In viaggio

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In viaggio

RezzatoBs

Spostarsi sulla terra, in cielo, sull’acqua o con la fantasia nei disegni della PInAC

FONDAZIONE

In viaggio


Quaderno-catalogo n. 27 anno XVI Collana della Fondazione PInAC GLI OCCHI LE MANI A cura di Elena Pasetti e Massimiliano Vitali ISBN 978-88-942856-0-4

Testi di

In collaborazione con

Mariella Foresti

presidente Fondazione PInAC Fausto De Stefani

alpinista

Gholam Najafi

scrittore

Massimiliano Vitali

responsabile dei servizi educativi PInAC

Traduzioni Elena Tognoli, Tempe Nell, Sarah McEvoy Grafica Luisa Goglio, Michela Lodrini Web editor Massimiliano Vitali, Elena Tognoli Accoglienza Nicola Arti, Francesca Foresti, Luca Reboldi Servizi educativi Elena Tognoli, Massimiliano Vitali Internships Giulia Civetta, Miriam Kaldas Khela Kaldas, Smita Serpico Proposta bibliografica Marina Parma

Grazie a Sabrina Giarratana

scrittrice, per la filastrocca tratta da Filastrocche in valigia, viaggi dell’andata e del ritorno, Nuove Edizioni Romane 2009 Gianni Trotter

presidente Una Strada Onlus, per la mediazione linguistica con Gholam Najafi Dario Gasparo

docente di Trieste, per il corto Migrazioni Associazione Avisco

per i corti Il barbaro e Viaggio

Con il patrocinio di

Con il sostegno di


In viaggio

RezzatoBs

Fondazione

Spostarsi sulla terra, in cielo, sull’acqua o con la fantasia nei disegni della PInAC


Dentro il viaggio, punti fermi

I

l titolo della nuova mostra PinAC è In viaggio, non Il viaggio. Rimanda a un verbo – il più immediato, essere – e naturalmente a un soggetto – viaggiatore, viandante –. Tutto è viaggio. Crescere, conoscere, cambiare; capire, accettare, lasciar andare: il viaggio è la grande universale metafora della vita. Le persone, le istituzioni, le società sono sempre in cammino sui percorsi più diversi: talvolta voluti, come le rotte verticali e solidali di Fausto De Stefani alpinista o la scelta di avere a Rezzato la casa dei disegni e dei diritti dei bambini del mondo; talvolta imposti dalle circostanze e dalla storia: come gli anni serviti a Gholan Najafi, decenne migrante solo, per arrivare dall’Afghanistan a Venezia dove oggi lavora, studia e scrive la storia delle sue incredibili vite. È possibile individuare alcuni punti fermi della condizione di viaggiatore? Il movimento verso un altrove (dove vado, obiettivi); la necessità di staccarsi (cosa lascio); la scelta del bagaglio essenziale (le priorità: cosa porto). Aiutano una certa disponibilità a perdersi, l’attenzione, lo sguardo duplice che mentre tiene ferma la destinazione esplora i nuovi scenari e la precisa consapevolezza dei due collegati significati di errare. Se non puoi deviare, col rischio di smarrirti e l’opportunità di allargare gli orizzonti, non è vero viaggio, è marcia forzata. Il fotoreporter statunitense Steve McCurry quando arriva in un luogo nuovo da fotografare come prima cosa esce – dall’albergo? da sé? – e guarda, guarda con contemplazione attiva, lasciando che le cose gli vengano incontro. Lì nascono le belle immagini, sostiene. 4


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Anche il viaggio esperto della Direzione nei cassetti dell’archivio storico PInAC ha portato alla bella scelta delle immagini del catalogo. Ogni opera in mostra propone una finestra sul mondo e un viaggio ad altezza di bambino. Vi aspettiamo di persona: segno di riconoscimento l’amore per l’eguale diritto di tutti i bambini e le bambine, di qualsiasi latitudine e colore, all’espressione di sé, alla bellezza e alla pace. A tutti l’augurio che ogni giorno sia un viaggio di nozze con noi stessi e col mondo, alla ricerca non solo di esotici altrove ma soprattutto di concreti qui e ora, di domani e posdomani amorevoli e sensati, forti perché pacifici e pacificatori. mariella foresti Presidente Fondazione PInAC

Inside the journey, fixed points The title of the latest PInAC exhibition is “En voyage”, not “The voyage”. It connects to a verb – the most immediate one, to be – and of course to a subject – the traveller, the wayfarer–. Everything is a voyage. Growing up, getting to know things, changing, understanding, accepting, letting go: the voyage is the great and universal metaphor for life.

People, institutions, societies are always en route along different paths: sometimes the routes have been sought, like the vertical and charitable routes of the alpinist Fausto De Stefani, or the path that brought PInAC – the house of the drawings and the rights of the children of the world – to Rezzato. Other times they have been imposed by history and


other circumstances: like the years that, when he was ten and migrating by himself, Gholam Najafi needed to go from Afghanistan to Venice, where he now works, studies and writes the story of his incredible life. Is it possible to identify some fixed points on the condition of a traveller? Moving towards an elsewhere (where I go and the aims of the journey); the necessity to let go (what I leave behind); the choice of what luggage is essential (the priorities: what I take). The willingness to get lost and to pay attention, the dual sight that, while being focused on the final destination, explores new scenarios, wanders and makes mistakes; these are all skills that help the traveller. If you are not able to divert, to take the risk of losing your way but in doing so create opportunities that widen your horizons, it is not a real journey, it is a forced march. When the US photo-reporter Steve McCurry arrives in a place to photograph, the first thing he does is to get out – from the hotel? from himself? – and look, actively contemplating and

