èArea Anno 3 Numero 7

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Anno 3 n째 7, Agosto 2011




www.beautypoint.it


ROMA

APPIA 1: Via Appia,162/164 Tel. 06/77250242 APPIA 2: Via Cerveteri, 21 Tel. 06/70475550 AXA 1: Via Eschilo, 72/T (Centro Comm.le Axa) Tel. 06/52361226 AXA 2: Piazza Eschilo, 72 Tel. 06/52355380 CASALPALOCCO: Via F. Il Macedone ed. 2 isola 53 Tel. 06/50931055 CASSIA: Via Cassia, 925 F Tel. 06/30363906 CENTRO STORICO 1: Via Barberini, 10/12 Tel. 06/42020202 CENTRO STORICO 2: Via Belsiana, 67 Tel. 06/69190754 CENTRO STORICO 3: Via del Corso, 312/313/314 Tel. 06/6780734 CENTRO STORICO 4: Via del Tritone, 20 Tel. 06/69190745 CENTRO STORICO 5: P.zza di Spagna, 12 Tel. 06/69924534 CENTRO STORICO 6: Via Nazionale, 50 Tel. 06/48989371 CENTRO STORICO 7: Via della Croce, 23 Tel. 06/6781901 CENTRO STORICO 8: Via di Ripetta, 16 Tel. 06/3211587 CENTOCELLE 1: Via dei Castani, 107/109/115 Tel. 06/2314116 CENTOCELLE 2: Viale Primavera, 182 Tel. 06/24408101 COLLI ANIENE: Via Palmiro Togliatti, 1592 Tel. 06/4070398 EUR 1: Via Duccio Di Boninsegna, 48/50/52 Tel. 06/5035862 EUR 2:Via Cesare Pavese, 451/453/455 Tel. 06/50524529 EUR 3: (Fiera di Roma) Via Mantegna, 25/27/29 Tel. 06/5433231 EUR 4: Via Oceano Pacifico, 83 (Centro Comm.le EUROMA2) Tel. 06/97606149 MONTAGNOLA: Via Benedetto Croce, 81 Tel. 06/5407672 MONTEVERDE: Via di Donna Olimpia, 191/195 Tel. 06/53276830 COLLATINA: via Collatina, 67/69 Tel. 06/45547637 OLGIATA: Via A. G. Bragaglia (Centro Comm.le Olgiata) Tel. 06/30887245 PARIOLI 1: Via Stoppani, 12/14 Tel. 06/80687157 PARIOLI 2: Via Filippo Civinini, 113 Tel. 06/8072535 PORTUENSE: Via della Pisana, 280 (Centro Comm.le Saving) Tel. 06/66149211 PRATI: Via Attilio Regolo, 12-12/A Tel. 06/32507021 PRENESTINO: Piazza R. Malatesta, 9/10 Tel. 06/2148324 QUARTIERE AFRICANO: Viale Libia, 217/223 Tel. 06/86204145 QUARTIERE CALTAGIRONE: Via Nino Taranto, 21/23/25 Tel. 06/5258794 SALARIO 1: Via Salaria, 25 Tel. 06/8417757 SALARIO 2: Via Po, 128/130/132 Tel. 06/8548161 SAN GIOVANNI: Via Corfinio, 13/15 Tel. 06/7008611 SAN LORENZO: Via dei Sabelli, 117 Tel. 06/490502 SAN PAOLO 1: Viale Marconi, 122 Tel. 06/55301201 SAN PAOLO 2: Viale Marconi, 286/288 - Tel. 06/55300428 TIBURTINA: Via Tiburtina, 375-377 Tel. 06/4386349 TORREVECCHIA 1: Via di Torrevecchia, 293/A - 295/B Tel. 06/35511324 TORREVECCHIA 2: Via di Torrevecchia, 46/54 Tel. 06/30610471 TUSCOLANA: Via Tuscolana, 977 Tel. 06/71077184 TRASTEVERE: Viale Trastevere, 133/139 Tel. 06/5885188 BALDUINA: Piazza Carlo Mazaresi, 1 Tel. 06/35404267 FONTE NUOVA: Via Palombarese, 154 G-M Tel. 06/90532121 VIGNA CLARA: Piazza Stefano Jacini, 16/17/18 Tel. 06/3292912

PROVINCIA

ALBANO:(Rm) Corso Matteotti, 176 Tel. 06/93260647 BRACCIANO: Via Sandro Pertini, 2 (Centro Comm.le Bracciano) Tel. 06/9987174 CAPENA:(Rm) Via Tiberina Km. 16, 400 (Centro Comm.le Arca) Tel. 06/9073508 CASTEL MADAMA: (Rm) Via della LibertĂ , 24 Tel. 0774/449367 COLLEFERRO: (Rm) Via Casilina km. 49 (Centro Comm.le Colleferro) Tel. 06/9770410 FIUMICINO: (Rm) Via Giorgio Giorgis, 1/a/b/c Tel. 06/65025349 FORMELLO: (Rm) Viale Africa, 1 Loc. Le Rughe (Centro Comm.le Le Rughe) Tel. 06/90127722 FROSINONE: (Fr) Via Le Lame, 1 Tel. 0775/292061 (Centro Comm.le Le Sorgenti) FROSINONE1: (Fr) Via Aldo Moro, 209/211 Tel. 0775/874482 GUIDONIA: (Rm) Via maremmana inferiore, 218 Tel. 0774/526171 INFERNETTO: (Rm) via maurice ravel, snc (Centro Comm.le I Parchi )Tel. 06/5053484 LADISPOLI: (Rm) Piazza Marescotti, 1/1 A Tel. 06/99223520 LATINA: (Lt) Corso della Repubblica, 222 Tel. 0773/473450 MONTALTO DI CASTRO: (Vt) Via Ferento, 11 Tel. 0766/879686 MONTEPORZIO: (Rm) Via Roma, 25 Tel. 06/9447315 MORENA: (Rm) Via Di Morena, 123 Tel. 06/7910701 NETTUNO: (Rm) Via Scipione Borghese (Centro Comm.le Le Vele) Tel. 06/98579184 OSTIA 1: (Rm) Via delle Baleniere, 70 Tel. 06/5698290 OSTIA 2: (Rm) Via orazio dello sbirro, 16 Tel. 06/5696753 PALESTRINA:(Rm) Via Prenestina Antica, 220 Loc. I Cori (Centro Comm.le I Platani) Tel. 06/95310047 POMEZIA 1: (Rm) Via Castelli Romani, 14 (Centro Comm.le I Padiglioni) Tel. 06/9105543 POMEZIA 2: (Rm) Via Roma, 76a/80/82 Tel. 06/91622078 RIETI: (Ri) Via Roma, 39 Tel. 0746/491666 TIVOLI: (Rm) Via V. Pacifici, 3 Tel. 0774/317576 VELLETRI: (Rm) Via Filippo Turati, 20/22/24/26 Tel. 06/97609586 VITERBO: (Vt) Via dell'Orologio Vecchio, 3 Tel. 0761/332029

CAMPANIA

NAPOLI: in Piazza Garibaldi, Stazione Napoli Centrale Tel. 081/201357

UMBRIA

PERUGIA: in Via Cortonese, 131 Tel. 075/5000748 FOLIGNO: (Pg) Via Daniele Manin, 22 Tel. 0742/699432

SARDEGNA

VILLACIDRO: (CA) Zona Industriale Strada C1 (Centro Comm.le S. Ignazio) Tel. 070/9313075


e AREA Sommario PA G I N A

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finis terrae

viva la rivoluzione, la rivoluzione è morta PA G I N A

viaggi

62

dio creò mauritius e poi il paradiso terrestre

life style

in europa uno dei più bei segreti d’america

PA G I N A

vladi polo

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un polo di impegni

golf

il nordirlandese darren clarke trionfa nell’open championship

underforty

alimentazione

l’assistente personale della sposa.

PA G I N A

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protetti e abbronzati

greeeconomy

autentica, cultura e formazione gastronomica

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intervista

musica

PA G I N A

40

maison

74 PA G I N A

78 PA G I N A

80 PA G I N A

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corrado ruggeri: “la diversità è arricchimento”

design

il talento fiorisce al maxxi

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musica

blues all around me

PA G I N A

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PA G I N A

debora caprioglio: decameron un passo avanti per “strani giorni”

PA G I N A

72

vita, morte e... riciclo

gusto

PA G I N A

PA G I N A

PA G I N A

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moleskine

emma nitti leggerezza e autoironia

PA G I N A

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light design labirinto urbano

PA G I N A PA G I N A

50 PA G I N A

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architettura

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corso marche e studio amati, un avanzato modello di riqualificazione urbana

arte

l’arte come una spina.

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s o m m a r i o





RE O BENESSE R T N E C A I ESTETIC RE TERMAL U C I G G A S MAS E RISTORANT PISC

RA

I ACQUA PU

RGENTI D INE CON SO


FOCUS | di Antonio Capitano

“Ercole Vincitore” I Il 23 giugno 2011 è stato finalmente aperto al pubblico il Santuario di Ercole Vincitore, uno dei più straordinari complessi archeologici d’Italia che dopo tre anni di importanti lavori torna ad essere meta eccellente nei percorsi turistici culturali del territorio tiburtino. Il progetto di recupero, completato dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio,diretta dall’Arch. Federica Galloni, ha rappresentato sin dall’inizio un’importante sfida, interessando un’area di tre ettari sulla quale si sono stratificati dalla fondazione risalente al II sec. ad oggi venti secoli di storia. Centro del culto religioso, snodo commerciale e contemporaneamente luogo di spettacolo con un teatro per 3.600 spettatori, il complesso del Santuario, dal IV secolo d. C., ha subito numerose e radicali trasformazioni fino a diventare, nel Settecento, oggetto di un’articolata fase di industrializzazione: da fabbrica di armi a impianto di manifattura della lana, da fonderia di cannoni a centrale elettrica, fino a terminare nella “Cartiera Segré”, di cui ancora restano i padiglioni in cemento. Dopo secoli di decadenza e anni di abbandono il Santuario di Ercole Vincitore torna quindi ad essere un polo vitale, dove storia, arte e paesaggio si fondono in un unico grande centro

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culturale. Rinasce il mito. L’Ercole di Tivoli appartiene alla versione “italica” del dio, quella più antica, in seguito a Roma sostituita o affiancata dalla versione greca del dio-eroe. La presenza di un santuario extraurbano dedicato ad Ercole non è casuale in questo punto strategico, visto il ruolo anche economico delle strutture santuariali antiche. La particolare divinità venerata inoltre, notoriamente protettrice delle vie di transumanza e dei pastori, conviene alla tipologia degli scambi commerciali che si dovevano svolgere lungo la direttrice viaria, in uno dei suoi punti meglio controllabili. Il santuario di Ercole Vincitore fa parte dei tre grandi Santuari con teatro-tempio Laziali con Gabii e Palestrina ed era in realtà un grande “centro commerciale” extraurbano: i mercati e la via sotterranei costituivano la base strutturale, della valenza ideologica e religiosa della soprastante area sacra. Come tutti i grandi santuari antichi, quello di Ercole è stato un centro di accumulo di tesori e denaro circolante ed era in grado di concedere prestiti e ricavarne interessi. Le prime rappresentazioni del Santuario di Ercole a Tivoli risalgono al Rinascimento quando architetti ed artisti del tempo ne ritrassero le maestose vestigia che suggestivamente si affacciavano sulla valle dell’Aniene. Scritto con la collaborazione di Marianna Scibetta

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Est Area magazine pubblicazione mensile freepress Anno 3 n° 7, Agosto 2011 Direttore Responsabile: Maria Laura Cruciani Direttore Editoriale: Antonio Feliziani Progetto e Direzione Esecutiva: Alessandro Coccia Coordinamento Editoriale: Stefania Ricci Consulente: Giovanna Amato Amministrazione: Cristina Meloni Editor: 3Aadvertising Registrato presso il Tribunale di Tivoli n. 20/2008 Grafica e impaginazione: IMG.ZEROUNO srl Pubblicità: Stephanie Mayer. Referente per Abruzzo e Emilia-Romagna: Emilio Patacchiola 328 33 56 354 Referente per l’Umbria: Gianni Civica 335 53 83 084 Referente per Rieti e provincia: Se.Ge.Co.V srl 0746 27 10 10 Direzione, Redazione e Segreteria: via Montenero, 36 -00012 Guidonia (RM), 388 1185198 – 335 6156 737 – 392 9290702 estarea@gmail.com 3acommerciale@gmail.com www.estarea.it Stampa: Grafica Ripoli snc Photo copertina © Photo Courtesy Ente del Turismo Isola di Mauritius Sun Resorts Limited Hanno collaborato: Eugenia Benelli, Tito Barbini, Antonio Capitano, Ente del Turismo Isola Mauritius, Sun Resort Limited, Flaminia Colonna Bareti, Giusy Ferraina, Laura Lattuada, Donatella Lavizzari, Gabriele Nobile, Teresa Pontillo, Ufficio Comunicazione Vladi Polo, Marta Rossi, Emanuela Re, Scarti di produzione, Marianna Scibetta, Studio Amati, Dr. Raffaele Vincenti, Katerina Shlyakhina. Crediti Fotografici: Alex Gritti, Raimondo Luciani, Katerina Phair, Eva Pogany, Fabrizio Ricci, Andrea Rossetti, Studio Amati, Studio CimaRoma, Marinetta Saglio, flickr.com, google.com.

