
DIGITAL TRANSFORMATION


Di tecnologia non si parla mai abbastanza. Le innovazioni si susseguono a ritmo incalzante e la 20esima edizione di Netcomm Forum, a Milano il 15 e il 16 aprile, è un’occasione per tirare le fila di uno scenario in evoluzione. Anche Fashion fa la sua parte con un Focus sulla digital transformation - il primo sull’argomento -, spaziando dalle sfide dei brand al futuro dell’e-commerce, fino a pagamenti, messaggistica come leva di business, leadership femminile nel tech e wearables. Ma è l’intelligenza artificiale a permeare tutti i settori, motore di un cambiamento che è solo all’inizio.
RETAIL 5.0
Oltre l’omnicanalità: si passa dal Crm alla Customer Data Platform per “vestire” il cliente con il dato, mentre il cloud è garanzia di interoperatività
POWERED BY AI
In settori come sportswear e lusso l’AI è in grado di avvicinare il brand al consumatore, impattando sulla shopping experience online e offline
WHATSAPP NO LIMITS
L’app di messaggistica più amata al mondo si rivela molto utile anche per il business. La moda non si lascia sfuggire questa opportunità
Nicolas Bargi
Fondatore e ceo di Save The Duck
Save The Duck sta ridisegnando il suo Erp (Enterprise Resource Planning) e riserva un’attenzione particolare al cliente, al centro del processo d’acquisto. «Stiamo rivedendo il nostro Erp e le integrazioni per tutti i reparti della nostra azienda - come la creazione del prodotto e le divisioni commerciale e amministrativa, per citare alcuni ambiti - utilizzando strumenti semplici», spiega Nicolas Bargi, fondatore e ceo del marchio di piumini e capispalla animal-free. Bargi sta valutando l’uso dell’AI e tutte le sue possibili future applicazioni: «Si potrebbe utilizzare questo strumento attraverso i ‘Digital Agents’, che permettono di svolgere facilmente e con precisione mansioni di routine per facilitare il lavoro dei nostri dipendenti», ipotizza, benché creda che occorra studiare con attenzione eventuali effetti secondari, «per evitare errori che potrebbero ripercuotersi sul business». Inoltre, essendo l’azienda attenta a temi come la sostenibilità, vorrebbe capire prima se l’impiego dell’AI potrebbe impattare in termini di consumi energetici e d’acqua, oltre alle emissioni che potrebbe produrre. Per ora è complicato quantificare il suo impatto, come quello delle criptovalute, perché sono ancora pochissimi i dati rilasciati per prendere decisioni a breve. Save The Duck si focalizza sull’attenzione al cliente: «Vogliamo che sia al centro del flow d’acquisto, sia nello store fisico che online», afferma Bargi e puntualizza: «Per chi acquista in negozio abbiamo introdotto da poco un modello di welcome più narrativo, in modo da rendere il cliente parte integrante della nostra community. Infatti siamo alla ricerca di spazi sempre più ampi, come i nostri ultimi store di Palermo e Orio al Serio, per consentire alle persone di esplorare al meglio e in maniera più fluida l’intera collezione». «Per l’online, da quando abbiamo rinnovato il sito, abbiamo migliorato l’experience di navigazione e valorizzato al massimo i nostri prodotti. Ciascun capo riporta informazioni rilevanti per l’utente finale», aggiunge, sottolineando l’importanza di allineare il più possibile l’esperienza instore e quella online, affinché il cliente abbia la stessa percezione del brand e dei suoi valori, a prescindere dai canali. L’azienda è anche attenta a rendere i suoi consumatori più consapevoli e informati sulle caratteristiche dei materiali utilizzati per i loro capi, oltre a promuovere le loro caratteristiche di circolarità. Inoltre, poiché ogni pezzo della collezione è dotato di Digital Product Passport, Save The Duck ha introdotto una nuova funzione. È l’opzione “dona” che consente ai clienti - per ora solo a quelli italiani - di regalare i propri articoli Save The Duck usati a Humana People To People, organizzazione umanitaria impegnata nella tutela dell’ambiente con attività come raccolta, vendita, donazione e riciclo di capi usati. Grazie alla collaborazione già iniziata con Certilogo attraverso la scansione del QR code è inoltre possibile verificare l’autenticità dei prodotti e raccogliere informazioni su materiali, certificazioni e caratteristiche, e rivenderli tramite eBay. Infine, tra le altre novità, per migliorare l’esperienza d’acquisto online da tempo sono stati implementati metodi di pagamento rateali come Scalapay e Paypal, a breve attivi anche nel canale fisico. Per ora in negozio è attivo il pay by link, funzione che consente di pagare a distanza se il cliente non può recarsi in negozio. Cliccando sul link fornito dallo store, si viene reindirizzati a una pagina dove si effettua la transazione in modo veloce e sicuro. Per chi fa acquisti sul sito, per tutelare l’utente, c’è l’opzione “onepage check-out” che semplifica la fase finale di acquisto
Le aziende italiane sono attente a ridisegnare i loro software, usare nuovi digital tool e Crm, per aumentare efficienza e customer centricity. Mentre molti brand gestiscono campionari e giacenze tramite Rfid e software, pochi usano l’AI. Si è fatta molta strada, ma la sfida continua
DI MARIA CRISTINA PAVARINI E ANDREA BIGOZZI
«PER NOI LA DIGITAL TRANSFORMATION È INIZIATA DA TEMPO»
Paolo Montefusco
Ceo di Harmont & Blaine
«L’INTEGRAZIONE
VOGLIAMO CHE IL CLIENTE SI SENTA PARTE DELLA NOSTRA COMMUNITY ANCHE GRAZIE AL DPP
Per Alcott - brand sportswear di Gruppo Capri, azienda proprietaria anche del marchio menswear Gutteridge - la digital transformation è iniziata da tempo. Dal 2020 il marchio ha vissuto un’accelerazione che ha portato a un cambio d’infrastruttura, stabilendo connessioni sempre più veloci e stabili, oltre a far partire anche progetti basati sull’AI. Altri investimenti hanno migliorato la customer experience e offerto più servizi pensati per i clienti.
«Nell’ultimo anno abbiamo lavorato molto e investito, in primis, in capitale umano in nuovi progetti come l’uso di Rfid, per migliorare la gestione del magazzino e delle giacenze attraverso software di ultima generazione, fino al lancio dell’app di Gutteridge», spiegano Francesco e Salvatore Colella, co-ceo di Alcott.
DOBBIAMO RESTARE AL PASSO CON GLI ALTRI PAESI SIA COME AZIENDA, SIA COME STATO
Le strategie di vendita si sono aggiornate di pari passo con quelle digitali, partendo proprio dalla tecnologia Rfid, che comunica in modo puntuale e in tempo reale le giacenze e gestisce programmi di clienteling. È così possibile conoscere la storia del cliente e le sue preferenze mentre è online, nel negozio fisico, o su altri touchpoint. Tra i nuovi strumenti c’è un’app che permette di fare acquisti in store e riceverli comodamente a casa. Il brand ha anche realizzato un progetto Crm studiato per mettere il cliente al centro e servirlo a 360 gradi, con un servizio di customer care dedicato espressamente ai Vic. Inoltre, rubriche o live social che spiegano il prodotto sono ormai un appuntamento fisso, apprezzato sia dal cliente che dai venditori. «Lanceremo un’app di clienteling per conoscere meglio le esigenze e le abitudini del consumatore e offrirgli un’esperienza su misura, collaborando con società specializzate - anticipano i due manager -. Aggiungeremo un acceleratore di AI, per migliorare le nostre proposte e coccolare i clienti con un servizio di acquisto in negozio e home delivery anche in giornata, già attivo da marzo».
Da fine 2024 il brand offre anche un loyalty program, che garantisce vantaggi ai clienti più affezionati come spedizioni gratuite a casa o la possibilità di accedere a private sale esclusive in anteprima. Tra l’altro, i nuovi format di negozio offrono una shopping experience particolare grazie a dettagli che completano l’atmosfera dello store come musica, fragranze e quadri, che rendono piacevole il tempo trascorso in negozio creando un senso di “home feeling”. Per Gutteridge è stato, inoltre, attivato un servizio di sartoria che permette di sperimentare la tradizione sartoriale del brand.
L’attenzione ai clienti si esprime anche nel voler incontrare le loro esigenze a livello di pagamenti. «Ci adeguiamo alle loro necessità poiché,
registrando quasi l’80% di pagamenti digitali, siamo stati pionieri in Italia del pagamento rateizzato attraverso Klarna, che oggi rappresenta una quota importante del nostro fatturato, ma garantiamo anche pagamenti tramite Alipay, Apple Pay e Google Pay, tutte modalità basate su formule come il tap to pay», precisano Francesco e Salvatore Colella, sottolineando come collaborino costantemente con i loro provider di pagamento per offrire soluzioni sempre più aggiornate e che permettano di accedere a nuove funzioni. Alcott non sta ancora utilizzando le criptovalute: «È un progetto in cantiere, che abbiamo valutato perché viene richiesto sempre di più», spiegano, mentre l’AI viene usata come acceleratore per l’analisi dei dati fino a progetti più complessi, come video-immagini 3D e soluzioni personalizzate di integrazioni di sistemi e processi aziendali. «Vediamo l’AI come un punto di forza per facilitare e snellire un’analisi: «Un tempo, per esempio, le connessioni digitali erano a 56 kilobyte, oggi sono a 10 gigabyte. Se non seguiamo l’evoluzione noi come azienda, ma anche come Paese - sottolineano - restiamo indietro e perdiamo terreno rispetto a Stati che utilizzano l’AI da anni e hanno conoscenze e infrastrutture già adeguate per questo passaggio di tecnologia».
