Fashion Magazine N 4 2023

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Inverno 2023/24

ANNO 54 - N°4 - 12 EURO

TECHNOGYM

Nerio Alessandri illustra la sua escalation

WOMEN IN FINANCE 12

ITALIAN ACCELERATION Leader e ceo svelano le strategie di crescita

Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N.46) Art. 1, Comma 1 Lom/Mi/1769

S T R AT E G I A ,

I N N OVA Z I O N E

E

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Inquadrare la moda in ottiche di lungo respiro 30

GIAPPONE

Il ritorno rampante di una vecchia gloria

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M E R C AT I

FUORI DALLA COMFORT ZONE Un focus chiaro per bruciare le tappe

Cover: CHANEL EDIZIONI ECOMARKET SPA


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INVERNO 2023/24

Features

Contents 7 L'EDITORIALE

INTERVISTE 9 DANIEL LALONDE/DESIGN HOLDING «Brand iconici e legame forte col cliente: così si vince nel design. Come nella moda» 12 NERIO ALESSANDRI /TECHNOGYM «Cambiare il mondo con il wellness si può e il meglio deve ancora venire» 15 STEFANO CANALI/CANALI «Dalla Gen Z ai 70enni, il nostro stile non ha età. La vera forza è essere coerenti»

STRATEGIA

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LE MOSSE DI LALONDE PER VINCERE NEL DESIGN

L'ESCALATION DI ALESSANDRI CON TECHNOGYM

Creare marchi globali e desiderati: il ceo di Design Holding, che controlla realtà come Flos e B&B Italia, racconta la sua visione sul mercato dell'arredo di lusso.

A Cesena, nella "Wellness valley" italiana, cresce il business dell'azienda leader negli attrezzi sportivi, in corsa a doppia cifra e con importanti progetti per il 2024.

20 ROBERTA BENAGLIA/STYLE CAPITAL «Se pensassimo al trend del momento non avremmo mai investito in Golden Goose e Zimmermann, i nostri successi» 21 ENNIO FONTANA/DSQUARED2 «DSquared2 è un diamante grezzo da lavorare. Obiettivo mezzo miliardo di ricavi» 25 MARTINO SCABBIA GUERRINI/VF CORP. «Quando cresci è arrivato il momento di cambiare» 26 MARCO PALMIERI /PIQUADRO «Crescere in Europa si può. È una questione di identità» 27 GIORGIO PRESCA/FURLA «Internazionali sì, ma senza bruciare le tappe» 28 SERGIO AZZOLARI/ROBERTO CAVALLI «Con il progetto "fenice" Roberto Cavalli tornerà a brillare» 28 CARMINE ROTONDARO/PHILIPP PLEIN «La nostra visione? Trasformare il polarizzante in totalizzante»

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LE REGOLE DI BENAGLIA PER SCOVARE SUCCESS STORIES

PARLANO LE SIGNORE DEL PRIVATE EQUITY

Nel mirino di Style Capital brand con un progetto di medio e lungo termine, capaci di adattarsi ai diversi canali e geografie.

Sempre più protagoniste nel mondo degli investimenti, imprenditrici e manager inquadrano i nuovi scenari di mercato e le opportunità per fondi e partecipate.

29 ROBERTO COLOMBO/LANIFICIO COLOMBO E GIUSEPPE SANTONI/ SANTONI «L'importanza di trasferire i concetti del saper fare» 30 WOMEN IN FINANCE Moda e lifestyle nel radar delle signore del private equity >

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INVERNO 2023/24

Features

Contents 37 IL NUOVO FORMALE MASCHILE La rivoluzione silenziosa del menswear cambia le regole, ma non le stravolge 44 RETAILER IN ASCESA Il formale democratico conquista bandierine in Italia e all’estero 46 FINANZA Crescita del 4% per la moda italiana 48 CAREERS Gucci ancora senza ceo, ma nomina il capo Industrial & Supply Chain

INNOVAZIONE

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LA RIVOLUZIONE SILENZIOSA DEL MENSWEAR

TOP OF TECH & ITALIAN ACCELERATION

Dopo l’era dello streetwear e lo strapotere del casualwear in tempi di Covid, nel guardaroba maschile tornano giacche, cappotti e camicie, ma con dettagli inediti.

Dal gotha del digital una bussola per elaborare un'efficace strategia online, in grado di aumentare i profitti dei brand, senza gravarli di costi.

52 TOP OF TECH & ITALIAN ACCELERATION Basta monoliti, la tecnologia vincente è composable 61 DESIGNER TO WATCH The next fashion frontier 66 PROGETTI AI BLOCCHI DI PARTENZA Climate change, Peserico risponde con Transition

MERCATI 69 ALTO DI GAMMA Il lusso sta solo navigando in acque agitate? Gli esperti si dividono 76 MERCATI BACK IN BUSINESS Tra la classe media e i turisti: il Giappone è forte perché lo shopping è fisico e specializzato 83 VENDITE UOMO FW23/24 L’eccesso di stock riduce gli ordini ma sale la voglia di scouting 90 MADE IN ITALY Ciesse Piumini, obiettivo raddoppio dei ricavi in due anni

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I PRONOSTICI SUL MERCATO DEL LUSSO

VIAGGIO IN GIAPPONE, META DEL LUXURY SHOPPING

Gli analisti stimano che il settore dell'alto di gamma abbia toccato un nuovo record alla fine del 2023. Ora l'incognita è l'entità del rallentamento nel 2024.

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Mentre Cina, Usa ed Europa rallentano, il mercato nipponico è tornato a performare, mettendo in luce tassi di crescita che non si vedevano dal 2003.

99 UPCOMING TRENDS Inflection point 112 LOUIS GABRIEL NOUCHI «Gender fluid, green, avvincente come un romanzo. Ecco la mia LGN» 114 MARCO BICEGO «La sfida è anticipare i tempi, anche quando le cose vanno bene»



VITALEBARBERISCANONICO.IT


EDITORIALE

Fuori dalla comfort zone

Marc Sondermann m.sondermann@fashionmagazine.it

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opo un biennio di risultati strepitosi per le aziende leader della moda e del lusso si apre una fase di necessaria riflessione. Sottotraccia e celato dai numeri strabilianti del postCovid, infatti, il mercato ha cominciato a cambiare in modo fondamentale. Ora che il boost temporaneo di domanda non si perpetua più, sono i mutamenti strutturali a venire alla luce. E non si tratta affatto di aspetti secondari. Vediamo perché. Essi impattano capillarmente tutte le componenti basilari del modello di business del fashion system. In primis, la comunicazione. Come ci sta dimostrando in modo quasi paradossale la disfatta colossale che sta subendo in questi giorni il brand di Chiara Ferragni, il consumatore si è già disilluso sulle modalità di viralizzazione della prima fase di rivoluzione social. Mentre le tecniche naïf della prima ondata destano sempre più sospetto, con l’avvento dell’intelligenza artificiale si sono professionalizzati gli influencer di secondo livello, coloro che commentano le gesta delle hypercelebrity e, moltiplicandone gli errori, di fatto puntano a soppiantarli nutrendosi della loro incrinata visibilità. La possibilità di creare nuovi contenuti a tempo di record con l’ausilio dell’AI velocizza di fatto il fenomeno in tempistiche mai viste prima. In secondo luogo, cambiano totalmente le interazioni sul point of sale. Non riconoscere il proprio cliente, non essere in grado di fargli vivere un’esperienza il più possibile inebriante e quantomeno personalizzata equivale oggi a una vera e propria Waterloo economica, a investimenti allocati in modo errato su luoghi faticosi e fuori dalla nuova leggerezza che il consumatore si aspetta.

È sui dati e sul livello di servizio aggiuntivo che si vince la battaglia, gli effetti pirotecnici su prodotti dall’estetica roboante appartengono ormai al passato. Non va comunque sottovalutata, in terza istanza, la persistente spinta verso la digitalizzazione. Il falso mantra da cui gran parte del settore sembra oggi farsi ipnotizzare sarebbe un’ipotetica saturazione del canale dell’ecommerce. Nulla è invece più fuori dalla realtà. L’errore consiste nel guardare sempre e pedissequamente il perimetro del business di ieri. Certo, se sommiamo il canale digitale monobrand ai siti multibrand e ai marketplace, non sembrerebbe più esserci grande dinamismo. In realtà fuori da questo perimetro è già nata la prossima, dirompente e fagocitante Balena Blu. Essa porta due brevi e incompresi nomi: Shein e Temu. Se sommiamo i loro fatturati a quelli dei tre canali di cui prima, vediamo che la corsa del digitale sta invece continuando ai ritmi forsennati di sempre. Bisogna ora studiarli e dopo imitarne i fattori di successo con grandissima attenzione. La battaglia si è già spostata oltre, fuori dagli schemi appena faticosamente appresi. I grandi gruppi del lusso come i piccoli imprenditori del made in Italy non hanno scelta. Si devono lanciare all’inseguimento: subito.

Direttore Responsabile

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INTERVISTA Daniel Lalonde Design Holding

«Brand iconici e legame forte col cliente: così si vince nel design. Come nella moda»

«La priorità? Creare marchi globali, desiderati». Il ceo del gruppo italiano, che controlla realtà come Flos e B&B Italia, racconta la sua visione sul mercato dell’arredo di lusso in forte trasformazione. La sua strategia include la brandizzazione del wholesale e lo sviluppo del direct-toconsumer on e offline. In più c’è il segmento del fashion-design, con margini di crescita. «E noi acceleriamo il trend, sviluppando Fendi Casa»» DI ANDREA BIGOZZI

Daniel Lalonde è ceo di Design Holding, colosso del setDaniel Lalonde tore dell’arredo di alta gamma, o è ceo di Design Holding dal 2021. dell’"high-end design" come lui Precedentemente stesso ama definirlo, controllato da ha ricoperto Investindustrial e Carlyle. Posposizioni di alto siede alcuni tra i principali marchi profilo per gruppi mondiali, molti acquistati in Italia internazionali, a partire da Flos, B&B Italia, tra cui Smcp Maxalto, Arclinea e Azucena. (che comprende Altri sono scandinavi, come Louis i marchi Sandro, Poulsen e Audo Copenhagen. Maje, Claudie Pierlot Del portfolio fa parte anche il mare De Fursac), Ralph ketplace statunitense di prodotti di Lauren e Lvmh, illuminazione Lumens. Design dove ha Holding ha anche numerosi link trascorso con il settore della moda: in primis un periodo la joint venture con Fendi per la di 10 anni linea Casa, in più attraverso la divisione contract lavora fianco a fianco di nomi come Bulgari e Rolex. Un mix di successo tra brand iconici, manifattura, creatività e innovazione, che in più occasioni è valsa alla società basata a Milano il titolo di “Lvmh del design”. L'accostamento è confermato dallo stesso Lalonde, che in carriera ha lavorato per il polo francese del lusso: «Condividiamo gli stessi clienti, ma siamo più piccoli», dice. Piccoli si fa per dire, visto che nel 2022 Design Holding ha chiuso il suo miglior esercizio, con ricavi in aumento del 25,8% a quota 867,8 milioni». Dal vostro osservatorio, fatto di nove brand leader di mercato, come sta davvero il comparto dell’arredo? Dopo due anni di forte crescita post-Covid nel 2023 il mercato dell’high-end design è entrato in una fase di normalizzazione, in parte a causa di fattori macroeconomici. Prevediamo, che questo contesto decisamente complesso e incerto si protrarrà fino alla prima parte del 2024, ma per il prossimo anno intravediamo già numerose opportunità di crescita per il settore e per il nostro gruppo. Quali saranno i fondamenti della vostra crescita? La strategia che ci guida si sviluppa su quattro

«Essere definiti l’Lvmh del design ci lusinga: in comune c'è il forte heritage dei brand, ma ci separano aspetti come il ciclo di sviluppo prodotto più lungo»

pillar fondamentali: accrescere la brand desirability dei nostri marchi, investire sull’espansione geografica con particolare attenzione a Stati Uniti, Cina e Medio Oriente, continuare a sviluppare il direct-to-consumer journey e la “brandizzazione” del canale wholesale e, infine, consolidare la leadership nel settore dell’highend contract. Per questo investiamo nella ricerca e sviluppo, collaborando con architetti e

designer affermati a livello globale e con nuovi talenti per sviluppare una gamma prodotti più ricca e distintiva. A fine 2023, durante l’Art Basel, abbiamo aperto a Miami il B&B Italia Design Studio, il nostro format retail dove dialogano i brand B&B Italia, Maxalto, Azucena, Arclinea, Flos e Louis Poulsen. A livello retail ci sono stati gli opening B&B Italia e Maxalto a Boston, Washington, New York. In contemporanea, dall’altra parte del mondo, è stata la volta delle inaugurazioni dei flagship di Fendi Casa a Shanghai e di Louis Poulsen a Tokyo. Attraverso la divisione contract, poi, abbiamo firmato progetti importanti come Bulgari Hotels, negozi Rolex e il Perelman Performing Arts Center a New York. Nel 2024 incerto continuerete comunque a investire: c’è in vista l’inaugurazione dell’hub di New York, cosa può anticiparci? Apriremo nella primavera 2024 a Madison Avenue. Sarà una nuova design destination, dove conviveranno i mondi di B&B Italia, Maxalto, Azucena, Arclinea, Flos e Louis Poulsen. Si tratta di un innovativo format di retail e progettazione, che presenta i nostri marchi, in uno store di oltre 2.300 metri quadrati, pensato per diventare una meta per chi ci conosce già e per chi ci scopre per la prima volta, ma anche un luogo di incontro e collaborazione per gli addetti ai lavori come designer e architetti. Il concept di Madison è un esempio di sinergie cross brand nel canale retail per costruire un rapporto diretto con i clienti e realizzare esperienze di acquisto coinvolgenti per apprezzare i nostri marchi. Secondo lei anche nel design di lusso, come nella moda, il retail monomarca toglierà spazio al modello wholesale? Per noi resta fondamentale sviluppare una rete sempre più estesa di spazi brandizzati wholesale, esempio di collaborazione virtuosa tra i marchi e i loro retailer, da affiancare a pro9


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1. Il flagship store Fendi Casa inaugurato questa estate a Shanghai 2. Il B&B Italia Design Studio è stato aperto a Miami a fine 2023 in occasione dell’Art Basel 3. Tokyo è la meta scelta per l’ultima apertura firmata Louis Poulsen 4. Le fasi di assemblaggio di Arco, la lampada iconica di Flos

in questo caso anche in un segmento dal forte potenziale come quello del “fashion design”. Credo che queste sinergie creative tra fashion e design diventeranno più numerose in futuro e noi acceleriamo questa tendenza con lo sviluppo dell'attività Fendi Casa. 3

getti speciali come quello di Medison Avenue. La nostra rete di "branded space" conta oggi 1.050 punti vendita tra monomarca e shop-inshop in 130 Paesi del mondo. Ricapitolando, la distribuzione multimarca resta, pur puntando sugli store diretti. Il tutto senza trascurare le vendite sul digital: insomma qual è il canale del futuro? Oggi l'acquisto dei beni di consumo è omnichannel-driven e il design di alta gamma non è escluso. Siamo "agnostici" nei confronti dei canali e sviluppiamo una strategia omnichannel per offrire ai consumatori un’esperienza di marca coerente attraverso tutti i touchpoint. Abbiamo sviluppato piattaforme digitali per quasi tutti i nostri brand per i nostri mercati di riferimento, ossia Europa e Usa, e rafforzeremo ulteriormente questo canale anche in Cina. Tuttavia, il "brick and mortar" è fondamentale e offre un'esperienza di prodotto insostituibile ai clienti, che possono "toccare" i nostri prodotti e beneficiare di una consulenza professionale per l’acquisto. Per questo la nostra espansione geografica prevede l’apertura di negozi in tutto il mondo. Le sinergie phygital che vediamo già oggi non potranno che aumentare in futuro. A livello geografico, quindi, quali pensa saranno i mercati determinanti per la società? Il Nord America e la Cina rappresentano le due geografie su cui vogliamo investire maggiormente. La Cina ha consumatori giovani e sempre più interessati al design d’alta gamma, 10

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€867,6 milioni i ricavi raggiunti nel 2022 dal gruppo con una crescita del 25,8% che desiderano per la casa oggetti che rappresentino qualità, heritage e innovazione, come succede nel fashion quando scelgono una borsa di Chanel, nell’automotive una Ferrari, nell’orologeria un Cartier. A proposito di giovani clienti, il mercato della moda di lusso è in mano a loro. Vale anche per il design? Trovo che le nuove generazioni siano già molto appassionate al nostro settore I Millennial di oggi investono sempre di più nelle loro abitazioni, complice la pandemia che ha trasformato la funzione della casa in uno spazio domestico e spesso anche lavorativo. Noi vogliamo che scelgano i nostri prodotti non soltanto per l’estetica e la qualità, ma anche per l’attenzione alla sostenibilità. I nostri brand stanno sviluppando creazioni pensate per le generazioni più giovani, come le lampade “playful” e sostenibili di Flos e Louis Poulsen o gli accessori di Audo. Nel vostro portfolio, oltre a tanti nomi storici del settore design, c’è anche Fendi Casa. Che potenzialità vede nel segmento del “fashion design”? La joint venture siglata nel 2021 con Fendi ci ha permesso di arricchire il nostro portafoglio con un brand simbolo del lusso made in Italy,

Arriveranno allora altre joint venture con la moda? O preferite puntare sul core business? Attualmente siamo focalizzati sullo sviluppo e la valorizzazione di Fendi Casa: il marchio ha ancora un grande potenziale e siamo concentrati sul suo piano di crescita internazionale. Al momento non sono previste nuove joint venture con altri marchi di moda. Per quanto riguarda il secondo punto, ciò che stiamo realizzando con i nostri nove splendidi brand è molto più importante di ogni acquisizione: a oggi il focus è la crescita organica. Tuttavia, non escludiamo acquisizioni future, qualora identificassimo un marchio complementare al nostro portafoglio e che possa generare valore. Sempre più spesso il vostro gruppo viene definito l’Lvmh del design. Le piace questa definizione? In cosa i due gruppi si assomigliano e in cosa invece differiscono? Questa definizione è lusinghiera e per molti versi giusta, ma le nostre dimensioni sono più contenute. Come Lvmh, Design Holding si trova nel mercato del lusso e condividiamo gli stessi clienti che cercano prodotti espressione di creatività, qualità ed eccellenza. Inoltre, ci sono altri elementi in comune: i nostri marchi hanno un forte heritage ed identità uniche dove coesistono innovazione e artigianalità. Restano tuttavia differenze fondamentali, come un ciclo di sviluppo prodotto più lungo e una strategia retail che richiede negozi con superfici più ampie per le collezioni, situati principalmente nei distretti del design. 



INTERVISTA Nerio Alessandri Technogym

«Cambiare il mondo con il wellness si può e il meglio deve ancora venire» «Che sia moda o altro, il prodotto di alta gamma va oltre al bisogno e genera un’esperienza. Questo è un vantaggio competitivo, anche in una fase come quella che stiamo attraversando»: ne è convinto Nerio Alessandri, fondatore e presidente della più grande realtà mondiale attiva nella produzione di attrezzi per lo sport e il tempo libero. Per la sua società ricavi in salita a doppia cifra e importanti progetti in cantiere nel 2024, anche grazie alla recente intesa con un gruppo arabo DI ALESSANDRA BIGOTTA

Esistono due luoghi simbolo nell’escalation di Nerio Alessandri, da ragazzo senza santi in paradiso con l’ambizione di fare qualcosa di grande a imprenditore di successo a capo della Technogym, leader mondiale nella produzione di attrezzi per lo sport e il tempo libero. Il primo è il garage in cui a 22 anni, dopo una giornata di lavoro e con in tasca un diploma di progettista, Alessandri si rifugiava per costruire pezzo per pezzo la sua prima attrezzatura sportiva: garage che esiste ancora. L’altro è il Technogym Village, l’avveniristico quartier generale di 60mila metri quadri progettato da Antonio Citterio. L’epicentro è Cesena, fulcro di quella che ormai è nota come la “Wellness Valley” italiana, dove l’innovazione è tutto. Alla base, oltre al business in sé, l’idea che wellness non è solo allenamento, ma anche un asset sociale, sinonimo di benessere individuale e collettivo. A chi gli chiede il segreto del suo successo, l’imprenditore risponde scherzosamente con un termine romagnolo, “imbestio”, il sacro fuoco. Una regola con cui affronta anche il 2024, anno di forti tensioni generali ma anche di grandi progetti per la sua azienda, dal ruolo di fornitore ufficiale ed esclusivo delle Olimpiadi di Parigi, all’opening di flagship tra cui Londra e New York, fino all’idea di trasformare Milano nella prima Wellness City. Ed è recente la notizia che il fondo arabo Neom (che si prepara a costruire un’avveniristica città sul Mar Rosso, sborsando 500 miliardi di dollari) ha acquisito, attraverso la controllata Nif Holding, il 6% della società cesenate, aprendole ulteriori prospettive in un’area dove Technogym realizza già oggi il 10% del fatturato, con un +45% nel primo semestre 2023. Il mercato è difficile, ma Technogym cresce a doppia cifra. Come lo spiega? Il wellness è ormai un macrotrend per i consumatori in tutto il mondo. Le persone sono sempre più consapevoli dell’importanza dell’esercizio fisico per la salute e la pandemia ha aumentato questa consapevolezza: mai come ora il wellness e lo sport hanno un ruolo centrale nella vita di tutti. Nonostante l’instabilità dello scenario geopolitico globale abbia un impatto sul business di tutti i comparti econo12

Technogym in cifre 721,5 milioni di euro

i ricavi nel 2022 (+18%)

565 milioni i ricavi

dei primi nove mesi 2023 (+13,3%)

400mila le case

dove sono presenti attrezzature del brand

85mila i centri wellness che si avvalgono di Technogym

55 milioni le persone

nel mondo che si allenano con Technogym

mici, senza dubbio l'ambito in cui Technogym opera continua a essere in grande sviluppo. Il settore luxury è dunque al riparo dalle complessità del momento? Vedo un consumatore sempre più sofisticato, preparato ed esigente. Cerca prodotti che, oltre a soddisfare un bisogno funzionale, creino un’esperienza e una connessione emotiva e culturale. Il prodotto di lusso, di moda o altro, ha questo obiettivo: andare oltre il bisogno e creare un’esperienza, oltre alla connessione con una comunità. E questo è un vantaggio competitivo, anche per noi di Technogym. Technogym e lusso: un'affinità elettiva? Certo che sì. Siamo l’unico marchio di lusso

nel fitness e nello sport, che da sempre ha un posizionamento alto di gamma e si interfaccia con gli stessi consumatori sofisticati e alla ricerca di un lifestyle distintivo a cui si rivolgono i brand di moda e luxury. Ad esempio, quando Dior ha deciso di sviluppare un’edizione limitata di prodotti wellness, la partnership con Technogym è stata un incontro naturale. Si narra che lei da giovanissimo avesse mandato un curriculum ad Armani per lavorare con lui, ma senza ricevere risposte: lei segue la moda? E ha mai pensato di estendere l’universo Technogym all’abbigliamento? Non è una narrazione, è la realtà! Detto questo, conosco il settore e lo trovo di grande ispi-


1. Cross Personal, ellittica da casa nonché oggetto di design 2. La Dior and Technogym limited edition 3. Il Technogym Village a Cesena: comprende headquarter, centro di ricerca e fabbrica 4. La Technogym App si avvale di uno smart coach basato sull'intelligenza artificiale 1

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E il canale fisico? Siamo presenti in oltre 100 Paesi, con 14 filiali dirette e più di 80 distributori esclusivi. Nel mondo oltre 55 milioni di persone si allenano con Technogym in 85mila centri wellness e 400mila abitazioni private. In questo momento il wellness, lo sport e la salute sono settori in espansione in tutto il pianeta e questo ci permette di guardare con fiducia al nostro progetto di crescita profittevole negli anni.

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razione per quanto riguarda la capacità di creare suggestioni, di comunicare e di ingaggiare community. Tra l’altro ho trascorso alcuni anni come consigliere nel cda di Moncler, un’esperienza che mi ha insegnato molto e dato parecchie soddisfazioni. Per quanto riguarda nello specifico Technogym, l’ambito su cui siamo focalizzati sono i prodotti, le tecnologie digitali e i contenuti per l’esercizio fisico e lo sport. Ha detto che per Milano-Cortina 2026 farà di Milano la prima Wellness City, mettendo a sistema le F di fitness, food, furniture e fashion. Di cosa si tratta? Il modello è l’esperienza concreta della Wellness Valley in Romagna, dove 20 anni fa abbiamo creato il primo distretto al mondo legato alle competenze del Wellness, facendo rete con ospedali, settore fitness, aziende, hotel, scuole, amministrazioni. Ora pensiamo che ci sia una grande opportunità anche per Milano in occasione delle Olimpiadi invernali del 2026, attraverso un progetto culturale sempre guidato dalla nostra Wellness Foundation, che coinvolgerà stakeholder e competenze già presenti sul territorio per migliorare la qualità e lo stile di vita degli abitanti. Da sempre Milano detta le tendenze: come Expo 2015 ha generato una ripartenza nel turismo, Milano-Cortina 2026 può essere l’occasione per sviluppare l’idea di rinascita e rigenerazione della città orientata al benessere.

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Lei è sempre stato in prima linea nella sperimentazione e nella ricerca, tanto che già nel 1996, agli albori di Internet, acquistò a Seattle una software company. Cosa pensa dell’intelligenza artificiale? L’innovazione è il motore che traina la crescita di Technogym. Nel corso degli anni ci siamo trasformati da azienda di prodotti in azienda elettronica e poi digitale, fino a diventare una media company e ad arrivare allo sviluppo di contenuti on-demand per l’allenamento. L’intelligenza artificiale non è per noi una novità, è una tecnologia che ormai utilizziamo da anni e che ci permette, attraverso la Technogym App e tutto il nostro ecosistema connesso, di personalizzare l’esperienza di allenamento sui bisogni, gli obiettivi e le passioni di ogni singolo individuo. Continuiamo su questa strada. Vendete attrezzi anche molto voluminosi: questo può frenare l’e-commerce B2C? Non direi, anzi. Produciamo e spediamo ovunque un’ampia varietà di attrezzature in grado di coprire tutte le esigenze, da quelle più voluminose, per chi ha a disposizione molto spazio, fino a prodotti più compatti dedicati a spazi ridotti. Quindi l’e-commerce è un settore importante per Technogym e che stiamo incrementando, nell’ottica di un approccio omnichannel che si integra con le nostre boutique, il teleselling e la rete di consulenti di vendita sul territorio.

Technogym nasceva 40 anni fa con lei 22enne in un garage, che tra l'altro ha voluto mantenere tale e quale: come immagina la sua azienda (che lei definisce «un terzo figlio» oltre ai due che ha), tra cinque anni? Il garage esiste e ogni anno organizzo lì delle giornate con i giovani neoassunti, proprio per trasmettere loro lo spirito di startup che Technogym aveva quando tutto è iniziato. Anche se oggi siamo una grande realtà presente in tutto il mondo, non vogliamo perdere quello spirito! Per quanto riguarda il futuro, a partire dalla nostra strategia di ecosistema connesso, vogliamo continuare a fornire ai consumatori e operatori di settore prodotti e servizi sempre più innovativi, inoltre diventare veri e propri consulenti di Wellness. Il che significa offrire non solo attrezzature per il fitness, ma soluzioni complete che comprendano architettura, design, contenuti digitali personalizzati e altro. Quanto siete sostenibili? Siamo “la” Wellness company e diffondiamo la cultura del Wellness come opportunità sociale per la salute delle persone. Lavorare per un pianeta sano è una condizione fondamentale per garantire il benessere di tutti: ne è un esempio il Technogym Village, il primo wellness campus al mondo, che comprende a Cesena l’headquarter, il centro di ricerca e la fabbrica. Si tratta di un punto di riferimento per la sostenibilità: è stato concepito e progettato da un lato per offrire ai dipendenti un’esperienza di lavoro unica e, dall’altro, per avere il minor impatto ambientale possibile.  13



INTERVISTA Stefano Canali Canali

«Dalla Gen Z ai 70enni, il nostro stile non ha età. La vera forza è essere coerenti» Come si fa a conciliare l’esigenza di rinnovamento con il rispetto dell’heritage di un’azienda che il prossimo anno compirà 90 anni? Ce lo spiega il ceo Stefano Canali, che dei valori di coerenza e credibilità ha fatto il trampolino di lancio verso nuove sfide per il suo menswear sartoriale, rigorosamente made in Italy DI CARLA MERCURIO

Nel 2024 taglierà il traguardo dei 90 anni. E lo farà sulla spinta di stagioni in progressione a doppia cifra, risultato di un percorso di rafforzamento del marchio velocizzato dopo la pandemia, che ha portato innovazione in capisaldi come il prodotto, la visual identity, il sito di e-commerce, il concept dei monomarca, la sostenibilità. Canali è l’espressione di quel made in Italy fatto di attenzione alla qualità, alla manifattura e ai dettagli, che tanto appeal ha sulla clientela internazionale. Una realtà che coniuga qualità sartoriale e innovazione, forte di una struttura di progettazione e produzione moderna con cinque centri produttivi, tutti dislocati in Italia, e 1.400 dipendenti nel mondo. Radicata in Brianza, dove nel 1934 ha avuto inizio la sua storia, e presente in oltre 100 mercati, l’azienda è guidata ancora oggi della famiglia fondatrice, giunta alla terza generazione, proiettata verso nuove sfide. Ce ne parla il ceo Stefano Canali, che si prepara a chiudere il 2023 con ricavi oltre i 200 milioni di euro. Cosa distingue oggi Canali nel panorama della moda maschile formale? Il nostro menswear è veramente sartoriale, tutto fatto in Italia in aziende nostre, con tessuti di altissima qualità, per il 99% biellesi. Un plus di sempre, distintivo rispetto ad altri marchi. Canali è un’azienda attiva da quasi 90 anni e quello che la caratterizza è la credibilità e la coerenza rispetto a ciò che è stato fatto in tutto questo tempo. Un heritage che ha rappresentato un discrimine a nostro favore, nel momento in cui, dopo la pandemia, i consumatori sono tornati a comprare abiti per vestirsi bene. Una fase durante la quale abbiamo spinto l’acceleratore sul rafforzamento del marchio con la nuova visual identity, il nuovo sito web, il nuovo e-commerce, la nuova offerta di prodotto e il nuovo store concept. Come è cambiato il prodotto Canali? Abbiamo svolto un grande lavoro sull’evoluzione dell’espressione di marca, tramite collezioni sinonimo di lifestyle e non di tipologie di prodotto rigidamente incasellate in classi come formalwear, casualwear o altro. Perché un brand al passo con i tempi propone un’offerta che sia corretta e piena espressione del

Canali in cifre 193,3 milioni di ricavi

nel 2022 (+38,4% a cambi correnti, +28,4% a cambi costanti)

Previsione fatturato 2023

+10%

Quota export

96%

Dipendenti

1.400

Mercati

Oltre 100

Monomarca

190

Clienti wholesale

Oltre 1.000 Stefano Canali, amministratore delegato di Canali

suo dna, declinata in tutte le categorie. Il nostro cliente maschile può contare su un assortimento che va dall’abito alle giacche, dai giacconi sportivi alle sneaker, all’insegna dell’alta qualità e dei valori insiti nel dna di Canali. Avete in vista brand extension? Sono iniziative in valutazione, ma senza urgenza. In tanti ci chiedono per esempio la collezione donna ma non c’è ancora un progetto, perché prima abbiamo molto da fare sull'uomo. Del resto, tante donne che lavorano per noi (e non solo) indossano già capi di Canali.

Come adeguate la comunicazione e il prodotto alle esigenze di Paesi diversi? A livello di immagine nulla cambia mentre, per quanto riguarda le vestibilità, certamente alcune sono più adatte a determinati mercati. Ma è fondamentale non scivolare nell’errore di declinare la marca a seconda delle esigenze locali, diluendo e spezzettando il messaggio. In che modo andate incontro ai giovani? Tutti pensano alla Gen Z, ma ci sono anche le altre generazioni di clienti che chiedono un’evoluzione coerente del prodotto e un’azienda deve tenerne conto. Dopodiché l’offerta, che ha avuto un’ulteriore accelerazione quanto 15


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abbiamo appena aperto la settima boutique in una shopping arcade tra le più belle al mondo appena inaugurata a Mumbai, il Jio World Plaza. Con sette negozi siamo, tra i marchi di lusso, quelli con il network più esteso, frutto di una presenza avviata a inizio degli anni 2000, che ha avuto un’accelerazione a partire dal 2010. Parliamo del Paese più popoloso del mondo, con una media di età molto giovane e un potere di acquisto in forte crescita, ma con un tema infrastrutturale che non ne consente uno sviluppo veloce, come si è verificato in Cina. Ma che ha una grande sensibilità verso il lusso, conosce Canali da anni e ne apprezza il prodotto.

1. Alcuni modelli della Spring-summer 2024 di Canali. 2. Lo store del marchio sulla Madison avenue a New York 3. Una fase di lavorazione

a contenuto evolutivo proprio nell’inverno 2023, ha delle componenti ancora più definite e pensate per un consumatore giovane. Anche se poi accade l’impensabile: per esempio, uno dei capi che abbiamo presentato è un abito realizzato in un tessuto double, non facile né usuale per il menswear, con un pantalone piuttosto impegnativo per forma e vestibilità. Ebbene, quel pantalone è stato comprato dalla Gen Z, ma anche dal cliente di 70 anni. Quindi alla fine l’innovazione è un traino per tutti. La volontà, dunque, è continuare a far evolvere l’offerta, aggiungendo contenuti aggiornati e propositivi, nel rispetto dei valori che da sempre ci contraddistinguono. Tra le vostre iniziative un ruolo importante ha CAre, crasi di Canali e della sillaba ‘Re’, che rimanda a concetti come Respect, Responsibility e Recycle… Il progetto CAre raggruppa tutte le nostre strategie sul fronte della sostenibilità. Siamo tra i pochissimi che hanno adottato un approccio quantitativo rigoroso nel misurare la sostenibilità ambientale, usando metodiche quali la Pef e la Oef, sviluppate dall’Ue, che hanno fornito un chiarimento molto importante sull’impatto ambientale e sociale del nostro business. Quello che emerge è che il nostro è un prodotto estremamente durevole, grazie alla qualità dei materiali e della costruzione. Produrre tutto in Italia, inoltre, è una garanzia non solo a livello ambientale, ma anche sociale. Noi diamo lavoro a persone che sono nostre dipendenti o che lavorano per aziende italiane al 100%, e godono di piena tutela legale, previdenziale e sanitaria. Ma attenzione, non tutto il made in Italy è realizzato con i medesimi criteri. Quanto contano i social per Canali? Sono uno degli strumenti a disposizione, ma è l’unico. Nel nostro caso la presenza fisica e l’esperienza che facciamo vivere al cliente nel negozio continuano a essere fondamentali. 16

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Che ruolo ha per voi l’e-commerce? Parliamo di una percentuale single digit dei ricavi, generata da un portale che abbiamo sviluppato all’interno nel 2015, per integrarlo con le nostre operation legate alla logistica e ai negozi fisici. Ci investiamo, ma sarà difficile che, per il nostro tipo di prodotto, possa raggiungere una cifra altissima. Rappresenta un complemento all’esperienza fisica in negozio, che continuerà a essere il contesto in cui far vivere al cliente momenti di qualità. Oggi più che mai i consumatori vogliono ritagliarsi spazi temporali da dedicarsi, andare in negozio, nella vip lounge, e confrontarsi con i venditori, che forniscono il servizio di personalizzazione Me by Canali. Un plus che consente di farsi realizzare un capo scegliendo il modello, la vestibilità e i materiali, oltre a un’ampia gamma di finiture come bottoni, salpe, inserti e fodere.

Com’è l’andamento in Italia? Siamo profondamente radicati qui da sempre, ma il nostro prodotto richiede un potere di acquisto di un certo tipo e il Paese risente di una serie di criticità che tutti conosciamo.

Quanto vale per Canali l'estero? Siamo grandi esportatori da oltre 30 anni e oggi il business oltrefrontiera genera il 96% del fatturato. Il mercato nordamericano rappresenta il 50% del giro di affari, l’Emea pesa un 30%, mentre l’Asia-Pacific è pari al 17%, con la Cina che vale il 10%. Cina in cui abbiamo già circa 20 negozi diretti e che rappresenterà un’area di sviluppo strategico importante.

Come affrontate la complessa situazione congiunturale? Abbiamo un tema di raffreddamento dell’economia americana, un aspetto di revisioni strutturali di alcune impostazioni in Cina a livello di spesa pubblica e di conseguente propensione al consumo. E poi ci sono episodi drammatici, quali le guerre. Ma non ho memoria di anni in cui non ci siano stati problemi, almeno negli ultimi 10/15. Bisogna portare avanti i propri progetti, perché se si subiscono gli influssi esogeni non si fa impresa. Occorre guardare come cambia il mondo e adeguare le strategie. 

Altre sfide oltrefrontiera? Un mercato di cui poco si parla, e che ha per noi un’importanza significativa, è l’India, dove

Con 190 monomarca già attivi, quali sono i progetti sul fronte retail? Abbiamo creato il nuovo concept di negozio nell’ambito del processo di rafforzamento del marchio, avviato dopo la pandemia, con la sua prima realizzazione a ottobre 2022 nello store di Madison avenue. Anche il punto vendita di Mumbai al Jio World Plaza è caratterizzato da questo concept, così come lo sarà il monomarca di Milano, che stiamo rifacendo integralmente e che riaprirà a inizio 2024, anno in cui sono previsti altri rifacimenti e inaugurazioni nei mercati principali come Usa, Cina e India.





