L'IMPRESA SOSTENIBILE - L'impatto sociale del calcio

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LUNEDÌ — 4 APRILE 2022 – ECONOMIA E LAVORO

Sostenibilità & innovazione

NOMINE

Stefano Venier sarà il nuovo Ceo di Snam. È stato designato dal Cda di Cassa Depositi e Prestiti, che ha anche indicato Monica De Virgiliis alla presidenza

QUADRO ANCORA DELUDENTE Secondo le analisi di Standard Ethics, il quadro generale è piuttosto deprimente sul piano della sostenibilità del calcio made in Ue

L’agenzia indipendente Standard Ethics misura il rapporto tra le società calcistiche quotate in Borsa e il rispetto dei criteri Esg. Subito dietro si posizionano Roma e Ajax di Francesco Delzio

Impatto sociale del calcio, Juve e Borussia da scudetto È STRAORDINARIO, probabilmente unico, l’impatto sociale del calcio e dei suoi protagonisti in ogni angolo del mondo. E poichè l’impatto sociale è uno dei tre fattori-chiave della rivoluzione sostenibile – anzi è diventato negli ultimi anni il» fattore di riferimento della magica triade Esg – fa davvero impressione il clamoroso ritardo accumulato dai club di football europei quotati in Borsa sul fronte della sostenibilità del business. Il warning è stato lanciato da Standard Ethics, agenzia indipendente che emette rating non-finanziari di sostenibilità, in occasione del debutto del suo SE European Football Index: l’indice si propone di fornire a tutti gli stakeholders, non soltanto agli investitori, una misurazione credibile e indipendente del livello di sostenibilità del business del calcio. Ed è destinato ad aprire un nuovo rilevantissimo fronte nella battaglia globale per un mondo sostenibile. In particolare, secondo l’analisi soltanto due aziende di calcio quotate in Europa – la Juventus (nella foto a destra l’attaccante Dusan Vlahovic) e il Borussia Dortmund (nella foto a sinistra l’attaccante Erling Haaland) – mettono in campo effettivamente politiche Esg. Subito dietro si posizionano altre due football companies, la Roma e l’Ajax, che fanno registrare miglioramenti interessanti in ambito Esg, nonostante livelli di disclosure molto bassi. «La Juventus – analizza Jacopo Schettini Gherardini, Ceo di Standard Ethics – è dotata di una rendicontazione extra finanziaria standard e tratta i temi Esg secondo le migliori pratiche mentre ««osservando la documentazione resa pubblica da parte della Roma – continua Schettini Gherardini – i nostri analisti hanno rilevato delle attività e pubblicazioni recenti che indicano co-

me l’azienda sembri, almeno da questi documenti, andare nella direzione di una reportistica Esg (secondo gli standard internazionali) e soprattutto verso la redazione di politiche e strumenti di governo della sostenibilità». Ma eccezioni virtuose a parte, il quadro generale è piuttosto deprimente sul piano della sostenibilità del calcio made in UE. Nel complesso i 15 club europei quotati in Borsa stentano ad analizzare professionalmente il proprio impatto sociale, ambientale ed economico, non riescono ad offrire una rendicontazione ESG standard, non si impegnano ad articolare un sistema di governo della sostenibilità in linea con le indicazioni internazionali di Onu, Ocse, Ue. Attualmente non sono per nulla diffusi tra le aziende del business calcistico i principali strumenti di governance della sostenibilità, come Codici Etici e Policy Esg, e in molti casi manca addirittura una traduzione in lingua inglese sui siti proprietari dei documenti più rilevanti ai fini della sostenibilità. In definitiva, si verifica oggi un evidente paradosso: il business del calcio è sganciato dalle dinamiche sostenibili che stanno dominando molti altri settori, pur essendo caratterizzato da impatti sociali al massimo livello di rilevanza. Ma è un paradosso che occorre eliminare al più presto, da parte dei protagonisti del settore. Perché è troppo alto il livello della «responsabilità» che i team di calcio esercitano quotidianamente nei confronti di tifosi, consumatori, investitori di tutto il mondo, per far finta che il mondo non stia cambiando. fdelzio@luiss.it @FFDelzio © RIPRODUZIONE RISERVATA

15 Nel complesso i 15 club europei quotati in Borsa stentano ad analizzare professionalmente il proprio impatto sociale, ambientale ed economico, non riescono ad offrire una rendicontazione ESG standard, non si impegnano ad articolare un sistema di governo della sostenibilità in linea con le indicazioni internazionali Attualmente non sono per nulla diffusi i principali strumenti di governance della sostenibilità, come Codici Etici e Policy ESG

IL PRIMO BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ

CO2, Bluenergy taglia 250mila tonnellate EMISSIONI DI CO2 evitate per 250mila tonnellate, 90% di valore distribuito ai fornitori, 47% di organico al femminile, 57% di donne nel consiglio di amministrazione. Sono tra i risultati pubblicati nel primo Bilancio di sostenibilità di Bluenergy Group, azienda del Nord Italia attiva nella fornitura di luce, gas e servizi. Il documento include tutte le società del gruppo e rendiconta l’impatto ambientale e sociale generato dall’attività delle aziende e il relativo rating Esge, valutato dall’agenzia di rating italiana Cerved con Bbb. Dal 2018 Bluenergy Group ha scelto di abbracciare i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030: l’inizio di questo percorso ha portato il gruppo a effettuare analisi interne e quindi individuare le aree di miglioramento necessarie per produrre valore anche dal punto di vista sociale e ambientale. Per tre anni, Bluenergy ha redatto i primi Report di Sostenibilità, mentre il 2021 è stato l’anno del primo Bilancio di Sostenibilità elaborato a partire da tutte le attività che il Gruppo Bluenergy già attua e che permettono di generare valore condiviso. Per quanto riguarda l’impegno in ambito sociale, si segnala il progetto di Corporate Social Responsibility ‘Empower Your Passion’, che rende i collaboratori di Bluenergy e delle società del gruppo i protagonisti dell’impegno sociale dell’azienda, la scelta di collaborare con fornitori dalla matrice sostenibile dislocati sui territori presidiati. Il valore economico generato dal Gruppo Bluenergy è pari a 426 milioni di euro, con un incremento del 20% rispetto all’anno precedente e rappresenta un contributo al benessere e al miglioramento del contesto socioeconomico in cui sono inserite le aziende, attraverso la redistribuzione del reddito ai propri stakeholder. Destinatari della ricchezza prodotta sono quindi i fornitori, i dipendenti, gli azionisti, la pubblica amministrazione, i clienti e la collettività. «La sostenibilità per Bluenergy è una vera e propria leva competitiva e cardine di ogni scelta del gruppo – commenta Alberta Gervasio, amministratore delegato di Bluenergy Group –. Questo primo Bilancio di Sostenibilità ci ha permesso di analizzare le aziende da vicino per evidenziare non solo quanto già portato avanti in materia sociale e ambientale, ma ciò che soprattutto possiamo fare per migliorare il nostro posizionamento in quanto player attento a queste tematiche sempre più rilevanti». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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