Arianna Casadei General manager di Casadei
«VOGLIAMO
FAR CRESCERE FIDELIZZAZIONE E BRAND AWARENESS GLOBALI»
Il brand italiano di calzature di lusso ha intensificato quest’anno i suoi investimenti per concentrarsi non solo sulle performance, ma anche sul mid e upper funnel. «Puntiamo a generare nuove lead e a coinvolgere utenti interessati al nostro brand, con un’attenzione crescente alla fidelizzazione dei
USIAMO L’AI NEI PROCESSI CREATIVI. NON VOGLIAMO CHE LA TECNOLOGIA SOSTITUISCA L’UOMO MA CHE LO AFFIANCHI E LO POTENZI
Harmont & Blaine ha colto la sfida dell’innovazione digitale con un piano strutturato, che punta a trasformare il brand in una realtà capace di interagire con clienti e stakeholder attraverso esperienze omnicanale sempre più sofisticate. «Da tempo avevamo intuito la necessità di trasformarci e nel 2022 abbiamo compiuto investimenti significativi a questo scopo», dice Paolo Montefusco, ceo e direttore creativo. Il percorso di digitalizzazione di Harmont & Blaine ha preso forma attraverso tre asset principali: un e-commerce rinnovato e sempre più integrato con i negozi fisici, un nuovo modello di relazione con il cliente e l’adozione di strumenti digitali avanzati. «L’obiettivo era creare un rapporto più stretto e bidirezionale con il cliente, raccogliendo dati utili per migliorare il servizio e soddisfare meglio le esigenze della nostra clientela». Un passo importante è stato l’ingresso dell’AI nei processi creativi e produttivi, come dimostra la capsule collection Retro Future del 2024, sviluppata col supporto di questo tool. «Non vogliamo che la tecnologia sostituisca l’uomo, ma che lo affianchi e lo potenzi. La vera essenza creativa delle collezioni rimane ancorata al lavoro all’uomo, ma una sinergia è possibile: pattern e grafiche ispirate dall’uso di questatecnologia lo dimostrano», sottolinea Montefusco, evidenziando come l’azienda stia bilanciando competenze interne con consulenze esterne per massimizzare il valore aggiunto dell’AI. Oltre al B2C, sta investendo anche nel B2B, digitalizzando il rapporto con agenti e distributori attraverso cataloghi digitali e presentazioni virtuali delle collezioni. «Molti hanno inizialmente puntato tutto sul B2C, lasciando il B2B in secondo piano. Noi abbiamo voluto digitalizzare anche questa area di business». Il cammino verso l’integrazione digitale è già arrivato al 70%, con l’obiettivo di raggiungere la piena maturità nel 2025 e consolidare il modello nel 2026 Altro focus strategico è l’internazionalizzazione, per scalare queste innovazioni a livello globale. «Ogni mercato ha dinamiche e aspettative diverse e l’integrazione delle nuove tecnologie richiede un approccio su misura», afferma il ceo, che conclude: «Crediamo che la strada intrapresa sia quella giusta».
clienti storici - spiega Arianna Casadei, general manager dell’azienda -. Parallelamente, stiamo lavorando per aumentare la consapevolezza del brand a livello globale attraverso attività sui social e in particolare Meta, con l’obiettivo di rafforzare la nostra presenza in diversi Paesi». A fine 2024 Casadei ha presentato un nuovo sito completamente endless e mobile first «Abbiamo rinnovato il design dell’e-commerce, dando maggiore visibilità ai contenuti video e fotografici, con l’obiettivo di esprimere appieno l’artigianalità, il Made in Italy e la qualità delle nostre calzature», sottolinea la general manager. Tra le altre novità lo sviluppo di strategie Crm mirate, non solo per fidelizzare i clienti Casadei, ma anche per riattivare gli utenti dormienti attraverso attività come il recupero dei carrelli abbandonati, un programma di benvenuto e incentivi personalizzati. Riguardo all’e-commerce, l’azienda offre i gateway di pagamento più utilizzati a livello globale, garantendo maggiore comodità e sicurezza ai suoi clienti in ogni parte del mondo. Non usa ancora l’AI, ma sta studiando come integrarla all’interno dei processi aziendali.
Il presidente di Netcomm, Roberto Liscia, ripercorre le tappe dell’e-commerce in Italia, riflette sul momento attuale, in cui l’AI sta amplificando le tecnologie già esistenti e ci spiega perché il termine omnicanalità è un mantra ormai superato
DI ELISABETTA FABBRI
Nel 2025 Netcomm, il Consorzio del Commercio Digitale Italiano, compie 20 anni. Un’occasione per riflettere con il presidente Roberto Liscia su questo periodo di profondi cambiamenti nei comportamenti d’acquisto degli italiani e nel modo di operare delle aziende del fashion. Un momento anche per ragionare sugli anni a venire, mentre le tecnologie continuano a sorprenderci. Quali sono state le tappe-chiave dell’e-commerce in Italia e cosa ci dobbiamo aspettare dai prossimi anni? L’e-commerce in Italia è stato accolto con una certa ritrosia: si pensava a un fenomeno passeggero e che vendesse prodotti scadenti. Oggi tutto questo fa sorridere e le paure di allora sono risultate infondate. Dal 2016 a oggi gli italiani che comprano online sono aumentati del 110%. E se prima erano solo uomini, per lo più giovani, adesso non c’è differenza di genere e l’età media degli acquirenti è 46 anni. Inoltre non è più un fenomeno concentrato nelle grandi città e il retail tradizionale non è stato falcidiato, come si temeva all’inizio. In alcuni casi ha impattato ma, in generale, ha valorizzato la distribuzione tradizionale, come attesta anche l’indice di ibridazione tra canali, passato dall’1,38% del 2016 al 3,9% attuale. Una crescita trainata dalle aziende di moda e lusso, perché hanno capito che si tratta di un passaggio necessario. Negli anni alcuni retailer del settore si sono convertiti al digitale e sono nate delle piattaforme verticali per prodotto e per area geografica. Un vero tsunami è arrivato con il mobile commerce, l’avvento delle app e le innovazioni sul fronte della logistica. Adesso l’AI si candida a dare un ulteriore impulso alle vendite digitali, insieme al social commerce e a nuovi ruoli per i content creator. I protagonisti del nuovo capitolo saranno però i dati, che permetteranno una maggiore attenzione al cliente e il cloud, mezzo per una maggiore interoperatività e una veloce capacità di adattamento.
VALENTINA MISSANA/FILOBLU
L’AI sembra prestarsi a molte applicazioni nello shopping... Possiamo paragonare l’avvento dell’AI a quando l’energia elettrica ha preso il posto delle macchine a vapore. Non si è trattato solo di costruire le lampadine, ma di modificare un’intera filiera. L’AI avrà un impatto su molteplici attività, tra cui la business intelligence in store, l’ottimizzazione delle scorte, la segmentazione dei clienti in cluster e la personalizzazione, la prevenzione delle frodi e la logistica. L’AI amplifica la tecnologia già esistente, come nel caso delle showroom virtuali, del virtual try-on, della realtà aumentata, con gli avatar e i digital twin. Nella moda e nel lusso ha impatti sul rapporto tra prodotto e consumatore ed eleva la customer experience. Ha ancora senso, oggi, parlare di omnicanalità?
In realtà siamo già oltre. Adesso soddisfo il bisogno di acquistare nel momento e luogo - off e online - in cui mi trovo: nel negozio fisico se aperto, davanti alla vetrina se è chiuso, utilizzando un QR code senza passare per l’online, da PC, collegandomi allo store digitale oppure dal social network che sto visitando. Il tutto è possibile dalla convergenza delle tecnologie e da una visione del cliente-persona che ha un proprio “io” e che non è più attratto in primis dal prezzo ma dall’esperienza. Bisogna dare risposte in base alla persona a cui ci si rapporta. In tal senso c’è un’offerta mai vista di tecnologie, da quelle per la customizzazione del prodotto, al chatbot che ti riconosce, fino alla logistica ottimizzata, che sa a che ora sei in casa per la consegna. Tutto passa attraverso i dati e il vero tema non sono le tecnologie, bensì un cambio di approccio, che va nella direzione di unire al dato la possibilità di elaborarlo e interpretarlo. Stiamo passando dal Crm alla Customer data platform (dove vengono combinate le informazioni sul consumatore derivanti da app, tool e business system, ndr), per “vestire”
MODA: I TOUCHPOINT RILEVANTI NEL 2025 Fonte: Netcomm
Sito del brand
LO SHOPPING DI MODA TRA 20 ANNI? CON ANCORA PIÙ TECNOLOGIA MA SENZA RENDERCENE CONTO
Roberto Liscia
Presidente di Netcomm
il cliente con il dato e averne una visione unificata. Un altro tema è quello dell’AI by-Design, che riguarda l’approccio umano-centrico all’innovazione con l’IA e il Machine Learning, che porta a generare soluzioni che soddisfano le reali esigenze degli utenti.
L’innovazione digitale nelle vendite è anche a portata di Pmi?