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letting things go towards him. He argues that it is there and then that good images are born. The skillful journey undertaken by PInAC Direction throughout the drawers of the PInAC historic archive resulted in the beautiful selection of drawings in this catalogue. Each exhibited artwork opens a window on the world and a childsize journey. We wait for you: your presence is a sign of love and the acknowledgment of children’s equal rights to express themselves and their right to beauty and peace, no matter their gender, latitude or ethnicity. We wish you all to undertake every day a honeymoon with yourself and with the world, looking not only for an exotic elsewhere, but above all seeking a tangible here and now, for loving and meaningful tomorrows and after-tomorrows, whose strength lie in their ability to be peaceful and to bring peace. Mariella Foresti President of Fondazione PInAC


Il viaggio migrante

H

o scoperto da bambino di essere un grande sognatore, tutto è nato nella cascina Rossa, a Castelnuovo di Asola (MN). Entrando nello sguardo di Mandelo, sebbene non avesse pedalato oltre i sentieri, le aie e le campagne della bassa mantovana, si riusciva ad alzarsi da terra e a condurre trasvolate sopra il mondo. Mandelo era un vagabondo, coperto da un tabarro e ricoperto dall’appellativo frettoloso di “poveruomo”. Passava di paese in paese e si fermava nel tempo di una sera a raccogliere bambini e racconti dentro una stalla. Stelle e sogni sopra un giaciglio di paglia. Si faceva bastare una scodella di minestra in cambio… dell’abilità con cui aggiustava e recuperava cose rotte o sul punto di essere scartate. Attraversava strade precarie, dove capitava che la gente si tenesse e lo tenesse in disparte, allineata sul ciglio delle proprie posizioni fatte di diffidenza, di pregiudizi e di miopia, ma portava con sé tutto l’occorrente. Non si trattava tanto e solo degli attrezzi e dei materiali di risulta sparsi sul portapacchi della sua bicicletta sgangherata, quanto piuttosto dei segreti per trovare il proprio posto nel mondo. Dentro e lungo il percorso Mandelo, l’escluso, non escludeva: chiamava a raccolta i bambini, attorno a sé, e li rendeva compagni di viaggio. Dal suo sguardo e dalla sua voce partiva una mongolfiera che superava i limiti e cancellava i confini. Mandelo era un solitario, ma non ha permesso al sogno di vivere in solitudine: l’ha messo a disposizione e in ascolto.

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Un viaggio simile fa addentrare negli aliti di fiato che lo dirigono, nei sorrisi che lo allargano, nei passi che lo hanno messo in movimento a partire dal cuore, e che poi lo riportano allo stesso posto. Si viaggia là dove si cercano significati e valori, là dove si impara a conoscere sé stessi attraverso gli altri e la natura, là dove ci si incontra e si entra in relazione, là dove si creano legami. In quei racconti e percorsi su strade e sentieri ricchi di incognite, dovevi mantenere bocca e occhi aperti all’incanto. Il sogno è una stella trovata nell’immensità e scelta tra le altre stelle. Mandelo è stato il mio ispiratore, il mio provocatore invogliandomi e spronandomi a vedere al di là delle apparenze, a osservare le varie sfaccettature delle cose, a spingermi e a immergermi nello spazio e nel tempo, a conoscere gli altri e il mondo per conoscere me stesso. L’intensità con cui ha amato e sofferto, le emozioni con cui e per cui ha vissuto… in una parola: la sua esistenza è stata invito a partire, a farsi viandante, rendersi un libro aperto, le cui pagine sono sottili come sfoglie di legno, tenute assieme da una corda di canapa come se fossero impacchettate. I nodi che legano il libro e che quasi lo sigillano lasciano intendere che non lo si può aprire se non scoprendo i segreti da sé. FAUSTO DE STEFANI alpinista – fotografo – ambientalista

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The migrant journey I discovered when I was a kid that I was a great dreamer; everything started in the Red farmhouse in Castelnuovo di Asola (Mantua). By seeing the world through Mandelo’s eyes, even though he had not pedalled beyond the paths, the farmyards and the countryside of southern Mantua, you could rise above the ground and fly across the world. Mandelo was a vagabond, he wore a tabard, and was referred to as “poor man”. He would pass from village to village, stop over for one night to gather children for stories in a stable. Stars and dreams above a straw bed. A bowl of soup in exchange for his ability to fix and salvage things that were broken or about to be discarded was enough for him. He would cross precarious roads, where people kept away from him or kept him away, lined up on the edge of their own outlooks made up of diffidence, prejudice, and shortsightedness; but he would nevertheless take with him all that was necessary. It wasn’t much, and it wasn’t just about the materials and tools scattered on the rack of his rickety bike; it was instead about the secret of finding your own place in the world. Inside and along the path, Mandelo, the excluded, wouldn’t exclude people: he would gather children around him, and make them his travel companions. From his sight and his voice would depart a hot-air balloon that would overcome limits and remove borders.

