Milkcoop magazine n.8 2019

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Milkcoop magazine - Il mensile delle filiere cooperative lattiero-casearie n.8_2019_ ottobre-novembre

Il mensile delle filiere cooperative lattiero casearie

LA COOPERAZIONE PROTAGONISTA

tra convegni e dibattiti, numerose le iniziative alla fiera di Cremona


SOMMARIO 5

EDITORIALE di Fabio Perini

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ALLEANZA COOPERATIVE AGROALIMENTARI

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ITALIAN SOUNDING IN CASA, GRANA PADANO:

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GUARNERI ALLA GUIDA DEL SETTORE LATTIERO-CASEARIO

BENE CENTINAIO CON INTERROGAZIONE A MIN. BELLANOVA. DOP PATRIMONIO DA TUTELARE E GARANTIRE IN ITALIA E NEL MONDO

RAPPORTO COOP 2019 Italiani sempre più green

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ORGANIZZAZIONI DI PRODUTTORI uno strumento efficace per la tutela degli agricoltori, la valorizzazione delle filiere e l’accesso al mercato

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I MEGATREND DELL’ALIMENTARE uno studio del Parlamento europeo mette in risalto sfide e opportunità che il comparto agroalimentare dovrà affrontare in futuro


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COOPERATIVE E SOCI

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UN CONSORZIO 4 COOPERATIVE STORIA E FUTURO DEL CIS

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AZIENDA BARESI INNOCENTE E MARCO

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FIERE DI CREMONA 30

LATTE, LE COOPERATIVE FANNO SQUADRA

Numeri, strategie di comunicazione e strumenti per affrontare le criticità di mercato

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LA QUALITÀ SOSTENIBILE DI LATTERIA SORESINA

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L’ANALISI

PROSPETTIVE A BREVE TERMINE

SIG,LANCIA I CARTONI DI PLASTICA RICICLABILE 50 MEMO FOOD CLIP, “MOLLETTA HITECH” 49

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GERMANIA, ALLO STUDIO NUOVE ETICHETTATURE DEI PRODOTTI

cooperative e aziende agricole hanno condiviso un progetto per sviluppare una filiera integrata per la produzione di latte e Grana

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INNOVAZIONE

MONTAGNA HI-TECH

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NUOVO BANDO UE PER LA SICUREZZA ALIMENTARE

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LATTE, LA CALIFORNIA INVESTE SULLE START UP

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UNA DIETA SANA PER UN MONDO SENZA FAME

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SOSTENIBILITÀ

IN FIERA ANCHE IL PROGETTO FILBIO

grazie ad una stretta collaborazione tra la cooperativa Latteria Sociale Valtellina e i suoi soci

L’ATTUALE POLITICA DI SVILUPPO RURALE È POCO FUNZIONALE: SERVE UNA SVOLTA a cura di Ermanno Comegna

PRIMO PIANO 42

chiarimenti ministeriali sulle certificazioni

SANA UP, IL NUOVO SALONE BIO

BRAINSTORMING DI FILIERA 40

EXPORT USA

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cooperativa e soci uniti per sviluppare una filiera orientataal mercato e alla sostenibilità

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LATTE, POLITICHE UE SOTTO ESAME

TAVOLO PER LA FILIERA GRANO E PASTA

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TAVOLO PER LA FILIERA GRANO E PASTA

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POST PAC 2020: A RISCHIO RISORSE

FRIESLANDCAMPINA, IN FUNZIONE MULINI A VENTO NELLE AZIENDE ARLA, NUOVE CASSETTE DEL LATTE CON PLASTICA RICICLATA AL 100%

PRESENTATE LE NOVITÀ DELLA LEGGE DI BILANCIO 2020

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PER IL FUTURO DELL’AGRICOLTURA, L’INNOVAZIONE HA UN RUOLO CHIAVE

FOCUS EXPORT 62

MERCATO ISRAELIANO DEI FORMAGGI IN PROFONDA TRASFORMAZIONE

C’E’ SPAZIO PER LA QUALITÀ E PER IL MADE IN ITALY

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ALLEANZA COOPERATIVE AGROALIMENTARI

GUARNERI ALLA GUIDA DEL SETTORE LATTIERO CASEARIO

Il presidente di Confcooperative FedAgriPesca Lombardia, Fabio Perini: “Orgogliosi di questa nomina, persona di visione e competenza” Alleanza Cooperative Italiane Agroalimentare, Giorgio Mercuri confermato alla guida, Giampaolo Bonfiglio prosegue il mandato di Presidente del settore Pesca. L’elezione è avvenuta il 30 ottobre a Roma nel corso dell’Assemblea nazionale dei due settori nel quale sono stati rinnovati, inoltre, i coordinatori nazionali. Nel Settore lattiero-caseario Gianpiero Calzolari passa il testimone a Giovanni Guarneri, che sarà affiancato dal vice coordinatore Ivano Chezzi. “Siamo orgogliosi di questa nomina - ha commentato Fabio Perini, Presidente di Confcooperative FedAgriPesca Lombardia - Giovanni è una persona di grande visione e competenza, che siamo certi proseguirà l’ottimo lavoro fatto in questi anni. Le nostre congratulazioni anche al Presidente Giorgio Mercuri 4

con tanti auguri di buon lavoro per il suo nuovo mandato”. Tra le altre nomine al Settore Grandi Colture e Servizi è stata riconfermata nel ruolo di Coordinatrice Patrizia Marcellini, con vice coordinatore Marco Pirani. Al Settore biologico nominato Francesco Torriani, con vice coordinatore Paolo Pari. Nel Settore Forestazione riconferme per Gianni Tarello nel ruolo di coordinatore e di Alessandro Contri nel nuovo ruolo di vice. Nuovo coordinatore anche nei settori vitivinicolo e olivicolo. Ruenza Santandrea lascia il coordinamento del Settore vino, che sarà guidato da Luca Rigotti, con Claudio Biondi nel ruolo di vice coordinatore. Il nuovo coordinatore del Settore olivicolo è Luigi Canino, il suo vice Massimo Carlotti. Alla guida del Settore ortofrutticolo

resta Davide Vernocchi, riconfermato nel ruolo di coordinatore, affiancato sempre dal vice Mirco Zanotti. Il Settore zootecnico avrà Graziano Salsi come nuovo coordinatore e Mauro Capello Vice. Simone Bartoli è stato nominato nuovo coordinatore del Settore florovivaistico. Sono stati istituiti infine due nuovi coordinamenti settoriali, il Settore di produzione primaria (conduzione terreni) con Eros Gualandi coordinatore e il Settore piante officinali, con Sergio Borgogno in veste di coordinatore e Enrica Cimarelli in veste di vice coordinatore. Nel corso dell’Assemblea sono inoltre stati istituiti i coordinamenti del Settore Pesca: Strascico; Piccoli pelagici; Grandi pelagici; Cogevo/draghe; Piccola pesca; Acquacoltura; Acque interne.

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L’EDITORIALE

COOPERAZIONE, UN VALORE DA COMUNICARE

di Fabio Perini

Il mese di ottobre che si è appena concluso è stato ricco di iniziative, eventi e attività che hanno reso protagoniste le nostre imprese cooperative, a partire dalla Fiera di Cremona, ma non solo. Il valore della cooperazione si vede anche da questo. Infatti sono tanti i progetti di investimento e innovazione che le cooperative insieme ai loro soci hanno pensato, portato avanti e realizzato. Strategie e azioni per sviluppare insieme sistemi produttivi e filiere che siano all’avanguardia, sostenibili, competitivi e al passo con il mercato. Qualche esempio viene riportato all’interno del magazine. Ma non solo qualità. La cooperazione è vincente anche per i suoi numeri. Come emerso dai risultati di un’indagine realizzata da Milkcoop, su iniziativa di Confcooperative Lombardia. Le cooperative lattiero-casearie raccolgono ben oltre il 60% di tutto il latte italiano. E se si guarda al valore generato, nel 2018, le sole cooperative lombarde, grazie alle loro politiche e strategie di valorizzazione delle produzione e massimizzazione del beneficio per i soci, sono riuscite a ridistribuire ai loro conferenti più di 122 milioni di euro (rispetto alle altre tipologie di aziende). Oltre a lavorare bene nelle nostre aziende, è importante saper anche comunicare ai consumatori e al mondo quello che la cooperazione rappresenta. Come si sta cercando di fare anche con il progetto Verde Latte Rosso, in cui le cooperative, insieme, stanno finanziando un’iniziativa di comunicazione, unica nel suo genere, mirata a comunicare il valore delle filiere cooperative e combattere la disinformazione e tutte le fake news sul mondo del latte. Infine un sincero augurio di buon lavoro al neo-eletto Giovanni Guarneri, come coordinatore del settore lattiero-caseario di ACI Agroalimentare, persona di visione e competenza, che siamo certi prosegua il lavoro fatto finora e continui nelle azioni di valorizzazione e promozione delle nostre filiere. Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.8_2019_ottobre-novembre

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GRANA PADANO DOP ITALIAN SOUNDING IN CASA, GRANA PADANO:

BENE CENTINAIO CON INTERROGAZIONE A MIN. BELLANOVA. DOP PATRIMONIO DA TUTELARE E GARANTIRE IN ITALIA E NEL MONDO S. Berni (Grana Padano): “Lealtà, trasparenza e informazione: requisiti che politica deve garantire” “Plaudiamo all’interrogazione parlamentare dell’ex Ministro Centinaio sul ‘Made in Italy nato per far concorrenza al made in Italy DOP’, vicenda contro cui lo scrivente Consorzio da tempo si batte. È un inganno clamoroso ai danni, in primis, dei consumatori e poi dei produttori italiani DOP, su cui il ministro Bellanova si è già positivamente espresso”.

Con queste parole Stefano Berni, direttore generale Consorzio Tutela Grana Padano, commenta l’intenzione da parte dell’ex Ministro Centinaio di fare un’interrogazione parlamentare al ministro Bellanova perché chiarisca come sia possibile si verifichino fenomeni di Italian sounding proprio in Italia. “Chiediamo al proposito una ferma presa di posizione del Governo e di tutto il Parlamento a favore delle eccellenze italiane – continua Berni –. È possibile correre ai ripari con alcune semplici disposizioni normative: 1. Vietare le scimmiottature dei prodotti DOP nel packaging, nei nomi e nelle tipologie di pezzature visto che i “copioni” nascono per confondersi con i DOP; 2. Distinguere nella GDO i similari dai prodotti DOP, separandoli nettamente e indicando con chiarezza lo scaffale dei DOP e quello dai generici; 3. Indicare nei menù della ristorazione gli ingredienti usati nelle cucine, dal momento che nella ristorazione a scontrino medio basso, cioè quella che fa volumi rilevanti, i similari superano i DOP, all’insaputa dei consumatori. Lealtà, trasparenza e informazione – conclude Stefano Berni – sono requisiti pretesi dai consumatori e dai produttori di DOP e IGP. È compito della politica garantirli”. Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.8_2019_ottobre-novembre

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RAPPORTO COOP 2019

ITALIANI SEMPRE PIÙ GREEN

La più grande sfida per i policy maker europei, oggi, è interpretare al meglio i bisogni della popolazione. “I cittadini europei (e soprattutto quelli italiani) sono impegnati da oltre un decennio a fare i conti con una crisi economica globale e i suoi lasciti. Con una ripresa che troppo spesso si è dimostrata essere “iniqua, incostante e difficoltosa”. Questo è quanto si leggeva nel Rapporto Coop 2018. Nel nuovo Rapporto Coop 2019, questa situazione viene confermata e vengono evidenziati ulteriori trend e tendenze che caratterizzano sempre di più la nostra società.

LE PRIORITA’ DEI CITTADINI EUROPEI

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IL CONTESTO CLIMATICO Sempre più negli anni a venire, l’andamento del PIL dei singoli paesi e i flussi migratori e commerciali a livello globale dovranno fare i conti anche con gli effetti del rapido cambiamento climatico. Uno studio condotto dalla Stanford University, rivela che a 13 gradi di temperatura ambientale, si raggiunge il picco massimo di produttività nelle attività economiche, a Milano come a Seattle, Pechino o Johannesburg. Oltre questo valore la produttività, e quindi la ricchezza, inizia a diminuire. Lo studio ha indagato i dati economici di 166 nazioni. Ovviamente, per ogni grado di aumento medio delle temperature sulla terra, ci sarà una variazione maggiore nelle aree equatoriali e tropicali. Quindi si rischia che il crollo di ricchezza vada tutto a discapito dell’emisfero meridionale Conseguenza del cambiamento climatico sono poi tutti i disastri meteorologici sempre più frequenti, che secondo lo studio Pe-

seta del Joint Research Centre della Commissione Ue peserà tra l’1% e il 3,3% del PIL, nei prossimi 40 anni e oltre il doppio nel quarantennio successivo. Queste stime si basano su una considerazione di crescita della temperatura media di 3 gradi in più rispetto all’attuale, nel 2100. A tutto questo si aggiunge poi il calcolo degli effetti legati ai fortissimi cali di produttività, le vittime e i danni da ondate di caldo e delle alluvioni. Tutti fenomeni che genereranno enormi flussi migratori. Dall’altra parte, a 0 gradi centigradi si ha lo scioglimento dei ghiacci, fenomeno che anch’esso sarà sempre più impattante. Si possono così aprire nuovi scenari e opportunità per gli scambi commerciali mondiali e anche per l’estrazione di idrocarburi e minerali preziosi (ad esempio in Siberia). Poter solcare i mari del Nord con gigantesche navi cargo e cisterna riduce del 40% i tempi di percorrenza tra i principali porti dell’Asia

Orientale e quelli dell’Europa occidentale, rispetto ai traffici lungo il Canale di Suez. In base alla previsione, si stima che da qui al 2030 potrebbero transitare sui mari polari il 5% delle spedizioni globali (contro l’attuale 2%). La Banca Mondiale stima 143 milioni di “profughi ambientali” che si sposteranno entro il 2050 verso il Nord dall’Africa sub-sahariana, dall’Asia meridionale e dall’America Latina. Uno studio dell’Università di Leeds ha calcolato che un aumento della temperatura di due gradi è in grado di ridurre di un quarto i raccolti, scenario affatto improbabile nel giro di un decennio o poco più. Ma la domanda di cibo invece aumenterà a due cifre ogni decennio e questo comporterà impennate dei prezzi di riso, mais, grano (derrate che da sole forniscono il 60% delle calorie consumate a livello globale).

ITALIA, UNO DEI PAESI PIU’ VULNERABILI

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ITALIANI: SEMPRE PIÙ’ GREEN

Ormai da diversi anni, è in atto un progressivo cambiamento nella cultura e nelle abitudini degli italiani. Cresce il numero dei cittadini sensibili ai temi della sostenibilità e della salvaguardia ambientale e di quanti sono disposti a cambiare un po’ per volta il loro stile di vita. Sono 34 milioni gli italiani appassionati e interessati al tema della sostenibilità, in particolare le donne con un’età compresa tra i 35 e i 54 anni, diplomate o laureate, professionalmente attive. È quanto emerge dall’ “Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile” realizzato da LifeGate. E moltissimi sono altresì coloro che hanno cambiato le loro abitudini in favore di un comportamento più green. L’88% degli italiani fa la raccolta differenziata in maniera meticolosa e il 77% utilizza elettrodomestici a basso consumo energetico. Nonostante questi primi passi avanti, gli italiani sanno di poter fare di più. Sentono la necessità di migliorare soprattutto nel ridurre il consumo di plastica (il 97% si dice

consapevole di doverne diminuire l’utilizzo), nell’uso di mezzi pubblici (94%), nelle energie rinnovabili (92%) e nel sostegno all’agricoltura biologica (88%). A frenare la voglia di cambiamento degli italiani è soprattutto il costo, ritenuto eccessivo, dei prodotti sostenibili e di altre buone pratiche, che spesso non possono sostenere (34%). Inoltre, quasi un terzo degli italiani (29%) nutre dei dubbi sul fatto che il loro contributo quotidiano possa essere determinante ai fini di una maggior tutela dell’ambiente.