Tutto il materiale cartaceo e fotografico inviato alla redazione non verrà restituito. Tutte le collaborazioni ad articoli o servizi sono considerate a titolo gratuito. La riproduzione di testi e immagini anche parziale deve essere autorizzata dall’editore.

f o c u s


FINIS TERRAE | di Tito Barbini

VIVA LA RIVOLUZIONE la rivoluzione è morta

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Durante i giorni trascorsi a Pechino, sotto una cappa di caldo e di smog, la noia e la delusione, mi indussero a pensieri fantastici che ritrovo nella mia moleskine. Vorrei essere vissuto al tempo del viaggio di Marco Polo quando la Cina offriva tutto il suo splendore, uno spettacolo non ancora clonato e contaminato, scrigni magici e cittĂ proibite. Durante il mio ultimo viaggio nel paese del sol levante ho incontrato un paese sovraeccitato che sta affondando nella sua stessa crescita. Non trovo altre parole per dirlo: un paese senza valori fondanti che pensa a fare gli affari calpestando i piĂš elementari diritti umani. Cosa resta qui del comunismo? La salma mummificata del grande Timoniere nella sua bara di cristallo? Gli echi lontanissimi della Lunga Marcia? I foglietti ingialliti del Libretto Rosso? Non piĂš le grigie e abbottonate tuniche di Ciu en Lai e Lin Piao, ma le facce tirate dei nuovi mandarini del partito e dello stato. Gli eredi di Deng Xiaoping sempre sorridenti,

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le grisaglie scure con camicie firmate e cravatte di seta e poi i manager dei giganteschi conglomerati finanziarioindustriali dello stato, i futuri King Maker del mondo lanciati nella globalizzazione attenti alle aperture e chiusure delle Borse di New York, Londra e Francoforte. È lontanissimo quel dicembre del 1978 quando i ragazzi di Pechino incollavano il dazebao al “muro della democrazia” in piazza Tienanmen ed è ormai sfocata l’istantanea di quel giovane che, con la busta di plastica in mano, si para davanti ad un grande carro armato. Tutto questo sembra molto lontano. Tutti nel mondo sono interessati a fare accordi bilaterali o a contenere le spinte di espansione commerciale ed economica, nessuno chiede libertà e democrazia. Corre l’economia cinese ma genera un arretratezza culturale e civile. Non solo aumentano le disuguaglianze sociali ma in modo geometrico anche la criminalità organizzata e non. Milioni di persone hanno perso la terra, il lavoro e rischiano di finire in carcere perché non hanno più niente da perdere.

COSA RESTA QUI DEL COMUNISMO?

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Dio creò VIAGGI | di Emanuela Re

MAURITIUS e poi il Paradiso terrestre Mark Twain

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Photo Courtesy Ente del Turismo Isola di Mauritius Sun Resorts Limited v i a g g i


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L’immagine di un rosso tramonto tropicale o di una candida spiaggia lambita da una placida laguna turchese non rende completamente giustizia alla varietà geografica e paesaggistica che Mauritius sa offrire al visitatore.L’Isola di Mauritius, si trova nell’Oceano Indiano, poco a nord del Tropico del Capricorno, è un luogo d’eccellenza per gli amanti della natura, con le spettacolari barriere coralline, le acque tiepide e le lunghe spiagge di sabbia bianca, famosa per il mare cristallino e temperature miti tutto l’anno. Ma non solo. A Mauritius la natura è di una bellezza strepitosa anche nell’entroterra, con i rilievi montuosi, i fiumi, i salti d’acqua, i parchi, e gli itinerari naturalistici per chi ama il trekking, il canyoning, la mountain bike, le escur-

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sioni a cavallo e l’animal watching. La costa nord dell’isola si caratterizza per la bellezza delle spiagge bianche, circondate e protette dalla barriera corallina, piccolo paradiso per il turista in cerca di riposo e tranquillità.La costa orientale famosa per la barriera corallina forma lagune dai colori spettacolari. Ora, ai villaggi di pescatori e alla coltivazione di canna da zucchero, si è affiancato un notevole sviluppo del turismo d’élite, favorito dall’isolamento e dalla tranquillità delle meravigliose spiagge. La regione occidentale è caratterizzata dai rilievi montuosi di Moka e della Chaîne de Grand Port, che accompagnano da nord a sud il profilo di questa costa. Il territorio è attraversato da numerosi fiumi, come la Grande Rivière Noire, e i dislivelli morfologici creano dei salti d’acqua imponenti, come le bellissime cascate del Tamarin. Meno sviluppata turisticamente, ma non per questo meno affascinante, è l’ideale per gli amanti di pace e tranquillità. La presenza quasi costante di vento garantisce uscite di sicuro divertimento agli amanti di windsurf e vela.La zona sud dell’isola è caratterizzata dal

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profilo delle coltivazioni di canna da zucchero e delle enormi piantagioni, spesso aperte alla visita del pubblico.All’interno il territorio è costellato di laghi, fiumi, torrenti, cascate e bacini idrici. La barriera corallina in questo punto si assottiglia e quindi la costa è più frastagliata che al nord, con un aspetto più aspro e selvaggio. L’ecosistema mauriziano, radicalmente trasformato dal XVI sec. a causa del contatto con l’uomo, è ora oggetto di analisi e azioni di recupero. Nel 1996 nascono i primi parchi nazionali, che occupano oggi un’alta percentuale del territorio.Il Black River Gorges, una riserva di oltre 6.000 ettari di foresta nativa, ricca di magnifici scenari naturali, con piante endemiche e rare specie di uccelli; la riserva naturale dell’Ile aux Aigrettes e il Domaine de l’Ylang Ylang, un piccolo fondo a circa 12 km da Mahébourg. dove si possono avvistare scimmie e cervi di Giava. Nella tenuta si coltivano piante tra cui l’ylang ylang, il geranio, il vetiver, la citronella e il pepe rosa che poi sono trasformati in oli essenziali nella locale distilleria di profumi. Situata nel sud dell’isola, La Vanille Reserve des Mascareignes, un bioparco suggestivo nel quale vivono coccodrilli del Nilo, tartarughe giganti di Aldabra, iguana, macachi, coccodrilli, manguste e altri animali. Un’altra attrazione è l’Insectarium, una collezione tra le più belle al mondo con circa 23 mila esemplari di farfalle e insetti che vi stupiranno con i loro colori.La barriera corallina è l’habitat naturale di numerosi pesci, conchiglie, crostacei, ricci di mare e altri organismi marini, a loro volta fonte di nutrimento per i pesci più grandi come tonni, razze, barracuda e pesci farfalla. I tre migliori siti d’immersione a Mauritius sono Merville Aquarium al largo della costa di Grand Baie nel nord, Colorado (Grand Canyon) vicino a Blue Bay nel sud e Rembrant l’Herbe a 10 minuti al largo di Flic en Flac.

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Voliamo per farti sognare! presente in italia da 30 anni, air mauritius opera voli non-stop da milano malpensa e giornalieri via parigi con collegamenti dalle più importanti città italiane. il segreto del successo di air mauritius nasce da un perfetto mix di tre elementi: la ricchezza e flessibilità delle destinazioni e dei voli, la qualità del servizio di bordo e l’elevato standard di sicurezza degli aeromobili. Da questo incontro nasce tutto il piacere di un volo air mauritius, un’esperienza indimenticabile che rende ogni passeggero veramente speciale. Con air mauritius… la vacanza inzia a bordo!

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Sun Resorts Limited è uno dei gruppi alberghieri più importanti dell’Oceano Indiano, attualmente possiede e gestisce quattro resort a Mauritius - Le Touessrok (5 * Lusso), Sugar Beach (5*), La Pirogue (4*) e il nuovissimo Long Beach (5*). Long Beach è la nuova entusiasmante proprietà della collezione Sun Resorts; situata lungo la penisola di Belle Mare, sulla costa est di Mauritius, inaugurata ad aprile 2011. Questo urban beach resort è contraddistinto da un concept che ha saputo unire il brusio allegro della città e lo stile di vita rilassato della spiaggia. Un’immagine che emerge immediatamente dallo stile del resort, sintesi tra il feeling urbano e l’atmosfera naturale della spiaggia e dell’oceano. “Long Beach è un elegante ed accogliente paradiso per una vacanza che soddisfa le aspirazioni del consumatore trendy e sofisticato, grazie alla sua posizione eccezionale, la sua miscela unica di architettura moderna e tropicale, un’atmosfera vivace con un servizio superlativo e strutture ricreative a cui si aggiungono una serie di esperienze gastronomiche di alta qualità “, spiega Arnaud Martin, Chief Marketing Officer Sun Resorts. Il nuovo albergo che offre 255 camere, tutte con vista mare, si propone come un resort contemporaneo tropicale per ospiti attivi che apprezzano la cultura; ideale anche per le famiglie, e per incentive aziendali, Long Beach propone lo spensierato stile di vita della piazza contestualizzandolo in una spettacolare spiaggia unga 700 metri e larga 40, il tratto più lungo e più largo del litorale di sabbia bianca di qualsiasi complesso alberghiero presente oggi a Mauritius. La laguna adiacente, protetta da una costellazione di rare formazioni coralline, ospita una ricca fauna sottomarina, è un paradiso per lo snorkeling e gli sport acquatici. “L’architettura di Long Beach combina interpretazioni tropicali con uno stile urbano contemporaneo addolcito da forme naturali, dettagli e materiali locali. I giardini, per un totale di circa 500.000 piante di 26 varietà di specie endemiche, sono una caratteristica fondamentale del resort poiché si fondono perfettamente con le strutture architettoniche e gli edifici “, spiega Nicolas de Chalain, appena nominato General Manager Long Beach. Inoltre, in linea con la politica ambientale Sun Resorts, Long Beach ha intrapreso una serie di iniziative per ridurre l’impatto che le sue attività hanno sull’ambiente, pur mantenendo un impegno costante nell’eccellenza del servizio.

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Coastal Road, Belle Mare, Mauritius. Tel : +230 401 19 19 Fax : +230 401 19 99 mail: info@longbeach.mu www.longbeachmauritius.com

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Photo Courtesy Ente del Turismo Isola di Mauritius Sun Resorts Limited p r o m o


LONG BEACH:

L’ULTIMO GIOIELLO

SUN RESORTS

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GREEN ECONOMY | di Teresa Pontillo

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Il demone della morte sembra sconfitto nelle sculture del “Dottor Morte”, un professore di anatomia di 62 anni, tedesco, che già nel 1970 aveva capito l’importanza del riciclo di corpi umani per l’informazione scientifica. Sì, perché la sua raccolta ha come oggetto resti mortali, che trattati mediante il processo di Plastination o Plastinazione, attraverso il quale l’acqua delle cellule viene sostituita dalla plastica, si prestano ad essere modellati ed utilizzati in composizioni artistiche realistiche: corpi che giocano a scacchi, a basket, una serie di organi in diverse condizioni, da malati a sani. L’arte del prof. Gunther Von Hagens è stata riconosciuta a livello mondiale solo nel 2004, dopo la sua mostra itinerante “Body World”: questa nuova “arte del macabro”, attrae e respinge, inorridisce e affascina, i corpi plastinati assumono nuove identità, passando da una dimensione terrena ad un capolavoro non solo artistico ma anche ricco di informazioni scientifiche, visto che ossa, muscoli, organi…

restano intatti e pronti allo studio nei centri di ricerca. L’idea di rendere immortale il proprio corpo sembra vincere l’angoscia del perdere la vita, e così dopo aver visto la mostra sono in molti che donano il proprio corpo ad Hagens: infatti la Hagens Plastination Ltd, conta già più di 3600 corpi, numero destinato ad aumentare. Una nuova tecnica di “mummificazione” per una società basata sul consumismo e sull’immagine, ma anche sulla conoscenza e sulla scoperta, l’opera di Hagens ne diventa l’icona: l’uomo spoglio, senza vita che cerca l’immortalità attraverso la conoscenza e la celebrazione del “corpo umano”…tutto per esserci nel futuro e lasciare un segno del proprio passaggio. C’è quindi un riciclo per l’informazione scientifica, ma c’è anche un riciclo per la vita, come la donazione degli organi! Non è cinismo, ma è razionalità, siamo fatti di ”pezzi” un puzzle perfetto, perché non donarli per continuare a vivere e dare la vita? In natura niente deve essere “sprecato”, ed è affascinante pensare come tutto possa essere utile anche quando non è dinamico e vitale! Affianco al singolare spettacolo di un riciclo nato dalla morte, la scienza eco-friendly lavo-

ra per sfruttare anche l’energia cinetica, che genera la vita. E così basandosi sullo studio dell’energia prodotta dal movimento dei corpi, a Rotterdam nel 2008 la discoteca Club Watt ha ideato “The Sustainable Dance Floor”, un pavimento capace di produrre energia elettrica sfruttando il ballo….più si balla, più c’è luce! La pressione del movimento attiva un generatore capace di produrre fino a 35 Watt per modulo: con soli 60 euro a modulo si possono costruire pavimenti per feste green, con l’unità base, dalle dimensioni di 75x75x20 cm, è possibile creare pavimenti di forma, dimensione e superficie diverse. E mentre a Rotterdam si “balla green”, a Parigi si viaggia e si studia come sfruttare il calore naturalmente generato dai corpi umani e quello dei treni in movimento nelle metropolitane, per convogliarlo in tubature ed alimentare il riscaldamento di un edificio pubblico, nell’area di Pompidou Museum, al fine di azzerare i costi di riscaldamento e ridurre l’inquinamento. E quindi “muoversi”, non solo per la nostra salute ma anche per l’ambiente….mens sana in corpore sano: per un ambiente più sano!

