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Anno 49 | N°11 del 19.10. 2018 | quindicinale | € 8,00 | www.fashionmagazine.it

Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N.46) Art. 1, Comma 1 Lom/Mi/1769

Il magazine di news, business e trend

Sliding Doors Nel pieno dell’avvento di nuovi imperi, la moda si appresta a vivere un’epoca di importanti scalate. Attenzione, però, a ignorare le lezioni dei grandi precursori

Nella foto: Emporio Armani


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N° 11 19 OTTOBRE 2018

SOMMARIO

www.fashionmagazine.it

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L’EDITORIALE

PROTAGONISTI

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FABIO GNOCCHI/ASPESI

«Più veloci e moderni: così il business si fa globale»

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11 FABRIZIO STROPPA/COCCINELLE «Strategia che vince non si cambia» 13 BUYER@

MILAN FASHION WEEK

A Milano più glamour e più networking

21 WHITE@ In copertina

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Emporio Armani ha portato la primaveraestate 2019 in passerella all’aeroporto di Linate: 2.400 ospiti e Robbie Williams come special guest per lo speciale happening “Emporio Armani Boarding”. Photo @Imaxtree.

WOMEN’S FASHION WEEK

«Dove la moda ha il suo fuori salone»

24 SUPER@

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WOMEN’S FASHION WEEK

Bene la sede. occhi puntati sui marchi

26 THEONEMILANO@

WOMEN’S FASHION WEEK

«Con Always On rimaniamo aperti 365 gorni l’anno»

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N° 11 19 OTTOBRE 2018

SOMMARIO

www.fashionmagazine.it

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BUSINESS

28 MERGERS & ACQUISITIONS La caccia ai buoni affari prosegue 38 TEXTILE & MORE Natura e tecnologia insieme fanno grandi cose

TREND

41 CATWALK SHOWS

SPRING-SUMMER 2019

Success stories

61 WOMENSWEAR

SPRING-SUMMER 2019

(Re)born

70 SEEN @ MILAN’S FAIRS

SPRING-SUMMER 2019

Summer rollercoaster

PEOPLE

72 CAREERS 73 REMEMBERING GIANNI BERTASSO AND LUCIA SERLENGA

Visione, coraggio e classe di due grandi protagonisti

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74 PORTRAITS/JOHN D. IDOL «Con Versace sfonderemo il tetto dei due miliardi» 75 Q&A FRANCESCA CAROLA FERRARI

«Una maglieria per donne vere»

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78 ENGLISH VERSION 82 RED CARPET 19_10_2018

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Con l’entrata di Versace nell’orbita del gruppo americano Michael Kors, il poker finanziario intorno ai top brand del made in Italy è entrato nella sua fase più viva. Mentre si sussegue una sfilza sterminata di smentite, dai toni in parte addirittura sdegnati, la partita si alza di livello. È ormai chiaro agli occhi dei più che si tratta di un affare di dimensioni inedite e che il brulicante vivaio chiamato made in Italy ha gli occhi dei grandi capitali internazionali puntati su di sé. La valorizzazione di un asset quale il controllo della Gianni Versace a 1,8 miliardi di euro ha spostato i parametri di valutazione ulteriormente al rialzo. Mentre sono oggettivamente sul mercato marchi dalla caratura di Trussardi e Roberto Cavalli, il Financial Times ha additato recentemente come prede nel medio termine anche realtà del calibro di Salvatore Ferragamo, Tod’s e Prada Group. Al di là delle prevedibili alzate di scudo, dal sapore vagamente retorico, la vulgata che sta passando negli ambienti finanziari è che il Belpaese è in effetti ineguagliabile nella sua capacità di far nascere brand dall’appeal planetario, ma assai meno abile quando si tratta di estrarre il massimo valore dai strabilianti asset immateriali che sa creare. Sarà vero? Vi sono anche episodi di segno opposto, ma il grosso dell’evidenza empirica sembrerebbe avallare questa chiave di lettura. Dati alla mano, i bilanci di Gucci, Valentino, Fendi e Bulgari, per menzionare solo i casi più emblematici, confermano come un’oculata gestione manageriale, supportata dalla messa in campo di capitali ingenti e dalla capacità di galvanizzare le geniali risorse locali, porti a moltiplicare in modo importante l’investimento iniziale dei cosiddetti ‘predatori’. Oltre al valore percepito degli asset stessi e alla limitatezza dell’offerta, esiste sull’altro versante una grande abbondanza di domanda, con fondi e gruppi fortemente capitalizzati, più propensi al rischio che mai e forti di una leva finanziaria che ai nostri imprenditori, anche ai più grandi, manca. Il tutto crea un cocktail che potrebbe nel breve portare a far affluire in Italia somme inedite, impegnate nell’intento di trascinare il nostro sistema a fare un ulteriore salto dimensionale. Ironicamente, l’attuale quadro di incertezza politica sembrerebbe non scalfire affatto questo quadro di fondo. Ormai ci si è fatto il callo. Quando ci si approccia al made in Italy bisogna - questo però sì - agire rispettosamente, in punta di piedi, come hanno finora saputo fare i francesi. Solo rendendo l’onore dovuto e studiando con umiltà le realtà che hanno reso grande l’Italia si può veramente pensare di aiutare il nostro sistema a esprimere appieno il proprio enorme potenziale. È per questo che abbiamo pensato di dedicare questo numero alla figura emblematica di Giorgio Armani. Senza il suo esempio il nostro settore non esisterebbe nella sua forma attuale. E senza studiare la sua grandezza non si può neanche immaginare di contribuire a creare valore dalle nostre parti dove, è importante sottolinearlo, continuano e continueranno a nascere realtà dalle prospettive più che rosee.

L’EDITORIALE

Una partita globale

After the acquisition of Gianni Versace by Michael Kors the game of poker taking place around some of the most prized assets of the Italian luxury system is shaping up to be an arena where billions will be spent. According to leading voices of the financial sector, the sheer amounts being contemplated could even sway family interests behind the controlling stakes of Salvatore Ferragamo, Tod’s and Prada Group. More than ever, Italy seems to be the best incubator for global brands to emerge. Whoever is about to take over should, however, always bear the exceptional stature of Giorgio Armani’s example in mind. Without a humble approach and respect for Italian entrepreneurship, no acquisition can ever be successful.

Marc Sondermann

Direttore/Editor-in-Chief

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INTERVIEW

FABIO GNOCCHI/ASPESI

«PIÙ VELOCI E MODERNI: COSÌ IL BUSINESS SI FA GLOBALE»

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Essere apprezzati per il prodotto non basta. Per entrare nei migliori department store del mondo ci vuole il giusto time to market. Per questo Fabio Gnocchi ha rivoluzionato la supply chain di Aspesi: «Ora sì che possiamo diventare internazionali e con il nuovo store di Milano, in arrivo nel 2019, e la nuova strategia di comunicazione parleremo la lingua dei giovani». DI ANDREA BIGOZZI

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desso che abbiamo riorganizzato la supply chain con una drastica riduzione del time to market, possiamo finalmente riaprire il dialogo con i grandi department store stranieri». Quando lo incontriamo, Fabio Gnocchi conosce a memoria i dati della campagna vendita di Aspesi e anche se preferisce glissare sui numeri, è chiaro come stanno andando le cose: il 2018 sarà un anno di crescita rispetto al 2017, che aveva registrato vendite per 44,5 milioni di euro. «È andata bene - dice l’amministratore delegato del marchio milanese -. Ci sono mercati chiave, come la Germania, che hanno registrato un incremento degli ordini del 40%, la Francia è passata in una stagione da zero a 25 clienti e le grandi insegne internazionali sono tornate a far parte della nostra stocklist, a cominciare da Neiman Marcus e Selfridges». Risultati frutto del lavoro di riorganizzazione aziendale intrapreso dall’azienda negli ultimi due anni, ovvero da quando il controllo di Aspesi è stato assunto dal fondo Armònia, che ha affidato a Gnocchi (ex top executive di Brunello Cucinelli ed Etro) la guida del brand, mentre per il fondatore Alberto Aspesi, che resta socio di minoranza, è stato ritagliato un ruolo da supervisore creativo.

vamo dati come obiettivo quello di conquistare i department store americani, dove il marchio era assente. Ma per raggiungere questo target era necessario migliorare il nostro time to market, troppo legato al mercato italiano. Ci siamo riusciti: abbiamo consegnato questa collezione invernale tra giugno e agosto. Un traguardo inimmaginabile fino a poco tempo fa, che ci ha consentito di entrare da Neiman Marcus e ci porterà dalla prossima stagione a essere selezionati da Saks e Nordstrom: realtà con cui abbiamo già avviato trattative, ma che prima volevano garanzie, non tanto dal punto di vista del prodotto, quanto da quello delle consegne.

Qual è la chiave che più di ogni altra ha innescato la svolta? Sicuramente la totale riprogrammazione delle consegne, che però ha richiesto grandissimo impegno da parte nostra. Da subito c’era-

La prima cosa che hanno fatto? Hanno lavorato su nuovi fit, aggiornandoli, e iniziato a introdurre nuove merceologie di prodotto, come borse e sneakers, che per la

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A proposito di prodotto, come vi siete organizzati? Anche su questo fronte abbiamo intrapreso una strada nuova. Ora che Alberto Aspesi non è più coinvolto nelle attività day by day, ma si limita a mettere a servizio del marchio la sua esperienza in fatto di ricerca, abbiamo deciso di rafforzare il team creativo esistente, affidando a due professionisti, che già collaboravano con Aspesi, maggiore responsabilità. Li abbiamo lasciati liberi di modernizzare e ampliare le collezioni uomo (30% dei ricavi) e donna (70%).


1. Fabio Gnocchi prima di guidare Aspesi ha lavorato per Brunello Cucinelli ed Etro. 2. Un look della primavera-estate 2019 della collezione femminile, che vale il 70% dei ricavi. 3. Un outfit maschile S/S 2019. 4. Lo store di Madrid fa parte di una rete retail che include monomarca in Italia, Europa e Giappone

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Legnano), due in Europa (Madrid e Monaco) e cinque in Giappone. Ma il progetto che abbiamo più a cuore e che ci proietterà in una nuova era è il flagship store che inaugureremo a Milano a gennaio 2019 in via San Pietro all’Orto.

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primavera-estate 2019 sono state realizzate in co-branding con Filling Pieces. Progetti appena partiti, ma che col tempo troveranno la giusta collocazione all’interno di Aspesi, che non tradirà mai la sua natura understated e l’attenzione al rapporto qualità-prezzo, ma che deve anche uscire dalla clientela classica e spaziare verso nuovi orizzonti. L’Italia non vi basta più? Resta sempre un mercato importante e su cui continuiamo a investire, come dimostrano i nuovi shop in shop aperti alla Rinascente di Milano e Torino. Ma uno dei compiti che mi sono prefissato è proprio quello di rendere Aspesi un marchio globale. A livello geografico, oltre agli Stati Uniti, quali sono gli obiettivi di internazionalizzazione? L’Europa di lingua tedesca resta un mercato naturale di sbocco per il brand, così come l’Olanda. La Cina sarà sicuramente una meta del futuro, ma per ora siamo più concentrati sulla Corea, dove abbiamo siglato un accordo con Samsung per aprire nel giro di cinque anni 20 shop in shop. I primi due sono già stati inaugurati a Seul nei mall di Hyundai e Lotte. State lavorando anche sul fronte retail... Certo, anche se il wholesale resta la nostra priorità. Abbiamo otto boutique in Italia (tra Milano, Roma, Firenze, Genova, Torino e

Come sarà? Di certo non farà rimpiangere lo storico punto vendita di Montenapoleone e non solo per le ampie dimensioni. Sarà uno spazio che racconterà la creatività e la cultura del marchio Aspesi non solo attraverso le collezioni, ma anche l’arte e la tecnologia. Sarà anche uno strumento capace di comunicare con un pubblico più giovane, a cui stiamo facendo scoprire il nostro universo. Giovani vuol dire digital: come sta andando il vostro e-commerce? Sta vivendo un vero boom, con crescite delle vendite a tripla cifra. Sono convinto che il nostro e-shop abbia margini enormi di crescita: per questo lavoreremo continuamente, in modo da arricchirlo di contenuti e servizi. Nella nuova era del marchio troverà spazio anche una collezione junior? In passato c’è stata e non nego che l’idea di riportare la linea bimbo sul mercato esiste, ma è ancora presto per tirare questo progetto fuori dal cassetto. Prima c’è da affrontare il 2019, in cui ricorrono i 50 anni di Aspesi: come avete intenzione di festeggiare? Metteremo in campo una serie di attività di marketing e comunicazione, che saranno caratterizzate da una sorta di sigillo del cinquantenario. ma non sarà un anno in cui ci autocelebreremo: piuttosto ci impegneremo più che mai a costruire il nostro futuro. ■

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NEWS A CURA DI ELISABETTA FABBRI

LA FIDUCIA DEI CONSUMATORI CINESI E IL TREND DEL LUSSO EUROPEO

L’ESPOSIZIONE DEI LUXURY GROUP ALLA GREATER CHINA E AI CINESI

ZEGNA È CAUTO SULLA CINA In risposta al rallentamento dei consumi in Cina, il Gruppo Zegna prospetta un piano di investimenti più conservativo nell’area e meno aperture per il 2019. Tuttavia, l’attuale fase economica ha un aspetto positivo: lo yuan debole sta aumentando gli acquisti dei cinesi sul mercato domestico. Lo dichiara il ceo Gildo Zegna, restando fiducioso di raggiungere gli obiettivi prefissati. Il gruppo, intanto, cresce per vie esterne. Nell’estate ha acquistato l’85% del brand americano Thom Browne in mano al fondo Sandbridge Hill Capital, nonché una quota del marchio indiano di ready-to-wear maschile Raghavendra Rathore.

VITALE BARBERIS CANONICO COMPRA DRAPERS Il gruppo tessile Vitale Barberis Canonico ha acquisito il 100% di Drapers, azienda bolognese che da oltre 60 anni distribuisce tessuti di alta qualità. Presente in 20 Paesi, Drapers collabora con le migliori sartorie e negozi di su misura nel mondo e raggiunge un fatturato di 5 milioni di euro.

LVMH

MORGAN STANLEY

CON LA MODA CRESCE A CIFRA DOPPIA

«PERCHÉ IL LUSSO NON È PIÙ IN VOGA»

Sulla scia del +10% del fatturato del terzo trimestre, il leader del lusso mondiale Lvmh ha evidenziato un incremento analogo nei ricavi a nove mesi, che hanno raggiunto i 33,1 miliardi di euro (+11% a cambi e struttura costanti). L’accelerazione maggiore ha riguardato la moda, i profumi, gli orologi e gioielli (+14% la crescita organica), seguiti dal retail selettivo (+8%) e dai vini e liquori (+7%). In merito a Louis Vuitton, il gruppo francese ha reso noto che le ultime due sfilate dell’uomo e della donna hanno avuto un eccellente riscontro. Il brand continua a essere sostenuto dal business degli accessori e dalla creatività in tutte le linee. Christian Dior, consolidato in bilancio dalla seconda metà del 2017, ha mostrato ottime performance e Celine sta facendo progressi. Dal gruppo parlano di «grande successo ed enorme risonanza» in merito al discusso fashion show firmato Hedi Slimane (nella foto, un look), da alcuni giudicato “troppo Slimane”. Fendi e Loro Piana continuano a crescere e gli altri marchi in portafoglio si stanno rafforzando. I risultati sono stati in linea con le attese degli analisti e con il quarter precedente. Quanto ai prossimi mesi, il management dice che resterà vigile, dato l’attuale contesto di incertezza sul fronte geopolitico e monetario. Di certo Lvmh può decretare il successo della quarta edizione delle Journées Particulières: in 180mila hanno voluto scoprire i segreti delle maison del gruppo in 14 Paesi.

In ottobre gli analisti della banca d’affari Morgan Stanley hanno abbassato la loro raccomandazione sul lusso da “neutral” a “underweight” (sottopesare in portafoglio). La prima delle motivazioni che hanno portato alla revisione sulle quotate europee riguarda la stretta correlazione osservata negli anni fra l’andamento del settore e quello con gli indici Msci Europe Growth (dove è presente il 92% del lusso europeo quotato) e Nasdaq, che da diversi mesi hanno intrapreso un movimento laterale dopo l’uptrend che durava dal 2010. Un’altra ragione è data dalle quotazioni elevate raggiunte dalle aziende del lusso. Nonostante l’indebolimento recente, continuano a essere scambiate sopra i valori medi a 12 mesi. Tenendo conto delle relative valutazioni in termini di rapporto prezzo/ utili e prezzo/valore del capitale, si tratta del comparto più costoso dopo software e semiconduttori. In più, secondo gli analisti, le posizioni lunghe degli hedge fund sui luxury good europei sono ancora molto elevate. Terzo motivo: l’accelerazione degli utili per azione, che da due anni alimenta le performance del settore in Borsa, sta perdendo forza. Infine preoccupa la Cina, dove il trend della fiducia dei consumatori - buon leading indicator per le performance del lusso - continua a rallentare (vedi grafico in alto). Nelle stime, il lusso europeo realizza in media il 18% dei ricavi, grazie al consumatore cinese (esclusi gli acquisti all’estero): l’esposizione più alta rispetto agli altri settori del mercato azionario.

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RUFFINI NEL FASHION&FOOD In ottobre Remo Ruffini, patron di Moncler, ha rilevato il 49% del marchio Attico, lanciato nel 2016 dalle influencer Gilda Ambrosio e Giorgia Tordini, e il 40% di Langosteria Holding, realtà che controlla insegne della ristorazione come Langosteria Bistrot e Café Milano. Le operazioni sono avvenute attraverso la controllata Ruffini Archive, la cui missione è investire nei settori ready-to-wear, food&beveradge e hospitality.

CAVALLI CERCA UN SOCIO Secondo indiscrezioni, la Roberto Cavalli ha deliberato un aumento di capitale da 10 milioni di euro per svoltare. Inoltre Clessidra avrebbe dato mandato a Rothschild per valutare l’ingresso nel capitale di un partner di minoranza. La Sgr controlla il 90% del marchio fiorentino che sta tentando il rilancio, sotto la guida del ceo Gian Giacomo Ferraris e del designer Paul Surridge.


INTERVIEW

FABRIZIO STROPPA/COCCINELLE

«STRATEGIA CHE VINCE NON SI CAMBIA» In Coccinelle dal 2016, Fabrizio Stroppa è stato promosso ceo del brand. A Fashion racconta il suo piano: correre sugli stessi binari strategici, ma premendo l’acceleratore. Obiettivo: raddoppiare il fatturato entro il 2022 DI ANGELA TOVAZZI

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al 15 ottobre per Fabrizio Stroppa è scattata la promozione, da chief commercial officer ad amministratore delegato di Coccinelle, brand parmense di pelletteria fondato nel 1978 dalla famiglia Mazzieri e dal 2012 nell’orbita della multinazionale sudcoreana E-Land. A passargli il testimone è Andrea Baldo, che dopo due anni e mezzo sulla poltrona di ceo e il traguardo dei 100 milioni di euro di fatturato previsti per il 2018, sta per intraprendere una nuova avventura professionale. «Continuità» sarà la parola d’ordine per Stroppa, che però è pronto a cambiare marcia, verso nuove frontiere di sviluppo internazionale. A guidare Coccinelle sarà uno di famiglia... Sì, sono in azienda dal 2016 e ho partecipato al lancio del nuovo corso del brand. Sicuramente la mia figura è stata scelta per dare continuità alla strategia portata avanti nell’ultimo biennio, con un focus sull’espansione retail e su mercati chiave come Asia ed Europa. Come ha intenzione di procedere in queste aree? Negli ultimi due anni e mezzo in Cina abbiamo portato avanti un ambizioso piano di sviluppo, con l’opening di 22 negozi. E altri 30 ne apriremo nel 2019. Giappone e Corea rappresentano la prossima sfida nel mercato asiatico, mentre in Europa, accanto all’Italia, Germania e Russia restano i Paesi per noi più importanti. Stiamo inoltre implementando la nostra presenza in Uk, nel Benelux e in Francia.

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1. Fabrizio Stroppa, promosso da chief commercial officer ad amministratore delegato di Coccinelle, brand fondato a Sala Baganza (Parma) nel 1978 dalla famiglia Mazzieri e dal 2012 in mano al gruppo sudcoreano E-Land. Prima di Coccinelle, il manager ha maturato una significativa esperienza in luxury brand internazionali, come Mulberry, Coach, Donna Karan e Giorgio Armani 2. Una proposta firmata Coccinelle SpringSummer 2019 3. Uno scatto della campagna autunnoinverno 2018/2019

Nel 2018 toccherete il traguardo dei 100 milioni di euro di fatturato. Quali i prossimi obiettivi? Puntiamo al raddoppio entro il 2022. Siamo già passati dai 65 ai 100 milioni nel giro di un triennio: questo significa che abbiamo creato un modello che sta funzionando. L’espansione retail farà da traino. Strategici saranno anche il canale del travel retail, cresciuto a doppia cifra nel 2018, e quello digitale, che nel complesso incide sul giro d’affari per il 6%. Una percentuale che vorremmo portare ad almento il 10% nel 2019.

Cambiamenti in vista sul fronte dello stile? Eleonora Pujia e Vinciane Stouvenaker continueranno a firmare le collezioni. Non varierà il posizionamento del brand, che fa leva su un prodotto riconosciuto, apprezzato e value for money. Investiremo sullo storytelling, sull’identità e la carica emozionale di Coccinelle, attraverso la collaborazione con designer e architetti per la realizzazione di capsule. Partiremo a settembre 2019. Insomma, continuiamo sulla strada intrapresa, ma premendo l’acceleratore. ■

E in Italia? Per il suo 40esimo compleanno Coccinelle a dicembre si regalerà un flagship store nel cuore di Milano, in corso Vittorio Emanuele, di fronte a Michael Kors. Non è l’unico nostro negozio in città, ma sarà quello più di immagine, forte anche di un nuovo concept, che farà poi da base per il restyling di altri monomarca, come quello previsto a Londra in Regent street. L’Italia resta per noi fondamentale, anche se per la prima volta la quota export ha superato quella del mercato domestico, scesa sotto il 50%.

