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OLIMPIADI 2026: AGGIORNAMENTI

erano in programma diversi interventi: la variazione del raggio di alcune curve; la creazione di un marciapiede, per far passare in sicurezza i pedoni, i residenti nella frazione; il rinnovo dell'impianto di illuminazione pubblica.

LA RICHIESTA

L'opposizione di alcuni cittadini, oltre a un ricorso al Tar del Lazio da parte del consorzio per l'acquedotto di Azzon, hanno indotto l'amministrazione comunale a chiedere al commissario di governo per le opere dei Mondiali di stralciare quegli interventi previsti e di dirottare le risorse economiche verso altri lavori pubblici. Così il tracciato della strada è stato solamente modificato, a monte delle ultime case di Gilardon, con l'eliminazione di due tornanti, sostituiti da una rampa quasi rettilinea. Più in alto sono state rifatte quasi tutte le curve della strada, ampliate per consentire un transito più agevole dei grossi autoarticolati, che hanno trasportato alle pendici della Tofana e del Col Druscié la grande quantità di installazioni, apparecchiature, materiale, utilizzati per i Mondiali. La strada provvisoria era stata parzialmente rimossa già alla fine dell'autunno, per impedirne l'utilizzo, per evitare che transitassero i veicoli. Poi è arrivata la neve, abbondante, che ha coperto tutto con una spessa coltre. Ora, che si avvicina la primavera, è stato ripreso l'intervento di rimozione. Marco Dibona © riproduzione riservata

Corriere delle Alpi | 3 marzo 2021

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L'accordo di programma servirà a fissare i costi della riqualificazione dell'impianto. Zaia: affidiamo noi lo studio di fattibilità Pista da bob, patto tra Regione e Comune Il Cio preme: opere in ritardo di due anni

di Francesco Dal Mas CORTINA La giunta regionale ha approvato lo schema di convenzione con il Comune di Cortina per definire i passaggi fondamentali della riqualificazione della pista da bob "Eugenio Monti", il simbolo delle Olimpiadi 2026. Ma bisogna correre, ci si è detti tra Venezia e Cortina, e tra Venezia e Milano. Il Cio, il Comitato olimpico internazionale, ha scritto in un recente documento che l'Italia è due anni in ritardo nella predisposizione delle opere rispetto alle città e ai Paesi che hanno ospitato i Giochi negli ultimi tempi. Lo sarebbe anche la pista di bob: Cortina sostanzialmente c'è con la progettazione di massima, il Veneto pure, ma manca ancora l'agenzia Infrastrutture Milano Cortina che deve portare avanti la realizzazione dell'opera. E manca soprattutto il commissario che faccia della pista e delle altre opere olimpiche ai piedi delle Tofane un altro caso esemplare di rapidità, com'è avvenuto con la ricostruzione del ponte Morandi. Dallo studio di fattibilità tecnica ed economica deciso ieri dalla Regione dovranno emergere chiaramente le condizioni e gli interventi necessari per riportare allo splendore una pista nata nel 1923, ristrutturata per ben quattro volte modificando lunghezza e curve, e che nel corso della storia ha ospitato campioni da tutto il mondo. «Sulle ceneri di questo tracciato nascerà la nuova pista che dimostrerà, a distanza di 70 anni dalle Olimpiadi del '56, di essere all'altezza dei prossimi giochi olimpici del 2026». Lo afferma il presidente della Regione, Luca Zaia, annunciando l'approvazione del provvedimento che interessa direttamente uno dei quattro siti di gara individuati nel territorio veneto ed inseriti nel Masterplan olimpico. A tutti gli effetti l'intervento di riqualificazione dell'impianto di bob di Cortina d'Ampezzo costituisce interesse pubblico nei tre livelli: comunale, regionale e nazionale in relazione all'attrattività di carattere turistico- sportivo che riveste come struttura di richiamo per tutto il territorio montano. «L'accordo di programma con l'amministrazione ampezzana è un passaggio fondamentale per mettere nero su bianco costi e benefici di un'infrastruttura strategica per tutto l'arco alpino, sia in termini sportivi sia in termini turistici», sottolinea il Governatore. «In Italia non esiste una pista per le discipline dello skeleton, del bob e dello slittino per cui credo, senza presunzione, che l'impianto ai piedi delle Tofane possa diventare una struttura polivalente di riferimento europeo per le Federazioni nazionali. Un'occasione per valorizzare il territorio, grazie agli interventi che trasformeranno le aree limitrofe alla pista in parco ludico-sportivo, completando così l'offerta turistica di Cortina». «Abbiamo la possibilità di far rinascere una pista dove crescere i giovani talenti dello slittino e che potenzialmente potrebbe generare un indotto complementare al comparto dello sci», continua Zaia. «La Regione intende fare la sua parte impegnando in bilancio 85 milioni di euro come investimento per le "Venues olimpiche" e affidando lo studio di fattibilità per l'intervento di riqualificazione della pista di bob. La soluzione più idonea sarà valutata congiuntamente con il Comune di Cortina, proprietario dell'impianto, per definirne con celerità l'attuazione». «Una infrastruttura destinata a durare»

