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I t a l i a n a

FIBio Magazine

F e d e r a z i o n e

B i o t e c n o l o g i

ARRIVEDERCI, PROFESSOR DULBECCO

LA SUA VITA, RACCONTATA DA M. SEVERINO

RICORSO LAUREATI VECCHIO ORDINAMENTO

SPIN-OFF E START-UP DELLA RICERCA


RENATO DULBECCO (CATANZARO, 22 FEBBRAIO 1914 – LA JOLLA, 20 FEBBRAIO 2012)

DIRETTORE EDITORIALE Federazione Italiana Biotecnologi, sede ammin.: via Gianbattista Ruoppolo n°105, scala C, 80128 Napoli; sede legale: via Leonardo Bianchi n°10, 80131 Napoli

REDATTORE CAPO Roberta Ferraris

REDAZIONE Esposito M.T. (DISCOVERY), Di Giacomo M. (FIBIO-MENTORING), Ruotolo G. (FIBIO-WORK IN PROGRESS), Netti F. (BIOTECH EVENTS), D’Oriano V. (L’INTERVISTA), Severino M. (VITE PER LA SCIENZA), Ferraris R. (VOCE DEGLI STUDENTI), Ferraris R. (MISCELLANEA)

IMPAGINAZIONE E GRAFICA Antonio Massa CONTATTI redazione.fibio@biotecnologi.it

Quest'opera è stata rilasciata sotto la licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo 2.5 Italia. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/ o spedisci una lettera a Creative Commons, 559 Nathan Abbott Way, Stanford, California 94305, USA.


SOMMARIO _________ll’editoriale 4

discovery 5 ___d

_____FFIBIO-mentoring

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_____FFIBIO-work in progress 12 _____biotech

events 14

________ll’intervista 16

vite per la scienza 18 ____v

Voce dal mondo biotech ___V

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miscellanea ______________m

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“l

L’editoriale

l Progetto Genoma è stato una grande avventura. È cominciato come il sogno di pochi visionari, è poi stato abbracciato dall'intera comunità scientifica, e ha raggiunto i suoi obiettivi con la cooperazione di istituzioni pubbliche e private. Questo è il vero tragitto di una grande conquista scientifica nel tempo attuale.” Lo dice il professor Renato Dulbecco, dopo essersi lanciato nel 1986 anima e corpo in questa immensa avventura scientifica di fine Novecento. Il Professore, all’ epoca aveva già raggiunto traguardi straordinari: partendo dallo studio dei meccanismi di riparo dei fagi, aveva studiato i virus di origine animale e nel 1955 isolò il primo mutante del virus della poliomielite, che servì poi a Sabin per preparare il vaccino. Dal 1960 si dedicò all’oncologia e per le sue scoperte sull’ interazione tra virus tumorali e materiale genetico della cellula, ha vinto il premio Nobel nel 1975; ma a questo punto si è rimesso in gioco, col Progetto Genoma:aveva capito prima di tutti che la medicina personalizzata è l’unica strada possibile per guarire tutti i tipi di tumore. Se oggi questo concetto è scontato fra i ricercatori ed anche fra i non addetti ai lavori, è solo merito suo. Inoltre, il professore aveva una visione di insieme ed una capacità di rapportarsi alle nuove tecnologie straordinarie, come si evince da quest’altra sua affermazione: “Il segreto del successo del Progetto Genoma comprende molti fattori. Il principale è stata la dedizione assoluta di molti scienziati, che avevano fede di poter raggiungere lo scopo malgrado la scarsezza di mezzi tecnici a disposizione. Rapidamente questi mezzi sono stati sviluppati, come tecnologie nuove e tutte automatizzate, per determinare l'organizzazione del DNA, rintracciarvi i geni, leggere i messaggi che essi contengono e i loro significati. Sono stati usati nuovi indirizzi per determinare l'attività dei geni, esplorando in un atto solo tutto il genoma. Straordinario in questo progresso è stato il contributo dell'informatica.” La serietà ed il ri-

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gore con cui affrontava il lavoro, la sua curiosità ed ottimismo, il puntare sui giovani (anni fa, dopo aver condotto il Festival di Sanremo, ha devoluto il suo compenso per riportare in Italia “cervelli in fuga” all’estero), il suo modo libero e non convenzionale di porsi di fronte ad un problema, sono di ispirazione a tutti i ricercatori. Perciò, abbiamo scelto come fil rouge di questo numero la sua figura e ciascuno ne racconta, in chiave personale, il suo modo di fare cultura: Maria Teresa Esposito nella discovery, parla dell’intuizione geniale di Dulbecco nel correlare difetti del genoma con l’insorgenza delle varie forme di cancro; Michele Di Giacomo, nella FIBio Mentoring, spiega come start up e spin off, insieme all’opera della Fondazione Dulbecco possono essere delle risorse per far ripartire l’Italia; Marina Severino, oltre a dedicargli la Vite per la Scienza, ci ricorda che quest’anno la sua Liguria gli ha dedicato la Notte dei Ricercatori;Virginia D’Oriano, nella sua intervista, ci racconta il punto di vista di un ricercatore che lavora fra l’Italia e l’Olanda (oltre a darci, nella biotech event il suo frizzante punto di vista sul corso Bioventure);e Francesco Netti, col solito piglio disincantato, ci fa riflettere come gli sforzi della Fondazione Dulbecco per riportare i cervelli in Italia sono si notevoli, ma poca cosa se le Istituzioni non affronteranno con decisione questo problema; infine,due belle sorprese: una recensione da parte di un nuovo collaboratore, Tristano Tango del film “Never Let me go”, che mostra la clonazione dal punto di vista dei cloni; ed infine il 2012 si chiude con la vittoria di un’antica battaglia di FIBio: l’ammissione all’esame di stato per l’iscrizione all’albo dei biologi dei biotecnologi v. o., raccontata dalla voce di Gianluca Ruotolo.Infine, la sottoscritta vi saluterà con le brevi notizie della Miscellanea. Buona lettura! Rober ta Ferraris Presidente Probiviri F.I.Bio. e Redattore Capo


DOPO ANNI DI SOPRUSI FINALMENTE ANCHE I BIOTECNOLOGI DEL VECCHIO ORDINAMENTO POSSONO SOSTENERE L’ESAME DI STATO

creto promulgato nel 2001: Il Decreto del Presidente della Repub- ACURADI M.T. ESPOSITO blica (DPR) 328 del 5 Giugno 2001, che regolamenta l’accesso agli esami di stato per l’iscrizione agli albi professionali. In tale DPR, che fu emanato quindi dopo il DM 509/99, il legislatore incentrò la sua attenzione sui laureati provenienti dalle lauree 3+2 dimenticando di fatto quelli in precedenza. Infatti tale DPR dà la possibilità ai Biotecnologi che conseguono una laurea specialistica secondo il nuovo ordinamento, (il 3+2), di poter sostenere l’esame di stato per accedere alle sezioni A dell’albo dei biologi e per i biotecnologi della classe di laurea specialistica 7/S (biotecnologie agrarie) dà anche la possibilità di sostenere l’esame di stato per accedere alla sezione A dell’albo degli agronomi, ma non fa alcun accesso ai biotecnologi, e ad altri professionisti, laureatisi col vecchio ordinamento. Questi ultimi, per il legislatore dovevano sostenere l’esame secondo la normativa vigente fino a quel giorno. Peccato però che le biotecnologie siano alcune delle lauree istituite negli anni novanta e quindi non menzionate né nella legge precedente, che risale alla prima metà degli anni ottanta, né in quella successiva (il DPR 328 del 2001). Insomma i biotecnologi del vecchio ordinamento erano in un limbo, a cavallo tra due riforme con nessuna delle due che ne regolava l’esistenza! Quest’ enorme sperequazione fu da noi segnalata al ministero nel Gen-

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primi corsi di laurea in biotecnologie partirono a Napoli ed in altre 5 città d’Italia nel 1996 (eccezion fatta per i corsi di laurea in biotecnologie agroindustriali che partirono sperimentalmente nel 1992/93 in Friuli) e quindi i primi laureati si videro nell’anno accademico 2001/2002.Tali corsi di laurea furono istituiti secondo la normativa vigente antecedente alla riforma fatta col Decreto Ministeriale

