TRASPORTI
Criticità e prospettive per il trasporto eccezionale Un bilancio del settore dei trasporti eccezionali. Antonio Catiello, imprenditore e presidente dell’associazione che riunisce le aziende del comparto, spiega perché il trasporto di carichi pesanti in Italia si sta fermando, mentre all’estero accelera Salvatore Cavera
Da sinistra Marco Catiello, direttore commerciale, Antonio Catiello, amministratore delegato, e Stefano Catiello, direttore amministrativo della TCT Spa di Rivoli (TO) www.tctspa.com
234 • DOSSIER • PIEMONTE 2011
Associazione italiana trasporti eccezionali (Aite) riunisce 130 aziende, con oltre 7000 mezzi sulle strade – non solo italiane –, per un fatturato globale di 7 miliardi di euro. I mezzi impiegati dagli operatori del settore includono svariati tipi di rimorchi e trattori, in modo da poter gestire carichi particolarmente pesanti. Come spiega Antonio Catiello, presidente dell’Aite «si va dal trasloco delle ingombranti macchine per il movimento terra per conto delle maggiori aziende di costruzioni al trasferimento di componenti particolari o di interi impianti industriali. Questi non vengono solo portati da una località all’altra, bensì le società di trasporto effettuano anche il servizio di smontaggio, rimontaggio e posizionamento dei macchinari fino alla ricostruzione degli impianti nella sede di destinazione». Antonio Catiello ha raggiunto la carica di presidente dell’associazione in virtù della sua trentennale esperienza di tecnico e imprenditore, infatti è a capo di una società, la Tct, specializzata nei trasporti eccezionali a livello europeo. «In
L’
questi anni di crisi il settore ha subito delle profonde mutazioni, il baricentro degli investimenti si è spostato, così come sono cambiati i target di riferimento che investono in questo tipo di servizi. La maggiore richiesta attualmente viene dal settore eolico e da quello delle turbine a gas. Si tratta di carichi che hanno destinazioni in tutti i Paesi del mondo. Per esempio, una turbina per la produzione di energia prodotta in Italia è destinata a mercati come quello del Brasile o dell’Australia. Ciò mette in moto l’intero comparto del trasporto intermodale». Il cambiamento non ha tuttavia trovato ancora un assestamento e forse non lo troverà. «La richiesta muta di mese in mese, soprattutto a livello dei trasporti all’interno dell’Europa. Questo da una parte impedisce di programmare strategie a lungo termine, dall’altra è un segno di vivacità del mercato, che sta mostrando segni di ripresa. Lo stesso non si può dire per la realtà italiana e per quella piemontese in particolare. Nel nostro Paese manca un serio piano di investimenti sulle infrastrutture e su nuove opere. Per questo motivo le