STRATEGIA LEADERS’ VISION TESTI A CURA DI ANDREA BIGOZZI, ELISABETTA FABBRI, CARLA MERCURIO E ANGELA TOVAZZI

ROBERTA BENAGLIA Ceo Style Capital

«Se pensassimo al trend del momento non avremmo mai investito in Golden Goose e Zimmermann, i nostri successi» L’attività di investimento del private equity italiano è incentrata sul ribilanciamento dei canali: «Puntiamo su brand con un progetto di medio e lungo termine e capaci di adattarsi ai diversi canali e geografie» L’eccesso di offerta che ha rallentato la corsa del 2023 è finalmente finito? Nel 2024 torneranno sul mercato le crescite sane o perdurerà l’incertezza? E per scalare un marchio serve di più il retail o il digitale? E ancora, qual è il mercato di cui un brand della moda e del lusso non può davvero fare a meno? A queste e ad altre domande ha risposto Roberta Benaglia in occasione della XIV edizione della Ceo Roundtable di Fashion, da cui sono tratte le interviste in queste pagine realizzate, realizzate da Marc Sondermann. Grandi riflessioni da parte dell’investitrice, che attraverso il fondo Style Capital ha messo la sua firma su crescite importanti, come quelle di Golden Goose e Zimmerman. E l’intervista a tutto campo con Benaglia non poteva che partire da qui. Da investitrice privata e da profonda conoscitrice del mondo delle imprese del settore fashion: come si scoprono storie di successo alla Zimmermann? Non esiste una ricetta univoca per creare storie di successo, sarebbe troppo facile. Tutte le nostre operazioni più riuscite sono state siglate in fasi di mercato difficili: quando il momento è complicato, ti accorgi che esistono dei brand con una forte identità, che spiccano per le loro caratteristiche peculiari. Realtà con un’identità unica, magari anche “anticiclici”. Un esempio emblema20

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tico di questo approccio al brand è proprio In effetti ancora più che lo scouting, Zimmerman, che non è certo un marchio il dono che tutti le invidiano è la in tendenza in questo momento specifico di capacità di individuare le strategie mercato: oggi si parla quasi esclusivamente più giuste per scalare le aziende…. di quiet luxury, tutti vogliono un prodotPer noi al momento di investire su un brand to “plain” alla Loro Piana e se non segui il è importante capire quanto ampio sia il trend sei out. Se vai in piena campagna venmargine di bilanciamento tra i diversi canali dita nella showroom di Zimmerman, che indi sviluppo e le diverse geografie. È lì che si vece è una carica di energia con i misura la possibilità di successo. suoi colori super sunny e le forEd è quello che è successo con me svolazzati, sembra di essere al Golden Goose che abbiamo trasupermercato nell’ora di punta. sformato da azienda wholesaler Perché la sua identità è talmened europea a realtà globale, a te forte, unica, riconoscibile - e prevalenza retail. Per Zimmerperché no, controtendenza -, che mann il percorso è stato diverso: esisterà sempre una nicchia di si trattava di una realtà retail driclienti che non può fare a meno ven, che aveva lavorato sul fronte di quel tipo di mood. Con Goldomestico in Australia e negli den Goose era stata un po’ la Usa e che abbiamo reso popostessa cosa: avevamo acquistato il «Il digitale resta lare in Europa e di riferimento brand in un momento in cui sul imprescindibile. assoluto per i rivenditori multimercato delle sneaker dominava marca. Poi c’era il canale digitaLo dico con la Triple S di Balenciaga, ma gli le, che per alcuni è stato quello cognizione di stilisti continuavano per la loro su cui incentrare tutti o quasi causa, perché strada senza esitazione propogli investimenti, mentre per noi tra i nostri nendo una scarpa molto diinvestimenti c’è è sempre stato parte di un mix. versa, ma con un’estetica Perché sappiamo che il mercato LuisaViaRoma» talmente unica e forte è sempre ciclico. A volte il digiRoberta Benaglia da essere praticamente tale funziona meglio e in certe certi di poter contare geografie conviene spingere sul sempre su un cliente retail, a volte il wholesale è più per quel tipo specifico di prodotto. difensivo. Quindi è chiaro che essere preQuesti sono solo due esempi, che sente in qualche misura in tutti questi canali dimostrano che quando guardiamo è vincente. Il nostro compito, insomma, è a un progetto su cui investire non prenderci cura di ogni canale e di ogni merpensiamo mai alla moda o all’estecato e massimizzarne l’efficacia. Ovviamentica del momento, ma alle sue capate questa strategia si adatta bene ad aziende cità di intraprendere un percorso di dal billion in giù, che sono il nostro target, medio e lungo termine e ad adattarsi ai mentre per chi fattura più di un billion il diversi canali e geografie. direct-to-consumer resta sempre il modello di business più efficace. 1. Sotto la guida di Style Capital la

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valutazione di Zimmermann è passata dai circa 500 milioni di dollari australiani del 2020, ai 2 miliardi di dollari del 2023, quando il brand è passato ad Advent international 2. Un look dell’evento organizzato da LuisaViaRoma a Firenze a giugno

In questo suo approccio, molto incentrato sulla distribuzione fisica, quale ruolo ha il digitale, che ha permesso all’industria della moda e lusso di superare i momenti più duri della pandemia?


Il digitale è imprescindibile e continuerà ad esserlo, anche ora che il mercato si sta un po’ saturando e ottenere certi tassi di crescita, che in epoca Covid erano dati per scontati, non è più così facile. Che si tratti di avere un proprio dotcom, o di far parte di marketplace ed e-tailer, una presenza efficace su una piattaforma tecnologica è imprescindibile per essere in prima linea nella competizione globale. Lo dico con cognizione di causa, perché tra i nostri investimenti c’è anche LuisaViaRoma. Il “fashion digitale” che tanto piaceva a fondi e investitori ora sta vivendo un momento duro, fatto di valutazioni “contratte”. Perché secondo lei e cosa pensa succederà in futuro? È vero che è un momento di mercato difficile, dove le verità, ovvero le giuste valutazioni, a mio avviso stanno nel mezzo. Penso a un player di riferimento di questo comparto come Mytheresa che oggi viene valorizzato dalla Borsa circa 0,5 volte il fatturato eppure è la stessa azienda, con lo stesso business model e con le stesse persone a bordo di quando quotava cinque o sei volte il fatturato. Quindi, è evidente che ci sono stati momenti in cui il mercato ha sovrastimato l’industry, mente attualmente la sottostima. Penso che questa situazione sia lo specchio di ciò che è accaduto sul mercato negli ultimi due-tre

ENNIO FONTANA Ceo DSquared2

«DSquared2 è un diamante grezzo da lavorare. Obiettivo mezzo miliardo di ricavi» La maison, controllata da Dean e Dan Caten, ha avviato un’evoluzione che punta a creare un lifestyle brand più internazionale. Tra i focus, dopo l’e-shop diretto, spazio a nuovi opening e licenze Per Dsquared2 gli obiettivi per i prossimi cinque anni sono ambiziosi: raggiungere 500 milioni di euro di fatturato dai 280 milioni stimati per il 2023, ampliare il network retail soprattutto al di fuori dell’Europa, incrementare la quota di vendite digitali,

no perso marginalità. Quindi si tratta di una situazione globale. Ovviamente, anche in un momento come questo, esistono aziende che crescono del 30% l’anno, ma in generale tutti i buyer del mondo hanno tagliato i budget, dai department store americani ai grandi retailer europei e asiatici, perché siamo in una situazione di sovra-offerta.

L’ultimo colpo messo a segno da Roberta Benaglia è l’acquisito dell’80% del marchio francese Soeur

anni. Per tutto il 2021 fino alla metà del 2022 c’era stata scarsity di prodotto, quindi tutte le piattaforme crescevano double digit e tutti i buyer sono andati in giro per il mondo a fare incetta di nuovo prodotto. Ma la frenesia di acquisto del consumatore è durata meno del previsto e si è interrotta in maniera improvvisa nel 2023, così ci siamo ritrovati con un eccesso di offerta rispetto alla domanda e questo ha innescato meccanismi di extra scontistica nel tentativo di ridurre lo stock e quindi tutti i player indistintamente han-

che da pochi mesi sono gestite in house e potenziare il business delle licenze, in ambito non solo moda, ma anche lifestyle. «Stiamo lavorando per dare alla maison un respiro nuovo e più ampio abbiamo lavorato a lungo dietro le quinte, ora finalmente si concretizzano tutta una serie di nuovi progetti a cominciare dall’espansione del retail all’apertura di nuovi mercati, che rispecchiano l’aumento delle vendite che il brand sta vivendo», racconta Ennio Fontana in una delle sue prime interviste da amministratore delegato di DSquared2, avendo assunto l’incarico a febbraio 2023, dopo anni passati alla guida di marchio come Roberto Cavalli e Philipp Plein.

Cosa pensa che succederà nel 2024, Questa impasse sarà superata? Sarà ancora un anno difficile, condizionato da un finale di 2023 segnato dalla recessione dell’America, che però era attesa, e dal rallentamento della Cina, che ha colto tutti di sorpresa dal momento che ci si aspettava un rebound del mercato nella seconda parte dell’anno che invece non c’è stato. Si salva l’Europa, che è stabile. Con uno scenario simile inevitabilmente i primi mesi dell’anno saranno complessi, però il rallentamento dell’attività di buying del 2023 porterà a un riallineamento tra domanda e offerta, che è il presupposto per tornare a delle crescite più sane di mercato. Questa è la mia aspettativa. Certamente, ma questo è ineluttabile sul canale digitale non possono che succedere due cose: un consolidamento del canale e poi alla fine un po’ di selezione naturale. Ecco noi, con LuisaViaRoma, speriamo proprio di essere tra i winner di questo momento del mercato. 

«Siamo molto forti in Europa, ma il resto del mondo è praticamente ancora tutto da scalare»

parla abbastanza spesso. Questo perché i fondatori e proprietari unici del brand, ovvero Dean e Dan Caten, sono persone riservate, che amano parlare di creatività di stile e delle loro collezioni, ma molto meno di numeri e fatturati. A me invece piace raccontare storie di successo e ho finalmente l’opportunità di spiegare quelli che sono stati gli ultimi anni di questo marchio, ma soprattutto quello che sarà il suo futuro: penso che DSquared2 sia un diamante grezzo, ancora tutto da lavorare.

Attualmente l’azienda su quali numeri può contare? Consolidando i fatturati derivanti da tutte le licenze in atto, Dsquared2 è un brand da circa 280 milioni di ricavi annui, con l’80% del nostro giro d’affari che attualmente deriva dal business B2B, ovvero il wholesale. Attualmente abbiamo all’attivo solo sei punti vendita diretti, quattro corner diretti e cinque outlet. Nel 2024, poi, sono già previsti due new opening a Londra e altri progetti retail sono in fase di divenire. Numeri che

Ennio Fontana

DSquared2 è ormai un brand storico nel panorama made in Italy: nel 2025 festeggerà 30 anni di attività. Se ne parla spesso come un eterno outsider, invece è un big player a tutti gli effetti, anche dal punto di vista del business. Perché secondo lei? È vero, il nostro è un marchio di cui non si

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STRATEGIA LEADERS’ VISION

va già lavorato con me in passato, abbiamo iniziato un processo di internalizzazione di tutto il canale digitale e da subito abbiamo visto crescite double digit, sia sul mobile sia sulla piattaforma e-commerce. Ma la sfida prosegue, ora che stiamo nella fase di omnicanalità con il collegamento di tutto lo stock dei negozi fisici con l’online, oltre a servizi integrarti come il click and collect.

1. L’ispirazione per la Pre Fall 2024 di DSquared2 arriva dalla natura, da sempre tema di forte ispirazione del brand 2. Dean e Dan Caten, fratelli canadesi di origine italiana, hanno fondato Dsquared2 nel 1995

Il cambio di passo che sta vivendo il brand riguarderà anche il mondo delle licenze? Sono certo che a breve faremo importanti passi avanti anche sul fronte delle licenze in ambito lifestyle. Penso a progetti che possano legare il nome Dsquared2 al mondo del real estate o dell’arredo, mondi che, pur essendo fuori dall’ambito moda, sono in perfetta sintonia con il dna del brand e i suoi capisaldi.

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sono ancora ridotti, ma che evidenziano le enormi potenzialità di crescita della nostra maison.

camente ancora tutto da scalare. Tra i nostri obiettivi c’è il rafforzamento della presenza in Asia, ma anche in Usa e Medio Oriente.

L’espansione retail su scala internazionale è tra gli obiettivi del nuovo corso? Assolutamente sì. Siamo molto forti in Europa, dove si concentra il 75-80% del nostro business, ma il resto del mondo è prati-

Siete pronti anche a investire sulla digitalizzazione e l’omnicanalità? Il digital sarà letteralmente al centro dei piani di crescita di Dsquared2: a maggio, anche grazie alla collaborazione del nuovo chef digital officer Raffaele Nardo, che ave-

Fabiana Filippi: sostenibilità e lusso sono due facce della stessa medaglia La SS2024 per Fabiana Filippi, rappresenta una stagione spartiacque, pur nel solco dei valori di sempre. A disegnare lo storico brand umbro – è nato a Giano nel 1985 – è infatti Lucia De Vito, prima creative director nella storia del marchio, che punta

Tutto questo dinamismo progettuale come si rifletterà sui conti del gruppo nei prossimi anni? Contiamo di crescere molto, anche se è difficile fare previsioni in questo momento, date le attuali dinamiche geopolitiche, sociali, economiche e i loro effetti sull’attività di tutte le aziende. Ma resto ottimista e sono convito che nel giro di cinque anni potremmo toccare i 500 milioni di euro. L’obiettivo è decisamente alla nostra portata. Di una cosa siamo certi: le evoluzioni del mondo digitale che tanto ci affascinano saranno dalla nostra parte. 

a inaugurare una nuova era creativa posizioni dirigenziali. Un impegno nel accelerando su alta qualità, artigianalità segno della correttezza e della fiducia e, last but not least, sostenibilità. Un che ha investito anche il modello concetto chiave, quest’ultimo, insito organizzativo della realtà umbra, per da sempre nell’assetto valoriale di forzare il miglioramento (con pratiche Fabiana Filippi, ancora prima che la di risk management) e un importante battaglia ambientale diventasse una progetto di supply chain finance, priorità globale. «Abbiamo introdotto avviato nel 2021, che – ha sottolineato la lean manufacturing già negli anni Gubbinelli – ha dato «respiro finanziario Novanta, in modo da ridurre a molte piccole realtà gli sprechi e minimizzare che lavorano con noi». Si gli scarti – racconta il cfo tratta di un’iniziativa che, Andrea Gubbinelli - mentre attraverso la piattaforma nel 2012 è stata la volta del Confirming, offre ai fornitori fotovoltaico, con la revisione la possibilità di anticipare con dei processi per il risparmio l’istituto bancario le fatture di acqua ed energia». commerciali emesse verso L’asticella è stata alzata Fabiana Filippi, beneficiando progressivamente anche sul del rating dell’azienda prodotto, con il 42% delle stessa, senza integrazioni da Il brand ha collezioni realizzato oggi richiedere per il castelletto con materiali ecosostenibili, bancario o fidi aggiuntivi, introdotto best e sull’inclusività: come practice in chiave riducendo notevolmente i evidenzia il manager, il 76% sostenibile fin dagli tempi di incasso. «A oggi – della forza lavoro in azienda precisa Gubbinelli – i fornitori anni Novanta è di genere femminile, con che hanno aderito al progetto Andrea Gubbinelli una percentuale del 33% in sono oltre 40». 

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STRATEGIA LEADERS’ VISION

1. Un look della recente capsule collection Napapijri x Obey 2. Alcune proposte Timberland per la Spring-Summer 2024

MARTINO SCABBIA GUERRINI Evp VF Corporation

«Quando cresci è arrivato il momento di cambiare» Il manager del gruppo americano, che controlla marchi come Timberland,Vans, Napapijri e Supreme, racconta di un approccio aziendale dove bisogna anche saper riconoscere le abilità dei player più bravi. Per poi tentare di integrarle Accelerare è un’arte anche per un gruppo che spazia nei segmenti outdoor, active e work come l’americano VF Corporation, che controlla 12 marchi (tra cui Timberland, Vans, The North Face, Napapijri, Eastpak e Supreme), realizza 11,6 miliardi di ricavi annuali, è presente in 125 Paesi e vanta una rete di 1.265 store diretti. Qualche ricetta è arrivata dal suo executive vice president, un italiano che nel gruppo quotato a New York ha anche la carica di president Emea, Apac & Emerging Brands.

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hanno un proprio modo di vivere e portano un impegno anche sociale. I brand devono essere bravi ad ascoltare e cambiare, a seconda di ciò che dicono. Le tendenze più forti di solito nascono nell’intersezione tra community, cultura e attività. Noi speriamo anche di reclutare all’interno dell’azienda i nostri stessi consumatori. La trasformazione digitale, la spinta al cambiamento arrivano anche da persone giovani, che vanno ascoltate.

I vostri brand sono posizionati nei segmenti medio e premium. Come comportarsi correttamente con i propri target? Occorre fare delle scelte. Abbiamo più arCome si cavalca questo gomenti su cui ragionare: la componente momento fra mercati esteri, sostenibilità e la volontà dei consumatori innovazione, sostenibilità di interagire con i marchi, la vie frontiere tecnologiche? sione globale unita alla rilevanza Parto dai concetti di accelelocale e le tecnologie recenti, tra razione e trasformazione. Nei cui l’AI. La sostenibilità viene momenti di crescita non bisodal prodotto e i designer hanno gna continuare a fare quello una responsabilità più forte di che stai facendo ma cambiare. chiunque altro, dalla scelta dei Inoltre negli ultimi 5-6 anni la materiali alla catena produttiva trasformazione è stata in primis fino alla movimentazione delle digitale, coinvolgendo le aziende merci. Su questo i consumatoma anche il mercato e i consuri hanno sempre più visibilità. matori. Bisogna essere oggettivi In più, se prima c’era un’indunel riconoscere i vari fenomeni «Le tendenze più stria che prendeva impegni oggi forti nascono in atto e la presenza di operatori sono in arrivo delle normative e persone più forti e più bravi di dall’intersezione europee fortissime in materia. tra community noi. Per esempio, in Europa conLe aziende dovranno adattarsi e del marchio, tiamo 15 milioni di clienti attivi decidere come gestirle nei consui nostri programmi di loyalty, cultura e attività» fronti del consumatore. Diventa mentre Zalando, che 11 anni Martino Scabbia Guerrini fondamentale avere una storia fa non esisteva, ne ha il triplo. molto chiara che rispetta le tue Mi devo chiedere: “Come posso scelte in fatto di sostenibilità, dal integrare in modo intelligente e strategico design, dai materiali all’esperienza del conl’enorme spazio digitale, che io chiamo sumatore. Per esempio, un anno fa abbiamo Digiland, dove i consumatori si muovono, deciso di spedire gli acquisti online in buvengono ingaggiati, comprano?”. ste di carta, abolendo la plastica mono-uso. Abbiamo inviato quasi 2 milioni di prodotIl lifestyle ha qualche specificità? ti recuperando 15 tonnellate di plastica: il I nostri marchi sono fortemente agganciati consumatore lo ha notato, fa parte anche a delle community che, vedi il mondo skate, dell’interazione culturale con lui.

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E a proposito delle rilevanza locale e dell’AI? Per essere locali non bastano il design e il prodotto dedicati. La storia deve seguire il prodotto e abbiamo visto che a volte deve essere adattata. L’Intelligenza Artificiale aiuta ad adattare costantemente il contenuto al consumatore. Inoltre più si crea valore nel prodotto, più si riesce a dare il contenuto migliore e più si dovrebbe vendere con promozioni ridotte, se non a prezzo pieno, andando a impattare sui consumi con un numero inferiore di pezzi. Questo fa parte della sostenibilità: non vogliamo vendere troppi pezzi ma più valore. L’AI permette anche la lettura del consumatore e l’adattamento a ciò che dice in tempo reale. Nel design e sviluppo prodotto riduce il numero di prototipi e il consumo di materiali. Non deve sostituire l’intelligenza umana ma renderci più veloci, precisi e meno impattanti sull’ambiente. Pago qualcosa in più e il prodotto dura più a lungo? Nel mio ideale sì. Anche nei prodotti lifestyle non ho paura di spingere il design e i contenuti, per avere prodotti più qualificanti e innovativi e cercare di mantenere la barra alta sull’aspetto promozionale e della soddisfazione del cliente. Al tempo stesso abbiamo tanti prodotti iconici che vanno protetti: non possono essere trattati come un normale prodotto stagionale e con ciclo più veloce. Questo fa parte dell’autenticità dei marchi.  25


STRATEGIA LEADERS’ VISION

MARCO PALMIERI Ceo Piquadro

«Crescere in Europa si può. È una questione di identità» L’imprenditore ha una sua teoria: «Costruendo un immaginario chiaro si fa una promessa simbolica. Se si è consistenti rispetto a quella promessa, si hanno competenze industriali e di operation e una solida governance, allora la strada è giusta» Con 175,6 milioni di euro di ricavi nell’ultimo esercizio, in crescita del 17,5% su base annua, il gruppo Piquadro realizza il grosso del suo giro di affari tra Italia (46%) ed Europa (51%), con i suoi tre marchi Piquadro, The Bridge e Maison Lancel. Aree considerate da molti sature, ma dove si può comunque vincere e continuare a crescere, grazie alle giuste strategie e a una solida governance, nell’idea di Marco Palmieri, ceo del gruppo quotato sull’Euronext Milan. Come fare a estrarre valore anche da un mercato di cui tutti si lamentano? Per prima cosa bisogna considerare che l’identità di marca è già una garanzia di resilienza. Se poi questa identità è presente non in tantissimi mercati, prodotti e canali distributivi, e in più vanti una buona notorietà e un buon fatturato, allora guadagni anche. E se fai i soldi e li spendi bene, puoi crescere e realizzare altro. Per me, insomma, è meglio fare 100 milioni di ricavi in due mercati, che un milione in 100 Paesi. Io per esempio ho tentato spesso operazioni molto aggressive nel mondo, senza le giuste competenze e talvolta la giusta governance in azienda, e lì ho fatto disastri. Invece bisogna fare molto bene quello che si sa fare, possibilmente in non troppi posti, poi ci si struttura e quindi si va fuori. Dunque un focus e un posizionamento chiari, magari non in tutte le merceologie, a patto che si sia leader in un preciso ambito… Questa è l’identità di una 26

marca. Costruendo un immaginel quotidiano un direttore genario chiaro si fa una promessa nerale o un direttore marketing simbolica. Se si è consistenti ridella Lancel, fino a che livello spetto a quella promessa e se si deve condividere e quando deve hanno competenze industriali e gestire le cose da solo. Questa è di operation e una solida goverla chiave del successo di imprenance, allora si sta percorrendo se che hanno saputo delegare in la strada giusta. Noi oggi abbiamodo coerente». mo in scuderia un marchio come Piquadro, che ho creato io, e due Ritiene che ci possano essere label quali The Bridge e Lancel, altri livelli di governance? Meglio fare 100 Sì, ed è quella legata all’utilizzo che ho comprato e voluto proprio per la loro forte identità. Quando mln in due mercati dei dati. È imprescindibile che che un milione l’ho rilevato, The Bridge era un anche il mondo dell’Intelligenin 100 Paesi marchio un po’ appannato, però za Artificiale abbia una solida aveva 60 anni di storia e aveva governance, anche in azienda Marco Palmieri sempre fatto prodotti in un pellacome utilizzatore finale, perché me e un colore. Ho pensato che, tutti cerchiamo risposte certe dai se aveva vissuto per tanti anni, voleva dire sistemi. Questi sistemi producono risposte che aveva una forza e una magia. Lo stesso quantitative e ora anche qualitative, ma dicasi per Lancel, un’azienda con 150 anni sono risposte di cui non sappiamo la fonte. di storia, mai fallita, con negozi mantenuti Quindi fidarci di ciò che ci viene detto da per quasi 100 anni. È logico che abbiano enun’intelligenza terza richiede una governantrambe un’identità, che poi si può affinare. ce. Perché, più viviamo in un sistema che Certo, le realtà di nicchia sono più difficili ci fornisce informazioni e le prendiamo per da espandere, ma tutti i nostri brand stanno buone, più ci de-responsabilizziamo.  crescendo molto bene. A proposito di governance, qual è il modello che avete adottato? Nel mio percorso ho scoperto l’importanza della governance in due diversi momenti. Il primo è stato quando ho aperto il capitale al private equity e poi alla Borsa. Se prima decidevo tutto io come piccolo imprenditore, poi mi sono trovato a dover condividere le scelte e quindi una governance. Posso dire che quando un’azienda ha una buona governance alta, il confronto aiuta a ridurre sensibilmente i rischi, a finanziarsi a costi più bassi: questo è un buon viatico verso la longevità. Parlava di un percorso a due tappe in materia di governance. Quale la seconda? È stato dopo le acquisizioni di The Bridge e Lancel, in cui mi sono misurato con una governance diversa, ma sempre importante. Rilevare un’azienda, infatti, vuol dire dare delle deleghe a chi la gestisce. Stabilire il perimetro di queste deleghe è un esercizio molto più complicato che applicare una governance alta, che ha degli standard e delle best practice: è importantissimo sapere cosa può decidere Alcune proposte coordinate di Piquadro per il viaggio

GIORGIO PRESCA Ceo Furla

«Internazionali sì, ma senza bruciare le tappe» Portare un marchio nel mondo con successo vuol dire non disperdere la sua unicità e la sua specificità. Per questo occorre un giusto equilibrio tra espansione e focalizzazione, nella visione del ceo dell’azienda emiliana Da circa un anno al timone di Furla, Giorgio Presca ha portato con sé le esperienze significative maturate in realtà come Golden Goose, Geox, Citizens of Humanity, Diesel e Levi’s. La label, specialista nell’universo della pelletteria, oggi presidia diverse aree geografiche, anche in Oriente, con un giro di affari di 336,4 milioni di euro e una quota di export dell’85,5%. L’importante, come sottolinea l’executive, è partire da un presupposto fondamentale, ossia mantenere la rilevanza del marchio. Quale l’approccio di Furla ai mercati? Furla è un’azienda famigliare, che ha investito negli anni in un’identità molto forte


ed è presente globalmente. A fare la differenza è l’identità del brand, la sua rilevanza per il consumatore in una certa geografia e in un certo segmento. Il successo fa parte, infatti, della capacità di essere rilevanti. Esserlo ovunque è difficilissimo. Occorre andare step by step, altrimenti si corre un alto rischio di dispersione. Per esempio, Furla è probabilmente uno dei marchi principali in Giappone, con 90 punti vendita: pur non essendo in grande espansione, il Paese rimane un riferimento, per chi vuole operare sul livello di riconoscibilità del marchio. Si può essere rilevanti in tutti i mercati? Stiamo attraversando un momento di grande trasformazione dell’economia globale. Per cui non basta essere in Cina: occorre presidiare 10 città, ognuna delle quali rappresenta il potenziale di uno Stato europeo. Alcune, come Chengdu, hanno avuto una trasformazione verso una competitività elevatissima, rispetto a qualsiasi realtà dell’Occidente. Parliamo di un Paese che è avanti anni luce: basti pensare solo ai social, alla tecnologia, alla capacità di surfare tra un’app e l’altra acquisita dal consumatore cinese, che è unica e irripetibile. Noi ci arriveremo forse tra 10 anni. La focalizzazione su alcuni aspetti diventa fondamentale. Essere rilevanti in Cina è importante, ma devi esserlo per i cinesi, idem per il Giappone, l’Italia e così via.

SERGIO AZZOLARI Ceo Roberto Cavalli

«Con il progetto “fenice” Roberto Cavalli tornerà a brillare» Un’immagine della Cruise 2024 di Furla scattata da Paolo Zambaldi

molto diversi uno dall’altro e la gestione di questi sul singolo mercato può essere vincente, ma anche devastante. Occorre avere una visione ben chiara. Quindi per me la governance deve permeare tutta l’azienda, dove la capacità di lavorare in team in modo strutturato consente a tutti di avere in primis una base di comprensione comune e poi di elaborare una strategia che porti dei risultati. Se le persone sono competenti e sanno confrontarsi direttamente, di solito il risultato c’è.

Per voi che siete spalmati su varie geografie, cosa vuol dire la parola governance? In primo luogo il buon senso Vale lo stesso per realtà dell’imprenditore deve essere che hanno aperto il capitale traslato in un’organizzazione. agli investitori? Sono per una Io credo molto nella specializÈ diverso parlare di aziende di governance zazione e vedo in particolare livello più alto quotate in Borsa, globale, con una specializzazione di canale e una di mercato. A proposito persone in grado che hanno nel capitale il private equity o che vedono la presendi canale, operare nel wholesadi entrare nei le è diverso dal retail, così come numeri e sapere za di altri investitori all’interno, dove la comunanza degli intenti dall’e-commerce: l’omnicanadi cosa parlano di qualsiasi parte e di qualsiasi lità è interessante e valida, ma Giorgio Presca stakeholder è fondamentale, per può creare delle complessità. definire una governance adeIo sono per una governance guata. Partire dal presupposto globale, che consenta di creare processi, che l’investitore abbia lo stesso intento procedure, sistemi e analisi, con le persone dell’imprenditore o di un fondo o di una che possano entrare nei numeri e sapere banca è una cosa molto forzata. In questo esattamente di cosa parlano, in un procescaso occorrono piani definiti a medio-lunso di governance costante. E non parlo di go termine ed è fondamentale avere chiari governance alta, ma di quella operativa. i binari dove si vuole portare un brand o A livello di mercati, oggi ciascuna area ha un’azienda, per evitare di disperdere risorparticolarità diverse. Per esempio, parlare se, concentrandole dove si ritiene che sia di department store ha una rilevanza in produttivo, anche se si è in un momento in Giappone, ma la situazione è diversa in cui l’ambiente cambia costantemente e si Cina, Europa e Stati Uniti. Lo stesso dicadeve essere molto adattivi.  si per i mall o per i marketplace, che sono

Ai vertici della griffe dallo scorso marzo, il manager parla del piano di rilancio e rinascita del marchio, che oggi torna a fare importanti progetti. Alle spalle la forza di Damac Properties, grande gruppo di Dubai specialista del real estate Per Roberto Cavalli questo è il momento di tornare a sognare in grande. Un marchio italiano storico, che ha vissuto anni complicati, ma che oggi ha alle spalle la forza di Damac Properties, il gruppo di Dubai che lo ha rilevato nel 2019 attraverso il veicolo Vision Investments. A guidare il rilancio c’è il ceo Sergio Azzolari che guarda a nuovi orizzonti, forte del bagaglio di esperienze in aziende come Tod’s, Dsquared2, Luxottica e Missoni. L’obiettivo è ridare lustro alla griffe con una strategia ambiziosa, che poggia sui capisaldi del retail, del digital e dei mercati e non trascura le chance rappresentate dalle licenze. Un abito Roberto Cavalli per la prossima Spring-Summer

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STRATEGIA LEADERS’ VISION

Una boutique Roberto Cavalli aperta in novembre a Londra, in New Bond street. In una palazzina di epoca vittoriana, si sviluppa su una superfice di 800 metri quadrati circa e si snoda in diverse sale su due piani. Recentemente il brand ha aperto anche a Las Vegas, all’Encore at Wynn

sentano una chance non banale, soprattutto in momenti in cui il fashion può subire contraccolpi di mercato e in cui c’è più incertezza. Noi siamo in una fase di completo rilancio, quindi ogni crescita like for like è più facile da raggiungere.

Qual è la sua visione del futuro della Roberto Cavalli? Siamo in un momento di completa rinascita, in cui puntiamo a risorgere dalle ceneri di un grande brand del passato, premendo il pulsante “reset”. Ci concentriamo su ciò che sappiamo fare meglio, senza fare il passo più lungo della gamba. Da cosa si comincia? In questo momento la nostra ambizione è crescere tantissimo, sia geograficamente sia come penetrazione dei mercati. Tra le sfide prioritarie ci sono le aperture dirette in Paesi dove il brand già vanta una discreta audience, perché in un certo senso siamo una startup con un vantaggio competitivo, grazie a una decina di milioni di follower. Quindi ripartiamo dagli Stati Uniti, e ci stiamo man mano espandendo sul fronte retail. Inoltre è stata da poco acquisita la gestione diretta del sito, prima affidata a terzi.

Su quali ambiti, nello specifico, vi siete concentrati? Abbiamo nettamente diviso in due i contesti su cui si concentrano le licenze: il lifestyle ha nel mirino merceologie come occhiali da sole e profumeria, mentre stiamo lavorando alla cosmetica. E poi c’è la parte casa: un ambito di opportunità molto forte con licenze per arredo, piastrelle, carte da parati e pottery. A che punto siete con le strategie sul fronte digital? Il digital, inteso come e-commerce, ma anche come comunicazione e come reach, è l’ambito più immediato, veloce e interessante da affrontare e, per le nostre velleità di avere una presenza capillare in vari Paesi del mondo, questo si traduce in capex, persone e chiaramente in tempistiche più lunghe. Stiamo investendo in modo massiccio e, fortunatamente, anche la nostra casa madre, nonostante operi nel real estate, scommette tanto in questo canale.

Siamo come una startup ma con un vantaggio: circa 10 milioni di follower

Quali le linee guida, nei vostri investimenti su questo fronte? L’importante per noi è tenere presenti tre fattori imprescindiSergio Azzolari bili, ossia la facilità e la fluidità Cosa vuol dire avere dell’esperienza per il cliente, l’imalle spalle una realtà come mediatezza e la localizzazione, Damac Properties? perché la rilevanza geografica e anche culAbbiamo la fortuna di essere parte di un turale del messaggio è assolutamente imporgruppo molto forte, impegnato in primis tante. Non bisogna solo proporre sistemi di sul real estate, con cui stiamo facendo già pagamento o diversificare la lingua, ma andelle operazioni in quell’ambito, tra torri e che guardare attentamente a come rivolgersi villas, e presto ci porterà a sfide nell’hospial consumatore a livello personale. tality. Il rovescio della medaglia è che il loro business è diverso dal nostro, quindi c’è Quindi il digital è un modo per molto da fare sul fronte interno. accelerare l’espansione geografica? Cavalchiamo questa opportunità, che ci Quanto sono importanti in questa dà modo di colpire nuove geografie molto fase le licenze? prima del canale fisico. Perché è molto più Sono un volano di opportunità per crescere e semplice arrivare digitalmente in un nuovo avere touch point molto diversi, ma bisogna mercato, piuttosto che aprire una location gestirle con attenzione, per evitare il rischio brick and mortar.  di non avere governance. Di sicuro rappre28

CARMINE ROTONDARO Business advisor Philipp Plein

«La nostra visione? Trasformare il polarizzante in totalizzante» Tornato sopra i 200 milioni di euro di ricavi, Philipp Plein è pronto a una sfida: passare da una label non per tutti a una aperta a un pubblico più ampio La fashion house Philipp Plein continua a sognare in grande. Due anni fa ha ripreso il presidio di Milano, con una showroom in via Burlamacchi, e ora si aprono notevoli prospettive sui fronti mercati, prodotto e licenze. Intanto nel 2024 è in agenda il debutto nell’hospitality, con un hotel luxury nell’ex Spazio Krizia che dovrebbe essere lanciato anche fuori dai confini italiani. La forza del brand che supera i 200 milioni di euro di ricavi? «Avere uno stilista vulcanico». Qual è la vostra visione del futuro del brand? Philipp Plein ha uno stilista nato a Norimberga, nella provincia tedesca, che ha inventato un marchio da zero, portandolo al successo a livello internazionale. Un designer vulcanico anche sui social. Ora la nostra visione è trasformare il “polarizzante” in “totalizzante”. Cosa intende esattamente? La griffe ha una fortissima identità, ma Il 50% delle non è per tutti per alvendite è originato cune caratteristiche online, il che apre di stile e prezzo. Ha a nuove sfide di una potenzialità e un ottimizzazione brand equity straordinari, vanta una vaCarmine Rotondaro sta notorietà e ampli margini di sviluppo commerciali. Basti pensare che dopo 25 anni non è presente in Giappone e in Cina ha un limitato presidio brick and mortar. Precisamente, come si trasforma il polarizzante in totalizzante? Stiamo operando su tanti assi di presentazione e di sviluppo del marchio, per esempio


Il womenswear Philipp Plein per la prossima estate

focalizzandoci sulla linea sport, che è molto meno polarizzante della prima linea, per le sue caratteristiche di prodotto e di posizionamento. Strategiche anche le licenze: non tutti riescono a rapportarsi a una giacca di pelle con i cristalli, ma le cose possono cambiare nel caso di un bagnoschiuma. Ritiene che questo percorso stia dando i suoi frutti? Ho riscontrato un grande interesse e abbiamo avuto grandi gruppi leader della distribuzione e delle licenze, che hanno deciso di investire tanto sullo sviluppo del marchio. Questa è la cartina di tornasole del brand equity. Philipp Plein rappresenta un unicum nel mondo del lusso anche per quanto riguarda l’e-commerce... Oggi il fatturato digital vale intorno al 50% circa del totale, grazie a una serie di fattori. Da un lato Philipp Plein è un grande interprete della comunicazione B2C, con un database di 600mila clienti attivi, oggetto di iniziative di marketing costanti. Il brand è stato anche pioniere dell’outlet online eponimo, autogestito, con una valenza anche di recruitment e di comunicazione con il cliente aspirational. Parliamo di un unicum che nasce da una serie di investimenti ponderosi, ma anche la fonte di sfide, in ottica di ottimizzazione. Di quali sfide parla? Conduciamo battaglie quotidiane per ottimizzare i processi, minimizzare i costi di logistica e gestire i resi, di solito intorno al 30%. Se hai spedito in Brasile ma non hai un negozio in loco, come si fa a gestirli? Solo se si ha una piattaforma omnichannel, il reso viene reimmesso nell’omnicanale di quel Paese e si ha un vantaggio competitivo straordinario. 

