Dossier Calabria

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OSSIER CALABRIA L’INTERVENTO.........................................13 Sebastiano Caffo Renato Pastore

PRIMO PIANO IN COPERTINA.......................................16 Giuseppe Speziali VERSO LO SVILUPPO........................22 Lucio Dattola Giuseppe Scopelliti Demetrio Arena IL FUTURO DELL’UNIONE................32 Alberto Quadrio Curzio Emmanuele Francesco Maria Emanuele Andrea Goldstein Sergio Ginebri Gregorio De Felice RITRATTI.................................................48 Giorgio Napolitano

ECONOMIA E FINANZA STRATEGIE PER LE PMI...................54 Antonio Tajani Bernhard Scholz Giuseppe Gatto COMMERCIO .........................................64 Giovanni Cobolli Gigli Antonio Stefano Caridi FINANZA..................................................72 Giuseppe Attanà Stefano Catalano Alberto Giovannini IMPRENDITORI DELL’ANNO...........80 Vincenzo Termine TECNOLOGIE ........................................84 Sabina Marrazzo MODELLI D’IMPRESA........................86 Clemente Casacchia SETTORE CREDITIZIO .......................88 Raffaele Gregorio PRODOTTI ALIMENTARI...................90 Antonio e Mario Brogna

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Sommario AMBIENTE

TERRITORIO

GIUSTIZIA

TUTELA DEL TERRITORIO...............94 Corrado Clini Franco Torchia Arcangelo Francesco Violo Wanda Ferro Francesco De Nisi

INFRASTRUTTURE............................124 Pietro Ciucci Francesco Nerli Antonino Nigro

LEGALITÀ..............................................162 Giuseppe Caruso Giancarlo Trevisone Luigi Varratta

TRASPORTI..........................................136 Gennaro Scura

SANITÀ

POLITICHE ENERGETICHE ............108 Gianni Chianetta Simone Togni Andrea Clavarino

LOGISTICA ...........................................138 Camillo Crivaro

FORMAZIONE ......................................172 Adelfio Elio Cardinale

RINNOVABILI........................................116 Rocco Sorace

EDILIZIA ................................................140 Ilario Napoletano Sebastiano Sgromo Pasquale Romano

RICERCA SCIENTIFICA....................174 Franco Mandelli Umberto Veronesi

GESTIONE RIFIUTI..............................118 Daniele Milone Lauro Mamone

IMMOBILIARE .....................................146 Maria Arcadi INTERNI .................................................148 Osvaldo Mandato TURISMO...............................................152 Renzo Iorio Massimo Madarena Giuseppe Nocera Domenico Pontoriero

RIABILITAZIONE.................................178 Francesca Previti Federica Sposaro CASE DI CURA ....................................184 La Madonnina Vincenzo Cascini DIAGNOSTICA ....................................190 Maurizio Mancini

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Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx L’INTERVENTO

Giovani e lavori, le priorità da affrontare di Sebastiano Caffo, presidente dei giovani imprenditori di Confindustria Calabria

dati sulla disoccupazione giovanile sono preoccupanti e, come giovani imprenditori del Mezzogiorno, vogliamo approfondire la questione per elaborare soluzioni utili a invertire questa tendenza. I giovani che non trovano lavoro in Calabria hanno davanti la scelta obbligata di emigrare o avviare un’attività in proprio. Sicuramente c’è molto fermento, ma le condizioni necessarie per la buona riuscita di un’attività imprenditoriale non sono ottimali e chi si avvicina al mondo dell’impresa si trova ad affrontare difficoltà notevoli, come l’accesso al credito o i lunghi tempi necessari per avere le indispensabili autorizzazioni. Qualcosa sta migliorando, ma c’è ancora molto da fare per raggiungere standard accettabili. Sicuramente bisogna puntare su una massiccia diffusione della cultura d’impresa e della legalità. Inoltre, sono necessari percorsi di alternanza scuola-lavoro o università-lavoro, per avvicinare i giovani all’impresa e creare le basi, anche

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pratiche oltre che teoriche, per quanto dovranno fare al termine degli studi. Bisognerebbe puntare a sgravi fiscali e contributivi importanti per le imprese che assumono a tempo indeterminato nelle aree disagiate. Non basta un aiuto relativo ai primi due anni di lavoro, perché spesso questi vengono assorbiti dal necessario periodo di formazione. Lo sgravio deve essere almeno decennale, in modo da permettere alle aziende di stare sul mercato anche nei settori ad alta intensità di manodopera. La ricetta è una sola ed è sempre la stessa: lavoro, lavoro, lavoro. Il posto fisso statale non esiste più, quindi bisogna incentivare la crescita delle aziende private per creare nuovi posti di lavoro. Meno tasse sul lavoro e sulle imprese, questa è la formula giusta per dirottare al sud investimenti altrimenti destinati all’estero. Come giovani imprenditori del Mezzogiorno, vorremmo lasciare ai nostri figli un Sud migliore di quello che abbiamo ereditato. CALABRIA 2012 • DOSSIER • 13



Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx L’INTERVENTO

Più sinergia tra ricerca e impresa di Renato Pastore, presidente di Confindustria Cosenza

tar Cup 2011, l’iniziativa congiunta tra Università della Calabria, Provincia di Cosenza, Fondazione Carical e Parco scientifico e tecnologico della Calabria, ha dimostrato che è possibile far emergere idee e progetti innovativi. In questo senso il raccordo con gli enti è stato estremamente positivo: ciò va detto a conferma di una realtà, quella della provincia di Cosenza, che detiene il 42% delle aziende industriali regionali. Tuttavia i contributi pubblici sono estremamente limitati. Il compito di allocare risorse per la ricerca appartiene alle aziende, ma soprattutto allo Stato che, purtroppo, è uno degli ultimi in Europa per spese nella ricerca. Confindustria Cosenza ha sempre favorito l’innovazione nelle imprese: siamo stati tra i fondatori di Calapark, il parco scientifico e tecnologico, e abbiamo sempre promosso tutte le iniziative volte allo sviluppo dei processi di innovazione nelle imprese. D’altronde nel mio ruolo di presidente di Confindustria, di consigliere del parco e di amministratore delegato del più

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grande gruppo di Ict della regione, sono naturalmente portato a spingere nella direzione dei progetti di innovazione, ma spetta all’amministrazione regionale svolgere un ruolo determinante, utilizzando al meglio i fondi europei del Por, attraverso l’emanazione di bandi a favore delle imprese che privilegino i progetti che abbiano una parte importante dedicata alla ricerca applicata e all’innovazione. Per quanto attiene alla mancanza di mezzi da dedicare all’innovazione a favore delle imprese, grazie anche ad Ance Cosenza, abbiamo contribuito al decollo del comitato di promozione della costituenda Banca di garanzia, sottoscrivendo per conto delle aziende nostre associate le quote di tale organismo utilizzando gli avanzi di gestione dell’associazione. Quest’istituto non opererà, infatti, come una normale banca ma nasce per supportare le aziende dando la controgaranzia richiesta in tutte le operazioni legate a finanziamenti alle imprese. E di questi tempi tutti sappiamo quanto il credito sia importante. CALABRIA 2012 • DOSSIER • 15



Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Giuseppe Speziali

RIDIAMO OSSIGENO ALLE IMPRESE Non sarà facile il percorso del nuovo presidente regionale di Confindustria, Giuseppe Speziali. Il traguardo è la realizzazione di un “sistema Calabria” in grado di conquistare nuovi mercati e sollevare i livelli occupazionali. Un obiettivo irrealizzabile senza un profondo riassetto dei rapporti tra imprese, istituzioni e sistema bancario Andrea Moscariello

n’azione di “sistema” che punti a migliorare il contesto nel quale si muovono imprese e cittadini. Il nuovo presidente di Confindustria Calabria, Giuseppe Speziali, intende ripartire dalle basi, dalla struttura della società e dell’economia regionale, per affrontare i problemi che ormai da anni sono di ostacolo allo sviluppo del tessuto produttivo. «In una regione come la Calabria, in cui quasi tutti gli indicatori economici sono al di sotto della media del Paese e dello stesso Mezzogiorno, sono molteplici le urgenze sulle quali è necessario intervenire». In cima all’agenda del nuovo vertice confindustriale calabrese c’è uno dei nodi più complicati da sciogliere: la semplificazione e la trasparenza nei rapporti con la pubblica amministrazione. Perché partire da qui? «Perché ritengo fondamentale puntare sulla snellezza e sulla tracciabilità delle procedure, occorre superare l’annoso problema dei ritardati pagamenti alle imprese. Si tratta di un aspetto non trascurabile e connesso agli altri fattori fondamentali per lo sviluppo del territorio». A cosa si riferisce in particolare?

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«In primis alle infrastrutture e alla legalità, ma non solo. Bisognerà concentrarsi su poche ma significative priorità a cui destinare le risorse comunitarie del programma operativo 2007/2013. Quindi, più che velocizzare la spesa è necessario qualificarla per far sì che le misure abbiano la dovuta efficacia. Altra vera emergenza sociale è il lavoro, su cui è necessario un nuovo e più forte patto sociale fra imprese, lavoratori e istituzioni». I ritardi nei pagamenti alle imprese stanno bloccando molti investimenti. Come risolvere questa situazione? «Le imprese calabresi sono sempre più interessate dagli effetti dei ritardi con i quali gli enti regionali e locali saldano i debiti contratti nei loro confronti. La questione ha ormai assunto una dimensione più che allarmante: in alcuni casi i ritardi superano abbondantemente i dodici mesi, alcuni addirittura si protraggono per diversi anni. Una prima e immediata soluzione potrebbe essere quella di una norma regionale “sblocca crediti” che, in accordo con il sistema bancario e sulle base di quanto contenuto nella manovra di stabilità del governo, sia capace di liberare liquidità per il tessuto econo-

mico calabrese oggi quantificabile, sanità esclusa, in oltre due miliardi di euro. È altrettanto urgente far attuare la norma che prevede che la copertura finanziaria relativa ali appalti pubblici venga attestata dagli enti appaltanti, non solo per competenza contabile ma anche per disponibilità di cassa. Queste misure andrebbero accompagnate anche da una maggiore certezza della tempistica nell’attuazione degli atti della pubblica amministrazione e con la trasparente tracciabilità delle procedure per la definizione delle singole pratiche». Altro punto critico resta quello dell’erogazione del credito. Quale linea proporrà nei tavoli di negoziazione con gli istituti al fine di ridare ossigeno alle imprese locali? «In Calabria paghiamo lo scotto di un insoddisfacente interlocuzione con il sistema bancario, cui vanno aggiunti gli alti costi del credito, tra i più alti d’Europa. Risulta difficile ottenere linee di credito aggiuntive, anche da parte di imprese che presentano una buona situazione patrimoniale. Un ruolo forte può essere certamente svolto dai Confidi che, anche grazie a una specifica iniziativa della Regione, si sono aggregati per meglio rispondere alle esigenze delle imprese. È at- CALABRIA 2012 • DOSSIER • 17


IN COPERTINA

traverso specifici fondi di garanzia

per le imprese che si può essere in grado di intervenire sia sul capitale circolante, quindi la liquidità, che sugli investimenti, con il benefico effetto moltiplicatore che questi fondi hanno. Nell’immediato proporrò l’attivazione di un fondo di rotazione che supporti l’innovazione e la capitalizzazione delle imprese, nonché il consolidamento dei debiti nei confronti del sistema bancario. È una soluzione capace di immettere liquidità immediata nel sistema produttivo calabrese. Accanto a tali misure è indispensabile la costituzione di una task force sul credito, composta da tecnici di banche di Confidi, associazioni di categoria e dalla Regione, per la messa a punto di nuovi strumenti che intervengano sul breve e sul medio termine finalizzati a non interrompere il ciclo dei pagamenti e il flusso di liquidità a sostegno degli investimenti delle imprese». Molti suoi colleghi hanno puntato con decisione allo sviluppo di sistemi imprenditoriali di rete. Anche per lei questa è l’ottica giusta? «Credo che per la nostra regione sia la strada obbligata da seguire. L’87% del nostro tessuto produttivo è costituito da piccole imprese. È per questo che sulle reti e le aggregazioni di impresa si svilupperà l’iniziativa della Confindustria calabrese, anche perché sono convinto che è lo strumento più utile non soltanto a superare i limiti dimensionali delle nostre aziende, ma anche a qualificare al meglio, soprattutto sui mercati internazionali, le filiere produttive d’eccellenza della nostra regione. In questo senso abbiamo, come sistema industriale, già prodotto e stiamo concretizzando iniziative specifiche nel settore della nautica e della bioedilizia, e sono in fase di progettazione analo-

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Il turismo è la risorsa naturale d’eccellenza che necessita, però, di essere gestita con un approccio più industriale e sistemico

ghe iniziative sull’agroalimentare e la meccanica». I valori dell’export calabrese restano piuttosto bassi rispetto alle altre regioni italiane. Cosa si può

fare per incrementarlo? «È necessaria un’azione di sistema a medio termine finalizzata, da un lato, a valorizzare le produzioni regionali più mature, come agroalimentare,


Giuseppe Speziali

metalmeccanico, legno, dall’altro, a penetrare nuovi mercati. Il programma “Calabria Internazionale”, licenziato dalla Regione, cui abbiamo positivamente contribuito come Confindustria, costituisce una pianificazione seria e strutturata che, se realizzata, potrebbe dare nuovo slancio alle nostre imprese sui mercati esteri. È necessario rafforzare l’azione nei confronti di mercati già maturi come quello europeo, con particolare riferimento a Germania, Polonia, Russia e americhe, in primis gli Stati Uniti. Accanto a quest’azione è importante sviluppare proposte esplorative verso aree geografiche nuove come Cina, Brasile, Canada e Australia. Un programma concreto di medio termine non può naturalmente trascurare l’area di “vicinato” costituita dall’Africa mediterranea, sbocco geografico naturale per le produzioni della nostra regione che potrebbero essere supportate dall’importante infrastruttura logistica costituita dal porto di Gioia Tauro». Una vostra “vicina”, la Puglia, ha

reso il settore turistico il vero volano di sviluppo per il territorio. Anche la Calabria percorrerà questa strada? «Il turismo, più di ogni altro comparto, può contribuire allo sviluppo dell’intera economia. È la risorsa naturale d’eccellenza che necessita, però, di essere gestita con un approccio un po’ più industriale e sistemico. A dire il vero, anche su nostra spinta, la Regione ha recentemente licenziato il piano turistico triennale con significativi investimenti pubblici nel settore - circa 150 milioni di euro - che andranno a incidere su sistemi territoriali, infrastrutturali e sulle imprese. La novità è quella di mettere in campo azioni incisive volte non soltanto alla promozione, come sinora avvenuto, ma soprattutto al miglioramento complessivo del sistema di accoglienza e di ospitalità. Peraltro in Calabria non si può parlare solo di turismo ma di “turismi”, balneare, montano, termale, enogastronomico, culturale, storico. Ed è su questa base che può concretizzarsi un serio pro-

gramma di sviluppo finalizzato a destagionalizzare le attività». Il Governo Monti ha riposto al centro del dibattito nazionale il tema delle liberalizzazioni. Quale impatto potrebbero avere sul sistema calabrese? «Positivo, specialmente sul settore dei servizi. Le liberalizzazioni sono, per così dire, argomenti di una battaglia ormai storica che la Confindustria porta avanti da molto tempo. Le imprese per competere devono misurarsi con la libertà di mercato e la competizione sana e aperta non può che portare benefici, in termini di qualità e costi, agli utenti finali. È evidente che liberalizzare significa anche rompere mercati chiusi e corporativi che, non a caso, proprio in questi giorni stanno protestando». Lei si è detto favorevole alla regionalizzazione del patto di stabilità. Non teme possa rivelarsi un’arma a doppio taglio? «Il patto di stabilità interno è senza dubbio uno dei più importanti strumenti per la razionalizzazione della CALABRIA 2012 • DOSSIER • 19


IN COPERTINA

spesa pubblica, ma gli effetti della

sua applicazione si traducono in una fonte di rischio per le imprese, costrette a subire gli effetti dei ritardati pagamenti dei lavori, pur in presenza di risorse disponibili nei bilanci pubblici. La soluzione per arginarne gli effetti negativi è proprio quella della sua regionalizzazione, ossia la possibilità di ridistribuire il peso del patto tra i vari enti locali della regione. In Calabria 81 enti locali sono soggetti al patto di stabilità interno, la Regione, le 5 Province e 75 Comuni. I due terzi dei calabresi vivono in un comune soggetto al patto. Sul territorio, tra il 5 e il 10% degli enti comunali risultano inadempienti. Fra un anno, più dell’80% dei comuni calabresi saranno soggetti al patto, oggi lo è il 18%. Per intenderci, se nel 2011 fosse avvenuta la “regionalizzazione” si sarebbero potuti sbloccare pagamenti per circa 100 milioni di euro. Se a ciò si aggiunge l’effetto delle ultime disposizioni del governo in materia di “nettizzazione” dei fondi comunitari, che consentiranno alla Calabria di spendere 126 milioni di euro in più per ogni anno fino al 2014, si comprende bene quali benefici si otterrebbero». Il gap più difficile da superare resta quello della criminalità organizzata. Molto è stato fatto negli ultimi anni da parte dello Stato. In futuro cosa determinerà il suo impegno, come presidente di Confindustria, nella lotta alle mafie? «Quello del contrasto alla criminalità organizzata è un punto prioritario del mio programma. È una precondizione per lo sviluppo oltre che essere una battaglia di civiltà. È necessario perciò che accanto allo

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Cercherò di attivare uno stretto rapporto con le prefetture e le procure, per avviare un percorso di collaborazione concreta

sforzo enorme che stanno compiendo in Calabria le forze dell’ordine e la magistratura, si rafforzi e cresca sempre di più una coscienza civile forte e consapevole. Ed è proprio il ruolo della società civile, oltre naturalmente a quello dello Stato, l’elemento più importante per vincere una battaglia difficile e dura come quella contro un’organizzazione criminale fortemente radicata sul territorio come la ‘ndrangheta. E bisogna partire dagli atteggiamenti etici dei nostri imprenditori, che devono esplicitarsi attraverso la denuncia e la collaborazione con le istituzioni locali preposte. La Confindustria calabrese sarà al fianco e sosterrà tutti coloro che vogliono realmente cambiare le

cose. Per questo con convinzione voglio affermare e ribadire che non c’è posto in Confindustria per che chi non denuncia o, peggio ancora, per chi è colluso: e in Calabria questo vale senza se e senza ma. Accanto a ciò cercherò di attivare uno stretto rapporto con le prefetture e le procure, in particolare quelle antimafia, per avviare un percorso di collaborazione concreta fatto non solo di solidarietà ma di predisposizione di strumenti di trasparenza e legalità in economia, come le “white list” nel campo dell’edilizia, il riutilizzo sociale ed economico dei beni confiscati, la realizzazione in Confindustria di un punto di sostegno per gli imprenditori vittime del racket e dell’usura».



VERSO LO SVILUPPO

Credito ed export, la ricetta per la crescita Secondo gli ultimi dati forniti dalla rete camerale nazionale, nonostante la previsione di Pil negativa l’imprenditoria regionale cresce nelle esportazioni. Ad analizzare il quadro è il vicepresidente di Unioncamere Calabria, Lucio Dattola Andrea Moscariello

anzitutto sugli imprenditori che il vicepresidente di Unioncamere Calabria, Lucio Dattola, ripone la fiducia per la ripresa del sistema produttivo regionale. «La “nave Italia” continua a navigare grazie a un insieme di pmi che ha imparato ad affidarsi alla propria capacità di fare rotta in acque tempestose». Ma in Calabria risulta più facile a dirsi che a farsi. Il territorio deve, infatti, colmare diversi gap. L’ultimo dossier economia redatto per conto proprio di Unioncamere ha infatti evidenziato una previsione di Pil negativa, -0,9%, tra le più pesanti del Sud. Su quali fattori occorrerà fare leva per invertire questa tendenza? «Primo su tutti, la costruzione del polo logistico intermodale di Gioia Tauro, un intervento strategico per l’intero territorio calabrese. E deve essere fatto in tempi rapidissimi, perché altri porti nazionali e internazionali sono in forte crescita e, purtroppo per noi, incombono, pensiamo solo a Vado Ligure, La Spezia, Tangeri, Valencia e Port Said. In secondo luogo, occorre attivare

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provvedimenti a favore del settore delle costruzioni. Se si faranno ripartire le grandi opere infrastrutturali tutta l’economia calabrese ne trarrà beneficio con un moltiplicatore sull’indotto che interesserà anche tutti gli altri settori produttivi. Bisogna poi rilanciare il settore agricolo, puntando su fattori strategici come produzioni di eccellenza, ricerca e innovazione». Un altro settore dal grande potenziale è quello turistico. «Anche in questo caso la realizzazione di un unico progetto turistico regionale è la strada da percorrere. Tale progetto dovrebbe interagire dinamicamente con il territorio e le sue risorse, ruotando sulle potenzialità locali e sulle esigenze reali della domanda nazionale e internazionale. È questa la formula atta a incrementare i flussi turistici, attraverso voli charter sui due aeroporti di Lamezia Terme e Reggio Calabria». Da quali settori si aspetta i risultati migliori? «Dall’agroalimentare, per esempio, con le sue nicchie d’eccellenza. Pen-

Lucio Dattola, vicepresidente di Unioncamere Calabria

siamo solo al bergamotto, fiore all’occhiello dei nostri prodotti, di cui la Calabria detiene il 90% della produzione mondiale e che sta vivendo un’ottima fase di rilancio. Questo agrume può diventare una chiave di volta per l’economia calabrese, restituendo l’immagine di una regione che investe nelle proprie eccellenze e favorisce lo sviluppo industriale, la ricerca e l’occupazione. Altri settori importanti sono la bioedilizia e il biomedicale, nei quali si stanno creando importanti reti di fornitura stabili e strutturate con soggetti che operano nei paesi della sponda sud ed est del Mediterraneo». Gli investimenti non ripartiranno senza lo “sblocco” dei crediti bancari. Qual è la strada da percorrere? «Oggi gli istituti bancari sono solidi grazie alla potente iniezione di liquidità della Banca centrale europea,


