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NOTIZIE DAL CORPO NAZIONALE DEL SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO
BELLUNO In vacanza, sulle Dolomiti, magari con il passaporto vaccinale per gli stranieri. Gli operatori turistici delle Dolomiti, seppure in lockdown, preparano l'estate. Fiduciosi che si ripeterà quello dell'anno scorso. Ma sono ancora tanti i nodi da sciogliere. Sono sempre più numerose le prenotazioni che arrivano da Israele, primo paese Covid free. Lo confermano un po' tutti i rifugisti delle Dolomiti, che in queste settimane ricevono prenotazioni di israeliani affascinati dalle Dolomiti Unesco. «Il problema, semmai, sono i tedeschi, il nostro tradizionale mercato di riferimento», ammette Walter De Cassan, presidente di Federalberghi. «Speriamo che siano un buon segnale per le ormai prossime aperture in Tiriolo». Le Dolomiti, dunque stanno programmando l'estate. «Con qualche angoscia», precisa Renzo Minella, a capo degli impiantisti Anef, «perché i ristori (o sostegni) ancora non si vedono all'orizzonte e ci sono tanti operatori davvero in difficoltà». Gli stessi impiantisti lo sono, perché non hanno le risorse per provvedere alla manutenzione. «Certo è che la maggior parte delle società», fa sapere Minella, «hanno deciso di aprire in giugno, sperando che si ritorni in zona gialla, se non addirittura bianca, e che cominci a muoversi anche l'estero. Però...». Minella fa una pausa. «Però», anticipa, «non siamo così sicuri di poter aprire come da programma, perché mancano ancora le linee guida. È evidente che non ci potranno essere applicate le stesse misure dell'inverno. Mascherine e distanziamento sì, forse anche il tetto della copertura al 50%, ma altri vincoli proprio no. Noi siamo fermi dai primi di marzo 2020 e abbiamo bisogno di lavorare. E di farlo a pieno ritmo». Le prenotazioni dall'Italia non mancano. Anche alberghiere, ma soprattutto in affitto. I Consorzi turisti sono al lavoro già da tempo. «Rocca Pietore Marmolada sta lavorando da tempo per avere un'offerta turistica integrata, dando la possibilità agli ospiti dell'area di prenotare delle esperienze direttamente sul sito www.visitmarmolada.com», informa Lucia Farenzena, coordinatrice del Consorzio. «Ci sono poi tre appuntamenti alla settimana che permettono agli ospiti delle strutture ricettive di fare delle attività con guide autorizzate gratuitamente. Quello che ci piacerebbe è far vivere ai villeggianti esperienze a contatto con la natura che rendano la loro vacanza unica. Abbiamo voluto selezionare proprio dei punti "meno commerciali" ma unici che vanno assolutamente visitati». Un esempio? «Quest'estate», informa a sua volta Antonella Schena del Consorzio Val Biois, «ci sarà un nuovo percorso bike che permetterà di unire l'anello delle pale di San Martino. I percorsi saranno snodati nella Ski Area San Pellegrino tra le Buse e il Col Margherita. Attraverso l'apertura della cabinovia e della seggiovia Molino -Laresei sarà possibile effettuare il percorso acquistando lo skipass Dolomiti super summer». A metà giugno sarà proposta la festa di primavera "El bon de l'ansuda", un week end dedicato alle erbe spontanee e alle tradizioni delle Dolomiti e durante l'estate ci sarà la terza edizione del concerto con l'orchestra sinfonica del maestro Diego Basso presso Le Buse». Anche il Consorzio Val di Zoldo Turismo, ha preparato un programma di attività all'aria aperta con le guide alpine e di mezza montagna e con insegnanti di yoga. «Saranno programmate attività di canyoning, arrampicata, escursioni di media difficoltà», anticipa Marzia Balestra, presidente del Consorzio, «attività per famiglia con bambini, lezioni di yoga, tutto evidentemente nel rispetto delle normative Covid che ci saranno nel periodo» . --francesco dal mas© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 3 marzo 2021
