pianale con le punte. Le piccozze vanno portate all’interno dello zaino ad eccezione del primo a sbarcare che puĂČ eventualmente tenerla a portata inserendola tra la schiena e lo zaino.

Portare la piccozza nel porta-piccozza esterno dello zaino.


Operazioni notturne con visori NVG (Night Vision Goggles) Spiegazione

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Nelle operazioni notturne (al momento consentite solo con elicotteri militari) l’equipaggio utilizza per la visione notturna speciali visori NVG, in grado di amplificare ogni minima fonte di luce. Durante tutte le operazioni non si devono assolutamente utilizzare fonti luminose nĂ© in cabina nĂ© al suolo, per non abbagliare l’equipaggio. L’interno della cabina Ăš illuminato con delle apposite luci notturne. Quando l’elicottero si posiziona sul luogo delle operazioni, un potente faro (flood hoover) viene acceso al di sotto dell’elicottero per illuminare l’area.

L'UTILIZZO DI FONTI DI ILLUMINAZIONE AUTONOMA È CONSENTITO SOLO DOPO CHE L'ELICOTTERO SI È ALLONTANATO

MAI UTILIZZARE FONTI DI LUCE ALL'INTERNO DELLA CABINA ED IN FASE DI SBARCO,

Attenzione

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Per evitare fenomeni di abbaglio i visori impiegati dall’equipaggio abbassano il livello di sensibilità quando una intensa fonte luminosa gli viene puntata contro; in questo caso la visione notturna viene in parte compromessa, con tutte le conseguenze del caso.

Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico - Tecniche di soccorso in grotta 2017

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Finito di stampare nel mese di novembre 2017 da www.darcoprint.it, Formia


euro 50,00


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