Mandelo was a solitary person, but wouldn’t allow his dreams to live in solitude: he made them available and ready for listening to. A trip such this makes you go into the breath that leads up to it, the smiles that make it broader, the steps that make it move starting from the heart, and taking it back to the same place. You travel where you look for meaning and values, where you meet each other and you connect, where you create bonds. On those stories and paths along roads lined with the unknown, you had to keep your mouth and eyes open to wonder. The dream is a star found in the immensity, and chosen among other stars. Mandelo was my inspirer, my provoker who spurred me to see beyond appearances, to observe the multi-faceted nature of things, pushing me to immerse myself in space and time, to get to know the world and other people in order to know myself. The intensity in which he loved and suffered, the emotions that he lived with and for… in other words, his existence, was an invitation to leave, to become a wanderer, an open book whose pages are as thin as leaves of wood, kept together by a hemp rope as if they were wrapped up. The knots that tie the book and nearly seal it, suggest it can’t be opened unless you discover its secrets by yourself. Fausto De Stefani Alpinist – photographer – environmentalist


Gholam piccolo pastore

N

on avevo ancora 5 anni quando mi son messo in viaggio per le montagne intorno a casa mia in Afghanistan. Il mio era il viaggio di un piccolo pastore che, con un gregge di agnelli e caprette piccoli come lui, si allontanava per la prima volta dalla propria casa di fango per conoscere la natura del mondo e diventare grande. Poi l’incarico divenne un lavoro vero e proprio… A ogni animale avevo dato un nome per poterli riconoscere e diventare loro amico. Prima di partire mia mamma Anar, che significa “melograno”, mi preparava il fagottino del cibo, pane e yogurt, che mi doveva bastare per tutta la giornata fino a sera. Correvo lungo i sentieri verso le montagne più alte con quelle mie gambette che presto si stancavano. Così sentivo di avere una grande responsabilità ed ero orgoglioso di tenere il gregge dei piccolini sotto il mio controllo, in modo che non sentissero la mancanza delle proprie mamme. E andavamo, quasi alla ventura, alla ricerca dei luoghi più fertili, di prati fioriti dove potersi saziare e dissetare. Una gioia per loro e una grande sensazione di libertà per me trovarmi da solo nella natura senza che qualcuno mi comandasse! A mezzogiorno arrivavamo a una sorgente dove il gregge si dissetava e riposava, mentre io aprivo il mio fagottino del pranzo. Poi magari accendevo un fuoco per cuocere un flauto fatto di fango perché a volte succedeva di incontrare qualche altro piccolo pastore e così ci si metteva a suonare e cantare insieme. A volte gli incontri erano meno piacevoli quando capitava di imbattersi in sciacalli o lupi e dovevamo cavarcela da soli per tenere gli animali lontani dal gregge. 10


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Allora armavamo le nostre fionde con dei grossi sassi per scacciare lontano quelle bestie affamate. Eh sĂŹ, era un viaggio dove imparavi a vivere crescendo in mezzo alla natura. Camminando lungo sentieri accidentati mi capitava anche di cadere e di ferirmi. Allora per fermare il sangue masticavo delle erbe trovate nei prati e quella poltiglia era la medicina per curare la ferita, come avevo visto fare. Quei giorni, quei mesi, quegli anni di viaggio hanno segnato la mia infanzia, mi hanno dato una grande forza nel vivere e rispettare la natura e le cose semplici della vita. Oggi ho 26 anni e sogno il mio prossimo viaggio: ritornare tra i sentieri delle mie montagne e ritrovare il piccolo Gholam. Gholam Najafi Scrittore

Con l’amicale mediazione di Gianni Trotter, presidente Una Strada ONLUS


Gholam little sheperd I wasn’t five years old yet when I started travelling throughout the mountains around my home in Afghanistan. I journeyed as a little shepherd with a flock of lambs and goat kids as small as myself, leaving my home constructed out of mud in order to get to know the nature of the world and to become a grown up. Then this chore became a real job. I gave a name to every animal in my herd in order to recognise them and to become their friend. Before leaving, my mother Anar, which means “pomegranate”, used to prepare for me a little bundle with food, bread and yoghurt, and it had to last for the whole day until night time. I used to run along the paths towards the highest mountains with those little legs of mine that soon became tired. I felt I had a great responsibility and I was proud to keep the flock of little ones under my supervision, so that they wouldn’t miss their own mothers. And so we went, nearly as if on an adventure, looking for the most fertile places, flowery meadows where we would satiate ourselves and quench our thirst. It was a joy for them and a great sense of freedom for me: finding myself alone in nature without anyone telling me what to do!

At midday we used to reach a spring where the flock would drink and rest while I would open my little lunch-bundle. Then, at times I would light a fire in order to cook a flute made out of mud because I would sometimes meet other little shepherds and we would play and sing together. Sometimes our encounters were less enjoyable when we would bump into jackals or wolves and we would have to work out how to keep the wild animals away from the herd by ourselves. We would load our slingshots with big stones so we could chase away those hungry beasts. Oh yes! It was a journey where you would learn to live by growing up amongst nature. Walking along rugged paths sometimes I would fall and hurt myself. And so in order to stop bleeding I would chew some herbs found in the meadows and that paste was the medicine to cure my wound, as I had seen someone else doing. Those days, those months, those years of travelling marked my childhood, gave me great strength to live and to respect nature and life’s simple things. Today I am 26 and I dream of my next journey: going back to the paths of my mountains and finding little Gholam again. Gholam Najafi Writer

