Finestra aperta n. 3/2018

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Quadrimestrale di informazione a carattere socioculturale della UILDM LAZIO onlus. Numero 3, anno XXVII, dicembre 2018. Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 2 e 3, Roma 2009.

Numero 3 Anno XXVII

Finestra Aperta La rivista della UILDM LAZIO onlus

Speciale sport e disabilità

L’importante e’ partecipare

Società: Il primo anno del Ministero della Disabilità UILDM: Festeggia con noi il tuo Natale


Finestra Aperta - Dicembre 2018

Numero 3 Anno XXVII Dicembre 2018

Finestra Aperta, quadrimestrale a carattere socioculturale a cura della UILDM – UNIONE ITALIANA LOTTA ALLA DISTROFIA MUSCOLARE - SEZIONE LAZIALE onlus, acronimo “UILDM LAZIO onlus” Via Prospero Santacroce, 5 00167 Roma. Per sostenere Finestra Aperta si può effettuare un versamento sul conto corrente postale 37289006, intestato a “UILDM LAZIO onlus - Via Prospero Santacroce, 5 - 00167 Roma”, indicando come causale “Contributo Finestra Aperta”. Direttore responsabile: Serena Malta Caporedattore, grafica e impaginazione: Manuel Tartaglia Redazione: Elise Contion, Lucia Dal Pont, Mara Di Gregorio, Davide Montesi, Angelo Andrea Vegliante Stampa: Cristiano Edizioni Srl, via Alfredo Fusco, 113 - 00136 Roma. Finito di stampare aprile 2018. Copie 1300. Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 2 e 3, Roma 2009. Iscrizione numero 721/12-’91 Tribunale di Roma.

Sommario Pagina 3 Editoriale La famiglia divorziata secondo Pillon S. Malta Pagina 4 Speciale sport Quando lo sport unisce M. Tartaglia 5 campioni per 5 sport In campo con i numeri uno M. Guitarrini Boccia sempre più accessibile M. Tartaglia Pagina 10 Formazione e lavoro Tempi duri e lunghissimi per ricevere l’assistenza M Guitarrini Tirocini extracurricolari: siamo a quota ventitré D. Bartorelli Pagina 14 Società L’ironia di Angela colpisce ancora D. Falco Salire le scale in carrozzina? M. Tartaglia Immigrazione: un dossier sfata i pregiudizi M. Guitarrini Una mano... per vestirsi M. Tartaglia Un ministero per i disabili L. Romani Pagina 20 UILDM Da grande voglio fare radio A. Del Picchia A Natale scegli un dono di cuore A. Del Picchia Decora le tue feste con noi A. Del Picchia Questioni domestiche M. Peppoloni Vi racconto la mia prima marcia C. Paldar Per sentirsi giovani sempre M. Guitarrini L’importanza del dare, il piacere del ricevere E. Fekonja Pagina 30 Appunti Tanti auguri a voi... e grazie! M. Tartaglia Pagina 31 Come trovarci, come sostenerci

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Editoriale Di Serena Malta*

La famiglia divorziata secondo Pillon

E’

all’esame della Commissione Giustizia del Senato il Disegno di Legge n. 735, conosciuto come Ddl Pillon. Facciamo una breve biografia del suo promotore: Simone Pillon è avvocato cassazionista, attivo fin da giovane nel mondo cattolico e sociale, è stato consigliere nazionale del Forum delle Associazioni Familiari fino al 2015, tra gli organizzatori dei tre Family Day. Eletto alle ultime elezioni al Senato con la Lega nella circoscrizione della Lombardia. Le sue posizioni hanno fatto spesso discutere e il suo Ddl ha fatto scendere in piazza migliaia di persone. Il Ddl andrà radicalmente a modificare il codice civile e in parte quello penale per quanto riguarda l’affidamento dei minori in caso di separazione tra coniugi. Le novità riguardano l’affidamento dei figli minori ad entrambi i coniugi in egual misura, la conseguente cancellazione dell’assegno di mantenimento e la dimora dove i figli dovranno risiedere. Le maggiori contestazioni al Ddl arrivano da psicologi, operatori, avvocati e centri antiviolenza che si occupano di famiglia. Sono intervenute anche le relatrici delle Nazioni Unite sulla violenza e la discriminazione, che hanno espresso forte preoccupazione, mentre l’associa-

zione D.i.re (Donne in Rete contro la violenza) ha lanciato una petizione per chiedere il ritiro del Disegno di Legge, considerato non emendabile. Le questioni da sottolineare sono importanti poiché si tratta di incidere sulla vita affettiva di migliaia di bambini. Tra le novità c’è l’introduzione del “mediatore familiare”, (iscritto all’albo professionale dei mediatori familiari), una figura esterna chiamata a dirimere le controversie tra coniugi cercando di trovare un punto di equilibrio tra i due senza ricorrere al Tribunale. Quest’ultimo avrà solo il compito di “omologare” entro quindici giorni il “piano genitoriale” disposto dal mediatore. La mediazione può durare al massimo sei mesi. L’assistenza del mediatore è a pagamento; solo la prima consulenza è gratuita, mentre le altre hanno un costo e non sostituiscono l’avvocato, che andrà nominato comunque. Altra questione è l’affidamento dei figli minori ad entrambi i coniugi in egual misura, quindi il minore avrà una casa e una residenza con la mamma e altrettanto con il papà. Questa nuova formula elimina l’assegno di mantenimento a favore del coniuge economicamente più debole. Se la casa è cointestata, il genitore a cui sarà assegnata dovrà versare all’altro un in-

dennizzo pari al canone di locazione stabilito dai correnti prezzi di mercato. Se il genitore non è proprietario della casa e non ha uno specifico contratto di usufrutto, non può risiedervi. Se il minore esprime la volontà di non frequentare un genitore e questa posizione dipende dal comportamento scorretto di uno dei due, questi sarà affidato al genitore vittima di tali comportamenti; se invece la volontà di non frequentare un genitore non dipendesse da influenze esterne, il minore sarà affidato a strutture per essere riabilitato alla doppia genitorialità. La modifica del codice penale riguarda la parte relativa alla violenza domestica: i maltrattamenti subiti devono essere sistematici e rivolti a una persona della famiglia o a un minore. Questo è un Disegno di Legge adulto-centrico finalizzato alla salvaguardia dell’unità familiare, che stravolge il diritto di famiglia che fino ad oggi era stato pensato a tutela del minore e del coniuge più debole. Visto che abrogare la Legge sul divorzio non era pensabile (Pillon ha dichiarato che il suo sogno sarebbe l’indissolubilità del matrimonio), si sta cercando di rendere il divorzio sempre più difficile, economicamente insostenibile e psicologicamente impraticabile. *Direttrice Finestra Aperta

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Quando lo sport unisce C

Svolta con successo la Giornata Nazionale dello Sport Paralimpico

Di Manuel Tartaglia

he lo sport possa essere veicolo di cultura è un dato di fatto. Basti pensare all’enorme contributo che manifestazioni come le Paralimpiadi hanno dato nel diffondere un’immagine positiva della disabilità. Gli atleti paralimpici, appunto, sono innanzitutto atleti, dopodiché sono persone con disabilità. Atleti, come quelli che gareggiano nei tradizionali Giochi Olimpici. È con tale spirito che la XII Giornata Nazionale dello Sport Paralimpico ha celebrato, lo scorso 28 settembre, lo sport delle persone con disabilità. Molti gli eventi che si sono tenuti in tutta Italia, a cominciare dai tre principali a Reggio Calabria, Busto Arstizio (Milano) e Roma. A Reggio Calabria, la manifestazione si è svolta presso il Lungomare Falcomatà, dove hanno avuto luogo le dimostrazioni all’interno di un villaggio sportivo allestito per l’occasione. Testimonial paralimpico è stato il nuotatore partenopeo Vincenzo Boni. A Malpensa Fiere (Busto Arstizio), all’interno della Fiera del Turismo Accessibile WST Show, sono state allestite le aree sportive paralimpiche. Presenti, tra gli altri, i campioni paralimpici Paolo Cecchetto (handbike), Giulio Maria Papi

(basket in carrozzina) e Federico Morlacchi (nuoto). L’appuntamento romano si è tenuto al Centro di Preparazione Paralimpica, la location ideale per una festa dello sport rivolta a tutti i settori della disabilità. Il Comitato Italiano Paralimpico spiega che “l’idea è stata quella di realizzare una grande palestra multidisciplinare a cielo aperto, con l’obiettivo di contaminare in maniera virtuosa la società, trasmettendo il messaggio che lo sport può essere praticato da tutti indistintamente”. Di recente inaugurazione, il Centro di Preparazione Paralim-

pica di Roma è il primo progetto polifunzionale sul territorio nazionale dedicato alla pratica e alla promozione delle discipline sportive per la popolazione con disabilità di ogni tipo, che si estende su un’area di 7 ettari. Si è trattato di una giornata di festa, che ha coinvolto non solo tante persone con disabilità, ma anche chi non conosce questo mondo. Tanti, infatti, gli studenti delle scuole superiori che hanno affollato il Centro di Preparazione Paralimpica. L’ennesima conferma del potere inclusivo della pratica sportiva. FA

Paolo Cecchetto è uno dei testimonial della Giornata Paralimpica

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© ciclismo.sportgo.tv


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5 campioni per 5 sport

Pallacanestro, nuoto, scherma, tennis tavolo e calcio balilla: sono le discipline del progetto Sport per Tutti

