MIlkcoop magazine n.3 2019

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Milkcoop magazine - Il mensile delle filiere cooperative lattiero-casearie n.3_2019_aprile

Il mensile delle filiere cooperative lattiero casearie

Il benessere animale ora è una priorità per tutti


SOMMARIO 5

EDITORIALE di Fabio Perini

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MADE IN ITALY, GRANA PADANO CON UN BOOM DI ESPORTAZIONI (+5,4%) SI CONFERMA PRODOTTO DOP PIÙ’ CONSUMATO AL MONDO a cura del Consorzio Grana Padano

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“VERDE LATTE ROSSO”

al via la campagna di comunicazione promossa da Alleanza Cooperative Agroalimentari sull’oro bianco

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BENESSERE ANIMALE

Cos’è il benessere animale, Quali sono le norme che lo regolano e Perchè ora è diventato una priorità?

BRAINSTORMING DI FILIERA 20

BENESSERE ANIMALE

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DIGITAL DAY 2019

comportamento dei consumatori e politiche europee a cura di Ermanno Comegna

la digitalizzazione per l’agricoltura e lo sviluppo delle aree rurali Intelligenza artificiale: quali orientamenti etici da perseguire?


PRIMO PIANO 28

PAC 2021-2027

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VERTICE UE-CINA

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DAZI USA

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CORTE DEI CONTI

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IMSOC

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BEST PRACTICE

da Comagri via libera a nuove proposte

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riequilibrare il partenariato strategico nel mirino di Trump, Pecorino e altri prodotti

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da dicembre ci sarà un unico sistema di controllo per le filiere agroalimentari in arrivo fondi UE per l’Italia

MOBOT

arriva il carrello-robot per fare la spesa

CARREFOUR

in Francia, al via la blockchain anche per il latte

BARILLA

il primo biscotto da agricoltura sostenibile

ECONOMIA CIRCOLARE

Agropur e Cascades insieme per il recupero di rifiuti inorganici nella filiera diary

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DMK

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GRANAROLO

Nicholas e Rodolfo Fusar Poli, soci della cooperativa Santangiolina Latte guidano l’azienda La Robinia

INTERNAZIONALIZZAZIONE

riflettori accesi sul biologico

BANDA LARGA

LA TECNOLOGIA ENTRA IN STALLA

MERCATO NORVEGESE

il gourmet stimola i formaggi importati. In futuro, sempre più spazio anche per i formaggi duri saporiti

MERCATI 48

I TREND DI MERCATO

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I TREND DI MERCATO

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I TREND DI MERCATO

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EXPERIENCE, COMODITA’ E TECH

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IL SISTEMA VALORIALE

cereali

oilseeds

latte e derivati

ecco come cambia il “teatro di vendita”

sempre più elemento distintivo e di vantaggio competitivo per le aziende

la cooperativa tedesca acquisisce ALETE acquisita la maggioranza di Venchiaredo

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CELEBRAZIONE 100 ANNI Confcooperative

con la presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella 14 MAGGIO 2019 - ORE 11,00 Auditorium Parco della Musica di Roma 4

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L’EDITORIALE LA COMUNICAZIONE elemento sempre più strategico di Fabio Perini

Dopo mesi di preparazione il 17 aprile è stata lanciata la nostra campagna di comunicazione “Verde Latte Rosso” – di rilevanza nazionale - per promuovere il latte italiano, che dà vita a oltre 400 tipologie di formaggi, di cui 53 DOP. Un’iniziativa tutta cooperativa di cui andiamo molto fieri e ne siamo orgogliosi. D’altronde la cooperazione è leader indiscusso nelle filiere lattiero-casearie: rappresenta il 70% nel Parmigiano Reggiano e il 63% nel Grana Padano; altissima anche la presenza di cooperative tra i produttori di Asiago DOP (65%) e del Pecorino Romano DOP (60%). Ancora una volta si evidenzia come la cooperazione sia capace di fare azioni di sistema che portino vantaggi e ridistribuiscano valore - economico ma non solo - lungo tutta la filiera. Oggi siamo in un mondo pervaso da ogni tipo di comunicazione e slogan, spesso anche “fake”. E noi come cooperazione dobbiamo impegnarci per essere in prima linea. Oggi la società e i cittadini vogliono avere accesso a tante più informazioni possibili su tutto, non solo su come viene prodotto il cibo ma anche su questioni etiche, sociali e ambientali delle aziende che lo producono. Questi aspetti stanno diventando i fattori sempre più importanti che guidano le scelte d’acquisto dei consumatori. E noi dobbiamo quindi essere in grado di comunicare non solo l’alta qualità dei nostri prodotti, ma anche il valore della cooperazione e il nostro costante impegno nel preservare le nostre risorse, tutelare i nostri territori, la qualità del lavoro, e generare impatti positivi anche sulla popolazione e comunità locali. Questa campagna di comunicazione è un primo punto di partenza, ma dobbiamo fare sempre di più per essere protagonisti della scena.

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Grana Padano Dop MADE IN ITALY, GRANA PADANO CON UN BOOM DI ESPORTAZIONI (+5,4%) SI CONFERMA PRODOTTO DOP PIÙ CONSUMATO DEL MONDO Nuova e significativa crescita nei mercati internazionali e segnali positivi anche da quelli del nostro Paese. Così, in estrema sintesi, può essere sintetizzato l’andamento del Grana Padano nel 2018. I dati sulle performances di quello che si conferma il prodotto DOP più consumato al mondo con un totale di 4.932.996 forme sono stati

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illustrati dal presidente del Consorzio, Nicola Cesare Baldrighi, durante l’Assemblea generale tenutasi a Desenzano del Garda, con la partecipazione dell’europarlamentare Paolo De Castro, di Fabio Rolfi, Assessore all’Agricoltura e Sistemi Verdi di Regione Lombardia, Ettore Prandini presidente Nazionale Coldiretti e Massimiliano

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Giansanti, presidente Nazionale di Confagricoltura. Con 1.938.328 forme, l’export – nel 2018 – fa segnare una crescita del 5,44%. L’Europa assorbe oltre l’82% delle esportazioni con un +4,5% rispetto al 2017. La Germania si conferma primo mercato estero con un totale di 494.768 forme. Al secondo posto la Francia con


225.856, seguita dal Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo) con 156.781. La produzione si è divisa per il 36,61% a favore delle industrie e per il 63,39% delle Cooperative. Guardando, poi, nello specifico alle aree geografiche si evidenzia che la provincia di Mantova con 27 caseifici ha prodotto il 29,23% del totale annuo; Brescia con 28 caseifici il 22,74%; Cremona con 9 caseifici il 17,81%; Piacenza con 20 caseifici l’11,37%. Il Veneto, poi, con 23 Caseifici (tenendo conto anche del latte veneto lavorato fuori Regione) raggiunge il 15,23%. “Il numero di controlli eseguiti nel 2018 – ha detto Baldrighi – è stato pari a 224 visite ispettive nei caseifici ed il risultato ottenuto è più che soddisfacente. Infatti, non sono emerse situazioni di non conformità tali da dovere intraprendere azioni correttive. Particolarmente intensa l’attività di vigilanza nei punti vendita. Gli incaricati del Con-

sorzio ne hanno infatti visitati 3.802 in tutto il territorio nazionale, metà dei quali nel Nord Italia e per oltre il 70% in Ipermercati, Supermercati e Discount. Oltre 2.968 sono stati i controlli all’estero, puntando l’attenzione sulle imitazioni e sui prodotti di italian sounding”. Guardando al futuro il presidente Baldrighi ha sottolineato che: “diverse sono le iniziative in programma, la più importante delle quali riguarda lo sviluppo di un nuovo formato per il packaging delle diverse confezioni per dare maggiore omogeneità e quindi distintività al Grana Padano DOP. E soprattutto verranno introdotte 2 nuove categorie: il 18 mesi e il 24 mesi, dopo il vistoso successo del Grana Padano Riserva nel 2018, cresciuto nelle vendite del 30%. Quest’anno ci attende un compito arduo perché, a fronte e della diffusa soddisfazione dei produttori in relazione ai risultati ottenuti negli ultimi anni, il distacco di prezzo con i prodotti concorrenti richiederà ul-

teriori sforzi per non perdere quote di mercato. Per far sì che ciò accada e conquistare nuovi spazi, dobbiamo innalzare la qualità già elevata del nostro formaggio e comunicare con ancor maggiore incisività”. Nel corso del dibattito, poi, sono state confermate le decisioni inderogabili sul benessere animale, sulla sostenibilità ambientale. Durante l’assemblea è stata presentata anche la nuova rivista ‘Grana Padano Insieme – Valore Italiano’, l’house organ del Consorzio che, come ha illustrato il direttore Stefano Berni: “vuole essere un mezzo diretto per condividere tecnicamente con tutti la vita della famiglia del Grana Padano DOP e per ricordarci che, dall’allevatore al casaro, dallo stagionatore al venditore, la nostra famiglia rappresenta una grande forza che ogni giorno deve aggiornarsi per continuare a produrre e portare nel mondo un patrimonio italiano unico di qualità, di storia, di lavoro”.

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PRODUZIONE ANNO 2018 PRODUZIONE

TOTALE FORME

MANTOVA BRESCIA CREMONA PIACENZA VENETO TRENTO BERGAMO LODI CUNEO PAVIA TOTALE FORME BERGAMO LODI CUNEO PAVIA

1.441.771 1.121.842 878.746 561.125 538.602 148.092 96.293 86.910 43.886 15.729 4.932.996 96.293 86.910 43.886 15.729

TOTALE FORME

4.932.996

PERCENTUALE SUL TOTALE ANNUO 29,23% 22,74% 17,81% 11,37% 10,92% (15,23%) *** 3,00% 1,95% 1,76% 0,89% 0,32% 100,00% 1,95% 1,76% 0,89% 0,32% 100,00%

*** PERCENTUALE OTTENUTA CONTEGGIANDO LA PRODUZIONE OTTENUTA CON LATTE VENETO FUORI DAL VENETO

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“Verde Latte Rosso”,

al via la campagna di comunicazione promossa da Alleanza Cooperative Agroalimentari sull’oro bianco

Un sito e canali social dedicati, per accendere i riflettori sull’eccellenza del latte italiano (che dà vita a oltre 400 tipologie di formaggi, di cui 53 DOP) e per valorizzare l’intera filiera lattiero casearia italiana, la più sicura al mondo: parte la campagna di comunicazione “Verde Latte Rosso”, voluta da Alleanza Cooperative Agroalimentare, che ha puntato su un claim forte e incisivo che parla di orgoglio per il latte italiano e per la sua filiera.

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Il progetto

L’iniziativa, di cui fanno parte anche sette cooperative lombarde (Caseificio sociale San Donato, Caseificio sociale Valsabbino, Latteria Ca’ De Stefani, Fattorie Cremona, Santangiolina Latte, Latteria Soresina e Virgilio), è stata presentata a metà aprile al ministero delle Ministero delle Politiche Agricole Alimentari, Forestali e del Turismo e lanciata attraverso un video che racconta quanta strada ha fatto il latte italiano (si susseguono diverse scene che raccontano la filiera e i luoghi dove vengono prodotti e consumati i più pregiati derivati del latte italiano) e invita tutti a continuare il viaggio sul sito www.verdelatterosso.it che rappresenta un percorso ricco di contenuti, elaborati da una redazione dedicata al progetto, alla scoperta delle varietà gastronomiche italiane che nascono da una materia che è prima per eccellenza. I contenuti, che verranno diffusi an-

che su Facebook e Instagram @ VerdeLatteRosso, saranno il frutto di una strategia “data driven” che mette il dato e l’analisi al centro di qualsiasi scelta. Anche quando si parla di creatività e contenuti. L’ascolto di quello che la gente dice online, ricerca su Google, commenta sui blog e forum è l’elemento fondante della strategia di produzione dei contenuti. La campagna durerà un anno. Il Presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri ha sottolineato “il ruolo di primo piano svolto dalla cooperazione che si è resa ancora una volta protagonista di un’importante azione a difesa del Made in Italy, facendosi promotrice di un progetto finalizzato a valorizzare un’intera filiera produttiva. Il settore lattiero caseario cooperativo rappresenta – ha ricordato Mercuri - circa 700 imprese a cui aderiscono circa 27.500 stalle che producono circa il 70% del-

la materia prima nazionale, ovvero circa 7 milioni di tonnellate di latte e quindi contribuisce al sistema lattiero caseario nazionale con un valore economico di circa 7 miliardi di euro che corrisponde al 50% del fatturato complessivo e un valore dell’export che ammonta a circa 560 milioni pari al 45% del valore totale dell’export dei formaggi”. Il consumo di latte in Italia è sceso del 30% negli ultimi 6 anni, è aumentato il numero degli intolleranti e ancor di più di chi crede di avere un problema col latte, si sono succedute, soprattutto attraverso i social, molte fake news, in coincidenza peraltro anche con la crescita di consumi di prodotti alternativi al latte e di una sorprendente latitanza del mondo scientifico. E un consumatore disorientato ha talvolta scelto altre strade per la propria colazione o il proprio pasto. “Questa campagna ha il pregio di rimettere al centro la forza del-

