Pavia&NonSolo MAGAZINE NEWS - n°3

N° 3 Aprile 2018

PAVIA&NON SOLO

NEWS MAGAZINE

• Intervista a

Maurizio Marcone

• Rubrica Spazio Dona

OTTOMARZO Sempre

Edizione 2018 • L’Oltrepò visto da noi:

Da Cervesina alla Valle Staffora

• Eventi: Martedì,

Minerva, Music Apericena servito

con musica dal vivo e selezione di vini

Maurizio Marcone

& Il Castello di San Gaudenzio

WINTERASS via Franchi, 7 viale Partigiani, 6 - S tel. 0382 15791 - fax

S S.R.L. - PAVIA S. ANGELO LOD. 0382 1579500

EDITORIALE

Desiderio di uscire, divertirsi, socializzare, trovarsi con gli amici, organizzare gite fuori porta, pianificare le vacanze estive… profumo di fiori di acacia, di tigli, le prime frittelle, la “neve estiva” fastidiosa quanto suggestiva: la nostra bella Pavia primaverile!

Il nostro magazine vi propone e racconta di magici ed incantevoli panorami che potrete vedere percorrendo l’itinerario che abbiamo pensato per voi: Cervesina e Valle Staffora.

Parleremo delle donne nell’appuntamento fisso con la rubrica di Isa Maggi.

Vi faremo vivere il Castello di San Gaudenzio attraverso gli occhi del suo direttore, Maurizio Marcone.

Imperdibili gli apericena in musica del Minerva Bar&Launge organizzati dalla FQ Good Life che vi aspettano anche per tutto il mese di maggio!

E la novità: una gustosissima ricetta proposta e spiegata punto a punto da Laura Zonca!

Buona lettura!!!

SOMMARIO

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INTERVISTA 8 MAURIZIO MARCONE

Direttore del Castello di San Gaudenzio RUBRICA SPAZIO DONNA 22 OTTOMARZO SEMPRE Edizione 2018 ALLA SCOPERTA DELL’OLTREPO PAVESE 34 L’Oltrepò visto da noi:

Da Cervesina alla Valle Staffora NEWS & EVENTI 82 Martedì, Minerva, Music - Apericena servito

con musica dal vivo e selezione di vini 86 EVENTI RUBRICA RICETTE 102 In cucina con Laura

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P A V I A & N O N S O L O - MAGAZINE

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www.pvmagazine.it

Intervista a

Maurizio Marc di Cristina Dinatale

“Quando ero ragazzo i non avre dir Eppure è il lavo 8

cone

immaginavo per me una carriera diversa, ei mai creduto di diventare rettore di un castello. oro che continuerei a scegliere.�

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Incontriamo Maurizio Marcone all’interno del Castello di San Gaudenzio a Cervesina; uomo distinto, elegante, dai modi gentili e disponibili; mi permetto di dire, di rara professionalità.

Noi siamo in anticipo e lui ha avuto un impegno di lavoro imprevisto che lo vede posticipare il nostro incontro di un ora.

Per colmare l’attesa ci viene offerto il pranzo. Una piacevolissima pausa pranzo fatta di cortesia ed elevata qualità riservata alla location, al cibo ed al vino abbinato.

Terminato il pranzo, Maurizio ci accoglie nella biblioteca del Castello; qui riceve gli ospiti ed e’ una delle aree del Castello che preferisce.

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C: “Cosa Faceva Maurizio Marcone prima di lavorare in questo splendido Hotel Ristorante?”

M: “Ho lavorato nel settore back office per molti anni; non me ne lamento, ho imparato molto ed ho avuto una bella carriera ma e’ un tipo di lavoro ripetitivo, un lavoro di amministrazione, fatto di conti e scadenze. Un lavoro in cui il contatto con il cliente detiene un ruolo importante ma limitato ad una cornetta del telefono; il vantaggio è che si riescono a gestire le emozioni ma e’ come rimanere estranei nonostante anni di conoscenza lavorativa.

Quando è arrivata la proposta di gestire il Castello di San Gaudenzio ho pensato fosse un’occasione da non perdere e l’ho accolta con entusiasmo.”

Maurizio Marcone, infatti, dopo aver lavorato per il gruppo industriale Piber, della famiglia Bergaglio, ha ricevuto nel 2004, dalla medesima famiglia proprietaria del Castello di San Gaudenzio, la proposta di diventare il capo ricevimento dell’Hotel ristorante di quest’ultimo.

C: “Cos’ha significato per te cambiare radicalmente lavoro?”

M: “Cambiare radicalmente lavoro ha segnato, per me, l’inizio di una nuova ed entusiasmante avventura.

Ho dovuto imparare a relazionarmi in modo professionale con le persone; prima come ho detto, ci parlavo attraverso una cornetta del telefono. Avere un contatto diretto con il pubblico significa mettersi in gioco, significa esporre la propria persona, imparare a comunicare in modo efficace, discreto. La cosa più difficile per un timido come me? Imparare a gestire le emozioni, riservare agli ospiti la parte migliore di me.”

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C: “Maurizio, hai detto che riservi agli ospiti la parte migliore di te; si sa che il settore turistico è molto esigente, qual’è il punto di forza, il punto cardine del San Gaudenzio?”

M: “Mettere a proprio agio ogni cliente. Le persone vengono qui per tanti motivi, spesso per lavoro; a volte per lavoro devono stare lontani da casa per giorni e, si sa: casa e’ casa.

Pulizia, cortesia, qualità, buon cibo; chi viene qui per lavoro, torna per turismo e questa rappresenta per noi una grande soddisfazione.”

Maurizio Marcone sembra nato per ricoprire questo ruolo; parlare con lui risulta facile, ci si sente veramente a proprio agio; cortese, simpatico, discreto, dopo pochi anni di assunzione gli viene proposto il ruolo di ‘Direttore del Castello di San Gaudenzio’.

C: “Maurizio cosa significa essere direttore di un luogo così suggestivo che catalizza convegni internazionali di lavoro, cene di gala, cerimonie come comunioni, cresime, matrimoni, turismo… insomma, un luogo che richiama un’affluenza di persone varie, che vengono qui per ragioni sempre diverse?”

Ride, capiamo che significa tanta fatica; ma i suoi occhi sono pieni di entusiasmo, non sono occhi stufi, al contrario, sono pieni di soddisfazione.

M: “Essere direttore significa ricoprire un ruolo che si interfaccia tra clienti, dipendenti e proprietari.

Non è sempre facile ma ritengo di

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essere molto fortunato; lo staff con il quale collaboro è eccezionale, ci conosciamo tutti e lavoriamo fianco a fianco da ormai molti anni. Abbiamo tutti in comune la volontà di rendere il soggiorno dei nostri clienti il più gradevole possibile e come in ogni squadra che si rispetti, ognuno ha il proprio ruolo ed ognuno è essenziale per l’altro. I clienti sono il nostro vero datore di lavoro. Quando vedi ritornare un cliente con la propria famiglia, che magari in precedenza aveva soggiornato qui per lavoro, capisci che tu ed il tuo team avete lavorato nel migliore dei modi; avete reso il soggiorno di quella persona unico e piacevole; lo avete fatto sentire a casa.”

C: “Maurizio, quali sono i servizi che offrite in Castello?”

M: “Il Castello di San Gaudenzio si snoda in ristorante, hotel, area relax, visite guidate e bar. Teniamo molto alla qualità della ristorazione, ogni piatto viene preparato al momento dagli chef Yari Dacatra, specializzato nella preparazione dei risotti e dei primi piatti, e Stefano Zucchella che si occupa principalmente dei secondi piatti. La cucina del ristorante è legata alla tradizione lombarda con inserzioni di elementi moderni e si divide in piatti di carne e piatti di pesce.

