Dossier Emilia 02 2010

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Meno manodopera e più “mente” d’opera Alzare la qualità del prodotto, favorire politiche di marchio comune e promuovere nuove strategie commerciali. Il distretto del mobile imbottito di Forlì necessita di un’efficace riorganizzazione della filiera, per sconfiggere la concorrenza sleale della manodopera cinese e recuperare la competitività. Anche su nuovi scenari di mercato Giusi Brega

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assata la congiuntura economica negativa, il sistema Italia si sta rialzando. Sono in molti ad accreditare al made in Italy un ruolo fondamentale per riagganciare la ripresa, basandosi sul saldo commerciale del brand del Belpaese che è uno dei pochi positivi. In questo scenario, va a inserirsi il comparto del mobile imbottito che ha dovuto fare i conti con non poche difficoltà. Secondo i dati forniti dall’Istat, dal 2006 al 2008 le esportazioni italiane

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dei divani sono diminuite del 14%. A giugno 2009, l’export era addirittura sceso del 17% rispetto all’anno prima (fonte Centro Studi Antares). In Emilia Romagna, vi è una concentrazione di unità produttive nel settore del mobile imbottito nella zona di Forlì-Cesena, la cui importanza è data dal fatto che qui si concentra buona parte dell’export regionale dei mobili imbottiti. «Il distretto forlivese, sviluppatosi a partire dai primi anni Settanta, è composto da 268 imprese», precisa


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