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WOMEN’S FASHION WEEK

I BUYER A MILANO MODA DONNA

A MILANO PIÙ GLAMOUR E PIÙ NETWORKING

Non solo sfilate: la settimana della moda ha sorpreso per una quota di glamour crescente e che in passato era mancata. «In giorni come questi, il pubblico della moda vuole uscire e fare networking» dicono i buyer. E le collezioni, contano ancora per il successo della fashion week? Certo, ma devono essere agganciate alla realtà come quelle di Fendi, Prada e Attico. Il ritorno a una nuova eleganza, abbinata allo streetwear, spingerà le vendite. DI ANDREA BIGOZZI

FASHION WEEK A CONFRONTO

S

altiamo a piè pari la parte in cui si dice che l’assenza di Gucci alla fashion week di Milano si è sentita, se non altro perché nelle scorse stagioni il lavoro di Alessandro Michele non ci aveva solo abituato alle discussioni tra fazioni di favorevoli e contrari, ma aveva anche restituito alla città una centralità nella moda contemporanea, che da tempo non si registrava. E passiamo subito alla parte in cui, invece, si scopre che Milano non è solo Gucci e che c’è molto di più. Nei sei giorni di sfilate sono stati numerosi i marchi che si sono distinti e che hanno reclamato un posto al sole nel panorama del fashion system: in ordine sparso citiamo Gilda Ambrosio e Giorgia Tordini con il progetto Attico, il più cool del momento (e con un futuro bril-

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Attico

MILANO lante in vista dopo l’acquidove questa stagione esordi70 SFILATE PER 6 GIORNI sizione del 49% del marva Riccardo Tisci per Burchio da parte delle famigia berry, a Parigi, che ha porPARIGI Ruffini), Moncler con l’attato alla ribalta la prima 78 SFILATE PER 9 GIORNI to secondo dell’operazione collezione di Hedi Slimane Genius, le dimostrazioni di per Celine, clamorosamenLONDRA forza da parte di Prada, te stroncata dalla critica, 54 SFILATE PER 6 GIORNI Fendi e Dolce&Gabbana, specie quella anglosassone. il promettente esordio di Pur in assenza di eventi koFonte: Camera Nazionale della Moda Italiana, Féderation de la Haute Couture et Carolina Castiglioni con lossal, come quelli appena de la Mode, British Fashion Council Plan C e ancora le prove citati, Milano si è fatta notaconvincenti di Missoni, re grazie a un mix di almeno Agnona, Etro, Versace, Max Mara e Jil tre ingredienti: il prodotto, il glamour similSander. Tutti nomi che, secondo i tanti hollywoodiano e gli eventi culturali. In gebuyer italiani e stranieri intervistati tra una nerale, in pedana si sono visti meno felpe e sfilata e l’altra, hanno messo questo giro di sneaker e molti più abiti e tacchi, tra voglia passerelle milanesi al passo delle altre capidi leggerezza ed eleganza. «Mi fa molto piatali della moda internazionale, da Londra, cere questo ritorno ai look (Segue a pag 14)


English version on pages 78-80

Fondazione Prada

Emporio Armani

La parola d’ordine è inclusione

Moncler Genius

La Milano Fashion Week pensa anche al pubblico dei non addetti ai lavori: sono sempre più numerose, infatti, le aziende che con i loro eventi cercano di sottolineare il carattere inclusivo della moda. Tra queste Emporio Armani con l’evento di Linate dove hanno partecipato 2.400 persone, tra cui 100 vincitori del contest indetto dalla maison. Anche Moncler Genius per la sua presentazione in via Orobia ha voluto un pubblico allargato (stampa, buyer, influencer, strada seguita anche da brand come Missoni e Gcds, che hanno diviso in due momenti i loro eventi: prima lo show in location molto ampie per accogliere, subito dopo, party con un’ampia audience. Voglia di inclusività anche per Fila ed Etro che, durante la fashion week, hanno realizzato due mostre gratuite e aperte al pubblico. Per assistere tra una sfilata e l’altra al talk con Spike Lee alla Fondazione Prada bastava prenotarsi, mentre per una copia autografata del libro di Anna dello Russo ci si doveva mettere in fila alla Coin di piazza 5 Giornate.

Da Missoni a Attico: il potere delle location Dal punto di vista delle location questa edizione della Milano Fashion Week ha accontentato davvero tutti: gli amanti dei spazi industriali (la fabbrica scelta da Jil Sander), chi cerca luoghi segreti mai aperti prima al pubblico (la penthouse di Missoni Attico), chi preferisce cornici prestigiose, come nel caso di Luisa Beccaria che ha sfilato nei giardini di Villa Reale. La scelta dell’indirizzo di una sfilata è un elemento essenziale della comunicazione della collezione e anche su questo i buyer hanno detto la loro decretando il successo di chi ha scelto spazi all’aperto, a cominciare da Missoni, che ha sfilato a Citylife. Tra le scelte più concettuali, apprezzata Prada che ha optato per la Fondazione. Tra le presentazioni, nessun dubbio: Giorgia Tordini e Gilda Ambrosio di Attico hanno fatto centro, conquistando l’ultimo piano del grattacielo di piazza Repubblica.

Bianca Balti: «I miei abiti premaman sono per la vita» La top model ha debuttato alla fashion week con il suo maternity brand dal cuore green. Ogni pezzo è realizzato con tessuti provenienti da stock: come è nata l’idea? Siamo partiti pensando di utilizzare solo tessuti prodotti nell’area di Los Angeles, ma era un’impresa quasi impossibile. La nostra attenzione si è allora rivolta ai tessuti sostenibili, ma la maggior parte della materia prima “green” in commercio è in maglia, non adatta allo stile dei nostri abiti. Poi Diviya Loomba, una commerciante di stoffe eco, ci ha suggerito di usare materiale provenienti da stock, mostrandoci dove trovarli. Su biancabalti.com, nella sezione B women, c’è tutto un capitolo dedicato alle donne che hanno reso il progetto realtà. È soddisfatta del risultato? Sono soddisfatta, ma migliorerò il prodotto basandomi sulle critiche. Ho chiesto riscontri onesti a persone di fiducia con esperienza nel settore, ma ascolterò soprattutto la voce dei clienti. Come ha organizzato la distribuzione? La collezione è in vendita online sul sito biancabalti.com. Questo è l’unico canale di vendita contemplato, nell’ottica di contenere il prezzo dei capi, senza pregiudicarne la qualità e la sostenibilità. Dopo la linea maternity ne arriverà anche una per le altre donne? Questa è molto più che una collezione maternity. Come ho provato indossando un mio abito ai “Green Carpet Awards”, non bisogna essere incinte per indossare i miei capi. Il creare vestiti “per la vita” è per me un concetto fondamentale. (a.t.)

Luisa Beccaria

Jil Sander

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WOMEN’S FASHION WEEK

KEN DOWNING NEIMAN MARCUS SENIOR VICE PRESIDENT/ FASHION DIRECTOR

«Questa stagione le mie sfilate preferite sono state Fendi e Prada, seguite da Etro, Missoni e Agnona. Fendi mi ha conquistato per i vestiti e per la sua eleganza moderna. Aspetto, questo, che è stato centrale in diverse collezioni viste a Milano, da cui sono scomparse o quasi le sneaker. Il ritorno agli anni 90, ma con un’attitudine nuova e fresca, è quello che mi ha fatto innamorare della nuova collezione di Prada, mentre Etro è da ricordare per la sua voglia di fuga dalla quotidianità. Lo show di Agnona mi è rimasto impresso per la sua eleganza senza forzature e per la palette Summer Spice. In questa settimana c’è stato spazio anche per fare scouting, con la bella prova di Carolina Castiglioni per Plan C, le sfilate di Act n°1 e Calcaterra e, non ultime, le borse Officina del Poggio».

“ decisamente glamorous, che ha riguardato un po’ tutti i brand - è il commento di Silvano Vangi, head womenswear buyer di Luisaviaroma.com -. Finalmente si torna a scommettere sul ready to wear e sugli abiti, più che sulle sneaker, e di conseguenza i nostri budget non potranno che essere in crescita, per assecondare questa tendenza». Ma non siamo comunque di fronte al tramonto del fenomeno streetwear, che per la primavera-estate 2019 si accontenterà, più che di essere le tendenza, di contaminare il guardaroba. «Non credo che queste sfilate di Milano segneranno la fine di tute, cappucci e scarpe da tennis come è stato scritto su alcuni media - conferma Giulia Pizzato, buying & merchandising director

DIFFICILE METTERE D’ACCORDO TUTTI. CI È RIUSCITO MARNI CON IL SET UP DELLA SFILATA: UN’INFILATA DI LETTI, SINGOLI, DOPPI, TUTTI BEN RIFATTI

di Rinascente -, ma certamente durante tutto il fashion month si è registrata la voglia di un ritorno a un’eleganza vera, ma moderna. Comfort e femminilità convivranno sicuramente a livello commerciale: le donne non rinunceranno all’abbigliamento comodo e confortevole cui si sono abituate in queste ultime stagioni». La conferma alla tesi arriva proprio dalle passerel-

le che tra i best seller della prossima stagione scommette sui pantaloncini, proposti in due varianti: “biker pant” o bermuda sartoriali. I pantaciclista sono tra i must have della prossima stagione secondo Ken Downing di Neiman Marcus, mentre gli short al ginocchio stretti ed eleganti di Prada sono l’oggetto del desiderio per Roopal Patel, fashion director di Saks Fifth Ave-

Dalle sfilate parte la corsa per il presidente di Camera Buyer La macchina per la nomina del nuovo presidente della Camera Italiana Buyer Moda (che cambierà nome in Camera Italiana Retail Moda) e dei nuovi membri del consiglio direttivo è già partita. In base alla riforma della governance, varata durante l’ultima assemblea dello scorso settembre, il presidente non verrà più eletto tra i 107 associati, ma sarà un manager esterno. Novità anche per il consiglio direttivo, che passerà da 15 a sei membri. Eliminate anche la cariche di presidente onorario e di vice-presidente. La data del voto sul nuovo presidente e sui nuovi consiglieri sarà decisa nei prossimi giorni. Ma prima dovranno essere presentate, dai soci che lo vorranno, le liste contenenti le candidature degli aspiranti presidenti e membri del direttivo, che poi saranno vagliate dai soci. Si può immaginare che l’elezione non arriverà prima di metà novembre. L’attuale vice-presidente di Camera Buyer, Claudio Betti (nella foto a sinistra), sembra intenzionato a portare avanti il suo impegno all’interno dell’associazione e insieme ad altri

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colleghi sta preparando una sua lista. Non sembra intenzionato a mettersi in gioco in prima persona invece l’attuale presidente Mario Dell’Oglio (nella foto a destra), che durante le sfilate non ha esitato a dirsi perplesso sulla nuova governance. In particolare, l’imprenditore palermitano avrebbe preferito che rimanesse in carica la figura del presidente associato, affiancato da un ceo esterno.



WOMEN’S FASHION WEEK

grandi griffe. Ci ha pensato la Camera Nazionale della Moda Italiana a replicare al quotidiano, riuscendo a circoscrivere la polemica. Così la fashion week è tornata a essere quello che deve: un momento di sintesi corale per il sistema. E il sistema ha superato il test, anche in uno dei tasti dolenti di Milano Moda Donna: l’assenza di un ricambio generazionale. Per certa stampa straniera il problema resta, ma i buyer intervistati, sono stati più benevoli e a questa tornata di show non si sono fatti pregare quando si trattava di elencare qualche new name da tenere d’occhio. «Act N°1 e Calcaterra e Plan C,» è il responso di Ken Downing. E proprio Plan C, la collezione disegnata da Carolina Castiglioni, ha convinto tutti i compratori, italiani inclusi, a cominciare da Rosy Biffi di Biffi Boutique e Banner, che l’ha scelta perché «molto smart e super chic». Ma sulla bocca dei

Cinture e waist bag

Bermuda sartoriale

Surf

Gcds

nue. Ripercorrendo quanto visto in una manciata di giorni di sfilate della Milano Fashion Week per i buyer quella di Fendi è la sfilata che concentra i maggiori trend commerciali dell’estate 2019 (short, maxi tasche, Pvc, cinture e waist bag), mentre lo show di Francesco Risso per Marni è stato eletto tra i più sorpendenti della settimana e quello con il set up più bello, fatto di soffici letti con coperte e cuscini. «Mi è piaciuta moltissimo - osserva la greca Lia Pagoni del gruppo Pagoni -. Bellissimi i colori pastello e gli accenti neon, le scarpe e gli accessori unici e le silhouette semplici, con stampe insolite». L’inizio della fashion week non era stato granché promettente, a causa delle aggressioni in arrivo dall’estero. Il New York Times aveva aspettato le prime sfilate milanesi per pubblicare un articolo sul lavoro in nero di una sessantina di sarte in Puglia al servizio di

Fendi

«Tra le collezioni dieci e lode c’è Prada: belle le gonne e una menzione speciale a tutti gli accessori, in primis le borse in coccodrillo. Fendi è stata un’altra sfilata da promuovere: tutto perfetto, colori azzeccati, e la novità dell’effetto see-through, ottenuto con il Pvc abbinato alla pelle nei giubbotti. Quanto a Dolce&Gabbana, che dire? Li amo incondizionatamente. Una sfilata con un messaggio preciso: ogni donna, di ogni età e di ogni taglia, può essere alla moda. I mega eventi - da Emporio Armani ai Green Carpet Fashion Awards - hanno aiutato a tenere alta la fama di Milano: in giorni come questi la fashion people vuole uscire, incontrarsi, fare networking: qui non si dovrebbe mai andare a dormire prima delle 23!».

MUST HAVE

SPRING-SUMMER 2019

Prada

TSUM FASHION DIRECTOR

Sportmax

ALLA VERBER

IDA PETERSSON

«I miei show preferiti sono stati Fendi, Prada e la splendida presentazione di Attico. Prada non era solo bella, anche il messaggio della collezione era molto importante. Fendi ha presentato un prodotto forte, che ha evidenziato alcune tendenze chiave viste emergere nel fashion month. Non è un caso che, a mio avviso, il must have della prossima stagione sarà proprio di Fendi: le borse secchiello con logo all over. In generale sono entusiasta di tutte le borse presentate dal marchio, di qualsiasi forma. Ho adorato anche Etro, che è riuscito a festeggiare 50 anni, risultando contemporaneamente molto fresco».

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Biker short

N°21

BROWNS WOMENSWEAR BUYING DIRECTOR

Vernice



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compratori circolano anche Blanchett, Rita Ora, Sofia altri nomi come quelli di Coppola, Spike Lee, Liam Albagìa, Annakiki, GiuPayne e Isabella Rosselliseppe di Morabito, Tiziani, senza dimenticare la no Guardini, Alevi. Alcuni grandiosa spettacolarità di questi hanno trovato la dello show di Emporio Arnotorietà alla vecchia mamani all’aeroporto di Linaniera, ovvero calcando le te con annesso concerto di IL CLOU DELLA passerelle, altri (e ormai Robbie Williams, oppure SETTIMANA È STATO LO sono la maggior parte) hanla serata di gala dell’Amfar SHOW DI EMPORIO ARMANI: no costruito la loro immagie il tappeto verde dei Green CON PIÙ EVENTI DEL GENERE ne e la loro credibilità comCarpet Awards che hanno IN CALENDARIO MILANO merciale attraverso i nuovi chiuso la kermesse milanePOTREBBE RINASCERE strumenti digitali, seguendo se. «A Milano non si dola strada tracciata dai fenovrebbe mai andare a dormiSilvia Bini - Càos meni del momento tra i dere prima delle 23!» è il punsigner 4.0 come Attico, to di vista di Ala Verber, Alessandra Rich (che però sfila a Parigi, tra i buyer più entusiasti della svolta glam anche se ha una showroom a Milano) e del capoluogo lombardo. «L’atmosfera Gcds, brand che sono arrivati a frequentare assicura la fashion director di Tsum - era le fashion week quando il successo era già coinvolgente, grazie a mega eventi che non un certezza, mentre come trampolino di hanno messo in secondo piano sfilate e prelancio hanno usato social e influencer. Ma sentazioni, ma che - al contrario - hanno la Camera Nazionale della Moda Italiana è aiutato a tenere alta la fama della capitale convinta che le sfilate siano ancora il momento migliore per fare scouting e si dimostra determinata a rivendicare un ruolo attivo nel supporto alle nuove generazioni di talenti. HO TROVATO Anche per questo ha UN BEL FERMENTO nominato la giornaliIN CITTÀ: sta italiana Sara VENIRE NEL 2018 Sozzani Maino nuoALLA MILANO STEFANIAMODE.COM va brand ambassaFASHION WEEK È ART DIRECTOR dor, affidandole il UN’ESPERIENZA «Per quanto riguarda il ready to wear, compito di portare MOLTO MIGLIORE chapeau alla sfilata di Marni, che mi ha alla luce e supportare RISPETTO A conquistato per la fantasia a briglia sciolta i new talent. «A POCHE STAGIONI dei capi con i moodboard della collezione Milano mancano gli FA E QUESTO stampati sopra. Sul fronte degli accessori eventi», è sempre AIUTA ANCHE IL sono letteralmente impazzita per gli stata la critica mossa BUSINESS scarponcini un po’ da ballerina e un po’ da dai detrattori della Silvano Vangi boxeur di Jil Sander. In questa stagione fashion week, che Luisaviaroma.com mi sono inoltre piaciuti i babydoll di Prada questa volta sono e i trench trasparenti di Fendi, in Pvc con stati ascoltati e rifiniture in pelle. Fra le tendenze in cui accontentati. Non è infatti possibile parlare credo di più gli short stile ciclista e le tote di queste edizione di Milano Moda Donna bag in formato over. Quanto ai giovani senza riconoscere che la sua dose di designer, apprezzo quelli come Richard glamour è cresciuta rispetto al passato. Quinn, Charles Jeffrey-Loverboy e Wales Dalle prime file delle sfilate allo shopping Bonner che hanno un’estetica forte, ma non per le vie del centro, hanno circolato per la fanno parte del calendario di Milano». città star come Julianne Moore, Cate

Plan C: subito in 100 store e retail in arrivo

È appena stato presentato ufficialmente alla stampa, ma già si annuncia come un successo commerciale: Plan C, il marchio womenswear di Carolina Castiglioni, figlia di Consuelo Castiglioni fondatrice di Marni, può gia contare su una stocklist di cento store nel mondo. «Siamo stati selezionati, tra gli altri, da Barneys, Lane Crawford, Mytheresa.com, Murkudis, tutti i 10 Corso Como del mondo e i migliori 20 multibrand italiani» fa il punto la stilista, che nel progetto è affianca dal padre Gianni e dal fratello Giovanni. Tra le novità in arrivo anche il primo monomarca previsto in Giappone per il 2019.

CARMEL WALSH

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IN PASSERELLA SFILA LA STARTUP

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Il debutto di Albagìa firmato Piaggi e Citron

Il marchio Albagía, al suo debutto con la Milano Fashion Week, non è passato inosservato tra gli addetti ai lavori. A lanciare il progetto l’imprenditrice 30enne Angela Stanzione, che ha affidato a Federico Piaggi e Stefano Citron (ex Gianfranco Ferré) la guida creativa e a Pierre Studio la produzione. La collezione d’esordio, dedicata alla S/S 2019, prevede 19 look solo in bianco e nero. La distribuzione è gestita direttamente dalla showroom di Milano. Previsti shop in shop nelle capitali europee e, a seguire, un monomarca a Milano.


TIFFANY HSU

Gilberto Calzolari stacca il biglietto per le sfilate 2019

MYTHERESA.COM FASHION BUYING DIRECTOR «Prada è sempre grande, ma ho apprezzato molto anche la sfilata di Fendi: i cycling short saranno i must have della prossima stagione. Tod’s per me è stata una grande sorpresa e Marni ha realizzato il set-up di sfilata più bello. Lo show di Max Mara era molto chic e la collezione ben disegnata. Anche la seconda stagione di Moncler Genius è stata presentata in modo splendido. Quello che però è mancato a Milano questa stagione è uno scossone, di quelli a cui ci aveva abituato Gucci. Colpo di fulmine per Attico: non parlo solo della collezione, decisamente eclettica, ma anche della penthouse scelta come location. Versace ha realizzato uno show super. Plan C è la vera novità: siamo elettrizzati all’idea di iniziare a lavorare insieme».

italiana della moda. In giorni come questi e Bella Hadid, ma anche le icone anni Nola fashion people vuole uscire, incontrarsi, vanta come Carla Bruni, Stella Tennant, fare networking: quindi bene così». A conShalom Harlow - hanno fatto sì che Milatribuire all’insolita spettacolarità della no si riappropriasse del glamour che per fashion week ci hanno pensamolte stagioni le è mancato. to anche le feste di complean«Del resto oggi, complice no (Etro per i 50 anni, Missol’incidenza dei social media ni per i 65 anni, Luisa Spanel settore, il cliente non cerca gnoli per i 90 anni) e i tanti più solo i contenuti ma esige eventi culturali, a cominciare immagine - riflette Silvia dalla performance danzante di Bini, titolare di due multimarMichael Clark al Gucci Hub, ca a Viareggio - e Milano si senza dimenticare il tributo sta adeguando, anche se ci TRA LE SORPRESE alla storia di Azzedine Alaïa, sono margini di progresso per C’È EMILIO PUCCI, Etro e Fila, attraverso altretquanto riguarda la spettacolaCHE È TORNATO A tante mostre-evento, rigorosarizzazione delle sfilate, basti ESSERE SE STESSO. mente eventi aperti al publico. pensare a quelle di Parigi di NESSUNA DELUSIONE Anche la parata di top model Saint Laurent e Chanel, con DAI BIG BRAND, BEN impegnate sulle passarelle scenografie da film».(Hanno FOCALIZZATI SUL non solo le più amate del mocollaborato Alessandra BiPRODOTTO mento come Kendall Jenner, gotta, Carla Mercurio, AngeMaurizio Coltorti, Coltorti Kaia Gerber e le sorelle Gigi la Tovazzi) ■

L’abito creato con sacchi di caffè in juta usati, originari del Brasile, e acquistati al mercato dei Navigli a Milano ha fruttato a Gilberto Calzolari il Franca Sozzani GCC Award for best emerging designer, uno dei premi più attesi dei Green Carpet Fashion Awards. La vittoria al contest permetterà allo stilista milanese di sfilare durante la prossima edizione della Milano Fashion Week sia di prendere parte a un programma di mentorship organizzato da The Bicester Village Shopping Collection. Calzolari ha lanciato il suo marchio nel 2015, dopo una carriera di 15 anni passata lavorando negli uffici stile di aziende come Marni, Alberta Ferretti, Valentino, Miu Miu e Giorgio Armani.