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la nostra materia prima italiana, nata dalla sapienza di chi custodisce i nostri territori e ne interpreta le tradizioni attraverso l’arte casearia, quasi totalmente all’interno di virtuose filiere cooperative. Il latte italiano è un’eccellenza, una distintività e una salvaguardia del nostro territorio”, ha commentato Gianpiero Calzolari, Coordinatore Settore lattiero-caseario Alleanza Cooperative Agroalimentari. “Sensibilizzare sul consumo del latte e dei suoi derivati, dando informazioni corrette sull’importanza di questo alimento sia per la nostra salute, sia per l’economia dei territori è fondamentale”, ha dichiarato Gian Marco Centinaio, ministro delle Politiche Agricole Alimentari, Forestali e del Turismo. “La filiera del latte Made in Italy rappresenta una garanzia per il consumatore: per questo è particolarmente importante valorizzare

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il latte 100% italiano dalla mungitura alla tavola, grazie al suo legame con il territorio e la sicurezza di controlli che non hanno eguali al mondo. Grazie all’etichetta di origine - voluta fortemente dal Governo - i consumatori possono conoscere da dove arrivano il latte e i prodotti lattiero-caseari che si portano in tavola, evitando così di cadere nell’inganno del finto Made in Italy. Abbiamo inoltre messo a disposizione oltre 400 milioni di euro a sostegno degli investimenti destinati alle filiere agricole e agroalimentari italiane. Il futuro dell’agricoltura passa necessariamente attraverso una filiera sana, virtuosa e di eccellenza”

Il ruolo della cooperazione

La filiera lattiero-casearia italiana vale 15 miliardi di euro (2,7 il valore dell’export). Il 50% di tutto il fatturato nazionale è generato dalle cooperative che detengono e

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trasformano il 70% della materia prima nazionale. In Italia vengono consegnate circa 12 milioni di tonnellate di latte: circa il 18% è destinato alla produzione di latte alimentare fresco (11%) e UHT; il 50% circa è destinato alla produzione di formaggi DOP, il restante 39% è destinato ad altri usi industriali. Il latte destinato alla produzione dei formaggi DOP è così ripartito: 44% destinato alla produzione di Grana Padano, il 32% alla produzione di Parmigiano Reggiano e il restante 24% destinato alle altre produzioni DOP. Nelle principali DOP casearie la leadership va alle cooperative: 70% nel Parmigiano Reggiano e 63% nel Grana Padano; altissima anche la presenza di cooperative tra i produttori di Asiago DOP (65%) e del Pecorino Romano DOP (60%).


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BENESSERE ANIMALE COS’È IL BENESSERE ANIMALE, QUALI SONO LE NORME CHE LO REGOLANO E PERCHÉ ORA È DIVENTATO UNA PRIORITÀ ? Il benessere animale è un concetto che da una parte è in continua evoluzione e definizione, ma dall’altra parte è sempre di più sotto i riflettori e occhi attenti della politica, dei cittadini e consumatori. Risulta quindi importante per le aziende avere a disposizione una normativa chiara di riferimento e procedure operative semplici e codificate che possano essere adottate e applicate per migliorare le performance sotto questo punto di vista. Per rispondere alle sempre maggiori esigenze della società, le aziende agricole si stanno attivando adottando strumenti e pratiche per migliorare il livello di benessere animale. Tuttavia sono ancora molteplici i passi da fare non solo da parte delle aziende - per adeguare le strutture produttive e la gestione degli animali- ma anche da parte della politica per armonizzare la normative in materia di benessere animale, incluso anche il tema dei controlli e dell’etichettatura dei prodotti.

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Il “benessere animale” è un tema di stringente attualità. Da un lato i consumatori sono sempre più attenti a questo aspetto, tanto che fra gli scaffali dei grandi supermercati è ormai facile trovare prodotti certificati in tal senso, dall’altro lato anche gli allevatori si stanno attivando, con strumenti ad hoc. Ma il concetto di “benessere animale” non è immutato, anzi, è dinamico, in costante evoluzione e grazie al progresso delle scienze, ai nuovi studi e ai diversi traguardi via via raggiunti, è soggetto a continue revisioni. Con alcuni punti fermi.

La definizione

Già negli anni Sessanta si incominciò a discutere del tema, tanto che il governo inglese commissionò a un gruppo di ricercatori la stesura di un Rapporto. Fu pubblicato il Brambell Report, in cui vennero indicate le cinque libertà degli animali, poi riprese nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’animale, proclamata a Parigi nel 1978. Le cinque libertà,

che ancora oggi vengono considerate alla base del concetto di benessere animale, sono: libertà dalla fame e dalla sete che si traduce in un libero accesso all’acqua fresca e a una dieta che soddisfi pienamente il fabbisogno dell’animale; libertà dal disagio ambientale (si ottiene fornendo loro un ambiente di vita appropriato, inclusi ripari e aree di riposo confortevoli); libertà da dolore, ferite, malattie (risultato che si raggiunge con la prevenzione o con rapide diagnosi e trattamenti); libertà di esprimere un comportamento normale (occorre dare all’animale uno spazio sufficiente, strutture adeguate, ma anche la compagnia di altri animali della stessa specie); libertà dalla paura e dallo stress (assicurando condizioni e trattamenti che evitano la sofferenza mentale). Nel 2007 è stato fatto un ulteriore passo in avanti: il Trattato di Lisbona ha identificato l’animale come un essere senziente (ovvero dotato di sensi e in grado di avere sensazioni e vivere esperienze), che deve esse-

re protetto da forme di maltrattamento e a cui devono essere garantite le migliori condizioni di vita in allevamento. Il benessere animale è divenuto così parte integrante della Nuova Strategia per la salute degli animali, definita nella Pac 2007 – 2013 dell’Unione Europea. Nel 2008 anche l’Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE) si è occupata del tema, arrivando a una definizione: “Un animale presenta uno stato di benessere soddisfacente se è sano, comodo, ben nutrito, sicuro, in grado di tenere il comportamento naturale e se non patisce disagi riconducibili ad esempio a dolore, paura, sofferenza”. Riprendendo quindi le cinque libertà individuate negli anni precedenti. Il concetto di benessere degli animali è iscritto anche nel Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), che riconosce agli animali la condizione di esseri senzienti: in particolare, impone all’Unione e agli Stati membri di tenere pienamente conto delle esigenze in

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materia di benessere animale nella formulazione o nell’attuazione di determinate politiche dell’Unione, dal momento che gli animali sono esseri senzienti. Tuttavia, l’obbligo non costituisce una base giuridica per l’Unione per legiferare su questioni relative al benessere degli animali, visto che alcune di queste materie sono di competenza esclusiva degli Stati.

La normativa

Definire in maniera chiara cos’è il benessere animale (pur essendo il concetto in continua evoluzione) è stato il passaggio preliminare necessario per arrivare a una sua regolamentazione. Che oggi coinvolge diversi aspetti, dalle norme che gli allevatori devono rispettare per avere una certificazione in materia, fino ai necessari controlli. La normativa si sviluppa su piani diversi, nazionali e internazionali. In Europa Rimanendo sul fronte europeo, il benessere degli animali costituisce un ambito importante del mandato EFSA, l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare, chiamata a fornire pareri scientifici che hanno lo scopo di assistere i gestori del rischio nell’individuazione di metodi volti a ridurre dolore, disagio e sofferenza inutili per gli animali e, ove possibile, a migliorarne il benessere. L’Unione europea vanta tra i più elevati standard di benessere animale al mondo. Il quadro generale di azione dell’Unione europea per il benessere degli animali è stato definito nella Strategia dell’UE per la

protezione e il benessere degli animali 2012-2015. Nel 2017 è stata anche lanciata la piattaforma dell’UE sul benessere degli animali: riunisce 75 rappresentanti delle parti interessate, quindi ONG, esperti scientifici, Stati membri, paesi SEE (Spazio economico europeo), organizzazioni internazionali ed EFSA. Per la prima volta tutti i principali attori dell’UE si sono incontrati per scambiarsi esperienze e contribuire a migliorare il benessere degli animali. L’obiettivo generale è di promuovere il dialogo tra le autorità competenti, le imprese, la società civile, gli esperti scientifici sulle questioni legate al benessere degli animali che riguardano i cittadini dell’Unione europea. Non più quindi solo norme ad hoc, ma un impegno a 360 gradi, fra diversi soggetti, per condividere il percorso in materia. Nel dettaglio, la piattaforma aiuta la Commissione nello sviluppo e nello scambio di azioni coordinate in materia di benessere animale, prestando particolare attenzione ai seguenti aspetti: una migliore applicazione delle norme UE attraverso lo scambio di informazioni e delle migliori pratiche e la diretta partecipazione dei soggetti interessati, lo sviluppo e l’utilizzo di impegni volontari da parte delle imprese, la promozione delle norme dell’UE a livello mondiale. Al termine del 2018, la Corte dei Conti Europea ha pubblicato la Relazione speciale: “Il benessere degli animali nell’Ue: colmare il divario fra obiettivi ambiziosi e attuazione pratica”. Gli auditor della Corte sono andati in Italia, Germania, Francia, Polonia e Romania per veri-

ficare i controlli che si effettuano sul benessere degli animali da allevamento e l’attuazione generale della strategia dell’Ue in questo settore e in base ai loro rapporti la Corte dei conti europea ha concluso che «L’azione dell’Ue ha avuto esito positivo in alcuni ambiti, ma permangono debolezze per quanto concerne il rispetto degli standard minimi. Vi sono margini per migliorare il coordinamento con i controlli di condizionalità e le risorse finanziarie della PAC potrebbero essere maggiormente sfruttate per promuovere standard più avanzati in materia di benessere degli animali». Luci e ombre, quindi, che indicano che la strada intrapresa è quella giusta, ma ci sono ancora margini di miglioramento.

In Italia Oltre ad iniziative europee, anche a livello di singoli stati membri si stanno portando avanti azioni per supportare le aziende a migliorare il benessere degli animali. In Italia, ad esempio, lo scorso anno il ministero della Salute ha approvato il Piano nazionale per il benessere animale (PNBA), che, in concordanza con le disposizioni previste dalle norme comunitarie, rende uniformi le modalità di esecuzione e la programmazione dei controlli, e migliora la formazione dei medici veterinari e degli allevatori riguardo le tematiche di benessere animale. Da questo, sono seguite diverse iniziative e azioni come ad esempio la recente introduzione del “veterinario in azienda”, ma non solo.

PROSPETTIVE FUTURE - standard europei basati su indicatori - Integrazione delle politiche di BA con i principali temi di sostenibilità delle politiche europee - Maggiore trasparenza e competitività dei prodotti che favoriscono il BA sul mercato europeo e internazionale - Migliore distribuzione dei costi aggiuntivi del BA nella filiera alimentare - Miglior uso e distribuzione delle misure do sostegno della PAC

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LA VOCE DEI CONSUMATORI

Nel 2016 la Commissione europea ha lanciato un EUROBAROMETRO SUL TEMA BENESSERE ANIMALE per capire la comprensione da parte dei consumatori e la loro propensione ad acquistare prodotti con questi connotati.

I risultati del sondaggio mostrano che i consumatori italiani hanno a cuore il benessere degli animali e i loro acquisti sono sempre più orientati verso questa direzione. I PRINCIPALI RISULTATI EMERSI - Il 40% degli intervistati pensa che il benessere degli animali si riferisca al dovere di rispettare tutti gli animali, il 32% invece ha a che fare con il modo in cui vengono allevati gli animali, fornendo loro una migliore qualità di vita. - Il 47% ritiene “molto importante” proteggere il benessere degli animali e il 47% ritiene che sia “alquanto importante”. - Il 43% ritiene che “con certezza in Italia gli animali negli allevamenti dovrebbero essere protetti meglio” e il 43% ritiene che “probabilmente in Italia gli animali negli allevamenti dovrebbero essere protetti meglio”. - L’80% vorrebbero avere più informazioni su come sono trattati gli animali negli allevamenti nel nostro paese. - Il 47% guarda le etichette per cercare prodotti animal-friendly.- Il 43% dei consumatori sarebbero disposti a pagare di più per prodotti più rispettosi del benessere degli animali. INFORMAZIONI CHE I CONSUMATORI RICERCANO NELLE ETICHETTE DEI PRODOTTI CHE ACQUISTANO

Allevamento di provenienza

Paese di origine

Alimentazione

Marchio sul benessere animale 0% Molto importante

20%

Importante

40%

60%

80%

Poco importante

100% 120% Non so

IN CONCLUSIONE: IL CONSUMATORE E’ SEMPRE PIÙ ATTENTO A QUELLO CHE ACQUISTA, INCLUSO ANCHE IL TEMA DEL BENESSERE ANIMALE, DI DOVE E COME VENGONO ALLEVATI GLI ANIMALI.