With the friendly mediation of Gianni Trotter, president of Una Strada ONLUS

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‫‪13‬‬

‫هنوز پنچ سالم نبود که شروع کردم به مسافرت درکوه های نزدیکی خانم‪.‬‬ ‫مسافرتی چوپان کوچک که با بره و بزغاله مثل خودش بودند‪ .‬بار اول از خانه ای گیلیش دور میشد‪ ،‬مجبور برای شناختن طبعت و دنیای‬ ‫بیرون از خانه تا بتواند زندگی را به عوقته ای خود بگیرد‪ .‬برای هر حیوان یک اسم میگذاشتم این طوری میتوانیستم بشناسمشان و با هم‬ ‫آشنایی پیدا کنیم‪ .‬قبل از خارج شدن از خانه مادر پیرم نان توی یک دست مال و یک بوطری دوغ برایم آماده میکرد‪ ،‬این غذا باید برای‬ ‫یک روز کامل کافی میبود چون از خانه دور بودیم و دور از خانه برای همه سخت است‪ .‬غوندی ها و کوتل ها را باید میدودم تا به کوه‬ ‫های بلند برسیم‪ ،‬با پیچه های باریکم که زود خسته میشود‪ .‬با اون کوچکی خیلی مسؤ لیت زیادی داشتم‪ ،‬اما خوشحال بودم‪ ،‬نگهداری رامه‬ ‫زیر دستم بود‪.‬‬ ‫من رامه ام را دوست داشتم و می فهمیدم که از مادرانشان دور بودند‪ .‬جاهای گل و گلذاری میچریندم‪ .‬جاهای میبوردمشان که بتواند علف‬ ‫و آبهای خوشمزه بخورند و استراحت کنند‪ .‬در این حال من هم دستمال نانم را باز میکردم و ناهارم را میخوردم با لبهای خوشکم‪.‬‬ ‫و بعد آتش روشن میکردم تا صورنیی گیلی ام را پاجه کنم‪ .‬بعض وقتها چوپانهای دیگیری را هم میدیدم‪ .‬با هم شروع میکردیم به صورنی‬ ‫زدن و غذل خواندن‪ .‬بعض وقتها ترس هم داشتیم از شاغال و گرگ اما تنهای میتوانیستیم با پلخو از خود مان دفاع کنیم به کسی نیاز‬ ‫نداشتیم‪ .‬دقیقا مسافرتهای بود که خیلی چیزهارا یاد میگیرفتی بیدون مادر و پدردر وسط طبعت‪ .‬راه های خوب و خراب را عبور میکردیم‬ ‫بعضی وقتها خود مان را زخم هم میکردیم و درد زخم را با علف درمان میرکدیم میجویدیم و روی زخم میگذاشتیم تا شفا پیدا میکردیم‪.‬‬ ‫اون روزها و ماه ها و سالها تا امروز در دلم زخم گذاشته مرا جرأت هم داد تا بتوانم با هر موجود در دنیا زندگی بیچاره ام را پیش‬ ‫بیخیزانم و برای هر وجود احترام بگذارم‪ .‬من امروز ‪ 26‬سال را پشت سر گذاشتم ومسافرت بعدی من این است که‪ :‬دوباره برگردم در‬ ‫اون روزهای ساده که االن غیری ممکن شده را ببینم و غالم کوچک را دوباره در دنایی خودش برگردانم‪.‬‬ ‫‪Gholam Najafi‬‬


Pronti via!

T

utte le volte che lasciamo un luogo conosciuto per andare alla scoperta di qualcosa di nuovo, possiamo dire: “Siamo in viaggio”. Per alcuni bambini – succede ai più piccoli – salire su un autobus giallo, attraversare la provincia di Brescia e arrivare in PInAC equivale a fare un lungo viaggio. Anche visitare una mostra può sembrare un viaggio: si parte con un biglietto in mano e una mappa per orientarsi. Attraversando le sale con occhi, mente e cuore aperti ad un tratto ti puoi trovare trasportato via lontano: in luoghi che non conosci, in tempi in cui non eri ancora nato. A volte ci rispecchiamo in un disegno, spesso ci allontaniamo nei territori vasti della fantasia. Altre volte ci perdiamo per ritrovarci proprio dove pensavamo di aver smarrito la strada. Dove ci portano allora i piccoli autori della mostra In viaggio? Come sono andati così lontano? Cosa vogliono raccontarci di quanto hanno visto? Cosa hanno provato? Quali ostacoli e pericoli hanno fronteggiato? In viaggio ci presenta cinquantuno disegni di bambini e bambine tra i 3 e i 15 anni e quattro cortometraggi che raccontano di come possiamo o dobbiamo spostarci per andare lontano: sulla terra, nel cielo, per mare… C’è Davide che sale in macchina con i nonni e sfreccia velocissimo per le strade del Trentino e chi, in Brasile, dà gas ai motori perché su nel cielo incombe una nuvola carica di pioggia. Dalla Tunisia qualcuno ha montato sopra al tetto dell’auto una piramide di pacchi e valigie: succede quando cambi casa, o Paese. Nei disegni selezionati troverete i treni, ma anche binari senza treni per viaggi più incerti, tragitti appena abbozzati, spazi sospesi. 14


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C’è anche chi viaggia ecologico, come Marie e la sua famiglia della Repubblica Ceca che si spostano allegri in sella alla bicicletta e chi, per attraversare il bosco, rifuggendo il rumore e la velocità, alle ruote preferisce i piedi per camminare piano al chiaro di luna. Intanto, nel verde tra le foglie, anche il millepiedi viaggia lento e contento. Ci sono i viaggi in aeroplano per percorrere le strade del cielo, come fanno gli uccelli migratori disegnati da Stefano. Così pure noi attraverso le nuvole scavalchiamo veloci i meridiani, pensando di aver la fortuna, o solo l’impressione, di andare avanti o indietro nel tempo. Con la piccola Lenka voliamo a bordo di una mongolfiera che sfida il più minaccioso dei temporali; dagli Stati Uniti una tempera ci propone la rampa di lancio di una navicella pronta per il viaggio nello spazio interstellare. Dal cosmo si scivola giù rapidissimi sulle acque inarrestabili dei fiumi, sotto ponti antichi, nei porti mercantili e nell’immenso blu del mare aperto. Qui lo sguardo non sa fermarsi: incontra gente di mare che conduce gondole e galeoni leggendari, barche di fortuna, navi da crociera. Ma i marinai non sono sempre buoni e fra le opere troviamo anche i viaggi della tragica speranza: quelli di chi scappa e non sa né dove né quando arriverà, la tragedia odierna di chi dal mare non è più tornato. In viaggio parla di grandi e piccoli spostamenti, ma i bambini mostrano che si può andare lontani anche stando seduti! Così entriamo con Pinocchio nella pancia della balena, mentre con Gonbee voliamo trascinati da uno stormo di anatre selvatiche. Incontriamo Gulliver nella terra di Lilliput e terre esotiche abitate da