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Alleanza tra Cnsas e truppe alpine «Ora la montagna è più sicura»
di Francesco Dal Mas BELLUNO Nuove alleanze per il soccorso in montagna. Gli alpini collaboreranno con i volontari del Cnsas. «Ritorniamo all'antico, alla cooperazione fondativa delle nostre esperienze», commentano soddisfatti il delegato provinciale Alex Barattin e quello regionale Rodolfo Selenati. «È un'alleanza pensata per rimettere in sicurezza le terre alte, non solo gli appassionati che in determinate condizioni si trovano bisognosi di aiuto», specificano i due referenti del Cnsas. Il Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico e il Comando truppe alpine dell'Esercito hanno firmato ieri un importante accordo tecnico, per istituzionalizzare e incrementare la stretta collaborazione operativa e addestrativa nell'ambito del soccorso alpino sul territorio nazionale. Il documento è stato siglato a Bolzano dal presidente del Soccorso alpino Maurizio Dellantonio e dal comandante delle Truppe alpine, generale Claudio Berto. L'accordo nasce dopo una pluri-decennale collaborazione fra soccorso alpino e alpini: due realtà che hanno saputo creare un unicum di grande efficacia, distinguendosi in tanti interventi e scenari operativi per la sicurezza in montagna. La firma dell'accordo rafforza questo legame, sancendo la nascita di un protocollo operativo che non potrà che avere risvolti positivi in tutte
quelle situazioni dove è necessario portare soccorso specializzato a persone in pericolo di vita in territorio impervio o montano. «Se nel passato la cooperazione è avvenuta nelle grandi emergenze, d'ora in avanti», affermano Selenati e Barattin, «avverrà anche nella quotidianità degli interventi più importanti». Saranno dunque rafforzate le collaborazioni nella attività formative, addestrative e operative in ambiente montano. E sarà avviato - a livello di soccorso - un piano di attivazione congiunto fra il Soccorso alpino e le Truppe alpine, che andranno a intervenire fianco a fianco in numerosi interventi di soccorso in ambiente montano e impervio. Queste operazioni congiunte avverranno a favore del soccorso di carattere sanitario e non sanitario, per il recupero di persone in imminente pericolo di vita, la ricerca e soccorso di persone disperse in territorio montano e zone impervie, anche nell'ambito degli interventi di Protezione Civile. «È un'esigenza che sarà sempre più impegnativa», prevedono Barattin e Selenati, «considerata la grande quantità di persone che frequentano la montagna, anche a seguito dei diversi lockdown della pandemia». Secondo quanto previsto dalla legge, il coordinamento e la direzione delle operazioni spetteranno al Cnsas e le Truppe alpine parteciperanno con proprio personale tecnico e squadre specializzate nel soccorso alpino militare. Il contributo alle operazioni verrà espresso, sotto il coordinamento delle Brigate alpine, da parte dei diversi Comandi, tra i quali il 7° Alpini di Belluno. «Le Truppe alpine che riconoscono nel Cnsas un pilastro della sicurezza e del soccorso in montagna e una eccellenza del nostro Paese, mettono a disposizione la professionalità, l'entusiasmo e le tecnologie di cui dispongono, per far fronte alle emergenze», ha detto il generale Claudio Berto, comandante delle Truppe alpine dell'Esercito. «Quest'accordo rilancia ulteriormente una collaborazione proficua, aumentandone la portata e le ricadute per i cittadini, gli abitanti delle montagne, l'utenza turistica. In numerose parti d'Italia avremo squadre miste militari/civili, nel segno della più estesa sinergia», conclude Dellantonio, presidente Cnsas.
