L'Industria Meccanica 742 - numero 2/2025

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AL TAVOLO DELLE DECISIONI

All’interno: Listino prezzi materiali di interesse per la meccanica varia n. 805 - Costo orario medio dell’operaio n.31- Rilevazioni statistiche prestazioni di personale gennaio 2025

DINAMISMO E AUTOMAZIONE, L’INNOVAZIONE DI CLS A FIANCO DELLE AZIENDE CON DYMATION

La business unit offre soluzioni scalabili per la logistica e l’intra-logistica a partire dai settori Automotive e Manufacturing

Da oltre 70 anni CLS, società del Gruppo TESYA e leader in Italia in soluzioni per la movimentazione di materiali e della logistica, unisce esperienza consolidata e innovazione per rispondere alle sfide del mercato. Un percorso che si è ampliato con Dymation, la business unit dedicata alla digitalizzazione e all’automazione dei processi logistici, con cui la società punta all’espansione in Europa con un focus particolare in Francia, Spagna e Benelux, principalmente nei settori industriali Automotive e Manufacturing.

La strategia di crescita si basa su 3 pilastri – Consulenza, Digitalizzazione, Automazione, che offrono soluzioni su misura e scalabili per migliorare la fase logistica di processo, riducendo al massimo il margine di errore e gli sprechi.

La Consulenza consente di ottimizzare i processi logistici e produttivi e l’analisi delle soluzioni di automazione, per

individuare la tecnologia più adatta al cliente anche grazie a strumenti di simulazione basati sull’intelligenza artificiale. La Digitalizzazione, poi, garantisce il monitoraggio della logistica a supporto della fase produttiva. Per quanto concerne l’Automazione, le soluzioni di material handling orizzontale e verticale possono essere testate in ambienti virtuali per verificarne l’efficacia e rendere più facile la fase di commissioning. Un altro elemento distintivo di Dymation è il Servizio, che con una presenza locale solida e vicina ai nostri clienti, li accompagna durante tutta la fase di utilizzo delle nostre soluzioni.

Questi elementi sono declinati in modo chiaro sul nuovo sito www.dymation.com, un canale importante per comunicare con i clienti e mostrare come possiamo trovare soluzioni alle loro necessità di movimentazione dei materiali.

MOVIMENTAZIONE INTELLIGENTE, SOLUZIONI FLESSIBILI.

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L’Industria Meccanica

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Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana ROC N. 4397

Numero 742

In copertina Lucrezia Viperina

10 RUBRICA: Donne e Uomini al timone

12 RUBRICA: i 400 caratteri

13 Parità di genere? Si, ma quando? di Lucrezia Benedetti

18 La battaglia di Trump tra dazi e debito pubblico di Mauro Ippolito, iBan First

24 Export meccanico e sanzioni UE: novità operative dal XVIII pacchetto contro la Russia di Easyfrontier

28 L’evoluzione globale delle normative RoHS: un confronto tra modelli internazionali di Elisa Keda, Project Manager GMA-Global Market Access di ICIM Consulting e Pasquale Alfano, Site Manager OMECO Lifetech

32 Pompe industriali: un mercato in transizione tra sfide globali e ripartenza italiana di Duilio Biccari, Coordinatore Commissione Marketing Assopompe

36 Assenza dell’addetto alla squadra di emergenza e antincendio durante un turno di lavoro di Rolando Dubini, Avvocato Cassazionista, Foro di Milano

40 Gestione delle emergenze: la sicurezza inclusiva nelle emergenze di Marco Albanese, Responsabile Sicurezza Anima Confindustria

50 AI, Cybersecurity e Regolamenti Europei di Marco Carleo, Funzionario Tecnico Anima Confindustria

54 RUBRICA: Tecnologia, novità da tenere d'occhio

65 Tabelle ANIMA: Bianche, Blu, Arancio

Una delle principali cooperative vitivinicole italiane, composta da 26 soci, tra cui 24 cantine sociali, e oltre 14 mila viticoltori attivi in otto regioni del Paese cambia direttore marketing. La nomina si inserisce in un più ampio piano di sviluppo strategico che punta a valorizzare i brand del vino, rafforzare la presenza internazionale e costruire una narrazione identitaria forte e coerente, in grado di raggiungere un nuovo pubblico.

Lorenzo Beretta ancora in ASSICA

Riconfermato alla presidenza di ASSICA (Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi), l’organizzazione di categoria aderente a Confindustria che rappresenta le imprese del settore a livello nazionale ed europeo. La rielezione è avvenuta lo scorso 26 giugno, durante l’Assemblea annuale dell’associazione, tenutasi quest’anno a Bruxelles, cuore politico dell’Unione Europea. Beretta, già in carica dal 2023, guiderà l’associazione anche per il biennio 2025-2027, proseguendo il lavoro di rappresentanza, innovazione e tutela di una filiera strategica per l’agroalimentare italiano.

nominata Group Chief People Officer di Kerakoll

Nel suo nuovo ruolo, Colombara guiderà le strategie globali in ambito risorse umane e organizzazione, riportando direttamente al Group CEO, Marco Zini, ed entrando a far parte dell’Executive Leadership Team del Gruppo. La nomina segna un passo importante per Kerakoll, che punta a rafforzare ulteriormente il proprio impegno nella valorizzazione del capitale umano come leva strategica per la crescita sostenibile e l’innovazione a livello internazionale.

Genesio Rocca

eletto nuovo presidente di Assogiocattoli

L’associazione di categoria che rappresenta circa 200 aziende attive nei settori giochi e giocattoli, prima infanzia, festività e party in Italia. La nomina è avvenuta all’unanimità durante l’assemblea dei soci, che ha contestualmente rinnovato il consiglio direttivo per il triennio 2025-2028. Rocca prende il posto di Gianfranco Ranieri, alla guida dell’associazione negli ultimi anni, e porta con sé una lunga esperienza imprenditoriale nel settore e una profonda conoscenza del mercato italiano e internazionale.

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Martina Colombara

Inquinamento

La sfida globale dei rifiuti marini

Ogni anno negli oceani finiscono milioni di tonnellate di plastica e rifiuti che minacciano gli ecosistemi marini e la salute umana. Squali, tartarughe e uccelli rimangono impigliati in reti abbandonate, ingoiano microplastiche che poi entrano nella catena alimentare, con effetti potenzialmente letali. Le città costiere stanno sperimentando strategie innovative: da barriere galleggianti per catturare i rifiuti lungo i fiumi, a sistemi di riciclo avanzati che trasformano plastica recuperata in nuovi materiali. Anche l’economia circolare ha un ruolo centrale: riuso, riduzione dei consumi monouso e progettazione ecologica diventano leve chiave. A livello internazionale, iniziative come il «Global Plastics Treaty» sono in fase di negoziazione per stabilire obblighi più vincolanti ai Paesi. Ma il cambiamento più profondo parte dalle comunità e dai comportamenti individuali. Scegliere prodotti con imballaggi ridotti, partecipare a campagne di pulizia delle spiagge e sostenere politiche ambientali aiuta davvero a contrastare l'onda crescente dei rifiuti marini.

Ambiente

Ripristino delle foreste: un’azione concreta per il clima

Un mondo più verde è davvero più sano. Il ripristino delle foreste degradate sta diventando una delle principali strategie ambientali globale. Il progetto è quello di impiantare alberi autoctoni, con piani a lungo termine per garantire la biodiversità, attualmente quest’iniziativa è promossa in molte regioni del mondo. In aree come l’Amazzonia il progetto di riforestazione mira a ricucire frammenti di bosco, mentre in Europa e Asia si punta a creare corridoi verdi che collegano habitat naturali. Questo non solo riduce anidride carbonica dall’atmosfera, contribuendo alla mitigazione del cambiamento climatico, ma ripristina habitat per specie in pericolo e migliora la qualità del suolo e delle acque. Progetti comunitari, agricoli e urbani stanno sperimentando la coesistenza fra insediamenti umani e zone boschive rigenerate: tetti verdi, viali alberati, boschi urbani che offrono ospitalità anche a insetti impollinatori. I benefici sociali sono evidenti: riduzione delle isole di calore in città, spazi di benessere, miglioramento della salute mentale. Ripristinare le foreste significa investire nel futuro del pianeta.

Riciclaggio

Italiani bravi a differenziare carta e cartone, ma solo a casa

Gli italiani mostrano grande attenzione alla raccolta differenziata di carta e cartone nelle proprie case, ma questa cura diminuisce durante i viaggi. A evidenziarlo è il primo studio nazionale di Comieco e Ambiente Italia, che ha analizzato la gestione dei rifiuti cellulosici nei principali hub di mobilità come aeroporti, stazioni e mezzi di trasporto collettivo. Ogni anno considerando aeroporti, treni e stazioni si producono oltre 50-60 mila tonnellate di rifiuti da imballaggio, di cui una parte significativa è costituita da materiali riciclabili come carta e cartone. Tuttavia, fino al 50% di questi rifiuti finisce nell’indifferenziato, soprattutto sui servizi di bordo ferroviari. L’aeroporto di Milano Linate registra il 57% di rifiuti cellulosici, mentre a Malpensa la quota è del 34%. Lo studio sottolinea come la qualità della raccolta dipenda sia dai comportamenti dei passeggeri, sia dalla presenza di infrastrutture e sistemi di raccolta adeguati e ben organizzati.

Parità di genere? Si, ma quando?

Nonostante alcuni progressi, il cammino verso la parità di genere resta lento e disomogeneo. Secondo il Global Gender Gap Report 2025 pubblicato dal World Economic Forum, nell’ultimo anno il divario globale si è ridotto solo dello 0,4%, segnando uno degli avanzamenti più modesti dell’ultimo decennio. In media, le donne nel mondo possono oggi contare sul 68,8% delle opportunità, tutele e diritti garantiti agli uomini.

Il report valuta 148 Paesi secondo quattro aree chiave: partecipazione economica, livello di istruzione, salute e rappresentanza politica. Anche quest'anno, nessun Paese ha raggiunto la piena parità e in oltre metà dei casi, i miglioramenti sono stati inferiori a un punto percentuale. Di questo passo, serviranno 123 anni per colmare completamente il divario di genere. Nel 2025, la partecipazione femminile al mercato del lavoro ha raggiunto il 41,2% a livello globale, con segnali positivi in settori storicamente dominati dagli uomini. Tuttavia, solo il 28,1% dei ruoli dirigenziali è occupato da donne. Le professioni più remunerative e con maggiore crescita – come quelle in ambito tecnologico e ingegneristico – vedono una presenza femminile ancora esigua.

Il lavoro di cura continua inoltre a gravare in modo sproporzionato sulle donne, limitando la loro partecipazione attiva e continua al mercato del lavoro. In media, il congedo parentale retribuito è di 19,6 mesi per le donne e 13,9 mesi per gli uomini, con evidenti ricadute sulle carriere femminili.

I ritardi più significativi si osservano nella rappresentanza politica e nella partecipazione economica. Solo il 22,9% dei ruoli politici di alto livello è occupato da donne, un progresso di appena lo 0,1% rispetto al 2024. Secondo il report, serviranno 162 anni per raggiungere una parità rappresentativa.

Sul piano economico, il gap colmato è arrivato al 60,7% (contro il 60,0% dell’anno scorso), ma la parità economica completa è ancora lontana. La disparità salariale, l’accesso limitato a posizioni di potere e la minore sicurezza economica restano fattori critici.

Nel settore educativo, le donne superano gli uomini per tasso di iscrizione universitaria in 109 Paesi su 148, e in 25 Paesi è stata raggiunta la parità a tutti i livelli scolastici. Globalmente, l’indice relativo all’istruzione ha toccato il 95,1%, uno dei migliori risultati tra i quattro ambiti.

Tuttavia, questi successi non si traducono in un adeguato inserimento nel mondo del lavoro qualificato: le donne costituiscono solo il 29,5% della forza lavoro altamente specializzata. Nei settori STEM la distanza si fa ancora più marcata: 30% delle professioniste nell’intelligenza artificiale e appena 20% nella data engineering. Il report segnala anche la debolezza normativa nel garantire parità reale, a conferma che l’istruzione da sola non basta a scardinare gli ostacoli culturali e strutturali.

Sul piano economico, il gap colmato è arrivato al 60,7% (contro il 60,0% dell’anno scorso), ma la parità economica completa è ancora lontana.

Focus Italia: ancora lontani dalla parità

Nel Global Gender Gap Report 2025, l’Italia si colloca al 79° posto su 148 Paesi, in calo di due posizioni rispetto all’anno precedente. L’indice complessivo di parità si attesta al 70,2%, poco sotto la media europea (75,1%).

• Partecipazione economica e opportunità: solo il 58,3% del gap è stato colmato, un valore inferiore alla media globale (60,7%). L’Italia continua a

scontare un basso tasso di occupazione femminile e una forte segregazione settoriale.

• Livello di istruzione: qui l’Italia ottiene uno dei punteggi migliori, con un tasso di parità del 98,4%, segno che le donne italiane sono altamente istruite.

• Salute: il gap è quasi del tutto colmato, con un indice del 97,1%.

• Rappresentanza politica: resta uno dei punti deboli. L’Italia ha colmato solo il 33,1% del divario in questo ambito, ben al di sotto della media globale (22,9% colmata). Le donne sono ancora sottorappresentate sia in Parlamento che nei ruoli esecutivi.