GLI ITALIANI OGGI SONO PRONTI A MODIFICARE IL LORO STILE DI VITA Nel carrello della spesa

La crescente attenzione per la sostenibilità si fa sentire anche nel carrello della spesa: È in aumento la frequenza con cui

gli italiani acquistano cibo biologico (+5%), ad esempio. È interessante capire cosa significhi “sostenibilità” per gli italiani. I prodotti che vengono comunemente associati al concetto di sostenibilità sono quelli biodegradabili (25%), riciclabili (15%) oppure realizzati con materiali riciclati (13%). Sono considerati eco-friendly anche i prodotti realizzati con energia da fonti rinnovabili (11%) e i prodotti biologici (9%). Nelle scelte di acquisto, sono sempre più coloro che si fidano delle certificazioni, che offrono ai consumatori precise garanzie sulle materie prime e sui processi produttivi utilizzati dalle aziende. Non solo certificazioni: l’ampliamento delle informazioni in etichetta è un altro fattore fondamentale per gli italiani. L’obiettivo è offrire sicurezza alimentare e promuovere una sempre maggiore consapevolezza sui rischi che i nostri consumi hanno sull’ambiente e sulla salute.

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IL NUOVO PARADIGMA DEGLI ITALIANI: I PERRENNIALS

I PERENNIALS SONO INDIVIDUI, SOPRATTUTTO DONNE, SPESSO OVER 40 MA DALL’ETÀ INDECIFRABILE SEMPRE IMPEGNATI A RIMANERE GIOVANI NEL CORPO E NELLO SPIRITO. AVVEZZI ALLE NUOVE TECNOLOGIE, HANNO UNA VISIONE GLOBALE DEL MONDO E FIDUCIA IN SE STESSI. MUTUANO VALORI, STILI DI VITA E CONSUMI DEI PIÙ GIOVANI SPESSO ANTICIPANDOLI

I Perennials sono persone dall’attitudine mentale aperta e globale, pronte a prendere rischi e a reinventarsi. Tutto ciò permette loro di superare le barriere generazionali e approcciarsi al mondo senza remore e timori, curiosi di imparare e mai stanchi di appassionarsi. Prediligono passatempi rilassanti come la cucina, praticata dal 29% dei Perennials, il giardinaggio (21%) e la fotografia (12%). In più, vogliono dare valore al proprio tempo libero e si dedicano ad attività culturali e associative. Si lasciano coinvolgere e sono sempre pronti e desiderosi di fare nuove esperienze. Sulla scia delle 12

tendenze giovanili, provano il cibo etnico (22%), utilizzano servizi di food-delivery (29%), hanno tatuaggi (24%) e utilizzano regolarmente i Social Network (19%). Sono consapevoli di cosa sta accadendo nel mondo e sono al passo con la tecnologia. Come i giovani, sono sensibili alla tematica ambientale e adottano uno stile di vita attento e sostenibile. Fanno la raccolta differenziata, riducono il consumo plastica e di carne (rispettivamente 89% e 79%), prediligono i mezzi pubblici (70%) acquistano prodotti biologici (64%) e provano servizi di mobilità condivisa (41%). In più, utilizzano internet in modo

autonomo e online svolgono le stesse attività dei giovani. Il 61% di loro ha pagato almeno una volta tramite app, il 56% acquista online. Nel tempo libero utilizzano i Social Network (34%), leggono ebook (26%), guardano serie TV e ascoltano musica in streaming (rispettivamente 23% e 10%).

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I CONSUMI DEGLI ITALIANI

Il carrello della spesa lungo lo stivale resta il più ricco in Europa, a conferma dell’attenzione degli italiani per la buona tavola Il consumo domestico di generi alimentari e bevande analcoliche rappresenta la seconda voce di spesa degli italiani, dopo l’abitazione, mentre la spesa pro-capite arriva a superare i 2.570 euro (il 39% in più rispetto a quella di spagnoli o inglesi e più alta persino dei francesi). L’incidenza di cibi e bevande sui complessivi consumi familiari supera di ben due punti la media Ue. La carne si conferma la prima voce di spesa degli italiani sul totale degli acquisti alimentari: ogni 100€ spesi, 21€ sono per bistecche e arrosti, una cifra analoga a quella destinata a frutta e verdura; seguono la pasta, il pane e gli altri prodotti da forno (16€) e i latticini (poco meno di 13 euro). Gli italiani sono poi sempre più attenti agli alimenti che portano sul-

le proprie tavole e, in particolare, agli ingredienti presenti nei cibi che consumano quotidianamente. Negli ultimi anni, in particolare, è stato il contenuto proteico degli alimenti a costituire uno degli elementi di maggiore attenzione. Le proteine sono, infatti, alla base delle diete più in voga. Nell’ultimo anno sono aumentate, infatti, soprattutto le vendite di prodotti a medio-alto contenuto di proteine e di fibre (entrambi +1,6%). Al contrario, gli italiani limitano l’acquisto di prodotti ricchi di carboidrati e grassi, mentre aumentano le vendite di prodotti a medio basso-contenuto: +1,2% per i carboidrati e +1,3% per i grassi. In questo modo, come racconta l’Osservatorio Immagino di Nielsen-Gs1, nel 2018 l’aggregato

complessivo dei prodotti alimentari confezionati acquistati dagli italiani ha visto invariato l’apporto calorico, ma ha fatto segnare un aumento del contenuto di fibre (+2,4%) e di proteine (+0,4%). Risultano, invece, in riduzione i carboidrati, soprattutto gli zuccheri (-1,6%). Questa tendenza è confermata dall’incremento del consumo della carne: nel 2019 si segna un incremento delle vendite del 2,3% tra i banchi della GDO italiana. Si inverte, al contrario, la dinamica positiva dei prodotti sostitutivi della carne a base vegetale. Questi hanno infatti registrato nell’ultimo anno un calo delle vendite a valore del 4,7%, ancora più accentuato per prodotti come tofu e seitan, rispettivamente in riduzione del -8,8% e -8,6%.

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SEMPRE PIU’ ATTENZIONE AL FRESCO E ALL’ORIGINE DEI PRODOTTI

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I CONSUMI DEGLI ITALIANI

Italiano, sicuro, sostenibile e buono: è il mix di ingredienti che un italiano pretende di trovare nel piatto. Italianità e tracciabilità di filiera sono la prima caratteristica che guida la scelta d’acquisto: più di tre consumatori italiani su quattro trovano nel certificato di origine 100% italiana la rassicurazione di acquistare un cibo sicuro, così come per il 42% delle famiglie la filiera controllata e tracciata è sinonimo di qualità di ciò che si mette a tavola.

La sostenibilità ambientale e sociale non è una prerogativa indispensabile nella selezione degli alimenti da mettere nel sacchetto, ma sono sempre di più i consumatori che, oltre a controllare prezzo e scadenza, leggono le etichette per verificarne gli attributi di sostenibilità e la presenza di loghi green ed etici (il 51% presta attenzione sempre, il 41% a volte). Per la sostenibilità dei cibi e bevande poi i millennials chiedono più degli over 30 che i materiali da imballaggio siano riciclati, che le materie prime provengano da agri-

coltura biologica e che vengano utilizzate fonti energetiche rinnovabili e poca acqua. Mentre reputano meno importante che il prodotto garantisca un giusto reddito lungo la filiera, ai produttori ma anche ai lavoratori, aspetti invece che stanno più a cuore ai baby boomers. Internet è diventato il luogo ideale dove parlare di cibo e il social per eccellenza è sicuramente Instagram, anche in virtù della sua potenza visiva.

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I CONSUMI DEGLI ITALIANI Uno studio condotto da Nielsen su un campione di oltre 30mila consumatori connessi a Internet in 64 paesi del mondo rivela che il 42% degli intervistati ricerca attivamente novità e ben il 49% ama provare nuovi brand. Per gli italiani la percentuale di consumatori disposti provare nuovi brand sale al 57%. Gli italiani sembra quindi che siano sempre meno fedeli ai brand. Fra i maggiori e più importanti fattori che guidano la scelta d’acquisto, vi è sicuramente ai primi posti l’italianità, che è percepita come una garanzia quando si tratta di mettere prodotti nel carrello della spesa. Il 68% degli italiani ammette di controllare l’etichettatura e la provenienza, preferendo prodotti Made in Italy e quasi il 15% acquista

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solo prodotti locali, dato per cui gli italiani superano tutti gli altri consumatori europei. Nella scelta del marchio, invece, ciò che ci spinge a preferirne uno ad un altro è prevalentemente la migliore reputazione, che influisce al 66%. Il giudizio sul prodotto, invece, conta solo il 34%. Anche la sfera valoriale condiziona notevolmente nelle scelte di acquisto. Infatti, il 75% cerca di acquistare brand attenti alla sostenibilità e il 65% smette di acquistare da coloro che agiscono in maniera poco trasparente. Ad avere il maggior ascendente sulle scelte di consumo degli italiani è il parere di chi li circonda: il 42% afferma di seguire i consigli di amici

e parenti. Seguito dal passaparola, soprattutto attraverso la comunicazione social. Il 23% dice di essere fedele a brand che collaborano con gli influencers, che risultano addirittura più autorevoli dei personaggi famosi (20%). Sono infatti proprio gli influencers a muovere un mercato sempre più grande, condizionando le scelte di acquisto dei propri seguaci. Suscitare un sentimento di appartenenza ad una comunità e la condivisione di valori comuni sono aspetti fondamentali nelle strategie di marketing odierne dei brand. Le nuove parole chiave sono comunità e reputazione.

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Diciamo la verità Da diversi studi è stato dimostrato che un Test con troppi passaggi, aumenta il rischio di errore.

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Uno solo passaggio, per la Certezza del Risultato. Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.8_2019_ottobre-novembre

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ORGANIZZAZIONI DI PRODUTTORI Study of the best ways for producer organisations to be formed, carry out their activities and be supported

uno strumento efficace per la tutela degli agricoltori, la valorizzazione delle filiere e l’accesso al mercato

In summary the main characteristics of the EU food and drink industry are presented in Figure 2 below. IL SETTORE FOOD&DRINK IN EUROPA Figure 2 - The EU food and drink industry (at a glance)

Source: Compiled by AI based on: Agriculture, forestry and fishery statistics, 2017 and 2018 editions, Eurostat; Food and Drink Europe, European Food and Drink Industry - Data & Trends 2018; Ernst&Young, The hospitality sector in the EU, 2013.

2.2. The reasons behind farmers’ cooperation

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La DG AGRI della Commissione eu- to alimentare fornendo al contem- rispettivamente con 759, 658 e 588 ropea ha recentemente pubblicato po assistenza tecnica ai loro soci. organizzazioni. Insieme rappresenWhile other players down the agri-food supply chain have, over time and in many uno studio, evidenziando il ruolo Queste organizzazioni portano poi tano circa il 60% del totale a livello instances, consolidated and benefici strengthened economic position within the EU oldelle organizzazioni di produttori anche ad their altri attori della UE. Per quanto riguarda i settori, market, EU agricultural to do primarily dueentità to its high (OP) e delle the associazioni di orga- sector filiera, has oltre been a tutteunable le ricadute sulso,tre il 50% delle riconosciute nizzazioni produttori (AOP) nel territorio le comunità locali in cui appartiene al farm settoreholdings ortofrutticolevel ofdifragmentation resulting from ethe relatively small average size of rafforzamento della posizione degli operano. lo. Gli altri settori in cui esistono (as shown in Section 2.1) and, in certain national contexts, due to a cultural mindset agricoltori lungo le filiere agroali- Le organizzazioni di produtto- più OP ed AOP riconosciute sono in the agricultural sector that distrusts cooperation. mentari, dal titolo “Study of the best ri possono essere definite come il settore lattiero-caseario, quello ways forsituation producer organisations to progressively “qualsiasi formaaggravated di cooperazione dell’olio d’oliva e delle oliveof da taThis has been also by tra other circumstances, some be which formed, are carryinherently out their activities agricoltori legalmenteby costituita”. ed il settore vitivinicolo. linked with or favoured the abovevola referred fragmentation, and be supported“. A metà del 2017, si contavano Lo studio rileva che gli obiettivi such as the carrying out of unfair trading practices (UTPs) by stronger food business 3.505 OP e AOP riconosciute. Fran- principali delle OP e delle AOP rioperators to the detriment of agricultural a particular OP e AOP contribuiscono a raffor- cia, Germania e producers. Spagna sono This i tre isconosciute sono aspect comuni that in tutti i 24 , which was the High-Level Forum for aStati Better Functioning zare la posizione degli agricoltori membri in cui OP eFood le AOPSupply settoriChain produttivi e comprendono: established by the European Commission in the riconosciute, aftermath of pianificazione the 2007-2008 foodproduzione, price nella catena di approvvigionamensono maggiormente della 25 crisis. The Agricultural Market Task Force (AMTF) examined and discussed this issue Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.8_2019_ottobre-novembre


adattamento alla domanda, con- alla dimensione sociale, lo studio ha agricoltori non sono consapevoli centrazione dei prodotti e immis- concluso che la maggior parte degli dei vantaggi di essere membri di sione dei prodotti sul mercato. agricoltori apprezza l’apertura del- un’OP e sono preoccupati dei costi Le OP possono garantire agli agri- le OP verso i nuovi membri e il loro per la loro costituzione. coltori associati una maggiore metodo democratico di funzionaIn generale, i risultati dello studio penetrazione nel mercato ed un mento, in quanto ciò contribuisce a maggior potere contrattuale nei consolidare e mantenere la fiducia indicano che è necessario considerare i fattori interni ed esterni quanconfronti di altri attori della catena nell’organizzazione. do si analizza ciò che contribuirà al di approvvigionamento alimentare. Possono anche contribuire a mi- Mentre queste organizzazioni pos- successo od al fallimento delle OP. tigare i rischi ed i costi economici sono assumere diverse forme giu- Il fattore interno più importante è garantendo, ad esempio, la sicu- ridiche, riconosciute o meno, lo l’esistenza di una tradizione conrezza dei pagamenti o la condivi- studio rileva che le cooperative solidata nella cooperazione agricosione degli investimenti. Per quan- agricole sono le forme giuridiche la a livello degli Stati membri. Tra i to riguarda gli incentivi tecnici, le più comuni. OP aggiungono valore alle attività Lo studio ha identificato alcuni fattori esterni, il più importante è commerciali fornendo infrastruttu- ostacoli all’adesione alle OP, come che le OP siano in grado di operare per la produzione, lo stoccaggio il timore degli agricoltori di perde- re e competere negli attuali mercati o la trasformazione. la producer libertà imprenditoriale. Molti globalizzati. Study Infine, of the rispetto best waysrefor organisations to be formed, carry out their activities and be supported

DISTRIBUZIONE DELLE OP E AOP RICONOSCIUTE INMember EUROPAState Figure 4 - Distribution of recognised POs/APOs per

Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.8_2019_ottobre-novembre Source: Compiled by AI based on 2017 EC survey

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possible policy response from an I MEGATREND DELL’ALIMENTARE EU perspective uno studio del Parlamento europeo mette in risalto sfide e opportunità che il comparto agroalimentare dovrà affrontare in futuro

che gioca un ruolo di prim’ordine nella lotta al cambiamento climatico (per tutti gli effetti positivi che può generare nella riduzione delle emissioni in atmosfera, nel sequestro del carbonio nel suolo, ecc.). Un ruolo importante lo hanno sicuramente le nuove tecnologie, potrebbero da una parte aumentare la produzione, ma dall’altra migliorare l’efficienza nell’uso delle risorse e supportare gli agricoltori nell’adozione e monitoraggio delle buone pratiche di sostenibilità e eticità dei sistemi produttivi.