Lucio Dattola

Dobbiamo indurre le banche a investire sulle imprese e a concedere finanziamenti, ripensando quindi gli stringenti parametri di Maastricht e Basilea 3

che ha assegnato 489 miliardi di euro con un’operazione di durata triennale. Ma il problema è un altro: convincere le banche a investire sulle imprese e a concedere loro i finanziamenti, ripensando quindi gli stringenti parametri di Maastricht e Basilea 3, che le obbligano a immobilizzare ingenti capitali per garantire i prestiti». Tra i dati raccolti dal vostro dossier sull’economia fa ben sperare il +2,1% dell’export. «È la dimostrazione di come le im-

prese calabresi non demordono e continuano a investire su se stesse e sui mercati esteri. Il made in Italy, e in questo caso il made in Calabria, sono brand impossibili da copiare e assolutamente unici per tipologia. Ma questo non basta, dobbiamo creare e valorizzare una rete sinergica non solo tra aziende, ma tra associazioni di imprenditori, enti pubblici, sistema creditizio e centri di ricerca. E questo è un processo che va governato e accompagnato. Per svolgere questo compito Union-

camere dispone di un osservatorio privilegiato, grazie alle sue competenze, alla sua visione interdisciplinare e soprattutto alla sua rete di relazioni in Italia e all’estero». Un dato che preoccupa in Calabria è quello sulla disoccupazione. Quali interventi auspica da parte del governo e quali proposte intende fare Unioncamere? «Le uniche strade da percorrere sono la riduzione dell’assurdo carico fiscale che grava sul datore di lavoro, la diminuzione dell’Iva e il ritorno al credito di imposta. Queste azioni consentirebbero di incrementare automaticamente i volumi di affari e di tornare alle logiche occupazionali che da sempre hanno contraddistinto la classe imprenditoriale italiana. Ma vista l’attuale politica fiscale, è evidente che questi discorsi suonano come bestemmie alle orecchie dei nostri governanti». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 23


VAGH LINDABS VERSO LO SVILUPPO

Sanità e trasporti, questi i nodi da sciogliere Ripianare il debito sanitario, difendere il trasporto regionale minacciato dai tagli del governo centrale e promuovere nuove forme di finanziamento per le imprese. Ecco le scommesse che Giuseppe Scopelliti vuole vincere nel 2012 Giacomo Govoni

seguito di un recente incontro, il governo ha accordato lo sblocco di 220 milioni di euro. Un risultato fondamentale per il presidente Scopelliti, che dovrà affrontare un 2012 ricco di sfide per il territorio. «Questo sblocco di fondi ci è stato accordato per la credibilità che ci siamo guadagnati in questi due anni e mezzo di virtuosa gestione del debito e mantenimento dei servizi» spiega. Ma il difficile deve ancora venire. Sono tante le questioni che l’amministrazione regionale conta di risolvere nei prossimi mesi. Quali le priorità per il 2012? «Esaminando l’attuale stagione, le difficoltà non mancano. Sul fronte delle infrastrutture siamo in attesa di partire con gli interventi di 1,3 miliardi di euro previsti nel piano per il Sud e di procedere con l’iter relativo ai grandi progetti finanziati tramite i fondi comunitari, da cui la Calabria avrà risposte fondamentali per una crescita reale. Daremo grande attenzione anche

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alle politiche occupazionali, alle imprese e al turismo. Quest’ultimo, in particolare, è un settore nevralgico al quale abbiamo destinato risorse corpose. La sanità e l’ambiente, invece, rappresentano due tra le maggiori criticità da aggredire. Fermo restando però, il nostro impegno a una seria lotta alla criminalità organizzata, da cui non si può mai prescindere». A tal proposito, di recente, alcuni amministratori calabresi hanno subito dure intimidazioni. «Ho sempre ribadito che per lo sviluppo della Calabria è necessa-

rio combattere frontalmente la ‘ndrangheta, scoraggiandone la tipica tendenza a provare di avvicinare la politica per condizionarne l’attività. Pertanto, la prima raccomandazione che non mi stanco mai di rivolgere va alle istituzioni, chiamate a tenere alta l’asticella dell’attenzione. A tal proposito, ringrazio sentitamente la magistratura, i cui risultati straordinari ottenuti negli ultimi anni, ci dicono che estirpare la malapianta della ‘ndrangheta è possibile, principalmente attraverso la cultura e il lavoro, intervenendo soprattutto


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Giuseppe Scopelliti

Tagliando i collegamenti, non solo ferroviari, si attua nei nostri confronti una vera e propria secessione

sulle nuove generazioni. In questa direzione guardano il progetto “Più scuola meno mafia” e la legge regionale che premia le aziende che denunciano intimidazioni dalla criminalità organizzata, inserendole in una short list preferenziale per i lavori con le pubbliche amministrazioni». Parliamo di sanità. Quali previsioni può fare sul riordino della rete ospedaliera regionale? «Premetto che siamo ancora nella fase del piano di rientro dai debiti sanitari, per cui molte scelte dolorose sono obbligate. Partirei da un dato: i circa 650 milioni di euro disponibili per la sanità calabrese. Si tratta in pratica di 428 milioni di euro per colmare i debiti delle aziende sanitarie e ospedaliere calabresi, per chiudere una partita con creditori in attesa da anni. Attraverso un’anticipazione da parte del Ministero dell’Economia, la giunta regionale ha recentemente reperito la liquidità necessaria per l’estinzione del debito sanitario accumulato fino al

2005. Sino a oggi abbiamo già recuperato 120 milioni derivati soprattutto da risparmi nel settore farmaceutico. Il debito per il 2011 prevederà un risparmio di circa 60 milioni di euro rispetto al 2010 e potrà essere coperto interamente dal gettito fiscale. Tutto ciò è stato possibile grazie alle importanti misure adottate dalla struttura commissariale, all’attuazione del decreto 18 da parte dei tecnici ministeriali sulla rete ospedaliera pubblica e al recente decreto 106, che definisce nel dettaglio il riordino del contingente dei posti letto per acuti della sanità pubblica e privata». Quali ostacoli vanno assolutamente superati per il riassetto del sistema sanitario? «La Regione ha evidenziato un decremento di circa 1.000 posti letto nel settore pubblico e di circa 800 nel settore privato accreditato per gli acuti. Il criterio applicato è stato quello dell'appropriatezza delle prestazioni e la popolazione presente per ciascuna

Asp. La Calabria ha compiuto passi da gigante sui temi della sanità, che ora dobbiamo consolidare. Il riordino del sistema sanitario, della rete ospedaliera pubblica e privata, rimane l’obiettivo prioritario del 2012». Anche sul fronte dei trasporti emergono molte criticità. Quale bilancio può trarre a seguito dei tavoli cui ha partecipato a Roma per affrontare la questione? «In più occasioni ho sollecitato il governo a intervenire sul problema dei trasporti al Sud. Abbiamo festeggiato l’Unità d’Italia ma c’è chi, tagliando i collegamenti, non solo ferroviari, attua nei nostri confronti una vera e propria secessione. L’alta velocità si ferma a Napoli, lasciando il resto del Paese fuori da ogni opportunità di sviluppo. Durante l’ultimo incontro tenutosi a Palazzo Chigi, insieme agli altri governatori del Sud, lo abbiamo rimarcato con forza e il ministro Passera ci ha assicurato che a brevissimo avremo un riscontro po- CALABRIA 2012 • DOSSIER • 25


VAGH LINDABS VERSO LO SVILUPPO

Il riordino del sistema sanitario, rimane l’obiettivo prioritario del 2012

sitivo. Ne siamo felici, ma intanto regionale, abbiamo individuato imprese che vogliono investire in proseguiamo nelle riunioni con i parlamentari del territorio. È di primaria importanza che sia le istituzioni del territorio che il governo tengano accesi i riflettori su un problema che allarma le popolazioni e rischia di sfociare in azioni di protesta, come quella inscenata l’altro giorno da alcuni consiglieri regionali alla stazione di Reggio Calabria, che ho dovuto fermare in prima persona». Alcune regioni del Sud hanno sfruttato il turismo per rilanciare l’economia e gli investimenti. Non crede che anche la Calabria potrebbe seguirne l’esempio? «Considero il turismo la vera ricchezza per il rilancio di tutto il Mezzogiorno. Nonostante i 70 milioni di euro in meno nel bilancio

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nuove risorse da investire sullo sviluppo degli aeroporti calabresi, in particolare tre milioni di euro li impiegheremo per migliorare il segmento dei voli charter e cinque per definire contratti con le compagnie aeree. A breve spero di avviare un proficuo dialogo con i tour operator russi, senza tralasciare gli altri attori internazionali, che hanno dimostrato un profondo interesse per le bellezze della nostra regione». A cosa dovrà legarsi in futuro il rilancio del tessuto produttivo? «Alla capacità di agevolare la creazione di nuove imprese e di consolidare quelle esistenti. A tale scopo sono stati costituiti due fondi rotativi che consentiranno di rilasciare prestiti strutturati alle

modernizzazione e crescita produttiva, utilizzando gli strumenti finanziari come il “mezzanine financing” e “Jeremie”, che permetteranno il rilascio di prestiti agevolati alle imprese. Un ulteriore intervento andrà verso l’accrescimento della competitività delle imprese, sia a livello nazionale che internazionale. Il programma denominato “Calabria Internazionale”, varato di recente, mira proprio a elevare lo standard qualitativo e competitivo dell’intero sistema produttivo regionale nel mercato estero, grazie anche alla stretta sinergia con il sistema camerale. Finora i risultati ci stanno dando ragione, grazie all’aumento considerevole delle esportazioni».



VAGH LINDABS VERSO LO SVILUPPO

Puntare sulle infrastrutture per combattere l’isolamento Reggio Calabria, pur tra mille difficoltà, prova a ripartire. Sono diversi i punti caldi nell’agenda del primo cittadino, tra tagli alla spesa e nuovi investimenti Guido Puopolo

un’eredità difficile quella raccolta da Demetrio Arena. Eletto lo scorso maggio, come tanti suoi colleghi, il sindaco in questi sei mesi è stato costretto ad affrontare problemi di grande rilevanza, tra scadenze da rispettare e risorse economiche ridotte ormai al lumicino: «Stiamo attraversando una fase di profonda sofferenza e il bilancio “lacrime e sangue” recentemente approvato lo dimostra. Tutti sono chiamati a fare dei sacrifici – spiega il primo cittadino – e proprio chi governa la cosa pubblica deve dare l’esempio, per questo uno dei miei primi provvedimenti ha riguardato il taglio del budget destinato all’ufficio di gabinetto del sindaco, passato da 2,5 milioni di euro agli attuali 300mila». Quali sono state le problematiche più evidenti con cui si è dovuto confrontare in questi mesi?

È

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Demetrio Arena, sindaco di Reggio Calabria

«Siamo stati costretti a sostenere uno sforzo non indifferente per riuscire a onorare, entro i termini prestabiliti, i debiti contratti con le varie società che garantiscono l’erogazione dei servizi essenziali alla vita dei cittadini, così come per pagare gli stipendi dei nostri dipendenti. Credo che questo basti per capire quanto grave sia la situazione». In un contesto di questo tipo, crede che fornire ai comuni maggiori poteri potrebbe rappresentare una soluzione adeguata? «Di fatto il federalismo ci ha conferito più poteri, anche se certi parametri, come nel caso del prelievo statale sull’Imu, non sono ancora stati fissati in maniera chiara. Le richieste dei comuni sono state più volte chiaramente espresse dall’Anci e la revisione del patto di stabilità è una priorità

ormai inderogabile». Quali azioni concrete in questi mesi sono state intraprese dalla sua amministrazione? «Abbiamo cercato di salvaguardare in primo luogo le fasce più deboli, evitando di effettuare ulteriori tagli alla spesa sociale. Per reperire le risorse necessarie abbiamo intrapreso una seria politica di lotta all’evasione fiscale, attraverso accertamenti mirati che, nel solo 2011, hanno permesso di recuperare oltre cinque milioni di euro. A questo va aggiunto l’avvio del programma di alienazione dei beni immobili di proprietà del Comune; secondo le previsioni, questa operazione dovrebbe portare nelle nostre casse denaro prezioso che ci permetterà di continuare a erogare servizi indispensabili per la popolazione».


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Demetrio Arena

Il ventilato declassamento dell’aeroporto Minniti, comporterebbe un significativo danno per il territorio e i suoi cittadini

Quali sono i settori su cui puntare maggiormente per offrire opportunità di sviluppo alla città? «Turismo, cultura e agricoltura, queste sono le nostre risorse principali. Il nostro compito è valorizzarle nel modo giusto perché solo in questo modo sarà possibile dar vita a un processo virtuoso di sviluppo a beneficio di tutta la comunità». In questo senso la presenza di infrastrutture adeguate rappresenta un requisito fondamentale per permettere alla città di uscire dalla “marginalità” a cui è stata relegata in questi ultimi anni. «Assolutamente sì. La carenza di infrastrutture è un problema cronico per il

Sud Italia, penalizzato anche da una politica di investimenti che da sempre ha indirizzato la maggior parte delle risorse verso le regioni del Centro e del Nord. Reggio Calabria, in particolare, sta vivendo ormai da diverso tempo in una condizione di isolamento, nonostante disponga di tutti i requisiti per sviluppare un sistema di trasporti all’avanguardia. Diminuiscono i collegamenti ferroviari, mentre l’autostrada A3 versa in condizioni sempre più disastrose. Per questo credo che il ventilato declassamento dell’aeroporto Minniti, con la soppressione della dogana aeroportuale, non possa che essere visto in maniera negativa, in quanto comporterebbe un inevitabile ridi-

mensionamento dello scalo, con un significativo danno per il territorio e i suoi cittadini». Non crede che la presenza di ben tre aeroporti sul territorio calabrese sia però eccessiva? Non sarebbe meglio concentrare le risorse su un progetto unitario che coinvolga le strutture di Reggio Calabria, Lamezia e Crotone? «Già oggi questi aeroporti svolgono funzioni diverse e, per certi versi, tra loro complementari. Lamezia è l’aeroporto internazionale, che deve costituire una sorta di hub. Gli aeroporti di Reggio e Crotone presentano altre caratteristiche e prospettive. In particolare, l’aeroporto di Reggio è nato per servire il bacino dello Stretto, con un’utenza di oltre un milione di persone. Per questo credo che bisogna investire sul suo sviluppo, in modo da farne un punto di riferimento per il territorio anche dal punto di vista turistico». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 29




STRATEGIE PER LE PMI

È l’anno delle conferme e dei progetti realizzabili Un’azione rivolta alla cultura dell’aggregazione e dell’internazionalizzazione per gli imprenditori catanzaresi che, raccomanda Giuseppe Gatto, presidente di Confindustria Catanzaro, devono guardare al domani con idee ambiziose ma non utopistiche Renata Gualtieri

l 2012 si presenta all’insegna di prospettive economiche e occupazionali sempre più incerte in Calabria. È quanto emerge da un’inchiesta dell’Ansa, che ha ascoltato il parere di sindacati, industriali e del sistema camerale. Anche sulla realtà produttiva calabrese dunque gravano le conseguenze della crisi internazionale. Il presidente degli industriali catanzaresi, Giuseppe Gatto, sottolinea la necessità di partire, mai come ora, da un investimento pubblico di piccole e medie entità e non più da grandi investimenti. Questo significa oggi guardare al futuro. «Dobbiamo essere un po’ miopi, a dispetto di quanto abbiamo chiesto ai politici finora. Occorre spendere tutto ciò che è possibile e in maniera diffusa sul territorio». E lancia uno slogan «non vogliamo un’opera da un miliardo di euro ma un miliardo di opere da un euro ciascuna». Qual è lo scenario attuale delle imprese nella provincia di Catanzaro? Ci sono realtà che presentano segnali positivi di crescita? «C’è qualche impresa che cresce nel settore dell’informatica e delle tecnologie, ma rimangono co-

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munque casi isolati. Quello che mi preoccupa maggiormente per il 2012 è l’occupazione, che subirà sicuramente un ulteriore calo e il rischio di un effetto domino su tutte le aziende». Secondo i dati della Banca d’Italia, nel primo semestre del 2011 le esportazioni regionali sono tornate a crescere rispetto allo stesso periodo del 2010 (2,8%), anche se in misura sensibilmente inferiore alla media del Mezzogiorno e dell’Italia (rispettivamente 17,3 e 15,8%). Il quadro dell’export catanzarese rispecchia la situazione regionale? «Prevalentemente sì, ma non bisogna mai generalizzare. Il nostro export, ad esempio, cresce grazie al settore agroalimentare, comparto nel quale in provincia esprime delle assolute eccellenze quali il miele, il vino e l’olio». Quali le azioni che vengono proposte dall’associazione per favorire il processo d’internazionalizzazione delle aziende locali?


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Giuseppe Gatto

Abbiamo organizzato corsi per imprenditori, che hanno avuto un grande successo, perché c’è comunque voglia di imparare e crescere

«Sono previste iniziative che mirino prima di tutto ad accrescere la cultura dell’aggregazione, in quanto il nostro tessuto imprenditoriale è composto da piccole e medie aziende, e poi altri progetti tesi a diffondere quella delle esportazioni, legate a costi che le aziende fanno fatica a sopportare. Proprio qui a Catanzaro inoltre è stata creata la prima rete di imprese della Calabria, strumento che contribuisce alla crescita delle realtà locali. Abbiamo poi organizzato corsi per imprenditori che hanno avuto un grande successo, perché c’è voglia di imparare e crescere, a prescindere dal momento particolare che stiamo vivendo». Poco più di un anno fa l’Ambasciatore della Corea del sud aveva incontrato gli imprenditori catanzaresi. Fino ad oggi cosa è venuto fuori dai rapporti di collaborazione tra i due territori? «Purtroppo ancora nulla perché aspettiamo di fare, speriamo nell’anno in corso, un viaggio organizzato in Corea per cercare di capire di che cosa loro hanno più bisogno, anche perché iniziare dei rapporti commerciali con un Paese non è cosa semplice. Noi prevediamo che la nostra delegazione possa andare sul territorio e verificare se, come ci diceva l’ambascitore, sono effettivamente interessati ai nostri prodotti».

C’è un progetto innovativo particolarmente interessante per il futuro imprenditoriale di Catanzaro? «Un’iniziativa sicuramente da ripetere, ma che andrà migliorata, è quella degli autobus gratuti per i turisti, legata anche alla produzione alimentare, con gli assaggi dei prodotti tipici. Oggi partire con una nuova iniziativa è difficile perché il mondo è in continua evoluzione e quindi l’imprenditore ha difficoltà a programmare e a investire. Una nuovo progetto, a meno che non intervenga un investimento straniero, in questo anno non lo immagino, perché gli imprenditori sono un po’ chiusi a difesa e intimoriti dall’incertezza del futuro». Cosa si aspetta dal protocollo d’intesa per lo sviluppo dell’area industriale di Lamezia Terme, promosso in collaborazione con la presidenza del Consiglio dei ministri? «È ambizioso ma realizzabile perché è una cosa su cui abbiamo lavorato parecchio. Con questo progetto abbiamo l’opportunità di sperimentazione, nella più grande area industriale della Calabria, la cosiddetta “zona a burocrazia zero”, coerentemente con la normativa nazionale vigente. Con la sottoscrizione di questo protocollo d’intesa auspichiamo un percorso virtuoso di sviluppo per l’area ex-Sir. Il protocollo verrà recepito nel nuovo piano urbanistico del Comune di Lamezia e ciò vuol dire che l’ente crede allo sviluppo di quell’area. Già alcuni imprenditori russi sono interessati alla zona per fini turistici, e altri potrebbero seguire il loro esempio».

A sinistra, Giuseppe Gatto, presidente di Confindustria Catanzaro

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COMMERCIO

Liberalizzare sì, ma guardando al territorio Liberalizzazioni selvagge e cadute dall’alto potrebbero risultare controproducenti. Per l’assessore regionale Antonio Caridi occorrono politiche mirate di programmazione e di incentivazione dell’economia e del commercio calabresi Francesca Druidi

l capitolo liberalizzazioni in Italia è l’oggetto del contendere di questo inizio 2012, al centro del braccio di ferro tra il Governo Monti e le categorie interessate dal provvedimento. «Il decreto porterà per l’economia del Paese sicuramente dei benefici, sia dal punto di vista qualitativo e di fruibilità dei servizi, sia da quello prettamente commerciale poiché favorirà la concorrenza, con il principale effetto di abbassare i prezzi a beneficio dei cittadini», commenta Antonio Caridi, assessore regionale alle Attività produttive. Quali effetti prevede per l’economia della Calabria? «Anche per la Calabria dovrebbero ottenersi gli stessi effetti macroeconomici. Tuttavia, considerando le peculiarità del territorio e soprattutto un sistema economico ancora molto fragile, le liberalizzazioni possono rappresentare un problema se, in fase di applicazione, non sono guidate e intercalate nella specifica realtà socioeconomica della regione. In particolare, l’effetto di tale provvedimento potrà risultare critico se non vi saranno parallelamente attività e politiche di supporto, programmazione, incentivazione e innovazione sull’intera economia calabrese, dall’in-

I Antonio Caridi, assessore alle Attività produttive della Regione Calabria

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dustria al commercio, dai servizi all’artigianato, dal terzo settore all’università». La possibilità per i negozi di rimanere aperti con orario flessibile anche sette giorni su sette ha suscitato molte polemiche. Ritiene che questa misura aiuterà a incentivare i consumi e il commercio in generale? «L’orario flessibile dei negozi sicuramente rappresenta un’ulteriore possibilità in questo senso. Non vi è dubbio, però, che proprio per le caratteristiche economiche e, in particolare, per le realtà commerciali presenti in Calabria, gli orari debbono, necessariamente, essere modulati in base alle effettive e specifiche esigenze del territorio. Con un’attenta attività di programmazione e di sostegno soprattutto al piccolo commercio, al commercio al dettaglio e, perché no, anche a quello ambulante, tale fenomeno può costituire un’ulteriore occasione di sviluppo, innescando una maggiore concorrenza e un reale aumento degli acquisti da parte di tutti i cittadini». Alla liberalizzazione si obietta che farà chiudere i piccoli negozi a vantaggio delle grandi catene di vendita. Cosa ne pensa? «Una politica attenta, rivolta alla programmazione sia del territorio che all’incentivazione della piccola impresa, del piccolo commercio, dell’artigianato e dei relativi servizi, scongiurerà la chiusura dei piccoli negozi e non avvantaggerà le grandi catene di ven-


Antonio Caridi

c

Gli orari debbono essere modulati in base alle effettive e specifiche esigenze del territorio

dita. Occorre sostenere, con tutta la strumentazione possibile, finanziaria e non, le condizioni per il mantenimento dei punti vendita nei piccoli centri calabresi, nei centri storici, nei centri rurali e nei centri montani, perché identificano ancora una ricchezza non solo economica, ma anche sociale e culturale. Si sottolinea, inoltre, come la stessa materia di orari sia di esclusiva competenza delle Regioni. Pertanto, con il provvedimento in questione, si creerà un conflitto di attribuzioni già rilevato nella sede istituzionale della Conferenza Stato Regioni. Anche dal punto di vista della competenza normativa, quindi, la situazione non si è ancora chiaramente delineata, volendo lo Stato legiferare su materia