Corriere delle Alpi | 23 Marzo 2021
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Boom di interventi nell'anno del Covid «In montagna troppi inesperti»
Cristina Contento Belluno Sfinito, non allenato o incapace, in ritardo o disperso, poco informato: look easy, fra i 30 e i 60 anni, italiano. È l'identikit dell'escursionista che nel 2020 è stato soccorso dal Cnsas in lungo e in largo tra cime, crode e boschi delle Dolomiti.Nel 2020, anno del Covid, gli interventi di soccorso sono aumentati: i dati presentati dal Soccorso alpino ieri mattina parlano di un +16% di interventi da parte delle varie delegazioni e 1.086 persone salvate in 1.054 missioni. Di queste, 787 interventi sono stati operati dalla delegazione Dolomiti Bellunesi.Insomma, il Covid non ha fermato il turista della montagna, tutt'altro: sembra che il lockdown non sia esistito. «L'aria fresca e il fatto di essere stati chiusi tre mesi ha scatenato una corsa alla montagna», ha spiegato il presidente veneto del Cnsas Rodolfo Selenati. «Saranno stati quei due o tre mesi di reclusione che hanno spinto la voglia di libertà, perchè nei mesi successivi è ripresa la corsa alla montagna».«Vorrei fare una considerazione sull'incremento di soccorsi», sottolinea Selenati, «il 35,33% dei casi è dovuto a mancanza di preparazione, perdita di orientamento e ritardi. E denota quel che continuiamo a predicare e che ha detto anche il presidente del Cai Veneto Renato Frigo: per andare in montagna bisogna essere preparati, avere l'attrezzatura adeguata, pianificare le escursioni. Le gite vanno preparate, altrimenti ci sono problemi».I numeri nell'anno del covidSono stati 546 i feriti, due i dispersi, 49 i deceduti (32 in provincia), ben 490 le persone soccorse che erano illese, «circa il 45% del totale e ancora in aumento rispetto al 2019, con un 14% in più», ha sottolineato il capo della delegazione bellunese Alex Barattin. «Difficile a questo punto non concludere che sia in aumento la tendenza ad affrontare la montagna con metodologia irresponsabile e senza un minimo di preparazione fisica, consapevoli forse di poter contare su un efficiente sistema di soccorso», ha concluso il Cnsas con amarezza, dal momento che il soccorso sanitario così viene distolto da altri settori. «Chi chiama per un recupero in elisoccorso o via terra impegna il soccorso: dobbiamo diffondere ancora di più l'informazione giusta per diminuire il dato». Ma c'è di più: il 90,8% dei salvati non è assicurato o iscritto al Cai, dunque si vede recapitare la fattura dall'Usl (per gli illesi il costo di un minuto di elicottero rasenta i 100 euro).Oltre 600 interventi alla voce "escursionismo" (+15%), che con il 54,5% di soccorsi soppianta alpinismo (6,7%), ferrate (6%), sci di pista (67 a impianti chiusi) e scialpinismo, tutti sotto quota cento. Le new entry sono mountain bike ed ebike: «In forte ripresa gli incidenti con un 5,2%. Anche per le e-bike, serve preparazione, non si guidano a caso. Un appello lo facciamo anche ai noleggiatori», continua Barattin. Spazio anche agli incidenti sul lavoro nei boschi: «Non tanto operai di ditte, ma boscaioli per hobby, cioè proprietari di terreno che tagliano legna e si fanno male».L'elicottero è volato 242 volte su 365 giorni contro per esempio le 45 di Verona e le 40 di Treviso.le cause degli infortuniPiù di un soccorso su tre è ascrivibile a mancata preparazione fisica e psicofisica, perdita d'orientamento, incapacità e ritardi: 35,3%, in netto aumento rispetto al 32.5% del 2019. Poi ci sono i "malori", da addebitare a diverse cause: si attestano al 10.30%. Cadute e scivolate scendono al 34.70% (- 2% rispetto al 2019). Una lancia viene invece spezzata per lo scialpinismo che, soggetto al pericolo valanghe, registra un 2%, ampiamente inferiore alle altre attività, ma in sensibile aumento rispetto al 2019, «vista la notevole presenza di utenti che si sono riversati sull'attività a impianti chiusi».Occhio ai mesi "caldi"Neanche