E’ stato recentemente pubblicato uno studio, su iniziativa della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo dal titolo “Megatrends in the agri-food sector: global overview and possible policy response from an EU perspective”. L’obiettivo è quello di fare una overview delle principali sfide e opportunità che sta vivendo oggi il comparto agroalimentare, per cercare di definire possibili scenari e politiche di sviluppo futuro. Si stima che entro il 2050 il settore agroalimentare dovrà produrre circa il 50% in più di alimenti e mangimi, per soddisfare l'aumento della domanda globale, conseguenza anche dell’incremento demografico e di una crescita economica. A livello mondiale, il PIL pro capite dovrebbe infatti aumentare, passando da 8.147 EUR nel 2012

a 13.503 EUR nel 2050, seppur con certe disparità tra le varie aree geografiche: nei paesi sviluppati ad alto reddito, la sovrapproduzione e un consumo eccessivo porterà a ingenti perdite di cibo e sprechi, per non parlare di tutti i problemi legati alla sovralimentazione come l'obesità e altri problemi di salute. Dall’altra parte, però, la malnutrizione rimarrà un'elevata causa di morte in Africa centrale e in alcuni paesi asiatici. I cambiamenti climatici, sono una sfida sempre più importante, con significativi impatti sul settore agricolo. Da una parte è necessario ridefinire i modelli produttivi, che siano più sostenibili e rispettosi delle risorse e dell’ambiente, e che diano più stabilità e sicurezza nell’approvvigionamento e accesso alle materie prime e alimenti; e dall’altra è necessario lavorare per far diventare il comparto primario un settore

In questo contesto, far fronte alla crescente domanda di prodotti alimentari diventerà un compito ancora più importante. Lottare contro la fame e la denutrizione e al tempo stesso realizzare livelli soddisfacenti di sicurezza alimentare è già una sfida importante nella maggior parte dei paesi a basso reddito (ad es. Africa centrale). Dall’altro lato, c’è una diffusione globale del fenomeno di i obesità, soprattutto infantile. Parallelamente, tutti gli operatori e attori delle filiere agroalimentari (dalla produzione agricola, alla trasformazione industriale e distribuzione) dovranno adattarsi alla rapida evoluzione dei nuovi modelli di consumo e distribuzione. Le filiere agroalimentari dovranno quindi fare importanti passi avanti per essere all’altezza di queste sfide, assicurando un approvvigionamento adeguato di cibo sano e di qualità, ma allo stesso tempo dimostrando di avere sistemi produttivi efficienti e rispettosi dell’ambiente e del benessere animale.

Policy Department for Structural and Cohesion Policies Directorate-General for Internal Policies PE 629.205 – September 2019

EN


In base a questo contesto, lo studio ha sviluppato 4 possibili scenari che si potrebbero delineare nel prossimo futuro. SCENARIO 1 “Piccoli passi ma senza obiettivi raggiunti” rappresenta la situazione di business as usual, per cui, nonostante alcuni piccoli sforzi, le principali sfide della sostenibilità ambientale e della sicurezza alimentare non saranno affrontate adeguatamente. In questo scenario, nel 2050 ci troveremo in una situazione i cui l’ambiente sarà seriamente compromesso e l’intera domanda di cibo non sarà soddisfatta. SCENARIO 2 “Produzione di massa a tutti i costi”, è uno scenario in cui le risorse sono spinte al massimo e le azioni sono intraprese solo nella direzione di produrre, con l’obiettivo di far fronte alla domanda alimentare senza però tenere in conto il tema della sostenibilità. In questo scenario la sicurezza alimentare sarà raggiunta, ma a scapito delle azioni per il clima. SCENARIO 3 “Sopravvissuti locali” rappresenta una situazione in cui, i diversi paesi si muovono in modo autonomo per raggiungere l’obiettivo di sicurezza dell’approvvigionamento alimentare (ma guardando alla necessità di domanda/offerta locale). Ciò potrebbe compromettere le condizioni di libero scambio globale e indebolire le istituzioni internazionali. SCENARIO 4 “Cibo e sostenibilità per tutti” è uno scenario molto ottimistico e proattivo, in cui vengono realizzate numerose azioni a favore di sistemi agroalimentari e agricoli sostenibili al fine di ridurre l’impatto ambientale e aumentare la produzione alimentare, e garantire il raggiungimento di entrambi gli obiettivi allo stesso tempo entro il 2050. Per avviare il passaggio verso sistemi di produzione alimentare sostenibile, si dovrebbero adottare nuovi modelli e pratiche produttive che facciano in modo di utilizzare le risorse attuali, soddisfare la domanda di consumo di circa 10 miliardi di persone, salvaguardando i terreni esistenti. Allo stesso tempo si dovrebbe preservare la biodiversità, ridurre il consumo idrico e gestire l’acqua in modo responsabile e efficiente; ridurre l’inquinamento da azoto e fosforo, arrivare ad avere un bilancio neutrale di CO2e non generare ulteriori aumenti delle emissioni di metano e protossido di azoto. Megatrends in the agri-food sector: global overview and possible policy response from an EU perspective

Table 5-2: Overview of the challenges impacting the scenarios Challenges/Sce narios

1.Small steps but no goal

2.Mass production at all cost

3.Local survivors

Greater reliance for food safety on local players engaging in food production.

4.Food and sustainability for all

Agricultural productivity

Due to current unsustainable actions climate change will lead to severe weather events such droughts and floods, tropical storms and heat waves along with wildfires, which will negatively affect production.

Difficult for small and innovative food producers to enter the market.

Difficulty to implement new sustainable practices and difficulty of finding funds for farmers and other value chain players. Slow or partial implementation of international agreements.

Conservation of resources and environment

Negative impact on crop yield due to growing GHG emissions. Ineffective way to increase productivity via technology. Decrease in agricultural workforce.

Climate change degradation due to high Unaddressed climate change issues GHG emissions. Further expansion of land affecting the quality and the usage, unsustainable use of water, quantity of the agricultural output. overuse of fertilisers and plant-protection products.

Improvement of nutrition and public health

Increased obesity levels in highincome countries due to bad dietary habits combined with shortages of fresh produce and food poverty in low income countries.

Increased obesity levels in high and Long process of changing medium income countries due to dietary Failure to provide appropriate food consumers behaviour in terms of safety information to the habits. Decreased availability of fresh consumption patterns. consumers. produce. Risk of shortages of fresh produce and food poverty.

Resistance to change regarding sustainability and ecological behaviour. Risk regarding willingness to pay for eco products, which have higher costs, leading to need of complementary measures to ensure food availability


COOPERATIVE E SOCI

UN CONSORZIO, 4 COOPERATIVE STORIA E FUTURO DEL CIS

Le cooperative del gruppo sono Comab, Agricam, Comazoo e Comisag: nato nel 1994 il Consorzio fornisce molteplici servizi e continua a guardare al futuro, con una serie di progetti

Quattro cooperative (Comab, Agricam, Comazoo e Comisag) riunite in un unico Consorzio, che è la cabina di regia dei progetti delle stesse cooperative. Con una storia che dura da 25 anni e affonda le proprie radici nei principi della cooperazione, il Cis (Consorzio Intercooperati22

vo servizi, con sede a Montichiari, provincia di Brescia) è un consorzio di secondo grado che raggruppa circa 3.500 soci, 150 addetti e il cui presidente è Marco Baresi. Oggi come ieri ha fra i suoi obiettivi un’azione fondata sull’analisi e l’approfondimento di problemi di

interessi generali e comuni ai soci, in particolare nell’ambito agricolo. Analisi che tiene conto quindi delle storie e delle esigenze dei soci, per proporre e poi mettere in campo nuovi progetti che siano terreno fertile per la crescita e lo sviluppo dei soci e dello stesso Consorzio. Il

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Cis fornisce servizi e interviene operativamente su richiesta delle cooperative socie. E ha anche un ruolo di rappresentanza e di promozione sociale nell’ambito delle comunità e degli enti locali presenti sul territorio in cui risiedono i soci. La struttura organizzativa del Cis è, in buona sostanza, simile a quella delle cooperative socie, ma l’elemento che ne contraddistingue l’impostazione dell’attività consiste nella progettazione di nuove iniziative. L’azione cooperativa del gruppo è radicata soprattutto nella zona della Lombardia fino a toccare le città e paesi del confine della regione (vedi foto).

La storia

Nel 1994, per iniziativa delle cooperative Comab, Agricam, Comazoo,

Comab Famiglia e della srl Agemoco Morenica è nato il Cis. La fase di gestazione risale al 1988, quando fra le cooperative filiate dalla Comab si è stabilito un lavoro in comune, con la costituzione di un Comitato intercooperativo capace di analizzare, approfondire, elaborare proposte per lo sviluppo delle attività cooperative, con il limite dichiarato nello statuto di “lasciare impregiudicata l’autonomia e la distinzione delle cooperative”. Anche oggi questo è uno degli aspetti che caratterizza il Cis: Le cooperative che fanno parte del Consorzio lavorano insieme, in sinergia, per affrontare le criticità e le sfide del futuro, senza perdere la propria identità, ma muovendosi in un sistema comune. Ogni cooperativa risponde alle esigenze e alle necessità dei propri soci, ma in un contesto, quello del Consorzio, di-

retto verso lo stesso obiettivo. Nel 1992, come si legge in una memoria scritta dal dottor Italo Antonangeli, il Comitato Intercooperativo, tratto un bilancio positivo dell’attività svolta, si poneva il problema di affinare strumenti e metodi, per dare risposta a tre questioni: una riguardante le iniziative da attuare per recuperare la partecipazione dei soci alle attività sociali, la seconda legata allo sviluppo di nuovi servizi e la terza al mantenimento di un buon livello di integrazione dei soci. Antonangeli ipotizzava che il nuovo strumento, in grado di dare risposta a queste domande, diventasse anche il veicolo di comunicazione con il mondo esterno o meglio l’organismo di rappresentanza attraverso il quale le cooperative esercitassero un ruolo politico – sociale nella realtà locale. Propositi e intuizioni

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che ben presto portarono alla costituzione del Cis: la decisione di promuoverlo deriva da un lungo dibattito fra i responsabili delle cooperative i quali hanno ritenuto che fosse giunto il momento di dare vita a una società in grado di muoversi e operare in forma autonoma. Nasce allora il Cis, che oggi svolge diversi servizi.

I servizi

Fra le finalità del Cis vi è anche quella di promuovere e realizzare attività formative a supporto della crescita dei soci e dei loro figli, attraverso il Cooga, Cooperazione giovani agricoltori. All’interno del perimetro definito dagli obiettivi del Cis, il Consorzio offre poi una serie di servizi, dai corsi professionali, al Cerco offro lavoro, con una bacheca presente sul sito, in cui è possibile avere tutte le informazioni al riguardo, alla vendita di macchine agricole e strumenti usati, alla comunicazione realizzata attraverso una rivista e i canali social. Per quanto riguarda le cooperative, le 4 che fanno parte del Cis offrono, servizi e tecnologie per gestire le attività legate alla meccanizzazione agricola; gestione, servizi e prodot-

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ti per la copertura dell’intero ciclo agronomico; mangimi certificati e consulenza tecnica per la valorizzazione delle produzioni di carne e latte di altissima qualità; consulenza e gestione servizi amministrativi e tecnici per le aziende agricole.

parte con un successo. Successo di avere accolto in questa città ideale realtà quali Merlo, Verde latte Rosso e Cosapam senza che altri soggetti abbiano abbandonato, perché in tutti gli “abitanti” è radicata la convinzione che è solamente unendo le forze che il sistema cooperativo si sviluppa, anche in controtendenza”. “La nostra società è molto simile a una volta di pietre: cadrebbe, se le pietre non si sostenessero reciprocamente” diceva Seneca nel 1° secolo dopo Cristo e mi pare che, nonostante il paragone abbia 2000 anni, possa essere calzante per definire la funzione e lo spirito della “Cittadella della Cooperazione” da quest’anno più grande, allargata ma sempre costruita con il sostegno reciproco”, ha concluso il presidente del Cis.

La Fiera di Cremona

Il futuro

Il Cis gestisce anche la Cittadella della cooperazione, uno spazio all’interno della Fiera zootecnica internazionale di Cremona, che si è appena conclusa. La cooperazione agricola anche quest’anno, e per il terzo anno consecutivo, è stata presente alla Fiera di Cremona, con la Cittadella della Cooperazione, che ha registrato un incremento dei soggetti coinvolti. I motivi di questa crescita, li ha spiegati Marco Baresi, presidente del Cis: “La “Cittadella della Cooperazione” si è trasformata nel luogo dove dare una risposta cooperativa alle necessità delle aziende agricole del nostro territorio. A tutte le necessità, quindi non solamente alle richieste di assistenza tecnica come nel passato”. Ancora prima che l’evento aprisse i battenti, Baresi non ha nascosto “un poco di orgoglio per questo appuntamento che già

Il Cis continua a guardare al futuro, ponendosi una serie di obiettivi a medio e lungo termine. Fra gli altri la ricerca di maggiori sinergie fra cooperative, mettendo in campo funzioni uniche per i servizi interni, per essere sempre più organizzati e competitivi sul mercato. Il Consorzio, inoltre, per il prossimo triennio svilupperà nuove strategie per la stabilizzazione dei soci, con l’apertura a nuovi associati e promuoverà un’analisi sul ricambio generazionale, sia della base sociale agricola, sia un’analisi interna, per i dipendenti. Fra gli obiettivi anche il tema della solidarietà, con una visione di ristrutturazione dell’organizzazione interna dell’Associazione intercooperativa per la solidarietà, per essere maggiormente radicati in particolare nel territorio bresciano e di Montichiari.

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IL LOGO

Il logo del Cis richiama al luogo di appartenenza: la forma del territorio di Montichiari, luogo dove si sviluppa il CIS, ricorda la forma di una foglia, rimando al lavoro agricolo della cooperativa e al suo contatto con la terra. I frammenti che compongono la forma del logo richiamano l’incrocio stradale su cui sorgono le quattro cooperative che, riunite in un luogo comune, sono in grado di creare una nuova e unica realtà. Comunicare identità ed unità è con questo obiettivo che è stato pensato il nuovo logo del Consorzio. Il gruppo CIS ha voluto celebrare la propria missione con una nuova identità. Questo marchio è stato pensato come sinonimo dell’impegno, dell’ottimismo, dell’unione e collaborazione dei gruppi nel fare qualcosa di unico e indispensabile per il futuro.


AZIENDA BARESI INNOCENTE E MARCO

L’impianto biogas ha rivoluzionato la gestione aziendale

Sessant’anni di storia agricola alle spalle, radici che sono cresciute nel tempo e hanno fatto crescere l’azienda agricola Baresi Innocente e Marco, socia della cooperativa Gardalatte, cui conferisce il latte. Si trova a Lonato del Garda (Brescia). Campi intorno, una grande struttura al centro con stalle dotate dei

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più moderni sistemi, un impianto di biogas in funzione. Il benessere degli animali, ma anche quello degli operatori è uno degli elementi chiave da queste parti. Oggi lavorano circa 140 ettari e hanno quasi 900 capi, di cui 400 vacche in mungitura e una superficie che è 10 volte di più rispetto a quella de-

gli anni Sessanta, “grazie alle nuove tecnologie ma anche al tipo di approccio che abbiamo adottato”, spiega Marco Baresi, titolare assieme alla moglie dell’azienda agricola, in cui lavorano anche i suoi due figli e quattro dipendenti. È lui a raccontare la sua azienda, il presente e il futuro.