La pista di bob, come tutte le altre opere olimpiche, deve essere pronta per l'inverno 2024/2025, quindi un anno prima dei Giochi 2026. La Regione Veneto ed il Comune di Cortina sono sicuri di farcela, ma attraverso un commissariamento che vada in deroga a tutta una serie di vincoli. Come è accaduto a Genova, dove dopo la tragedia del cedimento del ponte Morandi si è riusciti a ricostruire l'infrastruttura in tempi brevissimi, ovvero un anno. «La Eugenio Monti è un'infrastruttura sportiva da lasciare in eredità alle generazioni future e che completerà l'offerta turistica della Perla delle Dolomiti», commenta la vicepresidente della Regione e assessore alle Infrastrutture, Elisa De Berti. «Non è solamente un impegno morale in vista delle Olimpiadi invernali, ma intendiamo realizzare una struttura competitiva che abbia una possibilità di sviluppo post olimpico diventando un punto di riferimento nelle regioni alpine. Per questo, già in fase di candidatura, è stata sottoscritta una lettera di intenti tra il Veneto, la Lombardia e le Province autonome di Trento e Bolzano per supportare finanziariamente la pista ampezzana, dimostrando l'interesse congiunto di mantenere viva la disciplina veloce, assieme allo skeleton e allo slittino, ben oltre il 2026, evitando di ripetere gli errori del passato». L'assessore regionale Giampaolo Bottacin, dal canto suo, ha fatto sapere di essere stato nei giorni scorsi a Cortina per incontrarsi con il Comune e il rappresentante del Comitato olimpico internazionale Ivo Ferriani, che è anche presidente della Federazione internazionale di bob e skeleton. «È stata un'occasione per delineare chi fa che cosa e valutare le tempistiche così da avviare con celerità la fase di progettazione dell'intervento di riqualificazione dell'impianto attraverso un percorso che potrà portare grandi benefici a tutto il territorio bellunese», ha dichiarato Bottacin dopo l'incontro avvenuto in sala consiliare. Bottacin ha salutato come «un passo importante" la delibera approvata ieri.

Gazzettino | 3 marzo 2021

p. 5, edizione Belluno

L’annuncio di Zaia: “A tutta con il bob”