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a Fondazione Santa Lucia IRCCS, con il supporto di Fondazione Vodafone Italia, ha promosso l’iniziativa denominata “Sport per Tutti”. Cinque i campioni paralimpici in campo per allenare bambini e giovani con disabilità: Andrea Pellegrini, medaglia d’oro nella sciabola individuale alle Paralimpiadi di Atene 2004, Clara Podda, medaglia d’argento nel tennis tavolo di squadra e medaglia di bronzo nel singolare alle Paralimpiadi di Pechino 2008, Stefano Rossetti, ex giocatore del Santa Lucia Basket e della Nazionale Italiana di basket in carrozzina, oggi allenatore della ASD “Giovani e Tenaci”, Gianluca Cacciamano, che ha ottenuto numerose medaglie d’oro nei Campionati Italiani di nuoto in vasca, Open Water e Paratriathlon. Infine Francesco Valente, Tecnico della Federazione Paralimpica Italiana di Calcio Balilla. Alla presentazione ufficiale del Progetto è intervenuto Luca Pancalli, Presidente del Comitato italiano Paralimpico: “Oggi sono qui presenti molti esponenti del mondo paralimpico a testimonianza di una grande famiglia sportiva che c’è quando nascono progetti virtuosi come quello presentato oggi”. Le attività sportive prevedono allenamenti settimanali presso le

strutture sportive della Fondazione Santa Lucia e si concluderanno nell’ottobre 2019 con un torneo che vedrà i partecipanti cimentarsi tra loro dopo un anno di attività insieme. All’incontro di presentazione non sono mancate le testimonianze di protagonisti che hanno trovato nello sport la loro realizzazione: “Sono emozionata a tornare oggi alla Fondazione Santa Lucia, dove ho rifatto i miei primi passi dopo l’incidente - ha dichiarato l’atleta Chiara Bordi - e sono contentissima di poter dare la mia testimonianza. Io stessa ho fatto paradossalmente più sport da quando ho la protesi che non prima e il Progetto ‘Sport per Tutti’ è un’occasione per tante persone di uscire di casa e osare, laddove spesso purtroppo a causa di una qualsiasi disabilità ci si priva perfino da soli della possibilità di fare cose che siamo perfettamente in grado di compiere”. L’importanza dell’iniziativa è anche nei dati relativi alla disabilità. Secondo l’Istat solo il 20% delle persone con disabilità pratica sport in Italia e, se si considera la popolazione in età scolare, sono oltre 150mila nel Paese e circa 3mila nel Lazio i

ragazzi con disabilità a cui potenzialmente si rivolge il progetto “Sport per tutti”. “Chiunque abbia praticato una disciplina sportiva conosce bene la passione e la motivazione che solo lo sport è in grado di regalarci, e questo è ancora più vero per chi deve affrontare la sfida di una disabilità - spiega il Direttore Generale dell’IRCCS Santa Lucia, Edoardo Alesse -. Dobbiamo portare questo messaggio a più ragazzi possibile”. Ai giovani atleti la Fondazione metterà a disposizione gli impianti sportivi le attrezzature e l’abbigliamento per ogni disciplina. Tutte le attività avverranno sotto stretto controllo medico dello staff dell’IRCCS Santa Lucia. Per seguire il Progetto, si può visitare il sito web www. ognisportoltre.it, la pagina Facebook Santa Lucia o scrivere all’email sport@hsantalucia.it. FA

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In campo con i Reduci dalla vittoria mondiale, i giocatori Di Massimo Guitarrini

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ono ripartiti gli allenamenti della squadra di Wheelchair Hockey dei Thunder Roma, team che ha prestato due suoi giocatori alla Nazionale Italiana uscita trionfante dai mondiali, che si sono svolti a fine settembre proprio in Italia, a Lignano Sabbiadoro (Udine). Una vittoria che ha entusiasmato tanti appassionati di questo sport, in cui i giocatori romani Marco Ferrazza e Daniele Lazzari hanno dato il massimo (e sono stati tra i protagonisti). L’Italia ai mondiali vince di misura ai rigori contro la Danimarca. Vittoria meritatissima dopo aver dominato entrambe le frazioni di gioco. All’ultimo minuto la Danimarca riesce a portare il risultato in parità e costringe le squadre alla lotteria dei rigori. Proprio Marco Ferrazza, vero jolly a disposizione di mister Saul Vadalà, giocando in diversi ruoli e per l’occasione a difesa dei pali, riesce a parare ben due rigori, portando la nazionale sul tetto del mondo. Il Wheelchair Hockey, l’hockey su sedia a ruote elettronica, è una disciplina sportiva nata nel 1982 nei Paesi Bassi, dove venne disputato il primo campionato ufficiale. L’idea venne ad un gruppo di

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giovani affetti da distrofia muscolare, che volevano rendersi anche loro protagonisti di uno sport che fosse adatto alle loro particolari esigenze. In Italia ha iniziato a diffondersi circa dieci anni dopo per iniziativa di Luigi Maccione (detto “Puccio”), che, tra le tante altre cose, è stato caporedattore della rivista Finestra Aperta. Puccio tradusse il regolamento internazionale in italiano e si fece promotore di questo sport, accessibile a tanti ragazzi e ragazze che credevano che non ci fosse un’attività sportiva avvincente adatta alla propria disabilità.


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numeri uno di wheelchair hockey tornano a giocare

Campi e Campioni: a Radio FinestrAperta si parla di sport Di Manuel Tartaglia

L

a

programmazione

di

Radio

FinestrAperta si arricchisce di

una nuova trasmissione. Protagonista assoluto è lo sport. Campi e Campioni è il titolo del nuovo programma in onda tutti i martedì e giovedì alle 15:30, dedicato al mondo sportivo a 360 gradi. Nel rispetto della filosofia di Radio FinestrAperta, anche questa trasmissione, pur avendo un occhio di riguardo per le discipline paralimpiche, non disdegna gli sport tradizionali come il calcio, la formula 1 eccetera. Proprio perché lo sport deve essere inclusivo e non creare nicchie. Oltre alle cronache degli eventi sportivi della settimana, in trasmissione ospitiamo interviste ai

Invece il Wheelchair Hockey è uno sport a 360 gradi, che ha in sé quella sana competizione capace di gesti di generosità e sacrificio. Uno sport dunque accessibile a tante persone: per chi è a Roma e volesse cogliere l’opportunità e avere il privilegio di giocare insieme a giocatori Campioni del Mondo, è possibile contattare i Thunder Roma, che saranno felici di introdurre chiunque desideri divertirsi e mettersi in gioco in questa disciplina. Qui i contatti: il referente è Marco Ferrazza, la cui e-mail è asdthunderroma@gmail.com;

c’è anche la pagina Facebook e il sito www.thunderroma.it. Chi non abita nella Capitale, può cercare il club più vicino sul sito della Federazione Italiana Wheelchair Hockey all’indirizzo www.fiwh. info/vs. FA

protagonisti del settore: atleti, tecnici, arbitri e - perché no? - tifosi di ogni fazione. Per interagire con i nostri conduttori, commentare i risultati e chiedere informazioni sui temi trattati, l’e-mail è sempre quella: finestra.aperta@uildmlazio.org. FA

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Boccia sempre La Federazione Italiana Bocce firma Di Manuel Tartaglia

I

l gioco delle bocce ha origini antichissime. Reperti archeologici ne testimoniano l’esistenza in Turchia già novemila anni fa. La versione contemporanea di questo sport è tutta italiana: ci si giocava nella Roma Antica, nel Medioevo, nel Rinascimento e fino ad oggi, con una diffusione ben presto globale. Inutile dirlo, tra i paesi più forti nel mondo, attualmente l’Italia occupa un posto di rilievo, se non addirittura il primo. Da alcuni anni, alle varie categorie tradizionalmente legate al gioco delle bocce, se ne è aggiunta una nuova: la Boccia Paralimpica. Si tratta del noto sport, con le medesime regole e finalità, ma con una serie di varianti che ne permette la partecipazione di atleti con disabilità. L’aspetto curioso è che, al contrario del percorso del tradizionale gioco delle bocce, che vede l’Italia come pioniere e diffusore della disciplina, con la Boccia paralimpica si sta facendo la strada inversa: la Boccia Paralimpica, infatti, è una realtà senz’altro giovane, ma già discretamente avviata all’estero, mentre nel nostro paese fatica a radicarsi. Attualmente esistono diversi club, soprattutto nel nord Italia, ma nella maggior

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parte delle regioni italiane la Boccia è pressoché sconosciuta. Eppure questo gioco meriterebbe ben altra attenzione dalla comunità delle persone con disabilità, spesso impossibilitate a cimentarsi in un’attività sportiva. Come è noto, esistono molte discipline paralimpiche, praticate con soddisfazione e talvolta con successo da molti atleti con disabilità, ma per farlo sono spesso richieste capacità residue non da poco. La maggior parte degli sport su sedia a ruote, per esempio, richiede un