MADE IN ITALY

L’importanza di trasferire i concetti del saper fare

1. La maglieria di alta gamma del Lanificio Colombo 2. Uno dei 700 artigiani della “famiglia” Santoni all’opera

Come rendere percepibile l’eccellenza manifatturiera che si cela dietro un brand? Risponde il made in Italy di alta gamma del produttore di calzature Santoni e del Lanificio Colombo. «Il nostro è un marchio del lusso artigianale che però, con i suoi 700 dipendenti, non ha più alla base una struttura 1 artigianale - ha spiegato Giuseppe Santoni, presidente dell’azienda marchigiana di famiglia, che sfiora i 100 milioni di ricavi -. Uniamo tradizione e cultura del saper fare all’innovazione tecnologica, attestata dagli oltre 20 brevetti per la costruzione delle calzature». Ma c’è anche il tema della La filiera è una consapevolezza: «È somma di passioni importante che tutti di generazioni i collaboratori siano di imprenditori orgogliosi e si rendano conto del valore del loro Roberto Colombo lavoro, per poi trasferirlo al consumatore finale. 2 Estetica e contenuti e canali». «Già decine di anni tecnologici insieme rendono fa - ha proseguito - proposi il prodotto un oggetto del alla Camera della Moda di desiderio, rilevante per i realizzare dei documentari clienti». Per stabilire un sulle filiere, per spiegare cosa dialogo con i consumatori, c’è dietro una scarpa o la filiera dal 2019 Santoni inserisce del cotone e della lana, perché nelle calzature un tag a in tanti non sanno ciò che tecnologia Nfc-Near field indossano. Quello sulla filiera communication che ne delle fibre nobili è già pronto: certifica la qualità, spiega così il consumatore potrebbe la costruzione, i materiali, Estetica e capire e credo pure che se lo fino alle buone pratiche tecnologia fanno stia aspettando. Il futuro è nella di clean&care. «La filiera è del prodotto comunicazione del fare». «In una somma di passioni di un oggetto questo ambito - ha osservato generazioni di imprenditori i francesi sono i migliori, anche del desiderio costruita in non meno di 50 se parte della loro produzione anni - ha ribattuto Roberto Giuseppe Santoni è in Italia. Bisogna fornire Colombo, presidente del informazioni direttamente lanificio di Borgosesia -. Tante al consumatore avvalendosi del digitale. famiglie che producono la qualità in Italia Costerà ma non così tanto quanto sono un bene unico, con il diritto di essere potrebbero costare la distribuzione diretta tramandato alle nuove generazioni anche oppure l’omnicanalità». Anche spiegare il se offshoring e reshoring hanno fatto “come si fa” di aziende artigiane con solo danni. Bisogna capire che la produzione, 50 dipendenti, secondo Colombo, merita, con capacità e know how, è l’essenza di con un fashion shopper che sembra tutto ciò che facciamo, il vero focus. Poi si sempre più orientato alla concretezza.  può parlare di marketing, comunicazione

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STRATEGIA WOMEN IN FINANCE

IL TREND DEGLI INVESTIMENTI L’identikit delle imprese target La centralità della governance

Nella foto, Naomi Campbell interpreta lo stile Hugo Boss, marchio partecipato da Tip-Tamburi Investment Partners

Moda e lifestyle nel radar delle signore del private equity Da Tip ad Avm, da Style Capital ad Angels4Women, fino ad Aifi: le donne sono sempre più protagoniste nel mondo degli investimenti, settore storicamente di appannaggio maschile. A loro la parola, per inquadrare i nuovi scenari di mercato, riflettere su come sfidare i venti contrari e far fruttare al meglio i deal, in una logica win-win con le partecipate DI ANGELA TOVAZZI

I drammatici conflitti bellici in corso in Ucraina e in Medio Oriente, l’impennata dei tassi di interesse, la forte pressione inflazionistica, l’inceppamento di un motore globale come la Cina, la frenata dei consumi, anche nel segmento del lusso. Il contesto non è certo di quelli più favorevoli, quando si parla di investimenti, nonostante operazioni di successo come quelle portate avanti da Style Capital di Roberta Benaglia (vedi articolo a pag. 20), eppure - come la narrativa del mercato ci insegna - spesso sono le criticità a produrre l’humus più fertile per l’emergere di nuove opportunità. Il mondo del private equity e del venture capital non fa eccezione, soprattutto in un Paese - come l’Italia - costellato di piccole-medie imprese distintive e dal grande savoir-faire ma strutturalmente sottocapitalizzate e tendenzialmente recalcitranti ad aprirsi ad alleanze per aumentare il proprio peso specifico. Gli ultimi dati messi a disposizione dal Pem-Private Equity Monitor, l’osservatorio della Liuc Business School diretto da Francesco Bollazzi, fotografano un settore che mantiene la sua dinamicità, seppure frenato da un sentiment improntato a maggiore cautela. Come fa notare Anna Gervasoni, prorettrice Liuc-Università 30

Cattaneo e direttrice generale di Aifi (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt), nei primi nove mesi del 2023 il numero delle operazioni è rimasto sostanzialmente in linea con quello dell’anno precedente (285 rispetto a 306), con un calo che potrebbe essere rubricato come “fisiologico”, ma con una significativa differenza: la pressoché totale assenza di mega deal, con una conseguente decrescita dell’ammontare investito. Inversioni di rotta entro la chiusura dell’anno non sono previste e il 2024 è destinato ad aprirsi in ostaggio di un mercato ancora volatile e minato da molte incertezze: «Il settore rimane molto buono per chi ha liquidità», osserva Alessandra Gritti, vicepresidente e a.d. di Tip-Tamburi Investment Partners, gruppo industriale indipendente e diversificato con un portafoglio di investimenti (diretti e tramite club deal) formato da aziende eccellenti nel loro ambito, tra cui Moncler, Ovs e Hugo Boss. Secondo l’imprenditrice, dopo tanti anni si evidenzia una linea di demarcazione tra chi, grazie a leadership e posizioni forti, continuerà a prosperare e potrà fare acquisizioni e chi invece soffrirà per un’alta incidenza dei debiti. «I sistemi bancari - precisa - si stanno sempre più abi-

ALESSANDRA GRITTI TIP-TAMBURI INVESTMENT PARTNERS

«Il settore degli investimenti rimane buono per chi ha liquidità. Le società poco indebitate riprenderanno ad accelerare la crescita, consolidando le posizioni acquisite» tuando al de-risking conseguente a moratorie e finanziamenti pubblici e, come si nota già oggi, faranno fatica ad accompagnare le società con nuove erogazioni». Cash ed equity, come sintetizza Gritti, torneranno «di gran moda». In un 2024 probabilmente ancora contrassegnato da un rallentamento della crescita delle imprese, l’incremento dei tassi potrebbe proprio rappresentare il fattore di maggiore discontinuità per i private equity che hanno fatto della leva finanziaria la principale chiave di sviluppo. «Con i tassi di interesse che permarranno più o meno ai livelli attuali è difficile che i mercati finanziari crescano molto e pertanto le so-


propulsiva, in termini di value proposition, di startup impegnate negli ambiti Smart city, Deep tech e Software, con Moda e Lifestyle «in ripresa e a metà della classifica per numero di round»: 23 per un importo di 17 milioni investiti (vedi tabella a pag. 34). «Il 25% delle startup che atterrano in una candidatura sulla nostra piattaforma appartengono all’ambito fashion e lifestyle - aggiunge Quaini -. Molte sono alle statistiche il settore della focalizzate su recycling e moda, pur non detenendo lo upcycling, un orientamento scettro tra i cluster più appegreen a cui anche noi guaraling, continua a rimanere diamo con grande interesse». nel radar degli investitori, Un discorso che vale anche soprattutto quando si geneper le imprese più consolirano sinergie per supportare date, come conferma la nula transizione digitale ed ecomero uno di Tip: «Lifestyle logica. L’osservatorio Pem e moda continueranno ha mappato 31 investimenti ad avere trend di crescita nell’area fashion e lifestyle costanti e significativi, grasu un totale di 441 nel 2022, GIOVANNA DOSSENA zie a un mercato cinese che AVM GESTIONI mentre al 31 ottobre 2023 le tornerà ad aprirsi e persone transazioni sono arrivate a «Scegliamo le imprese che riprenderanno a viag28 su un insieme di 380, rapin base alla loro giare, con scenari interespresentando una fetta pari al solidità e scalabilità. santi dalla seconda metà del 9-10% di tutte le operazioni. Fondamentale è il 2024». Ma nell’attuale ecosiStefania Quaini, nuova modello di business, stema quali sono le aziende managing director di Anma ancora di più il che fanno alzare le antenne gels4Women, la prima asprofilo dei founder» alle investment firm? Quali sociazione di business angel i fattori discriminanti che in Italia con focus sull’impermettono, sia a startup in fase early staprenditoria femminile innovativa, citando ge sia a player più consolidati, di entrare l’ultimo osservatorio trimestrale sul venture nel cono di luce di chi decide di investire capital in Italia di Growth Capital e Itadenaro e supportare un eventuale reset per lian Tech Alliance evidenzia la nuova forza Uno scatto di Chiara Ferragni Collection. Da qualche mese Giovanna Dossena di Avm Gestioni è partner con un club deal di Alchimia, società che partecipa Fenice, la holding a cui fanno capo le attività dell’influencer e imprenditrice digitale

cietà poco indebitate riprenderanno ad accelerare - prosegue Gritti -. Per Tip stessa e per le aziende in portafoglio, tutte non indebitate e addirittura talvolta con importante cassa a disposizione, si apre un’importante stagione di acquisizioni. La stella polare per la nostra crescita di valore resta nelle possibili aggregazioni, nell’M&A. Prova ne è che, da quando Tip è entrata nel capitale delle attuali partecipate, le stesse hanno portato a termine più di 180 operazioni di questo genere. Un numero enorme per le imprese italiane». In base

SOCIETÀ DI INVESTIMENTO E IMPRENDITORIA

È la diversity a fare la differenza Finanza, sostantivo di genere femminile. Ma solo in grammatica. Che in questo campo le donne ai vertici siano una sparuta minoranza è noto, anche se – come dimostrano le imprenditrici e manager protagoniste di questo articolo – le cose stanno cambiando. «Noi più senior – dice Alessandra Gritti di Tip – abbiamo sicuramente contribuito ad aprire la strada e dobbiamo continuare a lavorare in questo senso. Perché ciò che funziona davvero è la visione di aspetti diversi tra uomini e donne, valorizzando le reciproche competenze». Non si tratta infatti di fare sterili classifiche tra generi, ma semplicemente di ratificare il messaggio che viene da molte statistiche, ossia che i team inclusivi producono ricchezza di idee, di punti di vista, di soluzioni. Se è vero che di progressi ce ne sono stati tanti, va sottolineato anche che questi sono ancora troppo lenti e poco impattanti. Secondo lo studio The State of Diversity in global private markets 2023 di McKinsey, il 48% di tutti i ruoli entry level a fine 2022 era ricoperto da donne su scala mondiale: una percentuale che porta a pensare che da qui a dieci anni la parità potrebbe essere una realtà per quanto riguarda analisti e soci. Peccato che quando si sale verso posizioni apicali questa percentuale crolla al 20%. Di questo passo, avverte lo studio, occorrerà aspettare oltre 60 anni prima di raggiungere la gender equality nel settore relativamente agli investing role. Una miopia strategica, figlia di una visione androcentrica, che boicotta l’apertura a nuovi assetti, dove il genere femminile avrebbe molto da dire. «Le donne ai vertici non sono tante, ma stanno arrivando - osserva Giovanna Dossena di Avm - e

quelle che vogliono esserci, ci sono, nonostante le oggettive difficoltà legate alla conciliazione lavoro-famiglia». Detto questo, se facessero massa critica e portassero in campo il loro naturale bagaglio di skill (senza scimmiottare stereotipi maschili), a beneficiarne sarebbe in primis il business. «Solitamente - dice Dossena - le donne possono contare su un buon intuito, mantengono una certa razionalità, hanno leadership, precisione e profondità di pensiero. Soprattutto, sono capaci di un’attenzione a lungo termine, in virtù del loro essere creature generative». Un must, quest’ultimo, non indifferente quando si tratta di “adottare” aziende per portarle a un livello più alto di maturazione, facendo perno su una visione in prospettiva, sul medio-lungo periodo. Anche lato imprenditoria, la questione del genere è tutt’altro che risolta. Come sottolinea Stefania Quaini di Angels4Women, citando i dati di Pitchbook, «se guardiamo il numero di deal, oltre due terzi delle startup che hanno ricevuto investimenti in Europa ha come destinatari team di fonder esclusivamente maschili, il 20% rappresentato da team misti e il 6% da sole donne». Per questo è nata, su iniziativa del Gruppo Axa Italia, Angels4Women, primo network italiano di business angels al femminile, come ricorda Giorgia Freddi, board member dell’associazione e Head of Communication, Sustainability & Public Affairs di Axa Italia: «L’empowerment femminile è oggi una concreta opportunità di innovazione e leva di rilancio per il nostro Paese. Nel 2023 nessuna nazione ha azzerato il gender gap, con un costo economico di 160 miliardi di dollari. Non si tratta solo di un tema di ingiustizia, ma di una vera e propria barriera al progresso economico, contro cui Axa è da sempre in prima linea con iniziative concrete e di valore quali la creazione di questo network». (a.t.)

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STRATEGIA WOMEN IN FINANCE

TRA OLTRE 500 CANDIDATURE

Styleit: 10 startup del fashion tech pronte a spiccare il volo

Due scatti di Moncler, partecipata da Tip-Tamburi Investment Partners

generare valore? Riuscire a intercettare i cano il loro operato con la creazione di vatrend sottotraccia destinati ad attecchire, lore per ambedue le parti, in una logica senza farsi ammaliare dagli hype, e allocare win-win. Per questo l’orizzonte temporale le risorse con efficacia e in maniera sosteniper la realizzazione di un piano realistico, bile, resta prioritario. «Selezioniamo le complice una congiuntura di mercato non imprese in base a quanto sono stabili e florida, si sono un po’ allungati, con un apscalabili», sintetizza Giovanna Dossena di proccio più industriale che finanziario. «NeAvm Gestioni, da qualche gli anni d’oro - dice Gervamese partner con un club soni - si raggiungeva l’odeal di Alchimia, società biettivo solitamente in circa che partecipa Fenice, la tre-tre anni e mezzo. Oggi holding a cui fanno capo le la media è di quattro anni e attività di Chiara Ferramezzo-cinque». Naturalgni. Per farlo due sono i fatmente dipende dal settore e tori chiave da tenere in condalla tipologia di aziende. siderazione, «il modello di «Nel nostro fondo dedicato business e il profilo dei fonal food - interviene Giovandatori», caratteristiche «ex na Dossena di Avm - spesso aequo nella classifica per la generazione di valore capire se un’impresa è appassa attraverso l’aggregaANNA GERVASONI petibile o meno». Con una zione, con l’obiettivo di auAifi puntualizzazione: «L’apparmentare le dimensioni di «Nei primi nove mesi tenenza settoriale - sottolipiccole-medie imprese per del 2023 il numero delle nea Dossena - non costituifarle diventare più competioperazioni è rimasto sce un elemento capitale tive. In questo caso i tempi sostanzialmente in linea quando si parla di perfordi investimento possono con l’anno precedente, mance di un’azienda, ma anche essere brevi, circa di ma ciò che è mancato l’attitudine del founder sì». un anno e mezzo, mentre sono stati i big deal» Per usare una metafora, «la nell’ambito tech, dove si macchina è fondamentale, parla soprattutto di realtà in ma è il pilota a fare la differenza». Come fase early stage, bisogna essere pronti a ditrovare dunque l’oro vero fra tutto ciò che verse evenienze, prevedendo un tempo di luccica? «Il private equity va dove c’è un otalmeno tre anni per aiutare la startup a matimo business, non necessariamente con un turare e tenendosi pronti a iniettare evenmarchio riconosciuto, ma gestito in manietualmente altro capitale, ma anche a una ra adeguata e con un potenziale di sviluppo possibile exit veloce, dopo qualche mese, nell’arco di tempo di durata dell’investiqualora entrasse in campo un altro investimento», sottolinea Anna Gervasoni di Aifi. I tore, spesso un industriale». Nel caso di Tip fondi, del resto, non sono banche e giustifila scelta di campo è sempre stata quella di 32

Dopo aver individuato 1.600 startup e valutato circa 500 candidature, Styleit ha annunciato le top 10 che entrano a far parte della prima edizione del programma 2023. L’acceleratore dedicato alle startup che sviluppano soluzioni B2B o servizi rivolti al mercato del FashionTech è nato da un’iniziativa di Cdp Venture Capital Sgr insieme agli operatori Startupbootcamp e Gellify e conta partner come Brunello Cucinelli, Pvh Corp., Ratti, Fondazione del Tessile Italiano e Micam Milano e vede a bordo anche Polimoda come Educational Partner, Manifattura Tabacchi Local Partner e Open Seed Ecosystem Partner. Le dieci realtà beneficerannno di un investimento pre-seed di circa 113mila euro, di un percorso di accelerazione di circa quattro mesi e, per le realtà che saranno considerate più promettenti, di un follow-on d’investimento fino a 400mila euro. Recycling, Up-Cycling & Repair, Fashion as a Service, Ad & Marketing Tech, Meta Spaces, Hyper Personalization, Smart Logistics & Traceability, Innovative Production Tech, Digital Sourcing & Crowdsourcing le aree in cui si sono distinte. Eccone qualcuna: Cdc_Studio, con tecnologie per la ricommercializzazione di tessuti, pelli e abiti invenduti e invendibili, trasformandoli con polietilene postconsumo di origine urbana e certificata (nella foto), Labell-D, una piattaforma blockchain B2B2C che sfrutta le tecnologie web3 e Nft per promuovere l’economia circolare, SpatialPort, pioniere di una piattaforma di commercio elettronico 3D senza codice, che fonde l’iperrealismo con l’Ar immersiva, e OuttaWRLD, app che consente la visualizzazione digitale della moda, la co-creazione e la personalizzazione in Ar in tempo reale. (a.t.)



STRATEGIA WOMEN IN FINANCE

A lato, due outfit di Ovs, società partecipata da TipTamburi Investment Partners. Sotto, uno scatto di Orange Fiber al Fao World Food Forum 2023 per l’evento Wearable Food Waste: nel portafoglio di Angels4Women, l’azienda produce tessuti sostenibili a partire dai sottoprodotti dell’industria di trasformazione degli agrumi

investimenti di lungo periodo: «Con requisiti come un team molto bravo e un dna votato a una crescita superiore a quella dei competitor, in un’ottica di vera sostenibilità a lungo termine si può lavorare bene in tutti i settori - spiega Gritti -. Abbiamo in portafoglio una società da 20 anni e parecchie altre, molto importanti, da oltre dieci. Siamo gli unici italiani a vantare oggi un gruppo industriale diversificato di 33 società con un orizzonte di investimento così lungo». Le relazioni diventano giocoforza centrali quando si tratta di instaurare sodalizi pluriennali, in grado di generare una ricaduta positiva sul business. «In ingresso è fondamentale studiare a monte gli aspetti economici-finanziari, ma anche quelli relazionali, in modo da non avere sorprese», chiosa Gervasoni di Aifi. Non mancano gli esempi di “matrimoni” sbagliati, addirittura finiti nelle aule dei tribunali, come è successo re-

STEFANIA QUAINI Angels4Women

«Il 25% delle startup che atterrano in una candidatura sulla nostra piattaforma appartengono al cluster Moda e Lifestyle. Numerose quelle in ambito riciclo e upcycling, a cui guardiamo con molto interesse»

Venture capital: per moda e lifestyle 23 round nel Q3 Smart City

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DeepTech Software

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Life Sciences

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Lifestyle

Digital

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Q2-23

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Media

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FinTech

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Fonte: Growth Capital-Italian Tech Alliance

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Food & Agriculture

Education & HR

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GIORGIA FREDDI Axa Italia/Angels4Women

«Quando si parla di gender gap non è solo un tema di ingiustizia, ma di vera e propria barriera al progresso economico. L’empowerment femminile è una concreta opportunità di innovazione e leva di rilancio per il nostro Paese» centemente con l’affaire della bolognese La Perla. A bloccarsi possono essere diversi tipi di ingranaggi, esogeni ed endogeni, ma spesso l’assetto e la qualità della governance hanno un notevole impatto. «Non c’è nient’altro che provochi un bug quanto l’ambiguità decisionale - osserva Giovanna Dossena di Avm - ossia il non fare scelte, oppure non farle in tempo. Occorre sempre una governance chiara e dichiarata, che poggi su una distribuzione definita dei poteri. Meglio qualcuno che decide e ammette lo sbaglio, piuttosto che la confusione delle responsabilità». Indubbiamente non si può generalizzare, perché ogni storia è a sé ma, per prevenire possibili derive molto può fare «un’attenta valutazione in ingresso», come ribadisce Alessandra Gritti: «Oggi molti affrontano il tema degli investimenti convinti che sia un tipo di occupazione facile e sicura. Non è così. L’insuccesso fa parte  del rischio di questo mestiere». 25

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STRATEGIA ABBIGLIAMENTO UOMO IL NUOVO FORMALE MASCHILE Tra innovazione e fedeltà al dna Al comfort non si rinuncia

La rivoluzione silenziosa del menswear cambia le regole, ma non le stravolge. Sono i dettagli a fare la differenza Dopo l’era dello streetwear e lo strapotere del casualwear in tempi di Covid, tornano nel guardaroba maschile giacche, cappotti e camicie. Ma il paradigma della moda formale si trasforma, con volumi, colori e costruzioni in evoluzione. A dettare legge è il mercato: occorre ascoltarlo e reagire con prontezza, ma guai a trascurare il dna del marchio DI CARLA MERCURIO

Per la moda maschile è di nuovo tempo di premiare giacche, abiti e camicie. Dopo il boom dello streetwear e la segregazione del lockdown, che aveva costretto tutti in felpa, T-shirt e tuta, il consumatore è tornato ad assaporare il piacere del bel vestire, stanco dell’eccessiva casualizzazione del guardaroba. Prova ne sono i fatturati degli specialisti italiani del comparto, che continuano a crescere, nonostante la difficile congiuntura, in un momento in cui evolvono anche i numeri legati all’export del menswear, con vendite oltreconfine nel gennaio-luglio 2023 pari a circa 5,4 miliardi, in progress dell’11,4%. Ma la moda, si sa, non resta mai ferma sulle sue posizioni e oggi parlare di ritorno al formale non rende l’idea del nuovo paradigma, che sposa la tradizione sartoriale con l’esigenza di innovazione, il concetto di eleganza con quello di comodità. Ecco che i volumi

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La tradizione sartoriale si sposa con l’esigenza di innovazione, l’eleganza con la comodità tendono a cambiare, le costruzioni evolvono e i tessuti diventano oggetto di una ricerca che non teme di discostarsi dai canoni della moda maschile. Una rivoluzione silenziosa, che cambia le regole, senza stravolgerle, e i risultati si vedono, come sottolinea Luigi Lardini, direttore creativo di Lardini (94 milioni di euro di fatturato nel 2023, rispetto ai 70 del 2022), per cui il vero cambiamento passa dal nuovo modo di portare la giacca: «Dopo il tempo dei modelli corti e sciancrati si torna alla comodità, quindi i volumi si allargano e la giacca si allunga, dialogando con un

pantalone non più corto alla caviglia e più ampio sulla gamba e sul fondo». «Prioritaria diventa la ricerca sui materiali - aggiunge che vede l’inserimento di tessuti di laneria, accanto a quelli tradizionali della drapperia, mentre l’attenzione si volge al mondo del womenswear, rivisitato e portato come ispirazione in ambito maschile. Sono piccole innovazioni, come quella di togliere il taschino in alcune giacche perché con certi tessuti particolari la pochette non si usa più, ma che fanno la differenza. Così come emerge la tendenza ad alleggerire i pesi dei cappotti, in un momento in cui il tema del riscaldamento climatico si fa sempre più sentire». Una visione del menswear che guarda a un uomo cosmopolita, quale è il cliente di Lardini, azienda che realizza all’estero il 60% del suo giro di affari. A proposito dei nuovi canoni stilistici Pino Lerario, direttore creativo di 37


STRATEGIA ABBIGLIAMENTO UOMO

1. Un outfit Luigi Bianchi Sartoria, la linea più formale di Lubiam 2. Uno scatto Corneliani firmato da Bruno Staub e interpretato da Leon Damei 3. Una proposta Tombolini per la SS 2024 4. Lo smart casual di Slowear 5. Un completo di Tagliatore per la primavera-estate 2024

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nati con maggiore sobrietà, privilegiando colori pacati, come per esempio le tinte naturali, il tortora o il verde, rivisitato nei microdisegni di gusto inglese». Una proposta rivolta a un consumatore internazionale, con l’export che vale il 50% del giro di affari, coperto dal Giappone in primis, ma anche da Germania, Francia, Paesi Nordici e Turchia. E che strizza l’occhio al mercato americano, approcciato da poco con buoni risultati, mentre nel mirino c’è la Cina, dove il brand si sta affacciando, in vista di nuovi sviluppi. Coerenza e rispetto del dna sono i valori fondanti di ogni marchio che voglia muoversi con successo sulla ribalta del menswear di livello alto e medio-alto. Parliamo di aziende che hanno fatto la storia della moda maschile italiana, tra cui Lubiam, che ha alle spalle 112 anni di presidio del settore. Come racconta Giovanni Bianchi, amministratore delegato e direttore dell’ufficio stile della realtà mantovana, «riteniamo importante confermare le solide radici che ci legano alla tradizione sartoriale, ma anche dare uno 5

Tagliatore (30 milioni di fatturato nel 2022, previsti in crescita double digit nel 2023), fa attenzione a non sacrificare il concetto di mercato sull’altare delle tendenze: «I volumi stanno cambiando, è vero, e noi ne prendiamo atto, soprattutto con la nostra capsule Pino Lerario, indirizzata ai clienti più attenti ai trend - sottolinea -. Ma per esempio il consumatore continua a prediligere il pantalone stretto, perché soprattutto se è un po’ in carne si sente goffo con i modelli più comodi. Feedback di cui occorre tenere conto, perché alla fine è il business che comanda e noi dobbiamo essere bravi a dare una chance a tutti». Il grande cambiamento, per Tagliatore, si gioca sul tema dei quadri, che sono l’icona del marchio: «Oggi sono meno in auge e per questo abbiamo deciso di ridurne un po’ l’offerta, optando per strutture che li possano sostituire, motivi più piccoli e decli38

Centrale l’ascolto, frutto del confronto costante con le figure commerciali e gli stessi clienti sguardo al futuro per rimanere in linea con l’evolversi del mercato». Emblematica, prosegue, è la collezione L.B.M.1911, «che si avvicina spesso al mondo del tecnico e dello sportswear e si rivolge a un pubblico più giovane». Una linea che si amplia sempre più, guardando alle esigenze e ai gusti di questo target, grazie anche alla capsule collection Blackout, al via con la SS 2024: «Proposte che giocano con i colori bianco e nero declinati in tessuti denim, fantasie e modelli dal gusto street, che non tradiscono mai il nostro background sartoriale», puntualizza Giovanni Bianchi. Per quanto riguarda inve-

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ce la collezione «formale per definizione, Luigi Bianchi Sartoria - aggiunge - l’evoluzione si può leggere nella ricerca dei tessuti, che vanno sempre più in direzione del lusso, del comfort e della sostenibilità, senza mai trascurare la resa e la performance dei capi nell’accompagnare i movimenti». A fare la differenza è l’ascolto, che nasce dal confronto costante con le figure commerciali e con gli stessi clienti: «Valutiamo gusti distinti provenienti da diverse parti del mondo, che sono per noi fonte di stimoli verso l’esplorazione di tessuti, forme e texture. Ciò consente di mantenere alto il livello di gradimento delle collezioni». Strategici sono i social network, «che rappresentano un punto di contatto con la clientela e permettono di raccogliere feedback e idee». Così come funziona il servizio Su Misura, che consente di realizzare capi ad hoc, in particolare per la linea Luigi Bianchi. Il player mantovano, che tra i marchi in scuderia vanta anche la licenza Gabriele Pasini, conta di chiudere l’anno in progress del 25%, con il mercato italiano in crescita del 17%, e l’export a +32% in mercati come Usa, Canada, Spagna e Svizzera. Ai clienti più giovani ha pensato anche Pal Zileri, che nella proposta del prossimo inverno ha inserito un inedito fit di giacca e di abito pensato proprio per loro e che verrà presentato alla Milano Fashion Week. Questa novità va a inserirsi in un corpus di collezione ancorata al dna del marchio, approdata oggi a «un concetto di «formale “effortless”, che accosta gli abiti alle polo in maglia o alle camicie in jersey, per un look



STRATEGIA ABBIGLIAMENTO UOMO

1. Un’immagine di Borsalino. Lo storico cappellificio di Alessandria è presente a Pitti con la linea uomo e una capsule donna 2. Una proposta di Gta per la SS 2024 3. Un outfit di Berwich per la prossima primavera-estate

fresco e contemporaneo, in equilibrio tra eleganza e sportività», come spiega il brand ceo Leo Scordo. «Una proposta «a metà tra i marchi del super lusso e quelli di fascia medio-bassa, con un’offerta ad alto contenuto di ricerca e di design e con il giusto posizionamento prezzo-qualità che, grazie al servizio su misura, riesce a soddisfare le richieste dei clienti più esigenti». Un’evoluzione importante per il marchio nell’orbita del gruppo Mayhoola, cui fanno capo anche griffe come Valentino e Balmain, che per il 2023 prevede una crescita a doppia cifra «a proseguimento di un trend positivo che dura da qualche stagione, con l’export che rappresenta circa l’80% delle vendite, principalmente in Europa, Corea, Messico e Nord America». Strategica, da questo punto di vista, la recente collaborazione avviata con Icot, nuovo agente per gli Usa, in vista di un riposizionamento in questo mercato «così importante e complesso». Altro asset su cui si fa leva sono i monomarca: la label, distribuita attraverso un canale wholesale di 300 door nel mondo, è oggi insegna di 20 punti vendita di proprietà, tra flagship, corner, shop in shop e outlet, e - annuncia Scordo progetta nuove aperture, in particolare in franchising, «ottimali per rappresentare l’universo della label e generare un apporto positivo sia per noi che per i nostri partner». Se per Pal Zileri la chiave di lettura è il concetto di eleganza “effortless”, Slowear, come spiega il ceo Piero Braga, «è da sempre riconosciuto 40

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per l’anima smart casual e la forte competenza sartoriale, che nell’arco di 70 anni di storia hanno assecondato le evoluzioni del menswear». Un brand che oggi conta 32 negozi tra retail e franchising in città come Tokyo, New York, Milano, Seoul, Londra e Parigi e circa 300 rivenditori. «Noi - puntualizza Braga siamo stati capostipiti di un filone che dal formale ha virato poi verso il quiet luxury, identificato in un prodotto edonistico, caratterizzato dalla scelta dei materiali, dalla fluidità delle forme e dai fit impeccabili. Un am-

bito nel quale esprimiamo al meglio il nostro dna, anche se da questo ci distinguiamo per offrire la medesima qualità a un prezzo più appetibile». La forza di Slowear, aggiunge, «è quella di essere sempre stata in ascolto del mercato, cercando di mantenere il suo punto di vista e una coerenza piuttosto forte in tutti i Paesi, perché in un mondo globalizzato seguire troppo i mercati porta a una diluizione dell’immagine generale. Nel menswear l’italianità gioca ancora un ruolo centrale e noi vogliamo restare fedeli a questo». Tra le priorità di Slowear, che prevede di chiudere il 2023 a poco meno di 50 milioni di euro rispetto ai 43 del 2022, di cui il 70% con l’export, c’è la sostenibilità: «Siamo una società Benefit e in corsa per la certificazione B Corp, che confidiamo di ottenere entro il 2024». La prima mission per Slowear, conclude Braga, «è garantire longevità al prodotto, perché siamo convinti che un capo che dura di più nel guardaroba sia molto più sostenibile di uno realizzato in materiale organico». Tra le sfide che tutte (o quasi) le aziende del bel vestire italiano stanno affrontando c’è la digitalizzazione, con l’e-commerce in primis. Un percorso non semplice, per marchi che vendono capi in cui il toccare con mano rappresenta un aspetto importantissimo. Da Pal Zileri, che ha inaugurato il portale di vendita online nel 2020, sono molto soddisfatti, come sottolinea Leo Scordo. «Certo - chiarisce - è più facile proporre la parte casual della collezione, ma tra i best seller ci sono anche le giacche, nella cui vendita conta moltissimo il fattore umano dei nostri addetti al customer service, in grado di fornire in tempo reale ai clienti le informazioni relative a misure e fit». In Lubiam la scelta logica è stata quella di partire con la linea più

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Le nuove sfide per i player del formalwear? Sostenibilità e digitalizzazione



STRATEGIA ABBIGLIAMENTO UOMO

1. Un completo in velluto di Pal Zileri 2. 3. Lo shop in shop di Lardini da Yokohama Takashimaya in Giappone e una proposta per l’inverno

A PITTI UOMO 105

Un mix di brand affermati e new name

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giovane L.B.M.1911: «La vendita di capi di alta sartoria è molto più complessa rispetto a quella di altri segmenti - sottolinea Giovanni Bianchi -. Tuttavia due anni fa abbiamo deciso che i tempi fossero maturi almeno per questo marchio. Gli acquirenti sono molto fidelizzati e conoscono bene il nostro mondo, ma per fugare eventuali dubbi c’è il nostro servizio di customer care. Inoltre adottiamo strumenti per accompagnare il consumatore, come ad esempio il tool per l’individuazione della taglia corretta». Per Slowear il sito di e-commerce rappresenta un tassello in un percorso all’insegna dell’omnicanalità. «Il nostro portale, che genera l’8% circa del giro di affari, sta andando bene ma ancora non ha raggiunto i numeri che ci siamo prefissati, cosa che contiamo di

raggiungere dal 2024», racconta Piero Braga. Che sottolinea l’importanza del concetto di integrazione: «La riteniamo un aspetto fondamentale - spiega - perché oggi i confini tra online e fisico sono molto sottili, e spesso si scopre qualcosa online, si verifica in store e poi si compra lì, o magari ci si pensa un po’ e poi si acquista sul sito. Il percorso non è sempre lineare e l’impresa deve garantire al cliente un’interazione col prodotto il più facile possibile». Non per tutti comunque l’e-commerce rappresenta un’opzione prioritaria. Emblematica la voce fuori dal coro di Pino Lerario per Tagliatore: «Avendo tanti clienti nel mondo, 800 in totale di cui circa 450 in Italia, preferisco non avere un sito interno: lascio fare a chi è specialista in questo lavoro». 

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Sono 835 i brand, di cui il 43% esteri, che in questa edizione portano le loro collezioni FW 2024/2025 tra le mura della Fortezza di Firenze. In vetrina dal 9 al 12 gennaio brand affermati, come Brunello Cucinelli, Piquadro, Herno e Paul & Shark, per citarne alcuni, insieme a new name che stanno sperimentando nuovi linguaggi estetici. È il caso di Luca Magliano, finalista all’Lvmh Prize e inserito quest’anno per la prima volta nella top500 di Bof, e di Steven Stokey-Daley, stilista di Liverpool in questo momento sulla cresta dell’onda, entrambi protagonisti con due sfilate-evento. Da Parigi arriva anche Achilles Ion Gabriel, designer di origine finlandese, attuale direttore creativo di Camper, ma con trascorsi in griffe come Marni, Sunnei e Courrèges, che a Pitti Uomo debutta con la sua prima collezione di abbigliamento, che va ad affiancare le calzature (vedi intervista a pag. xx). La rassegna fiorentina numero 105 può anche contare sul ritorno di brand di punta come Woolrich, Barbour e G-Star Raw, quest’ultimo in pista con il designer Marteen Baas, mentre new entry assolute sono Fay Archive e Tod’s con Automobili Lamborghini, entrambi brand appartenenti al gruppo di Diego Della Valle. Interesse c’è anche per la rentrée di Guess, che presenta in anteprima mondiale, con un evento al Teatro Del Maggio, la nuova linea Guess Jeans di Nicolai Marciano, direttore delle brand partnership di Guess, nonché figlio del co-fondatore Paul Marciano. Tra gli highlight anche il mattatore del Designer Showcase di questa stagione, Todd Snyder, recentemente entrato nel team di Woolrich come direttore creativo della Black Label. Last, but not least, il progetto Neudeutsch, ideato dal creativo Julian Dynov, che porta a Firenze 17 brand della scena tedesca più trendy e innovativi. (a.t.)