Abbiamo poi l’hotel strutturato in 45 camere eleganti dal arredamento lussuoso, raffinato, di qualità perfettamente in tema con il tenore del castello. Tutte le stanze sono dotate di ogni tipo di comfort tra cui wifi gratuito e tv satellitare con piattaforma Sky e Mediaset.

Per gli ospiti dell’hotel vi è libero accesso alla piscina coperta riscaldata e, per gli amanti del fitness, alla palestra.

Il Castello di San Gaudenzio offre a chiunque lo desideri, visite guidate al suo interno e, la sera, viene aperto il bar del castello con libero accesso al parco dello stesso.”

C: “Maurizio, quanto e’ importante la preparazione e la formazione nel tuo lavoro?”

M: “Tantissimo! Credo fermamente nella preparazione e nella formazione personale quanto professionale. Nel mio lavoro devi poter parlare di tutto e con tutti, è importante avere una buona cultura generale, essere educati e discreti.

Queste le priorità; poi avere alle spalle anni di studio sul come affrontare questa professione è altrettanto importante.

Credo molto nella formazione e nello studio.

Da due anni collaboro anche con la scuola

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alberghiera di Voghera; scuola di cucina, pasticceria, bar… cerco di trasmettere passione ai miei ragazzi. Questo è un lavoro che apre tantissime porte e che può dare soddisfazioni anche a livello economico.

Permette di viaggiare, ecco perche è importante studiare le lingue straniere, e di fare nuove e svariate esperienze.”

C: “Se dovessi dare un suggerimento a chi decide di intraprendere questa carriera, quale daresti?”

M: “Studiate e siate discreti!”

Maurizio sorride e ci confida che ha imparato che essere discreti ed evitare certi argomenti sono certezze di longevità.

M: “E’ meglio non parlare di politica, religio e, per il calcio, e’ meglio aspettare di avere confidenza con il cliente!”

C: “Incontri spesso personaggi famosi?”

M: “Sì, a volte capita che soggiornino qui personaggi famosi come attori - presentatori tra cui Paolo Villaggio, Mike Buongiorno, Pippo Baudo, Giucas Casella… o campioni di sport come Francesco Graziani, Panatta, Youri Chechi, Giovanni Trapattoni, Javier Zanetti e molti altri. Sono stato intervistato da Michela Coppa di ‘Ricette all’Italiana’! Andare in onda su un canale nazionale del calibro di Rete4, ha rappresentato per noi una grandissima soddisfazione!”

C: “Maurizio, si puo dire che tu lavori qui quasi 24 ore su 24; vai mai in vacanza?!”

M: “Certo! A mia moglie piace il mare, a me la montagna e ad Otto, il nostro cagnolino, basta venire con noi.

Quindi, per quest’anno, mare, montagna e… la mia amata nipotina!”

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Donne

OTTOMARZOTUTTOL’ANNO EDIZIONE 2018 Rubrica a cura di Isa Maggi Sportello Donna

Stati Generali delle Donne

Con il Patrocinio della Commissione Europea, dell’Università di Pavia, della Provincia di Pavia

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Isa Maggi

Perché abbiamo bisogno delle donne per migliorare la vita di tutte/i.

L

a nuova economia è guidata dalla rivoluzione digitale dei modelli di business e dall’innovazione nei processi organizzativi.

L’agilità del business richiesta dal mondo globalizzato ha alla base la capacità di creare reti, ma la crisi strutturale in atto dimostra che pochi leader sono capaci di creare innovazione positiva e reti solide ed efficienti capaci di creare nuovo valore.

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Oltre 100 studi, tra cui quelli del McKinsey Global Institute, dimostrano che “il cervello femminile è progettato per affrontare meglio la complessità. Il design versatile di un cervello immerso negli estrogeni prima della nascita rende più facile per la maggior parte delle donne far fronte a un insieme confuso di forze interattive e paradossali”.

I cervelli maschili sono in genere progettati per l’efficienza, per le scorciatoie, per la semplicità, la velocità, caratteristiche che possono facilmente portare all’errore nel mondo degli affari.

Anche per queste ragioni le aziende devono al meglio utilizzare le risorse di leadership, non ancora pienamente utilizzate, presenti nella componente femminile e cioè l’intelligenza operativa, relazionale ed empatica che, secondo la scienza del cervello, è ideale per “eccellere in ambienti iper-competitivi come quelli attuali e che richiedono costante adeguamento”.

Le donne possiedono la capacità di allineare continuamente gli obiettivi a breve termine nel quadro generale a lungo termine e quindi la capacità intuitiva di “vedere” gli effetti interattivi di più decisioni in circostanze complesse.

Le donne possiedono la capacità di “pensare olistico”, di prevedere il tempo, il talento e le risorse necessarie per l’esecuzione di un progetto, di migliorare il processo e di sviluppare una soluzione.

Le donne possiedono la capacità di migliorare sistematicamente l’intelligenza del gruppo includendo attentamente diversi punti di vista e risolvere priorità concorrenti.

Le donne possiedono la capacità di creare innovazione positiva che migliora la vita delle persone, perché hanno immaginazione più vivida rispetto alla maggior parte dei colleghi uomini.

E’ necessaria una rivoluzione. Non è impossibile cambiare e il cambiamento di mentalità cambia le culture.

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Informatica: sostantivo femminile?

L’informatica è donna?

N

on sembrerebbe proprio così secondo quanto ci dicono i dati sulla presenza delle donne nel mondo dell’informatica. Solo per rendere l’idea, uno studio dell’Università Ca’ Foscari di Venezia riporta che le ragazze iscritte all’Information & Communication Technology (ICT) nelle Università del Veneto per l’anno accademico 2010-11 erano esattamente 144 rispetto ai 782 colleghi maschi, ossia solo il 15,55% dei nuovi iscritti. Anche per quanto riguarda l’Ateneo Fiorentino, se si osservano le percentuali di immatricolazioni femminili a partire dall’anno accademico 2001/02 sul totale delle immatricolazioni dei Corsi di Laurea in Informatica e Ingegneria Informatica (Figura 1), per Informatica (INF) il numero delle ragazze passa da un minimo dell’8% ad una punta massima, isolata, del 20% mentre per Ingegneria Informatica (ING-INF) si va da un minimo del 5% a un massimo del 15%. Questa situazione è specifica di questi due corsi di laurea e non è generalizzabile a tutte le discipline tecnico-scientifiche: infatti, le ragazze iscritte ai corsi di laurea della Scuola di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali (SMFN) si attestano attorno ad una percentuale del 50% e anche quelle iscritte ai corsi di laurea della Scuola di Ingegneria (ING) sono almeno il 20%.

Eppure le origini di questa disciplina non hanno niente di marcatamente maschile e sono molto più antiche del termine informatica, coniato solo negli anni Sessanta del secolo scorso dalla fusione delle parole informazione e automatica, con riferimento al trattamento automatico dell’informazione tramite calcolatori elettronici.

Per risalire a queste origini, è necessario conoscere da vicino una donna dal vivace intelletto, appassionata di matematica e di meccanica che nacque, visse e morì nell’Inghilterra dell’Ottocento: Ada Byron contessa di Lovelace.

Durante la sua breve vita Ada fu capace di lasciare testimonianza di quelle importanti intuizioni che getteranno molto tempo dopo le fondamenta dell’informatica.

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A lungo ignorata, l’opera di Ada Lovelace venne riconosciuta ufficialmente solo nel 1979 quando il Ministero della Difesa degli USA rese omaggio alla memoria e all’opera di questa scienziata, connotando di un tratto poetico, un linguaggio di programmazione cui fu attribuito il nome “Ada”.

