S&H Magazine n. 286 • Dicembre 2020

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Sassari • Via G. Asproni, 18 • 079 273749 CUCINA DA ASPORTO E CONSEGNA A DOMICILIO A PRANZO E A CENA


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di ALBA MARINI

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on le misure restrittive anti­Covid molte cose sono cambiate, ma le attività all’aperto per ora sono ancora consentite. Quale miglior modo di passare il tempo all’aperto se non con una bella pedalata? Scopriamo in­ sieme i migliori itinerari da percorrere in bicicletta a Cagliari e dintorni. Non solo andare in bici è un bellissimo passatempo a basso costo e che non inquina, ma è anche un’attività che fa bene alla salute e all’umore. La bicicletta è perfetta per riprendere l’attività fisica, trascurata a causa di una vita troppo sedentaria ai tempi del Covid19. Si tratta infatti di un’attività che può essere svolta a “piccoli passi”, con gradualità, magari cominciando con percorsi facili e brevi. Inoltre, secondo alcuni studi, andare in bici favorisce il rilascio delle endorfine garantendo positività e buonumore. Trattandosi di un’attività da fare all’aria aperta, il ciclismo è anche un alleato prezioso del sole nella produzione di vitamina D, utile per il mantenimento di un adeguato metabolismo del calcio e delle ossa. La bici e, più in generale, l’esercizio fisico migliorano anche la sa­ lute cardiovascolare perché, aumen­ tando il carico di lavoro del cuore, de­ terminano un allargamento del muscolo cardiaco. Ciò significa che il cuore au­ menta man mano la sua forza di con­ trazione, diventando più sano e forte, con la conseguente riduzione delle pos­ sibilità di sviluppare malattie cardiova­ scolari. Esplorati i benefici del pedalare, entriamo ora nel vivo dei nostri percorsi cagliaritani da affrontare in sella alla propria bici. La città metropolitana di Cagliari (che comprende 17 comuni) è ricca di piste ciclabili e di percorsi alternativi per i ci­ clisti più esperti. Partiamo dal percorso base, nonché uno dei più famosi. Chi ha la bicicletta almeno una volta nella vita avrà percorso la pista ciclabile che costeggia la spiaggia del Poetto di Ca­ gliari. Si tratta di una zona molto fre­

quentata – anche da corridori e da sem­ plici passanti – ma perfetta per godersi l’atmosfera di uno dei luoghi di culto dei cagliaritani, che accoglie i numerosi chioschetti nei quali è possibile fermarsi per rifocillarsi dopo una lunga pedalata. Il percorso è lungo circa 3 km e mezzo ed è interamente pianeggiante, quindi perfetto anche per chi è alle prime armi. Dal comune di Quartu è possibile rag­ giungere il lungomare Poetto attraverso due strade percorribili in bici. La prima è viale Colombo che, con una pista ci­ clabile, collega la città al mare; la seconda è la strada ciclopedonale su terra interna al Parco di Molentargius. Il Parco di Molentargius, oltre a essere un collegamento ciclopedonale al lun­ gomare Poetto, costituisce anche un itinerario a sé stante per gli amanti della bici. Grazie alle piste ciclabili co­ struite per collegare i comuni limitrofi al parco, raggiungere l’area di Molen­ targius ­ Saline da Quartu, Quartucciu, Selargius e Cagliari è facilissimo. Una

volta dentro sarà possibile muoversi in bici per esplorare gli oltre 1460 ettari di zone umide, avendo l’opportunità di os­ servare la flora e la fauna tipiche del luogo e fermandosi in particolare per fare qualche tappa di birdwatching. In­ fatti, il Parco di Molentargius ospita circa 230 specie di uccelli migratori e nidifi­ canti, tra cui i famosissimi fenicotteri rosa. Come accennato prima, dal parco è possibile anche raggiungere la pista ciclabile del Poetto, facendo una lunga pedalata accompagnati prima dal verde della vegetazione e poi dall’atmosfera rilassata della spiaggia. Attenzione: il parco è chiuso di notte. ...CONTINUA SUL WEB INQUADRA IL CODICE QR CON IL TUO SMARTPHONE PER CONTINUARE A LEGGERE L'ARTICOLO


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Anno XXV - N. 286 / Dicembre 2020 EDIZIONE CAGLIARI+SASSARI

Direttore Responsabile MARCO CAU Ufficio Grafico GIUSEPPINA MEDDE

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Hanno collaborato a questo numero: SIMONA COLOMBU, FRANCA FALCHI, HELEL FIORI, ALESSANDRO LIGAS, ALBA MARINI, GIUSEPPE MASSAIU, DANIELA PIRAS, RAFFAELLA PIRAS

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Redazione Sassari, Via Oriani, 5/a - tel. 079.267.50.50 Cagliari, tel. 393.81.38.38.2 mail: redazione@shmag.it

05 03 Cagliari in bici I migliori itinerari da affrontare in sella alla vostra bici

05 Sassari L’emporio della Solidarietà

06 Luna Melis La trap girl inarrestabile vola verso la vetta

07 Clelia Martuzzu La storia sarda raccontata ai bambini

08 Le acque termali di Sardara

13 09 Scienze Come mai non sono ancora stati ritrovati dinosauri “made” in Sardegna?