In sintesi, l’Italia conferma un trend ormai consolidato con buoni risultati nell’istruzione e nella salute, ma grossi ritardi nella rappresentanza politica e nella partecipazione economica. Per invertire la rotta servono quindi politiche più incisive su occupazione, conciliazione vita-lavoro e leadership femminile.

Nonostante i ritardi generalizzati, il 2025 registra il maggiore incremento di parità degli ultimi cinque anni. Alcuni Paesi hanno compiuto progressi notevoli: il Bangladesh ha guadagnato 8,6 punti percentuali in un solo anno, mentre il Regno Unito ha migliorato il proprio punteggio di 4,9 punti. Le aree con i tassi più alti di parità di genere restano salute e sopravvivenza (96,2%) e istruzione (95,1%). A livello geografico, le regioni più avanzate sono Nord America (75,8%) ed Europa (75,1%), con i Paesi nordici e baltici in testa alla classifica globale.

A livello geografico, le regioni più avanzate sono Nord America (75,8%) ed EurAopa (75,1%), con i Paesi nordici e baltici in testa alla classifica globale.

La battaglia di Trump tra dazi e debito pubblico

La scelta del governo americano di applicare dazi a tutti i Paesi che hanno una bilancia commerciale positiva nei loro confronti ha avuto un effetto immediato sull’economia americana, non in senso positivo, tanto da spingere il Prodotto Interno Lordo statunitense del primo trimestre 2025 in territorio negativo (-0,3% annuo), aprendo la strada ad un rischio recessivo per l’economia a stelle e strisce, ma non solo.

La politica dei dazi imposta da Trump come nuovo dogma degli equilibri di economia mondiale, secondo il Presidente americano, trova radici nel 1971 quando l’allora Presidente statunitense, Richard Nixon, poneva la fine del sistema di Bretton Woods siglato nel 1944 ovvero l'obbligo per la Federal Reserve di convertire dollari in oro al rapporto fisso di 35 dollari l'oncia. In questo modo veniva introdotta la prima tassa sulle importazioni degli Stati Uniti al 10% ed il ruolo centrale del dollaro negli scambi. L’effetto di una potenziale crisi monetaria che avrebbe potuto mandare nel caos l’economia mondiale fu affrontato dai rappresentati del G10 a Washington presso lo Smithsonian Institute, da cui prese il nome il nuovo accordo (Smithsonian Agreement) che prevedeva la svalutazione del dollaro del 7,9% ed un cambio di 38 dollari per oncia d’oro, abolendo però la tassa sulle importazioni. Allo stesso tempo, questa decisione portò all’apertura dei mercati valutari, liberi di fluttuare, e soprattutto decretò la fine del contenimento del debito pubblico.

Il tema del debito pubblico è quello che, più di ogni cosa, è al momento di attualità, con l’Unione Europea che sembra indirizzarsi verso la condivisione del debito pubblico per contrastare il rallentamento economico dovuto alle muta-

zioni del mondo e delle politiche globali, nonché per poter far fronte unico anche sul tema armamenti. Con il programma ReArm Europe, finalizzato alla fine del sostentamento degli Stati Uniti nella difesa del vecchio continente, l’Europa si impegna a favorire una maggiore spesa militare condivisa favorendo anche quei paesi che avendo debiti pubblici elevati avrebbero difficoltà ad aumentare la spesa militare. Ma anche sul tema statunitense, la spesa pubblica è sempre più al centro dell’attenzione. L’idea di instituire un dipartimento dell'Efficienza governativa (Doge) voluto da Trump con a capo il miliardario Elon Musk, principale finanziatore della campagna di rielezione di Trump, finalizzata al taglio degli enormi sprechi economici statunitensi, non sembra abbia favorito grandi cambiamenti se non politici con tagli mirati ad istituzioni contrarie alla politica di Tru mp, come le univer sità di Harvard nel Massachusetts e Columbia di New York City.

Tuttavia, il problema del debito americano è molto più serio. Secondo alcuni analisti, il governo degli Stati Uniti probabilmente rischierà di andare in default su parte dei suoi 36,6 trilioni di dollari di debito già ad agosto, a meno che il Congresso non agisca per aumentare il tetto del debito della nazione, questo secondo le previsioni del Congressional Budget Office. Ma l’aumento del debito potrebbe non essere così scontato nonostante il controllo di Camera e Senato da parte dei Repubblicani. La guerra commerciale in atto potrebbe spingere i detentori di debito pubblico americano a non voler acquisire dell’altro debito alla luce delle tensioni commerciali tra Usa e resto del mondo. Attualmente, il debito americano è detenuto per circa un terzo da soggetti stranieri esteri, con il Giappone e Cina, rispettivamente ai primi due posti come maggiori detentori di debito americano, e la guerra commerciale messa in atto dal presidente Donald Trump potrebbe frenare questi due paesi e non solo, dal continuare ad investire nell’economia americana. Non a caso, il continuo aumento del debito pubblico statunitense ed il rischio di impossibilità di venderlo all’estero ha spinto la società di rating Moody’s a tagliare il rating da “AAA” a “Aa1”, dopo aver giudicato “negativo” l’outlook più di un anno fa, evidenziando una crepa nel sistema economico/finanziario degli Stati Uniti. Moody’s ha motivato la propria scelta, la prima dal 1917, sottolineando che il downgrade “riflette l'aumento, in più di un decennio, del debito pubblico e dei rapporti di pagamento degli interessi a livelli significativamente più alti rispetto a quelli dei paesi con rating simile”. Secondo Moody’s il debito federale continuerà ad aumentare raggiungendo il 134% del PIL entro il 2035 in rialzo dal 98% dello scorso anno. Questo declassamento ha spinto il rendimento del Treasury decennale a ridosso del 4,5%, mentre quello trentennale ha superato la soglia del 5%.

Un altro motivo che ha spinto Moody’s a tagliare il rating statunitense è anche legato all’aumento del costo di finanziamento dello stesso dovuto all’incremento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve negli ultimi anni finalizzati a contrastare l’aumento dell’inflazione.

Nel 2024 la quota interessi sul debito totale è stata pari a 881 miliardi di dollari risultando la voce più alta nel budget statunitense, la seconda voce a 855 miliardi di dollari è la difesa. Per il 2025 il Congressional Budget Office ha stimato un costo di 952 miliardi di dollari degli interessi sul debito, con un aumento dell’8% rispetto all’anno precedente, ma a seguito di aumenti del 30 e del 32 per cento in ciascuno dei due anni precedenti. L'elevato tasso di interesse di quest'anno fa parte di una tendenza che si estende al futuro, poiché il debito continua a salire e i tassi di interesse relativamente alti spingono verso l'alto il costo del prestito federale. Nel prossimo decennio, si prevede che i pagamenti degli interessi del governo degli Stati Uniti sul debito nazionale ammonteranno a 13,8 trilioni di dollari, l'importo in dollari più alto per gli interessi in qualsiasi periodo storico di 10 anni e quasi il doppio del totale speso negli ultimi due decenni dopo l'adeguamento all'inflazione.

La Federal Reserve, potrebbe quindi rivestire un ruolo chiave. Se questa dovesse abbassare i tassi di interesse, gli interessi sul debito dovrebbero calare, favorendo così l’uso di quella quota di debito ad investimenti che possano cre-

rire la ripresa economica e la riduzione degli interessi sul debito pubblico. Tuttavia, la Fed si trova nella difficile situazione di gestire da un lato la ripresa economica statunitense e dall’altra il contenimento dell’inflazione. Una sfida che difficilmente vincerà su entrambi i fronti. Infatti, la Fed potrà combattere l’inflazione ma a discapito della crescita economica, e viceversa. In alcuni casi, tuttavia, entrambe le battaglie risulteranno in perdita ed è il più grande rischio che, in questo momento, la Fed sta per temere. Infatti, l’aumento dell’incertezza economica legata alla presenza di dazi all’import da parte degli Stati Uniti avrà come conseguenza diretta l’aumento dei costi per il consumatore finale nonché il rischio elevato di un rallentamento economico. Se aumentano i costi per i consumatori, evidentemente questi ultimi potranno acquistare meno beni a parità di potere di acquisto. Pertanto, ridurranno le spese e si concentreranno solo sulle spese fondamentali. Questo porterà ad un rallentamento economico.

La Federal Reserve, ed in generale tutte le banche centrali, potrà contrastare la crescita dell’inflazione andando ad alzare i tassi di interesse riducendo così l’ammontare di denaro presente nel mercato, rendendo più caro il ricorso al debito. Questo, però, porterà ad un rallentamento economico. Diversamente, per stimolare la crescita, la Fed potrà abbassare il costo del denaro incentivando gli investimenti, facendo così crescere l’inflazione.

Tuttavia, con l’aggiunta della variabile dazi, la Federal Reserve si potrebbe trovare nel difficile compito di non riuscire ad agire né in un modo né nell’altro, perché le sue azioni potrebbero risultare inefficaci. È quella situazione che in economia si chiama stagflazione. Gli Stati Uniti hanno già vissuto questa situazione negli anni 70 del 1900 quando la crisi petrolifera spinse al rialzo il costo del petrolio con conseguente aumento dell’inflazione ed al contempo l’avvio di una fase recessiva. In quel caso la soluzione al problema è stata risolta attraverso l’opera congiunta sia della Federal Reserve, guidata da Paul Volcker, che ha alzato i tassi di interesse per frenare l’inflazione e dalla politica di auste-

rità da parte del governo federale, andando a ridurre la spesa pubblica e limitare la crescita della domanda aggregata. Tuttavia, il processo di normalizzazione è complicato e spesso non di immediata realizzazione, anche a livello sociale, bollando la stagflazione come il peggior scenario per le politiche di economia monetaria.

Nella situazione in cui ci troviamo al momento, tuttavia, evitare che l’economia statunitense, ma in generale quella mondiale, entri in una situazione di stagflazione risulta molto difficile, ma potrebbe essere risolta andando a rimodulare l’applicazione di dazi, limitandoli solo a quei settori strategici per l’economia di un paese. Le economie sono iperconnesse le una alle altre e l’idea di imporre barriere porta solo svantaggi per tutta l’umanità.

Italia-Usa: scambi commerciali

Le relazioni commerciali tra gli Stati Uniti e l’Italia sono sempre state ottime e negli ultimi decenni si sono intensificate sempre più portando l’Italia ad essere tra i primi 15 partner commerciali degli Stati Uniti, ed allo stesso tempo gli Stati Uniti sono il terzo partner commerciale dell’Italia posizionandosi al primo posto oltre i confini europei.

Andando ad analizzare le statistiche dei rapporti tra Stati Uniti ed Italia, è evidente come il nostro Paese mantenga una solida presenza commerciale negli Stati Uniti, con un avanzo robusto e settori diversificati trainanti, quali meccanica e chimico-farmaceutico che rappresentano i settori chiave dell’export italiano e si attestano nel 2024 a 18 miliardi di dollari e 13 miliardi di dollari rispettivamente nel 2024, su di un totale di 76 miliardi di dollari circa di export totale nello scorso anno. Un altro settore chiave ed in crescita negli ultimi dodici mesi è risultato quello agro-alimentare e delle bevande che ha segnato un +17% a 8 miliardi di dollari.

Il 2024 ha visto, tuttavia, una flessione dell’export del “Made in Italy” legato al lusso, con una contrazione dell’8% annuo a 11 miliardi di dollari. Tuttavia, in questo caso, i fattori che hanno contribuito ad un calo dell’export sono da individuare sia in una minore domanda americana in parte legata anche all’aumento dell’inflazione che ha ridotto il potere di acquisto degli americani, ma anche in una maggiore competitività globale dei marchi di moda provenienti da altri Paesi europei, asiatici o americani con politiche a volte aggressive sia dal lato prezzo che di strategie comunicative e di presenza digitale. A questo si aggiunge anche una strategia di diversificazione geografica delle esportazioni

italiane di moda, più dirette verso paesi come Cina, la Corea del Sud o mercati del Medio Oriente, che hanno visto un incremento della domanda per prodotti di alta gamma, moda e lusso. Dal lato delle importazioni italiane dagli Stati Uniti, la maggiore quota riguarda i prodotti petroliferi (gas e petrolio) nonché prodotti farmaceutici di base per un valore di 25,9 miliardi di euro segnando una crescita in parte da attribuire all’approvvigionamento di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti dopo la volontà di diversificare le fonti energetiche europee dopo l’aggressione della Russia nei con-

Un po’ di numeri

Per il primo quadrimestre 2025, le esportazioni italiane verso l’America hanno totalizzato 26 miliardi di dollari, in crescita rispetto ai 25 miliardi di dollari dello stesso periodo del 2024: il surplus commerciale è passato da 14,56 a 15 miliardi di dollari. Tuttavia, la dinamica di marzo 2025 evidenzia la fragilità di numeri influenzati da operazioni "una tantum". La prima metà di quest’anno, infatti, ha registrato un aumento dell’incertezza dovuta all’applicazione dei dazi da parte degli Stati Uniti verso tutte le nazioni che hanno registrato negli anni saldi di bilancia commerciale positiva nei confronti degli Stati Uniti (l’Italia nel 2024 ha registrato una bilancia commerciale pari a +44 miliardi di dollari). Per l’Italia questo ha portato ad un calo dell’export

che potrebbe modificare sensibilmente i dati per l’intero 2025. Inoltre, l’indebolimento del dollaro nei confronti dell’euro ha resto più caro l’export italiano. Al di là dei meri dati statistici l’Italia può contare delle ottime relazioni con gli Stati Uniti, grazie anche alla sintonia tra l’attuale premier italiano, Giorgia Meloni, ed il presidente Usa, Donald Trump, con quest’ultimo che ne ha elogiato pubblicamente il ruolo (un leader ed una persona fantastiche, dichiarò apertamente Trump di Giorgia Meloni) sottolineato con l’invito della premier Meloni negli Stati Uniti durante la proclamazione a 47° presidente degli USA. Tuttavia, i buoni rapporti sono forse utili all’Italia ad evitare di passare in secondo piano nella gestione europea degli accordi con gli Stati Uniti con il rinnovato asse franco-tedesco, ed allo stesso tempo provare ad attrarre investimenti americani nei territori nazionali. La frammentazione dell’Europa è uno degli obiettivi di Trump, che ha apertamente dichiarato che l’Europa è stata creata per “fregare” gli Stati Uniti. Ciononostante, la strategia di frammentazione potrebbe non essere solo l’obiettivo primario, ma parte di una strategia più ampia, come si è visto con la decisione dei membri NATO di aumentare la spesa in armamenti sollevando gli Stati Uniti da protettore dell’Europa.