Le Pmi hanno un grande vantaggio. L’Italia è arretrata sull’uso della tecnologia, ma avanzata nell’adozione della fatturazione digitale e per l’uso di servizi in cloud. Una piccola impresa può scaricare dal cloud tutte le piattaforme di cui ha bisogno. Gran parte di queste prima erano viste come nemiche, oggi sono amiche. Amazon e Alibaba possono aiutare le vendite all’estero, beneficiando dell’interoperabilità di queste piattaforme e dei servizi. L’ostacolo vero è la scarsità di cultura digitale, il non sapere che una tecnologia esiste e il non saperla usare come leva strategica. Non a caso a Netcomm Forum 2025 lanciamo una nuova sezione, l’HR Village.
Da 15 anni FiloBlu è partner strategico per lo sviluppo del business online delle aziende della moda (Antony Morato, Frau, Peuterey, Gcds, Tosca Blu e Momonì, per citare alcuni clienti). Da un’analisi dell’attuale fase di consolidamento del settore, con la chief e-commerce officer Valentina Missana, le opportunità da cogliere per i brand
Si parla di consolidamento per le vendite digitali, mentre l’offerta di soluzioni hitech procede a ritmi sostenuti. A che punto sta la moda?
Il settore è sempre stato trainante nell’ecommerce B2C: un ruolo di primo piano
con pro e contro. In anni passati il fashion si è lanciato nell’online, anche con campagne di comunicazione forti, ma con poca consapevolezza legata alle sfide del digitale, non solo tecnologiche. Oggi la sfida per i brand è sfruttare le tecnologie per unire fisico e digitale, mettendo al centro il consumatore. Siamo in una fase di consolidamento e concentrazione dei player, ma noi pensiamo che la strategia digitale meriti di essere portata avanti su scala globale. Al boom della pandemia è seguito un biennio faticoso, ma secondo le stime di Statista per il 2025-2029 le vendite di moda online in Europa dovrebbero crescere intorno all’8% (cagr).
In 15 anni abbiamo assistito a innumerevoli trasformazioni e oggi nelle aziende c’è una maggiore consapevolezza, anche solo rispetto a cinque anni fa. Prima si entrava in questo canale per stare al passo con i tempi, ora è un vero asset strategico. La maturità è tra i grandi ma anche i piccoli brand, che hanno capito bene il ruolo delle vendite online nella brand awareness. Oggi quali sono le principali criticità? Marginalità è la parola chiave, perché questo canale implica costi importanti da sostenere, specie per la pubblicità e il digital marketing. In più ci sono i costi vivi come quelli per la logistica e le spedizioni, in aumento a causa della situazione macroeconomica, ma anche perché il
Costi di acquisizione dei clienti e resi sono tra i fattori più impattanti sulla profittabilità delle vendite di moda online. Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro? A questi vanno aggiunti i costi per conoscere il cliente e quelli per le tecnologie in generale. Il mercato delle vendite di moda online sta consolidando, facendo emergere vincitori e vinti. Tra i marketplace sta andando avanti chi gestisce bene le tecnologie e ha un modello di business chiaro. Nel caso degli e-commerce diretti la forza sta nel marchio, nel prodotto e nella capacità di gestire i diversi canali. Visto che le vendite digitali sono in una fase di maturità, vanno integrate con altri canali. Bisogna mettere in conto un aumento dei costi necessari per la personalizzazione, che preservano dagli errori, per esempio, di immettere sul mercato un prodotto destinato a non avere una domanda e di eccedere nell’offerta. Altre sfide riguardano cybersecurity, privacy e gestione dei dati, sostenibilità... Con una maggiore digitalizzazione aumentano i rischi di possibili attacchi informatici e gli investimenti per proteggersi sono prioritari. Inoltre, siamo al lavoro con l’Ue per proteggere il consumatore con il Digital service act (sistema di trasparenza che tutela gli utenti delle piattaforme e dei motori di ricerca e include obblighi di tracciabilità degli operatori commerciali, per garantire sicurezza al consumatore, ndr). Più facile a dirsi che a farsi. Siamo solo all’inizio della tracciabilità del prodotto, ma è certo che solo con il digitale si può realizzare anche il Digital product passport-Dpp. Non siamo contrari all’ingresso di altri giocatori, ma per i prodotti in vendita devono valere le stesse regole di quelli originati in Europa. Ci stiamo lavorando, mentre pensiamo all’introduzione di un costo doganale per prodotto, per far sì che le dogane facciano da controllori. Quanto al tema della sostenibilità, non è solo europeo ma anche del consumatore. Il problema è riuscire a tracciare il prodotto, conoscere il suo impatto anche in termini di logistica, packaging e ciclo di vita. Tra l’altro, una recente ricerca del Politecnico dimostra che l’impatto ambientale delle consegne dell’e-commerce è minore di quello di un acquisto in store.
Come immagina che sarà lo shopping di moda fra 20 anni?
Credo che includerà ancora più tecnologia e che si potrà comprare un prodotto nel proprio salotto di casa, potendolo indossare virtualmente. Il tutto senza rendersi conto della presenza della tecnologia: sarà una vera un’esperienza seamless. Penso anche a un modello sempre più circolare, con il resell e il fashion as a service e a un’iper-personalizzazione nel “su misura”, oltre a situazioni ibride, fisico-virtuali. La scommessa sarà il passaggio di ritorno, dalla tecnologia all’uomo e alla donna: non bisogna scordarsi che ci si rapporta a esseri umani e che la tecnologia, di fatto, è solo un supporto.
consumatore ha ormai aspettative elevate in fatto di tempi di consegna e qualità del servizio. Ai brand consigliamo di dotarsi di una strategia di medio-lungo termine, decidendo in partenza i Paesi di destinazione e il target, per non disperdere le iniziative di marketing e non essere penalizzati da una logistica onerosa. Al posto del “tutto e subito” è meglio procedere per tappe,
per ottimizzare costi e tempi. Inoltre serve un approccio data driven, per prendere decisioni informate e consapevoli e anticipare le necessità dei consumatori. Il cliente va messo al centro, creando per lui un’esperienza unica e coerente, online e offline, che va a creare una relazione di fiducia duratura. Il canale digitale andrebbe considerato esattamente come un monomarca fisico, a livello di coerenza con il marchio, customer experience e gestione. La chiusura di Matches, le perdite di Ynap, Asos e Boohoo, il faticoso recupero di Zalando… Come vede il mondo delle piattaforme?
L’arena competitiva dei marketplace vive un momento di transizione nel quale si sta sempre di più delineando una leadership crescente delle piattaforme che hanno un posizionamento chiaro agli occhi del cliente obiettivo. Zalando sta uscendo da una fase di difficoltà perché ha trovato un’identità diversa, con una nuova comunicazione a livello di brand che ne innalza il percepito da mass a premium, la sua desiderabilità e attrattività, per marchi che prima lo consideravano un aggregatore più mass. Yoox negli anni ha provato a posizionarsi come marketplace per firme di fascia alta, ma è stato sempre riconosciuto dal cliente finale come
L’Artificial Intelligence sta avvicinando il brand al cliente e, senza sostituirsi al tocco umano, diventa una tecnologia chiave nella realizzazione di progetti che impattano sulla shopping experience online e offline
DI ELISABETTA FABBRI
Come cambia la relazione tra brand e cliente con l’arrivo dell’Intelligenza Artificiale? Abbiamo rivolto questa domanda ad alcuni provider di soluzioni ad hoc, consulenti ed esperti di marketing. Uno di loro è Marco Ruffa, general manager dell’azienda di AI e Decision Intelligence Data Life, con più di 20 anni di esperienza nella trasformazione digitale delle aziende di moda, lusso e retail. Per lui uno dei temi del momento è l’IA (o AI, all’inglese) a supporto alle vendite, tramite assistenti virtuali di nuova generazione. A decidere di investire in questo ambito, recentemente, è stato il marchio di skincare premium Dora Bruschi, distribuito nelle profumerie selettive e in farmacia. «In un contesto di crescente competizione, il management dell’azienda ha deciso di investire in un’esperienza cliente più personalizzata e scalabile, individuando nell’AI una leva strategica - racconta Ruffa -. Data Life ha quindi progettato un AI sales assistant conversazionale, basato su modelli di Generative AI e connesso in tempo reale al Crm aziendale. Questo sistema consente ai commessi in negozio di ricevere, durante l’interazione con il cliente, suggerimenti immediati e altamente personalizzati, grazie all’accesso al suo storico degli acquisti e alle preferenze registrate». «L’assistente digitale - specifica Ruffa - non sostituisce il tocco umano nella relazione con il cliente, ma lo potenzia. Aiuta il personale a essere più preparato, coerente e rapido nelle raccomandazioni, migliorando l’efficacia del consiglio di vendita e contribuendo a un aumento della conversione, della soddisfazione del cliente e della fidelizzazione. Inoltre, grazie all’integrazione con il Crm, il sistema garantisce una customer experience più omogenea e data-driven, valorizzando ogni punto di contatto con il brand». Il marchio di abbigliamento sportivo e accessori per il nuoto Jaked (Gruppo Miriade) si è invece dotato di un tool di raccomandazione delle taglie per l’e-commerce dal settembre 2024, per
un outlet online e questo ne ha determinato principalmente la sua crisi. La presenza sui marketplace resta però strategica. Vanno visti come canali di vendita, ma soprattutto come una leva di awareness, per una maggiore visibilità presso un pubblico più ampio e qualificato, rispetto all’e-commerce diretto. Bisogna però essere consapevoli che gestire il proprio brand sui marketplace in modalità B2C è oneroso. Le fee richieste sono tra il 15% e il 25%: il prezzo per ottenere livelli di traffico diversamente irraggiungibili. Inoltre i fashion e-tailer selezionano in modo da premiare il posizionamento della piattaforma e il brand mix ricercato dal cliente finale. Quali altre piattaforme vanno tenute in considerazione?
