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Nota alla pubblicazione

Questa fanzine riporta un lavoro svolto dalla classe 2° della Scuola secondaria di primo grado “Dalla parte dei bambini”. Si tratta di un’intervista che gli alunni e le alunne hanno fatto a Kerry Kennedy, attivista per i diritti umani, in occasione della sua presenza a FoQuS il 28 ottobre 2024.

Il tema dei diritti umani è stato spesso discusso dai ragazzi e dalle ragazze in classe, su più fronti: da quali sono i nostri diritti nel mondo, fino ai nostri diritti a scuola e nella classe stessa.

In quanto docente, devo riconoscere che il lavoro è stato svolto da parte degli alunni e delle alunne con grande serietà. Non è da tutti riuscire a raccogliere una serie di domande, anche scottanti, e di esporle pubblicamente a una persona rilevante dal punto di vista politico. Così come non è da tutti sbobinare l’audio dell’intervistaper ricavarne un testo, quello che qui vi offriamo.

Il lavoro ci ha impegnati una prima volta in classe. Abbiamo cercato di capire chi fossero Bob e Kerry Kennedy, attraverso un breve testo che trovate all’inizio di questa pubblicazione. Poi sono

Christian, Francesco M., Antonio, Kristian, Alessandro, Karì, Armando, Claudio, Oscar, Andrea, Bruna, Melissa, Gennaro, Nadia, Vittoria, Serena, Samuele, Ylenia, Francesco S.

mandato le condanne contro gli esponenti della mafia aumentarono dell’800% – e si impegnò sempre più nella tutela dei diritti degli afroamericani di votare, di ricevere pari istruzione e di usufruire degli alloggi pubblici.

I diritti umani: poveri, i giovani, le minoranze razziali e i nativi d’America

Attuò programmi per affrontare i bisogni dei diseredati e dei deboli in America – i poveri, i giovani, le minoranze razziali e i nativi d’America. Cercò di far arrivare la questione della povertà al cuore del popolo americano viaggiando nei ghetti urbani e nei campi dei lavoratori emigrati. Robert Kennedy fu anche impegnato nello sviluppo dei diritti umani all’estero. Viaggiò nell’Europa dell’Est, in America Latina e in Sud Africa. Egli era inoltre convinto che coloro che si battono contro le ingiustizie mostrano la forma più nobile di coraggio.

Riguardo la guerra in Vietnam, Kennedy appoggiò inizialmente le politiche dell’amministrazione Johnson, che era per l’intensificazione della guerra, ma chiedeva un impegno più vasto verso un accordo negoziato e una nuova importanza sul progresso politico ed economico nel Vietnam del Sud.

La candidatura alla presidenza degli Stati Uniti e la morte

Il 18 marzo 1968 Robert Kennedy annunciò la propria candidatura alla presidenza degli Stati Uniti d’America come candidato del Partito Democratico. Robert Kennedy fu ucciso da un colpo di pistola il 5 giugno del 1968 all’Ambassador Hotel di Los Angeles, in California, subito dopo aver festeggiato la vittoria nelle primarie di quello stato.

La fondazione

La Robert F. Kennedy Human Rights con sede a Washington DC è un’organizzazione no profit creata nel 1968 dagli amici e familiari del Senatore Robert F. Kennedy per portarne avanti l’eredità morale e realizzare il suo sogno di un mondo più giusto e pacifico. Grazie ai diversi programmi e a un’intensa attività di sensibilizzazione ed educazione ai diritti umani, il centro si rivolge alle future generazioni di donne e uomini, madri e padri, studenti e lavoratori.

Intervista pubblica a Kerry Kennedy

della classe II della scuola secondaria di primo grado “Dalla parte dei bambini”

28 ottobre 2024

Introduzione

Kerry Kennedy: Sono davvero felicissima di essere qui e la prima cosa che voglio dirvi è grazie! Sono

davvero felicissima di essere qui in questo palco con Rachele, con il vicesindaco, con il professore, con l’interprete e con tutti voi, sono molto contenta di avere qui la rappresentanza consolare della Spagna.

Infatti vengo direttamente dalla Spagna, da Bilbao, dove apriremo anche lì una sede.

