Notiziario trimestrale delle Sezioni del Club Alpino Italiano di Alessandria, Acqui Terme, Casale Monf., Ovada, San Salvatore Monf., Tortona, Valenza Autorizzazione Trib. di Casale n. 155 del 27.2.1985 - Direttore Responsabile Diego Cartasegna - Direzione e Amministr. Via Rivetta, 17 Casale Monferrato Redazione Stampa Tipografia Barberis snc San Salvatore Monferrato “Spedizione in a. p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Alessandria” Anno XXIV - Num. 4 - OTTOBRE 2013 __________________________________________________
Un progetto del CAI per il 150°
Aperta una nuova via in Corsica
Alle 6:30 del 23 luglio scorso si coronava uno dei principali progetti voluti dal Club Alpino Italiano per celebrare i 150 anni dalla sua fondazione: una spedizione internazionale per accompagnare un gruppo di ragazzi dell'Alpinismo Giovanile sulla vetta del Monte Ararat, a 5137 metri di quota. Il capo spedizione, l’ANAG Gian Carlo Berchi, socio della sezione di Ovada, ci ha raccontato questa esperienza. “L’Ararat ci ha detto - è in Anatolia, nella parte più orientale della Turchia; è una montagna simbolo dove, secondo il racconto biblico, è approdato Noè con la sua arca. Si è trattato di un progetto di ampio respiro con la collaborazione tra 4 commissioni nazionali del CAI. Il gruppo operativo era costituito principalmente da ragazzi ed accompagnatori selezionati come rappresentanza dell’Alpinismo Giovanile italiano, affiancati da specialisti, partecipanti in rappresentanza di altre commissioni nazionali del CAI. C’è stata un'attenta preparazione: la maggior parte degli incontri si è svolta ovviamente in montagna: Dolomiti Vicentine, Monte Rosa e Ortles-Cevedale. ”Ma veniamo alla spedizione: dopo il ritrovo il 17 luglio a Legnano, il gruppo è partito da Malpensa e, dopo uno scalo ad Istanbul, con un volo interno ha raggiunto l’aeroporto di Van. “Il programma, - ci ha spiegato Berchi - per le finalità alpinistiche e culturali proprie del progetto, oltre alla salita prevedeva la visita di importanti siti archeologici. Da Van siamo andati a Dogubayazit, una cittadina a circa 2000 metri di quota vicina al confine tra la Turchia, l'Iran, l'Armenia e l'Azerbaijan; di lì siamo partiti per il campo 1 (a 3200 metri di quota), base della salita all'Ararat, con un’ascesa di 1200 metri di dislivello. La via di salita alla vetta si sviluppava sul versante sud della montagna. Il giorno successivo è stato dedicato all'acclimatamento: salita fino al campo 2, a 4200 metri, e ridiscesa al campo 1. Ventiquattrore dopo siamo saliti nuovamente al campo 2 per pernottare e poi tentare la salita alla vetta”.