(DM) 509/99 e per questo sono chiamate in gergo lauree “vecchio ordinamento”( da qui v.o). Il DM 509/99 ha istituto le lauree “3+2”, (cioè le lauree triennali e poi le specialistiche biennali); decreto che fu poi aggiornato col DM 270/2004 che ha solo rinominato le specialistiche in magistrali e apportato alcune modifiche nei corsi di studio più formali che sostanziali. Ebbene quei neolaureati del vecchio ordinamento s’ imbatterono nell’ impossibilità di poter sostenere l’esame di stato per l’accesso all’albo professionale, cosa che spesso consegue strettamente la laurea e che in taluni risulta un passaggio necessario per l’accesso ad alcune professioni ed ad alcuni concorsi. Il motivo per cui tali giovani laureati sfortunati non potevano sostenere l’esame di stato sta tutto in un de-

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ACURADI

M.T. ESPOSITO


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naio del 2004 (allora non esisteva ancora FIBIo ed eravamo un Coordinamento dei Laureati in Biotecnologie) e sanata da quest’ultimo nel Consiglio dei Ministri del 29 Marzo 2006, allorquando il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) Moratti, approvò la riforma dell’accesso alle professioni e dei relativi esami di Stato, revisionando di fatto il DPR 328 del 2001 dopo aver ottenuto il parere favorevole del consiglio di stato. La modifica del D.P.R. n. 328 del 2001, che prevedeva l’ammissione dei Laureati in Biotecnologie del vecchio ordinamento agli Esami di Stato per la sezione A degli Albi professionali, è stato oggetto di rilievi di legittimità, nonostante la natura regolamentare del provvedimento, da parte della Corte dei Conti in sede di registrazione. A fronte di tali rilievi il Governo Prodi, succeduto a quello Berlusconi che aveva approvato la modifica del

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DPR, decise di procedere alla revisione della materia nell’ambito della più ampia riforma delle professioni intellettuali prevista dal disegno di legge presentato dall’allora Ministero della Giustizia Mastella, approvato il 1 dicembre 2006 ma discusso per la caduta del Governo stesso il giorno 24/01/2008 (e ci si ritornerà dopo in questo articolo). Nel periodo tra il 01/12/2006 ed il 24/01/2008 la FIBio (fondata nel 2006) chiese più volte di accelerare il processo rivolgendosi: al capo gabinetto del MUR (in quel periodo il Ministero era solo dell’Università e della Ricerca … quindi MUR) , On.le Oberdan Forlenza (maggio 2006), all’ufficio legislativo del MUR (dott.ssa Cioffi e Dott.ssa Egidi febbraio 2007) al direttore generale del MUR dott. A. Masia (7 Giugno 2007), al

capo della segreteria politica del Ministro Mussi, dr. Paolo Fedeli (12 giugno 2007). Inoltre FIBio decise di far presentare un’interrogazione parlamentare dalla Senatrice M.A. Pellegatta il 27 Marzo del 2007 ed una successiva interrogazione dal Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU) il 15 giugno 2007 entrambe dirette CNSU al ministro Mussi il quale non ha mai risposto a nessuna delle due. L’unico personaggio di quelli sopracitati che paventò una risoluzione fu il dott. A. Masia, che propose di inviare al Governo un decreto attuativo di riforma della Legge n.182 dell'11/02/92, con cui riconoscere l'equipollenza dei biotecnologi (per la possibilità di sostenere l’esame di stato) allegando i pareri dei presidenti degli ordini professionali dati dagli stessi in occasione della revisione del DPR fatta il 29/03/06. L'iter si sarebbe dovuto concludere entro la fine del 2007, dovendo acquisire il parere del Consiglio Universitario Nazionale (CUN) e della VII commissione parlamentare alla Camera ed al Senato. Nonostante l’iter si presentava lungo e molto insidioso la FIBio si mise a lavoro ed incontrò i presidenti degli ordini dei Biologi e degli Agronomi, prof. Landi e dr. Mercurio, per chiedere di dar parere fa-


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vorevole allorquando il decreto attuativo proposto da Masia venisse approvato dal CUN e dalle Settime commissioni parlamentari e, laddove servisse un nuovo parere da parte loro; Da tale incontro la FIBio ricevette una risposta positiva (quella del presidente dell’ordine dei biologi) ed una negativa (quella del presidente dell’ordine degli agronomi). L’ 8-9 e 10/01/2008, la nota ministeriale contenente il decreto attuativo di riforma della Legge n.182 dell'11.02.92, con cui si riconosce l'equipollenza ai fini della possibilità di sostenere l’esame di stato per i biotecnologi del vecchio ordinamento fu messa all’o.d.g. del CUN ed in tale seduta la nota passò al vaglio delle commissioni per il parere che sarebbe stato emanato nella seduta successiva del 23 e 24 gennaio, ma in tale data la commissione del CUN chiese di rivedere la modifica del DPR 328/01 fatta dal ministro Moratti prima di esprimere il parere. Intanto nello stesso giorno, 24 gennaio 2008, nell’aula del senato cade il governo Prodi e con esso cadono per la seconda volta (la prima fu la fine della legislatura del governo Berlusconi il 9/04/2006) le nostre speranze di modificare l’annoso DPR. Nella seduta successiva a quella del 24 gennaio, ossia la seduta del 5-6 e 7 Febbraio 2008, a Governo caduto, il CUN dichiara di prender atto della situazione, cioè dell’impossibilità per laureati del v.o. di poter sostenere l’esame di stato, ma non da alcun parere alla nota di riforma della Legge n.182 dell'11.02.92 lasciando intendere che valuterà la cosa dopo l’insediamento del nuovo Governo e quindi del nuovo Ministro dell’Università. Ad aprile del 2008 si vota e vince di nuovo Berlusconi che forma il nuovo Governo. Il 22 Luglio 08, insediatosi il nuovo Ministro (M. Gelmini), la FIBio invia una

nota al Ministro, sottosegretario e dirigente del MIUR per la richiesta di revisione del DPR/328 chiedendo nel contempo un incontro con i tecnici del ministero. Il 10 dicembre 2008 la FIBio incontra finalmente i tecnici della segreteria politica del Ministero per chiedere se ci fosse la volontà politica di per una messa in discussione all’o.d.g. della revisione della Siliquini. In quella sede ci vengono spiegati nei dettagli quali passaggi dovevano, e devono ancora a tutt’oggi essere fatti, fino alla pubblicazione di tale revisione, e che in alternativa si sarebbe potuto procedere nella direzione di un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM); ma ambo le strade si manifestavano purtroppo lunghe e senza certezze sull’esito positivo. Il 17 giugno 2009 una delegazione della FIBio incontra al MIUR le segreteria politica del sottosegretario all’istruzione On.le Giuseppe Pizza ed in tale incontro si sottolinea l’urgenza della risoluzione del DPR328/01 con un revisione immediata, ottenendo dal Dr. Romano assicurazioni su un provvedimento che si sarebbe dovuto discutere alla Camera per la prima metà di ottobre e nel quale si sarebbe potuto introdurre l’emendamento indicato dalla FIBio per risolvere l’annoso problema. Il 4 novembre 2009 La FIBio, non essendoci stato nessun emendamento approvato in data sopraindicata, propone al governo tramite la segreteria politica del sottosegretario del Ministero dell’Istruzione On.le Pizza un emendamento per la modifica del DPR328/01 da mettere nel decreto detto “mille proroghe”, approvato di li a poco ( il 28 febbraio 2010) ma senza il nostro emendamento nel testo. Stufi di tutta questa situazione ed infastiditi dalle promesse mai mantenute, dopo essersi recati per l’ennesima volta il 25 giugno 2011 a

