"Corrente", anno II, n.17, 30 settembre 1939

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30 SETTEMBRE 1939-XVII

CORRENTE

UN NUMERO C. 50 ABB. ANNUO L. 10

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vite

ANNO II - N. 17 G C. P. N. 3/4504

Giovani le

PERIODICO QUINDICINALE DI LETTERATURA - ARTE - POLITICA • FONDATO E DIRETTO DA ERNESTO TRECCANI SOMMARIO. — *: L'età maggiore — PIERO BIGONGIARI: Postilla a Bocelli — LUCIANO BERRA : Una notte alla frontiera polacca — ERNESTO TRECCANI: Principi — BENIAMINO DAL FABBRO : Su alcune « versioni poetiche » dell'ultimo ottocento — ALBERTO LATTUADA : Un sogno — CIRILLO E METODIO : Prato — CATULLO : A Sirmio (traduz. di Salvatore Quasimodo) — CARLO LUD. RAGGHIANTI: Prefazione — G. R.: Storia di Antonia — GIANNA MANZINI: Gressoney Miravalle — UMBERTO SABA : Alberi (poesia) — CARLO EMILIO GADDA : 35 favole — LEONARDO SINISGALLI: Una strada al crepuscolo — RENATO BIROLLI: Città con riferimento alla pittura — SANDRO BINI: Courbet (Nota sociale) — Dal « Principe e le lettere » di Vittorio Alfieri — FERDINANDO GIOLLI: Ascona.