Tuttavia, i buoni rapporti sono essenziali anche per i futuri accordi commerciali, a prescindere della presenza o meno di dazi. In questo, per l’Italia, poter rappresentare un partner chiave ed un buon interlocutore con l’Unione Europea potrebbe portare ad una serie di vantaggi senza minare l’unità dell’Europa di cui l’Italia è socio fondatore.

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PACCHETTO CONTRO LA RUSSIA

di Easyfrontier

Il XVIII pacchetto sanzionatorio contro la Russia, adottato dal Consiglio dell’Unione europea il 24 giugno 2025, amplia e rafforza il sistema di misure restrittive già in vigore, con significative implicazioni operative per le imprese dell’industria meccanica attive nei mercati internazionali. Il nuovo Regolamento (UE) 2025/1494, che modifica il Regolamento (UE) n. 833/2014, introduce nuovi divieti all’esportazione, obblighi di due diligence, controlli su soggetti e software, e meccanismi di autorizzazione rafforzati per l’export verso Paesi terzi.

Ampliamento dei codici doganali vietati all’export

Uno degli elementi centrali del pacchetto è l’estensione dei codici NC soggetti a divieto di esportazione verso la Russia. L’elenco, aggiornato attraverso la modifica di diversi allegati del Regolamento 833/2014, comprende ora una gamma ancora più ampia di prodotti, con un impatto diretto su numerosi segmenti della meccanica e della componentistica. Tra le categorie merceologiche coinvolte figurano i minerali e i prodotti chimici inorganici e organici (capitoli 25–29), come acidi, ossidi, solventi e catalizzatori industriali; i coloranti, detergenti, enzimi, prodotti chimici vari e plastiche (capitoli 32–39), impiegati in processi di rivestimento, pulizia tecnica o produzione; gli articoli in ferro, acciaio, rame e alluminio, nonché utensili, macchinari e apparecchiature industriali, tra cui ventilatori e lavastoviglie (capitoli 73–84); infine, gli strumenti e dispositivi per la misura e il controllo (capitolo 90), come sensori, apparecchi per test e strumentazioni di monitoraggio.

Alcuni codici sono stati aggiunti ex novo, mentre altri risultano ora regolati a un livello meno dettagliato (4 o 2 cifre), con un conseguente ampliamento del campo di applicazione del divieto.

Deroghe temporanee e autorizzazioni

Il pacchetto introduce anche finestre temporali per l’esecuzione di contratti stipulati prima dell’entrata in vigore delle nuove restrizioni, ovvero prima del 20 luglio 2025. In particolare:

• per la maggior parte dei codici, l’esportazione è consentita fino al 21 ottobre 2025;

• per otto codici selezionati, la scadenza è prorogata fino al 21 gennaio 2026.

È prevista inoltre la possibilità di richiedere autorizzazioni in casi specifici, ad esempio per prodotti ad uso domestico come articoli da cucina in allu minio, ventilatori, lavastoviglie industriali e profili in plasti ca destinati alla vendita di pavimenti in PVC.

Controlli sull’elusione e obblighi verso Paesi terzi

In continuità con l’obbligo generale di impedire la riesportazione verso la Russia previsto dall’articolo 12 octies del Regolamento (UE) 833/2014 (introdotto con il XII pacchetto), il nuovo pacchetto sanzionatorio introduce una condizione di autorizzazione preventiva per l’esportazione verso Paesi terzi di beni ad alta tecnologia elencati nell’Allegato VII del Regolamento (UE) 833/2014, qualora l’autorità competente informi l’operatore che la destinazione finale possa essere russa.

Sebbene il regolamento non specifichi una procedura uniforme, il considerando 7 del Regolamento (UE) 2025/1494 rinvia alla Decisione (PESC) 2025/1495, lasciando agli Stati membri la facoltà di applicare per analogia l’articolo 4 del Regolamento (UE) 2021/821 (regolamento Dual Use), che impone all’esportatore l’obbligo di informare l’autorità in presenza di sospetti sull’uso finale.

Software e soggetti finanziari

Il pacchetto aggiorna anche gli elenchi relativi a soggetti e tecnologie:

• Allegato XLV, parte A: include due banche cinesi ritenute coinvolte nel sostegno finanziario all’economia russa;

•Software vietati: si amplia l’elenco delle applicazioni vietate, includendo soluzioni nei settori bancario e finanziario (servizi online, POS, ATM, gestione dei prestiti, ecc.).

In entrambi i casi sono previste deroghe, condizionate al rispetto di specifiche condizioni e autorizzazioni.

Implicazioni doganali e operative

Le imprese esportatrici devono oggi affrontare un quadro normativo sempre più articolato, che impone attenzione non solo alla corretta classificazione doganale dei prodotti – punto di partenza per l’individuazione di eventuali divieti – ma anche alla gestione della catena di fornitura e dei partner esteri. Le verifiche devono estendersi ai soggetti coinvolti (incluse banche e soggetti finanziari), ai Paesi di destinazione, alle clausole contrattuali che vietino la riesportazione e al controllo dell’uso finale dei beni. In caso di violazioni, anche non intenzionali, l’operatore può incorrere in sanzioni amministrative, penali e nel sequestro della merce, oltre a subire danni reputazionali e restrizioni all’attività doganale (ad esempio, la revoca delle autorizzazioni).

EASYDOWNLOAD: LA DOGANA DIGITALE

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La

leva digitale per gestire la dogana

Cosa fare in azienda

Alla luce delle nuove disposizioni, alle imprese della meccanica è richiesto un attento riesame dei propri flussi export verso Paesi terzi, soprattutto in relazione a prodotti o tecnologie ristrette, potenzialmente dual use o ad alta tecnologia. È fondamentale:

• Verificare se i propri prodotti rientrano nei nuovi codici NC soggetti a restrizione, con attenzione particolare ai capitoli 25–29, 32–39, 73–84 e 90.

• Esaminare eventuali contratti già conclusi prima del 20 luglio 2025, per valutare la possibilità di usufruire delle deroghe temporanee.

• Valutare se ricorrano le condizioni per richiedere autorizzazioni all’export in casi specifici (beni ad uso domestico o eccezioni previste dal regolamento).

• Rafforzare le misure di due diligence, in particolare per esportazioni verso Paesi terzi potenzialmente a rischio di riesportazione verso la Russia.

• Controllare l’identità e la natura degli operatori coinvolti nelle operazioni, soprattutto in ambito finanziario.

• Mantenere un sistema aggiornato di monitoraggio e archiviazione documentale, anche ai fini di eventuali verifiche da parte delle autorità competenti.

Una gestione attenta e strutturata della compliance doganale rappresenta oggi una leva strategica per garantire l’accesso ai mercati internazionali nel rispetto di un quadro normativo in costante evoluzione.

In caso di dubbi sull’applicabilità delle misure, il servizio Dogana Facile di Anima Confindustria, attraverso il partner tecnico Easyfrontier, è a disposizione per le analisi e gli interventi del caso.

In un contesto industriale sempre più integrato con i mercati internazionali, una gestione efficiente e tracciabile delle operazioni doganali rappresenta una leva fondamentale per le imprese della meccanica che operano con l’estero.

Per questo, Easyfrontier, società di consulenza specializzata in materia doganale e partner tecnico del servizio Dogana Facile di Anima Confindustria, ha sviluppato EasyDownload, una soluzione software pensata per semplificare e ottimizzare la gestione delle dichiarazioni doganali elettroniche.

Con EasyDownload, le aziende possono accedere direttamente alla documentazione doganale, senza doverla richiedere a soggetti terzi come trasportatori, spedizionieri o corrieri espresso.

Il

Visto uscire a portata di mano

Funzionalità tecniche

Il software dispone di numerose funzionalità tecniche, che permettono di:

• recuperare in autonomia le dichiarazioni doganali in formato .xml presenti sul portale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM);

• consultare facilmente a video i dati principali delle dichiarazioni (MRN, data, classificazione doganale, ecc.);

• scaricare le dichiarazioni in formato .pdf o i dati in esse contenuti in formato .xls o .csv;

• scaricare massivamente tutti i documenti doganali con un solo click;

• conservare e archiviare i file in qualsiasi modalità;

La versione Silver del software consente, inoltre, di scaricare, in formato .xml e .pdf, il visto uscire elettronico (Ivisto), un documento necessario per la corretta gestione delle esportazioni. Lo strumento permette, pertanto, di ottenere una visione completa e aggiornata dei flussi doganali, rafforzando il controllo sulle attività di import e di export, al fine di garantire una corretta compliance normativa.

Grazie alle sue funzionalità in continua evoluzione, EasyDownload è la scelta ideale per una dogana più smart, controllata e integrata nei processi aziendali.

PER INFORMAZIONI:

Carmela Massaro - Responsabile Dogana Facile ANIMA Confindustria, Via Scarsellini 13, Milano Tel. 02.45418305 E-mail: massaro@anima.it

L’evoluzione globale delle normative RoHS: un confronto tra modelli internazionali

di Elisa Keda, Project Manager GMA-Global Market Access di ICIM Consulting e Pasquale Alfano, Site Manager OMECO Lifetech

In un contesto internazionale sempre più attento alla sostenibilità ambientale, il controllo delle sostanze pericolose nei prodotti elettrici ed elettronici rappresenta un tema centrale per legislatori, produttori e consumatori. La Direttiva RoHS dell’Unione Europea (Restriction of Hazardous Substances), introdotta per la prima volta nel 2003, è stata una delle prime normative a disciplinare in modo sistematico l’uso di sostanze nocive in questo settore. Da allora, molti paesi hanno adottato regolamenti simili, ispirandosi al modello europeo ma adattandolo alle proprie esigenze normative, commerciali e ambientali.

Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti: convergenze e peculiarità

Nel 2021 l’Organizzazione Saudita per gli Standard, la Metrologia e la Qualità (SASO) ha adottato la propria versione della RoHS, introducendo requisiti specifici per le apparecchiature elettriche ed elettroniche vendute nel Regno. Le sostanze regolamentate sono sei, identiche a quelle previste dalla normativa europea, ma con l’esclusione degli ftalati (DEHP, BBP, DBP, DIBP). La normativa copre sette categorie di prodotti ed è obbligatoria la marcatura SASO RoHS e l’ottenimento del Certificato di Conformità (CoC) attraverso la piattaforma SABER.

Anche gli Emirati Arabi Uniti hanno implementato una normativa simile, con un’estensione più ampia rispetto all’Arabia Saudita, includendo anche i dispositivi medici.

Sia gli Emirati Arabi Uniti sia l’Arabia Saudita riconoscono i rapporti di prova emessi da laboratori internazionali, a condizione che tali laboratori siano accreditati secondo la norma ISO/IEC 17025 e aderiscano all'accordo di mutuo riconoscimento ILAC per lo specifico ambito di prova. Tale disposizione rappresenta un'opportunità significativa per le aziende italiane, le quali possono avvalersi di laboratori nazionali accreditati per l’esecuzione delle prove RoHS richieste.

Cina e Giappone: RoHS e il ruolo della marcatura ambientale

Entrata in vigore il 1° luglio 2019, la normativa China RoHS 2 rappresenta un aggiornamento sostanziale rispetto alla prima versione della normativa. Obiettivo principale del

nuovo regolamento è limitare l’impiego di sostanze pericolose nei prodotti elettrici ed elettronici, in linea con le iniziative globali per la tutela ambientale, la promozione della sostenibilità e la corretta gestione dei rifiuti elettronici. La normativa si applica a un’ampia gamma di prodotti, tra cui apparecchiature informatiche, dispositivi audio e video, sistemi di illuminazione, elettrodomestici e componenti elettronici. Viene stabilita una restrizione all’utilizzo di specifiche sostanze pericolose quali piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente, bifenili polibromurati (PBB) ed eteri di difenile polibromurato (PBDE).