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piu’ accessibile un protocollo d’intesa con la UILDM utilizzo efficiente delle braccia. La Boccia, invece, è un gioco per tutti. Davvero: chi non può lanciare le sfere con le mani, può farlo con i piedi, con la testa, con un bastoncino; chi ha difficoltà a muovere gli arti, può utilizzare, per il lancio, degli speciali ausili manovrati da un aiutante secondo le sue istruzioni. Insomma, alla Boccia Paralimpica possono giocare tutti, anche le persone con disabilità gravi. Ed è questo il motivo per cui l’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare (UILDM) ha sottoscritto un

protocollo d’intesa con la Federazione Italiana Bocce (Fib), con lo scopo di promuovere e diffondere questo sport tra i membri dell’associazione. L’accordo è stato siglato il 29 ottobre nella sede del Comitato Italiano Paralimpico, tra Marco Rasconi (presidente nazionale della UILDM) e Marco Giunio De Sanctis (presidente della Fib), alla presenza di Luca Pancalli (Presidente del Comitato Italiano Paralimpico). Questo protocollo è importante e benaugurante, ma la strada da fare è tanta: vanno

coinvolti gli atleti, i tecnici, gli arbitri, create le squadre, composti i comitati, individuati i luoghi per gli allenamenti... Si tratta di un’avventura nuova, che potrà essere intrapresa da chiunque fosse interessato, uomo, donna, con disabilità o normodotato. Per partecipare o richiedere informazioni, si può contattare la Fib (www.federbocce.it/ contatti), che inoltrerà le richieste alle figure di riferimento. Nel territorio del Lazio, si può scrivere al referente del Comitato Regionale (manuel. tartaglia@hot-shot.com). FA

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Tempi duri e lunghissimi Una ragazza romana di trentadue anni lancia una raccolta Di Massimo Guitarrini

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l Comune di Roma per ora non le concede il servizio, nonostante abbia una grave patologia invalidante, viva su una sedia a ruote elettronica e sola in un appartamento nella Capitale. A Ketty Giansiracusa, ragazza di trentadue anni affetta sin dalla nascita da atrofia muscolare spinale, i servizi territoriali del II Municipio del Comune di Roma dicono che occorre aspettare almeno un anno prima di ottenere qualcosa. Nel frattempo lancia una raccolta fondi su Facebook per far fronte ai suoi bisogni assistenziali in modo da non esser costretta a tornare nella casa dei genitori in Sicilia: dopo dieci anni di vita nello studentato dell’Università La Sapienza, significherebbe rinunciare alle conquiste su se stessa fatte con impegno e fatica. Un modo inusuale, quello di una raccolta fondi su un social network, che suona a tanti come una denuncia verso chi non garantisce un diritto fondamentale. C’è bisogno di capire meglio perché a Roma una persona con una disabilità grave e altamente invalidante, non potendo contare sull’aiuto della famiglia, non possa accedere direttamente a una forma di assistenza che le permetterebbe di fare una vita normale. Su questo abbiamo voluto conoscere il parere del

Presidente della Federazione Italiana Superamento Handicap del Lazio, Daniele Stavolo. La Fish è la più rappresentativa federazione di associazioni che si occupano di disabilità, inclusione sociale e diritti.

Quello di Ketty è un episodio isolato oppure ci sono altri casi di questo tipo? Il presidente della Fish Lazio Daniele Stavolo “Purtroppo non si tratta di una situazione isolata. Anzi, potremmo definirla ‘routine’ per coloro che si rivolgono al proprio Municipio per chiedere l’attivazione delle necessarie forme di assistenza. Le interminabili liste di attesa e i ritardi nei pagamenti per gli stipendi degli assistenti costituiscono le principali cause di disagio per la persona ma anche per la famiglia, quando presente, che in queste circostanze continua a rappresentare l’unica forma di welfare certa. È indispensabile ricordare che il sostegno fornito dall’assistente personale è ormai considerato una risorsa irrinunciabile sin dal momento in cui la persona si sveglia la mattina. I percorsi socio assistenziali, in particolare quelli autogestiti, consentono alle persone di alzarsi dal letto, di uscire di casa, di andare a

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scuola o al lavoro, di emanciparsi dalla famiglia di origine e di costruirne una propria; nell’insieme, di realizzare possibili progetti di vita. E diventano uno dei primi strumenti che garantiscono piena partecipazione della persona alla vita della collettività”. Ketty non ha la famiglia a Roma. Da studentessa ha avuto una copertura assistenziale importante, che le ha permesso di emanciparsi grazie al servizio regionale di Laziodisu, ma ora che deve accedere ai servizi territoriali del Comune di Roma, ha di fronte una prospettiva davvero sconfortante.

Quali sono solitamente i tempi di attesa per una persona con disabilità per poter accedere all’assistenza? “In realtà non esiste una risposta alla tua domanda. Vi sono diversi fattori che determinano le tempistiche di attesa, che solitamente sono annuali e pluriennali. Ciò che è certo è che tra le diverse zone della Capitale esiste una importante difformità nell’accesso e nell’erogazione di questo servizio fondamentale. Numerose sono le segnalazioni che arrivano da famiglie e associazioni, relative ad una organizzazione poco efficiente del servizi, anche quando già attivati, con la conseguenza di


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per ricevere l’assistenza fondi perchè il comune non le ha concesso l’assistenza

non considerare le reali esigenze delle persone e di predisporre l’assistenza sulla base del luogo di residenza. Una situazione che genera profondi disagi, che non possono e non devono essere scaricati sulle spalle delle famiglie, se non si vuole che la disabilità della persona debba essere considerata come ulteriore causa di impoverimento sociale ed economico”.

Perché occorre aspettare tutto questo tempo? I fondi stanziati non sono sufficienti per il fabbisogno necessario? “Raramente i fondi erogati

soddisfano il bisogno concreto dei cittadini, che dovrebbe tradursi ed essere riconosciuto come Diritto Umano, quindi pienamente esigibile. La scarsità dei fondi diventa però un falso problema se non affrontiamo anche la questione del modo in cui gli stessi vengono impiegati. In questa città, ma lo stesso accade in moltissimi territori italiani, si continua a ragionare sui singoli servizi erogati e non sull’effettivo livello di bisogno della persona, sulle sue attitudini e i suoi desideri. Ad oggi il servizio di assistenza dovrebbe inserirsi nell’ambito di un progetto individuale, modello che favorisce una presa

in carico complessiva e strutturata e che pone la persona al centro del sistema, garantendole personalizzazione e flessibilità nel tempo degli interventi in suo favore, con l’integrazione di diverse tipologie di servizi rispondenti, nella qualità e nella quantità, alle esigenze e agli impegni di vita del fruitore. Seguendo questa impostazione si potrà iniziare a parlare di budget personale, attraverso il quale è la persona a scegliere liberamente le prestazioni a cui accedere, evitando la ben nota frammentazione e conseguente minore efficienza dei benefit offerti”. FA

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Tirocini extracurriculari: Grande soddisfazione per il nostro sportello di orientamento Di Debora Bartorelli*

L

o Sportello di Orientamento al Lavoro “Quelli della 68” è un servizio alla pari che offre consulenza gratuita di orientamento a favore delle persone con invalidità, in particolare con disabilità motoria, e/o con invalidità di tipo fisico, che desiderino trovare un’occupazione, o accrescere le proprie competenze attraverso corsi di formazione, stage e tirocini. Per “consulenza alla pari” si intende che la referente dello Sportello, lei stessa una persona con disabilità motoria, effettua i colloqui con gli utenti ed è quindi in grado di comprendere meglio le esigenze delle persone che si rivolgono al servizio. Nel 2010 lo Sportello “Quelli della 68” è entrato ufficialmente come servizio nel grande Sportello “Qualità della Vita” dell’area sociale della UILDM LAZIO onlus); dal 2010 molti sono gli obiettivi raggiunti con il nostro Sportello, ma l’intensificazione del lavoro e le grandi soddisfazioni sono arrivati dal 2016, cioè da quando ci occupiamo di tirocini extracurriculari retribuiti, finanziati dalla Regione Lazio per le persone con disabilità e/o appartenenti alle categorie protette. Secondo l’Avviso Pubblico redatto dalla Regione Lazio, Por Lazio FSE 2014–2020, sono stati stanziati dalla Regione 6 milioni

di euro per i tirocini extracurriculari ai sensi della DGR 533/ 2017. I destinatari dei tirocini sono i soggetti appartenenti all’Articolo 1 della Legge 68/99, e precisamente persone con disabilità motoria e/o fisica, o persone con handicap psichico o intellettivo. Il bando nell’anno 2015–2016 prevedeva che le persone sopra indicate fossero iscritte presso il Centro per l’Impiego d’appartenenza in base alla propria residenza; requisito fondamentale era la residenza nella Regione Lazio, e l’iscrizione alla lista delle Categorie Protette, con una percentuale d’invalidità dal 70% al 100% più accompagno. La durata del tirocinio poteva variare da un minimo di sei mesi ad un massimo di dodici, e ad ogni tirocinante veniva erogata dalla Regione Lazio una retribuzione di 500 euro netti mensili. Per ogni tirocinante era previsto un impegno lavorativo di circa venticinque ore settimanali, per un massimo di cento ore mensili, con un minimo di settanta. Il tirocinio doveva essere svolto presso enti privati, associazioni, fondazioni, cooperative eccetera. Non erano invece ammessi i tirocini svolti presso pubbliche amministrazioni. L’Ente Ospitante ha avuto tirocinanti appartenenti a categorie protette, che hanno lavorato

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per loro gratuitamente per sei o dodici mesi. Grazie al bando 2015-2016, il nostro Sportello ha avviato quindici tirocini per i nostri utenti, che hanno avuto una durata ed un avvio variabile secondo il momento di presentazione della domanda o di avvio del tirocinio in un periodo compreso tra aprile 2016 e maggio 2018. Una ragazza al termine del tirocinio è stata assunta dalla cooperativa con contratto a tempo indeterminato. Chi ha aderito al bando nell’anno 2015–2016, ha dovuto recarsi presso il nostro ufficio previo appuntamento per presentare la documentazione necessaria e per compilare i moduli dell’ente promotore, ossia dell’ente accreditato dalla Regione Lazio, affinché potesse presentare la domanda alla Regione Lazio al fine di avviare i tirocini. Prima di inviare tutti i documenti all’ente promotore, si sono svolti i colloqui con i candidati al fine di trovare l’ente ospitante più adeguato. Per chi ha aderito al bando nell’anno 2017–2018, alcuni dei requisiti necessari sono rimasti invariati ed alcune cose sono cambiate. Vediamole in dettaglio. I destinatari dei tirocini sono i soggetti appartenenti all’Articolo 1 della Legge 68/99; devono es-


