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RAGION LIBERA|IL VALORE DEL BRAND Ivo Ferrario

sare che oggi il 70% del mercato grocery è costituito da nostri associati, marche importanti che, anche se locali, sono ben presenti nella geografia del consumatore. Il motivo? Credo che da parte di quest’ultimo ci sia la voglia di continuare a premiarsi con la qualità, ma anche con la sicurezza. Sono questi infatti i punti di forza dei prodotti di marca, anche in rapporto al prezzo. E non dimentichiamo l’innovazione, in particolare in settori come la cura della persona o l’elettronica: per questo è importante mantenere una certa capacità di investimento, un impegno da portare avanti anche quando rallentano i consumi».

A proposito di prezzi, a luglio la crescita tendenziale delle aziende Centromarca si è assestata sullo 0,1% a fronte dell’1% della media grocery e dell’1,7% dell’indice Istat dei prezzi al consumo. Quali frutti sta portando questa politica di contenimento? «Indubbiamente positivi, dal momento che ha avvicinato al consumatore le grandi marche, consentendo loro di mantenere la propria quota di mercato. Ma le preoccupazioni per il futuro non mancano: la domanda non è dinamica, e per questo guardiamo avanti con molta attenzione».

L’incremento degli investimenti sul mercato pubblicitario, superiore al dato medio, mostra comunque la volontà di mettersi continuamente in gioco. «Ci diamo da fare, certo, ma la forte pressione sulla promozionalità ha ridotto notevolmente i margini per le imprese industriali, così come per la grande distribuzione, un attore centrale per raggiungere il consumatore. Si tratta di una politica che non può durare in eterno: margine significa anche tenuta del conto economico dell’impresa, possibilità di investimenti in comunicazione, innovazione e nelle soluzioni di

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