NUOVI PROTAGONISTI Creatività e value for money Gutteridge, Doppelgänger e Dan John

Il formale democratico conquista bandierine in Italia e all’estero Proposte curate nello stile, un livello di servizio elevato e grandi promesse sul fronte dell’innovazione e della comunicazione: il menswear approda nelle strade con format studiati ad hoc, che invitano a shopping experience accattivanti, a un prezzo accessibile DI CARLA MERCURIO

Il risveglio del new formal porta la sua impronta anche nel canale retail, con il fiorire di insegne che evocano già a prima vista, complici i format adottati, un universo menswear in cui tornano ad avere un ruolo importante i canoni del vestire classico, sia pure riletti con un’ottica attuale. Realtà come Gutteridge, Doppelgänger, Dan John, Luigi Fusaro e Fusaro Antonio, per citarne alcune, che si rivolgono a una clientela alla ricerca di un prodotto curato a prezzi accessibili e con un elevato livello di servizio, innovazione e comunicazione. Con 66 negozi in Italia e due all’estero, Gutteridge ha una lunga storia alle spalle, partita nel 1878 a Napoli, e fa capo dal 1997 al Gruppo Capri. Un’insegna che prevede di chiudere il 2023 con un giro di affari di 110 milioni di euro rispetto ai 90 del 2022, con una quota export del 10%. Vanta un presidio retail in posizioni importanti, come Ponte Vecchio a Firenze, via Dante a Milano o località turistiche come Capri e Taormina, affiancato da un portale online che copre l’intero Occidente e i Paesi Arabi, mentre si lavora per lo sbarco in Oriente, con l’obiettivo di arrivare a una copertura mondiale. «Le nostre collezioni uniscono i tratti salienti della tradizione sartoriale napoletana alla necessaria evoluzione riguardo la ricerca dei materiali, le vestibilità e le tendenze - racconta Nunzio Colella, ceo del Gruppo Capri -. Grande attenzione è dedicata al capospalla, in particolare alle giacche realizzate secondo le regole sartoriali partenopee dalle mani dei maestri sarti». Parliamo di proposte in vendita al consumatore a 350 euro per un abito e 249 per un cappotto, a cui fa riscontro una cura attenta, anche al servizio, che oggi prevede la possibilità di interventi e customizzazioni sartoriali direttamente in boutique. Focus sul dettaglio e cura del cliente sono capisaldi anche per Doppelgänger, che dialoga con un target di clientela dai 20 ai 65 anni tramite un network di 118 negozi in Italia e sei all’estero, tra cui bandierine prestigiose in via del Tritone a Roma, via Orefici a Milano o rue de Rivoli a Parigi. Spazi dove un completo maschile si vende dai 99 ai 169 euro e un cappotto da 119 a 44

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149 euro. Prezzi democratici a cui fa riscontro, spiega il ceo e fondatore Avner Giuili, «una collezione studiata per una clientela amante dello stile italiano e attenta ai dettagli, con proposte che vanno dal formale al disinvolto, ideali dal lavoro all’aperitivo, dal weekend alla cerimonia». Capi in vendita in «spazi dall’atmosfera calda, confortevole, dal sapore borghese e raffinato, dove il cliente è ospite, indipendentemente dalla spesa che andrà ad affrontare». E da acquistare anche sul canale online, che copre il 10% dei giro di affari, grazie al sito operativo in Italia, Europa, Usa (e presto Uk), multilingua e multivaluta, con un’assistenza pre e post vendita. Un concept che ora ha anche una controparte nella neonata collezione femminile, al momento venduta in una selezione di store dell’insegna, in attesa di debuttare con un format ad hoc: «Il 2024 - annuncia Giuili - parte con l’inaugurazione della prima boutique dedicata esclusivamente al womenswear, in corso Vercelli a Milano, a cui seguiranno altre sette aperture in via di definizione». Una brand extension che guarda anche all’homewear e al childrenswear, già sotto la lente, mentre è in corso un piano di espansione internazionale che proietta l’insegna verso un fatturato di oltre 100 milioni nel 2024. Anche per Dan John i mercati esteri rappresentano uno sbocco importante. L’insegna, che dall’estate 2024 debutta con il childrenswear in partnership con

3 1. Lo show Dan John andato in scena al Maxxi di Roma a settembre. 2. L’interno di uno store Doppelgänger 3. Il negozio milanese di Gutteridge di via Pattari

Zero&Company, conta 140 negozi in Italia e 20 oltreconfine, con un fatturato previsto per il 2023 di 105 milioni, di cui 10% realizzato in Paesi come Spagna Belgio, Francia, Serbia, Montenegro, Malta, Russia, Norvegia e Macedonia del Nord. Importanti per il presidio europeo, come racconta il ceo Daniele Raccah, sono le nuove aperture previste a Londra e Parigi, mentre quelle in Medio Oriente saranno il punto di partenza per lo sviluppo in tutto il mondo, con l’obiettivo di arrivare a 500 monomarca entro il 2027. Tra le caratteristiche di Dan John c’è «la trasversalità dell’offerta e il mix merceologico che incontra un cliente eterogeneo, dai 18 ai 60 anni. Proposte con prezzi medi di 169 per gli abiti e 129 per i cappotti, vendute da personale accogliente e competente in spazi luminosi, con arredamenti confortevoli e pratici». Significative le chance rappresentate dall’ecommerce, che oggi vale il 6,5% del turnover ed è attivo in oltre 50 Paesi: «Recentemente abbiamo sviluppato un nuovo sito headless con tecnologie di cui siamo pionieri e presto vedrete delle novità - conclude Raccah - tra cui il nostro outfit creator, che garantirà ai clienti un nuovo modo di fare shopping». 



STRATEGIA NEWS A CURA DI ELISABETTA FABBRI

MODA ITALIANA

Cnmi riduce le stime di fine anno

I buyer della moda italiana

Anticipando le novità della Milano Fashion Week di gennaio, la Camera Nazionale della Moda Italiana ha riformulato le previsioni di fine 2023 sul settore, rivedendo leggermente i numeri al ribasso. L'industria italiana della moda in senso ampio (inclusi tessile, pelle, gioielli, bigiotteria, occhiali e cosmesi) dovrebbe totalizzare un fatturato di 102,8 miliardi, dai 103,3 miliardi ipotizzati precedentemente, in aumento del 4% rispetto al 2022. Le esportazioni a 12 mesi sono attese a 90,6 milioni (dai precedenti 91,5 milioni), in salita del 5% rispetto al 2022. Il dettaglio per Paese si conosce solo per i primi otto mesi del 2023, alla data dell'analisi di Cnmi. Ne risulta un incremento del 6,3% rispetto al gennaio-agosto 2022, con una crescita modesta per la componente "core" tessile, pelle e abbigliamento (+3,2%) e una dinamica brillante nei settori collegati (+16% per occhiali, gioielli, bigiotteria e beauty). Il settore "core" vede la Francia come primo cliente, che per di più ha incrementato la domanda del 16,5%. Crescite significative risultano per l'export verso i Paesi asiatici, tra cui il +16,4% verso il Giappone, + 9,7% verso la Cina, +8,6% verso Hong Kong, mentre si nota una lieve riduzione

Export FRANCIA 5,86 GERMANIA 3,94 USA 3,68 SVIZZERA 3,49 CINA 2,51 SPAGNA 2,00 UK 1,72 COREA DEL SUD 1,70 GIAPPONE 1,42 HONG KONG 1,34

Var% +16,5% +4,9% -2,7% -25,6% +9,7% +3,4% -0,8% -1,8% +16,4% +8,6%

Fonte: Cnmi su dati Istat, settori "core" Dati (gennaio-agosto 2023) in miliardi di euro

verso la Corea (-1.8%). In accelerazione anche le vendite in Medio Oriente, (+21% verso i Paesi Opec, di cui + 33% verso gli Emirati). Inoltre c'è stata una netta ripresa per i flussi verso Turchia (+33%) e Russia (+27.9%). Per quanto riguarda le esportazioni dei settori collegati, si mettono in evidenza, tra i primi 10 Paesi clienti, il +13,5% verso gli Usa (primo cliente del comparto), il + 16,2% verso la Francia, il +22% verso la Germania e +29,2% verso la Cina. Il saldo commerciale previsto per il 2023 è positivo per 40,6 miliardi di euro, dai 37,3 miliardi del 2022.

LUXURY GOODS

Cucinelli, Hermès e Zegna, le lepri del terzo trimestre In attesa dei risultati del quarto trimestre, che includono lo shopping per le festività natalizie, il terzo quarter vede tra i gruppi quotati più dinamici due italiani e un francese. Si tratta nell'ordine di Brunello Cucinelli, Hermès e Zegna. L'azienda umbra ha totalizzato 274 milioni di euro di ricavi fra luglio e settembre, che corrisponde a una crescita organica del 26% rispetto allo stesso periodo del 2022. Hermès ha segnato un +16% a 3,37 miliardi e Zegna un +11% a 431 milioni. Anche il Gruppo Prada ha mostrato un incremento a due cifre (+10% organico a 1,1 miliardi). Invece il business dei Fashion & Leather Goods di Lvmh ha registrato un +9% a 9,75 miliardi di euro. Ritmo meno accelerato per Moncler con un +7% a 670 milioni di euro e per la holding elvetica Richemont che, con i business dei gioielli e degli orologi, ha visto le vendite salire del 5% a 4,9 miliardi. Analoga performance per il Gruppo Tod's (+5% su base organica), salito a 259 milioni di euro di ricavi. In flessione invece Kering, che nel terzo quarter 2023 ha segnato un -9% a 4,5 miliardi di euro, su cui pesa il -7% di Gucci, il -12% di Saint Laurent, il -7% di Bottega Veneta e il -15% delle altre maison in portafoglio. Ferragamo va in coda con un -14% delle vendite trimestrali, a 244 milioni di euro.

Le trimestrali dei big del lusso Crescta 3Q23 3Q22 organica

Brunello Cucinelli Hermès Zegna Prada Group Lvmh F&LG Moncler Richemont (*) Tod's Kering Salvatore Ferragamo

274 3.365 431 1.112 9.750 670 4.899 259 4.464 244

Fonte: report aziendali, analisi Bernstein

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227 3.136 357 1.075 9.687 638 5.022 257 5.137 290

26% 16% 11% 10% 9% 7% 5% 5% -9% -14%

Crescita riportata

21% 7% 21% 3% 1% 5% -2% +1% -13% -16%

Valori in milioni di euro

Brunello Cucinelli

IN REGNO UNITO

Frasers compra Matchesfashion Mike Ashley, fondatore di Frasers Group, mette le mani su Matchesfashion a un prezzo da occasione. L'e-commerce di moda e lusso che non fa utili (l’ultimo ebitda adjusted risulta negativo per 33,5 milioni di sterline, circa 38,7 milioni di euro) passerà di mano per 52 milioni di sterline. A cedere è Apax Partners attraverso la MF Intermediate Limited, che aveva acquistato l'etailer di Londra nel 2017 per 780 milioni di sterline. Ai primi di dicembre 2023 Frasers risultava anche titolare di una quota di oltre il 17% di un altro fashion e-commerce britannico in difficoltà, Boohoo, accumulata in più momenti di svalutazione del titolo in Borsa. Inoltre il gruppo proprietario di Sport Direct, House of Frasers e Flannels sta via via accumulando un pacchetto di azioni della piattaforma Asos.

DALLA COREA

Un cavaliere bianco per Farfetch In difficoltà finanziarie e con un valore fortemente svalutato in Borsa, Farfetch (nella foto José Neves, fondatore, chairman e ceo) ha trovato il suo cavaliere bianco. Si tratta di Coupang, realtà da 20 miliardi di dollari di ricavi basata negli Usa, quotata al Nyse e leader nell'e-commerce in Corea del Sud (Paese dove è nata nel 2010). In base all’accordo siglato in dicembre, Coupang pagherà mezzo miliardo di dollari sotto forma di finanziamento d’emergenza, rilevando il business e gli asset di Farfetch, che comprendono, oltre al marketplace, Ngg-New Guards Group e la catena di negozi Uk Browns. L'accordo ha portato all'annullamento dell’acquisizione da parte di Farfetch della maggioranza del gruppo YnapYoox Net-a-porter dalla holding Richemont, annunciata la scorsa estate.



STRATEGIA CAREERS A CURA DI ELISABETTA FABBRI

Gucci ancora senza ceo ma nomina il capo Industrial & Supply Chain Da Prada arriva Vian mentre Rigucci allunga la lista dei manager fuori dal team Di nuovo movimenti in Gucci ma niente nomina del nuovo ceo, che non sembra prioritaria. Del resto Jean-Marc Duplaix, deputy ceo della casa madre Kering, in ottobre ha detto che non c’è nessuna fretta di sostituire Jean-François Palus, presidente e ceo ad interim del marchio toscano, che nel terzo trimestre 2023 ha registrato un -14% delle vendite, a 2,2 miliardi di euro. Da metà gennaio Massimo Vian (nella foto) entra in Gucci con il ruolo di chief industrial and supply chain officer. Sarà responsabile dello sviluppo e realizzazione dei prodotti nelle categorie pelletteria, calzature, ready-to-wear e gioielli, nonché dei loro processi di allocazione sui vari canali di vendita. Veronese, ingegnere gestionale, negli ultimi tre anni Vian è stato coo di Prada. In precedenza, per breve tempo, ha guidato Falconeri. Invece è stato a

Chip Berg passa il testimone a Michelle Gass in Levi Strauss & Co.

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lungo in Luxottica: entrato nel 2005 come head of industrial engineering, ha lasciato il colosso dell’occhialeria nel 2017 con il ruolo di a.d. prodotto e operations. Arriva dopo l’uscita di Massimo Rigucci, capo dello stabilimento di Scandicci ArtLab oltre che delle leather goods, shoe, jewelry industrial operations. Quella di Rigucci è solo la più recente delle uscite di scena dal management del marchio ammiraglio di Kering. Lo hanno preceduto il ceo Marco Bizzarri, Robert Triefus (senior executive vp, corporate & brand strategy e ceo di Gucci Vault and Metaverse Ventures, ora passato alla guida di Stone Island), Susan Chokachi (era executive vp e chief brand and client officer), Andrea Tartaglia (ready-to-wear collection process director) e Julia von Dewall (senior vp people strategy & organization).

EX PRONOVIAS AL TIMONE DI STELLA MCCARTNEY Dal primo dicembre 2023 Amandine Ohayon è il nuovo boss di Stella McCartney, a Londra. Prende il posto di Gabriele Maggio, al vertice da quattro anni, uscito per affrontare nuove sfide professionali non ancora rese note al momento di andare in stampa. La manager arriva dal vertice del bridalwear Pronovias ma ha iniziato la carriera come retail and event executive di Christian Lacroix a New York (all’epoca di Lvmh) a cui sono seguiti 18 anni in L’Oréal. Va alla guida di un brand che, nei dati più recenti a disposizione, relativi al bilancio 2021, ha raggiunto i 32,5 milioni di sterline di ricavi (quasi 38 milioni di euro), in aumento del 14% rispetto all’anno prima. Tuttavia le perdite sono risultate pari a 32,7 milioni di sterline (per il terzo anno consecutivo sopra i 30 milioni). Dal 2018 il marchio non è più nel portafoglio di Kering ma è controllato dalla fondatrice e vede tra i soci, dal 2019, Lvmh.

LAURENT MALECAZE NUOVO PRESIDENTE DI CHLOÈ

GIONATA GALDENZI DAL GRUPPO AEFFE A VENISTAR

Ceo di Dunhill da inizio 2022 e in precedenza (dal 2020) di Az Factory, Laurent Malecaze cambia di ruolo, pur restando nelle fila di Richemont. Infatti va al vertice di Chloé, dopo la separazione consensuale della maison da Riccardo Bellini. Il marchio è in fase di cambiamento anche sul fronte prodotto, con l’arrivo alla direzione creativa di Chemena Kamali, al posto di Gabriela Hearst. Una pre-collezione è in programma in gennaio a Parigi mentre l’autunno-inverno 2024/2025 sarà svelato il mese dopo alla Paris Fashion Week. Prima di entrare in Richemont Malecaze ha guidato il retailer The Webster. Dal cv emerge anche un periodo in Bain & Company.

A fine 2023 Gionata Galdenzi è stato nominato ceo di Venistar, realtà di Retex dedicata all’innovazione tecnologica per la industry Luxury, Fashion & Design. Subentra a Roberto Da Re, che sale alla presidenza di Venistar. Con una solida esperienza in moda e lusso, maturata in agenzie digitali e realtà multibrand, Galdenzi arriva dal ruolo di e-commerce manager di Aeffe (brand Moschino, Alberta Ferretti, Philosophy e Pollini). «In quanto parte di Retex - anticipa l’esperto - avremo l’opportunità di connettere team di assoluto valore, proponendoci come interlocutori sempre più autorevoli per i brand».

Dal 29 gennaio Michelle Gass assume la carica di presidente e ceo di Levi Strauss & Co. al posto di Chip Berg, che dopo 12 anni ha deciso di ritirarsi dall’azienda del denimwear il 26 aprile. Bergh sarà executive vice chair del cda fino al suo pensionamento, poi figurerà come consulente senior fino alla fine dell’esercizio 2024. Gass viene dalla posizione di presidente con responsabilità per i marchi Levi’s, Signature by Levi Strauss e Denizen. In più segue le global digital and commercial operations del gruppo americano attivo in 110 Paesi, che nel 2022

ha realizzato un fatturato di 6,2 miliardi di dollari (+7%), mentre per il 2023 prevede una crescita entro l’1% . Prima di arrivare in LS&Co era ceo dei grandi magazzini Kohl’s ma ha anche trascorso oltre 16 anni in Starbucks e ha iniziato la carriera in Procter & Gamble. Entrata nelle liste di Fortune “Most Powerful Women in Business” e “Businessperson of the Year”, è stata nominata “The Visionary 2020” dalla National Retail Federation-Nrf americana. La manager fa anche parte del cda di PepsiCo, della Retail Industry Leaders Association e della Nrf.


S E N S I T I V E F A B R I C S . I T



CIESSE PIUMINI for

CIESSE PIUMINI: DA ICONA A LABORATORIO DI INNOVAZIONE E CONTEMPORANEITÀ ----------

Il marchio, forte di un glorioso passato, è al centro di una strategia di riposizionamento internazionale che coinvolge le collezioni, la distribuzione fisica e online, la comunicazione. Per attrarre nuove fasce di consumatori, con la forza della distintività e della ricerca

D

a brand specializzato nel capospalla tecnico e funzionale, a laboratorio di creatività e sperimentazione per clienti di ogni età e stile di vita: è un periodo di importanti progetti e grande dinamismo per Ciesse Piumini, marchio che nella sua lunga storia ha saputo reinventarsi, restando altamente riconoscibile. La prima delle tappe chiave è il 1976, quando Silvano Cinelli - dalle cui iniziali nasce il nome Ciesse -, fonda a Borgo Buggiano nel pistoiese un brand contraddistinto dal ligrone (raro felino frutto di un incrocio tra il leone del Kenya e la tigre del Bengala), dedicato agli amanti dell’outdoor e dello sport. Immediato il successo che esplode negli anni ’80, quando da un lato Ciesse Piumini si lega al mondo dell’avventura, vestendo per esempio Carolina di Monaco durante la Parigi-Dakar, e dall’altro diventa l’oggetto del desiderio dei paninari. Dopo alterne vicende e passaggi di proprietà, ma sempre con un’alta percezione del marchio da parte del pubblico finale, si arriva al 2019: è in quest’anno che Mittel (holding di investimenti industriali quotata alla Borsa di Milano) acquisisce tramite la controllata Sport Fashion Service Ciesse Piumini, avviando sotto la presidenza di Marco Colacicco una strategia di riposizionamento internazionale nei segmenti active e urban fashion per andare oltre i best seller, ossia il piumino 800 Fill Power in vera piuma e la giacca light in softshell. I fondamentali ci sono tutti per ambire a un guardaroba più variegato ed eclettico, che trova la sua piena espressione nella collezione uomo e donna autunno-inverno 2024. Si va infatti

dalle proposte Heritage, che raccontano in chiave moderna un dna ricco e prezioso, reinterpretando i tre piumini iconici del brand (Dakota, Alaska e Canada), alla gamma Sci all’insegna di high performance e funzionalità, grazie anche agli inserti in tessuto antitaglio Schoeller-kropotec posizionati all’interno coscia e sotto il braccio. Ma Ciesse Piumini è protagonista anche in città con i capi Premium: pensati per un pubblico internazionale e attento ai trend, sono contraddistinti da volumi e materiali ricercati in tinte pop, suddivisi nelle categorie medium puffy, superpuffy e softshell. Un tessuto tecnico, quest’ultimo, che dà vita ai modelli Tech Tailoring, classici, eleganti ma anche ultraprotettivi. Non ultima, la Main Collection fonde tecnologia, performance ed estetica contemporanea: oltre ai classici imbottiti in 800 Fill Power, si fanno avanti i nuovi reversibili Double Soul, gli hybrid e ancora il softshell abbinato alla vera piuma. Una novità assoluta è Hybrid, un

capospalla cross season in teddy super soft, con inserti in nylon laqué e imbottiture in poly down. Il cerchio tra spirito di avventura, legame con la natura (anche tramite la scelta di materiali ad alta sostenibilità) e una costante tendenza all’innovazione si chiude, per un brand con quartier generale a Milano, che presidia il canale wholesale attraverso 1.300 negozi tra uomo, donna e bambino ed è pronto a entrare nel retail con un monomarca. Una priorità è rafforzare la visibilità sui mercati esteri (principalmente Spagna, Germania, Grecia, Nord Europa e Giappone), posizionando in particolare i progetti Heritage e Premium in punti vendita di livello molto alto. Focus inoltre sull’omnicanalità, attraverso l’e-commerce diretto e selezionate piattaforme, per portare il canale online a valere oltre il 10% del fatturato, che attualmente si aggira sui 23 milioni di euro. Una spinta la stanno dando anche i social, in particolare Instagram e TikTok, gestiti da un team dedicato per accrescere la brand awareness in nuove fasce di consumatori di ogni età, alla ricerca di prodotti in grado di costruire intorno a una storia di valori una narrazione fresca, incisiva e di qualità.


STRATEGIA TOP OF TECH & ITALIAN ACCELERATION

AFFRONTARE MERCATI COMPLESSI

Basta monoliti, la tecnologia vincente è composable Come pianificare una strategia digital per aumentare i profitti dei brand, senza gravarli di costi? La risposta alla nostra 14esima Ceo Roundtable a Palazzo Mezzanotte Basta con le architetture rigide e monolitimanager - c’è Moncler, realtà molto digiche nelle strategie digitali: in mercati semtalizzata per la quale ci siamo occupati delpre più complessi, e con l’assillo dei costi lo sbarco del retail in Cina del suo brand per i brand, è il momento di basarsi su soStone Island. Nel Paese asiatico abbiamo luzioni headless, componibili, multi-local e attivato una piattaforma dove uno dei big in grado di mettere in gioco gli addetti, non issue riguarda l’hacking e la sicurezza, una solo i vertici, per aumentare le conversiogrande preoccupazione per i clienti. Poi c’è ni. Lo hanno ribadito alla nostra 14esima tutta la questione legata a WeChat, che Ceo Roundtable-Top of tech & Italian ha le sue regole da conoscere e non solo Acceleration, per la prima volta a Palazin ambito di messaging, ma anche per gli zo Mezzanotte sede della Borsa acquisti e i pagamenti». «Non italiana, Sylvain Jauze (diesiste una tecnologia univoca, rector of Worldwide Sales and esiste la tecnologia che va bene International Operations di per uno specifico marchio. E Cegid) e Mark Howes (VP of se si vogliono ottenere risultati Sales Emea Big Commerce), contenendo i costi, tema deciin un panel che ha visto protasamente importante, sono le gonisti per la parte moda & lustecnologie componibili, basate so Roberta Benaglia (ceo di sulla flessibilità, a funzionare, Style Capital) e il nuovo ceo soprattutto quando si ha a che Sylvain Jauze di Dsquared2, Ennio Fonta- Director of Worldwide fare con diverse aree geografiSales and International na. «Potenziare l’engagement che», ha riflettuto Mark Howes Operations Cegid è un imperativo che non vale di Big Commerce, piattaforma solo per il cliente finale, ma andi e-commerce SaaS che conche per il personale che lavora sente ai commercianti di tutte le nei negozi, che deve evolversi», dimensioni di creare, innovare e ha ricordato Jauze a nome di far crescere le proprie attività Cegid, società che propone soonline. Mark Howes ha antiluzioni software per la trasforcipato che BigCommerce sta mazione digitale e omnicanale applicando l’approccio compodelle aziende del settore retail. sable all’intelligenza artificiale. Mark Howes «Recentemente - ha prosegui«Anche in questo caso il nostro VP of Sales Emea to - abbiamo offerto le nostre compito è aiutare i clienti a Big Commerce soluzioni a Tiffany, che ha il vendere il giusto prodotto con più grande negozio al mondo di gioielleria la tempistica giusta - ha concluso il vp of a New York, per garantire un reale empoSales Emea di Big Commerce -. Un conwerment dello staff, anche grazie a un’app sumatore deve poter trovare ciò che cerca mobile». Fondamentali la localizzazione senza basarsi su una parola chiave troppo («Dobbiamo saper fornire strumenti ad hoc circoscritta: per esempio, cliccando semper ogni Paese, visto che i marchi lavorano plicemente “fashionable set” per trovare in aree molto diversificate») e la protezione il paio di pantaloni che desidera e anche dei dati. «Tra i nostri clienti - ha precisato il qualcosa di più». (an.bi.) 52

Alla 14esima edizione della Ceo Roundtable di Fashion a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana, è intervenuto un pubblico di circa 300 selezionati addetti ai lavori

DAI MARKETPLACE AL BUY NOW PAY LATER

Distribuzione e pagamenti: l’importanza di essere pionieri Solo esplorando nuovi canali e modalità si aprono prospettive inedite e redditizie Cavalcare le sfide dei mercati vuol dire sposare strategie un tempo viste con diffidenza e inventarne di nuove, come è emerso dal panel cui hanno partecipato Marco Palmieri (ceo del Gruppo Piquadro), Giorgio Presca (ceo di Furla), Vanessa Manzione (coo di Atelier) e Nicola de Cesare (direttore dell’International Business Development di PagoLight). Se Palmieri ha ricordato che bisogna «fare molto bene quello che si sa fare» e Presca ha sottolineato l’importanza di procedere step by step, dal fronte tecnologico Vanessa Manzione di Atelier (agenzia che aiuta le aziende del made in Italy a


DOVE TROVARE GLI HIGH SPENDER E CONQUISTARLI

Strategie local: la tecnologia è un filo d’Arianna tra i mercati I brand alle prese con l’espansione all’estero fanno lo slalom tra regole, lingue e abitudini diverse dei consumatori globali, con la bussola del digitale che li orienta L’ambizione dei brand è, nonostante un mercato pieno di incognite, «crescere tantissimo», come ha detto alla conferenza di Palazzo Mezzanotte il ceo di Roberto Cavalli, Sergio Azzolari, «con la consapevolezza che occorre condurre una battaglia quotidiana di razionalizzazione, ottimizzazione dei processi e minimizzazione dei costi logistici», ha aggiunto Carmine Rotondaro, business advisor di Philipp Plein. Irrinunciabile il supporto di partner tecnologici tra cui Esw, che localizza l’e-commerce per i propri clienti in tutti i mercati del mondo: lavorando con 130 brand del fashion e luxury, nell’ultimo anno ha movimentato oltre 10 milioni di ordini e spedizioni in 177 Paesi. La country manager di questa realtà, Federica Ronchi, ha ricordato che in uno scacchiere dove alcuni Paesi crescono, anche a doppia cifra, e altri performano meno del previsto (vedi la Cina) ci si impone con un approccio direct to consumer e molto focalizzato sulle singole aree, «usando i linguaggi e mix di pagamenti locali (Esw gestisce il checkout tradotto in 25 lingue e cura la parte dei pagamenti

in oltre 100 modalità, ndr), con grande flessibilità logistica». «Noi di Esw - ha aggiunto - gestiamo inoltre una sofisticata macchina dei resi e seguiamo internamente gli aspetti legati alle tasse, con competenze sviluppate in oltre 15 anni». Stefano Uggeri, svp di Planet (realtà partita dal tax free, fornitrice di soluzioni software, payment processing e tecnologie per i clienti nei settori hospitality e retail in tutto il mondo), ha sottolineato che gli high spender registrano tassi di ripresa straordinari, ma cambiano le nazionalità: al posto di russi e ucraini, si riprendono gli americani e si rivedono i cinesi mentre avanzano i coreani, che richiedono cerimoniali di vendita iperassistiti. «Il nostro ruolo è dare indicazioni ai brand partner, perché sappiano interpretare al meglio questi cambiamenti», ha aggiunto il manager, citando strumenti come il Global Shopper Sentiment Report - che ha coinvolto 7.500 potenziali clienti over 18 in Federica Ronchi 19 Paesi - e la piattaforma di unified commerce di Country manager Planet. Due punti chiave sono dare la chance di paEsw gare nella propria valuta e arginare il fenomeno delle frodi. «Non va dimenticato - ha concluso Uggeri che per i brand il business è il fattore abilitante e la tecnologia un supporto, mentre in molti casi questi aspetti sembrano non convergere. Noi agevoliamo la comunicazione tra le due aree». (c.me.)

Steafano Uggeri Svp Planet

IN EUROPA AVANZANO I METODI ALTERNATIVI DI PAGAMENTO % valore transazioni*

Vanessa Manzione Coo Atelier

Nicola de Cesare Direttore International Business Development PagoLight

2018

39%

2021

53% 57%

gestire l’e-commerce e a lavorare con i marketplace) 2022 ha stretto il focus sulla distribuzione e in particolare sui marketplace, «piattaforme che non si sovrappongono al B2B tradizionale ma, soprattutto in alcuni 2026 (stima) mercati, consentono ai brand di andare in diretta sul posto, con vantaggi nel controllare i livelli quaFonte: Global Payment Report 2023 Worldpay from FIS litativi, definire contenuti da veicolare e pricing, ot* Digital Wallet, A2A, BNPL e altri tenere informazioni, il tutto puntando su un mix di canali differenziati, da gestire efficientemente anche nella logistica. Nel nostro hub di collegamento alle piattaforme transitano milioni di articoli e in alcuni momenti dell’anno decine e decine di milioni di euro transati al giorno». Con il suo approccio unico al Buy Now Pay Later PagoLight, in capo a Compass Banca (Gruppo Mediobanca), è già utilizzato da oltre un migliaio di siti e più di 15mila esercenti nel mondo fisico. «Quando si arriva a sfiorare i 2mila euro di spesa - ha detto Nicola de Cesare - in media chi può pagare 700 euro nelle classiche tre tranche ha anche la possibilità di acquistare cash. Ma allungando le possibilità di pagamento si va ad allargare la base clienti». Per fare questo «occorrono skill di credito che le fintech non hanno e un impiego di capitali che queste non sempre possono trovare». Strategico per PagoLight l’acquisto delle startup Soisy e HeidiPay. «Al momento - ha concluso de Cesare - generiamo 400 milioni di transato in Italia, ma siamo già nel mercato svizzero con player come Apple e da lì pensiamo di puntare all’Europa». (c.me.)

62%

TEMERA NELLA DIREZIONE DELL’UE

Più valore al prodotto se c’è trasparenza

In passato la tracciabilità era più che altro connessa all’ottimizzazione delle operations, interessando ambiti come la logistica, la movimentazione delle merci o il contrasto al mercato parallelo. «Adesso uno storytelling chiaro dà trasparenza alla vita del prodotto e lo valorizza», ha detto Guido Mengoni, cmo di Temera. L’azienda delle soluzioni IoT si sta via via specializzando «nel fornire una voce digitale, che racconti il prodotto e la sua unicità». Attività che oltretutto va nella direzione intrapresa dall’Ue, orientata a regolamentare la tracciabilità nella moda a tutela del consumatore. «Da un tag Guido Mengoni ha precisato Cmo Temera Mengoni - si possono ottenere informazioni su materie prime, façonisti, vendite, fino all’upcycling di ogni singolo pezzo e alla re-immissione delle materie prime all’interno o fuori dall’azienda». I veicoli possono essere molteplici, dal digital twin al passaporto digitale fino alla blockchain. Non a caso Temera collabora con Aura Blockchain, il consorzio fondato nel 2021 da Lvmh, Gruppo Prada e Cartier con l’obiettivo di offrire ai brand soluzioni blockchain all’avanguardia. (e.f.)

53


STRATEGIA TOP OF TECH & ITALIAN ACCELERATION LA GESTIONE DEL FUNNEL

Il dato è petrolio, la personalizzazione un grimaldello L’acquisizione di un cliente è una procedura costosa: quando quest’ultimo viene inserito nel percorso d’acquisto, non bisogna lasciarselo scappare La parola funnel significa imbuto, un oggetto che ben visualizza la serie di passaggi che portano un utente a concludere o meno il proprio processo d’acquisto, trasformandosi in cliente fidelizzato e di lungo periodo. Più efficacemente i brand riescono a gestire il funnel, maggiori sono le opportunità di ritoccare verso l’alto il conversion rate. Significativa la case history di Camomilla Italia, a capo di 230 monomarca in oltre 50 città italiane che, come ha spiegato la chief digital officer Francesca Verde, ha creato un’infrastruttura per gestire la clientela con una unique customer view, investendo sulla personalizzazione. «Ci siamo dotati di strumenti avanzati di clienteling - ha detto - mettendo a frutto un capitale importante, il nostro milione e mezzo di clienti, di cui 500mila attive. Il dato è come il petrolio e anche dalle mancate vendite c’è da imparare». Fedele Sforza, digital director nei vini, ha ricordato quanto sia fondamentale per un brand sia in questo settore, sia nella moda, avere una community di “lover” del prodotto, cui fornire esperienze custom made e dai quali estrapolare dati

IL PASSO FINALE DEL CUSTOMER JOURNEY

Nell’ultimo miglio ci si gioca tutto In presenza di una moltitudine di touchpoint e di un cliente viziato dalle consegne lampo di Amazon, la gestione dell’ultima fase è un fattore cruciale di successo o insuccesso Nel complesso iter che scandisce la supply chain, l’“ultimo miglio”, ossia la fase della consegna al cliente, rappresenta un passaggio particolarmente delicato. La prima scelta che un brand deve fare è se gestire internamente o esternamente la logistica. Venchi, storica azienda piemontese che dal 1878 produce cioccolato di alta qualità, ha puntato dapprima sull’internalizzazione e poi sull’esternalizzazione, in partnership con Dhl. Questo perché, come ha spiegato il cio Fabio Tormen, «il marchio sta accelerando nelle aperture di negozi e nella crescita all’estero, spaziando dall’Europa all’Asia (dove solo in Cina ha una quarantina di negozi), fino a Usa ed Emirati. Concentrarci su quello che sappiamo fare e delegare le operazioni a chi è specializzato in questo settore è stata la scelta giusta». «Tutto quello che noi facciamo - ha affermato Simona Bosio, head of Business Development Consumer & Retail di Dhl - parte dalla consapevolezza che il cliente del nostro cliente, ossia il consumatore finale, è anche cliente

FLUIDITÀ È LA PAROLA CHIAVE PER WORLDPAY

Una buona checkout experience rafforza la fidelizzazione preziosi. «Bisogna passare da una strategia Nella foto, da sinistra, “dito driven”, ossia andare dove tira il ven- Thomas Casciola (head to, a una “data driven”», ha ironizzato Luca of International Sales, Sanità, Tracking & Analytics manager di Naiz Fit), Francesca Fifty-Five, società di consulenza specializ- Verde (cdo di Camomilla zata in marketing e analytics dove lavorano Italia), Fedele Sforza oltre 400 professionisti tra ingegneri, data (digital director), Marc scientist e altri esperti. È utile, secondo Sa- Sondermann, Luca Sanità nità, condividere con gli stakeholder azien- (Tracking & Analytics dali i Kpi (key performance indicator), sti- manager di Fifty-Five) e Davide Chiarotto (ceo lando analisi qualitative per capire in modo di Thron) profondo il comportamento dell’utente, anche nel caso di una non conversione. «Cogliendo le criticità si può migliorare», ha aggiunto Thomas Casciola di Naiz Fit, l’assistente virtuale per le taglie nell’e-commerce. Il fattore taglia, come ha precisato Casciola, è determinante: occorre che il potenziale acquirente online sia dotato di strumenti adeguati per individuarla in modo preciso, così da sradicare cattive abitudini, come l’acquisto di due capi di taglie diverse per restituirne uno. Quello di Naiz Fit non è un compito semplice «e infatti - ha concluso Casciola - con i marchi organizziamo focus group periodici in cui analizziamo diverse morfologie, età e altezze, in modo che le prove fitting siano precise. Un capo è molto di più di un insieme di misure». (a.b.) 54

Quello del checkout, quando si parla di e-commerce, è sempre il momento più delicato nel processo d’acquisto. Renderlo più fluido possibile, facendo sentire sicuro il consumatore, è dunque una priorità, sia per gli specialisti dei pagamenti che per i merchant. «Abbiamo due responsabilità – ha detto Alessandro Originale di WorldPay -. La prima, prettamente finanziaria, è quella di garantire un ottimo tasso di accettazione degli importi di pagamento e gestire nella maniera più corretta possibile il loro trasferimento, puntando sulla bontà delle soluzioni, con un’alta qualità del servizio e creando opportunità di maggiore conversione». La seconda è invece di stampo più emotivo: «Creare un’esperienza di checkout Alessandro Originale con i clienti che dia un’ulteriore Fashion Industry opportunità di attaccamento dei Leader consumatori nei confronti dei brand Worldpay che hanno scelto». Secondo Originale, la forza di WorldPay è data da 46 miliardi di transazioni di pagamento all’anno: «Un vantaggio che dà la possibilità di avere tanti dati a disposizione, al fine di conoscere e soprattutto riconoscere i consumatori, le loro nuove abitudini di acquisto e le loro aspettative. Una vicinanza che accorcia i tempi sulla strada della fiducia». (a.t.)