Ma l’embrione dell’informatica si era formato ben un secolo prima nella mente di Ada Lovelace. In un’epoca in cui alle donne, anche a quelle delle classi più agiate, non erano certo concesse le stesse opportunità offerte agli uomini, e ancor meno nel campo della formazione scientifica, Ada Lovelace spicca per la modernità della sua figura e, purtroppo, anche per l’attualità della sua storia. Una storia straordinaria per i tempi, forse resa tale anche da una buona dose di coraggio, certamente alimentato da una non comune capacità intellettuale e tuttavia, non scontato nel contesto storico, sociale e culturale dell’Ottocento.

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Per l’Europa che verrà Ridurre le disuguaglianze in una economia sociale e sostenibile #pattoperledonne Il programma dell’UE noto come “strategia Europa 2020” si propone ambiziosi obiettivi per la crescita e l’occupazione per il decennio in corso.

L‘enfasi è sulla crescita intelligente, sostenibile e inclusiva come mezzo per superare le carenze strutturali dell’economia europea, migliorarne la competitività e la produttività e favorire l’affermarsi di un’economia di mercato sociale sostenibile.

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Giunti a metà dei sette anni di programmazione, pur consci dei ritardi che sia la politica sia la riorganizzazione delle amministrazioni preposte hanno comportato, è il caso di cominciare a fare il bilancio di quanto è stato già fatto e soprattutto, in un clima di nuova e profonda diffidenza verso l’istituzione europea, di quanto è stato effettivamente percepito dai cittadini in termini di incremento della loro qualità della vita.

Gli Stati Generali delle Donne si propongono di mettere in evidenza i punti di forza e di debolezza degli interventi in atto e della loro governance e, soprattutto, disegnano uno scenario per i prossimi decisivi due anni di programmazione.

Quali sono i nostri obiettivi?

- Innanzitutto porre fine a ogni forma di discriminazione contro tutte le donne e le ragazze.

- Eliminare tutte le forme di violenza contro tutte le donne e le ragazze nelle sfere pubbliche e private, tra cui il traffico e sessuali e altri tipi di sfruttamento.

- Eliminare tutte le pratiche dannose come il matrimonio precoce e forzato e la mutilazione genitale femminile.

- Riconoscere e valorizzare la cura e il lavoro domestico non retribuito attraverso la fornitura di servizi pubblici, infrastrutture e politiche di protezione sociale e la promozione della responsabilità condivisa all’interno della famiglia.

- Garantire la partecipazione piena ed efficace delle donne e le pari opportunità di leadership a tutti i livelli di decisioni nella vita politica, economica e pubblica.

- Garantire l’accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti riproduttivi come concordato in conformità con il programma d’azione della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo e la piattaforma d’azione di Pechino.

- Realizzare riforme per dare alle donne uguali diritti alle risorse economiche, nonché all’accesso alla proprietà e al controllo su terreni e altre forme di proprietà, servizi finanziari e credito, eredità e risorse naturali, in conformità con le leggi nazionali.

- Migliorare l’uso della tecnologia in particolare delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, per promuovere l’empowerment delle donne.

- Adottare e rafforzare politiche efficaci e legislazioni adeguate per la promozione della parità di genere e l’empowerment di tutte le donne e le ragazze a tutti i livelli.

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I progetti

Un percorso formativo a Sportello Donna su come gestire al meglio il denaro Donne & Denaro, coaching finanziario A partire dall’8 aprile prossimo, la domenica mattina presso la sede di Sportello Donna a Pavia, in via Mentana 51, sarà possibile partecipare ad uno speciale percorso dedicato alle donne.

L’educazione finanziaria è un elemento fondamentale nel processo di indipendenza della popolazione femminile.

Sensibilizzare le donne sull’importanza di acquisire un’educazione finanziaria di base e stimolare una gestione proattiva dei loro risparmi, che permetta loro di rendersi autonome nella gestione del denaro e di affrancarsi da situazioni di prevaricazione e violenza (anche di tipo economico) è l’obiettivo del nostro percorso.

Il percorso è strutturato in 5 interventi di 2 ore ciascuno e consente di acquisire le competenza e gli strumenti per poter gestire in maniera efficace il proprio denaro.

Come ogni percorso di Coaching Tradizionale, si partirà dall’acquisizione di consapevolezza delle proprie personali potenzialità e della situazione attuale, per arrivare a disegnare il proprio futuro desiderato, ovviamente focalizzandoci sulla parte economica finanziaria.

Verranno inoltre condivisi strumenti di educazione finanziaria da utilizzare per rendere facilmente perseguibile l’obiettivo condiviso.

Viene inoltre posto il focus sull’allineamento dei propri valori con le credenze relative denaro, necessario per il raggiungimento del benessere finanziario.

Il percorso sarà effettuato la domenica mattina con il seguente calendario: 8/4 - 22/4 - 6/5 - 20/5 - 10/6, presso la sede di Sportello Donna a Pavia in Via Mentana 51.

Occorre iscriversi entro il 31 marzo via mail scrivendo a isa.maggi. statigeneralidonne@gmail.com o chiamateci al 366 2554736.

Il costo del percorso è di 150 € per ogni partecipante (minimo 5 partecipanti).

La docente sarà Sara Cervi, esperta di coach al femminile di Pavia.

Per tutto l’anno a Sportello Donna a Pavia in Via Mentana 51 è aperto il Baby Pit Stop, servizi per bambine e bambini.

Per le mamme e i papà: siete in giro per Pavia per shopping, per lavoro o per visitare la città e avete bisogno di uno spazio per accogliere i vostri bambini/e, per cambiare il pannolino, per nutrirli o allattarli? Vi aspettiamo allo Sportello Donna, a Pavia in Via Mentana 51.Potrete utilizzare uno spazio adeguato per allattare, un fasciatoio e una piccola cucina.

Sempre aperto al mattino dalle 9 alle 13.

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Il nostro metodo di lavoro.

Aspettiamo le tue idee e i tuoi suggerimenti per incontrarci, organizzare riunioni, fare progetti insieme.

Chiamaci al 366 2554735 o mandaci una mail a isa.maggi.statigeneralidonne@gmail.com

FARE RETE e COLLABORARE • Superando e aggirando logiche burocratiche e di potere consolidate e tipicamente maschili.

• Coinvolgimento dal basso, cercando di arrivare anche alle tante donne pavesi con difficoltà, disoccupate, non autonome a livello economico.

• Dare vita ad azioni sistemiche, superando l'occasionalità, la contingenza e dunque replicabili e trasferibili in contesti diversi.

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ALLA SCOPERTA DELL’OLTREPO PAVESE Da Cervesina alla Valle Staffora di SILVIA BRIGADA 34

Ed eccoci al secondo appuntamento di PV&NONSOLO dedicato agli itinerari alla scoperta delle eccellenze del nostro territorio.

Tra arte, storia e natura, vi accompagneremo in un viaggio unico, senza tralasciare i migliori locali dove troverete accoglienza e qualitĂ .

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niziamo il nostro itinerario da Cervesina, piccolo comune dell’Oltrepò Pavese, situato presso la confluenza del torrente Staffora.

Cervesina è stata da sempre legata al piccolo centro di San Gaudenzio, oggi sua frazione; nel medioevo San Gaudenzio era più importante, specie dal punto di vista religioso, essendo sede di una pieve da cui dipendevano diversi paesi della zona. Nell’ambito dei dominii di Pavia, facevano capo alla podesteria di Voghera; tuttavia, al tempo della prevalenza dei Beccaria, si costituirono in feudo autonomo sotto un ramo della medesima famiglia, detto appunto “Beccaria di San Gaudenzio”. Esso raggiunse il massimo potere nel XVI secolo, quando Matteo Beccaria divenne Marchese di Mortara; tuttavia, non avendo questi avuto che figlie femmine, il feudo di San Gaudenzio e Cervesina fu ereditato dai Taverna di Milano, conti di Landriano, cui rimase fino alla fine del feudalesimo, nel 1797.