Uno degli elementi centrali della China RoHS 2 è l’obbligo, per i produttori, di garantire la conformità ai limiti di concentrazione delle sostanze vietate, anche attraverso test effettuati da organismi terzi qualora richiesto. Una caratteristica distintiva rispetto ad altre normative internazionali è il requisito di apporre una marcatura obbligatoria sui prodotti soggetti alla regolamentazione. Tale marchio di conformità RoHS cinese è concepito per fornire informazioni utili ai consumatori, ai riciclatori e agli enti di vigilanza.

Se il prodotto non contiene sostanze pericolose, è necessario apporre l’etichetta verde

• Non contiene sostanze soggette a restrizioni

• Ecologico

• Riciclabile una volta abbandonato

A differenza di quanto previsto dalla normativa europea, la China RoHS 2 non contempla alcun regime di esenzione. Al contrario, prevede l’obbligo di apporre un’etichetta arancione sui prodotti che contengono sostanze pericolose oltre i limiti consentiti con indicazione del periodo di utilizzo sicuro per l’ambiente (Environmentally Friendly Use Period - EFUP).

In tali casi, i produttori sono tenuti a fornire, insieme all’etichetta arancione, una tabella di divulgazione redatta in lingua cinese, conforme agli standard nazionali o settoriali applicabili, che indica in modo chiaro e trasparente il nome delle sostanze pericolose presenti, la loro concentrazione, nonché i componenti specifici del prodotto in cui esse si trovano.

• Periodo d’uso ecologico (EFUP)

• Contiene sostanze pericolose

• Utilizzare in sicurezza durante l’EFUP (ad es. 10 anni)

• L’ingresso nel sistema di riciclo è necessario dopo l’EPUP

Hazardous substance table

La normativa giapponese è nota come J-Moss, acronimo del riferimento normativo JIS C 0950 “The marking for presence of the specific chemical substances for electrical and electronic equipment”.

Anche il Giappone prevede l’obbligo di apporre una marcatura RoHS sui prodotti elettrici ed elettronici, secondo modalità analoghe a quelle adottate dalla normativa cinese.

La marcatura giapponese è basata su due simboli: il simbolo verde con la lettera “G” per i prodotti conformi

e quello arancione con la “R” per i prodotti che superano le soglie consentite. Anche in questo caso, è richiesto un dettaglio informativo sul contenuto delle sostanze soggette a restrizioni disponibile sul sito web dell’azienda in lingua giapponese.

La legge sul riciclo delle risorse di apparecchiature elettriche, elettroniche e veicoli (comunemente nota come RoHS coreana) è stata promulgata dall'Assemblea Nazionale della Corea il 2 aprile 2007 ed è entrata in vigore il 1° luglio 2008. La RoHS coreana impone limiti alle medesime sostanze e alle stesse concentrazioni stabilite dalla direttiva RoHS dell’Unione Europea, includendo piombo, mercurio, cromo esavalente, bifenili polibromurati, cadmio ed eteri di difenile polibromurato.

Attualmente, la conformità alla RoHS coreana si applica alle apparecchiature elettriche ed elettroniche quali elettrodomestici, telefoni cellulari, computer, dispositivi audio. Alcuni prodotti, come batterie, dispositivi medici e materiali di imballaggio sono esclusi dal campo di applicazione della direttiva RoHS coreana, mentre, a differenza di altri paesi, sono inclusi i veicoli: autovetture, furgoni e camion con peso inferiore a 3,5 tonnellate. Per i veicoli, però, la RoHS coreana limita l’uso di solamente quattro sostanze pericolose, con i seguenti limiti di concentrazione:

• Cadmio (Cd) e suoi composti: 0,01%

• Mercurio e suoi composti: 0,1%

• Piombo (Pb) e suoi composti: 0,1%

• Cromo esavalente (Cr⁶+) e suoi composti: 0,1%

Produttori e importatori di apparecchiature elettriche, elettroniche e veicoli sono obbligati a presentare un’autodichiarazione di conformità ai limiti di concentrazione delle sostanze pericolose. Tale dichiarazione può essere trasmessa mediante la notifica delle informazioni sul prodotto al Sistema di Garanzia Elettrica ed Elettronica (www.ecoas.or.kr) oppure attraverso la pubblicazione delle autodichiarazioni sui siti web aziendali.

Stati Uniti: un approccio frammentato

Negli USA non esiste una normativa RoHS federale. La regolamentazione è lasciata ai singoli Stati.

La California RoHS, con il proprio Electronic Waste Recycling Act del 2003, limita la presenza di quattro sostanze pericolose — piombo, mercurio, cadmio e cromo esavalente — nei dispositivi di visualizzazione video. Le soglie di concentrazione previste sono in linea con quelle stabilite dalla direttiva RoHS dell’Unione Europea, ad esempio lo 0,1% per il piombo. Nel 2023, la normativa è stata ampliata per includere un maggior numero di apparecchiature elettriche ed elettroniche, risultando così più restrittiva rispetto alle 11 categorie previste dalla RoHS UE.

Altri stati, tra cui New York, New Jersey, Minnesota e Wisconsin, hanno adottato regolamenti simili.

A livello federale, il TSCA (Toxic Substances Control Act) regola i rischi chimici (ad esempio, PFAS), ma non specificamente per le apparecchiature elettriche ed elettroniche.

Turchia e Regno Unito: continuità con il modello UE

La Turchia ha recepito integralmente la Direttiva RoHS dell’UE, accettando i rapporti di prova emessi da laboratori internazionali, a condizione che tali laboratori siano accreditati secondo la norma ISO/IEC 17025 e aderiscano all'accordo di mutuo riconoscimento ILAC per lo specifico ambito di prova.

Anche il Regno Unito, post-Brexit, ha mantenuto la struttura normativa della RoHS europea, apportando modifiche minime, tra cui il passaggio dalla marcatura CE a quella UKCA.

Verso un’armonizzazione internazionale

Nonostante le differenze nei dettagli applicativi, tutti i regolamenti ispirati alla RoHS dell’UE condividono l’obiettivo di ridurre i rischi ambientali e sanitari connessi all’uso di sostanze pericolose nei rifiuti elettrici ed elettronici. Le principali variabili tra le normative nazionali riguardano i processi di certificazione, le soglie ammesse e le modalità di controllo. Tuttavia, emerge una chiara tendenza all’allineamento con gli standard europei, che consente ai Paesi extra-UE di semplificare le procedure di esportazione verso l’Unione e di usufruire di un quadro regolatorio già consolidato.

L’armonizzazione contribuisce non solo alla tutela ambientale e della salute pubblica, ma anche a facilitare il commercio internazionale e a contenere i costi per le imprese, rendendo più semplice operare in un mercato globale sempre più regolamentato.

Perché le aziende devono investire nella conformità RoHS?

Per le aziende che operano nel settore delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, la conformità alle normative RoHS non è soltanto un requisito legale, ma una leva strategica per accedere ai mercati globali, tutelare la reputazione aziendale e contribuire concretamente alla sostenibilità ambientale.

Le difformità possono comportare il blocco delle merci in dogana, sanzioni economiche, ritiro dal mercato dei prodotti e danni di immagine, specialmente nei Paesi che richiedono certificazioni formali o autodichiarazioni ufficiali. Al contrario, una gestione proattiva della conformità permette di prevenire tali rischi e rafforzare la competitività sui mercati più esigenti, come l’Unione Europea, il Regno Unito, la Cina e il Medio Oriente.

Fondamentale, in questo percorso, è affidarsi per l’esecuzione delle prove RoHS a laboratori accreditati, come OMECO in grado di garantire risultati attendibili e riconosciuti a livello internazionale. Questo consente alle imprese italiane non solo di adempiere agli obblighi tecnici richiesti nei diversi mercati, ma anche di ottimizzare tempi e costi, evitando inutili duplicazioni o problematiche doganali.

In sinergia con le attività di testing, ICIM Consulting svolge un ruolo cruciale nell’accompagnare le imprese verso la piena conformità alla normativa RoHS offrendo servizi che spaziano dall’identificazione delle soluzioni

più adeguate per immettere sul mercato prodotti sicuri alla gestione e verifica della documentazione tecnica, dalla predisposizione di procedure interne per gestire in maniera efficiente i cambiamenti legislativi all’interfaccia con i fornitori per supportarli nel predisporre le corrette attività di testing e le relative dichiarazioni di conformità. Sono previsti servizi di monitoraggio, che prevedono che l’azienda sia costantemente aggiornata sulle modifiche normative nei Paesi di interesse per adeguare in tempo utile i propri prodotti e la relativa documentazione. Infine, ICIM Consulting offre percorsi formativi mirati per sensibilizzare e preparare il personale interno a gestire correttamente gli adempimenti RoHS. Grazie a questo supporto, le imprese possono ridurre il rischio di non conformità, migliorare le strategie di produzione e continuare a operare nei mercati internazionali, dove le restrizioni sulle sostanze pericolose diventano sempre più stringenti.

Grazie alla conoscenza delle diverse legislazioni nazionali e alla competenza normativa e tecnica, ICIM Consulting e Omeco supportano le aziende nell’identificazione delle sostanze pericolose presenti nei prodotti, nell’implementazione di processi di controllo qualità e nella preparazione dei fascicoli tecnici, valutazione dei rischi e dichiarazioni di conformità.

Investire nella conformità RoHS significa, in definitiva, investire nella qualità, nella legalità e nella sostenibilità dell’intera filiera produttiva. In un mondo sempre più regolamentato ed eco-sensibile, la responsabilità ambientale non è più un’opzione, ma un pilastro imprescindibile per operare con successo a livello globale.

Le prove RoHS con il Laboratorio OMECO

OMECO, laboratorio di ICIM Group - accreditato secondo la norma ISO/IEC 17025 e riconosciuto nell’ambito dell’accordo di mutuo riconoscimento ILAC (International Laboratory Accreditation Corporation) - esegue verifiche per la valutazione di conformità del prodotto in accordo alla Direttiva sulla Restrizione delle Sostanze Pericolose (RoHS) 2002/95/CE. Un servizio integrato che parte dalla valutazione della documentazione tecnica del prodotto, prosegue con lo screening XRF (radiazione di fluorescenza X per conoscere la composizione elementare di un campione) e procede con prove e test accreditati, cui rapporti rappresentano l’unica evidenza oggettiva della veridi-

cità delle dichiarazioni di conformità RoHS. Tra punti di forza del laboratorio OMECO l’accuratezza nello screening analitico iniziale come attività propedeutica al controllo della presenza di sostanze pericolose e la perizia nella tecnica di preparazione dei campioni per le eventuali analisi di laboratorio più approfondite. Grazie all’impiego di tecnologie avanzatecome la spettroscopia a raggi X e altre metodologie di testing (ICP - GCMS - Cromatrografia) – si garantisce un’analisi rapida, precisa e affidabile, riducendo i rischi legati a non conformità e preservando la competitività del produttore sul mercato internazionale.

Corea del Sud: RoHS e veicoli inclusi

POMPE INDUSTRIALI:

UN MERCATO IN TRANSIZIONE TRA

SFIDE GLOBALI E RIPARTENZA ITALIANA

Frutto di sessioni di approfondimento con Cerved e Oxford Economics, questa analisi offre uno sguardo integrato sul mercato delle pompe industriali nel 2025, tra dinamiche macroeconomiche globali, evoluzioni normative e performance del comparto italiano. In un contesto ancora segnato da incertezze geopolitiche e trasformazioni strutturali, il settore si prepara a un anno di transizione, in cui resilienza e capacità di adattamento saranno determinanti.

Contesto macroeconomico globale

Nel 2024, l’economia globale ha attraversato una fase di profonda incertezza, influenzata da fattori strutturali e geopolitici. L’Europa ha dovuto affrontare una combinazione di sfide: l’aumento dei tassi d’interesse da parte della BCE per contrastare l’inflazione, la crisi energetica innescata dal conflitto in Ucraina e la fine delle politiche fiscali espansive post-pandemia. Questi elementi hanno rallentato la produzione industriale e ridotto la fiducia degli investitori. Nel frattempo, la Cina ha mostrato segnali di rallentamento economico, con difficoltà nel bilanciare stimoli fiscali e riforme strutturali necessarie per garantire una crescita sostenibile. Le tensioni nel settore immobiliare e la debolezza della domanda interna hanno ulteriormente complicato il quadro. Gli Stati Uniti, invece, hanno mantenuto una certa resilienza, grazie a un mercato del lavoro robusto e a una domanda interna ancora sostenuta, contribuendo così alla crescita globale nonostante una politica monetaria restrittiva.

Prospettive per il 2025

Il 2025 si apre in un contesto di transizione, con segnali contrastanti provenienti dai principali mercati internazionali. Secondo le previsioni di Oxford Economics, la crescita globale sarà moderata, con un incremento del mercato mondiale delle pompe stimato intorno al 2-3% in termini reali, a fronte di un rallentamento generalizzato della produzione industriale. Le tensioni commerciali, in particolare quelle legate alla nuova amministrazione statunitense, hanno generato e tuttora generano un clima di incertezza che incide negativamente sugli investimenti e sulla fiducia delle imprese.