Il nuovo centro inaugurato da Dhl Supply Chain Italia a Cocconato, nell’astigiano: l’azienda ha rilevato la gestione della logistica del brand Conbipel

nostro e non vuole mai perdere il filo con il prodotto». A nome di Alpenite (realtà in capo ad Arsenalia Group, che offre alle aziende una consulenza innovativa per elevare il livello della customer experience) ha parlato il business developer Oscar Sala. «Occorre integrare tutti i canali, compresi quelli tuttora emergenti di messaggistica, in journey end-to-end orchestrati dalle aziende - ha precisato Sala -. Nell’ultimo miglio, in particolare, è utile comunicare i dati sul canale più presidiato dal cliente e non su altri, aumentando la possibilità di lettura e riducendo la prospettiva di fallire la consegna». «Non dimentichiamo - è stata la conclusione di Marco Benasedo di Boggi Milano, marchio che in anticipo

UN MOSAICO CHIAMATO EXPERIENCE

Storytelling, effetti speciali: ma quanto conta il fattore fiducia? Dietro la realtà aumentata, l’esperienza interattiva e il fattore wow ci deve essere sempre l’affidabilità del brand Investire sull’experience non basta, se il prodotto non è all’altezza delle attese del cliente. Lo hanno ribadito Luca Buratti (head of Ebusiness di Angelini Beauty), Marco Ruffa (Digital Transformation director di Pinko), Flavio Filoni (Enterprise account executive di CoreMedia), Paolo Giacopelli (business developer di Ephoto) e Giovanni Fiorio (partner account director di Launchmetrics). A nome di Angelini Beauty, cui fanno capo marchi come Laura Biagiotti Parfums, Trussardi Parfums e Mandarina Duck Fragrances, Luca Buratti

sui competitor ha investito in omnicanalità crossborder - che i consumatori, viziati da Amazon e alle prese con molteplici touchpoint, hanno aspettative altissime. Stiamo lavorando con piattaforme interne che miglioriamo giorno per giorno per attrezzarci in ogni situazione, anche quelle di emergenza (come quando la Brexit ha fatto impazzire le dogane) con un’orchestrazione sempre più complessa. Sogniamo di riuscire a dare l’assistenza del negozio fisico al cliente dell’e-commerce». (a.b.)

ha tracciato un identikit della consumatrice: «Prima guardava principalmente i valori esteriori, ma ora è il prodotto in sé che deve istillare fiducia ed è per questo che le review sono importanti». Nella Love Bag di Pinko, realizzata in Apple Skin (un materiale ottenuto dagli scarti delle mele), confluiscono diversi valori materiali e immateriali, dal prodotto made in Italy ed eco-friendly allo storytelling d’impatto che, come ha spiegato Ruffa, si è avvalso anche della realtà aumentata per un evento in Rinascente Firenze: «Così abbiamo creato un’experience a tutto tondo». «Come dice Jeff Bezos, si deve pensare ai clienti come a invitati a una festa da cui devono uscire contenti», ha osservato Flavio Filoni di CoreMedia, che con CoreMedia Content Cloud offre ai player di moda e lusso soluzioni omnichannel avanzate per l’e-commerce. «Quello che facciamo - ha affermato - è facilitare la vita a chi gestisce la customer experience con una regia centrale. Vince l’impostazione composable, basata sull’orchestrazione di tutti i canali». Ephoto, B Corp da quest’anno inserita nel gruppo Triboo, produce

Nella foto, da sinistra, Oscar Sala (business developer di Alpenite), Simona Bosio (head of Business Development di Dhl), Marco Benasedo (chief information officer di Boggi Milano), Fabio Tormen (chief information officer di Venchi) e Marc Sondermann

Sopra, da sinistra, Marc Sondermann, Luca Buratti (head of Ebusiness di Angelini Beauty), Marco Ruffa (Digital Transformation director di Pinko), Flavio Filoni (Enterprise account executive di CoreMedia), Paolo Giacopelli (business developer di Ephoto) e Giovanni Fiorio (partner account director di Launchmetrics). A lato, un modello di Prada, brand che alla Milano Fashion Week ha avuto il Miv (Media Impact Value) più alto secondo Launchmetrics: 278 milioni di dollari, +24% sulla SS 2023

1,5 milioni di scatti l’anno e scommette sui contenuti in 3D. «È per questo - ha detto Paolo Giacopelli - che abbiamo acquisito in esclusiva per Italia e Francia una tecnologia tedesca all’avanguardia». Quanto a Launchmetrics (Brand Performance Cloud leader nel fashion, lifestyle e beauty), «non opera in modo diretto sull’experience - ha ricordato Giovanni Fiorio - ma aiuta i clienti a ottenere la migliore brand performance». L’azienda ha creato l’algoritmo Miv (Media Impact Value), che assegna un valore economico alle citazioni su un marchio nei vari canali, soprattutto in momenti topici come le fashion week, da cui grazie al Miv si può capire chi domina, chi sale, chi scende e le celebrity che contano davvero. (a.b.) 55


INNOVAZIONE PROSPETTIVE OMNICHANNEL DIGITAL EXCELLENCE SUITE

In mercati complessi ci vuole una tempra da changemaker Prodotto, filiera, pagamenti, retail: è in atto un cambiamento epocale a tutti i livelli. Con l’aiuto della tecnologia si possono sciogliere nodi e attivare soluzioni avanzate Gli eventi organizzati da Fashion si sono arricchiti di un nuovo format: la Digital Excellence Suite è una tavola rotonda a porte chiuse - complementare alla Ceo Roundtable -, basata sulla massima selezione dei relatori (top manager sia di moda, lusso e lifestyle, con un focus sul digitale, sia del settore tecnologico) e pubblico, con alcuni interventi “off the records” e fruibile anche online su YouTube. Tra gli speaker della recente edizione, la seconda - moderata dal nostro ceo e direttore Marc Sondermann e intitolata “Crescere in mercati complessi” -, Francesca Sinisi (brand ambassador del marchio Liu Jo Living) ha sottolineato quanto sia importante costruire intorno al prodotto («Un mix di qualità, artigianalità ed eccellenza 100% made in Italy») una strategia a tutto tondo, tra offline e online. Nel caso di Liu Jo Living un caposaldo è la showroom aperta in Brera, mentre nel marketing acquisiscono importanza le collaborazioni con gli arch-influencer. Il punto vendita, come ha ricordato Mario Davalli di Cegid, è il fulcro di cambiamenti epocali. «Analizzando 200 milioni di scontrini abbiamo visto che sono cresciuti del 45% gli ordini conclusi in negozio, ma nati da ricerche sul web o sui social», ha puntualizzato il country manager Southern & Eastern Europe dell’azienda, leader nelle soluzioni software per la trasformazione digitale e omnicanale del retail. Il personale in store deve allora essere digitalmente competente e dotato di strumenti all’avanguardia: «Il mantra è formazione, formazione, formazione». Nei pagamenti c’è grande fermento, come ha ricordato Nicola de Cesare, direttore International Business Development di PagoLight, realtà nata nel 2021 in Compass Banca (Gruppo Mediobanca). «Nel nostro approccio al pagamento rateale - ha affermato - offriamo la possibilità di dilazionare in dieci, 15 tranche o più i pagamenti. Suddividendoli in cifre contenute si fa leva sulla possibilità che target diversi possano avvicinarsi a un prodotto fino ad allora inaccessibile. Ma per proporre questo servizio bisogna avere alle spalle una struttura solida di valutazione del rischio». Quanto alla filiera, «dopo il Covid è stata al centro di un radicale e tumultuoso 56

riassetto, con conseguente accelerazione delle tempistiche», è stata la riflessione di Alessandro Pacetti, global Dtc director di Vibram, da oltre 80 anni sinonimo di alte prestazioni nel mondo della calzatura. Meglio allora, come fa Vibram, avvalersi di siti produttivi vicini a quelli dei clienti, in modo da garantire la massima flessibilità. Del resto, come ben sanno da Centric Software (attiva nelle soluzioni digitali per retailer, marchi e produttori in un’ottica di ottimizzazione del go-to-market), la gestione del ciclo di vita di un prodotto o Plm

può essere un fattore di successo ma anche di insuccesso: dipende come la si gestisce. «In questo campo siamo leader - ha detto Cristiano Gasbarro, commercial director - ma oggi la nostra gamma di soluzioni si è arricchita di strumenti che coprono innumerevoli aspetti, tra cui la costruzione di una strategia degli assortimenti, la gestione della parte distributiva e tutti i processi che arrivano al consumatore finale, senza contare la sostenibilità: la certificazione della supply chain, basata sulla raccolta dei dati su prodotto, composizione, materiali e parco façonisti, è un pilastro delle strategie Esg e anche in questo Centric Software è in prima linea». A proposito di sostenibilità, Enrico Fantaguzzi (digital advisor di Doucal’s, nonché fondatore della Digital Fashion Academy), ha puntualizzato quanto sia strategico comunicarla al consumatore finale con uno storytelling efficace basato sull’emozione, ma anche sulla concretezza di dati ed eventuali certificazioni. «Nel caso specifico di Doucal’s - ha concluso - un prodotto che nasce sostenibile dalle mani degli artigiani è già il primo passo per una narrazione coinvolgente e trasparente». (a.b.)

UN WEBINAR SULLA CINA

Nuove opportunità con l’approccio local based PwC stima che nel 2025 la Repubblica Popolare rappresenterà un quarto del mercato mondiale del lusso e che nel 2027 gli “high net worth individual” saranno 86 milioni, dai 60 milioni del 2022: un dato emerso dal webinar “Crescere in Cina: le opportunità per i brand italiani”, organizzato da Fashion in collaborazione con Cegid e la società di consulenza. «Esiste una nuova generazione di giovani ricchi cinesi, che spende 50mila dollari l’anno in beni di lusso, specie se si tratta di moda e accessori, ma vediamo opportunità trasversali per l’alto di gamma: gioielli, orologi, sportswear e footwear», ha specificato Erika Andreetta, Emea Fashion & Luxury Leader Partner di PwC Italia. Si nota pure che gli shopper della Gen Z (in futuro seguiti dalla Alpha Gen) prediligono la socializzazione, la novità, l’individualità e la realizzazione personale. «La Cina è un mercato per esperti: non si può pensare di estendere semplicemente le strategie che valgono per l’Occidente, a partire da comunicazione e marketing fino al prodotto, mirato anche nel fitting», ha osservato Gionata Galdenzi, e-commerce manager di Moschino. Nel 2022 il brand è passato alle vendite online dirette e sta per lanciare un programma di loyalty per una connessione sempre maggiore con il cliente. «Si tratta di un mercato vasto e in continua evoluzione, dove stanno nascendo diversi marchi locali, soprattutto nei segmenti premium ed entry level - ha ribattuto Marco Ruffa, digital transformation director di Pinko -. Vale la pena andare sul posto, per conoscere la cultura e fare le scelte giuste». Chennan Zhang, head of business development Apac di Cegid, si è focalizzato sull’opportunità delle tecnologie nel gestire i contenuti digitali in diverse lingue come pure i pagamenti. «Oltre ai giganti Alipay e Wechat Pay ci sono molti altri wallet da considerare, per soddisfare un numero sempre più ampio di consumatori», ha osservato. Per quanto riguarda lo shopping fisico, Cegid supporta i retailer nella Cina Mainland, sia nei pagamenti face to face (QR code, carte di credito o pagamenti rateali) che da remoto. Tra le richieste ricorrenti spicca la fornitura della fattura elettronica, sempre più facile grazie al QR code sulla ricevuta: il consumatore lo scannerizza e ottiene subito il documento via e-mail. (e.f.)


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The next fashion frontier

A CURA DI ANDREA BIGOZZI E ALESSANDRA BIGOTTA

ÇANAKU Prima di diventare designer, Jurgen Çanaku era un buyer, esperienza che oggi riversa nel suo brand di moda Çanaku, caratterizzato da una visione personalissima della mascolinità che mixa identità rétro e sartoria tradizionale. La collezione, che dalla stagione SS24 è venduta da Marcona3, si concentra su capospalla - con prezzi sell out che per le giacche sfiorano gli 800 euro e per i cappotti toccano i 1.150 euro - ed è completata da camicie, maglieria merino e misto lana cashmere, accessori eccentrici e una capsule collection di calzature con uno stile fortemente riconoscibile. Anche la stocklist variegata (che include nomi come Eraldo, Dante5, O’luxury e Ratti) ribadisce l’identità sfaccettata del marchio, cui una quantità di celebrities hanno già legato la loro immagine: Irama, Ghemon, Annalisa, Rkomi, Achille Lauro e Måneskin.

Designer Jurgen Çanaku Distribuzione Marcona3 canaku.it

ENDELEA In Italia a fine 2023 c’erano circa 260 aziende B Corp di cui solo 10 appartenenti al settore moda, a cui da pochissimo si è aggiunta Endelea. Ma la certificazione di sostenibilità non è l’unico successo raggiunto dal brand, disegnato in Italia e prodotto in Tanzania.Negli ultimi mesi Endelea ha inaugurato il primo monomarca a Milano, che si aggiunge all’eshop, e strutturato la distribuzione multimarca grazie al deal con la showroom multimarca The Parlor. Zoe Boutique a Bassano del Grappa, Ghiglino a Genova, Margaretha a Pescara e Carmens a Foggia sono alcuni nomi di una stocklist che include indirizzi anche in Francia, Belgio, Olanda e Spagna. Cresce anche la collezione: dalla SS24 Endela disegna le stampe dei tessuti Wax e Maasai usati per i sui capi, mentre in precedenza venivano selezionati presso fornitori locali o acquistati nei mercati di Dar es Salaam. Tra i best seller i pantaloni palazzo in tessuto Founder shuka (155 euro), la maxi gonna Francesca in wax (145 euro) e la Blusa De Gottardo sempre in shuka (140 euro). Distribuzione The Parlor

endelea.it

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INNOVAZIONE DESIGNER TO WATCH

GIO-GIOVANNI GEROSA La natura da nativo digitale (è nato nel 1996) ha portato Giovanni Gerosa a individuare per il suo brand Giò un sistema di produzione e di distribuzione che punta sull’agilità, in modo da valorizzare l’eccellenza made in Italy abbattendo i costi e incrementando l’hype. Come? Ogni prezzo è unico e realmente speciale, perché prodotto su ordinazione. A partire dalla collezione in consegna nei negozi a gennaio, battezzata Chapter 5, la distribuzione è seguita internamente e direttamente dalla sede di via Tucidide a Milano. Un solo appuntamento per la campagna vendita, che si svolge da giugno a settembre e che prevede poi due drop di consegna. Grazie a questo assetto, il brand può andare incontro alle richieste dei clienti, che sono fra i 30 migliori multimarca di Italia e del mondo: Banner a Milano, Spinnaker a Portofino, Victoire a Parigi, Bollicine a Mykonos, Sauce a Dubai, Last Resort a Los Angeles. Il pezzo forte della collezione è la maglieria (Gerosa in passato ha collaborato con il brand Alanui), realizzata a mano in Italia, artigianalmente con cura e precisione, e un prezzo equo, dato il livello di produzione e la materia prima: l'entry price è di 700 euro, mentre i capispalla più importanti, come i cappotti in maglia ricamati con frange e perline, possono raggiungere i 1.800 euro. A questo si aggiunge un universo in crescita di accessori, a partire da 150 euro, e capi in seta da 500 euro.

Designer Giovanni Gerosa Distribuzione Diretta giovannigerosa.com

MRP Una nuova sfida per Shoe Manufacture srl, azienda di Noventa padovana che ha deciso di sbarcare sul mercato delle sneaker con un proprio marchio, pur continuando a produrre per conto di altri brand di alta gamma. Nasce così, con la SS24, Mrp (acronimo che sta per My Real Pleasure), una nuova collezione di sneaker per uomo e donna,con un prezzo retail di 139 euro. La strategia distributiva prevede, nella fase di lancio del progetto, una rete di agenti sul territorio nazionale ed estero, in particolare Europa, con un focus su mercati come Francia, Germania e Benelux.

Fondatrice Diana Eugeni Le Quesne Distribuzione Diretta vusciche.com

VUSCICHÈ Owner Shoe Manufacture Distribuzione Attraverso agenti

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Vuscichè, parola che significa miscela in dialetto abruzzese, è il nome di una collezione di matrice artigianale in cui si mescolano tessuti antichi e scarti di produzioni per dare vita a nuovi capi, celebrando le radici e il territorio. Tra i materiali spiccano le lane jacquard rigenerate, provenienti da antiche coperte, le lane di tessitori italiani certificate Re-Live Tex, il cachemire rigenerato, la seta e la viscosa. «Tutto è partito poco prima del Covid da un cappotto - racconta la fondatrice Diana Eugeni Le Quesne (nella foto con la collaboratrice Federica Rossi) -. Da questa prima creazione sono nate le borse e poi altri capi», vere opere d’arte tessile che vanno oltre il concetto di moda in sé e che, visto il bagaglio di ricerca che c’è dietro, non sono alla portata di tutti. Un cappotto costa intorno ai 1.000 euro, il vestito in damasco Abyss circa 1.800 euro e una giacca 650 euro. «Penso ai modelli Vuscichè come a veicoli culturali e portatori di una storia», chiarisce Diana, che presenta la collezione al salone White e si rivolge a un network iperselezionato di negozi italiani ed esteri, preparando in parallelo il lancio online di due portali, uno per i buyer e l’altro per gli utenti finali. A Diana piacerebbe affiancare all’impegno con Vusciché la collaborazione con altri talenti creativi, per realizzare tirature limitate all’insegna della moda circolare.


MONTICOLOR

Terra è il primo articolo sviluppato da Monticolor nell’ambito della collaborazione con la filiera Re-VersoTM. Cotone biologico OCS e riciclato certificato GRS. Un nuovo approccio produttivo che unisce scienza e tecnologia, al fine di creare un sistema di produzione a economia circolare.

Terra is the first product developed by Monticolor in the cooperation frame with Re-Verso™ Value Chain. OCS organic and GRS recycled cotton. A new production approach that blends science with technology in order to create a production system of circular economy.

www.monticolor.com


ZEGNA BARUFFA LANE BORGOSESIA for

UN LUNGO CAMMINO SEMPRE NEL SEGNO DELL'INNOVAZIONE. E LA STORIA CONTINUA ----------

Offrire i migliori filati in 100% lana merino, pura o mista con fibre nobili, ai maglifici internazionali di alta qualità è molto ma non è tutto per Zegna Baruffa Lane Borgosesia: al savoir faire si aggiungono il servizio, la ricerca e l'impegno di sempre nella sostenibilità, per una delle poche realtà di filatura in cui il ciclo produttivo è verticalizzato al 100%. Tra le novità il trattamento brevettato H2DRY: lanciato in partnership con The Woolmark Company, rende la lana merino più traspirante e performante

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ltre 170 anni di storia, con una missione: offrire il miglior filato di lana 100% merino (pura o mista con fibre nobili, come cashmere e seta), ai maglifici votati all’alta qualità e alle firme della moda alta e premium. Ma c’è dell’altro nel lungo iter di Zegna Baruffa Lane Borgosesia, sintetizzato dal corporate claim Spinning Trends since 1850: «Tutto è nato da una data, il 30 gennaio 1850 - spiega il ceo Lorenzo Piacentini, che affianca ai vertici il presidente Alfredo Botto Poala - da un’idea rivoluzionaria dei fratelli Antongini, che si erano rifugiati in Valsesia dopo le Cinque Giornate di Milano e che avevano finanziato la spedizione dei Mille, facendo parte degli artefici dell’Unità d’Italia». Uno spirito pionieristico e aperto al futuro che è rimasto intatto nel tempo,a partire da quando, nel 1873, Zegna Baruffa Lane Borgosesia fu tra le prime aziende italiane a costituirsi come società di capitali e, pochi anni dopo, installò un vero e proprio sistema di welfare per i suoi operai. Oggi la realtà piemontese impiega nei suoi tre stabilimenti (a Borgosesia, Vigliano e Lessona) circa 600 dipendenti, fatturando 100 milioni di euro, mentre la

produzione si aggira sui 2 milioni di chili di filati l’anno, suddivisi in tre divisioni: Baruffa (filati pettinati e fantasia), Filatura di Chiavazza (filati cardati) e Botto Poala (filati cardati fini e pettinati con blend pregiati). «Possiamo definirci un’azienda produttiva e al tempo stesso un atelier - prosegue Lorenzo Piacentini - perché riusciamo a gestire quantitativi importanti, sempre nel segno della qualità e di una focalizzazione sul segmento premium, ma anche a essere sartoriali, gestendo ordini di diverse grandezze ed essendo in grado di evadere anche le richieste più particolari di clienti basati in ogni parte del mondo, dall’Europa ai mercati extra Ue, presidiati con una serie di filiali. Realizziamo ogni anno circa 35mila colori ma, se ce ne chiedono di particolari, non ci tiriamo certo indietro ed è solo uno dei tanti esempi che potrei fare sulla nostra flessibilità». Un prodotto distintivo e un servizio personalizzato nascono da scelte coerenti: «Da sempre investiamo sul territorio e le persone - sottolinea il ceo -. Inoltre nel 2022 abbiamo assunto 75 dipendenti, di cui il 64% donne e il 32% di età inferiore a 30 anni, nell’ottica di sostenere il ricambio generazionale. Un

argomento che ci sta a cuore, visto che fra le tante iniziative siamo partner del Liceo Tessile all’interno del Liceo Scientifico delle Scienze Applicate». Del resto l’innovazione è la forza che proietta costantemente Zegna Baruffa Lane Borgosesia nel futuro. «Le collezioni sono vive ed evolvono con le stagioni - ribadisce Piacentini -. Allo stato attuale una delle priorità è sviluppare filati seasonless, mentre ci sta dando soddisfazioni H2DRY-Performing Wool At Its Best, un trattamento brevettato, lanciato in partnership con The Woolmark Company, che esalta la traspirabilità, una naturale caratteristica della fibra lana merino ed è ideale per indumenti altamente performanti e tecnici, low pilling e easy care». Test in vivo hanno dimostrato che indossando un capo realizzato con filati H2DRY si beneficia del 7% in più in termini di traspirabilità (rispetto a un filato in lana di riferimento), con una riduzione del 10% del sudore residuo. Non ultimo, la pelle a contatto con il tessuto avverte 1,5 gradi in meno. Alcuni capi sottoposti al trattamento sono stati esposti nello stand di The Woolmark Company a Ispo, mentre a fine gennaio l’appuntamento con Zegna Baruffa


Lane Borgosesia e tutte le sue novità è a Pitti Filati, nello stand I/1-9 al piano terra del Padiglione Centrale della Fortezza da Basso di Firenze. Non si può parlare dell’azienda piemontese senza nominare la sostenibilità: un fatto di dna, visto che la struttura al 100% verticalizzata, che si occupa dalla materia prima al filato comprese le fasi di tintura, è di per se stessa una garanzia di controllo e trasparenza della filiera. «Nel 2018 - spiega Piacentini - abbiamo presentato il primo bilancio di sostenibilità. Siamo precursori di una coscienza Esg

sviluppata su quattro pilastri: qualità e innovazione al servizio dell’ambiente; tracciabilità della supply chain; operations rispettose dell’ecosistema; e non ultime, come dicevo, persone e territorio». Un impegno di prodotto e di processo, all'insegna del costante efficientamento dei consumi di acqua, dell'abbattimento delle emissioni di CO2, di un'attentissima gestione dello smaltimento dei rifiuti, dell'utilizzo di coloranti atossici e della responsabilità verso dipendenti e stakeholder.


MERCATI MADE IN ITALY NUOVI PROGETTI AI BLOCCHI DI PARTENZA

Climate change, Peserico risponde con Transition

IN ATTESA DEL 50ESIMO

Santoni investe sugli artigiani del futuro

L’azienda vicentina veleggia con una crescita del 25% e si appresta a lanciare sul mercato una nuova collezione, per rispondere alle esigenze dettate dal cambiamento climatico. Ce ne parla il ceo Riccardo Peruffo DI ANGELA TOVAZZI

Inflazione alle stelle, guerre in corso, mercati volatili. Il contesto non è dei più semplici. Peserico come risponde? Siamo consapevoli di vivere un momento storico complesso, a causa di una situazione geopolitica internazionale molto tesa. A ciò si unisce il cambiamento climatico, che sta impattando sulle scelte d’acquisto dei clienti: l’inverno che ha tardato ad arrivare ha inciso sulle vendite del periodo in maniera evidente. Per far fronte a questo scenario stiamo già studiando una linea che risponda alle nuove esigenze del mercato: il suo nome è Peserico Transition e debutterà a giugno 2024. Inoltre, scegliamo di dare ancora maggiore attenzione al cliente finale attraverso una customer experience in store di alto livello. Come chiuderete l’anno? Il 2023 registra una crescita molto importante, grazie alle numerose aperture di boutique dirette negli Stati Uniti e in Europa. Parliamo di un fatturato aggregato di 128 milioni. Le vendite consolidate nette supereranno i 105 milioni di euro, con un +25% rispetto all’anno precedente. Per il 2024 prevediamo un ulteriore incremento del 10%, facendo leva su nuovi opening in territorio americano e nell’area del Medio Oriente. L’obiettivo per il prossimo anno è infatti il nuovo flagship store di NewYork in Madison Avenue, oltre ad altri quattro negozi previsti sempre negli Stati Uniti, tra cui a Boston e Palm Beach Garden. Tra i vostri progetti più recenti c’è la linea Aurea. Come procede? Aurea sta riscontrando un grande successo in tutti i mercati, presentando un fatturato in costante crescita. Si tratta di una collezione esclusiva e sofisticata, di ispirazione couture. Apprezzata dal pubblico fin dalla prima sfilata alla Milano Fashion Week in settembre 2022, continua a essere il focus principale dei nostri fashion show e un elemento trainante del business, grazie alla qualità e al design sempre ricercato e innovativo. E il menswear? Anche con la linea Uomo stiamo avendo molte soddisfazioni, in particolar modo nelle boutique in cui è stato studiato un concept di 66

1 1. Il ceo Riccardo Peruffo 2. Il menswear Peserico per la SS 2024. Alcuni look uomo FW 2024/2025 verranno presentati in occasione della sfilata donna a febbraio, durante la Milano Fashion Week

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vendita ad hoc, come nella nuova boutique di via della Spiga 26 a Milano. Attualmente il menswear ha un’incidenza di oltre il 10% sul fatturato e registra una continua crescita, grazie a una proposta sempre più ampia e versatile, rivolta a un uomo dinamico che apprezza il lusso e l’alta qualità. Siamo fiduciosi: anche per le nuove aperture è stata ideata una customer experience dedicata proprio a questo segmento e un personale di vendita formato per rispondere alle esigenze di un pubblico maschile. 

A poca distanza dal suo 50esimo anniversario, Santoni (fondata nel 1975 a Corridonia, nel cuore del distretto calzaturiero marchigiano) guarda al futuro e investe in quella che Giuseppe Santoni, chairman e presidente esecutivo, chiama «cultura del fare». In azienda, dove si fa formazione da 20 anni, è nato un progetto ampio e articolato, per «preservare l’arte e l’artigianalità made in Italy e valorizzare i nuovi talenti». Dopo l’apertura, il marzo scorso, dell’Accademia dell’Eccellenza e la collaborazione con l’Istituto I.p.s.i.a. di Corridonia, per avvicinare i ragazzi alla professione di maestri calzaturieri e per progetti di alternanza scuola-lavoro, la società ha annunciato la sua adesione alla Fondazione Its Nuove Tecnologie per il Made in Italy di Villa Baruchello di Porto Sant’Elpidio (Fm), che gestisce i corsi della Its Smart Academy, tra i quali quello post diploma Its Mode Made in Italy. «Questa collaborazione – spiega Santoni - contribuirà attivamente alla progettazione di percorsi dedicati alle nuove generazioni di artigiani, offrendo l’opportunità agli studenti di beneficiare dell’expertise dei nostri tecnici direttamente presso la sede a Corridonia». L’azienda sta anche lavorando con le Accademie delle Belle Arti del territorio marchigiano per sviluppare un master, dedicato ai laureati nei settori del Design e del Fashion Design e patrocinato appunto dalla maison, che possa educare concretamente al processo di creazione di calzature e accessori: «Un progetto ambizioso, attualmente in fase di elaborazione – precisa Santoni - che rappresenta un connubio fra tradizione artigianale e innovazione accademica, al fine di formare l’artigiano del futuro con un piano di studi che fonda le tecniche di lavorazione artigianale con discipline come lo studio delle lingue, della customer relationship e della comunicazione digitale». (a.t.)


In Europa il valore del Buy Now Pay Later è in costante crescita Sempre più frequentemente e per un bacino più ampio di consumatori, la dilazione dei pagamenti rappresenta una soluzione di rateizzazione che le persone valutano di utilizzare e che si aspettano di trovare presso il loro love brand. Secondo il Global Payment Report 2023 di Worldpay FIS, entro il 2026 in Europa il 62% dei pagamenti e-commerce avverrà tramite metodi alternativi a carte e strumenti residuali.

Millennial e Gen Z sono particolarmente interessati al BNPL

Le nuove generazioni vivono l’esperienza digitale in modo nativo e si avvicinano al Buy Now Pay Later con un approccio positivo: un’ulteriore opportunità per i brand per ampliare la propria base clienti. Le rilevazioni Doxa per Assofin di aprile 2023 evidenziano che il 62% dei consumatori tra i 25 e i 34 anni prende in considerazione il BNPL per futuri acquisti, quota che sale al 67% tra i 18 e i 24 anni. Numeri che rappresentano un potenziale di grande interesse per gli imprenditori che vogliono rafforzare la propria presenza su target prospettici.


Nell’on-line il BNPL esercita una spinta ulteriore alla crescita del valore dello scontrino Il BNPL rappresenta una leva per accrescere la propensione di spesa dei consumatori che si sono dimostrati disponibili a dedicare un budget più elevato per i propri acquisti, a fronte delle opportunità di dilazione. In base alla rilevazione Doxa per Assofin di aprile 2023, l’importo di spesa del 65% dei clienti che hanno acquistato presso i negozi fisici beni e servizi attraverso formule di BNPL è stato superiore ai 950€. Nell’e-commerce invece, solo il 35% dei clienti ha speso importi superiori ai 500€. Esiste quindi un significativo potenziale di sviluppo per la dilazione di acquisti di importo medio superiore ai 1.000€, in particolare sul mondo dell’e-commerce.

Fino al 60% dei consumatori reputa il BNPL particolarmente utile nel mondo del lifestyle Il BNPL è visto dai consumatori italiani come una leva per accedere più facilmente anche a beni aspirazionali, per concedersi prodotti o servizi esclusivi. Per il 60% dei partecipanti alle indagini degli Osservatori Compass, il BNPL è uno strumento particolarmente utile per dilazionare nel tempo l’acquisto fatto, ad esempio per trattamenti estetici o per spese legate al giorno più bello, quello del matrimonio. Osservatori Compass realizzati nel periodo marzo 2023 - novembre 2023


La caratteristica principale di PagoLight è di essere una soluzione finanziaria omnicanale, capace di coprire le esigenze sia della boutique fisica che dell’on-line store. Possiamo infatti già contare su oltre 15.000 negozi e più di 1.000 e-commerce che hanno scelto di proporre il nostro prodotto come metodo di pagamento per gli acquisti dei loro clienti. PagoLight è un prodotto con caratteristiche distintive sia per l’esperienza di acquisto rivolta al consumatore finale, che per la vendita negli store on-line o fisici: • la durata può arrivare sino a 24 mesi • l’importo è dilazionabile sino a 5.000 euro • il metodo di addebito è su carta di pagamento (credito o debito) o su conto corrente. PagoLight fornisce ai merchant la possibilità di utilizzo su ticket medio-alti o su cluster specifici di clientela, e offre pertanto l’opportunità al consumatore di accedere più facilmente a un ventaglio di beni di gamma superiore. PagoLight nasce da un approccio fintech unito alla solidità di Compass Banca, parte del Gruppo Mediobanca e leader nel credito al consumo. Lo sviluppo del prodotto particolarmente innovativo e digitale ha come obiettivo quello di facilitare le vendite ai merchant, supportandoli per aumentare il conversion rate e in generale la loro attività economica. Oltre ad incrementare il valore del carrello o dello scontrino medio, il BNPL permette al consumatore di non sostenere alcun costo per la dilazione, un indiscutibile vantaggio per sostenere le vendite. Per il negoziante o il merchant on-line inoltre, il rischio di credito non graverà sull’imprenditore, ma sarà sempre a carico dell’operatore di BNPL.

Fino al 39% dei consumatori sarebbe disponibile ad incrementare il budget di spesa Sempre in base alle evidenze degli Osservatori Compass sul mondo del BNPL, il 39% degli intervistati, se avesse avuto a disposizione una soluzione per dilazionare i pagamenti, avrebbe incrementato il budget di spesa.

Per tasso di adozione del BNPL, l’Italia è sopra la media mondiale Mentre il 5% dei consumatori mondiali utilizza attivamente il Buy Now Pay Later per i propri acquisti e-commerce, secondo il Global Payment Report 2023 di Worldpay FIS, in Italia chi utilizza lo strumento è già al 6%. Alla luce di una media europea del 10%, è facile prevedere che la propensione all’uso non farà che aumentare nel tempo, su basi già più che solide.


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MERCATI MADE IN ITALY RICAVI RADDOPPIATI IN DUE ANNI

«Caruso è l’alternativa alle griffe blasonate»

Un look della collezione Fall-Winter 2024/2025 di Caruso, protagonista a Pitti Uomo

Marco Angeloni racconta la crescita del brand nelle ultime stagioni, trainata dalle collezioni del direttore creativo Max Kibardin e dalla fabbrica di Soragna, «dove assumiamo nuove leve» Fatturato raddoppiato nel giro di due anni, assunzione di nuove leve nella fabbrica di Soragna e l’arrivo di Max Kibardin come direttore creativo. Con la FW24/25, protagonista a Pitti Uomo, sta per partire una nuova epoca per Caruso. «Il 2023 - conferma l’a.d. Marco Angeloni - chiuderà a 40 milioni di euro, con un +30%» e un trend positivo è previsto anche nel corso del 2024, «rubando spazio alle griffe più blasonate». In questi anni l’azienda ha avviato un percorso di espansione internazionale, con vetrine multimarca in Italia, Giappone, Germania e Scandinavia. Un network di oltre 200 negozi «dove abbiamo la certezza di vendere bene» a chi ama la “playful elegance” del marchio. «Sono i buyer a dircelo - precisa Angeloni -. I

nostri capi piacciono al consumatore perché non sono scioccanti come quelli di alcune sfilate, ma allo stesso tempo non rappresentano mai un déjà vu». Le tre stagioni che hanno portato al revamp di prodotto e vendite sono state caratterizzate dalla presenza di un nuovo direttore creativo, Max Kibardin, che ha lavorato in passato per marchi del calibro di Roberto Cavalli e Bruno Magli. «Sono molto contento dell’apporto che sta dando al marchio - dice l’imprenditore -. Abbiamo tanti nuovi progetti da sviluppare, a comin-

ciare da un modello donna, che inseriremo dalla prossima collezione». «Eravamo alla ricerca di un profilo che ci aiutasse non solo a impostare la collezioni scegliendo colori, fit e ispirazioni di stagione, ma fornisse un contributo determinate anche nel raccontarla e Max sa farlo - precisa l’a.d. -. È un direttore creativo, ma anche un art director e un esperto di comunicazione, persino un po’ producer, visto il suo coinvolgimento nella creazione dei materiali di comunicazione tradizionale e social». E la crescita sana dell’azienda non sarebbe possibile senza il contributo della fabbrica di Soragna, dove lavorano 450 persone, «50 in più rispetto a un anno fa». Il primo cliente della manifattura è attualmente il brand Caruso, ma le partnership produttive con le più grandi maison della moda maschile per lo sviluppo delle loro collezioni va avanti. «La nostra fabbrica è cresciuta - conclude Marco Angeloni - così come il servizio che offre: continuiamo a puntare sul su misura e ci impegniamo a garantire tempi di consegna rapidi e facilità nei riordini. Ovviamente questa attenzione ci ha imposto di selezionare i partner con cui lavorare, non più di dieci, tutte aziende tripla A. Sette sono quelle che fanno la differenza sul mercato in termini di volumi, tre quelle che spiccano per originalità e che ci tengono vivi dal punto di vista della creatività assoluta». (an.bi.)

UN NUOVO TASSELLO

Cuoio di Toscana: al via il progetto di piantumazione Breath for the Planet Cuoio di Toscana aggiunge un nuovo tassello alla valorizzazione del territorio. Il Consorzio conciario presieduto da Antonio Quirici ha ufficialmente inaugurato Breath for the Planet, progetto di piantumazione sviluppato con il patrocinio del Comune di Firenze e in collaborazione con la società di consulenza per la sostenibilità AzzeroCO2. L’iniziativa, presentata lo scorso giugno a Palazzo Strozzi nell’ambito di Pitti Uomo 104, prevede la messa a dimora di 50 piante nel Parco San Bartolo a Cintoia (Firenze), seconda area sportiva dopo Campo di Marte. «Di fronte all’emergenza ambientale non possiamo più stare fermi e

EVENTO ANCHE A MILANO

Woolrich: la première a Pitti con il nuovo corso by Todd Snyder

non agire - commenta Quirici -. Gli alberi sono il nostro futuro, perché sono in grado di assorbire grandi quantità di CO2, aiutando la lotta al cambiamento climatico». Grazie al suo sostegno, Cuoio di Toscana andrà a contribuire al più ampio piano di riqualificazione del parco pubblico di 10 ettari, iniziato nel 2019. Un lavoro in progress che sta aggiungendo attrezzature sportive per bambini e anziani, per rendere gli spazi più vivibili e inclusivi, favorendo al contempo la mitigazione delle emissioni inquinanti nelle città e il miglioramento della qualità dell’aria. (a.t.)

È un momento d’oro per Todd Snyder. Lo stilista-imprenditore americano, a capo dell’omonimo marchio e protagonista con una sfilata al Designer Showcase di Pitti Uomo, si presenta a Firenze indossando anche un nuovo “cappello”: quello di direttore creativo della Black Label di Woolrich, ribattezzata Woolrich Black Label by Todd Snyder. I primi capi disegnati dal designer Usa sono visibili in occasione della sfilata al salone fiorentino il 9 gennaio e successivamente a Milano il 13 gennaio, durante Milano Moda Uomo. La collezione sarà disponibile nei negozi nell’autunno 2024, con un’offerta iniziale di circa 75 modelli e sarà affiancata da una capsule femminile. Con la nomina di Todd Snyder si apre un nuovo capitolo per la storica Woolrich, fondata in Pennsylvania nel 1830 e oggi controllata da Goldwin e L-Gam, con Andrea Cané - anima creativa dell’azienda negli ultimi 25-30 anni – che passa al ruolo di creative advisor del brand. Oltre alla nuova carica, Todd Snyder continuerà a ricoprire il ruolo di executive vice president e chief brand officer di Todd Snyder New York. (a.t.)