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delegata». Come si delinea in Calabria l’equilibrio tra negozi al dettaglio e grande distribuzione? «Con l’entrata in vigore della direttiva europea Bolkestein anche in Calabria, di fatto, la grande distribuzione non è più regolata dalla legge regionale 17/1999. Ciò può creare delle problematiche all’attuale sistema distributivo variamente articolato, portando anche a un’eventuale degenerazione del fenomeno con successivi problemi economici, commerciale e occupazionali. Anche in questo campo, occorre attuare una seria politica di riforma emanando una programmazione su scala regionale, che effettivamente recepisca le esigenze sia del territorio che della popolazione, riuscendo a trovare un punto di equilibrio affinché le diverse realtà commerciali possano interscambiarsi, ma soprattutto soddisfare i bisogni e le necessità degli utenti fruitori finali». Qual è l’andamento del commercio? La Regione si sta muovendo in qualche modo su questo fronte? «Lo stato di salute del commercio soffre in modo particolare della situazione di crisi economica nazionale e non solo, essendo poi la Calabria regione con ritardi infrastrutturali e di servizi. Tuttavia, con la strumentazione finanziaria disponibile sia dell’Europa che dello Stato la Regione sta attuando, per il 2012 e per gli anni successivi, politiche di incentivazione e di sostegno soprattutto al commercio al dettaglio, come quello nei centri storici calabresi e alla piccola e media impresa, anche artigianale e dei servizi. Saranno, inoltre, favorite la costituzione di nuove imprese e l’imprenditoria giovanile, finanziando tramite appositi bandi l’incentivazione dell’intero apparato commerciale ed economico della regione». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 69




IMPRENDITORI DELL’ANNO

Dalle infrastrutture una Calabria più moderna Dalla Salerno – Reggio Calabria alle zone a rischio sismico, i tecnici della cosentina Idrogeo sono diventati protagonisti dello sviluppo infrastrutturale regionale. E con un bilancio in crescita, l’azienda investe in nuovi settori. Le prospettive di Vincenzo Termine Aldo Mosca

mmodernamento è la parola chiave per il rinnovo infrastrutturale del territorio calabrese. Un processo dinamico che vede coinvolti alcuni dei più importanti soggetti imprenditoriali del Mezzogiorno. In particolare, è calabrese una delle migliori realtà europee specializzate nel settore delle opere atte a ridurre il rischio idrogeologico. La cosentina Idrogeo, con sede a San Marco Argentano e guidata da Vincenzo Termine, sta vivendo un’importante fase di implementazione produttiva, attivando in parallelo una nuova divisione trasporti, sollevamenti e montaggi industriali, che consentirà di ampliare il suo raggio d’azione. Soprattutto, negli ultimi anni il gruppo di lavoro guidato da Termine, ha perfezionato il suo know how favorendo al proprio interno sinergie di tecnici altamente qualificati nel settore geotecnico e ambientale. «Il rischio idrogeologico si riscontra in tutte le opere pubbliche – spiega Termine –. In Calabria, però, la situazione è più complessa rispetto ad altre realtà territoriali». La società, che sta per raggiungere la soglia dei 25 anni di attività, è attualmente coinvolta in alcune grandi opere strategiche,

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Vincenzo Termine, amministratore della Idrogeo di San Marco Argentano (CS) www.idrogeosrl.com idrogeosrl@tiscali.it

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incluse quelle legate alla Salerno – Reggio Calabria, e ha chiuso l’ultimo bilancio con un incremento di fatturato pari al 47%. La vostra realtà risulta tra le prime venti imprese del settore in Italia. Come siete riusciti a crescere, nonostante la crisi del comparto? «La lunga esperienza maturata nel corso degli anni su tutto il territorio nazionale, ci ha consentito di continuare a perseguire i nostri obiettivi senza lasciarci condizionare dai momenti difficili che, ovviamente, hanno avuto comunque ripercussioni pesanti, soprattutto sui tempi di ritorno degli introiti. Non hanno inciso, però, sul numero di commesse, che non abbiamo mai smesso di ricercare e affrontare. Come accade sempre in queste circostanze, farsi trovare pronti ha sicuramente contribuito a rafforzare la nostra presenza sul mercato. Abbiamo continuato ad avere fiducia nelle nostre capacità e investito sulla professionalità e l’impegno di tutti». Quali risultati avete raccolto nel corso del 2011? «Assieme all’incremento del fatturato, siamo riusciti a inaugurare la nuova sede e ci siamo dotati di nuove e qualificate professionalità, ampliando così il nostro raggio di azione per ciò che concerne il mercato dei lavori pubblici. Un settore, questo, verso il quale siamo seriamente proiettati e nel quale sicuramente continueremo a investire». E per quanto concerne i lavori sulla Sa-


Vincenzo Termine

lerno – Reggio Calabria? «È stato il banco di prova più difficile. Una vera sfida che, al punto in cui siamo, si può affermare che siamo riusciti a vincere. Siamo stati impegnati nella realizzazione di tutte le opere per le indagini preliminari conoscitive, in quelle preparatorie e di consolidamento per la costruzione delle gallerie e, infine, nella realizzazione delle stesse nel tratto Tarsia Nord – Tarsia Sud. Ancora oggi parliamo di operazioni piuttosto difficoltose ma abbiamo grande fiducia nella nostra capacità e nei nostri mezzi». Il territorio calabrese è certamente uno dei più complessi, in Italia, su cui intervenire. Dove emergono i rischi maggiori di dissesto idrogeologico? «La Calabria è stata definita in passato “uno sfasciume pendolo sul mare”. In quasi tutta la regione vi sono aree a forte rischio sismico. In tutte le province calabresi sono presenti aree che, per la loro costituzione geomorfologica, sono soggette a rischio di frane e alluvioni. Attualmente abbiamo tutti gli strumenti di indagine e di conoscenza che ci consentirebbero di intervenire in maniera mirata per mitigare o annullare tali rischi.

Siamo seriamente proiettati e continueremo sicuramente a investire nel settore delle opere pubbliche

Purtroppo, però, non si stanno attuando le giuste politiche di prevenzione e soprattutto si continuano a realizzare opere civili in aree dichiaratamente a rischio. Nel corso della nostra esperienza lavorativa abbiamo avuto l’opportunità di intervenire in tutte le province calabresi, spesso in condizioni drammatiche. E posso dire che molte volte le cosiddette “calamità” naturali, risiedono nella scarsa conoscenza e nell’imprudenza degli uomini». A livello gestionale su cosa si concentrerà nei prossimi mesi? «Continueremo sicuramente a investire per migliorare le nostre capacità professionali, per dotarci di nuove e più sofisticate attrezzature che ci consentiranno di operare con un più elevato grado di sicurezza, amplie- CALABRIA 2012 • DOSSIER • 81


IMPRENDITORI DELL’ANNO

Abbiamo tutti gli strumenti di indagine che ci consentirebbero di mitigare i rischi idrogeologici e sismici. Purtroppo, però, non si stanno attuando le giuste politiche di “prevenzione” e si continuano a realizzare opere civili in aree dichiaratamente a rischio

remo ulteriormente la nostra sede con la rea- senza di imprese non adeguatamente attrezAl centro, i due soci Vincenzo Termine ed Enrico Petta dinanzi alla nuova sede della società

lizzazione di altre strutture a servizio di tutta l’azienda. Vogliamo accrescere la nostra capacità progettuale per poter offrire i nostri servizi sempre al meglio. Continueremo a implementare la crescita e la formazione di tutto il personale con particolare attenzione al contributo che potrà venire da giovani professionisti nel campo dell’ingegneria, della geologia, della geotecnica». La crisi ovviamente si riflette sugli investimenti riposti sulle opere pubbliche. Dal suo punto di vista su cosa occorre premere per dare un nuovo slancio al settore? «Ritengo indispensabile una pesante semplificazione di tutto l’iter burocratico che puntualmente, nel nostro paese, rallenta la realizzazione di opere pubbliche. I tempi che intercorrono tra la fase progettuale e realizzativa sono infiniti, per non parlare poi dei tempi necessari per ricevere gli incassi. Tutto il sistema è paralizzato da troppi passaggi di mano, troppi pareri, e non ultimo dalla pre-

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zate e specializzate che costituiscono, in molti casi, un vero e proprio “freno” allo svolgimento delle attività. Bisogna che la professionalità e le alte specializzazioni abbiano la meglio su ciò che è solo “economico”. Tutto il sistema degli appalti va seriamente rivisto. Un esempio su tutti: capita ormai quotidianamente di trovarci a concorrere, per la realizzazione di opere super specializzate, con chi magari realizza solo “impianti elettrici”. Trovo tutto ciò semplicemente paradossale. La presenza di tante opere incompiute testimonia come il sistema sia lento e macchinoso». Parlando del Mezzogiorno, quale ruolo devono assumersi le imprese nei piani di rilancio del sistema economico? «Per essere protagoniste dello sviluppo economico di un’area come la nostra, le aziende devono comprendere che occorre investire in tecnologie avanzate e dare fiducia ai giovani professionisti, i quali il più delle volte rap-


Vincenzo Termine

presentano la nostra migliore risorsa. Dare l’opportunità alle aziende del Mezzogiorno di poter crescere attraverso incentivi, per chi assume giovani laureati e per chi investe in sicurezza e formazione, sarà fondamentale. Ritengo poi indispensabile una maggiore propensione verso logiche di rete, le imprese devono saper fare squadra al pari delle aziende straniere». Nel vostro ambito quanto occorre investire in innovazione e sviluppo? «Il nostro è un settore molto particolare dove gli investimenti devono essere costanti. Come dicevo, i corsi di formazione e la ricerca di quanto di meglio offrono i mercati nel settore della tecnologia applicata all’ingegneria delle opere specializzate, sono le nostre linee guida. Siamo seriamente impegnati nel campo della progettazione, settore nel quale vogliamo raggiungere risultati importanti. In tal senso intendete collaborare anche con gli atenei? «Abbiamo allo studio un progetto ambizioso che prevede una stretta collaborazione con alcune università, in primis calabresi, per instaurare forme di “convenzioni” che consentano agli studenti di avere, ad esempio, approcci pratici con il mondo del lavoro e più in particolare con la realizzazione di opere importanti nel campo dell’assetto idrogeologico e infrastrutturale. Accrescere le proprie capacità passa sempre, a mio avviso, attraverso il confronto, lo scambio di esperienze e soprattutto la fiducia nel futuro e nelle giovani generazioni». Di recente avete creato una divisione Trasporti, Sollevamenti e Montaggi Industriali. Quale sviluppo consentirà al vostro gruppo di lavoro? «La divisione nasce soprattutto dall’esigenza di essere indipendenti e pronti nella mobilità di trasferimento delle attrezzature in tutte le regioni italiane. Il trasferimento e l’organizzazione dei cantieri impegnavano una parte

Nell’immagine sopra, da destra, seduti, il geometra Giovanni Termine, direttore tecnico, il dottor Filippo Castrovillari, geologo, gli ingegneri Pino Morelli e Massimo Amato. In piedi, da sinistra, Vincenzo Termine, amministratore e il socio Enrico Petta.

troppo importante del nostro bilancio e, sempre più spesso, per ragioni esterne alla nostra stessa azienda, ci procurava ritardi e tempi improduttivi. In secondo luogo nella nostra area si sta sviluppando una realtà industriale importante, alla quale possiamo offrire i nostri servizi. Non a caso, infatti, nella flotta dei trasporti, annoveriamo anche autogrù in grado di soddisfare molte esigenze che si presentano in tutte le aree industriali. Confidiamo di potenziare anche questo settore, convinti come siamo che sui mercati, la rapidità nell’essere presenti, spesso equivale a vincere». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 83


TECNOLOGIE

Condotte d’aria più sicure con pannelli antimicrobici Le tecnologie più avanzate per gli impianti di climatizzazione riguardano soprattutto i materiali di costruzione delle condotte d’aria. Sabina Marrazzo spiega perché il poliuretano è altamente funzionale. «Inibisce lo sviluppo di batteri, funghi e muffe» Giulio Conti

na soluzione che fa della condotta aeraulica molto più che un semplice canale di trasporto dell’aria è il sistema antimicrobico, «un’intuizione tecnica che permette di produrre pannelli con vantaggi straordinari sia in fase di installazione sia a impianto attivato». Sabina Marrazzo, titolare della C.M.C.A. e socia della Az Impianti, descrivendo le innovazioni introdotte nei cicli di produzione di canali in lamiera zincata, in alluminio e in poliuretano, annuncia «il nuovo pannello Active, composto da uno strato di schiuma rigida in poliuretano a celle chiuse, rivestito su entrambi i lati da un foglio di alluminio e caratterizzato da una distintiva capacità di inibire lo sviluppo di batteri, funghi e muffe all’interno delle condotte, grazie all’utilizzo di un composto antimicrobico studiato ad hoc per soddisfare i più alti parametri igienico sanitari dell’aria trattata». Grazie alla trentennale esperienza maturata e l’adozione di sistemi innovativi Sabina Marrazzo della C.M.C.A. e Az Impianti, come il pannello antimicrosocietà con sede a Caraffa (CZ) bico, l’Az Impianti è infatti dimarrazzogroup@gmail.com www.azimpiantisrl.com venuta membro dell’Eaasc,

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l’European Association Alp System Contractor che raggruppa le migliori aziende operanti nella fabbricazione e installazione delle condotte Alp. «Per essere sempre più competitivi e al passo coi tempi riteniamo fondamentale investire nel rinnovamento del parco macchine – afferma Marrazzo –. Per questo abbiamo dotato le nostre imprese specializzate in canali e accessori per impianti di climatizzazione, di nuove macchine a controllo numerico capaci di ottimizzare e tagliare diversi pezzi speciali in pochi minuti, e di nuovi accessori all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, qualitativo e produttivo». In base alle specifiche richieste della committenza, oltre i pannelli in poliuretano «produciamo canali in lamiera zincata per mandata o ripresa d’aria a sezione rettangolare secondo la normativa Uni 12237 e in lamiera zincata rinforzata con nervatura trasversale tipo “Z”, ovvero in zinco Z 100». Ma per la canalizzazione di impianti aeraulici, e in particolare per il rivestimento di alcune parti, l’alluminio possiede le proprietà adeguate. Per questo, le società dirette da Sabina Marrazzo producono coppelle in alluminio di vario spessore. «Essendo l’alluminio un metallo duttile che aderisce perfettamente sia sulle superfici cilindriche che rettangoli, è un rivestimento ideale per la protezione di materiali isolanti». A usufruire della qualità dei moderni impianti dell’Az, prevalgono numerose aziende sanitarie, istituti di ricerca, istituti scolastici e molti locali pubblici in cui la massima salubrità dell’aria è condizione imperativa.



MODELLI D’IMPRESA

Prende vigore l’imprenditoria calabrese a Calabria è un territorio storicamente difficile, segnato da problemi atavici che ne condizionano la crescita e lo sviluppo. L’ultima conferma arriva da un recente rapporto dell’Ufficio Studi di Confartigianato, dal quale emerge che, anche a causa delle conseguenze prodotte dalla crisi economica in atto, la disoccupazione giovanile ha raggiunto, nel 2011, la cifra record del 23,4%. Una situazione drammatica, che sta però facendo emergere quelle realtà locali che invece hanno deciso di investire sul territorio, con l’obiettivo di favorire il progresso di una regione da troppo tempo costretta ai margini. Giovani imprenditori, come nel caso dell’amministratore unico della Tendenze Distribuzione Clemente Casacchia che, non ancora quarantenne, ha già alle spalle una pluriennale e consolidata esperienza nel settore della distribuzione di calzature e accessori multibrand per uomo, donna e bambino: «La Calabria, purtroppo, è spesso associata a fenomeni negativi. Col nostro lavoro vogliamo invece valorizzare le eccellenze presenti, dimostrando che anche qui è possibile operare in maniera costruttiva e nel rispetto delle regole, contribuendo a creare ricchezza e occupazione». Che cos’è oggi, Tendenze Distribuzione? «Una realtà giovane e dinamica, che in questi anni oltre all’attività di distribuzione

L Clemente Casacchia, amministratore unico della Tendenze Distribuzione Srl di Corigliano Calabro (CS) www.tendenzedistribuzione.i t

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Sta crescendo in Calabria una generazione di giovani imprenditori, disposti a investire sulla crescita del territorio. Ne è un esempio Clemente Casacchia, che con la sua azienda distribuisce e commercializza calzature in tutto il Sud Italia Diego Bandini

ha rafforzato la propria struttura attraverso l’apertura di dodici negozi diretti, che hanno permesso all’azienda di raggiungere, nel 2011, i sei milioni di euro di fatturato, con un trend in continua crescita che pensiamo possa proseguire anche nel prossimo futuro». Quali sono, a suo avviso, gli ingredienti alla base di questo successo? «La chiave dei risultati fin qui ottenuti credo vada ricercata nell’impegno costante che io e i miei collaboratori cerchiamo di mettere in campo ogni giorno, per dar forza a una realtà imprenditoriale che fa della diversificazione dell’offerta, della qualità dei prodotti e del giusto rapporto tra qualità e prezzo i suoi cavalli di battaglia. Un deposito assortito, un vasto showroom, la disponibilità di articoli sempre aggiornati e la celerità nelle consegne hanno certamente contribuito a differenziare l’azienda dai suoi concorrenti, permettendole di uscire in breve tempo dai confini regionali, per affermarsi in tutto il Sud Italia». Quali sono i criteri che utilizzate nella scelta dei prodotti da distribuire? «La nostra offerta si rivolge fondamentalmente al mercato di massa, anche perché in un momento di stagnazione economica come quello attuale risulterebbe molto difficile puntare su prodotti


Clemente Casacchia

Vogliamo valorizzare le eccellenze presenti, dimostrando che anche qui è possibile operare in maniera costruttiva e nel rispetto delle regole

dall’alto costo, destinati a un segmento di popolazione piuttosto limitato. Abbiamo quindi deciso di puntare sulla distribuzione di oggetti alla portata di tutti, senza per questo rinunciare alla qualità». In un’ottica di ulteriore ampliamento dell’attività, diventa indispensabile potenziare la piattaforma logistica a vostra disposizione. Come state pensando di agire a questo proposito? «Abbiamo in cantiere l’acquisizione di un nuovo e più ampio capannone, che ci permetterà così di allocare in maniera ottimale i prodotti acquistati e in attesa di essere distribuiti».

L’anno appena trascorso si è chiuso con un risultato di tutto rispetto per Tendenze Distribuzione. Quali sono le prospettive e le strategie che intendete porre in atto nel prossimo futuro? «Siamo molto attenti a tutto quello che succede intorno a noi, non soltanto a livello nazionale ma anche da un punto di vista internazionale. Partecipiamo costantemente a fiere ed eventi di grande rilevanza, cercando sempre di cogliere le innovazioni e le nuove tendenze del mercato, in modo da anticipare e intercettare le esigenze di tutti i nostri partner commerciali. Nei prossimi mesi intendiamo inoltre procedere con l’inaugurazione di due nuovi negozi, sulla base di un piano triennale di espansione che dovrebbe portare, entro il 2015, all’apertura di altri quattro punti vendita. Siamo molto orgogliosi dei risultati conseguiti fino a oggi, anche e soprattutto perché, come accennato in precedenza, nel nostro piccolo, in questi anni abbiamo contribuito a creare nuove opportunità di lavoro sul territorio calabrese, investendo ingenti risorse ed energie in questa avventura, che finora ci ha riservato grandi soddisfazioni».

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PRODOTTI ALIMENTARI

Naturalmente l’essenza di un grande olio Da una storia centenaria nasce l’orgoglio di un’azienda che ha continuato a credere nel naturale e nel made in Italy, investendo in una produzione ecosostenibile con una forte connotazione regionale. Antonio e Mario Brogna raccontano la fusione equilibrata fra tradizione e innovazione Luca Cavera

Oleificio Gabro rappresenta un’importante azienda del settore agroalimentare calabrese che da sempre produce solo ed esclusivamente olio extra vergine di oliva. L’attività è iniziata nel 1909 da Oronzo Brogna ed è tuttora gestita dalla famiglia Brogna che cura il lavoro con la stessa passione e attenzione di un tempo, ma con metodologie innovative. Il marchio Gabro si è affermato nel mondo del biologico dal 1992, e da allora si è contraddistinto nel mercato per l’affidabilità e gli alti standard qualitativi. La linea di prodotti comprende differenti tipi di olio extravergine di oliva, tutti certificati come 100% prodotto italiano. «Tra le eccellenze – spiega Antonio Brogna, direttore amministrativo – spicca il

L’ Antonio e Mario Brogna, direttore amministrativo e direttore commerciale dell’oleificio Gabro Srl, Cassano allo Ionio (CS) www.gabro.it

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Dop Bruzio-Sibaritide, prodotto da olive tipiche dell’area della Sibaritide, in particolare la Grossa di Cassano e Tondino. Gli impianti innovativi ci permettono una capacità produttiva di mille tonnellate circa di olio extra vergine di oliva. Circa il 95% del nostro olio – aggiunge Mario Brogna, direttore commerciale e fratello di Antonio – è venduto imbottigliato sui mercati italiani e internazionali. Di questo, circa il 60% viene imbottigliato per i marchi del biologico più conosciuti al mondo. Un altro 5% di prodotto viene venduto sfuso per la produzione di prodotti da forno e alimenti da agricoltura biologica». Non è un caso infatti che nonostante la sfavorevole congiuntura economica, riacuitasi nel 2011, che ha tagliato orizzontalmente i fatturati delle imprese di pressoché tutti i settori produttivi, il mondo del biologico e dei prodotti di qualità ha tenuto e non solo, ha anche potenziato la sua capacità di penetrazione nei mercati esteri. «L’anno scorso – spiega Antonio – siamo riusciti a mantenere inalterato il fatturato, grazie alla fiducia guadagnata nel corso degli anni in tutto il mondo. Il 90% del nostro fatturato è rappresentato dalle esportazioni nel mercato europeo (25% Italiana, 65% paesi Ue). Il restante 10%, invece, raggiunge i mercati dell’Europa Orientale, del Nord America e anche del Giappone». Dopo un 2011 di risultati importanti, sia a livello commerciale che di riconoscimenti qualitativi,


Antonio e Mario Brogna

Esportiamo il nostro olio in tutto il mondo. Il 90% è assorbito dal mercato europeo. Il resto raggiunge gli Usa e il Giappone

