IL NOSTRO ORIENTE
NAUFRAGA A TRIESTE IL SOGNO DEL BARICENTRO
di Antonio
SEMA
Il tentativo di trasformare lo scalo triestino in un perno del sistema centro-europeo sembra tramontato. L’incapacità di capire gli interessi conflittuali in gioco, a cominciare da quelli sloveni. La geopolitica di Illy e l’ipotesi dell’Euroregione.
A
LL’INIZIO DEGLI ANNI SESSANTA,
il democristiano Corrado Belci interrogò il futuro di Trieste. Vide un centro, e dentro c’era il Friuli-Venezia Giulia, assieme a Carinzia, Slovenia e Croazia. Nel passato quelle terre erano state ai margini dei rispettivi blocchi, ma nel futuro avrebbero costituito «il perno delle correnti transitorie sia dell’Europa occidentale che di quella orientale, verso i paesi in via di sviluppo, sia dei due blocchi tra di loro e tra i paesi terzi, lungo i due assi geografici Nord-Sud ed Est-Ovest, che dividono il quadrante europeo in quattro settori ruotanti in detto perno» 1. L’idea che il futuro del Nord-Est italiano dipendesse dalla sua posizione centrale colpì l’immaginazione dei politici del Friuli-Venezia Giulia e successivamente anche del governo italiano. La legge 19/1991 sulle aree di confine rappresentò il punto più alto della elaborazione strategica nazionale e regionale sul vantaggio di posizione, poi le riflessioni originali s’inaridirono e tutti i partiti regionali si limitarono a insistere sulla «centralità» del ruolo internazionale della Regione, di volta in volta definita Regione-ponte, Regione-cerniera, Regione come piattaforma logistica eccetera. Secondo Michele Degrassi, autore di una storia della Regione dalle sue origini a oggi, quella «disperata ricerca» di definire un ruolo ormai scomparso denotava solo il pesante vuoto lasciato dalla caduta del Muro di Berlino 2. La crisi della posizione centrale si avvertiva anche a Trieste, una città in cui nonostante ogni smentita della storia aleggiava sempre l’illusione di ripetere i fasti emporiali del porto asburgico. Anche nello scalo giuliano, infatti, tutti giuravano sulla propria centralità, e molti erano convinti che bastasse ricongiungere lo scalo giuliano all’hinterland che ne aveva 1. C. BELCI, «Panorama economico triestino alla vigilia della Regione», Trieste, n. 59/1964. 2. M. DEGRASSI, «L’ultima delle regioni a statuto speciale», in AA.VV., «Il Friuli-Venezia Giulia», in Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità a oggi, Torino 2002, Einaudi, vol. 1, p. 799.
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