Solo nel Settecento San Gaudenzio fu unito a Cervesina, e il comune ebbe per qualche tempo il nome “Cervesina con San Gaudenzio”.

A quell’epoca Cervesina era molto diversa da oggi: infatti si allungava sulla riva destra della Staffora giungendo molto più a nord. Lo spostamento del corso del Po verso sud (le inondazioni del fiume nella zona sono sempre state frequenti e violente) determinò la distruzione di quasi tutto l’abitato. Immancabile, qui, la visita al Castello di San Gaudenzio e la bellissima chiesa.

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Il castello, oggi location esclusiva a 4 stelle, vi accoglie circondato da alberi secolari.

Percorrendo i viali di tigli d’ingresso, giungerete in un luogo di singolare bellezza, classe e secoli passati.

La sua storia è legata ai Visconti e ai destini di Pavia: un complesso risalente al XV secolo appartenuto a numerose famiglie nobili (i Beccaria, i Taverna, i Trotti) che se ne sono tramandati i fasti.

Luogo d’ospitalità e riposo, sede di balli, pranzi e festeggiamenti, conserva questa originaria vocazione in qualità di splendido hotel, ricco di suggestioni.

All’interno del Castello sono conservati i bei camini di marmo rosso e nero, mobili, ritratti e decorazioni che si richiamano al periodo dal Cinquecento al Settecento.

Affianca il Castello l’antica pieve dedicata a San Gaudenzio.

Ridare una funzione e una utilità sociale a quello che restava di un glorioso castello, è stata l’idea che ha fatto nascere, nell’antico maniero, il ristorante di San Gaudenzio.

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Nella linea della continuità con l’impostazione del ristorante, il Castello offre a tutti i suoi clienti una serie di camere e di appartamenti arredati con gusto, come la bella Sala dei Fiori e la Sala delle Colonne.

La sobrietà, l’eleganza e l’armonia legano gli elementi strutturali del parco-giardino annesso al quattrocentesco Castello di S. Gaudenzio. Di fattura recente, il meraviglioso giardino presenta significativi caratteri di moda seicentesca che ha un’epoca non solo di transizione ideologica, ma anche di mutamento di gusto stilistico.

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Adiacente all’ingresso del Castello e lungo il ciglio del vecchio fossato, aiuole fantasiose a ricamo offrono un esempio di “Ars Topiaria”.

L’Hotel Ristorante Il Castello di San Gaudenzio offre un ambiente caldo e accogliente, un ristorante raffinato, per week-end romantici e per soggiorni in Oltrepò; il luogo ideale per eventi o cerimonie. Le quarantacinque camere dell’Hotel, rimandano, negli arredi e nei colori, agli interni cinque-seicenteschi.

Dodici stanze sono al piano superiore del castello, dove si trova anche la suite ricavata dall’antica stanza da letto padronale. Le sale del ristorante sono ospitate nel “rustico”, il cui porticato era anticamente utilizzato per il ricovero delle carrozze.

L’opera di restauro degli interni, attenta al rispetto dei materiali esistenti, ha posto in evidenza un suggestivo soffitto con le massicce travi a vista. Merito dei proprietari la ricomposizione, con paziente ricerca dei pezzi dispersi e lasciati in abbandono, dei due grandi camini.

Eleganza e tradizione si fondono, dunque, nella bella sala al pian terreno e nell’ampio salone dei banchetti che possono ospitare, rispettivamente, fino a 130 e 150 commensali. I singoli tavoli, da non oltre dieci posti, sono approntati con tovaglie, porcellane e argenti, in perfetta armonia con lo stile del luogo.

La cucina si avvale della competenza di chef qualificati che propongono ricette legate alle stagioni e al territorio, ponendo in primo piano la qualità degli ingredienti.

A tutto questo si aggiunga un solarium elegante e raffinato circonda la piscina in sintonia con lo stile dell’hotel. I toni caldi del legno scelto per gli arredi bene si armonizzano alle ceramiche dai colori neutri dove macchie d’azzurro disegnano delfini e conchiglie.

Luogo di relax e benessere che può essere vissuto sia nella bella stagione come in quella invernale.

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Circuito Tazio Nuvolari A Cervesina si trova anche il ben noto Circuito Tazio Nuvolari, dedicato al celebre pilota d’auto e moto. Celebri sono state le sue corse e innumerevoli vittorie con Ferrari e Alfa Romeo (ricordate la famosa P2 a monoposto).

Il Circuito presenta strutture all’avanguardia, paddock, spazi per il pubblico, sale ed hospitality.

Per info e prenotazioni: Tel. 0383.1975221 - Cell. 331.2998119 - email: info@circuitotazionuvolari.it

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Da Cervesina ci spostiamo a Godiasco Salice Terme.

Godiasco e l’area su cui sorge ha origini antichissime e fu abitato sicuramente già prima del VII secolo; il territorio fu infeudato da Federico I a Obizzo Malaspina nel 1164 e la storia di Godiasco è stata da allora sempre strettamente legata alle vicende del marchesato dei Malaspina.

Nel 1221 la prima divisione tra i Malaspina

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attribuì Godiasco al ramo dello Spino Fiorito, e nella successiva divisione del 1275 fu compreso nel territorio di quel ramo che aveva sede a Oramala (fraz. di Val di Nizza), e che prese poi dimora a Godiasco.

I Malaspina di Godiasco furono sempre uno dei rami più fiorenti della casata. Il marchesato di Godiasco fu sottomesso al Ducato di Milano e divenne una delle giurisdizioni separate o terre diverse dell’Oltrepò, forse la più vasta e importante.

Unito con il Bobbiese al Regno di Sardegna nel 1743, in base al Trattato di Worms, entrò a far parte poi della Provincia di Bobbio.

La fine del marchesato ebbe luogo con l’abolizione del feudalesimo nel 1797.

Nel 1801 il territorio è annesso alla Francia napoleonica fino al 1814. Nel 1818 passa alla provincia di Voghera e nel 1859 alla provincia di Pavia.

Da Godiasco transitava la Via del sale lombarda, che collegava la Liguria e la Lombardia favorendone gli scambi commerciali. La storica rotta era percorsa da colonne di muli che passando per il fondo valle raggiungevano Genova attraverso il passo del GiovĂ e il monte Antola.

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Il borgo dall’antico impianto medioevale conserva ancora i resti del Castello, di cui rimane la torre costituita da pietra e ciottoli di fiume oggi adibita ad abitazione.

Questa, insieme alla torre circolare in via della Cerchia, faceva parte della cinta muraria del feudo datata XIII secolo.

Nella piazza centrale si trova lo storico Palazzo Malaspina, costruito probabilmente sulle fondamenta di una rocca. La struttura della costruzione è massiccia, con una facciata poco decorata, sulla quale spicca un pregevole portale in arenaria decorato con due cariatidi, risalente al XVI secolo, come tutto il palazzo. All’interno sono conservati ancora gli appartamenti nobili con saloni affrescati e il maestoso scalone d’onore in marmo. Nella parte retrostante si trova il giardino pensile che, sfruttando il naturale declivio, degrada verso la Valle Staffora.

Il castello Malaspina viene storicamente ricordato perché qui si nascose il cardinale Alberoni, fuggito dalla Spagna nel 1719 e che vi rimase, protetto, finché poté raggiungere la nativa Piacenza.

Nella stessa piazza sorge anche la chiesa parrocchiale di San Siro, dalla facciata in stile tardo gotico lombardo, con istanze romaniche.