LE AZIENDE DEVONO QUINDI MIGLIORARE LE LORO PERFORMANCE E SAPER COMUNICARE IL VALORE DELLE LORO PRODUZIONI ANCHE SOTTO QUESTO PUNTO DI VISTA Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.3_2019_aprile

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LE AZIENDE Gli interventi e i progetti

Nell’ambito del progetto Milkcoop innovation, promosso da Confcooperative Lombardia, è stato creato un gruppo di lavoro, coordinato del prof. Angelo Frascarelli dell’Università degli studi di Perugia, in cui è stato approfondito proprio il tema del benessere animale, in un percorso durato più di un anno. È stata realizzata anche un’indagine fra gli allevatori soci delle principali cooperative lattiero-casearie lombarde, per mettere in luce quali sono le misure e gli strumenti adottati dalle aziende agricole, organizzando incontri specifici sull’argomento. In uno di questi sono stati presentati i risultati di questa indagine: indicano che molti allevatori hanno effettuato interventi a favore del benessere animale nel corso degli ultimi tre anni (un nuovo sistema di ventilazione oppure un sistema di alimentazione robotizzato o un ampliamento degli spazi interni ed esterni) e altri progetti sono in corso, fra cui l’adesione al piano paratubercolosi, una ristrutturazione aziendale e l’eradicazione della prototheca. I progetti attuati hanno avuto quasi sempre un impatto positivo sullo stato di salute degli animali, che si è tradotto nella pratica in un incremento della fertilità, una riduzione dei farmaci e in un conseguente risparmio economico, in una migliore qualità del latte e in una maggiore produttività. Per quanto riguarda la gestione aziendale, nella quasi totalità dei casi la mandria è organizzata in gruppi omogenei, tenuti in spazi separati. Per le bovine in lattazione lo spazio medio nelle aziende agricole è di 10 metri quadrati a testa, 12 metri quadrati quello per le bovine in asciutta. La malattia che colpisce maggiormente gli animali negli allevamenti è la mastite, ma spesso gli agricoltori devono 18

fare i conti anche con patologie polmonari o post parto. Su fronte alimentazione gli allevatori diversificano le razioni tenendo conto delle esigenze di bovine e manze, del tipo di animale, dello stato ginecologico. E c’è anche chi le diversifica in base al cartellino del latte. Non manca, fra domande e risposte, uno sguardo al futuro: c’è chi punta sulla conversione al biologico e chi ha intenzione di migliorare gli spazi pre e sala parto. Più in generale, molti degli allevatori intervistati vorrebbero aumentare la redditività e la competitività. Il percorso di Confcooperative Lombardia sul benessere animale (e su altri aspetti), non si ferma: sta continuando attraverso un lavoro sempre più stretto a contatto con soci e cooperative in modo da poter affrontare e sviluppare temi sempre più specifici e di interesse delle aziende, raccontando anche le loro best practice.

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BENESSERE DEGLI ANIMALI

Comportamento dei consumatori e politiche europee Pubblicata a fine 2018 la relazione della Corte dei conti europea sul benessere degli animali: si procede nella giusta direzione, ma c’è ancora della strada da percorrere di Ermanno Comegna

Durante l’edizione 2018 della conferenza sulle prospettive dell’agricoltura europea che si è svolta a Bruxelles il 6 e 7 dicembre scorso, si è parlato diffusamente del benessere degli animali ed è stato confermato come questo aspetto abbia ormai assunto un rilievo di primo piano nella gestione degli allevamenti, tanto da condizionarne anche le perfomance economiche. Non solo, il modo in cui gli animali sono trattati in zootecnia è diventa20

to, almeno in Europa, una variabile di tipo etico che influenza anche i comportamenti di acquisto dei consumatori. Gli esperti della Commissione europea hanno dedicato molto spazio del rapporto sulle previsioni a lungo termine dell’agricoltura al tema delle tendenze dei consumi alimentari ed hanno mostrato un grafico, ricavato da una ricerca demoscopica sul comportamento dei consumatori (14.000 intervistati), dal quale si evince che il 17% delle persone prevede di consumare meno carne e latticini nei prossimi cinque anni per ragioni legate al benessere degli animali. C’è una sola altra motivazione che incide di più nel frenare la domanda di prodotti zootecnici e sono i negativi effetti sulla salute che in genere le persone associano al consumo di carni, latte e derivati. Questa ragione è citata dal 40% degli intervistati, confermando così che qualcosa non funziona in termini

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di comunicazione e informazione ai consumatori, molti dei quali hanno un’immagine negativa dei prodotti di origine animale e preferiscono orientare le loro scelte di acquisto e di consumo verso altri lidi, talvolta verso certi prodotti alimentari elaborati, la cui superiorità in termini di salubrità e sicurezza è tutta da dimostrare ed appare francamente dubbia. L’industria alimentare e la distribuzione non indifferenti a tali dinamiche e stanno cercando di mettere in atto strategie di differenziazione e diversificazione produttiva che vanno nella direzione delle sensibilità manifestate dai consumatori. Così, ad esempio, alcune primarie imprese casearie del Nord Europa (Olanda, Germania, Francia) stanno attuando politiche di discriminazione del prezzo pagato agli allevatori, per il latte e per la carne, favorendo coloro che garantiscono standard più elevati di benessere


degli animali. In Olanda il latte delle mucche che pascolano è premiato dagli acquirenti industriali ed anche in Germania si cerca di incentivare economicamente l’allevamento in stabulazione libera, rispetto a quello con postazioni fisse. Sul tema del benessere degli animali è intervenuta di recente la relazione numero 31 della Corte dei Conti dell’Unione europea che è il risultato di verifiche in campo eseguite su un certo numero di Paesi membri, tra i quali anche l’Italia. E’ stata visitata la Sardegna, con degli audit a carico del sistema delle ispezioni veterinarie e del funzionamento della misura del benessere degli animali, sulla quale le autorità regionali puntano per migliorare le performance della zootecnia dell’Isola. I risultati sono stati soddisfacenti. Gli analisti della Corte dei conti Ue hanno ammesso che in Sardegna funzionano bene le ispezioni condotte dai veterinari pubblici e la specifica misura del PSR per il benessere degli animali risulta equilibrata e tale da riconoscere agli allevatori aderenti incentivi proporzionali agli sforzi richiesti. Secondo il parere dei giudici conta-

bili, l’azione dell’Ue per il benessere degli animali ha raggiunto traguardi importanti, ma persistono debolezze per quanto riguarda gli animali da allevamento. La Commissione ha emanato linee guida sulle modalità di trasporto e macellazione degli animali e sul benessere dei suini, ma la loro attuazione sul campo solleva qualche problema. In Europa vigono standard per il benessere degli animali tra i più avanzati al mondo, che comprendono norme per la stabulazione, il trasporto e la macellazione degli animali da allevamento. Tuttavia, questo implica dei costi aggiuntivi per gli operatori economici. Nel 2010 la direzione generale Salute ha stimato che tali costi ammontavano al 2% del fatturato agricolo. Nonostante gli oneri, secondo i servizi della Commissione Ue gli avanzati standard di benessere degli animali assicurano anche dei vantaggi, in termini di maggiore produttività, una qualità dei prodotti superiore e una migliore immagine aziendale. La PAC contiene degli strumenti la cui finalità è di promuovere dei miglioramenti in materia di trattamento degli animali in allevamento e le proposte di riforma per il post 2020 vanno nella direzione di consolidare tale scelta. Come noto, nel primo pilastro, i pagamenti diretti per gli allevatori sono subordinati al rispetto dei livelli minimi di benessere degli animali, tramite la condizionalità. Chi non rispetta certi standard previsti dalle normative europee e nazionali è penalizzato attraverso una decurtazione dei contributi pubblici. La politica di sviluppo rurale (secondo pilastro), invece, incentiva gli allevatori ad adottare standard più elevati e concede loro indennità finanziarie. Per il periodo 2014-2020, 18 Stati membri hanno destinato 2,5 miliar-

di di euro ai pagamenti per il benessere degli animali a titolo dello sviluppo rurale, considerando sia la quota di fondi europei che quella nazionale e regionale. Ci sono 13 su 21 PSR italiani dove è attiva la misura 14 sul benessere degli animali, con una spesa pubblica disponibile per il settennio di circa 300 milioni di euro. C’è però un problema che sicuramente gli allevatori conoscono bene ed è la duplicazione dei controlli in azienda da parte degli ispettori veterinari e di quelli incaricati di eseguire le verifiche sulla condizionalità. Secondo la Corte dei conti europea vi sono margini per migliorare il coordinamento tra i diversi sistemi di controllo e per tale ragione è partita una sollecitazione ai servizi della Commissione per rimediare, magari durante il processo di riforma in corso. Inoltre, permangono debolezze in alcuni settori, soprattutto in relazione all’abituale mozzamento della coda dei suini, all’inosservanza della normativa riguardante il trasporto su lunghe distanze e il trasporto di animali non idonei, nonché all’impiego delle procedure di stordimento al momento della macellazione. “La Corte formula una serie di raccomandazioni alla Commissione europea affinché migliori la gestione della politica in materia di benessere animale. Esse riguardano il quadro di riferimento strategico per il benessere animale, provvedimenti esecutivi più efficaci, linee guida per assicurare la conformità, il rafforzamento dei collegamenti tra condizionalità e benessere degli animali, nonché azioni per garantire un maggiore benessere degli animali attraverso la politica di sviluppo rurale”.

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Il 9 aprile 2019, 24 paesi europei hanno firmato una dichiarazione di cooperazione su "Un futuro digitale intelligente e sostenibile per l'agricoltura e le aree rurali europee" per intraprendere una serie di azioni a sostegno di una digitalizzazione di successo dell'agricoltura e delle aree rurali in Europa. Si riconosce il potenziale delle tecnologie digitali per contribuire a far fronte a sfide economiche, sociali, climatiche e ambientali importanti e urgenti che affliggono il settore agroalimentare dell'UE e le zone rurali.

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Negli ultimi due anni, il Digital Day è stato l'occasione per lanciare importanti iniziative di cooperazione nei settori del supercalcolo, dell'industria digitale, della guida connessa e automatizzata, dell'intelligenza artificiale, della blockchain e dell'eHealth.

Le 3 Dichiarazioni firmate dagli Stati membri riguardano i seguenti ambiti: - Incentivare e Responsabilizzare la partecipazione delle donne alla partita del digitale; - Promuovere un modello sostenibile per lo sviluppo dell’agricoltura e delle aree rurali attraverso l’utilizzo integrato e strategico delle tecnologie digitali; - Utilizzo strategico della digitalizzazione per valorizzare il patrimonio culturale europeo.

