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Il club investigativo e il Caso della Dama Rossa

ILARIA SORRENTINO, 1cc

Capitolo 1

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30 maggio 1978

Sara era pietrificata da ciò che aveva davanti agli occhi: la casa di legno ai margini del bosco bruciava senza sosta, in lontananza si sentivano le sirene dei soccorsi e dello sceriffo e affianco a lei c’era Ethan con in mano un accendino. Poi i suoi amici la riscossero dai suoi pensieri: -Sara, Ethan, dobbiamo andare. Se ci trovano qui saremo nei guai-. Susanna posò una mano sulla spalla di Sara, ma lei si scansò subito: -Di’ la verità, è colpa tua se siamo in questo casino! -Che stai dicendo Sara?! -Ora non è il momento di litigare, lo sceriffo sarà qui a momenti, dobbiamo andarcene subito!- disse Giulia. Così, tutti insieme, si allontanarono dalla casa con un peso sulla coscienza. Quella notte la città si svegliò fra le fiamme. Le persone guardavano la casa ai margini del bosco mentre veniva divorata dal fuoco. Il giorno dopo il paese assomigliava a un girone dell’inferno: molta gente se ne andava via per paura che la prossima casa a bruciare potesse essere la propria; altri si recavano in processione alla casa bruciata, ponendo per terra mazzi di fiori. Nei giorni a seguire, si verificarono molti incendi nei vari campi agricoli della zona e nel paese cominciò a spargersi la leggenda della Dama Rossa. Come il fuoco aveva divorato la casa ai margini del bosco, ora i sensi di colpa divoravano le coscienze dei ragazzi.

30 maggio 2018

Tom e Annabeth camminavano silenziosamente lungo il vialetto tenendosi per mano. Non parlavano, eppure i loro occhi

dicevano più di mille parole. A vederli sembravano due adolescenti imbarazzati, ma a parer mio erano uno spettacolo per gli occhi. Ho sempre sperato che loro due si mettessero insieme. La vita però alcune volte ci gioca qualche scherzetto: la loro passeggiata finì in un modo che nessuno avrebbe potuto immaginare...

Due spari secchi. Silenzio. Il rumore di un corpo che lentamente si abbandona al suolo e l’assassino che cammina nella direzione opposta con un ghigno sulla faccia. Ecco cosa videro Beth e Tom. Erano immobili, le ginocchia tremavano come se fossero state immerse nel ghiaccio. I loro cuori aumentarono il battito: avevano appena assistito a un omicidio. Tom richiamò Annabeth più e più volte e solo alla fine lei si riprese dallo shock. Corsero via senza voltarsi nemmeno per un istante, sperando che quella persona non li stesse seguendo.

Capitolo 2- L’inizio di tutto

Era un giorno come gli altri, andammo a scuola pronti a una noiosissima lezione di storia. Quel giorno ero particolarmente nervosa anche se non ne sapevo il motivo. Successivamente capii che il mio istinto mi stava avvisando che qualcosa sarebbe andato storto. Verso la fine della lezione, entrarono in classe due persone, che si diressero verso Jim e lo scortarono fino in corridoio, dopo essersi richiusi la porta dell’aula alle spalle. Non ero in grado di sentire ciò che gli dicevano, né tantomeno riuscivo a leggere il labiale. Allora chiamai Beth per chiederle se lei sapesse qualcosa, ma mi rispose alzando le spalle. Mi rigirai e vidi che i due uomini stavano portando via Jim. Solo più tardi ci misero a conoscenza del fatto che i due uomini erano poliziotti, amici del padre di Jim, venuti a dargli la notizia che quella mattina suo padre era stato ritrovato in fin di vita in un campo. Nel pomeriggio andammo tutti a casa di Jim. Aveva appena finito di parlare con sua madre al telefono. La donna, essendo un’esploratrice, raramente era a casa. Jim era rimasto solo: l’unica persona importante della sua vita se ne era andata e ora restavamo solo noi, i suoi tre migliori amici. Entrati in casa di Jim, lo trovammo a pezzi e mi si strinse il cuore a vederlo in questo stato: il suo sorriso si era tramutato in un’espressione di tristezza, i suoi occhi azzurri si erano spenti, aveva un’espressione smarrita: -Hey ragazzi, come state? - Jim si sforzò di parlare come se non fosse successo niente, ma io non resistetti e scoppiando a piangere lo abbracciai: - Devi essere forte Jim, ci siamo noi qui con te - gli dissi sussurrandogli all’orecchio. Poi Annabeth chiese: -Jim, potresti raccontarci quello che è successo? -Beth ma ti sembra il momento?!- le dissi rimproverandola. Come poteva chiedere a Jim una cosa del genere in quel momento?! Jim smise di piangere, si asciugò le lacrime e cominciò a raccontarci tutto ciò che sapeva: – Mio padre è stato ucciso in un campo nei pressi della via che conduce a casa tua, Beth. Stanno ancora indagando e non ho i dettagli del caso, purtroppo. Voi

piuttosto sapete chi è il nuovo sceriffo? - No, mi spiace Jim. Però penso che lo scopriremo presto.- Un sorriso furbetto attraversò il viso di Beth e finalmente capii cosa aveva in mente. La conoscevo troppo bene: -Chi viene con me a far visita al nuovo sceriffo? Magari troviamo anche il fascicolo del caso... - Con “trovare” intendi rubare?!- chiesi. -Mi sembra ovvio Jane. Allora chi viene? -Mi spiace, Beth, non sarei d’aiuto-. Nonostante Jim cercasse di apparire calmo, dentro di sé era a pezzi. Non avrebbe mai detto di no. Quando c’è un’avventura lui è il primo a farsi avanti. -Jane? -Scusa Beth...- Beth si voltò verso Tom che sbuffando disse: - ho capito, prendo la moto e andiamo-. Annabeth prese il suo zainetto verde militare e uscirono. Io e Jim restammo soli nel silenzio della casa, mentre Beth e Tom si dirigevano verso la stazione di polizia.

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