FABBRICA EUROPA XX

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XX Non invano hanno soffiato i venti Sergej Aleksandrovič Esenin

Non invano sono passati venti anni. Come un dono. Dedicati a raccogliere ciò che di più forte e originale respirava sulla scena internazionale e condividerlo. Costruendo a Firenze un luogo “altro”, dove i linguaggi e i segni di quella creatura viva che è la contemporaneità fossero di casa. Dopo venti anni molto è cambiato. Se non nella volontà di lavorare in tale direzione, sicuramente nella realtà e nell’immaginario circostanti. Un mutamento che impone anche spostamenti di significato e di rotta. Oltre il luogo deputato - la Stazione Leopolda, che da sempre ha caratterizzato l’identità di Fabbrica Europa - per aprire a un festival diffuso: dalla città alla regione, dall’Italia all’Europa. Un’Europa ancora da costruire, da “fabbricare”. Fabbrica Europa mostra per questo la necessità di proseguire su più direzioni, verso nuovi incroci dell’arte e del pensiero. E se da un lato rimane chiara la volontà di puntare sulle linee maestre del teatro e delle arti performative internazionali, dall’altro la tensione è verso quelle nuove generazioni creative che a livello mondiale stanno prendendo la parola in prima persona, per dar vita a nuove formule e visioni che possano detonare gli ingranaggi di una società dello spettacolo al suo ultimo atto. Da questa prospettiva i venti anni di Fabbrica Europa hanno tutt’altro che il sapore di un approdo o dell’autocelebrazione. Rappresentano invece la determinata esigenza di riconoscere culturalmente e politicamente, nell’oceano di segni, quelli necessari per trovare una via d’uscita e per rigenerare lo sguardo prima di ripartire. In attesa di nuovi venti.


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