Pietro Maria Putti
Il professor Pietro Maria Putti il cui studio legale ha sede a Roma prof.putti@studiolegaleputti.it
IL CONTENZIOSO È UN COSTO SOCIALE SICURAMENTE PER I CITTADINI MA PER LE AZIENDE È UN CONTROSENSO
negli anni, tante persone che, per ottenere giustizia hanno dovuto attendere anche 12 o 13 anni. Persone decedute prima di ottenere una sentenza, persone che fidandosi della giustizia, si sono trovate a perdere beni e risorse prima di avere una sentenza definitiva. Il monea | novembre 2013
dello italiano del processo civile è un modello teorico affascinante, tuttavia la sua applicazione pratica davvero non convince. Anzi, non funziona e basta». Ancora più grave, per la portata dei loro effetti, sono le ricadute di questa inadeguatezza del processo civile sulla realtà delle imprese. «Il contenzioso è un costo sociale sicuramente per i cittadini ma per le aziende è un controsenso. Chi fa sviluppo, chi produce ricchezza non può sapere se ha ragione o torto dopo 10 o 13 anni. Farsi difendere per 10 anni da un avvocato per sapere che un contratto è stato scritto male produce un danno economico ben maggiore del costo delle spese legali». Putti non si fa portavoce di una ricetta risolutiva, propone semplicemente il suo modo di concepire la professione. «Studiare e approfondire il più possibile un settore economico – io ho scelto l’energia – e proporsi alle aziende come una risorsa per il loro modello di business. Per esempio, mi occupo molto delle tematiche relative all’efficienza energetica, dove vi sono tecnologia, ricerca, sviluppo, ci sono innovazione e passione per la soluzione dei problemi. È anche la mia ricetta per la professione». Oltre che nel settore energetico, Putti lavora in quello delle nuove tecnologie. «Obiettivamente, per un’azienda, lavorare in Italia è quasi una fatica. Gli imprenditori che ancora continuano a investire nel nostro paese sono sempre di meno. Negli ultimi dieci anni ho conosciuto centinaia di aziende che hanno smesso di produrre in Italia. Perché gli imprenditori dovrebbero accettare di pagare il 60 per cento di tasse, fra dirette e indirette, quando in Svizzera o nei Balcani, possono farlo con il 20 per cento? Non è solo il problema della tassazione. È un insieme di meccanismi che sono stati creati per esercitare un controllo (molte volte necessario), che però ha finito per spostare le risorse altrove. Sono mancate, nel nostro paese, quelle scelte di politica economica finalizzate a creare sviluppo. Non sono state fatte le riforme necessarie ed è mancata la capacità politica di creare consenso attorno a dei modelli di sviluppo capaci di coniugare valori e obiettivi». 147