10 Fabrizio “Bibi” Pinna Un travel influencer “nuragico”

12 I cento anni del Cagliari Calcio

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Editore ESSEACCA S.r.l.s., Via Oriani, 5/a - Sassari Per la pubblicità: tel. 335.722.60.54

Stampa Tipografia Gallizzi S.r.l. - Sassari

Dal 1920 ad oggi: la storia del Club rossoblù

13 Laura Saddi Un’artista in continua evoluzione

14 SMART STORIES

Social & Web

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$ www.shmag.it telegram.me/sehmagazine issuu.com/esseacca Registro Stampa: Tribunale di Sassari n. 324/96. ROC: 28798. © 2020. Tutti i diritti sono riservati. È vietato riprodurre disegni, foto e testi parzialmente e totalmente contenuti in questo numero del giornale.

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in Copertina

LUNA MELIS Foto Chiara Mirelli


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L’EMPORIO DELLA SOLIDARIETÀ DI SASSARI DIVENTA “BRACCIA TESE” di FRANCA FALCHI

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l volto più spiccato della povertà è sicuramente la difficoltà nel trovare un lavoro o di mantenerlo. L’attuale emergenza sanitaria poi, in­ crementa una crisi economica che sembra destinata a estendere lo stato di bisogno. Tra le numerose possibilità di sostegno si distingue l’Emporio della Solidarietà che opera nel quar­ tiere di San Paolo a Sassari dal 2014. Nato come Caritas parrocchiale, si è sin da subito distinto offrendo un servizio finalizzato alla dignità della persona. Non, quindi, il pacco stan­ dard con alimenti prestabiliti ma la possibilità di effettuare una vera e propria spesa scegliendo i prodotti davvero necessari alla famiglia. L’Em­ porio, diretto da Mattia Mulas, è or­ ganizzato infatti come un vero e pro­ prio market con tutti i generi ali­ mentari ma anche prodotti per l’igie­ ne della casa e della persona, con l’unica differenza che i prezzi, pur corrispondendo alla realtà, sono espressi in crediti. Le famiglie che accedono all’emporio sono dotate di tessera personalizzata tramite la quale, ogni mese, possono usufruire di un numero di crediti bi­ lanciato alle proprie esigenze. Per questo, il primo passo è un colloquio conoscitivo che determina la tipologia di aiuto necessario, grazie anche al coinvolgimento dei servizi sociali. Con una turnazione quindicinale, i crediti possono essere impegnati negli acquisti e ogni spesa è monitorata da un sistema che, tracciando i prodotti, evita gli sprechi rendendo gli utenti consapevoli e protagonisti della scelta.

L’intento è quello di evitare l’assi­ stenzialismo e accompagnare le per­ sone all’autonomia e all’educazione nell’economia familiare. I crediti sono anche frutto di una partecipazione attiva nella comunità. Ogni famiglia beneficiaria contribui­ sce, secondo le proprie capacità e competenze, al miglioramento degli spazi tramite ore di manutenzione, giardinaggio o collaborazione all’in­ terno del Centro del Riuso gestito dallo stesso Emporio. Anche l’ap­ provvigionamento dei prodotti è co­ munitario, tramite una rete di dona­ tori che rifornisce volontariamente le scorte a seconda delle necessità. In questi sei anni il sistema si è per­ fezionato tanto da poter garantire, in alcuni casi, anche il pagamento delle utenze. L’emporio è anche educazione sociale con i progetti rivolti alle scuole come la raccolta di materiale scolastico che ha coinvolto cartolerie e cittadini, come il “Miracolo di Natale”, giornata comunitaria di sensibilizzazione e fratellanza particolarmente coinvol­ gente o come la “Lampadina sospe­ sa” che ha visto Sassari tra i primi donatori in Italia. L’Emporio, per il momento, è una realtà di quartiere ma ha come finalità la creazione di una rete cittadina per un intervento globale sulla povertà e la recentissima costituzione in As­ sociazione di Promozione Sociale “Braccia tese” è il primo passo verso quest’ottica. Rete fatta da empori nei vari quartieri, ma anche da spor­ telli di consulenza gratuita in vari ambiti per un totale accompagna­ mento verso una vita dignitosa.