La facciata è in laterizio rosso, aperta dalle tre entrate ad arco acuto; ognuna è sormontata da una lunetta decorata rispettivamente dalle effigi di Cristo Re, San Bernardo e San Siro, San Marziano. La chiesa ha un bel campanile slanciato ed elegante. All’interno si ammirano le belle vetrate colorate che rappresentano Santi, il Cristo, la Vergine e un cavaliere, uno dei donatori, che si inchina porgendo il modellino della chiesa, secondo l’iconografia tipica dell’epoca.

Nei dintorni si trovano la Cappella dedicata alla Beata Vergine, situata nella piazza della località Montalfeo, e la Chiesa intitolata a S.Giovanni, nella frazione S.Giovanni Piumesana.

Interessante è l’antico borgo del Molino del Groppo con il mulino della famiglia Malaspina perfettamente restaurato.

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Proseguite la visita con una sosta allo splendido stello di Montalfeo, che si trova sempre nel comu Godiasco, a poca distanza dal centro abitato d ce Terme, sulla rocca di avvistamento del Monte A L’antica struttura, austera ed imponente, si com da un corpo di fabbrica centrale, cui è addossa grande torre.

Nel cinquecento la fortezza apparteneva al march to dei Malaspina; oggi conserva il bellissimo salone trale, decorato con soffitto a cassettoni e dalle p completamente affrescate.Dalla terrazza panora del castello è possibile ammirare lo splendido pa ma che si apre sulla valle sottostante e il bel gia all’italiana che degrada fino al poggio.

Segnaliamo anche la preziosa presenza a God del Teatro Cagnoni, realizzato nel 1896 dalla S (Soc. Operaia Mutuo Soccorso) e intitolata al mus godiaschese. Ristrutturato nel 1990, l’edificio si trov centro abitato ed è provvisto di ingresso, salone platea da 250 posti e palcoscenico. Qui ogni an tengono spettacoli di prosa, concerti sinfonici, il Fe canzoni per bambini. Al primo piano ha sede la scu musica (Gruppo di Attività Musicale).

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A soli tre chilometri da Godiasco, sul torrente Staffora, si trova la frazione Salice Terme, nota località termale.

Nel 2012 è stato modificato il nome del comune da “Godiasco” a “Godiasco Salice Terme”, al fine di dare maggiore importanza alla frazione principale del comune, Salice Terme, che possiede un maggior numero di abitanti rispetto allo stesso capoluogo comunale di Godiasco, e per sottolineare la presenza, all’interno del territorio, di importanti fonti termali.

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Salice Terme è da sempre conosciuta a livello nazionale per la presenza delle terme: furono addirittura gli antichi romani a scoprire, per primi, i benefici effetti dell’acqua “salsa” che generosamente sgorgava dal sottosuolo.

Lo testimoniano gli importanti reperti archeologici risalenti al IV secolo che sono stati ritrovati in loco.

Elemento distintivo del luogo sono, però, le Terme. Le Terme di Salice hanno acque solfuree tra le più ricche di idrogeno solforato del Paese,

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e acque salso-bromo-jodiche, fonti con le quali è possibile preparare fanghi naturali fortemente mineralizzati. Le Terme sono circondate dal meraviglioso parco secolare, dove potrete godere della frescura dei tigli, platani, aceri, querce (tra cui la secolare quercia “di Ada Negri”, sotto la quale la poetessa in vacanza qui a Salice soleva riposare – e scrivere! – all’ombra dei suoi rami), e ancora olmi, pini, sequoie e abeti.

Salice è il centro più dinamico e vitale della zona, ricco di eleganti locali. I giovani si riversano, soprattutto nelle serate d’estate, nella via centrale e nei tantissimi locali glamour di Salice.

Tra i locali must di Salice non perdetevi Lostecco … Brace, birra e divertimento!

Pochi e semplici ingredienti: cordialità, attenzione per la famiglia e piatti gustosi adatti a tutte le esigenze. Il menù rispecchia proprio questa filosofia. Il piatto forte de Lostecco sono gli spiedi da 40cm per 400 gr, cotti su di un braciere a vista, che vengono proposti in tre differenti versioni: “il rosso” di carne suina e manzo, “il bianco” di carne di pollo e infine “il verde” come alternativa vegetariana per accontentare proprio tutti i palati. La buona cucina italiana de Lostecco è

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accom Ricordi fino all dedica divertim Per un dei loc Club H Qui og con la servizio pare a portan sorpres Altro g indime divertim E, per Gelati to e tra gelate costan di qual Oggi la Salice,

mpagnata dalla ottima birra Angelo Poretti. iamo che Lostecco propone tutte le sere le 21.30 animazione per bambini in un’area ata del locale e dalle 23.00 musica per il mento dei più grandi. na serata in compagnia suggeriamo uno cali storici di Salice: la storica Discoteca House. gni venerdì potrete partecipare e divertirvi musica degli anni 70, 80 e 90, usufruire del o ristorante con musica dal vivo, partecia nottate indimenticabili e conoscere imnti ospiti internazionali! Ogni serata sarà una sa! giro di pista allo Sporting Club, per serate enticabili a ritmo di musica … cockatail e mento fino all’alba! i palati più golosi, fermatevi alla Sala dei di Salice Terme che, dal 1927, ha mantenuasmesso la tradizione nobile e antica della eria artigianale, animata da una continua e nte attenzione per la ricerca di ingredienti alità superiore. a Sala dei Gelati vi aspetta nel centro di , anche nel suo elegante dehor per la sta-

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gione estiva.

Da Salice, in brevissimo tempo, si raggiunge Rivanazzano.

Rivanazzano sorge in una fortunata posizione, ai piedi della collina, lungo il torrente Staffora, che garantisce un microclima ventilato e asciutto, ideale per soggiorni, anche brevi, di villeggiatura.

Anticamente Rivanazzano era conosciuta come Vico Lardario, citata ancor prima dell’anno mille, e apparteneva alla diocesi di Tortona.

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Ma Rivanazzano è anche un importantissimo centro turistico per la presenza delle sue Terme. Qui il sottosuolo è infatti ricco di acque sulfuree e salso-bromo-iodiche che hanno proprietà terapeutiche e curative, ragione per cui nel 2009 si è voluto completare il nome del paese con l’appellativo Terme, a riconoscenze della più importante caratteristica.

Questo è stato il primo centro termale della Lombardia a ricevere la certificazione di qualità in base alla normativa UNI EN ISO 9002.

Le terme sono gestite dal Comune e accre-

ditate dal Sistema Sanitario Nazionale.

Al centro del paese, in piazza Cornaggia, è possibile ammirare il singolarissimo Palazzo Municipale, che si presenta nel suo stile neogotico sul progetto dell’ingegnere vogherese Dionigi Pozzoli.

E’ datato 1906 (fu originariamente costruito per ospitare il potere politico del paese).

La facciata è rivestita da mattoni rossi e tutto il tetto è contornato da merlature a coda di rondine; al piano terra l’edificio è porticato, con archi a sesto acuto, di derivazione gotica, e presenta bifore al secondo piano.

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Nel corpo di fabbrica di sopra della quale sv

All’interno, nella sala c del cinquecento con tela. Questo dipinto, c incorporata del palazz di Rivanazzano, per l’ dalla peste.

Spostatevi ora nella pa chiesa parrocchiale d

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a centrale vi è una balconata in sasso decorata, al vetta la torre con l’orologio.

consiliare, è possibile ammirare un antico affresco n la “Nostra Signora della Neve” ora trasportato su che in origine si trovava in una vecchia chiesa poi zo del Comune, era stata voluta dalla popolazione ’intercessione della Madonna, che li aveva liberati

arte più elevata del colle di Nazzano, dove sorge la di Rivanazzano, consacrata a San Giovanni Battista.

L’edificio fu costruito nel XIII secolo e riedificato nel 1825, dopo un grave incendio che distrusse la chiesa nel 1779.