L'ETÀ

MAGGIORE

Una notte alla frontiera polacca

In un paesetto della regione di Cieszyn, non molti mesi avanti la crisi europea del Settembre 1938, eppure in un tempo che sembra tanto lontano. Lassù un anno vale un'epoca. La storia, messasi in moto, ha camminato con passi da gigante. Ma allora pareva dormisse, la storia, Si sarebbe detto che le lancette del suo quadrante fossero ferme su di un'ora dopo la quale il tempo si raggelasse. Quando queste lancette avrebbero ripreso a camminare? A Praga, dove Benes aveva inchiodato le lancette degli orologi nella illusione di fermare il tempo, trovandomi di fronte ad un uomo politico della più accesa e intransigente corrente nazionalista, m'ero permesso di chiedere: — Non credete che talvolta la storia cammini in punta di piedi? — L'uomo politico aveva sorriso. — Non credete che un giorno verremo a Praga ad ammirare un intero museo di orologi fermi su un'ora fuori del tempo? — Amico mio, voi siete un uomo di fantasia,'ma la fantasia non ha mai fatto la politica. Lasciate stare gli orologi e considerate, se ne siete capace, la realtà. E la realtà è questa: noi siamo forti e l'avvenire non ci spaventa. Ai vostri orologi possono battere tutte le ore che volete. Noi dormiamo tranduo. Anche se quella non è balzaquilli. — Ebbene, io ho ascoltato i rinta armata come Minerva (e come Disegno di DOMENICO CANTATORE tocchi di Bratislava o Posony, di può nascere armata un'esitazione A Kassa o Kosice, di Munkacs o Mucreatrice, una « probabilità ») cokacevo, come vi piaccia chiamare tirarvi me potreste in buona fede ueste città. Vi consiglierei di dorq solazioni, attraverso le più forti sentiero inclinato delle sue vivissi- mire con un occhio aperto. E adesindietro? La realtà è che avevamo dimen- e « costruite » speranze. Nel « co- me lucidità: Baudelaire il cui cuo- so vado a sentire a Cieszyn per ticato i diritti immotivati della struire » è il segreto: e in esso ve- re messo a, nudo aveva il senso e ascoltare i rintocchi di quel camHo letto il vostro articolo su La poesia, il suo destino tecnico rile- ramente non è la vita che ridonda la forza delle valanghe? panile. critica « ermetica » (La Stampa, gato con la sua mente perduta. nell'opera, ma l'opera nella vita, — Vi auguro buon viaggio. E Siamo assolutamente, come vezq luglio) con interesse, ma proprio Solo l'ombra che ce la fa inusita- Accompagniamo la vista dentro il dete, per il critico come scrittore: quando tornerete in Italia provaperchè avete capito molte cose con ta, l'ombra dolcemente collegata a sue raggio più razionale: di là, es- in termini ricchi, per il critico co- tevi a scrivere un'altra danza delsimpatia, vorrei domandarvi il una tecnica miracolosa (con le ra- sa cade sitibonda e ignota a noi me uomo spirituale, cioè dotato di le ore. Nella notte ero partito per'Ciesperché (a meno che non vi conten- gioni irrazionali del metro), pub stessi, se volete, ma nostra. I poe- una novità interiore; in termini pozyn e di lì per altri piccoli paesi tiate inconsciamente del « parec- appassionarci nei momenti de'.la ti che più hanno spinto la loro con- veri, per una critica di stile, in cui che le carte segnane appena con chio » che offre l'idealismo corren- nostra « prosa » neces a ria : prosa temporaneità, da noi Campana, magico destino è non la ricreazio- un puntino; c'è voluto quasi una te), proprio sulla fine, di quella lie- di chiarimento e di portata verso U ngaretti, con le virtù e i vizi glo- ne desanctisiana, un ricalco degnis- guerra perché i loro nomi saltasseve ma implicita difesa della « sto- la verità, quella verità sotto le spo- riosi della loro assoluta ricerca, simo per condolersi e consentire (in ro fuori e improvvisamente fossero ricità » della « filologia estetica »; glie della bellezza. Aspiriamo a hanno creato e dilatato, soffrendo- De Sanctis coesistente col senti- telegrafati in tutto il mondo come in cui oggi sembrano felicemente una non ragione attraverso tutta la diversamente, una zona soffoca- mento romantico della storia lette- quelli di grandi capitali. Ed erano contemperarsi, nella migliore criti- la ragione decantata: veniamo, si, ta ma non neutra tra l'umano e il raria come storia del costume, epo- soltanto raesini di quattro case attorno al campanile. ca nostra, universitaria o militan- ancora una volta, prima, oppure divino: l'ombra, un'ombra quasi pea-documento, epopea-riprova, e- raccolte Appunto a questo limite estremo te che sia, la corrente estetica e assolutamente dopo, ogni solitario secentesca, una macchia misteriosa popea-spia, col gusto dei contenuti dell'allora Cecoslovacchia, a pochi quella erudito-filologica, la filoso- razionalismo: più che di ragioni e insistente o a modo di figura (di- tutti creduti in sè, e non come ma- passi dalla frontiera polacca, io ero fica e quella di gusto ». preferirei parlare di motivazioni: ce Ungaretti: « Ho popolato di no- gico e triste anelito alla solitudine