Roma per incontrare l’on.le D’anna e l’on.le Siliquini al fine di chiedere per l’ennesima volta l’approvazione del decreto Siliquini di modifica del DPR 328/01, il sottoscritto (che in qualità di segretario prima e di presidente della FIBio poi, aveva presenziato a tutti gli incontri suddetti), decide nel febbraio del 2012 di improntare un ricorso collettivo al MIUR per la prima sessione dell’esame di stato dello stesso anno.Tale decisione scaturisce dal fatto che due colleghi del vecchio ordinamento avevano precedentemente improntato in via privata, un ricorso al MIUR per l’accesso all’albo degli agronomi e si erano visti dare ragione dal Consiglio di Stato dopo aver perso in prima battuta al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Campania. Il ricorso collettivo contro il MIUR al TAR Lazio vede la FIBio vincente in prima istanza nel maggio 2012 e permette a 22 biotecnologi di iscriversi all’albo dei biologi (anche se sub giudizio di merito che si discuterà il 5 dicembre 2012). Dopo tale ricorso vinto in prima istanza dalla FIBio, il 6 giugno 2012 il MIUR, subissato anche da altri ricorsi al TAR ed al Consiglio di Stato, mossi da laureati di altre discipline che si trovavano nelle stesse condizioni dei biotecnologi, emana la circolare numero 2100 che ammette i laureati del v.o. sostenere l’esame di stato per l’iscrizione all’albo dei biologi e tra essi quindi anche i biotecnologi!!! Così dopo più di 8 anni, la circolare del 6 giugno scorso sancisce che le lauree del vecchio ordinamento, menzionate come equipollenti ai fini dei pubblici concorsi a quelle del nuovo ordinamento ai sensi del DM 09/07/2009, devono essere considerate anche per l’accesso all’esame di stato. [G. Ruotolo]]

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DAL PROGETTO GENOMA UMANO AL PROGETTO ENCODE. RIVELAZIONI SULLA COMPLESSITÀ DEL NOSTRO GENOMA

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l genoma umano è costituito per l’80% da sequenze regolatorie. La descrizione di queste sequenze, a opera del progetto ENCODE, ENCyclopedia Of DNA Elements, è il frutto di un sovrumano sforzo collaborativo che ha visto coinvolti più di 30 istituti di ricerca e 400 scienziati. I risultati sono stati pubblicati questo Settembre sulle autorevoli riviste scientifiche Nature, Science, Genome Biology e BMC Genetics. Nel 2001, con l’avvento del progetto Genoma Umano e con la disponibilità dei dati relativi alla sequenza dell’intero genoma umano risultò chiaro che la maggior par te del nostro genoma fosse costituito da non coding DNA, vale a dire DNA che non codifica per alcun gene. Perché il genoma umano è costituito da queste lunghissime sequenze prive di geni e che sembrano non avere alcuna funzione? Il mistero fu svelato dal sequenziamento del genoma di altre specie animali e vegetali, che rese evidente che il vantaggio selettivo che il genere umano ha subito rispetto agli altri abitanti della Terra non poteva essere spiegato semplicemente da un Orizzonti biotecnologici

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numero più abbondante di geni, ma che i segreti dell’evoluzione erano proprio dietro quel DNA che era stato considerato “spazzatura”! 11 anni dopo, il progetto ENCODE aggiunge nuovi tasselli al complicato puzzle degli elementi del nostro genoma, fornendo dati circa la funzione del non coding DNA e la complessità della regolazione dell’espressione genica. Ma non tutti sanno che tutto questo inizia proprio in Italia, dove il progetto genoma è lanciato sotto la guida di una delle nostre più brillanti menti, il prof. Renato Dulbecco, premio Nobel per la Medicina e Fisiologia nel 1975, mancato lo scorso febbraio a La Jolla quasi centenario. Il progetto viene discusso per la prima volta nel 1985 in una conferenza presso l’Università della California-Santa Cruz (Stati Uniti). L’anno dopo Dulbecco scrive un editoriale per la rivista Science, diffondendo nella comunità scientifica tutto il suo entusiasmo per un progetto che egli stesso riconosceva di vitale impor tanza per il progresso della medicina: “La possibilità di avere una visione completa e globale del nostro DNA ci aiuterà a comprendere le

influenze genetiche e non genetiche sul nostro sviluppo, la nostra storia come specie, come combattere le malattie genetiche e il cancro” sono le sue parole su Science. Dulbecco infatti riteneva che solo sequenziando il genoma umano si sarebbero potuti studiare i meccanismi alla base del processo tumorale, identificando i geni che predispongono allo sviluppo del cancro (oncogeni), quelli che fanno da guardiani contro lo sviluppo del cancro (geni tumor-suppressors) e i loro interattori molecolari. Lo stesso anno un gruppo di scienziati, tra cui 20 premi Nobel, si riunisce per discutere il progetto a Cold Spring Harbour (Stati Uniti). All’epoca la comunità scientifica era già a conoscenza del fatto che le sequenze geniche o coding DNA rappresentassero solo il 510% del genoma umano e infatti molti tra i presenti alla conferenza ostacolarono il progetto non approvando l’idea di concentrare ingenti risorse economiche nel sequenziamento di sequenze “inutili.” Perché sequenziare quella “spazzatura”? Oggi sembra pazzesco pensare che brillanti scienziati siano stati così


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miopi e così ostinati nel considerare a priori le informazioni relative al non coding DNA, del tutto irrilevanti! Ma il progetto parte, per la prima volta nel mondo nel 1987, proprio in Italia, dove verrà poi abbandonato negli anni ’90 per insufficienza di finanziamenti. Il progetto venne poi completato nel 2001 dal Consorzio Internazionale Human Genome e dalla Celera Genomics. Con il completamento del progetto genoma umano divenne chiaro che per capire il funzionamento dei geni era necessario comprendere come fosse regolata la loro espressione all’interno della cromatina, l’unità fondamentale dell’espressione genica. All’interno della cromatina il DNA è addensato insieme alle proteine istoniche in subunità chiamate nucleosomi. La struttura compatta della cromatina rende il DNA inaccessibile e inattivo. Tuttavia in risposta a determinati stimoli la cromatina può assumere una struttura rilassata e i geni possono essere espressi. Il progetto ENCODE descrive dunque gli elementi del genoma che orchestrano l’intera espressione genica. Sebbene accompagnato da uno scetticismo iniziale, il rapido sviluppo delle tecnologie di sequenziamento, che ha radicalmente abbattuto i costi e contribuito allo sviluppo di potenti tecniche computazionali di analisi dei dati, ha reso possibile sequenziare gli elementi regolatori dell’intero genoma e ripetere gli esperimenti in migliaia di cellule diverse. Il progetto ha infatti generato 1640 esperimenti o sets di

dati genomici, preparati in ben 147 diversi tipi cellulari. Il genoma umano è dunque composto per l’80% da sequenze che pur non codificando per alcun gene, contribuiscono alla regolazione dell’espressione genica. La mappatura delle regioni trascritte, le regioni in cui il DNA è legato a proteine regolatorie e la struttura e le modificazioni della cromatina sono solo alcuni tra gli altri aspetti descritti dal progetto ENCODE. Usando una tecnica nota come “ultra-deep sequencing of RNAs” lo studio condotto da Djenbali e colleghi ha contribuito mappare e catalogare le regioni trascritte del genoma. I risultati dimostrano che circa il 75% del genoma cellulare viene trascritto e che i filamenti di DNA e i trascritti RNA, che originano da entrambi i filamenti di DNA, sono interconnessi in una struttura molto densa. Secondo Joseph Ecker, un’autorità nel campo della biologia molecolare e della genetica delle piante “questi risultati forzano a riflettere sulla definizione di gene”. Un’altra par te del progetto ha messo in

luce quali sono le regioni del genoma umano con alta probabilità di essere espresso, sfruttando la tecnica basata sul taglio del DNA da par te della DNasi I. Poiché la sensibilità all’azione della DNasi I riflette il fatto che il DNA è accessibile, si assume che queste siano le regioni in cui in cui il DNA è più esposto. Questo vuol dire che in queste regioni il DNA non è addensato nell’usuale struttura nucleosomica ma rilassato e potenzialmente disponibile ai legami con i fattori di trascrizione, che guidano l’espressione genica. I risultati hanno por tato all’identificazione di oltre 200000 zone del DNA sensibili al taglio della DNasi I, di cui alcune erano gia’ state precedentemente identificate in silico, e dunque moltiplicato il numero di sequenze di DNA note per essere “promotori” (sequenze dove comincia la trascrizione del DNA in RNA) o “enhancers” (elementi che fanno aumentare l’utilizzo dei promotori). “Questi risultati sono semplicemente strabilianti! Sono stati identificati più di 2 milioni di