La struttura, su progetto dell’architetto genovese Brignone, si sviluppa in un’unica navata; la facciata neoclassica pare in contrasto con gli affreschi interni del 1921, opera del contemporaneo tortonese Mietta, che ornano il soffitto.

Pregevole, nella cappella di destra dedicata a San Bartolomeo, una rappresentazione del patrono orante, del XVIII secolo.

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Non andatevene, però, senza una visita al Castello di Nazzano, che si trova nei pressi della chiesa cinquecentesca di Rivanazzano, dedicata a San Germano, in una bellissima posizione panoramica (339 msl), proprio all’accesso della Valle Staffora. La vista abbraccia le colline e tutto il borgo di Nazzano, completamente circondato da boschi di piante autoctone.

Il castello fu invece costruito intorno all’anno Mille dai Malaspina e successivamente potenziato da Gian Galeazzo Visconti nel 1360, poiché ne aveva compreso la particolare importanza strategica.

Nel seicento passò alla famiglia dei Mezzabarba, che lo trasformò da semplice fortificazione, in un maniero.

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Infine, nel diciottesimo secolo, fu acquisito dagli attuali proprietari, i marchesi Rovereto.

Oggi è conservato il corpo principale, a sud, con finestre a sesto acuto. Nell’angolo di sud ovest si nota una minuscola torre cilindrica, rastremata all’altezza della gronda.

La facciata che dà sulla piazza della chiesa è caratterizzata da un alto archivolto ogivale cieco. Il castello ha subito radicali restauri e nel 1905 fu definitivamente destinato a dimora residenziale; oggi è monumento nazionale.

La magia di questo castello vi riporterà indietro nel tempo, tanto che sembrerà di rivivere i tempi dello splendore del maniero. La particolare atmosfera della rocca la rende luogo unico e romantico!

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Uniche, magiche e ranno anche le vos glierete l’Albergo R tico.

Gestito dalla fam oggi alla quarta g ge in una casa di ca turata e dotata di t Le camere dell’alb

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e romantiche sastre cene se sceRistorante Selva-

miglia Selvatico, generazione, sorampagna ristruttutti i comfort. bergo sono arre-

date con mobili dell’epoca e curate fin nei minimi dettagli per garantire a tutti gli ospiti il migliore dei soggiorni.

Il Ristorante Selvatico fa sempre parte della casa di campagna ed è il regno di Piera Spalla Selvatico, che si dedica con passione ai suoi piatti.

Ad affiancarla in cucina c’è sua figlia Michela, che si occupa dei pani e dei dolci, mentre in sala ci sono Francesca, la primogenita, e suo marito Sergio, esperti conoscitori di vini ed abbinamenti.

La cucina di Piera è semplice ma curata nei minimi dettagli, a partire dalle materie prime, sempre

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freschissime e scelte stagionalmente dai produttori della zona, da Rivanazzano al varzese, con alcune delle verdure coltivate anche nel terreno di proprietà.

La peculiarità del Ristorante è da sempre la massima attenzione per il prodotto del territorio, a chilometro zero, per valorizzarne i sapori e la tradizione.

Il menù, stagionale, è costantemente aggiornato e non mancano le serate a tema.

Vi troviamo le inimitabili paste fresche, arricchite con le erbe spontanee come le ortiche, che vanno a caratterizzare ogni piat-

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to: i malfatti sono la specialità della signora Piera ma anche le zuppe e le paste ripiene sono assolutamente da assaggiare.

Se Piera Spalla Selvatico è la colonna portante del ristorante, Michela ne è invece l’anima dolce.

Dal pane ai dolci, ogni sua creazione è una delizia per il palato ma anche per gli occhi, vista la manualità acquisita dagli studi artistici. Non perdetevi durante la bella stagione gli immancabili aperitivi offerti dal Ristorante Selvatico!

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Pochi chilometri, eccoci a Rocca Susella, un piccolissimo comune di poco più di 200 abitanti, appartenente alla Comunità montana dell’Oltrepò Pavese … molto carino!

Il paese, di antica fondazione, alla fine del duecento faceva parte del feudo che dipendeva giurisdizionalmente dalla Mensa vescovile di Tortona e ne era feudatario Giovanni Ruino della Rocca. Anticamente era detta Rocha de Axixellae ed anche Castrum Saxillae e poi Rocha Saxillae, nome dalle origini liguri.

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Verso la metà del XV secolo fece parte del feudo dei Fortunago; nel 1753 ne divenne feudatario Gerolamo Gambarana e fino al 1905 la parte meridionale dell’attuale territorio, compresa Susella, apparteneva al vicino comune di Montesegale. Il territorio comunale si estende su porzioni della Valle Ardivestra, Valle Schizzola e Valle del Rile.

In Frazione Susella troverete la chiesa di San Pietro, che risulta elencata tra le dipendenze della pieve di San Zaccaria fin dal XVI secolo.

Accanto all’edificio religioso, il monumento ai caduti e il Castello, oggi un palazzo residenziale.

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Prima di rientrare, vi invitiamo (caldamente!) a fermarvi in localitĂ

Giarone, facilmente raggiungibile dalla strada che da Godiasco porta a Montesegale. Qui sorge San Zaccaria, una importantissima e unica chiesetta, uno splendido esempio di romanico lombardo.

La chiesa, dedicata appunto a San Zaccaria, fu costruita tra il 1100 e il 1150, probabilmente dai Padri Comacini.

La struttura è tipicamente romanica, con una facciata a capanna, che presenta una curiosa alternanza cromatica del rosso del cotto e del bianco dell’arenaria in fasce orizzontali.

La fronte è suddivisa in cinque parti in senso longitudinale dalle lesene; al centro ammiriamo un bel portale strombato, che conserva tracce di bassorilievi in arenaria con motivi ve-

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getali. Il portale è sormontato da una bifora retta da due colonnine sempre in arenaria e, sopra, si aprono due oculi.

Dalla pieve, menzionata sin dal 1198, dipendevano ancora nel 1800 molte parrocchie della Valle Ardivestra e Val Staffora, in seguito andò in stato di abbandono e, non più adibita al culto religioso, fu trasformata in cascinale.

In epoca moderna è stata debitamente restaurata e riportata agli antichi splendori.

L’interno ha perso molto del suo assetto romanico dopo i consistenti restauri degli anni settanta. Nella parte absidale si possono ancora notare interessanti rilievi romanici.

Davvero un prezioso tesoro d’arte medievale!

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zato da grandi tavoli e mobili in legno, una stufa, che Il Giarone propone una cucina casalinga, tipica del ma straordinari, realizzati con i prodotti freschi del t filosofia del Km 0.

All’Osteria Il Giarone verrete conquistati dall’ospitalit che può vantare una lunga esperienza nazionale e Dopo avere lavorato come Chef, dal 2003 al 2011, dici Fossati, Antonella Pasi, prima di approdare all’O in numerosi e prestigiosi ristoranti europei, come «Ch deaux, poi in Svizzera, in Normandia, fino a Milano a ma preparata con artigianalità e sapienza, contra conquistarvi.

Allora se amate la pasta fresca fatta in casa, i risotti ( di magro, taglieri di salumi e formaggi, e un vasto as da Antonella, l’Osteria Il Giarone è il ristorante fatto Giarone è facile da raggiungere in automobile e off gustoso e conveniente: una piccola oasi dove perd

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Situata in località Giarone, lungo la strada che conduce a Rocca Susella, in mezzo al verde e al fresco delle magiche colline dell’Oltrepò Pavese, si trova l’Osteria

Il Giarone:

un luogo splendido, dove pare che il tempo si sia fermato. L’Osteria Il Giarone, da questa primavera sotto la guida della Lady Chef Antonella Pasi, è il ristorante perfetto per fare un tuffo nelle tradizioni enogastronomiche di un territorio capace sempre di sorprendere, ideale per prendersi una pausa di piacere dalla frenesia cittadina.