in quella sera vicina e lontana. E, lo dite voi' stesso, una con- la nostra pagina vuol essere il mi il silenzio »). Come battevano le ore in quedella forma); e in genere non la ritemperanza: una mediazione tra punto di un progresso di motivaPer noi, per la nostra intelligen- prova di chi si fida o di chi non si sto paesino che a ripeterne il nodati preesistenti, tra « correnti »; zioni, un'opera, in progresso: non za fisiologica, pensare è spostarsi, fida; ma il sentimento del tempo me tutte le volte la lingua s'aggrovigliava e si impuntava obbligannon, in sè, un vero dato, un nuo- un diario coi suoi vizi Straripanti: il pensiero è una posizione. Occorcreativo verso il suo assoluto, un do a sillabare! vo dato, cioè, un fatto spiritua- nell'opera è ammortizzato il susre questa continua posizione atti- sentimento, pieno di tecnica e di La notte, coll'autunno alle porle :Non voglio discutere i servi- sulto cronistico del diario, il quale va. La persona è questa continua pathos, del tempo verso la sua pu- te, era quasi fredda, e triste, senza zi di quella « filologia estetica », non deve offrire che il desiderio, camera di ammortizzamento. I rezza, verso il Tempo. Il secondo stelle. E pareva che quella tristezma proprio la sua storicità. (Una creatore, di evaderne, e il senso di Greci godettero di questa felice elemento creatore di dialettica è za fosse anche negli ospiti, i quali « filologia » dalle ragioni troppo un limite, la liberazione della menccndizione: la loro arte ha per ba- non la società, (a scopo risorgimen- mi avevano aperta la casa. Ed era chiare, col solo mistero del gu- te, la fisica di una metafisica (il se una persona, serena o tempe- tale per il De Sanctis), ma l'eter- l'opaca tristezza degli esiliati. sto, e con una sola socialità, quel- diario è la placenta •dell'opera). stosa, con — Basterebbe così. poco — mi caratteri durevoli, capa- no. La società è già tutta, e in par- diceva il vecchio padrone di casa, la linguistica). Può, secondo voi, Nell'opera è vinto individualmente ce di tutti i calcoli. Per essa non tenza, nell'individuo creatore, in volto da patriarca aureolato d'aresistere una vera storicità senza la (e qui rientrano le doti dello scrit- temevano nè il verismo nè l'astra- concordia e in discordia col suo de- gento — basterebbe poter trasporpossibilità di un'invenzione spiri- tore) ogni schema mitico. Ripeto, zione, nè la natura nè l'irraziona- stino, e il dato desanctisiano della tare, la nostra casa pochi chilometri tuale? E storica, quella posizione, ripeto ancora, la mente dei moder- le. Nella persona io vorrei sintetiz- condizione storica è appena un da- in là. Sarebbe un altro destino e come lo è quella dell'erede che ha ni ha bisogno non di miti, ma di zare la condizione costruita dall'in- to d'inizio, uno dei tanti e impor- u n'altra vita. La Polonia è la nosulle mani una ricchezza non sua; un fondo, di un'elasticità derivantelligenza fisiologica per un rap- tanti dell'inizio, su cui il creatore stra Patria. Non è vero che c'è una quella dello spirito, è una ricchez- te da un corpo. Vi ricordo qui al- porto fraternità slava. La fraternità è continuo e implacabile tra pone verso Dio il suo individuum stata inventata per renderci schiaza solo nell'atto del suo farsi con- cune parole di Gide, dal Journal, l 'umano e il divino; col rischio ma- ineffabile, De Sanctis, con in ma- vi oggi come nei tempi lontani. tinuo. Non esiste punto d'arrivo: a proposito di Also sprach Zara- gari che l'umano si perda nel ca- no il ricalco dell'opera creata, sba- Basterebbe così poco — ripeteva o, come voi dite, contemperanza thustra, e sono io che sottolineo le duco e nella polvere delle giornate, glia direzione, mostra la sua im- — pochi chilometri in là di correnti. Voi volete forse difen- ultime righe: « Si ce livre est dee il divino si irrigidisca come un poeticità, il suo umanesimo è soC'era chi mi poteva dir tutto di dere la critica come scienza e co- venu plus célèbre que tous les au- idolo: La persona è rispetto all'o- pratutto psicologico: e in fondo questa vita d'esilio: le umiliaziome logica, e io sono con voi, ma tres de Nietzsche, c'est que, au pera quello che rispetto al diario pensa all'arte come a un documen- ni, le violenze, le falsità, i drammi sappiamo che non esiste scienza fond, c'est un roman. Mais, pour è l'individuo occasionale. E il per- to. Non archeologicamente, ma per di tutti i giorni. E dopo questo vera e vera logica senza fantasia, cela précisément, il s'adresse à la petuo e biografico trampolino di un'idea riformista. Veramente in racconto di dolore, le cifre, le stasenza sostanza fantastica E la po- plus tistiche, i 'metri quadrati, la popobasse classe de ses lecteurs: lancio di movimenti assoluti e me- questo senso De Sanctis è una sorlazione, le ricchezze minerarie, la sizione della critica cosiddetta « er- ceux qui ont encore besoin d'un ditati. Essa è una continua tensio- ta