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di HELEL FIORI

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voci in categoria unica), pas­ sando per Io Canto dove ar­ riva terza nel 2011, sarà con X Factor che conquisterà il grande pubblico: anche qui conquista la medaglia di bronzo, ma che si tradurrà in un successo senza riserve. “L’animale da palcoscenico” coltivato dal coach Manuel Agnelli dà prova di grande valore, e non lo fa solo nel suo ele­ mento principe, il canto, ma rie­ sce a farlo an­ che come con­ duttrice (nel 2019 presen­ ta il daily di X Fac­ tor)

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Foto Chiara Mirelli

l suo volto resta impres­ so come un marchio a fuoco, la sua voce sog­ gioga i pensieri ed annulla ogni distrazione. Luna Melis, trapper diciottenne di Uta, terzo posto rivelazione di X Factor 2018 continua a cen­ trare il bersaglio. C’è da chiedersi dove nasca il potere di questa giovane donna: “Ho la forza nei ca­ pelli come Sansone” cantava nel suo inedito Los Angeles rilasciato durante il pro­ gramma (e che ha appena raggiunto disco di platino), ma per fortuna la sua tena­ cia e determinazione adom­ brano le leggende bibliche. Luna è ben piantata nel rea­ le, la sua giovane età le re­ gala un’energia esplosiva che il suo carattere saldo tiene proiettata sull’obietti­ vo. Quale? Cantare è la defi‐ nizione perfetta di “libera‐ zione” – rivela – un qualcosa che mi toglie un po’ tutte le catene, e come ogni essere umano, assaggiato il senso di libertà del fare ciò per cui si è nati, Luna lo difende con le unghie e con i denti. Il ne­ mico degli artisti è invisibi­ le? Lei combatte senza pau­ ra, inarrestabile. Sostenuta dalla sua famiglia fin dal primo concorso (a soli 8 anni vince su quaranta

e volto della pubblicità. Pa­ rallelamente a questi diver‐ tissement, Luna manda avanti la sua attività canora rilasciando singoli per circa due anni, per racchiuderli fi­ nalmente nel suo primo EP 2002 per l’etichetta Sony Music Italia prodotto intera­ mente da Big Fish (amico, confidente, mentore, quasi un secondo padre or­ mai), coinvolgendo af­ fermati artisti del gene­ re come Chadia Rodri­ guez, Valerio Mazzei, Kayler, Devil A, Enzo Dong e regalandoci due inediti. Trap, certo, ma non solo. Le esperienze di que­ sti ultimi due anni ce le racconta con un esplo­ sivo flow a martello addolcito da una vocalità limpida e consa­ pevole. La Melis, infat­ ti, è un mam­ ba letale che ti accorda la grazia, e viaggia veloce tra le emozioni giocando su più generi, dal rap alla dance, dal reggaeton al pop coreano (ge­

nere che sta sfondando le barriere del mercato mon­ diale), dai pezzi allegri fino a misurarsi in melodie più inti­ me e profonde. I pezzi scritti dagli autori le si cuciono addosso, la sua ver­ satilità esalta ogni passaggio. Capacità preziosa che sfog­ gia spostandosi sul campo dell’editoria col suo primo li­ bro “Forte come un sogno” (2020, Mondadori Electa) dove racconta se stessa di getto, cercando di svelarsi fuori dal palco, dai social, dalla metrica delle canzoni. Spinta più che lecita, consi­ derando che è diventata una vera icona per i fan under 20. Responsabilità di cui è consapevole: afferma che tutte le esperienze (dai con­ certi da bambina, all’esibirsi al Forum di Assago e ai Ma­ gazzini Generali di Milano coronando un sogno, al mi­ surarsi in altri ambiti come detto) le sono servite e ser­ viranno a comprendere me­ glio non solo la sua profes­ sione, ma anche se stessa e i suoi limiti, così da riuscire a superarli. Concetto ben co­ nosciuto dai lettori del suo libro, spronati a non arren­ dersi alle prime difficoltà ed anzi incoraggiati a seguire i propri sogni. E sembra proprio che Luna non abbia intenzione di fer­ marsi: presta infatti la voce per il musical Barbie Prin­ cess Adventure (atteso su Netflix nel 2021 ma già tra­ smesso da Cartoonito) con il brano Questo è il mio mo­ mento, video già fruibile online. ...CONTINUA SUL WEB