Uno dei trend a cui assistiamo è la necessità di smaltire stock di passate stagioni: stanno aumentando le piattaforme che hanno l’obiettivo di clearance. L’aspetto vincente è che si riesce ad allungare il ciclo di vita del prodotto, collocandolo su piattaforme che vendono a sconto, ma consentono un posizionamento adeguato rispetto alla svendita standard a stockisti. Le piattaforme solitamente propongono le past season con la formula delle vendite evento, che consentono di allestire un catalogo con
contrastare i resi dovuti alla scelta della misura sbagliata e il fenomeno del “bracketing” (l’acquisto di più taglie dello stesso articolo, per effettuare il reso dopo la prova), con impatti positivi anche sulle emissioni di CO2. «Dopo avere provato varie soluzioni - spiega Davide Basile, chief marketing & digital officer di Miriade - abbiamo scelto una soluzione di size&fit di NaizFit, basata sull’AI e il machine learning, che hanno permesso di ottenere 21 misure corporee, tenendo conto di dati morfologici in base a genere, età, altezza e peso. In più sono stati aggiunti dati sulla vestibilità, ottenuti da prove interne di fitting su modelli. L’utente che sceglie di usare il tool compila a sua volta un size form, per poi ottenere un’indicazione di taglia per il suo acquisto». «In sei mesi di utilizzo - afferma Basile - chi ha comprato accettando la taglia suggerita da NaizFit ha generato l’11% in meno di resi, di chi non ha usato il tool o non ha scelto la taglia suggerita. Il conversion rate è risultato sette volte più alto di chi non si è fatto suggerire la taglia e lo scontrino medio è stato maggiore del 12%». Un altro aspetto positivo è che il brand ottiene degli insight sul prodotto, per esempio la taglia più richiesta, utile per adeguarne la disponibilità. Altre informazioni si rivelano preziose per fare un prodotto con un fit il più giusto possibile. «Ora la sfida è convincere gli e-shopper a usare il tool - afferma l’esperto di marketing e digitale -. Bisogna che sia ben visibile nella scheda prodotto e va spiegato, magari tramite newsletter. Inoltre si può pensare di proporre il reso gratuito o un incentivo economico a chi lo usa».
L’AI si sta sposando bene, inoltre, con il direct marketing relazionale, strettamente connesso al branding e alla retail experience. Ne sono esperti all’agenzia Mirror, che ha vinto anche una serie di premi con progetti realizzati per Bulgari. In particolare, ha spiccato ai Lovie Awards e agli European Design Awards
le stesse foto utilizzate per l’e-commerce diretto e mantenere un aspetto visual coerente, evitando l’effetto bancarella. Chi ha capacità di investimento, potrebbe valutare di realizzare un proprio outlet digitale (“archivio”, il termine che piace di più), dove vendere la contro-stagione senza eccessivi impatti sulla marginalità. Un percorso che ha anche una logica di sostenibilità, come pure la gestione diretta del resale: sui canali diretti si possono sviluppare progetti C2C o B2C, inclusa la vendita dei campionari. Che prospettive si aprono con il social commerce?
Penso che i social dovrebbero rimanere un fulcro della comunicazione del brand. Vedo la parte shopping molto connessa alla customer experience. Oggi si nota che la quota di chi arriva sul sito di e-commerce dai social è elevata, ma non credo che il social commerce diventerà la leva principale delle vendite digitali. TikTok collegato a PayPal potrebbe portare a una rivoluzione, legata anche al cambio generazionale. Potrebbe essere un altro touchpoint, nella strategia aziendale, ma molto dipende dal target di riferimento, dalla brand awareness e dal posizionamento del marchio nel mondo dei social network. (e.f.)
con l’iniziativa Scentsorial, mentre con Crafting Magnificence ha vinto agli NC Awards. Di cosa si tratta? Scentsorial è, in sintesi, un’esperienza immersiva e multisensoriale itinerante, lanciata nel 2023 presso il Dubai Mall, per far scoprire la fragranza Le Gemme Tygar creata dal maestro profumiere Jacques Cavallier-Belletrud. Un dispositivo indossabile eeg (elettroencefalogramma), in dotazione agli ospiti alla diffusione del profumo, ha permesso di rilevare i movimenti delle loro onde cerebrali e il battito cardiaco, che grazie all’AI generativa sono diventati un’opera d’arte in forma di Nft (successivamente donato a chi ha partecipato all’esperienza e raccolto in un sito dedicato). Crafting Magnificence è invece stato sviluppato da Mirror per l’alta gioielleria di Bulgari. Si è trattato di un progetto di co-creazione, che ha combinato l’artigianalità del marchio alla creatività del visual artist Giuseppe Lo Schiavo, autore di tre opere d’arte digitali in 3D “navigabili”, per immergere i visitatori in un’i-
MENTRE CRESCE ONLINE RENE CAOVILLA VESTE
Lamaison Rene Caovilla sperimenta nel digital, aprendosi a nuove opportunità nella comunicazione e nel marketing. Di recente una nota celebrity ha indossato il sandalo Eden della collezione Spring-Summer 25. Non una in carne e ossa, bensì un’influencer digitale, Noonoouri, che ha 22 anni, è cittadina del mondo, vegana e sostiene la moda etica. Il marchio di calzature di lusso sta innovando anche nelle vendite online, che sono in accelerazione, per ottimizzare l’esperienza utente.
«Sono state integrate nuove tecnologie - spiegano dall’azienda veneta - per studiare il comportamento del potenziale cliente e creare un funnel più efficace, lavorando su strategie di re-engagement e personalizzazione in real time». Grazie anche all’AI è possibile ottenere insight che riguardano il journey dell’utente.
«Vengono infatti proposti degli use case - precisano - che possono migliorare l’esperienza di navigazione e il percorso verso l’acquisto».
gli insight sulle taglie che il marchio
i rossetti del marchio di alta gamma Dora Bruschi e l’esperienza multisensoriale Allegra Mixology, ideata dall’agenzia Mirror per Bulgari
nedita esperienza visiva. A ciò si aggiungono le emozioni dell’ospite. Catturate da un device eeg, hanno portato alla generazione di artwork personali, con l’intervento dell’AI generativa. Ancora itinerante è invece il progetto Allegra Mixology: un’esperienza ispirata ai DJ set in cui il cliente, partendo da una serie di essenze in una consolle, può creare la propria fragranza. In questo caso sono coinvolti la vista (attraverso video generativi), l’olfatto e l’udito (a ogni profumo corrisponde un sound che si ascolta in cuffia). «L’AI diventa un abilitatore nella parte di racconto del brand, va a magnificare l’esperienza e fa evolvere la personalizzazione - osserva Guido Mengoni, ceo e partner di Mirror -. Progetti come quelli di Bulgari permettono infatti di raggiungere un livello più preciso di segmentazione della clientela». «Inoltre sta emergendo la necessità di riaccelerare il drive to store, che si è un po’ spento dopo il post pandemia - aggiunge -. Non con popup o negozi temporary, ma creando in store momenti che sanno emozionare. Esperienze digitali interattive e condivise permettono inoltre di differenziarsi dagli altri brand, mentre si assiste a una forte omologazione del prodotto». Anche per questo i brand del lusso stanno riprendendo in considerazione i magic mirror, o meglio la loro versione evoluta “powered by AI”. «Si tratta di uno specchio che si attiva per diventare un monitor e che colloca chi sta provando un capo in diverse ambientazioni, per simulare diverse occasioni d’uso - spiega Mengoni -. Grazie all’AI generativa ci si può muovere nel contesto in cui ci si trova, con un effetto reso più realistico da ombre e punti illuminati». Il tutto eleva l’esperienza della prova di un capo e offre uno strumento di lavoro in più al commesso, per capire meglio quali sono i complementi del look ideali. Per sorprendere gli shopper in boutique c’è anche una versione avanzata del virtual try on, ma prima bisogna che i look della collezione siano creati anche in versione 3D. Con il contributo delle tecnologie di We-Wear è possibile realizzare un gemello digitale del cliente con la sua esatta morfologia. In tempo reale si può dare a questa sorta di avatar la sua fisionomia e si può vestire con il capo in 3D che ha il fitting corretto per la sua corporatura. «L’indossato - assicura Mengoni - è praticamente perfetto».
Mentre anche in Italia la carta di credito supera i contanti, il mondo dei pagamenti continua a essere in grande fermento. La sfida è fornire ai consumatori transazioni sicure e user-friendly, anche attraverso strumenti come la blockchain, e ai retailer un giusto rapporto tra costi e benefici nell’adozione dei nuovi sistemi. Il futuro è già qui, ma c’è chi torna indietro: recentemente le autorità svedesi hanno consigliato ai cittadini di fare scorta di banconote, per il timore di cyberattack legati all’attuale situazione globale. Un caso isolato? Forse. Ma anche la dimostrazione che la situazione è molto variegata e, visti i tempi, non sempre prevedibile.