"Siamo lieti di vedere che così tanti Stati membri dell'UE si stanno impegnando a promuovere la cooperazione digitale in questi settori. 26 paesi europei hanno firmato oggi la Dichiarazione per aumentare la visibilità e l'empowerment delle donne nell'economia digitale. 24 Stati membri si sono impegnati a mettere in comune sforzi e risorse per un futuro intelligente e sostenibile per l'agricoltura e le zone rurali europee. E 24 paesi europei hanno optato per una cooperazione più stretta nella digitalizzazione del patrimonio culturale. Le tecnologie digitali hanno il potenziale per migliorare la qualità della vita nelle zone rurali affrontando importanti sfide economiche, sociali e ambientali e contribuendo a preservare il ricco patrimonio culturale europeo e renderlo accessibile a tutti. Alla luce di ciò, è importante che questi sviluppi siano inclusivi. Unire le forze è essenziale per costruire un futuro digitale per l'Europa e dobbiamo agire rapidamente su tutti i fronti, poiché la richiesta di una buona connessione, delle competenze pertinenti e dell'accesso al mondo online sta crescendo rapidamente in tutti i settori. Possiamo realizzare un mercato unico digitale funzionante solo promuovendo la digitalizzazione e abbattendo gli ostacoli. Incoraggiamo i paesi partecipanti a dare seguito ai loro impegni con azioni rapide e siamo pronti a sostenerli. European Commission Vice-President Andrus Ansip, Commissioners Tibor Navracsics, Phil Hogan and Mariya Gabriel

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DIGITAL DAY 2019 LA DIGITALIZZAZIONE PER L’AGRICOLTURA E LO SVILUPPO DELLE AREE RURALI Il settore agricolo europeo è uno dei principali produttori di alimenti al mondo, garante della sicurezza alimentare e della qualità e fornitore di milioni di posti di lavoro per gli europei, ma si trova anche ad affrontare molte sfide. Le tecnologie digitali come Artificial Intelligence (AI), robotica, blockchain, High Performance Computing (HPC), Internet of Things (IoT) e 5G hanno il potenziale per aumentare l'efficienza dell'azienda agricola migliorando al tempo stesso la sostenibilità economica e ambientale. Un maggiore uso delle tecnologie digitali può avere un impatto positivo anche sulla qualità della vita nelle zone rurali, facilitando anche il ricambio generazionale in agricoltura e nelle altre attività economiche presenti sul territorio. La Dichiarazione firmata è un punto di partenza per facilitare e accelerare la trasformazione digitale nel settore agricolo dell'UE e nelle aree rurali.

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Il tema della digitalizzazione in agricoltura è un tema molto importante e strategico, al centro anche delle politiche europee. Ciò emerge chiaramente già dalla Comunicazione sul futuro dell'alimentazione e dell'agricoltura, pubblicata dalla Commissione europea a fine 2017, in cui sono stati presentati gli orientamenti su cui si dovrebbe basare la prossima PAC 2021-2027. Qui, la Commissione ha riconosciuto che la futura Politica Agricola Comune dovrà consentire al settore agricolo dell'UE di affrontare al contempo tutta una serie di sfide che mettono insieme i temi dell’ambiente, della redditività e dello sviluppo delle aree rurale. E in particolare, si evidenzia che la digitalizzazione intesa in modo strategico e integrato è un elemento cruciale per garantire sostenibilità e competitività al settore. Nella Dichiarazione firmata in occasione del Digital Day 2019, l’UE conferma questa sua volontà, identificando l'agricoltura come una delle aree chiavi per l’applicazione del digitale. Viene altresì sottolineato che la trasformazione digitale dei sistemi agricoli e delle aree rurali non sarà immediata e semplice e richiederà sicuramente importanti investimenti. In particolare, gli Stati membri hanno convenuto di collaborare più strettamente al fine di rafforzare il sostegno alla ricerca in settori quali l’agricoltura intelligente e la tracciabilità dei prodotti alimentari. Istituiranno inoltre un’infrastruttura di innovazione a livello europeo per un settore agroalimentare europeo intelligente e creeranno un dataspace europeo per le applicazioni agroalimentari intelligenti.

“L’agricoltura

e le aree rurali europee devono beneficiare pienamente del processo continuo di trasformazione digitale che sta interessando le nostre economie e società. Gli Stati membri riconoscono l’importanza e l’urgenza di lavorare insieme al fine di migliorare la competitività del settore agricolo e il benessere dei cittadini che vivono nelle zone rurali. L’impegno di oggi degli Stati membri è un chiaro segnale che va in questa direzione. La Commissione sosterrà e faciliterà le azioni che verranno intraprese.” I PRINCIPALI ASPETTI CONTENUTI NELLA DECLARATION

“A smart and sustainable digital future for European agriculture and rural areas” 1) MAGGIORE SUPPORTO ALLA RICERCA PER:

- Sviluppare digital solution per l’agricoltura di precisione - Facilitare la diffusione e utilizzo delle digital solution nelle aree rurali - Far sì che l’Europa rimanga leader e all’avanguardia nello sviluppo della smart agrifood - Supportare le attività di ricerca, sviluppo e innovazione sui temi legati alla food traceability - Dare priorità allo sviluppo di soluzioni adatte al tipico modello delle aziende agricole europeo (family farm model)

2) SVILUPPO DI INFRASTRUTTURE PER L’INNOVAZIONE, ATTRAVERSO:

- Identificazione di almeno 5 centri europei all’avanguardia su larga scala - Valutazione e sperimentazioni nelle infrastrutture presenti in Europa - Accrescere le iniziative già in corso come gli SmartAgriHubs network - Sviluppare network tra i digital innovation hubs, inclusi quelli focalizzati sull’agrifood - Accompagnare gli agricoltori nello sviluppo delle competenze digitali - Trovare nuove modalità di implementazione e partecipazione a progetti basati sull’IoT in agricoltura

3) CREAZIONE DI UN DATASPACE EUROPEO DEDICATO ALLO SVILUPPO DI APPLICAZIONI PER L’AGRIFOOD, ATTRAVERSO:

- Facilitazione dello scambio e condivisione di dati e informazioni tra agricoltori e altri attori delle filiere agroalimentari - Sviluppo e messa punto di sistemi avanzati di dataset che integrino dati di diverse tipologie (geosatellitari, ambientali, climatici, metereologici, ecc.) - Sviluppo di soluzioni basate sull’IA

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INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Quali orientamenti etici da perseguire?

L'intelligenza artificiale (AI) è diventata un'area di importanza strategica e un fattore chiave per lo sviluppo economico. Può portare soluzioni a molte sfide sociali, economico e produttivo. Tuttavia, gli impatti socio-economici, legali ed etici devono essere attentamente affrontati. Contesto Nell’aprile del 2018, la Commissione ha pubblicato una Comunicazione con orientamenti strategici in termini di Intelligenza Artificiale e propone un approccio europeo all’intelligenza artificiale basato su tre principali pilastri: - Essere all’avanguardia per gli sviluppi tecnologici e incoraggiare l’adozione del digitale da parte del 26

settore pubblico e privato. - Essere pronti, in termini di risorse, di strategie di business e modelli organizzativi, all’adozione di sistemi basati sull’IA. - Garantire un quadro etico e legale appropriato allo sviluppo e utilizzo di intelligenza artificiale Infatti, nonostante le enormi potenzialità che l’IA offre, e mentre si sta andando avanti in questa direzione, bisogna anche prendere in considerazione tutta una serie di questioni etiche e legali, legate principalmente alla responsabilità o alla correttezza del processo decisionale. Proprio per capire meglio le implicazioni etiche, nel 2018, la Commissione ha costituito un gruppo di lavoro per individuare linee guida che

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definissero e proteggessero aspetti etici legati allo sviluppo dell’intelligenza artificiale (pubblicate l’8 aprile 2019). In particolare, sono stati identificati, 7 elementi fondamentali per un’IA affidabile: - Azione e sorveglianza umana: i sistemi di IA dovrebbero promuovere lo sviluppo di società eque sostenendo l’azione umana e i diritti fondamentali e non dovrebbero ridurre, limitare o sviare l’autonomia dell’uomo. - Robustezza e sicurezza: per un’IA di cui ci si possa fidare è indispensabile che gli algoritmi siano sicuri, affidabili e sufficientemente robusti da far fronte a errori o incongruenze durante tutte le fasi del ciclo di


vita dei sistemi di IA. - Riservatezza e governance dei dati: i cittadini dovrebbero avere il pieno controllo dei propri dati personali e nel contempo i dati che li riguardano non dovranno essere utilizzati per danneggiarli o discriminarli. - Trasparenza: dovrebbe essere garantita la tracciabilità dei sistemi di IA. - Diversità, non discriminazione ed equità: i sistemi di IA dovrebbero tenere in considerazione l’intera gamma delle capacità, delle competenze e dei bisogni umani ed essere accessibili.

- Benessere sociale e ambientale: i sistemi di IA dovrebbero essere utilizzati per promuovere i cambiamenti sociali positivi e accrescere la sostenibilità e la responsabilità ecologica.

- Responsabilità intesa anche come accountability: dovrebbero essere previsti meccanismi che garantiscano la responsabilità e l’accountability dei sistemi di IA e dei loro risultati. Nell’estate del 2019 la Commissione avvierà una fase pilota con la partecipazione di un’ampia gamma di parti interessate.

La Commissione intende promuovere a livello internazionale questo approccio relativo all’etica dell’IA, perché le tecnologie, i dati e gli algoritmi non conoscono frontiere. Per questo la Commissione rafforzerà la cooperazione con i partner che condividono gli stessi principi, come il Giappone, il Canada e Singapore, e continuerà a partecipare attivamente alle discussioni e alle iniziative internazionali, anche a livello di G7 e G20. La fase pilota coinvolgerà anche imprese di altri paesi e organizzazioni internazionali.

La Commissione sta adottando un approccio articolato in tre fasi: definizione dei requisiti fondamentali per un’IA affidabile, avvio di una fase pilota su larga scala per raccogliere le osservazioni delle parti interessate e impegno volto al raggiungimento di un consenso internazionale per un’IA antropocentrica. Andrus Ansip, Vicepresidente e

Commissario responsabile per il Mercato unico digitale, ha dichiarato: “Mi congratulo per il lavoro svolto dai nostri esperti indipendenti. La dimensione etica dell’intelligenza artificiale non può essere considerata un’opzione di lusso né un complemento accessorio: solo con la fiducia la nostra società potrà trarre il massimo vantaggio dalle tecnologie. L’intelligenza artificiale etica è una proposta vantaggiosa per tutti, che può offrire un vantaggio competitivo all’Europa, ossia quello di essere leader nello sviluppo di un’intelligenza artificiale antropocentrica di cui i cittadini possono fidarsi. Un’ampia gamma di settori, come l’assistenza sanitaria, il consumo energetico, la sicurezza delle automobili, l’agricoltura, i cambiamenti climatici e la gestione dei rischi finanziari, potrà trarre beneficio dall’intelligenza artificiale (IA).“ Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.3_2019_aprile

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PRIMO PIANO Unione europea

PAC 2021-2027

da Comagri via libera a nuove proposte

Una maggiore attenzione al benessere animale, il sostegno ai piccoli agricoltori, ai giovani e alle donne, la promozione dei servizi di consulenza aziendale, in modo da permettere una maggiore consapevolezza e formazione anche sulle innovazioni digitali e anche un rinvio dell’entrata in vigore dei piani nazionali: sono alcune delle proposte approvate dalla Commissione Agricoltura del Parlamento Ue sulla riforma della Pac post 2020. L’obiettivo generale è di soddisfare le aspettative degli agricoltori e dei consumatori, garantendo equità e flessibilità.

Gli interventi

Nel dettaglio si chiede di posticipare l’entrata in vigore dei piani nazionali Pac al 2022, di dare un tetto 28

agli aiuti che ammonta a oltre 100 mila euro per le grandi aziende e prevedere incentivi per redistribuire le risorse fra le piccole imprese. Si chiede anche di destinare il 20% del bilancio degli aiuti diretti e il 30% dello sviluppo rurale a sostegno di azioni per l’ambiente e il clima. Senza dimenticare il benessere animale: è stato infatti chiesto di inserire nei piani strategici nazionali anche pratiche che vanno in questa direzione. Almeno il 5% della dotazione nazionale per i pagamenti diretti dovrebbe essere destinato a un sostegno complementare al reddito ridistribuivo per gli agricoltori di piccole e medie dimensioni e almeno il 2% del budget andrebbe poi utilizzato per i pagamenti diretti a sostegno

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dei giovani agricoltori. Inoltre, i deputati invitano gli Stati membri ad adottare azioni specifiche per promuovere una maggiore inclusione e partecipazione delle donne nelle economie rurali e di utilizzare a tal fine i finanziamenti per lo sviluppo rurale.

L’iter

Il testo approvato in Comagri dovrà essere esaminato dal Parlamento europeo dopo le elezioni, in programma a fine maggio. Dopo il voto, la Conferenza dei Presidenti (composta dal Presidente del Parlamento europeo e dai leader dei gruppi politici) deciderà se inviare il testo in Plenaria oppure riaprire il dossier.