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di DANIELA PIRAS

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a questione dell’assenza di una storia sarda nella storiografia uffi­ ciale, e di conseguenza nei libri scolastici, è alla base della scelta della scrittrice di provare in qualche modo a sopperire a tale criticità. Ho incontrato Clelia Martuzzu durante la prima edizione del Festival “Morroculas”, a Torralba, dove è stata invitata a parlare del suo secondo libro “Un volo nel passato”, edito da Condaghes. Le ho chiesto di raccontarci un po’ delle sue pubblica­ zioni. Come è nata l’idea di scrivere il primo libro, e cosa ti ha convinto a proseguire nella tua ricerca? Tutto è nato per gioco, a seguito delle domande poste da mia figlia al rientro da una gita fuori porta riguardo ai nostri antenati. Pensando di agevolarmi il com­ pito ho pensato di acquistare un libro, adatto alla sua età, che sinte­ tizzasse l’argomento. Non avendo trovato nulla di con­ sono, ho ovviato disegnan­ do un fumetto dove i per­ sonaggi, dei bronzetti, spiegavano le vicende sto­ riche. Ma la consapevolezza che gli antichi Sardi fossero assenti nei libri di testo, mi ha portato a scrivere “Un salto nella Civiltà nuragica”. Credi che la letteratura per l’infanzia possa essere un buon strumen­ to complemen­ tare per co­ struire una for­ mazione sto­ rica coscien­ te della propria realtà? Credo che la narrati­ va stori­ ca, al pari del raccon­ to orale utilizza­ to dai nostri avi per

trasmettere le proprie consuetudini, sia uno strumento potente ed efficace che consente in maniera accattivante di far rivivere il passato nel mondo odierno, facilitando la comprensione della “Storia Sarda” e rendendo il lettore consapevole della propria identità. Un concetto che mi viene confermato da genitori e inse­ gnanti, i cui figli o alunni hanno letto “Un volo nel passato”, che mi ringraziano per aver innescato la curiosità per ap­ profondire la Storia e per aver fatto ger­ mogliare il desiderio di andare a cono­ scere i siti archeologici sardi. Hai presentato i tuoi lavori più volte nelle scuole elementari. C’è qualche do­ manda, tra quelle che i bambini ti hanno posto, che ti ha messo in difficoltà? Negli ultimi quattro anni ho incontrato centinaia di bambini e più volte mi è stato chiesto perché nei libri di scuola non si parlasse della grandezza degli antichi Sardi. È stato complicato sinte­ tizzare le ragioni di questa ingiusta assenza, ma li ho spronati a guardare le testimonianze la­ sciate dai nostri avi, le quali sono molto più eloquenti dei libri scritti da chi è ve­ nuto dopo. In che periodo è ambien­ tato il tuo ultimo libro “Ri­ torno a Sulky”? “Ritorno a Sulky” è ambien­ tato nell’Età del Ferro tra la Terra di Canaan e Sulky. I suoi protagonisti, illustrati da Amelia Sarigu, sono i discen­ denti dei Shar­ dana che, tem­ po prima, as­ sieme ai Po­ poli del Mare, devastarono una parte del­ la Terra di Ca­ naan, dove si i n s e d i a ro n o e misero radici. Spero possa pia­ cere e avere lo stesso successo dei precedenti.


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LE ACQUE TERMALI DI SARDARA

STORIA E PROPRIETÀ BENEFICHE di RAFFAELLA PIRAS

piccolo comune di appena quattromila abitanti della pro­ igenerare il corpo e la vincia del Sud Sardegna, si­ mente, seguire per­ tuato proprio al centro del corsi di benessere e Medio Campidano, vicino al bellezza, godere di momenti confine tra le province di Ca­ di vero relax e, al tempo stes­ gliari e Oristano. Sardara, un so, fare un viaggio ricco di affascinante borgo con voca­ storia e cultura alla scoperta zione termale circondato da di importanti resti risalenti siti archeologici e testimo­ non solo all’epoca romana nianze medievali. ma, addirittura, all’epoca nu­ Un territorio pianeggiante di ragica. terra argillosa di colore rosso Vivere una simile esperienza e un suggestivo centro storico è possibile recandosi in un caratterizzato da case campi­ danesi fatte in mattoni di fango che affonda le sue INQUADRA IL CODICE radici nel Medioe­ QR CON IL TUO vo, quando si svi­ SMARTPHONE PER luppò sulle colline CONTINUARE A di Monreale que­ LEGGERE L'ARTICOLO sto paesino dedito

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all’agricoltura. Appartenente al giudicato di Arborea, è do­ minato dal Castello di Mon­ reale, un’imponente fortifi­ cazione costruita tra il ‘200 e il ‘300, probabilmente proprio dagli Arborea. Ma visitando Sardara è pos­ sibile andare ancora più lon­ tano nel tempo, tutta l’area è infatti disseminata di tracce di costruzioni nuragiche, ne­ cropoli e pozzi sacri. Tra tutti spicca il villaggio nuragico col pozzo sacro di Sant’Anastasia, appartenente al IX­VIII secolo a.C., situato all’interno del centro abitato, di fronte al­ l’omonima chiesetta di San­ t’Anastasia. Il pozzo, cono­ sciuto nel periodo nuragico per le proprietà curative della sorgente, è ancora ben con­