VITA, MORTE E... RICICLO w w w. s c a r t i d i p r o d u z i o n e . i t è A R E A

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INTERVISTA | di Marta Rossi

Debora

Caprioglio:

Decameron è A R E A

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Photo Claudio Porcarelli i n t e r v i s t a


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È nella tranquillità del suo delizioso salone, durante un’afosa giornata d’estate, che Debora Caprioglio ci ha raccontato, con voce pacata e sguardo quasi timido, della passione per il proprio lavoro. Poco dopo i diciotto anni, da giovanissima, finalista del concorso “un volto per il cinema”, è stata notata dall’attore e regista Klaus Kinski, con cui ha iniziato la sua carriera di attrice. Resa celebre dal film di Tinto Brass “Paprika” nel 1991, ha accantonato il grande schermo nel 1996, dopo “Albergo Roma”, quando le proposte di fiction e teatro l’hanno portata verso un cambiamento di prospettiva. Adesso è completamente dedita al teatro: per tutto il mese di agosto sarà in scena con lo spettacolo “Il Decamerone” (regia di Augusto Zucchi) in vari teatri all’aperto del nostro Bel Paese, ma questo è solo uno degli spettacoli nei quali la vedremo recitare… Qual è la prima immagine che ti viene in mente degli esordi? Sono le lunghe code dei provini. Sono stata molto fortunata perché ho iniziato quasi casualmente e quindi il debutto è stato fortuito: sono stata scelta così dalla strada, come si usava una volta, come faceva Pasolini (ride). Però dopo ho fatto tanta gavetta, quindi la

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classica frase “le faremo sapere”, tipica in questi casi, è la cosa che ricordo di più degli esordi. Ricordo anche la grande tenacia e voglia di fare questo lavoro nonché la grande umiltà con cui l’ho sempre affrontato. Nonostante io sia da subito diventata conosciuta per le esperienze che hanno avuto un grande impatto sul pubblico, ho sempre mantenuto i piedi per terra e mi sono dedicata allo studio continuo, sempre e comunque. Quindi ricordo anche molti sacrifici. Perché nel 1996 la scelta di concentrarsi più sulla televisione e il teatro, accantonando il cinema? Più che una scelta è stata una cosa abbastanza naturale. Nel 1996, dopo il film “Albergo Roma” che è stato l’ultimo per il cinema, arrivavano proposte teatrali e di fiction. Quelle per il grande schermo non erano così entusiasmanti rispetto a quello che avevo fatto, poi era un periodo in cui si facevano meno film rispetto ad ora, momento in cui vedo che il cinema italiano sta avendo una grande rinascita. Quindi più che una scelta è stato un evolversi naturale degli eventi. Hai partecipato alla quinta edizione dell’“Isola dei Famosi”, cosa ti ha dato questa esperienza? Ah bellissima! È stata l’ultima volta in cui ho fatto una vacanza! (ride) L’ho presa come un’esperienza molto particolare e curiosa da poter vivere grazie a un

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programma televisivo, avevo tre mesi liberi tra una tournée e l’altra, quindi mi è stato proposto di fare questo lavoro ed ho accettato di buon grado. Sicuramente mi è rimasto questo avvicinamento alla natura che io amo molto, perché essendo del segno del toro sono molto legata alla terra, al mare, alla natura in tutte le sue espressioni. È stato un periodo molto bello, anche duro e molto difficile, soprattutto nella seconda parte della permanenza, quando si andava più verso la fine del programma, è stato il momento in cui me lo sono goduto di più e ho un bellissimo ricordo. A teatro sei stata in scena con lo spettacolo “Il governo delle donne”di Giancarlo Fares nel 2009, come vedi il ruolo della donna in politica? Nel 2010 sei stata responsabile nazionale cultura e spettacolo del partito “Alleanza di Centro” di Francesco Pionati… È stato un progetto al quale per breve tempo ho pensato di aderire perché mi incuriosiva, però amo talmente tanto il mio lavoro (non solo come attrice ma anche come produttrice) che non avrei tempo e nemmeno lo stimolo di dedicarmi ad altre cose, soprattutto sul piano politico, in cui serve una preparazione, una certa militanza. Il ruolo della donna in politica? …Adesso la politica è un po’ ingarbugliata per uomini e donne allo stesso modo, di sicuro donne in politica ce ne sono ancora molto poche, forse questo un giorno magari cambie-

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rà… Se avessi potuto scegliere in che epoca nascere, quale avresti scelto? Sono molto legata al Settecento. Essendo io di Venezia, vivere alla maniera settecentesca è una cosa che mi piacerebbe molto poter provare, almeno per un breve periodo. Amo molto interpretare film d’epoca o anche opere teatrali…però poi ripensandoci credo sia una fortuna essere nati negli anni in cui viviamo, soprattutto per quanto riguarda i progressi che ha fatto la medicina. Calcolando che l’età media una volta era intorno ai 43 anni, avendone io 43, se fossi vissuta nel ‘700 sarei già morta! (ride) Come avviene la messa in scena di un personaggio? Come ti prepari? Mi metto sempre molto nelle mani del regista con cui lavoro, dandogli piena fiducia. Non ho una tecnica particolare, lascio sem-

plicemente che pian piano il personaggio che devo andare a interpretare si impossessi di me, come una sorta di demone (ride). Qual è la caratteristica che rende autentico il tuo modo di recitare? Dicevo l’altro giorno al mio regista col quale sto preparando “Il Decamerone” per quest’estate, che a volte sono anche un’attrice inconsapevole, faccio delle cose che mi vengono perché mi diverto a farle, di cui ho la consapevolezza fino a un certo punto (ride). Le cose più difficili mi escono subito e quelle più facili mi impiegano più tempo, è una strana alchimia! A cosa stai lavorando in questo momento? Al “Decamerone” con la regia di Augusto Zucchi, siamo dieci, ci sono molti attori bravissimi di teatro, meno conosciuti alle cronache ma molto bravi. Debutteremo il 13 luglio al Festival del cinema di Bagnoregio e da lì faremo una tournée estiva che toccherà tutti i più importanti siti archeologici, teatri di pietra in Sicilia, in Calabria e altri luoghi, fino alla fine di agosto. Dalla fine di settembre inoltre sarò per quattro settimane al Teatro Manzoni di Roma, con “Spirito Allegro” insieme a Corrado Tedeschi.

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A Gennaio ci sarà anche uno spettacolo insieme a Paola Quattrini “Di mamma ce n’è due sole” per cui gireremo tutta l’Italia. Se avessi di fronte Debora Caprioglio cosa le diresti? Di prendersi una vacanza! (ride) A quale domanda ti piacerebbe rispondere durante un’intervista? In genere sono abbastanza disponibile a tutte le domande, non ho una preferenza particolare, se mi fosse chiesto “Cosa ami di più al mondo?” risponderei “Amo la vita e l’amore!”

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UNDERFORTY | di Katerina Shlyakhina

L’Assistente

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Photo Alex Gritti u n d e r f o r t y


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È un mercoledì questo. L’estate romana è cominciata ed il caldo si accanisce contro i suoi cittadini. In questo scenario afoso incontro Camilla Andreucci, una wedding planner, anche lei solamente trent’anni, ma tanta voglia di affermarsi nella vita. Essere, creare, divenire. Un the freddo e quattro chiacchiere come se fossimo amiche da tempo per raccontarmi del suo lavoro e dei cuori di mia, già, proprio i cuori. Perché lei, bella, solare, intelligente si occupa di amore. Di matrimoni e gioielli. E sembra proprio che ciò che contraddistingue la sua personalità e professionalità sia proprio il cuore:iIl cuore di Camilla. Come è cominciata l’esperienza del wedding planner ? Dopo essermi laureata e terminato un master ho cominciato a lavorare in un’agenzia di consulenza organizzativa. Lì ho capito che l’organizzazione faceva parte di me, del mio DNA, ma avevo bisogno di un settore più creativo. Quindi abbandonai tutto quello che facevo e mi dedicai, insieme alla mia ex socia, ai matrimoni per stranieri. Ovviamente all’inizio erano solo spese, quindi abituata a fare tanti lavoretti, anche i più umili, cominciai a dare ripetizioni di latino e greco. Tutto quello che guadagnavo, lo investivo in questo progetto. Soprattutto sul sito internet, che era la vetrina principale del mio lavoro. Piano piano sempre più stranieri hanno cominciato a richiedermi preventivi, consulenze, opinioni ed i matrimoni organizzati da noi sono diventati sempre più frequenti. L’Italia è un paese meraviglioso ed è diventato sempre di più un luogo magico, secondo le coppie straniere, dove giurarsi amore eterno. Quindi, in poche parole, chi è il wedding planner? Io mi definisco l’assistente personale della sposa. E non c’entra niente il film con Jennifer Lopez. È un lavoro duro e stancante. Dove oltre ad essere colei che cerca di esaudire i desideri dei futuri sposi è anche colei che fa da psicologa, da amica e consigliera. Ovviamente con le spose straniere è più facile. Sono meno esigenti, si affidano di più. Probabilmente perché la mentalità è più aperta, quindi si lasciano guidare, anche attraverso semplici mail. Con le spose italiane è tutto più complicato ed intenso. La scelta della bomboniera, della location, della musica, ma soprattutto il momento della scelta dell’abito. Consiglio spesso uno stilista che ha la capacità di indovinare la personalità della sposa e creare l’abito perfetto. Il mio cellulare squilla anche di notte, oltre ad essere invasa da migliaia di preventivi. Ognuno ha i suoi gusti, possibilità e desideri. Io cerco di accon-

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tentarli tutti senza lasciare niente al caso. Da bambina giocavi a fare la sposina? Devo essere sincera. Si. Decisamente. Passavo le ore con la mia amica ad inscenare il matrimonio perfetto. Sono sempre stata molto romantica. Mi piaceva tutto ciò che era legato all’amore. Dalle canzoni ai disegni con il cuore. Il cuore. Oltre ad essere il simbolo della tua agenzia è diventato anche un gioiello che sta spopolando a Roma. L’ho detto prima. Sono una persona molto creativa, sempre piena di idee che non sta mai ferma. Tutti mi facevano i complimenti per il logo del sito, quindi un giorno mi sono detta: perché non provo a farci un gioiello? È semplice, incisivo, romantico. Un cuore all’interno del quale è rappresentato quello che si ama. Nasce con l’immagine di due sposini che si baciano. Ma ci si può inserire qualsiasi cosa. Ogni passione. Ogni cosa che sta, appunto, a cuore. Ed il nome da dove nasce? È una bella storia, romantica. Non riuscivo a scegliere il nome giusto. Me ne stavo seduta sul divano a scartare nomi su nomi. Finchè il mio fidanzato non mi disse: “come ti chiamo da quando ci siamo fidanzati?”. Mia, risposi. E così è nato. E questo rappresenta I Cuori di Mia. E questo fidanzato dov’è adesso? Questo venerdì diventerà mio marito. Una wedding planner che si deve organizzare un matrimonio. Come sta andando? Mi è successo di tutto. Da problemi al trucco fino al menù. Cose che di solito non succedono ai matrimoni che organizzo. E devo ammettere che mi sono sentita un po’ trascurata. Tutti mi dicevano che, essendo il mio lavoro, me la sarei cavata perfettamente da sola. L’unica è stata mia mamma che mi ha supportato e sopportato nei preparativi. Certo, l’emozione è grande. A tutti i matrimoni che ho organizzato ed ai quali ho partecipato ho pianto. Al mio probabilmente piangerò ancora di più. Sono una romantica. Finisce l’intervista così, con un sorriso reciproco. Dopo la luna di miele l’aspettano altri matrimoni da organizzare. Per coppie italiane e straniere. Ma anche i cuori di mia hanno bisogno di nuove idee. Lei li disegna ed uno studio di design li crea. E le richieste stando aumentando a vista d’occhio. E da brava organizzatrice deve tenere tutto sotto controllo. Perché Camilla, come tanti altri, sta dimostrando a se stessa e agli altri che, anche se si è giovani si può creare la propria realtà. Amare quello che si fa e fare quel che si ama con il cuore.