DI ALESSANDRA BIGOTTA
IVANO ASARO
Direttore dell’Osservatorio Innovative Payments Politecnico di Milano
«Nel 2024, per la prima volta in Italia, i pagamenti tramite strumenti digitali (con un valore pari a 481 miliardi di euro, +8,5% sul 2023) hanno superato il contante in termini di transato, con il 43% dei consumi regolato da strumenti elettronici, contro il 41% del contante. Oggi quasi nove pagamenti su dieci, tra quelli effettuati con carta in negozio, avvengono in modalità contactless e avanzano (+53%) le soluzioni di pagamento innovative, da smartphone e wearable, insieme al Buy Now Pay Later. Gli esercenti hanno capito che non adeguarsi ai tempi può significare perdere la vendita. Resta da parte di alcuni consumatori la paura delle frodi, a partire dal furto di dati quando pagano con carta nel negozio fisico. Spesso si tratta di timori infondati, alimentati da trasmissioni televisive che sembrano fatte apposta per creare allarmismo. Banche e istituti di credito si impegnano molto per garantire una sempre maggiore sicurezza nelle transazioni, peccato che non lo comunichino abbastanza».
GABRIELE
BELLEZZE/ADYEN
«Il checkout? È la stretta di mano finale tra merchant e cliente»
Il percorso che porta al pagamento è sempre più lungo, complesso e accidentato, ma tutto alla fine si gioca in pochi secondi. Il punto con il country manager Italia della piattaforma tecnologico finanziaria globale, scelta da big player come Microsoft e realtà di moda e lusso, tra cui Prada e Cucinelli
Il mondo dei pagamenti è sempre più sfaccettato, ma se si dovessero isolare un paio tra le maggiori criticità quali sarebbero?
Innanzitutto le frodi, che si stanno affinando e ingegnerizzando: come evidenzia un nostro Report, nel 2023 l’industria italiana del retail ha subito perdite per oltre 32 miliardi di euro, ossia 1,77 miliardi in media per impresa, in seguito ad attacchi fraudolenti. Il rischio è che il consumatore associ il merchant alla frode e lo abbandoni. In secondo luogo, la proliferazione dei percorsi d’acquisto. Un tempo c’era la cassa, ora tanti touchpoint fisici - e non -, oltre a un ampio ventaglio di soluzioni di pagamento. A questo proposito, le nostre statistiche rivelano che il 64% degli utenti abbandona il carrello se non trova il metodo di pagamento preferito. Come aiutate brand e merchant a superare queste complessità?
La nostra forza è la capacità di processare transazioni per oltre 1.000 miliardi di dollari a livello globale, affrontando un mondo frammentato come quello dei pagamenti con una piattaforma unica, end-to-end. L’intelligenza artificiale ci sta portando al next level: abbiamo lanciato da poco Adyen Uplift, una soluzione basata sull’AI in grado di analizzare un vasto dataset di transazioni globali nell’intero funnel dei pagamenti, in modo da offrire alle aziende soluzioni personalizzate e data-driven. Uno strumento avanzato per ridurre le frodi, minimizzare i costi e aumentare il tasso di conversione fino al 6%. Un asset anche per il settore moda e lusso, con cui lavoriamo da sempre e che nella
GIULIO FELLONI
Titolare di Felloni a Ferrara e presidente di Federazione Moda Italia «I pagamenti elettronici hanno ormai superato il 70% delle transazioni negli oltre 30mila punti vendita italiani che aderiscono a Federazione Moda Italia. Nelle località turistiche si arriva anche all’85%. Un tema da valutare sono le commissioni per i dettaglianti, non alte sul singolo acquisto, ma che possono pesare considerando il volume complessivo delle transazioni. Federazione Moda Italia ha stipulato una convenzione per i soci con Banca Sella: chi possiede un conto corrente con questo istituto di credito ha una commissione dello 0,27% sui pagamenti con Pagobancomat e dello 0,73% per quelli con carta di credito Visa o Mastercard. Chi non ha un conto corrente può usufruire di una commissione dello 0,30% con Pagobancomat e dello 0,83% con Visa e Mastercard. Questo istituto di credito ha lanciato il servizio di Buy Now, Pay Later AppPago, che permette di dilazionare il costo d’acquisto da due a 24 mensilità: una leva per gli acquisti aspirazionali, ma andrà valutato bene il rapporto costi-benefici per i negozianti».
NEL 2023 IL RETAIL ITALIANO HA PERSO OLTRE 32 MLD PER LE FRODI
sua visione quasi maniacale della customer experience, anche nell’ambito dei pagamenti, ha bisogno di un supporto tecnologico adeguato. Il pagamento è a tutti gli effetti parte integrante dell’experience e lo vedo come la stretta di mano finale tra merchant e consumatore: può suggellare una bella relazione ma anche un addio, se qualcosa va storto. Quanto conta l’Italia per Adyen?
In Italia passa quasi mezzo trilione di euro di pagamenti digitali e per questo la nostra filiale, una delle più giovani del gruppo essendo nata nel 2018, ha notevoli opportunità da sfruttare in differenti settori: la moda, naturalmente, ma anche l’hospitality, il beauty (penso a Kiko, che ci ha scelti per le sue strategie di unified commerce) e l’arredo. Un nome per tutti in questo campo è Natuzzi, che insieme a noi è riuscito a ottenere una riduzione del 30% del tempo di rielaborazione delle transazioni, un miglioramento del 40% nella visibilità e nel controllo dei processi di pagamento e un -15% di perdite legate alle frodi. Criptovalute, euro digitale: come vi rapportate a queste nuove realtà?
Monitoriamo le criptovalute, ma i merchant non ci stanno ancora richiedendo soluzioni in quest’ambito. Allo stato attuale sono associate agli investimenti, più che concepite come strumenti di pagamento. Quanto all’euro digitale, è allo studio come forma digitale di contante, emessa dalla Banca Centrale europea e accessibile nell’area euro: in quanto possibile realtà del futuro, ne teniamo d’occhio gli sviluppi.
Anche per la gestione del flusso dei pagamenti l’intelligenza artificiale è sempre più determinante, sia per individuare prodotti finanziari ad hoc per il singolo utente, che per prevenire e bloccare le frodi, vista l’elevata capacità di elaborare dati.
Si paga sempre più dove si vuole - dallo smartwatch alla propria automobile -, con le modalità preferite e non si tollerano le complicazioni. Una tecnologia di cui si parla, e non da oggi, è la Frpt (Facial Recognition Payment Technology), basata sul riconoscimento facciale, per mettere in soffitta password e Pin, anche in fase di prelievo. Ma non mancano le perplessità su privacy e sicurezza.
Sono osservate speciali, soprattutto nel mondo del lusso. Generano curiosità, ma anche incertezze: in un sondaggio condotto da Bitget Wallet su circa 4.600 utenti, il 37% ha indicato nei timori di hack e truffe la principale barriera per il loro utilizzo nei pagamenti.
Titolare di Tricot in Toscana
«Nei nostri negozi (tre a Chianciano Terme, uno appena inaugurato a Siena e tre presso strutture ricettive 5 stelle a Monteverdi, Terme di Saturnia e Fonteverde) le transazioni avvengono da tempo con carte o modalità digitali. I contanti? Scomparsi. Quanto alle criptovalute, non rientrano al momento nei nostri sistemi di pagamento. Non ci sembrano un tool stabile, in una fase in cui si sente il bisogno di sicurezze, e la clientela almeno per ora non le sta richiedendo».
LUIGI TRALDI/KLARNA
«Servizio, cashback, esperienza d’acquisto: l’altra faccia del Bnpl»
Il grande successo dopo aver lanciato per prima, nel 2020, i pagamenti dilazionati online. Il periodo critico nel 2022 e la successiva rinascita, con l’Ipo che si avvicina. Il punto su Klarna con Luigi Traldi, head of Southern Europe. Che fa chiarezza anche sul caso TikTok
Sono passati 20 anni dalla fondazione di Klarna. Cos’è oggi il Buy Now Pay Later per voi?
Non una soluzione, ma tre: il Pay Now, ossia il pagamento immediato al checkout; il Pay in 30 Days, un pagamento completo ma posticipato di 30 giorni; e il classico Pay in 3 (il preferito dai nostri 4 milioni di utenti italiani), dove l’importo totale viene suddiviso in tre rate uguali senza interessi, una al momento dell’acquisto, una dopo 30 giorni e la terza dopo 60. In questi anni abbiamo rafforzato le partnership con i brand e diversificato molto, introducendo servizi aggiuntivi tra cui il cashback, strumenti di comparazione prezzi e conti di risparmio con interessi flessibili e fissi, disponibili online e sull’app Klarna. Tengo a dire che Klarna è tuttora la soluzione di pagamento preferita da tutti i tipi di acquirenti, oltre a collaborare con più di 28mila commercianti solo in Italia.
Si associa il Buy Now Pay Later all’e-commerce. E il retail fisico?
Pensiamo che il Bnpl avrà in futuro un ruolo sempre più rilevante in quest’ambito, perché significa un miglioramento dell’esperienza di pagamento che si traduce in una maggiore fedeltà e soddisfazione del cliente, elementi fondamentali per una crescita a lungo termine dei rivenditori. I consumatori italiani apprezzano ancora fare acquisti in store e stiamo lavorando a stretto contatto con i commercianti per integrare le nostre soluzioni nell’esperienza d’acquisto offline. Va detto che già collaboriamo con
IL RETAIL FISICO OFFRE NUOVE CHANCE AL BUY NOW PAY LATER
numerosi retailer attivi in Italia, catene come Benetton, Guess, Mango e Foot Locker, ma anche boutique indipendenti multibrand. Questa varietà ci permette di servire diversi tipi di clienti, dalla Gen Z ai consumatori più tradizionali. Come usate l’intelligenza artificiale?