a dirlo, agosto è stato il mese "rovente" con 207 soccorsi. Dagli 81 casi di gennaio, si è scesi ai 70 di febbraio e ai 29 di marzo (mese del lockdown); ad aprile si risale a 45 casi, quindi 52 a maggio e 80 a giugno. L'impennata inizia da luglio con 151 casi, agosto appunto con 207, poi la discesa: 124 a settembre, 38 a ottobre (mese di chiusure), nuova risalita a novembre (62 casi) e a dicembre con 115 casi. L'anno del Covid la fa da padrone anche nel confronto con i precedenti: agosto 2020 è secondo solo a quello del 2019. Paradossalmente, a dicembre, a impianti chiusi, la colonnina degli interventi è la più alta negli ultimi 5 anni. Gli altri interventiQuelli a carattere sanitario sono stati 888. Ma il 2020 ha visto il Cnsas impegnato anche in lavori di protezione civile: 155, dovuti essenzialmente all'emergenza per la pandemia da SAR CoV2 e alle emergenze meteo che si sono susseguite in Veneto l'anno scorso, «impegnando l'intera struttura del Sasv a uno sforzo abnorme che ha messo a dura prova i volontari». Non manca neppure il lavoro "sociale" del Cnsas: l'anno scorso i volontari hanno trattato almeno dieci casi di autolesionismo e altri cinque di disagio sociale. «Nell'ultimo anno questi i disagi si sono ripresentati con veemenza, questo ci fa capire che in montagna bisogna avere i servizi fondamentali, altrimenti la gente si sente abbandonata. Anche noi ci troviamo davanti a nuove situazioni da dover gestire e l'aspetto psicologico è importante».i primi mesi del 2021L'emergenza neve l'ha fatta da padrona. Le squadre hanno lavorato per lo sgombero dei tetti, in questi mesi, un po' in tutte le vallate. --© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 23 Marzo 2021
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Cartoon nelle scuole e una cartografia unica
Belluno Sensibilizzazione e cultura della montagna fin dalle scuole e una cartografia unica in uso a tutti gli enti di soccorso nel Nordest, che è la più usata anche dall'utenza.Sono i due punti su cui punta il Soccorso alpino per implementare l'efficienza del servizio ma anche per migliorare l'efficacia dei messaggi che invitano i fruitori delle cime a una più cosciente consapevolezza.Una iniziativa è rivolta a un progetto di prevenzione sponsorizzato da Karpos, sponsor storico del Cnsas: una sorta di cartone animato per il culto dell'attenzione e la preparazione alla montagna. «Abbiamo pensato di fare qualcosa da portare nelle scuole di ogni grado, dalle elementari alle superiori», spiega Selenati. «Karpos ci ha sponsorizzato questo lavoro e il progetto è giunto alla fine. Filmati, cartoon per ragazzi e bambini da presentare nelle scuole».Alessandro Specogna, direttore commerciale di Tabacco. ha spiegato con Alex Barattin la collaborazione con convenzione diretta. «che ci permette di poter usare una delle cartografie più usata nel nord Italia». Nei prossimi due anni anche il «Nordest utilizzerà la nostra cartografia, che è utilizzata anche dagli escursionisti. Alla fine parleremo una lingua sola». Continua anche la mappatura degli ostacoli al volo: «Si concretizza con un portale una banca dati molto importante non solo della Regione ma anche di altri enti».
Corriere delle Alpi | 23 Marzo 2021
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In media 5 volontari per missione e 26mila ore di impegno totale
i dati Ben 5.195 volontari impiegati con una media di circa cinque volontari per intervento, per un totale di 25.941 ore di soccorso. Ma nel 2020 le varie attività del Soccorso alpino hanno impiegato i volontari delle 28 stazioni venete per 89.753 ore: circa il 29% è destinato alle operazioni di soccorso, il restante 71% è servito per la gestione delle stazioni e la formazione personale e di squadra.Un 71% che «mette in luce un particolare di estrema importanza per l'efficacia e il successo dei nostri interventi, ovvero che, per ogni "momento" dedicato al singolo intervento, ne vengono impegnati altri tre in termini di addestramento, preparazione e formazione, anche se di fatto quest'anno abbiamo avuto un dato leggermente inferiore, poiché abbiamo eseguito solo attività formative indispensabile», spiegano sia Barattin sia Selenati.La prevenzione, quindi, assume un rilievo fondamentale e in questo senso il Sasv nel 2020 si è speso per allargare una cultura della montagna, promuovendo svariati eventi via web e tralasciando, purtroppo, le dimostrazioni, gli eventi fieristici e pure le dimostrazioni nelle scuole causa emergenza. Gli eventi web e sui social hanno colto l'attenzione di 68mila utenti che interagiscono costantemente.Il valore della formazione trova conferma negli impegni di bilancio. La spesa corrente, ovvero le somme che vengono spese per il funzionamento corrente del Cnsas in base alla convenzione con la Sanità del Veneto, è pari a 700 mila euro. «Salta subito agli occhi», dicono Barattin e Selenati, «il "peso" della formazione dei nostri soccorritori sul bilancio consuntivo; il 20 per cento dell'intero bilancio viene destinato alla formazione del personale seguendo con scrupolo il Piano Formativo elaborato dalla nostra Scuola Regionale; formazione che trascina inevitabilmente al 17% la spesa totale per l'acquisto di materiale alpinistico e dei dispositivi