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MERCATI OUTLOOK Ph. Elizaveta Porodina

ALTO DI GAMMA Tra dubbi e certezze sul futuro La parola agli analisti

Il lusso sta solo navigando in acque agitate? Gli esperti si dividono Il mercato del settore ha toccato un nuovo record alla fine del 2023 ma diversi fattori potrebbero mettere a rischio la crescita del 2024. Sarà l’anno del punto di minimo? Di certo - ora più che mai - è fondamentale lo shopping dei consumatori cinesi DI ELISABETTA FABBRI

«Morte del lusso? Non ci risulta: è un business solido e in salute, che sta navigando in un mare turbolento». Claudia D’Arpizio, senior partner di Bain & Company, ha messo le cose in chiaro all’appuntamento semestrale con l’Osservatorio Altagamma, dopo una serie di articoli che preannunciavano il declino dei luxury goods, sulla scia del rallentamento emerso dalle trimestrali di alcuni gruppi e di una serie di dati macroeconomici dalla Cina e dagli Usa. Nel 2023 il mercato dell’alto di gamma ha raggiunto, nelle stime della ricerca “Long live luxury” curata da D’Arpizio, un nuovo valore record di circa 1,5 trilioni di euro nel mondo fra beni di lusso perso-

Nel 2023 il mercato del lusso in senso allargato ha raggiunto la cifra record di circa 1,5 trilioni di euro

Alcune proposte di alta gioielleria Giorgio Armani Privé

La crescita del mercato dei beni di lusso personali sarà trainata dai solidi fondamentali del settore

540–580

’19–30F CAGR

’19–23E CAGR

~2.5x

2020 LUXURY MARKET

290

281

2019

362

349

2021

2022

Valori in miliardi di euro

nali, auto, hospitality, vini e liquori, food, design e homewear, fine art, jet e yacht privati e crociere, in aumento previsto dell’810% rispetto al 2022 (+11-13% a cambi costanti, come l’anno prima). Rispetto al 2019 l’incremento risulta del 18-20%. La categoria-chiave dei personal luxury goods, che include abbigliamento e accessori, dovrebbe aver raggiunto i 362 miliardi di euro alla fine del 2023, in aumento del 4% rispetto al 2022 (+8% a cambi costanti). Dalla ricerca di Bain emerge un possibile

’23E–30F CAGR

indebolimento nel 2024, con una crescita del segmento tra l’1% e il 4% rispetto al 2023, sulla base degli scenari a novembre 2023 (data di pubblicazione del report). Come ha spiegato D’Arpizio, a fare la differenza, in una situazione di crescenti turbolenze, saranno la resilienza delle aziende, la rilevanza nei confronti del consumatore e la capacità di rinnovamento, per ampliare la base clienti, pur restando sulla parte alta della piramide del lusso. Bain si spinge anche a fare una previsione per il 2030 dei

2023E

2030F

Fonte: Bain & Company, Osservatorio Altagamma

beni di lusso personali: il valore del mercato potrebbe salire a 540-580 miliardi di euro, immaginando un cagr (tasso annuo di crescita composto) del 5%-7% dal 2023, sostenuto dai solidi fondamentali del settore, nonostante i possibili ostacoli lungo il percorso. Nel 2030 i clienti cinesi dovrebbero rappresentare il 35-40% del mercato, mentre europei e americani insieme saranno un altro 40%. Inoltre, i canali online e monomarca dovrebbero arrivare a coprire i due terzi dell’intero mercato. In questo 69


MERCATI OUTLOOK

1. La sfilata Chanel Métiers d’Art 2023/24, tenutasi in dicembre a Manchester 2. La Pre-Fall 2024 uomo di Louis Vuitton ha sfilato in dicembre sull’Avenue of Stars del Victoria Harbour di Hong Kong: il lusso non bada a spese, come se la domanda fosse ancora forte

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contesto, secondo Bain, i marchi dovranno concentrarsi sull’offerta di esperienze differenzianti e significative lungo l’intero percorso del cliente, indipendentemente dal punto di contatto dell’interazione. Questo porterà anche a una nuova stagione di fusioni e acquisizioni, sostenuta dalla necessità di affrontare le principali sfide del settore. La leadership sulla sostenibilità e sulle tecnologie sarà fondamentale. Secondo Bernstein la questione è la durata del rallentamento. In un report di inizio dicembre gli analisti guidati da Luca Solca si chiedono: «La crescita della domanda sarà solo un po’ inferiore all’8%, che emerge dalle vendite delle aziende quotate in Borsa negli ultimi 25 anni, oppure significativamente al di sotto di tale livello o addirittura negativa?». La normalizzazione

Un numero non esiguo di investitori ipotizza uno o due anni di crescita negativa attraverso uno o due anni di crescita negativa, pur essendo una visione minoritaria, è sostenuta da un numero non esiguo di investitori con cui si confronta Bernstein. Tenendo conto di una più rapida moderazione dei consumatori interni europei e del ritorno dei cinesi, ma con meno entusiasmo (come gli americani e gli europei nel secondo semestre del 2021 e nell’esercizio 2022), gli esperti ipotizzano un incremento del mercato del lusso del 7% per il fiscal year 2024, anno in cui dovrebbe essere rag70

giunto il punto di minimo, mentre nel 2025 si dovrebbe vedere una nuova accelerazione. In Bernstein ricordano che l’industria dei beni di lusso ha attraversato tre anni di crescita tumultuosa, mentre i titoli del comparto hanno subito una correzione al ribasso superiore a quella della domanda dei consumatori di lusso. Le valutazioni in Borsa al momento dell’analisi implicano un aumento low single digit e sono significativamente inferiori alla media decennale. A mettere a rischio il trend al rialzo ci sono fattori come l’aumento dei tassi di interesse per contenere l’inflazione, che potrebbe avere un effetto ritardato anche sui consumatori di fascia alta. Le tensioni geopolitiche hanno continuato a salire. In più il 2024 sarà l’anno delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, che di solito comportano un contesto economico piuttosto dimesso. «Più che mai i consumatori cinesi sono fondamentali - osservano da Bernstein -. Infatti hanno fatto la loro parte nella “staffetta della crescita” del 2023 e le aziende confermano che hanno permesso la maggior parte degli incrementi, se non tutti, negli ultimi tempi. L’accelerazione è stata però trainata dai consumatori di fascia alta. La ripresa della fiducia dei consumatori cinesi e la relativa maggiore spesa discrezionale sarebbero la spinta più importante, nel 2024, per l’industria del lusso». Gli esperti stimano un aumento della spesa cinese nell’alto di gamma a una percentuale medio-alta, dopo il +40% stimato per il 2023. Un altro aspetto da monitorare è il potenziale di profitto del settore. «Sembra passare inosservato - notano gli analisti -.

2

Dove è finita la leva operativa? Quello che sospettiamo essere successo, oltre ai venti contrari sul fronte cambi, è un continuo e pesante impegno a livello di costi: le aziende più importanti hanno continuato a spendere come se la domanda fosse ancora forte e se le cose si facessero veramente difficili nell’esercizio 2024, avrebbero a disposizione un sacco di efficienze di costi». «Riteniamo ancora che il settore sia in un ciclo di declassamenti e vediamo limitati catalizzatori positivi, che potrebbero contribuire a portare maggiore ottimismo nel breve termine», dicono gli analisti di Barclays, che al momento di andare in stampa hanno confermato il giudizio Equal Weight (mantenere in portafoglio) per Lvmh, dopo il declassamento di settembre. «Vediamo ancora rischi a livello di margine a breve termine - spiegano - per la divisione core dei Fashion and Leather GoodsF&LG di Lvmh. L’ebit margin stimato per la seconda metà del 2023 è del 38,4%, mentre è del 39,4% secondo il consensus di Bloomberg. Pensiamo che la crescita della top line possa diminuire a un ritmo più rapido rispetto all’aumento dei costi operativi (pensiamo che il gruppo abbia mantenuto un’elevata spesa di marketing e comunicazione)». L’andamento delle vendite


BRAND MOMENTUM

Chi sale e chi scende? Morgan Stanley interpella retailer e wholesaler Morgan Stanley ha consultato una manciata tra wholesaler e retailer di lusso in Europa Occidentale. Sebbene non si tratti di un campione statisticamente rappresentativo, secondo gli analisti le risposte sono state molto interessanti. Ecco una sintesi pubblicata in dicembre, marchio per marchio, in ordine alfabetico, «da considerare puramente come aneddotica».

1 1. e 2. Fino al 21 gennaio 2024 lo Start Museum di Shanghai ospita Pradasphere II, mostra curata dai co-direttori creativi Miuccia Prada e Raf Simons, che ripercorre la storia e la cultura del marchio fondato nel 2013

nel quarto trimestre potrebbe rimanere contenuto, per cui è atteso un +7% della divisione, dal +11% previsto in precedenza. A livello di gruppo, l’aumento dei ricavi è previsto del 6%, dal 10% precedente. Il possibile contributo della Cina in dicembre potrebbe non bastare a contrastare i trend di deterioramento in altri mercati. I dati mensili sulle carte di credito Usa hanno, per esempio, evidenziato una flessione a due cifre in ottobre, negli Stati Uniti, dopo un settembre piatto. Gli analisti parlano anche di un dibattito attuale tra gli investitori, che riguarda la potenziale debolezza del marchio Dior, a livello di ricavi e di desiderabilità. In merito alle vendite, il direttore finanziario del gruppo ha accennato, durante la teleconferenza sul terzo trimestre, che il marchio stava naturalmente rallentando, dopo una

Il contributo della Cina potrebbe non bastare a contrastare i trend di deterioramento in altri mercati del lusso fase di forte crescita. A parte questo non sono emersi particolari segnali di preoccupazione. A proposito della desiderabilità del brand, in particolare in Cina, gli esperti di Barclays indicano il risultato di un loro sondaggio con Vogue China, che ha rivelato una minore intenzione di spesa per Dior nel quarto trimestre. La griffe ha anche perso posizioni nell’indice dei marchi più hot realizzato dal motore di ricerca Lyst: 13esimo nel terzo trimestre mentre era decimo nel secondo quarter. Questi indica-

2

tori, che potrebbero non cogliere appieno l’effettiva popolarità, indicano comunque un leggero indebolimento che va monitorato. Restando cauti su tutto il lusso, in Barclays prevedono per il 2024 una crescita organica dei ricavi F&LG di Lvmh del 4%, dal precedente +7%. Sul finire dell’anno Morgan Stanley ha invece declassato Lvmh, portando il rating da Overweight (sovrappesare in portafoglio) a Equal Weight. «Ci aspettiamo che continui a guadagnare quote - spiegano - in un settore strutturalmente attraente, ma ipotizziamo che le azioni si muovano lateralmente nei prossimi mesi, dato il probabile ulteriore deterioramento della domanda complessiva del settore nel quarto trimestre 2023, nonché il probabile inizio difficile del 2024 per Lvmh, data la difficile base comparabile e il crescente profilo di rischio per il gruppo e il settore, a causa della maggiore dipendenza dai cittadini cinesi». Mentre scriviamo Prada è l’unico nome

Balenciaga La desiderabilità del marchio sta rallentando, con prezzi elevati difficili da giustificare e pezzi bold statement meno attraenti per i clienti. Bottega Veneta L’entusiasmo non si è ancora ristabilito dopo la partenza di Daniel Lee, i clienti cercano altrove i pezzi di quiet luxury. Burberry I nuovi modelli faticano a trovare consensi tra i consumatori, ma la collezione core rimane forte. Celine Forte brand momentum, con i clienti attratti dalle sue linee portabili, sottili e riconoscibili. Dior La desiderabilità generale del marchio rimane alta, ma si è persa un po’ di attrattività nell’abbigliamento maschile e tra i consumatori più modaioli. Fendi Il momentum sta rallentando, perché il marchio fatica a innovare e a espandere la sua base di consumatori. Ferragamo Al momento alcune borse sono “hot”, ma ci vorrà tempo per commercializzare appieno i nuovi prodotti mossi da una nuova direzione creativa. Gucci Lo slancio del marchio e l’attività commerciale continuano a diminuire, poiché il marchio fatica a riconquistare la sua ampia base di clienti. Miu Miu Prestazioni eccellenti, con un forte brand momentum guidato da investimenti di successo nel marketing, nelle collaborazioni con le celebrity e nei modelli. Moncler Rallentamento per alcuni retailer negli ultimi mesi, ma le vendite si stanno riprendendo, con i clienti interessati ai capi core in piuma d’oca e a quelli con logo. Prada Il forte heritage e l’identità del marchio sostengono la solida base di clienti rimasta fedele e che continua ad acquistare, nonostante i significativi aumenti di prezzo. Saint Laurent Brand momentum stagnante, con poche innovazioni per attirare nuovi clienti. Stone Island I prodotti core stanno andando molto bene, perché i clienti sono attratti dal logo e dagli articoli di marca. Louis Vuitton Lo slancio del marchio è costante, ma la portata non è così ampia come previsto con la nomina del nuovo direttore creativo uomo Pharrell Williams. I recenti aumenti di prezzo potrebbero allontanare i clienti.

71


MERCATI OUTLOOK

M

Update

Nel 2024 Asia e Middle East traineranno la crescita del lusso

Exhibit 4:

1. Morgan Stanley prevede tre scenari per i luxury goods, dal più pessimistico (bear) al più roseo (bull), partendo da una situazione di base dove la Cina emerge, come mercato, per un +12% nel 2024 2. Lo store Galeries Lafayette, aperto a Shenzhen all’inizio del 2023

Luxury Goods Sector: Growth by Nationality 2024 (MS estimates)

Nationality

Share in 2023

China US Europe Japan Korea Middle East RoW Total

28% 24% 22% 7% 5% 5% 9% 100%

Bear case +5% -9% -11% -2% -3% +6% +4% -2.8%

2024 Growth (MSe) Base case Bull case +12% +18% -3% +5% -5% +1% +3% +8% +2% +7% +11% +16% +9% +14% +3.2% +9.5%

Source: Morgan Stanley Research estimates

Fonte: Stime Morgan Stanley Research Exhibit 5:

LVMH Fashion & Leather Goods (F&LG) division – organic sales growth

between 2003 and 2025e (MS estimates for 2023 to 2025)

nel lusso per la persona su cui Morgan LVMH F&LG Organic Sales Growth Stanley ha un rating Overweigth. Il business F&LG di Lvmh, nelle stime degli analisti della banca d’affari americana dovrebbe accelerare dell’8% nel quarto trimestre 2023, rivisto dal +9% ipotizzato in precedenza (come nel terzo trimestre, per effetto dello shopping cinese). Per i primi tre mesi del 2024 è invece prevista una contrazione dei ricavi del 3%, rispetto allo stesso periodo del 2023. Se si verificasse, sarebbe un evento molto raro per questa divisione, che in oltre 22 anni diStanley rilevazioni ha visto il segno Source: Company data, Morgan Research estimates meno solo nel secondo quarter del 2009, nel mezzo della crisi finanziaria globale (se non si considera il primo periodo della pandemia, con i negozi chiusi). Stando alle previsioni pubblicate in settembre, Morgan Stanley prospetta nel periodo 2022-2030 un andamento positivo del lusso a un cagr tra il 5% e il 6,9%. Da tenere presente che fra il 2002 e il 2022 un certo numero di quotate del settore ha mostrato cagr su base organica ben maggiori. Per esempio Hermès (+11,9%), la stessa divisione F&LG di Lvmh (+11,1%), Richemont (+10,6%) e Kering (+8,5%). Per il 2024 la +50%

+47%

+40%

+30%

+20%

+10%

+9%

+12% +11% +10%

+16%

+14%

+13%

+13%

+20%

+15%

+10%

+7%

+5%

+2%

+3%

+4%

1

crescita dovrebbe risultare del 4%, trainata solo dalla spesa dei cinesi, mentre quella degli europei dovrebbe risultare in discesa nell’ultimo quarter del 2023 e rimanere tale per gran parte del 2024. In attesa di conoscere i risultati del quarto trimestre, come osservano da Goldman Sachs, la decelerazione dei trend di crescita vista nel trimestre settembre-ottobre ha mancato di poco il consensus degli analisti: +17%

+14%

+4%

+4%

+0%

+6%

-3%

LVMH F&LG OSG

2025

2024

2023

Stando al consensus degli analisti, il settore sembra convergere verso una crescita più “normalizzata” +6% nel periodo, dopo il +18% del quarter terminato a fine giugno. «I marchi “core luxury” hanno mancato le aspettative, mentre nomi del segmento high-end quotati, come Hermès e Brunello Cucinelli, le hanno battute e altri esposti al segmento premium come EssilorLuxottica, Hugo Boss e Pandora sono risultati sostanzialmente in linea», specificano gli analisti. «Le

Miu Miu resta in vetta Miu Miu (nella foto un look per l’estate 2024) è l’“hottest brand” dell’anno nel Lyst Index 2023. Il motore di ricerche fashion ha analizzato quelle di 200 milioni di utenti nel mondo: quelle relative al brand del Gruppo Prada sono balzate del 39% rispetto al 2022, quando Miu Miu era già in vetta. Merito di alcuni prodotti e di progetti diventati virali, tra cui le co-lab con New Balance e Church’s e le campagne che hanno coinvolto celebrity come Kendall Jenner, Ethel Cain ed Emma Corrin. Nel 2023 il simbolo del lusso per eccellenza è stato il logo Anagram di Loewe, in particolare sulle basket bag del marchio di Lvmh (+170% di ricerche). Tra gli accessori si è imposto il trend

72

2022

Moving 10 year CAGR

LYST INDEX 2023

rch

2021

2020

2019

2018

2017

2016

2015

2014

2013

2012

2011

2010

2009

2008

2007

2006

2005

2004

2003

-10%

2

stime del consensus per il 2024 - aggiungono - sono state abbassate, il che a nostro avviso riflette uno scenario di soft-landing, mentre il settore converge verso una crescita più “normalizzata”». Per quanto riguarda i margini, il lusso sta mostrando una preferenza a investire attraverso il ciclo. L’effetto è un ampio declassamento dei margini 2024 da parte del consenso. Sul fronte mercati, gli esperti di Goldman Sachs parlano di rallentamento interno dell’Europa, nonostante l’apporto del turismo (in particolare dei cinesi), di segnali contrastanti dalle Americhe, con nessun cambiamento significativo nelle condizioni commerciali, nonostante alcune aziende abbiano registrato un miglioramento su base trimestrale (in particolare nel segmento della gioielleria). Il cluster cinese continua a registrare tendenze da piatte a in miglioramento, su una base di due anni, con una notevole ripresa del turismo in area Apac, avvalorata dai risultati ampiamente positivi in Giappone. Le preferenze degli analisti? Al momento di stampare Goldman Sachs ha un giudizio Buy (da acquistare) sui titoli Lvmh, Burberry ed EssilorLuxottica. 

delle naked shoe, le scarpe trasparenti come quelle lanciate dallo stesso Loewe, da Bottega 5 Veneta, da Chanel fino all’emergente Nensi Dojaka, anche se le più ambite sono state quelle di Alaïa. Quanto alle sneaker, sul podio ci sono le Adidas Samba. Tra le borse ha vinto la shoulder bag di Uniqlo dal prezzo democratico (20 dollari). Passando agli eventi di maggiore impatto, hanno sbancato il tour Renaissance di Beyoncé con la tuta di Loewe (+140% di ricerche) e, tra gli altri, la campagna digitale di Jacquemus per le Bambino bag, senza contare il buzz generato dallo show di Versace a Hollywood. Il brand to watch del 2023 è Dilara Findikoglu (+89% di ricerche), che prende il nome dalla stilista turco-britannica di base a Londra. Piace a molte celeb e ha avuto una nomination ai British Fashion Awards.





MERCATI BACK IN BUSINESS SCOMMETTERE SUL SOL LEVANTE Lo yen debole aiuta il revival della moda Cruciali i servizi di personal shopping

Tra la classe media e i turisti: il Giappone è forte perché lo shopping è fisico e specializzato Mentre Cina, Usa ed Europa rallentano, il mercato nipponico è tornato a performare, mettendo in luce tassi di crescita che non si vedevano dal 2003. Il merito è della valuta debole, del boom di visitatori cinesi e del revenge shopping della classe media. I big del lusso stanno già cavalcando l’onda, ma ci sono forti opportunità di sviluppo anche per i brand più piccoli. Oltre a puntare sui capitali, i marchi dovranno offrire un servizio e una visione a lungo termine DI ANDREA BIGOZZI

Per anni, prima che scoppiasse il fenomeno Cina, è stato considerato la Mecca del lusso asiatico e ora, tra alti e bassi e dopo una pandemia che ha tenuto chiuse le frontiere per tre anni, il Giappone è tornato a rappresentare un mercato importante per i marchi dell’alto di gamma e non solo, che infatti da qualche tempo hanno ricominciato a investirci. E a ragion veduta: il Paese del Sol Levante è uno più promettenti del momento, grazie a una classe media che dimostra un rinnovato interesse per il settore e allo yen debole, che spinge il turismo. «Nel 2023 il Giappone si è rivelato il mercato più dinamico con un +17%, crescita che non si vedeva dal 2003, influenzata dai consumatori locali e dai turisti, specie cinesi», conferma Federica Levato, partner di Bain & Company. Secondo la società di consulenza, nel 2023 la spesa in beni di lusso nel Sol Levante ha raggiunto i 29 miliardi di euro e in base alle previsioni del Consensus di Altagamma - che incrocia i pareri di numerosi analisti del settore aumenterà del 6% anche nel 2024, perché i giapponesi saranno meno impattati nei prossimi mesi dalla situazione macroeconomica mondiale. Anche McKinsey ha individuato nel mercato nipponico uno dei diamanti del settore fashion, prevedendone un +4% fino al 2025. Qui la crescita non è stata solo elevata, ma anche omogenea: hanno performato sia il segmento lusso, sia il non lusso e in più c’è stato un incremento trasversale in tutte le categorie merceologiche, che si accentua negli accessori e, in particolare, nelle borse e in tutti gli accessori in pelle. «Non è un caso che, nonostante i momenti difficili vissuti dall’economia nazionale, il Giappone sia rimasto stabilmente tra i principali mercati per moda e lusso: qui i consumatori sono particolarmente favorevoli agli acquisti di alta gamma e, più in generale, di prodotti a elevato contenuto di stile e qualità - racconta Davide Sesia, manager italiano da 30 anni in Giappone, recentemente nominato (ed è la prima volta di un manager straniero) Executive Vice President & Director del department store Sogo & Seibu -. C’è 76

un altro aspetto che rende il mercato resiliente ed è l’elevato grado di uniformità sociale: la fascia di età di chi fa acquisti è molto ampia rispetto ad altri mercati maturi, dove la domanda si concentra su un target anagrafico più ristretto. E poi pesa anche l’alto tasso di occupazione femminile». TRA I BIG DEL LUSSO È LA REGIONE CHE AVANZA DI PIÙ Per il Sol Levante, forte dei suoi 126 milioni di abitanti, la fase di accelerazione nei consumi di moda e alto di gamma è arrivata con la riapertura delle frontiere in seguito alla pandemia, a fine 2022, con riflessi positivi sui conti economici per tutti i big del lusso

Il mercato del lusso in Giappone

€ 29miliardi

Con una crescita del 17% è stato uno dei settori più dinamici del 2023. La spinta è arrivata dai consumatori locali e dai turisti (specie cinesi)

Fonte: Bain & Company

mondiale, che per tutto il 2023 hanno visto crescere le vendite in Giappone, in particolare il terzo trimestre. Un periodo che, a livello generale, si è rivelato ricco di soddisfazioni per il settore, ma che qui ha regalato performance sopra la media a tutti, con record per Prada (+47%), Zegna (+31%) ed Hermès (+25%), solo per citare i casi più eclatanti. Persino Gucci, che nel 2023 ha vissuto un calo generalizzato delle vendite, ha trovato un po’ di conforto nel Giappone, che ha regalato alla maison della doppia G ricavi in progress

del 32%. Come sappiamo, la performance passata non è mai un indicatore predittivo di quella futura, ma gli addetti ai lavori sembrano essere fiduciosi sulle prospettive del mercato nipponico, convinti che l’onda lunga del revenge spending post-Covid nel Sol Levante sia destinata a durare ancora per un po’. «Molti ricchi giapponesi vogliono mettersi la pandemia alle spalle - fa il punto Elisa Reggiani, global sales director di Plan C, brand italiano che sin dalla nascita nel 2008 vede nel Giappone il suo primo mercato - e hanno grande appetito per i prodotti di lusso, mantenendo però un atteggiamento piuttosto conservatore nei confronti della moda e privilegiando nell’acquisto brand del lusso dalle principali maison, di cui si fidano». Anche le preoccupazioni legate alle guerre e alle incertezze economiche (anche qui l’inflazione è in crescita, ma non tocca i livelli europei e statunitensi) non sembrano destinate a compromettere le opportunità di business che si stanno presentando ai player del settore, dai big brand alle realtà più di nicchia. «Per il momento la domanda si conferma alta - conferma Sesia, che prima di Sogo & Seibu ha guidato le filiali giapponesi di Prada e Benetton -. Forse lungo il 2024 i tassi di crescita saranno rivisti al ribasso ma non si aprirà, a mio avviso, una fase recessiva, perché l’economia giapponese è forte. Il merito di questa forza è nella classe media, davvero solida, perché pur non avendo un reddito disponibile elevatissimo, è meno vulnerabile alle turbolenze dei cicli economici rispetto a quanto accade in Occidente». LE MOSSE DELLE AZIENDE: SFILATE, NEGOZI E “GAISHO” La crescita del mercato in questi mesi è andata di pari passo con alcune scelte dei marchi: nel 2023 Chanel (33 store nel Paese) e Marni (25 negozi, su un totale di 96 nel mondo) hanno scelto Tokyo come sede delle loro sfilate. Per entrambi queste iniziative sono state l’occasioni per stringere nuovi legami con la scena commerciale nipponica, attraverso l’ampliamento o l’aggiornamen-


Tokyo e Osaka nella top 10 delle capitali del luxury retail Rank City

Number of luxury stores

% of total

1

Tokyo

234

3.8%

2

Seoul

221

3.5%

3

Paris

165

2.6%

4

Hong Kong

148

2.4%

5

New York City

134

3.8%

6

London

128

3.8%

7

Shanghai

106

1.7%

8

Beijing

102

1.6%

9

Osaka

98

1.6%

10

Taipei

90

1.4%

Fonte: databoutique.com, Bernstein Analysis

1. Nel 2023 Hermès ha festeggiato i 40 anni di presenza in Giappone e rinnovato lo store di Sapporo 2. Lardini aprirà nel 2024 un nuovo monomarca a Tokyo, grazie al finanziamento di 150 milioni di yen di Intesa Sanpaolo

E la crescita non si ferma... Mercati

Previsione 2024

Europa

+4%

Nord America

+2,5%

America Latina

+3%

Giappone

+6%

Asia

+8%

Middle East

+7%

Resto del mondo

+4,5%

Fonte: Altagamma Consensus 2024

1

to del network retail. Fashion show a parte, infatti, gli investimenti in loco dei brand internazuionali si stanno concentrando sulla shopping experience, con Tokyo che - secondo gli ultimi dati forniti dallo studio Luxury Retail Evolution di Bernstein - resta saldamente la capitale mondiale del retail monomarca e Osaka che occupa la nona piazza nella top10 delle città dove si concentra il maggior numero di store. Ma la clientela nipponica è molto appassionata di moda, vuole essere trend setter, ama prodotti di qualità e soprattutto originali. E questo approccio apre le porte della distribuzione anche a realtà indipendenti e outsider. Così, se per ovvia “potenza di fuoco” economica sono le grandi griffe ad aprire e ristrutturare numerosi flagship store, c’è spazio d’azione anche per marchi italiani più piccoli. «Qui il nostro retail sta performando bene - conferma Andrea Lardini, a.d. di Lardini -. I budget di tutti i punti vendita sono positivi e questo ci ha spinti a pianificare nuove aperture, come quella prevista a Tokyo nel quartiere di Aoya-

2

ma a inizio 2024». Dal 2021 è stata costituita la Lardini Japan, con una partnership col gruppo Toyoda: capitolo che ha segnato per l’azienda italiana specializzata nel menswear l’inizio di un piano di sviluppo retail, che richiede tempo e risorse: il nuovo monomarca di Aoyama, ad esempio, aprirà grazie al supporto del Gruppo Intesa Sanpaolo, che ha sostenuto l’investimento con un finanziamento a lungo termine di 150 milioni di yen, pari a circa un milione di euro. «Il Giappone - prosegue l’imprenditore - in questo momento è un’isola felice, il mercato interno funziona e anche i flussi turistici dai Paesi asiatici sostengono il commercio. Le opportunità per i brand italiani continueranno a proporsi, perché il consumatore locale sostiene e apprezza i prodotti, i codici e i valori culturali e artigianali del made in Italy, ma non bisogna dimenticare che questa non è una piazza commerciale mordi e fuggi: richiede investimenti di medio-lungo termine, e non parlo solo di capitale. Per farsi conoscere ci vuole tempo,

la strategia distributiva non la si mette in piedi in tempi record». La crescita del mercato del lusso, oltretutto, sta avvenendo in un momento particolare, in cui si registra un graduale cambiamento dei consumatori giapponesi e delle loro aspettative. Che si traduce in una maggior attenzione rispetto al passato per i marchi indipendenti. «Risulta importante che i brand emergenti abbiano una forte individualità e incontrino il gusto dei nuovi ricchi giapponesi: è una grande sfida, perché in Giappone ci sono molti brand locali di alta qualità», conferma Reggiani di Plan C, sottolineando l’importanza di avere un partner locale che abbia la capacità di veicolare gli investimenti nel modo più efficace, garantendo il posizionamento del brand nei key account. «Il nostro piano di sviluppo con Bluebell Group racconta la manager - prevede nei prossimi tre anni nuove aperture monomarca Plan C, affiancate da un rafforzamento della nostra presenza nel wholesale di alto livello». Un canale, quello del wholesale, che in ef77


MERCATI BACK IN BUSINESS

Il Giappone nei conti dei big: per Prada è da turbo, per Gucci il baluardo Nei nove mesi del 2023 tutte le aziende quotate crescono nel Paese del Sol Levante più che altrove

Prada* +47%

Gucci*

+32%

Saint Laurent* Bottega Veneta*

Hermès

Zegna

+31,8%

+29%

+25,4%

+21,7%

+17%

+20,8%

+12%

-7%

-4%

-2% Fonte: Prada, Kering, Hermès, Zegna; elaborazione Fashion

fetti non può certo essere trascurato, perché seppur in sofferenza come del resto nelle altre parti del mondo, qui gioca ancora un ruolo fondamentale nell’affermazione commerciale di ogni brand. La leadership nella distribuzione multimarca resta in mano ai grandi department store locali, «che non sono percepiti come semplici rivenditori ma come dei brand developer e, secondo le mie stime, valgono ancora il 70% delle vendite per diverse categorie merceologiche», puntualizza Sesia, ai vertici di un colosso retail da circa 500 miliardi di yen di fatturato (ol-

€ 15.3miliardi

Il valore del fashion e-commerce in Giappone, con un +27% tra il 2019 e il 2021 tre 3 miliardi di euro). «È vero - conferma Reggiani - le grandi catene sono molto rilevanti in Giappone, ma si focalizzano sui brand stabili e che assicurano buoni livelli di sell out oppure preferiscono, almeno nel ready-to- wear, sviluppare le loro private label, assicurandosi così massimi profitti». L’alternativa ai department store nel panorama multimarca sono gli independent fashion store, che garantiscono meno volumi rispetto ai department store, ma valorizzano lo scouting e sono continuamente a caccia di nuovi brand internazionali da affiancare a una selezione autoctona, che possano soddisfare le richieste dei loro clienti, per lo più giovani o stranieri. «Tokyo resta ancora una di quelle città in cui i negozi multibrand ti fanno venir voglia di fare ac78

Con Plan C Carolina Castiglioni è riuscita a penetrare il mercato giapponese con successo, grazie all’aiuto di un partner locale che ha garantito il posizionamento del brand nei key account

quisti, perché il concetto di buying è sempre molto legato a quello di fare ricerca e proporre continue novità. Siamo lontani anni luce da ciò che succede in Italia», sottolinea Giacomo Piazza, co-fondatore e direttore della showroom multimarca 247. Per l’imprenditore, che recentemente ha stretto una partnership commerciale e di capitale tra la sua realtà, basata a Milano, e la piattaforma multimarca nipponica Seiya Nakamura 2.24, il wholesale è rimasto un canale di vendita forte agli occhi del consumatore per la sua affidabilità. «I buyer che vendono nei negozi fisici - spiega - fanno sempre attenzione al prezzo con cui escono i prodotti, tengono in forte considerazione i materiali dei capi e stendono ordini proporzionati alla loro reale capacità di vendita, in

PRADA

linea con il loro target di clientela. È tutto più organico, in un momento dove nel resto del mondo è tutto disorganico. Questo loro approccio consente ai retailer, grandi o piccoli, di navigare a vista, dote fondamentale in questo momento, ribadendo quanto ancora oggi nella distribuzione multimarca sia importante fare un lavoro di qualità». Quello nipponico, dunque, si conferma un mercato dove le esperienze fisiche uniche apportano valore all’acquisto. O forse sono parte del valore dell’acquisto stesso. Lo dimostra il fatto che, proprio in questi mesi di rebound del settore, in Giappone stia tornando in auge il “gaisho” (un tipo di vendita personalizzato e a domicilio, rivolto ai clienti di alto livello), su cui sta investendo fortemente Lvmh, e soprattutto che nel Paese non ci sia mai stata l’ubriacatura da shopping online. Secondo le stime, tra il 2019 e il 2021 il fashion e-commerce si è incrementato del 27%, raggiungendo i 2,4 trilioni di yen di vendite (pari a circa 15,3 miliardi di euro), ma in Giappone questo viene visto ancora come un canale di vendita accessorio, nonostante i marketplace più in ascesa (tra questi Rakuten e Zozo) abbiano finalmente ingaggiato mega-marchi globali sulle loro piattaforme e anche i player di nicchia digital-first e i department store locali stiano guadagnando terreno. «Il push delle vendite digitali, partito con il lockdown, proseguirà in futuro, ma la frequentazione del punto vendita fisico rimarrà prioritaria - racconta Davide Sesia -. Ad affermarsi saranno quelle piattaforme che, al pari di un punto vendita fisico, forniscono una componente di servizio personalizzato molto alta e una grande quantità di informazioni sul prodotto. La competizione sul prezzo non basta a fare la differenza». Ma in questo revival del settore moda e lusso


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MERCATI BACK IN BUSINESS

Il record di turisti (specie dalla Cina) è un driver per la moda

I PUNTI DI FORZA SECONDO SATOSHI KUWATA

«Il Giappone è uno status: chi vende qui fa un salto in avanti»

(% y-y) 2500 2000 1500 1000 500

23/7

23/4

23/1

22/10

22/7

22/4

22/1

21/10

21/7

21/4

21/1

20/10

20/7

20/4

-500

20/1

0

(yy-m)

Fonte: Nomura, su dati della Japan National Tourism Organization

in Giappone non contano solo fattori endogeni (la crescita del Pil, il revenge shopping, la rinascita della classe media), ma anche esogeni. Di questi ultimi uno dei più rilevanti è l’incremento dei flussi turistici, in particolare dalla Cina, spinti dalla debolezza dello yen. E c’è chi scommette che il vero driver della crescita nel 2024 saranno proprio i viaggi. «Il ritorno di turisti dall’Asia - conferma Piazza - ha determinato questa nuova fase positiva: non solo perché vedere tanto interesse e good vibe dei turisti stranieri intorno a Tokyo ha impattato positivamente anche sulla domanda interna, ma anche perché il dover far fronte alla

Secondo Davide Sesia, appena nominato Executive Vice President & Director di Sogo & Seibu, i grandi department store giapponesi valgono ancora il 70% delle vendite per diverse categorie merceologiche

€ 601,4 milioni le esportazioni italiane di tessile-abbigliamento verso il Giappone da gennaio a settembre 2023, in crescita del 14,1%

richiesta, commercialmente sempre più rilevante di clienti cinesi e coreani, ha portato i negozi nipponici ad ampliare la loro offerta e a contemplare anche brand e designer più contemporanei. Quindi si sono create nuove opportunità anche per realtà che proponevano uno stile poco affine al gusto del cliente giapponese, che è molto fedele ai suoi marchi». IL SOL LEVANTE È IL NONO CLIENTE DEL MADE IN ITALY I risultati delle campagne imprenditoriali dei marchi italiani focalizzate sul Giappone non mancano. Lo dicono i numeri 80

delle esportazioni dei prodotti made in Italy a Tokyo: secondo i Fashion Economic Trends di Camera Nazionale della Moda nel 2023 (dati aggiornati a dicembre) il Paese è stato al nono posto tra i clienti della moda italiana, primo per percentuale di crescita. Infatti ha assorbito vendite per oltre 1,4 miliardi di euro, +16,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Dati altrettanto positivi arrivano da Smi-Sisterma Moda Italia per Confindustria Moda: da gennaio a luglio 2023 le esportazioni italiane di tessile-abbigliamento verso il Giappone sono state pari a 601,4 milioni di euro; a tale risultato si è giunti grazie a una crescita del +14,1% rispetto al medesimo periodo del 2022. Il Giappone è risultato il 12esimo mercato di sbocco del tessileabbigliamento italiano, con un 2,6%. 

Il Giappone ama e acquista i marchi di moda internazionali, ma in questo periodo fatica a imporre nuovi talenti creativi su scala globale. Satoshi Kuwata, da stilista giapponese basato a Milano con il marchio Setchu, ci dica il perché. È vero, i designer giapponesi non stanno “uscendo” molto rispetto al resto del mondo. Credo sia dovuto al fatto che non portano spesso presentazioni nelle capitali della moda e anche a un problema di comunicazione in inglese. Inoltre, riescono a crearsi un business sufficiente in Giappone, quindi non sentono il bisogno di uscire dal Paese e diventare internazionali. Cos’ha di unico il Giappone? Aiuta il business, ma anche l’immagine. Avere una distribuzione significa essere un brand evoluto, perché i consumatori tengono alla qualità e alle storie e studiano a fondo il marchio o i prodotti. In un certo senso, per un’azienda straniera, vendere in Giappone è una sorta di status. È vero che è un mercato per sempre? Qui i clienti sono molto fedeli ai brand che scelgono. Una volta che amano un’azienda e i suoi prodotti, l’ameranno per il resto della loro vita. Il made in Japan è un brand in crescita? Purtroppo il Giappone sta perdendo produttori come il resto del mondo, ma qualità del Made in Japan è sicuramente una delle migliori. Per chi cerca la qualità, il Made in Japan è fondamentale. (an.bi.)


ZERO WATER



MERCATI BUYERS' SURVEY VENDITE UOMO FW23/24 La certezza è lo shopping fisico Il cliente chiede concretezza

L’eccesso di stock riduce gli ordini ma sale la voglia di scouting Le vendite nella rete fisica di negozi multimarca sono state migliori rispetto al canale online e le previsioni dei buyer contano su un rafforzamento del trend per il 2024. Il ritorno del retail ha un impatto sull'offerta: serve potenziare la qualità e fare più ricerca, anche perché le griffe che performano sono sempre meno. Ordini con il freno a mano tirato per ridurre stock e sconti che pesano come un macigno sui margini DI ANDREA BIGOZZI

MONCLER

con budget troppo ottimistici, che non avevano previsto l’inflazione in aumento e la forte diminuzione del potere di acquisto delle famiglie. Sono queste le previsioni dei circa 40 retailer multimarca interpellati da Fashion a proposito delle vendite uomo dell’autunnoinverno 2023/2024 e delle prospettive per il 2024. In sostanza, «lo scenario non è roseo, ma neppure terribile», è il commento di molti titolari dei negozi multimarca: nei prossimi mesi i retailer saranno chiamati a rivedere il loro recente modello di business, controllando maggiormente i costi e puntando su una clientela non più orientata alla ricerca di promozioni online (specie riguardanti le grandi griffe), ma in cerca di una shopping experience reale e tangibile, con al centro un prodotto "concreto" e con un posizionamento di prezzo medio/medio-alto. La dimostrazione più eloquente di questo ritrovato entusiasmo per il business offline arriva dagli investimenti

Come sono andate le VENDITE UOMO della fall-winter2023/2024?