Abbiamo lanciato esperti di shopping alimentati dall’AI, per aiutare gli utenti a scoprire i prodotti più adatti a loro. Nella app c’è un assistente AI e sempre con l’intelligenza artificiale sono state ampliate le lingue nel nostro canale di chat, velocizzate le soluzioni alle controversie e automatizzata la registrazione dei motivi per cui i clienti ci contattano: l’AI si è rivelata del 18% più precisa rispetto alla registrazione manuale, dandoci una visione più chiara sulle problematiche dei clienti. Di recente utenti su TikTok si vantavano di non saldare il debito accumulato con il Bnpl di Klarna. Quanto c’è di vero?
Innanzitutto va chiarito che abbiamo un tasso di insolvenza inferiore all’1%. Se un cliente salta un pagamento, scatta la limitazione all’utilizzo dei servizi. In presenza di nuovi clienti iniziamo con piccoli importi di credito e aumentiamo gradualmente i limiti, proprio per testarne l’affidabilità. Se invece il mancato pagamento è legato a difficoltà a evadere la cifra in tempo, il nostro team di assistenza è disponibile h24 e 7 giorni su 7 per impostare un eventuale nuovo piano. (a.b.)
6,8
miliardi di euro è il valore dei pagamenti con la formula del Buy Now Pay Later raggiunto in Italia nel 2024, in crescita del 46% rispetto all’anno precedente
77%
è la percentuale del totale transato con il Bnpl in Italia relativo al canale online, che risulta ancora il preferito dagli utenti che utilizzano questa soluzione di pagamento
Fonte: stime Osservatorio Innovative Payments © Politecnico di Milano Dipartimento di Ingegneria Gestionale
INTANTO L’1% AI NEGOZI FA DISCUTERE SATISPAY PREVEDE 400 NUOVE ASSUNZIONI
Sono 700 le persone che lavorano in Satispay app italiana di mobile payment utilizzata da 5,3 milioni di utenti in circa 400mila negozi. Nel 2025 sono previste altre 400 assunzioni, mentre si svilupperà il programma Welfare Satispay CareAbout, che offrirà tra i benefit la possibilità per i dipendenti di usufruire di un supporto psicologico, grazie a un’intesa con Serenis, tech company e centro medico. C’è un altro argomento che tiene banco: dal 7 aprile è scattata la commissione dell’1% su tutti i pagamenti nei punti vendita fisici, mentre per gli utenti non cambia nulla. Ai retailer che protestano e minacciano di non accettare più Satispay l’azienda ribatte: «La modifica avviene dopo anni di sviluppo e lancio di tanti servizi volti a far crescere clienti e incassi degli esercenti. Due esempi recenti? I Satispay Buoni Pasto e i Satispay Buoni Acquisto (fringe benefit), questi ultimi strumenti in genere molto cari per i negozianti, che noi offriamo senza costi aggiuntivi ai piccoli esercenti». Quanto ai Satispay Buoni Pasto, «nel 2024 ne sono stati spesi per un valore di 50 milioni di euro, senza commissioni aggiuntive per i negozianti». (a.b.)
Il nuovo evento di punta di Fashion Magazine è dedicato al mondo della distribuzione in tutte le sue sfaccettature: offline, online, D2C, wholesale, full price e off price. Speaker di primo livello affrontano argomenti come la tracciabilità, la centralità dei dati, le prospettive e le opportunità per il customer engagement. Sul palco e tra il pubblico ceo, imprenditori e manager del settore.
Tra gli speaker
André Maeder CEO Selfridges
Claudio Marenzi Presidente Herno
Matteo Sinigaglia CEO Replay
Marco Palmieri Presidente Piquadro
Maura Basili Presidente Camera Buyer Italia
5 Maggio 2025
Vuoi essere dei nostri? Scrivi a: ceoroundtable@fashionmagazine.it
WhatsApp è l’app di messaggistica più amata al mondo. Il suo punto di forza? Essere accessibile a tutti. Solo in Italia conta 35,7 milioni di utenti, molti dei quali la consultano fino a 43 volte al giorno. Numeri che spiegano il crescente interesse per WhatsApp Business (gratuito) e il più evoluto (e a pagamento) WhatsApp Business API, destinati - secondo gli esperti - a imporsi nel 2025 tra i principali canali di comunicazione tra aziende e clienti sia B2C che B2B. Un fenomeno che sta conquistando l’intero ecosistema della moda, sempre più attento alle nuove possibilità di interazione offerte dalla piattaforma, tra cui l’integrazione dell’intelligenza artificiale
A CURA DI ANDREA BIGOZZI
A PROVA DI LOYALTY TEST
La messaggistica istantanea può rivoluzionare il mondo delle spedizioni
WhatsApp, con un tasso di apertura del 98%, è la piattaforma ideale per dare aggiornamenti tempestivi durante il tracking delle spedizioni. Una caratteristica fondamente per coltivare la fedeltà dei consumatori che per il 20% sono pronti ad abbandonare un brand se non assicura servizi del genere. Per questo Sendcloud ha lanciato WhatsApp Tracking, un servizio che migliora l’esperienza di consegna sfruttando l’app social. «Con questa funzione i clienti sono sempre informati, dal clic su “compra” fino alla ricezione del pacco», spiega Christopher Dughieri, chief product & technology officer della piattaforma di servizi per l’e-commerce.
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Per Rinascente un servizio da 12 milioni Chi dice che WhatsApp è solo una chat dovrebbe sentire i numeri che Rinascente ottiene con il suo servizio di vendita a distanza, basato sulla piattaforma di messaggistica istantanea: 80mila conversazioni gestite nel 2024, per un volume di 14mila vendite. «Il nostro servizio On Demand Chat & Shop vale 12 milioni di euro l’anno - spiega Enida Metani, Flagship Marketing Manager di Rinascente Milano piazza Duomo -. Una performance paragonabile a un negozio fisico». Il servizio di istant messaging, disponibile per la clientela worldwide e garantito da un team di 20 persone, consente l’interazione diretta con un sales assistant che guida e consiglia nella selezione dei prodotti, offrendo un’esperienza d’acquisto personalizzata. «Si tratta di un servizio profittevole sia dal punto di vista economico - sottolinea Metani - che per il
IN FIERA È GARANZIA DI NETWORKING AVANZATO Migliorare l’interazione tra compratori ed espositori: ecco perché Pitti sceglie la chat di Meta «A Pitti Immagine puntiamo su AI e strumenti interattivi, tra cui WhatsApp, che facilita la comunicazione e la gestione delle richieste», spiega Ivano Cauli, Innovation Director di Pitti Immagine, sottolineando il ruolo sempre più strategico della chat di Meta nell’ecosistema digitale dei saloni fiorentini. L’obiettivo è chiaro: migliorare l’interazione tra buyer ed espositori, grazie a un canale già molto utilizzato. Tra le applicazioni previste, spiccano il customer support automatizzato tramite AI, strumenti di networking avanzato e una comunicazione più personalizzata. «L’integrazione di WhatsApp Business è un passo verso una gestione fluida delle relazioni commerciali», conclude Cauli.
CENTRALE NEL B2B
ALLEATO N°1 DEI MULTIMARCA
Con l’integrazione dell’AI renderà ancora più facili molte attività verso il cliente
I clienti di Michele Franzese lo sanno bene: tra messaggi, vocali e video su WhatsApp, il titolare del multimarca di Napoli ama interagire sulla piattaforma. «È un mezzo immediato, veloce e dinamico, tanto che spesso preferisco ricevere documenti lì piuttosto che via e-mail», racconta l’imprenditore. WhatsApp è diventato uno strumento essenziale per invitare ai suoi eventi in store, concludere vendite da remoto e coordinare il team. Tuttavia, Franzese inizia a notare un calo di efficacia: «Ormai tutti lo usano, l’impatto è meno incisivo». Per il futuro Franzese immagina un’innovazione guidata dall’intelligenza artificiale integrata con WhatsApp, «per trovare nuovi contenuti».
PARLA
L’AVVOCATO
Per Pinko è un filo diretto con wholesaler e franchisee Per Pinko WhatsApp non è solo un canale di comunicazione con il consumatore, ma anche un asset strategico per dialogare con partner wholesale e franchising. L’app è, infatti, uno degli strumenti chiave di Pinko Connect, progetto nato nel 2022 per digitalizzare e ottimizzare la gestione degli ordini e l’accesso al magazzino. Nel corso del tempo Pinko Connect si è evoluto per offrire un’esperienza digitale completa: dalla consultazione del catalogo alla formazione sui prodotti, fino alla condivisione di novità e iniziative esclusive. WhatsApp gioca un ruolo cruciale in questa piattaforma, in quanto canale di comunicazione con i team di vendita dei partner tramite l’uso di liste broadcast personalizzate, suddivise per area geografica e tipologia di cliente. Questo permette di inviare informazioni in modo semplice, diretto e condivisibile, supportando i team di vendita con contenuti mirati.