elefanti e uomini primitivi. Visitiamo una città del futuro (il mitico anno 2000 immaginato nel 1985 da Parmena) e, dopo aver intravisto gli universi paralleli di Adrian, siamo pronti per farci portar via dalle note incantatrici del pifferaio di Hamelin. Incontriamo chi viaggia andando al cinema, giocando alla consolle, chi sulle parole dei libri e chi dalla sua stanza nel penitenziario minorile immagina di essere altrove. ll piccolo disegno di Mattia, pieno di mistero, ci porta poi nei territori della malattia, uno spazio di ombre che non vorremmo mai visitare e che ben conoscono i bambini in ospedale. Con una grande varietà di tecniche e modalità rappresentative i piccoli autori della mostra In viaggio ci prendono per mano e ci portano lungo la freccia del tempo in spazi noti e ignoti. Ci accompagnano attraverso l’immagine sonora in movimento: Confini, Il barbaro, Il viaggio realizzati con l’animazione e il videodocumentario Migrazioni. Nel viaggio tra le opere, dal piccolo qui di PInAC ritroviamo il grande altrove: il mondo dei bambini e delle bambine, i loro sogni, paure, pensieri e affetti. Insieme a questi, assaporiamo un po’ delle culture e dei popoli: quel mondo spesso fatto dai grandi per i grandi, a volte tanto bello quanto inospitale, che sembra già tutto tracciato nelle mappe ma che ancora non ci siamo stancati di esplorare. Massimiliano Vitali Servizi educativi Fondazione PInAC 16


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Ready, steady, go! Each time we leave a known place in order to discover something new, we can say: “We are en voyage”! For some children – particularly the smallest ones – even getting on a bus, travelling across the Brescia province and getting to PInAC is a long journey. Visiting an exhibition can also resemble a journey: you depart with a ticket in your hand and a map to find your way around. By going through the exhibition rooms with eyes, mind and heart open you can suddenly find yourself carried far away to unfamiliar places, and in times when you were not born yet. Sometimes we recognize ourselves in a drawing, often we go far away into fantasy’s vast territories. Other times we get lost only to find ourselves again exactly where we thought we had lost our way. Where do the children of the exhibition En voyage take us? How did they get so far? What do they want to tell us of what they saw? What did they feel? What obstacles and perils did they face? En voyage presents a selection of drawings and four short films by children aged between 3 and 15 that tell how we can and should travel to go far away: on earth, in the sky, in the sea… There is Davide who gets into a car with his grandparents and shoots along the roads of Trentino. In Brazil someone presses down on the accelerator pedal because above them there is a grey cloud heavy with rain. Someone in Tunisia arranges a pyramid of packages and suitcases on the car roof: this happens when you move house, or country. In the

selected drawings you will find trains but also rail tracks without trains for the more uncertain journeys, barely traced routes, and suspended spaces. There are also those who travel ecologically, like Maria and her family from the Czech Republic who are happily journeying by bike and there are those who, crossing the forest in order to run away from noise and speed, prefer feet to wheels and to walk by the moonlight. In the meantime, among the green leaves, the millipede travels slowly and happily. There are voyages by aeroplane that run along the sky’s routes, as do the migratory birds drawn by Stefano. Across the clouds we quickly pass through meridians, believing – or just having the impression – that we are lucky enough to go forwards or backwards in time. With little Lenka we fly in a hot-air balloon that challenges the most menacing thunderstorm of all. From the US a gouache painting represents the launch ramp of a space shuttle ready to travel across the interstellar space. From the cosmos we quickly slide back down towards the unrestrained waters of many rivers, running under ancient bridges, through merchant ports and into the immense blue of the sea. Here our vision doesn’t know where to stop: it meets seafarers that propel gondolas and captain legendary galleons, cruise ships and rickety boats. But sailors are not always good-hearted and, among the exhibited artwork, we also find the travels of tragic hope: those who flee and don’t know neither where nor when they


will arrive, the tragedy of our times of the people that never returned from the sea. En Voyage is about both long and short journeys, but children also show that it is possible to go far away even by sitting down! So together with Pinocchio we venture inside the whale’s stomach, while together with Gonbee we fly towed by a flock of wild ducks. We meet Gulliver in the land of Lilliput, and we visit exotic lands populated by elephants and indigenous people. We visit a future land (the mythical year of 2000 as it was envisioned by Parmena in 1985) and after encountering Adrian’s parallel universes, we are ready to be carried away by the enchanting notes of the Pied Piper of Hamelin. We meet those who travel by going to the cinema, or playing video-games, or through the words of a book. In his room in a Youth Detention Centre someone imagines being elsewhere. The little drawing by Mattia is full of mystery and takes us into