servato. All’epoca era definito “fontana dei dolori” talmente era ritenuto prodigioso per curare i mali del corpo, dive­ nendo meta di pellegrinaggio per malati e sofferenti. Ma fu nel periodo romano che le acque termali acqui­ starono la loro importanza. I Romani, infatti, nel II secolo a.C., costruirono un insedia­ mento proprio dove si trova­ vano le sorgenti calde e, data la vicinanza con la colonia pu­ nica di nome Neapolis, le an­ tiche terme romane presero il nome di “Acquae Neapoli­ tanae”. Nacquero così le più antiche terme romane di tutta l’Isola, i cui resti sono ancora visibili. Nello stesso territorio nel XIII secolo venne realizzato il Santuario di Santa Maria delle Acque, a circa due km a nord­ovest del paese, lungo la strada per Pabillonis. Que­ sto santuario mariano era de­ dicato al culto delle acque terapeutiche. È proprio qui, accanto ai resti delle antiche terme romane, che ancora oggi si trovano gli stabilimenti termali, immersi in un bosco di eucalipti. Le millenarie acque termali di Sardara hanno origine dalla filtrazione delle acque piovane a migliaia di metri di profon­ dità, per riemergere poi, ric­ che di minerali, ad una tem­ peratura compresa tra i 45 e i 60 gradi. Lo stabilimento delle “Antiche Terme” è uno dei due centri termali di Sardara, esiste in­ fatti un altro impianto che si chiama “Sardegna Termale” che possiede le stesse pro­ prietà. ...CONTINUA SUL WEB


DINOSAURI “MADE” IN SARDEGNA? di ALESSANDRO LIGAS

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dinosauri made in Sardinia sono un argomento un po’ “spinoso” per i paleontologi sardi. Sono stati trovati nella penisola italiana, che in teoria si riteneva sino a qualche decennio fa quasi del tutto “sommersa” dal mare, mentre in Sardegna, terra geologica­ mente molto più antica, non ne sono ancora stati ritrovati. Non mancano in Italia le ricerche sui di­ nosauri. Sono diverse le località, sia del nord che del sud Italia, che hanno resti­ tuito fossili di dinosauri o delle loro im­ pronte. Ma non in Sardegna. “Purtroppo, ad oggi nella nostra isola non sono noti resti fossili o impronte di dinosauri me­ sozoici (o “dinosauri non aviani”, cioè tutti i dinosauri ad esclusione degli uccelli) – racconta Daniel Zoboli, ricer­ catore presso il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell’Università degli Studi di Cagliari –. Le ricerche infatti non hanno dato buoni frutti no­ nostante le potenzialità di trovarne siano sostanzialmente alte”. È difficile dare una risposta sul perché non sono stati trovati i fossili di un dinosauro in Sardegna nonostante l’isola abbia tutte le caratte­ ristiche per poter essere territorio fertile per il loro ritrovamento. “Ad oggi – pro­ segue il ricercatore – gli unici resti di grandi rettili mesozoici (del Giurassico) che sono stati trovati nell’isola sono al­ cuni denti di ittiosauro rinvenuti nel­ l’area di Jerzu. Però dobbiamo ricordarci

che gli ittiosauri non sono dinosauri”. I dinosauri sono un gruppo di vertebrati terrestri che si è enormemente diversi­ ficato durante l’era mesozoica e in parti­ colare durante i periodi Giurassico (da circa 200 a 145 milioni di anni fa) e Cre­ taceo (da 145 a 66 milioni di anni fa). “Solitamente quando si pensa ai dinosauri vengono subito alla mente solo i grandi lucertoloni “squamati” che spesso lottano tra loro nei film o che fanno strage di malcapitati umani – sottolinea il ricerca­ tore –. Vengono erroneamente ritenuti dinosauri anche molti altri animali me­ sozoici come i rettili volanti (pterosauri) e i rettili marini (ittiosauri, plesiosauri, mosasauri, ecc.). L’immagine che attual­ mente ha la comunità scientifica su questi animali è in realtà ben diversa. Diversa­ mente da ciò che si pensa questi animali non si sono affatto estinti 66 milioni di anni fa ma vivono ancora oggi tra noi. Di fatto gli uccelli che volano sulle nostre teste o che spesso finiscono nelle nostre tavole come pietanze non sono altro che un gruppo di dinosauri (l’unico) ad essere sopravvissuto alla grande estin­ zione di massa che ha interessato la Terra alla fine del periodo Cretaceo”. “I dinosauri – conclude il ricercatore – probabilmente erano presenti in Sarde­ gna anche se non abbiamo ancora avuto la fortuna di trovare i loro fossili. In molti momenti del Mesozoico l’area sar­ da era infatti emersa come testimoniano rocce di origine continentale e fossili di piante. Tuttavia, per poter avviare una indagine o un eventuale scavo, sarebbe necessario che nell’area di interesse emergessero evidenze della loro possibile presenza (es. un frammento osseo, un dente). Evidenze che in genere vengono segnalate da amatori o da persone co­ muni che per puro caso si imbattono in questi fossili e che danno il là alle ricerche. Penso che sia solo una que­ stione di tempo e che prima o poi qual­ che fossile di dinosauro verrà alla luce anche in Sardegna”.