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Quali sono gli elementi che caratterizzano la vostra azienda? Gli animali nascono e crescono in azienda e tutto quello che produciamo nell’azienda è finalizzato a dare alimento agli animali, i reflui zootecnici, ad esempio, vengono usati per migliorare le colture. Abbiamo fatto un impianto di biogas e una casa in bioedlizia, per chiudere questo tipo di ragionamento, puntando su un’economia circolare. Riusciamo a produrre più energia di quello che consumiamo. E il benessere è al primo posto, sia per le persone che per gli animali. L’azienda va vista a 360 gradi, produciamo latte, ma gli scarti e i reflui vengono riutilizzati e questo è un lavoro che ci permette anche di presentare l’azienda all’esterno nel migliore dei modi. Se c’è un’agricoltura sana, che crea reddito, dove riusciamo a far tornare i giovani, il territorio è decisamente migliore. Perché avete deciso di investire su un impianto biogas? Lo abbiamo da sette anni, abbiamo ritenuto che fosse un’opportunità per l’azienda, per la logistica e il modo di lavoro. Era anche un’opportunità lavorativa perché avendo dei ragazzi, i miei figli, che si approcciavano al mondo agricolo era una crescita di insieme. Uno dei risultati più importanti che abbiamo avuto con l’installazione dell’impianto biogas è stato quello di dare un metodo, ordine e di fare crescere professionalmente tutta la struttura. Cose che normalmente si sottovalutano. Oggi con un modello di economia circolare, l’azienda è sicuramente più efficiente, abbiamo fatto un passo avanti notevole. Oltre all’impianto biogas, qual è lo strumento che avete adottato che si è rivelato indispensabile per l’azienda? La gestione informatizzata dalla stalla e la sala di mungitura automatizzata. Abbiamo un software che scarica i dati ogni ora e in ogni momento, da ogni luogo abbiamo accesso a Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.8_2019_ottobre-novembre

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quelle informazioni, permettendoci di intervenire immediatamente in caso di anomalie. L’informatica applicata al sistema agricolo ha fatto la differenza. È una delle evoluzioni più importanti. Abbiamo una sala parallela, aggiornata con tutta la tecnologia che si può avere oggi, dalle informazioni sulla conducibilità elettrica alla disinfezione dei capezzoli fatta direttamente all’interno della mungitura. Non ci siamo ancora approcciati alla robotizzazione, ma è un passo che abbiamo in mente. Quali sono invece gli altri interventi già attuati, in particolare per il benessere animale? Le stalle sono tutte recenti. Abbiamo iniziato una ventina d’anni fa una serie di interventi, dalla rilevazione del calore con i podometri collegati via wireless, al raffrescamento degli animali, utilizzando l’informatica applicata agli impianti. Ed abbiamo appena finito l’iter per la certificazione Crenba per il benessere ani28

male. Per noi è stato abbastanza semplice, perché le certificazioni sono molto di buon senso e quindi un’azienda come la nostra, che è proiettata al futuro e ha impostato come base il benessere animale, in molti casi era già predisposta in tal senso, dalle lettiere fatte in un certo modo così come gli abbeveratoi, all’evitare il sovraffollamento degli animali, la tranquillità in cui gli operatori devono muoversi. Abbiamo ad esempio predisposto una serie di passaggi obbligati, con dei cancelli predisposti appoggiati, grazie ai quali gli operatori che devono spostare alcuni animali possono farlo senza creare stress agli altri. Vi state muovendo per le certificazioni anche per la sostenibilità ambientale? No, perché non c’è ancora una richiesta ben definita. Ma ci stiamo comunque muovendo per migliorare anche quell’ambito: stiamo usando in via sperimentale dei prodotti per fissare meglio l’azoto nel

terreno, abbiamo fatto delle prove che sono andate bene. I vantaggi che ne derivano riguardano il minor utilizzo di sostanze chimiche e organiche e quindi la pianta va meno in stress. Lo dimostrano le prove che abbiamo fatto. Questo poi ha come conseguenza il fatto che per l’alimentazione degli animali avremo un apporto qualitativo migliore. State sperimentando altri sistemi innovativi? Abbiamo fatto delle prove per le guide satellitari dei trattori, che sono guide assistite: si imposta la lavorazione in maniera preliminare e si ha la mappatura della raccolta. Questo fa sì che non ci siano scarti, né sovrapposizioni e che si abbiano tutte le informazioni sul terreno. La mappatura della raccolta permette inoltre di programmare tutte le informazioni anche per la stagione successiva, tutte le concimazioni che servono ad esempio e la dose di semina. Questa è una delle cose che verrà in seguito. Un’altra riguarda i

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razionamenti dinamici nell’alimentazione delle bovine: man mano che crei un razionamento ci sono dei parametri che, attraverso delle analisi dirette e istantanee, permettono di modificare la razione. Per quanto riguarda la tecnologia c’è un’evoluzione importante in agricoltura e non si può non tenerne conto. A proposito di futuro, per le

aziende agricole quanto è importante il ricambio generazionale? Noi siamo fra quelli fortunati perché abbiamo due ragazzi diplomati, a loro il lavoro piace e piace l’idea di fermarsi in azienda. Noi ci stiamo provando, anche da un punto di vista della contabilità, della gestione. Ci stiamo organizzando per far sì che abbiano una formazione mirata aziendale. Per il futuro dell’azienda

la formazione per i giovani è una delle cose più importanti, se abbiamo dei giovani che fanno gli imprenditori e hanno delle idee chiare, l’azienda ha futuro. Se abbiamo dei giovani che non hanno idee chiare e non sanno come gestirle o come crearsi le condizioni interne le aziende vanno in crisi.

IL RUOLO E IL VALORE DELLA COOPERAZIONE Marco Baresi, titolare dell’azienda agricola Baresi Innocente e Marco, come racconta lui stesso, ha sempre fatto parte del circuito cooperativo: “I miei genitori sono stati fra i pionieri, fra quelli che hanno costruito il sistema cooperativo lombardo. Mio padre, 92 anni, è stato fra le persone che hanno costituito la cooperativa Gardalatte”. Quindi, spiega, lo spirito dello stare assieme, di condividere assieme un percorso è parte integrante della sua vita. Il valore aggiunto dato dalla cooperazione? Baresi lo spiega così: “Se togliamo il lato economico, e abbiamo avuto benefici anche da questo punto di vista, il salto vero è rappresentato dal modo in cui ci si pone e le relazioni che si vanno a costruire. Lavorare assieme agli altri non è da tutti, quindi condividere con gli altri un pezzo del tuo reddito e delle tue attività, il condividere il pensiero e mediare con altre figure è la cosa più importante della cooperazione. Per noi è stata una crescita di sistema e questo lo si vede anche dal come sono nate ed evolute le aziende. Chi oggi è dentro il sistema cooperativo è una realtà più strutturata, con più metodo, con più coscienza, con più modo di fare rispetto ad altri che vivono un po’ più alla giornata. È una concezione culturale, si vive l’impresa con una dimensione più ampia, questo fa sì che si possa imparare e quindi crescere ascoltando e condividendo con gli altri”

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FIERA DI CREMONA

LATTE, LE COOPERATIVE FANNO SQUADRA Alle Fiere zootecniche internazionali di Cremona, all’interno della Cittadella della Cooperazione, un evento organizzato dall’ACI Agroalimentare per presentare numeri, strategie di comunicazione e strumenti per affrontare le incertezze dei mercati

LE COOPERATIVE LATTIERO CASEARIE FANNO SQUADRA Numeri, strategie di comunicazione e strumenti per affrontare le incertezze dei mercati

PROGRAMMA Saluti iniziali Fabio Perini, presidente di Confcooperative FedAgriPesca Lombardia Fabio Rolfi, assessore Agricoltura Regione Lombardia

Introduzione ai lavori Giovanni Guarneri, vice coordinatore del settore lattiero-caseario di Alleanza Cooperative Agroalimentari I numeri della filiera lattiero casearia cooperativa Cecilia Balletta, responsabile progetto Milkcoop Confcooperative Lombardia Verde Latte Rosso: strategie di comunicazione per difendersi dalle fake news Isaia Puddu, responsabile settore lattiero caseario Alleanza delle Cooperative Gestire i rischi di mercato mediante lo Strumento di Stabilizzazione dei Redditi (IST): opportunità per il settore lattiero-caseario Samuele Trestini, professore di Economia e Politica Agroalimentare dell'Università di Padova

giovedì 24 ottobre, ore 10.30 Fiera di Cremona, Cittadella della Cooperazione

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Conclusioni Gianpiero Calzolari, coordinatore del settore lattiero-caseario di Alleanza Cooperative Agroalimentari

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Un incontro a più voci, per raccontare il lavoro messo in campo, anche dal punto di vista della comunicazione, dalle cooperative della filiera del latte e per sottolineare il loro valore aggiunto. Promosso da Aci agroalimentare, il convegno “Le cooperative lattiero casearie fanno squadra – Numeri, strategie di comunicazione e strumenti per affrontare le incertezze dei mercati”, si è svolto alle Fiere internazionali zootecniche di Cremona, alla Cittadella della Cooperazione e ha registrato il tutto esaurito: attenzione e partecipazione dei diretti interessati e delle persone presenti in fiera, che si sono fermate ad ascoltare. Hanno aperto i lavori Fabio Perini, presidente di Confcooperative FedAgriPesca Lombardia, assieme a Marco Baresi, presidente del Cis (Consorzio intercooperativo Servizi). Mentre ha chiuso il convegno Gianpiero Calzolari, coordinatore uscente del settore lattiero caseario di Alleanza Cooperative Agroalimentari. È intervenuto anche l’assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia, Fabio Rolfi. A fare da

su 0,364 euro/Kg. Il che si traduce, in termini assoluti, in una ridistribuzione aggiuntiva del valore generato, verso i soci delle cooperative, di oltre 122 milioni di euro, rispetto alla media di mercato. Impatto ancor maggiore si evince se si guarda ai valori medi a livello europeo (+49,6%), registrati in USA (67,8%) o in Nuova Zelanda (68,3%).

moderatore, Giovanni Guarneri, il neo-eletto coordinatore del settore lattiero-caseario di Aci Agroalimentare.

Il valore della cooperazione

Cecilia Balletta, responsabile del progetto Milkcoop – Confcooperative Lombardia, ha sottolineato, numeri alla mano, il valore aggiunto della cooperazione lattiero-casearia. Si parte da una panoramica sul trend della produzione di latte vaccino a livello nazionale, cresciuta dell’11,45% dal 2011 al 2018. Anche per il 2018 Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte si confermano le regioni in cui la produzione è maggiore, assieme producono il 78% del latte nazionale. Più nello specifico, a livello nazionale, si evidenzia come le cooperative siano un attore chiave, contribuendo a oltre il 60% del latte totale raccolto in Italia. Un particolare focus poi sulla Lombardia: nel 2018, la remunerazione in media della cooperazione lombarda è stata di 0,510 euro/Kg, il 40% in più rispetto al valore dell’industria lombarda che si è attestata

Prezzo €/kg + iva

Le conclusioni tratte sono che “la cooperazione rappresenta un anello fondamentale della filiera lattiero casearia nazionale e lombarda; la cooperazione adempie al proprio compito remunerando il latte conferito dai soci produttori agricoli a condizioni più vantaggiose rispetto al mercato e ciò è particolarmente vero negli anni in cui il prezzo del latte è particolarmente basso”. Inoltre l’importanza dell’analisi: “Conoscere in modo puntuale i dati produttivi delle associate permette di analizzare nel dettaglio (senza fare delle stime) lo sviluppo di un fenomeno, di un trend o di una tendenza e comunicare e valorizzare il ruolo e il funzionamento delle cooperative.”

Prezzo €/kg + iva

2016

Remunerazione in media Variazione % cooperazione 0,337 € 0,473 40,42%

2016

Remunerazione in media Variazione % cooperazione 0,255 € 0,473 85,20%

2017

0,375

0,491

30,87%

2017

0,329

0,491

49,42%

2018

0,364

0,510

40,30%

2018

0,303

0,510

68,37%

Anno

Prezzo industria Lombardia

Anno

New zel.

Prezzo €/kg + iva

Prezzo €/kg + iva

2016

2016

Remunerazione in media Variazione % cooperazione 0,324 € 0,473 45,94%

2017

0,348

0,491

41,09%

2017

0,345

0,491

42,24%

2018

0,341

0,510

49,56%

2018

0,304

0,510

67,82%

Anno

Remunerazione Ue 28 in media Variazione % cooperazione 0,284 € 0,473 66,37%

Anno

Usa

Fonte: elaborazioni su dati Confcooperative Lombardia, MMO, Clal e OMPZ

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Verde Latte Rosso

Un focus è stato aperto anche sul progetto di comunicazione Verde Latte Rosso, iniziativa promossa da Aci agroalimentare, messa in piedi per raccontare le eccellenze del latte italiano e valorizzare tutta la filiera lattiero casearia. Ne ha parlato Isaia Puddu, responsabile del settore lattiero caseario di Aci agroalimentare, che ha ricordato il perché è nata questa iniziativa: “Il latte fresco è una delle virtù del nostro Paese, ma ad oggi solo l’11% della produzione finisce sulle nostre tavole. Una delle cause sono le fake news e le ingiuste accuse che portano ad abbassare i consumi”.

Anche per contrastare le fake news è nata l’idea di Verde Latte Rosso: si è partiti da una ricerca per capire quali sono le parole più ricercate su latte e derivati, si è fatto riferimento a una redazione di specialisti per scrivere articoli con risposte corrette e concrete, è stato messo online un sito dedicato ed è stata promossa una campagna digitale, sfruttando anche i social network. Da maggio a settembre sono state raggiunte quasi 5 milioni di persone.

I rischi di mercato

Samuele Trestini, professore di Economia e Politica Agroalimentare

dell’Università di Padova, ha acceso i riflettori sulle modalità di gestione del rischio, attraverso lo strumento di stabilizzazione dei redditi e su quali sono le opportunità per il settore lattiero caseario. In particolare ha sottolineato che lo strumento può avere intensità diverse a seconda del valore assoluto del Margine Lordo e se si tiene conto anche del valore delle produzioni. Il livello di indennizzo inoltre potrebbe variare differenziando l’indice di costo per aree geografiche (pianura/montagna), differenziando per tipo di prodotto finale e differenziando per razza (efficienza alimentazione).