In un ambiente caldo e conviviale, caratterize vi faranno subito sentire come a casa, l’Osteria ll’Oltrepò, dai sapori genuini, con piatti semplici territorio, sempre seguendo la stagionalità e la

tà e dall’energia della Lady Chef Antonella Pasi internazionale nelle migliori cucine. per la Cascina Erbatici del Conte Federico RaOsteria Il Giarone, ha lavorato come aiuto Chef hateauForm» a Parigi, passando anche da Bora «Villa Gallarati Scotti».Una cucina tradizionale, addistinta dal gusto, in un ambiente che saprà

(con funghi, zucca, erbette), Ravioli di brasato o ssortimento di prelibatezze tradizionali realizzate o apposta per voi. Aperta tutti i giorni l’Osteria Il fre oltre, a deliziose cene, un menù per il pranzo, dersi e ritrovarsi all’insegna della bontà.

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Prossima tappa: Ponte

Nizza,

che sorge in una delle aree più antiche del territorio oltrepadano, passaggio cruciale lungo l’antica Via del Sale in Lombardia che passava proprio di qui.

Lunghe carovane di uomini e di animali percorrevano il fondo valle fino a Genova, attraversando la Valle Staffora (lo Staffora è il torrente che scorre in questa zona).

Oggi Ponte Nizza, tipico paesino della Valle, comprende quelli che un tempo erano stati quattro comuni distinti (Pizzocorno, Trebbiano Nizza, San Ponzo Semola e Cecima), storicamente sotto il dominio del casato dei Malaspina, signori di queste terre.

Da qui incamminatevi alla volta delle celebri “Grotte di San Ponzo”, distanti a quaranta minuti circa di cammino da Ponte Nizza, sono una passeggiata perfetta tra meravigliosi boschi, nella pace più assoluta.

Siamo a 580 m slm; le grotte non sono altro che spazi naturali che si sono formati a causa delle infiltrazioni d’acqua nella roccia. Qui la leggenda vuole che San Ponzo, santo martire probabilmente nativo di queste zone, si convertì alla religione cristiana e avvicinò alla fede molte genti della valle e dell’area di Fortunago.

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Perseguitato, si ritirò a vita cenobitica proprio in questi boschi e nelle grotte. In una delle grotte più grandi ricavò un piccolo santuario, ancora oggi visitabile.

Proprio qui San Ponzo fu sfortunatamente scoperto e ucciso. Il clima di pace e di fede che si respira percorrendo questi sentieri è frutto di secoli di storia e tradizione locale.

Ma fate attenzione a dove mettete i piedi: questo è un luogo magico … e lungo il percorso non è difficile inciampare in un ciottolo con fossili di conchiglie o vegetali!

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Da qui spostatevi verso il meraviglioso Eremo di Sant’Alberto di Butrio.

Luogo speciale dove storia e fede si intrecciano facendoci rivivere il medioevo spirituale di queste terre, come se davvero il tempo, da allora, si fosse fermato.

Un complesso imponente, che vedrete percorrendo la stradina che sale, svettante, quasi in bilico, su uno sperone calcareo: uno spettacolo per gli occhi e per l’anima.

Il santuario risale al 1030, quando Alberto, allora semplice monaco, riuscì a guarire miracolosamente il figlio muto del Marchese Malaspina (o almeno così vuole la leggenda) il quale, per riconoscenza, fece erigere l’eremo dove Alberto e i suoi fratelli potevano vivere in preghiera. Fu eretta la parte più antica degli edifici, che si è mantenuta sino ad oggi: un complesso di tre oratori, tre chiesette romaniche: la più antica, accanto al pozzo, dedicata alla Madonna, una seconda dedicata a Sant’Alberto (XII sec) dove sono sempre state custodite le spoglie del Santo e una terza, intitolata a Sant’Antonio. Alle pareti della chiesa appaiono mirabili affreschi quattrocenteschi che narrano storie di santi e dei Malaspina … capolavori pregevoli e senza tempo!

Sant’Alberto fu abate sino alla morte (1073), poi l’eremo passò alle dirette dipendenze del Papa, accrescendo la sua potenza e il suo controllo sulle province di Pavia, Piacenza, Alessandria e Genova; fu punto di riferimento spirituale ad alti livelli, tanto da accogliere personaggi quali il re Edoardo II (fuggiasco, che probabilmente morì proprio all’eremo ed ivi fu inizialmente sepolto), ma soggiornarono anche Federico Barbarossa e Dante Alighieri.

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L’eremo sopravvisse nei secoli mantenendo la sua impronta eremitica sino al Cinquecento, quando gli ultimi monaci olivetani abbandonarono l’abbazia; da allora la chiesa divenne parrocchiale.

Seguirono molti anni sfortunati di abbandono, almeno sino al XX secolo, quando l’eremo fu affidato a Don Orione, che lo ripopolò e lo riportò ad essere un importante centro di fede.

Altro grande personaggio mirabile per la sua straordinaria vita di santità trascorsa all’eremo (1923 – 64) fu frate Ave Maria, cui è dedicata una bellissima cappella.

Gli ultimi importanti restauri risalgono agli anni Settanta, che riportarono la chiesetta di Santa Maria all’aspetto originario. Insomma, un luogo di silenzio e meditazione, di fede e speranze … dove sembra che tutto sia possibile.

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Ultima tappa: il Castello di Oramala, situato su un promontorio roccioso affacciato sulla Valle Staffora nel comune di Val di Nizza.

Fu costruito dalla Famiglia Malaspina nel X secolo per poi passare alla famiglia d’Este, al vescovo di Tortona e infine tornare ai proprietari originari nel XII secolo periodo nel quale vede il maggiore splendore quale centro di diffusione culturale.

La rocca venne fortificata nel 1474 per esigenze difensive; a questo periodo risale l’enorme torre in pietra con una pianta molto particolare: una figura a semicerchio appoggiata ad un rettangolo.

Una visita è d’obbligo: tra mura antica e splendide sale sembra di tornare indietro nel tempo ma …. Attenti ai fantasmi!!!!!!

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“MartedĂŹ, Mi Apericena servito con musica 82

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Lo scorso aprile 2018, si è dato il via alla serie

“Martedì, Minerva, Music Apericena servito con musica dal vivo e selezione di vini” organizzati dalla FQ Good Life.

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Lo scorso aprile 2018, si è dato il via alla serie “Martedì, Minerva, Music Apericena servito con musica dal vivo e selezione di vini” organizzati dalla FQ Good Life.

Quattro martedì, quattro generi musicali diversi, quattro cantine vitivinicole e quattro menù. Un appuntamento fisso quello dei martedì al Minerva, un appuntamento con il protagonista indiscusso di questo filone, un protagonista desiderato da chiunque ed amato da tutti: il divertimento!!!

Il Minerva Bar&Lounge rappresenta un punto di ritrovo per tanti, elegante,raffinato, dall’ambiente intimo caratterizzato da giochi di luci calde e soffuse.

Oggi è gestito da Andrea e Giulia, anni di esperienza nel settore, tanta voglia di creare e proporre nuove iniziative. Tanta voglia di riuscire a realizzare i numerosi progetti che con impegno e determinazione hanno pianificato con cura.

L’apericena di Martedì 3 aprile ha visto protagonisti i vini della cantina Giorgi “1870 Gran Cuvee Metodo Classico” ed “Eleonora Giorgi Rosè spumante metodo charmat v.s.q.” accompagnati dalla travolgente e coinvolgente musica dei “Magari” con Emilio e Dario; pezzi intramontabili, apprezzati da tutte le fasce d’età, interpretati da splendide voci… impossibile non ballare alzando le braccia al cielo e cantando a “squarciagola” quel ritornello che ha rappresentato un momento significativo nelle vite di tutti!