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COME MAI NON SONO ANCORA STATI RITROVATI

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FABRIZIO “BIBI” PINNA, UN

TRAVEL INFLUENCER “NURAGICO” di HELEL FIORI

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ational Geographic, Nature, Airone, riviste specializzate e punto di riferimento globale per tutti i viaggiatori naturalisti. Facile rimanere a bocca aperta da­ vanti ai bellissimi scenari da ogni parte del mondo, imma­ gini che non di rado ci hanno impressionato tanto da spin­ gerci a organizzare un viaggio, o addirittura a cambiare vita per seguire le nostre passioni. La maggior parte delle volte restiamo a guardarle sognanti, convinti che la meraviglia sia sempre lontana, quasi irrag­

giungibile, conquistabile solo dopo grandi gesti o importanti impegni finanziari. Invece no. A volte è proprio dietro casa che si scopre la vera meraviglia. Soprattutto per chi vive su una delle terre più antiche d’Europa che an­ cora oggi mostra con onore le vestigia di antichi popoli quasi sconosciuti. Quindi per noi sardi basta avere uno zaino, un buon navigatore, e tanta voglia di scoperta. Certamente basta a Fabrizio “Bibi” Pinna, trentasettenne di Serramanna (CA), militare tecnico di aeromobili per la­

voro ed eccellente escursio­ nista per passione. L’amore smodato che Fabrizio ha per la Sardegna non si ri­ solve in bivacco bucolico tra le campagne come per molti di noi: al contrario la sua è una passione consapevole, sorretta da molto studio e ap­ profondimenti storici, e gra­ ziata da un gruppo di escur­ sione tutt’altro che ordinario. “Primo ufficiale” è la sua com­ pagna Alessandra Cossu, con cui condivide le attività di spe­ leologia, arrampicata, escur­ sionismo, e un look da coper­ tina; la loro “sergente” è Farah, Labrador di sei anni che riesce

ad accompagnarli ovunque, testimoniando che i cani non sono un peso e mostrando che insieme si può davvero creare qualcosa di bello. Perfetta formula che coinvolge sui social più di quarantamila follower (FB @bibipinna, IG @fabrizio_bibi_pinna): ottimo risultato per un Instagram crea­ to inizialmente da un gruppo di amici a sua insaputa. Rac­ conta Fabrizio: “Gli scatti al‐ l’inizio erano concentrati più sul mare, ma la gente non ap‐ prezzava. Proprio questo mi spinse a cambiare dando spa‐ zio esclusivamente a quella Sardegna che nessuno calco‐ lava, la Sardegna archeologica, quella che reputo la vera Sar‐ degna. Ci sono voluti quasi tre anni di caricamenti, escursioni, esplorazioni, per far vedere che oltre al mare ci sono altre possibili risorse turistiche.”


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Il Nuraghe di Is Paras, Isili

Quello che ne è derivato è una bomba di immagini di altissimo livello, visioni aeree di decine di siti archeologici corredate spesso da informa­ zioni storiche, precisazioni, interrogativi. Non solo una pagina dove l’occhio si bea dei cromatismi, ma dove an­ che mente e cuore si pongono domande, in cui gli storici possono inanellare interes­ santi contraddittori su pozzi sacri, domus de janas, nuraghi, mettendoli a confronto per cercare importanti differenze o analogie, monumenti mo­ strati senza filtri né eccessivi editing per la pubblicazione – “penso che la vera bellezza si catturi al momento dello scatto” sottolinea Fabrizio – scatti che lo hanno messo in luce e fatto diventare amba­ sciatore Nikon oltre che col­ laborare con parecchie figure,

Il Pozzo Sacro di Santa Cristina, Paulilatino

tra cui il team che mira a far riconoscere la Sardegna sito patrimonio mondiale Unesco. I luoghi visitati sono spesso fuori dai circuiti noti, ma sono comunque mappati nelle app Wikimapia e Nurnet che Fa­ brizio ed Ale utilizzano per trovare i siti direttamente mentre sono in viaggio. Illo­ gico, data la presenza di Fa­ rah? In realtà, oltre a riuscire a seguirli ovunque, il suo ap­ porto si è rivelato fondamen­ tale nella attività parallela di eco­pulizia che Fabrizio pone in atto durante le escursioni. Con l’hashtag #unabustape­ ramica chiedono a tutti di portare con sé una busta per raccogliere la spazzatura che si può trovare durante le gite: “la Sardegna ha bisogno di ognuno di noi e noi abbiamo bisogno della Sardegna” ci esorta Fabrizio.

