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Nel nome della coerenza per liberarci dell'ipocrisia
NEL NOME DELLA COERENZA PER LIBERARCI DEL L’IPOCRISIA
GIOVANNI COLOMBO, 5D
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Da anni ormai si parla dell’inquinamento dovuto alle attività umane e delle diverse conseguenze che ha sulla nostra salute e sugli equilibri del nostro pianeta. Senza disperdermi in reboanti discorsi quanto mai inutili, mi sia concessa una riflessione. Il traffico di automobili intorno al nostro istituto, in particolar modo il sabato, in prossimità degli orari di inizio e fine delle lezioni, è diventato insostenibile, non tanto per la lentezza e lo stress con cui si arriva in classe, non solo per i rumori fastidiosi delle decine di motori accessi, ma per i rischi legati alla nostra salute, che hanno un nome: polmoniti e tumori, per citarne due tra i più evidenti. In tutta la nostra zona, la concentrazione di polveri sottili, già elevata, specialmente nel periodo invernale, raggiunge dei picchi negli orari di maggior traffico creando
un ambiente incredibilmente insalubre per chi a scuola vive tutta la mattinata e magari anche qualche pomeriggio. Mi sono interrogato sul problema per molto tempo e credo che la sua persistenza sia dovuta ad una carente percezione della propria responsabilità come parte di una collettiva e al sistematico ignorare i rischi legati ai propri comportamenti. Ma allora a che servono ore e ore di educazione civica, progetti e conferenze sulla salvaguardia dell’ambiente e sulla salute di uomini e donne se a questi non seguono atteggiamenti consapevoli? La risposta è che la consapevolezza c’è, manca solo la determinazione nel realizzare le proprie idee. Ci vuole coraggio per muoversi in bicicletta, per non cedere al fascino dei pericolosi e puzzolenti motorini, per scegliere di non approfittare del passaggio dei propri genitori per andare o
tornare da scuola. Parlo a te, studente o studentessa, che conosci tutti il disagio dato dai problemi di cui ti ho parlato: è ora di smettere di nascondersi dietro al velo dell’ipocrisia che vede gli altri come colpevoli e noi come vittime del sistema; non siamo altro che parte integrante di una realtà collettiva più ampia, la scuola, o se volessimo estendere, la società, che necessita di un ambizioso ma non così difficile cambiamento di abitudini. È ora di agire.
“Sii il cambiamento che vorresti vedere avvenire nel mondo.”
Mahatma Gandhi