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LA QUALITÀ SOSTENIBILE DI LATTERIA SORESINA

cooperativa e soci uniti per sviluppare una filiera orientata al mercato e alla sostenibilità Un’iniziativa portata avanti dalla cooperativa Latteria Soresina e i suoi soci, in collaborazione con l’Università di Milano e il Distretto Latte Lombardo. Il progetto Qualità sostenibile, in corso di realizzazione, grazie al contributo del PSR Lombardia 2014-2020, mira a sviluppare una filiera integrata sostenibile e di qualità. Dei risultati intermedi sono stati presentati in occasione di un convegno organizzato alle Fiere zootecniche internazionali di Cremona, all’interno della Cittadella della Cooperazione. Un focus sul progetto e una panoramica più generale le principali sfide e le opportunità legate alla sostenibilità del sistema lattiero caseario, in particolar modo legate a Latteria Soresina. Sono stati illustrati casi di successo e strategie messe in campo dalle principali imprese di settore a livello internazionale e si è anche discusso delle

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dinamiche di mercato ed esigenze dei consumatori. “Il progetto si suddivide in una parte di formazione, tramite eventi per stimolare la sensibilità sui temi ambientali, e di informazione. Per passare poi a investimenti strutturali e di innovazione anche grazie allo sviluppo di una specifica app tecnologica», ha spiegato Matteo Bignardi dell’ufficio tecnico di Latteria Soresina. Il responsabile marketing della cooperativa, Gianluca Boschetti, ha sottolineato la lunga storia di Latteria Soresina, che ha più di 100 anni e conta oltre 200 soci. «Dal 2000 ha cambiato passo. Anche a livello comunicativo, raccontando la nostra marca puntando su verità e benessere animale, tematica molto sentita dal consumatore, grazie ad una visione sostenibile che crea valore sempre e per tutti». La parola è poi passata a Giampaolo Bilato del Distretto Latte Lombardo e il

professore dell’Università di Milano Riccardo Guidetti, i quali hanno allargato l’orizzonte: «Le aziende coinvolte nel progetto innovazione di Latteria Soresina hanno investito nel miglioramento delle strutture, del benessere animale e delle macchine agricole per la minima lavorazione — ha continuato l’agronomo e zootecnico Bilato --. Partendo da idee e concetti sulla sostenibilità si sta quindi passando al concreto, ottenendo numeri positivi». «Lo sviluppo sostenibile in termini sociali, ambientali ed economici è possibile - ha concluso Guidetti - e grazie alla realizzazione di questa App di ultima generazione, si intende favorire il monitoraggio e gestione della logistica della raccolta latte, partendo dalle stalle e arrivando agli stabilimenti di trasformazione. Andando così a monitorare anche l’impatto ambientale delle aziende zootecniche»

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IN FIERA ANCHE IL PROGETTO FILBIO

cooperative e aziende agricole hanno condiviso un progetto per sviluppare una filiera integrata per la produzione di latte e Grana padano biologico e no ogm

Risultati raggiunti, lavori in corso, ma anche più in generale una panoramica sul biologico, con un focus sulla Pac post 2020: alla Fiere internazionali zootecniche di Cremona luci accese sul Progetto Filbio, che ha l’obiettivo di sviluppare una filiera sostenibile, competitiva e innovativa per la produzione di latte e Grana Padano DOP biologico e no Ogm ed è realizzato grazie al contributo del PSR Lombardia 2014 – 2020 a valere sull’Operazione 16.10.01. Per il progetto un convegno dedicato cui hanno preso parte il professore Angelo Frascarelli, docente di Economia e Politica Agraria dell’Università di Perugia, che ha raccontato il comparto bio in Italia, soffermando36

si anche sui mercati e sulla Pac post 2020, Paolo Carnemolla, presidente di FederBio Servizi, che ha parlato delle prospettive del mercato bio, in particolare per il comparto zootecnico e Sujen Santini, vice direttore tecnico di Comazoo e responsabile del progetto, che è entrata nei dettagli delle attività in corso e degli obiettivi raggiunti. Il mondo bio In Italia oggi la superficie biologica sfiora i 2 milioni di ha, l’incremento è del 76% rispetto al 2010, + 2,6 % rispetto al 2017 e il numero di operatori è di oltre 79.000 (registrano una crescita del 66% se confrontati con quelli del 2010). Sul fronte

consumatori, nel 2018 la spesa per i prodotti alimentari biologici ha sfiorato i 2,5 miliardi di euro (3,0% comparto agroalimentare). E per il futuro? La Pac post 2020 “deve essere riorientata a favorire lo sviluppo dell’agricoltura biologica attraverso strategie nazionali che coprano l’intera filiera e creino le condizioni strutturali per l’espansione dell’offerta europea dei prodotti bio”, è stato sottolineato durante il convegno. Le attività del progetto Si inserisce in questo contesto il progetto Filbio, di cui fanno parte aziende agrozootecniche (Alpe bio, Lazzari, Motella Bassa, Corte Strale),

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cooperative (la capofila Comazoo, Comab, Cis, Alpe del Garda, Latteria San Pietro) arrivando alle università e agli enti di formazione e diffusione della conoscenza. Confcooperative Lombardia è responsabile per tutte le attività di informazione e comunicazione, il consorzio Koinon si occupa dei corsi di formazione. Da progetto previste due strategie di sviluppo, una per il prodotto, che si attua favorendo la realizzazione di prodotti lattiero caseari biologici e coinvolgendo a cascata tutte le aziende che forniscono materie prime; l’altra legata al mercato, promuovendo e coordinando l’integrazione degli operatori all’interno di una filiera di produzione biologica. Tre gli ambiti di intervento del progetto: uno di questi riguarda l’adeguamento delle strutture e infrastrutture per la produzione bio¬logica. Fra gli investimenti,

previsti un nuovo mangimificio per la produzione biologica e no OGM, un nuovo caseificio per la produzione di latte biologico e no OGM in pianura e uno in montagna. Un altro ambito di intervento riguarda il rafforzamento e miglioramento delle competenze e capacità degli attori della filiera, con corsi di formazione, già avviati, e servizi; il terzo ambito ha a che fare con lo sviluppo di un sistema di governance e strumenti operativi innovativi per la gestione di tutte le fasi della filiera. Questi ultimi prevedono la realizzazione, grazie alla collaborazione di consulenti e centri di ricerca, di due progetti pilota: uno, guidato da Comazoo, riguarda la messa a punto di una piattaforma integrata di tracciabilità per le filiere biologiche a garanzia di processo (FIP) verso il consumatore, l’altro è Bio.Manager, promosso dal Cis e fi-

nalizzato allo sviluppo di un sistema gestionale interno, di facile utilizzo, per gli operatori della filiera, per migliorare l’accesso alle materie prime e prodotti e la gestione dei servizi. Il progetto Bio.Manager Realizzato grazie al contributo del PSR Lombardia 2014 – 2020 a valere sull’Operazione 16.2.01, il progetto prevede lo sviluppo di un prototipo di sistema gestionale innovativo in grado di migliorare il coordinamento tra i fornitori di materie prime e mezzi tecnici e l’agricoltore (produttore di cereali, latte e/o carne), oltre che migliorare i processi di fornitura dei prodotti e materie prime alla società di trasformazione e vendita dei prodotti finali. Alla Fiera di Cremona, all’interno della Cittadella della Cooperazione, sono stati presentati i primi risultati anche di questo progetto.

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IN VALTELLINA LA MONTAGNA È HI-TECH

grazie ad una stretta collaborazione tra la cooperativa Latteria Sociale Valtellina e i suoi soci

In Valtellina stalle sempre più digitali e innovative grazie dl progetto Montagna in Movimento della Latteria Sociale Valtellina, progetto integrato di filiera, finanziato grazie al contributo del PSR Lombardia 2014-2020, per promuovere lo sviluppo della filiera lattiero-casearia della montagna lombarda, i cui primi risultati sono stati illustrati alla Fiera di Cremona. Il convegno è stato moderato da Luigi Chiarello, giornalista di Italia Oggi. Ha aperto i lavori Fabio Perini, presidente di Confcooperative FedAgriPesca Lombardia. Il direttore della Latteria Marco Deghi ha illustrato il progetto nelle linee generali, per poi lasciare la parola ad Attilio Tartarini, consulente della cooperativa, che è entrato nel dettaglio, raccontando le tre attività su cui si basa: investimenti, innovazione e formazione. Maurizio Giboli, responsabile marketing della Latteria si è soffermato sull’app progettata dalla Latteria, che mette in comunicazione in maniera più agevole Latteria e soci, fornisce informazioni tecniche, facilita il lavoro di cooperativa e aziende e incentiva buone prassi. Presente anche Carlo Riparbelli, dell’Ersaf, l’ente regionale ha stretto un accordo con la Latteria Sociale Valtellina, che fra le altre cose, prevede l’inserimento dell’App di Ersaf Nitrati nell’app predisposta dalla Latteria. Ha preso parte al convegno anche Anna Gaviglio, docente del dipartimento Vespa dell’Università degli Studi di Milano, partner scientifico del progetto, che ha parlato di smart agricolture e dei risultati del questionario sottoposto agli allevatori soci, prima della sperimentazione dell’app. Ha chiuso i lavori Giada Zamboni, dell’azienda agricola Zamboni Adriano, coinvolta nel progetto. 38

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BRAINSTORMING DI FILIERA

L’ATTUALE POLITICA DI SVILUPPO RURALE È POCO FUNZIONALE: SERVE UNA SVOLTA di Ermanno Comegna

Il ciclo di programmazione della politica di sviluppo rurale per il settennio 2014-2020 ha mostrato il carattere debole di tale strumento che molti ritengono la componente più virtuosa dell’intervento pubblico in agricoltura dell’UE, ma che, alla prova dei fatti, non si dimostra all’altezza della situazione. La politica di sviluppo rurale ha il grave handicap di erogare con tempi lunghi il sostegno a favore dei beneficiari finali. A tale riguardo è sufficiente considerare come, alla fine di settembre del 2019 e cioè dopo quasi 5 anni dall’avvio della programmazione, la percentuale di spesa dei PSR regionali sia del 35% rispetto a quanto programmato. La 40

situazione non è omogenea in tutte le Regioni italiane, andando da aliquote di poco superiori al 20% in quelle meno efficienti, a valori superiori al 50% nei casi dove si procede con rapidità e senso pratico a gestire i fondi comunitari. Quest’anno c’è il concreto rischio per qualche Regione di dover restituire le risorse stanziate dall’Unione Europea, in quanto non sono state spese entro i 3 anni successivi a quello dell’assegnazione (regola dell’N+3, ovvero del disimpegno automatico). La lunghezza dei tempi necessari per fare arrivare i fondi a favore dei beneficiari è in parte dovuta alle complesse regole comunitarie che prevedono procedure più articolate rispetto a quelle valide per il primo pilastro della PAC. I ritardi, però, sono da attribuire anche alla scarsa funzionalità mostrata dagli enti gestori a livello nazionale e, in particolare, da alcune regioni che mostrano criticità di tipo patologico. Spiace parlare di inefficienze tipiche italiane, ma la realtà sta esattamente in questi termini, considerando che il nostro paese è quello con il più elevato stanziamento a favore del secondo pilastro (circa 21 mi-

liardi di euro per l’intero periodo di programmazione), ma in termini di esecuzione è costantemente agli ultimi posti, essendo abbondantemente al di sotto della media europea, sia in termini di risorse impegnate che di spesa eseguita. Un secondo fattore critico che gli agricoltori conoscono molto bene è legato ai costi burocratici che i potenziali beneficiari devono affrontare prima di accedere ai contributi pubblici del PSR. Per le misure di investimento è necessario rivolgersi a professionisti specializzati, i quali devono redigere conti economici e finanziari analitici, curare i computi metrici ed i preventivi di spesa, mantenere continue relazioni con gli uffici preposti e mettere a punto i conteggi per la rendicontazione in itinere e finale. Per le misure a superficie, del tipo gli impegni agroambientali, è necessario curare sia gli aspetti tecnici che quelli procedurali, con la doppia domanda di sostegno e di pagamento che deve essere presentata agli organismi pagatori. Un recente studio pubblicato dalla Commissione Europea, dove si analizzano i costi amministrativi legati alla PAC, ha sottolineato come, per

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le misure più complesse, gli agricoltori arrivino a sostenere costi prossimi al 10% degli aiuti percepiti. È evidente come gli elevati oneri per la sola preparazione delle pratiche rappresenti un ulteriore disincentivo che può indurre molti potenziali beneficiari a rinunciare dall’intraprendere progetti a valere sul secondo pilastro della PAC. Così, è sempre più frequente il caso di agricoltori che realizzano investimenti produttivi ricorrendo esclusivamente a risorse proprie ed al finanziamento bancario, evitando di percorrere l’irta strada del PSR. Quest’ultimo, oltre alle già menzionate criticità (lentezza nella concessione del sostegno e costi amministrativi), presenta il non trascurabile difetto di prevedere l’erogazione dei contributi pubblici a consuntivo e cioè dopo che il beneficiario ha sostenuto per intero la spesa. C’è un terzo elemento da evidenziare, che spesso non è considerato con la dovuta attenzione, perché non influisce direttamente sui beneficiari finali, ma agisce sulla organizzazione e la funzionalità delle strutture amministrative competenti in materia di PSR. Da quando è stata istituita la politica di sviluppo rurale con agenda al 2000, il lavoro delle Regioni si è sempre più incentrato su questa specifica componente della politica agraria, assorbendo risorse umane che in precedenza svolgevano compiti qualificati e con un impatto positivo sul sistema agricolo. Oggi, con i PSR, il personale regionale tende a diventare specialista: ogni funzionario segue una o poche misure, facendo fatica a mantenere una visione generale e occupando la maggior parte del tempo a tavolino, piuttosto che a contatto diretto con gli operatori agricoli, come

invece avveniva all’epoca dei non dimenticati ispettorati agrari. Le ferree regole comunitarie che bisogna rispettare per spendere le risorse programmate, condizionano la quantità e la qualità del lavoro del personale amministrativo, fino a trasformarsi in vere e proprie ossessioni, quando vi è il rischio di subire correzioni finanziarie e trattenute per la mancata spesa. In questa maniera, l’attenzione dei funzionari è quasi esclusivamente orientata verso la conformità alle procedure e ai requisiti stabiliti a Bruxelles, piuttosto che all’impatto e alle ricadute degli interventi attivati sul territorio e sulle imprese. Sono stati discussi solo alcuni tra i tanti difetti insiti nell’attuale impostazione della politica di sviluppo rurale. Si ritiene però che quelli portati all’attenzione siano sufficienti a dimostrare la necessità di una svolta, per non condannare una componente importante della politica di sostegno al settore agricolo ad una sempre maggiore irrilevanza. La proposta di riforma della PAC per il post 2020 sembra andare nella direzione auspicata, soprattutto grazie al nuovo modello di gestione che è basato sullo spostamento dell’attenzione dei servizi comunitari dalla conformità alle procedure da parte dei paesi membri, verso i risultati effettivamente ottenuti con l’applicazione degli interventi. Si sta andando nella direzione di una maggiore responsabilizzazione delle autorità che a livello nazionale gestiscono la politica di sviluppo rurale. Queste dovranno mettere in campo le migliori risorse e il massimo impegno, in particolare nella fase della programmazione degli interventi e successivamente in quella della loro materiale esecuzione, sapendo che l’occhio vigile di

Bruxelles non è puntato sul come si applicano gli interventi, ma piuttosto sui risultati raggiunti. La riforma della PAC in discussione offre una ulteriore possibilità alle Autorità regionali e nazionali per migliorare l’efficacia e l’efficienza della politica di sviluppo rurale che è legata alla fortissima riduzione del numero degli interventi che possono essere applicati con i futuri PSR. La proposta di regolamento della Commissione Europea del mese di giugno 2018 ne prevede soltanto 8 in luogo delle 19 misure contenute nel regolamento per il settennio 2014-2020, le quali a loro volta sono articolate in sotto-misure ed operazioni che fanno lievitare il numero anche oltre 70 diverse tipologie. È evidente che concentrare le risorse dello sviluppo rurale su un numero circoscritto di interventi può risultare conveniente, perché riduce lo sforzo gestionale che deve essere prodotto dalle amministrazioni coinvolte ed aumenta le possibilità per i beneficiari di avere a disposizione un menù di soluzioni più confacente rispetto alle proprie necessità ed aspirazioni. In conclusione, con la riforma della PAC potrebbe iniziare una nuova stagione, potenzialmente proficua e tale da rilanciare il ruolo del secondo pilastro. Tuttavia non basta il cambiamento delle regole europee, è necessario anche un’importante svolta culturale e di approccio a livello nazionale e regionale. In particolare ci si deve rendere conto che non è possibile continuare ad operare come si è fatto negli ultimi anni. Bisogna pensare ad un modello diverso che segni una forte discontinuità. L’ormai certa proroga dell’entrata in vigore della riforma sarà d’aiuto in questa difficile sfida.

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PRIMO PIANO

PRESENTATE LE NOVITÀ DELLA LEGGE DI BILANCIO 2020

Dall’Irpef all’innovazione, ma anche misure di sostegno per filiere e Made In Italy: il ministro Bellanova ha presentato le principali novità per il settore agricolo contenute nella Legge di Bilancio 2020.