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MAIS ON | di Laura Lattuada

Corrado Ruggeri:

“la diversità

è arricchimento”

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Photo Katherine Phair m a i s o n


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Uomini e donne “raccontano” la propria casa in modo molto diverso. Le donne sono più minuziose, mi fanno notare i dettagli, toccano fisicamente i mobili e gli oggetti: interpretano una specie di sceneggiatura e danno letteralmente vita, parlandomene, a tutto ciò che mi mostrano. Si ricordano tutto:costruiscono intorno alla casa una storia. Gli uomini sono più distaccati: hanno un senso di proprietà molto spiccato. Comprano, collezionano, possiedono, appunto, un quadro o un tappeto, un lampadario o una scrivania. Mi sanno dire quando e dove hanno fatto quell’acquisto, ma di solito non mi raccontano una storia. Di solito… o e Corrado Ruggeri ci siamo incontrati per la prima volta, quando mi ha aperto la porta della sua casa. Nell’ingresso del suo appartamento, in un tranquillo e “solido”condominio tra il Tevere e Campo dÈFiori, mi ha stretto la mano e mi ha fatta accomodare: pareti bianche, luci attente a far risaltare mobili, quadri e oggetti. Ho subito avuto la percezione precisa della gentilezza e dell’attenzione che quest’uomo” con l’anima da Nurejev imprigionata in un “corpaccione” (è la definizione che lui mi ha dato di se stesso…) trasmetteva naturalmente. Non sono più stata io a fare le domande,ma è stato lui a raccontarmi la sua casa:e io l’ho ascoltato! Quella dove vive, era la casa dei sui genitori: dove lui è nato. Questa cosa gli dà un senso di continuità che gli piace molto. Lui l’ha ristrutturata ispirandosi un po’ al neoclassico, con queste pareti bianche e tanta boiserie: l’ha resa viva mescolando l’occidente con l’oriente, la sua grande passione. Il racconto prosegue: un bellissimo lampadario viene proprio dalla sua infanzia, così come un arazzo “un po’ malandato…ma chissenefrega se è lo è! Ci sono molto legato!” Però gli piace anche la commistione, mescola, non ama”l’angolo dei ricordi”…e cosi su una consolle cinese ecco una fila di pipe da oppio, birmane e cambogiane, accanto a vasi cinesi e sotto a un quadro contemporaneo, che per il segno richiama l’Oriente. Oriente che ama moltissimo e che conosce altrettanto bene: l’unico posto dove potrebbe pensare di vivere in alternativa a Roma. Sulla costa vietnamita o lungo il fiume di Bangkok, quel fiume lungo il quale si snoda la storia del suo ultimo romanzo, tra Birmania, Laos, Sri Lanka, Vietnam e Thailandia, il viaggio di una donna che insegue la verità sulla vita del padre e che affronta temi come lo sfruttamento dei minori, la guerra, il desiderio di pace, la capacità di spendere la vita a favore degli altri. “Ecco - mi dice - a casa si sta sempre meglio, il problema è che io sono curioso e così ogni tanto mi devo allontanare per sperimentare! Vado a vedere quell’altrove che

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è più scomodo e complicato, ma proprio per questo è tanto interessante: perché lì trovi uomini che vivono in altre condizioni, così diverse dalle nostre, ed è proprio quello che io voglio andare a vedere. “ Se gli domando cosa si porta sempre dietro in questi viaggi, mi risponde che oltre al taccuino per gli appunti, ha sempre con se la targhetta di riconoscimento di un soldato americano. E comincia un altro racconto: anni fa, durante un viaggio in Vietnam, si era fermato con la figlia Eleonora (perché a volte si fa raggiungere da moglie e figlia, per “sperimentare” il mondo con loro…) a curiosare in un negozietto che vendeva un po’ di tutto. Mentre la figlia guardava altre cose, lui si era trovato davanti ad un cestino pieno di targhette di soldati americani morti laggiù in quella terribile guerra: senza pensarci, aveva preso una di quelle targhette e se l’era messa in tasca. Così, d’impulso, senza neanche guardarla! Ma il bello fu che quando uscito dal negozio, mise mano in tasca e si ritrovò la targhetta tra le mani, lesse il nome del soldato ucciso: Roger C.! Corrado Ruggero! Una specie di “segno”, gli ha detto poi un amico, che gli avrebbe allungato la vita…. Riprende a farmi da cicerone a casa sua: mi mostra una vecchia statua di scuola romana “L’acquaiola”, che una volta è caduta e si è incrinata il viso; tante scatole, la maggior parte orientali; un grande quadro sui toni dell’arancio, di provenienza vietnamita, che rappresenta sei monaci che camminano nel Nulla e che lui ama guardare perché lo trova rilassante; un grande tavolo da pranzo, marmorizzato grazie a un sapiente uso della pittura, piccola opera d’arte da lui commissionata ai fratelli Alviti… “Mi piace mangiare cose buone! Durante i miei viaggi ho mangiato cibi buonissimi e stranissimi, come le larve del sago (una cosa davvero ripugnante) che per una tribù di ex cannibali come loro era come il caviale per noi… La cosa più buona che ho mangiato sono i tubetti con i totani al tonno,che fa un ristorante di Praiano, sulla costiera amalfitana….!!!! Mi sorride allegro. Un altro passo, un altro oggetto, un’altra storia: la foto di un piccolo ippopotamo, gli ricorda un safari fotografico alla ricerca dei gorilla di montagna. Per cercare di inquadrare l’animale Corrado era caduto e scivolato rovinosamente fino a trovarsi a meno di un metro da un pericolosissimo gorilla: i due si erano guardati per pochissimi istanti e lui da quello sguardo aveva capito che noi e loro siamo davvero molto simili, diciamo cugini! E poi tante foto che raccontano dei viaggi: con la moglie Carla e con la figlia Eleonora. Viaggi, viaggi,viaggi… “Perché il viaggio apre la mente e ci insegna la tolleranza: quando sei con uomini che sono così diversi da te, capisci che la diversità è arricchimento. Questo concetto, una volta che l’hai capito, lo puoi applicare ovunque e comunque.” Teniamolo sempre presente!

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Il talento Fiorisce

alMAXXI

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Photo Eugenia Benelli www.eu-genia.it d e s i g n


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Gli eventi della stagione estiva del MAXXI si svolgeranno quest’anno nell’arcipelago artificiale di isole mobili WHATAMI, area verde onirica, allestita negli spazi esterni del museo, sormontata da papaveri giganti. L’installazione è stata realizzata dal gruppo romano di giovani architetti stARTT, vincitori della prima edizione di YAP -Young Architects Program- MAXXI, concorso prestigioso che sponsorizza i giovani talenti under 35, promosso dal museo romano in collaborazione con il MoMA di New York, che a sua volta ha supportato la realizzazione del progetto Holding Pattern, dello studio Interboro Partners, nel cortile del MoMA PS1. 

Entrambi i progetti sono stati selezionati tra numerose proposte internazionali da una giuria costituita da membri del MAXXI e del MoMA/MoMA PS1. Per l’intera durata dell’iniziativa, sarà possibile visitare nei due musei due mostre gemellate che illustrano i dettagli dei 5 progetti finalisti con video, foto e plastici.
 “…Questa iniziativa dimostra che è possibile fare ricerca in architettura anche con allestimenti leggeri e temporanei…” così Margherita Guccione, Direttore MAXXI Architettura, introduce il progetto durante la conferenza stampa di lancio dell’iniziativa, sottolineando che oltre ad una valenza tipicamente museale il MAXXI promuove ricerca, sperimentazione e nuove idee in Arte e Architettura. 

Per Pio Baldi, Presidente Fondazione MAXXI, sono tre gli elementi rilevanti del progetto “…Un nuovo paesaggio artificiale che si configura come operazione in bilico tra Arte, Landscape design, Architettura, Design Industriale…”, “… un’iniziativa internazionale realizzata attraverso un concorso con giuria mista…”, “…un intervento portato a compimento con sponsor prestigiosi e realizzato con materiali riciclabili…”. 

Tra le premesse forti sviluppate dal progetto infatti c’è quella dell’impiego del processo di riciclo: alla fine della stagione, dopo lo smontaggio, le colline realizzate prevalentemente con materiali di riuso (paglia, membrana geotessile, plastica) saranno in parte destinate ai luoghi di origine, in parte donati al Comune di Roma per essere riutilizzati in spazi pubblici, a questo proposito ben si prestano i grandi papaveri rossi, oggetti tecnologici ad alto contenuto di ricerca che forniscono ombra di giorno e luce di sera.

terra, paglia e prato lavato, e uno high tech, come i grandi elementi luminosi a forma di fiore e l’integrazione invisibile delle componenti impiantistiche nel landscape, che portasse in sé un forte contenuto di ricerca, sperimentazione e prototipazione…”. 
Un tema molto caro al gruppo è infatti quello del rapporto tra “Natura e Artificio”, cuore del concept dell’installazione: oggi l’architetto è chiamato a intervenire per la seconda volta su territori già trasformati, “…In realtà oggi non costruiamo più a partire dal grado zero, ma ci troviamo a riutilizzare terreni che sono già stati sfruttati e rappresentano un patrimonio immenso, stratificato, inquinato, consumato che va recuperato e riportato ad uno stato naturale oltre che d’uso…”. Nel caso del MAXXI l’opportunità è stata ghiotta, ed è stata occasione di riportare porzioni di natura in un paesaggio d’autore monocromo e monomaterico dove il cemento è protagonista. “…Un paesaggio temporaneo e mobile però, porta con sé due caratteristiche che si sposano male con la natura…”, prosegue Simone Capra, “… per questo abbiamo realizzato un ”intervento cyborg” dove l’isola centrale fissa, anche se costruita con materiali naturali, è fortemente infrastrutturata (impianti elettrici, idraulici, di smaltimento delle acque), e le isole mobili utilizzano sistemi bloccanti e di movimentazione mutuati da tecnologie sviluppate su tir e scenografie teatrali…”. La scelta della mobilità dei frammenti verdi dell’arcipelago e della libertà nella configu-

razione dell’installazione a uso e consumo degli utenti finali e delle necessità logistiche del MAXXI, deriva dalla fascinazione esercitata sui progettisti da John Spilsbury, autore nel 1767 del primo puzzle della storia, come strumento ludico-didattico. WHATAMI, infatti, è la corruzione di what am I, declinazione industriale per la produzione di massa della dissected map di Spilsbury. “…Ci interessiamo alla geografia come fonte di ispirazione, come fatto estetico…” dice Andrea Valentini di stARTT - talentuoso autore di schizzi rivelatori, sul tema della trasformazione, che potrete ammirare nella galleria 5 all’ultimo piano del MAXXI- e prosegue “…il progetto è ludico perché siamo ludici, lo eravamo già ai tempi dell’università quando organizzavamo corsi di auto-formazione in cui progettavamo in totale libertà utilizzando una serie di giochi basati su inversioni e tecniche di collage…”. Ludici sì, ma nella consapevolezza di tecnologie, impiego dei materiali e delle risorse finanziarie con particolare occhio ai tempi di realizzazione. Simone Capra sottolinea con forza questo aspetto, “…Abbiamo disegnato gli esecutivi del progetto in 2 alternative -dipendenti da 2 diversi tipi di sponsor tecnici- in soli 45 giorni, l’opera è stata poi realizzata in 3 settimane di lavoro, con particolare attenzione a non intaccare in alcun modo le preesistenze del contesto di inserimento…” e prosegue su un tema attualissimo “… Quest’iniziativa è un sasso nello stagno lanciato dalla Fondazione MAXXI, che supporta

“…L’intervento è stato pensato attraverso due profili…”, racconta Simone Capra, classe 1978, portavoce del gruppo stARTT, “… Uno low tech che ne assicurasse la massima sostenibilità, attraverso l’impiego intensivo di materiali naturali e biodegradabili, quali

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il ricambio generazionale nella professione dell’architetto. Con questa installazione abbiamo dimostrato che i giovani professionisti sono in grado di organizzarsi e conoscono gli strumenti tecnologici, amministrativi e progettuali per portare a compimento un’opera pubblica, aspetto che nei bandi di concorso pubblico viene messo in discussione dai numerosi vincoli imposti che precludono ai giovani progettisti di partecipare…”, e poi ”…in un momento in cui viviamo una mortificazione della nostra professione, come esperienza generazionale, crediamo nel rinnovamento delle forze produttive e auspichiamo che questo progetto, che abbiamo portato a termine tra i molti arenati tra versione preliminare ed esecutiva del nostro curriculum, possa essere il primo di una lunga serie di esperienze virtuose”. A questo proposito Pippo Ciorra, Senior Curator MAXXI Architettura, “… Attraversiamo un periodo difficile, di scarsa propensione all’innovazione e alla novità, in questo frangente l’Architettura cerca di rimettersi in piedi e uno dei modi che abbiamo per andare avanti è sostenere con chiarezza, decisione e concretezza le possibilità che hanno le generazioni più giovani, in modo che possano partire e operare libere da fardelli riflettendo sul presente. Pubblicazioni, premi e riconoscimenti sono sicuramente un modo per dar loro visibilità ma sono soprattutto occasioni concrete, come questa, che danno loro modo di confrontarsi, crescere e interagire col mondo e col contesto reale in cui si opera”.