50%

SONO CALATE

34%

HANNO MANTENUTO GLI STESSI LIVELLI DI UN ANNO FA

16%

SONO CRESCIUTE

Tutti i dati sono aggiornati al 22 dicembre 2023

Il 2024 si preannuncia in netto contrasto con il 2023: un anno in cui assisteremo a un ulteriore rafforzamento del negozio fisico e al conseguente calo del commercio elettronico, che dal 2020 ha avuto un costante impulso, caratterizzato da meno offerta sugli scaffali e nelle vetrine dei punti vendita multimarca rispetto ai 12 mesi precedenti, perché i buyer hanno ridotto gli ordini per le prossime due stagioni. È una scelta necessaria per riequilibrare un mercato dopato dal revenge shopping e dall'ubriacatura da e-commerce, che ha caratterizzato il periodo 2020-2022 e la prima parte del 2023. Una circostanza che porterà a una normalizzazione del mercato, con alcuni effetti negativi già messi in conto (probabilmente i volumi di vendita nel 2024 saranno più contenuti rispetto al passato), ma anche alcuni risvolti positivi fortemente attesi, come la riduzione al ricorso a sconti selvaggi, preservando le marginalità. Proprio a causa dell’intensità promozionale, infatti, nel 2023 molte attività, hanno registrato vendite con basse redditività, se non addirittura in terreno negativo. Ma si era trattato di una scelta obbligata, presa per far fronte all’eccesso di merce presente nei magazzini, frutto di campagne vendita targate 2022 affrontate

83


MERCATI BUYERS' SURVEY

LA PAROLA AI RETAILER MULTIBRAND Qual è stato il marchio BEST SELLER FW23/24 di abbigliamento uomo?

E il marchio BEST SELLER ONLINE, sempre al maschile?

1 Moncler

1 Stone Island

2 Stone Island

2 Autry

3 Prada, Zegna, Tagliatore

3 POLO Ralph Lauren,

4 Carhartt, C.P. Company

Golden Goose 4 Moncler, Carhartt

Sacai x Carhartt WIP

Stone Island

C’è un marchio uomo

Tra gli ACCESSORI chi ha vinto?

OLTRE NOMI GIÀ AFFERMATI

da segnalare?

1 Autry

Tra gli altri Magliano, Namacheko, Studio Nicholson, On Shoes, After Label, On Running, Norda, Who Decides War, Hevo, Bode NY, Rakkì, GMS 75, Drôle de Monsieur, Cortigiani, Our Legacy, Hindustrie

2 Montblanc 3 Tom Ford, APC, Prada,

Saint Laurent

After Label

Autry

Qual è la MERCEOLOGIA che ha venduto di più nell’uomo? * Sneaker e calzature sportive Maglieria Piumini e capispalla sportivi Pantaloni Giacche Felpe Camicie Cappotti Abiti eleganti, calzature classiche Pelletteria Giubbotteria in pelle Abiti su misura

29% 16% 12% 11% 6% 6% 5,5% 4,5% 4,5% 1% 1% 1% * Risposte multiple

Golden Goose

84


10 CORSO COMO - Milano

VALTELLINI - Rovato in Franciacorta (BS)

AGNETTI - Macerata

CLAN UPSTAIRS - Milano

MORAS - Intimiano (Co)

SIR ANDREW'S - Capri

stanziati per il brick and mortar: sono in tanti i titolari di multibrand che nel 2024 saranno impegnati nel refurbishing dei loro indirizzi già esistenti per valorizzarli meglio e altri ancora, tra cui Colognese1882, Cuccuini, Fiacchini, Vela Shop e Guarino Store, si renderanno protagonisti di new opening. Il

tutto nonostante, come detto, nel 2023 (specie nella seconda parte) si sia registrata una contrazione dei volumi alla cassa: il 50% dei dettaglianti intervistati, infatti, dice di aver registrato una diminuzione di vendite di moda uomo, mediamente compresa tra il 15% e il 20%. La tenuta dei fatturati, dove c’è stata, è spesso un’illusione ottica, perché guidata essenzialmente dall’incremento dei prezzi in vetrina. Con i dati del nostro sondaggio, arriva anche un piccolo cigno nero (termine che in statistica indica un risultato inatteso). Di solito si dà questo appellativo a un fenomeno imprevisto e dal risvolto negativo ma non è questo il caso, anzi. Questa volta il cigno è nero solo per la novità del fenomeno, almeno rispetto al mercato wholesale degli ultimi tre anni. Il 43% dei negozianti intervistati ha infatti dichiarato di aver venduto più nel fisico che nell’online e a questo dato va aggiunto anche un 19% dei dettaglianti che non vende attraverso e-commerce. Solo per il 18% il digitale si è rilevato un canale performante nel corso dell’autunno-inverno 2023/24. È un’inversione di tendenza? È un dato destinato a rientrare? Nessuno lo sa con certezza, ma intanto per il 2024 solo un 5% dei buyer pensa che le vendite online potrebbero risalire, a discapito degli acquisti fatti in store. Stando così le cose, c’è da chiedersi che cosa ha comprato e, soprattutto, che cosa compre-

COSA CERCA LA CLIENTELA MASCHILE NEL PRODOTTO?

26,5%

CONCRETEZZA

25,5% PREZZO

24%

MATERIALI

11,5%

MADE IN ITALY

7,5% NOVITÀ

5%

CREATIVITÀ

Quanto avete venduto nel negozio FISICO e quanto ONLINE?

43%

PIÙ NEL FISICO CHE NELL’ONLINE

20%

FIFTY-FIFITY

19%

SIAMO SOLO NEL CANALE FISICO

18%

PIÙ NELL’ONLINE CHE NEL FISICO

85


MERCATI BUYERS' SURVEY

MANTOVANI - Greve in Chianti (Fi)

DEFLORIO - Noicattaro (Ba)

GALIANO BOUTIQUE - Napoli

PAOLO PESSINA - Monza

PETER CI - Como

L'INCONTRO - Modena

Come sono andate le vendite del BLACK FRIDAY?

43%

NON ABBIAMO ADERITO

20%

SONO CRESCIUTE RISPETTO AL 2022/23

20%

SONO CALATE

17%

STESSI LIVELLI DI UN ANNO FA

86

NOHA - Brindisi

rà il consumatore, che in questa stagione si è riconnesso fortemente con la boutique su strada? A livello di best seller tengono, ma con performance molto meno brillanti rispetto al passato, brand come Moncler e Stone Island. Sono, invece, in costante crescita stagione dopo stagione, marchi di abbigliamento con un prezzo più competitivo come C.P. Company, Tagliatore, Polo Ralph Lauren e Blauer (i cui piumini con impuntura di ispirazione militare a cipolla sono stati gettonatissimi). Sempre meno presenti nella classifica dei bestseller le grandi griffe. Un fenomeno che i negozianti definiscono fisiologico per almeno due ragini. La prima è che molti big brand si stanno allontanando

dal modello di vendita wholesale. La seconda è che per il consumatore finale acquistare prodotti che costano almeno il 35% in meno rispetto alla media della categoria lusso rappresenta oggi un’arma per contrastare il caro-vita. Non stupisce quindi che a trainare le vendite negli accessori sia una brand Autry (con sneaker a partire da 145 euro), anche se proprio questa categoria è quella in cui i brand del lusso continuano a fare la differenza nei multimarca, con Prada (con le sneaker), Zegna, Tom Ford e Saint Laurent ancora capaci di suscitare l’entusiasmo della clientela. Il «ritorno» dei negozi non ha a che fare solo con l’esperienza dello shopping, ma anche con le caratteristiche dei prodotti offerti. La merce standard era la preda perfetta del commercio elettronico, ma in store vincono i capi ricchi di contenuti speciali: serve qui potenziare la qualità dell’offerta e fare più ricerca. A questo proposito fioccano le dichiarazioni dei buyer, che si ripromettono di approfittare di Pitti Uomo e delle fashion week di Milano e di Parigi per fare scouting di brand concreti, e che costino il giusto. Perché - dicono i dettaglianti - alla fine è questo che vuole il cliente uomo. E proprio a queste caratteristiche di concretezza e value for money rispondono i marchi outsider, citati dagli intervistati tra quelli in ascesa. Si va da After Label, che si è affermato sul mercato molto competitivo dei piumini, posizionandosi


IED for

IED: RESPONSIBLE FASHION DESIGN E TEXTILE DESIGN TRA I NUOVI BIENNI SPECIALISTICI ----------

Al via con l’anno accademico 2024/2025: il Biennio in Responsible Fashion Design si svolge a Milano con il coordinamento di Marina Spadafora e quello in Textile Design a Firenze, coordinato da Umberto Sannino. Si punta a formare progettisti e progettiste in grado di apportare cambiamenti sistemici in un’industria della moda alle prese con sfide decisive

S

ono nove i Bienni Specialistici che IED presenterà per l’anno accademico 2024/2025. Obiettivo, inaugurare un nuovo sistema di corsi per formare designer capaci di provocare cambiamenti significativi e positivi nei diversi ambiti progettuali e nel contesto socio-culturale di riferimento. I programmi consentiranno agli studenti di ampliare e approfondire lo sguardo sulla contemporaneità, trasformando il proprio approccio al progetto per modellare e immaginare il futuro, inteso come NATURAL RHAPSODY Jeru Yang e Susy Zhang piattaforma per la giustizia Proponendosi di condurre sociale ed ecologica. il cambiamento in chiave Attraverso progetti di design sostenibile ed ecofriendly, le designer utilizzano interdisciplinari, analisi una biopelle creata da loro critica e interazione con impiegando semi e polpa di avocado e tinture naturali nei esperti di diversi settori, tessuti (tè nero, eucalipto, gli studenti affineranno e lonicera), al cui interno è potenzieranno le capacità presente anche un allume in grado di creare un effetto tecniche, progettuali e professionali acquisite, cristallizzato. L’obiettivo è diventando catalizzatori di cambiamenti positivi in un realizzare una collezione mondo sempre più interconnesso. L’industria gioca sostenibile e biodegradabile con materiali 100% naturali. La quindi un ruolo cruciale nel realizzare la coesistenza collezione si colloca in un futuro degli interessi commerciali con la gestione distopico: “immaginiamo un mondo, tra 150 anni, in cui gli sostenibile delle risorse: occorre attivare pratiche di unici elementi riconducibili alla economia circolare e una progettazione socialmente natura sono proprio i capi”. responsabile. In quest’ottica si inseriscono, in particolare, i due nuovi Bienni in Design della Moda: Responsible Fashion Design (presso Ied Milano, coordinato da Marina Spadafora) e Textile Design (presso Ied Firenze, coordinato da Umberto Sannino). Il Biennio in Responsible Fashion Design indaga il vero impatto della moda sull’ambiente e sulle persone coinvolte nella catena di produzione mondiale, puntando a sviluppare negli studenti un pensiero critico e propositivo verso i fenomeni di sovraproduzione e sovraconsumo.Il corso inoltre offre una panoramica dettagliata sulle nuove regole della strategia per il tessile circolare e sostenibile (pubblicata a marzo 2022 dal Parlamento europeo e che sarà ratificata entro marzo 2024 in tutti i Paesi europei), e fornisce informazioni e strumenti per una progettazione che tenga conto dell’intero ciclo di vita di ogni capo di abbigliamento, dall’ideazione alla produzione. Alla base il principio di circolarità (che consiste nel prevedere cosa accadrà agli abiti una volta smessi), e l’analisi di pari passo dei materiali meno impattanti e il loro riciclo a fine vita. La metodologia legata al design si svilupperà in un’ottica di zero spreco, che include tecniche di Zero Waste pattern making, Draping, Fully Fashioned Knitwear e 3D Rendering. In parallelo, Ied

Firenze inaugura il Biennio in Textile Design, coordinato come si diceva da Umberto Sannino in una regione, la Toscana, che registra in Italia il numero più alto di imprese del tessile, dando lavoro a circa 130mila persone, di cui 115mila professionisti artigiani e specializzati, molte delle quali operative nei distretti di Prato e Scandicci. Il Biennio in Textile Design nasce per rispondere alla crescente ricerca di designer specializzati e consapevoli delle principali leve della sostenibilità. Lavorando sulle e con le realtà locali, il corso evidenzia l’importanza dei distretti produttivi nazionali, artefici di prodotti rivoluzionari e con una ridotta impronta ambientale, dove le aziende si trasformano in hub di condivisione, ricerca e sviluppo, oltre che di produzione. Gli studenti avranno l’opportunità di apprendere come rispondere in modo efficace alla domanda da parte dei consumatori di prodotti che non siano solo belli e funzionali, ma anche rispettosi dell’ambiente, innovativi e socialmente responsabili. In linea con l’Agenda 2030, si intende formare una nuova generazione di designer consapevoli, che non solo abbraccino la sostenibilità come un valore centrale, ma che siano capaci di condurre ricerche e pratiche innovative per guidare l’industria verso un futuro più sostenibile, con una visione trasversale in grado di legare i diversi indirizzi del design.

MATERIA

Francesco Matera e Alessio Baldasseroni Premio International Lab of Mittelmoda - The Fashion Award 2023 Una collezione moda e accessori adattiva e inclusiva, dall’estetica funzionale e che va oltre il binarismo di genere. La collezione spazia da capi sportivi, che si adattano perfettamente al corpo grazie ai multilayer, ad abiti formali e a maglieria. Grande importanza assumono gli accessori da chiusura, come nei capi dedicati a chi non può usare le gambe, con aperture complete nelle giacche e nei pantaloni che permettono di vestirsi autonomamente, così come di facilitare la vestizione anche a chi assiste la persona disabile


MERCATI BUYERS' SURVEY

COLOGNESE - Montebelluna (Tv)

GIORDANO BOUTIQUE - Pompei

MICHELE INZERILLO - Palermo

RINGRAZIAMO PER IL CONTRIBUTO

FILIPPO MARCHESANI XXXXXXXXXX-- Brindisi Cupello (Ch)

Cosa vi aspettate dal 2024?

40%

ONLINE IN CALO E PARTE FISICA IN RIPRESA

23%

ONLINE E PARTE FISICA ENTRAMBI IN TENUTA

23%

CALO DI TUTTI I CANALI

9%

CRESCITA DI TUTTI I CANALI

5%

ONLINE IN RIPRESA E PARTE FISICA IN CALO

88

JULIAN FASHION - Milano Marittima

nel segmento urban-fashion anche grazie al target price vantaggioso, a Drôle de Monsieur, che è un nuovo Ami ma molto più abbordabile. Ma da questa edizione del nostro sondaggio, così fortemente incentrato sulla dicotomia tra on e offline, non poteva mancare un riferimento a Farfetch che - tra perdite, svalutazioni, azioni legali e ipotesi di privatizzazione e cambio di proprietà - è nell’occhio del ciclone. Che succede, quindi? Stiamo assistendo al canto del cigno della piattaforma, che fino a non molto tempo fa era considerata il gigante imbattibile del mondo degli e-tailer multimarca? Nessuno si sbilancia sul futuro di Farfetch, ma tutti i buyer sostengono che una crisi così profonda era prevedibile, specie da quando la piattaforma fondata da José Neves, che era nata nel 2008 con il preciso intento di sostenere il commercio multimarca, aveva iniziato a dialogare direttamente con i brand. «Da quel momento gestire l’impresa e realizzare profitti è diventato per loro più oneroso», dicono i buyer, che si interrogano soprattutto sulle possibili ripercussioni per i tanti multibrand indipendenti che usano la piattaforma come canale di vendita, anche se i volumi sono sempre minori. «Per il momento i pagamenti arrivano regolari», rivelano i diretti interessati tirando un sospiro di sollievo. 

10 Corso Como Milano - Adani Boutique Modena Agnetti Macerata - Bernardelli Stores Mantova - Biffi Boutiques Milano, Bergamo - Bini Silvia Viareggio Boutique Stella Asiago (Vi) - Caneppele Boutique Trento - Clan Upstairs Milano - Colognese 1882 Montebelluna (Tv) - Cuccuini Livorno, Pistoia, Massa Carrara, Forte dei Marmi (Lu), Punta Ala (Gr), Porto Cervo (Ss), Madrid - Deflorio dal 1948 Noicattaro (Ba) - Divo Boutique Santa Maria a Monte (Pi), Pontedera (Pi) - Fiacchini Boutique Forte dei Marmi e Portovenere (Sp) - Filippo Marchesani Vasto e Cupello (Ch) - Galiano Boutique Napoli, Sorrento, Giugliano in Campania e Aversa - Giglio Palermo - Giordano Boutique Pompei (Na) - Gisa1965 Ancona - Guarini Concept Store Pescara Guarino Store Roma, Porto Cervo, Poltu Quatu, Porto Rotondo, Maldive - Julian Fashion Milano Marittima (Ra), Lido degli Estensi (Fe), Rimini, San Marino - Il Duomo Novara, Chamonix - Paolo Pessina Monza - L’Incontro Modena - Leam Roma - Mantovani San Giovanni Valdarno (Ar) - Mario Adario Sorrento, Santa Agata sui due Golfi - Michele Inzerillo Palermo - Moras Boutique Intimiano (Co) - Noha (Brindisi) - Nugnes Trani (Bt) - Papillon Corigliano Calabro (Cs) - Peter Ci Como) Porrini Moda e Casa Besozzo (Va) - Sir Andrew’s Capri - Tufano Moda Pompei (Na) e Scafati (Sa) - Valtellini Rovato in Franciacorta (Bs) - Vela Shop Cagliari Sassari - Porto Rotondo - Forte Village - Vietti Arona, Lucerna, Crans-Montana, Zermatt


CONSINEE for

CONSINEE X VITELLI: A PITTI DEBUTTA CASHMERE TRAIL, PROGETTO DI DESIGN E LUSSO SOSTENIBILE ----------

Al primo piano delle Costruzioni Lorenesi un layout immersivo introduce a una capsule di 10 capi in cashmere di Vitelli, fatto con filo di recupero delle rimanenze stagionali del gruppo cinese, che vanta fino al 20% della produzione mondiale di filati in puro cashmere. Un’intesa catturata dall’obiettivo del fotografo Patrick Bienert

C

onsinee Group Co., LTD, gruppo cinese leader nel mercato dei filati pregiati da filiera certificata e sostenibile, torna a Pitti Uomo 105 dopo la “prima” edizione di giugno 2023. Alla Fortezza da Basso, dal 9 al 12 gennaio, debutta in anteprima esclusiva Cashmere Trail, un progetto e una speciale collaborazione tra Consinee e Vitelli, marchio italiano di maglieria sperimentale e responsabile, guidato dal fondatore e direttore creativo Mauro Simionato. Al primo piano delle Costruzioni Lorenesi, un layout dalle atmosfere immersive introduce alla capsule di 10 capi in cashmere, in puro stile Vitelli, realizzata interamente con filo di recupero selezionato tra le rimanenze stagionali dello stock Consinee. Una proposta disegnata da Mauro Simionato - la prima collezione in puro cashmere per Vitelli -, in cui lo stile contemporaneo e le pratiche rigenerative del brand milanese si arricchiscono nel dialogo con i filati Consinee, dando nuova vita a materiali di pregio. Il percorso visivo, sempre a cura di Simionato, si sviluppa con le immagini fermate dall’obiettivo di Patrick Bienert, fotografo tedesco noto per i suoi lavori su identità giovanili e territori in trasformazione. Accanto, una video-installazione esprime, quasi come un taccuino visivo, il viaggio alla scoperta del cashmere che attraversa tutte le fasi della supply chain. Tra Inner Mongolia e Ningbo, dai pascoli alla fabbrica, la narrazione lascia emergere, nella sua interezza, la filiera virtuosa di produzione del cashmere attivata da Consinee, una dimostrazione di impegno

alla sostenibilità. Una collaborazione che, come sottolinea Boris Xue, ceo di Consinee, «rappresenta un ulteriore impegno verso lo sviluppo sostenibile, mirando a promuovere una produzione più responsabile attraverso l’alchimia tra innovazione italiana e tecnologia manifatturiera cinese». «Le materie prime prosegue Boris Xue - hanno un ruolo cruciale nell’industria del lusso: con questa iniziativa vogliamo sottolineare il continuo impegno di Consinee nella ricerca e nell’approccio all’artigianalità nello sviluppo delle materie prime. Con la crescita dei prodotti Consinee e l’aumento della visibilità dell’azienda, speriamo di coltivare e supportare sempre più designer di talento nazionali e internazionali attraverso il nostro progetto “Phoenix Plan”, dedicato ai designer emergenti nella maglieria». «L’incontro con Consinee - dice Mauro Simionato, fondatore di Vitelli - nasce da un interesse da parte dell’azienda cinese verso le pratiche ‘rigenerative’ di Vitelli nella maglieria d’alta gamma, oltre alla curiosità nei confronti del mio storytelling di brand, in continuo equilibrio tra prodotto ed immagine, artigianalità e ‘cultura’». Simionato ricorda che quando ha chiesto ai responsabili di Consinee di fornirgli informazioni dettagliate sulla loro filiera produttiva e, in particolare, quella del loro cashmere certificato e del loro filato riciclato, «la risposta dell’azienda è stata ‘perché non vieni a vederla e documentarla di persona?». «Ed è così - spiega - che in compagnia del fotografo Patrick Bienert mi sono immerso in un viaggio a ritroso, dagli stabilimenti a Ningbo, dove oltre alla filatura si pratica anche il riciclo, fino ai pascoli in Inner Mongolia, per tracciare e raccontare

insieme il percorso del cashmere Consinee e il ‘commitment’ d’azienda nello sviluppo di un sistema produttivo più responsabile».Come

infine sottolinea Antonio Cristaudo, direttore commerciale e sviluppo di Pitti Immagine, «Pitti Uomo è da sempre terreno fertile per la nascita e il lancio di nuove collaborazioni tra i player di filiera. Siamo molto felici di ospitare l’incontro tra un’azienda di riferimento della filatura mondiale e l’eclettico brand di un designer italiano impegnato nell’approccio consapevole alla moda. Una realtà in ascesa, che fa tesoro dell’antica tradizione italiana della maglia e impiega pratiche sostenibili come riciclo e upcycling, con una visione estetica assolutamente contemporanea».


MERCATI MADE IN ITALY FRA I TRAGUARDI STORE A MILANO E ROMA NEL 2024

Ciesse Piumini, obiettivo raddoppio dei ricavi in due anni Marco Colacicco di Mittel racconta la strategia di crescita del brand di piumini sulla scorta delle novità introdotte con la collezione FW24/25, protagonista a Pitti

LICENZA BIMBO CON MINICONF

Roy Roger’s cresce (+8%) e conquista gli Usa con Dave’s

DI ANDREA BIGOZZI

«La nuova collezione FW24/25 rappresenta un punto di svolta per restituire a Ciesse Piumini il suo posizionamento originale e riportarlo a essere un brand di culto. Ci piace considerarla una “stella a 4 punte” con l’offerta di quatto label Heritage, Premium, Tech Tailoring e Lab». Marco Colacicco, presidente del comitato esecutivo di Mittel, racconta così la collezione che segna il rilancio dello storico brand di piumini, acquisito nel 2019, che sarà svelata a Pitti Uomo, con un’installazione che è una full immersion nel mondo Ciesse Piumini. Qual è l’idea commerciale dietro il nuovo assetto di collezione? Abbiamo elaborato un piano per coinvolgere clienti di ogni età e stile di vita, dai giovani fino agli adulti, con capi tecnici e funzionali ma anche tanta creatività e sperimentazione. La parte Heritage, sviluppata in ottica 100% sostenibile, è legata al mondo mountaineering e adventure. A comporla sono sette modelli: quattro nuove proposte e tre i piumini storici degli anni ’80 reinterpretati. Premium, invece, è pensata per un pubblico internazionale e attento ai trend e si divide in tre categorie: medium puffy, superpuffy e softshell declinati in diverse lunghezze e shape. C’è poi l’offerta Tech Tailoring: capi realizzati in tessuto tecnico softshell, con uno stile classico ed elegante. Infine, la Lab che copre l’offerta di capi contemporanei, che parlano un linguaggio specifico GenZ. Oltre all’Italia, quali sono i mercati che si sono rilevati più recettivi? Ciesse Piumini è presente sul mercato principalmente attraverso il canale wholesale e attualmente siamo molto presenti in Italia, presso department store e negozi multimarca (circa 1.300 tra adulto e kids), oltre che in 70 insegne all’estero. Il nostro obiettivo nel breve periodo è

Due look FW 2024/2025 Ciesse Piumini Heritage

un’internazionalizzazione di fascia alta, puntando principalmente a Spagna, Germania, Grecia, Nord Europa e Giappone, oltre che un riposizionamento, ottimizzando gli attuali retailer. Il canale retail monomarca tornerà a essere una priorità? Attualmente non abbiamo negozi monomarca, ma ci stiamo lavorando. Puntiamo all’apertura di due store nel nuovo anno, uno a Milano e un altro a Roma, in zone strategiche che raccontino il nuovo lifestyle Ciesse Piumini. Come pensate di chiudere a livello di vendite il 2023 e quali previsioni avete per il 2024? Chiuderemo il 2023 con un fatturato di 23 milioni, ma puntiamo al raddoppio nel giro dei prossimi due anni. Il 2024 sarà un passaggio fondamentale, perché lanceremo tutti i nuovi progetti sui quali puntiamo e crediamo fortemente. 

A MAISON OBJECT DEBUTTA LA LINEA CASA

Uomo, pets, bimbo: Faliero Sarti fa il tris a Pitti Tre stand a Pitti per altrettanti progetti di stile. Con l’edizione di gennaio del salone fiorentino, Faliero Sarti conferma la strategia di diversificazione della sua gamma, partecipando non solo a Pitti Uomo come già altre volte in passato, ma anche al salone satellite di Pitti Pets e a Pitti Bimbo, con la prima collezione junior. Con questa mossa l’a.d. Monica Sarti, non solo dà fiducia alla manifestazione fieristica “di casa” (anche Faliero Sarti è basato a Firenze), ma dimostra che l’azienda, specializzata in sciarpe, è una realtà sempre più rotonda e pronta ad adattarsi alle esigenze del mercato.«Reinterpretiamo nel mondo bimbo e in quello degli animali i nostri tessuti e le nostre stampe, per offrire una proposta coordinata agli accessori degli adulti - spiega Monica Sarti -. È il primo anno che lanciamo una collezione così ampia, che oltre all’abbigliamento e agli accessori proporrà anche una linea casa che presenteremo, invece, a Parigi in occasione di Maison Object». (an.bi.) 90

L’ultima novità è l’accordo con Miniconf per la licenza della linea bimbo. Ci sono poi il progetto con il negozio specializzato in workwear Dave’s di New York, che da capsule diventa collezione fissa e il potenziamento del prodotto, che si è evoluto dallo storico denim al total look, a spingere i conti di Roy Roger’s. La Manifatture 7 bell, a cui il marchio fa capo, ha chiuso il 2023 con ricavi in crescita a 28 milioni (+8% sul 2022) e la prospettiva è di superare quest’anno i 30 milioni. «Un risultato alla nostra portata – spiega l’a.d. Niccolò Biondi, che guida l’azienda di famiglia col fratello Guido (direttore creativo) e con la madre Patrizia (presidente) – visto che la crescita è proseguita con la campagna vendita della PE2024, che ha segnato +5%. Ora puntiamo a confermare il risultato con l’invernale». Il progetto di aumentare l’export rimane valido, «ma resta l’attenzione sull’Italia, che cresce e che vorremo valorizzare con un monomarca a Milano». All’estero Roy Roger’s si sta rafforzando in Giappone e negli Usa, grazie alla capsule con Dave’s, piaciuta ai department store, da Saks, a Bloomingdale’s. «Risultati - dice Biondi - che ci hanno spinto a rendere la collaborazione con Dave’s una collezione indipendente, con una strategia distributiva dedicata. Abbiamo ampliato l’offerta, che ora conta 30 capi total look per l’uomo e, altra novità, per la donna». Il progetto sarà svelato al Pitti Uomo, insieme alla linea main FW24 ispirata allo stile degli Anni 80 (foto). Mentre dalla showroom di Milano si svolgerà anche la campagna vendita degli altri brand di La Manifatture 7 bell: President (in crescita a doppia cifra) e Amish, denim brand dal target giovane, che ha superato i 2 milioni di ricavi. A dare linfa ai conti aziendali c’è anche la linea bimbo di Roy Roger’s, che dalla FW23/24 è in licenza a Miniconf e viene presentata a Pitti Bimbo. (an.bi.)


ELLESSE SINCE 1959

TAKING INSPIRATION FROM THE ARCHIVE

RE-IMAGINED FOR TODAY

PITTI IMMAGINE UOMO | 9-12 GENNAIO 2024 | PADIGLIONE CAVANIGLIA | STAND 57-58 DISTRIBUTED AND LICENSED BY NICE FOOTWEAR S.p.a.

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13/12/2023 10:43:00


MERCATI MADE IN ITALY

Leo Scordo (Pal Zileri): «Nel 2024 avanti tutta su franchising e Stati Uniti» Nuovi store al via in Europa e Medio Oriente. Lavori in corso anche negli Usa, terzo mercato di riferimento per le vendite online dopo Uk e Italia Si preannuncia un anno caldo per Pal Zileri, brand nato nel 1980 a Quinto Vicentino e controllato dagli arabi di Mayhoola for Investment. Dopo aver inaugurato un nuovo modello in franchising e aver aperto, nel corso del 2023, gli store di Doha (nel Mall of Qatar), Ginevra e Riyadh, il marchio si prepara ad accelerare con gli opening. Come anticipa Leo Scordo, ceo dal 2021, «gli obiettivi saranno principalmente in Europa e Medio Oriente», con una serie di nuovi store che andranno a potenziare un network che già comprende spazi anche a Dubai, Bahrein, Al Khobar, Baku, Amman e Mexico City. Non mancheranno gli investimenti sulla rete wholesale, che conta oltre 500 clienti multibrand e una serie di corner e shop-in-shop a Londra (Harrod’s e Harvey Nichols), in Spagna e Portogallo (El Corte Inglés), Lione, Dubai (Galerie Lafayette), Tblisi (Galleria Mall), Mexico City, Polanco, Santa Fe,

1. Leo Scordo, ceo del brand vicentino 2. Il relaxed sartorial di Pal Zileri per la Fall-Winter 2024

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Perisur, Quéretaro, Monterrey (El Palacio de Hierro), Melbourne e Sidney (David Jones). Un ruolo di primo piano sarà giocato dagli Stati Uniti, dove nel 2023 è stato siglato un contratto con Icot Agency: «L’obiettivo - spiega il ceo - è un riposizionamento del brand in termini di distribuzione rispetto a quanto ottenuto in passato. Icot è un’agenzia con un forte know how nel mondo lifestyle, che potrà aiutarci nel comunicare ed esprimere meglio il potenziale del brand su un mercato importante come quello statunitense». Basti pensare che negli ultimi anni gli States hanno avuto una crescita importante delle vendite online delle collezioni, posizionandosi al terzo posto dopo Uk e Italia. «Abbiamo lanciato l’e-commerce nel 2020 2 aggiunge l’a.d. - ed oggi rappresenta il 5% del fatturato totale. Numeri ancora piccoli ma certo interessanti, perché questo canale ci sta dando la possibilità di interagire in maniera diretta con i nostri clienti e coglierne in tempo reale le esigenze». Last, but not least, tra i nuovi progetti spicca la promozione del servizio su misura di Pal Zileri, come sottolinea Scordo: «Abbiamo già pianificato oltre 100 giornate dedicate a trunk show e a incontri con i clienti nei nostri mercati principali». (a.t.)

CON LA FIRMA DI GREGORIA CARMAGNINI

Gas reloaded: il nuovo manifesto è “Keep it simple. Stay true. Stay real” Dopo la ristrutturazione interna, Gas Jeans si presenta con un volto nuovo e obiettivi ambiziosi. Presente nel mercato del denim da oltre 40 anni, il brand vicentino sta vivendo una rivoluzione in seguito all’acquisizione, ricapitalizzazione e un cambio di rotta ai vertici, in primis con Rino Castiglione, il ceo della società di investimenti Alpha Square, che si è unito al board della nuova società Gas Milano 1984 e insieme ad altri investitori sta rilanciando il marchio a livello internazionale. Obiettivo dichiarato della holding svizzera è «proiettare Gas Jeans 92

BRAND DI GOLDEN SEASON

Afterlabel accelera in Asia e Russia, con una tappa da Gerard a Firenze Afterlabel, brand premium di moda urban che fa capo alla bresciana Golden Season Fashion Industry (titolare anche di At.P.Co e Skills&Genes) mantiene fede alla sua mission di “andare oltre”, come ribadisce anche il logo con il simbolo della “barra di inoltro” utilizzata nei linguaggi tecnologici con il significato di “ciò che viene dopo”. Non solo dal punto di vista delle tendenze, ma anche dello sviluppo a livello di business, come sottolinea la direttrice commerciale Lella Canestro: «Oggi siamo presenti in oltre 500 multimarca informa - con una quota export intorno al 55%, ma puntiamo ad accelerare, con Asia, specialmente Corea e Giappone, e Russia in pole position». In cantiere ci sono numerosi eventi finalizzati alla promozione del brand nelle piazze più strategiche, «per alzare - dice Canestro - il percepito del brand a livello di immagine». In quest’ottica rientra anche la vetrina di Afterlabel allestita da Gerard a Firenze, dal 7 al 26 gennaio, in concomitanza con gli eventi di Pitti. (a.t.)

verso una crescita sostenibile, sfruttando l’innovazione tech della società d’oltralpe e l’heritage industriale del brand». L’offerta dell’autunno-inverno 2024 vuole esserne la conferma: sotto la guida della direttrice creativa Gregoria Carmagnini, sul mercato arriva «una collezione e un’immagine completamente rinnovate, che rispondono in primis all’intento di conquistare un pubblico più giovane e mettere a fuoco un’identità più forte per la linea donna». “Keep it simple. Stay true. Stay real” non è solo il pay-off della nuova campagna, ma «il manifesto del brand, che promuove la semplicità, l’autenticità e la qualità come valori fondamentali del futuro di Gas Jeans». In prima linea una fusione di denim e capi casual chic, che ridefiniscono l’urban streetwear in una proposta genderless, dalle linee pulite e dai dettagli presi a prestito dal mondo workwear. (a.t.)


CAMERA SHOWROOM MILANO CSM è un’associazione autonoma, libera ed indipendente. CSM è dedicata a tutti gli showroom multibrand di Milano più rappresentativi del fashion e con una forte vocazione internazionale. CSM ha tra i suoi obiettivi fondamentali l’esigenza, resa ancor più forte dalla recente situazione congiunturale, di fare squadra. CSM ha concretizzato, grazie alla collaborazione con Confartigianato Moda, importanti attività durante le Fashion Week di Milano: ARTISANAL EVOLUTION + CSM MEETS SUSTAINABILITY

CAMERA SHOWROOM MILANO ringrazia 1ST FLOOR

PROGETTO MILANO

999 SHOWROOM

RENZO VESENTINI MILANO

ARETE’ SHOWROOM

S5 SHOWROOM

ASESTANTE SHOWROOM

SD SHOWROOM

BRERAMODE

SHOWROOM A. FICCARELLI

BOIOCCHI SHOWROOM

SHOWROOM DUNE

CASILE & CASILE

SHOWROOM JE T’AIME

CONTINUO

SHOWROOM PAPAVERI

DANIELE GHISELLI SHOWROOM

SPAZIO 38

DMVB SHOWROOM

SPAZIO COLTRI

ELISA GAITO SHOWROOM

SPAZIO LIBERTY

FATTORE K MILANO

STUDIO 360 SHOWROOM

GARAGE MARINA GUIDI

STUDIO POGGIO

MANNERS

STUDIO TATO SOSSAI

MARCALEC GROUP

STUDIO ZETA

MODERN SWOWROOM

STYLE COUNCIL SHOWROOM

PANORAMA MODA

THE PLACE SHOWROOM

PERCORSI OBBLIGATI

ZAPPIERI

CSM - PERCHÈ SENZA UNA VISIONE COMUNE, NON ESISTE FUTURO! CAMERA BUYER ITALIA

W ooo

CAMERA BUYER ITALIA


MERCATI TESSILE

SINERGIA NEL SEGNO DELL’ECCELLENZA

SITO PRODUTTIVO FONDATO NEL 1903

Vitale Barberis Canonico celebra i 360 anni a Firenze

Chargeurs Pcc: Lainière de Picardie taglia il traguardo dei 120 anni

Protagonista di un evento nella seconda giornata di Pitti la lana Saxon Merino, che dà vita a una capsule con Caruso Appuntamento il 10 gennaio presso la Galleria Secci a Firenze per celebrare i 360 anni di storia di Vitale Barberis Canonico con una capsule realizzata insieme a Caruso: il brand di moda maschile presenta una serie di giacche fatte con un tessuto esclusivo del Lanificio in pura lana Saxon Merino. Dai volumi dell’archivio di Vitale Barberis Canonico sono state selezionate dieci fantasie, una per ogni tappa della plurisecolare storia dell’azienda biellese, nel segno della sartorialità e del saper fare italiano. Rivisitate e riportate alla contemporaneità, queste fantasie rivivono nella flanella The Saxon Club, in pura lana Saxon Merino, che prende vita in particolare nella giacca Aida completamente intelaiata, sfoderata e studiata per garantire libertà di movimento. Come spiegano da Vitale Barberis Canonico, valorizzare la lana Saxon Merino significa contribuire a preservare una razza di pecore che ha fatto la storia del tessile. Un iter partito nel XVIII secolo, che ha attraversato le corti europee finché a metà dell’Ottocento Eliza Forlage introdusse un piccolo gregge in Australia. Le Saxon, di dimensioni più ridotte rispetto alle altre pecore, richiedono molte attenzioni e producono meno lana. Gli allevatori che riforniscono Vitale Barberis Canonico aderiscono volontariamente ai protocolli di Integrity Animal Welfare, che implicano una cura etica degli animali e dell’ambiente. Caratteristica princi-

Dall’archivio del Lanificio sono state selezionate dieci fantasie, una per ogni tappa della sua storia

pale della lana Saxon è un crimp elevato, grazie al quale la fibra somiglia a una molla, che conferisce corpo e struttura alla fibra stessa. La flanella in 100% lana Saxon ha una mano morbida e calda, oltre a un aspetto gonfio e tridimensionale. Il peso sostenuto garantisce una caduta impeccabile. Queste le dieci tappe salienti della storia di Vitale Barberis Canonico: gli inizi nel 1663, la “patente” di commerciante di panni per Giuseppe Antonio Barberis nel 1780, l’avvio della produzione industriale con Giuseppe Barberis Canonico nel 1867, la prima fabbrica a ciclo completo aperta dallo stesso Giuseppe nel 1902, l’inaugurazione di altri due impianti nel 1921, la fondazione dell’azienda che conosciamo ora a opera del figlio di Giuseppe, Vitale Barberis Canonico, la trasformazione in società per azioni realizzata dai figli di Vitale, Alberto e Luciano, nel 1970, il via all’intesa con gli allevatori australiani con un focus sulla lana Saxon da parte di Alberto nel 1980, l’ingresso della 13esima generazione (Alessandro, Francesco e Lucia) nel 2008 e, nel 2023, il traguardo dei 360 anni. Un assaggio dei festeggiamenti è stato a dicembre il networking cocktail natalizio di Ebas-Ebusiness Association e Fashion, organizzato nella showroom milanese del lanificio, in via Solferino 23. (a.b.)