Mario Brogna traccia le prospettive di sviluppo per il 2012: «Prevediamo un consolidamento del mercato tedesco e un relativo investimento sui prodotti a marchio Gabro. Inoltre, attendiamo un feedback positivo a livello internazionale, grazie a recenti accreditamenti come la certificazione Kosher, richiesta dai consumatori di religione ebraica. Cercheremo anche di penetrazione nei mercati dell’America Meridionale e del Canada – attualmente stiamo completando l’iter per la certificazione biologica anche per queste aree. Un’altra novità sarà lo sviluppo di un sito Internet dinamico e interattivo, attraverso il quale sarà possibile verificare la tracciabilità di ogni lotto di produzione». Infatti, il sistema di tracciabilità della Gabro permette di controllare l’intera filiera dell’olio. «Grazie a un costante e accurato aggiornamento – illustra Antonio –, è possibile seguire il percorso dell’olio lungo tutte le fasi della produzione, dal lotto di terreno in cui vengono raccolte le olive, alla trasformazione, all’imbottigliamento, alla distribuzione, fino ad arrivare agli scaffali dei negozi. La tracciabilità è una garanzia offerta al consumatore, poiché permette di conoscere

l’identità di tutte le aziende che hanno contribuito alla formazione di un dato prodotto alimentare. Siamo fieri della nostra terra fertile e dei suoi prodotti di qualità, soprattutto siamo lieti dei risultati ottenuti dal progetto di ricerca Olisafe nato dalla collaborazione con il dipartimento di Chimica dell’Università della Calabria e il Cra (Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura) – spiega Mario –. Nel 2011 la più prestigiosa rivista internazionale di chimica analitica, l’Analytical Chemistry edita della Società Chimica Americana, ha pubblicato i risultati che dimostrano la presenza di due principi ad attività antinfiammatoria, denominati Tyr-Olp ed Htyr-Olpd, nell’olio prodotto da olive ancora verdi campionate presso l’Oleificio Gabro». Particolare attenzione è stata data dai fratelli Brogna anche alla responsabilità ambientale, come spiega in conclusione Mario: «Abbiamo puntato sull’agricoltura biologica e istallato un gruppo di pannelli fotovoltaici sul tetto degli edifici. Grazie al clima mite e soleggiato della Calabria possiamo contare sul rendimento massimo auspicabile e su una riduzione delle emissioni di anidrite carbonica». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 91




TUTELA DEL TERRITORIO

Politiche di prevenzione per i terreni fragili Franco Torchia analizza le specificità territoriali della Calabria, un’area che presenta un elevato grado rischio idrogeologico e sismico: «La prevenzione è la parola d’ordine che si applica sulle modalità di mitigazione di ogni tipo di pericolo» Elisa Fiocchi l quadro complessivo di vulnerabilità del territorio calabrese è una delle principali cause del dissesto idrogeologico che ogni anno provoca danni ingenti e conseguenti ordinanze della Protezione civile. La mancanza di prevenzione e di pianificazione in tema di difesa del suolo rappresenta l’unica vera azione che potrebbe garantire un’inversione di tendenza e contribuirebbe, inoltre, ad abbassare gli elevati costi che la

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collettività sostiene ogni qualvolta si verifica un evento calamitoso. Franco Torchia, sottosegretario alla presidenza della Regione Calabria con delega alla Protezione civile, illustra una serie di azioni concrete, progettate con il supporto del Dipartimento nazionale, finalizzate allo sviluppo dell’attività di previsione e prevenzione dei rischi attraverso l’istituzione di un apposito ufficio, la distribuzione della Pec a ciascun Comune facente parte

del Sistema Protezione Civile, il potenziamento della rete di allerta meteo-idrologico della Calabria, la definizione di specifiche procedure per la redazione dei piani comunali di emergenza. In tutela del territorio, sono stati approvati anche serie d’attività di pianificazione del rischio sismico. Le frequenti scosse di terremoto registrate a livello regionale disorientano la popolazione. Quali misure si rendono necessarie in tema di prevenzione sismica? «La Calabria è la prima tra le regioni italiane per rischio terremoti. Cosciente di questa situazione, il Dipartimento nazionale, di concerto con la Protezione civile regionale ha avviato, nel marzo 2011, un’intensa attività di pianificazione sul rischio sismico che si è conclusa con una grande esercitazione a fine novembre 2011, preceduta da una prova generale di evacuazione delle scuole che ha coinvolto oltre il 70% degli istituti scolastici della regione. Questa iniziativa ha


Franco Torchia

La Protezione Civile regionale sta avviando una serie di iniziative “non strutturali” di prevenzione, come la redazione di piani di emergenza comunali

interessato tutti i comuni calabresi. Tuttavia, lo sciame sismico ancora in corso nell’area del Pollino ha fornito alla Protezione civile regionale l’opportunità di avviare una serie di iniziative “non strutturali” di prevenzione, tra cui la redazione di piani di emergenza comunali e l’informazione da dare alla popolazione sul corretto comportamento da adottare in caso di eventi significativi. È emerso che gran parte dei comuni della Calabria hanno piani comunali di emergenza non aggiornati, mai resi noti alle popolazioni. È stata pertanto richiamata l’attenzione sulla necessità di provvedere al necessario aggiornamento e di predisporre, inoltre, una campagna di sopralluoghi e verifiche speditive presso gli edifici strategici pubblici e, in particolare, presso le scuole». Quale impegno di risorse finanziarie, umane e strumentali è atteso da parte della Regione? «Siamo in attesa dell’emanazione da parte del presidente

del Consiglio dei ministri di una specifica ordinanza che attribuirà risorse finanziarie alla regione per approfondimenti di studi sulla microzonazione sismica, per interventi strutturali di messa in sicurezza di edifici strategici sia pubblici sia privati, inseriti nelle pianificazioni di emergenza comunali. L’utilizzo di tali risorse andrà nella direzione di assicurare, per esempio, la fruibilità di quegli edifici da cui dovranno essere gestite le emergenze sismiche (centri di coordinamento dei soccorsi e centri operativi comunali), consentendo al sistema della Protezione civile di porre in essere tutte le previsioni contenute nelle pianificazioni comunali per il soccorso delle popolazioni e il superamento della fase di emergenza». Quali effetti positivi si registreranno sul territorio con il protocollo d'intesa firmato tra la Calabria e il Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta? «Il protocollo sottoscritto con il Cisom rappresenta un al-

tro importante tassello che si aggiunge alla rete del sistema di Protezione civile della Calabria. La grande esperienza del Cisom, che opera da oltre trent’anni nel campo, può offrire un significativo supporto per gli interventi in caso calamità naturali e nelle attività di emergenza sulle quali molto spesso purtroppo in Calabria le associazioni di volontariato sono chiamate a operare. Esso prevede lo sviluppo dei rapporti e l’integrazione nell’ambito della Protezione civile, la formazione teorico-pratica del personale volontario e la disponibilità, da parte del braccio operativo dell’Ordine di Malta, a fornire supporto con volontari e attrezzature per attività di emergenze sanitarie

Franco Torchia, sottosegretario alla presidenza della Regione, con delega alla Protezione civile

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TUTELA DEL TERRITORIO

Abbiamo attivato una serie di iniziative di intervento, tra cui la realizzazione di un radar meteorologico sul Monte Pecoraro

e di soccorso sia di prevenzione che in situazioni di emergenza per interventi di ripristino delle normali condizioni di vita a seguito di calamità». La Calabria, per sue specificità territoriali, è un’area che presenta un elevato grado rischio idrogeologico: quali azioni concrete sono finalizzate a sviluppare l’attività di previsione e prevenzione dei rischi? «Sul rischio idrogeologico abbiamo attivato una serie di iniziative che mettono la Protezione civile regionale in condizione di operare sul territorio. Si tratta di alcune importanti convenzioni sottoscritte con l’Ordine regionale 100 • DOSSIER • CALABRIA 2012

dei geologi, con il gruppo speleologico del Soccorso alpino e con l’Unical per lo stage formativo di tre allievi all’interno del master sulla difesa dalle catastrofi idrogeologiche. Dal punto di vista operativo abbiamo una serie di iniziative, tra queste c’è un sistema di monitoraggio visivo sulla frana di Scilla del luglio scorso; un sistema di monitoraggio permanente per la frana di Cirò, che risale allo scorso febbraio; il contratto di manutenzione per la rete di monitoraggio meteo-idropluviometrico della Calabria per l’allerta del rischio idrogeologico; la realizzazione di un radar meteorologico sul Monte Pecoraro;

un sistema di monitoraggio e controllo delle piene sul torrente Budello a Gioia Tauro». E quali altre peculiarità del territorio richiedono uno sforzo congiunto da parte della Protezione civile e degli organi regionali? «La sinergia con altri organi regionali e statali è fondamentale per ottenere risultati efficaci. Sul rischio idrogeologico non possiamo prescindere dal rapporto con il Dipartimento lavori pubblici, soprattutto partecipando all’attività di coordinamento dei presidi idraulici sul territorio regionale e con l’Autorità di bacino, chiamata a programmare gli interventi di messa in sicurezza dei territori franosi. Sul rischio incendi operiamo di concerto con il Dipartimento agricoltura, con l’Azienda forestale della Regione Calabria, con i Vigili del fuoco e con il Corpo forestale dello Stato. Sul rischio sismico, tra le altre cose, abbiamo attivato una convenzione con l’ufficio scolastico regionale per favorire la formazione e l’informazione sulle norme comportamentali di autoprotezione nelle scuole e avviare una proficua collaborazione nell’ambito di una maggiore coscienza civica di protezione civile».


Arcangelo Francesco Violo

La difesa del suolo La sicurezza non può prescindere dalla qualità della progettazione. Secondo Arcangelo Francesco Violo «serve più coinvolgimento dei geologi nel controllo dei progetti di pianificazione territoriale» Elisa Fiocchi

Ordine dei geologi della Calabria si sta attivando per alimentare il dialogo con la Regione e fronteggiare al meglio le emergenze che continuano a interessare il territorio. Il presidente Arcangelo Francesco Violo invita le autorità a istituire un apposito ufficio geologico regionale che abbia la facoltà di coordinare le attività di prevenzione, controllo e monitoraggio sul territorio. E inoltre, «che usufruisca di un’unica banca dati e curi i rapporti con gli enti locali, spesso troppo frammentati», chiarisce Violo. Tra le priorità, anche l’istituzione di presidi idrogeologici perma-

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nenti e l’attuazione di una seria pianificazione territoriale per scongiurare nuove catastrofi ambientali. Gli ultimi eventi testimoniamo ancora una volta la fragilità idrogeologica del territorio. Come giudica l’attuale situazione? «La Calabria è reduce da tre inverni drammatici. Dal 2008 al 2010, abbiamo perso vite umane e contato danni superiori al miliardo e mezzo di euro, oltre ai danni del recente passato: nel 1996 le alluvioni di Crotone, nel 2000 Soverato con 13 morti, nel 2006 è toccato a Vibo Valentia. Alla fragilità intrinseca del territorio si è aggiunto l’intervento antropico, la disordinata urbanizzazione e l’abusivismo edilizio degli anni Ottanta e Novanta. Negli ultimi quindici anni abbiamo registrato 15 ordinanze della Protezione civile. Il problema è che tutte le risorse messe in campo sono servite per fronteggiare una situazione di emergenza, escludendo una logica preventiva». A che punto sono le operazioni di difesa del suolo? «Questi interventi coprono solo il 20% dei danni pro-

dotti nel complesso. Ci sono state ordinanze, come il programma quadro del novembre 2010, che prevedeva 220 milioni di interventi, di cui 110 da fondi governativi e l’altra metà da fondi Fas, ma a più di un anno di distanza, non vediamo ancora l’inizio dei lavori e contiamo decine e decine di strade provinciali interrotte». Quali sono gli interventi più urgenti da compiere? «Bisogna intervenire sul movimento franoso di Maierato e di Catanzaro, sulla zona di Gimigliano, sulle strade provinciali di Cosenza e Catanzaro, sulle fiumare di Reggio Calabria, sul fiume Budello a Goia Tauro e anche sulle ferrovie regionali duramente colpite». In questo contesto, qual è il vostro ruolo? «Abbiamo sempre richiesto alle autorità competenti, l’incremento della nostra presenza nelle strutture di controllo dei progetti. Serve dunque un piano straordinario di difesa del suolo, i cui finanziamenti interessino chi conosce bene il territorio e sia in grado di trovare soluzione adeguate». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 101


TUTELA DEL TERRITORIO

Più attenzione agli alvei dei fiumi Una politica di maggiore rigore sulle concessioni dei terreni edificabili e potrebbe ridurre sensibilmente i disastri ambientali che negli ultimi anni si sono ripetuti con forza. Ma Wanda Ferro lamenta anche la scarsità di fondi per la prevenzione Nicolò Mulas Marcello

l rischio idrogeologico nella provincia di Catanzaro è un problema concreto che ha visto purtroppo recentemente un nubifragio abbattersi sulle zone più periferiche della città. «Si tratta dell’ottavo nubifragio dal 2008 – spiega Wanda Ferro, presidente della Provincia di Catanzaro – ed è stata l’ennesima piaga sul territorio che ha toccato la zona sud di Catanzaro, ma ha interessato anche tutti e quattro i comprensori della provincia. Sono stati colpiti nuovamente quei territori dove si stava cercando di rimarginare vecchie ferite, anche perché le risorse in questi anni sono state molto meno di quelle promesse, e mai a favore della prevenzione». Quali interventi risultano necessari e cosa è stato fatto per prevenire disastri e danni a persone e cose? «Per quanto concerne le competenze dell’amministrazione provinciale, ovviamente è stato fatto ciò che potevamo

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Wanda Ferro, presidente della Provincia di Catanzaro

fare attraverso i fondi di bilancio, non soltanto in caso di somma urgenza, e quindi nell’imminenza del pericolo, ma anche per la risistemazione e riapertura di strade provinciali. Abbiamo cercato di realizzare opere spendendo i soldi


Wanda Ferro

I fiumi sono quelli che ci preoccupano particolarmente perché troppo spesso si costruisce molto vicino agli alvei

nel miglior modo possibile. Stiamo procedendo su quella parte di competenza trasferita nel 2006 solo sulla carta, riguardante l’esondazione dei fiumi e dei torrenti che oggi è un compito delle cinque amministrazioni provinciali, ma devo dire che questo accordo non fu mai rispettato. La Regione ha mostrato una certa sensibilità non solo attraverso i fondi comunitari ma anche sulle questioni poste in bilancio. I fiumi sono quelli che ci preoccupano particolarmente perché troppo spesso si costruisce molto vicino agli alvei e per poter fare prevenzione in un territorio molto al rischio come quello calabrese, ci vorrebbero parecchie finanziarie a disposizione degli enti locali per effettuare interventi risolutivi». Cosa auspica? «Auspichiamo che le nuove norme vengano rispettate e che le pubbliche amministrazioni siano vigili sull’operato e non solo sul dare le concessioni. Penso anche ai tanti ponti che ancora stiamo cercando di mettere in piedi con ritardi non dovuti solo alle alluvioni ma

anche all’estrazione degli inerti che non viene controllata. È un percorso che deve essere fatto dalle istituzioni e anche dalla polizia e dalla Protezione civile. Durante l’ultima alluvione è arrivato a Catanzaro anche il prefetto Gabrielli, capo della Protezione civile, che non ci ha annunciato situazioni migliori rispetto al passato per quanto riguarda le risorse economiche. Quindi spetta agli amministratori istituire delle priorità per quanto riguarda la sicurezza dei cittadini e la conservazione dell’ambiente». L’emergenza rifiuti a Catanzaro è rientrata grazie alle nuove ordinanze per il conferimento dei rifiuti dei paesi del basso Ionio soveratese. In che direzione ci si muoverà per il futuro? «Questo grido d’allarme era già stato lanciato in passato poiché, in qualche modo, tutte le province della regione si servivano delle due discariche presenti, ovvero quella di Alli, in provincia di Catanzaro, e quella di Lamezia Terme. Con la discarica di Pianopoli fino al 31 dicem-

bre 2011 la situazione non è cambiata perché, anche su volontà dei commissari che si sono succeduti per le varie emergenze, si è continuato a recepire non soltanto i rifiuti del Cosentino, del Reggino e del Vibonese, ma anche quelli della Campania. La scelta scellerata del passato fu quella di autorizzare il raddoppio su Gioia Tauro invece di creare un impianto nella parte settentrionale della Calabria. Per questo i Comuni che si sono affidati ad aziende che hanno dimostrato di non avere né la capacità economica né le possibilità di gestire tale situazione si sono trovati in un cul de sac. Spero che si potenzi di più la cultura della raccolta differenziata che è stata gestita molto male negli anni e di cui gli artefici, insieme alla Regione, sono i Comuni. Noi, come amministrazione provinciale, abbiamo approvato un piano che rappresenta il fiore all’occhiello del territorio. Auspico, però, che si faccia strada la consapevolezza che l’interlocutore tra pubblico e privato debba trarne anche vantaggi economici». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 103


TUTELA DEL TERRITORIO

Maggiori risorse per evitare i rischi «Abbiamo pulito e allargato gli alvei, sollevato gli attraversamenti stradali, rimosso gli ostacoli che impedivano il deflusso dell’acqua, messo in sicurezza i punti critici con nuovi argini. Ma non basta». Francesco De Nisi spiega quali interventi sono necessari sul territorio vibonese Nicolò Mulas Marcello l rischio idrogeologico interessa in varia misura tutta l’Italia, ma negli ultimi anni la Calabria ha visto abbattersi sul proprio territorio diversi nubifragi che hanno evidenziato una situazione di criticità. Gli interventi della Protezione civile avvengono prevalentemente in occasione delle emergenze, ma occorrono serie politiche di prevenzione, finora non pianificate per mancanza di fondi. «La spaventosa frana di Maierato del 2010 – sottolinea Francesco De Nisi, pre-

I Francesco De Nisi, presidente della Provincia di Vibo Valentia

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sidente della Provincia di Vibo Valentia – dimostra che occorre una pianificazione organica e generale, capace di affrontare nel complesso il dissesto idrogeologico del territorio». Qual è la situazione per quanto riguarda il rischio idrogeologico nella provincia? «Tutta la Calabria è a rischio idrogeologico, e il Vibonese non fa certo eccezione. Anzi, da queste parti le criticità sono spesso maggiori che altrove, a causa dell’alta concentrazione lungo la costa di strutture ricettive e turistiche sorte spesso senza alcuna regolamentazione edilizia dagli anni 80 in poi. L’alluvione del luglio 2006, una vera “bomba d’acqua”, come quella che recentemente ha devastato le Cinque Terre, ebbe conseguenze tragiche, causando vittime e distruzione. Un evento che ha reso drammaticamente evidente questa problematica e la necessità ineludibile di mettere in sicurezza il territorio. Ma per farlo occorrono soldi, molti soldi. Centinaia di mi-

lioni di euro che, ovviamente, non si sono visti». Quali interventi sono necessari e quali sono stati messi in atto per prevenire disastri e danni a persone e cose? «La Provincia ha fatto il possibile per consentire almeno l’uscita dall’emergenza del post alluvione, impiegando tutte le risorse a disposizione, le poche erogate da Stato e Regione all’indomani dell’evento calamitoso, per opere infrastrutturali e manutenzione dei corsi d’acqua più pericolosi. Abbiamo pulito e allargato gli alvei, sollevato gli attraversamenti stradali, rimosso gli ostacoli che impedivano il deflusso dell’acqua, messo in sicurezza i punti critici con nuovi argini, avviato un monitoraggio costante dei torrenti. Ma non basta. La frana di Maierato del 2010, che solo miracolosamente non causò vittime, dimostra che occorre una pianificazione organica e generale, capace di affrontare nel complesso il dissesto idrogeologico del territorio. Un risultato che si può ottenere soltanto quando


Francesco De Nisi

questo problema sarà pienamente percepito dal legislatore nazionale e regionale». In che misura collaborate con la Protezione civile nella gestione dei rischi idrogeologici? «La Protezione civile rappresenta una risorsa di professionalità ed energie umane che è un vanto per l’Italia. Il rapporto con l’ente è ottimo, anche perché agiamo insieme in situazioni prevalentemente operative, scevre dunque dalla politica o dalle pastoie burocratiche. Sul fronte della prevenzione e della gestione ordinaria dei rischi idrogeologici, la Protezione civile potrebbe dare un contributo più incisivo se le risorse fossero maggiori, ma purtroppo il suo ruolo è relegato soprattutto al superamento di fasi emergenziali». Parliamo di emergenza rifiuti. Qual è la situazione e in che direzione si sta muovendo la Provincia?

L’alluvione del luglio 2006, una vera “bomba d’acqua”, come quella che recentemente ha devastato le Cinque Terre, ebbe conseguenze gravi, causando vittime e distruzione

«Anche il Vibonese, come molte aree del Sud, sta vivendo una situazione di passaggio obbligato verso una gestione autonoma del ciclo dei rifiuti. Il semplice conferimento in discarica dell’indifferenziata appartiene ormai a una visione desueta e non più proponibile della questione. La Provincia di Vibo Valentia ha le competenze e la salda volontà amministrativa di contribuire efficacemente all’evoluzione del sistema rifiuti, basato sul recupero dei materiali e sul minore impatto ambientale, ma deve fare i conti con l’ostruzionismo della Regione, che nei fatti non ci

consente di fare la nostra parte. Emblematica, in questo senso, è la vicenda relativa al modernissimo impianto di smistamento e trattamento dei rifiuti solidi urbani di San Calogero, progettato interamente dalla Provincia, per un investimento complessivo di 26 milioni di euro. Già nel 2010 eravamo pronti ad avviare i lavori per la sua realizzazione, ma all’ultimo minuto il commissario straordinario per la gestione dell’emergenza rifiuti in Calabria ha bloccato l’appalto, avocando a sè la procedura. Da allora, nonostante i progetti esecutivi, è tutto fermo». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 105




Servono incentivi immediati per il fotovoltaico I grandi impianti fotovoltaici hanno un ruolo importante nella produzione di energia pulita, ma sono anche molto costosi. Per questo, spiega Rocco Sorace, il settore necessita immediatamente di un’adeguata politica incentivante Amedeo Longhi

l Quarto Conto Energia, entrato in vigore con il Decreto Ministeriale del 5 maggio 2011, prevede una progressiva riduzione delle tariffe incentivanti, anche in base a una nuova distinzione che è stata introdotta, cioè quella fra i piccoli e i grossi impianti. In quest’ultimo ambito opera Rocco Sorace, amministratore della Co-

I Rocco Sorace, amministratore della Conecon Italia di Vibo Valentia www.conecon.com

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necon Italia Srl, appartenente al gruppo tedesco Conecon GmbH, leader nell'installazione di impianti fotovoltaici. «La nostra attività – racconta Sorace – è rivolta quasi esclusivamente agli impianti di grosse dimensioni, dai 200 kilowatt in su sul tetto e da 1 Megawatt in su a terra. Naturalmente si tratta di opere dai costi molto rilevanti, che senza un adeguato supporto incentivante esterno pochi sono in grado di realizzare in quanto anti-economici». Qual è quindi la situazione attuale del mercato? «La nuova normativa ha cambiato improvvisamente le regole per gli impianti a terra, lasciando fra l’altro gli operatori in un prolungato periodo d’incertezza. Oggi che il regolamento è stato

chiarito e assimilato, ci si è resi conto che la convenienza degli impianti a terra è venuta meno e nessuno li commissiona più. Il mercato ha reagito molto drasticamente: in percentuale, abbiamo avuto un calo del 70 per cento per gli impianti in generale, stiamo sopravvivendo grazie agli impianti sul tetto e a qualche impianto a terra in terreno agricolo, che era stato approvato prima dell'entrata in vigore del nuovo decreto». Come vede il futuro delle energie rinnovabili? «Se il Governo non introduce altre normative, mirate soprattutto alla concessione di nuove misure incentivanti, non ci sono molte possibilità per un investitore di impegnare del denaro nel nostro Paese in questo settore.


