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RAGION LIBERA|PROPRIETÀ INDUSTRIALE Mario Tonucci

L’avvocato Mario Tonucci dello studio legale Tonucci&Partners

raggio che effettua sulla base dei dati di Infocamere, ha rilevato che sono state registrate oltre 366.000 pmi. E, in tempi di crisi, la Toscana è la quarta regione italiana per crescita nel 2010 del numero di pmi. Il nostro studio, da tempo, cerca di aumentare la consapevolezza degli imprenditori sull'enorme valore economico proprio dei loro assetti di proprietà intellettuale e industriale. Spesso rileviamo mancanza di consapevolezza sulla necessità - economica prima che giuridica - di tutelare tali diritti d’impresa. Anche per questo abbiamo strutturato, da tempo, servizi d’assistenza legale specialistica e personalizzata nel settore della proprietà intellettuale e industriale, come ad esempio il servizio di monitoraggio continuo anche sulle reti di comunicazione elettronica volto a rilevare tempestivamente eventuali indebiti utilizzi degli asset Ip dell’impresa cliente, oppure aiutando l’impresa a valutarne appunto l’importanza finanziaria, per poi strutturare un progetto personalizzato di efficace protezione legale». Con l’avvento delle nuove tecnologie, come Internet, è ancora possibile tutelare la proprietà intellettuale? «La norma, anche la più innovativa e recente, rischierà di essere sempre obsoleta se paragonata all'ultima tecnologia a disposizione e sappiamo quanto ogni giorno vengano diffuse tecnologie innovative, che possono anche essere utilizzate per violare i diritti di proprietà intellettuale e industriale. Tuttavia, questo scenario non porta sicuramente ad affermare che non è più possibile tutelare la Proprietà intellettuale. L’interrogativo che ci si pone oggi è: quanto efficacemente si può tutelare alla luce delle nuove tecnologie, e in quali modi. È una domanda che ci sentiamo ripetere spesso dai nostri clienti, in tutti i mercati dove il nostro studio è presente: sia in quello italiano, sia nei mercati esteri, perchè queste problematiche sono ovviamente globali e partico-

larmente sentite nei Paesi emergenti». Ritiene importante rafforzare la tutela della proprietà intellettuale solo attraverso l'inasprimento continuo delle sanzioni penali e attraverso l'intervento repressivo? «Questa metodologia è errata poiché rischia di irrigidire lo “scontro” tra legalità e hacker, che tra l’altro hanno un bagaglio tecnologico di cui sono totalmente privi i legislatori quando procedono a normare questo settore, con la conseguenza che le leggi possono essere facilmente aggirate. Purtroppo le finalità repressive caratterizzano le attuali scelte normative dell’Europa e degli Usa. Noi riteniamo invece che una prospettiva corretta sia basata su tre aspetti fondamentali: il primo è la necessità di regole giuridiche più chiare, il secondo - imprescindibile - è una diminuzione dei costi dell’opera dell’ingegno per l’utente finale, in modo da rendere la pirateria non solo rischiosa dal punto di vista legale, ma soprattutto non più conveniente dal punto di vista economico, nel rapporto tra acquisto legale dell’opera e rischi legali derivanti dalla contraffazione. Infine, il terzo, relativo alla necessità di efficaci campagne informative, sia dei titolari dei diritti, per fargli comprendere l’importanza di questi veri e propri asset dell’impresa, sia degli utenti e preventive di educazione dei consumatori soprattutto i più giovani».

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