Agostino Re Rebaudengo
municazione e informazione attiva sulle numerose questioni riguardo alle quali il Gse esercita le proprie funzioni e i propri poteri. È un’importante occasione di confronto tra le diverse esigenze e certamente un fondamentale esempio di dialogo e innovazione nel rapporto tra pubbliche amministrazioni e imprese. Come Aper siamo particolarmente soddisfatti di aver trovato nel Gse un interlocutore sensibile e attento alle esigenze degli operatori delle rinnovabili». Siete l’associazione italiana più rappresentativa della categoria, con oltre 480 iscritti e circa 8mila megawatt di potenza elettrica installata. Come convincere cittadini e istituzioni dei vantaggi delle rinnovabili? Davvero il nucleare rappresenta un progetto definitivamente da accantonare? «Il no al nucleare arrivato dal referendum mi pare definisca chiaramente che gli italiani non desiderano intraprendere una via
nucleare, messa peraltro in discussione ultimamente anche in Germania e Svizzera. Oltre alla pericolosità dell’energia atomica (il ricordo di Fukushima è ancora vivo a distanza di un anno), il modello della generazione centralizzata sta finalmente cedendo il passo a un modello alternativo e più “democratico” di generazione distribuita, come quello delle rinnovabili, nel quale chiunque può accedere al mercato elettrico come produttore e autoproduttore». Si calcola che il settore nei prossimi 10 anni investirà almeno 70 miliardi di euro, dando lavoro a oltre 250.000 lavoratori. Mancare gli obiettivi europei previsti entro lo stesso anno che costo avrebbe, in termini di sanzioni da pagare all’Unione europea per l’Italia? «Se i nuovi scenari normativi e regolatori delle rinnovabili, primo tra tutti quello degli incentivi, non ne ostacoleranno lo sviluppo, credo che l’Italia potrebbe, per una volta, superare
gli obiettivi al 2020. Certo se ci fosse una decisa inversione di tendenza, come purtroppo sembra stia accadendo ascoltando incredibili dichiarazioni su costi e benefici delle rinnovabili da parte di esponenti del governo, il rischio diventerebbe concreto. Auspico che un importante contributo arrivi anche dal miglioramento dell’efficienza energetica sia per quanto riguarda i consumi elettrici, sia per quanto riguarda quelli termici. Sarebbe un grave errore fermarsi alla soddisfazione di intravedere un raggiungimento degli obiettivi al 2020 quando la Commissione europea ha già approvato la road map al 2050 e i nuovi obiettivi al 2030. Qualsiasi ostacolo a una ulteriore crescita del settore metterebbe a forte rischio il conseguimento di questi target, ponendoci di fatto ai margini delle politiche energetico-ambientali dell’Unione europea, con la certezza di non riuscire ad agganciare la nuova fase di sviluppo produttivo e industriale del settore.
In apertura, Agostino Re Rebaudengo, presidente di Aper, associazione che riunisce i produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili. Sopra, la sede della Comunità europea
VENETO 2012 • DOSSIER • 221