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putativi enhancers per i quali non si conoscono ancora i geni bersaglio (“geni target”); questo vuol dire che in campo genomico siamo solo all’inizio e che molto resta ancora da essere esplorato” sostiene Wendy Bickmore, direttore della sezione Cromosomi ed Espressione Genica all’istituto di Genetica e Medicina Molecolare MRC (Edimburgo, Regno Unito). ENCODE inoltre analizza complesse interazioni all’interno del genoma, come la formazione delle così dette strutture ansa (loops) che alterano le distanze tra due regioni genomiche, influenzando di conseguenza il modo in cui il DNA viene trascritto in RNA e quindi espresso. La scoper ta di oltre mille interazioni a lunga distanza tra promotori e elementi regolatori confuta l’assunzione che la regolazione di un gene avvenga a opera degli elementi regolatori più prossimi al gene in questione. Dulcis in fundo, ENCODE fornisce impor tanti informazioni relative alle modificazioni non ereditarie (epigenetiche) del DNA e come queste influenzino l’espressione genica. Modificazioni epigenetiche del DNA come metilazione e acetilazione erano state considerate fino a oggi segnali in grado di inibire il legame dei fattori di trascrizione a promotori e enhancers, spegnendo l’espressione dei geni target in esame. I dati di Thurman e colleghi suggeriscono, invece, che regioni note per essere siti di legame a fattori di trascrizione, sono in media meno frequentemente metilate in quelle cellule che esprimono quei fattori di trascrizione. Dunque è il legame dei fattori di trascrizione a specifiche sequenze del DNA a rendere Orizzonti biotecnologici

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queste regioni non accessibili alla metilazione piuttosto che viceversa! La metilazione del DNA sembra quindi assumere le caratteristiche di un meccanismo attivo di default nelle cellule che non esprimono il corretto corredo di fattori di trascrizione, piuttosto che essere un meccanismo con cui la cellula si impegna attivamente per spegnere l’espressione di un determinato gene. “Un risultato che ha una rilevanza incredibile per la corretta interpretazione delle malattie associate ad alterati meccanismi di metilazione del DNA” come sostiene ancora Wendy Bickmore. Sebbene fosse noto da tempo che la maggior parte del genoma fosse costituito da elementi regolatori, il maggiore merito del progetto ENCODE sta nell’identificare un numero incredibile di questi elementi regolatori, in una vasta gamma di tipi cellulari, e di

chiarire come essi possano interagire nell’ambito dell’espressione genica. Questi dati rendono più vicino il momento in cui riusciremo a ottenere una comprensione sistematica del genoma di ogni cellula in ogni persona. Il futuro è solo all’inizio! [M.T. Esposito]]

Fonti:

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1592577/pdf/AJHGv79p603.pdf http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3945817

http://www.nature.com/nature/journal/v489/n7414/full/489052a.html

http://www.nature.com/nature/journal/v489/n7414/full/nature11247.html http://www.nature.com/nature/journal/v489/n7414/full/nature11233.html http://www.nature.com/nature/journal/v489/n7414/full/nature11232.html


SPIN-OFF E START-UP DELLA RICERCA

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Fibio Mentoring

Opportunità di finanziamento pubblico per diventare imprenditori

presentare domanda di finanziamento per questa misura professori universitari, ricercatori universitari o di altri Enti Pubblici di Ricerca, dottorandi di ricerca e titolari di assegni di ricerca. La misura concede un finanziamento fino a 516.000 euro. Dalla nascita di questa iniziativa ad oggi, il MIUR ha finanziato numerose aziende spin-off, molte delle quali nel campo delle biotecnologie. FiBio offre, per questa particolare misura, un’opportunità di sostegno e consulenza ai propri soci che volessero presentare domanda di costituzione di uno spin-off (consultabile nell’area riservata del sito FiBio Mentoring). Sono ormai oltre 800 le aziende spin-off operanti in Italia, molte delle quali impegnate nel settore delle biotecnologie. Tra queste, per citarne solo alcune in contesti regionali diversi, si possono ricordare Biouniversa (Università di Salerno), ProtEra (Università di Firenze), PharmEste (Università di Ferrara), tutte spin-off di grande successo, che sono riuscite ad accedere anche a finanziamenti da parte di società di venture capital. La presenza di numerose Università e Centri di Ricerca di prestigio e del gran numero di ricercatori riconosciuti a livello internazionale offrono all’Italia enormi potenzialità per diventare la nuova Silicon Valley delle biotecnologie. I casi di aziende spin-off di successo non mancano e devono servire da sprone ed esempio a tanti ricercatori. I cassetti delle università italiane sono pieni di tante idee che aspettano solo visionari e volenterosi che le portino sul mercato e che non le lascino diventare eterne potenzialità. [M. Di Giacomo]]

Fibio-Mentoring

a creazione di un’azienda spin-off può essere lo strumento giusto per mettere in pratica il frutto delle proprie attività di ricerca e creare lavoro nel campo delle biotecnologie (invece di cercarlo). Un’azienda spin-off della ricerca costituisce, infatti, uno strumento prezioso per diventare imprenditori e offrire a tanti giovani ricercatori una nuova opportunità professionale. Inoltre, può rappresentare un freno importante alla dilagante fuga di cervelli italiani all’estero, tema tanto caro a Renato Dulbecco e tuttora affrontato dalla fondazione a lui intitolata. Con i termini spin-off e start-up si intendono nuove società costituite con lo scopo di sviluppare, produrre e commercializzare beni e servizi derivanti da risultati della ricerca, ottenuti nell’ambito di università o centri di ricerca. Di solito si parla di Spin-off se l’università o il centro di ricerca partecipa in qualità di socio all’iniziativa imprenditoriale. Si parla invece di Startup, quando l’università o il centro di ricerca non partecipa alla compagine sociale, ma si limita a mettere eventualmente a disposizione dei soci strutture e attrezzature.I soggetti proponenti di queste iniziative imprenditoriali possono essere sia personale strutturato che non strutturato di università e centri di ricerca. Ogni università e centro di ricerca pubblico dispone di un proprio regolamento che disciplina le modalità di costituzione di spin-off e start-up. Per supportare e finanziare la nascita di una società spinoff, esistono diverse opportunità di finanziamenti pubblici. Tra tutti, il più importante è il Decreto Legislativo n. 297 del 1999, attraverso il quale, il Ministero per l’Università e la Ricerca (MIUR) intende rafforzare il processo di avvicinamento tra mondo accademico e mondo imprenditoriale, finanziando la trasformazione di un progetto di ricerca in un’iniziativa imprenditoriale. Possono

ACURADI

M.DI GIACOMO


F.I.Bio.: work in progress

I CLONI CHE CI SALVERANNO : NEVER LET ME GO

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L’intervista

Il prezzo da pagare per l’immortalità. uando parliamo di cloni, nel cinema, di solito ci ritroviamo a pensare a un qualche film di fantascienza / azione ricco di effetti speciali, uno di quei blockbuster fatti per passare una serata senza pensieri.”Never let me go” (in italiano “Non lasciarmi”),film del 2010 di Mark Romanek, tratto da un romanzo di Kazuo Ishiguro è qualcosa di completamente diverso. La storia, ambientata in un presente alternativo ove la medicina ha compiuto enormi passi in avanti, segue le vicende di Kathy ,Tommy e Ruth, (interpretati rispettivamente da Carey Mulligan, Andrew Garfield e Keira Knightley), fin dai loro primi anni di vita nel collegio di Hailsham,in Inghilterra. La vita ad Hailsham è una normale vita da collegio con orari regolari, gare artistiche che sono ricompensate con l’esposizione dei lavori migliori nella galleria di “madame”, una figura di autorità rico-

ACURADI G. RUOTOLO

perta dal mistero, e tutori che insegnano tutto ciò che è necessario sapere. I ragazzi sono sottoposti a frequenti e meticolose visite mediche. Perchè? E perché il divieto di uscire dalla scuola è enfatizzato al punto da creare storie così terribili dal trattenere i ragazzi anche dall’andare a prendere un pallone fuori dalla recinzione? I tutori spiegano che i loro insegnamenti sono volti a creare l’eccellenza, ma la verità, terribile e accettata con passiva rassegnazione, sarà spiegata ai tre protagonisti da una loro insegnante non in linea con la politica della scuola: tutti gli studenti sono in realtà dei cloni,creati perché possano essere usati,in futuro, come depositi di organi per i trapianti; gli studenti non sono altro che “donatori” e la maggior parte di loro non andrà oltre il terzo trapianto. Non potendo aiutarli in altro modo, l’insegnante dà ai suoi alunni l’unica lezione importante: ”è giusto che sappiate, per vivere una vita dignitosa”. Da qui in poi si svilupperà un triangolo amoroso