RICAVI A 100 MILIONI STIMATI PER IL 2023

Lanificio Fratelli Piacenza 1733: la crescita continua

Il 2022 e il 2023 sono stati anni intensi per il Lanificio Fratelli Piacenza 1733: l’azienda, creatrice di tessuti e abbigliamento nel settore altissimo di gamma, ha messo a segno a fine 2022 l’acquisizione del Lanificio F.lli Cerruti dal 1881 e di Arte Tessile, specialista in disegni per tessuti jacquard e raschel. Nel 2023 la famiglia si è ulteriormente allargata, grazie all’ingresso a novembre della Filatura Cardata Lanefil, realtà d’eccellenza biellese specializzata nella filatura cardata di fibre nobili, già fornitrice di lungo corso del gruppo. A dicembre un ulteriore investimento nel segno della sostenibilità: la centrale termica aziendale è stata al centro di un revamping, che ha portato alla sostituzione di tre vecchie caldaie

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Chargeurs Pcc, numero uno al mondo nel settore interfodere, festeggia i 120 anni dello storico sito produttivo Lainière de Picardie di Péronne nell’Alta Francia. Fondata nel 1903, l’azienda ha mosso i primi passi realizzando gimp, un particolare intreccio di crini di cavallo e cotone. Negli anni Sessanta si è specializzata nelle interfodere tradizionali in lana e a inizio degli Ottanta è entrata a far parte del Gruppo Chargeurs. Oggi Lainière de Picardie è uno dei principali e più innovativi siti di produzione in Europa di interfodere per l’alta moda e il prêt-à-porter, messe a punto attraverso cinque fasi di lavorazione: orditura, tessitura, finissaggio, coating e ispezione. È dotata di macchinari aggiornati, grazie a un dipartimento R&D sempre alla ricerca di soluzioni innovative a basso impatto ambientale, con un’attenzione particolare alla riduzione del carbon footprint. Il fiore all’occhiello della collezione Lainière Paris, in capo a Lainière de Picardie, è Dreamlight, l’interfodera “warp knit weft insert” più leggera al mondo (40 gauge): fluida e morbida, ma anche dotata di forza e struttura, è ideale per i marchi luxury che vogliono dare forma ai capi, utilizzando componenti quasi invisibili. Come l’intera collezione Lainière Paris, Dreamlight è certificata Afaq Iso 9001, Oeko-Tex e Reach Compliance. (a.b.)

con due generatori di vapore Cannon Bono Energia di ultima generazione, che utilizzano un bruciatore modulante a basso consumo di combustibile, con rendimenti termici elevati e limitate emissioni inquinanti. L’efficienza termica è salita dal 92% al 97,5%. In costante ascesa il fatturato, pari a 52 milioni di euro nel 2021, 93,9 milioni nel 2022 e circa 100 milioni stimati per il 2023 con Europa, Usa e Asia (un’area in crescita) come mercati d’elezione. Tra i capisaldi della nuova collezione del Lanificio F.lli Cerruti spicca Prestige Super 130’S, che utilizza fibre di lana sottilissime da 17 micron con torsione più pronunciata del solito. Sempre il Lanificio F.lli Cerruti presenta Nobility Super 150’S: fine come il cashmere, è realizzato con fibre da 16 micron. Sia Prestige Super 130’S che Nobility Super 150’S garantiscono un comfort superiore e una notevole resilienza: dopo essere stati piegati in valigia anche per ore, riacquistano la loro forma e il loro aspetto. (a.b.)


A PITTI FILATI

Il settore cambia, Tollegno 1900 firma il nuovo vocabolario della lana

Tollegno 1900 sbarca a Pitti Filati 94 con un allestimento “nature”, in cui elementi grezzi e vitali si alternano, creando un’esperienza immersiva. Protagonista assoluta la lana e le sue numerose qualità, a partire dalla sua trasversalità di utilizzo, oltre le stagioni. Un omaggio a questo materiale - portato avanti anche con il contest Feel the Yarn, che l’azienda biellese sostiene sin dagli esordi - e con le nuove iniziative in cantiere: «Stiamo lavorando a quattro mani con designer e creativi - racconta il presidente del cda Lincoln Germanetti - per sviluppare prodotti capaci di mettere l’accento sulle mille virtù della lana».

Progetti che però non riguardano solo la moda, ma che «si estendono ad altri contesti in cui il filato può esprimersi appieno». «Nuovi settori corrispondono anche a nuovi linguaggi e per questo - aggiunge - stiamo lavorando a un “vocabolario della lana”, che sappia descrivere al meglio i nostri prodotti». Del resto «innovazione, ricerca e sperimentazione» vogliono rimanere i pilastri di Tollegno 1900: «Continuare a investire in questa direzione è una delle nostre priorità», sottolinea Germanetti. Che avverte: «Fondamentale non perdere il passo anche in fatto di tutela ambientale, per ridurre l’impatto sul nostro habitat. Recupero delle acque, rigenerazione dei filati, energie alternative, certificazioni mirate al rispetto degli animali e alla tutela delle persone, acquisto di materiali green label sono solo alcune delle azioni e degli strumenti concreti che abbiamo adottato e che sono diventati parte dl nostro modus operandi». (a.t.)

In alto, Lincoln Germanetti. Sopra, una proposta Tollegno 1900 protagonista a Pitti Filati 94

LA PE 2025 DI BOTTO GIUSEPPE

Materiali ultra-light e mischie preziose per i filati

IL PUNTO CON ANDREA CRESPI

Eurojersey: durabilità e multifunzionalità i driver dei tessuti Sensitive Fabrics Andrea Crespi, direttore generale di Eurojersey, è ottimista: «Dopo una prima parte dell’anno con un mercato ancora incerto, per il secondo semestre prevediamo un progressivo assestamento e una ripresa». L’azienda di Caronno Pertusella (Varese), parte del gruppo Carvico, si prepara ad alzare l’asticella, grazie alla gamma di tessuti Sensitive Fabrics, con un forte driver sulla «durabilità e multifunzionalità di uso, dal settore dell’abbigliamento allo sportswear, fino al beachwear». Tessuti smart, adatti a interpretare le esigenze del vestire contemporaneo, perché sono ingualcibili, indeformabili, antipiega, capaci di seguire il corpo adeguandosi a ogni movimento, grazie all’elasticità tridimensionale. Sono traspiranti, facili da lavare anche in lavatrice, veloci nell’asciugatura, senza bisogno di stiro. Per la PE 2025 è pronta al via la collezione Urban Safari, un viaggio che «parte dalla frenesia della metropoli e si snoda attraverso le radici profonde della cultura africana», e sono già ai blocchi di partenza nuovi progetti: «Ci stiamo concentrando su ricerca e applicazione di materie prime di nuova generazione - anticipa Crespi -. La nostra strategia prevede un’ulteriore evoluzione nel settore menswear, in previsione delle prossime edizioni di Milano Unica, piattaforma strategica per la presentazione di nuovi prodotti e occasioni d’uso dei nostri tessuti». (a.t.)

L’azienda biellese Botto Giuseppe e Figli produce filati e tessuti pregiati made in Italy dal 1876. Per la primavera-estate 2025 anticipa una serie di novità, in vista dei saloni tessili, a partire dai tessuti iperleggeri e trasparenti che mischiano seta, cashmere e lana per tele e gabardine e i double bicolore e super leggeri. La linea green Slowoolearth invece evolve, proponendo nuove coloriture mélange, vagliate da Cradle to Cradle, l’istituto le cui certificazioni, riconosciute a livello internazionale, misurano la sostenibilità dei prodotti in ottica di economia circolare. Si tratta, in particolare, di tessuti in flanella, tela e twill in lana certificata Rws (Responsible Wool Standard, standard globale volontario relativo al benessere degli ovini e dei terreni su cui pascolano), sottoposti a tintura in top e a finissaggi interamente sostenibili. Tra le new entry anche le lane Land to Market, certificazione che verifica l’approvvigionamento rigenerativo delle risorse. Per quanto riguarda i filati dell’estate, saranno protagoniste le mischie preziose, in primis la seta, che unita al cashmere presenta una nuova tattilità. Invece il lino lavorato con il cashmere permette superfici bidimensionali in cui si alternano giochi di lucido e opaco. (e.f.) Il tessuto sostenibile Slowool Earth 95


MERCATI TESSILE

FULGAR AMICA DEI MARI

AL VIA LA PROCEDURA PER L’LCA

Amni Soul Eco supera nuovi test di degradabilità Fulgar, tra i leader di mercato nelle fibre man-made, supera nuove sfide sul fronte ambientale con il suo Amni Soul Eco (nella foto), un filato poliammidico biodegradabile, che ha esordito sul mercato nel 2014 in collaborazione con il Gruppo RhodiaSolvay e che nel corso della sua storia ha convinto marchi come Herno, Colmar e Save the Duck. «Gli ultimi test condotti - spiegano dall’azienda di Mantova - hanno confermato l’efficacia della sua formula: le eventuali microplastiche rilasciate durante i lavaggi dei capi composti da Amni Soul Eco si degradano del tutto in ambiente marino 20 volte più velocemente, rispetto al tempo impiegato dai residui di un filato sintetico convenzionale. Anche la decomposizione nel terreno avviene molto più rapidamente». Il materiale di cui è composto lo speciale filo green è inoltre «concepito per essere sostenibile anche nella fase di produzione, grazie al riciclo dell’acqua e a trattamenti ad hoc per la riduzione dei gas serra». La tecnologia che si cela nel filato permette tessuti e capi durevoli e la componente biodegradabile non comporta al-

Monticolor in prima linea nella sostenibilità con Re-Verso

cuna diminuzione in termini di resistenza, qualità e comfort. Garantiti anche aspetti come la leggerezza, l’alta traspirabilità e le perfomance in termini di gestione dell’umidità, resistenza e resa tintoriale con colori brillanti. I risultati di decomposizione sono determinati dai metodi di prova standard ASTM D5511 e ASTM D6691. Il filato è inoltre certificato Oeko-Tex Standard 100 Classe I e garantisce trasparenza sui dati della filiera produttiva secondo il modello Lca-Life Cycle Assessment. (e.f.)

PREVIEW SS25

Servizi e Seta: la nuova frontiera dei filati crêpe Ancora più ricerca sui filati crêpe nella collezione SS25 di Servizi e Seta, che punta a rendere più contemporanei grandi classici come le sete Shappe e Opacum, grazie a una lavorazione a torsione aumentata che esalta la leggerezza dei 100% seta e delle mischie con altre materie prime. Così, per esempio, la seta Shacrepe diventa scattante, conservando una tattilità piacevole e fluida e presentandosi anche nella variante Bioberry Crêpe, certificata Gots. A proposito di certificazioni, l’azienda biellese può contare oltre a Gots su OekoTex 100 Standard, European Flax, Ocs-Organic Content Standard, Grs-Global Recycled Standard, Rws-Responsible Wool Standard, Fsc-Forest Stewardship Council e Sfa-Sustainability Farm Assessment. Servizi e Seta si impegna nella tracciabilità anche aderendo alle piattaforme 4sustainability e all’associazione Tessile e Salute, con la nuova versione Ethic-Et. Tornando alla SS25, tra i cavalli di battaglia vanno citati la seta Tussah Anadita (più cruda al tatto e più naturale alla vista), l’Opacum in versione crêpe in 100% seta riciclata Grs e il filato Alaska, basato su cotoni organici e dotato di certificazione Ocs. Simili ma con mani differenti, Maine Crêpe e Vermont Crêpe sono pettinati in cotone/seta Gots e in seta/ cotone Ocs, mentre percentuali elevate di viscosa Lenzing certificata Fsc sono presenti in Mustard e Rosemary. I lini e i loro misti con fibre naturali caratterizzano Crepolino (dove il lino in più finezze può essere indossato per tutta l’estate), Raipur in mischia con cotone e Kerala, in cui il lino si associa alla viscosa. (a.b.)

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Garden of Eden, Plastered Shapes e Venus Reborn sono i tre temi della SS25 firmata Monticolor. Garden of Eden è un tripudio di trafori, pizzi, trasparenze appena velate, trame irregolari, intarsi, intrecci, rotture e abrasioni: in particolare, il filato Terra è il primo sviluppato da Monticolor in collaborazione con la filiera ReVerso, cui l’azienda bresciana aderisce come partner esclusivo per lo sviluppo di filati a base di cotone ricavati da ritagli di maglia pre-consumer, al fine di rigenerarli per il settore moda. Per garantire la sostenibilità dei nuovi fili sviluppati con Re-Verso, Monticolor ha avviato il processo per ottenere l’Lca (Life Cycle Assessment), che valuta l’impronta ambientale di un prodotto o servizio lungo il suo intero ciclo di vita. Nel filato Terra il cotone riciclato certificato Grs e quello Ocs bio vengono lavorati con una tecnologia che si traduce in un filo lineare, dalla texture granulosa, morbido e fresco. In primo piano anche Vimine, uno stoppino di cotone riciclato preconsumer sempre nell’ambito della piattaforma Re-Verso, lavorato in doppia spirale con cotone biologico, a disegnare un caratteristico incrocio effetto treccia e certificato Grs e Ocs. Infine Organza è un sottilissimo crêpe di cotone organico riciclato. Il secondo tema, Plastered Shapes, punta sulla contrapposizione tra volumi malleabili e drappeggi marmorei. I fili Stringa e Strafilo si evolvono in Biostringa e Biostrafilo, vista la presenza di un nuovo cotone biologico certificato e a lavorazioni a doppio ritorto. I fili sono soffici e voluminosi, per maglie corpose ma aerate. Infine, Venus Reborn si identifica con filati freschi e leggeri, tra cui Fine Breeze, velo di finissimo cotone crêpe a fibra lunga, biologico certificato. (a.b.)


ESC GROUP for

ESC GROUP: FLESSIBILITÀ, OFFERTA, TECNOLOGIA E SINERGIE GUIDANO LA CRESCITA ----------

Da fine anni ‘70 lo showroom si è distinto grazie a un’offerta eclettica e in evoluzione, cogliendo in anticipo l’importanza degli strumenti tecnologici e attivando sinergie, per offrire un livello elevato di servizio. In vista partnership e l’acquisizione di ulteriori brand

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a storia di successo di ESC Group ha radici profonde che affondano nel 1977, quando Giorgio Magello Mantovani ebbe l’intuizione di concentrarsi sulle collezioni sportive, in particolare nel tennis e nello sci, alimentate dalla sua passione per lo sport. La prima svolta risale agli anni ‘80, passando dal mondo sportivo allo sportswear di lusso. L’affinamento negli anni, il ricorso a tanta ricerca, una metodologia unica e l’utilizzo di avanzati sistemi tecnologici già dagli anni ‘90 per l’analisi dei dati hanno definito uno sviluppo costante, che ha portato ESC Group a vantare un rapporto speciale con le aziende del lusso, occupandosi di tutte le merceologie: abbigliamento uomo, donna, bambino, pelletteria, calzatura e accessorio serico. Dal 2015 ESC Group ha registrato una crescita stagionale costante. Nell’autunno 2023, nonostante le attuali sfide economiche, ha messo a segno un +27% dei ricavi, seguito da un +18% nell’estivo, grazie a una squadra di professionisti che oggi gestisce oltre 20 collaborazioni. In questo contesto lo showroom si è confermato partner ideale per diversi segmenti distributivi, mantenendo standard sempre elevati. La straordinaria capacità di coprire un’ampia gamma di settori non solo riflette l’abilità strategica dell’agenzia, ma sottolinea anche la sua posizione distintiva nel panorama degli showroom di moda. Infatti, l’eterogeneità delle collezioni rappresentate (sportswear, accessori, moda donna e uomo, calzatura e pelletteria) è diventata una chiave di volta per ESC Group, che ha potuto così dimostrare la sua competenza nel presidiare simultaneamente diversi aspetti del sistema

moda. Pur occupandosi tradizionalmente del mercato delle Tre Venezie, ESC Group ha anche gestito per 13 anni uno showroom a Bologna, focalizzato sull’Emilia Romagna e sui principali clienti della Toscana. Unica la regola di base: integrare moda, fattore umano e tecnologia, quest’ultima indispensabile per condurre analisi dettagliate sui dati e gestire sinergicamente i volumi di vendita, garantendo elevati standard di qualità distributiva. Strutturata in modo flessibile per affrontare le costanti trasformazioni del mercato, ESC Group crede nel valore delle sinergie con organizzazioni esterne, per ottenere analisi approfondite sui nuovi sviluppi e tendenze. Una collaborazione di rilievo è quella con Fashion Bank, la pionieristica banca dati europea nel settore della moda. Strategiche, inoltre, le partnership consolidate con prestigiosi negozi, a livello europeo e internazionale. Anche grazie a un nuovo showroom di 2.200 metri quadri, aperto a novembre 2022, ESC Group guida i partner commerciali verso un approccio consapevole negli acquisti, in linea con il concetto di “conscious business”, riducendo gli errori nelle programmazioni a medio e lungo termine. «Ogni imprenditore del fashion - afferma Giorgio Magello Mantovani - ha una storia particolare ed esigenze particolari, ma tutti si pongono un unico grande obiettivo: vendere di più. Ecco perché oggi i clienti vanno non solo supportati nella scelta dei capi giusti, ma anche compresi e guidati in un mercato particolarmente dinamico e ogni giorno sempre più digitale». «Le nostre partnership - sottolinea Magello Mantovani

- nascono dalla volontà di essere un punto di riferimento nel settore. Da qui nasce la collaborazione con MagicStore, azienda specializzata nel fashion retail, con una piattaforma che consente ai negozianti di avere una soluzione unica per la gestione dei punti vendita fisici e delle vendite online, lato sia e-commerce sia marketplace, sfruttando a pieno una tecnologia completamente cloud». Attualmente ESC Group si occupa di marchi di aziende leader nei rispettivi settori, come RRD nel luxury sportswear, Replay nel denim, North Sails nel lifestyle di ispirazione nautica, Us Polo Assn nell’abbigliamento ispirato al polo, Borbonese nella pelletteria iconica, Pollini come migliore espressione della calzatura made in Italy e Gallo, noto per le calze di alta qualità. È recente l’intesa con Lvmh, per introdurre i piumini Jott nel mercato italiano. Nel 2024 partiranno nello showroom ESC Group altre due collaborazioni di rilievo, con HIDN ANDER (master agency Italia per sneaker uniche e inimitabili) e con Lola Casademunt, riconosciuta come la migliore collezione in Spagna nel prêt-à-porter. Un inserimento, quest’ultimo, che sottolinea l’impegno di ESC Group nell’espansione ed elevazione della propria offerta di moda femminile. Un piano triennale di sviluppo punta a investimenti mirati su diversi fronti, con alcuni obiettivi chiave: l’ulteriore implementazione di risorse umane, la ricerca attiva di nuove partnership e potenziali acquisizioni di nuovi brand. «La tensione al miglioramento costante ci guida - conclude Giorgio Magello Mantovani - e mi piace riassumerla nelle seguenti parole: “For true, look deeper, even beyond the moon”».


CENTRIC SOFTWARE for

DIAGNOSI PLM GRATUITA PER MARCHI DI MODA ITALIANI: TUTELARE LA TRADIZIONE E PROMUOVERE L’INNOVAZIONE CON UN’ANALISI APPROFONDITA ----------

Per costruire una strategia lungimirante e restare al passo con il mondo del retail in continua evoluzione, le figure decisionali devono dotarsi di strumenti digitali che promuovano l’innovazione

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l Product Lifecycle Management (PLM) in Italia è ampiamente considerato la chiave di volta della trasformazione digitale. È, quindi, indispensabile che la soluzione che hai già in uso (o qualsiasi PLM che stai considerando di implementare) sia all’altezza della sfida. Molti marchi di moda devono affrontare una sfida senza confronti: scegliere se tutelare il loro patrimonio unico e continuare a fare le cose “alla vecchia maniera”, oppure spianare la strada all’innovazione. Inoltre, molte aziende si sentono incatenate ai loro sistemi IT attuali, che si tratti di un PLM esistente, di una soluzione sviluppata in casa o, peggio ancora, di un sistema senza alcun PLM. Lavorare con il PLM sbagliato o con nessun tipo di PLM ha un impatto negativo sull’azienda: demotiva il personale, compromette i profitti e rischia di rendervi arretrati. Non solo: i difetti nei prodotti, le violazioni della conformità o i disguidi nella catena di fornitura causati da sistemi inefficienti e obsoleti possono causare danni irreparabili alla reputazione del marchio. Per costruire una strategia lungimirante e restare al passo con il mondo del retail in continua evoluzione, le figure decisionali devono dotarsi di strumenti digitali che promuovano l’innovazione, salvaguardando al tempo

stesso l’artigianalità e il know-how per i quali i marchi italiani sono rinomati. La trasformazione digitale non deve essere necessariamente una scelta dolorosa. Per dimostrare questa affermazione e aiutare le aziende a investire in un PLM idoneo per il futuro, gli esperti di Centric Software in Italia hanno pubblicato una guida infografica che illustra le caratteristiche del partner PLM perfetto.


INFLECTION POINT Nelle ultime stagioni è sembrato che la moda rallentasse il passo, abdicando a volte al suo ruolo di anticipatrice dei grandi cambiamenti estetici, ma anche sociali. Il quiet luxury ha pervaso tutto, dal lusso al mass market, dando l'impressione che consumatori e brand si fossero fatti più giudiziosi e meno desiderosi di comunicare con l'abbigliamento una voce dissonante. Ora emergono qua e là segnali di cambiamento, alla ricerca di una nuova identità, del vestire e non solo.

DSQUARED2

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Urban Heroism Un guardaroba ingualcibile, stratificato e resistente è quanto occorre per affrontare a testa alta la giungla urbana. Predominano capi di aspetto vissuto e dalle vestibilità ampie, in colori che si confondono con quelli della città e con una manciata di dettagli creativi: applicazioni, patch, pennellate e abrasioni.

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1 RICHMOND 2 DSQUARED2 3 AVANT TOI 4 AERONAUTICA MILITARE 5 IL BISONTE 6 BLAUER 3 100

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7 CÀPE CONCEPT

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Justling Fibers Vestirsi, non esibirsi. Una tendenza che si è trasformata da necessità a manifesto di un nuovo modo di essere, poco interessato all'apparenza e molto più alla sostanza. Abiti e maglieria, in tinte soft, sono fatti non solo per essere guardati ma toccati, emanando protezione e morbidezza.

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1 GIANNI CHIARINI

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2 MARKUP 3 RUE MADAM PARIS 4 LARDINI 5 GIMO'S 6 TAGLIATORE 7 GENNY 8 PAOLONI 3

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Love In An Elevator Stagioni impazzite, dove l'estate sembra inverno e viceversa. Ciò che indossiamo si adegua alle bizzarrie del clima, con pesi che si alleggeriscono, silhouette che svolazzano e colori che accendono l'autunno di nuance solari, inattese. Con l'impressione di vivere un'eterna vacanza.

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1 SUN68 2 XACUS 3 ALBERTO 4 UNITY 5 ROBERTO CAVALLI

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6 CRUNA 7 ELLESSE

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Sophisticated Hooligan Il piumino, comprimario del guardaroba maschile e femminile insieme al cappotto, non smette di sorprendere grazie alla sua inesauribile capacità di rinnovarsi. I nuovi modelli sono studiati in modo da garantire performance, vestibilità ed estetica, con un'attenzione crescente ai materiali ecofriendly. L'abbinamento perfetto è con capi di sapore autentico, come la camicia che sarebbe piaciuta a Kurt Cobain, icona della musica e del grunge style.

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1 DISTRETTO12 2 DUNO 3 FILSON 4 KTN 5 UNITY 6 CIESSE PIUMINI 7 C.P. COMPANY 3 104

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Beyond Uniforms Un concetto non più univoco, che risente di contaminazioni con il mondo informale: questo è l'eleganza maschile oggi. La giornata può iniziare con una giacca tailor-made e proseguire spaziando tra outfit più decostruiti, per concludersi a sorpresa con un soprabito tempestato di paillette.

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1 LUIGI BIANCHI SARTORIA

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2 LE TWINS 3 LOUIS VUITTON NEW FORMAL 4 L.B.M. 1911 5 BRIZZI 6 PAL ZILERI 7 TESTONI 3 7

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Dandy In Heat Linee che, sia al maschile sia al femminile, si ammorbidiscono. Toni neutri e delicati che stemperano nel bianco totale o, al contrario, cedono il passo a fantasie ricercate e abbinamenti insoliti. Si impone un'eleganza che abbandona formalismi e preconcetti, riscrivendo le regole del classico in modo innovativo e sofisticato.

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1 CRUCIANI 2 DORIA 3 ANTONELLI 4 MOSCHINO 5 BA&SH 6 ETRO

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7 GABRIELE PASINI 8 PASÖT 5

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Rural Landlord Il fascino dell'outdoor, senza eccessivi tecnicismi, conquista moderni gentlemen senza distinzioni anagrafiche e donne alla ricerca di capi avvolgenti e super soft. Che si tratti di cardigan, tute, ampi overcoat pensati per fare da scudo a pioggia e vento o di spolverini, alla comodità non si rinuncia. Muovendosi nella metropoli come se ci si trovasse immersi in uno scenario naturale.

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1 BRETT JOHNSON 2 OUTFIT 3 PAUL & SHARK 2

4 SANTONI 5 MANZONI24 6 LORENA ANTONIAZZI 4

7 TEN C

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Back To Workwear Delavato, invecchiato, usurato, ma anche bon chic, bon genre: il denim incanta tutti. Un grande classico, che rappresenta anche un laboratorio fertile di creatività e incessante ricerca su colori e trattamenti. Il suo messaggio di libertà e anticonformismo attraversa le generazioni con la forza dell'autenticità.

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1 CYCLE 2 HANDPICKED 3 ROY ROGER'S 4 PIQUADRO 5 GAS

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6 CAMOUFLAGE 7 ALEXANDER SMITH

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#micam #micammag micam.it


avere la possibilità di esprimere i diversi aspetti della propria personalità in un unico marchio è piuttosto raro: se vuoi essere sexy, o sensuale, o sportivo, da LGN puoi farlo! Non è l'indumento che ti indossa, ma tu che lo indossi.

INTERVISTA Louis Gabriel Nouchi Founder e stilista di LGN

«Gender fluid, green, avvincente come un romanzo. Ecco la mia LGN» La letteratura come fonte di ispirazione,YohjiYamamoto e Raf Simons quali maestri, la volontà di smantellare classificazioni identitarie stereotipate. Ma anche l'amore per la cucina e lo sport. A tu per tu con Louis Gabriel Nouchi, fondatore di LGN, che ha appena vinto l'Andam Prize e si prepara a crescere, anche con l'aiuto di un certo Riccardo Bellini DI ANGELA TOVAZZI

Ha fondato il suo marchio sei anni fa. Come si è avvicinato alla moda? Ho sempre voluto creare capi d'abbigliamento, ma avevo molta paura di iniziare degli studi in questo settore, dato che in famiglia non c'era un background artistico. Dopo uno stage a Vogue, ho avuto la fortuna di essere accettato all'accademia La Cambre. Ho poi conseguito un master nel 2014 e nello stesso anno sono stato selezionato per il festival di Hyères. Ho iniziato stage nella moda nel team creativo di Raf Simons e lavorato nel tailoring in Italia per due anni. Quando sono tornato in Francia, nel 2017, ho lanciato il mio marchio. C'è un momento che ha segnato una svolta? E un mentore che l'ha ispirata?

Ha vinto l'Andam 2023 con un anno di coaching con l'ex ceo di Chloé, Riccardo Bellini. Sensazioni? Questa vittoria ha rappresentato la ciliegina sulla torta di un anno meraviglioso! È stato davvero prezioso avere un riscontro da parte di leader del settore. Ci ha aiutato a crescere più rapidamente di quanto pianificato, in primis assumendo nuove persone per il nostro team. Quanto a Riccardo Bellini, sono onorato di poter avere una conversazione aperta e dei consigli da un uomo così brillante. Ha un punto di vista sia artistico che commerciale e gli incontri avuti finora sono stati di grande supporto. L'avvio di LGN è stato un punto di svolta significativo e un rischio notevole per me. Ho tratto ispirazione da molte donne nel corso della mia carriera, tra cui la mia socia Pauline Duval, senza la quale nulla sarebbe stato possibile. Donne del mio team e esterne ad esso: da Clarisse Reille (Défi) a Sophie Duruflé, all'epoca ceo di Isabelle Marant, fino a Patricia Romatet dell’Institut Français de la Mode.

Essere un marchio sostenibile è un must oggi: qual è la posizione di LGN? Cerchiamo di essere il più possibile “clean” in tutti gli aspetti delle nostre filiere: niente avanzi e zero rifiuti per la produzione, circuiti di filiera corti per una buona impronta di carbonio, evitando plastica e poliuretani. Anche lo store display è fatto solo con materiali di recupero, così come le vetrine e gli imballaggi.

Le sue ultime sfilate sono state ispirate da American Psycho di Bret Easton Ellis e da A Single Man di Christopher Isherwood. Cos'è per lei la letteratura? Ha sempre rappresentato la prima fonte di ispirazione, quindi è stato naturale partire da qui. Mi aiuta a definire chi è il protagonista di LGN, il personaggio. È anche un modo per aprire una conversazione, come i libri, su ciò che è la moda oggi, su ciò che la società si aspetta da noi come individui.

Tra i grandi stilisti chi ammira? Yohji Yamamoto, mio maestro per eccellenza. Raf Simons per il processo creativo e il mix di gentilezza e rigore nella visione e nel modo di gestire il team. Azzedine Alaïa per il taglio sublime e l'occhio perfetto nello scolpire il corpo. E poi l’Yves Saint Laurent degli anni Settanta ed Helmut Lang.

Le sue proposte sono gender fluid e ribaltano le idee tradizionali sulla mascolinità. Quale vuole essere il suo messaggio? Credo che le persone siano facilmente incasellate o classificate, il che non è una novità, ma

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ASSISTENTE DI DIREZIONE / UFFICIO TRAFFICO Valentina Capra (v.capra@fashionmagazine.it)

CAPOSERVIZIO Alessandra Bigotta (a.bigotta@fashionmagazine.it)

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Abbonamento annuale 95,00 c/c postale n. 16879207 È possibile richiedere gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: Edizioni Ecomarket Spa - servizio abbonamenti Piazzale Cadorna 15 - 20123 Milano Numeri Arretrati: 16,00 e cad L’editore garantisce che i dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione come quelli relativi agli invii in omaggio non vengono ceduti a terzi per alcun motivo. Garanzia di riservatezza per gli abbonati in ottemperanza al D. Lgs. n.196/2003 (tutela dati personali)

Oltre alla moda e alla letteratura, coltiva altri interessi nella sua vita? Insieme allo sport, considero il cibo molto importante per me. Forse perché sono francese e il food è un'ossessione nazionale. Vedo un vero e proprio parallelo tra moda e cucina, in tutto il processo e la creatività. Ambedue sono un'arte, oltre che una necessità umana.  EDIZIONI ECOMARKET SPA Redazione, Amministrazione, Pubblicità Piazzale Cadorna 15 20123 Milano telefono 02 80620-1 FASHION IL MAGAZINE DI STRATEGIA, INNOVAZIONE E MERCATI Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 389 del 6-11-1970 Iscrizione n. 1418 al ROC Registro Operatori della Comunicazione Stampa: Aziende Grafiche Printing Srl Via Milano 5 - 20068 Peschiera Borromeo (Mi) MDM Milano Distribuzione Media Srl È vietata la riproduzione anche parziale. Articoli, disegni e fotografie, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. © FASHION 2024 Edizioni Ecomarket - Milano


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SHIFTING THE LIMITS.


dopo è arrivato il mio marchio. Da quel momento in poi ho sempre cercato di evolvermi. Anticipare i tempi è fondamentale, anche quando le cose vanno bene.

PEOPLE Marco Bicego Founder e direttore creativo

«La sfida è anticipare i tempi, anche quando le cose vanno bene» Dopo aver ereditato l'azienda, Marco Bicego ha saputo portare il nome della sua famiglia in tutto il mondo. Oggi conta 11 boutique e oltre 900 clienti multibrand in 50 Paesi e sta vivendo una «seconda giovinezza» in Italia. Da vero creativo-imprenditore è sempre concentrato sulla prossima mossa, ma ha anche il tempo di godersi la vita, magari andando a funghi sull'altopiano di Asiago DI ANGELA TOVAZZI

Tra i capisaldi portati avanti da suo padre, quali ha mantenuto e quali ha cambiato? Quella di mio padre era totalmente un'altra azienda, ma anche lui puntava a distinguersi. La sfida, anche oggi, è quella di un'evoluzione continua all'interno di uno stile. Fare sempre qualcosa di nuovo, mantenendosi fedeli all'identità e alla riconoscibilità della marca.

Sono più di 20 anni che ha lanciato il suo marchio: quali i “defining moment” durante questo percorso? Li ricordo come anni intensi, pieni di lavoro, passione e soddisfazioni. Sicuramente la prima tappa cruciale è stata quando nel 1999 ho lanciato il mio marchio, con tanto entusiasmo ma anche sana incoscienza. Pochi ci credevano all'inizio, perché Vicenza è sempre stato un distretto più produttivo che legato ai brand. Un altro step determinante è stato l'ingresso nel mercato americano nel 2001: un'esperienza che mi ha formato come imprenditore e permesso di sviluppare un modello di business, a livello organizzativo e distributivo, che poi abbiamo applicato anche ad altri Paesi. Quali invece i momenti più difficili? Il primo, sempre in America, nell'anno dello sbarco. Era il luglio 2001 quando mi trovavo a New York e salii sulle Torri Gemelle. Due mesi dopo, quando in fiera a Vicenza vidi in Tv il crollo, non volevo crederci. E poi, ancora negli Usa, la crisi finanziaria del 2008, scatenata dal fallimento della Lehman Bothers. I sei mesi successivi furono di totale blackout, non si sapeva cosa stava succedendo e come se ne sarebbe usciti. Anche quello della pandemia è stato un periodo nero, ma l'abbiamo vissuto meglio. L'azienda era più strutturata e abbiamo saputo rispondere con tempismo. Dopo il Covid abbiamo avuto anche una ripresa inaspettata, grazie alla voglia dei consumatori di investire in cose concrete e di valore. Lei è figlio d’arte. Diventare orafo è stata una scelta ovvia? Mi ritengo una persona molto fortunata. Casa nostra e l'azienda erano nello stesso edificio. Ricordo che da piccolo vedevo sempre le barre d'oro, che cercavo di alzare ed erano pesantissime. Mi sono appassionato in maniera naturale a questo mestiere. Intorno al 1996-1997 ho cominciato a mettere le mie idee nelle creazioni e il mercato dimostrò di apprezzarle. Qualche anno

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Oggi il marchio è internazionalmente riconosciuto. Cosa le manca da raggiungere? Un imprenditore, al di là dei risultati, non è mai soddisfatto, vuole sempre migliorarsi. Opportunità a livello globale ne vedo tantissime, ma per noi, che abbiamo una quota export dell'85%, oggi le ambizioni sono rivolte al nostro Paese. L'Italia rappresenta una seconda giovinezza: sul mercato nazionale stiamo crescendo a doppia cifra e credo ci siano le condizioni ideali per portare avanti lo stile Bicego e far attecchire l'idea di quanto sia cool l'oro giallo. Anche per il 2024 abbiamo ottime previsioni. Recentemente nel team è entrato Alessandro Lo Re con il ruolo di brand director Italia: è il primo step di una progressiva managerializzazione? Negli ultimi due-tre anni l'azienda ha già iniziato a inserire dei manager strategici. Alessandro Lo Re ci aiuterà ad accelerare sul mercato italiano, che sono convinto ci potrà dare molte soddisfazioni. Credo che il meglio debba ancora arrivare. E la spinta verrà quando il consumatore capirà cosa c'è dietro il mondo Marco Bicego: l'alta qualità manufatturiera, il grande savoir faire, l'artigianalità. Il lavoro le lascia il tempo di coltivare altre passioni? Passioni ne ho tante. Mi piace lavorare, ma anche mantenere una certa qualità della vita. Ho sempre praticato molto sport, da ragazzo ho iniziato col calcio, poi sono passato al tennis, al padel, alla bicicletta. Mi è servito molto. Nello sport ci sono gli stessi valori che cerco di portare in azienda: dedizione, passione, sacrificio, spirito di squadra. E poi mi piace andare a funghi. Ho una casa ad Asiago e quando ho tempo vado a cercare porcini. Che poi naturalmente cucino. Ha un sogno nel cassetto? Mi piacerebbe fare qualcosa legato al lifestyle. Spesso quando vado all'estero, cerco di fare esperienze che non posso trovare altrove. Ecco, lo so che ci vogliono tempo e competenze, ma sogno un progetto "glocal" nel campo dell'hospitaly, aperto a ospiti internazionali, ma valorizzando la peculiarità eno-gastronomiche del mio territorio. 


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