A sentirlo parlare ci si riscopre innamorati della nostra isola: “Abbiamo un patrimonio ar‐ cheologico unico al mondo, abbiamo foreste millenarie, abbiamo borghi, tradizioni ar‐ caiche, montagne, sistemi car‐ sici tra i più grandi e vecchi d’Europa, abbiamo così tanto che una sola vita non baste‐ rebbe per vedere metà di tutto questo”, e forse per colpa dello “spiaggismo” compulsivo degli anni Ottanta il turismo nell’entroterra è rimasto a lungo un’attività di nicchia; ora si sta assistendo a un’in­ versione di tendenza, forse grazie ai social o ai programmi divulgativi, che di recente han­ no risvegliato la bagarre ri­ guardo i popoli nuragici. Fa­ brizio ha una sua chiara opi­ nione: “Credo che i nostri pa‐ dri siano stati il primo grande popolo del Mediterraneo. Un

popolo che viaggiava, com‐ merciava, navigava. 3500 anni fa costruirono strutture spo‐ stando e modellando enormi blocchi di pietra per creare quello che oggi risulta essere il più grande museo a cielo aperto del mondo. Nuraghi alti fino a 25 metri costruiti a secco, pozzi sacri dalla preci‐ sione impressionante, villaggi, tombe e molto altro. L’unica vera risposta a chi definisce i nuraghi solo sassi è questa: uscite, visitate, guardate, vi renderete conto che non sono né sassi né pietre, ma vere opere d’arte.” Il suo consiglio, anche per chi è alle prime armi, è quindi quello di organizzare piccole escursioni e iniziare a scoprire “la Sardegna che si trova alle spalle del mare”. Perfetto, io preparo lo zaino. E tu?


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di SIMONA COLOMBU

È

la squadra più amata di tutta l’Isola: il Cagliari, da cent’anni, fa battere il cuore a tutta la Sarde­ gna. Dalla sua fondazione è passato un secolo, così come dalla sua prima par­ tita, giocata contro la Torres, e vinta dalla squadra del capoluogo con un 5­2. La storia del Cagliari è lunga e trava­ gliata, ricca di alti e bassi, di crisi e di vittorie, proprio come una vera storia d’amore. I tifosi lo sanno, ma non im­ porta: sono sempre pronti a credere e lottare al fianco dei loro beniamini. Il Cagliari dai suoi inizi ai giorni nostri Il Cagliari esordisce per la prima volta nel campionato nazionale Prima Divi­ sione nel 1928, classificandosi all’ul­ timo posto, ma conquistando la quinta posizione l’anno successivo. Sotto la dirigenza dell’allenatore Egri Erbstein, il Cagliari viene promosso in Serie B al­ l’inizio degli anni ‘30. Purtroppo, pochi anni dopo, il Club deve affrontare una forte crisi economica, che porterà la squadra in retrocessione. È il mo­ mento di rinascere come le fenici dalle proprie ceneri, e così viene sciolto il Club Sportivo Cagliari, per dare nuova vita all’Unione Sportiva Cagliari, gui­ data dal presidente Mario Banditelli e dall’allenatore Roberto Orani, che ri­ portano la squadra in Serie C prima della fine del decennio. Sono gli anni della guerra e il campio­ nato viene sospeso, così il Cagliari si trova a giocare in Prima Divisione Re­ gionale. La Seconda guerra mondiale INQUADRA IL CODICE QR CON IL TUO SMARTPHONE PER CONTINUARE A LEGGERE L'ARTICOLO

Il Cagliari Campione d'Italia 1969-70

100 anni del Cagliari Calcio Dal 1920 ad oggi: la storia del Club rossoblù

passa, ed inizia per la squadra un pe­ riodo altalenante, che la vedrà tornare in Serie B, per poi essere nuovamente retrocessa in C. Solo negli anni ‘50, il Cagliari tornerà finalmente in Serie B, sotto la dirigenza di Cenzo Soro e l’alle­ natore Federico Allasio. In questi anni spiccano diversi giocatori, tra cui la leggendaria coppia d’attacco Berca­ rich ­ Gennari, ma non è abbastanza. Nel 1959 la squadra torna di nuovo in Serie C: è arrivato il momento di una rivoluzione tecnica e societaria. Baccio Sorcinelli prende le redini della Società e pian piano si cerca di rimet­ tere in forze la squadra, riuscendo fi­ nalmente nel 1964 ad arrivare in Serie A. Il Cagliari affronta il campionato con una squadra inesperta, ma for­ mata da grandi nomi, come Nenè, Cera e Gigi Riva, che faranno la storia del club sportivo. Trainata dall’indi­ scussa leadership di Gigi Riva, la squa­