WHATAMI-YAP MAXXI 2011 sarà fruibile negli spazi esterni del museo

dal 23 giugno al 16 ottobre 2011.

WHATAMI è un progetto del gruppo stARTT, che nasce a Roma nel 2008 da un’idea di Simone Capra e Claudio Castaldo con lo scopo di affrontare processi di trasformazione che interessano l’architettura e più in generale il territorio. I progetti di StARTT mirano a coniugare il rapporto tra paesaggio, città, infrastruttura e contesto, che non sono categorie separate, ma si alimentano a vicenda attraverso gli strumenti del disegno e della relazione con le forme di espressione artistica. stARTT è un gruppo aperto e in divenire che si riconfigura in base alle diverse occasioni di progetto, WHATAMI è stato realizzato in collaborazione con Francesco Colangeli e Andrea Valentini.

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LABIRINTO

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Photo Andrea Rossetti l i g h t

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Il Festival del Verde è una manifestazione che ha interessato la città di Monza, dal 26 al 29 maggio, a conclusione del Green Street Festival, inaugurato a marzo con la mostra Prima che il Gallo Canti presso il Palazzo dell’Arengario. Nato dalla volontà dell’Associazione culturale Green Street, con il Patrocinio del Ministero del’Ambiente, questo evento può essere considerato un unicum in Italia sia per la ricchezza del calendario eventi previsto sia per l’energia con cui è stato diffuso il messaggio di sensibilizzazione sui temi ambientali. Ispirato a festival di fama internazionale quali il prestigioso Festival des Jardins, che ogni anno viene organizzato nella splendida cornice del castello di Chaumont-sur-Loire, ed il Chelsea Flower Show, il Festival del Verde ha rappresentato un’occasione preziosa per sviluppare una nuova cultura green e ha testimoniato la

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volontà di restituire un’immagine di città sempre più verde ed ecosostenibile in linea con le politiche di sviluppo internazionali. Tutte le proposte hanno avuto luogo nel cuore della città, in spazi e luoghi pubblici tra i quali la Villa Reale, l’Arengario, la Piazza Trento e Trieste ed i Boschetti Reali. Un vero e proprio percorso verde, fatto di installazioni e giardini effimeri, che ha visto all’opera diverse figure professionali tra vivaisti, architetti paesaggisti, designer e light designer. Poetica e affascinante la proposta di Labirinto Urbano al Festival dei Giardini, ospitato ai Boschetti della Villa Reale. Ideato dall’arch. Luigi Ferrario, con l’intervento del light designer Marco Pollice e con l’installazione a verde curata dai Vivai Borromeo, Labirinto Urbano è un giardino composto da elementi architettonici vegetali, anche policromi, progettati nell’ambito della migliore tradizione italiana. Spiega l’arch. Ferrario: “Il paesaggio della Pianura Padana è da secoli caratterizzato da un insieme di aree a prato e di campi coltivati in stretto rapporto all’attività agricola, capillarmente irrigati da canali e rogge, tipicamente perimetrati da bassi cespugli e piante rampicanti che galleggiano sulla superficie delle acque: campi tra loro collegati da strade vicinali ombreggiate da filari continui di pioppi cipressini. Frequentemente prati e campi si integrano sia con aree a pioppeto, caratterizzate da una piantumazione a trama geometrica, sia, in prossimità degli insediamenti rurali, con strutture lignee regolari per il sostegno di alberi da frutto.” Ispirato sia alle trame geometriche dei territori della pianura sia alla tradizione del giardino monumentale e urbano, questo giardino fa riferimento al “genius loci” del suo contesto e ne utilizza, reinterpretandoli, tipologie, essenze arboree e materiali. All’interno del labirinto, elemento compositivo particolarmente misterioso ed intrigante, l’acqua, raccolta in bacini con piante acquatiche e nebulizzata in recinti vegetali, evoca le nebbie delle stagioni invernali. Il ‘Labirinto Urbano’ ha, senza dubbio, il pregio di coniugare la bellezza paesaggistica dei nostri territori ad una progettazione d’eccellenza. L’uso sapiente della luce, grazie alla rigorosa regia del light designer Marco Pollice, esalta e sottolinea le qualità semantiche dell’intervento, dialogando con gli elementi naturali e, formalizzando una nuova possibile sintesi fra natura, cultura e tecnologia, suggerisce nuove forme di qualità urbana.

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ARCHITETTURA | di Stefania Ricci

Corso Marche

e Studio Amati,

un avanzato Modello di riqualificazione urbana

Il Distretto High tech di Corso Marche

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Photo Studio Amati a r c h i t e t t u r a


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Nella città simbolo della Fiat è stato approvato, in via definitiva, il progetto per la riconversione dell’area industriale Alenia - Corso Marche. L’ambizioso progetto, promosso da Finmeccanica Group Real Estate ed elaborato dallo Studio Amati Architetti di Roma, è finalizzato alla formazione di un nuovo quartiere che si prefigge di diventare un importante luogo urbano di relazione. “Finalmente è stato approvato un piano che rappresenta la via italiana di concepire un avanzato modello di riqualificazione urbana nel quale i nuovi quartieri sono progettati a misura d’uomo, caratterizzati al loro interno dalla vitalità dei centri storici – ha dichiarato l’architetto Alfredo Amati progettista del Piano La città della grande industria automobilistica accoglie questa nuova sfida per l’innovazione, introducendo anche nel nostro Paese il primo quartiere veramente pedonale.” Il Prin prevede la riconversione di oltre 240mila mq di superficie, in cui troverà spazio, con un investimento complessivo di oltre 230 milioni, un “area urbana duale” con un polo tecnologico industriale, un centro universitario e una zona residenziale e commerciale, valorizzata da ampi spazi pubblici pedonali ed aree verdi. Concepita come luogo di aggregazione e di incontro, la zona accoglierà edifici multifunzionali e rappresenterà un’occasione straordinaria per Torino. Il progetto per il nuovo volto di Corso Marche

Architetto Alfredo Amati

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Plasti co vista viale

prevede la creazione di un quartiere di 22 ettari in grado di offrire agli abitanti un polo attrattivo che sia alternativo al centro della città, si utilizzeranno soluzioni avanzate in cui la tecnologia verrà usata per ricreare un nuovo rapporto tra uomo e natura, saranno studiate e impiegate, per esempio, tecniche costruttive, materiali, impianti intelligenti ed efficienti per il riscaldamento, condizionamento e controllo dell’ambiente interno. Attraverso principi di edilizia sostenibile si punterà a modificare radicalmente il bilancio energetico degli edifici che, da consumatori passivi, saranno trasformati in sistemi di produzione, utilizzo e gestione del calore, dell’elettricità, dell’acqua e del clima interno, sottolineano i progettisti. L’uso di materiali naturali, il ricorso a fonti energetiche rinnovabili abbinato a sistemi elettronici intelligenti di controllo degli apparecchi e degli impianti “garantiranno una elevata efficienza energetica degli edifici”. Le auto saranno completamente bandite, si utilizzeranno parcheggi sotterranei e si valorizzerà l’uso del mezzo pubblico insieme alla logica delle ‘piccole distanzÈ tra i diversi servizi.

www.studioamati.it www.corsomarche.it è A R E A

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Il viale pedonale di Corso Marche

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Gruppo

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La classe A

è il più importante riconoscimento perchè una casa possa definirsi “Casa Sostenibile” per classe A si intende la certificazione, come da parametri di legge1, attesta che la “macchina casa” sia efficiente da un punto di vista dell’involucro edilizio come pure da quello degli impianti: massimo comfort, funzionalità degli spazi e finiture di pregio, ma soprattutto produzione di energie rinnovabili, bassi consumi, bassa emissione di CO2 e utilizzo di materiali bio.

i voti di una casa MARUAL risparmio energetico e risparmio in bolletta rispetto per l’ambiente funzionalità della casa finiture e materiali costruttivi sicurezza

dieci dieci dieci dieci dieci

IlIl benessere collettivo è conseguente nostro concetto di CASA a quello del pianeta, sia negli spazi chiusi, nei quali trascorriamo gran parte della nostra vita, che in quelli aperti, dai quali riusciamo a trarre le energie vitali per un vivere di qualità. Nel progettare e costruire le case, noi di MARUAL utilizziamo solo materiali ecologici, nel risparmio delle risorse esistenti e a garanzia di un basso impatto ambientale.


Risparmio energetico e in bolletta: la casa, integrando scelte architettoniche ed impiantistiche consuma poco. Per la presenza dell’impianto fotovoltaico si possono richiedere gli incentivi previsti dal meccanismo d’incentivazione, noto come “Conto Energia”, ai sensi del Decreto Intermin. del 19/02/07 al Gestore 2 dei Servizi Energetici Spa (GSE)

Rispetto per l’ambiente: bassissima emissione di CO2 dovuta ai bassi consumi; 3 utilizzo di materiali bio; recupero acque piovane;

Funzionalità della casa:

ogni ambiente è stato studiato curando nel dettaglio la distribuzione, i percorsi e le funzioni della casa

Finiture e materiali costruttivi: pavimenti e rivestimenti di qualità sia all’interno che all’esterno; tetto in legno; sanitari e rubinetterie dal design innovativo; materiali costruttivi di qualità;

Sicurezza:

l’intera casa è provvista di grate o persiane; portoncino blindato; impianto Video-citofono; predisposizione allarme perimetrale e volumetrico

in collaborazione con:


ARTE | di Katerina Shlyakhina

L’arte come una spina.

La Sindrome di Pilato anno 2010 materiali chewing-gum, fi b e r g l a s s Photo © Katherine Phair

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Usa la gomma da masticare per creare i suoi capolavori. Maurizio Savini, anno ’67, uno scultore affermato che da tanti anni gioca con l’ironia e l’intelligenza. Lui, amante delle moto, del buon cibo e delle chiacchierate con gli amici riesce a trovare spunti originali nella ideazione delle sue creature rosa big bubble, la sua ultima opera è stata esposta alla Biennale di Venezia. Tra tutti gli artisti che rappresentavano il Lazio ha avuto, probabilmente, il posto d’onore, merito del suo talento, ma anche del ingrediente fondamentale di ogni sua opera: il concetto sociopolitico sul quale è incentrato il suo lavoro. La Biennale di Venezia ha deciso quest’anno di non concentrarsi solamente alle installazioni a Venezia, ma di distribuire in ogni regione opere rilevanti di artisti che al meglio rappresentino la stessa. Come è stata questa esperienza, quale opera hai deciso di esporre? È stata una Biennale molto polemica e molti artisti hanno deciso di non partecipare. Nonostante ciò, come sempre, è stata una bella esperienza (anche se non la prima) esporre all’interno di una manifestazione così importante e con una storia non da poco. Lo spazio espositivo poi ha dato un’importanza maggiore a tutto il contesto. Ho scelto per questa Biennale l’opera che si intitola “la sindrome di Pilato”. È un lavoro del 2010, ma sembra proprio concepita per questo preciso momento storico dell’Italia e dell’Europa. La ricorrenza dei 150 anni d’unità d’Italia, il Palazzo Venezia come luogo espositivo e la situazione politica della quale siamo ben consci si amalgama perfettamente con l’opera- la figura di un broker, un agente di cambio, intento a lavare il tricolore. Accanto uno stendi panni dove sono stese le bandiere dei maggiori paesi occidentali più quella cinese. Il titolo stesso attribuisce un’immagine precisa alla scultura. Colui che si lava ripetutamente le mani come se, in questo modo, volesse lavarsi la coscienza. La stessa che cerca di lavare la figura della mia opera usando il simbolo per eccellenza della comunità, del paese- una bandiera. Un’opera impegnativa nel suo significato. Come nascono le tue idee e di conseguenza le tue opere? Io non credo assolutamente all’ispirazione, alle visioni o a qualcosa di surreale. Il mio lavoro è una pratica costante, di tutti i giorni. Lavorare per l’arte che diventa una sorta di esercizio, una pratica quotidiana che in un modo o nell’altro ti porta a produrre un installazione, dei quadri ecc. Inoltre c’è da dire che sono sempre stato appassionato della storia sociale di tutti i paesi. M’interesso alla politica ed alla geopolitica