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siamo a quota ventitre’ al lavoro, che ha collocato diversi candidati con disabilità

sere iscritti al Centro per l’Impiego d’appartenenza in base alla propria residenza, nonché alla lista del collocamento ordinario e nella lista delle Categorie Protette, con una percentuale d’invalidità dal 46% al 100% più accompagno. La durata del tirocinio può variare da sei a dodici mesi, e ad ogni tirocinante viene erogata dalla Regione Lazio una retribuzione di 800 euro lordi mensili. Per ogni tirocinante è previsto un impegno lavorativo di circa venticinque ore settimanali, per un massimo di cento ore mensili, con un minimo di 96 ore. Ad oggi il nostro Sportello ha avviato ventitré tirocini, partiti

tra maggio e novembre 2018 e della durata di dodici mesi. Altri diciassette tirocini saranno avviati verso marzo 2019. Per sessanta nostri utenti per i quali non è stato ancora possibile trovare un ente ospitante, si sta lavorando per incrociare le esigenze di candidati ed enti. Chi è interessato ai tirocini, deve recarsi presso il nostro ufficio previo appuntamento per presentare la seguente documentazione: curriculum vitae formato europeo, carta d’identità, codice fiscale, certificato d’invalidità, Legge 104/92 per chi ne è in possesso, Foglio Bussola (Iscrizione al collocamento mirato), iscizione al collocamen-

to come categoria protetta, moduli compilati dell’ente promotore, affinché questi possa presentare la domanda alla Regione Lazio al fine di avviare i tirocini. Per informazioni sull’orientamento al lavoro e per i colloqui, lo Sportello è attivo presso la sede della UILDM LAZIO onlus, in via Prospero Santacroce, 5 (terzo piano), il lunedì, martedì e giovedì dalle ore 10:00 alle 18:00, previo appuntamento con Debora Bartorelli. Sono anche disponibili i numeri di telefono 06 66048868 e 327 1795953 e l’indirizzo e-mail sportello68@uildmlazio.org. *Referente Sportello Quelli della 68 UILDM LAZIO onlus

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L’ironia di Angela colpisce ancora L

La scrittrice risponde a una campagna di comunicazione poco felice

Di Daniela Falco

e campagne di comunicazione sociale nascono con l’intento di porre l’accento su situazioni di interesse collettivo, fare prevenzione, alzare il livello di attenzione, sensibilizzare l’opinione pubblica. Per gli addetti ai lavori non è semplice toccare le corde giuste per raggiungere l’obiettivo della memorizzazione del messaggio. Senza voler in questo spazio fare l’analisi di ciò che funziona in una campagna di comunicazione sociale e ciò che invece produce un effetto boomerang, segnaliamo una campagna realizzata alcuni anni fa, più una risposta alla medesima campagna, costruita con ironia e misurata “cattiveria”. L’ambito della pubblicità progresso riguardava la sicurezza sulle strade e come bisogna stare attenti quando si è alla guida per evitare pericoli per se stessi e gli altri. La cartellonistica prevedeva l’immagine stilizzata di una persona invalida, a suggerire cioè che, se si superarano i limiti di velocità, si rischia di non riuscire più a muoversi autonomamente. In risposta a questa campagna di comunicazione sociale, ci ha pensato una donna che non le manda a dire: Angela Gambirasio, psicologa,

blogger dissacrante e ironica autrice di un libro autobiografico che racconta fatti e incredibili verità della sua vita su quattro ruote, dove le ruote in questione sono quelle della sua carrozzina. Angela ribalta il focus del messaggio: la persona disabile non è vittima di se stesso, né della propria incoscienza per non aver rispettato le regole; i veri problemi per una persona su una carrozzina non sono la ridotta mobilità, ma la limitata sensibilità di una società dove vengono ignorati gli scivoli, la scarsa propensione ad investire per abbattere le barriere architettoniche e l’idea mancante che un servizio per essere tale deve poter essere accessibile a tutti. Oltre alla

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miope deficienza di alcuni pubblicitari, che dovrebbero mobilitarsi per cercare un altro lavoro. Una campagna così concepita è pregiudizievole per le persone disabili e allarga sensibilmente l’incomprensione fra due mondi diversi, che potrebbero invece tranquillamente dialogare fra loro: quello dei normodotati (o “bipedi”, come li definisce Angela) e quello dei disabili. Alla fine, la questione non è fisica, ma mentale: se hai una visione ristretta, prima o poi andrai a sbattere, anche se cammini senza ausili meccanici. Il libro della Gambirasio propone uno spaccato delle piccole incongruenze della vita, dove il discorso mobilità è solo un aspetto. FA


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Salire le scale in carrozzina? Adesso è possibile, grazie al prototipo di Andrea Belli, inventore romano che sogna di fare qualcosa di utile Di Manuel Tartaglia

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ndrea Belli è un cosiddetto “maker”. Uno di quegli individui, cioè, che inventano, progettano e realizzano soluzioni per rendere la vita più semplice. Esistono raduni in cui i maker si ritrovano e mostrano al pubblico le proprie invenzioni; il più noto è probabilmente la Maker Faire, la fiera degli inventori che ogni anno si svolge in diversi paesi del mondo. L’edizione romana è una delle più grandi e qui abbiamo fatto la conoscenza del progettista meccanico capitolino. Cinquantenne, con una bella famiglia e in servizio da trent’anni in svariate aziende Italiane, Andrea Belli si ritiene una persona molto fortunata. “Proprio per questa mia fortuna - ci racconta - ho sempre voluto inventare qualcosa da mettere a disposizione della società per poter dare anche io il mio piccolo contributo”. Ed ecco la trovata: una sedia a ruote in grado di salire i gradini delle scale. “Questa idea mi venne un giorno, quando aiutai una persona disabile a salire una rampa di scale della metropolitana perché il montascale non funzionava”. Andrea si adoperò per trovare un modo per risolvere il problema, così si ispirò vedendo una partita di basket con i giocatori sulla sedia a ruote e, successivamente, dei

vogatori per allenarsi in camera anni con circa un migliaio di ore sua. “Pensai che sarebbe stato di lavoro, arrivai a costruire bello creare una carrozzina doanche il modello elettrico. Portai tata di un meccanismo tipo un tutto in fiera ed oggi eccomi qua vogatore, capace di salire anche con un riconoscimento italiano un solo gradino di un marciaed uno internazionale datomi in piede; sarebbe stato bello dare fiera, ed un brevetto italiano ad una persona disabile l’autoarrivato come un sogno pochi nomia per superare questi ostagiorni fa”. coli, di cui sono piene le città. Adesso che l’invenzione è una Così, con una matita ed un foglio realtà riconosciuta, è giunto il di carta, circa due anni fa iniziai momento di produrla, cosa che il a disegnare geometrie funzionali maker romano non aspetta altro che potevano svolgere questo di fare. “Spero che questo mio lavoro. Dopo qualche mese trosogno che ho fatto anni fa divai una soluzione che poteva venti una realtà e che possa essere valida, la modellai in essere utile alla società - ci scala più piccola in 3d e me la confessa -. Sto passando un bel stampai a casa con una stamperiodo fiero, felice, contento ed pante 3d, anch’essa autocostruorgoglioso di quello che ho fatto. ita, e la vidi funzionare salendo Fra qualche giorno porterò non solo un gradino, ma molti di questo brevetto nella mia azienpiù, su una piccola rampetta di da che avevo già avvisato ed scale sopra al tavolo della mia avendo già ricevuto complimenti cucina”. da tutta la direzione, spero di L’idea funzionava e così, diepoter iniziare a fare sul serio tro consiglio di un amico avvotutto quello che mi sono procato, Andrea Belli fece domanda posto di fare in futuro”. FA di brevetto. “Nei mesi successivi Andrea Belli (a destra) presenta la sua invenzione alla domanda di brevetto iniziai a costruire la sedia manuale che ho portato in fiera. Dopo aver trovato altre soluzioni che la miglioravano e dopo aver impiegato quasi due

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Immigrazione: un dossier Il documento fotografa la realtà dei flussi migratori in Di Massimo Guitarrini*