LA FORZA DEL MARKETING CONVERSAZIONALE
Serve a fare colpo, ma mai esagerare
Il 2025 sarà l’anno di WhatsApp Business e, soprattutto, di WhatsApp Business API. «Molti brand usano già WhatsApp Business nella variante base, ma la versione avanzata può diventare un canale di ricavi», spiega Antonio Lavia, Country Lead Italy di Charles. WhatsApp Business API permette l’integrazione con CRM, piattaforme di e-commerce e chatbot. Costa di più rispetto all’e-mail marketing, ma il ritorno è maggiore. «Le e-mail hanno tassi di apertura sempre più bassi, gli sms sono spesso percepiti come spam», evidenzia il manager dell’azienda di conversational commerce. WhatsApp, invece, garantisce un contatto diretto ed efficace e i brand possono usare API per newsletter, automazioni post-acquisto, campagne personalizzate e assistenza clienti con l’AI. Tuttavia, «sempre più brand, sia dell’e-commerce sia del retail, puntano sull’app per portare più clienti nei negozi fisici. L’importante è non usarlo come una mailing list. Deve essere un canale di comunicazione mirato».
Lo shopping è sicuro? I dubbi da chiarire WhatsApp può essere un canale di vendita molto appetibile per le aziende, ma anche una potenziale minaccia. «A differenza di Facebook e Instagram, basati su contenuti pubblici e marketplace aperti, si fonda sulla messaggistica privata e su gruppi chiusi: è più complesso monitorare le attività commerciali», spiega l’avvocato Carlo Impalà, partner, TMT e Data Protection di Morri Rossetti & Franzosi. Tutela quindi la privacy degli utenti, ma aumenta il rischio di fake. «Secondo Ghost Data, è il canale prediletto dai falsari per raggiungere i consumatori - dice Impalà -. Meta non ha obbligo di sorveglianza preventiva e può intervenire solo ex post o su segnalazione, limitando la capacità di contrastare gli illeciti».
A tu per tu con l’a.d. della branch italiana di Sopra Steria, colosso tecnologico europeo per la consulenza, i servizi digitali e lo sviluppo software. Una delle pochissime donne al comando in questo ambito, dove la presenza femminile ai vertici è in calo: «Una tendenza - dice - che vorrei contribuire a invertire»
DI ANGELA TOVAZZI
Lei è una delle pochissime donne a ricoprire un ruolo così apicale in ambito tech: quali sono state le tappe cruciali della sua carriera che l’hanno portata ai vertici di Sopra Steria? Nel settore tech la presenza femminile nei ruoli di leadership è in calo, una tendenza che vorrei contribuire a invertire. Essere oggi tra le poche donne a ricoprire un ruolo di comando in questo settore rappresenta per me non solo un traguardo, ma soprattutto una responsabilità. Credo che il cambiamento passi attraverso l’esempio e l’impegno nel creare ambienti di lavoro più equi, dove il talento e le competenze siano sempre il vero motore della crescita. Questo principio ha guidato il mio percorso professionale: dopo la laurea in Economia e Commercio e un master in Comunicazione e Relazioni Pubbliche Europee, ho iniziato con uno stage in marketing e comunicazione, per poi ricoprire il ruolo di controller. In cerca di nuove sfide, ho scelto di mettermi alla prova come account manager nell’area Banking, ampliando progressivamente le mie responsabilità fino alla Pubblica Amministrazione. Nel 2016 sono entrata in Sopra Steria come direttrice della divisione PA, Energy e Telco e, nel novembre 2017, sono stata nominata amministratrice delegata. Questo percorso mi ha insegnato il valore di una leadership imprenditoriale e inclusiva, capace di dare spazio a prospettive diverse. Ha incontrato difficoltà, in quanto donna, nel suo percorso di affermazione?
Non ho mai affrontato del vero ostruzionismo, ma ricordo bene la mia prima riunione del board come ceo: ero l’unica donna tra 27 uomini. Un’esperienza che mi ha reso ancora più consapevole di quanto la parità di genere sia un traguardo ancora da raggiungere e di come, in certi contesti, persista l’idea che alcune posizioni apicali siano più “adatte” agli uomini. Ciò che ho imparato con l’esperienza è che il modo più efficace per superare questi preconcetti è dimostrare, con i fatti, il proprio valore. La competenza, la determinazione e la capacità di visione strategica non hanno genere e credo sia essenziale promuovere modelli di leadership inclusivi, in cui la diversità venga riconosciuta come un motore di crescita e innovazione. Nel suo caso, che cosa e quali skill l’hanno spinta (e aiutata) a crescere? Per riuscire ad affermarsi ai vertici è più importante avere idee chiare e metodo “scientifico” o
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assecondare le opportunità che via via si presentano?
Avere idee chiare e un metodo strutturato è essenziale, ma è altrettanto fondamentale saper cogliere le opportunità che si presentano, anche quelle meno prevedibili. Nel mio caso, la curiosità e la voglia di mettermi alla prova mi hanno portata a esplorare ambiti diversi, delle scelte che hanno costituito una risorsa preziosa. Ho imparato che la crescita passa attraverso la capacità di prendere decisioni consapevoli, assumendosi responsabilità e rischi.
In che cosa le donne possono fare la differenza in campo tecnologico? Il settore tech è più aperto a cambi di paradigma sul fronte della gender equality?
La diversità di pensiero è un motore fondamentale per l’innovazione e integrare più voci femminili nel tech significa sviluppare soluzioni più efficaci, inclusive e orientate alle reali esigenze della società. Il settore tech, per sua natura, è aperto al cambiamento, ma la parità di genere non avanza con la stessa rapidità dell’innovazione. Ancora oggi, le donne sono sottorappresentate nelle professioni Stem. È necessario accelerare questo percorso con politiche concrete e un cambiamento culturale che aiuti le nuove generazioni a vedere il tech come un’opportunità senza barriere di genere.
Qual è il modello di leadership in cui si riconosce?
Credo che un/a leader debba saper prendere decisioni strategiche rapidamente, con un approccio pragmatico e orientato ai risultati, senza mai trascurare l’importanza di un ambiente collaborativo. È essenziale motivare il team, allineare chiaramente tutti/e sulle priorità e farlo in modo costruttivo. Un/a buon/a leader deve anche stimolare la crescita professionale di ciascun membro del gruppo, rappresentando un esempio di determinazione, ascolto e responsabilità.
Lei è alla guida della branch italiana: quali sono gli obiettivi di medio-lungo periodo?
Quali i driver della crescita?
Prevediamo una crescita principalmente organica, basata sull’espansione delle nostre soluzioni in ambito digitale, tecnologico e consulenziale, con un focus particolare sulle tecnologie emergenti. Tuttavia, nel breve periodo stiamo valutando anche opportunità di crescita inorganica, attraverso acquisizioni strategiche che possano accelerare la nostra presenza in setto-
ri ad alto potenziale. I driver principali della nostra crescita saranno la continua innovazione e il rafforzamento delle competenze del nostro team, con un’attenzione particolare a favorire la leadership inclusiva e a sviluppare partnership strategiche che ci permettano di rispondere alle sfide globali in modo sempre più efficace e sostenibile.
Quali i capisaldi della sua strategia?
In che cosa vuole differenziarsi rispetto ai competitor?
La nostra strategia si basa su un principio fondamentale: mettere sempre al centro il rapporto con il cliente. La priorità è comprendere a fondo le sue esigenze, i suoi obiettivi e le sue sfide. Questo ci permette di costruire relazioni a lungo termine, in cui entrambe le parti possono crescere insieme, creando un rapporto win-win. La differenza che vogliamo portare rispetto ai nostri competitor è proprio questa: siamo al fianco del cliente in modo completo - a livello tecnologico ma anche consulenziale - con un approccio proattivo, creativo e altamente professionale, per offrire soluzioni che rispondano alle sue reali necessità, anticipando le sue richieste e accompagnandolo nel suo percorso di trasformazione digitale.
Anche in ambito fashion la tecnologia sta rivestendo un ruolo cruciale, foriera di grandi trasformazioni: quali saranno le sfide maggiori nei prossimi anni? Nel settore fashion la tecnologia sta senza dubbio cambiando il panorama, portando con sé numerose opportunità e sfide. Le principali sfide nei prossimi anni riguarderanno sicuramente l’adozione di soluzioni tecnologiche che possano migliorare l’efficienza e la personalizzazione dell’esperienza per il cliente. L’integrazione dell’AI, per esempio, permetterà alle aziende di creare esperienze più coinvolgenti e su misura, ma richiederà anche un grande sforzo per garantire l’adozione in modo fluido e senza frizioni. Un altro fronte importante sarà la sostenibilità: la tecnologia dovrà giocare un ruolo chiave nel rendere i processi produttivi più ecologici, soprattutto tramite la tracciabilità delle filiere. Inoltre, la digitalizzazione della supply chain e la gestione dei dati saranno cruciali per mantenere un vantaggio competitivo, ottimizzando costi e tempi.