A livello regionale, l'Asia-Pacifico si conferma l'area con le migliori prospettive di crescita, trainata da India (+4,4%) e Cina (+1,2%), nonostante le difficoltà strutturali di quest’ultima. L’Europa, invece, mostra segnali di debolezza: Germania, Italia e Francia registrano previsioni negative per il 2025 (-2,5%, -2,3% e -2,6% rispettivamente), penalizzate dalla contrazione della domanda interna e dalla lentezza

della ripresa industriale. Il Nord America mantiene una crescita contenuta (+1,7%), sostenuta dagli investimenti in infrastrutture e transizione energetica, mentre il Medio Oriente e l’Africa mostrano dinamiche più vivaci (+2,9%), grazie a progetti infrastrutturali e investimenti nel settore energetico.

Dal punto di vista settoriale, la domanda di pompe sarà sostenuta principalmente dalla generazione di energia, spinta dalla transizione energetica e dall’aumento della domanda elettrica. Anche il comparto chimico mostra segnali di ripresa, mentre l’industria generale e il settore delle costruzioni rimangono deboli a causa della contrazione degli investimenti e della domanda globale. In questo scenario, le imprese dovranno affrontare un mercato più selettivo, in cui la competitività sarà determinata dalla capacità di innovare, adattarsi alle normative e presidiare i mercati più dinamici.

In sintesi, il 2025 sarà un anno di consolidamento per il mercato internazionale delle pompe, con forti differenze regionali e settoriali. La capacità di intercettare la domanda nei segmenti in crescita e di adattarsi a un contesto macroeconomico incerto sarà cruciale per mantenere la competitività a livello globale.

Evoluzione normativa europea

L’entrata in vigore dell’edizione 2.3 della Guida alla Direttiva Macchine (aprile 2024) rappresenta un passaggio cruciale verso la digitalizzazione della documentazione tecnica. Le istruzioni per l’uso possono ora essere fornite in formato digitale, a condizione che siano accessibili, stampabili e conservate per almeno 10 anni. Questa novità mira a semplificare la gestione documentale per i produttori, riducendo i costi e migliorando l’efficienza. Per i prodotti destinati a utenti non professionali, resta l’obbligo di fornire gratuitamente una copia cartacea su richiesta, a tutela dei diritti dei consumatori. Anche la Dichiarazione di Conformità può essere fornita in formato digitale, purché facilmente accessibile tramite link o codice QR. Le istruzioni di montaggio per macchinari parzialmente completati devono specificare le modalità di assemblaggio sicuro e possono anch’esse essere digitali. Queste disposizioni riflettono un approccio normativo più moderno, che punta a coniugare innovazione tecnologica e sicurezza.

Il settore italiano delle pompe, consuntivo 2024 e previsioni 2025

Secondo i dati Cerved, nel 2024 la produzione italiana di pompe ha raggiunto i 3.273 milioni di euro, con una previsione di crescita del 2,8% nel 2025. L’export si conferma il principale motore del settore, rappresentando il 77% della produzione totale. L’Unione Europea assorbe il 41,2%

dell’export, seguita dal Medio Oriente (11,7%) e dal Nord America (9,9%). Questa distribuzione geografica evidenzia la forte competitività internazionale delle imprese italiane. I segmenti più dinamici nel 2024 sono stati le pompe centrifughe (+32%), quelle per lavaggio e irrorazione (+12%) e le sommergibili (+10%), a testimonianza di una crescente domanda in ambiti industriali, agricoli e civili. Al contrario, i circolatori hanno registrato un calo dell’8,3%, penalizzati dalla fine degli incentivi edilizi che avevano sostenuto il comparto negli anni precedenti. Il mercato nazionale ha registrato un valore di 1.244 milioni di euro, con una ripartizione del 60% coperta dalla produzione interna e il restante 40% da importazioni. Dopo un triennio positivo, il 2024 ha segnato una contrazione del 2,2%, ma si prevede una stabilità per il 2025, grazie a una domanda più equilibrata e a una maggiore attenzione alla qualità e all’efficienza energetica dei prodotti.

Struttura dell’offerta e indicatori economici per il comparto italiano

Il numero di imprese attive nel settore delle pompe è in calo: nel 2024 si contano 1.326 aziende, in diminuzione di 251 unità rispetto al 2016. Questa riduzione riflette un processo di consolidamento del mercato, con una maggiore concentrazione e una selezione naturale delle imprese più competitive. L’81,5% delle imprese è costituito da società di capitale, segno di una struttura imprenditoriale orientata alla solidità finanziaria e alla crescita. I bilanci aggregati mostrano un miglioramento della redditività: l’utile netto medio ha raggiunto il 12,8% nel 2023, mentre il ROE si attesta al 14,3%, indicando una buona capacità di generare valore per gli azionisti. La produttività per addetto è anch’essa in crescita, con 367.600 euro di ricavi e 115.100 euro di valore aggiunto per dipendente. Questi dati confermano una maggiore efficienza operativa e una crescente attenzione alla formazione e alla qualificazione del personale.

Il 2025 si prospetta come un anno di transizione per il mercato delle pompe, con segnali di ripresa moderata sia a livello globale che nazionale. Le esportazioni continueranno a rappresentare il motore principale della crescita italiana, sostenute dalla qualità dei prodotti e dalla capacità di presidiare mercati strategici. Il mercato interno, invece, dovrà affrontare sfide legate alla domanda, alla concorrenza internazionale e alla necessità di innovazione. La stabilizzazione macroeconomica e l’evoluzione delle politiche fiscali e commerciali saranno determinanti per consolidare la ripresa nel 2026. In questo contesto, le imprese del settore dovranno investire in digitalizzazione, sostenibilità e capitale umano per rafforzare la propria competitività e affrontare con successo le sfide future.

Assenza dell’addetto alla squadra di emergenza e antincendio durante un turno di lavoro

di Rolando Dubini, Avvocato Cassazionista, Foro di Milano

L'assenza dell'addetto alla squadra di emergenza e antincendio, anche se determinata da cause di forza maggiore, costituisce una grave violazione degli obblighi di sicurezza che comporta precise conseguenze sul piano giuridico e operativo.

La situazione descritta viola in modo diretto l'art. 18 comma 1 lettera b) del D.Lgs. 81/2008, che impone al datore di lavoro l'obbligo inderogabile di designare preventivamente i lavoratori incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi e gestione dell'emergenza. Tale obbligo non ammette deroghe o eccezioni, nemmeno per cause di forza maggiore, come confermato dalla giurisprudenza della Cassazione penale n. 34145/2023.

L'unica deroga ammessa dalla normativa riguarda il caso specifico dei cantieri mobili di cui al titolo IV del D.Lgs. n. 81/2008previsto dall'art. 104 com-

ma 4 D.Lgs. 81/2008, ovvero quando nei contratti di affidamento dei lavori sia esplicitamente previsto che il committente o il responsabile dei lavori organizzi il servizio antincendio. È ragionevole ritenere che lo stesso principio si possa applicare anche per tutte le attività previste dall’articolo 26 del D. Lgs. n. 81/2008. Al di fuori di questa ipotesi, non sono previste eccezioni all'obbligo di garantire la presenza costante degli addetti all'emergenza.

Conseguenze sanzionatorie

Sul piano sanzionatorio, la violazione comporta le seguenti conseguenze.

1. Sanzioni penali contravvenzionali (ma la sanzione è sanabile in via amministrativa ccon adempimento del verbale di contravvenzione e prescrizione ex D.lgs. n. 758/1994 e pagamento in via amministrativa di ¼ del massimo dell’ammenda): arresto da due a quattro mesi o ammenda con l’arresto da due a quattro mesi o con l’ammenda da 1.738,50 a 6.954,00 euro per il datore di lavoro e il dirigente (art. 55 comma 5 lettera d del D.Lgs. 81/2008).

2. Ulteriore possibile responsabilità penale: possibile configurazione del reato di omissione colposa di cautele contro gli infortuni sul lavoro (art. 451 c.p.), punito con la reclusione fino a un anno o la multa.

3. Altri possibili profili di responsabilità penale in caso di incidente, con possibile contestazione del dolo eventuale come evidenziato dalla Cassazione Sezioni Unite n. 38343/2014, qualora emerga che il datore di lavoro abbia consapevolmente accettato il rischio derivante dall'assenza di personale addetto all'emergenza. La sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione n. 38343/2014 ha delineato un quadro importante riguardo alla responsabilità penale, in particolare per quanto concerne il dolo eventuale, in contesti come quelli di incidenti sul lavoro. Nel caso specifico, la Corte ha esaminato la possibilità di configurare il dolo eventuale qualora il datore di lavoro abbia consapevolmente accettato il rischio derivante dall’assenza di personale addetto all’emergenza. Questo approccio richiede una valutazione attenta dell’elemento psicologico del reato, ovvero della volontà del soggetto di accettare il rischio di un evento lesivo.

La Cassazione ha sottolineato che il dolo eventuale non può essere presunto, ma deve essere provato in modo rigoroso. L’elemento psicologico volitivo, ovvero l’accettazione cosciente del rischio, deve emergere da elementi concreti e non da mere supposizioni.

Il giudice, nel valutare la presenza del dolo, deve basarsi su:

• Dati oggettivi: ad esempio, documentazione che dimostri la consapevolezza del datore di lavoro riguardo ai rischi derivanti dalla mancanza di personale addetto all’emergenza.

•Massime di esperienza: criteri generali derivanti dalla prassi giurisprudenziale, che tuttavia non possono sostituire l’analisi del caso concreto.

• Contorni specifici del caso: il contesto in cui è avvenuto l’incidente, le modalità di gestione del rischio e le eventuali omissioni del datore di lavoro.

L’accertamento del dolo eventuale è particolarmente complesso perché richiede di dimostrare non solo che il datore di lavoro era consapevole del rischio, ma anche che lo ha accettato come possibile conseguenza delle proprie azioni o omissioni. Questo processo non può basarsi su mere ipotesi o su valutazioni discrezionali del giudice, ma deve fondarsi su prove concrete e circostanze oggettive.

La sentenza delle Sezioni Unite rappresenta un punto di riferimento importante per delimitare i casi in cui è possibile configurare il dolo eventuale, evitando un’applicazione eccessivamente estensiva di questa figura giuridica. Tuttavia, rimane cruciale che l’autorità giudiziaria analizzi con attenzione tutti gli elementi del caso concreto, bilanciando la necessità di garantire la sicurezza sul lavoro con il principio di legalità e il rispetto delle garanzie processuali. La giurisprudenza ha evidenziato come le carenze nella gestione delle emergenze possano avere conseguenze tragiche, come nel caso esaminato dalla Cassazione Penale, Sez. 3, 23 gennaio 2012, n. 2691, dove la morte di una dipendente durante un incendio è stata collegata a varie omissioni, tra cui "il mancato aggiornamento del DVR e del piano di emergenza". In particolare, la sentenza ha evidenziato come "il piano di emergenza non risultava aggiornato alla planimetria della zona degli spogliatoi destinati alla lavoratrici, dove la dipendente era morta in seguito all'incendio".

Obblighi immediati del datore di lavoro

In caso di assenza dell'addetto, il datore di lavoro deve:

1. Adottare immediatamente misure compensative per garantire la sicurezza;

2. Provvedere alla sostituzione imme-

diata dell'addetto mancante attraverso il sistema di turnazione predisposto;

3. Valutare la necessità di sospendere le attività lavorative se non può essere garantito un adeguato livello di sicurezza.

La Cassazione penale n. 22334/2011 ha chiaramente stabilito che non è ammissibile consentire che la vigilanza sia espletata da dipendenti non facenti parte della squadra di emergenza, escludendo quindi soluzioni improvvisate o non conformi agli standard di formazione richiesti.

Come stabilito dalla Cassazione Penale, Sez. 3, 23 gennaio 2012, n. 2691, è fondamentale garantire una gestione coordinata delle emergenze attraverso:

• vie di circolazione e uscite di emergenza sempre sgombre (la sentenza evidenzia come "non risultavano sgombre le vie di circolazione e le uscite di emergenza");

• segnaletica di sicurezza visibile e non ostruita (la Corte ha rilevato che la segnaletica non era "visibile e adeguata ad assicurare la visibilità e il reflusso in caso di evacuazione d'emergenza, essendo ostruita dagli arredi");

• uscite di emergenza adeguatamente dimensionate e posizionate (nel caso esaminato era presente "solo una [uscita] presso lo spogliatoio, riconosciuta inidonea per dimensionamento e ubicazione ad assicurare l'evacuazione del personale in caso di affollamento").

La stessa sentenza ha inoltre evidenziato l'importanza dell'aggiornamento del piano di emergenza, sottolineando come nel caso specifico "il piano di emergenza non risultava aggiornato alla planimetria della zona degli spogliatoi destinati alla lavoratrici, dove la dipendente era morta in seguito all'incendio".