Le top anni ‘90 non passano di moda I casting all’insegna della molteplicità di età e di taglie stanno diventando sempre più usuali alla fashion week di Milano. Fino a poche stagioni fa gli unici a fare certi esperimenti erano Dolce&Gabbana, ma a questa edizione di Milano Moda Donna si sono avvistate Stella Tennant e Georgina Grenville da Salvatore Ferragamo, Shalom Harlow che ha chiuso lo show di Versace, mentre da Dolce & Gabbana le top anni 90 erano davvero tante, da non tenere il conto: da Carla Bruni a Eva Herzigova e Helena Christensen, passando per Monica Bellucci, Marpessa e Isabella Rossellini.

Gucci

GRAZIE AI BUYER INCONTRATI ALLE SFILATE PER IL SUPPORTO • Beppe Angiolini Sugar ed Execelsior Milano • Claudio Betti Spinnaker • Rosy Biffi Biffi Boutique • Silvia Bini Càos e Sivia Bini Passeggiata • Susanne Botschen Marthalouisa.com • Maurizio Coltorti Coltorti • Mario Dell’Oglio Dell’Oglio • Ken Downing Neiman Marcus • Federico Giglio Giglio Boutique • Norio Hanatani Hankyu Hanshin • Nioka Hiroko Daimaru Matsuzakaya • Tiffany Hsu Mytheresa.com • Olga Mironova Boutique XXI secolo • Lia Pagoni Gruppo Pagoni • Ida Petersson Browns • Giulia Pizzato Rinascente • Kenta Usui Takashimaya Co. • Silvano Vangi Luisaviaroma.com • Alla Verber Tsum • Carmel Imelda Walsh Stefaniamode.com

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WHITE

DOVE LA MODA HA IL SUO «FUORI SALONE»

Ph. Imaxtree.com

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La rassegna è sempre più internazionale e i numeri lo decretano: è l’omologa nel fashion del «fuori salone» del design. Intanto le future sfide lanciate dagli organizzatori fanno discutere DI ELISABETTA FABBRI

Daily Paper

n oltre 27mila addetti ai lavori hanno fatto un passaggio al White di settembre, che presentava 562 marchi in quattro location di via Tortona: +5% rispetto all’anno prima, grazie alle presenze straniere (+13%). «Un risultato straordinario», lo definisce il fondatore Massimiliano Bizzi, che ha sempre creduto nel Tortona district, diventato ormai un «vero fuori salone della Tanta nostalgia di Fiorucci moda». In questa edizione è stato Special guest di White, Fiorucci sta scelto Fiorucci come special guest tornando in auge per mano degli inglesi (vedi box) e come special project Janie e Stephen Schaffer e di fan come il marchio belga A.F. Vandevorst, Kendall Jenner, Gigi Hadid e Kourtney che ha sfilato nel calendario uffiKardashian. Anche in Italia l’attenzione ciale. Grazie a una partnership con è alta: lo attesta il successo inatteso del Flanders DC - organizzazione che pop-up store presso Archiproducts (nella supporta gli emergenti - altri talenti foto sopra) e l’interesse dei buyer italiani in belgi sono arrivati a Milano. Rafiera. Al momento in Italia si trova solo da mona Stoica, designer di Helder Rinascente e Luisaviaroma e non esistono Antwerp, ci dice: «Non abbiamo né rappresentanti né agenti. «Stiamo raccolto ordini ma c’è stato molto riprendendo in mano il mercato, è tutto un interesse da parte di buyer da Cina, work in progress - dicono dall’azienda -. Giappone, California e Australia: Dopo Milano e Parigi si farà Milano è di certo più internazionale un bilancio e decideremo il da farsi». di Berlino». Esperienza soddisfacente anche per la collettiva olandese White, il Superstudio Più, al civico 27. Qui organizzata con il tradeshow Modefabriek Xacus ha incontrato soprattutto buyer ita(Daily Paper e Maium, tra le label che hanliani, ma anche da Benelux e Scandinavia, no colpito di più), di scena al 31 di via Tortochiudendo la kermesse con un bilancio pona, location in espansione, con il lancio delsitivo per il progetto donna, che ormai conta lo spazio Opificio. Sarà anche per la novità 300 clienti. «I giorni clou sono stati venerdì che in quest’area new entry l’affluenza ha e sabato, negli altri si è visto molto passegscarseggiato, come segnalato dal marchio di gio - nota Laura Bortolami, fondatrice di maglieria artigianale Bruniana, che giudica Laura B.». «White resta una vetrina imporlo spazio troppo defilato rispetto al cuore di

A.F. Vandevorst

I

Premiato Kiko Kintanar Il 25enne designer delle Filippine Kiko Kintanar ha vinto l’11esimo Premio Ramponi con capi in fibre naturali e sostenibili (a sinista, un suo abito).

tante ma mi piacerebbero una maggiore selezione e una disposizione più chiara, magari in base al target di prezzo o i look e la loro immagine, per agevolare i buyer, sempre di fretta», aggiunge, precisando che il problema riguarda un po’ tutte le fiere. «La location del Superstudio Più va migliorando ma in generale c‘è troppo caos e si perde troppo tempo» conferma una buyer di Biba Boutique (a Faenza). «Tortona 27 - dicono da Import Rossa, catena di negozi di Osaka, in Giappone - è di riferimento per noi, che cerchiamo nuovi brand italiani. Interessante anche Tortona 31». «Ci sono piaciute alcune proposte da Belgio, Olanda e Los Angeles - affermano due compratori di Sensse Boutique (a Marbella, Spagna). Tra gli italiani Viki-And e Jei’s

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Helder Antwerp

Viki-And

Bruniana

White Street Market vuole cambiare volto alla fashion week maschile

Laura B

Pierre-Louis Mascia

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In gennaio (dal 12 al 14) e giugno il nuovo format B2C White Street Market (Wsm) sarà ampliato ed esteso all’intero salone. Lo hanno deciso gli organizzatori di White dopo il successo dell’esordio di giugno 2018 (oltre 9mila le presenze). In partenza focalizzato su sportswear e streetwear (nella foto sopra), nel 2019 si allargherà al fashion e tutto l’evento, realizzato con Probeat Agency e nss factory, sarà aperto sia ai buyer che ai consumatori, con attività mirate e progetti speciali come talk, performance musicali e mostre. Non più al Base ma al Superstudio Più, Wsm avrà per tema “Re: edition” che, mantenendo al centro la sostenibilità, vuole riflettere sulle icone della moda. Wsm sarà un festival per marchi affermati e label emergenti che, oltre a incontrare i buyer, potranno interagire con i consumatori e vendere loro direttamente.

Molly Bracken Premium

by Letizia Denaro. Peccato che gli stand siano piccoli: si vedono pochi pezzi della collezione». «Il brand che più ci ha colpito è Pierre-Louis Mascia», affermano dalla boutique Narda di Bologna, ribadendo che l’area più interessante resta il Superstudio. Ma c’è anche chi ha esplorato l’ex-Ansaldo, come confermano da Empathie elencando visitatori da Italia, Francia e Russia. Allo stand Molly Bracken Premium, all’Hotel Nhow, parlano di buyer di livello da Corea e Giappone e dell’assenza di quelli da Russia e Medio Oriente, visti alla precedente edizione. «Il dettagliante è disorientato - sostiene Marco Martini, che distribuisce la linea in Italia -. L’online impera ma c’è già chi stima un demoltiplicatore di cinque volte il business. Ciò che possiamo fare è permettere al cliente di marginalizzare anche nel periodo dei saldi, quando l’e-commerce è ancora più aggressivo». E mentre gli organizzatori lavorano al White Street Market (vedi box), abbiamo raccolto il parere di alcuni sul nuovo appuntamento B2C. «Per noi sarebbe un problema essere pronti a giugno - sostengono da Atelier Cigalas -. Per le showroom e le fiere non si riesce prima di luglio». «Penso che mischiare buyer e consumatori finali sia caotico - dicono da So.Be -. Inoltre vendere direttamente al consumatore significa fissare un prezzo, che andrebbe a vincolare i negozianti. Va benissimo come idea per animare la città, ma non so quanto sia nell’interesse degli espositori». «Le date di Milano - concludono - sono quasi impossibili da risollevare: Pitti ormai la fa da padrone». ■


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WOMEN’S FASHION WEEK

SUPER

BENE LA SEDE, OCCHI PUNTATI SUI MARCHI Buyer in crescita del 25% e numero di negozi a +35%: la nuova formula di Super in via Tortona ha portato una ventata di energia alla rassegna, mettendo d’accordo espositori e compratori. Ma c’è chi ritiene superato il concetto di fiera, in un momento in cui nascono format inediti

SUPER

IN CIFRE 103

MARCHI DI CARLA MERCURIO

COMPRATORI

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esima edizione con suspence per Super, una grande scommessa per il management di Pitti Immagine, che ha trasferito la rassegna in via Tortona, in una delle zone più hot di Milano durante la Fashion Week, e peraltro di fronte al White, lasciando la precendente location al The Mall, poco frequentata dai compratori perché lontana dai circuiti della moda. Il salone si è messo in gioco su più fronti: non solo quindi la nuova sede ma anche un giorno in più, con partenza il venerdì, un nuovo format e una selezione più attenta di brand, dai 140 della precedente edizione ai 103 di quella appena conclusa. Ma chi non risica non rosica e a conti fatti la nuova formula ha portato una ventata di energia al salone, facilitando i percorsi dei buyer e generando maggiore affluenza, con una crescita del 25% dei compratori, per un totale di 5.900 presenze a livello numerico, ma con un +35% per numero di negozi registrati. Un parterre internazionale, con i buyer esteri attestati intorno alle 1.200 presenze (20% del totale) e con oltre 50 Paesi esteri di provenienza. «Il passaggio da The Mall a via Tortona è stato senza ombra di dubbio un beneficio per espositori e visitatori - spiega l’a.d. di Pitti Immagine, Raffaello Napoleone -. Il fatto di aver dovuto ulteriormente selezionare gli espositori, visto lo spazio ridotto, è stato molto apprezzato da tutti, perché ha reso il salone facilmente visitabile, diviso tra realtà consolidate e nuovi marchi». Lo conferma Massimiliano De Marianis, buyer di Luisaviaroma.com: «Il nuovo format mi è piaciuto molto. È facilmente fruibile, con un percorso funzionale e intuitivo. E poi ho trovato internazionale la selezione dei brand. Ho visto marchi che mi

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hanno colpito, soprattutto +35% nelle aree dedicate ai deNEGOZI BAGUTTA signer emergenti, di cui REGISTRATI sicuramente approfondi1.200 remo le collezioni». Gli fa BUYER ESTERI eco Nathalie Zamet, head of the trend department di Galeries Lafayette e Bhv/ Marais, in Francia: «Ho visto una proposta di marchi molto interessante, così come ho apprezzato la possibilità di valutare assieme un mix di abbigliamento e accessori; senza dubbio un valore aggiunto. Nei nostri ultimi progetti siamo molto attenti alla moda sostenibile e a Super ho trovato diverse label che lavorano con questo approccio». Non sono mancate tuttavia le voci discordanti e qualche critica. «A mio avviso bisognerebbe lavorare su una selezione di marchi più alta, perché l’offerta non è al livello del target dei compratori presenti a Milano per la settimana della moda - afferma Silvia Bini, titolare di CIRCOLO 1901 Càos e Silvia Bini Passeggiata a Viareggio -. Inoltre in generale l’offerta è eccessiva e ditato». Pronta la risposta di Raffaello Napoanche i più bravi e attenti rischiano di andare leone: «Sulle tempistiche abbiamo fatto tanti in overdose». Giovanni Scaglione, titolare ragionamenti e alla fine constatiamo sempre del marchio Scaglione, si spinge più avanti, che gli espositori si dividono fifty/fifty su andando all’essenza della concetto di salone: questo argomento e che per molti compratori «La manifestazione è logisticamente più inle fiere di settembre chiudono la campagna telligente, anche se il The Mall era più chic e acquisti, dando la chance di visionare prodotdi design. Il passaggio di buyer è qualificato, ti esclusivi e di ricerca». «Per quanto riguarma io mi domando perché si fanno ancora la da l’ipotesi di apertura al pubblico - prosegue fiere e a cosa servono, se consideriamo che - si tratta di un’istanza legata all’idea del see le date sono sempre più fuori tempo, ormai now buy now, che finora non è decollato». a fine campagna vendite. Bisognerebbe in«In un momento turbolento come quello che ventare nuove formule, magari coinvolgendo stiamo attraversando, tra dazi, politiche proi consumatori, perché le rassegne di moda tezionistiche e quant’altro, penso sia giusto sono il retaggio di un sistema del tessile-abstare con i piedi per terra», conclude. ■ bigliamento antico, che va ragionato e rime-



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THEONEMILANO TRA OFFLINE E ONLINE

«Con Always On rimaniamo aperti 365 giorni l’anno» Al salone milanese dell’haut-à-porter ha debuttato la piattaforma online B2B, con accesso esclusivo ai buyer certificati. Ne parliamo con la general manager Elena Salvaneschi. Che riguardo alla location ribadisce: «Da Fieramilanocity non ci spostiamo».

Elena Salvaneschi

Questa edizione è partito il progetto Always On. Di che cosa si tratta? È uno strumento nato come estensione virtuale di TheOneMilano. Una vetrina online, che mette in comunicazione brand e buyer, facilitando le relazioni di business. Si presenta come un sito di e-commerce, anche se non è possibile nessuna transazione commerciale, attraverso il quale i buyer registrati potranno effettuare ricerche tra le collezioni fisicamente presenti in fiera.

Da quando sarà attiva? Lo è già e, di fatto, sarà una vetrina aperta 365 giorni l’anno, utile per mostrare le proprie collezioni e novità ai buyer certificati. Il creative team di TheOneMilano ha allestito in fiera un set, durante il quale sono stati fotografati i dieci “it look” di ogni marchio, corredati dalle descrizioni dei prodotti. Al momento all’iniziativa ha aderito oltre il 50% delle aziende espositrici, con oltre 600 pezzi caricati sulla piattaforma. Lo stesso servizio verrà offerto ogni sei mesi. Quali i plus per le aziende? Quello di facilitare le relazioni con i buyer, ma non solo. Il team di TheOneMilano porterà avanti un’attività di marketing digitale, con il rendiconto dell’andamento dei diversi profili attraverso report analitici. Un servizio che consentirà agli espositori di monitorare il feedback delle loro proposte nei diversi mercati e, di conseguenza, aggiustare eventualmente il tiro sulle collezioni, orientando in maniera mirata l’offerta. Sul fronte della fiera fisica, in un momento in cui White e Super stanno facendo sistema in zona Tortona, voi resterete a Fieramilanocity? Il nostro salone ha dimensioni contenute per la primavera-estate e molto ampie, parliamo di 16mila metri quadri, per l’autunno-inverno, vista l’offerta di pellicceria. In zona Tortona non sono disponibili queste metrature. E allestire i due appuntamenti in location diverse creerebbe molta confusione. Piuttosto vorremmo essere appoggiati dalle istituzioni per implementare il servizio navette, in modo da rendere più facili i collegamenti. (a.t.) Un momento della serata #TheOneLove a Palazzo Matteotti, animata dal concept brand Club Haus 80’s

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Annarita Pilotti a Micam: «Ora dal governo più risorse al settore» Micam ha chiuso con numeri positivi - 45.424 visitatori, con un +4,3% di buyer esteri e +1,6% di quelli italiani - a testimonianza del ruolo di leadership detenuto dal salone milanese, ma il settore necessita di maggiori investimenti per mantenere questo primato, come ha ribadito Annarita Pilotti, presidente di Assocalzaturifici: «Abbiamo bisogno che il governo liberi quante più risorse possibile a favore delle Pmi e del lavoro, abbattendo il cuneo fiscale. Solo in questo modo le imprese potranno pagare di più i dipendenti, guadagnare in competitività e investire, creando ricchezza e favorendo la ripresa dei consumi». «Un passo fondamentale - ha aggiunto - è togliere le sanzioni alla Russia, che impattano in modo negativo sull’affluenza dei loro compratori. E non dimentichiamo che urge la creazione di una norma a livello europeo sull’etichettatura di origine obbligatoria, in modo da tutelare l’eccellenza della produzione manifatturiera». Tra le presenze più significative al salone quelle dei buyer cinesi e di Hong Kong, con un +68,6%. Segnali molto positivi anche dal Nord America, con un +43,2% (nella foto, da sinistra, John Richmond e La Martina) (a.b.)

IN CRESCITA GIAPPONE E COREA

D’Alessandro: «Mipel è un esempio dell’Italia che funziona» Presenze in aumento rispetto alle ultime due edizioni per il salone della pelletteria, che ha chiamato a raccolta circa 13mila addetti ai lavori, con picchi da Giappone e Corea del Sud. Bene anche Usa, Australia, Cina, Russia e Ucraina, mentre sul fronte europeo un lieve cedimento si è avuto dalla Germania, controbilanciato dal dinamismo del Portogallo. Stabile l’adesione dei compratori italiani. Questa è la terza edizione della rassegna (ma la 114esima in assoluto) sotto l’egida di Danny D’Alessandro come direttore generale di Assopellettieri e a.d. di Mipel, che sottolinea la crescita di «una piattaforma a disposizione del sistema produttivo della pelletteria, un esempio dell’Italia che funziona e che ha voglia di vincere la competizione internazionale» (nella foto, una proposta Anna Cecere). (a.b.)


TRIUMPH for

Per i multimarca la competitività è una questione di Empowerment UNA SFIDA, MA SOPRATTUTTO UN’OPPORTUNITÀ CHE I MULTIMARCA NON POSSONO FARSI SCAPPARE: ANCHE I NEGOZI ITALIANI HANNO CAPITO CHE CON EMPOWERED BUSINESS EMPOWERS BUSINESS, PROGRAMMA DI PARTNERSHIP AVANZATA STUDIATO DA TRIUMPH A MISURA DEI NEGOZI “DI PROSSIMITÀ”, LE PROCEDURE SI SNELLISCONO E LA COMPETITIVITÀ CRESCE.

Empowered business empowers business, nuovo programma di partnership di Triumph con i multimarca, sta facendo proseliti anche in Italia. Sono ormai oltre 300 i punti vendita del nostro Paese che hanno scelto questa forma di collaborazione con un’azienda forte di 130 anni di storia, ma proiettata verso il futuro su tutti i fronti: prodotto, comunicazione, marketing, utilizzo dei mezzi digitali e, non ultima, la sinergia con i dettaglianti. 300, un numero destinato a crescere, perché Empowered business empowers business rappresenta una formula innovativa e unica nel suo genere. «Prima di approfondire cos’è, meglio chiarire cosa non è - dice

Olga Iarussi, ceo South Europe dell’azienda tedesca -. Chi pensa che si tratti di una specie di franchising si sbaglia: quello che vogliamo è lavorare con i multimarca, spina dorsale della distribuzione nel nostro Paese, per centrare insieme l’obiettivo di un sell out più consistente e di un servizio all’altezza delle elevate aspettative della consumatrice». Vendere underwear, terreno d’elezione di Triumph International, non è una conditio sine qua non per essere empowered: anche chi non è specializzato in questo settore può trarre vantaggio dalla sinergia con il brand. Questo perché oggi le criticità sono universali, anche se le soluzioni devono essere personalizzate.

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Ma come agire per dare un’impennata alla conversion rate? Triumph ha la risposta, articolata in cinque punti: formazione del personale di vendita e, per esteso, consulenza di visual merchandising e allestimento vetrine; monitoraggio periodico del sell out, utilizzando la tecnologia avanzata; attività di engagement con le consumatrici; supporto logistico; semplificazione della gestione. Facile a dirsi ma molto difficile a farsi, soprattutto contando esclusivamente sulle proprie forze e sulle strade già battute. Ci vogliono spalle larghe, idee chiare e il famoso detto «L’unione fa la forza». Da soli oggi non si vince: è la partnership quella giusta - che fa la differenza.