dra riesce finalmente a raggiungere il suo obiettivo più grande: nel 1970 ot­ tiene lo Scudetto, aggiudicandosi il ti­ tolo di Campioni d’Italia dopo aver battuto il Bari 2­0. La formazione del 1969/70, che vede in campo Albertosi, Martiradonna, Zignoli, Cera, Niccolai, Tomasini, Domenghini, Nenè, Gori, Greatti e Riva, dimostra come una pro­ grammazione saggia ed intelligente dia i suoi frutti. Purtroppo, il posto nel podio durerà poco e il declino della squadra la riporterà in Serie B nel 1976. In quest’anno si conclude anche la carriera da giocatore di Gigi Riva a causa di un infortunio, che però non lo allontanerà dalla squadra. Così il Ca­ gliari, sotto la guida del presidente De­ logu, l’allenatore Tiddia, affiancato da Gigi Riva, ritorna in Serie A, grazie ad una delle formazioni più forti che abbia mai avuto. ...CONTINUA SUL WEB

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Laura Saddi Un’artista in continua evoluzione di DANIELA PIRAS

L

a pittura visiva come arte capace di comuni­ care e indurre alla ri­ flessione. Laura Saddi ricorre a diverse tecniche per ottenere tale scopo, poi­ ché convinta che l’arte sia anche “comunicazione” e, di conseguenza «più modi

conosciamo per comunicare e più alta è la probabilità di arrivare a chi ci interessa». Appassionata di disegno sin da bambina, i fogli di carta hanno rappresentato per lei l’unico posto in cui sentirsi libera, sui quali raccontare storie e costruire un mondo che la rassicurasse. Il mondo di Laura è costituito da una

stregua variegata di mes­ opachi, tumefatti, malinco­ saggi che riescono a colpire nici, imprigionati, eppur, in per il loro forte impatto vi­ maniera prepotente, vivi. È sivo, obbligandoci a cercare una storia che racconta di risolvere un enigma al della caccia all’untore, della quale sembra voglia sotto­ diffidenza reciproca, della porci. Ha una produzione paura di ciò che non si cono­ frenetica, è un fiume in sce, della sofferenza dovuta piena di idee e progetti. Na­ all’impossibilità del contatto vigando tra le sue opere, ci umano, della capacità di si trova a fantasticare osser­ conservazione del corpo e vando i collage realizzati per dello spirito. È come un il progetto “Adesso. In so­ pugno nello stomaco, provo­ speso”, lanciato da Annarita cato da un film reale a cui Punzo e Giuseppe Serra i non vorremmo più assistere. quali, durante il lockdown «La velocità dei media as­ della scorsa primavera, sieme ai continui aggiorna­ hanno invitato una rosa di menti e dirette ministeriali e artisti a condividere nella re­ sanitarie hanno evidenziato lativa pagina Facebook i la­ come la nostra vita fosse vori realizzati o attinenti a precaria, in continua evolu­ quel periodo. Partecipa con “Diario di quarantena”, una zione e pericolo, illuminata ogni tanto da qualche mes­ serie di immagini realizzate saggio di speranza – precisa con una tecnica mista: col­ lage di giornali e autocertifi­ –. Ai continui buoni propo­ siti si accompagnavano cazioni in vigore durante azioni da vigilantes e calun­ quel periodo. «Durante la nie che hanno rivelato tutta quarantena ho realizzato l’ipocrisia e la grettezza delle illustrazioni in cui ho espresso sensazioni ed emo­ dell’animo umano». Nonostante trovi le catego­ zioni del momento – spiega rie un po’ limitanti, la defini­ –. La carta che ho utilizzato zione nella quale la pittrice è l’ultima pagina dedicata alle note di una piccola enci­ di Sinnai si identifica di più è clopedia del ’68 e, solo negli quella data da Ivana Salis, ultimi due lavori, la pagina una delle curatrici con la di rilegatura di un’enciclope­ quale ha collaborato, che dia medica del 1980». l’ha descritta come apparte­ Spiegare con le parole, altro nente a un surrealismo co­ smico di matrice canale comunicativo del­ l’arte, le sue opere, non è fa­ leopardiana. cile. Il rischio è quello di ...CONTINUA SUL WEB finire con il sem­ plificare un la­ voro tutt’altro INQUADRA IL CODICE che semplifica­ QR CON IL TUO bile. Tra le realiz­ SMARTPHONE PER zazioni di “Diario CONTINUARE A di quarantena” LEGGERE L'ARTICOLO scorrono volti www.studiomassaiu.it

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