di Marco Dibona CORTINA L'IMPIANTO La Regione Veneto accelera i tempi per la redazione dello studio di fattibilità, per riqualificare la pista Eugenio Monti di Cortina, che dovrà accogliere le gare di bob, slittino e skeleton dei Giochi olimpici e paralimpici invernali 2026. Nel contempo prevede di impegnare 85 milioni di euro per questa operazione. Ieri la giunta regionale ha approvato lo schema di convenzione con il Comune di Cortina per definire i passaggi fondamentali. «Dallo studio di fattibilità tecnica ed economica dovranno emergere chiaramente le condizioni e gli interventi necessari per riportare alla luce una pista nata nel 1923, ristrutturata ben quattro volte modificando lunghezza e curve dice Luca Zaia, presidente del Veneto - sulle ceneri di questo tracciato nascerà la nuova pista che dimostrerà, a settant'anni dalle Olimpiadi del 1956, di essere all'altezza dei prossimi Giochi 2026». L'OBIETTIVO La pista di Ronco è una delle quattro Venue' di gara individuate nel territorio veneto e inserite nel masterplan olimpico. «A tutti gli effetti l'intervento di riqualificazione dell'impianto di bob costituisce interesse pubblico nei tre livelli: comunale, regionale e nazionale in relazione all'attrattività di carattere turistico sportivo, per tutto il territorio montano aggiunge Zaia - l'accordo di programma con l'amministrazione ampezzana è un passaggio fondamentale per mettere nero su bianco costi e benefici di un'infrastruttura strategica per tutto l'Arco Alpino, sia in termini sportivi sia in termini turistici. In Italia non esiste una pista per le discipline skeleton, bob e slittino per cui l'impianto ai piedi delle Tofane può diventare una struttura polivalente di riferimento europeo. Un'occasione per valorizzare il territorio, grazie agli interventi che trasformeranno le aree limitrofe alla pista in parco ludico-sportivo, completando così l'offerta turistica di Cortina». ITALIA SENZA STRUTTURA Da anni i campionati italiani delle tre discipline si svolgono a Igls, presso Innsbruck, in Austria, perché in Italia non c'è un impianto. «Abbiamo la possibilità di far rinascere una pista dove crescere i giovani talenti - continua Zaia - la Regione intende fare la sua parte, impegnando in bilancio 85 milioni di euro come investimento per le Venues Olimpiche' e affidando lo studio di fattibilità per riqualificare la pista di bob. La soluzione più idonea sarà valutata con il Comune di Cortina, proprietario dell'impianto, per definirne con celerità l'attuazione». EREDITÀ La vicepresidente veneta Elisa De Berti, assessore regionale alle infrastrutture, aggiunge: «La pista Eugenio Monti è un'infrastruttura sportiva da lasciare in eredità alle generazioni future e che completerà l'offerta turistica di Cortina. Non è solamente un impegno morale in vista delle Olimpiadi invernali, ma intendiamo realizzare una struttura competitiva, che abbia una possibilità di sviluppo post olimpico, diventando un punto di riferimento nelle regioni alpine. Per questo, già in fase di candidatura, è stata sottoscritta una lettera di intenti tra Veneto, Lombardia e Province autonome di Trento e Bolzano, per un supporto finanziario, dimostrando l'interesse congiunto di mantenere vive queste discipline, ben oltre il 2026, evitando di ripetere gli errori del passato».

«GRANDI BENEFICI» L'assessore Gianpaolo Bottacin ha commentato: «Abbiamo approvato una delibera che segna un passo importante per l'organizzazione degli eventi olimpici che si svolgeranno a Cortina. Abbiamo infatti promosso uno schema di accordo con il comune ampezzano per il coordinamento delle attività necessarie alla riqualificazione della pista Eugenio Monti. Proprio per parlare di questo, nei giorni scorsi, ci eravamo incontrati con il comune e con Ivo Ferriani, del Comitato olimpico internazionale, presidente della Federazione internazionale bob e skeleton. È stata un'occasione per delineare chi fa che cosa e valutare le tempistiche, così da avviare con celerità la riqualificazione dell'impianto, attraverso un percorso che potrà portare grandi benefici a tutto il territorio bellunese».

Gazzettino di Belluno | 3 marzo 2021

p. 5, edizione Belluno

Gidoni, per 18 anni direttore di pista: «Dobbiamo correre per non rischiare»