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o spread ai massimi, le flessioni di Piazza

H €150 MILLION CONSIDERATION Affari in risposta IN alla manovra di goverSTRONG VERSACE FAMILY SUPPORT

no, gli alert dell’Fmi e delle agenzie di rating. Eppure gli investimenti vanno O NON-GAAP EPS e se sul mercato italiano HIGH SINGLE avanti DIGITS c’è un buon affare, anche nel R 2 LOW SINGLE DIGITS DELLA MEDUSA bizzoso mondo della moda, R 3 HIGH SINGLE DIGITS perché non approfittarne? MenI RICAVI IN Q4 FISCAL 2019 tre scriviamo, pare che il fondo Da sinistra, Jonathan Akeroyd (ceo di Versace), Donatella Versace 775 mln $ nel 2018 (direttore creativo) e John D. Idol (presidente e ceo di Michael Kors Holdings) Quattro R stia trattando per 850 mln nel 2019 la maggioranza di Trussardi, 1,2 mld $ nel 2022 mentre i gioielli Buccellati 2 mld $ nel lungo periodo perazione giusta: il maralta per diversificare e penso che la ricerca prosarebbero nel mirino di Richechio deve essere svilupseguirà in questo ambito anche nei prossimi mont e Mayhoola, il fondo del GLI STORE 11 pato a livello mondiale e anni. Quanto al prezzo pagato, presuppone un Qatar proprietario di Balmain 220 nel 2018 ha bisogno di una potenza grande convincimento di quello che si potrà e Valentino. Da tempo si vo190 nel 2019 finanziaria che gli attuali fare in futuro con il marchio». «Prima erano cifera inoltre della cessione di 250 nel 2022 300 nel lungo periodo soci non hanno», comi francesi e ora tocca agli americani, più noti quote della Salvatore Ferragamenta Innocenzo Cipolcome aggregatori in segmenti diversi dall’alto mo, come pure dell’uscita del Fonte: Michael Kors Holdings letta, presidente di Aifidi gamma - concorda Angelo Piero La Runa, fondo Clessidra dalla Roberto Associazione Italiana senior partner della Sgr Progressio -. Per realtà Cavalli. Che il fashion italiano del private equity, venture capital e private come la nostra i multipli sono rilevanti, ma non tornasse a essere protagonista del mercato delle debt. E a chi obietta che si tratta dell’ennesimo è così per chi fa progetti industriali e ragiona M&A lo ha decretato l’acquisizione della magmarchio del made in Italy ceduto all’estero ricon un orizzonte a 15 anni e oltre. Acqusizioni gioranza della Gianni Versace da parte di Misponde: «Di solito i brand storici in mano alla che hanno poco a che fare con le medie c’erano chael Kors Holdings, la società quotata a New finanza estera restano più italiani che mai. Il già state in passato e non è detto che diventino York che ha in pancia Michael Kors e Jimmy problema è per gli emergenti: dovrebbero esun benchmark che andrà a condizionare altri Choo (vedi anche a pag.74) e i cui maggiori sere sostenuti dal governo e dalle maison afferdeal». «Si tratta di una normale operazione, che soci sono i fondi e le società d’investimenti (in mate, che non hanno difficoltà a trovare capitali porterà grandi sinergie ed economie di scala primis Vanguard Group, Blackrock, State a livello internazionale o non ne hanno proprio ribatte Giovanni Tamburi, presidente e ceo di Sreet, Aqr Capital Management e Fmr). bisogono». «L’operazione Versace-Kors - dice T.I.P.-Tamburi Investment Partners, merStratosferico, secondo alcuni, il prezzo di 2,1 Marco De Benedetti, managing director e cochant bank quotata a Piazza Affari, con invemiliardi di dollari (circa 1,8 miliardi di euro) head The Carlyle Europe Partners - rivela un stimenti in Hugo Boss, Furla e Moncler -. Di pagato dagli americani. Ma loro si aspettano trend destinato a non arrestarsi: dopo i grupcerto gli advisor hanno fatto un ottimo lavoro. che la Medusa raggiunga i 2 miliardi di dollapi francesi, ora sono le grandi aziende Usa a Sul mercato ci sono sempre meno pezzi pregiari di ricavi nel lungo periodo, facendo leva in guardare l’Europa in un’ottica di portafoglio. ti e qualcuno voleva aggiudicarsi la Versace a primis sulle nuove aperture, le vendite online, Non mi stupisce che cerchino realtà di fascia tutti i costi. Piuttosto che tenere in cassa molta l’omnicanalità e gli accessori. «La trovo un’o-

I GOAL

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1. La spring-summer 2019 di Twinset, marchio controllato da Carlyle in espansione 2. La poltrona Up ideata da Gaetano Pesce nel catalogo di B&B Italia: il design si candida a nuova frontiera del private equity

Innocenzo Cipolletta Aifi

Angelo Piero La Runa Progressio

Marco De Benedetti Carlyle

Giovanni Tamburi T.I.P.

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liquidità gli americani hanno preferito investire, anche se a caro prezzo, su un’ennesima realtà, comunque unica e irripetibile. Del resto, da anni ci si aspetta un crollo del lusso, che non è mai arrivato». L’INTERESSE DEL PRIVATE EQUITY RESTA VOLATILE Le statistiche di Aifi-PwC mostrano un mercato italiano del private equity molto altalenante in fatto di fashion: una progressiva crescita delle operazioni dal 2010, fino a un massimo nel 2015, poi un crollo nel 2016 e un recupero lo scorso anno (vedi a pag.30). Nei primi sei mesi del 2018 i deal risultano quattro, dai cinque della prima metà del 2017. Inoltre il peso della moda resta esiguo rispetto ad altri comparti. «Sul settore c’è molta erraticità, ma un semestre non è significativo - osserva Cipolletta -. L’Italia è spesso oggetto di acquisizioni nelle aziende tradizionali, che si avviano alla fine del loro ciclo di vita, mentre c’è poca attenzione a chi è a metà del percorso, con un marchio non totalmente affermato e la necessità di svilupparsi a livello internazionale: è lì che il private equity sta concentrando le sue attenzioni». «In linea con la nostra strategia afferma De Benedetti di Carlyle - preferisco marchi piccoli e giovani, forse più rischiosi ma con maggiori possibilità di upside: realtà che riteniamo abbiano un potenziale e che richiedono un lavoro in termini di persone, struttura, know how per internazionalizzarsi e acquisire più notorietà». E aggiunge: «Dieci anni fa la moda non interessava ai fondi e Carlyle è stato tra i precursori, ma credo che rimarrà un settore con un peso esiguo rispetto ad altri. Non mi aspetto un’esplosione di operazioni da qui in avanti. Non perché abbia scarso appeal ma

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per alcune sue peculiarità. Per esempio, spesso si vuole che l’azienda resti nelle mani del fondatore. Inoltre c’è un aspetto creativo preponderante, che deve coniugarsi con la disciplina dettata dai piani del partner finanziario. Si può trovare un equilibrio se c’è la voglia di lavorare insieme, ma non è detto che il private equity sia la migliore soluzione». Una delle più recenti operazioni di Carlyle ha riguardato un settore affine alla moda. In collaborazione con un altro private equity, Investindustrial, ha creato un polo dell’interior design di alta gamma da 500 milioni di euro di ricavi che accorpa Flos, B&B Italia e Louis Poulsen. «Penso che il design sia la prossima frontiera - prospetta De Benedetti -. La nostra idea è aggiungere altri marchi coerenti con la fascia alta, non necessariamente italiani, anche se il made in Italy resta il baricentro». Questa nuova operazione dimostra inoltre un’apertura non da poco degli imprenditori del design, se confrontata con la moda. «La concretizzazione dell’accordo ha richiesto tempo - ammette De Benedetti -. Non so se il futuro sono operazioni in partnership con altri fondi, ma di certo è un modo alternativo di operare». A proposito di Golden Goose Deluxe Brand, il marchio di sneaker rilevato da Carlyle nel febbraio 2017, De Benedetti racconta: «È un’azienda molto giovane, in grado di fare il salto di qualità. Abbiamo avviato lo sviluppo manageriale (in settembre l’ex Gucci Patrizio di Marco è diventato presidente e il direttore commerciale Silvio Campara è subentrato a Giorgio Presca nel ruolo di ceo, ndr) e agito sul fronte

distributivo, con operazioni come l’internalizzazione della gestione della distribuzione in Corea e l’apertura di monomarca, che da sei sono più che triplicati. Anche lo sviluppo dell’abbigliamento dovrà seguire un certo percorso». Quanto a Twinset, di cui il fondo è socio dal 2012 e ha il controllo totale dal 2017, è stata managerializzata, è cambiata la gestione creativa, con l’uscita dei fondatori, e ora è più strutturata. «È più vicina al profilo che ci eravamo immaginati, siamo contenti - dice De Benedetti -. Non ha i tassi di crescita euforici del lusso ma cresce bene, come da nostro programma. Stiamo procedendo con lo sviluppo internazionale, soprattutto in Europa, ma guardiamo anche a opportunità in Asia. Il percorso non è ancora finito». La Runa di Progressio fa invece il punto, a sei mesi dall’acquisizione della maggioranza dei piumini animal free Save the Duck: «Abbiamo avviato il progetto retail con l’apertura dello store di Milano, che nasce con un concetto omnichannel e apre la fase di test, ma nei piani ci sono cinque opening nei prossimi anni e due pop up store nel 2019, non necessariamente in Italia. Nel 2020-2021 gli investimenti si concentreranno soprattutto sull’estero, dove il marchio realizza già metà delle vendite». Le aziende nel mirino di Progressio sono quelle di nicchia, con un fatturato tra i 30 e 100 milioni di euro. «La moda è una delle eccellenze italiane ed è normale che ci sia un’attenzione sul settore, ma il ritmo delle operazioni è dettato più che altro dal fatto di poter trovare l’azienda giusta, in termini sia di posizionamento di mercato che di attitudine del socio-gestore ad avviare un progetto con un socio istituzionale. La ricerca non è banale e per raggiungere un accordo sono necessari

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storto». Ma non è una regola fissa. «Il private equity sta diventando più un investitore industriale che finanziario - conferma Cipolletta - in Italia come in altri Paesi. La permanenza nel capitale è salita dai canonici 4-5 anni a 6-7 anni circa». Merchant bank come T.I.P., dove lusso, retail e design rappresentano circa un terzo degli asset totali, non impongono mai un’uscita matematica e hanno un raggio d’azione diverso. «Noi facciamo operazioni con aziende di almeno 100 milioni di fatturato e una presenza già internazionale - specifica Giovanni Tamburi - che hanno bisogno di più muscoli per accelerare la crescita. Da partner di minoranza lavoriamo soprattutto sulla cultura aziendale. Ci sono ancora tante aziende italiane con questo profilo, i dossier in valutazione non mancano». Talvolta il destino delle aziende nella scuderia di T.I.P. è la Borsa, che si profila da tempo anche per Furla. «Aziende solide come Manifatture Sigaro Toscano - osserva Tamburi - hanno deciso di rinviare, perché il mercato al momento non è attraente. L’esordio recente di Aston Martin non è andato così bene come si pensava. Roche Bobois invece si è quotata in luglio e oggi ha un flottante limitato, ma per tutte i tempi giusti arriveranno, bisogna sapere aspettare».

MODA E PRIVATE EQUITY: IL VOLATILE TREND DEGLI INVESTIMENTI

Fonte: Aifi-PwC

diversi mesi». L’obiettivo è aiutare le imprese a crescere ma per crescere si devono organizzare. «Se invece sono convinte di gestire tutti i processi basandoli sul processo creativo, è difficile trovare un percorso comune». Il partner di Progressio nota però una maggiore consapevolezza da parte degli imprenditori, in tutti i settori, non solo nel fashion: «Anni fa c’era più che altro un’esigenza finanziaria. Il private equity era considerato alternativo alle banche e gli si chiedeva di “non recare disturbo al manovratore”. Oggi negli incontri vogliono comprendere a fondo che contributo possiamo dare, in termini non solo di denaro e relazioni ma anche di strategia e organizzazione». Cipolletta di Aifi conferma: «Credo che ci sia un cambio di mentalità perché ci si rende conto che è più importante crescere. Il private equity è uno strumento molto diverso da una banca: entra nell’impresa e la gestisce con l’imprenditore. Però l’incontro è tutta una questione di chimica: o si produce oppure no. Se non funziona spesso è perché l’imprenditore è un uomo prodotto e questo non necessariamente si sposa con l’ottimizzazione di costi e ricavi». Uno dei limiti, spesso citato dagli industriali, è il breve tempo di permanenza del fondo, in media 4-5 anni. «Se così non è dicono dai fondi - c’è qualcosa che sta andando

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NELLA VALORIZZAZIONE, ANCHE IL DIGITAL HA IL SUO PESO Uno degli aspetti cruciali di un’Ipo, come pure di un’acqusizione, è la valorizzazione della società: un processo che oggi non può non tenere conto di fattori nuovi, come la digitalizzazione. «Il nostro mestiere - conferma De Benedetti - di certo è cambiato nel tempo.

1. Il monomarca Save the Duck a Milano, in via Solferino 2. Una borsa della linea Furla Artic

L’aspetto della digitalizzazione nella moda va considerato in termini di logiche produttive e organizzative, oltre che di investimenti. Molte imprese sono indietro, mentre qualcuna ha già una certa capacità e altre sono dotate di una piattaforma integrata che include la supply chain e la logistica». «Il digital - aggiunge - ha pure una valenza come strumento di comunicazione e per capire come si posiziona l’azienda: non ha un impatto diretto sulla valutazione ma è un tema importante. Tuttavia, ciò che ha maggior peso nella valutazione di una società è la stima di cosa riuscirà a fare in futuro e di come riuscirà a esprimere la redditività su un orizzonte di 4-5 anni». La Runa fa notare che «la digitalizzazione ha avuto un peso nell’operazione Save the Duck e in generale è importante per capire il mercato di riferimento. Nella valutazione di un’azienda, però, ciò che va tenuto presente è soprattutto che noi compriamo il futuro. Il prezzo di un marchio dal carattere distintivo, magari già radicato in alcuni Paesi, implica la nostra percezione di poter costruire un percorso solido». L’attuale clima di incertezza può essere un freno alle M&A nella moda? «Non penso sia di ostacolo ma costringe a fare un giro d’orizzonte - risponde La Runa -. Per quanto riguarda l’Italia, ormai non manca molto a capire con più chiarezza cosa succederà con il Def. Si continua a lavorare, immaginando che prevalga il buon senso». «L’estero - prosegue - guarda l’Italia con diffidenza, perché le regole cambiano spesso in corsa ma c’è grande rispetto per il tessuto industriale: si sa che ci sono fior di imprenditori». «L’incertezza - chiarisce Tamburi - è su scala globale, Di Maio e Salvini non sono il centro di tutto, l’Europa intera rallenta e ha temi politici. Non dimentichiamoci che il periodo 2008-2018 ha mostrato il ciclo più forte della storia mondiale. Un po’ di rallentamento del ritmo è salutare, tutto va collocato temporalmente». ■


MARCO PALMIERI/PIQUADRO

«Ora ci dedicheremo con passione a Lancel» Piquadro sta aggregando altre realtà degli accessori. Il fondatore racconta come le sceglie e lancia un’idea per sostenere i designer emergenti

Piquadro ha rilevato The Bridge e Lancel, Zegna ha investito nel marchio americano Thom Browne e nell’indiano Raghavendra Rathore: anche gli italiani, se vogliono, possono, ricalcare il modello “francese”? «Non abbiamo certo dimensioni o velleità di replicare il modello francese, che per struttura e capacità finanziarie è davvero straordinario. Abbiamo acquisito due brand con heritage e identità fuori dal comune, che li rendono unici nel segmento premium, mettendo così a fattor comune la capacità industriale e di sviluppo prodotto del gruppo che opera in Italia, l’unico vero “mercato” di produzione del lusso mondiale. Altre società, come la Ermenegildo Zegna ,hanno dimensioni, credibilità, competenze, capacità finanziarie e industriali per aspirare a diventare veri e propri poli aggreganti sul modello francese. Come sceglie le aziende target? Cerchiamo società con una forte identità e una storia. The Bridge è nato 50 anni fa e ha inventato il cuoio “tamponato”, diventato sinonimo della pelle toscana e di tradizione artigianale, utilizzato per proposte che, (stra)copiate, sono diventate dei classici. Lancel, fondato a Parigi nel 1876, non ha mai interrotto la sua attività. Il negozio in place dell’Opera è lì dall’apertura, nel 1921. Ha un archivio straordinario, cha parte dalla fine dell’Ottocento e modelli iconici indossati da star internazionali. Tutto questo dà ai brand un valore molto elevato». Ha altri dossier in valutazione? Adesso ci dedicheremo con tutta la nostra passione a Lancel. Circa un anno fa ha lanciato My Startup Funding Programme, per supportare le neoimprese che coniugano le tecnologie con il mondo degli accessori. Come è andata la prima edizione? Abbastanza bene. Fare innovazione nel mondo fashion&travel non è cosi immediato. Abbiamo analizzato quasi 100 proposte - un lavoro molto impegnativo - trovando un paio di casi interessanti. Ci stiamo lavorando. Come possono finanziarsi i designer emergenti se manca la componente tecnologica, la sola che di solito interessa il venture capital? Effettivamente sulla tecnologia sono arrivati tantissimi capitali che non raggiungono i designer. Le ragioni sono legate alle aspettative di ritorno e un po’ alle tendenze del momento: anche gli investitori seguono dei trend. Dal mio punto di osservazione, credo che tanti giovani designer dovrebbero trovare competenze industriali e/o di marketing direttamente nel settore. Immagino bravi produttori conto terzi che magari potrebbero aiutare un designer a sviluppare, quantomeno nella fase inziale, un brand proprio, o realtà più strutturate, che cercano nuovi consumatori con prodotti diversi. Magari alcune aziende potrebbero mettersi insieme per fare un acceleratore “vero”.

Specialisti del fashion retail online: euforia finita, business da ripensare Il 21 settembre Farfetch ha debuttato a Wall Street (nella foto) a 20 dollari per azione, chiudendo la seduta con un rialzo del 40% . Nei giorni seguenti il marketplace di Londra ha persino superato i 30 dollari ma da quel picco sta tornando verso il prezzo dell’Ipo. Un valore di per sé giudicato alto da chi ricorda che la società di Londra è in perdita da 10 anni, ha margini bassi (secondo Seeking Alpha, l’e-commerce è il sub-settore con i margini più ridotti fra le le Internet company), nonostante gli alti tassi di crescita dei ricavi, e limitate prospettive di crescita. Nello stesso periodo, il leader europeo del fashion e-commerce Zalando ha ridotto (per la seconda volta in due mesi) i target di fine anno. Gli investitori istituzionali italiani come valutano il comparto? «Il settore sta mostrando dei problemi - dice Giovanni Tamburi di T.I.P. -. Fa uno sforzo finanziario importante a livello di circolante, perché ha difficoltà a gestire la notevole mole di restituzioni. I ritorni alimentano il magazzino e spesso, per essere smaltiti, vengono venduti in perdita. Ne risentirà molto chi vende a prezzi democratici: gli stessi Zara ed H&M potrebbero subire degli effetti molto negativi dall’e-commerce». «I multipli degli e-tailer - prosegue - probabilmente si ridimensioneranno e qualche player rischierà di saltare in aria o di essere assorbito da altri. Resisterà solo chi ha le spalle larghe. Però tutto è in evoluzione. Noi cerchiamo di dare forza a chi da solo non ne ha abbastanza e non escludiamo a priori l’interesse anche per il fashion e-commerce. L’importante è che si tratti di realtà con le basi per durare. L’innovazione del modello conta fino a un certo punto, perché dura per un po’, poi la copiano». «Le piattaforme online - dichiara Marco De Benedetti di Carlyle - rappresentano grandi opportunità di mercato per i brand, ma la maggior parte di loro ha capito che l’e-commerce deve essere integrato in azienda e questo mi fa pensare che l’età dell’oro per loro sia finita. Non escludo che ci saranno opportunità ma il business andrà ripensato in prospettiva». «Andare avanti - conclude - sarà sempre più complicato: occorrerà mostrare una valida proposta». (e.f.)

Come vede l’operazione Versace-Michael Kors? Un altro pezzo di made in Italy in mani straniere? Un vero peccato che la Versace sia finita in mani straniere, ma capisco la famiglia. La competizione a quei livelli dimensionali è straordinariamente elevata, come lo sono le risorse finanziarie, le sinergie e le competenze. Non è facile stare da soli e rimanere competitivi. Credo sia stato un estremo atto di amore della famiglia per la società: privarsene per vederla crescere. (e.f.)

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NEWS

UNA COLLEZIONE IN PROGRESS

Il debutto di Atelier Uptobe tra volant e neoprene

Tela conquista i mercati con il gusto upper contemporary Brand in progress, Tela conquista consensi in Italia e all’estero, grazie al suo gusto all’insegna del relax&tailoring. Nel mirino, ora, ci sono i grandi department store.

Il gusto upper contemporary di Tela guadagna consensi in Italia e all’estero, dove la collezione, nata nel 2010, continua a conquistare posizioni di rilevo. «I negozianti apprezzano le linee pulite e lo stile delle nostre proposte all’insegna del Relax&Tailoring, che vuol dire vestire con capi quotidiani di qualità e ben curati, realizzati per il 90% in Italia, con un’anima e una struttura alle spalle», racconta Andrea Legrenzi, fondatore del brand con la moglie e stilista Federica Mora e contitolare dell’azienda Telarosa, che realizza il marchio su licenza. Ora è il momento di ampliare il raggio di azione: «Il nostro fatturato, previsto in crescita a 6 milioni di euro entro fine anno è realizzato per il 50% in Italia, dove siamo posizionati in vetrine come Eraldo a Ceggia, Gaudenzi a Riccione e Cattolica, Nugnes a Trani, Dina ad Arezzo. Il restante 50% è generato dalla vendite oltreconfine», Tra i principali mercati, Tela è apprezzata in Giappone, dove è venduta in quasi 100 door, in Corea, dove è presente in realtà qualificate come My Boon di Shinsegae e in Cina, tramite un distributore di Hong Kong. Intanto si muovono i primi passi negli Usa, in partnership con il distributore Fashionhaus. «Da quando abbiamo iniziato - spiega Legrenzi

- partecipiamo sempre a Tranoï e ora abbiamo aggiunto un ulteriore tassello con la showroom Polly King & Co di Londra, che opera tramite una showroom nel Marais». Gli obiettivi, per l’imprenditore, sono di estendere gli orizzonti nelle zone dell’Asia ancora non coperte e soprattutto l’approdo in Inghilterra. Nel mirino i department store: «In Giappone stiamo sviluppando un concept che iniziamo a presentare da Takashimaya, mentre ci accingiamo a entrare da Printemps in Francia. Nel futuro puntiamo ad approdare in realtà come Browns e Phoenix nel Regno Unito, Rinascente in Italia e nelle grandi insegne americane. Strategica per noi è la presenza su Farfetch, che ci dà una visibilità qualificata online». (c.me.)