Work in progress

tra i ACURADI G. RUOTOLO tre protagonisti. Ruth sedurrà Tommy e lo terrà legato a sé per gli anni a venire, impedendogli così di esprimere i suoi sentimenti per Kathy. Qualche anno dopo i ragazzi sono mandati nei “cottages”, fattorie dove avranno modo di pensare a come trascorrere i prossimi anni. I giorni passano in una sorta di inerzia e l’unica tenue speranza sembra essere data dalla voce che si possa ottenere una proroga dal doversi sottoporre ai trapianti, a patto di saper dimostrare che i donatori che la richiedono sono coinvolti in una relazione sentimentale sincera. Intanto il triangolo amoroso tra i tre protagonisti non riesce a risolversi per tutti i sentimenti rimasti inespressi: Kathy e Tommy sono ancora chiaramente innamorati l’uno dell’altra, ma Ruth non ha alcuna intenzione di uscire dai giochi. I rapporti tra Ruth e Kathy precipitano in breve tempo e si arriva a un furioso litigio in cui Ruth dichiara che non si al-


F.I.Bio.: work in progress

lontanerà mai dal ragazzo, Kathy decide quindi di lasciare il “cottage” e diventare “assistente”, cioè di stare vicino ai“donatori”prima di diventarlo lei stessa. Passano così circa dieci anni. Kathy svolge tranquillamente il suo lavoro finchè un giorno incrocia Ruth in ospedale, ormai alla sua seconda donazione. Non supererà la terza. Le ragazze tornano a parlare e riescono a recuperare la loro amicizia, tanto che Ruth esprime un ultimo desiderio: trovare Tommy e fare un’ultima gita tutti insieme. I tre riescono così a incontrarsi di nuovo e a ritrovare gli equilibri dell’infanzia. La gita è anche il momento in cui Ruth si riscatta, confessando di essere sempre stata gelosa dei due amici e di avere fatto di tutto per tenerli separati. Prima di andarsene consegna loro l’indirizzo di Madame, l’unica persona in grado di concedere loro una proroga. Tommy,convinto che durante gli anni passati ad Hailsham i sentimenti dei ragazzi fossero giudicati tramite le gare di arte,decide di portare con sé alcuni

disegni per dimostrare che ciò che prova è autentico. L’incontro con Madame sarà inutile: non esiste nessuna possibilità di proroga. L’altra verità è anche peggiore:Madame rivela che le gare non erano altro che test che non servivano per vedere nelle anime dei ragazzi, ma per vedere se i cloni avessero un’anima e, sebbene queste verifiche si fossero rivelate fruttuose, la società non rinunciò a usare i cloni come pezzi di ricambio. A questo punto Tommy e Kathy, distrutti, decidono di godere dei pochi momenti che restano loro insieme e accettare il proprio

destino. Il futuro descritto in“never let me go” è brutale, pervaso da una malinconia e da un senso di ineluttabilità di fondo che rimangono addosso per tutta la durata del film. A trasmettere ancora di più queste sensazioni contribuiscono i

colori e la fotografia, con tonalità smorzate e diafane, ed i suoni: in particolare”Never let me go”,la canzone che fa da leit-motiv per tutto il film,e gli scenari,ampi spazi vuoti che accentuano il senso di solitudine dei personaggi. Le ultime parole di Kathy :”non sono sicura che le nostre vite siano tanto diverse da quelle delle persone che salviamo. Tutti completiamo un ciclo. E forse nessuno ha compreso realmente la propria vita,né sente di avere vissuto abbastanza” sembrano, invece, rivelare una certa ironia di fondo:gli esseri umani hanno scelto di prolungare la propria esistenza sacrificando i cloni, ossia uccidendo quelli che erano a tutti gli effetti altri esseri umani. Hanno rinunciato volontariamente alla propria dignità, hanno rinunciato a vivere davvero. Il quadro presentato è di una società dispotica, ove si è riusciti a prolungare la propria esistenza per un tempo indefinito al prezzo di pietà e bioetica, ove gli unici sentimenti ancora umani sembrano essere provati solo da chi non è altro che nostre ombre e che dimostrano, nel loro struggersi per amore, nel chiedere perdono, nello starsi vicino nei momenti duri, tutta l’umanità che si dovrebbe avere. Visto in questo modo il racconto di Ishiguro,forse,è più vicino di quanto pensiamo. [T. Tango]]

Orizzonti biotecnologici

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Biotech Events

QUESTA NOTTE È… ANCORA NOSTRA!

ANCHE QUEST’ANNO, RITORNA LA “NOTTE DEI RICERCATORI” IN TUTTA EUROPA E IN ITALIA.

Biotech events

E

n t o promosso dal 2005 dalla Commissione Europea che si svolge nel quarto venerdì di Settembre, per l’ottavo anno e precisamente il 28 Settembre, la “Notte dei Ricercatori” ha riscosso un notevole successo in tutta Europa. L’obiettivo sembra ovvio, ma mai banale o scontato: creare, complice un contesto informale, un incontro tra i ricercatori e i cittadini per estendere ad un più ampio raggio la cultura scientifica e rendere la parola stessa “ricercatore” più familiare e comprensibile. Così, grazie a mostre e visite guidate, seminari, conferenze, spettacoli, concerti e persino esperimenti e dimostrazioni scientifiche dal vivo, il mondo della ricerca, talvolta coperto da un sottile velo di silenziosa oscurità si illumina, e illumina di rimando, persone di ogni età che per una notte diventano perfetti “curiosoni”. Dagli “chercheurs” francesi che hanno incuriosito col sangue artificiale, agli “investigadores” a Lisbona che hanno spiegato la “cultura oceanica” con professori e surfisti, passando per gli scatenati “researchers” inglesi che hanno fatto letteralmente esplodere pacchetti di patatine e giocato coi Lego: questi, naturalmente, sono solo pochi esempi dei tantissimi progetti in tutta Europa. Per quanto riguarda la nostra Italia, quest’anno ben 24 cit-

ACURADI F. NETTI

tà, e sette diversi progetti, hanno reso la ricerca protagonista indiscussa, confermandoci ulteriormente come uno dei Paesi europei con il maggior numero di eventi. Il MeetMeTonight e la storia delle cellule staminali, la LUNA 3.0 (Lunga notte dei Ricercatori) di Bolzano con concorso a premi tecnologici, lo SHARE piemontese che mette ricercatori e studenti a tavola in pizzeria, ilRESPEcT a Frascati e il bosone di Higgs, e poi LIGHT’12 a Roma e Palermo con la robotica,VenetoNight e la ricerca della ricerca col Geocaching, il progetto SHINE! in Toscana con la tecnica del DNA fingerprinting, e Salerno con una “Chiamata alle Arti” che ha riguardato diversi campi del sapere: impossibile racchiudere in questi pochissimi esempi tutta la creatività delle svariate iniziative lungo la penisola. Infine, per ricordare ancora Renato Dulbecco, la sua Liguria gli ha meritatamente dedicato il progetto C4R,che si è svolto nelle cit-

tà di Albenga, Sarzana e Genova. Proprio in quest’ ACURADI F. NETTI ultima, c’è stato spazio praticamente per tutto: dall’oceanografia alla scoperta del Mar Ligure, alla pedologia che studia il suolo su cui ogni giorno camminiamo, palestre per il fitness “matematico”, concerti e rappresentazioni, e persino il gelato “espresso” fatto con azoto liquido. Una notte tutta dei ricercatori che, per le troppe volte in cui (purtroppo) restano soltanto nomi senza volto, si dedicano ancor più a migliaia di uomini, donne e bambini, con solerzia, orgoglio e passione, ricordandoci che è proprio la ricerca il motore della nostra vita di ogni giorno.

fonti: http://www.nottedeiricercatori.it/ http://nottedeiricercatori.comune.genova.it/ http://ec.europa.eu/research/researchersnight/events

Biotech Events

[M. Severino]]