Di Marco Dibona L'ESPERTO CORTINA Agli incontri fra enti e amministrazioni, sul futuro della pista di bob di Cortina, ha partecipato l'ingegner Franco Gidoni. Quale sarà il suo ruolo? «Per diciott'anni sono stato direttore di pista, a Ronco, per cui la conosco bene. Porto soltanto i consigli di chi ha maturato questa esperienza. Sto in mezzo tra il dire e il fare e, su questo, richiamo l'attenzione. Non ho però alcun ruolo formale». Come si agirà, nell'aspetto tecnico, per progettare il nuovo impianto? «La Regione ha deciso di partire dalla definizione della linea ideale, dove passa il bob. Senza questa non puoi costruire la pista attorno. Si manterrà sostanzialmente il tracciato storico, come ubicazione delle curve, apportando però alcune modifiche, per adeguarsi a nuovi criteri di sicurezza, adattando l'impianto allo slittino e allo skeleton. In vista del 2026 si dovrà anche valutare se il bob rientrerà fra le specialità delle Paralimpiadi». Perché questa accelerazione della Regione? «Si è deciso che si va avanti, con l’intento di superare lo stallo della Agenzia delle infrastrutture olimpiche, non ancora operativa. Va fatto uno studio propedeutico, per passare poi al progetto esecutivo. Per ora si stanno misurando i raggi di curvatura e le pendenze dei rettilinei». I tempi sono sufficienti? «La pista deve essere pronta per l'autunno 2024, fra tre anni. Per tutta una serie di motivi ritengo che i tempi siano stretti; forse siamo già in ritardo. Bisogna tenere alta l'attenzione. Il governo deve nominare un commissario con pieni poteri, per realizzare le opere olimpiche: ormai i Giochi li abbiamo e dobbiamo darci da fare. Va pensato un modello ponte Morandi, con la nomina di un commissario, che possa agire legittimamente, in deroga. Per i danni della tempesta Vaia il commissario poté superare oltre un centinaio di leggi e norme. Deve esserci uno scatto in avanti del sistema Paese; cosa che non è avvenuta per Anas, che ha dovuto seguire l'iter consueto, per cui siamo ancora senza le varianti alla statale 51 di Alemagna». Come è pensata la macchina olimpica per il 2026? «C'è la Fondazione, che organizzerà i Giochi. C'è l'Agenzia per le infrastrutture, che deve materialmente realizzare le opere che servono. Fra le ipotesi, c'è quella di nominare commissario Luigi Valerio Sant'Andrea, che tanto bene ha operato per i Mondiali di sci alpino Cortina 2021. Spero che il governo si sbrighi». Basterà costruire la nuova pista per bob, slittino e skeleton, in vista dei Giochi 2026? «No, non basterà. Già quello è un impegno gravoso, perché bisogna tenere conto, nella programmazione, di lavorare otto mesi l'anno, non dodici. Un inverno come questo, con metri di neve, fa perdere almeno quattro mesi. E poi la pista non basta. A Cortina si è sgretolato tutto un mondo che c'era attorno, fatto di persone competenti, di lavoratori e di volontari. Una pista è un organismo che vive di molte componenti. Pensiamo ai recenti Mondiali di sci alpino: dietro c'è una macchina rodata, con decine di edizioni di Coppa del mondo alle spalle, soltanto per questo si è riusciti ad allestire le piste in brevissimo tempo, malgrado le nevicate. Lo stesso serve per il bob. In dodici anni di chiusura della pista si è persa una generazione di giovani bobisti. Bisogna ricreare tutto l'ambiente. L'obiettivo non può essere il 2026, ma si deve pensare di aprire prima possibile. Inoltre la pista non basta: per un impegno come le Olimpiadi servono aree contigue, bisogna ipotizzare infrastrutture e servizi per migliaia di spettatori».