Rocco Sorace

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Adesso i finanziamenti vengono concessi, ma con molte difficoltà, anche se si tratta di un investimento sicuro

Questo tipo di impianti deve sicuramente essere privilegiato in virtù del basso impatto ambientale che garantisce, però viene realizzato anche per avere un ritorno economico, perché gli investimenti iniziali sono notevoli. Noi realizziamo solo impianti di grosse dimensioni: a Foggia stiamo partecipando alla costruzione di un parco fotovoltaico da 125 Megawatt del costo di centinaia milioni di euro che doveva essere fra i più grandi a livello europeo. All’ultimo momento però, alcuni investitori hanno fatto un passo indietro visto le incertezze deri-

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vanti dalle politiche italiane in generale e il progetto è stato ridotto a un terzo rispetto a quanto previsto inizialmente». Quindi il suggerimento è quello di ripensare la politica degli incentivi. «Certamente, ma non solo: il Governo deve adottare una politica di promozione di questo tipo di investimenti e anche le banche devono favorire l’accesso al credito per chi si impegna nel fotovoltaico e nell’energia rinnovabile. Adesso i finanziamenti vengono concessi, ma con troppe difficoltà, anche se si tratta di un investimento sicuro, poiché

l'energia prodotta dagli impianti connessi in rete verrà regolarmente remunerata. Inoltre è necessario evitare speculazioni, lavori non sicuri e di scarsa qualità. Noi lavoriamo anche all’estero, dove le condizioni di lavoro sono molto diverse da quelle che si riscontrano in Italia». Come è strutturato il rapporto con la casa madre tedesca? «La Conecon GmbH, ci supporta principalmente con la fornitura di attrezzature e materiali, inoltre spesso gestisce la fase contrattuale in quanto molti dei nostri committenti sono Società con sede in Germania. Per la realizzazione, generalmente operiamo in maniera diretta; tuttavia, se c’è la possibilità di appoggiarsi a manodopera sul luogo la sfruttiamo, com’è successo per esempio in recenti lavori nel Lazio e in Piemonte, dove abbiamo realizzato grossi impianti coinvolgendo anche le aziende locali, che ci hanno messo a disposizione del personale integrandolo con il nostro». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 117


GESTIONE RIFIUTI

Ottimizzare il ciclo dei rifiuti Una corretta gestione dei rifiuti non può prescindere, oltre che dall’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, da un’adeguata politica di sensibilizzazione della popolazione. L’esperienza di Daniele Milone Guido Puopolo

Daniele Milone, responsabile tecnico e della logistica della Geo Ambiente Srl di Belpasso (CT) www.geo-ambiente.it

o sviluppo di un innovativo concetto di igiene urbana, non limitato alla tradizionale modalità di esecuzione dei servizi, ma risultante dall’impiego di nuove metodologie, è alla base dell’attività portata avanti dalla Geo Ambiente Srl, società siciliana specializzata nella gestione e nello smaltimento di rifiuti di ogni genere, che dal 2010, in un’ottica di espansione su tutto il territorio nazionale, ha iniziato a operare anche in Calabria, come spiega Daniele Milone, respon-

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sabile tecnico e della logistica dell’azienda. «Col nostro lavoro vogliamo contribuire all’adozione di iniziative volte a favorire la prevenzione e la riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti, sia mediante lo sviluppo di tecnologie che consentono più risparmio di risorse naturali, che attraverso l’implementazione di tecniche appropriate per l’eliminazione delle sostanze pericolose contenute nei rifiuti destinati a essere smaltiti o recuperati». Quali sono le peculiarità che contraddistinguono l’operato di Geo Ambiente? «Piani di comunicazione sulla corretta gestione dei rifiuti, incentivazione della raccolta differenziata porta a porta e utilizzo di mezzi di ultima generazione e a basso impatto ambientale. Sono questi i pilastri del nostro lavoro, naturalmente finalizzato all’ottimizzazione del servizio e alla tutela dell’ambiente».

Da un punto di vista geografico, dove si concentra la vostra attività sul territorio calabrese? «I primi affidamenti hanno riguardato diversi comuni della provincia di Cosenza, nella zona dell’Alto Tirreno cosentino. Successivamente abbiamo rivolto la nostra attenzione verso alcuni comuni della provincia di Catanzaro, senza dimenticare che da alcuni mesi anche le province di Vibo Valentia e di Reggio Calabria usufruiscono dei servizi erogati da Geo Ambiente. Gli affidamenti sono avvenuti tramite la partecipazione alle gare d’appalto, anche se diversi sono stati gli affidamenti diretti, ottenuti sulla base di ordinanze contingibili e urgenti. Questi sono stati il risultato di un “passaparola” tra le amministrazioni comunali che, a seguito dei positivi riscontri sulla qualità dei servizi erogati, non hanno esitato a interpellare la Geo


Daniele Milone

Ambiente allorquando le Aziende miste presenti hanno dato forfait, non riuscendo più a gestire il servizio». Su quali attività focalizzerete maggiormente la vostra attenzione nel prossimo futuro? «La Geo Ambiente vede nello sviluppo della raccolta differenziata uno dei propri punti di forza, oltre che un’esigenza imprescindibile per ridurre la quantità di rifiuti destinati alla discarica. In questo senso abbiamo avviato articolati programmi di informazione ed educazione ambientale rivolti a tutte le componenti della cittadinanza, con particolare attenzione agli alunni delle scuole primarie e secondarie dei diversi comuni presso cui l’azienda opera». Quali sono le principali criticità con cui siete costretti a confrontarvi nel quotidiano? «Certamente non nascondiamo le complesse dinami-

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Abbiamo avviato articolati programmi di informazione ed educazione ambientale rivolti a tutte le componenti della cittadinanza, ma soprattutto ai più giovani

che del settore che, nelle regioni del sud Italia, e in Calabria in particolare, contraddistinguono la gestione dei rifiuti. Si pensi solo al cronico ritardo nei pagamenti da parte delle amministrazioni che, in alcuni casi, supera i 180 giorni e che costringono l’azienda ad anticipare ingenti capitali per far fronte al pagamento di stipendi e fornitori. O, ancora, alle continue chiusure delle già insufficienti discariche dei R.S.U. dislocate sul territorio, nonché all’esiguità delle piattaforme autorizzate al conferimento delle frazioni recuperabili dei rifiuti, come carta, cartone, plastica, vetro e alluminio, che spesso vanificano il sistema di raccolta dei rifiuti in modo differenziato. In presenza di tali difficoltà, solo un’azienda dotata di un’organizzazione

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solida e altamente qualificata, come nel caso della Geo Ambiente, può garantire sufficienti livelli di qualità dei servizi, e la continuità degli stessi anche in presenza di circostanze altamente critiche». Quali sono, infine, le prospettive per il nuovo anno per Geo Ambiente? «Oggi siamo una realtà consolidata, con un fatturato in continua crescita e previsioni molto positive per il 2012, durante il quale pensiamo di aumentare i nostri volumi di affari di un ulteriore 50 per cento. L’obiettivo che ci poniamo è quello di continuare a offrire i nostri servizi a una sempre più ampia platea di fruitori, e riscuotere il plauso della cittadinanza servita e delle pubbliche amministrazioni committenti, così come fatto in questi anni di attività». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 119


GESTIONE RIFIUTI

Il rispetto dell’ambiente è un’opportunità Le attività di impresa connesse alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti in conto terzi sono ancora una realtà in via di sviluppo in Calabria. L’ingegnere Lauro Mamone spiega come funziona un settore destinato a crescere nei prossimi anni Manlio Teodoro

l trattamento dei rifiuti inerti è uno dei temi più sentiti sul fronte della lotta contro l’inquinamento ambientale. Sempre più alta è la sensibilità e la richiesta di soluzioni tecnologicamente valide, sicure ed economicamente sostenibili per il recupero di tutto ciò che viene buttato ma è ancora utilizzabile. Al contempo bisogna garantire che il trattamento e il recupero avvengano senza un ulteriore aggravio nel

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Lauro Mamone, amministratore unico della Rossato Sud Srl, Reggio Calabria rossato.sud@alice.it

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consumo di risorse energetiche e nelle emissioni. Il Sud Italia, per quanto riguarda raccolta differenziata e smaltimento si trova ancora in una situazione di “inseguimento” rispetto alle regioni del Nord. Tuttavia l’impegno di aziende – che spesso operano in solitudine in territori fino a qualche anno fa ancora tormentati da discariche abusive – sta contribuendo, insieme al rinnovato senso civico dei cittadini, a recuperare questo gap. Parliamo di questi temi con l’ingegnere Lauro Mamone, amministratore unico della Rossato Sud, sola azienda della provincia di Reggio Calabria attiva nella raccolta, nello smaltimento e nel riciclo dei rifiuti per conto terzi. Qual è il tipo di commesse che rappresenta il core business della vostra attività? «In più di un decennio abbiamo partecipato a numerosi appalti ed eseguito numerosi lavori nel settore della gestione di discariche, compresi i lavori di ampliamento e adeguamento di queste ultime.

Tuttavia gran parte dell’attività viene svolta all’interno dell’impianto che la società ha realizzato per la raccolta, il trattamento e il riciclaggio di materiali provenienti da scavi o da demolizioni. Lavoriamo numerosi altri prodotti, essendo l’impianto autorizzato alla raccolta e trattamento delle più diffuse categorie merceologiche». Quali sono state le opere di intervento più importanti? «Nel corso degli anni abbiamo eseguito le attività di stoccaggio del termovalorizzatore di Gioia Tauro. Inoltre abbiamo gestito le attività di stazione di trasferimento dei rifiuti provenienti dalla fascia tirrenica, jonica e dalla stessa Reggio Calabria per un totale di 14 comuni serviti, trattando, nei dieci mesi circa dell’appalto, circa 3 milioni di tonnellate di rifiuti. Abbiamo stoccato 400mila traversine in legno dismesse e smaltite dal compartimento della Rfi Sud. Nel 2010 ci siamo occupati dello smaltimenti dei rifiuti di oltre 600 aziende».


Lauro Mamone

c Come funzionano i vostri sistemi di trattamento dei rifiuti? «Presso l’impianto di San Gregorio possono essere smaltiti tutti i rifiuti inerti ordinari. Apposite apparecchiature, dette frantoi, provvedono a frantumare gli inerti e a separare il ferro che poi, mediante vagliatura, viene suddiviso secondo le diverse pezzature. Lungo il trasporto sui nastri, i materiali sono ripuliti dalle nostre squadre, che provvedono alla separazione dei materiali organici e della plastica. Un’altra squadra di operai lavora lungo la linea del vaglio rotante, mediante il quale viene trattata la terra proveniente da scavi. Attraverso il vaglio cilindro rotante, alimentato da un escavatore, con una tramoggia viene separata la parte fine – fino a massimo di mm 5 – dal fuori vaglio, che viene ri-

pulito dalle impurità». Nel 2009 la vostra azienda si è trovata in difficoltà e ha rischiato il fallimento, scongiurato in seguito alla sua nomina. Come ha affrontato il riassetto dell’impresa? «La cattiva conduzione dell’azienda aveva determinato una forte riduzione delle commesse, un forte accumulo di debiti e un’inesistente politica di riscossione dei crediti. Il crollo del fatturato e la mancanza di liquidità avevano portato l’azienda – che pure operava in un settore attivo e in assenza di concorrenza –, sull’orlo del fallimento. A partire dal marzo 2009, con la mia nomina ad amministratore, ho avviato una politica di risanamento, mediante azioni di richiamo della clientela, una rinegoziazione dei debiti – oggi completamente estinti – e un’energica azione

Puntiamo a una più energica ed efficace penetrazione nel mercato del riuso, ancora pressoché inesplorato nel nostro territorio

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di riscossione dei crediti pregressi. I risultati sono stati immediati, in nove mesi il fatturato si è triplicato». Quali sono i progetti per il futuro dell’impresa? «Sanata ormai la situazione finanziaria, posto ordine e integrato l’organico aziendale, con l’integrazione delle figure mancanti, adesso è urgente apportare dei correttivi di spesa su quei capitoli che pesano maggiormente sul bilancio mensile della società. Inoltre, puntiamo a migliorare la produzione differenziando i materiali lavorati per una più energica ed efficace penetrazione nel mercato del riuso, ancora pressoché inesplorato nel nostro territorio». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 121




INFRASTRUTTURE

Lo sviluppo viene dal mare Una struttura moderna e confortevole, che darà nuovo impulso alla vita economica della città di Paola. È il porto di San Francesco da Paola, la cui inaugurazione è prevista per il 2014, come racconta l’ingegner Antonino Nigro Guido Puopolo

orgerà sul lungomare cittadino, in corrispondenza della stazione ferroviaria, il nuovissimo porto turistico della città di Paola. Finalmente, dopo un iter burocratico durato addirittura sedici anni, la comunità locale potrà così disporre di un’infrastruttura strategica per il suo sviluppo, una grande occasione di riscatto economico in un momento caratterizzato da una fortissima recessione, con la speranza che il porto possa fungere da volano per l’avvio di un turismo di qualità. La realizzazione dell’opera è stata affidata alla Marina di San Francesco da Paola Spa, società mista a capitale pubblico – privato che, dopo la ricapitalizzazione avvenuta con l’approvazione al bilancio del 31 dicembre scorso, ha nell’ingegner Antonino Nigro il suo socio di riferimento. «L’avvio dei lavori è previsto per la prossima primavera e, per sbloccare la situazione di stallo che si era venuta a creare, abbiamo

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L’ingegner Antonino Nigro, socio di maggioranza della Marina di San Francesco da Paola SpA. Della società fanno parte anche il comune di Paola e la Cicalese Impianti Srl di Salerno www.marinasanfrancesco.it - info@marinasanfrancesco.it

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deciso di rinunciare ad ogni finanziamento pubblico, e di sostenere questa iniziativa esclusivamente con capitali privati. L’opera verrà realizzata su uno specchio acqueo di circa 150.000 mq, e ospiterà oltre 650 posti per barche e natanti da riporto», spiega l’ingegner Nigro, che alla guida della sua azienda può vantare una consolidata esperienza nel campo della portualità turistica. «L’impostazione progettuale è quella di una Marina moderna e confortevole, studiata in ogni piccolo dettaglio, al fine di rendere piacevole la permanenza dei suoi frequentatori. Vogliamo fare del porto di Paola un punto di riferimento d’eccellenza per chi intenderà trascorrere il proprio tempo libero a stretto contatto con il mare, in un contesto profondamente seducente, caratterizzato da costruzioni rispondenti ai più innovativi criteri della bioarchitettura, con accoglienza e servizi in grado di soddisfare anche gli armatori


Antonino Nigro

Il porto di Paola è dei paolani, noi siamo solo un mezzo per realizzare un sogno che dura ormai da troppo tempo

più esigenti». La cittadinanza locale si sta dimostrando molto interessata e presente. Quali suggerimenti, necessità e problemi sono emersi durante il confronto con i cittadini di Paola e che troveranno risposta nel nuovo Porto? «L’approccio con il quale questa nuova compagine societaria sta affrontando la realizzazione del porto è stato chiaro fin da subito: il porto di Paola è dei paolani, noi siamo solo un mezzo per realizzare un sogno che dura da troppo tempo. Sulla

scorta di tale impegno, e preso atto che la cittadinanza di Paola si è dimostrata molto disponibile nei nostri confronti, crediamo sia opportuno che in questi momenti di crisi tutti i paolani si stringano ancora di più intorno a questo progetto, per farlo proprio e difenderlo dai detrattori che per anni hanno remato contro. Noi ci

stiamo impegnando a fondo, e siamo convinti che alla fine raggiungeremo il nostro obiettivo. Siamo imprenditori del Sud, che vogliono lavorare al Sud, anche per dare una chance di crescita e lavoro ai nostri giovani». Quali aspettative e quali feedback turistici vi attendete una volta realizzato il progetto? CALABRIA 2012 • DOSSIER • 133


INFRASTRUTTURE

«La principale caratteristica sulla propria barca dopo un porti turistici è ormai da

658 POSTI

È il numero di natanti e barche da diporto che potranno essere ospitate all’interno della struttura

del porto è rappresentata dalla possibilità di servire un ampio bacino d’utenza, che comprende le città di Cosenza e Rende, e più in generale la provincia cosentina tirrenica. Questo consentirà al porto di Paola di esercitare al meglio le sue funzioni di porto stanziale, attivo 365 giorni l’anno, all’interno del quale sarà possibile praticare anche i principali sport acquatici. È infatti fondamentale, per una nascente infrastruttura ricettiva, poter contare su un’utenza definita geograficamente, un polmone di ossigeno per una gestione adeguata ai servizi richiesti dai diportisti. Inoltre, vista la sua posizione strategica, il porto sarà facilmente raggiungibile anche da Roma, da Napoli, da Salerno e da Cosenza, dando la possibilità ai vacanzieri di essere

breve viaggio in treno. Molte compagnie di charter nautico hanno già prenotato l’acquisto di posti barca a Paola, base ideale per viaggiatori charteristi. Certamente i paolani, insieme alla società concessionaria, dovranno rimboccarsi le maniche per sviluppare una politica dell’accoglienza che possa trovare il gradimento dei diportisti e consentire piacevoli permanenze». Quanta attenzione verrà riposta alla sostenibilità ambientale nella realizzazione della struttura? «Il tema della sostenibilità ambientale nella realizzazione dei

tempo presente in tutte le progettazioni e costruzioni. A Paola stiamo cercando di definire dei protocolli di certificazione ambientale che possano, con il concerto e d’intesa con le autorità di controllo, dar luogo alla certificazione ambientale EMAS per tutte le progettazioni e le costruzioni di nostra competenza. Questo permetterà ai diportisti di godere di uno specchio d’acqua esente da inquinamenti superficiali e non, con la creazione anche di procedure volte a evitare momenti di crisi, che consentano di far fronte in maniera efficace e tempestiva a possibili eventi inquinanti».

Il nostro obiettivo è quello di sviluppare un turismo di qualità, che possa però essere alla portata di tutti


Antonino Nigro

Nel corso della conferenza stampa relativa al bilancio dell’attività del 2011, lei ha sottolineato più volte il rammarico per non aver potuto iniziare i lavori per il progetto già nel corso dell’estate, principalmente a causa delle lungaggini burocratiche e amministrative. Quali ostacoli avete incontrato principalmente? «Per tutti i motivi sopra esposti, noi speriamo con forza che gli Enti pubblici e locali ci mettano nelle condizioni di poter lavorare con serenità e celerità. Se invece di due mesi per ottenere un’autorizzazione bastassero due settimane sarebbe tutto più semplice. Sono, infatti, le lungaggini amministrative che mettono a serio rischio iniziative come queste. Ma noi confidiamo nella voglia di riscatto anche dei funzionari e dei dirigenti pubblici che, nel rispetto della legge, devono però cercare di velocizzare il più possibile gli iter burocratici, perché uno snellimento delle procedure si tradurrebbe in immediati vantaggi non soltanto per gli imprenditori ma per tutta la comunità. Le grandi imprese camminano infatti sulla gambe di grandi imprenditori, ma questo è possibile solo in presenza di un’amministrazione che sia in grado di supportarli nella maniera adeguata». Questo modello di parte-

nariato pubblico-privato crede si potrà replicare in altre località italiane, magari proprio calabresi? «Il contributo dei privati, in concerto con gli enti pubblici, deve necessariamente essere un modello da proporre per la realizzazione di infrastrutture, soprattutto in tempi di difficoltà economiche come quelli attuali. Bisogna però fare attenzione alle lusinghe di una pubblica amministrazione che spesso sembra non capire l’importanza di questo tipo di infrastrutture. I porti turistici, soprattutto al Sud, permetteranno di aumentare notevolmente l’offerta turistica, favorendo un turismo di qualità che però possa essere alla portata di tutti. Riteniamo infatti che il diportista non debba essere esclusivamente colui che ha a disposizione un congruo 740, ma anche il giovane professionista, l’impiegato o il commerciante che voglia coltivare la sua passione per la vela, e che desideri far praticare ai propri figli uno

sport educativo in un luogo sicuro e accogliente. Se invece i politici vorranno servirsi dei finanziamenti privati per realizzare, ad esempio, il solito aeroportocattedrale nel deserto, allora il partenariato pubblico-privato sarà solamente un’ennesima occasione persa per il nostro territorio». Quali saranno le sfide più importanti che attendono la società nel corso del 2012? «Il 2012 sarà, come dicevamo, l’anno dell’inizio dei lavori per il porto di Paola. Il nostro vero obiettivo, però, è quello di raggiungere rapidamente l’estate del 2014, per poter inaugurare il porto e, insieme ad esso, una nuova stagione di rinascita per la comunità paolana. Fin da ora invitiamo tutti gli abitanti della provincia a condividere con noi un momento che si preannuncia storico per la comunità locale, e soprattutto per i giovani, che hanno capito l’importanza di questa iniziativa e ai quali consegneremo le chiavi del loro futuro». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 135


TRASPORTI

Il trasporto collettivo su gomma incentiva il turismo Oggi le infrastrutture ferroviarie e aeree sono accessibili a tutti. Però il trasporto collettivo continua a riscuotere successo, soprattutto per il turismo interno. E non solo. Gennaro Scura fa il punto sullo sviluppo dei trasporti nel cosentino Manlio Teodoro

onostante la disponibilità odierna di differenti mezzi di trasporto collettivo, sia sul breve sia sul lungo percorso, le forme tradizionali di trasporto – quelle su gomma, ovvero i pullman – continuano a fornire soluzioni ottimali alle esigenze dei viaggiatori. Ciò è dovuto sia ai costi, competitivi rispetto ad altri mezzi, sia alla capillarità e velocità delle autolinee, nonché, per alcuni tragitti, alla mancanza di altri mezzi che non siano il trasporto privato. Tuttavia questa ultima motivazione non è certamente la principale, dato che esistono numerose linee di pullman che con frequenza giornaliera collegano il Sud e il Nord Italia, benché esistano anche i treni e gli aerei. A questo si aggiunge anche la circostanza che i pullman possono essere noleggiati per percorsi turistici personalizzati – basti pensare alle gite scolastiche e ai viaggi organizzati – e che quindi permettono una libertà di circolazione che