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e negli ultimi dieci anni ho incentrato il mio lavoro sull’analisi degli spostamenti dei confini dell’Europa e non solo, alla migrazione delle grandi masse di popoli che spostandosi dal proprio paese ne occupano degli altri con la conseguente condizione socioeconomica che ne deriva all’interno. È per questo che utilizzo spesso le bandiere e creo delle carte geografiche all’interno delle quali ci posiziono proprio i personaggi che popolano questo territorio. Il mio obiettivo è testimoniare con un’opera quello che può o avviene all’interno di un paese. Questo perché l’arte, oltre al piacere dell’occhio, deve dare degli spunti per cambiare le cose. Quindi chi è un artista per Maurizio Savini? L’artista è una sorta di sciamano che riesce a prevedere gli accadimenti interpretando il tempo, in maniera positiva o negativa che sia. Io sono convinto che la scultura sia un mezzo che debba mettere in discussione quella che è la cultura dominante. L’arte deve essere una spina che s’infila in questi grandi sistemi. O almeno questo è quello che cerco di fare con il mio lavoro. Un lavoro, delle opere che hanno una particolarità evidente. Oltre al concetto stesso sono fatte principalmente di gomma da masticare. Com’è nata questa scelta e perché? Se si guarda la storia contemporanea dell’arte i materiali usati sono molteplici e di varia natura, è tutto una questione di linguaggio. Quindi la gomma da masticare è il mio materiale, il mezzo con il quale comunico. L’incontro con il quale, poi, è stato del tutto spontaneo. Nella gomma ho visto qualcosa che andava oltre il suo utilizzo abituale di non alimento. Per me era un prodotto industriale da lavorare senza alterarne le caratteristiche identificative come il colore e l’odore. La mia è stata un’analisi sociale sulla sua nascita e sull’indotto culturale che aveva. Ora sono arrivato al punto, invece, di un distacco completo da tutto ciò che rappresenta e per me è soltanto una materia che so lavorare molto bene. Mi concentro esclusivamente sull’opera, il valore concettuale della gomma da masticare è relativo in quanto è un elemento che entra in gioco da solo dopo che l’opera da me creata acquisisce un senso proprio. Relativamente alle polemiche di questa Biennale come vedi il futuro dell’arte made in Italy? Ci sarà una discesa o riuscirà il nostro paese a mantenere il primato di culla dell’arte? L’arte italiana è quasi morta perché, come in tutti i settori ormai, prevalgono le cosi dette lobby. Gli artisti sono sempre gli stessi, girano gli stessi nomi e non si da spazio agli emergenti. Sgarbi ha voluto, con questa Biennale, combattere proprio questa tendenza promuovendo artisti nuovi. Ovviamente ne sono scaturite

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non poche polemiche in quanto, così facendo, lui ha voluto probabilmente criticare anche il concetto di opera come oggetto economico e non come espressione dell’artista. Un gesto, il suo, quasi da futurista, ma che è stato condotto in maniera confusionaria. Ma si sa, Sgarbi è l’uomo degli eccessi. Io spero che da questa esplosione possa nascere qualcosa di valido. Qualcosa di simile alla Francia o alla Germania, dove lo stato si occupa e si preoccupa dei propri artisti non soltanto sostenendoli, ma cercando di creare un valore aggiunto per dare lustro al paese stesso. In Italia probabilmente saranno sempre i privati che si preoccuperanno dell’arte perché, del resto, sono stati proprio loro a fare la storia dell’arte italiana. Mi auguro soltanto che tutto quello che è avvenuto e quello che avverrà cambi la posizione intellettuale dell’artista verso se stesso e verso i propri fruitori. È fondamentale abbracciare un’idea non elitaria dell’arte dando dei segnali incisivi e forti. Per quanto mi riguarda sento che è proprio questo il mio dovere. Infine, dove possiamo trovare le tue prossime installazioni? Alla Biennale di Venezia al Palazzo Venezia di Roma che esporrà fino a fine settembre e sempre a settembre, il 27 precisamente, le mie opere saranno esposte a Torino, nella Galleria Tedeschi.

Il dissenso di un Uomo anno 2011 materiali chewing-gum, fiberglass Photo Courtesy Galleria Bagnai Firenze © Pierluigi Zolli

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LIFE STYLE | di Gabriele Nobile

HODGDON YACHTS CUSTOM YACHT TENDER

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“SEGRETI D’AMERICA” è A R E A

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Hodgdon Yachts è un favoloso cantiere specializzato in super yacht a vela e motore totalmente custom, le lavorazioni sono a mano sia in legno cold molding che in composito. Il cantiere sbarca quest’anno in Europa per allargare il proprio business. La stagione dei Saloni nautici 2011 vedrà il cantiere di BoothBay Harbor, Maine-USA protagonista con una linea di tender custom per super yachts. Entrate nel nuovo Hodgdon Yachts Custom Yacht Tender e vi sembrerà di vedere “in piccolo” un Hodgdon Yacht Custom perchè “la prova che i regali importanti si presentano nelle piccolo confezioni” – come dice Michael Peters, designer di questa linea - è rappresentata dal 10.5m Hodgdon Limo Tender: sintesi di questa filosofia che da oltre 200 anni e 5 generazioni, fa della famiglia Hodgdon, una delle più longeve costruttrici di barche negli

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Stati Uniti. Limo Tender soddisfa le esigenze dei proprietari di super yacht, abituati al lusso ed alle comodità delle loro imbarcazioni ma anche gli equipaggi stessi che sono soliti guidare e viaggiare con standard altrettanto elevati. Può trasportare fino a 12 persone comodamente rilassate su lussuose poltrone in pelle e la sala è dotata anche di un impianto televisivo in alta definizione oltre che di climatizzazione. Per le belle giornate si può approfittare della possibilità di viaggiare all’aperto, grazie al sistema idraulico che permette di chiudere l’hardtop. Insomma il Limo Tender presenta la stessa opulenza e cura del dettaglio che Hodgdon offe su ogni suo superyacht. Le possibilità di personalizzare il tender sono davvero tantissime: i colori, il trattamento del ponte, l’uso della pelle o del tessuto, insomma potrete creare il vostro Lime Tender in base ai vostri gusti. Una passione per il mare ed il lusso che si legge nei piccoli dettagli di una imbarcazione unica.

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Il cantiere organizza ogni anno presso Boothbay Harbour (Maine,US) la Shipyard Cup durante la quale tutti i super yacht a vela Hodgdon si ritrovano per regatare e festeggiare insieme l’estate nel Maine. Per questo 2011 le date sono 12-14 Agosto,

www.shipyardcup.com

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meglio e con il maggior comfort possibile la nostra soluzione vacanza, sarete seguiti e coccolati da personale qualificato, grandi prendisole, comodi divani e un impianto multimediale apple vi faranno vivere un soggiorno indimenticabile. Sul 30été, potrete trascorrere la giornata alternando la navigazione a vela con quella da diporto. L’ampio pozzetto e il grande prendisole la rendono particolarmente adatta all'uso giornaliero.

Vela pura e divertimento saranno i vostri compagni di vacanza. Gli appartamenti sono posizionati in un borgo appena costruito, con centro servizi e piscina, a ridosso dell’agglomerato urbano della Maddalena e vista suggestiva su Caprera, Santo Stefano e Costa Smeralda. Tre le tipologie a disposizione: mono, bilo e trilocale che rispettivamente possono accogliere da due a sei persone.


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La Boat Service Roma, situata presso il Porto Turistico di Roma, sul litorale di Ostia, è una società innovativa nel campo dei servizi per la nautica attiva in tutto il Mediterraneo. La società, in grado di soddisfare qualsiasi necessità dell’armatore, offre assistenza nella vendita e nell’acquisto di imbarcazioni a vela e motore, nuove o usate, charter e servizi per la nautica in genere. Luciano Benlaamiria, proprietario di Boat Service Roma insieme ai professionisti di cui si avvale, vi aiuteranno nella gestione, affitto e vendita posti barca da 8 a 50 mt, nella manutenzione rimessaggio e custodia imbarcazioni; esperti artigiani falegnami e personale specializzato nella lavorazione della vetroresina soddisferanno ogni vostra esigenza. Lavaggio, pulizia interni e esterni e trattamento igienico ed estetico di pelle, alcantara e similpelle verranno eseguiti con cura e attenzione. Luciano, ex marinaio, ha fatto del la sua passione per le barche a motore il suo lavoro. “La nostra flotta charter è costituita da una decina di imbarcazioni e navi fino a 60 metri, nolegiabili per una sola giornata o più, con o senza skipper; il nostro servizio prevede anche la cambusa per rendere l’esperienza di vita a bordo completa. Le mete tipiche, isole di Ponza, Ventotene, Palmarola e le isole toscane, continuano a essere molto richieste. Spesso Organizziamo eventi a bordo: feste private, compleanni, serate a tema fornendo anche servizi accessori come catering, addobbi floreali e tutto quanto si renda necessario. Questa iniziativa è molto apprezzata dai nostri clienti.”

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Motoscafo 12 metri esempio

Gobbi 335 SC Uscita giornaliera euro 500 Week end euro 1500 Intera settimana euro 4000 Skipper e carburante non compresi

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VLADI POLO | di Ufficio Comunicazione Vladi Polo

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Una volta entrato a contatto con questo mondo non si può più farne a meno: il Polo non è solo uno sport, è cultura, arte, bellezza, stile di vita, famiglia, amici. Il Polo coinvolge ogni ambito della vita. È un’esperienza a 360°. La Dott.ssa Vladlena B.G. Hermès, presidente di VLADI POLO e della Federazione Polo Italiana, racconta come sia riuscita a diventare una famosa imprenditrice, svelandoci i segreti che le hanno permesso di raggiungere il successo senza mai dover rinunciare alla famiglia e alla passione per il Polo. Come riesce a conciliare la famiglia con i suoi numerosi impegni? Prima di tutto è fondamentale avere sempre con sé agenda, telefono e computer. In secondo luogo so di poter contare su persone affidabili in grado di aiutarmi nella gestione della casa e dei miei figli. Inoltre, ho la sicurezza di essere circondata da un team di professionisti che sono in grado di raggiungere autonomamente gli obiettivi. Ritornando al team dell’ufficio, esso è sottoposto a continue selezioni e cambiamento di personale. I progetti da realizzare sono veramente tanti e la nostra attività aumenta sempre più. Quindi, o le persone crescono e trovano il proprio know how all’interno della cultura aziendale o, purtroppo, il rapporto termina. Quali sono i suoi impegni in ambito internazionale? L’anno scorso abbiamo dato il via al dialogo con il governo del Kazakhstan per favorire l’ingresso del Polo nello stesso stato. Personalmente mi piace molto questo paese ricco di risorse naturali, istruito e all’avanguardia. Molti cittadini del Kazakhstan già da tanto tempo studiano o lavorano all’estero, ma ciò che più ammiro è il fatto che facciano spesso ritorno in patria, e questo aspetto è un beneficio per il Paese. Sono già stata due volte in Kazakhstan e al momento stiamo valutando diverse opportunità per la nostra collaborazione. Un progetto su tutti: il primo evento nella storia del Kazakhstan di Polo sulla neve, che avrà risonanza a livello mondiale. Quali sono gli eventi che intende realizzare nell’immediato futuro? Nella prima o nella seconda settimana di dicembre 2011 vorremmo realizzare un’assemblea dei nostri partner nello sviluppo del Polo. Per il 2012 è in cantiere una mostra internazionale di opere d’arte contemporanea relative al mondo del Polo, realizzate da artisti già affermati nelle gallerie più famose d’Italia, Russia ed altri paesi. Diamo comunque la possibilità

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di partecipare a giovani talenti. Il comitato del concorso sarà composto da critici d’arte riconosciuti. Sicuramente realizzeremo il 3^ VLADI International Polo Challenge, al quale parteciperanno circa 10 squadre. Nella nostra lista di località per eventi internazionali si sono aggiunte Venezia e Firenze, con le cui amministrazioni verranno presi eventuali accordi in base al periodo e alle disponibilità. Abbiamo anche in progetto la realizzazione del nostro primo Polo Club in Italia, le opzioni sono Venezia, Roma, Firenze.

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UN’ESPERIENZA

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Photo StudioCimaRoma v l a d i

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GOLF | di F.I.G.