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CONTROCORRENTE YOUFEED DÀ “VOCE” ALLE RECENSIONI DEI CLIENTI
Una pratica antica in versione moderna: bottoni fisici nei negozi o in formato digitale raccolgono i feedback vocali dei consumatori e permettono di riprogettare velocemente i prodotti in base alle loro valutazioni: è un’idea della milanese DI Works
Il cliente ha sempre ragione. Forse è questa la massima più antica del commercio, fatta propria da un’azienda tech come la milanese DI Works, la cui mission è di combinare informazione e tecnologie intelligenti per il miglioramento dell’offerta. Ecco allora che in un momento storico in cui le aspettative dei consumatori evolvono a ritmo accelerato, ascoltarne la voce è diventato un fattore essenziale, in primis per innovare e perfezionare i prodotti in base ai loro desiderata. Un obiettivo che DI Works porta avanti con YouFeed, una soluzione che permette ai clienti finali di registrare valutazioni vocali immediatamente dopo l’esperienza d’uso del prodotto e condividerla grazie a una serie di punti di accesso: bottoni fisici in formato di totem, nei camerini di prova, sui carrelli della spesa o direttamente sul prodotto, oppure in formato digitale mediante Tag Nfc. Queste registrazioni vengono poi elaborate dal software InsightGPT sviluppato da DI Works, che utilizza l’intelligenza artificiale per trasformare i dati grezzi in indicazioni operative per il miglioramento dei prodotti stessi. «Contrariamente alle teorie di chi sostiene che ogni azienda dovrebbe progettare ciò che a lei stessa piace - commenta Marco Rosetti, a.d. di DI Works - nel mondo del design si dice comunemente di ascoltare la voce dei clienti finali per progettare nel modo che più risponda alle loro preferenze». La soluzione punta anche a diminuire il tempo di riprogettazione degli articoli, «oggi lungo anche due anni - dice Rosetti - tra recensione del cliente, ricezione del feedback in azienda, rielaborazione umana, consegna all’ufficio “R&D”, industrializzazione, commercializzazione e attesa per i primi feedback».YouFeed raccoglie il parere del cliente ovunque egli si trovi, gestendo così un flusso costante di feedback in tempo reale, con il fine di creare un ciclo di co-progettazione tra il cliente e i team interni di Ricerca&Sviluppo. Un modo per promuovere prodotti pensati, letteralmente, a partire dalla voce dei consumatori.
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Occhiali smart che amplificano i suoni o che cambiano il modo di lavorare, giocare e vedere film, con una visione immersiva. Borse con luci a led e power bank integrate. Anelli che monitorano lo stress e - a chi piace sorprendereuna perla da incollare alla tempia, che ascolta e diventa un’assistente personale
DI ELISABETTA FABBRI
Una perla registra ciò che le sta attorno e con l’AI analizza le informazioni e le restituisce, come un’assistente personale. Applicata alla tempia, è in grado di analizzare le onde cerebrali e distinguere quando l’utente le sta parlando. Tutto può essere archiviato ed elaborato sullo smartphone e nel cloud.
BEE
«Il wearable AI che ti capisce»: questo il motto di Bee, braccialetto che ascolta ciò che lo circonda, lo elabora e organizza, generando elenchi e riassunti testuali in una app. Può creare promemoria, ricordarli e fare ricerche fra le conversazioni registrate. Si può pure interrogare: risponderà sullo smartphone.
VASCO TRANSLATOR E1
Gli auricolari diventano traduttori simultanei con Vasco Translator E1. Rilevano in automatico le conversazioni e le traducono, facilitando la comunicazione in oltre 51 lingue. Se l’interlocutore non le indossa, la traduzione sarà riprodotta dallo smartphone. Il design è studiato per assicurare all’utente comodità e facilità d’uso.
NUANCE AUDIO
Con Nuance Audio EssilorLuxottica lancia gli occhiali «per sentire meglio». Le montature integrano, infatti, un dispositivo acustico a conduzione aerea, compatibile con qualsiasi tipo di lente, che amplifica il suono. Destinati ad adulti con una perdita uditiva percepita da lieve a moderata, al momento sono disponibili in due modelli dal design elegante e senza tempo, proposti in nero lucido e bordeaux.
Lo zaino in pelle di vitello da 20,5 litri, che fa parte della collezione Urban del marchio Piquadro, permette di portare PC e tablet protetti da interni shock absorber. Inoltre, include un cavo antifurto e ingressi per porte Usb e Usb Type C.
AMAZFIT HELIO RING
L’anello intelligente Amazfit della Helio Ring Zepp Health, in lega di alluminio, include una soluzione di monitoraggio dell’Attività Elettrodermica (EDA) che, in base ai cambiamenti nell’attività delle ghiandole sudoripare, informa sulle risposte emotive e lo stress. Questi dati, oltre ad altri parametri post-allenamento, forniscono agli atleti e agli sportivi una visione più ampia dei processi di recupero, consentendo una gestione più efficace della preparazione alle gare.
debuttato alla sfilata FW25/26 del brand parigino. Per l’occasione le modelle hanno indossato i Ray-Ban Meta x Coperni Limited Edition, per registrare a mani libere l’evento dalla passerella. Le montature sono in nero trasparente, con lenti grigie specchiate, per un look audace con un tocco di mistero.
84,2 mld $
il valore del mercato dei wearables nel 2024*
13,6 %
La crescita annuale (cagr) stimata per il 2025-2030*
138 mln
Le unità di dispositivi “da polso” vendute nel mondo nei primi nove mesi del 2024 (-1%)°
1mln
Le unità di smart glasses Ray-Ban Meta vendute nel 2024
La designer Sara Giunti ha lanciato nel 2012 la sua prima collezione di borse, puntando da subito al connubio tra moda e tecnologia. All’apertura delle sue bag si attiva automaticamente una strip di luci a Led che ne illumina l’interno. I modelli con la power bank Quick Charge integrata permettono di ricaricare in breve tempo smartphone, tablet e altri dispositivi elettronici.
Lo smartwatch Energy Fit SQ22 è dotato di un display con tecnologia di visualizzazione Amoled. Supporta chiamate Bluetooth e offre molte modalità sportive, insieme al monitoraggio di frequenza cardiaca, ossigeno nel sangue, pressione e sonno. Resistente all’acqua (fino a 3 Atm) è realizzato con materiali di qualità e ha una batteria a lunga durata. Compatibile con Android e iOS, include notifiche push, controllo musicale, fotocamera e assistente vocale.
Gli occhiali intelligenti Asus Airvision M1 cambiano il modo di lavorare, giocare o vedere film. Pesano solo 87 grammi e offrono una visione immersiva attraverso un display virtuale fino a 100 pollici o una modalità multi monitor personalizzabile, assicurando una luminosità fino a 1100 nit e una precisione del colore DCI-P3 al 95%.
Temera, leader nella tracciabilità nel fashion & luxury, sta trasformando la sostenibilità da concetto astratto a realtà misurabile. Le sue soluzioni permettono ai brand di tracciare ogni fase del ciclo di vita del prodotto: dalla materia prima alla consegna al cliente, dal primo utilizzo fino al riuso, garantendo autenticità e integrità in ogni fase
Il settore moda e lusso sta vivendo una fase di transizione critica: le pratiche di resell, repair e circolarità non sono più solo opzioni etiche, ma leve strategiche. Il modello lineare (produci-consuma-smaltisci) ha raggiunto i suoi limiti, spingendo verso un cambiamento necessario.
I consumatori odierni richiedono trasparenza ed etica, desiderando estendere il ciclo di vita dei prodotti attraverso pratiche sostenibili. Le aziende del fashion si trovano quindi a un bivio: adottare modelli di business innovativi o rischiare di perdere rilevanza di fronte a consumatori sempre più consapevoli e a normative stringenti.
Studi di mercato evidenziano una crescita costante del mercato del second-hand fashion. Molti brand stanno investendo in piattaforme di resell proprietarie o collaborando con marketplace specializzati. Tuttavia, la fiducia rimane un ostacolo: come garantire che un capo di seconda mano sia autentico, tracciabile e mantenga il suo valore nel tempo? La risposta risiede nella tecnologia.
Tracciabilità: il vero abilitatore della circolarità
Se la circolarità è l’obiettivo, la tracciabilità è il mezzo. Il Digital Product Passport (DPP)
rappresenta il ponte che collega la necessità di sostenibilità all’attuazione di un modello di economia circolare efficace e trasparente. Temera, leader nella tracciabilità nel settore fashion & luxury, sta trasformando la sostenibilità da concetto astratto a realtà misurabile. Le sue soluzioni permettono ai brand di tracciare ogni fase del ciclo di vita del prodotto: dalla materia prima alla consegna al cliente, dal primo utilizzo fino al riuso, garantendo autenticità e integrità in ogni fase.
Un esempio concreto è CirculART 4.0, il progetto in collaborazione con la Fondazione Pistoletto Cittadellarte, il Material Innovation
Lab di Kering e altre 16 aziende, che mira a creare opere e capi unici che incarnano i principi della circolarità e della sostenibilità.
In entrambi i casi, Temera fornisce l’infrastruttura per la tracciabilità della filiera e la creazione delle infrastrutture indispensabili all’implementazione di Digital Product Passport, che raccontano in modo trasparente la storia di ogni creazione.
Come afferma María Fernanda Hernández Franco, Sustainability Director di Temera: «Le soluzioni di tracciabilità end-to-end giocheranno un ruolo cruciale nel garantire la trasparenza e l’autenticità dei prodotti, elementi fondamentali per costruire la fiducia dei consumatori e promuovere pratiche sostenibili nel settore della moda».
L’innovazione tecnologica permette di costruire un nuovo dialogo con il consumatore, che diventa un attore consapevole all’interno di un sistema di valore condiviso. Grazie a partner come Temera, il fashion & luxury può superare le contraddizioni tra estetica ed etica, esclusività e accessibilità, passato e futuro.
Chi saprà cogliere questa opportunità non solo rispetterà le nuove regole del gioco, ma diventerà protagonista della loro riscrittura.