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La Ias Autolinee Srl ha sede a Corigliano Calabro (CS) www.iasautolinee.com

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altri mezzi non consentono assolutamente. Come spiega Gennaro Scura, che amministra il gruppo IAS Autolinee insieme a Francesco Scura: «È indubbio che il trasporto collettivo su gomma, nel Mezzogiorno, ma non solo, rappresenti ancora una forte possibilità di sviluppo per il territorio. Oltre che nelle tratte interregionali, che collegano la Calabria con la Sicilia, da una parte, e dall’altra con la Lombardia, la nostra impresa punta a favorire il turismo attraverso l’intera rete dei servizi regionali, che ben sposano le caratteristiche paesaggistiche e la naturale vocazione turistica della Calabria». La Ias è una delle aziende di trasporto pubblico privato più antiche della regione. Fondata nel 1929, questa società istituì il primo collegamento fra Corigliano città e Corigliano stazione. «All’epoca i cittadini calabresi avevano come mezzi di trasporto gli animali e le locomotive oltre alle loro gambe. Le automobili erano una ra-

rità. La nostra famiglia portò in paese uno dei primi mezzi a trazione a combustibile su gomma del panorama italiano: un postale a dodici posti. Oggi la nostra flotta di 120 mezzi percorre circa 8 milioni di kilometri l’anno. Lo sviluppo della nostra attività, soprattutto nei primi anni, fu fortemente incentivata dalle istituzioni locali, che comprendevano bene la necessità di avviare lo sviluppo della mobilità almeno regionale,


Gennaro Scura

È indubbio che il trasporto collettivo su gomma rappresenti ancora una forte possibilità di sviluppo per il territorio

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non a caso la nostra prima linea collegava il paese di Corigliano alla stazione ferroviaria». La fondazione dell’azienda risale ai fratelli Gennaro e Francesco Scura, che con mirabile spirito imprenditoriale acquistarono il primo pullman e ne realizzarono con le loro mani un secondo che garantisse il servizio sostitutivo, recuperando il telaio e il motore di una vecchia vettura e costruendo la carrozzeria in legno e lamiera, sfruttando la professionalità di Gennaro, falegname e artigiano, e di Francesco, che durante un periodo di emigrazione a Buenos Aires aveva lavorato presso le Ferrocarriles Argentinos nella riparazione e ricostruzione di vetture ferroviarie. «Oggi la società ha diversifi-

cato la propria attività e dalla costola turistica di Ias Autolinee è nata la Ias Touring, dedicata esclusivamente al trasporto interregionale di persone e al servizio di noleggio. Quest’ultima ha anche costruito una rete di agenzie di viaggi e questo ci ha permesso, anche attraverso l’informatizzazione delle procedure, la creazione di un sistema di teleprenotazioni che agevola i rapporti con gli utenti dei servizi e l’interscambio con i principali operatori turistici. La nostra vocazione turistica tuttavia non è un fatto recente, bensì risale alla prima gestione. Alla fine degli anni Trenta, infatti, fu avviata una prima linea stagionale per il trasporto dal centro abitato di Corigliano alla costa di Schiavonea. Era un tragitto di soli 8 kilometri

circa, ma che contribuì notevolmente al consolidamento dell’azienda». Nei decenni, pur mantenendo la sua gestione familiare, l’azienda si è evoluta e ha ampliato la propria capacità di trasporto, puntando a migliorare la qualità e la sicurezza del trasporto. «Gli obiettivi raggiunti – dice in conclusione Gennaro Scura – sono confermati dall’avere ottenuto le certificazioni Cisq, Sincert, Uni En Iso 9001:2001 per il sistema di gestione della qualità. Questi risultati, insieme all’espansione del servizio di trasporto su tutto il territorio nazionale sono il punto di ripartenza migliore in un momento, come quello che stiamo vivendo, di radicale mutamento delle norme e dei mercati». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 137


LOGISTICA

Normative per la logistica del freddo La logistica del freddo è un comparto particolare, in cui le rigide norme igieniche e sanitarie devono essere scrupolosamente rispettate. Camillo Crivaro spiega come si è organizzata la sua azienda per rientrare in questi parametri Amedeo Longhi

accp è l’acronimo di Hazard Analysis and Critical Control Points ed è una sigla che indica un sistema di autocontrollo riguardante l’igiene finalizzato a prevenire il rischio di contaminazione degli alimenti. Per chi trasporta questo tipo di merci, il disciplinare Haccp riveste una fondamentale importanza, così come tutte le normative sul tema. Camillo Crivaro è il rappresen-

H La Calabria Distribuzione Logistica Srl ha sede a Tiriolo (CZ) www.cdlitalia.com

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tante della Calabria Distribuzione Logistica, società operante nel settore della logistica e del trasporto, specializzata nel campo delle merci deperibili. «La normativa dedicata – spiega Crivaro – è rigida e dettagliata e naturalmente facciamo di tutto per rispettarla. Con la collaborazione del settore “Igiene degli Alimenti” della società catanzarese Esi Sud, è stato redatto un Manuale di Autocontrollo aziendale. In esso vengono descritte le attività logistiche e amministrative proprie del lavoro svolto: le tipologie di prodotti alimentari, le modalità con cui vengono individuate e mantenute sotto controllo le fasi e i punti critici dei processi produttivi che possono compromettere la sicurezza degli alimenti, le procedure da adottare per migliorare e standardizzare i controlli interni all’azienda, le modalità di formazione del personale in materia di buona prassi

igienica, la documentazione atta a registrare i controlli previsti dallo stesso manuale». Questo permette alla Calabria Distribuzione Logistica di essere sempre in linea con la normativa Haccp, in base anche alle le linee guida dell’Unione Europea in materia d’igiene dei prodotti alimentari facenti riferimento al Decreto Legislativo 155 del 26 Maggio 1997. Ma non finisce qui. «Siamo anche in possesso delle autorizzazioni sanitarie rilasciate dall’Asl di Catanzaro, Settore Igiene Pubblica e Settore Servizio Veterinario, per il deposito di prodotti alimentari; inoltre, dal 1998 è in essere un contratto con la Dimar Srl per le attività preventive di sanificazione e controllo contro ratti e insetti tipici delle merci trattate. Anche la qualità è certificata, grazie all’attestato Iso 9002». L’efficienza logistica vera e propria è garantita dalle dotazioni tecniche a disposi-


Camillo Crivaro

zione: «Siamo in grado di assicurare un servizio affidabile, puntuale e di qualità – spiega Crivaro in proposito – , fornendo alla committenza, grazie alle più moderne tecnologie di trasmissione dei dati, tra i quali i sistemi informativi Infolog e LogManager, informazioni accurate e precise e garantendo la tracciabilità completa delle merci, le quali sono coperte da polizza assicurativa all risk sia durante lo stazionamento nella struttura che durante il trasporto». La struttura in cui opera l’azienda, che si estende per circa tremila metri quadrati, è situata in una posizione strategica per il raggiungimento delle località servite per la distribuzione delle merci. «È inoltre dotata di un ampio piazzale per il ricovero dei mezzi – prosegue Crivaro – e il carico e scarico delle merci. Lo stabilimento, completamente refrigerato, è costituito da tre corpi intercomunicanti per lo stoccaggio e il mantenimento dei prodotti a una temperatura controllata, dai quattro ai venti gradi. Disponiamo anche di impianti e attrezzature tecnologicamente avanzati e di personale altamente qualificato, costituito una cinquantina di unità tra dipendenti diretti e addetti in-

Con la collaborazione del settore “Igiene degli Alimenti” della società catanzarese Esi Sud, è stato redatto un Manuale di Autocontrollo aziendale

seriti nell’indotto». La Calabria Distribuzione Logistica è stata costituita nel 1998 ed è nata dalla collaborazione tra due realtà imprenditoriali, una locale operante dal 1968 e l’altra rappresentata da un’azienda del Nord Italia leader nel settore del trasporto merci a temperatura controllata. «La società – conclude Crivaro – ha una spiccata attitudine regionale, senza però trascurare la possibilità di svolgere servizi in partenza dalla Calabria per tutta Italia e per i

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paesi della UE. La specializzazione nel settore dei prodotti alimentari e deperibili ci ha portato a instaurare proficue collaborazioni con alcune delle aziende leader in questo settore, che hanno scelto di affidarsi a un operatore professionale, esternalizzando la parte logistica invece di restare ancorate al vecchio schema del “fai da te”. Tra queste figurano la Galbani, la Kraft, per i prodotti freschi e superfreschi, la Cavalieri Trasporti, la Condorelli». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 139


EDILIZIA

L’edilizia punta sul riciclo dei materiali a Calabria è una delle regioni italiane che può vantare una natura geologica tra le più adatte alla produzione di inerti e, di conseguenza, di materiali edili. Con 216 cave di estrazione disseminate sul territorio regionale, infatti, il mercato e l’economia calabrese hanno sempre potuto contare sull’operato di svariate aziende impegnate nel prelievo di materie prime dal sottosuolo. Oggi, però, a rallentare e a far diminuire quest’attività nella regione sono le normative ambientali, che dovendo salvaguardare tutte le risorse non rinnovabili del territorio italiano, siano esse fonti di energia o materiali da costruzione, hanno imposto una riduzione del prelievo da cava e reso più difficile il conseguimento del-

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Fasmico srl ha la sede a Caulonia (RC) fasmicosrl@tin.it

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L’attività del prelievo da cava non va d’accordo con le nuove leggi ambientali e, di conseguenza, l’estrazione di inerti cala. Molte aziende decidono allora di dedicarsi al recupero dei materiali edili. L’analisi dell’esperto Ilario Napoletano Emanuela Caruso

l’autorizzazione per i lavori di estrazione. A fronte di ciò, sono state tante le società che hanno preferito abbandonare la produzione di inerti per dedicarsi maggiormente ad altri rami del settore; tra queste anche la Fasmico, sita a Caulonia, in provincia di Reggio Calabria. «Fino a dieci anni fa – spiega Ilario Napoletano, amministratore dell’impresa – eravamo dotati di impianti finalizzati all’estrazione e quindi alla produzione di inerti e materia prima. Con il rafforzarsi, però, delle leggi nazionali, regionali e provinciali a tutela dell’ambiente e a causa dell’incertezza aleggiante sulle certificazioni, di cui non si riusciva a sapere se e quando sarebbero arrivate, abbiamo deciso di smettere il reperimento di inerti e di acquistarli da altri produttori specializzati». Oggi, la Fasmico, fondata alla fine degli anni 60, è attiva nell’ambito della produzione di

calcestruzzo e di materiali, quali intonaci e aggregati, per l’edilizia privata e residenziale; dispone di due stabilimenti, uno a Caulonia, sede generale dell’azienda, e un altro a Satriano, in provincia di Catanzaro; e si occupa di progetti di notevole importanza. «Tra le nostre opere passate più rilevanti possiamo citare la realizzazione della diga sull’Ancinale, mentre tra i progetti in cantiere ci sono la progettazione di un parco commerciale di circa 10mila metri quadrati a Satriano e la costruzione di un complesso residenziale turistico nella zona mare di Isca». Per far fronte all’empasse produttiva del settore edile, cominciata in maniera lieve negli anni 90 e poi acuitasi dal 2000, la Fasmico ha scelto di differenziare l’attività e si sta applicando per ottenere l’autorizzazione come discarica di rifiuti edili, una necessità sempre più impellente negli ultimi tempi.


Ilario Napoletano

Stiamo attendendo l’autorizzazione a proporci come discarica di rifiuti edili per il recupero e il riciclo dei materiali

«Il bisogno di sostituire i materiali tradizionali con rifiuti edilizi o detriti di risulta delle demolizioni dei vari manufatti è ormai ben chiaro a tutto il nostro settore – continua Ilario Napoletano – e avendo constatato che in Calabria sta aumentando la sensibilità verso tale tematica, ci è sembrato il momento giusto per buttarci in questa nuova avventura e diventare un punto di riferimento per la nostra zona. Attualmente, si possono riciclare e riutilizzare le pavimentazioni esterne, i massetti, i muretti di recinzioni e, più in generale, i materiali da piccole opere; il cemento armato e il calcestruzzo strutturale per grandi opere hanno invece un regolamento di reimpiego ancora in fase di studio, quindi è

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possibile solo recuperarli in discarica». La Fasmico, non contenta di ampliare l’attività, prevede per l’anno appena cominciato un ammodernamento degli impianti aziendali e un miglioramento dell’automazione dei due sistemi di betonaggio di cui dispone; e sempre per il 2012 si augura di assistere alla risoluzione dei tanti problemi che affliggono il settore edile. «Come noi, le imprese edilizie calabresi sperano in particolar modo nella ripresa delle opere pubbliche, che tuttora rappresentano un settore strategico per la regione, e che porterebbe all’avvio dei lavori, tanto proclamati ma mai partiti, della linea ferrata. Inoltre, vorremmo vedere arrivare maggiori aiuti e incentivi dal

mondo politico e delle amministrazioni, in quanto unico modo per far smuovere l’edilizia privata, satura già da troppi anni, e far ripartire l’economia e l’imprenditoria. A queste necessità, si aggiunge anche l’importante esigenza di un sistema bancario più flessibile e più disposto al credito, così da permettere ai committenti di pagare i lavori portati avanti dalle aziende edili e alle aziende edili di rinnovare le tecnologie e le modalità operative e aumentare quindi la qualità dei servizi». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 141


INTERNI

Legno e alluminio, la perfetta sintesi tra armonia ed efficienza

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Lodovico Bevilacqua

del mercato di riferimento. «In un ambito dove la ricerca dell'eleganza stilistica e l'ottenimento della massima funzionalità non è un’ineludibile dicotomia da equilibrare al meglio, ma una condizione da assolvere senza riserve, la qualità produttiva è l'unica risposta ed è dunque l'obiettivo principe che la nostra azienda ha sempre perseguito». La Forman può dunque vantare una prestigiosa tradizione aziendale? «Decisamente sì, tale da diventare sinonimo di garanzia, se non altro per la lunga esperienza acquisita in questo campo. È ormai dal 1947 che il nome Forman è sinonimo di qualità e garanzia di affidabilità. Una qualità acquisita attraverso gli anni tramite una maturazione professionale, ma anche grazie alla progressiva coesione che si è venuta a creare all'interno dell'azienda. Perché – soprattutto in un momento di flessione del mercato e di

crisi generalizzata come questo – l'energia e l'entusiasmo che circola tra i dipendenti, la consapevolezza di essere tutti coinvolti nel destino commerciale della società, la sintonia personale venutasi a creare sono i veri valori aggiunti della società». Entrando in questioni di carattere squisitamente tecnico, quali sono i vantaggi della tecnologia da voi utilizzata?

Osvaldo Mandato è titolare della Forman di Santa Maria del Cedro www.forman.it

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ell'edilizia abitativa la qualità delle realizzazioni dipende da una lunga serie di parametri, spesso definiti dalla fattura di numerosi accessori, che determinano – oltre che l'armonia estetica della casa – il comfort dell'ambiente domestico. Larga diffusione in ogni abitazione ha naturalmente l'utilizzo di infissi in alluminio taglio termico e in alluminio-legno, in grado – tramite un design accattivante – di garantire eleganza ai locali della casa e, soprattutto, di svolgere la loro principale funzione di isolamento termico. Elemento forse banalizzato nell'opinione comune, la realizzazione di infissi di qualità richiede una perizia tecnica e un'esperienza artigianale e industriale di non esigua misura, nonché un’eccellente abilità di lettura del mercato, delle sue richieste, delle sue esigenze. Una vita imprenditoriale trascorsa alla ricerca della perfetta sintesi di queste qualità, Osvaldo Mandato, titolare della Forman di Santa Maria del Cedro, padroneggia ormai con confidenza le caratteristiche

Il legno, caldo ed elegante, e l’alluminio con le sue doti di praticità e resistenza soddisfano le esigenze di carattere estetico e funzionale degli interni. Osvaldo Mandato fa il punto sulla produzione di infissi


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Osvaldo Mandato

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Esistono delle esigenze di carattere estetico e funzionale da assecondare e l’utilizzo di legno e allumino garantiscono una perfetta sintesi fra armonia ed efficienza

«Come sottolineato in precedenza, esistono delle esigenze di carattere estetico e funzionale da assecondare e il complementare utilizzo di due materiali come legno e allumino – dal piacevole impatto decorativo il primo, caldo ed elegante, dalle grandi doti di praticità e resistenza il secondo – garantiscono questa perfetta sintesi fra armonia ed efficienza, fra gusto e praticità. Naturalmente, oltre a questo felice connubio di materiali largamente sperimentato con successo, parte del merito va ascritto alla professionalità e alla competenza del nostro staff di tecnici e collabora-

tori, in grado di studiare soluzioni sempre migliori e innovative a livello di tecnica come a livello di design». Alla luce di ciò, quanto conta la tecnologia nella vostra attività? «È senza dubbio un elemento di importanza primaria, degno di cospicui e frequenti investimenti, per rimanere aggiornati e per offrire soluzioni gradite e apprezzate. I nostri investimenti in tale ambito hanno da tempo portato all'adozione di particolari tipologie di lavorazione dei materiali – che ne valorizzano le qualità estetiche e strutturali – come ad esempio i sistemi

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di lavorazione a taglio termico e il sistema misto». Proponete anche soluzioni customizzate? «La soddisfazione del cliente è, naturalmente, lo scopo finale di tutta l'attività produttiva; è per questo che prestiamo massima attenzione alle sue esigenze, offrendo soluzioni customizzate e istituendo collaborazioni attive per lo studio delle necessità contingenti e la progettazione di soluzioni ideali per ogni singolo caso. Buona parte dello stabilimento produttivo – inoltre – è stato dedicato all'allestimento di uno show room del nostro catalogo e di un'area di accoglienza per clienti e fornitori». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 149




TURISMO

Ripristinare la filiera turistica Calano gli arrivi in Calabria, anche per il mancato rispetto del ruolo degli agenti di viaggio. «È il turismo classico a muovere i grandi numeri» sostiene Massimo Madarena Elisa Fiocchi

a stagione estiva lungo le coste e l’entroterra calabrese non ha regalato numeri soddisfacenti per l’economia turistica del territorio, fatta eccezione per la località di Tropea che, pur in flessione, ha registrato un calo delle prenotazioni attorno all’8%. Sui lidi e sui monti dell’intera regione il calo ha raggiunto il 20%, sottolineando una particolare sofferenza della provincia di Reggio Calabria e, secondo il presidente di Fiavet Calabria, il 2011 si è chiuso con una diminuzione generalizzata del 35%. «Abbiamo perso un treno importante nella stagione 2002/2003 – afferma

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Massimo Madarena, presidente di Fiavet Calabria

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Massimo Madarena – quando registrammo una forte presenza di italiani e stranieri sulle nostre coste, i nostri turisti si sono innamorati delle bellezze del territorio ma non siamo riusciti a fare altrettanto per la qualità dei servizi proposti». Come valuta l’andamento del settore a 2011 archiviato? «I dati sono indubbiamente in calo, con flessioni differenti a seconda delle zone e oscillano tra il 20 e il 40%. È evidente che qualcosa non funziona nel sistema turistico regionale e che l’andamento al ribasso non è imputabile esclusivamente alla diminuzione della domanda dei consumatori dovuta alla crisi economica». Perchè la Calabria non è stata in grado di incrementare gli arrivi, così com’è avvenuto in Puglia ad esempio? «A differenza nostra, i pugliesi hanno capito che il turismo rappresenta una vera e propria leva per lo sviluppo del territorio e sono stati capaci di sfruttare la filiera attraverso il turismo classico,

quello cioè, che muove i grandi numeri, a differenza delle prenotazioni via Internet. Gli albergatori offrono il loro prodotto alle agenzie di viaggio, le quali a loro volta lo immettono sul mercato attraverso i tour operator: questa è la catena vincente che consente di fare il pieno di turisti. Inoltre, la Puglia ha saputo ben sfruttare il piano tariffario con prezzi più bassi che permettono agli alberghi di registrare il sold out e di conseguenza muovere il comparto dei servizi e del commercio. Prendiamo il viaggio in crociera ad esempio, qui alcune promozioni prevedono la permanenza omaggio per i ragazzini. È naturale che saranno proprio i più piccoli a consumare molti gelati, magari venduti a prezzi più alti, o a bere molta acqua. Con questa strategia si attrae il cliente facendo leva su un ventaglio notevole di servizi offerti». Cosa manca alla politica calabrese per sviluppare le proprie eccellenze? «Siamo privi di un’attenta politica di vendita oppure, nei casi in cui si è tentato di at-


Massimo Madarena

tuarla, è mancato il rispetto della filiera turistica da parte di alcuni albergatori che, pur di vendere, abbassavano improvvisamente i prezzi distruggendo il lavoro delle agenzie di viaggio. Sappiamo, infatti, che i tour operator stranieri non vogliono più

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Il calo s’attesta attorno al 35%, salvo la località di Tropea, che ha dichiarato una diminuzione dell’8%

incontrarsi con gli albergatori ma chiedono come referente l’agente di viaggio per presentare il prodotto nella sua interezza. Tuttavia, mancando il rispetto di questo processo l’intera filiera turistica va a rotoli. Sul territorio pesa non poco anche l’assenza di politiche di rinnovamento, come in altri paesi del Mediterraneo, che hanno saputo evolversi negli anni, ad esempio la Turchia, che si è lanciata sul mercato dei nuovi ricchi nell’est Europa». Da quali premesse ripartire? «Intanto serve maggiore dialogo da parte delle istituzioni con le agenzie di viaggio,

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spesso subordinate al rapporto con gli albergatori, e un incremento del servizio dei trasporti e dei collegamenti aerei. Abbiamo bisogno di grandi catene di charter con voli trisettimanali per fare davvero grossi numeri sul territorio. In linea generale, risulta necessario modificare la logica d’intervento attraverso due percezioni: la prima che sappia cogliere nel turismo una soluzione economica interessante; la seconda che sappia sfruttare e valorizzare il ruolo ricettivo e fondamentale dell’agente di viaggio nella filiera turistica». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 155


TURISMO

Cinque milioni di euro per Reggio Calabria In cinque anni il flusso turistico nel Reggino è calato del 10%: «L’Anas deve ammettere le proprie responsabilità» dichiara Giuseppe Nocera, che auspica lo sblocco dei fondi Por per essere competitivi sul Mediterraneo e l’attuazione di un progetto di riqualificazione Elisa Fiocchi

a Camera di Commercio di Reggio Calabria ha investito dieci milioni di euro in infrastrutture, turismo, finanza e innovazione per rilanciare l’attività delle imprese e salvaguardare posti di lavoro. Di questi, cinque milioni saranno destinati allo sviluppo della provincia di Reggio Calabria e un milione servirà a sostenere la promozione di pacchetti di tour operator locali per incrementare gli afflussi turistici nella provincia dopo le pesanti flessioni della stagione estiva appena terminata. Lo conferma anche Giuseppe Nocera, presidente della sezione Turismo e spettacolo di Confindustria Reggio Calabria, secondo il quale «nei mesi di giugno e luglio il calo è stato molto evidente». Per ottenere il finanziamento, i nuovi pacchetti turistici dovranno includere il volo aereo con scalo nell’aeroporto dello

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Stretto e cinque o sette notti di pernottamento in strutture ricettive provinciali, così da regalare nuova linfa alla filiera turistica. «Serve un cambio di rotta perchè sono ormai cinque anni che registriamo dei cali turisti su tutto il territorio». Quali interventi si rendono prioritari a livello regionale? «La Calabria è una regione

di turismo balneare e risente moltissimo della qualità dei trasporti e delle difficoltà delle famiglie che si mettono in viaggio in automobile verso le zone costiere. La Puglia non ha subito il problema del trasporto, grazie a una rete autostradale scorrevole. Non è un caso che una parte dei turisti che prima si riversavano in Calabria, oggi scelgono proprio la Puglia».