VERTICE UE-CINA

riequilibrare il partenariato strategico

Nel corso del mese di aprile si è tenuto il 21º vertice UE-Cina, che ha rappresentato un momento di discussione di alto livello in materia di programmi bilaterali e multilaterali. Il Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk hanno rappresentato l'Unione europea al vertice. La Repubblica popolare cinese era rappresentata dal suo primo ministro, Li Keqiang. "Nel mondo di oggi il nostro partenariato è più importante che mai. È nostra convinzione che lavorando insieme possiamo rendere il mondo un luogo più forte, più sicuro e più prospero", ha dichiarato il presidente Jean-Claude Juncker. "Da buoni amici, dovremmo però ammettere con onestà che non è stato fatto abbastanza per sviluppare relazioni

economiche più equilibrate e reciproche o per rispettare gli impegni assunti nel corso del vertice di Pechino dello scorso anno, in particolare per quanto riguarda gli scambi e gli investimenti. L'Europa vuole investire di più in Cina e incrementare gli scambi con il paese. A tal fine, però, occorrono regole che consentano di sviluppare gli scambi e gli investimenti. Vogliamo lavorare con la Cina perché crediamo nel potenziale del nostro partenariato."

quità delle condizioni di concorrenza; - un accordo sul mandato per il dialogo UE-Cina in materia di politica di concorrenza; - una dichiarazione congiunta sull'attuazione della cooperazione UE-Cina in materia di energia; - un mandato per uno studio congiunto volto a identificare i corridoi di trasporto ferroviario più sostenibili tra l'Europa e la Cina.

Oltre alla dichiarazione congiunta adottata al termine del vertice, che dimostra la portata e la profondità della cooperazione tra le due parti, al vertice sono stati convenuti diversi altri risultati concreti, tra cui: - un memorandum d'intesa relativo al dialogo sul controllo degli aiuti di Stato e sul sistema di analisi dell'e-

Tra i vari temi discussi, i leader hanno raggiunto un accordo provvisorio sul testo relativo alle indicazioni geografiche e sulla tutela della maggioranza dei nomi delle indicazioni geografiche. Si sono poi impegnati a collaborare per risolvere le questioni in sospeso al fine di concludere i negoziati nel 2019.

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DAZI USA

nel mirino di Trump, Pecorino e altri prodotti Ci sono il Pecorino e altri formaggi come Emmental, cheddar, ma anche yogurt, burro, vini frizzanti e non, agrumi, olio d'oliva, marmellata nella lista preliminare dei prodotti europei ed italiani a cui l'amministrazione Trump potrebbe applicare dazi in risposta agli aiuti ad Airbus. E' quanto emerge dalla documentazione resa nota dall'amministra-

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zione Usa. Gli Stati Uniti minacciano innanzi tutto di attivare dazi su elicotteri e aerei e loro componenti (fusoliere, carrelli d'atterraggio) provenienti da Francia, Germania, Spagna e Regno Unito. Ma nella lista ci sono anche prodotti alimentari e dell'industria tessile, della plastica e della carta provenienti da tutta Europa.

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Prima di attivare queste misure, gli Stati Uniti attenderanno che il Wto stimi il valore di quelle che vengono definite 'contromisure' rispetto ai sussidi europei a Airbus. Un tema che, insieme a quello degli aiuti dati, secondo l'Ue, da Washington alla Boeing è da 14 anni al centro di un forte contenzioso tra Bruxelles e Washington.



CORTE DEI CONTI

riflettori accesi sul biologico

Il sistema di controllo dei prodotti biologici nella Ue è migliorato rispetto al passato, ma restano alcune criticità, che comportano nuove sfide da affrontare. Lo mette in luce la nuova relazione della Corte dei conti europea. La normativa Ue che disciplina i sistemi di controllo punta a far sì che i consumatori sappiano che sono state rispettate tutte le regole previste nel settore bio, in ogni fase della filiera. Un rigoroso sistema di controllo che copra l’intera filiera agroalimentare, dai produttori ai trasformatori, agli importatori e ai distributori, è quindi indispensabile per fornire a chi acquista la certezza che i prodotti biologici che finiscono nel carrello siano effettivamente tali. La Commissione europea svolge un ruolo centrale vigilando sul sistema di controllo. La Corte aveva già effettuato verifiche al riguardo qualche anno fa e ora nella relazione ha messo nero su bianco che rispetto all’audit precedente, nei vari Paesi il sistema di controllo è migliorato e che erano state attuate in linea di massima le raccomandazioni date. In particolare gli Stati membri in cui sono state fatte delle verifiche, hanno modificato il 32

quadro normativo e preso provvedimenti per migliorare i propri sistemi di controllo. Tuttavia restano una serie di debolezze: il ricorso a provvedimenti per far applicare la normativa non è stato armonizzato a livello dell’UE e le autorità e gli organismi di controllo degli Stati membri sono stati talvolta lenti nel segnalare le inosservanze. “Quando i consumatori acquistano prodotti biologici, fanno affidamento sull’applicazione delle norme vigenti in ogni fase della filiera di approvvigionamento, a prescindere dal fatto che si tratti di prodotti UE o importati - ha commentato Nikolaos Milionis, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione - La Commissione dovrebbe adoperarsi, assieme

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agli Stati membri, per porre rimedio alle restanti debolezze e rendere il sistema di controllo il più efficace possibile. Tale condizione è fondamentale per preservare la fiducia del consumatore nel marchio biologico dell’UE”. L’audit ha anche esaminato, più ampiamente, i regimi di importazione. Nel 2018, l’UE ha importato prodotti biologici da oltre 100 paesi terzi. La Corte ha rilevato che la Commissione ha iniziato a effettuare visite presso gli organismi di controllo nei paesi che esportano prodotti biologici nell’UE, riscontrando però alcune criticità nei controlli svolti sulle partite in entrata. La tracciabilità La Corte ha verificato anche la tracciabilità dei prodotti biologici. Nonostante i miglioramenti degli ultimi anni, specie nell’UE, per molti prodotti non è stato possibile risalire al produttore agricolo, mentre in alcuni casi la procedura ha richiesto tempi lunghi. La Corte quindi ha raccomandato alla Commissione di ovviare alle debolezze rilevate nei sistemi di controllo e di rendicontazione degli Stati membri; migliorare la vigilanza sulle importazioni, ed espletare controlli di tracciabilità più esaustivi per i prodotti biologici.


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Da dicembre, ci sarà un unico sistema di controllo per le filiere agroalimentari

Un nuovo programma digitale per i controlli sull’agroalimentare, che cambia la logica di sistema e il modo di operare: è lo scopo che si prefigge l’Imsoc, il neonato ‘Information management system for official controls’, che punta a mettere in rete e collegare fra loro tutti i sistemi di controllo già esistenti a livello Ue, per ottimizzarli, in modo da potersi difendere meglio dai parassiti che attaccano piante e animali e dalle frodi alimentari.

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Non si tratta di un semplice software, ma di una nuova logica operativa che permetterà di collegare tra loro tutti i sistemi di controllo già esistenti nell’Unione, come il RASFF (Rapid Alert System for Food and Feed) e l’AAC (Administrative Assistance and Cooperation System) per le frodi alimentari o l’Europhyto per le piante. La Commissione europea ci sta lavorando in collaborazione con gli Stati membri, e il lancio, secondo quanto comunicato

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dall’ANSA, è previsto entro il 14 dicembre 2019. La digitalizzazione della grande mole di documenti ha portato già i primi risultati: aver integrato i certificati elettronici di ispezione in Traces ha permesso all’UE, per la prima volta quest’anno, di avere dati propri sulle importazioni di prodotti biologici, che di solito vedono l’industria di settore come fonte unica. Dai nuovi dati così raccolti è emerso, per esempio, che il principale esportatore di soia bio nell’UE è la Cina, quando la Repubblica popolare è il più grande importatore al mondo di soia convenzionale. Questi elementi e soprattutto alcune irregolarità hanno quindi spinto l’Unione a osservare in modo “speciale” dal 1 gennaio 2019 le importazioni di materie prime e prodotti biologici dalla Cina. Inoltre questo nuovo sistema “sarà anche in grado di prevedere i rischi e di indirizzare i controlli dove c’è più bisogno, fermo restando che ogni operatore del sistema avrà accesso solo ai dati necessari”.


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BANDA LARGA

in arrivo fondi UE per l’Italia In arrivo fondi europei per la diffusione della banda larga veloce in Italia. La Commissione Ue ha adottato un progetto del valore di oltre 573 milioni di fondi nell’ambito della politica di coesione per sostenere questo obiettivo. Il finanziamento contribuirà a portare l’accesso veloce a Internet in aree in cui non è al momento disponibile e interesserà oltre 7mila comuni italiani, per un totale di 12,5 milioni di abitanti, e quasi 1 milione di imprese entro la fine del prossimo anno.

Il Piano digitale italiano

Il progetto fa parte del “Piano digitale italiano – banda ultralarga”, la strategia nazionale per la rete d’accesso di nuova generazione. Mira a garantire velocità di connessione di almeno 100 megabit al secondo (Mbps) per l’85% delle famiglie italiane e per tutti gli edifici pubblici - in particolare scuole e ospedali - e di almeno 30 Mbps per tutti entro il 2020. Riguarderà, in particolare, le cosiddette “aree bianche”, in cui le forze di mercato non riescono a realizzare il necessario potenziamento del-

le infrastrutture, in tutte le 20 regioni italiane. Secondo Corina Crețu, Commissaria responsabile per la Politica regionale, “questo progetto per la banda larga finanziato dall’UE, che interessa il 20% della popolazione italiana, offre opportunità commerciali senza precedenti, servizi pubblici migliori e una migliore qualità di vita per i cittadini italiani. Il progetto dimostra quale sia l’interesse primario dell’UE: un impegno molto concreto volto a migliorare la vita quotidiana dei cittadini”. Mariya Gabriel, Commissaria responsabile per l’Economia e la società digitali, ha sottolineato che “un’infrastruttura a banda larga di elevata qualità è essenziale nell’economia e nella società di oggi. I cittadini beneficeranno pienamente del mercato unico digitale quando disporranno di un accesso illimitato alle reti più efficienti, che consentono di accedere in modo più diffuso a nuovi prodotti, servizi e applicazioni. Tali progetti gettano le basi per un’Europa digitale inclusiva e competitiva”.

L’Italia è il secondo maggiore beneficiario dei Fondi strutturali e d’investimento europei, compresi i fondi della politica di coesione, con uno stanziamento di 44,7 miliardi di € per il periodo 2014-2020. Agli investimenti nella banda larga e nei servizi digitali sono destinati complessivamente 1,9 miliardi di €. Inoltre è il secondo maggiore beneficiario, in termini assoluti, del piano di investimenti per l’Europa, il piano Juncker, con 63,3 miliardi di euro in investimenti aggiuntivi già mobilitati e oltre 286.000 piccole e medie imprese che hanno potuto trarre vantaggio da un migliore accesso ai finanziamenti. Nel prossimo bilancio a lungo termine dell’UE la Commissione propone di assegnare all’Italia 43,5 miliardi di euro di fondi della politica di coesione, una dotazione finanziaria che registra un aumento di 8,5 miliardi di euro nonostante un contesto di generale riduzione di questi investimenti, al fine di sostenere una ripresa economica duratura nel paese.


MOBOT

arriva il carrello-robot per fare la spesa

Addio alla fatica di trasportare le buste della spesa: ora basterà un click sul cellulare e arriverà in aiuto MoBot, il primo carrello della spesa robotizzato, che porterà gli acquisti dal negozio a casa in maniera sicura e autonoma, adeguandosi anche al passo dell’utente. La sperimentazione è stata avviata a Peccioli, borgo dell’alta Valdera, in provincia di Pisa. MoBot, acronimo di Mobile Robot si controlla con un’app direttamente dallo smartphone ed è stato sviluppato da Mediate Srl, azienda spinoff della Scuola Superiore Sant’Anna, con il coinvolgimento del suo Istituto di BioRobotica e grazie al sostegno del Comune di Peccioli e della Belvedere SpA. Dopo alcuni test sperimentali avviati lo scorso anno, cui hanno partecipato gli stessi abitanti del borgo, è stato possibile rendere ottimale la fruibilità del robot, perfezionando alcune

funzionalità. La app adesso è anche in grado di stimare il tempo di arrivo del MoBot, dal momento della chiamata. L’utente può così monitorare il tempo necessario per raggiungere la sua abitazione, come il tempo necessario per eseguire una determinata commissione. Tra le novità di MoBot, anche l’adeguamento della velocità alla camminata dell’utente, caratteristica non banale poiché varia in base alle persone che lo andranno a utilizzare. È stata migliorata in maniera significativa l’interazione del robot con l’ambiente, in particolare per la convivenza con altri veicoli (automobili), pedoni o ostacoli di altra natura, durante sia la parte di navigazione autonoma, sia durante quella che viene definita la fase di ‘inseguimento’, ovvero quando segue l’utente per il trasporto della merce. Ed è stata realizzata una

nuova grafica, ancora più interattiva. È stato inoltre integrato un sistema di connessione all’interno del robot, con il vantaggio di poterlo contattare da qualunque punto l’utente si trovi e non vincolarlo ad un’area geografica particolare. Il sistema permette un’alta flessibilità di gestione delle aree di copertura del servizio richiesto e potrà essere programmato e monitorato per rispondere rapidamente alle esigenze dei cittadini. In concomitanza con il nuovo servizio sperimentale di MoBot, a Peccioli è stata installata una ‘stazione di controllo’ nel centro storico, per garantire in futuro la disponibilità di un numero adeguato di robot al servizio dei cittadini. Questa infrastruttura è un passo fondamentale per garantire il proseguimento e il successo del progetto che, a breve, sarà reso fruibile dai cittadini in assoluta autonomia.