di Mazzini su altra materia di correzione delle frontiere. metica », essendo una posizione di mythe ». Su queste parole potrem- ne di rapporti nella sfera monoto- resistenza, più impuro e calmo; Ma poi una domanda sulla quastile, non è storica se non in quan- mo anche accordarci : non abbia- na di un corpo in cui tutto il mon- Mazzini il nostro più alto romanti- le pareva passare il brivido di quelto si voglia aderire, guardandola, mo più bisogno d'un mito: la nodo si raduna e si scioglie, non sin- co co! De Sanctis (del nostro par- la notte di anticipato autunno: alle singole « creatività » critiche; stra esistenza ci basta : por via di cretisticamente ma per passione. I ticolare, italiano romanticismo: si — A quando? al momento della comprensione, essa Un altro che era li con noi ma possiamo mordere, in pro- moderni caduti in preda a un loro ricordi l'«utile » manzoniano) è un poiché per essa comprensione è gresso, un mistero augusto. Andare cui non soccorreva lingua alcuna r cui è orrido individualismo, per iformatore rimasto a mezzo, poco che lo potesse far intendere presso ammissione dell'ombra dello spi- lontani, attraverso, per intenderci, impensabile una civiltà culturale notato di elasticità storica e privo lo straniero, ascoltava senza capirito per più luce, voi logicamen- una saggezza leonardiana: i propo- serena, non hanno che questa «pas- di una meta storicamente e tecni- re pur indovinando i nostri discorte non dovreste ammettere che siti più grandi della linea traccia- sione» che possa radunare le spar- camente definita (proprio nell'ora si. Ma poi cessò di guardarci nel la vostra coesistenza intima con ta, del disegno; la parola oltre tut- se membra del mistero e che le della meta tornava ad essere lette- volto come faceva, quasi per raquella che, più o meno patente ta la sua luce razionale ha un ri- possa far valere. Dove i Greci met- rato), privo infine di invenzione de- pirci il segreto delle nostre parole, e vivida, lo riconoscete, è la cor- serbo d'ombra e d'essere. Il roman tevano il loro agio, l'uomo moder- finita, che egli sostituì coi presen- e si immerse in un lavoro che parente dello spirito. Il tempo non è della nostra vita interiore, non no deve gettare sulla bilancia la timenti di una « passione » indefi- reva un passatempo per ingannare ammete, democraticamente, che si una struttura codificata; ma poi, sua esistenza. E come non pensare nita, seppure storicamente non i- la noia di un'ora troppo lunga. Le discussioni s'erano fatte animate. scelga o che ci si contenti di una anche della nostra vita, il roman q ui, per una possibile serenità, al r utile. Ma desideravo concludendo Stesa una grande carta geogravia di mezzo. Costringe a prenimprevisti, a colpi di sce- gesto che non si possiede, di Leo- sottolineare che le accuse a un De fica, la matita azzurra non è a correggeva dere o lasciare. Non ammette un na; gli esilii e i ritorni non dolgo- nardo, e che crea possessi : le sue Sanctis cattivo scrittore non sono i segni delle frontiere, tagliava le aposteriori. Non è la critica un no poi loro ambienti, non sussisto- immagini affacciate al limite? E infondate : rotto tra senso riformi- strade, liberava i paesi dalla primezzo » di lavoro, ma un repenno fastosi :.essi sono i motivi e gli come non pensare di straforo al gu- sta e fantasia, De Sanctis ha abu- gione di linee in cui erano chiusi. E taglio da vincere individualmente, argomenti miscreduti, la spina dorsto del familiare e dell'umano pro-I sato, con tutto il suo amore, di una io pensavo che forse veramente la storia camminava in punta di piedi, matematicamente secondo le doti sale delle dubitazioni: un esito in- prio di Baudelaire, in cui Baude- m ateria celeste. e quando nell'alto silenzio notturno e le domande contenute dell'indivi- sperato può darsi dalle più forti de- laire tracciava con sornioneria il Piero Bigonglari batterono i dodici rintocchi della Ora che questi anni prendono la decisiva luce — questi anni di guerra universale senza bollettini — possiamo sentirci cresciuti: in qualunque modo e tempo si svolgera l'azione europea del Regime, siamo già alla prova, con un rigore nuovo. La nostra professione è qui di parole, ma sentiamo sempre di più come ogni parola è pesante, in questi momenti, e noi che vorremmo essere insieme gravi e leggeri, come chi si rafforza dentro a sè ma è pronto a partire, non abbiamo p:ù un nostro linguaggio. Bisognerà almeno concentrare le parole, cercando gli spazi ultimi dove la loro civiltà sia intiera. Questa « ricerca » potè sembrare ad alcuni pigra od elusiva, nei tempi della pace. Le sue vie, quando l'uomo respira come in un tempo infinito, fioriscono infatti di secondi scopi: che rispetto a una civiltà possono apparire anche ornamentali. Ma noi crediamo che quando il ritmo s'accelera, anche gli « elusivi » e i « pigri » hanno una forza estrema da mostrare. Mai come ora dobbiamo sperare d'essere intelli-