Biotech Events

NAPOLI BIOVENTURE: STRETTA DI MANO TRA BIOTECNOLOGIE E FINANZA

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rganizzato da Fibio Mentoring, con il contributo della Camera di Commercio di Napoli, s’è tenuto a Napoli nei giorni 17-18-19 Maggio presso una sala del monastero di Santa Maria di Gerusalemme, in via Pisanelli 8 il corso Napoli BioVenture – Entrepreneurship nelle biotecnologie - I edizione. Indirizzato a giovani biotecnologi napoletani, selezionati in base a diversi requisiti quali età, curriculum vitae e lettera motivazionale, il corso è stato mirato ad accrescere la loro professionalità nei campi del trasferimento tecnologico e della creazione di start up nel settore biotecnologico. In questi tre giorni la suggestiva sede ha ospitato diversi relatori: Il dott. Michele di Giacomo, responsabile di Fibio Mentoring, che già dalla prima slide dal titolo “ice breaking”, ha simpaticamente obbligato a “rompere il ghiaccio” tra noi partecipanti, “costringendoci” a presentarci ed ad instaurare confidenza in modo sempre più sincero e simpatico; inoltre ci ha presentato anche gli altri relatori: La dott.ssa Olga Capasso, consulente brevettuale della Life science biotechnology pharmaceuticals, ci ha illustrato cosa sia un brevetto e ci ha

parlato della protezione dei risultati della ricerca nel settore biotecnologico. Il dott. Amedeo Giurazza, venture capitalist della Vertis SGR, ci ha fatto chiari esempi di quali debbano essere i requisiti di base per ottenere un finanziamento quando ci si presenta di fronte ad un venture capitalist. La dott.ssa Silvia Pulino della John Cabot University, professoressa associata di “business administration director”, ci ha invece guidato in un’interessante full immersion nel mondo della finanza, rendendo chiari i concetti del bilancio di esercizio e del conto economico finanziario e descrivendo come poter redigere un business plan. Il dott. Angelo Palazzolo della PRAXI (società di consulenza organizzativa) ha invece esplicato le strategie di marketing e di comunicazione per le start-up. La dott.ssa Rosanna Zaza, della Leonardo business consulting, ci ha dato una lezione di finanza agevolata. I miei colleghi di corso mi hanno sug-

gerito diversi aggettivi che possano descrivere questa iniziativa, ed i più ricorrenti sono stati dinamico, formativo ed illuminante. Il corso è stato infatti dinamico perché ha previsto anche esercitazioni pratiche e molti interventi da posto, formativo perché ci ha insegnato tantissimi concetti importanti: chi è un venture capitalist, chi è un business angel, quali sono le migliori strategie di marketing, cosa è brevettabile e cosa no, come redigere un business plan per la costituzione di un’impresa. Illuminante invece è riferibile, non sono alla comprensione di questi concetti, ma alla condivisione con i colleghi di idee innovative, percorsi formativi, opportunità lavorative. Per mantenerci ancora in contatto è stato fondato un gruppo su Facebook dal nome “Bioventure”, a cui tutti possono iscriversi. Perciò, invito tutti i miei colleghi biotecnologi a partecipare alle prossime edizioni e ringrazio gli organizzatori per averci accompagnato in quest’avventura. [V. D’Oriano]]

Orizzonti biotecnologici 15


L’intervista

NAPOLI-NIMEGA, LA RICCA ESPERIENZA DI GIANLUIGI FRANCI

Oggi conosciamo un giovane ricercatore, il Dott. Gianluigi Franci, che lavora per la Radboud University di Nijmegen (Olanda) presso l’istituto NCMLS (Nijmegen centre for molecular life sciences), e che ci racconterà la sua esperienza lavorativa, dagli esordi ad oggi , tra Italia e Olanda:

D

ott. Franci, la ringraziamo per aver accettato di rilasciare quest’intervista: esattamente Lei di cosa si occupa e quale sono le Sue ricerche più recenti? La mia ricerca è focalizzata sul tumore al colon. Un recente paper pubblicato su Science ha dimostrato che nei pazienti affetti da cancro al colon migliaia di sequenze enhancer sono acquisite e altrettante sono perdute. Capire quali proteine siano coinvolte nella regolazione di queste sequenze potrebbe fornire a noi scienziati un meccanismo da colpire con trattamenti farmacologici, la mia ricerca è incentrata proprio su questo.

L’intervista

Q

uale percorso di studi e personale l’ha portata a diventare il professionista di oggi? Sono uno dei primi “Biotecnologi” della Federico II. Nel 1997, entrai a Medicina e Chirurgia, contemporaneamente a Biotecnologie. Erano gli anni delle nuove frontiere, il Nasdaq impazziva alla quotazione di una nuova azienda biotecnologica, così scelsi Biotecnologie Industriali; ho un ottimo ricordo del corso di laurea. Dopo aver discusso la tesi in proteomica, ho continuato i

ACURADI V D’ORIANO

miei studi con un dottorato di ricerca in Biochimica e Biologia Molecolare e Cellulare, ove ho identificato il proteoma funzionale del recettore degli estrogeni in cellule di cancro duttale. Durante il dottorato sono stato in Germania nel prestigioso istituto EMBL di Heidelberg con una borsa EMBO. Un’esperienza formativa e unica Terminato il dottorato, ho continuato i miei studi con la specializzazione in Patologia Clinica. La Prof.ssa Lucia. Altucci mi ha offerto di collaborare in un nuovo progetto, dove ho studiato l’effetto dei modulatori epigenetici nelle cellule embrionali staminali del topo … ed eccoci qui!

E

pigenetica: di cosa si occupa e quali sono, a Suo avviso i maggiori traguardi raggiunti da questa materia? Turner in un suo discorso la definiva come: “Il DNA non è altro che un nastro su cui sono registrate le informazioni, inutile senza un apparecchio che consenta di leggerlo. L'epigenetica è il lettore di nastri”. Essa è l’insieme delle modifiche a carico del DNA e di alcune proteine che comportano una diversa regolazione trascrizionale, senza alterare la sequenza genica. Conrad Waddington fu il primo a coniare questo temine nel 1942, (quindi non è una branca così moderna),ma i veri primi traguardi dell’epigenetica sono stati raggiunti negli ultimi 15 anni, molto dopo la sua nascita. La FDA ha approvato recentemente il primo farmaco a base epigenetica per il trat-

tamento delle leucemia a cellule T e molti trial clinici sono in corso per diversi tipi di tumori, come quello al seno e al colon. Il vantaggio di questo tipo di trattamenti farmacologici risiede nel fatto che questi farmaci di natura chimica sono capaci di modulare le proteine coinvolte nella regolazione epigenetica, permettono alle cellule sane di sopravvivere e mandano in apoptosi le cellule cancerose.

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onsiglierebbe ad un biotecnologo di lavorare in questo settore e perchè? L’epigenetica è in fase di sviluppo. Tutte le più grandi aziende farmacologiche stanno investendo in questo settore. E’ possibile ritrovare derivati epigenetici nelle riprogrammazione delle cellule staminali, nel trattamento delle malattie neurodegenerative etc. Quello che consiglio ai miei studenti è di seguire le proprie passioni, se poi queste portano all’epigenetica… ben venga.

L

ei viaggia spesso e si trova a dover lavorare molto tra Napoli e l’Olanda. Qual è il vantaggio e quale invece lo svantaggio di lavorare all’estero (sia sotto il punto di vista personale che sotto il punto di vista professionale)? R: All’estero puoi permetterti un tipo di ricerca che in Italia difficilmente trovi. Bisogna distinguere tra qualità e possibilità. In Italia abbiamo una ricerca di qualità, ma troppo spesso limitata dalla mancanza di fondi. Nella nuova era scientifica, dove tutti i paesi sviluppati


L’intervista

investono alte percentuali del proprio PIL, in Italia si tagliano i finanziamenti alla ricerca. I nostri politici non hanno compreso che fra 10 anni L’Italia sarà costretta a comprare tutti i nuovi farmaci dall’estero, perdendo una grossa fetta di mercato e facendo alzare i costi della spesa pubblica. Quello che in assoluto manca in Italia sono gli incentivi per i giovani ricercatori: basti pensare ai giovani scienziati per anni senza uno stipendio, come i dottorandi senza borsa, o addirittura degli specializzandi non medici che per 5 anni lavorano gratis per il Sistema Sanitario Nazionale. Certo, manca il calore della famiglia, gli affetti... Nella vita non si scegli di essere ricercatore, si nasce.