Darren Clarke

TRIONFA NELL’OPEN CHAMPIONSHIP

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Il nordirlandese Darren Clarke ha vinto con pieno merito il 140° Open Championship, il terzo major stagionale disputato sul difficile percorso del Royal St. George’s GC, a Sandwich in Inghilterra. In una giornata in cui si sono alternati, anche con repentinità, pioggia e sole, il 43enne Clarke con un giro in 70 colpi e lo score di 275 (68 68 69 70), cinque sotto par, ha conquistato il suo primo major a coronamento di una ottima carriera lasciando a tre colpi gli statunitensi Phil Mickelson (278 - 70 69 71 68) e Dustin Johnson (70 68 68 72), e a quattro il danese Thomas Bjorn (279). Sono stati i soli giocatori a battere il par, mentre gli americani Chad Campbell, Rickie Fowler e Anthony Kim sono giunti quinti con il 280 del par. Edoardo Molinari (297 - 69 74 76 78) non ha trovato il passo giusto neanche nell’ultimo giro e con un 78 è sceso dal 55° al 66° posto. Nel suo score un birdie, sette bogey e un doppio bogey. Buon torneo per il francese Raphael Jacque-

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lin, ottavo con 281, quindi al nono posto con 282 Sergio Garcia, al 12° con 283 Lucas Glover, Martin Kaymer e Steve Stricker, al 16° con 285 Charl Schwartzel, al 22° con 286 uno splendido Tom Watson (62 anni), al 25° con 287 Miguel Angel Jimenez, Rory McIlroy e Adam Scott. Deludenti Jim Furyk, 48° con 292, Paul Casey e il campione uscente Louis Oosthuizen, 54.i con 293. La “silver medal” è stata appannaggio del dilettante inglese Tom Lewis, 30° con 289, che era stato leader dopo un giro, il quale ha preceduto Peter Uihlein, 48° con 292. Sono state realizzate due “hole in one” ad opera di Dustin Johnson nel primo giro alla buca 16 (par 3, yards 163) e di Tom Watson nel secondo alla buca 6 (par 3, yards 178). Clarke ha iniziato l’ultimo giro in vetta con un colpo di vantaggio su Johnson, tre su Bjorn e Fowler, quattro su Jimenez e Glover e cinque su Mickelson. Dopo poche buche sono usciti di scena Glover e Jimenez (quest’ultimo in giornata nera: 78 colpi), poi si sono defilati anche Fowler, che non riusciva a staccarsi dal par, e Bjorn, così che gli unici interlocutori del nordirlandese sono divenuti Johnson e Mi-

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ckelson, partito fortissimo con tre birdie e un eagle in sette buche. Clarke, prima ha salvato il par in due situazioni difficili con lunghi putt, poi ha replicato all’eagle di Mickelson che lo aveva agganciato in vetta, riportandosi due colpi avanti (7ª buca). All’11ª buca Mickelson ha sbagliato un putt da poco più di mezzo metro e il bogey ha avuto un effetto devastante sul suo morale, tanto che sono seguiti quattro bogey. Alla 14ª è uscito di scena anche Johnson, che ha messo la palla fuori limite con il secondo colpo. A quel punto a Clarke non è rimasto che giocare in sicurezza, concedendosi anche il lusso di due bogey finali, per godersi nelle ultime tre buche il meritato trionfo. Il pubblico, tra l’altro, è stato tutto per lui sin dalla partenza sostenendolo con un tifo quasi da Ryder Cup. Sono usciti al taglio, caduto a 143, Matteo Manassero, 87° con 145 colpi (73 72), e Francesco Molinari, 110° con 148 (73 75). Hanno subito la stessa sorte Padraig Harrington, Lee Westwood e Hunter Mahan con 144, Graeme McDowell e Camilo Villegas con 145, Angel Cabrera e Luke Donald, numero uno mondiale, con 146, Ian Poulter ed Ernie Els con 148.

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ABBRONZATI

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Tutti conosciamo la sensazione di “benessere” psicofisico che produce la luce solare, infatti, studi scientifici dimostrano come le radiazioni ultraviolette aumentino le neuromediatori capaci di migliorare il tono dell’umore anche nei soggetti depressi. I rischi di un’esposizione solare “senza protezione e preparazione” adeguate al tipo di pelle sono: 1) ERITEMA: un’irritazione cutanea con arrossamento già alla prima sovraesposizione ai raggi solari e che peggiorano, se non trattate, di anno in anno e per i quali occorre fare prevenzione anche durante l’anno 2) MELANOMA: cioè un tumore cutaneo, che si sviluppa per l’esposizione ai raggi solari ultravioletti (UV A-B-C) che provoca danni cellulari irreversibili e che colpisce soprattutto soggetti con mancanza di melanina. 3)INVECCHIAMENTO PRECOCE della cute per danni irreversibili e con formazione di MACCHIE CUTANEE che possono dipendere anche dall’uso di farmaci fotosensibilizzanti, ormoni quali pillolle anticoncezionali e chemioterapici. Tra i raggi ultravioletti più pericolosi ci sono gli UVC che provocano melanomi in modo sempre più frequente. Infatti non sono più adeguatamente fermati dall’ozono dell’atmosfera per via dell’inquinamento del pianeta e per questo i tipi con pelle più sensibile dovrebbero esporsi solo nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio e, comunque,

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usando protezioni adeguate molto alte o addirittura utilizzando gli schermi totali. Lo stesso vale per i bambini e per i neonati la cui pelle è molto sensibile.

RAGGI

Gli UV tutti non sono filtrati dalle nubi e non danno calore come gli infrarossi e pertanto sono pericolosi anche quando c’È vento o in alta montagna

UV-A

raggi ultravioletti che abbronzano ma che possono provocare invecchiamento cutaneo e alcuni tipi di tumori cutanei

UV-B

producono le cosidette scottature se non proteggiamo la cute

UV-C

sono i più pericolosi e provocano melanomi.

La prima efficace forma di prevenzione contro l’eritema solare che si può attuare inizia qualche settimana prima della prevista esposizione solare ed è di carattere alimentare. L’esposizione al sole comporta, infatti, un incremento della formazione di radicali liberi, ovvero sostanze tossiche, che, accumulandosi, comportano invecchiamento precoce della cute. I radicali liberi si combattono nei 30-40 giorni precedenti all’esposizione solare, con sostanze antiossidanti: vitamina C, vitamina E, zinco, selenio, beta-carotene, il paba (acido parammino benzoico) contenuti soprattutto in agrumi, pomodori, peperoni, cavoli, broccoli, carote, spinaci, albicocche, mandorle, noci, nocciole, olio di oliva, germe di grano, yogurt, pane integrale.

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Importanti e recenti studi stabiliscono che la vitamina C (forte antiossidante) nei fumatori va aumentata molto in quanto questi soggetti ne hanno maggiore deficit. Viceversa per gli stessi soggetti il betacarotene va ridotto perché potrebbe aumentare l’incidenza di tumori. La prevenzione dall’eritema solare si attua anche con un’esposizione solare progressiva. Gli schermanti solari ad alta e altissima protezione sono un coadiuvante, ossia una protezione solare ausiliaria particolarmente indicata per i bambini e per le pelli delicate in genere. Le stesse precauzioni vanno prese anche in caso di cielo nuvoloso e in montagna, dal momento che l’azione dei raggi solari è analoga. BIOTIPO SENSIBILE O come reagisce al sole e FOTOTIPO quale fattore di protezione solare deve usare (spf alto= protezione alta) I

si scotta sempre e non si abbronza: deve usare creme con spf 50 (paste a schermo solare che evitano il passaggio dei raggi UV)

II

si scotta facilmente, si abbronza poco: deve usare creme con spf 50

III

si scotta moderatamente, si abbronza gradualmente: deve usare all’inizio creme spf 30 e poi ridurla a 20

IV

si scotta poco, si abbronza rapidamente. deve usare creme a protezione bassa con spf 15-20

V

si scotta raramente, si abbronza rapidamente e intensamente: deve usare solo creme per prevenire inestetismi

Dopo questi semplici accorgimenti preventivi l’unica preoccupazione sarà la decisione della località e del periodo nel quale andare in vacanza, augurandovi giornate piene di sole, alleato di un sano benessere.

Per approfondimenti o chiarimenti Farmacia Rossetti Laura Via Maremmana Inferiore, 300 Villanova di Guidonia.

a l i m e n t a z i o n e



GUSTO | di Giusy Ferraina

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AUTENTICA,

CULTURA

E FORMAZIONE GASTRONOMICA

Prima di andare in vacanza il Circolo dei Buongustai vi vuole salutare con una notizia in anteprima: da ottobre sarà attiva Autentica, la scuola di cucina di Fabio Cam-

poli. La scuola Autentica è pensata non come una scuola tradizionale, ma come un percorso di formazione continua per cuochi, che si vogliono specializzare, e per i giovani che si vogliono formare alla professione, dopo il classico percorso scolastico. La mission che lo chef Campoli e l’intero comitato scientifico hanno voluto, è formare giovani, che vogliono “saper lavorare” con professionalità, coscienza e adeguata conoscenza, attraverso una serie di corsi didattici e laboratori. Autentica vuole essere una scuola che supera la teoria della “ricetta” per sviluppare il concetto della “cultura per la professione”. Questo in sintesi il pensiero dello chef che propone una serie di lezioni che saranno momenti di confronto e di crescita, fornendo agli allievi gli strumenti teorici e pratici su alimenti e tecniche di cottura, servizio, accoglienza e organizzazione di eventi. I corsi di Autentica previsti per ottobre saranno due: corso per addetto ai servizi di cucina e corso per addetto ai servizi di sala. Come ci spiega lo chef: “entrambi i corsi avranno un numero fisso di allievi selezionati e frequenza obbligatoria, in modo da poterli seguire nel migliore dei modi, oltre a proporre lezioni tematiche, laboratori e un corpo docente scelto tra i migliori professionisti del settore. Il nostro l’obiettivo di formare figure altamente qualificate che riescano a immettersi nel mondo del lavoro con le caratteristiche giuste. Il problema dei nostri tempi è che c’è tanta improvvisazione, ma questa non può andare bene nella ristorazione, soprattutto quando abbiamo di fronte clienti che sanno quello che vogliono”. Una curiosità novità è la formazione della Nazionale dei Buongustai, un team di cuochi selezionati e appositamente formati che rappresenteranno il Circolo dei Buongustai in Italia e all’estero negli eventi in cui l’associazione viene chiamata. Entrambi i corsi sono realizzati in collaborazione il Consorzio CTS, che curerà l’avviamento professionale degli studenti iscritti ai corsi di Autentica. Accanto al Circolo dei Buongustai anche il Car di Guidonia, come sempre partner delle interessanti iniziative promosse da Campoli & co. Tutte le informazioni sui corsi e la brochure da scaricare sul sito:

www.ilcircolodeibuongustai.net è A R E A

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POMEZIA | ROMA


La Tenuta di Rocca Bruna

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Tradizione e innovazione nella semplicità degli ingredienti selezionati con passione e cucinati con tecnica rigorosa e fantasia, questi gli elementi che sintetizzano i piatti proposti dal ristorante La Tenuta di Rocca Bruna. Cura nella scelta delle materie prime, attenzione all’aspetto cromatico, precisione nell’esecuzione sono ingredienti insostituibili di ogni pietanza proposta dallo chef Fernando Maruccia. Una cucina ricercata, legata al territorio, capace di spaziare oltre la tradizione con idee fresche ed accattivanti.

Coscio d’agnello farcito con carciofi, coppa di testa e mentuccia. Ingredienti per 4 persone: 100 gr guanciale 100 gr coppa di testa 100 gr carota 100 gr cipolla 100 gr sedano 1 coscio d’agnello 5 carciofi 4 fette di pane in cassetta 4 uova 1 arancia sale, pepe, olio extravergine d’oliva, mentuccia, rosmarino, alloro, burro, farina, vino bianco, rete di maiale QB

Preparazione:

Disossare il coscio d’agnello e batterlo. Saltare i carciofi in una padella, dopo averli mondati e tagliati a julienne. Utilizzare lo stesso taglio per la coppa di testa. Successivamente sbriciolare il pane in casseta e unire ad esso l’arancio grattuggiato. Unire i carciofi, il pane, le uova e la coppa di testa per realizzare una farcia che servirà a farcire il coscio. Una volta farcita, la carne deve essere arrotolata e avvolta in una rete di maiale, la quale provvederà a chiuderla. Successivamente legare il tutto con uno spago. Preparare il fondo di cottura utilizzando le verdure e le erbe e sfumarlo con del vino bianco. Cuocere il tutto in forno ad una temperatura pari a +160 °C, per 45 minuti. Prima di essere tagliato il coscio deve essere lasciato raffreddare. Tirare il fondo di cottura rendendolo più denso con il roux e frullare il tutto per poi passarlo a chinois.

Il Sommelier consiglia: Red Angel - Vinnaioli Jerman I.g.t.