Misure organizzative preventive necessarie

Per prevenire situazioni di assenza degli addetti all'emergenza, il datore di lavoro deve:

1. predisporre un sistema di turnazione che garantisca sempre la presenza di personale formato;

2. organizzare un efficace sistema di sostituzioni immediate in caso di assenze impreviste;

3. formare un numero adeguato di addetti per garantire la copertura di tutti i turni, considerando anche possibili assenze;

4. mantenere aggiornata la formazione del personale designato. Come evidenziato dalla giurisprudenza nel caso dell'incendio Arena (Cassazione Penale, Sez. 3, 23 gennaio 2012, n. 2691), è fondamentale che il piano di emergenza sia costantemente aggiornato e rifletta l'effettiva situazione dei luoghi di lavoro. La Corte ha infatti sottolineato come "la planimetria della zona degli spogliatoi donne, dove trovava la morte [la dipendente], non corrispondeva alla realtà".

Conclusioni e raccomandazioni operative

Alla luce del quadro normativo e giurisprudenziale analizzato, si può concludere che:

1. l'assenza dell'addetto all'emergenza, anche se temporanea o dovuta a cause di forza maggiore, costituisce una violazione non giustificabile degli obblighi di sicurezza;

2. in caso di impossibilità di garantire la presenza dell'addetto, è necessario sospendere le attività lavorative fino al ripristino delle condizioni di sicurezza previste dalla legge;

3. il datore di lavoro deve implementare sistemi organizzativi preventivi per evitare situazioni di assenza degli addetti all'emergenza;

4. è necessario documentare tutte le misure adottate per garantire la presenza costante degli addetti e le eventuali azioni intraprese in caso di assenza imprevista.

Nel caso in cui sia possibile l’assenza di addetti alle emergenze durante alcune attività lavorative sii raccomanda pertanto di:

• rivedere immediatamente l'organizzazione delle squadre di emergenza per garantire una copertura costante;

• implementare procedure specifiche per la gestione delle sostituzioni in caso di assenze impreviste;

• aumentare il numero di addetti formati per garantire una maggiore flessibilità nella gestione dei turni;

• predisporre un sistema di documentazione delle presenze degli addetti

all'emergenza e delle eventuali misure compensative adottate in caso di assenza;

• verificare e aggiornare regolarmente la corrispondenza tra il piano di emergenza e l'effettiva situazione dei luoghi di lavoro, come evidenziato dalla giurisprudenza che ha sottolineato l'importanza di mantenere "aggiornato il documento di valutazione dei rischi e il piano di emergenza" (Cass. Pen., Sez. 3, n. 2691/2012).

• prestare particolare attenzione alla gestione delle interferenze in caso di lavori affidati a terzi, come evidenziato dalla Cassazione Penale, Sez. 4, 17 ottobre 2022, n. 39021, che ha sottolineato l'importanza di "promuovere la cooperazione ed il coordinamento, elaborando un unico documento di valutazione dei rischi che indicasse le misure adottate per eliminare o ridurre al minimo i rischi da interferenze".

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Gestione delle emergenze: la sicurezza inclusiva nelle emergenze

L’evacuazione delle persone durante un incendio è un aspetto di vitale importanza. Si tratta di un elemento fondamentale della sicurezza in caso di incendio che è fortemente condizionato non solo da fattori di tipo ambientale ma anche dal comportamento delle persone. In questo ambito particolare attenzione deve essere data alla tutela delle persone con disabilità motorie, sensoriali o cognitive. Per questa ragione, nelle fasi di pianificazione delle misure di sicurezza antincendio e delle procedure di evacuazione, devono essere sempre individuate le necessità particolari dei soggetti con disabilità.

La rapida evacuazione degli occupanti di un edificio è uno degli elementi di maggiore rilevanza per la protezione della vita umana dagli effetti di un incendio. Si tratta dell’insieme delle misure di sicurezza (edilizie, impiantistiche e gestionali) che consentono agli occupanti di raggiungere un luogo sicuro prima che le condizioni ambientali (fumi, calore e gas di combustione) raggiungano livelli tali da provocarne danni fisici. Di fatto, è possibile affermare che livelli accettabili di sicurezza antincendio si intendono raggiunti solo quando le attività sono progettate, realizzate e gestite in modo da garantire anche la possibilità che tutte le persone presenti, comprese quelle con disabilità, lascino l'attività autonomamente o che le stesse siano soccorse in altro modo. È per questa ragione che nelle numerose disposizioni legislative emanate per tutelare l’incolumità delle persone in ogni ambito (schema 1), è più volte ribadito che nella fase di valutazione dei rischi è sempre necessario prendere in considerazione le capacità e le condizioni di tutte le persone presenti. Tale obbligo è previsto,

in particolare, dai Decreti Ministeriali del 2 e 3 settembre 2021, che si applicano a tutti i luoghi di lavoro, ai sensi dell’art. 46 del D. Lgs. 81/2008.

Il D.M. 2 settembre 2021, all’Allegato II - Gestione della sicurezza antincendio in emergenza, stabilisce che il piano di emergenza deve contenere specifiche misure per assistere le persone con esigenze speciali (punto 2.1, lettera d).

Il punto 3 del medesimo allegato impone al datore di lavoro di individuare le necessità particolari di tali persone e tenerne conto nella progettazione, realizzazione e gestione delle misure di evacuazione, prevedendo adeguate modalità di allarme e assistenza, come dispositivi sensoriali e sistemi di evacuazione vocale (EVAC).

Il DM 3 settembre 2021 (Allegato I), dedicato ai criteri generali di progettazione per luoghi di lavoro a basso rischio di incendio, ribadisce che il datore di lavoro deve considerare le esigenze delle persone con bisogni speciali fin dalla fase di progettazione delle misure di prevenzione (punto 4.2), per garantire che tutti gli occupanti, anche con assistenza, possano raggiungere

un luogo sicuro in caso di emergenza.

Allo stesso modo nel codice di prevenzione incendi (D.M. 3 agosto 2015) le persone che frequentano le attività, sono considerate un fattore sensibile nella progettazione della sicurezza antincendio, in relazione anche alle diverse abilità temporanee o permanenti (motorie, sensoriali, cognitive, ecc.). In particolare, nel Capitolo G.2, tra i principi fondanti della progettazione antincendio, viene richiamato il principio di inclusione, che prevede la considerazione delle diverse disabilità, fisiche, mentali o sensoriali, nonché delle esigenze temporanee o permanenti degli occupanti. Ancora, nel Capitolo M.3 viene altresì sottolineato che la determinazione delle soglie di prestazione per la salvaguardia della vita deve avvenire in relazione alle caratteristiche degli occupanti, come ad esempio anziani, bambini o persone con disabilità, rafforzando così l’obbligo di predisporre misure efficaci anche per chi non è in grado di evacuare autonomamente.

In effetti, non sono poche le norme che dettano specifiche disposizioni volte alla salvaguardia di coloro che, in caso

di emergenza, si trovano in condizione di difficoltà di movimento o di non completa autonomia.

Si segnala che a supporto della progettazione inclusiva e accessibile, un riferimento particolarmente utile e strategico è rappresentato dalla norma UNI EN 17210, che definisce i requisiti funzionali per garantire l’accessibilità e la fruibilità dell’ambiente costruito, anche in condizioni di emergenza.

Questa norma, pur non essendo cogente, offre indicazioni tecniche fondamentali per integrare efficacemente nella progettazione antincendio le esigenze delle persone con disabilità fisiche, sensoriali o cognitive, nonché di tutti coloro che possono trovarsi temporaneamente in condizioni di ridotta autonomia, come anziani, bambini o donne in gravidanza.

L’adozione dei suoi principi consente al datore di lavoro e ai professionisti antincendio di superare l’approccio minimo normativo, puntando a una sicurezza realmente inclusiva e orientata alla persona.

D. Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 “Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. (GU Serie Generale n.101 del 30-04-2008 - Suppl. Ordinario n. 108)”.

D.M. 2 settembre 2021 “Criteri per la gestione dei luoghi di lavoro in esercizio ed in emergenza e caratteristiche dello specifico servizio di prevenzione e protezione antincendio, ai sensi dell'articolo 46, comma 3, lettera a), punto 4 e lettera b) del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81. (GU Serie Generale n.237 del 04-10-2021)”.

D.M. 3 settembre 2021 “Criteri generali di progettazione, realizzazione ed esercizio della sicurezza antincendio per luoghi di lavoro, ai sensi dell'articolo 46, comma 3, lettera a), punti 1 e 2, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81. (GU Serie Generale n.259 del 29-10-2021)”.

D.M. 3 agosto 2015 “Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi, ai sensi dell'articolo 15 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139” (GU Serie Generale n. 192 del 20-8-2015 - Suppl. Ordinario n. 51)

Schema 1

Riferimenti normativi

Riferimento normativo Ambito di applicazione

DM 2 settembre

2021“Criteri per la gestione della sicurezza antincendio in esercizio”

Tutti i luoghi di lavoro (ai sensi dell’art. 46, D.Lgs. 81/2008)

Contenuti rilevanti Obblighi specifici del datore di lavoro

Allegato II – Gestione della sicurezza antincendio in emergenza:

▪ Piano di emergenza

▪ Procedure di evacuazione

▪ Assistenza a persone con esigenze speciali

DM 3 settembre

2021“Criteri di progettazione, realizzazione ed esercizio della sicurezza antincendio per luoghi di lavoro a basso rischio”

DM 3 agosto

2015“Codice di prevenzione incendi”

Luoghi di lavoro a basso rischio d’incendio

Allegato I – Strategia antincendio. Esodo

▪ Inclusione di persone con esigenze speciali nella progettazione e gestione della sicurezza

Attività soggette al controllo dei Vigili del Fuoco (D.P.R. 151/2011)

▪ Capitolo G.2 – Principi progettuali: Inclusione delle disabilità

▪ Capitolo M.3 –Salvaguardia della vita• Progettazione prestazionale

▪ Predisporre e aggiornare il piano di emergenza

▪ Individuare persone con esigenze speciali

▪ Prevedere misure di assistenza e sistemi di allarme adeguati

▪ Considerare le esigenze di evacuazione di persone con disabilità, gravidanza, età avanzata, ecc.

▪ Garantire il raggiungimento del luogo sicuro con o senza assistenza

▪ Integrare nella proge,azione le esigenze di occupan3 con disabilità fisiche, sensoriali o cogni3ve

▪ Valutare scenari d’incendio tenendo conto delle cara,eris3che degli occupan3

Schema 2 – Aree critiche da considerare nella valutazione del rischio per persone con esigenze speciali

Area funzionale Descrizione

Mobilità Capacità di muoversi in sicurezza lungo i percorsi di esodo

Orientamento Capacità di comprendere la configurazione dello spazio e la direzione da seguire

Percezione del pericolo Capacità di percepire segnali di allarme, pericolo imminente o cambiamenti ambientali

Comprensione delle azioni Capacità di capire cosa fare durante l’emergenza e come seguire le istruzioni

Schema 2 – Aree critiche da considerare nella valutazione del rischio per persone con esigenze speciali

bilità, i fattori da considerare riguardano l’accessibilità fisica degli spazi. La presenza di gradini lungo i percorsi orizzontali, l’irregolarità o la complessità degli itinerari di esodo, la larghezza ridotta dei passaggi o la presenza di ostacoli sporgenti, così come scale mal progettate o inadeguate per utenti con disabilità motorie, sono elementi che possono ostacolare o addirittura impedire l’evacuazione. Anche l’esistenza di porte che richiedono uno sforzo eccessivo per l’apertura o la disposizione di arredi e attrezzature che intralciano i percorsi possono rappresentare criticità. In molti casi, la mancanza di soluzioni alternative all’esodo autonomo, come dispositivi di evacuazione assistita, rappresenta un rischio non trascurabile.

Alla valutazione architettonica si affianca quella impiantistica e comunicativa, che assume un ruolo centrale nella

gestione dell’emergenza. È necessario esaminare la segnaletica di sicurezza, i sistemi di allarme e i mezzi utilizzati per comunicare i comportamenti da adottare (schema 3). Questi strumenti devono essere efficaci per tutti gli occupanti del luogo, compresi visitatori o persone estranee all’ambiente lavorativo, e devono essere percepibili e comprensibili anche da chi presenta disabilità sensoriali.

Una valutazione attenta deve accertare che gli avvisi e i messaggi siano trasmessi attraverso più canali sensoriali, e non esclusivamente in forma acustica o visiva. Per tale aspetto, il coinvolgimento diretto di persone con disabilità già presenti nel contesto lavorativo può rivelarsi utile per evidenziare criticità legate all’orientamento, alla percezione del pericolo o alla ricezione delle istruzioni.

Infine, è essenziale assicurarsi che percorsi e uscite di sicurezza siano chiaramente identificabili e utilizzabili da chiunque. Se la segnaletica è affidata esclusivamente a cartelli visivi, ad esempio, può risultare inefficace per alcuni utenti. Per questo motivo, è consigliabile integrare sistemi multimodali di comunicazione, che combinino messaggi acustici, visivi, tattili e a vibrazione.

In conclusione, una valutazione del rischio realmente efficace deve considerare la diversità delle condizioni personali presenti in azienda. Questo approccio inclusivo non solo è richiesto dalla normativa, ma rappresenta anche una scelta di responsabilità sociale e organizzativa, finalizzata a garantire la sicurezza di tutti.