Giuseppe Nocera

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I ritardi dell’Anas nei lavori sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria hanno provocato un calo del 10% dei flussi turistici sul territorio

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Chi è responsabile del mal funzionamento dei collegamenti? «Sono ormai dieci anni che l’Anas prevede lavori d’ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria. I ritardi hanno provocato un calo del 10% dei flussi turistici sul territorio negli ultimi cinque anni. Finora, nessuno ha giudicato la grave responsabilità dell’Anas e della classe politica, nessuno ha chiesto i danni economici ricaduti sul territorio. A tal proposito, stiamo valutando un’azione collettiva per chiamare in causa proprio l’Anas». Quali risorse saranno indirizzate ai trasporti? «I trasporti rappresentano per noi una battaglia prioritaria. Tuttavia, non ci sono progetti nuovi, nonostante le numerose lamentele, e pure le denunce sembrano non trovare ascolto tanto che or-

mai la situazione è diventata insostenibile. Sono stati cancellati 25 treni e ci ritroviamo momentaneamente isolati dal resto del Paese. Fortunatamente in Parlamento qualcosa si sta muovendo». A livello di servizi turistici cosa va migliorato? «In Calabria l’offerta di posti letto è di circa 200mila unità, con un’occupazione media piuttosto bassa; è per questo che non chiediamo nuove strutture ricettive sul territorio ma, come già in atto, una riqualificazione di tutta l’offerta esistente. Il bando del 2011 comprende risorse limitate, con un 20% di aziende ammesse al finanziamento. Noi chiediamo che sia fatto uno scorrimento della graduatoria e infine, che siano sbloccati i fondi Por così da poterci misurare con i mercati del nord Africa e del Mediterraneo». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 157


TURISMO

La Calabria punta sul turismo Un settore in crescita che nonostante le difficoltà del momento lascia presagire ampi margini di sviluppo economico e occupazionale per la regione. Domenico Pontoriero ne spiega le prospettive Erika Facciolla

n un periodo di forte instabilità economica come quello attuale occorre senz’altro concentrarsi sul potenziale che il nostro paese può ancora esprimere per superare l’empasse e guardare al futuro con ottimismo. In questo senso, il ruolo che il comparto turistico è destinato a rivestire nel futuro del paese è sicuramente fondamentale. Tocca all’abilità degli operatori turistici, alla lungimiranza degli imprenditori del settore e alla determinazione delle forze che muovono l’intero settore, riuscire a trasformare questo potenziale in opportunità di crescita concrete. In Italia sono tante le imprese approdate al busi-

I L’ingegner Domenico Pontoriero responsabile del settore industriale del Gruppo Pugliese gruppopugliese@tiscali.it

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ness turistico per effetto di una naturale ‘diversificazione’ delle proprie attività. Il Gruppo Pugliese, ad esempio, nasce nel 1966 come impresa edile, cavalcando l’onda di un boom economico che portò, in quegli anni, ad un’impennata nella richiesta di costruzione di strade, autostrade, grandi opere edili e strutture ricettive. Fu così che qualche anno dopo, nel 1975, il fondatore del gruppo Tommaso Pugliese, si dedica alla costruzione di una struttura ricettiva a Santa Maria di Ricadi che oggi è leader nel settore turistico-ricettivo della regione. Ne parliamo con un responsabile del settore industriale del gruppo, l’ingegner Domenico Pontoriero. Il fatto di avere un’attività diversificata con aziende impegnate in diversi settori, quale valore aggiunto ha rappresentato per il vostro gruppo? «La diversificazione dell’attività rappresenta senz’altro un vantaggio, specie in una zona come la nostra. La storia parla chiaro: il boom edilizio

degli anni Sessanta ha generato degli utili da reinvestire nel settore alberghiero e cambiato l’imprenditoria che da contadina è diventata prevalentemente turistica. Oggi, in un momento di forte contrazione economica, è il settore alberghiero a dover supportare quello industriale». Qual è, secondo la sua esperienza, lo stato di salute del settore edile e delle ristrutturazioni? «Il settore sta vivendo una fase di stallo, di cui non si intravede l’uscita. La zona di Capo Vaticano necessita di miglioramenti qualitativi, ma prevedere uno sviluppo quantitativo con la costruzione di nuove strutture è difficile. Inoltre, e lo affermo senza entrare nel merito, la politica attuale tende a preservare le aree vergini della costa vibonese». Su quali aspetti avete puntato per tenere il passo del mercato negli ultimi anni? «Essenzialmente sulla qualità. Nel settore alberghiero questa politica si è tradotta in un miglioramento delle


Domenico Pontoriero

Il settore turistico-ricettivo ha un fatturato di circa tre milioni l’anno e prevediamo un aumento con l’attivazione del nostro ultimo hotel

strutture e in un sostanziale aumento della qualità dei servizi. Così come nel settore industriale. I processi di certificazione del prodotto e del processo produttivo hanno consentito alla Pugliese Building di allinearsi a ciò che richiedono le norme sulle costruzioni riguardo il calcestruzzo». È possibile fare una sorta di bilancio e delineare le prospettive per l’anno appena cominciato? «Il settore edile ha un fatturano di circa un milione l’anno e l’obiettivo è cercare di mantenere questi livelli per garantire la continuità dell’attività aziendale e diversificare quanto più possibile i servizi in maniera orizzontale. Il settore turistico-ricettivo ha un fatturato di circa tre milioni l’anno e prevediamo un au-

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mento con l’attivazione del nostro ultimo hotel». Ma qual è l’andamento del settore in Calabria? «Dal 2000 al 2007 si è registrato un tasso di variazione medio annuo delle presenze turistiche del 4,8% e un tasso di variazione assoluto del 39%. Nel 2008 si è interrotta questa serie favorevole, con una contrazione delle presenze dell’1,9% e degli arrivi del 2%. La flessione è avvenuta soprattutto nei mesi di alta stagione mentre durante la bassa stagione si è registrato un incremento medio delle presenze dell’1%. Tale aumento è dovuto in gran parte ad una nuova tendenza che potrebbe segnare il passo verso la destagionalizzazione». Vuol dire che la crisi ha, tutto sommato, influito poco sull’economia turi-

stica regionale? «Diciamo che la crisi non ci ha risparmiati, seppure con tassi decisamente inferiori rispetto al resto del Paese e in un tempo più dilatato. Tutto ciò è indice di un mercato solido, fatto di piccole e medie imprese che riescono a mantenere determinati standard anche in periodo di recessione». Che peso ha avuto, finora, il ruolo della Calabria in chiave nazionale? «La Calabria è la regione turistica del Mezzogiorno che nel periodo 2000-2007 ha registrato le migliori performance. Sono infatti presenti tutte le tipologie di turismo: c’è il mare, l’arte, la cultura e la storia, le terme e il benessere, la montagna, i parchi e l’ambiente. Ogni forma di turismo rappresenta una nicchia di mercato ben definita». ›› CALABRIA 2012 • DOSSIER • 159


TURISMO

›› Le ultime stime parlano di cifre sempre più importanti nell’economia regionale. Quali sono i trend a conferma di queste analisi? «Nello scenario economico della Calabria il comparto turistico assume un rilievo di primaria importanza: la necessità di offrire prodotti sempre più sofisticati e complessi, hanno incentivato gli operatori ad accelerare il processo di adeguamento delle proprie strutture turistiche al fine di migliorare la competitività dell’offerta, salvaguardando però le tradizioni e la cultura locale». Tutto questo lascia ben sperare anche dal punto di vista occupazionale. «Il turismo è tra le attività economiche a maggiore potenziale per crescita e posti di lavoro e nei prossimi anni l’importanza del turismo nell’economia continuerà ad aumentare: gli scenari delineati lasciano intravedere le opportunità di sviluppo per l’economia calabrese connesse al turismo». Come ha influito la diffusione di internet nella scelta delle vacanze? «La diffusione di internet ha portato ad un aumento della quota di indipendent traveller rispetto al turismo organizzato, soprattutto nelle città d’arte e di affari. Di conseguenza si è diffuso una sorta di turismo self-made, sempre più affidabile e spesso ai margini del mer160 • DOSSIER • CALABRIA 2012

cato perché utilizza strutture ricettive di recente diffusione, quali B&B o appartamenti privati». Cosa comporta questa tendenza in termini di competitività? «La concorrenza sarà sempre più di carattere globale perché attraverso internet qualsiasi struttura ricettiva può competere con le altre. Saranno pertanto la qualità globale del servizio e il valore complessivo dell’esperienza vissuta nel viaggio a delineare le dinamiche del fatturato turistico». Quali sono gli investimenti su cui vi concentre-

rete nel 2012? «Il nostro gruppo è un cantiere sempre aperto. Manutenzioni ordinarie o straordinarie che siano, si possono considerare un investimento in quanto elevano la qualità dell’offerta. Vogliamo e possiamo continuare ad essere leader in un settore che, ad oggi, sembra l’unico che possa dare garanzie. Il 2012 inoltre sarà l’anno in cui concluderemo l’investimento per la costruzione del nuovo albergo “Le Grotte Resort”. Sarà un gioiello che arricchirà ancor di più l’offerta ai nostri clienti, vecchi e nuovi».



LEGALITÀ

Lotta alla ’ndrangheta e all’arretratezza economica e culturale Arresto di latitanti, operazioni di portata internazionale. Sono alcuni dei risultati conseguiti nella lotta alla criminalità organizzata a Reggio Calabria. Ma restano diverse problematiche sul campo, come spiega il prefetto Luigi Varratta Francesca Druidi

arà realizzata nel comprensorio di San Ferdinando una tendopoli destinata ad accogliere circa 300 lavoratori extracomunitari presenti nella piana di Gioia Tauro. Lo annuncia il prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta. Ma l’accoglienza dei braccianti stranieri non è che una delle tematiche in materia di ordine e di sicurezza che il territorio è chiamato ad affrontare. Al centro, c’è sempre l’azione di contrasto all’ndrangheta: «Sono stati conseguiti importanti risultati sotto il profilo investigativo – assicura Varratta – che aprono degli squarci nel sipario che ha a lungo avvolto le connivenze tra la criminalità organizzata, imprenditori senza scrupoli e funzionari infedeli dello Stato». Qual è la situazione riguardo al mantenimento dell’ordine e della sicurezza? «L’azione dello Stato per contrastare e debellare la ‘ndrangheta ha conseguito negli ultimi anni risultati di straordinario livello, consentendo la cattura di numerosi suoi esponenti di spicco, oltre che la confisca di ingenti disponibilità patrimoniali. La pericolosità delle ‘ndrine rimane, tuttavia, alta per il perverso rapporto che le lega al territorio e al tessuto socio-econo-

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mico, secondo una configurazione di tipo verticistico - acclarata dalle più recenti acquisizioni investigative - che ne esprime la dimensione unitaria e un forte radicamento nelle regioni del nord Italia, oltre che in numerosi paesi stranieri. L’attività investigativa ha documentato come tale modello organizzativo sia stato esteso anche a Lombardia, Liguria e Piemonte e all’estero, in Svizzera e Germania, tramite la costituzione dei cosiddetti “locali” e, nel caso di una loro particolare concentrazione, anche di altri organismi assimilabili ai mandamenti, come in Lombardia e Liguria». Cosa si rileva, in particolare, per il contesto reggino? «Risultano importanti le incrinature aperte nel-

Il Tribunale di Reggio Calabria


Luigi Varratta

l’impenetrabilità delle ‘ndrine dalle dichiarazioni di collaboratori e testimoni di giustizia, che hanno consentito di far luce su alcuni fatti criminosi di rilievo. Tra i fenomeni oggetto di attento e costante monitoraggio da parte della Prefettura, rientrano le intimidazioni a danno di amministratori pubblici, magistrati e rappresentanti delle forze di Polizia, nonché i tentativi di infiltrazioni ‘ndranghetiste negli enti locali. Quattro sono i Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa: Condofuri, Marina di Gioiosa Ionica, Roccaforte del Greco e San Procopio». Quanto ha inciso il rinforzo ricevuto dal contingente militare? «Certamente è stato positivo, in quanto ha consentito il recupero di risorse delle forze di Poli-

In alto, il prefetto di Reggio Calabria Luigi Varratta.

zia, prima impegnate in servizi di vigilanza fissa presso obiettivi sensibili, per destinarle ad altri compiti di istituto. Secondo quanto previsto dal decreto interministeriale adottato dal ministro dell’Interno, di concerto con quello della Difesa il 23 dicembre scorso, l’impiego del contingente militare è stato, tra l’altro, prorogato fino al prossimo 31 dicembre. In particolare, nella provincia di Reggio Calabria i militari sorvegliano sedi giudiziarie e cantieri dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria in base a modalità di impiego che sono state decise in sede di riunione tecnica di coordinamento delle forze di Polizia». Quali sono le più importanti sfide per il 2012 sul fronte della lotta alla criminalità organizzata? «A fianco dell’incisiva azione repressiva svolta dalla magistratura e dagli organi di Polizia, resta ineludibile l’esigenza di proseguire il processo di trasformazione culturale di cui si colgono positivi segnali nella società civile - anche attraverso la costituzione di comitati spontanei di cittadini - che testimonia una ferma volontà di reazione al malaffare in adesione a principi di stretta legalità». Oltre alla criminalità organizzata, quali sono i nodi più critici? «La provincia di Reggio Calabria, come l’intera regione, risente dei pesanti effetti della grave crisi economica che attanaglia l’Italia. I livelli di produzione, già drammaticamente bassi, sono ulteriormente calati rispetto agli anni precedenti, con una significativa, quasi inarrestabile, tendenza al ribasso, una sensibile riduzione degli investimenti e una condizione di povertà che va acuendosi, interessando quote sempre più consistenti della popolazione locale. In particolare, le difficoltà che hanno investito numerose aziende private si sono estese alle società CALABRIA 2012 • DOSSIER • 169


LEGALITÀ

C’è l’esigenza di assicurare adeguate condizioni di accoglienza agli stranieri che giungono nella piana di Gioia Tauro

partecipate da enti locali, che soffrono di forti

criticità di cassa e stentano a mantenere adeguati standard di servizi. Si profila, quindi, il pericolo di un collasso generalizzato del sistema, di cui le crescenti criticità sociali e le correlate tensioni sotto il profilo dell’ordine pubblico sono un significativo indicatore. A ciò si accompagna la preoccupazione che la criminalità organizzata possa approfittare della congiuntura negativa per infiltrare ulteriormente il tessuto economico, sfruttando anche le difficoltà di accesso al mercato del credito con cui debbono costantemente confrontarsi le imprese». Per quanto riguarda la presenza di consistenti aggregazioni di lavoratori extracomunitari a Rosarno, ci sono novità? «La questione si traduce nell’esigenza di assicurare adeguate condizioni di accoglienza agli

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stranieri che giungono nella piana di Gioia Tauro, con la speranza di trovare occasioni di lavoro in concomitanza dell’avvio della campagna agrumicola. Tale aspettativa è peraltro frustrata dalla grave crisi che investe il settore agricolo un tempo trainante per l’economia locale - che non offre ormai alle imprese sufficienti margini di redditività, a causa dei bassi prezzi di commercializzazione dei prodotti. Gli extracomunitari finiscono, quindi, per trovarsi senza lavoro sistemandosi all’interno di fabbricati abbandonati in condizioni igienico-sanitarie del tutto precarie. Ciò determina inevitabili tensioni con la popolazione locale che, nel recente passato, hanno, come è noto, dato anche luogo a gravi disordini. Per prevenire il ripetersi di fenomeni di violenza è stato istituito, presso la Prefettura di Reggio Calabria, un tavolo permanente cui partecipano la Regione Calabria, i Comuni interessati e associazioni di volontariato che operano nel settore della tutela dei migranti». Con quali risultati? «Grazie a tale attività e al supporto dato dal Ministero dell’Interno, è stato possibile realizzare fin dall’anno scorso una struttura di accoglienza nel territorio di Rosarno, mentre a giorni entrerà in funzione una tendopoli nel limitrofo Comune di San Ferdinando. Le due strutture hanno una capienza complessiva di circa 400 posti. Si tratta di interventi volti a fronteggiare l’emergenza cui si devono affiancare - per una più completa soluzione della problematica l’adozione, nel medio periodo, di politiche di sostegno del settore agricolo e di promozione dell’integrazione dei cittadini stranieri».



RIABILITAZIONE

Cresce il ruolo dei privati nella sanità regionale e imprese sanitarie calabresi devono fare fronte, ormai da anni, ai ben noti dissesti finanziari del Sistema Sanitario Regionale. In particolare, risulta essere sempre più complessa, per le cliniche e per le case di cura private, la sfida di una gestione equilibrata. Garantire un servizio medico efficiente, nonostante i tagli alla spesa pubblica, sta ridefinendo le politiche delle strutture accreditate. Quel che è certo è che il territorio necessita di maggiori integrazioni tra pubblico e privato. Un punto su cui insiste anche Francesca Previti, amministratore di Villa Serena, la Casa di Cura Polispecialistica Privata, gestita da Ca.Gi. Spa, attiva a Catanzaro sin dal 1960. La sanità calabrese è stata colpita da diversi “scossoni” nel corso del 2011. Quale bilancio può trarre dall’attività della vostra struttura? «Il bilancio che posso trarre dall’anno appena trascorso può considerarsi, tutto sommato, positivo. È sicuramente da evidenziare il fatto che l’attività è stata interessata da un rallentamento della produzione, dovuto alle azioni di contenimento della spesa sanitaria poste in essere dalla Regione Calabria. Il piano di rientro, del resto, ha i suoi effetti». La spesa diminuisce e i cittadini temono un abbassamento della qualità dei servizi erogati. «Nel nostro caso questo non si è verificato. Anzi, devo dire che sotto il profilo qualitativo si è potuto registrare un alto tasso di fidelizzazione dell’utenza e ciò ha consentito di mantenere in equilibrio l’attività, anche in una congiuntura economica sfavorevole». Dunque nessuna defaillance? «Nessuna. La mission resta ben definita. Il nostro compito è quello di privilegiare la soddi-

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Nonostante il difficile quadro finanziario della sanità calabrese, Villa Serena continua a investire sullo sviluppo dei suoi servizi, ponendosi come eccellenza a partire dall’ambito ortopedico. E per il futuro punta su una maggiore integrazione con le altre imprese del settore. La parola a Francesca Previti Carlo Sergi

sfazione degli stakeholder, di qualunque natura essi siano. Dobbiamo prestare attenzione sia alla corretta esecuzione delle prestazioni, sia all’attività ricettiva. In effetti il costante perseguimento di questi obiettivi e la conseguente fidelizzazione dell’utenza ha impedito di farci perdere la rotta. E questo è da ritenersi un risultato più che significativo, considerando per di più la condizione attuale alquanto sfavorevole della nostra regione». Quali sono i problemi principali che lei riscontra?

Francesca Previti, amministratore unico della Casa di Cura Polispecialistica Privata Villa Serena di Catanzaro ww.cagi.it


Francesca Previti

La partecipazione a una rete d’impresa riveste un’importanza fondamentale

«Dal 2009 la Calabria è in piano di rientro. Ciò ha comportato notevoli tagli di natura finanziaria, non correlati a una diminuzione della domanda da parte dell’utenza, che, pertanto, anche nel privato accreditato spesso non trova risposta adeguata ai bisogni di cure. Inoltre, l’erogazione dei corrispettivi pattuiti subisce notevoli ritardi, sempre a causa delle problematiche finanziarie. Questa circostanza rappresenta un forte ostacolo alla gestione delle strutture sanitarie private accreditate». Nonostante i gap che lei sottolinea, non crede che realtà come la vostra potrebbero fare la differenza e sostenere la ripresa del sistema sanitario calabrese? «Nel panorama sanitario regionale, in generale, le strutture private possono efficacemente integrarsi con quelle pubbliche, interagendo in

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via complementare in modo da fornire le prestazioni che si rendono necessarie. Il tutto in relazione ai vari piani aziendali elaborati e seguendo gli indirizzi di politica sanitaria dettati dal Piano Sanitario Nazionale». Dunque una maggiore logica di “rete”. Nel vostro caso quali politiche avete attuato? «Per fare un esempio, la struttura da me amministrata esegue prestazioni di chirurgia ortopedica d’elezione, cioè non in urgenza: va pertanto a integrare un servizio che è carente sul territorio, sia a causa dei costi più elevati nel pubblico, sia a causa delle molteplici prestazioni con carattere di urgenza, che ogni giorno interessano i presidi pubblici con relative liste d’attesa molto lunghe e notevole disagi per l’utenza». A tal proposito, la vostra struttura si distingue proprio per il suo livello nell’ambito della chirurgia ortopedica. Nel 2011 avete anche investito in nuovi progetti inerenti al reparto, quali risultati si stanno ot- ›› CALABRIA 2012 • DOSSIER • 179


RIABILITAZIONE

›› tenendo?