Strada Rocca Bruna n. 30 00010 Villa Adriana - Tivoli (Roma) Telefono (0039) 0774535985 Telefax (0039) 0774535984 E-mail: info@latenutadiroccabruna.it

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MUSICA | di Marta Rossi

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“Strani Giorni” nascono nel 2004, ma raggiungono la formazione definitiva nel 2006, consacrando la vena rock d’autore in formazione trio. Nel 2008 si presentano al grande pubblico aprendo i concerti di Fabrizio Moro, con cui sono in tour anche quest’anno per tutta l’estate in varie città italiane. Il 2010 è l’anno del loro esordio discografico con l’uscita dell’album “Un passo avanti”, nel quale diverse influenze si condensano in un unico sound. Lo scorso 7 giugno la loro energia a contatto con il pubblico si è sprigionata su uno dei palchi più prestigiosi di Roma, il “The Place”, fonte di “innumerevoli e indescrivibili emozioni” di cui ci ha parlato il cantante della band. Perché il nome “Strani Giorni”? Questo nome è sempre una diatriba, quando ci fanno questa domanda ci piace rispondere con un’altra domanda “vi sembrano giorni normali quelli che stiamo vivendo?”… in realtà ci sono un po’ di cose che ci piacevano…la canzone di Franco Battiato, il film “Strange Days”, la canzone dei Cure “A Strange Day”. C’è un significato particolare dietro la grafica del nome in cui alcune lettere sono al contrario? Per dare un senso non convenzionale, per dare ancora più forza al nome “Strani giorni”. Come definireste il vostro sound? Di solito cerchiamo di farlo definire alle persone che ci ascoltano, perché per noi che siamo dentro il progetto è sempre un po’ difficile. Diciamo un rock d’autore, perché ci sono influenze rock per quanto riguarda la musica e influenze dai cantautori del passato, in particolare, tra gli italiani, Ivan Graziani, Luigi Tenco, mentre dall’estero della New Wave inglese, di gruppi come i Cure, i The Police, i Pink Floyd. In “Un passo avanti” dite “chi crede nell’amore faccia un passo avanti”, secondo voi perché non si crede più nell’amore eterno come era una volta? Secondo me non è vero che non ci si crede più… c’è una bella frase che dice “l’amore è eterno finché dura”, non tutti gli amori hanno una durata eterna, possono durare sei mesi, cinque anni o dodici, non credo ci sia un tempo preciso per dire se è vero amore. Secondo me c’è un parallelismo con la natura: ci sono piante che vivono secoli, altre piante che vivono meno tempo, l’amore è la stessa cosa, può durare più

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Photo Luigi Orru m u s i c a


Un passo avanti

per“StraniGiorni”

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o meno tempo, l’importante è viverlo intensamente. Un’altra canzone del vostro album è “Flashback”, attraverso un ritorno indietro agli esordi, c’è un episodio in particolare che vi piace ricordare? Ci piace ricordare molto i viaggi che abbiamo fatto, la parte molto bella oltre la musica, perché si conoscono nuovi posti, persone, si sta molto insieme, si fa la vera vita da gruppo al di là del palco… La canzone “Flashback” però tratta di una chiamata alle armi, della possibilità di tornare vivi da una guerra, rimanendo però “morti dentro”, a causa dei traumi e delle cose scioccanti accadute. Quelle immagini ogni tanto ritornano e non se ne vanno più. Quali emozioni vi hanno attraversato suonando sul palco del “The Place”? Innumerevoli e anche indescrivibili perché dopo tutti questi anni di gavetta qui a Roma è stato un premio riuscire ad arrivare ad un locale così prestigioso tutto con le nostre forze. È stato gratificante, molto bello. Per la prima volta abbiamo trovato un locale fatto apposta per la musica, un palco veramente all’altezza della situazione. Era bello suonare, si sentiva bene, quindi si riusciva anche ad esprimere al meglio quello che si ha dentro. Lavorando con persone molto competenti, il fonico molto bravo, esce sempre fuori un grande concerto, perché con una buona acustica le persone si divertono, si crea uno scambio di energia. Essendo poi un posto raccolto si percepisce l’emozione della gente, il contatto con il pubblico, le voci, il sudore, c’è un’atmosfera magica. Quali pensieri vi attraversano la mente, tornando a casa dopo un vostro live? L’emozione del viaggio, andare a conoscere sempre posti diversi, cose nuove, risorse sconosciute. Secondo noi la vita è fatta di movimento, non bisogna rimanere mai statici, ma andare sempre incontro alle cose, avere la curiosità di “vedere cosa c’è dietro la curva”, non fermarsi, fare sempre un passo avanti. Allo stesso tempo però gustare la bella sensazione di tornare a casa, in posti familiari e conosciuti. Con quale gruppo o artista vi piacerebbe collaborare nel futuro? A tutti e tre piacerebbe molto avviare una collaborazione con Sting, uno dei pochi talenti che è rimasto oggi. Sicuramente ci sarebbe piaciuto molto lavorare con Ivan Graziani, che purtroppo non c’è più, ma che è sempre nel nostro cuore.



MUSICA | di Donatella Lavizzari

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“Molte notti sono passate viaggiando, da una città all’altra senza pausa, per oltre 50 anni. Ho registrato moltissimi dischi, ho avuto, come tutti, momenti buoni ed altri cattivi, ma il Blues è stata sempre la costante della mia vita. Posso aver perduto l’emozione per altre cose, ma non per il Blues. È stato un lungo percorso, difficile e duro, la vita notturna della strada non è certo una vita sana e bella, piena di addii e solitudine, ma anche capace di grandi emozioni; tornassi indietro rifarei la stessa scelta, perché la notte con tutto ciò che rappresenta è stata la mia vita”. B.B.King Riley B. King nasce a Itta Bena nel Mississippi, il 16 Settembre 1925. Accompagnato dalla sua chitarra, inizia sin da ragazzino a cantare in cori gospel, fino a quando si trasferisce a Memphis, nel 1944, per il servizio di leva. Durante questo periodo, incontra suo cugino Bukka White, famoso bluesman, ed inizia ad avvicinarsi al mondo della “black music”, esordendo come dj in una radio locale con il nome di

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‘’Riley King, the Blues Boy from Beale Street’’, per poi semplificarlo in ‘’Blues Boy’’ e, successivamente, in B.B. King. Lasciata la radio, inizia la sua carriera da chitarrista suonando agli angoli delle strade. La sua musica è intrisa dell’esperienza vissuta nei campi di cotone, dove veniva pagato 35 cent ogni 45 kg di raccolto. Dotato di uno straordinario talento, riesce ben presto a farsi notare e viene invitato ad esibirsi ad un programma radiofonico. Con ‘’Three o’clock blues’’ conosce la notorietà: sono gli anni ‘60 e il blues dall’America arriva in Europa. Nel 1967 si esibisce al Montreaux Jazz Festival ed ottiene il suo primo grande successo a livello mondiale, replicato dopo poco tempo con la registrazione della sua versione di “The Thrill Is Gone” di Roy Hawkins, scalando tutte le classifiche R&B e pop. Da qui in poi riceverà innumerevoli riconosci-

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Photo Raimondo Luciani m u s i c a


menti, 14 Grammy Awards e premi legati al mondo della musica. Per la rivista Rolling Stone è classificato come il terzo chitarrista più bravo al mondo. Con la sua “Lucille”, una chitarra Gibson ES-355 custom, B.B.King è diventato l’icona stessa del blues. Durante la sua lunga carriera si è esibito 300 serate in media all’anno, ha partecipato a film e show televisivi, restando sempre al centro dell’attenzione. A lui si sono ispirati grandi artisti: Eric Clapton, Albert Collins, Buddy Guy, Albert King, Freddy King, Otis Rush, Jimi Hendrix,… Dopo un suo live a Dublino, gli U2 lo raggiunsero nel suo camerino e lui propose a Bono di scrivergli una canzone: nel 1988 registrarono insieme ‘’When Love Comes To Town’’, un brano molto intenso che parla della crocefissione di Gesù, di cui è stato realizzato un bellissimo video. Il 18 dicembre 1997, in occasione del Concerto di Natale, in programma alla Sala Nervi in Vaticano, King ha donato a Papa Giovanni Paolo II una delle sue chitarre Gibson. “In quel momento mi sarei messo a volare dalla felicità”, ricorda in un’intervista B.B. King. Come non essere d’accordo?!

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MOLESKINE | di Marta Rossi

Emma Nitti

leggerezza e autoironia

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È così versatile e poliedrica da non poter racchiudere in poche frasi la personalità di Emma Nitti, se non per invitare a verificare di persona tanto talento artistico nelle varie forme di spettacolo. Laureata in Discipline dello Spettacolo presso la facoltà di Lettere moderne dell’Università “La Sapienza” di Roma, vanta un curriculum d’eccezione, numerose, infatti, le sue collabo-

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razioni nazionali e internazionali tra cui Abel Ferrara, Gabriele Muccino, Gigi Proietti, Luciano Melchionna, Luca Miniero. È stata ultimamente premiata con il Polpo d’Oro al Circeo Film Festival come Migliore Attrice per la sua interpretazione di Paola in “Cinque” di Francesco Maria Domenidò, film rivelazione di questa estate, attualmente nelle sale. Al cinema la vedremo anche prossimamente nel ruolo di coprotagonista femminile in “Cara Ti amo” di G. Vallati, vincitore come Miglior

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Film italiano alla scorsa edizione del RIFF, Rome Independent Film Festival. Parallelamente alla sua attività di attrice, Emma è da tempo una delle protagoniste indiscusse del Burlesque, con il nome d’arte di Grace Hall. È l’unica performer italiana ad esprimersi anche con il canto in quella che sul suo sito è definita una “forma artistica che passa attraverso il vedo e non vedo di uno spogliarello di altri tempi”… Emma Nitti si afferma come attrice, quando e come nasce invece Grace Hall?

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Nasce qualche anno fa, prima del grande boom del Burlesque qui in Italia, dalla voglia di mettere in scena uno spettacolo che ricordasse il nostro avanspettacolo... ho fatto delle ricerche, mi sono documentata e mi sono imbattuta nella storia del Burlesque…anche se le origini del Burlesque sono inglesi. Ho trovato delle enormi similitudini con l’avanspettacolo e da lì ho deciso di mettere in scena le storie dei miei personaggi. Da quale esigenza sociale proviene tanto successo del Burlesque? A mio avviso, sta avendo molto successo perché si sta vivendo un periodo di crisi, per lo stesso motivo al cinema é momento di commedie... la gente vuole divertirsi e alleggerire le proprie giornate e il Burlesque gioca con

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l’allegria e l’ironia. Quali caratteristiche femminili riporta in luce e valorizza questo tipo di intrattenimento? Il bello del Burlesque è che non necessita di caratteristiche prestabilite ma è una forma di spettacolo per tutti i corpi e per tutte le donne… Gli unici ingredienti che non possono mancare però sono la leggerezza e l’autoironia. Qui bisogna assolutamente giocare ad essere donne e divertirsi. Hai fondato la scuola “Il Tempio del Burlesque”, un vero e proprio percorso… di cosa si tratta esattamente? Quali caratteristiche dovrebbe avere un’allieva-modello? Il Tempio del Burlesque è una vera e propria scuola e l’obiettivo principale è formare delle vere professioniste rendendole capaci di

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entrare nel mondo dell’intrattenimento, avendo la coscienza dello spettacolo a 360 gradi, dalla padronanza dello spazio scenico al ballo, dall’ideazione di un costume di scena sino alla sua realizzazione sartoriale, dal trucco alle acconciature, dalla recitazione alla costruzione di un personaggio. La scuola organizza anche workshop di una giornata intera, corsi intensivi e stage residenziali rivolti anche a chi è semplicemente stimolata a riscoprire i segreti di una femminilità dimenticata. La mia allieva modello è colei che si impegna nel trovare la propria unicità valorizzandola al meglio, costruendosi in disciplina e rigore. La professionalità è quello che ti distingue e ti fa durare nel tempo. Puoi avere tutto il talento del mondo ma solo questo non

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basta. Cosa possono fare le donne comuni per avvicinarsi a questo tipo di eleganza, grazia e seduzione nella loro quotidianità? Il Burlesque non é necessariamente eleganza e grazia, consiglierei piuttosto di divertirsi a giocare... ognuna di noi nasconde un proprio e personale modo di essere donna. Basta scoprirla e farla vivere! In un’intervista hai detto che conquisti un uomo in pubblico giocando con la tua timidezza… in che modo? Mi spiego meglio... Più che timidezza intendevo un atteggiamento di non sfacciataggine. L’aggressività persino nella conquista, ormai consuetudine nel gentil sesso, spaventa…ed è un vero peccato. Lasciamo agli uomini fare i cacciatori, io preferisco fingermi preda… Ho scoperto che questo li lusinga molto! Ssssh non facciamoci sentire da loro!

L’AGGRESSIVITÀ PERSINO NELLA CONQUISTA, SPAVENTA… ED È UN VERO PECCATO.

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DO YOU NEED AN IDEA?

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