L’Adige | 5 Marzo 2021

p. 9

Olimpiadi, treni e funivie per il Trentino

TRENTO Gettare la basi per la definizione di una programmazione che tenga conto delle esigenze straordinarie dettate dall'appuntamento di Milano Cortina 2026 e che però tracci una visione di più lungo termine dello sviluppo infrastrutturale delle Dolomiti, con un occhio di riguardo alla sostenibilità e alle generazioni future. È con questo obiettivo che le Associazioni degli industriali delle province di Belluno, Bolzano e Trento hanno deciso di affidare all'Università di Padova uno studio preliminare che definisca lo stato attuale e gli scenari pre e post Olimpiadi del sistema delle infrastrutture di trasporto di interesse per le province sulle quali insiste il Patrimonio Unesco: un insieme indivisibile, che ricade in tre diverse aree amministrative che devono però dialogare e cooperare per una visione e una progettualità condivisa. Con due orizzonti temporali: quello del 2026, anno delle Olimpiadi, e quello di più lungo periodo, almeno trentennale.Il contratto attraverso il quale Confindustria Belluno Dolomiti, Assoimprenditori Alto Adige e Confindustria Trento commissionano la ricerca al Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale - Icea dell'Università degli Studi di Padova è stato siglato dai presidenti delle tre associazioni Maria Lorraine Berton, Federico Giudiceandrea, Fausto Manzana, e dal direttore del dipartimento, Carlo Pellegrino.«È un impegno che desideriamo perseguire non solo nell'interesse delle comunità che oggi abitano il territorio dolomitico, ma anche per le generazioni che verranno, nei confronti delle quali abbiamo una grande responsabilità - dichiara Manzana, presidente di Confindustria Trento -. Lo sviluppo infrastrutturale di questa parte di territorio, anche ma non solo in vista delle Olimpiadi 2026, dovrà essere immaginato e realizzato tenendo bene a mente che si tratta di un'eredità che lasciamo a chi verrà dopo di noi». «Quella che si è costituita è una vera e propria task-force - afferma Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti -. Vogliamo rendere ancora più incisiva la nostra azione sul fronte delle infrastrutture materiali e immateriali necessarie all'intera area dolomitica. Per farlo, stiamo mettendo le basi a una grande piattaforma comune. Se davvero vogliamo essere efficaci dobbiamo guardare al territorio nel suo complesso, superando i confini amministrativi e confrontandoci alla pari, soprattutto se parliamo di programmazione». «Intendiamo dare un contributo diretto assumendo un ruolo propositivo e preparando le nostre realtà alle sfide future - aggiunge il presidente di Assoimprenditori Alto Adige Giudiceandrea -. Lo studio offrirà un'interpretazione coordinata di fenomeni che sono volano di sviluppo dell'economia dei territori montani interessati: se sapremo gestirli in maniera corretta, saranno un'opportunità per promuovere in modo sostenibile i nostri territori».A livello nazionale Confindustria ha creato un gruppo di lavoro sulle infrastrutture con un focus su sport e grandi eventi di cui Paolo Mazzalai, ex presidente di Confindustria Trento, è coordinatore. «Oggi quello che più importa riguarda le Olimpiadi del 2026 che sono non domani, ma oggi pomeriggio. Bisogna partire in fretta, perché per le infrastrutture deve passare del tempo dalla pianificazione alla realizzazione. Noi in quest'ottica puntiamo a uno sviluppo socio-economico sostenibile delle aree interessate, che devono essere servite da infrastrutture utili adesso ma anche in futuro. Insomma, è fondamentale che ciò che si eralizza sia utilizzabile anche dopo dal territorio così da rendere gli investimenti utili. Noi ci siamo inventati l'approccio sull'area dolomitica, in cui per l'appuntamento olimpico agisce ora una Fondazione che si preoccupa dell'evento in sè, e una agenzia che si occupa di infrastrutture. Il budget è di 1 miliardo di euro attualmente, di cui 500 milioni per la Lombardia e altrettanti per l'area dolomitica che verte su tre province, Trento, Bolzano e Belluno» sottolinea Mazzalai.«Noi non abbiamo come Confindustria la missione di fare politica, ma vogliamo dare un contributo di idee. Su scelte strategiche per il territorio ci siamo inventati di immaginare una visione sull'intera area delle Dolomiti con interventi omogenei e iniziative accoppiate a una visione di medio-lungo termine» assicura Mazzalai. Per l'ex numero uno di Confindustria, «nel 1956 le olimpiadi di Cortina hanno fatto da traino per decenni a seguire ora ragioniamo su un'area più vasta e occorre capire quali idee sviluppare per il futuro» assicura Mazzalai. Lo studio assegnato a Padova indicherà concretamente le soluzioni, ma Mazzalai già chiarisce quale sarà la cornice all'interno della quale Confindustria chiede di muoversi: «Ci saranno proposte di accessi all'area dolomitica in modo coordinato con una sensibilità elevata verso un territorio che potrebbe avere una spinta turistica enorme, visto che per la diretta della cerimonia inaugurale si parla di oltre un miliardo di spettatori attesi per la diretta». Il tema fondamentale resta quello di conciliare l'ambiente con lo sviluppo infrastrutturale e l'accesso a un'area sensibile e allo stesso turistica. «Dovremo rivedere i metodi per l'arrivo nell'area, con un passaggio dall'accesso col mezzo privato a un sistema pubblico che possa sposarsi con gli impianti di risalita per togliere CO2 da quell'area. Occorre fare uno studio a medio termine per vedere come suddividere il traffico tra pubblico e privato, salvaguardando le aree in quota» assicura Mazzalai. «Se si riuscisse a chiudere il cerchio ferroviario Trento Bolzano Brunico Bressanone fino a Cortina, Belluno, la Valsugana e poi di nuovo Trento ci sarebbe un ring ferroviario con un alleggerimento del traffico privato. Si devono poi potenziare i sistemi di trasporto alternativo come i trasporti a fune e adattare la portata dei mezzi pubblici in base alla necessità». Nello studio si potrebbero ipotizzare collegamenti transvallivi «per evitare di portare il traffico di trasferimento in quota per chi sale al passo solo per poi ridiscendere nella valle vicina. Se al Sella trovi centinaia di auto non va bene. In Svizzera fanno tunnel dove le valli si avvicinano» aggiunge Mazzalai. Che spiega come «la vera difficoltà sia quella dei tempi, occorre accelerare». A. Con.

L’Adige | 6 Marzo 2021

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