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CARREFOUR

In Francia, al via la blokchain anche per il latte Dopo il pollo, le uova e i pomodori, ora è il turno anche del latte. Carrefour Francia amplia la gamma di prodotti sulle cui confezioni è applicato un Qr code, che sfruttando la tecnologia blockchain permette ai consumatori di avere informazioni su origine, produzione e filiera. Da questo mese ha iniziato a vendere anche il suo latte fresco intero filtrato e microfiltrato, targato Carrefour Quality Line, con il Qr code. Sulla confezione del prodotto è applicato quel codice. Ogni volta che il consumatore lo scansiona con il suo smartphone, sul display viene visualizzata un’interfaccia di Carrefour in cui può controllare dove è allevato l’animale e come è stato nutrito, a seconda della stagione. Questa tecnologia consente inoltre ai consumatori di identificare le varie parti interessate all’intera filiera dei prodotti (nomi e fotografie) e di sapere, ad esempio, se utilizzano la microfiltrazione per conservare il latte o se effettuano controlli di qualità durante il processo di produzione. “Questi elementi permettono al consumatore di comprendere meglio i dati di tracciabilità e di connettersi con il mondo agricolo”, ha dichiarato un portavoce di Carrefour. “Non abbiamo sempre lo spazio per mettere queste informa38

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zioni sulla confezione del prodotto – che è già molto piena – e i consumatori non hanno sempre il tempo di leggere”. La catena di supermercati francese ha già applicato la tecnologia blockchain al suo pollo Auvergne e alla linea di pollo ingrassata in fattoria, nonché alle sue filiere di pomodoro, uova e arancia. E quella del latte è l’ultima novità. Carrefour ha spiegato che l’iniziativa è stata avviata anche per rispondere alle domande dei consumatori, che sono sempre più attenti a ciò che mangiano e che vogliono essere informati al riguardo. La dicitura Carrefour Quality Line si riferisce a prodotti che provengono da partnership a lungo termine con fornitori di carne, prodotti della gastronomia, pesce, frutti di mare, verdure, formaggio, uova e miele. La tracciabilità è al centro della campagna “Carrefour Quality Line” e i produttori che hanno aderito devono rispettare specifiche e rigorose regole. Le vacche che producono il latte per il latte CQL, ad esempio, sono in allevamenti che rispettano gli standard di benessere degli animali e si trovano entro un raggio di 30 km dal caseificio Gillot, dove è prodotta la Quality Line Carrefour.


L’analisi completa parte dalla semplicità d’uso.

L’EZ Reader legge qualsiasi Test della famiglia Charm: Betalattamici, Aflatossina M1 Quantitativa 50ppt , combinati (Beta/Tetra), (Beta/Tetra/Sulfa), (Beta/Tetra/Sulfa/Chinoloni), (Beta/Afla) Amfenicolo, Chinoloni, Sulfamidici, Tetracicline


SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

BARILLA

il primo biscotto da agricoltura sostenibile

La sostenibilità ambientale è un tema sempre più al centro delle attenzioni dei consumatori. Che anche nelle grandi catene di distribuzione cercano prodotti realizzati con processi che rispettano l’ambiente. Per questo è in aumento il numero di aziende agricole che si stanno muovendo in questa direzione. E sempre più spesso anche i grandi marchi nei loro processi produttivi si avvalgono di aziende che sostengono questi principi. Uno dei casi più recenti è quello di Barilla che è pronta a mettere sugli scaffali dei grandi supermercati un biscotto prodotto interamente con grano tenero da agricoltura sostenibile. È il primo del genere ed è stato sfornato il 4 aprile nello stabilimento di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, che è anche il più grande biscottificio d’Europa. Appartiene alla linea Buongrano del Mulino Bianco, lanciata già nel 40

2016, e nella sua nuova veste ecologista sarà nei supermercati tra una quindicina di giorni. La sua sostenibilità è garantita dalla Carta del Mulino, un disciplinare di agricoltura firmato dai vertici della Barilla e già sottoscritto da 500 imprese agricole, con l’obiettivo di raggiungerne 5mila: entro il 2022 Barilla infatti vuole approvvigionarsi da grano tenero sostenibile per tutte le 240mila le tonnellate che acquista ogni anno, in modo da allargare l’impronta green a tutti i prodotti Mulino Bianco. Dieci i punti previsti dalla Carta del Mulino, che è stata scritta con il supporto del Wwf, dell’Università di Bologna e di quella della Tuscia: si va dal divieto di utilizzo del glifosato e dei neocotinoidi - i pesticidi che uccidono le api - all’utilizzo di sementi certificate e non Ogm. Soprattutto, il nuovo disciplinare impone la rotazione delle colture, in

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modo da favorire la fertilità del suolo, e l’obbligo di riservare alla coltivazione dei fiori un’area pari al 3% della superficie destinata al grano tenero, per incentivare la biodiversità. Agli agricoltori che sottoscrivono la Carta, Barilla riconosce un premio economico che copre i costi necessari a realizzare i campi da fiori. «Di epoca in epoca le sfide che la nostra azienda ha dovuto abbracciare sono cambiate - ha dichiarato il vicepresidente del gruppo, Paolo Barilla - Siamo partiti affrontando il tema della qualità, che era il pallino di mio padre: ebbene oggi la qualità si è arricchita di contenuti diversi, come appunto quello della sostenibilità». Così, alla campagna grano duro made in Italy per la pasta - oggi Barilla ne acquista 500mila tonnellate all’anno grazie a contratti di filiera pluriennali - ora segue quella del grano tenero sostenibile per i biscotti.


ECONOMIA CIRCOLARE

Agropur e Cascades insieme per il recupero di rifiuti inorganici lungo la filiera dairy Agropur Cooperative ha introdotto un programma innovativo per il recupero di rifiuti inorganici nei suoi 28 stabilimenti canadesi, in partnership con Cascades. Il progetto di economia circolare su larga scala è il primo nell'industria casearia canadese. Agropur e Cascades hanno firmato un accordo di 5 anni per mettere in comune le loro competenze al fine di attuare una soluzione di gestione dei rifiuti industriali rispettosa dell'ambiente. Questo progetto ecologico sfrutterà un modello di economia circolare per ridurre considerevolmente gli sprechi e recu-

perare i materiali inorganici generati dagli impianti di lavorazione del latte di Agropur. "Agropur è lieta di collaborare con Cascades a un'importante iniziativa di economia circolare che introdurrà un innovativo sistema di recupero dei rifiuti industriali", afferma Robert Coallier, CEO di Agropur in un comunicato stampa. "Questo programma ecologicamente responsabile verrà implementato in tutti i nostri stabilimenti canadesi nei prossimi cinque anni. Prevediamo una riduzione del 50-60% della quantità di rifiuti che inviamo ogni anno in discarica ".

Il programma di economia circolare di Agropur fornirà una notevole quantità di rifiuti inorganici una seconda vita. Agropur sarà nel mezzo di un ciclo a valore aggiunto: venderà i suoi rifiuti industriali a Cascades, che li trasformerà in prodotti riciclati, comprese le scatole di cartone, che potranno essere riutilizzate nei processi produttivi, e così via. Il progetto fa parte dello sforzo di responsabilità sociale aziendale di Agropur, che mira a ridurre il nostro impatto ambientale un passo alla volta e onorare il loro "Better Dairy". "Better World" promette.

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ACQUISIZIONI

DMK

La cooperativa tedesca acquisisce ALETE Grandi manovre per la cooperativa lattiero casearia tedesca, DMK Group, che ha acquisito Alete, produttore di alimenti per l’infanzia. L’acquisizione, che fa parte di un più ampio processo di ristrutturazione aziendale, include i marchi, i canali di vendita e di distribuzione di Alete GmbH e German Babyfood GmbH. L’azienda, che produce già marchi come Humana, Milram, Uniekaas, con l’accordo raggiunto espande l’offerta di prodotti e rafforza la strategia di sviluppo, con un approccio orientato a soddisfare maggiormente le richieste di mercato e quindi le esigenze dei consumatori.

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“Ci aspettiamo una crescita più redditizia per il mercato degli alimenti per l’infanzia nei prossimi anni”, ha dichiarato Stefan Eckert, COO DMK Baby, spiegando che “con l’acquisizione di Alete e Milasan, stiamo ampliando la nostra gamma di prodotti. L’obiettivo è incrementare le vendite e ampliare il raggio di distribuzione”. Anche perché, ha sottolineato, “Alete è un marchio di alimenti per l’infanzia ben considerato e tradizionale in Germania. Gode​​ di un alto livello di fiducia dei consumatori, soprattutto per quanto riguarda gli alimenti per l’infanzia, che è un settore altamente dinamico e attraente con tassi di crescita

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sostenuti. Insieme al nostro marchio di latte per neonati Humana, entro breve saremo in grado di offrire ai genitori due marchi che interessano una fascia d’età diversa”. L’acquisizione appena compiuta è fra l’altro in linea con altri passi già compiuti nel recento passato: a febbraio Dmk ha investito 145 milioni di euro in un impianto per il latte formulato a Strückhausen, in Germania. Il sito ha la capacità di trattare fino a 40 milioni di kg di latte senza OGM all’anno per la produzione di latte in polvere di alta qualità.


GRANAROLO

Acquisita la maggioranza di Venchiaredo

Granarolo S.p.A. acquisisce dalla coop Venchiaredo, il 33,47% di Venchiaredo S.p.A., consolidandola e passando dal 24% del capitale - detenuto da settembre 2017 -, al 57,47%. Venchiaredo S.p.A. è un’azienda lattiero-casearia friulana, specializzata nella produzione di stracchino, con 80 dipendenti e un fatturato registrato a fine 2018 di € 26.9 milioni in crescita del 18% rispetto all’esercizio 2017. Trasforma 36 milioni di litri di latte all’anno, tra latte standard (60%), biologico (30%) e alta qualità (10%) e nel 2018 ha lavorato 6.800 tonnellate di prodotto (+ 21,4 % vs 2017).

“Proseguiamo nel percorso tracciato lo scorso anno con Venchiaredo S.p.A. – dichiara Gianpiero Calzolari, Presidente di Granarolo S.p.A.L’operazione ha già prodotto per entrambi risultati e sinergie importanti sul piano industriale e permette a Granarolo di dare seguito al Piano Industriale 2019/2021 che prevede, tra l’altro, un maggior efficientamento produttivo e una maggior specializzazione degli stabilimenti. Siamo inoltre felici di poter aggregare alla filiera Granlatte i 49 soci della Cooperativa Venchiaredo che conferiscono 250.000 tonnellate/anno di latte. Cresce in questo modo la presenza di Granarolo in

una regione a importante vocazione produttiva”. “Con l’integrazione nel Gruppo Granarolo – dichiara Alessandro Driussi, Presidente di Venchiaredo S.p.A. – proseguiremo nel percorso di crescita di Venchiaredo puntando ad una produzione annua di 9.300 tonnellate di stracchino. La provenienza del latte per questi ulteriori volumi sarà il Friuli Venezia Giulia, da parte dei soci di Granlatte, questo a sottolineare anche l’interesse per il territorio e la sostenibilità dal punto di vista ambientale di questa operazione. Inizia un nuovo percorso saldamente basato su valori cooperativi”.

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BEST PRACTICE MILKCOOP INNOVATION - progetto promosso da Confcooperative Lombardia per supportare le imprese nelle loro attività imprenditoriali e per facilitare la diffusione di best practice

Nicholas e Rodolfo Fusar Poli, soci della cooperativa Santangiolina

LA TECNOLOGIA ENTRA IN STALLA Due occhi in più, braccia forti e cuore appassionato, una visione diversa dell’azienda agricola e della sua gestione e anche una maggiore praticità con i computer e in generale con le nuove tecnologie: da un anno, Nicholas Fusar Poli, nato negli anni Novanta, guida assieme al padre Rodolfo l’azienda La Robinia, ad Arluno (Mi), socia della cooperativa Santangiolina Latte. “L’ingresso di mio figlio in azienda ha aiutato racconta il padre - Lui è più esperto con le nuove tecnologie e questo serve. Oggi, per dirne una, anche la

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fattura è elettronica. Io ho 55 anni, fra 10 spero di andare in pensione. Se non ci fosse stato lui avrei piano piano dismesso tutto. Invece abbiamo deciso di investire. Gli investimenti sono stati fatti per lui, su di lui”.