Operazione spin-off per Uptobe, il brand di capispalla informali fondato da Graziano Gianelli, che da ora identifica anche un progetto in limited edition di tre proposte da donna, sotto l’etichetta Atelier Uptobe. Una capsule che si propone di spingere il concetto di capospalla sportivo oltre il proprio mondo di appartenenza. Iniziata nello shop online dedicato e da Brian&Barry a Milano, la vendita prosegue sul web, dove vengono proposti tre capispalla in tre varianti colore, che puntano sul contrasto tra l’immagine romantica ed elegante, grazie a un gioco di volant e all’utilizzo del neoprene come unico tessuto. Un incontro divertente tra la morbidezza delle linee e l’animo rigido e tecnico del tessuto. (c.me.)

MODA&ARTE

AristoPop: dopo Lindsay Lohan la nuova icona è Amanda Lear Lanciata nel 2017 dal designer Filippo Bruno Tornaforte (esperienze passate da Ralph Lauren, Luve e Saint Laurent) e dal suo partner Tommaso Zorzi, AristoPop è una label di borse e abbigliamento che fonde l’arte pop e la moda in un’ottica couture. Un progetto che si lega a colab con personaggi iconici, in sintonia con lo spirito AristoPop. Punto di partenza è stata la liaison con Lindsay Lohan, da cui è nata una clutch in pelle declinata in oltre 20 varianti. Per la prossima estate il focus è su Amanda Lear, che ha ispirato la Amanda Bag, grande pochette in pelle con stampe a effetto dipinto presentata a Milano e che ha disegnato una serie di stampe per quattro modelli di borse e quattro bomber, in uscita il prossimo gennaio. La collezione, composta da bomber, bijoux, track suit e da un inedito sac du jour, si arricchisce con le collaborazioni di giovani creativi. Per la SpringSummer Maria Gabriella de Sambuy ha disegnato un abito accessorio trasformabile, per il prossimo inverno Paolo Sant’Angelo proporrà una capsule di maglieria jacquard. (c.me.)

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UN DUPLICE DEBUTTO

Primo store parigino e nuovo format retail per La Martina

Rodo raddoppia la sede produttiva Gianni Dori, patron dell’azienda di pelletteria e calzature Rodo, è soddisfatto: nei pressi di Macerata continuano i lavori per l’ampliamento degli stabilimenti, che passeranno dagli attuali 2.500 metri quadri ai futuri 4.500, pronti a diventare operativi entro febbraio 2019. «Credo che in Italia siamo tra i pochissimi a vantare una produzione specializzata sia nelle borse che nelle scarpe - dice l’imprenditore - . Questa crescita ci permetterà di garantire spazio ad ambedue gli asset, con due sezioni ad hoc, separate tra loro». Nel frattempo l’azienda, che prevede di chiudere il 2018 con un fatturato di quasi 16 milioni di euro, in aumento di circa il 10%, procede nell’internazionalizzazione. «Abbiamo appena siglato un accordo in esclusiva con Bergdorf Goodman, che per tre stagioni sarà l’unico department store americano a rappresentare le nostre collezioni - informa Dori -. Al tempo stesso continuiamo a credere nell’Italia, che sta recuperando terreno. Una decina di anni fa valeva il 30% del turnover, poi il suo contributo era calato al 15%, ma adesso si sta riportando ai livelli pre-crisi». (a.t.)

Con un evento ad alto tasso di celebrity all’Hotel Les Bains, in piena fashion week, La Martina ha festeggiato l’opening del primo store parigino del marchio, che segna anche l’esordio del nuovo format retail. Situato nel Quartiere Latino il punto vendita, che occupa una superficie di 80 metri quadri, si affaccia con due vetrine su rue Saint Placide, al civico 39. L’opening ha fornito l’occasione per presentare il nuovo corso del brand, sempre più orientato verso uno stile trasversale, con un look più fresco, che guarda ai Millennials e al tempo stesso ai fedelissimi della label. Un gusto che punta a valicare i confini tra le diverse generazioni, traendo spunti dal mondo dell’arte, della musica e della moda. Il new deal è sinonimo di un’immagine più grintosa e informale e di un approccio a 360 gradi, che parte dal design per arrivare alla comunicazione e al concept del punto vendita. Un format uscito allo scoperto proprio con il punto vendita di Parigi, che farà da apripista, in attesa di essere adottato in tutti i flagship di La Martina. Per l’occasione è stata realizzata una T-shirt in edizione limitata. (c.me.)

ACCESSORI PASSEPARTOUT

De Marquet: valigie più leggere con la borsa Night&Day Si chiama Night&Day il modello di borsa con cui il marchio svizzero DeMarquet ha esordito alla Milano Fashion Week. Un’idea della fondatrice, Raffaella Iten Metzger, in risposta a una sua esigenza e a quella di tante donne che viaggiano: «Desideravo una borsa che si potesse modificare facilmente e che potesse essere trasformata da proposta da giorno a modello da sera». L’idea vincente è l’abbinamento tra una serie di basi declinate nella versione mini e midi, da personalizzare con una serie di cover intercambiabili, che si adattano alle due misure della borsa, per soddisfare i gusti di ogni cliente in fatto di colore, pattern, stile e materiale. Tutti i modelli firmati De Marquet sono realizzati in un atelier di artigiani in Toscana e ogni fase di produzione viene eseguita a mano. (c.me.)

Il Bisonte corre a doppia cifra, da Hong Kong a NY Si apre una nuova fase di sviluppo per il marchio di pelletteria Il Bisonte, un fatturato di 27 milioni di euro nel 2017 (+30%) e l’obiettivo di chiudere l’anno in corso con ricavi superiori a 35 milioni. «Abbiamo appena inaugurato il nostro primo store diretto a Hong Kong, all’interno dell’International Financial Centre, e all’inizio di novembre faremo il bis con un altro monomarca presso lo shopping mall K11», racconta Sofia Ciucchi, oltre 20 anni di esperienza in Ferragamo e da circa un anno e mezzo alla guida del brand toscano, nell’orbita del fondo britannico Palomon Capital Partners. Si tratta di un primo step per la conquista della Greater China, nell’ambito di un mercato - quello asiatico - già ben presidiato attraverso una quarantina di negozi in franchising in Giappone, quattro in Corea, quattro a Taiwan e tre in Indonesia. Nel frattempo, dall’altra parte dell’oceano, prendono forma nuovi progetti per una maggiore penetrazione degli Stati Uniti, un’area dove Il Bisonte è presente fin dagli anni Ottanta. «Siamo approdati con un corner pop-up al quinto piano di Bergdorf Goodman a New York, sulla Fifth avenue - informa Ciucchi - ed entro il 2019 debutteremo nel retail, con l’apertura del primo flagship store nella Grande Mela». (a.t.)

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NEWS

UNA PIATTAFORMA PER IL MADE IN ITALY

Mariella Milani e la sfida di iTalents Dopo una lunga carriera in Rai, con un approfondito know how nella moda, la giornalista lancia un progetto sui generis

«Negli anni in cui mi sono occupata di moda ho girato molto in Italia e all’estero, constatando che dietro le luci della ribalta c’è il lavoro sconosciuto di persone che non hanno santi in paradiso, ma sono vitali per il settore»: esordisce così Mariella Milani, illustrando il progetto iTalents. Il suo nome è noto a tutti: figura di spicco in Rai per oltre 30 anni, è entrata ogni sera nelle case degli italiani come conduttrice del Tg2 ma ha svolto anche tanto lavoro sia dietro le quinte, con ruoli di responsabilità nell’azienda di viale Mazzini, che sul campo in veste di inviato. Con la stessa professionalità ha affrontato la moda, intesa come fenomeno di costume ma anche dal punto di vista economico e sociologico. «E ora eccomi qui - dice - a mettere quanto ho imparato nella mia “onorata carriera” al servizio delle eccellenze italiane». iTalents è pensato per i piccoli imprenditori, i giovani stilisti, i creativi - della moda ma non solo -, che necessitano di uno strumento di visibilità in una fase di cambiamenti epocali. Mariella Milani e il suo team di professionisti si confrontano con loro in modo personalizzato, con l’obiettivo di farli conoscere al pubblico e ai buyer internazionali nel modo giusto e con i mezzi giusti: il sito italents.it con relativo e-store, i social e una sede fisica a Milano, in via Biella. «Il nostro motto? Fare sistema. Solo così si vince», conclude Milani. (a.b.)

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1. La giornalista Mariella Milani 2. Una creazione di Annarita Polito, uno dei marchi selezionati da iTalents (ph. A. Realini)

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Fragiacomo: con Spinelli la capsule è in criptovaluta Il primo frutto della partnership tra il brand di scarpe e accessori Fragiacomo e il nuovo direttore creativo, Alessio Spinelli, è una capsule caratterizzata da uno stile dark-romantic. Particolare la formula di vendita, see now, buy now ma non solo: la limited edition sceglie infatti come vetrina i canali social e, tra le modalità di pagamento, introduce la criptovaluta sulla piattaforma di e-commerce Rockerchain. «Siamo la prima casa di moda che si avvale di questa tecnologia», ricordano dall’azienda, fondata nel 1956. (a.b.)

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PROSPETTIVE DI ESPANSIONE

Baldinini guarda a Est Il marchio di calzature Baldinini ha avviato una boutique all’Oriental Plaza di Pechino e nel mall Skp di Xi’an. Vetrine che si aggiungono ai nove monomarca già attivi in Cina e che preludono a futuri opening in questo mercato, oltre che in Giappone, Vietnam e Indonesia. Store sono in arrivo anche in Polonia, a Czestochowa e Szczecin, mentre in Bielorussia e Azerbajian sono stati aperti monomarca rispettivamente a Minsk e Baku. Completato il restyling delle boutique russe di Ekaterinburg, Omsk e Tyumen. (a.b.)

Sergio Rossi affila le armi nell’e-commerce Sergio Rossi punta a incrementare a livello globale le vendite online: un nuovo tassello di una strategia volta a rilanciare il brand, valorizzandone il dna con un’ottica contemporanea. Lo fa avvalendosi dell’incubatore di Diana E-Commerce Corporation, agenzia internazionale partner di Salesforce Commerce Cloud per l’area Southern Europe, specializzata nella creazione, gestione e promozione dell’ecommerce per i fashion brand. Grazie a questo incubatore, Diana Corp offre una piattaforma mirata alle aziende in fase di sviluppo. «L’abbiamo scelta per il suo dinamismo e l’innovativa visione tecnologica - dice Riccardo Sciutto, ceo di Sergio Rossi - che ci hanno permesso di prendere una decisione importante per la digital transformation, da sempre obiettivo prioritario nella nostra strategia a lungo termine». «A due anni dal rilancio del nostro brand - aggiunge - è il momento di apportare la nostra visione innovativa all’online». «Siamo onorati di accompagnare Sergio Rossi in una parte del suo percorso di rinnovamento commenta Stefano Mocellini, founder & ceo di Diana Corp -. La nostra soluzione omnicanale è la risposta per chi vuole crescere seriamente in un ambito sempre più strategico come quello dell’ecommerce». (c.me.)


NUOVI SVILUPPI PER LA COLLEZIONE BY VANESSA INCONTRADA

Elena Mirò diventa slow e scommette sull’experience

Antonelli Firenze apre a Milano e amplia la sede in Toscana

A due anni dal lancio, la capsule disegnata con Vanessa Incontrada comprende una quarantina di capi. Intanto il brand cresce a doppia cifra nell’e-commerce e investe sulla qualità dell’esperienza in store.

Antonelli Firenze ha aperto a Milano, al civico 12 di corso Venezia, il suo primo monomarca, 150 metri quadri distribuiti su due livelli. «Siamo partiti da qui perché questa è la capitale del pap mondiale, ma valuteremo altre operazioni in centri come Roma e Forte dei Marmi», ha dichiarato la presidente e creative director Enrica Antonelli, che guida l’azienda di abbigliamento femminile insieme alla sorella Roberta e a Marco Benni, a.d. e rappresentante della terza generazione. Anche grazie all’opening, Antonelli punta a chiudere a quota 15 milioni di euro, in aumento rispetto ai 12,5 milioni di fatturato nel 2017. «Questi ultimi anni di crescita costante - ha concluso l’imprenditrice - ci hanno portato ad aver bisogno di più spazio: per questo stiamo investendo sull’ampliamento del nostro sito di Castelfiorentino, a cui aggiungeremo altri mille metri quadrati, in parte dedicati al magazzino e in parte a uffici». Ma l’ampliamento degli headquarters non è l’unica novità: a breve il brand inizierà anche a vendere online tramite la propria piattaforma. (an.bi.)

È il momento di “Slow Living” per Elena Mirò, il brand curvywear di Miroglio Fashion, che a Milano ha presentato la nuova collezione disegnata da Vanessa Incontrada: un progetto nato come capsule due anni fa, ma che è diventata una collezione sempre più importante, fino a comprendere una quarantina di capi see now buy now, come racconta il brand director Martino Boselli. «Vanessa è l’anima creativa e il volto del progetto - sottolinea il manager - e la sua è una collaborazione autentica, non estemporanea. Fa veramente parte dell’ufficio stile e lavora con noi su tutti i fronti, anche su come veicolare il messaggio». Nato nel 1985, Elena Mirò è presente in 28 Paesi con 244 monomarca, di cui 147 in Italia, e attraverso una rete di 872 negozi wholesale, di cui 542 nel mercato domestico, «canale dove stiamo crescendo a doppia cifra per la terza stagione consecutiva», puntualizza Boselli. Strategico anche il côté retail: «Stiamo puntando su uno sviluppo selettivo e sulla qualità dell’experience della consumatrice curvy negli store - spiega -. In quest’ottica per noi è importante che la cerimonia di vendita sappia tradurre i valori di Elena Mirò, in primis inclusività e competenza». «Quando parliamo della nostra collezione - conclude lo facciamo raccontando di pezzi unici di valore per materiale e façon, con una vestibilità perfetta. In tal senso, lo “Slow Living” assume un significato forte e distintivo, in quanto esprime la gioia e il piacere di godere appieno del capo che si indossa». (a.t.)

DOPO IL DIVORZIO DA MILA SCHÖN

Alessandro De Benedetti torna in pista con The Thorn e apre il suo atelier Dopo aver archiviato la collaborazione con Mila Schön, di cui è stato direttore creativo per oltre cinque anni, Alessandro De Benedetti torna a concentrarsi sul suo marchio. Lo stilista ha infatti presentato a Milano una “concept-collection”, come la definisce De Benedetti, dalla sartorialità densa di richiami cinematografici, battezzata The Thorn. La collezione declina lo spirito indiecouture del designer in chiave contemporanea e democratica, attraverso 36 abiti tagliati in sbieco, arricciati da macro coulisse e volant asimmetrici, incrociati a portafoglio, con sovrapposizioni in cotone pelle ovo, mischiati alla seta parachute. The Thorn sarà distribuita attraverso la showroom milanese Studio360 e a Parigi presso lo spazio Jean Demavinssy, con l’obiettivo di posizionarsi in un network di negozi e department store top level, complice «un prodotto di ricerca, alta qualità e - promette lo stilista - con un prezzo affordable». In dirittura d’arrivo, entro la fine dell’anno, anche l’apertura di un atelier di 160 metri quadri su due piani ai confini del quartiere milanese di Porta Romana: uno spazio firmato dall’architetto Massimo Todini, dedicato al progetto Couture on demand, con abiti su misura realizzati per clienti speciali. (a.t.)

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NEWS

CONTEMPORARY MADE IN ITALY

LAB anna rachele sperimenta e seduce Nato con la collezione per l’inverno 2018/2019 dall’evoluzione di Anna Rachele Jeans, LAB anna rachele conta già 350 store multimarca nel mondo e punta al raddoppio in due anni. Con la primavera-estate 2019, il nuovo brand del contemporary fashion si ispira al mondo maschile, inserendo elementi femminili e richiami vintage, come raccontano da Sintesi Fashion Group, la realtà di Carpi (Mo) cui fa capo il marchio, prodotto interamente in Italia. Pensando a una donna dinamica e cool, dallo spirito libero, eccentrica e sempre un passo avanti, la linea si connota per la femminilità seducente e sperimentale. Il risultato è uno sportswear sexy-romantico, con giochi di decostruzione e forme eclettiche, ampie proporzioni per inedite sovrapposizioni. (e.f.)

Alle aste solo pellicce certificate con il programma FurMark Entro il 2020 le aste ufficiali per la vendita di pelli da pelliccia proporranno solo prodotti certificati e quelle di provenienza selvatica saranno garantite da controlli stringenti sui sistemi di cattura. Lo annuncia Roberto Scarpella, presidente dell’Associazione Italiana Pellicceria, spiegando che questo percorso, già compiuto al 90% in Italia, prende il nome di FurMark: un programma di certificazione e tracciabilità relativo ai temi sostenibilità, benessere degli animali e impatto ambientale dei processi di concia e tintura delle pellicce. L’obiettivo è una comunicazione trasparente al consumatore finale e a tutti gli attori del mercato. Allo scopo il settore della pellicceria sta sviluppando un software specifico e sta studiando l’adozione di etichette Rfid, che usano le onde elettromagnetiche per la rilevazione a distanza dei prodotti. Per quanto riguarda le pellicce selvatiche, ogni pelle sarà identificata da un’etichetta con codice a barre, che consente di ricondurre al trapper e quindi alla documentazione (come la licenza di caccia e il registro delle pelli vendute) che attesta il rispetto delle norme in essere. (e.f.)

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NUOVI PROGETTI RETAIL

Massimo Piombo multitasking in Ovs Lo stilista-imprenditore diventa direttore creativo di Ovs e partner del progetto nella moda maschile accessibile Piombo

Autunno effervescente per Massimo Piombo: lo stilistaimprenditore è stato nominato direttore creativo di Ovs e in più ha di recente tenuto a battesimo il progetto Piombo, ideato in partnership con il gruppo veneto. Si tratta di una linea di menswear che esordisce con il glam, le stoffe e i colori che hanno reso celebre Massimo Piombo ma a prezzi accessibili (nella foto). I due negozi monomarca appena inaugurati a Milano e Treviso sono «la palestra» ma, come anticipato dal ceo di Ovs, Stefano Beraldo, seguiranno altri 15 negozi Piombo entro il 2019 e non è esclusa la possibilità di avviare alcuni corner nei maggiori department store worldwide. Per il gruppo di Mestre è il modo di rispondere a un consumatore esigente, dal gusto curato e contemporaneo, «praticando però il mark-up di Ovs». Grazie alla capacità produttiva e logistica del retailer, oltre all’assenza di intermediari, una giacca Piombo può essere messa sul mercato a un prezzo fra i 250 e i 350 euro, un cappotto a 290-480 euro e un paio di pantaloni a 70-80 euro. «Creare un prodotto speciale, inclusivo anziché esclusivo, che emozioni e si possa acquistare a un prezzo abbordabile»: questo l'intento di Massimo Piombo, che ha una partecipazione del 30% nella newco cui fa capo il business Piombo, mentre la maggioranza è in mano a Ovs. Quanto alla sua linea di alta gamma MP Massimo Piombo, afferma: «Sarà sempre più di nicchia». Per ribadire l’intesa con la realtà guidata da Beraldo, a lui è andata la direzione creativa di Ovs (mood dei negozi e comunicazione per uomo, donna e bambino), che si aggiunge alla direzione stilistica del menswear ufficializzata in marzo. Lo stile della donna resta invece in mano a Caterina Salvador. «Credo che chi vende abbigliamento a prezzi contenuti - commenta Beraldo - abbia ancora più bisogno di altri di dotarsi di talenti per presentare in modo giusto. Ora mi sembra che si sia creata davvero un'alchimia». (e.f.)


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TEXTILE AND MORE A CURA DI ALESSANDRA BIGOTTA

NATURA E TECNOLOGIA: INSIEME FANNO GRANDI COSE Non solo fashion month, ma anche textile month. Settembre, iniziato con Munich Fabric Start in Germania, è proseguito con i grandi saloni tessili parigini per concludersi con Filo a Milano e, sempre nel capoluogo lombardo, con una rassegna che comunque ha a che fare con le materie prime: Lineapelle. Ancora una volta a tenere banco è stata la sostenibilità, un mega trend su cui le aziende a monte e a valle della filiera investono, certe che il consumatore finale - per lo meno quello di alta gamma - è ormai pronto per recepire il messaggio «Comprare meno, ma comprare meglio».

ÑROICA Il tessuto Tintex nella foto è fatto con Roica EcoSmart: fibre premium stretch in fili certificati Grs, Cradle2Cradle Gold Level for Material Health Product and Ingredients e Hohenstein Environment Compatibility.

BEMBERGÒ Presentata a Première Vision, la nuova campagna Bemberg punta su un’immagine pulita e sullo slogan The One: prodotto da Asahi Kasei, questo materiale di origine naturale è unico e innovativo da sempre (è nato nel 1931) e certificato a livello di sostenibilità.

FULGARÒ All’ultima fashion week milanese si è rinnovata l’intesa tra Fulgar e Tiziano Guardini: nella sua collezione 100% sostenibile lo stilista ha utilizzato i filati green Q-Nova ed Evo, quest’ultimo anche per un modello di calzatura.