Nel mese di agosto 2013, Massimo Bottazzi ed io abbiamo terminato di aprire una nuova via in Corsica, nelle Aiguilles de Popolasca, di eccezionale bellezza, difficile ed impegnativa sia tecnicamente che psicologicamente. La nuova linea si trova su una torre rocciosa molto isolata, mai salita da nessuno ed in un ambiente davvero selvaggio. L’abbiamo chiamata “Torre Carlo”, in memoria di Bruno Carlo, l’alpinista novese nostro amico, deceduto nel 2000. La via è nata per commemorare il 150° anniversario di fondazione del CAI ed ha avuto l’egida di tutte le Sezioni della Provincia di Alessandria. La via aperta su questa torre magnifica mi ha regalato grosse soddisfazioni, riportandomi all’esplorazione in modo poco dissimile dal periodo d’oro dell’alpinismo ottocentesco. Oggi altri mezzi e problemi, accomunati dallo stesso filo conduttore, hanno permesso di comprendere l’avventura vissuta da quegli uomini appartenenti ad un’epoca meravigliosa in cui tutto era ancora da scoprire. Tracciando questa via nuova, Massimo ed io siamo andati alla ricerca unicamente della relazione estetica con la roccia, cercando sempre di affinare la nostra sensibilità esplorativa. Non abbiamo pensato mai molto ai gradi o a misurare la distanza tra i rinvii. Le vie di una volta, ovunque fossero, si svolgevano lungo linee deboli perché facili da proteggere. Attualmente si cerca l’itinerario ideale, fatto che moltiplica le possibilità. In questa via non è quasi mai possibile una protezione naturale e quindi l’abbiamo salita dal basso a fix, pur cercando di limitarli. Abbiamo dato tutto per questa via. Rischio, forza, coraggio, determinazione: il meglio che la montagna riesce a tirar fuori e qualche volta anche il peggio. Ma ci sono fuoriclasse che possono fare di meglio e possono fare di più. Qualche volta nei bivacchi sotto la parete o risalendo col cuore spompato le fisse, ho maledetto questa scelta e a chi si interroga sull’esigenza di spingere per forza al massimo in montagna non so dare una risposta sensata. Siamo fatti così, molto egoisti, molto desiderosi di dare il meglio. E non sempre bello per chi ci sta vicino. La parete, bellissima, si è presentata a noi come un terreno ideale per risvegliare forti sensazioni. Una specie di confine tra quello che è permesso e quello che è proibito, generando in noi la consapevolezza di essere liberi da ogni regola sociale. In vetta, guardando finalmente dall’alto e non più dal basso, eravamo molto felici e consapevoli che già l’indomani avremmo avuto un altro sogno da inseguire. Questa via mette assieme le caratteristiche tipiche della varie diversificazioni arrampicatorie che contraddistinguono l’alpinismo oggi: è situata in un ambiente molto selvaggio, ha un lungo e complesso approccio, non vi sono altre vie d’arrampicata e quindi noi siamo stati i primi salitori alla cima, ha delle difficoltà tecniche elevate, una compattezza assoluta della roccia,
CAI ARARAT 2013 TORRE CARLO, 150 ANNI SENZA CONFINI
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L’acclimatamento è stato particolarmente curato per permettere all'organismo di adattarsi alle mutate condizioni ambientali. “Molta attenzione è stata data a questo aspetto; - ci ha spiegato Berchi - due medici, membri del gruppo,
a graspola, che impedisce quasi totalmente l’uso di protezioni velici. Questo ci ha quindi permesso di scegliere l’itinerario ideale, consentendoci di realizzare l’aspetto creativo ed estetico nella sua massima espressione. Gianni Ghiglione (Accademico d’alpinismo) Note tecniche Prima salita: Gianni Ghiglione, Massimo Bottazzi 3/4 agosto 2013 - 25/26 agosto 2013 Sviluppo: 200 m (6 L) Difficoltà: 7b, 6b+ obbligatorio Materiale: 2 corde da 60 m, 12 rinvii, una serie di friends medio grandi (fino al n° 4 B.D.), cordini e fettucce. Via attrezzata con fix inox distanziati, da integrare in alcuni punti chiave con friends. Accesso: seguire la D 18 che dalla periferia verso Francardo porta a Popolasca. Giunti al paese, lasciare l’auto in un ampio piazzale in corrispondenza della struttura recettiva “A Penna Rossa”. Risalire il centro storico fino al suo termine, dove si trova la Fontana. Ascendere una breve gradinata fino a giungere ad una vasca d’acqua. Piegare verso destra (Nord) oltrepassando il rio Funtanella e raggiungere in salita la dorsale che separa tale rio da quello di Petra Grossa. Seguirla (ometti e numerosi ginepri tagliati dalla forestale) dirigendosi verso la base della parete (qui non visibile). Giunti ad un piccolo colletto a quota 1120 m circa, risalire un canalino fino ad un altro colletto erboso. Da qui, frontalmente e dopo una traversata in saliscendi, risalire al meglio un grande canale a pietraia. Sempre seguendo degli ometti verso sinistra ed in direzione sud, procedere la marcia fino a reperire un