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l Centro Studi e Ricerche Idos, in partenariato con il centro studi Confronti e con la collaborazione dell’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) ha redatto il Dossier Statistico Immigrazione 2018. Il Dossier è stato presentato il 25 ottobre a Roma alla presenza del vice moderatore della Tavola Valdese, Luca Anziani, il missionario comboniano padre Alex Zanotelli, il responsabile immigrazione del sindacato Usb, Aboubakar Souhamoro e il direttore dell’Unar, Luigi Manconi. Secondo Luca di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche Idos, lo scopo consiste nell’offrire dati statistici reali su cui confrontarsi in modo da favorire un livello adeguato di consapevolezza dei fenomeni migratori da parte dell’opinione pubblica. Le cifre che fotografano la realtà degli stranieri in Italia contenute nel Dossier ci dicono che non esiste nessuna invasione. Contrariamente alla credenza che vorrebbe il paese assediato e invaso dagli stranieri, al netto dei movimenti interni il loro numero è stabile intorno ai 5 milioni dal 2013. Il Dossier evidenzia che “nel 2017 l’Unione Europea ha conosciuto un drastico calo sia degli attraversamenti irregolari delle frontiere (diminuiti di 9 volte rispetto al boom del 2015),

sia delle richieste d’asilo presentate (-43,5% rispetto al 2016). A monte, ha denunciato l’Agenzia europea per i diritti fondamentali nel 2018, c’è la questione dell’accesso all’Ue da parte dei potenziali aventi diritto alla protezione. Infatti, maltrattamenti ai danni di migranti da parte delle polizie di frontiera sono stati documentati da più parti nel corso del 2017. A tutto ciò si aggiunge il fatto che il boom di profughi che, attraversando il deserto e il Mediterraneo centrale, sono approdati sulle coste italiane si è pressoché esaurito nel 2017, dopo quattro anni in cui ne sono giunti, nel complesso, circa 625.000. Basti pensare, poi, secondo quanto hanno rilevato Unhcr e Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), che mentre nel 2017 l’Italia ha convogliato il 69% degli oltre 172.000 migranti forzati arrivati via mare, nei primi nove mesi del 2018 ne ha accolti sul suolo poco più di 21.000, un dato crollato di quasi il 90% rispetto allo stesso periodo del 2017. La riduzione dei flussi in Italia è dovuta ai nuovi accordi tra le autorità libiche e il nostro paese (2017), per cui una quota sempre più alta di profughi viene intercettata in mare dalla Guardia costiera libica e riportata nei

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centri di detenzione del paese nordafricano, dove tornano a subire violenze e torture ormai abbondantemente documentate, per estorcerne riscatti, oppure vengono venduti ai trafficanti di esseri umani, che possono rivenderli a loro volta come schiavi. In più la riduzione degli arrivi e l’esclusione delle ONG nel soccorso in mare ha prodotto un aumento dei morti in mare: secondo l’Oim tra gennaio e settembre 2018 ben 1.728 in tutto il Mediterraneo, di cui 3 su 4 (1.260) nella sola rotta tra Libia e Italia”. Sono presenti in Italia complessivamente 354.000 richiedenti asilo (compresi quelli ancora privi di titolo formale o la cui domanda è sotto esame) e titolari di protezione internazionale o umanitaria lo 0,6% dell’intera popolazione del paese. “L’Italia è al terzo posto nell’Ue, dopo la Germania e la Francia. L’incidenza sulla totalità degli abitanti è perfettamente in linea con la media comunitaria, al pari di quella della Francia e dei Paesi Bassi, ed è preceduta da vari Paesi, come la Svezia, l’Austria e Malta, la Germania e Cipro, la Grecia”. Dei 239.000 titolari di un permesso inerente alla richiesta di asilo o alla protezione internazionale o umanitaria, alla fine del 2017 erano circa 187.000


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sfata i pregiudizi Italia. E non mancano le sorprese quelli inseriti nel sistema nazionale di accoglienza, il 5,7% dei migranti si trova nei Centri di prima accoglienza lo 0,2% negli hotspot. Di contro, il 13,2% è la quota di richiedenti e titolari di protezione che viene ospitata nei centri Sprar, che invece sono spesso indicati come buona prassi nazionale e che però il decreto Salvini sulla sicurezza vorrebbe ridurre. Nonostante ormai la popolazione straniera, in quarantacinque anni di immigrazione nel nostro paese, si sia inserita nel tessuto sociale in maniera sempre più strutturale, ancora si riscontrano disparità nell’accesso a misure assistenziali o a servizi essenziali di welfare, come gli asili nido, le mense scolastiche, i bonus bebè e i sostegni per famiglie indigenti, al cui riguardo alcune Amministrazioni locali hanno emanato ordinanze puntualmente bocciate dai giudici, in quanto discriminatorie. Le discriminazioni, poi, dilagano in Internet, con un aumento esponenziale di discorsi d’odio razzista, spesso sulla base di rappresentazioni distorte che riguardano anche la religione di appartenenza, fomentando l’idea - come si sente spesso dire - che siamo “invasi da musulmani”, mentre tra gli immigrati i cristiani sono la

maggioranza (2.706.000, pari al 52,6% del totale, secondo la stima di Idos), con preminenza degli ortodossi (1,5 milioni) e dei cattolici (oltre 900.000), mentre i musulmani sono 1 ogni 3 (32,7%, pari a 1.683.000 persone). Il lavoro: nessuna competizione con gli italiani e bassa mobilità occupazionale. Secondo il Dossier: “La credenza che gli immigrati rubino il lavoro agli italiani è, da anni, smentita dalla realtà: dei 2.423.000 occupati stranieri nel 2017 (10,5% di tutti gli occupati in Italia), ben i due terzi svolgono professioni poco qualificate o operaie, In particolare, è straniero il 71% dei collaboratori domestici e familiari (comparto che impiega il 43,2% delle lavoratrici straniere), quasi la metà dei venditori ambulanti, più di un terzo dei facchini, il 18,5% dei lavoratori negli alberghi e ristoranti (per lo più addetti alla pulizie e camerieri), un sesto dei manovali edili e degli agricoltori. Inoltre i lavoratori immigrati restano ancora schiacciati nelle nicchie di mercato caratterizzate da impieghi pesanti, precari, discontinui, poco retribuiti, spesso stagionali e caratterizzati da sacche di lavoro nero (o grigio) e, quindi, di sfruttamento. Niente di tutto questo fa

pensare che gli immigrati siano in competizione con gli italiani per un’occupazione o che rubino agli italiani il lavoro, come pure la retorica dominante continua a proclamare. La voglia di riscatto, alimentata dalla frustrazione di un mercato del lavoro dipendente oltremodo avaro, trova nel lavoro autonomo la sua migliore esplicazione: in Italia sono quasi 590.000 le imprese guidate da immigrati (il 9,6% di tutte quelle attive), aumentate anche negli anni della crisi economica. Talora si tratta di ditte e aziende in grado dare impiego anche a lavoratori italiani”. Sono dati che ci parlano della cruciale importanza delle politiche di integrazione, di cui oggi nessuno parla più e su cui sempre meno i governi intendono investire, ha spiegato Luca di Sciullo: “I numeri non bastano più: abbiamo bisogno di esempi, di testimoni, di buone prassi che mostrino in maniera concreta e tangibile che l’integrazione è possibile”. Concludendo, “nell’integrazione si vince insieme, perché, a dispetto di tutti i tentativi di imbastire conflitti sociali tra categorie ugualmente svantaggiate, i destini di italiani e immigrati sono già intrecciati nella nostra società”. *Responsabile Asis UILDM LAZIO onlus

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Una mano... per vestirsi L

EasyEM crea una linea d’abbigliamento per chi ha difficoltà motorie

Di Manuel Tartaglia

entamente ma inesorabilmente, il mercato prende sempre più in considerazione le esigenze dei consumatori che non rientrano nelle categorie convenzionalmente accettate. Che lo faccia per apertura nei confronti del pubblico con esigenze speciali oppure per espandere il parco clienti, è difficile da stabilire; fatto sta che ne giova sempre più chi non rientra negli standard. Basti pensare ai vegetariani, ignorati fino a qualche anno fa, oggi con una vasta gamma di alimenti a disposizione, che ne rispettano le esigenze. O ancora le persone omosessuali, che se da un lato subiscono tuttora discriminazioni, dall’altro hanno a disposizione nuove figure specializzate come il wedding planner. Ci sono, poi, le persone con disabilità e ci sono realtà come EasyEM, che vengono loro incontro. EasyEM, però, è un’azienda che nasce da un presupposto diverso da quelli succitati: quello di soddisfare un’esigenza fortemente sentita perché vissuta in prima persona, mettendo poi a disposizione degli altri le proprie soluzioni. Una su tutte: la felpa che si chiude con una mano sola. “Il progetto nasce per un bisogno quotidiano della vita di mia figlia, che ha un’emiplegia. Per lei mettere una felpa o un

Giovanissimi modelli mostrano i capi EasyEM

giubbotto in completa autonomia è un processo lungo, difficoltoso, e quasi mai riesce a portarlo a compimento. Allacciare lo stesso capo d’abbigliamento le risulta impossibile dovendo utilizzare solo la mano destra. Da questa difficoltà deriva frustrazione, rabbia e scarsa autostima, da qui l’idea di creare un capo d’abbigliamento che fosse ergonomico, quindi semplice e veloce da indossare e che si potesse chiudere con una mano sola”. Ce lo racconta Monica Bulgarelli, fashion designer del progetto di EasyEM. Con lei cooperano Walter Falzoni e Gianluca Angelini. Il punto di forza di questi capi d’abbigliamento sta nel fatto che, al di là della loro comodità, sono belli da vedere e non hanno nulla da invidiare ai

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vestiti delle grandi firme, tant’è che tutti gli amichetti normodotati della figlia di Monica Bulgarelli hanno voluto una felpa come la sua: “Promuoviamo un progetto di abbigliamento inclusivo - continua Monica -, cioè che può essere indossato senza alcuna distinzione sia da persone con disabilità agli arti superiori, che persone che non hanno nessun tipo di disabilità”. Il progetto EasyEM non si occupa solo di felpe ma anche di gilet e giubbotti per bambini e adulti. Il servizio è su misura, perciò ogni persona può scegliere il modello, il colore e il tessuto del proprio capo. Per contattare l’azienda, si può utilizzare l’indirizzo e-mail easyemisfero@yahoo.com o visitare il sito internet www. easyemisfero.com. FA