U

n momento della sua carriera particolarmente entusiasmante e uno particolarmente difficile. Ricordo con entusiasmo la mia prima identificazione proteica. Chi vive di ricerca, vive perennemente su una montagna russa di emozioni. Il giorno prima ti senti euforico per un buon risultato e il giorno dopo altre mille domande ti riportano con i piedi per terra. Un giorno che ricordo con piacere fu quando con la Prof.ssa Altucci ed alcuni colleghi abbiamo vinto la StartCup Campania con la business Idea Epi-C s.r.l. Un giorno molto difficile è stato quando ho riempito la mia vecchia Nissan Micra del mio mondo e dei miei bagagli personali e culturali per lasciare Napoli e venire in Olanda.

Q

ual è, a suo avviso, la caratteristica principale che non do-

vrebbe mai mancare ad un vero ricercatore? Sono due: Tenacia e la Fantasia.

Com’ è percepita all’estero la ricerca Italiana? Come ricerca di alta qualità; quando i nostri ricercatori si inserirscono in un ambiente internazionale, sono apprezzati per la preparazione e per la predisposizione a gestire situazioni complicate e a mettere la propria esperienza a disposizione del bene comune.

L

a Fondazione Dulbecco, voluta dal compianto Premio Nobel, ha lo scopo di riportare i ricercatori più brillanti in Italia che lavorano all’estero. Secondo lei, può bastare o i governi italiani futuri dovrebbero agire diversamente? L’Italia deve farsi perdonare di aver fatto fuggire intere generazioni di cervelli ma ancora di più deve capire che non è importante far rientrare i cervelli Italiani, ma diventare un paese attraente per tutti i brillanti scienziati mondiali. Sogno un’Italia dove gli istituti di ricerca siano un crogiolo di etnie; dove l’unico fattore comune sia la meritocrazia.

piccolo passo; così è stato per la F.I.Bio. Il Dott. Ruotolo dimostrò sin da subito di avere il piglio e la capacità di guidare noi altri in quella che era la fase embrionale della Federazione. Oggi i successi portati avanti dimostrano che con caparbietà e impegno si può arrivare lontano. Ora bisogna lottare per vedere riconosciuto il diritto alla remunerazione durante le scuole di specializzazione.

D

ottore la ringraziamo moltissimo per il tempo dedicatoci. Ringrazio voi per la piacevole chiacchierata.

[V. D’Oriano]

L

ei è un veterano di F.I.Bio. e ha visto nascere la nostra Associazione. Perciò ci dica: ricordando gli inizi, cosa ne pensa dei risultati ottenuti? Eda lottare? Eravamo in pochi, ma con tante idee. Come in tutti i grandi percorsi si inizia sempre con un

Orizzonti biotecnologici

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“ I N F OND O, NO N C ’ È NI ENT E D I S P EC I A L E AD ESSERE UNO SCIENZIATO.”

Vite per la Scienza

IL NOSTRO SALUTO A RENATO DULBECCO, GENIO E GENTILUOMO

“Lo scienziato è una persona, come tutti gli altri. E io sono qui, appunto, per dimostrarvi che i miei interessi sono uguali a quelli di tutti voi. In fondo, non c’è niente di speciale ad essere uno scienziato”. Sanremo, 1999. Siamo alla conferenza stampa che precede il Festival della canzone italiana e, accanto al conduttore di allora Fabio Fazio e alla bella Laetitia Casta che sorride rispettosa, c’è un signore, sguardo vispo e volto buono, che, con voce pacata e un po’ emozionata, pronuncia questa frase con elegante semplicità. L’evento mondano per eccellenza del nostro Paese e uno scienziato che gioca a fare il conduttore televisivo, ma attenzione: non uno scienziato qua-

ACURADI M.SEVERINO

lunque, bensì un premio Nobel per la medicina e la fisiologia (1975), Cavaliere al merito della repubblica, Medaglia d’oro al merito della sanità pubblica e molto altro. Renato Dulbecco, protagonista del bizzarro esperimento mediatico, non solo non si è mai fermato alle belle parole di ammirazione, ma la sua interminabile sete di conoscenza è sempre stata spinta dal motore della modestia e dalla sua indiscussa vocazione per la ricerca. Nato a Catanzaro il 22 Febbraio del 1914, la mamma calabrese, figlia di professionisti, e il padre ligure, ingegnere, gli trasmettono non solo il sangue del Nord e del Sud dello stivale ma anche uno spirito di sacrificio e di studio che porterà sempre con sé; è però la morte dell’amico Peppino a dimostrargli l’impotenza della medicina dinanzi a gravi malattie e, quindi, la necessità di far qualcosa. Trasferitosi ad Imperia, trascorre il suo tempo libero presso l’Osservatorio meteorologico e sismico della città, costruendo persino strumenti all’avanguardia ispirandosi a diverse riviste scientifiche.Tuttavia, l’amore per la fisica, non cambia la sua scelta di iscriversi nel 1930 presso la facoltà di Medicina dell’Università di Torino, ove è subito notato dallo scienziato e medico Giu-

seppe Levi, uno dei protagonisti del rinnovamento della biologia sperimentale (Levi ha introdotto in Italia il met o d o della coltivazione cellulare in vitro). ACURADI M. SEVERINO Nonostante i continui interventi del regime fascista, Levi accoglie nel suo Istituto di Anatomia il giovane Dulbecco, che proprio qui conosce altre due menti eccellenti e futuri Nobel: il biologo Salvador Luria, mentore del Nobel Watson, che ha fornito le basi per la nascita della genetica batterica e della biologia molecolare e Rita Levi-Montalcini, icona della scienza italiana nel mondo, consacrata dopo la sua scoperta del fattore di crescita neuronale (Ner ve Growth Factor, NGF). Renato, Salvador e Rita ricevono una preparazione eccellente in scienze biologiche e soprattutto, imparano ad affrontare i problemi scientifici in modo rigoroso, ma solo la Montalcini sarà vicina al professor Levi per molti anni. Dulbecco, infatti, dopo qualche anno, spinto dall’interesse per la clinica, si sposta nell’istituto di Ferruccio Vanzetti e, dopo una brillante tesi sulle alterazioni del fegato riconosciuta come la migliore dell’università, si laurea a

Vite per la Scienza


Nobel nel ’69 insieme con Luria) che gli offre di lavorare presso il Caltech a Pasadena, California. “Ha la migliore scuola di biologia del mondo, devi accettare!”, gli dice Watson per esortarlo, e Dulbecco si trova catapultato in un ambiente innovativo e competitivo, ove, partendo dallo studio dell’Herpes Zooster, applica il metodo delle placche per lo studio dei virus. Un successo enorme, tanto che è nominato professore associato di microbiologia e s’avvicina al lavoro di Harry Rubin, interessato ai virus che rendono le cellule cancerose. Studiando la genesi del cancro, Dulbecco mira a validare la tesi dell’interazione tra patrimonio genetico della cellula e “dell’ospite”, fin quando Jonas Salk

Lo scienziato è una persona, come tutti gli altri. E io sono qui, appunto, per dimostrarvi che i miei interessi sono uguali a quelli di tutti voi

gli propone di diventare membro del futuro “Salk Institute” a La Jolla, California, ove, nel 1968, arrivano i risultati sperati: dopo la sua definizione dei geni virali come “oncogeni”, c’ è una gloriosa ascesa che culmina, nel 1975, col Nobel, “per le sue scoperte in materia di interazione tra virus tumorali e materiale genetico della cellula”. Dulbecco è sorpreso, spiazzato, ma pronto ad una nuova sfida: collaborare al Progetto Genoma Umano, partito nel 1990, per comprendere e combattere lo sviluppo del cancro. Tuttavia, la sua creatura più bella è l’Istituto Telethon Dulbecco, che mira ad arginare la “fuga dei cervelli” italiani all’estero con aiuti concreti: il suo compenso di Sanremo di 50 milioni di lire va proprio a quest’iniziativa coraggiosa e da veri sognatori. Un destino beffardo: muore il 20 Febbraio del 2012 a La Jolla, gli impedisce di spegnere le 98 candeline. Nonostante tutto, tanti auguri, uomo speciale. [M. Severino]]

soli 22 anni. A questo punto, il bivio: chirurgo o scienziato? In attesa della risposta, nel 1938 è chiamato a prestare il servizio militare come ufficiale medico e vive gli anni della Grande Guerra tra Italia, Francia e URSS. S’avvicina ad organizzazioni clandestine antifasciste, ma la politica è troppo contradditoria per lui e così, sceglie di dedicarsi totalmente alla ricerca. Incuriosito dall’effetto delle radiazioni sullo sviluppo della linea germinale, Dulbecco decide di sfruttare il suo amore e le sue conoscenze nell’ ambito della Fisica per studiare l’effetto delle radiazioni a carico della struttura e del meccanismo d’azione dei geni, laddove anche il suo vecchio compagno di studi Luria si serviva delle radiazioni per lo studio dei batteriofagi. Così, Salvador propone a Renato di lavorare presso il suo laboratorio a Bloomington, Indiana (USA) dove, nonostante il peso iniziale dei pregiudizi razziali, Dulbecco dimostra grande capacità e acutezza, tanto che riesce a guadagnarsi la stima di Max Delbruck (premio