Devo dire che, siccome si è parlato di questo, lo condivido anche con voi: la mia mamma è mancata la settimana scorsa, si è spenta la settimana scorsa.

Ricordo che l’ultima volta che ero stata qui le avevo

fatto una telefonata e le avevo detto: - Mamma, sono in Italia. C’è qualcosa che posso portarti dall’Italia?E lei rispose: - Ma perché non un Italiano?

Tra l’altro anche prima di spegnersi sapeva che sarei venuta ed era anche lei felicissima ed entusiasta che si potesse aprire un ufficio della Robert Kennedy

Foundation for Human Rights qui a Napoli. Noi

riteniamo che coloro si trovano più vicini ai problemi sono anche quelli più vicini alle soluzioni, però poi

spesso sono anche quelli più distanti e più lontani dal poter cambiare le cose e produrre un cambiamento.

Siamo dunque entusiasti di essere qui a FOQUS e di poter lavorare con la comunità locale, la comunità di questo quartiere, di questa città, per poter capire comprendere direttamente quali sono i vostri

desideri, i vostri sogni, che cosa vi attendete per il futuro e provare così ad aiutarvi a realizzarli.

Lo faremo attraverso dei programmi di istruzione, di educazione ai diritti umani e lavoreremo anche con i migranti perché speriamo di aiutarli ad integrarsi in questa società. Lavoreremo anche su dei programmi di formazione di attivisti e difensori dei diritti umani di tutto il mondo e lo faremo proprio qui a FOQUS.

Siamo davvero contenti di essere a Napoli, lo comprendete bene, nel cuore di questa città perché.

Tra l’altro, qui con la nostra presenza, potremo anche

irradiarci, espanderci in tutta la regione e nelle altre regioni del sud Italia. E inoltre, come tutti sappiamo,

storicamente Napoli è la porta dell’Europa sul Mediterraneo, così sempre da qui possiamo sperare di poter intervenire nel bacino del Mediterraneo.

Renato Quaglia: ora so che ci sono delle domande da parte dei ragazzi stessi.

Come lavorare contro il razzismo

Quali sono i programmi della fondazione Kennedy per diminuire il razzismo?

Kerry Kennedy: ebbene, è una domanda molto importante, grazie. Sicuramente i nostri programmi si basano comunque sulla collaborazione con i cittadini

Kerry Kennedy: Questa è una grande domanda, complimenti. La prima cosa che potete fare è imparare. Leggete più che potete, così saprete cosa sta succedendo. Questo è il primo punto. Ciò che dobbiamo fare nel Medio Oriente è un sacco di cose. Poi sicuramente ci sono tantissime cose da fare: ma la prima è avere un cessate il fuoco immediato. Poi la liberazione di tutti gli ostaggi, la ripresa degli aiuti umanitari che sono stati interrotti, quindi l'arrivo di cibo, di farmaci. E infine, chiamare a rispondere coloro che hanno commesso crimini di guerra e crimini contro l'umanità e anche prevedere un risarcimento per le vittime. Consentire così che si metta in pratica la soluzione dei due stati che è quella che ha in qualche modo una prospettiva di fattibilità di lungo termine.

che suo padre picchiava sua madre e io non sapevo cosa fare, se dovessi rivelarlo a mia madre o meno.

Ancora, quando ero alle superiori, due amiche mie

sono state aggredite da due uomini. Il mio migliore amico è stato uno dei primi uomini americani a morire di AIDS, era gay, e non riuscì ad avere tutte le cure necessarie. Tutte queste cose che sono state molto traumatiche mi hanno fatto venire voglia di provare a cambiare le cose. Nel frattempo, qualcuno

mi fece leggere la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e spero che i vostri insegnanti, se non l’hanno ancora fatto, ve la facciano leggere.

Comunque la lettura di quella dichiarazione, di quel documento, per me fu illuminante perché io cominciai a rendermi conto che anche tutte le cose bruttissime che mi erano capitate avevano qualcosa in comune; cioè potevano configurarsi tutte come violazioni del diritto internazionale e quindi questo mi ha fatto venire voglia di provare a cambiare le

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