Fotografare e narrare in Gianni Celati e Luigi Ghirri

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(1978), protagonista che forse più di tutti incarna il «fuori»: “Giovanni è ciò che sta «fuori»: fuori dalla lingua tedesca che non conosce; fuori dalle visioni luminose del nazista Schumacher, padre di Antje; fuori dalle fantasie irridenti delle due bambine che pure lo aiutano; fuori dai maneggi di Tino il magliaro.”42 Inoltre un’altra è la caratteristica che, mentre contribuisce fortemente a modulare il modo e il ritmo del linguaggio, insieme ad esso connota i primi romanzi di Celati contrassegnandone in maniera peculiare lo stile: la comicità. Una comicità che mostra di avere una ben precisa paternità: quella della Commedia dell’Arte e del cinema comico, specialmente ai tempi del muto. I Fratelli Marx, Laurel & Hardy, Tati e Buster Keaton sono i punti di riferimento dichiarati, anzi il filosofo Keaton, come lui ama chiamarlo, associato allo scultore Giacometti, è una delle figure-guida per lo scrittore. Ciò su cui più bisogna porre l’accento tuttavia è il fatto che questa comicità da burlesque non viene mimata solamente tramite la descrizione di gesti e situazioni ai limiti del paradosso, ma si attua compiutamente proprio all’interno della lingua stessa: “E’ il linguaggio che contiene gesti, gags, fughe e ritorni, sberleffi e schiaffi, che non hanno la menoma facoltà di esistere fuori dalla scrittura che li crea, li inscena e immediatamente li distrugge.” 43 Con la sua essenza prettamente comica questo linguaggio viene ad esprimere nel modo più nuovo e compiuto il suo essere “corpo”. Le numerose “gags grammaticali” inscenano una comicità agita nelle immagini ma soprattutto nel tessuto stesso della parola. Si può dire che Celati abbia trovato l’unico modo di tradurre la comicità cinematografica in letteratura: se il cinema si affida alle immagini, lui si affida alle parole. Come abbiamo già detto Le avventure di Guizzardi, ma potrei aggiungere anche il successivo La banda dei sospiri nascono con l’intento dichiarato di fungere da “cura comica”, da antidoto contro la malinconia, per il suo autore certo, ma oserei dire anche per il lettore. E’ Rabelais ad ispirare a Celati il principio della “cura comica” ed è in Finzioni occidentali che questo modo d’intendere la comicità in letteratura viene più distesamente illustrato. La base di partenza è prettamente medica e la medicina a cui si fa riferimento è quella del Corpus hippocraticum: secondo la teoria umorale di quest’antica dottrina la salute corrisponderebbe al perfetto equilibrio o mescolanza degli umori nel corpo detta “eucrasia”, mentre la malattia sarebbe diretta conseguenza dell’eccesso di uno di essi. “Ciò spiega il criterio di cura dell’eccesso con l’eccesso: per esempio l’eccesso di calore della febbre come catarsi perché espulsione di un eccesso interno.” 44 Il simile cura il simile: 42

Giuliano Gramigna, Serio, serissimo del tutto comico, in «Riga», p. 173. G. Gramigna, Motoretta in cielo, in «Riga», p. 170. 44 G. Celati, Finzioni occidentali, p. 63. 43

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