ÑECOTEC Filati premium tracciabili, sostenibili e 100% italiani. Tutto questo è Ecotec by Marchi & Fildi, che amplia il numero dei partner e a Filo ha presentato Ecotec Inspiration: un range che dimostra la duttilità di questo materiale zero waste.

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ÓTOLLEGNO 1900 Le ShoeSocks di Sandonini (azienda leader nelle macchine tessili), scoprono la resistenza e l’idrorepellenza dei filati Harmony 4.0 di Tollegno 1900. «Siamo orgogliosi di essere stati scelti: così possiamo mostrare i plus del nostro prodotto» ha detto Lincoln Germanetti, ceo dell’azienda piemontese.


LE CELEBRAZIONI IL PROSSIMO 8 NOVEMBRE

Ykk compie mezzo secolo in Italia

A Lineapelle l’innovazione è un mega trend Numeri in crescita per Lineapelle: il salone milanese di pelli, accessori, componenti, tessuti e materiali sintetici ha archiviato l’edizione di settembre con un +2% di aziende visitatrici (per il 49% estere) e un +4,1% di espositori, oltre 1.300. Tra le novità la Lineapelle Innovation Square, un hub per conoscere le innovazioni più utili e disruptive del momento. Il settore conciario italiano, presente in forze in fiera, ha chiuso i primi sei mesi 2018 con un +5% di produzione e ricavi che rappresentano il 65% del totale Ue (nella foto, le novità di Swarovski: nuovi tagli ed effetti di luce, sul leitmotiv del tema “Be Yourself”). (a.b.)

Filo: «Siamo diventati grandi, ora investiamo nella crescita» Sono saliti a 115 gli espositori di Filo, che ha chiuso la 50esima edizione con ingressi stabili rispetto a un anno fa. Pur non fornendo cifre sull’affluenza, il responsabile della rassegna B2B dei filati per tessitura, Paolo Monfermoso, si dice soddisfatto e sottolinea: «Abbiamo superato gli obiettivi del triennio 2015/2018, anche a livello di presenze estere, grazie alle sinergie con Ice Agenzia, Sistema Moda Italia e Milano Unica» «Siamo pronti ad affrontare un percorso di crescita - ha aggiunto - all’insegna del nostro dna, ma cambiando insieme al mercato». «Limitarsi a esportare non basta più - ha sintetizzato durante l’inaugurazione Marinella Loddo di Ice -. Internazionalizzazione e formazione non sono semplici parole, ma sfide da affrontare». (a.b.)

Presentate le novità di stagione alla recente edizione di Lineapelle - tra le quali la versione Symmetrical N.10 della zip Excella (nella foto) -, Ykk fa di nuovo tappa a Milano per celebrare il suo 50esimo anno di attività in Italia. L’8 novembre sono in programma un cocktail e una cena alla Società del Giardino: sarà l’occasione per incontrare i clienti affezionati a brand, che nel 2017 ha registrato nel nostro Paese oltre 89 milioni di euro di fatturato (+10%). Il suo successo però parte da lontano. Ykk viene infatti fondata in Giappone nel 1934 da Tadao Yoshida e lo sbarco nella Penisola, a Prarolo (Vercelli), risale al 1968. Oggi ci sono varie sedi produttive italiane e una commerciale a Pero (Milano), per un business che spazia dalle chiusure lampo al mondo degli accessori tessili - nastri a strappo, cordoncini, elastici, fibbie, bottoni automatici, per citarne alcuni -, fino ai servizi come il noleggio di macchinari e strumenti tecnici per l’applicazione e la trasformazione dei prodotti. Nel mondo la rete tocca 70 Paesi fra produzione e distribuzione. Le zip prodotte, se unite, farebbero il giro del pianeta almeno 50 volte. (e.f.)

BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ 2017

RadiciGroup: oltre il 40% dell’energia è green

RadiciGroup prosegue il suo impegno in fatto di responsabilità sociale e ambientale. Lo si legge nel Bilancio di Sostenibilità 2017, redatto secondo gli standard GRI e presentato a inizio ottobre. Tra i dati significativi spiccano i minori consumi di energia primaria diretta per tonnellata lavorata (-10,5%). L’energia elettrica da fonti rinnovabili ha raggiunto il 40,3% dei consumi totali e i consumi da fonte fossile si sono ridotti del 3,7% (-22% in sei anni). La scelta in favore dell’energia elettrica verde e di carburanti a minore impatto hanno permesso di diminuire le immissioni di gas a effetto serra del 24,5%. Un altro numero chiave è quello relativo al valore aggiunto globale netto, che indica la capacità di un’azienda di produrre ricchezza e distribuirla agli stakeholder, usando meno risorse: 258,9 milioni di euro nel 2017, dai 206,9 milioni dell’anno prima. Oltre il 50% è destinato ai dipendenti attraverso le retribuzioni. L’anno scorso RadiciGrup ha raggiunto gli 1,1 miliardi di fatturato, di cui 451 milioni derivanti dal business delle fibre: filati di nylon e poliestere per l’abbigliamento, l’arredo, il settore auto, a cui si affiancano produzioni di fiocco di nylon, fibre acriliche, filati per erba sintetica a base poliolefinica e non tessuti spunbonded. (e.f.)

Parigi tira le somme Provenienza prevalentemente europea (72%) per i visitatori del salone tessile parigino Première Vision (nella foto). Francia al primo posto con 15.160 presenze e Italia al secondo (5.962). Il 14% degli ingressi ha riguardato l’Asia: in pole position la Cina (3.101 ingressi), seguita da Giappone (1.610) e Corea (1.029). Complessivamente, sono stati 55.497 gli addetti ai lavori che hanno visitato il centro espositivo di Paris Nord Villepinte: un numero stabile rispetto al settembre 2016, ma in calo di oltre l’8% se confrontato con un anno fa. A Paris Le Bourget, Texworld ha chiuso i battenti con 15.075 visitatori: nel settembre 2017 erano 400 in più. Tra i fattori penalizzanti per la textile week francese la concomitanza con lo Yom Kippur, le condizioni atmosferiche non ottimali e il difficile contesto economico. (a.b.)

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CATWALK SHOWS SPRING-SUMMER 2019

CHANEL

SUCCESS STORIES

TOGLIERSI I PANNI DI UNO STILE DAY-BY DAY, IN NOME DI UN VESTIRE SEMPRE FEDELE AL DESIDERIO DI ESSENZIALITÀ. NASCONO DA QUESTO INPUT LE COLLEZIONI DI MOLTE MAISON, CHE PUNTANO A CAPI PENSATI PER LE SITUAZIONI PIÙ RICERCATE, MA FRUIBILI CON FACILITÀ ANCHE NEI MOMENTI INFORMALI, IN TESSUTI CHE DONANO UNA RAFFINATA LEGGEREZZA AL TATTO. PREVALENTEMENTE FLUIDE LE SILHOUETTE, MENTRE SPALLE E SCHIENA TROVANO RISALTO GRAZIE A SCOLLI, INCROCI E TAGLI. IL PUNTO VITA È A TRATTI EVIDENZIATO DA UNA LINEA SAGOMATA, COMPLETATA DA BALZE O RUCHE. NON MANCANO LE PAILLETTE E I RICAMI, CHE BEN RAPPRESENTANO IL CONTINUO DIALOGO TRA GIORNO E NOTTE, MASCHILE E FEMMINILE. A CURA DI ALBERTO CORRADO

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CATWALK SHOWS SPRING-SUMMER 2019

FENDI

ALBERTA FERRETTI

HOGAN

EMPORIO ARMANI

CALVIN KLEIN

RADICAL COOL

BALLIN

HERMÈS

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LOUIS VUITTON

I CAPI PIÙ RAPPRESENTATIVI DEL MONDO TAILOR SFIDANO I PARADIGMI DELL’ACTIVEWEAR E DEL WORKEAR, PRESERVANDO LA LEGGEREZZA CHE LA PRIMAVERA-ESTATE IMPONE. PEZZI DECOSTRUITI, CON TAGLI PARTICOLARI E COLORI FORTI, PER UN NUOVO ED ELEGANTE DAYWEAR.

BLUMARINE


RICH BEACH

JACQUEMUS

ETRO

CHANEL

DALLA CALIFORNIA ALLE ISOLE DEL PACIFICO, PER PASSARE ALLE COSTE EUROPEE E RIPARTIRE ALLA VOLTA DEL GIAPPONE: LA DONNA AFFRONTA UN LUNGO VIAGGIO, SOLCANDO I MARI E INDOSSANDO SPECIALI COSTUMI DA BAGNO, GRANDI CAPPELLI DALLA TESA LARGA, CAFTANI O VESTITI FLUIDI CON CAP, ACCOMPAGNATI DA SANDALI LUSSUOSI E MORBIDE BORSE A SACCHETTO.

EMILIO PUCCI

MICHAEL KORS

IL BISONTE

GCDS

DOLCE & GABBANA

FILA

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CATWALK SHOWS SPRING-SUMMER 2019

CHLOÉ

ALTUZARRA

SANTONI

DIOR

CASADEI

COBWEB RHAPSODY INCARNAZIONE DELL’AMBIGUITÀ, LA RETE A FILI SPESSI, CON UNA TRAMA APERTA CHE POTREBBE RICORDARE UNA RETE DA PESCA, È IDEALE PER COSTRUIRE SOVRAPPOSIZIONI SU TESSUTI, SCOPRIRE O VELARE, RIVELARE EFFETTI MATERICI INTRIGANTI. ABILE NELL’ASSUMERE VARIE SEMBIANZE, SI RIVELA UN’ALLEATA PREZIOSA PER CONFERIRE AI LOOK UNA VERVE CHIC, A TRATTI ROCK.

CALCATERRA

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CATWALK SHOWS SPRING-SUMMER 2019

BALENCIAGA

MAX MARA

OFF KELTER ABITI, TOP, BODY E PERSINO CAMICIE: I CAPI DELL’ESTATE FANNO SCIVOLARE LE MANICHE, E SCOPRONO COSÌ LE SPALLE. SI CHIAMA “OFF THE SHOULDER” ED È LA TENDENZA CREATA DALLE PASSERELLE PIÙ CHIC, CHE LE HANNO PREFERITE AI VERTIGINOSI SCOLLI CHE SI TUFFANO NEL DÉCOLLETÉ. GLI STILISTI NON HANNO RESISTITO AL RICHIAMO: DALL’ALTRA PARTE È QUESTA LA PARTE DEL CORPO FEMMINILE CHE SPRIGIONA UN MIX SAPIENTE E ASTUTO DI SENSUALITÀ E INNOCENZA.

VERSACE

PAULA CADEMARTORI

CAVALLI

ALEXANDRE BIRMAN

JIL SANDER

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SAINT LAURENT

MARNI



CATWALK SHOWS SPRING-SUMMER 2019

ALEXANDER MCQUEEN A. F. VANDEVORST

VALEXTRA

GABRIELE COLANGELO

ARTHUR ARBESSER

SHOO TISSUE FANTASIE PIENE, CHE OCCUPANO L’INTERO CAPO O IL TOTAL LOOK. ECCO CHE LE STAMPE TORNANO PROTAGONISTE DELL’ESTATE. MOTIVI FLOREALI, OMAGGI AL MONDO DELL’ARTE, CHIAZZE ACQUERELLATE. QUALUNQUE META SI SCELGA - DALLA SPIAGGIA DI PAMPELONNE AGLI HAMPTONS -, IN VALIGIA NON PUÒ MANCARE ALMENO UN CAPO DI COLLEZIONI COLORATISSIME. PRADA

OSCAR DE LA RENTA

MISSONI

GENNY

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MIU MIU


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BALMAIN

PHILOSOPHY DI LORENZO SERAFINI

CATWALK SHOWS SPRING-SUMMER 2019

PIXIE POSE MAI COME IN QUESTA STAGIONE VOLANT, RUCHE, BALZE E PLISSÉ SI TRASFORMANO DA DETTAGLIO COUTURE A VERE PROTAGONISTE, DEFINENDO VOLUMI OVERSIZE E CREANDO NUOVE SILHOUETTE, AFFUSOLATE E SCATTANTI, PER UN EFFETTO NIGHT AND DAY A PROVA DI GRAVITÀ.

GIVENCHY

GIUSEPPE ZANOTTI

GIANBATTISTA VALLI

GUCCI

ERMANNO SCERVINO

RODARTE

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VALENTINO

CÉLINE


In collaboration with NABA - Grafic project by Formenti, Girardi, Gomez, Morgese - Supervisors A. Anaclerio, A. Bianchi

When we name it gold, it’s real GOLD.

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CATWALK SHOWS SPRING-SUMMER 2019

MAISON MARGIELA MARCO DE VINCENZO

LUISA SPAGNOLI

ELISABETTA FRANCHI BURBERRY

HUMID HUBRIS

TIZIANO GUARDINI

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SARA BATTAGLIA

TOM FORD

TOD’S

KATE SPADE

CAPO MUST-HAVE DI QUESTA STAGIONE È IL TRENCH. IBRIDO, A METÀ TRA UN IMPERMEABILE DALLA VIBE URBANA E UNA VESTAGLIA DA BELLE DE JOUR, DEFINISCE LA PERSONALITÀ DI UNA DONNA ALTERA E IRONICA, CAPACE DI CONCEPIRE LA MODA COME UN GIOCO INTELLETTUALE ATTRAVERSO CUI CELARSI, PER POI SCOPRIRSI E FARSI NOTARE.

RENE CAOVILLA


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CATWALK SHOWS SPRING-SUMMER 2019

MOSCHINO GIORGIO ARMANI

N° 21

ATTICO

MARC JACOBS

FUME OF PLUME

LOEWE

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UNA PROFONDA RICERCA CROMATICA SI ABBINA A MORBIDEZZA E FLUIDITÀ, GRAZIE A TECNICHE SARTORIALI DELL’ALTA MODA. DETTAGLI DI PAILLETTES CHE RICORDANO LE SQUAME DI UN PESCE, PIUME E BOUDOIR PER REDINGOTE, BLUSE E GONNE, TECNICISMI DI TESSUTI SI FONDONO CON ACCENTI PSICHEDELICI, IN NOME DI UN’ESTETICA FUTURIBILE. È LA RISCOPERTA DI UNA SENSUALITÀ NECESSARIA A VIVERE IL CONTEMPORANEO, SENZA COMPROMESSI.

ROCHAS

PHILIPP PLEIN

LES COPAINS

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CATWALK SHOWS SPRING-SUMMER 2019

COACH

CRISTIANO BURANI

WOMAN AT WORK CHE SIA IN VERSIONE BIKER, SKINNY O ULTRASKINNY, INDACO, NERO O BIANCO, SLAVATO E USURATO, CLASSICAMENTE BLU O CON UN TAGLIO IMPECCABILE PER GLI ABITI, IL DENIM RIFLETTE LA PASSIONE DI OGNI DONNA PER UNO STILE AUTENTICO E A VOLTE ROCK, CONFERMANDOSI UNO DEI MATERIALI D’ELEZIONE DEI FASHION DESIGNER.

CRISTOPHER KANE

DOUCAL’S

BYBLOS

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WOMENSWEAR SPRING-SUMMER 2019

RE BORN QUELLA DELLA PRIMAVERA-ESTATE 2019 È UNA MODA SENZA CONFINI, CHE SI RIALLACCIA ALLE SUE RADICI PIÙ AUTENTICHE. PROPORZIONI E VOLUMI VENGONO LEGGERMENTE RIVISTI, MA CON GRAZIA. I PANTALONI SONO UN PO’ PIÙ AMPI, LE SPALLE PIÙ GENEROSE, LA VESTIBILITÀ IN ALCUNI CASI HA UN TOCCO PIÙ FITTED E FEMMINILE CHE IN PASSATO. MA NESSUNA CONCESSIONE VIENE FATTA A UNA MODERNITÀ COMPULSIVA E STRIDENTE. IL VERO LUSSO OGGI È RIMANERE SE STESSI. A CURA DI ALBERTO CORRADO

BRUNELLO CUCINELLI 23_10_2017

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WOMENSWEAR SPRING-SUMMER 2019

DUNO AVANT TOI

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Riferimenti gipsy si mescolano tra loro, creando giochi di sovrapposizioni iper stampate e iper ricamate. Una profonda ricerca cromatica dona morbidezza e fluidità, sfumando da un colore a un altro, per richiamare le atmosfere sognanti di orizzonti che sconfinano in albe e tramonti desertici.

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DE MARQUET

TERRE ALTE


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GUESS JEANS

PESERICO

EMMA & GAIA

STREET STYLE STOCKHOLM

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La sartorialità si impone con tutta la sua forza, dando vita a strutture elaborate che riescono conferire anima ll’abito. Alla radice, rimangono salde e fondanti la passione e la ricerca minuziosa di tessuti di qualità eccellente, per un mash-up solo apparentemente anarchico, in realtà orchestrato con rigore certosino e disciplinato.

LORENA ANTONIAZZI

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WOMENSWEAR SPRING-SUMMER 2019

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L’austerità del passato si fonde con lo streetstyle della città metropolitane. Rivoluzionari trattamenti dai particolari effetti grafici sono applicati su tessuti pregiati dall’appeal urban, per conferire un'attitudine elegante e nobile a ogni outfit.

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IL BISONTE

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Il segreto? Fare le scarpe “giuste”

The secret? Making the “right” shoe

VALORI SOLIDI E TANTO LAVORO, NELLA PRODUZIONE COME NELLA PROGETTAZIONE: GIOVANNI FABIANI CRESCE IN ITALIA E ALL’ESTERO, GRAZIE ALLA CAPACITÀ DI «FARE COSE BELLE» E 100% ITALIANE.

ROCK SOLID VALUES AND LOTS OF HARD WORK IN PRODUCTION AND DESIGN: GIOVANNI FABIANI IS GROWING IN ITALY AND ABROAD, THANKS TO ITS TALENT FOR MAKING BEAUTIFUL AND 100% ITALIAN CREATIONS.

Ancora una volta il calzaturificio Giovanni Fabiani ha fatto centro, con l’omonima collezione, con la linea Fabiani e con quella contemporary Sara Kent, in occasione della recente edizione del salone Micam a Milano. Il segreto del successo sono scarpe che in azienda definiscono con un unico aggettivo, “giuste”, e in quanto tali sempre più apprezzate dagli esigenti mercati internazionali che, insieme all’Italia, sono prioritari per la realtà marchigiana: Russia, Cina e Nord America, con un focus sul Canada. Calzature che seguono quattro regole fondamentali: qualità di realizzazione, cura dei dettagli, fantasia nel disegno e nelle forme e, non ultima, la durevolezza. Fulcro di questi valori è il made in Italy, quello vero, essenza di un prodotto che non tradisce le aspettative in fatto di qualità e riserva piacevoli sorprese alla voce prezzo. Al Micam Giovanni Fabiani ha portato proposte che non intendono sorprendere con gli effetti speciali e la stranezza a tutti i costi, ma si impongono attraverso la scelta accurata delle materie prime e il linguaggio dei dettagli, frutto di un approfondito studio stilistico che racchiude una miriade di riferimenti artistici e culturali in un “semplice” accessorio, la scarpa. Con un punto fisso, la comodità. Non servono molte parole per delineare le sfide future, all’insegna ancora una volta della crescita, dell’ottimismo di chi crede e investe nel proprio lavoro e di quello che è il motore di tutto, la voglia di fare cose belle.

Once more the shoe manufacturer Giovanni Fabiani has truly nailed it, with its eponymous collection featuring the range duo Fabiani and its contemporary alter-ego, Sara Kent, on occasion of the recent edition of Micam in Milan. At the company, the secret behind this success is described with a single word: “right”, in virtue of which products are increasingly appreciated on demanding international markets, which together with the Italian one, are priorities for the Marche-based company. Russia, China and North America, with particular focus on Canada. Footwear grounded in four fundamental rules: product quality, attention to detail, creative design and shape and last but not least, durability. Made in Italy is the very heart and soul of these values in the truest sense of the phrase, denoting a product that always lives up to expectations in terms of quality, at a pleasantly surprising price. At Micam, Giovanni Fabiani presented itself with proposals which do not intend to dazzle with special effects or vacuous eccentricity. Rather, company products distinguish themselves in virtue of meticulously selected raw materials and the language of details developed by extensive stylistic research used to enrich a humble accessory, the shoe, with a myriad of artistic and cultural references. With a single central objective: comfort. Few words are required to describe future challenges, with a focus on growth and optimism for those who believe and invest in their own line of work, inspired by a desire to make beautiful things.

CALZATURIFICIO GIOVANNI FABIANI S.R.L. Via dell’Industria 50 - 63900 Fermo (FM) - info@giovannifabiani.it - Tel 0734 642479 www.giovannifabiani.it - shop.giovannifabiani.it - ` Giovanni Fabiani - giovannifabiani


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ALPHA STUDIO

STREET STYLE MILANO

FORTE FORTE

MODERN ROMANCE s

Un mondo sommerso fatto di ricordi, desideri, ambizioni e segreti. Silhouette sinuose avvolgono il corpo con drappeggi e movimenti inattesi, mentre i dettagli acquisiscono un ruolo centrale, manifestando le dissonanze dell’interiorità femminile.