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the territories of disease, a place populated by shadows that we would never want to visit and that children in hospital know all too well. With a great variety of techniques and representative modes the children of the exhibition En Voyage take us by hand and lead us along the arrow of time into known and unknown places. They also lead us across moving images: the animated Confini, Il barbaro, Il viaggio, and the documentary Migrazioni. Travelling across the artworks, from PInAC’s little here, we find the big elsewhere: the world of children, their dreams, fears, thoughts and affections. We gain a taste of different cultures and peoples: the world often built by grown-ups for grown-ups, sometimes as beautiful as it is inhospitable, where, although everything seems already traced on maps, we have not yet grown tired of exploring. massimiliano vitali PInAC Learning Services


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Viaggio all’andata, viaggio al ritorno Giorno di notte, notte di giorno Il tempo gira all’incontrario Non c’è più sonno, non c’è più orario Non c’è più sonno, ma c’è più fame Casa è lontana, senti il legame Il mondo è grande, ma non sei solo Anche il coraggio ti segue in volo Bello partire, bello arrivare Ma soprattutto, bello viaggiare. Sabrina Giarratana, da “Filastrocche in valigia - Viaggi dell’andata e del ritorno”

Per terra, per mare, nel cielo

By Land, Sea and Air


In bicicletta Marie Novakova, 6 anni Repubblica Ceca 1995 Pennarello, 28x40 cm FA 373

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Il paracadutista Barbara Posrednik, 5 anni Polonia 1974 Monotipia, 21x21cm FA 2076


Scena keniota Michel Allard, 10 anni Kenya 1983 Tempera, 42x59,5 cm FA 1372

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I miei nonni Ezia e Sandro in macchina Davide Rigotti, 3 anni Italia 2015 Pennarello, 21x29,7 cm

In viaggio con la mia famiglia Francesca Dell’Angelo, 8 anni Pavia, Italia 1986 Pastelli, 33x48 cm

FA 7235

FA 594


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Senza titolo Henrique Clebison, 4 anni Tururu, Brasile 2002 Tecnica mista, 29,7x21 cm FA 5611

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Il viaggio di Homouda Aziz Kharabeche Mohamed, 12 anni Biserta, Tunisia 2017 Tecnica mista, 24x31,5 cm FA 7475


La Mille Miglia Piergiorgio Castagna, 13 anni Brescia, Italia 1971 Linoleografia, 40x50 cm FA 1897

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Scena di Matatu Daniel Njogli, 15 anni Kenya 1983 Tempera, 50,5x63 cm FA 3974


Mezzi di trasporto Davide Brusa, 10 anni Italia Pennarelli, 24x33 cm FA 3259

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Il treno in mezzo ai campi Daniel Valesi, 10 anni Cremona, Italia 2015 Matite colorate, 24x33 cm FA 7201


Partenza per lo spazio Senza nome, 8 anni Florida, USA 1967 Tempera, 54x48 cm FA 2095

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35 Il millepiedi Marcello Mutti, 6 anni Brescia, Italia 2006 Pennarelli, 21x29,5 cm FA 4904


Senza titolo Daniele Brandi, 8 anni Ravenna, Italia 2012 Matite colorate, 24x33 cm FA 6554

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37 Saluto Katja Shibakopva, 10 anni Tver, Russia 1996 Acquarello, 15x19,7 cm FA 5005


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39 Le rondini cercano un posto dove fare il nido Stefano Baresi, 6 anni Brescia, Italia 2002 Tempera, 35x50 cm FA 4162


La mia famiglia Lenka Ferusova, 7 anni Repubblica Ceca 1995 Tecnica mista, 31x45 cm FA 426

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Sosta notturna Catherine Courtinat, 9 anni Rouen, Francia 1969 Tempera, 49x64 cm FA 2522


“e Zenér l’è co bianc de veciassina töta ’ngrimida, co’ la gossa al nas’’ Matthia Piotti, 9 anni Bovegno (BS), Italia 2014 Tecnica mista, cm 70x50 FA 7064

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La migrazione Mattia Rossi, 14 anni Brescia, Italia 2006 Matite colorate, 33,2x24 cm FA 5139


Senza titolo Sherpa Jangbu, 15 anni Nepal 2016 Matite colorate, 28x40 cm FA 7589

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Senza titolo Mohammad Mohammadi, 8 anni Afghanistan 2016 Matite colorate, cm 28x40 FA 7354

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Il padrone del lama Dario Alejandro Dibos Herrera, 15 anni Lima, PerĂš 1969 Graffito, 24,4x34 cm FA 4030


Setèmber l’ha sunàt töte le cioche, le malghe l’è sé mala dè passiù Daniel Facchini, 9 anni Brescia, Italia 2014 Matite colorate, 50x70 cm FA 7060

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Senza titolo Astan Diop, 13 anni Dakar, Senegal Tecnica mista, 21x21 cm

La nave Thomas, 8 anni Brescia, Italia 2010 Tecnica mista, 19x17 cm

FA 6790

FA 5876


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Dobbiamo pensare ai piccoli profughi vietnamiti Paola Crescenzio, 8 anni Rovigo, Italia 1978 Pennarelli, 24x34 cm FA 2942

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53 Raid Pavia-Venezia Franco Raimondi, 10 anni Pavia, Italia 1985 Pastelli, 33x48,5 cm FA 2480


Festa sul Canal Grande Anna Maria Tonoli, 8 anni Brescia, Italia 1968 Tempera, 50x70 cm FA 3707

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Senza titolo Matteo Beschi, 10 anni Brescia, Italia 2012 Matite colorate, cm 16,5x24 FA 6622