“L’agricoltura – ha affermato il ministro Bellanova - è tornata nell’agenda economica da protagonista e ha avuto l’attenzione che merita, pur in un contesto di risorse limitate. Nei tre anni investiremo 600 milioni di euro per il sostegno al settore, con risorse che si aggiungono a quelle già attive.” Giovani, azzeramento contributi previdenziali per chi vuole diventare imprenditore agricolo Per i giovani che aprono una impresa agricola sarà lo Stato a pagare i contributi previdenziali per i primi 24 mesi. 44 milioni di euro di spesa per far nascere nuove giovani imprese e per semplificare la vita alle start up agricole condotte da under 40. Di seguito nel dettaglio le principali misure previste: Azzerata irpef agricola, 200 milioni di euro di tasse in meno per agricoltori Confermato l’azzeramento dell’Irpef per coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali. La misura vale 200 milioni di euro annui e si aggiunge alla cancellazione stabile dell’Imu sui terreni agricoli e dell’Irap, per un beneficio fiscale complessivo da 1 miliardo di euro. Cimice asiatica, 80 milioni di euro per ristoro dei danni alle imprese 80 milioni di euro nel triennio per ristoro dei danni provocati dalla cimice asiatica. È questa la dotazione destinata al Fondo di solidarietà per intervenire a supporto delle imprese danneggiate dalla diffusione dell’insetto, in particolare nelle regioni del nord.

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Bonus “donne in campo”, mutui a tasso zero per l’imprenditoria femminile in agricoltura Un fondo rotativo da 15 milioni di euro per garantire mutui a tasso zero per le donne che sono imprenditrici agricole o che lo vogliono diventare. Una misura concreta per favorire gli investimenti al femminile nel settore primario, dove oggi una impresa su tre è condotta da una donna. Fondo per la competitività, 30 milioni di euro per il sostegno delle filiere agricole 30 milioni di euro complessivi nel biennio 2020-2021 a sostegno dell’agroalimentare Made in Italy, con interventi per il rafforzamento della competitività delle filiere, a partire dalle produzioni d’eccellenza e dai mercati più importanti. Per la filiera grano pasta sono previsti 30 milioni di euro per i contratti di filiera, a cui si aggiungono 10 milioni del 2019.

Garanzie per le nuove tecnologie, l’agricoltura di precisione e la blokchain 30 milioni di euro finalizzati ad azzerare il costo delle garanzie per gli imprenditori agricoli e per facilitare l’accesso al credito per gli investimenti in innovazione tecnologica, agricoltura di precisione e tracciabilità dei prodotti. Pesca, assicurata la copertura indennità 2019 per fermo obbligatorio È confermata la copertura per garantire l'indennità del fermo pesca obbligatorio per i lavoratori dipendenti. Nella legge di bilancio viene assicurata la copertura ai lavoratori della pesca dell'indennità 2019, recuperando i ritardi precedenti dal momento che la misura non risultava coperta. Sarà dunque assicurato il riconoscimento dell'indennità giornaliera pari a 30 euro per il periodo di sospensione dell'attività lavorativa nel 2019. Collegato agricoltura È previsto un disegno di legge collegato alla manovra dedicato al settore agricolo. Si tratta di uno strumento utile per il mondo agricolo e agroalimentare con il primo obiettivo che è semplificare. Insieme a questo il Collegato sarà utilizzato per dare prospettiva e futuro alle imprese agricole e si dovrà coordinare con il lavoro per il Piano strategico nazionale.

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TAVOLO PER LA FILIERA GRANO E PASTA

ministro Bellanova: “Piano strategico che guardi al 2030” Le priorità: piano decennale di stoccaggio e innovazione, azioni per la trasparenza sul prezzo e la trasparenza sull'origine, campagna di comunicazione per la pasta, lotta agli sprechi alimentari e sostegno agli indigenti. "Scrivere insieme" da qui all'inizio dell'anno un Piano strategico per la filiera grano/pasta che guardi al 2030 e che abbia come aree prioritarie contratti di filiera, investimenti sui siti di stoccaggio, ricerca e innovazione, trasparenza sul prezzo, trasparenza sull'origine, sostegno alla comunicazione della pasta in Italia e all'estero, lotta agli sprechi alimentari. Sono i punti con cui il ministro Teresa Bellanova ha aperto l'incontro che si è svolto al Mipaaf con i rappresentanti della filiera del grano e della pasta. "Parto dai contratti di filiera", ha detto Bellanova, "per dirvi che nella legge di bilancio abbiamo stanziato complessivamente 30 milioni di euro dal 2020 al 2022 per l'aiuto de mi-

nimis per il grano, cui si aggiungono 10 milioni di euro per il 2019 che copriamo con risparmi sul bilancio del Ministero. E anche sui pagamenti pregressi ho chiesto di accelerare". "Sul prezzo", ha proseguito il ministro, "stiamo per avviare la sperimentazione per un prezzo indicativo nazionale attraverso lo strumento della Commissione unica, mentre per quanto concerne la trasparenza sull'origine di certo non vogliamo fare passi indietro rispetto all'obbligo di indicazione in etichetta dell'origine del grano in vigore fino al 2020. È un provvedimento che garantisce informazioni trasparenti al consumatore e può aiutare a valorizzare proprio i rapporti tra chi trasforma e chi coltiva. Incontrerò presto la nuova Commissaria europea alla Salute anche per un confronto su questo aspetto". Quindi, campagna di comunicazione per la pasta, per sensibilizzare i consumatori sull'importanza del lavoro che si fa per avere un prodotto

così buono, "Vi abbiamo destinato 1 milione di euro e riteniamo che sul messaggio comunicativo e sui contenuti della campagna debba essere il gruppo operativo di questo tavolo a lavorare. Così come un nostro impegno assoluto è quello della lotta agli sprechi alimentari e al sostegno agli indigenti" Infine, siti di stoccaggio e innovazione. "I siti di stoccaggio in Italia sono ormai da rinnovare. Se vogliamo fare grande qualità, non possiamo non innovare", ha sottolineato il ministro Bellanova. Il futuro di questa filiera dipende anche dalla sua capacità di adattamento alla crisi climatica, così come dalla capacità di abbassare il proprio impatto ambientale. Sappiamo di molte sperimentazioni in corso, crediamo che questo tavolo possa aiutare anche nello scambio di esperienze e nell'indirizzare dove serve gli sforzi della ricerca pubblica".

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BILANCIO UE 2020: obiettivo clima

il Parlamento europeo adotta la sua posizione, 2 miliardi in più a favore delle azioni per il clima cessivi, dato che i progetti e i programmi durano diversi anni), ossia un aumento di circa 2,7 miliardi di euro rispetto al progetto di bilancio della Commissione. Gli stanziamenti di pagamento per il 2020, invece, ossia ciò che sarà speso concretamente il prossimo anno, sono fissati a 159 miliardi di euro.

Il Parlamento europeo ha adottato nell’ultima settimana di ottobre, la sua posizione sul bilancio del prossimo anno: “un punto di partenza solido per l’avvio della nuova generazione di programmi e di politiche dell’Unione”. Nel progetto di risoluzione, approvato con 529 voti a favore, 130 contrari e 43 astensioni, i deputati sottolineano come il bilancio UE 2020 sia l’ultimo del Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) corrente e rappresenti quindi “l’ultima opportunità per l’Unione di realizzare gli 44

impegni politici assunti per tale periodo, anche per quanto riguarda il raggiungimento dell’obiettivo climatico dell’UE”. Inoltre, il bilancio del 2020 dovrebbe preparare la strada per quello per il prossimo QFP 2021-2027. Il Parlamento ha rafforzato la proposta di bilancio presentata dalla Commissione, aggiungendo, complessivamente, più di 2 miliardi di euro per la tutela del clima. I deputati si sono impegnati a stanziare circa 171 miliardi di euro di bilancio (ciò che l’UE si impegna a investire nel 2020 o negli anni suc-

Monika Hohlmeier (PPE, DE), relatrice generale per il Bilancio UE 2020 (sezione Commissione) ha affermato: “Il voto odierno sul bilancio 2020 dimostra l’unità del Parlamento e l’intesa comune tra i gruppi politici: gli obiettivi ambiziosi sul clima e la tutela dell’ambiente possono andare di pari passo con i programmi che creano nuovi posti di lavoro, che sostengono le strutture europee di ricerca e sviluppo e che rafforzano la competitività. Inoltre, i deputati hanno confermato l’impegno a rafforzare il sostegno all’Iniziativa per l’occupazione giovanile, il programma di scambio Erasmus+ e DiscoverEU, un progetto di grande successo che dà la possibilità ai diciottenni di viaggiare con biglietti Interrail per scoprire un’Europa senza frontiere”. Prossime tappe Il voto in Plenaria dà il via a tre settimane di colloqui “conciliativi” con il Consiglio, con l’obiettivo di raggiungere un accordo in tempo utile affinché il bilancio dell’anno prossimo possa essere votato dal Parlamento e firmato dal Presidente nel corso della sessione plenaria di novembre II (25-28 novembre). Se non si raggiunge un accordo, la Commissione deve presentare un nuovo progetto di bilancio.

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POST PAC 2020: A RISCHIO RISORSE Motori accesi al Consiglio Europeo per il nuovo bilancio Ue, il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027, predisposto per un’Unione europea a 27 membri, in vista appunto dell’uscita del Regno Unito. Sulla base di un documento della Presidenza finlandese del Consiglio, il Consiglio europeo dovrebbe procedere a uno scambio di opinioni su questioni chiave legate al prossimo Quadro finanziario pluriennale (la dotazione complessiva, le risorse da assegnare alle diverse politiche, le risorse proprie, la condizionalità e gli incentivi), spiega un articolo del Sole 24 Ore. E dovrebbe invitare la presidenza finlandese a presentare uno schema di negoziato completo di cifre prima del Consiglio europeo di dicembre 2019.

Pac, per l’Italia a rischio risorse

Per quanto riguarda la nuova Politica agricola comune, la proposta avanzata dalla Commissione a maggio 2018 prevede che l’Italia abbia una dotazione complessiva di circa 36,3 miliardi di euro a prezzi correnti (24,9 miliardi per i pagamenti diretti, circa 2,5 miliardi per le misure di mercato e circa 8,9 miliardi per lo sviluppo rurale) e di circa 32,3 miliardi di euro a prezzi costanti (oltre 22,1 miliardi per i pagamenti diretti, circa 2,2 miliardi per le misure di mercato e 7,9 miliardi per lo sviluppo rurale). Se la proposta dovesse andare in porto, significherebbe che l’Italia dovrebbe fare i conti con un taglio di circa 4,7 miliardi di euro rispetto agli oltre 41 miliardi previsti dalla Pac 2014-2020, di cui 27 miliardi per i pagamenti diretti, 4 miliardi per le misure di mercato e

10,5 miliardi per lo sviluppo rurale. Secondo la proposta della Commissione europea, l’Italia sarebbe il quarto Paese beneficiario dei fondi Pac 2021-2027, dopo Francia, Spagna e Germania.

Due fazioni

Al tavolo siedono due diverse fazioni, che hanno obiettivi diversi. Da una parte gli Stati (Austria, Danimarca, Paesi Bassi, Germania e Svezia) che premono per un bilancio sostenibile, che non superi l’1% del reddito nazionale lordo dei 27. Questi paesi chiedono un budget che finanzi le nuove priorità e i settori che possono sostenere di più la competitività europea. Risorse che, a loro avviso, dovrebbero scaturire anche dai tagli alle politiche tradizionali, come Pac e coesione. Dall’altra parte, un gruppo di cui fa parte anche l’Italia (con Estonia,

Grecia, Francia, Lituania, Lettonia, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Ungheria) che chiede non solo di finanziare in maniera adeguata le nuove priorità (migrazioni, difesa, sicurezza) e i settori fondamentali per la competitività dell’Ue (ricerca e innovazione, infrastrutture, spazio, digitale), ma anche le politiche tradizionali. Tra queste, appunto, la Pac.

Il pressing

La Commissione europea ha chiesto ai leader Ue di raggiungere un’intesa in Consiglio entro la fine di quest’anno - la prossima riunione del Consiglio, così da avviare i nuovi programmi nei primi mesi del 2021. Se ciò non accadesse, e le distanze tra i 27 dovessero permanere, l’intesa potrebbe slittare al 2020, probabilmente nel secondo semestre, ovvero sotto la presidenza tedesca.

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France 15.9 %

4.8 %

Italy 6.9 %

LATTE, POLITICHE UE SOTTO ESAME Poland 7.5 %

ostat.

Netherlands 9.2 %

United Kingdom 9.8 %

la Corte dei conti UE ha annunciato che è in corso l’esame degli effetti delle misure eccezionali adottate nel periodo 2007-2014

s (66.3 %) of all the milk processed by dairies is used to produce cheese and inking milk accounted for about one tenth (11.1 %) of all the milk processed by 2017 (see Figure 3).

– What is the EU’s milk used for?

ostat.

La Corte dei conti europea ha annunciato che nei prossimi mesi sarà impegnata ad esaminare l’effetto che hanno avuto le misure eccezionali adottate dall’UE per contrastare le perturbazioni del mercato lattiero-caseario nel periodo 20142017. Gli auditor stanno valutando se tali misure, che costano circa 740 milioni di euro al bilancio dell’UE, siano state concepite in modo appropriato e se abbiano mitigato adeguatamente gli effetti delle

perturbazioni. Gli auditor control- va affrontando fossero dovute ad leranno inoltre se la Commissione uno squilibrio mondiale tra offerta europea e gli Stati membri siano e domanda, in cui il divieto di imora meglio preparati ad affrontare portazione di prodotti agricoli e future perturbazioni del mercato alimentari dell’UE in Russia aveva un ruolo centrale. Di conseguenza, lattiero-caseario. La produzione di latte è il principale ha adottato misure straordinarie settore agricolo dell’UE in termini di per integrare la “rete di sicurezvalore (58 miliardi di euro nel 2018) za”. Tali misure volevano fornire un e attualmente rappresenta circa il aiuto eccezionale temporaneo agli 14 % della produzione agricola. Per allevatori e ai produttori di latte evitare che i prezzi dei prodotti lat- maggiormente colpiti dalle perturtiero-caseari scendano a livelli inso- bazioni. Gli Stati membri potevano stenibili, sono in atto misure (cono- poi integrare i finanziamenti dell’UE sciute come la “rete di sicurezza”) tramite i rispettivi bilanci nazionali. per rimuovere temporaneamente “I produttori di latte sono stati colalcune eccedenze dal mercato. Esse piti da una diminuzione significativa prevedono l’acquisto e l’ammasso, delle entrate”, ha dichiarato Nikoda parte di soggetti pubblici e pri- laos Milionis, il Membro della Corvati, di burro e di latte scremato in te dei conti europea responsabile dell’audit. “La Corte analizzerà se il polvere. Nel 2014 2015, i prezzi del latte alla bilancio dell’UE sia stato ben utilizproduzione nell’UE sono calati di zato per aiutarli a superare la crisi e approssimativamente 10 centesimi se la Commissione sia preparata ad al litro, fino a raggiungere i circa affrontare future perturbazioni del Figure La 2 – Commissione Collection of cows’ milk by dairies, 2017 30 centesimi. ha mercato”. Quattro saranno i Paesi oggetto ritenuto che le perturbazioni del total, (% share of EU-28 tonnes) mercato che il settore lattiero sta- dell’indagine, tra cui anche l’Italia. Germany 20.6 %

Others 20.6 %

LATTE RACCOLTO IN EUROPA (2017)

(% dei quantitativi raccolti dai diversi Stati membri, tonnellate)

Spain 4.5 %

EU-28 total 154.8 million tonnes

Ireland 4.8 %

France 15.9 %

Italy 6.9 %

Poland 7.5 %

Netherlands 9.2 %

United Kingdom 9.8 %

Source: Eurostat.