Una serata straordinaria che si è ripetuta Martedì 10 aprile, con gli ottimi vini “SVIC 1907”di Terre d’Oltrepo’, il prelibato quanto gustoso menù del Minerva ed una musica che ha ipnotizzato tutti gli ospiti; una musica che ha coinvolto, fatto ballare, cantare; una musica che ha letteralmente sovrastato e primeggiato su ogni cosa: il sax di Andres Villani accompagnato dalla graffiante voce ed interpretazione di Sergio Tamburelli e la chitarra di un giovane grintoso William Mastroni.

Martedì 17 aprile a coinvolgere gli ospiti de “Gli apericena serviti del martedì sera”, il power duo formato da Vince&Lopez: due voci, due chitarre ed un repertorio che ha spaziato da canzoni italiane a musiche latino americane; un repertorio fatto di allegria e tanta voglia di trasmettere spensieratezza e voglia di vivere. Ad accompagnare la serata i vini dell’Azienda vitivinicola Colombarola.

Martedì 24 aprile è stata la serata che ha visto chiudere questo mese con la travolgente musica di “Carlo Andreoli”. Una serata di grande successo che ha raggiunto il tutto esaurito, che ha visto un intero locale coinvolto in balli, trenini, canti. Che ha visto persone dapprima sconosciute divertirsi insieme, quasi si conoscessero da una vita. Perché è questo il potere della buona musica, del buon vino che questo mese é stato offerto dall’Azienda Agricola Francesco Maggi, della cortesia e professionalità dello staff del Minerva; é questo il potere del divertimento: aggregare, coinvolgere e stravolgere. Stravolgere le abitudini, unire le diversità, soffocare le divergenze. Perché è in momenti come questi che ci rendiamo veramente conto che siamo tutti diversi e tutti uguali allo stesso tempo; è in momenti come questi che ci accorgiamo di volere tutti la stessa cosa…serenità, gioia, spensieratezza, pura convivialità!

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Ottimi i menù proposti e preparati dal Minerva Bar&Lounge che prevedevano antipasti misti tra cui gnocco fritto e selezione di salumi e formaggi dell’Oltrepò Pavese, sette portate di finger food tra cui una deliziosa crema di zucca con panna acida e bocconcini di baccalà, un primo piatto, come il risotto ai calamari e limone caramellato e, a conclusione, un dolce come la torta “della nonna” con crema di limone e pinoli.

Il tutto accompagnato dalla professionalità, simpatia e disponibilità dello staff del Minerva: Giulia, Andrea, Edoardo e Francesca.

I “Martedì, Minerva, Music Apericena servito con musica dal vivo e selezione di vini” organizzati dalla FQ Good Life, proseguono con altre quattro date, altri quattro martedi del mese di maggio: MARTEDI 8, 15, 22 E 29 MAGGIO e vi aspettano con nuovi vini da scoprire e tanto, tanto divertimento!

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WELCOME TO HOGWARTS!!!

Arriva la piĂš incredibile avventura per tutti i piccoli asppiranti maghi!

Apre a Casteggio la scuola di magia di Hogwarts, dedicata ai piccoli maghetti dai 7 agli 11 anni!

Lezioni di magia, avventure e tanto divertimento con gli insegnanti della saga di Harry PotterŠ!

- Giornata di animazione per bambini.

- Posti limitati, prenotazione obbligatoria.

Info e prenotazioni su www.pottercasteggio.it #harrypotter #vingardiumleviosa #casteggio #oltrepopavese #bambini #evento #animazione

Laura Zonca

In cucina a con Laur

Milanese di nascita, stradellina di adozione, mi piace cucinare e cerco di godere delle particolarità che la natura ci offre e che troppo spesso abbiamo disimparato ad utilizzare.

Ecco perchè cercherò di ingolosirvi con semplicissime ricette a base di ingredienti alla portata di tutti quanti abbiano la pazienza e soprattutto il tempo, di cercare, trovare, riconoscere queste meraviglie.

E allora, buon divertimento e... buona passeggiata alla ricerca della più pungente delle erbe nostrane: l’ORTICA

Ortic 102

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Certamente pungente, poco rispettata, ma in cucina questa “antipatica” pianta si può trasformare in deliziosi risotti, frittate o tante altre ricette.

Scopriamo le sue proprietà e i vari sistemi per cucinarla.

La primavera è iniziata e le zone esposte al sole incominciano a coprirsi delle piccole foglie verdi dell’ortica, pianta giudicata negativamente dai più, ma ricca di proprietà note da secoli.

I Greci, secondo quanto afferma Aristofane, ne erano ghiotti e la ritenevano migliore se colta prima dell’arrivo delle rondini.

L’ortica ha proprietà diuretiche, depurative, antiemorragiche e antireumatiche. Nella civiltà contadina si usava farne un decotto contro la caduta dei capelli, immergervi le mani per contrastare gli effetti dell’artrosi, e ricavarne sia carta che fibra tipo canapa (usata al posto del cotone).

Le foglie dell’ortica, la cui aggressività dei peli si spegne nell’acqua sbollentata, in cucina vengono utilizzate per minestre, risotti, tortelli, frittate, dolci, e bevande fermentate. Oggi abbiamo scelto di utilizzarle per creare un primo piatto delicato e speciale: il risotto alle ortiche! Dal gusto leggermente amarognolo, simile a quello della rucola, le ortiche si trasformeranno in una crema avvolgente che renderà davvero unico il vostro risotto e i vostri ospiti resteranno meravigliati quando scopriranno il vostro ingrediente segreto!

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Ris

Or

Ingredienti per 4 persone: 104

Oli

Vin

so 320 g

Porri 100 g

rtiche 400 g

Brodo vegetale 1 l

io extravergine d’oliva 30 g

Burro 40 g

no bianco 50 g

Parmigiano reggiano da grattugiare q.b.

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Preparazione

Per preparare il risotto alle ortiche come prima cosa iniziate a realizzare il brodo vegetale.

A questo punto occupatevi della pulizia delle ortiche: innanzitutto indossate dei guanti per proteggervi le mani dal loro potere urticante, che una volta cotte sparirà.

Sfogliate le ortiche eliminando lo stelo: otterrete così circa 200 g di ortiche pulite); poi lavatele in abbondante acqua fredda e ponetele a scolare.

Versate 10 gr di olio in un tegame, lasciatelo scaldare poi unite le ortiche, coprite con un coperchio e quando saranno leggermente appassite aggiungete un pò d’acqua (circa 50 gr) che servirà a favorire la cottura.

Trascorsi circa 10 minuti le ortiche saranno pronte, spegnete il fuoco e trasferitele all’interno di un bicchiere dai bordi alti e con un mixer ad immersione frullatele, fino ad ottenere una crema liscia.

Poi tenetela da parte e passate ad occuparvi del risotto. Prendete il porro eliminate le estremità e affettatelo finemenente.

In un’altro tegame versate la quantità d’olio rimasta, poi unite il porro, lasciatelo appassire a fiamma dolce per 4-5 minuti; quindi aggiungete anche il riso e tostatelo mescolando spesso.

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Quando avrĂ cambiato colore sfumatelo con il vino bianco e solo quando tutta la parte alcolica sarĂ evaporata aggiungete un paio di mestoli di brodo caldo.

Cuocete il risotto per circa 5 minuti, poi aggiungete la crema di ortiche, mescolate e ultimate la cottura del risotto continuando ad aggiungere altro brodo caldo solo al bisogno.

Una volta che il riso sarĂ cotto spegnete il fuoco, aggiungete il burro e mantecatelo. A questo punto impiattate il vostro risotto alle ortiche e servitelo con del Parmigiano grattugiato.

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PAVIA&NON SOLO

NEWS MAGAZINE

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