LA MARTINA

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CALICANTO

LARDINI


SEVENTY CHIARA BONI LA PETITE ROBE

HERNO

COCCINELLE

STREET STYLE NEW YORK

M A N I P U L AT E D C O LO U R S TAT E M E N T

LIU JO GOLD

s

La celebrazione del colore, intenso e luminoso, abbraccia l’intero ventaglio delle leggere tinte estive. Il color block dialoga con tessuti velati e sfavillanti, trasformandosi in pura astrazione in movimento e rievocando la fisicità dell’ arte astratta. Questo è il guardaroba di una donna edonista, amante del bello, del buono e dei piaceri. KOCCA

PAUL&SHARK

PATRIZIA PEPE

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WOMENSWEAR SPRING-SUMMER 2019

JIMMY CHOO

ANTONELLI FIRENZE COLMAR ORIGINALS

RODO

STREET STYLE MILAN

CARLOTTA CANEPA

T R U C K E R'S DELIGHT s

Emozioni che diventano colori e questi ultimi che definiscono forme essenziali, leggere. Silhouette impalpabili avvolgono il corpo in aloni delicati e tinte mutevoli. Un ricco guardaroba fatto di giacche, pantaloni e abiti, per donne autentiche che esprimono una totale libertà di vestire. HANITA

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MIA BAG

ASPESI


PANORAMA-BERLIN.COM

EXPEDITION 15—17 JANUARY 2019

FASHION | LIFESTYLE | ENTERTAINMENT | COMMUNITY


PRIMAVERA-ESTATE 2019 A CURA DI ELISABETTA FABBRI, CARLA MERCURIO, ANGELA TOVAZZI

SUMMER ROLLERCOASTER

Un distillato delle proposte più edgy viste ai saloni milanesi della moda donna, in giro per i padiglioni di White, Super e TheOne. Tra echi street, spunti urban e ispirazioni nordeuropee, emerge un gusto contemporaneo, in cui dominano la pulizia delle linee e una palette cromatica che esplora toni vibranti o accenti più pacati.

NOUS ETUDIONS @ SUPER NÓLÓ @ WHITE

Dalla Lettonia, la giovane donna di Viktorija Jonien gioca con le stampe irriverenti

In arrivo dall’Argentina una proposta dall’estetica minimal legata alla sostenibilità, alla scelta vegana e allo stile agender

VANESSA KRONGOLD @ SUPER

La stilista argentina propone una linea giocosa e psichedelica, con toni fluo e ispirazioni high-tech

VIRNA MILANO @ SUPER

Brand all’esordio ispirato ai motivi provenzali e al mood di Saint Tropez, sul crinale tra beachwear e tempo libero

YOJ @ THEONEMILANO

Ph. Koto Bolofo

Anima green per il brand di Laura Strambi, realizzato totalmente in Italia con tessuti e materiali naturali

LABO.ART @ WHITE

Ludovica Diligu sceglie le geometrie e linee pure per la sua linea all’insegna dei colori naturali e del comfort

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DELL’EST @ SUPER LAETITIA @ SUPER

Borse che uniscono forme geometriche con linee sinuose. Interamente made in Toscana con tecniche artigianali

Distribuita in Italia da Le Pandorine, la collezione del coreano Sung Kim si ispira ai bassorilievi del Duomo di Milano per la sua stampa esclusiva


FASE FACTORY @ THEONEMILANO LOOM WEAVING @ SUPER

Streetwear style per il brand 100% made in Italy disegnato da Flavia Grazioli e prodotto in collaborazione con l’azienda La Rocca

STMA STEFANIA MARRA @ WHITE

Dall’atelier milanese Stma, un innovativo approccio al tailoring made in Italy, dai dettagli ricercati, secondo le regole di Stefania Marra

Inga ed Elen Manukyan, sorelle e fondatrici del marchio armeno, propongono capi in maglia che rileggono con stile moderno la pratica del ricamo

Scaglione: avanti tutta con il new deal

Cambio di passo per Scaglione, che a Super ha presentato il nuovo deal, improntato a un gusto contemporary con echi nordeuropei. «Un’immagine attuale, che non tradisce la semplicità e la pulizia delle linee tipiche della label, e a cui corrisponde un logo rivisto con un lettering più marcato, deciso ed essenziale», racconta il titolare Giovanni Scaglione, che nel frattempo sta ridisegnando anche la distribuzione, in sintonia con il nuovo corso. Nei programmi anche l’intenzione di aprire nuovi negozi, oltre alle tre vetrine di Milano e a quella di Bergamo, città dove ha sede l’azienda.

MANURINA @ THEONEMILANO

Forme minimal e stile geometrico sono il letimotiv del marchio lanciato nel 2013 dalla designer Manuela Rinaldi

JUNO @ WHITE

Una linea minimal e versatile, quella di Won Hee Park, designer di origine coreana che spazia fra canapa, bambù, cotone bio e seta

LUCREZIA KAUFFMANN @ WHITE CIGALA’S @ WHITE

Flare, sfrangiato sopra la caviglia, stropicciato, in bianco candido: così è il jeans made in Italy di Atelier Cigala’s per la prossima estate

Dalla passione di famiglia di Lucrezia Kauffmann - l’arte e il pellame - una linea di borse connotate da un’ironica macro-zip

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CAREERS A CURA DI CARLA MERCURIO

Jil Sander: Axel Keller è il nuovo ceo Entrato a far parte di Jil Sander nel febbraio 2018 come direttore commerciale, Axel Keller è il nuovo ceo della griffe. Prende il posto di Alessandra Bettari, che ricopriva il ruolo di a.d. per il marchio, in capo a Onward Luxury Group dal 2016. In precedenza Keller è stato direttore commerciale di Balenciaga per 15 anni. Prima ancora aveva ricoperto lo stesso ruolo per 12 anni all’interno di Maison Martin Margiela. La nomina di Keller non ha comportato l’uscita dal gruppo di Alessandra Bettari: la manager italiana assumerà, infatti, la responsabilità del vice presidente di Onward Luxury Group insieme ad Antonello Orunesu. Nel suo nuovo ruolo, la top executive riferirà direttamente a Takehiro Shiraishi, recentemente nominato presidente di Onward Luxury Group al posto di Franco Penè, il quale però mantiene il ruolo di presidente onorario del gruppo. La promozione di Keller si inserisce in un quadro di rilancio del marchio, in cui rientra la recente nomina di Lucie e Luke Meier alla direzione creativa. Il nuovo a.d. avrà il compito di risollevare il giro d’affari dell’azienda, che negli ultimi anni ha registrato un sensibile calo. Secondo gli ultimi dati disponibili pubblicati nell’annual report di Onward Holding, nel fiscal year 2017, chiuso a febbraio dell’anno scorso, il giro d’affari di Jil Sander è scivolato a quota 9 miliardi di yen (pari a circa 69,5 milioni di euro al cambio attuale). Onward Luxury Group appartiene al conglomerato della moda giapponese Onward Holding, che possiede dal 2008 il marchio Jil Sander, la divisione Olg Rtw (l’ex Gibò) e la divisione Olg Shoes (l’ex Iris). Il gruppo gestisce anche una serie di marchi tra cui Oamc, Charlotte Olympia e La Maison Moreau.

Benetton e la riscossa dei “Silver”: arriva Jean-Charles de Castelbajac Jean-Charles de Castelbajac è il direttore artistico di United Colors of Benetton. 70 anni nel 2019, l’artista e stilista francese è relativamente giovane rispetto a Luciano Benetton, che di anni ne ha 85 e al fotografo Oliviero Toscani, nato nel 1942: tre “Silver” con uno spirito più battagliero che mai. Castelbajac ha alle spalle una lunga carriera che va dal design alla pittura, dalla pubblicità alla street art. Ha debuttato nel fashion 50 anni fa, con un marchio sviluppato in collaborazione con la madre. Ha proseguito il percorso all’insegna di un approccio anticonvenzionale e irriverente al settore. Cofondatore di Iceberg nel 1974, quattro anni dopo ha dato vita alla label che porta il suo nome e che ha lasciato nel 2016. Numerose le collaborazioni all’attivo con brand noti. «Oggi spiega Castalbajac - grazie ai social network tutti possono vedere la moda, ma pochi se la possono permettere. Il mio progetto con United Colors of Benetton è creare il guardaroba di domani, portando bellezza e stile nella vita di tutti i giorni, a prezzi che tutti possono permettersi».

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Margherita Maccapani Missoni direttore creativo di M Missoni Margherita Maccapani Missoni è stata nominata direttore creativo di M Missoni, brand al centro di una strategia di riposizionamento e di innovazione del prodotto, dopo l’internalizzazione della licenza. La prima collezione con la sua firma sarà quella per la primavera-estate 2020. Fondata nel 1998, la linea M Missoni ha un giro d’affari di oltre 50 milioni di euro ed è presente in 60 nazioni nel mondo con oltre 700 punti vendita. Un marchio che mira a diventare, attraverso un’offerta di prodotti completa e una distribuzione globale, un elemento trainante nel piano di generale espansione del gruppo di Sumirago, per il 58,8% della famiglia Missoni e per il 41,2% del fondo Fsi: un’azienda che attualmente genera un fatturato di circa 150 milioni di euro ed esporta il 75% della sua produzione.

Golden Goose: Patrizio di Marco presidente, Campara nuovo a.d. Patrizio di Marco è entrato a far parte di Golden Goose. L’ex a.d. di Gucci e Bottega Veneta subentrerà a Marco De Benedetti nel ruolo di presidente del consiglio di amministrazione. Ma le novità ai vertici del marchio non si fermano qui: Giorgio Presca ha rassegnato le dimissioni dalla carica di a.d. e a sostituirlo sarà Silvio Campara, già direttore commerciale di Golden Goose. Arrivato in azienda nel marzo 2017 in seguito all’acquisizione del marchio da parte di Carlyle Group, Presca continuerà a collaborare con il fondo in qualità di consigliere di amministrazione di Twinset. Silvio Campara, entrato a far parte del brand specializzato in sneaker nel 2013, ha alle spalle esperienze per importanti brand come Giorgio Armani e Sundek. Dopo l’uscita da Gucci, di Marco non ha mai smesso di essere operativo nel settore della moda, svelgendo un ruolo di consulente per una serie di marchi del lusso come Dolce&Gabbana e Bally.

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GIANNI BERTASSO E LUCIA SERLENGA

VISIONE, CORAGGIO E CLASSE DI DUE GRANDI PROFESSIONISTI Lui fondatore di GT Giornale Tessile - prima testata B2B della moda in Italia - e di Fashion, di cui lei è stata per 20 anni una colonna portante: se ne sono andati in contemporanea, mentre iniziavano le sfilate. Il loro modo di informare sul settore, con impegno e passione, è il patrimonio con cui ci prepariamo a celebrare i 50 anni del giornale DI ALESSANDRA BIGOTTA

«O

ggi i maghi non bastano più purtroppo: ci vogliono anche gli organigrammi e gli elaboratori elettronici»: così, mezzo secolo fa, Gianni Bertasso concludeva il suo editoriale per il primo numero di GT Giornale Tessile, intitolato I maghi e i computers. «L’industria tessile italiana - scriveva - deve affrontare un rinnovamento tecnologico e organizzativo che non può più essere rimandato». Parole profetiche che lette oggi, in piena rivoluzione digitale, fanno capire quanto il fondatore della testata che sarebbe poi diventata Fashion fosse avanti sui tempi. Ora che se ne è andato a 85 anni, nel giorno in cui iniziavano le sfilate milanesi della donna, vogliamo ricordarlo così: un attentissimo osservatore del mercato e della società ma soprattutto un precursore e un visionario, che ha capito al momento giusto quanto fosse importante dare voce a un made in Italy in piena fioritura, che stava 6 guadagnando l’attenzione del mondo. Per un gioco del destino, anche Lucia Serlenga è scomparsa a poche ore di distanza da Bertasso, portata via da una malattia di cui solo pochi intimi sapevano. A lei sono associati i ricordi degli anni Ottanta e Novanta: il GT Giornale Tessile si era trasformato ed evoluto in Fashion, un magazine dai contenuti più ricchi e dall’estetica più curata, sempre con il “dottor Bertasso” - come molti lo chiamavano - al timone e la redazione sotto la guida di Titti Matteoni, allora caporedattore, e Lucia Serlenga caposervizio. Un’epoca diversa e un diverso modo di fotografare il mercato, ma l’essenza era la stessa: tanto lavoro, a volte “matto e disperatissimo” ma sorretto da una grande passione, un costante filo diretto con il settore da monte a valle e una regola, eliminare dal vocabolario l’espressione “non si può fare”. Essere sempre sul pezzo e non fermarsi alla superficie delle cose: Lucia era così e lo ha dimostrato anche dopo essere uscita da Fashion, continuando con successo e determinazione la carriera di giorna-

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1. Gianni Bertasso, fondatore della nostra testata, che ha diretto per 30 anni 2. Lucia Serlenga: dopo essere stata caposervizio a Fashion, ha continuato a lavorare come giornalista e scrittrice 3. Due articoli di Bertasso dopo la morte di Gianni Versace nel 1997: una riflessione sullo stilista e l’intervista che gli aveva fatto due mesi prima 4. Un servizio sulle tendenze a cura di Lucia Serlenga, con disegni di Fulvia Zambon 5. Una cover d’epoca di Fashion 6. Il primo numero di GT Giornale Tessile

lista e scrittrice. Da quasi 20 anni la nostra testata è nell’orbita di un grande player tedesco, il Dfv Media Group, e ha per così dire le spalle più larghe. Ma, come agli inizi, viviamo degli input quotidiani che ci arrivano da imprenditori, stilisti, creativi e dettaglianti e li trasformiamo in notizie, approfondimenti, interviste, sondaggi, inchieste attraverso la rivista cartacea e il sito fashionmagazine. it, senza contare i convegni, sempre più seguiti. Un certo spirito di frontiera lo abbiamo mantenuto e ne andiamo orgogliosi. Nel 2019 celebreremo i 50 anni della testata e lo faremo a modo nostro, senza retorica e mettendo la vera informazione al primo posto. ■

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PORTRAITS

JOHN D. IDOL/CAPRI HOLDINGS LIMITED

«CON VERSACE SFONDEREMO IL TETTO DEI DUE MILIARDI» Foto: Rahi Rezvani

John D. Idol è il regista dell'operazione Versace. Il numero uno del gruppo americano Michael Kors è rimbalzato sulle pagine di tutti i giornali dopo l'annuncio dell'acquisizione della maison della Medusa per 1,83 miliardi di euro. Ma chi è questo top manager, che per il renaming della holding ha scelto un nome italiano? DI ANGELA TOVAZZI

È

il 25 settembre quando un comunicato congiunto ufficializza l'acquisizione. Versace passa in mani americane, inglobata - per 1,83 miliardi di euro - nella Michael Kors Holdings. Alla guida c'è John D. Idol: è lui l'uomo che prima ha corteggiato e poi conquistato la griffe made in Italy, con l'obiettivo di metterle a disposizione le risorse per crescere e raddoppiare le vendite. Un manager navigato, con esperienze al top in luxury brand, ma non così familiare per il pubblico italiano. Pochi gli scatti che lo ritraggono senza la divisa ufficiale di ceo e chairman del gruppo a stelle e strisce, niente social network, solo qualche foto con la moglie Annalia (italiana, e questo spiegherà molte cose) e le due figlie. Viso sorridente, espressione rilassata, da Donatella Versace è stato tratteggiato come «visionario», oltre che «leader forte e appassionato». Di certo ha già dimostrato di non aver paura ad alzare al massimo l'asticella, quando si tratta di definire strategie e obiettivi. Come quando, 15 anni fa, insieme al fondo con base a Hong Kong Sportswear Holdings sborsa 100 milioni di dollari per diventare azionista e rilanciare la Michael Kors, che all'epoca fattura non oltre 20 milioni di dollari. Con il cappello di ceo prima (dal 2003) e anche di chairman dopo (dal 2011), è considerato il deus ex machina dell'escalation del brand disegnato dall'omonimo stilista, che nel 2011 sbarca a Wall Street. Nel novembre 2017, sotto la sua direzione, nel portafoglio della holding arriva anche un marchio ico-

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nico come Jimmy Choo, grazie a un esborso di 896 milioni di sterline (circa un miliardo di euro), pronto per crescere con una "cura" a base di retail, e-commerce e un ampliamento dell'offerta. Lo stesso cocktail elaborato per far diventare ancora più grande Versace, oggi azienda da 668 milioni di euro di giro d'affari (nel 2017), ma con «un potenziale inespresso», ha sottolineato il top executive, e in grado di sfondare nel lungo periodo la cifra dei 2 miliardi di dollari di ricavi. Cardini della strategia di crescita sono infatti un boost del network fisico, con il passaggio dai 200 ai 300 store, un'accelerazione del canale digitale («al momento quasi inesistente»), una forte spinta al segmento borse e scarpe, portandolo a incidere sul fatturato dal 35% al 60%, e l'ago della bussola commerciale puntato verso l'Asia, in particolare la Cina, target sempre più importante per il lusso. Donatella Versace manterrà la guida creativa e una quota minoritaria e «forte resterà il legame con il nostro Paese», ha assicurato John D. Idol, annunciando l'intenzione di acquisire realtà manufatturiere per la realizzazione delle collezioni, non solo della Medusa ma anche di Michael Kors e Jimmy Choo. Un ancoraggio al territorio italiano ribadito dal renaming voluto per il gruppo, che da Michael Kors Holdings si trasforma in Capri Holdings. Del resto l'isola campana è una delle mete preferite per le vacanze della famiglia Idol, per metà italiana: i faraglioni, come ha spiegato il manager, richiamano i tre marchi da cui la newco ha origine, simbolo di heritage e solide radici. ■

• John d. Idol, 59 anni, si è formato alla Georgetown University di Washington • Inizia la sua carriera in Ralph Lauren nel 1982 e otto anni dopo diventa presidente di gruppo e coo del Product Licensing, della Home Collection e del menswear • Nel 1997 entra in Donna Karan International come ceo, mantenendo il ruolo per quattro anni • È del 2001 l'ingresso, in qualità di chairman e ceo, in Kasper, titolare di marchi come Anne Klein • Nel novembre del 2003, insieme alla società di private equity Sportswear Holdings, sborsa 100 milioni di dollari per acquisire il controllo di Michael Kors, diventandone il nuovo ceo • Nel settembre 2011 aggiunge la carica di chairman di Michael Kors Holdings, che due mesi dopo sbarca a Wall Street • Sotto la sua guida, nel novembre 2017, il gruppo compra Jimmy Choo per 896 milioni di sterline • Il 25 settembre 2018 comunica l'acquisizione del controllo di Versace


Q&A A CURA DI ANGELA TOVAZZI

FOUNDER DI TITÌMILANO

FRANCESCA CAROLA FERRARI

«UNA MAGLIERIA PER DONNE VERE»

Figlia d’arte, milanese doc, Francesca Carola Ferrari dal 2016 è ceo e stilista di TitìMilano: un brand di knitwear esclusivo, fatto per durare nel tempo, con pezzi dedicati a «donne vere, di buon gusto e concrete» e dalla forte carica emozionale, «come la coperta di Linus» Lei ha respirato knitwear sin da bambina: occuparsi di maglieria è stato inevitabile? Io sono una ex biologa, facevo la ricercatrice in campo genetico e studiavo le malattie ereditarie. Oltre all’indole scientifica però mi caratterizza una forte creatività e, fin da bambina, ho sempre avuto uno stile molto personale. La maglieria è sempre stata nel mio dna, un mondo che ho conosciuto grazie a mia nonna: con lei ho imparato a disegnare, a riconoscere i filati, a scegliere i punti, a usare la macchina. La maglieria è una mia passione, radicata e coltivata negli anni, che a un certo punto ho deciso di esprimere. Due anni fa è arrivato il momento: mi ero preparata a fondo e mi sentivo pronta. TitìMilano: perché questo nome? Titì è il diminutivo di Matilde, la maggiore dei miei tre figli. Quando ho iniziato volevo dare al mio progetto un nome personale, che fosse riferito a qualcosa a me molto caro. Milano è stato aggiunto perché è qui che sono nata. Che cosa c’è in TitìMilano del maglificio Bigi, aperto in via Tadino da sua bisnonna e sua nonna negli anni Trenta? C’è lo stesso desiderio di vestire le donne in modo che si sentano belle, ma soprattutto fiere e sicure di sé stesse. Quando Iris e Predittiva aprirono il maglificio Bigi fecero, a modo loro, un atto rivoluzionario: avviarono un’impresa di sole donne, con l’obiettivo di dar voce e veste alla nuova femminilità che stava nascendo, in quell’epoca di emancipazione e rivendicazioni paritarie che fu il primo dopoguerra. Io oggi vorrei proseguire la loro opera, seppur in modo più umile e sicuramente meno eroico: uso le mie conoscenze tecniche e il mio gusto per creare maglie preziose, curate in ogni dettaglio, che sappiano valorizzare la personalità e vestibilità di ogni donna e siano capaci di durare nel tempo, grazie all’eccellenza delle materie prime e alla lavorazione ancora in gran parte artigianale.