La storia dell’azienda

“Far parte di una cooperativa aiuta – sottolinea Rodolfo Fusar Poli - perché se un’azienda è nel mercato libero l’acquirente può decidere in un qualunque momento di non ritirarle più il latte, cosa che non avviene con la cooperativa, che sta-

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bilisce il prezzo e quello resta e ci supporta nelle nostre scelte. Se c’è aggregazione qualcosa si ottiene sempre”. È Nicholas a spiegare la storia dell’azienda, che ha aderito al progetto Milkcoop Innovation, promosso da Confcooperative Lombardia, per supportare le cooperative lattiero-casearie e i loro soci in processi di crescita e sviluppo: la cascina è stata aperta nel 1978 da suo nonno e i suoi fratelli, che hanno costruito le stalle e le case in cui oggi ancora vivono. Da un lato sulla sinistra appena si entra nell’area di loro proprietà si sviluppano le abitazioni, basse, con giardino intorno. Di fronte, sull’altro lato, le stalle. Il nonno di Nicholas e i suoi fratelli hanno iniziato avendo solo vacche da latte, poi l’azienda si è piano piano allargata e sono andati avanti con il padre che aiutava il nonno. Lo scorso anno, l’ulteriore passaggio generazionale. Oggi hanno 100 vacche in lattazione, in un unico gruppo, 220 i capi totali, compresi vitelli e manze di accrescimento. Le manze sono divise in tre gruppi: manzette, manze da fecondare e gravide, la razione è uguale per tutte.


Il medaglione magnetico Alimentazione diversa è invece prevista per le vacche in lattazione, che portano come collare un medaglione magnetico, collegato con la rete wi-fi al pc, da cui si imposta la quantità giornaliera di mangimi e quella della singola razione. L’alimentatore, grazie al medaglione, riconosce l’animale quando si avvicina e gli fornisce la razione impostata. “Ce l’hanno solo le vacche fresche - spiega Nicholas Fusar Poli - lo mettiamo 5/6 giorni dopo il parto e lo teniamo fino a quando le ingravidiamo. Una volta questo metodo era molto più diffuso perché si usava un gruppo unico. Nel nostro caso, in cui non possiamo dividerlo, è un modo per premiare le fresche che fanno più latte”.

Il rilevatore di calore

Fra gli strumenti innovativi introdotti da poco in azienda c’è il rilevatore di calore: un orecchino blu, inserito sull’animale, in grado di rilevare quanto si muove e quanto rumina. Due dati fondamentali da cui l’allevatore può sapere quando la vacca è in calore e se ci sono in corso delle malattie. La tecnologia, con questo strumento, ha fatto il suo ingresso in stalla, agevolando il lavoro degli agricoltori. Il rilevatore di calore esiste in commercio in diverse forme, anche come collare. “Noi abbiamo fatto la scelta dell’orecchino, perché abbiamo già un medaglione. Due collari iniziano a dar fastidio agli animali”, dice Nicholas. Una volta inserito sulla vacca, fornisce tutta una serie di dati, rilevabili da pc e smartphone, tramite un’antenna installata nella stalla. È tutto wireless. Dall’installazione occorre aspettare una settimana perché inizi a rilevare il calore, mentre per quanto riguarda il profilo dell’alimentazione il rilevamento è immediato. Il calcolo viene fatto tenendo conto della routine dell’animale, per questo è importante dare il tempo allo strumento di raccogliere questi dati. Nel software di gestione, è possi-

bile individuare il dettaglio di ogni singolo animale. Quando una vacca è in calore si muove di più: nel grafico che la riguarda si nota un picco che piano piano si alza, rilevando il maggior movimento. In quel momento inizia il calore. “L’animale va fecondato quando il picco scende, perché scatta allora il periodo più fertile. Il periodo di fertilità rilevato è di 26 ore”, spiega Nicholas, che elenca anche i vantaggi di questo metodo.

I vantaggi

“È come avere un uomo in più che rimane fisso in stalla per osservare i calori. Se perdi i calori, perdi tempo e perdi anche i guadagni. In alcuni casi, fra l’altro, i calori sono silenti. Per cui è impossibile accorgersene ad occhio nudo, invece l’orecchino installato li rileva sempre. Ottimizzi il periodo di calore, e quindi poi la produzione di latte. In più rileva anche quanto mangia. Se una vacca non mangia non fa il latte. Il rilevatore avvisa attraverso un allarme che arriva su pc o cellulare che c’è qualche anomalia in corso rispetto allo standard dell’animale: ha mangiato o ruminato poco oppure si è mossa poco”. Quando la ruminazione diminuisce può esserci un problema di chetosi, ad esempio, o una mastite. Si riesce quindi a intervenire preventivamente. I Fusar Poli hanno installato l’orecchino poco meno di un anno fa. E da allora hanno già notato dei miglioramenti: “Abbiamo diminuito l’uso

di farmaci, di antinfiammatori. E in ottica di benessere animale è un vantaggio, perché significa che le vacche stanno meglio. Per quanto riguarda il calore riusciamo a intervenire prima e in maniera più efficace e questo porta a una maggiore produzione”. “Quando cominci ad usare la tecnologia ti rendi conto di quanto può aiutare nella gestione dell’azienda – sottolinea Rodolfo Fusar Poli – Il rilevatore del calore è un investimento che si ripaga in poco tempo”.

I nuovi progetti

Fra i progetti in agenda c’è quello di aumentare il numero di vacche in lattazione e ampliare quindi la stalla, mettendo anche le cuccette. Sul fronte coltivazioni, invece, un cambiamento è già in corso. Hanno 91 ettari, quasi tutti in affitto e sono autosufficienti nella produzione, ad eccezione dei pellettati. Il nuovo obiettivo è diminuire l’insilato di mais e sostituirlo con il miscuglio triticale - veccia, “perché ha meno costi, meno problematiche per tossine, muffe – spiega Rodolfo Fusar Poli - Coltivare il mais è diventato complicato, anche per il clima. Con questo cambiamento, ci sono miglioramenti in ottica di sostenibilità ambientale, perché si diminuiscono i trattamenti e ne trae giovamento anche il terreno, con una diminuzione dei costi, pure per il gasolio. Ed è possibile anche fare un secondo raccolto”. Questo passaggio a La Robinia è già cominciato.

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INTERNAZIONALIZZAZIONE

MERCATO NORVEGESE

IL GOURMET STIMOLA I FORMAGGI IMPORTATI. IN FUTURO SEMPRE PIÙ SPAZIO ANCHE PER I FORMAGGI DURI SAPORITI

MERCATO NORVEGESE

Il gourmet i formaggi Tra il 2013 e il 2018stimola il mercato norvegese ha visto un graduale importati aumento dei formaggi d’importazione. consumatori hanno cominciato infatti una maggiore varietàper di offerta, sappia meglio In Ifuturo, sempre piùa reclamare spazio anche i che formaggi riflettere le nuove modalità di consumo che si vanno affermando: soluzioni gourmet del tipo duri saporiti antipasto, contorno/condimento o ingrediente da cucina, che si aggiungono alla pratica tradizionale di spalmare il formaggio sul pane.

Tra il 2013 e il 2018 il mercato nor- declino è dipeso da una maggiore sta sottocategoria ha fatto segnare I complessi volumi di vendita sono passati da 65,4 migliaia di tonnellate nel 2013 a 69 migliaia di vegese ha visto un graduale au- attenzione alla salute, che impat- +5,5% sul 2013, ma il primato di nel 2018 (+5,5%). Il sentiero di crescita non è stato tuttavia continuo, maglisiappartiene, è riscontrato non essendo ta sui panini tradizionali infarciti di crescita mentotonnellate dei formaggi d’importazioun declino, sia purecominciato lieve, dopo ilformaggio, 2016. Tale declino è dipeso da una invece attenzione dell’insiemealla deisalute, lavorati diconsiderati troppo ric-maggiore ne. I consumatori hanno versi ricchi dagli di spalmabili (+9,3%) di calorie. Ad ogni modo i nor- troppo infattiche a reclamare maggiore impatta suiuna panini tradizionalichiinfarciti di formaggio, considerati calorie. Ad ogni e dei non lavorati a pastapro molle (+8,8%). hanno una lunga eper consolivarietà di offerta, che hanno sappiauna memodo i norvegesi lungavegesi e consolidata tradizione i formaggi, con un consumo capite È cresciuto nel corso del periodo data tradizione per i formaggi, con glio riflettere le nuove modalità di tra i più alti al mondo, pertanto è improbabile che il calo perduri. Molti produttori hanno semmai consumo che si vanno affermando: un consumo pro capite tra i più alti anche il valore delle vendite totali, registrato un aumento delle vendite sulle opzioni a ridotto contenuto di grassi. soluzioni gourmet del tipo antipa- al mondo, pertanto è improbabile da quasi 7,36 a oltre 8,46 miliardi In valori assoluti un ocontributo dominante alle vendite complessive di formaggio dalla di corone (+15%).viene A livello di sottoil calo perduri. Molti produttosto, contorno/condimento ingre- che non lavorati a pasta durasemmai confezionati, che siun sono nel 2018 a 54,8 migliaia categorie di prodotto, sono nuovari hanno registrato au-attestati dientesottocategoria da cucina, chedei si aggiungono i non lavorati+5,5% a pasta mento delle vendite sullesottocategoria opzioni a mente alla pratica tradizionale di spalmare di tonnellate. In termini di variazioni percentuali questa ha fatto segnare sula dura confezionati a realizzare il valore ridotto contenuto di grassi. In valori il formaggio sul pane. 2013, ma il primato di crescita non gli appartiene, essendo invece dell’insieme dei lavorati diversi I complessi volumi di vendita sono assoluti un contributo dominante più alto, 6,17 miliardi di corone nel dagli spalmabili (+9,3%) e dei non lavorati a pasta molle (+8,8%). passati da 65,4 migliaia di tonnel- alle vendite complessive di formag- 2018. Invece, riguardo alla crescita, tutte sottocategorie gio viene dalladelle sottocategoria dei late nel 2013 a 69 ton- anche È cresciuto nelmigliaia corso deldiperiodo il valore vendite totali, da quasi 7,36 aleoltre 8,46 miliardi hanno espresso superiori a non lavorati di a pasta durasono confezionellate 2018(+15%). (+5,5%).A Illivello sentiero di nel corone di sottocategorie prodotto, nuovamente i nonpercentuali lavorati a pasta a +14%, con in testa l’insieme dei fornati, che si sono attestati nel 2018 di crescita non è stato tuttavia condura confezionati a realizzare il valore più alto, 6,17 miliardi di corone nel 2018. Invece, riguardo alla tinuo, ma si è riscontrato un decli- a 54,8 migliaia di tonnellate. In ter- maggi lavorati diversi dagli spalmacrescita, tutte le sottocategorie hanno espresso percentuali superiori a +14%, con in testa l’insieme no, sia pure lieve, dopo il 2016. Tale mini di variazioni percentuali que- bili (+19,4%).

dei formaggi lavorati diversi dagli spalmabili (+19,4%).