POSTILLA

B OCELLI

genti piuttosto che canori. Mentre le passioni e gli interessi d'ognuno continuano; ma in una forma più tesa, e, diremmo, più economica di prima. La carta stampata si unisce ora materialmente nel consiglio. E ad esempio (per quel poco che ciò possa importare) « Corrente » non avrà studiato in nessunissimo modo se le disposizioni restrittive limitino le sue pagine a sei piuttosto che a quattro. Quattro pagine le sembrano in tutti i casi meglio di sei, anche se non ha voglia affatto di giocare alla guerra. La guerra, si sa. è cosa molto seria che riguardano solo indirettamente le limitazioni di carta; e ogni italiano spera nella pace. In quale pace però? Siamo tutti investiti di questa guerra in corso fuori di noi, ed è la nostra attuale guerra, e di q uesto cresciamo. Se uscire in quattro pagine sole ci aiuta a sentirci più svegli, il fatto (nei limiti della nostra importanza di giovani italiani) è per noi importante; teniamo molto in questo momento a re7k stare svegli.

mezzanotte dissi a me stesso che ormai sapevo anche come battevano le ore a Cieszyn, proprio lo stesso, mi pareva, che a Eger o Cheb, a Kassa o Kosice, a Munkacs o Mukacevo. E m'ero già levato per andarmene quando quell'uomo che non aveva parlato mai venne verso di me e mi porse un foglio, quello stesso foglio sul quale l'avevo visto chino mentre la matita azzurra mutava le linee della carta geografica. Altre cifre, pensai, altro memoriale da farmi tradurre per poterlo capire, altra cosa da mettere al sicuro, in fondo alle valigie, perché a queste frontiere interessa meno un gioiello di contrabbando che non la carta scritta o stampata. E presi quel foglio, ma non c'erano cifre, non c'era, stillato con tutte le regole d'arte (paragrafo a, paragrafo b) un memoriale, ma tracciato a matita, con la diligenza di uno scolaro, c'era un disegno. E non era nemmeno la topografia della regione, non si trattava di strade, fiumi, frontiere, da mettere insieme alla abbondante raccolta che già possedevo. Era invece il disegno di un'aquila dalle ali spiegate; l'aquila bianca: l'insegna della Polonia. L'uomo silenzioso mi guardava sorridendo e con occhi lucenti. Non aveva potuto rivelare allo straniero il tormento e la speranza che erano dentro di lui, ogni parola sarebbe stata inutile, ermetismo impenetrabile per l'italiano sperduto in quell'esilio di gente senza Patria. Ma il disegno diceva finalmente quello che gli era stato vietato di dire; era il suo grido, la sua rivelata speranza. Polonia! Polonia! La notte pareva colma di questo grido, Si, la storia camminava in punta di piedi, ma camminava. Ed io ho perso lungo la strada molti memoriali, dimenticato appunti presi di fretta, ho lasciato nelle mani di sospettosi doganieri pezzi di carta stampata, ma l'aquila disegnata con la diligenza di un compito di scuola, questo documento senza cifre e senza nomi illeggibili, questi segni di una matita che valgono più di un discorso, l'ho portato con me oltre quattro, cinque frontiere, piccola cosa da niente che a sequestrarla non c'era sugo. E la storia, ad un bel momento, allungò il passo, si mise di corsa, bruciò le tappe. Da tutti i campanili di Eger o di Cheb, di Kassa o Kosice, Bratislava o Posony, Munkacs o Mukacevo, Cieszyn o Teschen, scoccarono ore fatali. Anche a Praga gli orologi parvero impazziti. Benes non riusciva più a fermarli. Le lancette giravano vorticosamente. La più fitta danza delle ore che sia mai avvenuta in questi vent'anni si scatenò furibonda. Luciano Berra

P RINCIPI VII. Quanto in pensiero è da noi già sdldamente costruito e accettato, nella trasposizione — anche solo mentale — ad atto pratico, perde non di rado questa sua logicità e consistenza per apparire un che di lontano, estraneo persino a qualcosa che nell'azione in noi s'accompagna al puro pensiero. Credo sia facile concedere al pensiero puramente razionale la possibilità di spezzare la rigorosità di qualsiasi concetto ber superarlo con freddezza. Proviamo a trasformare il nostro pensiero da speculativo a — diremo così — realizzativo: in noi si agiterà un insieme di sensazioni, non rigorosamente registrabili, originate dal sentimento che risvegliando un senso come già lungamente assorbito dal nostro sangue, viene ad opporsi al razionale del pensiero. Si palesa dunque che la lotta fra i due principi del razionale e dell'irrazionale (ossia della ragione e del sentimento) a cui abbiamo già altra volta accennato, deve essere superata sul terreno pratico definitivamente; ma per quanto io scruti in me, ogni risoluzione di problema tende a riportarsi a un dualismo impossibile da Pacificare; carattere u nicamente negativo, perché se arriva alla diagnosi, non giunge però finora a consigliare rimedio. Ernesto Trpccanl


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