Momenti di riabilitazione e intervento chirurgico all’interno della Casa di Cura

«Il 2011 è stato un anno importante. Tentiamo costantemente di migliorare le nostre performance. Attualmente si stanno sviluppando, in rete d’impresa, progetti riguardanti i trapianti autologhi di condrociti, ciò al fine di rendere meno invasive le procedure chirurgiche relative a lesioni cartilaginee. Inoltre, al fine di creare minori disagi e sofferenze ai pazienti, si pone sempre maggiore attenzione e investimento ai materiali utilizzati per la chirurgia protesica. Questo è importante anche al fine di ridurre eventi avversi, quali, tra gli altri, allergie alle protesi da materiale eterologo e maggiore durata nel tempo». Villa Serena è anche riabilitazione. «Il nostro percorso prevede, da parte della struttura, il prendersi in carico l’intero iter del paziente ortopedico, sino alla sua completa riabilitazione. Si comincia con la diagnosi per poi passare all’intervento e, infine, alla riabilitazione intensiva e ambulatoriale. Trovo importante il proporci come unico punto di riferimento, è un vantaggio per il paziente e garantisce una prestazione migliore da parte della clinica». Quali interventi sarebbero utili al fine di integrare maggiormente i vostri servizi sul territorio? «Per avere una migliore integrazione nel tes-

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suto sanitario regionale, occorrerebbe preliminarmente agire dalla base. Intanto andrebbe istituito un centro di prenotazione unico integrato, o comunque esternalizzare gruppi di prestazioni che hanno lunghe liste d’attesa, con creazioni di partnership pubblico-privato e la condivisione dei sistemi di gestione. Ma questi sono solo alcuni esempi, le soluzioni attuabili sono molte. Nell’ambito delle cliniche private, poi, la remunerazione con il sistema del budget ci sembra una buona via da seguire, a patto che la somma stanziata risponda a quelle che sono le reali esigenze sanitarie del territorio. Queste vanno calcolate seguendo studi seri e verifiche oggettive e realistiche sul numero di prestazioni richieste, in base alla popolazione e alle sue esigenze». Chi si rivolge, soprattutto, alla vostra casa di cura? «Secondo le ultime stime, a Villa Serena si rivolgono in larga parte pazienti over sessanta, provenienti da tutta la regione. Il 70% circa da Catanzaro e provincia, il 13% dal crotonese, il 7% da Vibo Valentia, il 6% dal cosentino e il resto da Reggio Calabria. Principalmente, le richieste sono connesse a problematiche relative all’ortopedia d’elezione e alla riabilitazione intensiva in campo osteo articolare». Cosa c’è in agenda per il 2012 della società? «I nostri prossimi investimenti sono legati agli obiettivi che ci siamo proposti e di cui accennavo poc’anzi. Abbiamo in atto una profonda riorganizzazione aziendale, al termine della quale la casa di cura avrà una connotazione gestionale estremamente specializzata, dedicandosi soprattutto alla diagnosi e alla cura delle patologie ortopediche e traumatologiche in ricovero, nonché quelle dell'apparato locomotore in genere, per la fase riabilitativa. In effetti, già allo stato attuale, il carattere plurispecialistico della struttura consente continui scambi di pareri e consulti tra i medici delle varie


Francesca Previti

Il lavoro delle cliniche private è indispensabile a sostegno della Sanità Pubblica Regionale

Una realtà polispecialistica A Villa Serena giungono pazienti dall’intero territorio calabrese, e non solo. Negli ultimi anni ha delineato la sua predilezione per lo sviluppo dei sistemi diagnostici, chirurgici e riabilitativi in ambito ortopedico. La Casa di Cura Polispecialistica Privata mette a disposizione di tutti i cittadini assistiti dal SSN la propria struttura dipartimentale, grazie all'accreditamento delle attività chirurgiche, ortopediche, mediche e riabilitative. Opera sia in regime di ricovero ordinario, che in day surgery e day hospital. Situata nel centro della città di Catanzaro e dotata di 98 posti letto, ospita al suo interno diverse unità: chirurgia generale, medicina generale, ortopedia, riabilitazione motoria e urologia. In regime ambulatoriale, offre prestazioni anche in branche di fisiokinesiterapia, radiologia diagnostica, tac, rmn, cardiologia, laboratorio analisi e medicina estetica.

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branche, sia prima che durante i cicli di terapia». Proseguirete anche sulla linea delle reti d’impresa? «Certamente, trovo che questa sia la logica da perseguire. La partecipazione della nostra struttura a una rete d’impresa riveste un’importanza fondamentale. Ci permetterà, infatti, di usufruire della dotazione tecnologica e del know how degli altri operatori, sia accademici che imprenditoriali del settore, per la realizzazione di progetti innovativi. La nostra più grande sfida resta quella di portare a compimento la nostra missione aziendale, anche e soprattutto nei tempi difficili che ora stiamo vivendo. Siamo ben consapevoli, al di là della logica d’impresa, del nostro ruolo sul tessuto sociale cittadino». In generale prevede un impegno maggiore da parte dei privati? «A nostro giudizio, il lavoro delle cliniche private è indispensabile a sostegno della Sanità Pubblica Regionale e la nostra azienda, in questo senso, sta puntando a una sempre maggiore specializzazione, intesa come forma di integrazione con il Servizio Sanitario Regionale». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 181


RIABILITAZIONE

Personalizzare l’assistenza riabilitativa Un modello di cura delle disabilità studiato sulla persona e le sue esigenze che raggiunge la personalizzazione del servizio. Federica Sposaro spiega come ha raggiunto l’eccellenza assistenziale il centro per la riabilitazione estensiva che dirige Manlio Teodoro

ffrontare la disabilità senza un supporto adeguato e professionale può rendere difficile l’assistenza dei familiari di coloro che ne sono portatori. Per questo motivo esistono strutture che hanno come missione dei piani di riabilitazione dedicati alle persone affette da disabilità di vario grado. In questi centri è possibile avvalersi delle competenze di personale formato per avere un approccio multidisciplinare, adeguato a individuare le risposte più corrette alle esigenze individuali, fino a raggiungere dei veri e proprio servizi di assistenza personalizzata. In provincia di Cosenza, nella tranquillità delle colline di Dipingano, all’interno di un complesso monastico del Cinquecento completamente ristrutturato, sorge il centro di riabilitazione estensiva Villa San Pio, circondato da una corte che spazia con lo sguardo per tutta la vallata fino alla città di Cosenza. Federica Sposaro, amministratore unico del centro spiega quali sono i servizi messi a disposizione dei pazienti. «È possibile, in funzione dell’accreditamento regionale ottenuto, eseguire

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interventi riabilitativi a carattere prevalentemente ambulatoriale, domiciliare oppure a ciclo continuativo (con degenza). Il nostro centro di riabilitazione extraospedaliera ha a disposizione trenta posti letto per ricovero rivolti a pazienti di tutte le fasce d’età, per il trattamento postacuto o per patologie croniche e degenerative. Inoltre abbiamo un ambulatorio riabilitativo per prestazioni ambulatoriali, dotato di palestra, box di riabilitazione fisioterapica, trattamenti logoterapici e di neuro psicomotricità, e forniamo, inoltre, anche prestazioni riabilitative domiciliari». Qual è l’idea di assistenza alla quale vi ispirate nella vostra gestione quotidiana della disabilità? «Ci ispiriamo a un modello di assistenza sanitaria a misura d’uomo. Concretamente lo realizziamo attraverso la redazione di un piano assistenziale individualizzato, capace di coniugare i risultati clinici con l’umanità e la competenza. Il modello, che fa riferimento a valori e processi condivisi, fa coesistere l’adeguatezza delle cure, la personalizzazione del servizio e la competenza professionale per offrire risposte efficaci a una domanda di assistenza sempre crescente». Com’è organizzato il centro dal punto di vista operativo? «È caratterizzato da una complessa organizzazione strutturale che comprende una plu-


Federica Sposaro

Abbiamo individuato nel concetto di qualità uno stile di conduzione aziendale orientato all’efficienza della prestazione sanitaria

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ralità di competenze professionali. Abbiamo individuato nel concetto di qualità uno stile di conduzione aziendale orientata esclusivamente sull’efficacia e l’efficienza della prestazione sanitaria. La professionalizzazione delle risorse è stata considerata un elemento strategico della politica aziendale, poiché influisce direttamente sulla qualità dell’assistenza – oltre che sulla soddisfazione dell’ospite – e contribuisce al miglioramento continuo dell’erogazione del servizio riabilitativo». Di quali convenzioni e certificazioni siete in possesso? «Villa San Pio è stata accreditata dal dipartimento salute della Regione Calabria ed è contrattualizzata con l’azienda sanitaria provinciale di Cosenza. Il centro è certificato ai sensi della norma di qualità Uni En Iso 9001:2000, che garantisce un modello organizzativo efficiente e un controllo puntuale sulla qualità dei servizi di assistenza erogati. La struttura è stata completamente ristrutturata nel rispetto delle norme vigenti, anche in tema di tutela

del patrimonio artistico e culturale». Vi siete anche dotati di un manuale di qualità. Cosa prevede? «Questo descrive e guida il nostro modo di operare, oltre a rappresentare un valido strumento per l’impostazione di strategie aziendali presenti e future. Consente infatti di definire i processi aziendali e le loro interazioni – secondo un approccio per processi –; valutare l’efficacia dei corsi interni e dei corsi esterni seguiti dal personale; definire gli obiettivi aziendali inerenti all’erogazione del servizio; definire per ogni processo aziendale parametri misurabili in rapporto ai valori soglia e agli obiettivi prefissati. La diversa tipologia di monitoraggio è utile per misurare l’efficacia e l’efficienza delle prestazioni erogate, poiché se dalle risultanze dovesse emergere una diversa rispondenza rispetto agli obiettivi prefissati, si potrà agire tempestivamente mediante una differente programmazione e, contestualmente, fornire maggiori strumenti al personale, in modo da permettere l’effettivo miglioramento dell’organizzazione e delle prestazioni».

Federica Sposaro, amministratore unico del centro di riabilitazione estensiva Villa San Pio www.villasanpio.net

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CASE DI CURA

Cerchiamo di sfatare il binomio Sud-malasanità Troppo spesso tacciato di malasanità, il Sud è anche terra di eccellenze sanitarie. Ne è un esempio la Casa di Cura La Madonnina, realtà calabrese all’avanguardia dal punto di vista tecnologico e professionale. Il punto dei dirigenti della Madonnina Carlo Gherardini

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Alcuni interni della Casa di Cura “La Madonnina” di Cosenza www.madonnina.net

problemi che riguardano il Sud sono strutturali e non di certo inerenti le professionalità dei singoli medici, l’emigrazione sanitaria è in gran parte frutto della troppo tardiva apertura della Facoltà di Medicina nella nostra Regione – afferma Pino Cariati, dirigente amministrativo, insieme ad Aldo Rizzuti, a Giancarlo De Rose e Piero Paone, della Casa di Cura di Cura La Madonnina di Cosenza, il cui direttore Sanitario è il dottor Vincenzo James Greco -. Questo ritardo ha di fatto allocato moltissime professionalità calabresi in altre Regioni, perché lo studente calabrese che si laureava in medicina nelle tradizionali sedi universitarie finiva per rimanere in quelle città o nel circondario, e quel

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medico, oggi professionista affermato, è punto di riferimento per i suoi parenti e amici». Se la preparazione e la competenza dei singoli professionisti calabresi è fuori discussione, un discorso a parte meritano le croniche criticità del sistema sanitario meridionale che si dispiegano nel ritardo nei pagamenti da parte della Pa, nonché nel vasto contenzioso relativo a prestazioni comunque effettuate, magari in regime di assoluta urgenza quando non addirittura per salvare una vita. «Tali prestazioni – spiega Pino Cariati - vengono oggi disconosciute dall’Asp nonostante i contratti firmati all’epoca delle prestazioni stesse ne prevedessero la remunerazione con un sistema di abbattimenti progressivo, sistema che oggi l’Asp disconosce e interpreta nel senso di abbattimento totale, dimenticando che le prestazioni effettuate debbono comunque essere remunerate almeno per la parte relativa ai costi sostenuti». Le strutture sanitarie si trovano quindi a dover fare i conti con situazioni evidentemente allarmanti ma ciononostante quotidianamente si impegnano per offrire ai pazienti il miglior servizio possibile, alta competenza e moderne metodologie. «Anche se la Calabria risente di un gap inerente il mercato delle nuove tecnologie, gap fisiologico causato dal posizionamento geografico di una Regione che soffre la lontananza dai grandi centri commerciali, dove si tengono le fiere del settore, la Casa di Cura La Madonnina continua, nonostante le diffi-


La Madonnina

coltà, a investire in innovazione tecnologica: abbiamo ristrutturato completamente il blocco operatorio - precisa il dottor Vincenzo James Greco - che oggi è quanto di più moderno ci sia sul mercato, con apparecchiature ai massimi livelli di tecnologia, tanto da poter essere aggiornate nei software con interventi a distanza». La sicurezza e la qualità di una realtà come la Casa di Cura “La Madonnina” è confermata dalla certificazione Uni En Iso 9001:2008 di cui è dotata la struttura. La Casa di Cura si propone nel panorama della Sanità italiana come una realtà giovane e dinamica, orientata chirurgicamente, e offre tutte le attuali tecnologie nonché il comfort alberghiero necessario nella medicina moderna, che privilegia la qualità dell’assistenza ma anche il rapporto umano tra medico e paziente, un principio che nella Casa di Cura “La Madonnina” è oggetto di particolare attenzione. «I nostri medici e tutto il personale hanno verso il paziente un atteggiamento premuroso e amichevole – sottolinea il dottor Vincenzo James Greco -, ne ascoltano i problemi, ben consci del fatto che nessun corpo può essere curato se il paziente non è sereno e pronto ad accettare e a seguire i consigli del medico». Nel dettaglio, le prestazioni sanitarie erogate

Abbiamo ristrutturato completamente il blocco operatorio, che oggi è quanto di più moderno ci sia sul mercato, con apparecchiature ai massimi livelli di tecnologia

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dalla Casa di Cura sono: interventi di chirurgia generale laparoscopica ed oncologica, interventi di chirurgia colon-proctologica, interventi di chirurgia ginecologica, interventi di chirurgia vascolare, interventi di chirurgia urologica, litotripsia extracorporea, interventi di chirurgia laparoscopica della spalla e del ginocchio, ricoveri di medicina generale, lungodegenza, specialistica ambulatoriale, con laboratorio di analisi, radiologia, tac, ecografia, cardiologia e gastroenterologia. Nonostante le difficoltà quotidiane del settore sanitario, Aldo Rizzuti è soddisfatto dei risultati raggiunti dal team della casa di cura: «il nostro obiettivo – conclude – è quello di proseguire nel cammino intrapreso, sempre ricordando che la nostra missione consiste nel prodigarci per chiunque si rivolge a noi con fiducia, una fiducia che dobbiamo sempre e comunque cercare di ripagare nel migliore dei modi». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 185


Un servizio sanitario legato al territorio I reparti ortopedico e urologico rappresentano il fiore all’occhiello di una struttura sanitaria polispecialistica che è diventata nel tempo un punto di riferimento per la popolazione della provincia di Cosenza. Ne parla Vincenzo Cascini Nicoletta Bucciarelli

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Vincenzo Cascini

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l grande impegno profuso nello sviluppo del settore sanitario negli anni è stato proficuo. Oggi la rete ospedaliera esistente nel territorio cosentino offre certamente risposte importanti anche per le patologie più gravi. Anche se molto ancora si deve fare per raggiungere obiettivi sempre più qualificati e qualificanti soprattutto agli occhi di quell’utenza che cerca risposte fuori dai confini regionali». Il dottor Vincenzo Cascini introduce la Casa di Cura inquadrandola direttamente nel contesto sanitario della provincia cosentina. «Se si riesce a guardare la realtà senza preconcetti si potrà ottenere il meglio in una perfetta sintesi fra operatori pubblici e privati. Noi ci impegneremo per migliorare il livello di professionalità senza mai scinderlo dall’indispensabile umanità». La Casa di Cura può contare su 60 anni di operato. Questo anche a dimostrazione di un grandissimo attaccamento al territorio e alla sua popolazione. Che cosa vi ha spinto maggiormente in tutti questi anni d’attività e cosa vi ha permesso di migliorarvi continuamente? «Quando la Casa di Cura è nata non esisteva nessun ente pubblico che potesse offrire assistenza sul territorio. La famiglia Cascini in ogni caso era già presente con un suo rappresentante che svolgeva la funzione di medico condotto e che quindi era a conoscenza delle necessità della popolazione. La nascita di un presidio sanitario ha dato la sicurezza alla gente di sentirsi accudita nelle sue problematiche di salute. Nel tempo si è andato quindi stabilendo con la popolazione un rap-

La certificazione di qualità, oltre ad essere obbligatoria per legge per le strutture sanitarie, significa rigore, sicurezza, precisione e controlli continui sullo svolgimento di tutte le attività

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porto di conoscenza e di fiducia». Il dottor Vincenzo La Casa di Cura Cascini ha al suo interno Cascini dirige la Casa di Cura Cascini differenti reparti con altrettante specialità. di Belvedere Marittimo Questo permette di effettuare nella stessa (CS) giornata esami ed analisi con grosso rispar- www.cascini.net mio di tempo e maggiore completezza diagnostica? «Certamente la presenza di un grosso numero di specialisti di diverse branche consente di affrontare con grande precisione e accuratezza le problematiche dei singoli pazienti con un ampio ventaglio di indagini strumentali ed esami ematochimici che supportano i sanitari nella definizione della patologia da affrontare, il tutto nel tempo di uno o al massimo due giorni». Attraverso quali servizi riuscite a fornire tale operato? «Il primo approccio al paziente viene espletato da un sanitario che richiede le principali indagini. Si inizia con esami di la- ›› CALABRIA 2012 • DOSSIER • 187


CASE DI CURA

›› boratorio di chimica clinica, si passa poi ad in- urologico. dagini sul sistema cardiocircolatorio, poi ad indagini radiologiche, infine ad indagini strumentali invasive e non». La vostra struttura è stata una delle prime ad essere certificata in Calabria. «La necessità di essere sempre più accurati e ordinati nello svolgimento delle attività ha indirizzato la dirigenza verso questa scelta. Tale certificazione ha improntato tutte le attività svolte a precisi protocolli che determinano sia la scomparsa di errori sia la verifica del corretto comportamento del personale. Il fatto che la Casa di Cura si sia certificata, prima che diventasse obbligo di legge, rende palese lo spirito con cui si porta avanti negli anni questa attività. La certificazione di qualità, oltre ad essere obbligatoria per legge per le strutture sanitarie, significa rigore, sicurezza, precisione e controlli continui sullo svolgimento di tutte le attività. I servizi sono affidati a personale sanitario specialistico in continuo aggiornamento e che presta il suo operato con dedizione e responsabilità. I continui incontri fra tutti i sanitari consente di scambiare opinioni e raggiungere gli obiettivi con ampie visioni plurispecialistiche. Indispensabile poi l’uso dei macchinari di cui la clinica è dotata». Ogni quanto è necessario aggiornare questi macchinari per permettere un’efficienza completa? «L’aggiornamento deve essere continuo su tutta la strumentazione. A tale fine la Casa di Cura ha stabilito da oltre un ventennio un contratto di manutenzione con un ente qualificato in macchinari sanitari che è la Siemens Italia, che offe assistenza sia nelle riparazioni che nelle sostituzioni». Tra i reparti che spiccano all’interno della struttura ci sono sicuramente il reparto ortopedico e quello

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«Il fulcro assistenziale gravita sulla qualità degli operatori sanitari che svolgono la loro attività in sala operatoria. I continui aggiornamenti delle tecniche usate e l’esperienza, fatta dai grossi numeri delle casistiche operatorie, consentono di raggiungere ottimi risultati. La professionalità del personale paramedico, consolidata con anni di attività, è certamente vincente nella cura del paziente soprattutto perché affiancata da una grande dose di umanità». Un vantaggio per tutte quelle persone che erano costrette a “emigrare” fuori regione per avere un’assistenza adeguata. «Essere curati vicino casa offre certamente grossi vantaggi sia per la continuità del rapporto con i sanitari curanti sia per la più facile conoscenza fra medico e paziente. Essere un individuo piuttosto che un numero è cosa fondamentale per ottenere buoni risultati in medicina. I pazienti che si rivolgono alla casa di cura possono contare per la branca ortopedica su interventi di alta complessità quali sostituzioni protesiche sia di anca, ginocchio e spalla e su tutti gli interventi endoscopico ortopedici. Per la branca urologica vengono effettuati dalle più semplici litotomie urinarie ai più complessi interventi per tutte le patologie neoplastiche urinarie». La vostra Casa di cura è all’avanguardia anche per quello che riguarda il reparto ginecologico. Quali servizi offrite? «Per la sfera genitourinaria femminile si effettua tutto lo screening antitumorale, diagnosi e cura di tutte le patologie benigne, lo studio e il trattamento di disfunzioni endocrine, trattamento chirurgico delle patologie tumorali maligne e infine, per il settore uro ginecologico, studio e trattamenti medico e chirurgico delle disfunzioni urinarie». Tra le varie specializzazioni della struttura c’è anche la chirurgia oncologica. Sotto questo punto di vista quali sono gli esami e le cure che possono essere effettuati all’interno della casa di cura? «Per le patologie oncologiche si effettuano tutte le indagini di laboratorio, le valutazioni radiologiche, endoscopiche, ecografiche, bioptiche di uso corrente finalizzate alla preparazione all’in-


Vincenzo Cascini

Partendo del presupposto che la clinica vive sul territorio da 60 anni è facile intuire che almeno il 50% della popolazione ha avuto contatti nel tempo con la struttura

tervento necessario per il caso in questione. Per la terapia medica oncologica lo specialista oncologo della struttura fa riferimento a reparti specialistici della zona esistenti nel pubblico». Umanità e tecnologia. In che modo vengono coniugate queste due componenti anche a seguito della nascita dell’associazione di volontariato? «Partendo del presupposto che la clinica vive sul territorio da 60 anni è facile intuire che almeno il 50% della popolazione ha avuto contatti nel tempo con la struttura. Questi contatti, per lo più positivi, hanno determinato nella gente la consapevolezza di un punto stabile di riferimento avvalorato dal fatto che ben tre generazioni di medici Cascini hanno operato ed operano nella struttura. Di molti si conosce la storia famigliare, la situazione di vita, l’attività di lavoro e le possibilità economiche. Nasce quindi spontanea la necessità di stabilire un contatto con coloro che,

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anche al di là della specifica malattia, hanno bisogno di sostegno, di indirizzo, di consiglio, di aiuto per affrontare problemi che possono essere insormontabili per il singolo individuo». Dal punto di vista tecnologico quali sono le ultime novità che può vantare la struttura? «Le tecnologie richiedono continuo adeguamento. Al momento la clinica è dotata di una super TAC a 64 slice ad altissima definizione per indagini su tutti i distretti del corpo umano,un mammografo computerizzato di ultimissima generazione, due catene endoscopiche sia diagnostiche che operative, video endoscopia digestiva capsulare, diversi ecografi per ogni specialità presente, un litotritore in Eswl per le calcolosi urinarie, un laser chirurgico e per concludere la casa di cura dispone di un attrezzatissimo laboratorio di analisi che effettua praticamente tutti le indagini ematochimiche e biologiche in tempi brevissimi». CALABRIA 2012 • DOSSIER • 189


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