Vite per la Scienza

Fo nt i:

www.youtube.com; E' morto il Nobel Renato Dulbecco www.it.wikipedia.org; Renato Dulbecco

Orizzonti biotecnologici

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Voce dal Mondo Biotech

QUALE FUTURO

PER LA RICERCA?

“Una crescita invisibile agli occhi”

La voce degli studenti

L’

Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e ha dalla sua la più importante e completa Costituzione al mondo. Diritti come la salute, al lavoro, alla famiglia sono contemplati da anni da quando la Costituzione è stata approvata dall'Assemblea Costituente ed entrata in vigore dal 1 Gennaio del 1948.Tra i diritti fondamentali esiste quello alla cultura e alla scienza, la difesa del sapere e del progresso, come motori di uno sviluppo armonico e duraturo di una società. Purtroppo nel nostro Paese si è assistito alla riduzione progressiva dei fondi per la scuola pubblica e la ricerca universitaria, per dare invece spazio a Fondazioni che usano manifestazioni, donazioni e il famoso 5 per 1000 per avere fondi affinchè si effettuino ricerche di base. Ma il problema resta culturale e di sistema. Le Fondazioni non possono garantire l’occupabilità di tutti i ricercatori italiani: quelli che restano sono mosche bianche, e sempre più quelli che vanno all’estero. Paesi come Australia, UK, il Nord Europa, USA e ultimamente anche Cina sono ben felici di accogliere le nostre menti che sono molto rispettate e valorizzate anche dal punto di vista remunerativo. Basti pensare che l’abbandono dal nostro paese di numerosi giovani alla ricerca di lavoro, gratificazioni e tenore di vita migliori costa al nostro paese circa 1,2 miliardi di euro. Que-

ACURADI R.FERRARIS

sto è il capitale generato dai 243 brevetti che i 50 migliori cervelli italiani hanno registrato all’estero, somma che, secondo alcuni studiosi potrebbe sfiorare i 3,77 miliardi di dollari l’anno nei prossimi 20 anni, che hanno vissuto e provato la libertà di poter essere come è nel loro spirito ed essere “tutelati”. Chi decide di fare ricerca fa una scelta di vita ed è un lavoro come tutti gli altri sia a livello salariale che di crescita professionale. La pecca principale delle Università italiane è la poca trasversalità col mondo imprenditoriale e le sue esigenze. Da qui un gap che in un certo senso giustifica l’attuale situazione. Pochi ricercatori riportati in Italia nelle Fondazioni, moltissimi altri precari all’interno delle Università, altri all’estero che non hanno la minima intenzione di ritornare in patria. Il problema di fondo resta culturale: la ricerca non è un optional o un attrattiva di marketing comunicazionale come attrattore di fondi per spettacoli perché ricercare è rischiare! Il futuro? Si alle Fondazioni che riportano le eccellenze nel nostro Paese,ma che non siano l’unica alternativa al precariato! Perciò si anche ad altre alternative di crescita: ad un ruolo centrale delle Università Italiane pubbliche e private per generare di

brevetti di ricerca di base depositati nel nostro Paese; si a collegamenti ACURADI R. FERRARIS con aziende per sviluppi di ricerche applicate, equilibrio già applicato negli USA nella Silicon Valley e che ha generato un flusso di produttività e innovazione con pochi uguali al mondo. Per questo in Italia il ruolo e la tutela del biotecnologo nella ricerca, specie se scelga un percorso di dottorato di ricerca o nel mondo aziendale, è il futuro e la mission della nostra Associazione. Io rischio e sogno. Tu?

La voce degli studenti

[F. Netti]]


Miscellanea

Part e a T or i n o i l ma s t e r u n i v e r sitario di II l ivello su ri p r o d u z i on e e f e c o n d a z i o n e in v itro Il Master premette di conseguire 60 CFU ed è aperto a Biotecnologi Medici,Veterinari e Farmaceutici, Biologi, Laureati in medicina e Biologia e laureati triennali delle professioni Sanitarie Tecniche Assi-

stenziali. Lo scopo è diffondere le conoscenze tecnologicamente all'avanguardia della Procreazione MA con un approccio multidisciplinare Maggiori dettagli sul sito www.fibio.it. [R.F.]]

Figlie p i ù f e r t i l i s e m a mm e i n menopausa tarda Il legame, svelato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Copenhagen, ha coinvolto 527 donne fra i 20 ed i 40 anni valutando sia il numero di ovuli potenzialmente riproducibili attraverso una sonografia trans vaginale, sia misurando

i livelli dell’ormone AHM. Le donne con mamme in menopausa precoce hanno livelli di AMH e un numero di ovuli potenziali minore rispetto alle donne con mamme in menopausa tarda. Ciò da un ulteriore supporto all’ipotesi che la ri-

Miscellanea ACURADI R.FERRARIS

serva di ovuli sia influenzata da fattori ereditari, ma occorrono conferme da studi di follow-up a lungo termine per far si che l’ipotesi non sia più solo tale. [R.F.]]

Trap i an t o l o g ia , ' ' S o u th T r a n sp l ant Alliance '' fr a Italia - Spa g na - Francia nazioni da cadavere in Europa. La South Transplant Alliance sarà guidata per i primi tre anni dall'Italia. Il nostro paese ha registrato un incremento nel primo quadrimestre del 2012 sia del numero di dona-

Pom od o r o O G M a u m e n t a i l c o l estero lo b u ono

È quanto dimostrato dai ricercatori dell’università di Los Angeles. I pomodori ingegnerizzati producono il peptide 6F che simula l’azione di ApoA-1 la maggior componente delle HDL. Dopo averli liofilizzati, sono stati aggiun-

ti ad un mangime per topi che mimasse una dieta ipercalorica e grassa. Rispetto agli animali che non avevano i pomodori aggiunti nel mangime, quelli con cibo “addizionato”avevano livelli maggiori di colesterolo buono con un ri-

Stud i o s u l m a i s O G M d a r i t r a t t are

Uno studio pubblicato sulla rivista Food and Chemical Toxicology sostiene che una dieta a base di mais OGM NK603 della Monsanto abbia provocato l’ insorgenza di tumori nei ratti. L’autorità europea

per la sicurezza alimentare (EFSA) di Parma e l’istituto federale tedesco deputato alla valutazione dei rischi (BfR) di Berlino hanno rigettato i risultati. Perchè? “Il disegno dello studio sperimentale, la

tori (nel 2011 erano infatti 21,9 contro i 23,7 nel 2012, molto più alto della media europea) sia del numero assoluto dei trapianti (3091). La regione più virtuosa d’Italia è la Toscana. [R.F.]]

dotto numero di placche ed un conseguente minore rischio di malattie cardiache. Si aprirebbe così la strada a farmaci biologicamente attivi prodotti direttamente da piante commestibili. [R.F.]]

Miscellanea

È questo il nome della rete mediterranea creata dai 3 paesi per trovare soluzioni e strategie condivise per promuovere le attivita' di donazione e di trapianto, paesi in cui avvengono ben il 50% di tutte le do-

descrizione dei risultati e la loro analisi sono inadeguati. Il ceppo di ratti usato nello studio è geneticamente suscettibile ai tumori e il numero di animali insufficiente”. [M.T.E.]]

ACURADI R. FERRARIS



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