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Garibaldi e la spedizione dei Mille Marika Bozza Lanciano (CH), Italia 2011 Tempera, 50x70 cm FA 5977


Senza titolo Marco Chiarolini, 8 anni Brescia, Italia 2012 Matite colorate, 21x29,5 cm FA 6539

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Senza titolo Alaa Ismail, 13 anni Carmagnola (TO), Italia 2014 Matita, cm 24x33 FA 6909

In mezzo al mare Jamai Ichrai, 13 anni Biserta, Tunisia 2017 Pastelli a cera, 23,5x32 cm FA 7458

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Kosova Podigjet Flak Qendrim Krasniqi, 12 anni Durazzo, Albania 2000 Pennarelli, 21x29,5 cm FA 5575


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Senza titolo J. Hockford, 13 anni Regno Unito Tempera, 38x55,5 cm FA 3917


Haneda Airport Maru Takamori, 7 anni Tokyo, Giappone 2016 Tecnica mista, 38x54 cm FA 7280

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65 Aeroporto. Partenza per le vacanze Mattia Abrami, 5 anni Brescia, Italia 2006 Pennarelli, 21x29,5 cm FA 4907


In partenza con la mia famiglia Antonin Foukal Praga, Repubblica Ceca 1994 Tecnica mista, 30x40 cm FA 3939

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Fantasia Fantasy Il solo vero viaggio, il solo bagno di giovinezza, non sarebbe quello di andare verso nuovi paesaggi, ma di avere occhi diversi, di vedere l’universo con gli occhi di un altro, di cento altri, di vedere i cento universi che ciascuno di essi vede, che ciascuno di essi è. Marcel Proust, da “ Alla ricerca del tempo perduto”


Caronte Natalino Pedicelli e Domenico Mancini, 13 anni Roma, Italia 1999 Incisione, 40x60 cm FA 1587

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Le mie vacanze nell’universo Adrian Balan, 9 anni Onesti, Romania 1992 Tecnica mista, 25x45 cm FA 541


Pinocchio in mare mangiato dai pesci Arianna Porteri, 13 anni Italia 1977 China, 33x46,5 cm FA 1054

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73 Gulliver nel paese di Lilliput Cristian Saladini, 8 anni Brescia, Italia 1986 Pastelli, 70,5x 51,5 cm FA 1294


Il pifferaio magico Andrea Mortaro e Alessandro Marras, 10 anni Rezzato (BS), Italia 1982 Pastelli, 35x50 cm FA 1326

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75 La befana Marisa Lancini, 11 anni Brescia, Italia 1963 Tempera, 24x33 cm FA 2331


Gonbee delle anatre selvatiche Hisashi Tanikawa, 8 anni Osaka, Giappone 1969 Tempera, 28x54 cm FA 0131

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Senza titolo Carlo Giacomelli, 13 anni Verona, Italia 2014 Pennarello, 33x24 cm FA 6910

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79 Nel vuoto basta un appoggio per non cadere Domenico Coletto Bari, Italia 2013 Matite colorate, 29,5x21 cm FA 6934


Nel 2000 Parmena Ivascu, 9 anni Polonia 1985 Tempera, 35x50 cm FA 3099

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81 La mia cittĂ Alesa Ivanov, 6 anni Tver, Russia 1996 Tempera, cm 43,3x59,3 FA 5020

Senza titolo (Pensieri brutti sulla malattia) Mattia Paglieri, 4 anni Genova, Italia 2012 Pennarelli, 16,5x24 cm FA 6987


Monsieur Twardowski Elzbieta Suchar, 11 anni Polonia 1973 Tempera, 60x42,5 cm FA 4053

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Viaggio fantastico Natasha Kovaleva, 7 anni Tver, Russia 1996 Tempera, 43x60,5 cm FA 5011


Senza titolo Jordi Asaro, 10 anni Brescia, Italia 2012 Matite colorate, 16x24 cm FA 6699

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89 Le avventure di Edna Andrea Collela, 11 anni Bergamo, Italia 2015 Matite colorate, 28,8x36 cm FA 7218


PInAC ha grande attenzione ai linguaggi dell’immagine sonora in movimento e tra i suoi atelier spicca il laboratorio “Pennelli elettronici” dove si fa cinema a partire dalla scuola dell’infanzia. Negli ultimi anni, accanto alle opere grafico-pittoriche, si è deciso di proporre nelle mostre alcuni cortometraggi realizzati con i più giovani. In viaggio presenta ai visitatori quattro film, tre dei quali bresciani, realizzati con bambini in PInAC, nelle corsie d’ospedale e a scuola con la tecnica dell’animazione; il quarto, un video documentario, è stato scritto e girato coi ragazzi di una scuola secondaria di primo grado di Trieste. PInAC is keen on promoting the languages of moving images. During the PInAC workshop “Electronic paintbrushes” we produce short-films with young adults, preschool and primary school children. Short-films realised by children have been displayed within the most recent PInAC exhibitions. En voyage presents four short films. Three of them are frame-by-frame animations; they have been produced in PInAC and at the hospital school in Brescia. One of them is a documentary written and directed by a group of secondary school students in Trieste.

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Confini Cortometraggio realizzato dalle classi 1 A e C della Scuola secondaria di I grado di Calcinato. Animazione della plastilina. Durata 4 ‘58 ‘’ . Laboratorio pennelli elettronici a cura di Vinz Beschi e Irene Tedeschi. Produzione Fondazione Pinac 2015. Riflessioni animate sul concetto di confine. Cos’è un confine? È una linea che si può percorrere, disegnare, incidere, colorare, attraversare, rompere, collegare, condividere. Premio Storie di Sport. Torino 2015 – Capitale Europea dello Sport, Sottodiciotto Film Festival, Torino 2015. Secondo premio della sezione Scuole Secondarie, Festival Camera Zizanio, Olimpia, Grecia 2015.