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Two-thirds (66.3 %) of all the milk processed by dairies is used to produce cheese an butter. Drinking milk accounted for about one tenth (11.1 %) of all the milk processe

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EXPORT USA, NUOVI CHIARIMENTI SULLE CERTIFICAZIONI NECESSARIE

Nuovi chiarimenti sulle certificazioni necessarie per l’esportazione di alcuni prodotti lattiero caseari verso gli Stati Uniti. Il ministero della Salute, dopo aver sentito la competente autorità Statunitense USDA-APHIS, ha emesso una circolare in cui chiarisce che le certificazioni in merito allo status sanitario del Paese fornitore di materia prima non sono necessarie nel momento in cui vengono esportati i seguenti prodotti: Prodotti a base di latte fabbricati a partire da latte pastorizzato e/o prodotti a base di latte duri o molli (inclusi, ad esempio, Parmigiano, feta, brie, camembert). “Gli stabilimenti che vogliono esportare i sopracitati prodotti o prodotti composti contenenti tali alimenti non dovranno pertanto richiedere alcuna certificazione sanitaria veterinaria di scorta alle partite esportate”, viene spiegato nel documento ministeriale. Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.8_2019_ottobre-novembre

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L’ANALISI

PROSPETTIVE A BREVE TERMINE Latte, cresce l’export, stabile la domanda interna, in leggera crescita la produzione

S

FO IN

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Le tensioni geopolitiche e in particolare le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, l’incertezza sulla Brexit e la controversia Boeing/ Airbus sono tra i fattori che stanno limitando la crescita economica. Infatti, la previsione di crescita del PIL mondiale è stata rivista al ribasso da giugno, a 2,7% nel 2019 e 2,6% nel 2020. In UE, tuttavia, il forte calo del PIL registrato nei primi trimestri del 2019, si è arrestato. L’economia dell’UE non dispone di un ampio 48

margine contro la recessione, ma il rischio è diminuito. Il PIL dell’UE dovrebbe crescere di 1,3% nel 2019 e di 1,0% nel 2020. Le prospettive per l’economia statunitense (2,1% nel 2020) sono più favorevoli che per l’UE. Per la Cina, l’entità del rallentamento è incerto, con un considerevole impatto negativo per le tensioni commerciali in corso. Il rallentamento dell’economia ha rallentato anche la domanda di

petrolio greggio e siAgriculture prevede che and Rural il mercato si riequilibri, nonostanDevelopment te il recente attacco alle infrastrutture petrolifere in Arabia Saudita. Questo attacco ha ridotto l’offerta mondiale del 5%. Ma,lo sblocco di riserve strategiche negli Stati Uniti dovrebbe compensare questa situazione. Per quanto riguarda il Brent, le prospettive del prezzo del Brent per il 2020/2021 sono relativamente stabili a 60-65 USD/barile.

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Il settore lattiero-caseario Un lieve aumento per la raccolta di latte nell’UE, una ripresa, seppur contenuta, per la produzione dei cereali e in crescita anche le esportazioni di carne suina. Sono alcuni dei risultati dell’ultimo rapporto sulle prospettive a breve termine per i mercati agricoli dell’UE, pubblicato a inizio ottobre dalla Commissione europea. In particolare per il settore lattiero caseario, la raccolta di latte dovrebbe raggiungere i 158 milioni di tonnellate (+ 0,5% rispetto allo scorso anno). Assumendo condizioni climatiche nella norma e una domanda sostenuta, nel 2020, ci si attende un ulteriore aumento le latte raccolto in Europa (+0,7%), grazie all’incremento delle rese produttive (+1,2%), a fronte di un calo del numero di capi (-0.4%).

Dal lato della domanda, i consumi di latte alimentare nell’UE continuano a diminuire. Ciò, insieme al calo delle esportazioni di latte alimentare in UE nel 2018, ha contribuito ad un ulteriore calo della produzione su base annua (-2%). Nel 2019, questo trend al ribasso, sembra essere rallentare, soprattutto grazie alle buone prospettive per l’export (+20% nel periodo gennaio-luglio). Tuttavia, le esportazioni rappresentano solo una piccola parte della produzione di latte alimentare (circa il 3%). Nonostante, la grande segmentazione esistente all’interno del mercato del latte alimentare, che riflette la crescente domanda per un prodotto ad alto valore aggiunto (biologico, latte fieno, da pascolo, ecc.), anche nel 2020, ci si attende ancora un calo della produzione (-1%). Questo mercato è messo in di-

scussione anche dall’aumento delle vendite di bevande a base vegetale, anche se a livello UE rappresentano solo il 4% circa delle vendite di latte vaccino. Alcune aziende casearie stanno aggiungendo questi prodotti nei loro portafogli. Tuttavia, questo aumento è inferiore alla perdita di vendite di latte alimentare. In crescita invece le esportazioni di formaggio: nel periodo gennaio-luglio, si è registrato un +20% di export verso la Cina, un +7% verso gli USA e un +5% verso il Giappone. In generale si prevede un incremento complessivo delle esportazioni UE di circa il 2%; al contrario la domanda interna dovrebbe rimanere stabile. Anche nel 2020 si dovrebbe mantenere lo stesso trend, stabile il consumo interno e in crescita l’export.

Market developments in the D A IRY P ROD U C TS

20 1 9

20 20

M I LK

P r o d u ct i o n

+0 . 6 %

+0 . 6 %

Mi lk

E xp o r t s

+4 . 8 %

-4 .1 %

D ai ry

Im p o rt s

+7 . 4 %

+0 . 0 %

•Note

Co n s u m p t i o n

+0 . 5 %

+0 . 3 %

nts in the EU

M I LK 20 1summer 9 0 Warmer than usual in20 2many parts of th M i l k c o l l e c tRelative ion +0pasture .5 % index of growth +0 . 7 % Period of analysis 1 July – 31 August D ai ry h e rd -0 .7 % -0 .4 % •Note: compared with previous year Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.8_2019_ottobre-novembre

Over t rainfa many northe 49 impac


SOSTENIBILITA’

SIG,LANCIA I CARTONI DI PLASTICA RICICLABILE

SIG, importante società svizzera nel campo di ricerca e innovazione dei materiali, è anche all’avanguardia nell’innovazione sostenibile: ha recentemente lanciato sul mercato delle nuove tipologie di cartoni per bevande realizzati con polimeri riciclati, a partire da rifiuti plastici post-consumo. I rifiuti misti di plastica raccolti, vengono trattati in un processo che valorizza il materiale e lo trasforma in un materiale di alta qualità per uso alimentare. Ace Fung, Product Manager Sostenibilità di SIG, ha dichiarato: “l’utilizzo di polimeri riciclati post-consumo 50

nei nostri imballaggi si aggiunge al nostro portafoglio di soluzioni per aiutare i clienti a rispondere alla domanda dei consumatori di imballaggi più sostenibili. Quest’ultima innovazione dimostra l’impegno di SIG per un’economia circolare e per affrontare i problemi ambientali legati ai rifiuti in plastica. Questo è un altro impegno positivo per SIG e per l’industria dell’imballaggio in cartone”. I polimeri riciclati offrono la stessa alta qualità e hanno le stesse proprietà dei polimeri ottenuti interamente da materie prime

vergini. Eventuali contaminanti vengono eliminati durante la lavorazione, rendendo il contenuto riciclato completamente sicuro per gli imballaggi alimentari. I polimeri riciclati offerti da SIG saranno certificati secondo lo standard ISCC PLUS per consentire ai clienti di rintracciare il contenuto riciclato lungo tutta la catena del valore, dai flussi di rifiuti post-consumo alla lavorazione e all’utilizzo nella produzione di nuovi cartoni.

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MEMO FOOD CLIP, “MOLLETTA HITECH” CHE DICE QUANDO IL CIBO SCADE

H24Invent, un’invention factory veneta, ha pensato e messo in commercio un prodotto che tiene unite innovazione e sostenibilità, creatività e design. Il prodotto di chiama Memo Food Clip, una soluzione brevettata e composta da una clip promemoria che si può applicare agli alimenti e da un’app che attraverso lo smartphone avverte (tre giorni e 24 ore prima) dell’imminente scadenza dei cibi conservati in frigo o nella dispensa di casa. Un costo sociale ed economico: in Italia, nel 2018, sono stati sprecati 15 miliardi di euro in cibo. “I dati sullo spreco di alimenti sono

impressionanti, nonostante negli ultimi anni ci siano state numerose campagne di sensibilizzazione sul tema – ricorda Enrico Ranzato, amministratore delegato e socio fondatore di H24Invent. Vista l’entità del problema abbiamo pensato al modo di utilizzare la tecnologia per trovare una soluzione a un fenomeno che non colpisce solo il quotidiano delle famiglie italiane, ma è un vero e proprio tema etico a livello globale». Come funziona Una clip da applicare agli alimenti, utile anche per chiudere sacchetti.

E un’app collegata, scaricabile sullo smartphone, che permette di inserire, in maniera intuitiva e veloce, la data di scadenza. Non solo: volendo si possono aggiungere, sempre con grande facilità, info sul prodotto, quali, ad esempio, il prezzo o la data in cui è stata aperta la confezione. Le clip, quattro per confezione, sono di colore diverso: ognuna è dotata di un microchip che dialoga con l’app. All’utente arriverà un alert tre giorni e 24 ore prima della scadenza.

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SANA UP, IL NUOVO SALONE BIO

a Marca, il 15 e 16 gennaio, ci sarà spazio per i nuovi prodotti innovativi biologici A BolognaFiere nasce un nuovo Salone, a supporto della mostra MARCA: il SANA UP che si svolgerà il 15 e 16 gennaio. Fra i nuovi temi affrontati si ritrovano: la crescente attenzione verso i prodotti a declinazione bio e i prodotti free from per persone con intolleranze alimentari; il tema della tracciabilità e della blockchain; la crescente offerta, in chiave salutistica, della ristorazione collettiva che con sempre maggiore incidenza inserisce prodotti a filiera bio e, per concludere, la maggior presenza sugli scaffali delle catene distributive degli snack salutistici e dei piatti pronti, fenomeno in qualche misura correlato alla progressiva destrutturazione di pasto e cena.

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Il nuovo Salone è frutto della collaborazione con ADM (Associazione della Distribuzione Moderna) e del know-how specifico di BolognaFiere nei settori del biologico, che ha generato una nuova sinergia tra le due fiere SANA, il Salone internazionale del biologico e del naturale e MARCA, Private label conference and exhibition. SANA UP sarà lo spazio che darà visibilità ai prodotti più innovativi del settore bio, una vetrina per proporre le ultime novità e facilitare il contatto fra i produttori di questo settore (food e non food) e i rappresentanti delle grandi insegne della DMO e degli altri canali di vendita, che ogni anno partecipano a Marca.

Al tema delle intolleranze alimentari e alla crescente proposta da parte dei produttori di linee dedicate sarà invece dedicato uno speciale focus sui free from che vedrà anche il coinvolgimento delle principali associazioni di riferimento. Altro ambito in cui si concentra l’attenzione dei consumatori e dei produttori è la tracciabilità dei prodotti che sarà affrontata nei suoi diversi aspetti: tecnologie, packaging, blockchain. La digitalizzazione dei controlli anche in abbinamento alla blockchain è altro tema importante, peraltro propedeutica al tema delle vendite online, modalità sempre più centrale per la DMO.

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GERMANIA, ALLO STUDIO NUOVE ETICHETTATURE DEI PRODOTTI Riformulare le etichette sui prodotti per dare maggiori informazioni ai consumatori e, contemporaneamente, lavorare per ridurre gli zuccheri, puntando a una dieta equilibrata: sono alcuni degli obiettivi che si è posto il settore industriale lattiero caseario, la German Dairy Industry (MIV), che sostiene la strategia nutrizionale del governo federale, come è puntualizzato dalla stessa associazione, nell’ultimo Rapporto Milch – Politik. A dicembre è stata avviata in Germania la strategia nazionale di riduzione e innovazione per lo zucchero, i grassi e il sale nei prodotti, strategia che ha lo scopo di aiutare a promuovere uno stile di vita sano e ridurre il sovrappeso e l’obesità, specialmente tra gli adolescenti. In accordo con il Ministero federale

dell’alimentazione e dell’agricoltura (BMEL) e il Max Rubner Institute, il MIV ha pubblicato un contributo del settore lattiero caseario lo scorso dicembre, che include una parte relativa alla riduzione dello zucchero nello yogurt. Nel frattempo, il BMEL ha presentato un documento che prevede che i prodotti lattiero-caseari zuccherati per i bambini devono raggiungere una riduzione media del 15% del contenuto totale di zucchero entro il 2025. Il MIV vuole fornire, tra l’altro, un modello per un’etichettatura alimentare comprensibile e comparabile per alimenti trasformati e confezionati, tenendo conto della situazione giuridica dell’Unione europea. Questa etichettatura sui prodotti, estesa e volontaria, ha lo scopo di facilitare le scelte per i con-

sumatori, che sono stati coinvolti nella scelta dei modelli. La maggior parte degli approcci presentati dall’industria lattiero casearia tedesca valuta i vari alimenti come parte di una dieta altamente complessa basata su alcuni criteri. Secondo il MIV, un’etichetta di imballaggio valutativa codificata per colore (in rosso l’ingrediente presente in percentuale maggiore, in verde quello minore) è e rimane un modello (troppo) semplice per valutare correttamente la varietà e la complessità del cibo. Più in generale, è ancora in dubbio se queste indicazioni spingano davvero i consumatori verso un’alimentazione più sana, per evitare l’obesità. Le prove per questo ancora mancano, sottolinea il rapporto MIV.

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INNOVAZIONE

PER IL FUTURO DELL’AGRICOLTURA L’INNOVAZIONE HA UN RUOLO CHIAVE La conoscenza e l’innovazione in agricoltura devono camminare sulla stessa lunghezza d’onda e muoversi in maniera trasversale. È uno dei punti del Rapporto sui sistemi di informazione e innovazione agricola, (Agricultural Knowledge and Innovation Systems – AKIS) da poco presentato e accolto in maniera positiva dal commissario Phil Hogan. La relazione sottolinea il ruolo chiave che l’innovazione svolgerà in futuro per il settore agroalimentare, aiutando gli agricoltori e le comunità rurali ad affrontare le sfide di

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oggi e di domani. Tuttavia, uno dei risultati evidenziati nel Rapporto è che i sistemi di conoscenza e innovazione agricoli nazionali e regionali non sono attualmente sufficientemente integrati. Le prestazioni di questi sistemi variano notevolmente da uno Stato membro all’altro e talvolta in diverse regioni di uno stesso Stato membro. Ciò limita il loro potenziale nel far fronte alle sfide future. Inoltre, anche se abbondanti, la conoscenza e quindi le informazioni accessibili in Europa sono spesso

frammentate e la loro applicazione poi nel campo pratico è insufficiente. Ecco perché, sottolinea il Rapporto, il costruire sistemi di conoscenza e innovazione agricoli più forti sarà uno dei punti chiave per arrivare a stimolare l’innovazione nel settore. Rafforzando questi sistemi, gli scambi di conoscenze e i processi di innovazione saranno meglio strutturati e contribuiranno ad accelerare l’innovazione nel suo complesso. Questo comporterà anche un risparmio sui costi.

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BANDO UE: RICERCA E INNOVAZIONE PER LA SICUREZZA ALIMENTARE

Anche per la sicurezza alimentare, l’Unione Europea percorre la strada dell’innovazione. La Commissione europea ha pubblicato un bando per lo sviluppo di una piattaforma dedicata alla ricerca e all’innovazione in ambito food security. Aperto il 15 ottobre, c’è tempo fino al 22 gennaio per l’invio delle proposte. L’obiettivo è di rendere più facile a enti nazionali di sicurezza alimentare, agenzie UE, politici, comunità scientifica e società civile coordinare le azioni per la ricerca dedicata alla sicurezza alimentare. Per la Commissione potrebbe essere sufficiente un budget di 3 milioni

di euro per realizzare al meglio il progetto; tuttavia, non saranno precluse dalla selezione proposte che richiedano altri importi. In particolare l’iniziativa mira al coordinamento dei programmi di ricerca transnazionali, all’allineamento tra i programmi di ricerca nazionali e quelli europei, nonché alla creazione di un piano programmatico per la ricerca e l’innovazione in materia di sicurezza alimentare (Food Safety Strategic Research and Innovation Agenda - SRIA) per far fronte alle aspettative dei consumatori, alle tecnologie emergenti e alle priorità politiche.