Valutazione dei rischi

Schema 2 – Aree critiche da considerare nella valutazione del rischio per persone con esigenze speciali

Area funzionale

Mobilità

Per individuare in modo efficace le misure di sicurezza antincendio e definire procedure di evacuazione adeguate nei luoghi di lavoro, è indispensabile una valutazione accurata dei rischi. Come previsto dalla normativa vigente, tale valutazione deve essere condotta considerando anche la presenza di persone con limitazioni, siano esse permanenti o temporanee, che riguardino le capacità fisiche, mentali, sensoriali o motorie.

Orientamento

Schema 3 – Fattori critici nella comunicazione in emergenza

Descrizione

Capacità di muoversi in sicurezza lungo i percorsi di esodo

me di numerosi fattori architettonici e impiantistici, oltre alla comunicazione visiva e sonora delle procedure.

Capacità di comprendere la configurazione dello spazio e la direzione da seguire

Fattore da valutare Possibili criticità

Sistema di allarme sonoro Non percepito da persone con disabilità udi3ve

Sistema di segnalazione visiva Ineff icace in presenza di fumo, affollamento o per persone con disabilità visive

Percezione del pericolo Capacità di percepire segnali di allarme, pericolo imminente o cambiamenti ambientali

Comprensione delle azioni Capacità di capire cosa fare durante l’emergenza e come seguire le istruzioni

Lo scopo principale è quello di individuare ed eliminare tutte le condizioni che possano ostacolare il movimento, l’orientamento, la percezione del pericolo e la comprensione delle azioni da intraprendere in caso di emergenza. Questa analisi si apre con un’attenta osservazione dell’ambiente di lavoro e delle difficoltà che esso può generare, in particolare nei confronti di soggetti con esigenze speciali. Si tratta di un’operazione complessa che richiede l’esa-

Una prima distinzione utile nella valutazione riguarda le quattro aree funzionali che influiscono sulla capacità di evacuare in sicurezza: mobilità, orientamento, percezione del pericolo e comprensione delle azioni (schema 2).

In particolare, quando si parla di mo-

Complessità del messaggio di emergenza Diff icile da comprendere per chi ha diff icoltà cognitive o linguistiche

Assenza di sistemi alternativi (vibrazione, luci) Esclude soggett con disabilità sensoriali multiple

Schema 4 - Superficie minima per persona (D.M. 03/08/2015 - tabella S.4-14)

Schema 3 – Fattori critici nella comunicazione in emergenza

Per quanto riguarda la riduzione degli ostacoli di tipo edilizio, le misure da adottare in fase di progettazione possono includere l’installazione di dispositivi per consentire l’accesso ai piani superiori (inclusi i servoscala), la creazione di accessi specifici alle parti comuni degli edifici e alle singole unità immobiliari, la realizzazione di rampe prive di gradini (oppure l’inserimento di idonei sistemi di sollevamento), nonché l’installazione di ascensori antincendio e di soccorso. Questi ultimi, destinati principalmente agli edifici di grande altezza, permettono ai Vigili del Fuoco di raggiungere in sicurezza e rapidamente il luogo dell’incendio, trasportare l’attrezzatura necessaria per lo spegnimento e garantire la sicurezza sia degli occupanti sia del personale di soccorso. Inoltre, possono essere impiegati per facilitare l’evacuazione di persone con disabilità, anziani o chiunque abbia difficoltà a utilizzare le scale.

Per affrontare efficacemente le problematiche che possono sorgere durante

un’evacuazione, è opportuno considerare anche la realizzazione di spazi calmi attraverso un’adeguata compartimentazione. Si tratta di aree sicure temporanee dove gli occupanti possono attendere assistenza per completare l’esodo (come mostrato nella figura 1).

Lo spazio calmo, che può essere all’aperto oppure situato all’interno di un compartimento antincendio (separato da altri mediante uno spazio aperto o un filtro a prova di fumo), deve essere adiacente e comunicante con una via di esodo (oppure integrato in essa), non ostacolare l’utilizzo delle vie di uscita e possedere caratteristiche tali da permettere la permanenza in sicurezza di persone con mobilità ridotta o impedita, in attesa dei soccorsi.

Generalmente, questi spazi sono collocati all’interno delle scale che fanno parte del percorso d’esodo, progettati come ambienti a prova di fumo e costruiti in modo da non ostacolare né l’evacuazione degli altri occupanti né l’apertura delle porte. Devono essere chiaramente segnalati, dotati di illuminazione di emergenza e provvisti di

un sistema di comunicazione con l’esterno (come telefono o citofono), che consenta agli occupanti di segnalare la propria presenza e comunicare con i soccorritori. È inoltre raccomandata la presenza di aperture che permettano un contatto visivo con l’esterno e, se possibile, l’arredo con posti a sedere.

All’interno degli spazi calmi deve essere installata una cartellonistica con indicazioni sui comportamenti da adottare, progettata per essere accessibile anche a persone con disabilità visive, ad esempio mediante scrittura in braille.

Per quanto riguarda il dimensionamento di questi spazi, si può fare riferimento a quanto previsto dal Codice di Prevenzione Incendi (D.M. 03/08/2015). Il decreto stabilisce che le dimensioni totali degli spazi calmi a servizio di ciascun piano siano sufficienti a ospitare tutti gli occupanti con disabilità presenti, rispettando le superfici minime indicate nella tabella S.4-14 del decreto (schema 4).

Legenda

1. Corrimano continuo

2. Strutture resistenti al fuoco

3. Sistemi di comunicazione

4. Eventuale sedia da evacuazione

5. Estintori

6. Porte resistenti al fuoaco

La norma tratta anche agli aspetti della gestione dell'accessibilità negli edifici.

Schema 4 - Superficie minima per persona (D.M. 03/08/2015 - tabella S.4-14)

Tipologia

Occupante deambulante

Persona non deambulante

Superficie netta minima per occupante

0,70 m2/persona

2,25 m2/persona

Le superfici lorde devono includere gli spazi di manovra necessari per l’utilizzo di eventuali ausili per il movimento (es. sedia a ruote, ...).

Schema 4 - Superficie minima per persona (D.M. 03/08/2015 - tabella S.4-14)

Nel caso di edifici esistenti in cui non sia possibile soddisfare completamente le prescrizioni previste da norme e regole tecniche per le vie di esodo, si possono adottare soluzioni alternative che garantiscano un livello di sicurezza equivalente a quello previsto dalla normativa.

La rapida evacuazione degli occupanti può infatti essere ottenuta anche attraverso interventi di adeguamento, come l’adattamento dei percorsi ai requisiti di complanarità della pavimentazione, l’adeguamento delle scale per migliorarne la fruibilità, l’eliminazione di soglie o gradini difficili da superare (mediante rampe), la riduzione della lunghezza dei percorsi di esodo e l’ampliamento dei passaggi troppo stretti.

Inoltre, tra le misure più efficaci per la protezione delle persone con disabilità

in caso di emergenza, si evidenziano l’installazione di corrimano lungo i percorsi orizzontali, l’adeguamento degli spazi davanti e dietro le porte ai criteri di complanarità della pavimentazione e l’adozione di dispositivi di apertura delle uscite di sicurezza che garantiscano una fruizione agevole per tutti.

In particolare, per le porte situate lungo le vie d’uscita che consentono di raggiungere un luogo sicuro, deve essere previsto l’impiego di dispositivi di apertura conformi alla norma UNI EN 1125 (vedi figura 2). Tale conformità assicura una fuga sicura ed efficiente grazie a un meccanismo che permette l’apertura della porta semplicemente con una spinta, richiedendo il minimo sforzo e senza necessità di conoscere in anticipo il funzionamento del dispositivo.

Misure per l’orientamento e la comunicazione

Anche per quanto riguarda l’orientamento e la comunicazione, è necessario adottare soluzioni che tengano conto delle esigenze di tutte le persone presenti in un determinato ambiente, comprese quelle con disabilità sensoriale. In particolare, per le persone con disabilità uditiva è fondamentale prevedere accorgimenti che permettano la traduzione visiva delle informazioni sonore.

Per le persone con disabilità visiva, che compensano l’assenza della vista attraverso l’utilizzo di più sensi – come tatto, udito, olfatto e gusto – è necessario predisporre strumenti che consentano l’identificazione di spazi e situazioni tramite segnalazioni di tipo tattile e sonoro.

Figura 2 - Dispositivo di apertura conforme alla norma UNI EN 1125
Figura 3 – Indicazioni a parete in braille

A tal proposito, risulta utile valutare l’installazione di una segnaletica specifica per l’orientamento e le vie di esodo, progettata per essere percepibile a livello visivo, uditivo e tattile (figura 3). Per chi ha disabilità visiva, questa segnaletica può essere tradotta in forma tattile manuale (tramite rilievi e scrittura in braille) e in forma plantare attraverso l’uso del sistema LOGES o di guide naturali a terra.

Di fatto, per garantire una comunicazione efficace del pericolo a tutti, è opportuno prevedere sistemi di allarme plurisensoriali, che integrino segnalazioni visive, sonore e a vibrazione. L’adozione di dispositivi capaci di convertire suoni e rumori in segnali lampeggianti, luminosi, vocali o vibranti (figura 4) consente una trasmissione del messaggio immediata e accessibile a tutti. Particolare attenzione deve essere posta nel posizionamento di questi dispositivi per evitarne l’occultamento e garantirne la presenza in ogni ambiente, inclusi i servizi igienici.

È importante, infine, evitare la confusione informativa causata da una distribuzione casuale o eccessiva della segnaletica, sia visiva che tattile. Ad

esempio, l’uso indiscriminato della pavimentazione LOGES o la sovrapposizione di più elementi comunicativi nello stesso punto può generare disorientamento. Le informazioni devono essere sempre chiare, comprensibili e correttamente collocate per garantire un’efficace fruizione da parte di tutti.

Misure organizzative e gestionali

In conformità con le normative vigenti in materia di prevenzione incendi, il datore di lavoro è tenuto ad adottare tutte le misure organizzative e gestionali necessarie da attuare in caso di incendio, riportandole all’interno di un piano di emergenza. Questo piano deve includere anche le misure specifiche da attivare, da parte di personale appositamente formato, per assistere persone con disabilità o temporaneamente non in grado di evacuare autonomamente.

Affinché le procedure gestionali e operative risultino realmente efficaci e attuabili, è consigliabile – quando possibile, ad esempio in presenza di lavoratori con disabilità – coinvolgere direttamente i soggetti interessati nella definizione delle stesse, attraverso un confronto e una consultazione preventiva.

Particolare importanza deve essere attribuita alla formazione e all’addestramento del personale designato all’assistenza. Le persone incaricate devono essere adeguatamente preparate per accompagnare soggetti con difficoltà motorie o sensoriali, e in grado di fornire, in modo chiaro e conciso, informazioni utili su quanto sta accadendo e sulle azioni da intraprendere per agevolare l’evacuazione.

A questo proposito, si ricorda che, successivamente alla circolare n. 4 del 01/03/2002, il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile del Ministero dell’Interno ha diffuso ulteriori documenti a supporto dell’elaborazione dei piani di emergenza e della formazione del personale addetto al soccorso in presenza di lavoratori con disabilità. Tra questi, merita particolare attenzione il documento intitolato “Il soccorso alle persone disabili: indicazioni per la gestione dell’emergenza” (pubblicato nel 2004), che fornisce utili indicazioni operative per il soccorso a persone disabili in situazioni di emergenza.

Figura 4 - Esempio di segnalazione sonora e visiva

AI, CYBERSECURITY E REGOLAMENTI EUROPEI

L'innovazione digitale è al centro della strategia industriale europea, tuttavia, per garantire che la trasformazione digitale avvenga in modo sicuro, equo e sostenibile, è necessario un quadro normativo chiaro e armonizzato. Come associazione Aisem (Associazione italiana sistemi di sollevamento, elevazione e movimentazione) federata Anima Confindustria e partner stategico di Intralogistica Italia, ha individuato e analizzato le novità introdotte dal nuovo Regolamento Macchine in termini di sicurezza, responsabilità e requisiti di progettazione per la robotica intelligente. Questo quadro normativo, in continuo cambiamento, non deve essere visto come un ostacolo, ma come una leva strategica per rafforzare la competitività. Adeguarsi alle nuove normative europee significa prepararsi ad affrontare il mercato con maggiore solidità, credibilità e capacità di innovazione, sia a livello nazionale che internazionale.

Questi principi si concretizzano in tre normative chiave: CyberResilience Act, Data Act e Al Act, che definiscono le regole per il futuro digitale europeo.

In questo contesto normativo il digitale è un motore essenziale della competitività europea, ma serve il terreno per l'introduzione di normative digitali fondamentali per la regolamentazione dell'innovazione, tra cui:

• CRA (Cyber Resilience Act): Rafforzare la sicurezza informatica e la protezione dei sistemi digitali in tutta l'UE.

• Data Act: Definire un quadro normativo per la gestione e la condivisione dei dati, promuovendo l'accesso e l'uso dei dati in modo equo e sicuro.

Per questo l'UE ha sviluppato strumenti normativi essenziali per regolamentare e rafforzare il digitale promuovendo:

• Sicurezza dei sistemi e dei dati;

• Accesso equo e interoperabilità dei dati;

• Uso responsabile e trasparente dell'intelligenza artificiale.

• Al Act: Stabilire un regolamento per l'intelligenza artificiale che garantisca la sicurezza, la trasparenza e l'etica nell'uso di Al in Europa.