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Un ministero per i disabili

Di cosa si occupa? Cosa ne pensano le associazioni e le federazioni che tutelano i diritti delle persone con disabilità? Di Lucia Romani

“U

no Stato civile deve proteggere, tutelare, assistere e integrare chiunque abbia una disabilità”, è questa l’apertura del punto 15 del Contratto di Governo tra Lega e M5S. Quest’anno il nuovo governo ha istituito il Ministero della Famiglia e delle Disabilità, con a capo Lorenzo Fontana, che si occupa di promuovere e garantire i diritti legati ai temi della disabilità come l’inclusione sociale, scolastica e lavorativa, l’autonomia, i servizi socio-sanitari e le pari opportunità, contrastando ogni tipo di emarginazione e barriera architettonica, oltre a cooperare con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. In Italia sono circa 3 milioni le persone che hanno una limitazione funzionale. A loro si

rivolge il Ministero di Fontana, che è senza portafoglio, cioè non dispone di un bilancio autonomo, ma sul quale il Governo ha stanziato 300 milioni da investire nel triennio 2019-2021 per la gestione dei fondi: per il diritto al lavoro dei disabili; per le non autosufficienze; per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare; per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare. Come ha reagito il mondo della disabilità alla notizia dell’istituzione del nuovo ministero? I pareri sono contrastanti. Franco Bettoni, presidente della Federazione tra le Associazioni Nazionali con Disabilità (Fand), attraverso il sito ufficiale ipotizza che sia “un segnale positivo” perché spesIl nuovo ministro Lorenzo Fontana

so i temi della famiglia e della disabilità “si sovrappongono”. Non è dello stesso pensiero Roberto Speziale, presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale (Anffas), il quale sul sito della Fand, presuppone che il nome stesso “possa essere categorizzante” ma si augura che crei “un coordinamento interministeriale e con le Regioni”. Anche Andrea Silvestrini, vicepresidente dell’Associazione Nazionale per la promozione e la difesa dei diritti delle persone disabili (Aniep), su La Repubblica si dice “contrario” alla nascita di questo nuovo Ministero poiché “non fa altro che ghettizzare la categoria” e dichiara che così “il Governo sta alzando barriere culturali peggiori di quelle fisiche e architettoniche”. Più moderato il tono di Vincenzo Falabella, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (Fish), che su Il Fatto Quotidiano invita a revisionare la Legge Fornero “considerando le esigenze dei lavoratori con disabilità” ma “senza intaccare i fondi dell’assistenza personale” e sollecita “un aumento del fondo per la non-autosufficienza e del fondo Dopo di noi”. FA

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Da grande voglio In queste due pagine alcune foto

Una giornata con Radio FinestrAperta

dei relatori, del pubblico e del materiale distribuito ai partecipanti

Di Annalisa Del Picchia*

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o scorso ottobre si è svolto un workshop dal titolo “Come si lavora in una radio?”. L’iniziativa, realizzata dalla redazione di Radio FinestrAperta, è stata promossa dalla UILDM LAZIO onlus, con il sostegno dell’8 per mille della Tavola Valdese. La Chiesa Valdese è da molti anni impegnata in attività sociali, avendo deciso che i fondi ricevuti con l’8 per mille non debbano essere utilizzati per fini di culto, ma unicamente per progetti di natura assistenziale, sociale e culturale, oppure a sostegno di progetti nei Paesi in via di sviluppo. Da alcuni anni è a fianco della nostra organizzazione, avendo finanziato, con i fondi dell’8 per mille, diversi progetti UILDM LAZIO dal 2013. Nel 2018 la Chiesa Valdese ha deciso di sostenere la nostra emittente radiofonica ed il progetto denominato “Diamo voce alla disabilità neuromuscolare: webradio FinestrAperta!”, il cui obiettivo era quello di realizzare, attraverso un percorso laboratoriale, delle nuove redazioni di persone con disabilità, che potessero poi lavorare sulla realizzazione di nuovi programmi radiofonici. A questo scopo è stato organizzato il workshop, gratuito per i partecipanti, che si è

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rivelato di eguale interesse sia per i neofiti incuriositi dal mondo della radiofonia, che per gli esperti, che hanno avuto l’occasione di approfondire tematiche e competenze. Oltre a offrire al pubblico trucchi e consigli inerenti il lavoro in una redazione radiofonica, i relatori hanno avuto l’opportunità di far conoscere le idee che animano Radio FinestrAperta e l’associazione che la sostiene, la UILDM LAZIO onlus. Il corso è stato suddiviso in due sessioni, una teorica e una pratica, in cui sono stati approfonditi aspetti generici del mondo dell’emittenza, ma anche particolari del lavoro a Radio FinestrAperta. Durante la mattinata del 4


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fare radio per imparare a lavorare in redazione ottobre, nella sala congressi della UILDM LAZIO, è stata raccontata la storia e la missione dell’associazione; è stato dato risalto ai valori dell’integrazione, del rispetto dei diritti e delle pari opportunità per le persone con disabilità. Si è poi illustrato in dettaglio il progetto FinestrAperta (rivista, sito web e radio). Analizzati, infine, i differenti aspetti dell’organizzazione di una emittente radiofonica: l’organigramma, il palinsesto, il diritto d’autore, i ruoli e le mansioni. Nel pomeriggio si è svolta la parte pratica e le lezioni sono riprese in studio. I partecipanti hanno imparato cosa significa redigere la scaletta, condurre la riunione di redazione, programmare i post sul sito web e sui social media. Non sono mancati gli aspetti più tecnici, dalla regia radiofonica agli strumenti del fonico, al montaggio della trasmissione, passando per le repliche e i podcast. Dopo otto intense ore di laboratorio, i partecipanti si sono dichiarati stanchi ma felici, ringraziando per l’opportunità

concessa di toccare con mano il suggestivo mondo della radiofonia. Alcuni di loro si sono si sono resi disponibili a collaborare in veste di redattori volontari alle attività di Radio FinestrAperta; per ascoltare le

loro voci, basterà collegarsi all’indirizzo internet www. finestraperta.it oppure scaricare l’app per smartphone e tablet “Radio FinestrAperta”. *Responsabile Ufficio Fundraising UILDM LAZIO onlus

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A Natale scegli Anche quest’anno la UILDM è al fianco di Di Annalisa Del Picchia*

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a strada verso una cura definitiva delle malattie genetiche rare è lunga, complessa e molto costosa. La Fondazione Telethon lavora per fare in modo che la ricerca scientifica possa dare una risposta concreta ai pazienti e alle loro famiglie che ogni giorno lottano e sperano in una nuova cura. Oltre a sostenere la ricerca scientifica, la Fondazione Telethon si impegna per dare un’informazione aggiornata e corretta sulle malattie e indirizzare i pazienti ai diversi centri di riferimento e agli specialisti. Sin dai primi anni Novanta l’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare è stata un partner importante durante il periodo della Maratona televisiva Telethon, organizzando eventi ed iniziative di piazza per raccogliere fondi e poi lavorando insieme a progetti dei bandi Telethon-Uildm, attivi dal 2001, che investono i fondi raccolti dai volontari dell’associazione in progetti di ricerca clinica che abbiano come obiettivo il miglioramento della qualità della vita delle persone con patologie neuromuscolari. Anche quest’anno la Uildm Lazio è pronta ad aiutare la Fondazione Telethon nell’informare e raccogliere fondi con i propri volontari, distribuendo

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dei gadget, a fronte di una piccola donazione, che potranno essere dei regali di Natale speciali. Presso la sede di via Prospero Santacroce, a Roma, si potranno trovare i cuori di cioccolato e i sacchetti di cioccolatini al latte e fondente, le candele profumate e le tazze per la colazione. Scegliere di sostenere la ricerca scientifica è un gesto di


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un dono di cuore Telethon per sconfiggere le malattie neuromuscolari amore e di speranza perché nel prossimo futuro si trovi una cura per le malattie neuromuscolari. Per informazioni su come sostenere la campagna di raccolta fondi e i gadget Telethon è possibile chiamare l’ufficio Fundraising Uildm Lazio al numero 06 6635757 e all’e-mail fundraising@uldmlazio.org.

Anche Adriana e Antonella per Telethon

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iamo felici di presentarvi la nuova campagna di raccolta fondi della Fondazione Telethon, nostro partner nella ricerca sulle malattie genetiche rare, che vede protagoniste tra gli altri Adriana Cipriani, nostra ex volontaria in Servizio Civile, e Antonella Irano, che partecipa da anni al Gruppo Giovani Uildm Lazio ed anima una delle tante trasmissioni di Radio FinestrAperta.