Il magazine di news, business e trend

Direttore Responsabile e Amministratore Delegato

Marc Sondermann (m.sondermann@fashionmagazine.it) Caposervizio

Alessandra Bigotta (a.bigotta@fashionmagazine.it) Redazione

Andrea Bigozzi (a.bigozzi@fashionmagazine.it) Elisabetta Fabbri (e.fabbri@fashionmagazine.it) Carla Mercurio (c.mercurio@fashionmagazine.it) Angela Tovazzi (a.tovazzi@fashionmagazine.it) Segreteria di redazione

Daniela Locatelli (d.locatelli@fashionmagazine.it) Realizzazione grafica

Nadia Blasevich (n.blasevich@fashionmagazine.it) Carlo Maraschi (c.maraschi@fashionmagazine.it) Fashion Editor

Alberto Corrado (a.corrado@fashionmagazine.it) Collaboratori

Elena Azzola, Mariella Barnaba, Peppe Orrù (Londra), Giuliana Poletto (Parigi), Cristiana Lopez (New York) Direttore pubblicità

Stefano Giordano (s.giordano@fashionmagazine.it) Pubblicità e promozione

Barbara Sertorini (b.sertorini@fashionmagazine.it) Laura Pianazza (l.pianazza@fashionmagazine.it) Senior Digital Advisor

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Matteo Ferrante Veneziani (m.veneziani@fashionmagazine.it) Assistente di direzione

Valentina Capra (v.capra@fashionmagazine.it) Segreteria e servizi

Tiziana Grazioli (t.grazioli@fashionmagazine.it) Amministrazione

Che cosa sogna per il suo brand? Che venga riconosciuto in tutto il mondo per il design esclusivo, la qualità eccellente dei filati e la produzione rigorosamente made in Italy. Vorrei che le maglie TitìMilano diventassero dei passe-partout insostituibili per stile, comfort e bellezza: qualcosa di più di semplici capi di abbigliamento, oggetti d’affezione come la coperta di Linus, capaci di rassicurare, scaldare, coccolare. Vorrei che il mio gusto venisse capito, se non da tutti, da una nicchia di donne vere, di buon gusto e concrete, che scelgono i miei colori e i miei jacquard per esprimere la propria individualità. Di cosa è più orgogliosa? Dei progressi del progetto: collezione dopo collezione, si stanno delineando sempre più chiaramente un gusto e uno stile unico e originale, che mi rispecchiano pienamente. Qual è il suo motto, nella vita e nel lavoro? Dare la giusta importanza alle cose e apprezzare quello che si ha. La concretezza è fondamentale, anche se non deve impedirti di sognare. ■

Cristina Damiano (c.damiano@fashionmagazine.it) Diffusione e abbonamenti

Daniele Costanzo (abbonamenti@fashionmagazine.it)

Edizioni Ecomarket Spa Redazione, Amministrazione, Pubblicità: piazza Pio XI 1, 20123 Milano telefono: 02 80620-1 telefax: 02 80620-444 (redazione) - 02 80620-333 (pubblicità e abbonamenti) Edizioni Ecomarket Spa Fashion - Il magazine di news, business e trend Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 389 del 6-11-1970 Iscrizione n. 1418 al ROC Registro Operatori della Comunicazione È vietata la riproduzione anche parziale Articoli, disegni e fotografie, anche se non pubblicati, non verranno restituiti © Fashion 2018 Edizioni Ecomarket - Milano Abbonamento annuale 199,00 e (quindicinale) - c/c postale n. 16879207 È possibile richiedere gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: Edizioni Ecomarket Spa - servizio abbonamenti - piazza Pio XI 1 - 20123 Milano Numeri Arretrati: 16,00 e cad L’editore garantisce che i dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione come quelli relativi agli invii in omaggio non vengono ceduti a terzi per alcun motivo. Garanzia di riservatezza per gli abbonati in ottemperanza al D. Lgs. n.196/2003 (tutela dati personali) Stampa: Vela Web Srl - Via Copernico 8 - 20082 Binasco (Mi) MDM Milano Distribuzione Media Srl Fashion fa parte del Gruppo DFV Verlagsgruppe Deutscher Fachverlag www.dfv.de Le altre testate moda del gruppo sono: TextilWirtschaft, Frankfurt; TextilJurnal, Praha; Sportswear International, Frankfurt; ÖTZ Österreichische Textil Zeitung, Wien; DivatMarketing, Budapest; Images Business of Fashion, New Delhi.

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chewingthesun.com . photo sarah illenberger

International Fashion Trade Show Moscow

cpm-moscow.com


PEOPLE DI CARLA MERCURIO

GEORGINA BRANDOLINI D’ADDA

«IN GIRO MODA ESAGERATA MA LA CLASSE VINCE SEMPRE» Per dare un'allure da sera a Blazé Milano, il loro brand di giacche da donna confezionate a mano nel capoluogo lombardo, Corrada Rodriguez d’Acri, Delfina Pinardi e Sole Torlonia si sono affidate a una nobildonna, che nel mondo della moda ha lavorato per anni.Parliamo di Georgina Brandolini d'Adda, principessa brasiliana cresciuta a Parigi, madre di Cornelia e Bianca Brandolini d'Adda, che da lei hanno ereditato la passione per la moda. A lei il compito di aggiungere un nuovo tassello al progetto a "sei mani" frutto della collaborazione tra Corrada, Delfina e Sole, che con il loro brand Blazé Milano si sono conquistate un posto alla finale di Who Is On Next? del 2015 e la visibilità sulle pagine di matchesfashion.com, accanto alle creazioni delle grandi griffe. Nella primavera-estate 2019 la collezione si arricchisce di una capsule per le occasioni più importanti, firmata da questa nobildonna, che nel suo percorso vanta una collaborazione durata 25 anni con Valentino, di cui è stata musa e responsabile delle pubbliche relazioni, per poi passare da Balmain con il ruolo di general manager. Una donna che conosce le dinamiche e le regole del settore, nel quale si è cimentata anche in prima persona, con una linea di maglieria. «Ho disegnato la capsule per Blazé perché adoro le giacche. E perché Corrada, Delfina e Sole sono bravissime - racconta -. Ho voluto dare alle mie proposte una connotazione elegante, ideale per la sera, e aggiungere i pantaloni per dare la possibilità alle clienti di indossare un outfit chic e al tempo stesso comodo». «Rispetto a quando ho iniziato - osserva - oggi la moda lascia più spazio alla fantasia e al divertimento, anche se ci sono marchi che tendono a sconfinare nel cattivo gusto con proposte esagerate, disegnate per il pubblico dei Millennials: un fenomeno che a mio avviso si attenuerà presto, a favore di una moda più ragionata». Sui social media Georgina Brandolini d’Adda non ha dubbi: «Instagram è un mezzo incredibile per condividere foto e commenti e presentare prodotti. Persino io ho comprato tramite questo canale». Oggi, come ieri, la ricetta della vera eleganza per lei è una sola: «Una donna deve sentirsi a proprio agio nei capi che indossa e non seguire pedissequamente la moda. Perché i trend vanno filtrati in base al gusto di ciascuna».

BRAND AMBASSADOR PER MARANGONI

ANNA DELLO RUSSO: «RAGAZZI, IL FUTURO SIETE VOI!» Giornalista e fashion editor di successo, nonché influencer da 1 milione e mezzo di follower su Instagram, Anna dello Russo continua a macinare consensi lungo il suo percorso. L'ultimo in ordine di tempo è arrivato da Istituto Marangoni, che l'ha voluta in prima linea nominandola brand ambassador e direttore scientifico. L'annuncio della nomina è stato dato nel corso dell'evento di scena al Teatro Manzoni di Milano, per l'apertura del nuovo anno accademico. La direttrice creativa di Vogue Japan sarà da oggi l'ambasciatrice della scuola di moda, arte e design e portabandiera della scuola in una serie di attività finalizzate alla promozione dei suoi valori e programmi. Sarà anche promotrice e protagonista di seminari e incontri e coinvolgerà il settore e gli studenti, proponendo stimoli per uno sviluppo moderno e innovativo dell’offerta formativa. Italiana d'origine ma cittadina del mondo per passione e lavoro, Anna dello Russo, che nel suo curriculum annovera i ruoli di fashion editor di Vogue Italia e direttrice de L'Uomo Vogue, sta realizzando un docu-film per celebrare i 30 anni di carriera e raccontare il suo percorso di vita e professionale, che vedrà protagonista anche Istituto Marangoni. «Ripensare, riusare, ridare nuova linfa, condividere la mia esperienza nella moda con le nuove generazioni di studenti di Marangoni, questa la mia mission - dichiara Anna dello Russo -. Il futuro della moda è nelle mani dei giovani talenti e sono onorata di poter contribuire alla loro formazione, con sogni e obiettivi coraggiosi ma raggiungibili. Il futuro siete voi!». «La collaborazione di Anna dello Russo è per noi motivo di orgoglio e stimolo per il futuro - commenta Roberto Riccio, ceo di Istituto Marangoni -. Siamo convinti che la sua lunga esperienza in contesti di grande prestigio, l'innata attitudine nel lanciare e saper cogliere le più attuali tendenze nella moda e il suo estro creativo saranno valori importanti per i giovani che ci scelgono, con l'obiettivo di realizzare i propri sogni e ambizioni».

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ENGLISH TEXT

BUYERS AT MILANO MODA DONNA

MORE GLAMOUR AND NETWORKING IN MILAN More than just fashion shows: Milan Fashion Week wowed attendees with its heightened focus on glamour, an aspect that it has lacked in the past. «On days like these, fashion people want to go out and network», according to buyers. So do collections still impact a fashion week’s success? Naturally, but they must be down-to-earth, like those by Fendi, Prada and Attico. The return to a new elegance, combined with streetwear, is driving sales. BY ANDREA BIGOZZI

Let’s skip the part in which we say that people felt the absence of Gucci at Milan Fashion Week, given that in recent seasons Alessandro Michele’s work has not only accustomed us to arguments between factions in favour and against, but has also restored the city’s central role in the contemporary fashion world, something that we had not witnessed for a long time. Instead let’s go straight to the part in which we discover that Milan is not only Gucci and that it has much more to offer. During the six days of fashion shows, many brands have distinguished themselves and reclaimed their place under the spotlight within the Italian fashion system: in random order, notable brands include Gilda Ambrosio and Giorgia Tordini with Attico, the trendiest project (which also has a bright future ahead, following the acquisition of 49% of the brand by the Ruffini family), Moncler, with the second act of the Genius operations, the shows of force by Prada, Fendi and Dolce&Gabbana, the promising debut of Carolina Castiglioni with Plan C and the convincing displays by Missoni, Agnona, Etro, Versace, Max Mara and Jil Sander. These are all names which, according to many Italian and foreign buyers interviewed during the shows, have raised this round of Milan catwalks to the level of the other international fashion capitals, from London, where Riccardo Tisci for Burberry made his debut this season, to Paris, which showcased Hedi Slimane’s controversial first collection for Celine, which was

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Attico

resoundingly panned, especially by British critics. Despite the lack of blockbuster events such these, Milan stood out thanks to a mix of at least three ingredients: products, Hollywoodesque glamour and cultural events. Generally, less sweatshirts and sneakers were paraded and there were many more dresses and heels, expressing a desire for lightness and elegance. «I am very pleased about the return to looks that are distinctly more glamorous, a trend that all the brands have embraced to some extent - commented Silvano Vangi, head womenswear buyer at Luisaviaroma.com -. Finally, the focus is back on ready-towear and dresses, rather than sneakers, and as a result our budgets will inevitably grow to support this trend». However, we are still not witnessing the decline of the sportswear phenomenon, which for spring-summer 2019, is destined to contaminate the wardrobe, rather than be a trend per se. «I don’t believe that these Milan fashion shows will put an end to jumpsuits, hoods and tennis shoes, as some media outlets have reported - asserts Giulia Pizzato, buying and merchandising director at Rinascente -. That said, certainly throughout fashion month there has been an

evident desire to return to true, yet modern elegance. Comfort and femininity will definitely coexist at a commercial level: women will not abandon the convenient, comfortable clothes that they have grown used to in recent seasons». Confirmation of this theory comes straight from the catwalks, whose best sellers for the next season include shorts, available in two versions: biker pants and tailored Bermuda shorts. Cycling shorts are among next season’s must-haves according to Ken Downing of Neiman Marcus, while Prada’s tight, stylish knee-length shorts were a favourite for Roopal Patel, fashion director of Saks Fifth Avenue. Taking into account everything they have seen over a few days of fashion shows during Milan Fashion Week, buyers view Fendi’s show as the one that encapsulates the major commercial trends of summer 2019 (shorts, maxi pockets, PVC, belts and waist bags). Meanwhile, they consider Francesco Risso’s show for Marni to be the most surprising one of the week and the one with the most beautiful set-up, consisting of plush beds with blankets and pillows. «I really liked it - remarks Greek buyer Lia Pagoni of the Pagoni group -. The pastel


Emporio Armani

colors and neon touches were stunning, the shoes and accessories were unique and the simple silhouettes featured unusual prints». The start of the fashion week was not very promising, due to hostility from abroad. The New York Times waited for the first Milan fashion shows to publish an article about 60 seamstresses in Puglia working illegally for major labels. The National Chamber of Italian Fashion responded to the newspaper and managed to contain the controversy. Thus, the fashion week returned to being what it should be: an opportunity to unite the Italian fashion system. And the system survived the test, despite one of the sore points for Milano Moda Donna: the absence of generational change. For certain foreign press, this remains a problem, although the buyers interviewed were more benevolent and at this Fashion Week they were only too happy to list a few new names to keep an eye on. Act N°1, Calcaterra and Plan C is Ken Downing’s response. Indeed, Plan C, the collection designed by Carolina Castiglioni, convinced all the buyers, including Italian buyers, starting with Rosy Biffi of Biffi Boutique and Banner, who chose it because it is «very smart and super

chic». There were also other names on buyers’ lips such as Albagìa, Annakiki, Giuseppe di Morabito, Tiziano Guardini and Alevi. Some of these have risen to fame in the traditional manner, namely by treading the catwalks, while others (who are now the majority) have built their image and commercial credibility through new digital tools, following the path taken by current phenomena including 4.0 designers like Attico, Alessandra Rich (which parades in Paris, although it has a showroom in Milan) and GCDS, brands that started to frequent the fashion weeks when their success was already guaranteed, having used social media and influencers as a springboard. The National Chamber of Italian Fashion is nonetheless convinced that fashion shows are still the best time for scouting and it is determined to reclaim an active role in supporting new generations of talents. This is part of the reason why it has appointed Italian journalist Sara Sozzani Maino as its new brand ambassador, entrusting her with the task of bringing to light and supporting new talents. «There is a lack of events in Milan»: this has always been the criticism levelled by detractors of the fashion week, who have been heard and

indulged this time. We cannot talk about these editions of Milano Moda Donna without acknowledging that they have become more glamorous than in the past. Many stars were spotted during the event, on the first rows or shopping in the city centre, such as Julianne Moore, Cate Blanchett, Rita Ora, Sofia Coppola, Spike Lee, Liam Payne and Isabella Rossellini. And we cannot forget the spectacular Emporio Armani show at Linate airport, which ended with a concert by Robbie Williams, or the AmfAR gala evening and the Green Carpet Awards that concluded the Milan event. «In Milan, you should never go to bed before 11 p.m.!», comments Alla Verber, who was one of the most enthusiastic buyers about the Lombard capital’s glam trend. «The atmosphere - observes Tsum’s fashion director - was engaging, thanks to megaevents that did not overshadow fashion shows and presentations but, on the contrary, helped bolster the Italian fashion capital’s reputation. On days like these, fashion people want to go out, meet each other and network, so the concept works». The unusually spectacular nature of this Fashion Week was partly due to birthday parties (Etro’s 50th, Missoni’s 65th and Luisa Spagnoli’s 90th) and to many cultural events, including the dancing performance by Michael Clark at Gucci Hub, not to mention the tributes to the story of Azzedine Alaïa, Etro and Fila, consisting of exhibition-events that were all open to the public. Even the parade of top models on catwalks - not just the most popular contemporary ones, such as Kendall Jenner, Kaia Gerber and sisters Gigi and Bella Hadid, but also Nineties icons such as Carla Bruni, Stella Tennant and Shalom Harlow - ensured that Milan regained the glamour that it has lacked for many seasons. «After all today, thanks to the impact of social media on the industry, customers not only look for content, but demand images - reflects Silvia Bini, owner of two multi-brand stores in Viareggio - and Milan is adjusting, even if there is room for progress in terms of the spectacular nature of the shows: just think of the Saint Laurent and Chanel shows in Paris, which had sets that resembled movie sets» (Contributors: Alessandra Bigotta, Carla Mercurio and Angela Tovazzi). ■

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Ph. Rahi Rezvani

Ph. Imaxtree.com

ENGLISH TEXT

John Akeroyd (Versace ceo), Donatella Versace, John D. Idol (Michael Kors Holdings chairman and ceo) MERGERS & ACQUISITIONS

THE VERSACE-KORS DEAL: AMERICA’S MOMENT OF GLORY Four investment management experts comment on the year’s most significant deal: Innocenzo Cipolletta (Aifi), Marco De Benedetti (Carlyle), Angelo Piero La Runa (Progressio) and Giovanni Tamburi (T.I.P.). BY ELISABETTA FABBRI

The M&A market has renewed its interest in Italian fashion, as shown in the acquisition of all outstanding shares of Gianni Versace by Michael Kors Holdings, a New York listed company renowned for its namesake Michael Kors as well as Jimmy Choo, and whose major shareholders include investment funds and companies (the calibre of Vanguard Group, Blackrock, State Sreet, Aqr Capital Management and Fmr). Some consider the 2.1 billion dollar (approximately 1.8 billion Euros) sale price as utterly stratospheric. However in the long term, the buyer expects that the iconic Medusa brand will grow to 2 billion dollars revenues in the long term, by focusing in particular on new openings, online sales, omni-channel development and the accessories segment. Innocenzo Cipolletta, president of Aifi (the Italian association of private equity, venture

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Versace S/S 2019

capital and private debt) and now the Americans, who states: «I feel it is a good are renowned aggregators in GOALS transaction. This brand diverse high-end segments. needs to be developed on For companies like us, the REVENUES a global scale and current multiples of the deal are $775 M in 2018, shareholders are unable to considerable. However, this is $850 M in 2019 supply necessary financial not the case for anyone with $1,2 B in 2022 potential». To those who industrial plans or a horizon $2 B in the long term see it as yet another piece of 15 years or more. We have of Made in Italy transferred already seen examples of STORES abroad he retorts: «Usually such acquisitions in the past, 220 in 2018 foreign owned historic way above the average, it is 190 in 2019 brands remain more certainly not given that they 250 in 2022 Italian than ever before». will become a benchmark 300 in the long term Marco De Benedetti, which will condition other Source: Michael Kors Holdings managing director and deals». Giovanni Tamburi, co-head of The Carlyle chairman and CEO of T.I.P.Europe Partners (whose brand portfolio Tamburi Investment Partners, a merchant includes Golden Goose Deluxe Brand and bank listed on the Milan stock exchange, with Twinset) states that «The Versace-Kors deal investments in Hugo Boss, Furla and Moncler is indicative of a trend which is not showing brands, adds: «This is a normal transaction any sign of dying out: in the wake of French which will bring important synergies and groups, large US companies are now also economies of scale. The advisers have done looking to enrich their portfolios in Europe. a good job. Companies of such calibre are It doesn’t surprise me at all that they are increasingly rare on the market and somebody looking for high-end companies in order to wanted to get hold of Versace at all costs. diversify, and I believe this search is set to Rather than maintain extensive liquidity, the continue over the next few years. As for the Americans were not put off by the price tag transaction value, it is indicative of faith in and resolved to invest, yet again, in a unique what can be done with the brand in the future». and inimitable company. There has been talk Angelo Piero La Runa, senior partner of Sgr of a collapse of luxury for a number of years Progressio, which recently acquired Save now, but this prophecy has not come true to the Duck brand, agrees: «First the French date», he concludes. ■

VERSACE


Il Centro della Moda 170 operatori, 140.000 m2 Il piu’ grande centro della Lombardia, riservato ai commercianti di abbigliamento, scarpe e accessori

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RED CARPET A CURA DI CARLA MERCURIO

GREEN CARPET AWARDS

LA MODA DICE NO ALL’USA E GETTA

Chiusura in bellezza per la fashion week milanese con la seconda edizione dei Green Carpet Awards, rassegna che al Teatro alla Scala ha portato alla ribalta i traguardi raggiunti dalla filiera della moda italiana in termini di sostenibilità. Nel corso della serata sono stati assegnati 13 premi, con designer, imprenditori e artigiani a spartirsi le luci dei riflettori. «Quello che vogliamo dimostrare è che la vera moda è lontana anni luce dal concetto di usa-e-getta», ha spiegato Livia Firth, fondatrice e direttore creativo di Eco-Age, promotrice dell’iniziativa insieme a Camera Nazionale della Moda Italiana. Tra le madrine della serata, una tripletta di supercelebrity del calibro di Cate Blanchett, Julianne Moore e Cindy Crawford, cui si è aggiunto Colin Firth: presenze che la dicono lunga sul grado di internazionalità e visibilità che ha assunto la manifestazione.

Gilberto Calzolari, best emerging designer

Cindy Crawford, tra le madrine della serata

Renzo Rosso e Diego Della Valle

Cate Blanchett ha premiato gli allevatori australiani di pecore merino di Woolmark

Julianne Moore, special guest all’evento

Marco Bizzarri consegna a Sinead Burke il Gcfa Leaders Award

LORO PIANA ALLA RYDER CUP

L’ANNIVERSARIO DI RALPH LAUREN

UN BRINDISI SUL CAMPO DA GOLF

DA CENTRAL PARK A SAINT-GERMAIN

Tornata alla Ryder Cup di Parigi anche quest’anno in veste di partner della Squadra Europea, Loro Piana ha realizzato l’abbigliamento per il team che ha trionfato all’evento, di scena a Le Golf National di Parigi. Gli atleti e il loro entourage hanno indossato i capi realizzati dall’azienda italiana in collaborazione con il capitano Thomas Bjørn e sfoggiati in tutti gli impegni ufficiali. «Uno dei momenti più memorabili per la squadra è la prima volta in cui si vede l’abbigliamento per l’evento - ha dichiarato Bjørn -. Ricordo ancora l’emozione che provavo io stesso quando ancora giocavo. Loro Piana lo ha capito fin dal primo istante e ha saputo realizzare capi non solo performanti ma anche in grado di ispirare chi li indossa».

Dopo lo spettacolare evento a Central Park, che ha suggellato il 50esimo anniversario di Ralph Lauren, la griffe ha voluto festeggiare anche in Francia, in occasione della Paris Fashion Week. Per l’occasione, il flagship store della griffe in boulevard Saint-Germain è stato affollato di celebrity, che hanno brindato all’anniversario nel corso di un cocktail party esclusivo.

La Squadra Europea vincitrice alla Ryder Cup, svoltasi a Le Golf National di Parigi

Giovani ospiti presenti al cocktail party, vestiti Ralph Lauren

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I giocatori Francesco Molinari e Tommy Fleetwood

Caro Daur, una delle influencer intervenute all’evento

La modella spagnola Blanca Padilla, tra gli invitati nello store


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