Questi strumenti normativi sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi delineati dal Competitive Compass, e rafforzare la posizione dell'UE nel contesto globale della trasformazione digitale.

In un contesto di forte trasformazione digitale si rivela importante fare il punto sull’impatto delle nuove normative europee — AI Act, Cyber Resilience Act, Data Act e Regolamento Macchine — settori chiave come l’automazione industriale, la robotica e la gestione dei dati.

Cos’è il Cyber Resilience Act?

Il Cyber Resilience Act (CRA) è una proposta di regolamento dell'Unione Europea che mira a rafforzare la cybersecurity dei prodotti con elementi digitali, introducendo per la prima volta obblighi chiari di sicurezza lungo tutto il ciclo di vita del prodotto.

L’obiettivo principale è garantire che i prodotti con elementi digitali immessi sul mercato dell’UE siano sicuri per default e per design, riducendo le vulnerabilità e limitando i rischi per utenti e infrastrutture critiche.

Il regolamento si applicherà a quasi tutti i dispositivi connessi (consumer e industriali), inclusi quelli utilizzati nei settori della logistica, della robotica e della smart manufacturing. Anche i fornitori di software, firmware e servizi digitali saranno coinvolti.

Esso adotta un approccio basato sul rischio per cui vi è una classificazione dei prodotti in base al livello di rischio (Classe I e Classe II), con requisiti più stringenti per i dispositivi considerati critici (es. router, dispositivi IoT industriali, software gestionali, ecc.).

Il CRA introduce principalmente 2 obblighi per i produttori:

• Requisiti minimi di sicurezza informatica per progettazione, sviluppo e manutenzione dei prodotti digitali (inclusi gli aggiornamenti).

• Obblighi di notifica per i produttori: le vulnerabilità attivamente sfruttate devono essere comunicate entro 24 ore all'ENISA (l’Agenzia UE per la cybersecurity).

Fino ad oggi, la sicurezza informatica era spesso considerata un elemento opzionale o lasciato alla discrezione delle aziende. Con il CRA, invece, diventa una condizione imprescindibile per accedere al mercato europeo.

Il Cyber Resilience Act non rappresenta solo un obbligo normativo, ma una vera opportunità per le imprese: integrare la cybersecurity nei processi di sviluppo significa migliorare la fiducia dei clienti, prevenire danni reputazionali e rafforzare la propria posizione competitiva in un mercato sempre più esigente.

La Fiera B2B interamente dedicata a movimentazione industriale, gestione del magazzino, stoccaggio, smistamento e sollevamento dei materiali.

Pompa di calore residenziale

EDGE PRO A R-290

Edge PRO di Clivet è la pompa di calore monoblocco aria-acqua da 4 a 40 kW con refrigerante naturale R-290 (il propano caratterizzato da un bassissimo indice d’impatto ambientale: GWP = 3) per il riscaldamento, raffreddamento e acqua calda sanitaria in applicazioni residenziali, anche come alternativa alle caldaie tradizionali. Presenta Classe energetica la classe A+++ in riscaldamento sia con acqua a bassa temperatura (35 °C acqua in mandata), che a media temperatura (55 °C acqua in mandata) e grandissima efficienza anche nella produzione di acqua ad altissima temperatura. Questa particolare caratteristica la rende ideale per la sostituzione anche degli impianti a radiatori.

www.clivet.com

Viteria, bulloneria e fissaggi industriali

Fissaggi per costruzioni

Sistemi di assemblaggio e installazione

Tecnologia per la produzione di viteria e bulloneria

Stoccaggio, distribuzione e attrezzature di fabbrica

Informazione, comunicazione e servizi

Tubi

Bonomi Group: sistemi a pressare

Rubinetterie Bresciane Bonomi offre sia sistemi a pressare con tubo metallico sia con tubo multistrato per rispondere a qualsiasi tipo di esigenza impiantistica e di applicazione. I raccordi delle serie TURBO e FRABOPRESS in ottone, acciaio inox, acciaio al carbonio, cupronichel, rame e bronzo son caratterizzati da sistemi di sicurezza per la perdita controllata grazie a particolari guarnizioni elastomeriche, la cui geometria brevettata, consente la fuoriuscita di liquido laddove la giunzione non sia stata pressata.

www.bonomi.it

Raffreddamento modulare

Torre evaporativa a circuito aperto

MITA Cooling Technologies presenta la nuova torre evaporativa a circuito aperto PME-XL, ideale per elevate necessità di raffreddamento. Una singola cella PME-XL può smaltire fino a 5 MW di potenza termica, offrendo modularità ed efficienza con un unico ventilatore e la propria vasca di raccolta acqua in vetroresina. Pre-assemblaggio in fabbrica: ideale per una rapidissima installazione e facilità di manutenzione.

www.mitacoolingtechnologies.com

Centrali frigorifere

Globo

Globo, centrale frigorifera a CO2 operante in ciclo transcritico, è ideale per le superfici di piccole dimensioni. Combina la refrigerazione per normale e bassa temperatura sullo stesso telaio, offrendo massime prestazioni. Se installata all’esterno, garantisce sicurezza e silenziosità tramite pannelli isolanti acustici.

Mini Booster

Mini Booster, la centrale transcritica a CO2, è ideale per impianti a normale e bassa temperatura in punti vendita di medie dimensioni. Offre massima adattabilità, avendo un minor numero di compressori e dimensioni contenu te. Disponibile nella versione aperta e chiusa, può recuperare calore per otte nere acqua calda sanitaria e riscaldare il negozio.

www.arneg.com

Saldatura ad arco

Saldatrice multiprocesso connessa di Esab

Warrior Edge 500 CX è una saldatrice multiprocesso facile da usare, ad alte prestazioni e dotata di connettività WeldCloud integrata. Il trainafilo RobustFeed Edge CX offre un'elevata produttività e una migliore gestione della qualità, con monitoraggio del consumo di filo e di gas. Proprio per questo ultimo aspetto, grazie al TrueFlow, sistema digitale di controllo del flusso gas di ESAB, si ottimizza il flusso di gas durante l’innesco dell’arco e la saldatura, riducendo i difetti ed evitando un consumo di gas eccessivo e superfluo.

www.esab.com

Robot industriali

Modello RS025N di Kawasaki Robotics

Migliorano le caratteristiche tecniche con l’aumento dell’area di lavoro a 1.885 mm, della portata a 25 kg e della velocità. Il livello di protezione del braccio è interamente IP67, è pressurizzabile e dispone di una serie di utenze già installate di serie all’interno del braccio come una valvola bistabile, ingressi e uscite personalizzabili e il Power over Ethernet PoE. RS025N dispone del controllore Kawasaki F02 e di una nuova tastiera di programmazione con performance e funzioni evolute.

www.tiesserobot.it

Raffreddamento adiabatico

Per ogni fluido e portata

La gamma di MITA Cooling Technologies è sempre più completa con le nuove serie di raffreddatori adiabatici: da piccole taglie per 20 kW a efficienti sistemi a ventilatori multipli per oltre i 2.000 kW. Raffreddamento acqua, condensazione ammoniaca, sotto-raffreddamento anidride carbone a seconda della richiesta. Brevi cicli di bagnatura nel funzionamento adiabatico per ridurre e ottimizzare sempre i consumi energetici.

www.mitacoolingtechnologies.com

Misuratori

Lo smart meter anti-manomissione

Il picoELCOR-2 è un contatore a membrana SMART disponibile nelle versioni G10, G16 e G25, che integra la parte elettronica, cioè la conversione del volume, il datalogger e il modem GPRS o LTE, con il corpo meccanico del contatore a membrana. Il solido design meccanico, la tecnologia collaudata e l'uso della più recente tecnologia a microprocessore, con elevata potenza di elaborazione, offrono al cliente la garanzia di un funzionamento regolare e spazio per future estensioni software e hardware. La rotazione degli ingranaggi è scandita da un elemento ottico che garantisce protezione contro i campi magnetici esterni contribuendo a eliminare le manomissioni del misuratore.

www.metrixitalia.it

Stoccaggio

Modula Flexi

Il nuovo sistema automatizzato di stoccaggio verticale di cassette assicura più flessibilità, personalizzazione e rapidità. Ideale per ktting, evasione ordini e stoccaggio.

www.modula.eu

Impastatrici

DAM 10, attrezzature 4.0

Struttura in acciaio, verniciatura antigraffio e vasca con bordo rinforzato in acciaio AISI 304. Il coperchio della vasca è in PET trasparente con foro per aggiunta prodotto. Le braccia inox sono smontabili per la pulizia e la loro velocità va da 35 a 70 battute al minuto.

DAM 10 EL offre la versione touch, con 8 programmi con diverse fasi di velocità e WiFi integrato per una gestione ottimale anche da remoto tramite RCS. È dotato di una pratica app di controllo gratuita per la gestione dei programmi e dei log di lavorazione.

www.felsinea.com

Operatore per porte battenti

Soluzione SMART PRO di Sesamo

SMART PRO è un operatore per porte a battente progettato per semplificare le attività di installazione e programmazione. È dotato di soluzioni meccaniche che garantiscono un impiego intensivo e una lunga vita di esercizio. Il cuore innovativo dell’operatore è incentrato nella trasmissione, composta dal motoriduttore unita a un unico stadio di riduzione realizzato con catena a rullini a lubrificazione sigillata. Le sue caratteristiche consentono un consumo energetico ridotto in modalità stand by.

www.sesamo.eu

Sistemi ibridi

Pompa di calore con caldaia a gas a condensazione

AQUAPUMP HYBRID è un’unità monoblocco per esterno, in classe energetica A++, composta da caldaia a condensazione e pompa di calore idronica con inverter, progettata per la produzione di acqua calda e fredda attraverso l’utilizzo di energia rinnovabile. È un prodotto plug and play con regolazione integrata, gestito da un controllo avanzato con sistema touch-screen intelligente. Per l’installazione è sufficiente effettuare il collegamento idraulico, della linea gas e dell’alimentazione elettrica.

www.apengroup.com

Veicoli

Agilox, autonomia e flessibilità in magazzino

Il veicolo a guida intelligente Agilox di CLS iMation è una soluzione all’avanguardia che fa dell’autonomia e della flessibilità il suo principale punto di forza, ottimizzando le tempistiche di lavoro in sicurezza e integrandosi perfettamente ai sistemi di produzione preesistenti. La massima libertà di movimento è garantita dal sistema di controllo integrato e i ridotti tempi di installazione e l’assenza di complesse infrastrutture rendono la soluzione versatile per qualsiasi contesto.

www.cls-imation.com

Convenzioni per i soci anima MENO SPESE, PIÙ VALORE!

ANIMA Con ndustria ha sviluppato un esclusivo programma di proprie convenzioni e accordi con partner strategici di business. I settori coinvolti sono i più vari e ciascuno contribuisce a un concreto supporto nell’attività aziendale quotidiana dei Soci di ANIMA. Le schede dettagliate delle convenzioni sono disponibili per i Soci all’interno dell’area riservata del sito ANIMA (inserendo le chiavi di accesso). Inoltre tutti soci usufruiscono in modo automatico anche dei vantaggi legati alle Convenzioni di Con ndustria, in quanto ANIMA appartiene al Sistema Con ndustria.

AMBIENTE - EFFICIENZA ENERGETICA

Ecoped (RAEE)

Ridomus (RAEE)

ERP ITALIA (Gestione ri uti speciali professionali)

SERVIZI PER L’EXPORT

Desk ANIMA AFRICA - Kili Partners

Desk ANIMA MEDIO ORIENTE e INDIA - Winh

Desk ANIMA EU - Multi

Desk ANIMA EXPORT FINANCE - Golden Group

Desk ANIMA IRAN - IB Market

Desk ANIMA USA - BMV Law Tax Finance

Dogana Facile - Easyfrontier

Export USA (Consulenza USA)

Sicuritalia (Travel Security)

ORGALIM (Condizioni generali - pubblicazioni legali)

STUDI LEGALI

Lexant Studio Legale

Studio Legale Iureconsulti

CONSULENZA E

AIPSA (Associazione Sicurezza - Cyber Security)

Atradius Collections (Recupero crediti)

AWMS (Gestione Forza Lavoro)

Cribis (Informazioni societarie)

DDocuments Gruppo INAZ (digitalizzazione documenti)

Doxinet (soluzioni IT)

Expense Reduction Analysts (Gestione costi e fornitori)

FI-Group (Consulenza Agevolazioni Fiscali)

Imagine Traduzioni

Matchplat (Analisi di mercato)

Pellegrini Welfare (Welfare - Ristorazione aziendale)

Sanmarco Informatica (Consulenza e soluzioni tecnologiche)

Sharp (Soluzioni e dispositivi elettronici)

Sicuritalia (Security Solutions)

Studio Maldera (INAIL)

Traslo (Traduzioni)

Valyouness (Welfare)

Studio Legale Pavia e Ansaldo

Studio Legale Cartwright - Pescatore Valla & Associates, Inc. P.C.

CERTIFICAZIONI - PROVE E ANALISI - NORMATIVE TECNICHE

ICIM Spa

ICIM Consulting

CEI (Consultazione norme tecniche)

SIMONETTA GALLETTI galletti@anima.it

www.anima.it/convenzioni-anima

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