*Responsabile Ufficio Fundraising UILDM LAZIO onlus

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Decora le tue feste con noi D

Un dono unico e artigianale: la nostra pallina di Natale

Di Annalisa Del Picchia*

ecorazioni, ghirlande, luci, presepi, addobbi e palline di diverse forme, colori e materiali: ogni anno ne acquistiamo di nuovi per rendere la casa e l’albero più belli e per creare quell’atmosfera unica che rende magico il nostro Natale. Per chi non può rinunciare a tutto ciò, quest’anno la UILDM LAZIO onlus ha pensato di realizzare delle palline di Natale davvero speciali. Sì, poiché sono dipinte a mano e personalizzate in una bottega di ceramiche di Vietri, un paese in

provincia di Salerno, dove l’arte della ceramica è una tradizione consolidata. La Ceramica di Vietri, maiolica italiana, è un prodotto di altissima qualità artigianale, di cui la storia riporta testimonianze già dall’XI secolo, caratterizzata da colori brillanti e disegni dai forti contrasti cromatici. Sulle palline realizzate per la UILDM LAZIO onlus, sono disegnati a mano dei coloratissimi fiori, nonché la farfalla, il simbolo della nostra Associazione e del lavoro che svol-

giamo con costanza dal lontano 1967 per abbattere ogni tipo di barriera, sia essa architettonica, culturale, sociale oppure economica. In occasione del Natale 2018 ne abbiamo fatte realizzare un numero limitato di pezzi, che saranno disponibili presso la nostra sede di via Prospero Snatacroce, a Roma. I fondi raccolti saranno destinati a finanziare alcune delle tante attività di inclusione sociale che la nostra Associazione offre gratuitamente alle persone con disabilità del territorio laziale. Per informazioni su come reperire le nostre palline, è possibile rivolgersi all’ufficio Fundraising della UILDM LAZIO onlus, chiamando il numero 06 6635757. *Responsabile Ufficio Fundraising UILDM LAZIO onlus

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Lo stile Vietri

mpulso di linee, forme e colori; segni essenziali e con-

trasti cromatici che portano negli spazi di ogni esperienza abitativa la luminosità di Vietri Sul Mare. Un territorio che, non a caso, abbiamo voluto conservare come scenario di tutte le nostre giornate di lavoro e vita quotidiana.

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Questioni domestiche

La complessa relazione tra collaboratore familiare e datore di lavoro con disabilità: se ne è parlato in un covegno Di Maura Peppoloni*

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orniamo a parlare di assistenza grazie ad un convegno svoltosi l’8 novembre organizzato da Domina (Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico). L’iniziativa ha avuto l’obiettivo di mettere in risalto il valore del lavoro domestico, ma anche il ruolo economico e sociale delle famiglie datrici di lavoro. Per l’occasione, Domina ha presentato una ricerca realizzata in collaborazione con Fondazione Leone Moressa, dove si è evidenziata una realtà riguardo il lavoro domestico e la disabilità. Da questa ricerca si rileva che in Italia le persone con disabilità minori di sessantacinque anni sono 700mila e che le persone con disabilità maggiori di sessantacinque anni sono 2,5 milioni e sono in aumento. Di conseguenza le indennità di accompagnamento vengono erogate a 2.128.440 persone. Le persone con disabilità grave sono 1,8 milioni con una spesa consistente per i Comuni italiani. Va da sé che questi dati sono previsti in aumento grazie alle aspettative di vita più favorevoli ma anche per l’aumento dell’invecchiamento della popolazione. Tutto ciò porterà ad un aumento delle spese dedicate all’assistenza a fronte di drastiche riduzioni dei fondi ai Comuni per la spesa sociale.

Con l’applicazione della Legge n. 162/98 (assistenza indiretta), sempre più persone con disabilità stanno usufruendo di assistenti familiari attraverso l’assunzione di una persona scelta da chi necessita di aiuto, come si evince dal rapporto annuale Inps del 2017. Dino Barlaam, direttore dell’Agenzia per la Vita Indipendente, ha cercato di mettere a confronto i bisogni specifici delle famiglie e quelli dei lavoratori rispetto all’assunzione diretta; finalmente non si parla più esclusivamente di “badantato” ma, soprattutto per le persone con disabilità, l’intervento degli assistenti è finalizzato a contribuire alla realizzazione di una vita indipendente attraverso l’accompagnamento, oltre che alle mansioni classiche. Queste nuove esigenze però spesso provocano criticità nei lavoratori, che spesso si trovano a dover sostenere da soli tutto il carico di lavoro con la conseguente breve durata dei rapporti di lavoro. Ciò necessita una revisione della normativa contrattuale riguardo alcuni elementi fondamentali: la previsione della possibilità per tutti del lavoro domenicale, garantendo il riposo settimanale, per tutti i tipi di rapporto del lavoro, perché tale limitazione sarebbe in contrasto con la carta dei Diritti Umani.

Secondo elemento è la previsione del part-time a 30 ore settimanali nel lavoro a convivenza anche per i livelli C-super e D-super. In tal modo si garantirebbe una miglior qualità della vita ai lavoratori. Un’altra criticità è quella dell’assenza, molto spesso, di competenze specifiche da parte del lavoratore. Questo però, se fosse presente, comporterebbe una tariffazione diversa difficile da sostenere dalle famiglie in caso di mancati finanziamenti. L’intervento del direttore dell’Avi ha avuto come interlocutore Rocco Lauria, Direttore Centrale Sostegno alla non autosufficienza, invalidità civile e altre prestazioni Inps, che si è reso disponibile al dialogo. In ogni caso, deve essere comunque chiara la necessità di un vero cambiamento culturale rispetto alla visione della disabilità, che non deve essere più considerata come una limitazione ma un modo diverso di vivere. La presenza di un’assistente è fondamentale e, grazie ad un miglioramento del contratto collettivo nazionale sulla disciplina del lavoro domestico, il rapporto datore di lavoro-lavoratore può risultare funzionale ad entrambi. *Responsabile setttore Qualità della Vita UILDM LAZIO onlus

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Due momenti della marcia Perugia-Assisi immortalati dal nostro giovane inviato

Vi racconto la mia La testimonianza di un volontario che, Di Caglar Paldar

“M

entre stai proclamando la pace con le tue labbra, sii sicuro di provarla pienamente nel tuo cuore” (San Francesco D´Assisi). Per me ed i miei colleghi in Servizio Volontario Europeo, era la prima settimana a Roma. Anche se eravamo venuti come volontari con dei compiti da svolgere, Roma già iniziava ad affascinarci con le sue bellezze storiche. Ma non eravamo venuti qui come turisti e quindi ci siamo dovuti svegliare da questo sogno. Quando ho sentito parlare per la prima volta della Marcia Perugia-Assisi, ho pensato che fosse una buona opportunità per conoscere meglio l’Italia, nonché un’opportunità per continuare a fare quello che mi stava a cuore anche prima di venire qua. Quest’anno è il settantesimo compleanno della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani; il centenario dalla fine della Prima Guerra Mondiale; il cinquantesimo anniversario della morte di Aldo Capitini (fondatore del Movimento Nonviolento Italiano e promotore della prima marcia da Perugia ad Assisi nell’anno 1961). Dopo un viaggio abbastanza lungo, siamo arrivati all’inizio della marcia. Arrivati sulla piaz-

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za, ci aspettava un ambiente molto colorato. Intorno alla piazza c’era una grande chiesa e tante bancarelle. Mi incuriosiva e attirava la mia attenzione tutto quello che si trovava nei dintorni. Venivano distribuiti e venduti giornali, opuscoli, adesivi, t-shirt colorati con messaggi diversi. Ma i veri protagonisti erano naturalmente gli striscioni che ogni partecipante aveva preparato, perché portavano i messaggi che le persone volevano esprimere e rendere visibili. Anche se il mio italiano non è abbastanza fluente, riuscivo a capire i messaggi dei manifestanti grazie ai miei amici. Nella maggior parte dei casi, gli striscioni parlavano dei problemi e delle richieste dei rifugiati e degli immigrati. Quello che ho imparato è che questo tema è sentito come uno dei problemi più grandi nel mondo di oggi ed i manifestanti volevano evitare l’emanazione di Leggi che rendano molto difficile avere lo status di rifugiato. I profughi vengono in Europa per salvare le loro vite perché nessuna autorità propone delle soluzioni realistiche per questo problema. Nella maggior parte dei casi, vengono sfruttati come manodopera a bassa costo. Sono considerati persone che fanno il


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prima marcia dalla Turchia, ha partecipato con la UILDM alla Perugia-Assisi lavoro sporco e si pensa che, se avessero più dello stretto necessario, potrebbero diventare un problema per gli europei. Ma quando pensiamo alla guerra in Siria o alle condizioni di vita in Africa, comprendiamo quanto sia giusto che milioni di rifugiati siano qui. Sebbene il razzismo sia un po’ ovunque in aumento, questa manifestazione è stata per me una fonte di speranza: vedere migliaia di persone camminare per questa giusta causa mi ha sollevato. La solidarietà, la difesa dei diritti, il no alle ingiustizie: penso che queste siano le cose più importanti da imparare e fare proprie a questa età. I giovani in marcia spingevano le sedie a ruote, portando allegramente i loro amici con disabilità fino all’arrivo. Abbiamo iniziato a vedere Assisi da lontano. La vista era impressionante ed eravamo curiosi di vedere la città da vicino. Ad Assisi c’era una struttura che occupava completamente la collina e sembrava dominarla. Quando siamo arrivati all’entrata della città, abbiamo visto una lunga salita che ci aspettava. Ma era ancora troppo presto per sentirci stanchi. Abbiamo cominciato a inerpicarci alla volta di Assisi facendo una curva. Mentre cam-

minavamo, cercavo un posto “In capo a tutti c’è Dio, padrone per rilassarmi, ma non ne ho del cielo. Questo ognuno lo sa. trovato uno finché non siamo Poi viene il principe Torlonia, arrivati alla Basilica. Ci siamo padrone della terra. Poi venrilassati un po’ ammirando il gono le guardie del principe. paesaggio. Poi vengono i cani delle guardie Dopo aver girato per la città, del principe. Poi, nulla. Poi, abbiamo visitato la Basilica, ancora nulla. Poi, ancora nulla. dopodiché ci siamo rilassati Poi vengono i cafoni. E si può dire ch’è finito”. FA bevendo una birra. Camminando verso Assisi, alcuni amici mi Recapiti utili hanno chiesto se fossi autore di questo articolo è un volontario stanco, ma ho puntualin Servizio Volontario Europeo presso la mente risposto di no, UILDM Lazio, nell’ambito di Moving anche se in realtà lo ero Together, progetto finanziato grazie ai foneccome! di europei del programma Erasmus+. Questa esperienza mi Per maggiori informazioni è possibile ha ricordato un passo contattare lo Sportello MIDA all’indirizzo del libro Fontamara, di mida@uildmlazio.org. Ignazio Silone, che avevo letto alcuni mesi fa:

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Per sentirsi giovani Conoscete il Gruppo Giovani della UILDM Di Massimo Guitarrini*

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e attività e i servizi per l’integrazione sociale della UILDM LAZIO onlus rappresentano, in un momento in cui si mettono in discussione i principi fondamentali di solidarietà e inclusione, un’importante contenitore in cui pianificare e costruire un riscatto sociale possibile per molte persone con disabilità, che vedono la nostra organizzazione come un spazio in cui crescere, sperimentare e avviare percorsi di autonomia. Da diversi anni a questa parte, coinvolgiamo le persone che “si sentono giovani” in attività di gruppo, di socializzazione, uscite eccetera. L’obiettivo è quello di coinvolgere i giovani della Sezione, rendendoli protagonisti dei loro percorsi di indipendenza e partecipazione attiva all’interno dell’associazione. La strategia è quella di promuovere iniziative di apprendimento di gruppo, che vedano i giovani non più come recettori passivi di un servizio, ma come attori protagonisti ed ideatori di attività e progetti, in un’ottica di inclusione sociale e Vita Indipendente. In questi anni il Gruppo Giovani della UILDM LAZIO ha partecipato a Scambi Europei, promuovendo anche esperienze di volontariato all’estero, in modo da aumentare le competenze di lavoro in ambito interculturale. Da più di dieci

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anni abbiamo portato la bandiera della UILDM alla Marcia Perugia-Assisi per la Pace e la Fratellanza dei Popoli, perché siamo convinti che i temi della pace e della giustizia siano profondamente connessi con quelli dell’inclusione sociale. Il Gruppo Giovani UILDM è stato la fucina di nuovi servizi e attività: nasce all’interno del GGU l’idea di aprire uno studio sull’inserimento lavorativo, che poi si è trasformato nello sportello di orientamento Quelli della 68. È stato un momento di confronto e incontro tra ragazzi con disabilità e volontari, in cui insieme si è sognato, progettato e realizzate tante avventure. Per tanti ragazzi è stata un’occasione per sperimentare Vita Indipendente e autonomia, divertendosi e stando insieme. Oggi il Gruppo Giovani UILDM è composto da una quindicina di ragazzi e ragazze con disabilità tra i venti e i quarantacinque anni, ma possono partecipare alle attività tutti coloro che “si sentono giovani” e che hanno voglia di vivere esperienze di gruppo, di crescita e impegno dentro la UILDM. Sono presenti ogni anno anche volontari del Servizio Civile e volontari del Servizio Volontario Europeo, che aiutano e permettono praticamente, attraverso il loro lavoro di accompagno e trasporto, la


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sempre LAZIO onlus? Ecco chi siamo e cosa facciamo partecipazione concreta dei ragazzi con disabilità. Coordinano le attività del Gruppo Maura Peppoloni, Rosa Ieraci, Debora Bartorelli, Michele Adamo e il sottoscritto. Siamo un team di Facilitatori e, benché ognuno di noi abbia le proprie peculiarità, tutti giochiamo un ruolo utile a favorire la partecipazione attiva, le dinamiche di gruppo e l’inclusione sociale. Maura Peppoloni, che è la Responsabile del Settore Qualità della Vita, Psicologa e Consulente alla pari, se avesse un motto sarebbe “niente è impossibile”. Infatti mette a disposizione le sue competenze e la sua esperienza di persona con disabilità, proponendo sempre soluzioni innovative in grado di superare tutti gli ostacoli. Rosa Ieraci si occupa di coordinare il progetto di Servizio Civile di inclusione sociale. Laureata in psicologia, ex volontaria nel progetto di educazione alla diversità che la UILDM LAZIO porta nelle scuole, Rosa è un distributore di buon umore e di energia positiva. È una facilitatrice attenta: dà importanza ad ogni partecipante e gioca un ruolo prezioso perché è in grado di valorizzare le esperienze che i giovani con disabilità fanno nel gruppo, per farne tesoro negli interventi individuali di inclusione sociale.

Debora Bartorelli è la referente dello Sportello di orientamento lavorativo. È sempre presente e puntuale e offre le sue esperienze maturate nel tentativo di completare il suo percorso di autonomia. Michele Adamo è il consulente alla pari referente dello Sportello mobilità UILDMobility. Michele è un vero e proprio coach del Gruppo: un grande motivatore. È un punto di riferimento per tanti ragazzi e con la sua schiettezza e genuinità riesce a trasformare qualsiasi esperienza, che sia positiva o negativa, in vero apprendimento. Infine ci sono io. Sono nato in gruppi come questo e sono da sempre la mia dimensione naturale, che siano gruppi di bambini, di ragazzi, obiettori, volontari, attivisti. Sono profondamente convinto che nei gruppi

ognuno di noi può essere educato dagli altri. Per “educato” intendo il significato che deriva dal verbo latino “educere”, che significa “tirar fuori”. Per cui gli altri possono permetterci di “tirar fuori” noi stessi, parti di noi magari sconosciute, ma che esistono in potenza. Gli altri sono sempre il nostro specchio, lo stare con gli altri è sempre una crescita. In questo gruppo, come sempre, è accaduto qualcosa di magico. Lo stare insieme ha permesso l’emergere di tante emozioni, crescita e divertimento. Persone con disabilità, utenti, volontari, facilitatori: storie che si sono intrecciate e continuano a vivere insieme all’interno del Gruppo Giovani UILDM. Perché non farne parte? *Responsabile Asis UILDM LAZIO onlus

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Appunti TANTI AUGURI A VOI... E GRAZIE! Sono tanti gli amici della UILDM LAZIO onlus che hanno deciso di condividere un giorno speciale come quello del proprio compleanno insieme a noi. Lo hanno fatto legando i festeggiamenti ad una concreta azione di solidarietà. Tramite Facebook, infatti, è possibile chiedere ai propri amici virtuali di donare, al posto del soito regalo al festeggiato, una somma a proprio piacimento per una causa solidale. Chi ha scelto la UILDM LAZIO onlus ha la certezza che i fondi raccolti andranno a finanziare le attività dell’associzione in favore delle persone con disabilità. Cento di questi giorni!

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Come trovarci La UILDM LAZIO onlus Ricordiamo a tutti il numero del centralino della UILDM LAZIO onlus: 06 6604881. Il sito web dell’associazione è presente all’indirizzo www.uildmlazio.org.

Come sostenerci

Q

ui di seguito segnaliamo le coordinate utili per chi volesse so-

Il settore Asis

stenere le attività della UILDM LAZIO onlus:

All’interno dell’associazione, il settore denominato “Asis” (Area servizi integrazione sociale) è quello che si occupa di tutti quegli aspetti, esclusi quelli sanitari, legati all’autonomia della persona con disabilità. Di seguito trovate i recapiti dei referenti della Sezione. Massimo Guitarrini, responsabile Asis e referente Volontariato e Servizio Civile, risponde al numero 06 66048886 e all’e-mail massimo.guitarrini@uildmlazio.org. Maura Peppoloni, referente Rapporto con le Istituzioni e Qualità della Vita, è reperibile in sede al numero 06 66048870 e all’e-mail maura.peppoloni@uildmlazio.org. Il Segretariato Sociale (telefono 06 66048880), lo Sportello di orientamento al lavoro Quelli della 68 (telefono 06 66048868) e lo Sportello di consulenza sulla mobilità UILDMobility (06 66048868) rispondono rispettivamente alle e-mail serviziosociale@uildmlazio.org, sportello68@uildmlazio.org e mobilita@uildmlazio.org. Annalisa Del Picchia, referente del settore Fund Raising, risponde all’e-mail fundraising@uildmlazio.org e al numero 06 6635757.

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Conto

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postale

37289006, intestato a “Unione Italiana

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Distrofia

Muscolare - Sezione Laziale onlus Via

Prospero

Santacroce,

5

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00167 Roma”. - Conto corrente bancario con le seguenti coordinate formato Iban: IT90Z0200805250000000767797. Unicredit

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Filiale

Ottoboni. - Versamento del 5 per mille della dichiarazione dei redditi al codice fiscale 80108650583. - In Internet con Paypal, cliccando sull’apposita icona presente nell’homepage del nostro sito web www.uildmlazio.org.

L’ufficio Comunicazione e immagine L’ufficio Comunicazione e Immagine comprende la redazione di Finestra Aperta e l’ufficio stampa della UILDM LAZIO onlus. Si trova al terzo piano della sede dell’associazione ed è raggiungibile tutti i giorni dalle 9:30 alle 17:00. Telefono: 06 6623225 o 06 66048856. E-mail: comunicazione@uildmlazio.org. Serena Malta, direttrice di Finestra Aperta, è sempre disponibile al suo indirizzo di posta elettronica serena.malta@uildmlazio.org. Manuel Tartaglia, caporedattore e grafico, risponde all’indirizzo finestra.aperta@uildmlazio.org.

Su Facebook

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otete trovare la nostra associazione anche sul popolare so-

cial network digitando le parole “Uildm Lazio”.

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