La piattaforma comprenderà informazioni sulla ricerca in materia di sicurezza alimentare e migliorerà l’omogeneità tra i finanziamenti nazionali e quelli europei alla ricerca in tale ambito. Agevolerà inoltre nuove modalità per la comunicazione in materia di sicurezza alimentare. Non mancherà il contributo di Efsa. Marta Hugas, direttore scientifico dell’Autorità europea ha sottolineato: “Individuare le priorità di ricerca in materia di sicurezza alimentare è cruciale per l’EFSA e intendiamo contribuirvi attivamente”.

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LATTE, LA CALIFORNIA INVESTE SULLE START UP Un concorso progettato per identificare nuovi prodotti lattiero caseari, che abbiano un potenziale commerciale reale. È stato messo in piedi dalla California Milk Advisory Board (CMAB), associazione del Dipartimento per l’alimentazione e l’agricoltura della California: nove startup sono le finaliste del concorso. Si muovono su vari fronti (dalle produzione di bevande probiotiche ricche di proteine passando per quelle fatte con il siero di latte alle bevande pensate come dessert) e si riuniranno a San Francisco il 7 novembre per la valutazione conclusiva. A metà ottobre hanno avuto la possibilità di visitare alcune aziende agricole e avere a loro disposizione i leader del settore

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e confrontarsi con esperti di marketing, packaging e distribuzione, per dare corpo alla loro iniziativa. Tutti i candidati che hanno superato la prima fase di selezione hanno prodotti che contengono almeno il 50% di latte e si sono impegnati a produrre il prodotto in California. Il vincitore riceverà un finanziamento di 250mila dollari, per lo sviluppo della strategia di mercato.

I motivi

I motivi che hanno portato il Cmab a indire questo concorso, li spiega il Ceo di Cmab, John Talbot, che inquadra innanzi tutto il contesto: “il consumo di latte è in costante calo negli ultimi 40 anni, per tre ragioni: la prima è il proliferare di altre be-

vande. E non sto parlando solo di quelle a base vegetale. La seconda è il calo del consumo di cereali. Il terzo – ed è un problema particolarmente sentito in California – è il calo del tasso di natalità”. “Questo è un processo in corso che non si può arrestare, non si può certo tornare indietro e il marketing da solo non può funzionare – sostiene in sintesi il Ceo del California Milk Advisory Board (CMAB) - Quello che invece si può e si deve fare è investire sull’innovazione e su nuovi prodotti che hanno come base il latte e che si rivolgano a una nuova generazione di consumatori”. Ecco spiegato il motivo sotteso alla decisione di indire il nuovo concorso aperto alle start up.

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WORLD FOOD DAY

“UNA DIETA SANA PER UN MONDO SENZA FAME”

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L’APPELLO UE: SERVONO CORRETTI STILI ALIMENTARI E RIDUZIONE DEGLI SPRECHI Il 16 ottobre si è svolta la Giornata mondiale dell’alimentazione, il cui tema quest’anno è stato “Healthy Diets for a Zero Hunger world”. Per l’occasione, il Commissario per la Salute e la Sicurezza Alimentare Vytenis Andriukaitis ha acceso i riflettori sull’importanza di adottare corretti stili alimentari e ridurre la fame a livello globale. In particolare ha ricordato l’importanza di un corretto stile alimentare che presti la dovuta attenzione, oltre che all’assunzione di sostanze nutritive, anche alla riduzione degli sprechi alimentari. I numeri sono più che allarmanti e terribilmente vergognosi, ha sottolineato: mentre oltre 800 milioni di persone soffrono la fame in tutto il mondo, oltre 670 milioni di adulti e 120 milioni di bambini (dai 5 ai 19 anni) sono obesi e gli europei sprecano 88 milioni di tonnellate di cibo ogni anno, per un totale di oltre 140 miliardi di euro. Occorre affrontare questo problema. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite hanno fissato come target il dimezzamento degli sprechi alimentari al dettaglio e al consumo entro il 2030 e la riduzione delle perdite alimentari attraverso la catena di approvvigionamento alimentare. Il Commissario ha ricordato che la Commissione Ue ha messo in atto diverse iniziative per raggiungere quest’obiettivo. E per il futuro? Secondo Vytenis Andriukaitis occorrerebbe continuare a lavorare su iniziative incentrate su scelte di vita che incoraggino un’alimentazione sana; fornire ai cittadini prodotti alimentari più sani, proteggere meglio la salute dei bambini dalla sovraesposizione ad alimenti non salutari. In generale dovrebbero essere incoraggiati stili di vita sani. Poiché molti Stati membri stanno adottando misure per introdurre ulteriori etichette nutrizionali e di origine, la Commissione ha recentemente avviato un progetto sulla riformulazione degli alimenti, che fornisce agli Stati membri una banca dati completa contenente informazioni sugli ingredienti dei prodotti venduti nei supermercati dell’UE. Ciò indurrà i consumatori ad effettuare scelte più informate, consentendo nel contempo alle autorità di monitorare i progressi in questo settore e, se necessario, adottare ulteriori misure. Diete sane derivanti da sistemi alimentari sostenibili dovrebbero essere l’obiettivo comune, a cui i modelli di consumo devono adattarsi. Ciò dovrà far parte della strategia “From Farm to Fork” ed essere integrato nel cosiddetto “Green Deal“. Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.8_2019_ottobre-novembre

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TENDENZE

FRIESLANDCAMPINA: NELLE AZIENDE IN FUNZIONE MULINI A VENTO

La collaborazione tra FrieslandCampina e EAZ wind sta dando i primi concreti frutti. Nel giro di due mesi già quasi 400 produttori di latte interessati hanno mostrato interesse per i piccoli mulini a vento, parte integrante del progetto, e da poco è stato installato il primo, nel cortile del caseificio Poppe a Zwolle. Un mulino a vento EAZ aiuta a soddisfare pienamente le proprie esigenze elettriche e può essere facilmente combinato con una piccola quantità di pannelli solari. La combinazione di sole durante il giorno e in estate e il vento di notte e in inverno assicura una generazione uniforme di energia. Da tempo FrienslandCampina si è mossa per raggiun-

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gere l’obiettivo che si è prefissata di avere prodotti a impatto ambientale zero entro il 2050. E la produzione di energia sostenibile da parte dei produttori di latte svolge un ruolo importante nel raggiungimento di tale obiettivo. Il programma Energy Farm di FrieslandCampina è stato istituito per incoraggiare i produttori di latte verso l’energia green. Oltre a progetti su larga scala come Solar e Jumpstart, dal giugno di quest’anno l’azienda lattiero-casearia offre ai suoi allevatori membri proprio l’opportunità di installare piccoli mulini a vento per rendere la propria fattoria autosufficiente dal punto di vista energetico.

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ARLA, NUOVE CASSE DI LATTE: DI COLORE NERO, MA L’IMPRONTA È GREEN Le casse del latte di Arla in Danimarca stanno diventando nere, ma in questo caso forma e sostanza non coincidono, perché l’impronta che si lasciano alle spalle è sempre più green. Arla compie un altro passo verso l’ambizioso obiettivo di avere un impatto zero a livello di carbonio entro il 2050. Le cassette che trasportano milioni di litri di latte fresco ai consumatori danesi sono ora realizzate con plastica riciclata al 100%: 300.000 nuove casse di latte arriveranno nelle strade nel prossimo anno, ma appariranno un po’ diverse. Saranno infatti nere, perché la plastica utilizzata per le casse vie-

ne riciclata dall’industria automobilistica, che non può essere prodotta nell’ex iconico colore verde. Il drastico rinnovamento delle casse del latte comporta una riduzione delle emissioni di CO2 di almeno il 30%. Solo nel primo anno, verranno risparmiati 250.000 chili di CO2, ha spiegato la cooperativa. “Siamo molto impegnati a rendere i nostri prodotti lattiero-caseari più sostenibili e gli imballaggi rispettosi dell’ambiente sono una parte centrale della soluzione. Naturalmente miriamo a produrre il minor numero possibile di nuove casse di latte, ma quando sono necessarie nuove

casse, è importante per noi fare la scelta più verde anche se ciò significa che dobbiamo affidarci a un colore più scuro”, afferma Jakob B. Knudsen, capo di Arla Danimarca. Attualmente ci sono circa 2-3 milioni di cassette per il latte di Arla in uso in Danimarca. E da anni sono state messe in atto diverse iniziative per renderle più sostenibili. Quelle rotte vengono raccolte e riutilizzate e ogni anno è organizzato un evento nazionale per ritrovare quelle che si sono perse per strada. L’anno scorso sono state rinvenute e restituite in sicurezza 100.000 casse di latte.

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FOCUS EXPORT

MERCATO ISRAELIANO DEI FORMAGGI IN PROFONDA TRASFORMAZIONE C’E’ SPAZIO PER LA QUALITÀ E PER IL MADE IN ITALY

Il mercato israeliano dei formaggi è caratterizzato da due tendenze principali e per certi effetti opposte. L’una riguarda le tipologie a pasta molle e quelle di lavorati spalmabili (per lo più cremose), l’altra le tipologie a pasta dura. Sul primo fronte, si rileva una crescente propensione al prodotto di alta qualità, per il quale i consumatori sono disposti a pagare prezzi elevati senza troppe esitazioni. Particolarmente desiderati sono i pasta molle confezionati, ma anche i formati sfusi sono interessati dal processo, che sta riequilibrando la composizione interna delle singole categorie a favore delle tipologie e dei marchi di fascia premium. In conseguenza, la crescita in valore delle vendite 2014-2019 è stata il

tratto peculiare, superiore alla crescita in volumi. Sul secondo fronte, un settore tradizionalmente molto regolato (attraverso misure quali dazi, quote latte e prezzi al consumo controllati) sta diventando ora oggetto di decisa liberalizzazione. Dal 2015, ad esempio, sono state introdotte quote esenti da dazi, previste espandersi di anno in anno con annessa graduale riduzione dei dazi fino al 2026. Tutto questo mira a far calare i prezzi e incrementare la concorrenza sui formaggi a pasta dura, ciò che sta avvenendo. Sotto il profilo più strettamente numerico, nel 2019 il consumo interno di formaggi si attesterà su poco meno di 60mila tonnellate, riconducibili per la quasi totalità ai non

lavorati, nella seguente misura: 30,6 migliaia di tonnellate di pasta molle, 12,7 di pasta dura sfusi, 12,6 di pasta dura confezionati. Similmente, il valore delle vendite ammonterà a 2 miliardi 866,8 milioni di nuovi sicli, per oltre il 92% realizzato sulle categorie di non lavorati: 1 miliardo 64,9 milioni sui pasta molle, 851 milioni sui duri sfusi, 733,6 sui duri confezionati. In termini di trend, a fine 2019 i consumi complessivi di formaggio saranno aumentati di +8,6% in volume, trainati prevalentemente dai duri in formato confezionato, e di +2,9% in valore. Naturalmente, questi tassi d’aggregato sono influenzati dagli andamenti negativi dei duri sfusi.

VARIAZIONE % DEI VOLUMI E DEL VALORE DELLE VENDITE DI FORMAGGIO (2014/2019) ELABORAZIONI SU DATI EUROMONITOR INTERNATIONAL SVOLTE DALL’UFFICIO STUDI E RICERCHE DI FONDOSVILUPPO PER L’UFFICIO POLITICHE DI INTERNAZIONALIZZAZIONE E MERCATI DI CONFCOOPERATIVE

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VARIAZIONE % ATTESA DEI VOLUMI E DEL VALORE DELLE VENDITE DI FORMAGGIO (2019/2024, A PREZZI COSTANTI 2019)

ELABORAZIONI SU DATI EUROMONITOR INTERNATIONAL SVOLTE DALL’UFFICIO STUDI E RICERCHE DI FONDOSVILUPPO PER L’UFFICIO POLITICHE DI INTERNAZIONALIZZAZIONE E MERCATI DI CONFCOOPERATIVE

Rispetto all’assetto competitivo, va segnalata la tradizionale leadership di Tnuva Food Industries, che nel 2019 controlla il 52,5% delle vendite in valore. È titolare, tra i vari, dei brand Emek (26,3%), Tnuva (7,9%), Pireuse (7,2%) e Gilboa (5,7%) che, in generale, godono tutti di notevole fedeltà presso i consumatori. Nel corso del periodo, tuttavia, la quota dell’azienda è stata pesantemente erosa (era 65,1% nel 2015), a vantaggio di Tara Dairy (11,3%) e Gad Dairies (10,9%) nonché di numerosi piccoli produttori. Questo dipende dai processi in atto nel segmento dei formaggi duri, in particolare la corsa al ribasso dei prezzi, ma anche la tendenza al prodotto premium gioca un suo ruolo, ritagliando nicchie di mercato per quelle aziende titolari di marchi nuovi e di qualità. Gli esempi sono numerosi, da Tera Dairy, che ha lanciato all’inizio del

2018 mozzarella senza conservanti, alle introduzioni di formaggi aromatizzati e di varianti ad alto contenuto proteico per gli sportivi. Relativamente alla distribuzione, il canale principale per il settore dei formaggi è quello moderno, con una quota sul valore complessivo realizzato del 78,1%. A sua volta, questo è strutturato prevalentemente intorno a discount e supermercati, entrambi a poco più del 36%. Il peso della distribuzione tradizionale è del 13,1% e, più nello specifico, 11,9% è la quota di pertinenza dei piccoli rivenditori indipendenti. Durante il quinquennio i rapporti di forza tra i vari canali e sotto-canali della distribuzione non hanno subito alterazioni radicali, ma solo movimenti modesti e localizzati. Va però evidenziata una certa ascesa delle vendite via internet, che nel 2014 detenevano lo 0,9%

(quota più bassa tra tutte) mentre chiuderanno l’anno in corso con il 7,5%. Per il prossimo quinquennio si prevedono variazioni aggregate di +8,8% sui volumi e di +10,6% sul valore. A livello di singole categorie, i pasta dura confezionati rimarranno tra le categorie trainanti, anche se la loro espansione andrà rallentando con tassi più che dimezzati sia sul valore che sui volumi di vendita. Saliranno invece prepotentemente alla ribalta i pasta molle, le cui basi per la crescita sono, come visto, già state poste tra il 2014 e il 2019. Essi saranno spinti anche da interessanti sviluppi attesi nella nicchia delle varianti premium confezionate. Qualche recupero, infine, per quanto la loro dinamica permanga negativa, è atteso sul fronte dei duri, che arresteranno il declino dei volumi.

L’analisi è tratta dalla collana “Export & Mercati”, una serie di pubblicazioni realizzate a cadenza mensile dall’Ufficio Studi e Ricerche di Fondosviluppo per l’Ufficio per le Politiche di Internazionalizzazione e Mercati di Confcooperative e scaricabili dal sito www.internazionalizzazione.confcooperative.it. Le cooperative associate potranno richiedere gratuitamente uno o più report personalizzati per Prodotti/Paese, inviando la propria richiesta all’indirizzo internationaloffice@confcooperative.it. Sempre sul sito di Confcooperative dedicato all’internazionalizzazione, le cooperative potranno trovare tutta una serie di altri servizi, strumenti ed iniziative promosse dalla Confederazione e che si ritiene possano essere di supporto nei diversi processi di internazionalizzazione. Twitter: @ConfcoopMercati Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.8_2019_ottobre-novembre

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CONFCOOPERATIVE LOMBARDIA Via Fabio Filzi 17 20124 MILANO Tel. 02 89054500 Fax. 0289054540 lombardia@confcooperative.it www.lombardia.confcooperative.it

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