RIPARTIZIONE % DEI VOLUMI DI VENDITA RETAIL DEI FORMAGGI IN NORVEGIA RIPARTIZIONE % DEL VALORE DELLE VENDITE RETAIL DI FORMAGGIO NEL 2018NEL 2018 (ELABORAZIONI UFFICIO STUDI E RICERCHE FONDOSVILUPPO SU DATI EUROMONITOR PER L’UFFICIO PER LE POLITICHE DIELABORAZIONI INTERNAZIONALIZZAZIONE E MERCATI - CONFCOOPERATIVE) UFFICIO STUDI E RICERCHE FONDOSVILUPPO SU DATI EUROMONITOR PER L’UFFICIO PER LE POLITICHE

DI INTERNAZIONALIZZAZIONE E MERCATI - CONFCOOPERATIVE

3,9%

8,7% 4,3% 10,1%

73,0%

Formaggi lavorati spalmabili Formaggi lavorati (altri) Formaggi non lavorati a pasta molle Formaggi non lavorati a pasta dura confezionati Formaggi non lavorati a pasta dura non confezionati

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Scomponendo ulteriormente il va- pi di settore, risalta la consolidata pasta dura confezionati e l’insieme lore delle vendite tra i segmenti leadership di Tine, che realizza il dei lavorati diversi dagli spalmabili interni ai formaggi non lavorati, 59,4% del valore prodotto sul retail. che dovrebbero incrementare ricome quote sul valore si segnalano Seguono Synnove Finden (11,1%), spettivamente di +6,3% e +4,3%. presenzagiallo del private label, che incide un complessivo tra Coop il formaggio o Gulost/Hvitost Arlaper Foods e O Kavli 5% Norge (en- Norge Due Handel, fattori siNorgesgruppen, ritiene sosterranno in (57,8%) e il1000 formaggio o trambi al 6%), Coop Norge Handel futuro il settore. Il primo è ancora la Rema Norge emarrone altri players. Brunost (12,7%), tipici norvegesi e (1,9%) e Mondelez Norge (1,9%). È tendenza a diversificare le modalità In prospettiva, tradurante il 2018 etutil 2023, formaggio continuerà a crescere valore cheche a volumi, oggetto di consumo da ilsottolineare poi la discreta pre- sia di aconsumo, tuttaviama riguarda più lentamente rispetto al quinquennio precedente. Unica eccezione, i non lavorati a pasta molle,a pasta ti i principali pasti della giornata, senza del private label, che incide principalmente i formaggi colazione compresa. Sonoe +8,6% seguiti in per un (acomplessivo 5% 2018). tra Coop molle ed èaldestinato, in unda mercato con +9,4% in volumi valore prezzi costanti Limitatamente valore sono da Mozzarella (6,6% e cresciuta nel Norge Handel, Norgesgruppen, maturo come quello norvegese, a evidenziare poi i non lavorati a pasta dura confezionati e l’insieme dei lavorati diversi dagli spalmabili periodo di 0,6 punti), Brie (4,9%), Rema 1000 Norge e altri players. ridurre la sua spinta. Più interessanche dovrebbero incrementare rispettivamente di +6,3% e +4,3%. Feta (3,3%), Blue (3,1%) e Parmesan, In prospettiva, tra il 2018 e il 2023, te, anche nell’ottica di valorizzare i DueEdam fattori si ritiene futuro il settore. Il primo è ancora la tendenza a diversificare le l’inGouda, (tutti e tre alsosterranno 2%). ilinformaggio continuerà a crescere formaggi a pasta dura, è invece modalità di consumo, che tuttaviasiariguarda principalmente pasta mollediedunè maggior destinato,numero Per quanto riguarda la distribuzioa valore che a volumi,i formaggi ma più atroduzione ne, ilinretail quasi del tutto basato lentamente rispetto al quinquennio di varianti premium e anche saporite. Nel un èmercato maturo come quello norvegese, a ridurre la sua spinta. Più interessante, sulla moderna distribuzione al det- precedente. seguire tale strategia è nell’ottica di valorizzare i formaggi a pasta dura, è invece l’introduzione di un maggior numerobene di però taglio: discounters (44,3%), super- Unica eccezione, i non lavorati a tenere conto che i consumatori varianti premium e saporite. Nel pasta seguiremolle, tale strategia è bene però tenere conto che mercati (34,7%), minimarket (7,6%) con +9,4% in volumi norvegesi sonoi consumatori prudenti in fatto di norvegesi sono prudenti in fatto di sapori e molto abituati ai loro formaggi duri. È opportuno pertanto e ipermercati (6,1%). e +8,6% in valore (a prezzi costanti sapori e molto abituati ai loro forIn rapporto operarealla con posizione gradualità.compe- 2018). Limitatamente al valore sono maggi duri. È opportuno pertanto titiva delle maggiori imprese/grup- da evidenziare poi i non lavorati a operare con gradualità.

VARIAZIONE % ATTESA DI VOLUME E VALORE DELLE VENDITE PER SOTTOCATEGORIE DI

VARIAZIONE % ATTESA DI VOLUME E VALORE DELLE VENDITE PER SOTTOCATEGORIE DI FORFORMAGGIO (2018/2023) MAGGIO (2018/2023) (ELABORAZIONI UFFICIO FONDO SVILUPPO SU DATI EUROMONITOR PER L’UFFICIO PER LE POLITIELABORAZIONI UFFICIOSTUDI STUDIEERICERCHE RICERCHE FONDO SVILUPPO SU DATI EUROMONITOR PER L’UFFICIO PER LE POLITICHE CHE DI INTERNAZIONALIZZAZIONE E MERCATI- CONFCOOPERATIVE)

DI INTERNAZIONALIZZAZIONE E MERCATI- CONFCOOPERATIVE

9,4%

8,6% 6,3% 4,3%

3,6% 1,9%

-0,8%

2,5% 1,0%

0,1%

Volume

Valore

Lavorati spalmabili

Lavorati (altri)

Non lavorati a pasta morbida

Non lavorati a pasta dura confezionati

Non lavorati a pasta dura non confezionati

L’analisi è tratta dalla collana “Export & Mercati”, una serie di pubblicazioni realizzate a cadenza mensile dall’Ufficio Studi e Ricerche di Fondosviluppo per l’Ufficio per le Politiche di Internazionalizzazione e Mercati di Confcooperative e scaricabili dal sito www.internazionalizzazione.confcooperative.it. Le cooperative associate potranno richiedere gratuitamente uno o più report personalizzati per Prodotti/Paese, inviando la propria richiesta all’indirizzo internationaloffice@confcooperative.it. Sempre sul sito di Confcooperative dedicato all’internazionalizzazione, le cooperative potranno trovare tutta una serie di altri servizi, strumenti ed iniziative promosse dalla Confederazione e che si ritiene possano essere di supporto nei diversi processi di internazionalizzazione. Twitter: @ConfcoopMercati Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.3_2019_aprile

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MERCATI

I TREND DI MERCATO cereali

PRODUZIONE E STOCK A LIVELLO MONDIALE

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PREZZI ALL’ESPORTAZIONE A LIVELLO MONDIALE

LIVELLI DI IMPORTAZIONE e ESPORTAZIONE

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I TREND DI MERCATO oilseeds

PRODUZIONE E STOCK A LIVELLO MONDIALE

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PREZZI ALL’ESPORTAZIONE A LIVELLO MONDIALE

LIVELLI DI IMPORTAZIONE UE DI OILSEED

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I TREND DI MERCATO latte e derivati

PRODUZIONE DI LATTE E DERIVATI A LIVELLO MONDIALE

PREZZI DI MERCATO A LIVELLO MONDIALE

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COMMERCIO ESTERO

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EXPERIENCE, COMODITA’ E TECH ecco come cambia il “teatro di vendita”

Come riportato recentemente in un articolo di Repubblica A&F, ormai sta cambiando radicalmente la struttura del retail. Tutti si stanno impegnando per cercare di avere il massimo coinvolgimento possibile del cliente. In particolare, una ricerca del gruppo Taylor analizza le tendenze del 2019 per quanto riguarda “l’allestimento delle merci” nei negozi. Possono essere suddivise in 3 macro gruppi: experience, comodità e tech. Experience Portare l'ambiente naturale dentro La natura, nelle sue versioni più varie entra in tutte le comunicazioni. C’è una generale maggiore attenzione verso l’ambiente in tutte le sue forme. Coinvolgere tutti i sensi La forza del negozio fisico è nella sua possibilità di utilizzare la multisensorialità, tatto e olfatto soprattutto, in quanto preclusi ai siti online, quindi molto touch and feel e profumazioni diffuse e suadenti. Experience da raccontare Vendite flash e popup store, stupire e condividere, questo è il motto, quindi esperienze che abbiano 54

il gusto dell’unicità, imprevedibili e divertenti che facciano sensazioni sui social. Non più solo shop-in-shop Che siano chioschi, o aree dedicate, lo shop-in-shop diventa un’area di attrazione, dove si può azzardare, offrire prodotti iconici o alzare il tiro, il loro mix restituirà unicità al punto di vendita offrendo la comodità al cliente di ritrovare la qualità dello specialista all’interno di un unico punto di vendita. Andare oltre ai classici cartelli di "vendita" Prezzi, sconti e promozioni, non rappresentano più il motore delle vendite. Si andrà sempre di più verso informazioni che siano di filiera, di storytelling, di attenzione al sociale ma anche di utilizzo: come lo cucino? come lo lavo? Comodità Lo shopping su Internet ha sicuramente avuto un impatto sui centri commerciali e sui negozi indipendenti, ma è tempo di una ritrovata comodità anche grazie ad una sempre maggiore spinta verso l’omnicanalità: i costi di spedizione si alzano, ritirare nei punti di vendita fisici potrà essere un’opportunità per le

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insegne e per il cliente Tech Usare le app per connetterti, non solo vendere Le app per lo shopping sono sempre più popolari, ma c’è anche altro: contenuti educativi, giochi interattivi e partecipazione alle community piacciono molto e offrono una varietà di opportunità per costruire brand e fidelizzazione. Implementare l'intelligenza artificiale (AI) e la realtà virtuale Intelligenze in grado di modellarsi sui dati raccolti dalla user experience per offrire servizi sempre più ficcanti. L’e-commerce si arricchisce di realtà virtuali per simulare la vendita in negozio, consentendo di provare, misurare e immaginare i prodotti in vendita. IoT per saperne (sempre) di più Telefoni, tablet e orologi sono i mezzi con cui collegarsi ai clienti, ma i messaggi generici non piacciono più e innervosiscono; la mole di dati raccolta da carte fedeltà e concorsi vari rielaborata dalle IoT permetterà di trovare una nuova sintonia con il (singolo) cliente.


IL SISTEMA VALORIALE

sempre più elemento distintivo e di vantaggio competitivo per le aziende

Un recente studio pubblicato da Accenture “From Me to We: The Rise of the Purpose-led Brand” mostra come a guidare le scelte d’acquisto dei consumatori siano fattori che hanno sempre meno a che fare con le caratteristiche del prodotto in quanto tale - come la qualità - ma a guidare le intenzioni di consumo degli italiani, è sempre più il "comportamento" delle aziende, la loro immagine, il loro agire nella società e per essa. Secondo l'analisi della società di consulenza, in Italia il 71% dichiara di voler acquistare beni e servizi dalle aziende che riflettono i valori in cui crede e quasi un consumatore su due (47%) ha smesso di acquistare un prodotto a causa delle azioni di un'azienda, non in linea con la propria etica personale. Da un brand ci si aspetta che prenda una posizione chiara su questioni sociali, culturali, ambientali e politiche (per il 73% dei consumatori italiani) e che sia trasparente su come produce e distribuisce i propri prodotti (per l'83%) fornendo rassicurazioni tangibili sulle

proprie posizioni in tema di sostenibilità ambientale e sociale e su come promuove condizioni di lavoro appropriate. Il 61% degli utenti, nell'acquistare un brand, un prodotto o un servizio, tiene in considerazione anche come si comportano i leader aziendali, il modo in cui comunicano i loro valori e se li mettono in pratica nella vita quotidiana. È quindi l'autenticità e il sistema valoriale di un'azienda a stare a cuore ai clienti: il 63% orienta le proprie decisioni di acquisto in base a questi due fattori. Addirittura, il 76% dei consumatori attribuisce più alle aziende che alle istituzioni la responsabilità di guidare il cambiamento sociale e si aspetta che siano proprio i CEO a prendere iniziative verso la sostenibilità, senza attendere imposizioni normative. Secondo l'analisi di Accenture, un calo di fiducia da parte degli stakeholder può avere un forte impatto sulla competitività di un'azien-

da e influenzarne negativamente il fatturato. I consumatori non sono più solo degli acquirenti, ma stakeholder attivi che investono tempo e attenzione e vogliono condividere un sistema di valori con le aziende a cui si rivolgono. "Siamo di fronte ad una rivoluzione etica nel business, frutto di un'evoluzione complessa che ha progressivamente trasformato l'approccio dei brand nei confronti dei loro clienti. Fino a qualche anno fa le aziende orientavano decisioni e investimenti con l'obiettivo di accrescere la fedeltà del proprio target; in seguito hanno cambiato modo di porsi per ottenere un coinvolgimento attivo degli utenti fino ad arrivare, in una nuova fase, a cercare di essere iper-rilevanti nei confronti del pubblico. Oggi, devono necessariamente aderire a un sistema di valori rilevante e condiviso con i consumatori", ha commentato Fabio De Angelis, Managing Director - Accenture Strategy, Advanced Customer Strategy Lead.

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