Il viaggio Cortometraggio realizzato da Giuseppe, Inza, Asetou, Mohamed, Hamath, Sebastian, Jaskaran, Marino, Lorenzo, Diego, Laura, Daniil. Animazione della carta. Durata 5’ 35’’, 2015. Laboratorio a cura di Associazione Avisco di Brescia. Film realizzato nei reparti dell’Ospedale dei Bambini – Presidio dell’ASST Spedali Civili di Brescia, nell’ambito del progetto Cartoni animati in corsia. Menzione speciale al Festival Camera Zizanio, Olimpia, Grecia 2015.

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Il barbaro Film realizzato dalle classi quarte della Scuola primaria Angelo Canossi, San Zeno Naviglio (BS). Animazione della carta strappata. Durata 2’ 35’’, 2017. Laboratorio a cura di Associazione Avisco di Brescia. Vi è mai capitato di affrontare con disinvoltura terrificanti avversità? Di sopravvivere illesi alle più temibili fiere? Di viaggiare ad occhi chiusi tra inenarrabili pericoli? Al Barbaro si, è capitato… e tutto è filato liscio. Fino a quando… Un film d’animazione ispirato all’omonimo silent book di Renato Moriconi edito in Italia da Gallucci Editore.

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Migrazioni Video realizzato dalla classe II A Secondaria I grado Caprin, IC Valmaura, Trieste. Durata 4’ 30’’, 2016. Prof. Dario Gasparo in collaborazione con ACCRI e ICS. Con la semplice metafora dell’acquario e di un gatto si illustra la distinzione tra un mondo che ha tutto e un altro che vive tra inquinamento imposto da altri e tragiche guerre che costringono tanti a scegliere di lasciare il proprio Paese. Più di una dozzina i premi nazionali e internazionali ricevuti fra cui ricordiamo: Primo premio al concorso internazionale di New York PLURAL+. Alleanza delle Nazioni Unite e International Organization for Migration. PLURAL+ 2016 International Jury Award (USA); Premio Cias al Concorso Scuole della XVIII edizione del Sottodiciotto Film Festival, Torino 2017; Premio Gomorra istituito da Roberto Saviano per opere di impegno civile e sociale, al Concorso Scuole della XVIII edizione del Sottodiciotto Film Festival & Campus, Torino 2017.


Cos’è la PInAC?

What is PInAC?

PInAC (Pinacoteca Internazionale dell’Età Evolutiva Aldo Cibaldi) è un museo dinamico internazionale che raccoglie, studia e promuove l’espressività infantile. Fondata da Aldo Cibaldi negli anni Cinquanta, conta oggi oltre 7.500 opere provenienti da 76 paesi. La PInAC è una collezione viva: le opere in archivio raccontano emozioni, pensieri e speranze di migliaia di bambini ed educano al rispetto dei diritti di tutti. È una raccolta in continua crescita che accoglie e promuove anche le forme espressive offerte dalle tecnologie digitali. La PInAC è un centro di sperimentazione creativa che sostiene il diritto all’espressione e all’arte per tutti. Collabora con artisti, pedagogisti, filosofi, insegnati e studenti nella prospettiva di un sistema formativo integrato.

PInAC (Pinacoteca Internazionale dell’età evolutiva Aldo CIbaldi) is a dynamic international museum that collects, studies and promotes the expressivity of children. Founded by Aldo Cibaldi in the 1950s, today it contains over 7,500 artworks coming from 76 countries. PInAC’s collection is alive: the artworks from its archives portray the emotions, thoughts and hopes of thousands of children and they educate to respect everyone’s rights. It is a collection that keeps growing and welcomes the expressive language offered by digital technologies. PInAC is a centre for creative experimentation that supports the rights to art and expression for everybody. It collaborates with artists, pedagogists, philosophers, teachers and students within an integrated educational system.

Che cosa fa?

What does PInAC do?

Raccoglie, studia e cataloga gli elaborati espressivi realizzati dai bambini. Allestisce mostre ed eventi in collaborazione con enti pubblici e privati per valorizzare le opere e l’espressività infantile. Promuove l’avvicinamento all’arte e all’espressione creativa dei più giovani in collaborazione con artisti. Costruisce offerte formative per insegnanti ed educatori nell’ambito dell’educazione estetica ed interculturale. Organizza incontri e atelier artistici per famiglie, genitori e adulti curiosi. Accoglie pubblici con specifiche necessità di accesso.

It collects, studies and catalogues the artwork realized by children. It sets up thematic exhibitions and events in collaboration with public and private bodies in order to increase the appreciation of childhood expression. It promotes children’s and young adults’ approach to creative expression in collaboration with artists. It designs training programmes for teachers and educators in the areas of aesthetic and intercultural education. It organizes events and workshops for families, parents and adults. It welcomes visitors with specific access needs.

RezzatoBs

FONDAZIONE

Finito di stampare nel settembre 2017 da Colorart, Rodengo Saiano, BS

Pinacoteca Internazionale dell’età evolutiva Aldo Cibaldi Via Disciplina 60, 25086 Rezzato (Bs) Italy tel./fax +39 030 2792086 info@pinac.it www.pinac.it Chiuso il lunedì. Da martedì a domenica, aperto il mattino dalle 9,30 alle 12. Sabato e domenica pomeriggio, dalle 15 alle 18. In altri orari su appuntamento.


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