RISS(E) I sentieri si costruiscono viaggiando. (Franz Kafka) Non c’è etica senza riattribuzione del senso e non c’è senso senza ripensamento del valore del fare. Riss(e) nasce così. Oggi la realtà è talmente cruda da non consentire perbenismi. Dunque un terreno di confronto fuori dai limiti. E poi “Riss” in tedesco è “fessura”, “crepa”, “squarcio”; e dalla crepa entra la luce. È valicando i limiti che si può riattribuire un senso al fare e più nello specifico al fare artistico. Non è cosa nuova, ma forse ora assume il valore di un’emergenza imprescindibile. Valicare i limiti è varcare i confini: è l’attitudine del viandante. Senza mappa, senza meta, senza ritorno; perché l’unica meta è il ricominciare ad andare via. Riss(e) ha questo spirito. È uno spazio fisico solo accidentalmente perché non può essere “qui”. Riss(e) vuole essere piuttosto un “dovunque”, un “altrove”; una sorta di piattaforma che si sposta trovando nell’erranza la propria dimensione etica. Riss(e) non è un project-space perché non ha una linea curatoriale organica. Propone “mostre”, anche ma non soprattutto, e vuole misurarsi con un continuo “fuori registro” ; quella condizione che deriva dalla consapevolezza che, abbandonata la mappa, non resta che stupirsi degli incontri. Riss(e) raccoglie una disposizione al dialogo che ha fatto nascere altri progetti, come ROAMING, L’OSPITE E L’INTRUSO, DIALOGOS; diversi tra loro ma accomunati da un bisogno di confronto, in una dimensione relazionale che attraversa la domanda sul “che fare? “ un po’ con lo spirito dell’interrogativo di Leonardo da Vinci: “la luna, come sta la luna?”. Ermanno Cristini (Riss(e) è nata con il contributo ideale e di discussione di diversi “passanti”: Cesare Biratoni, Sergio Breviario, Alessandro Castiglioni, Giancarlo Norese, Vera Portatadino, Luca Scarabelli. Oggi ha incrociato e sta incrociando altri “passanti”, tra cui: Marion Baruch, Antonio Barletta, Antonio Catelani , Mario Casanova Salvioni, Viviana Checchia, Clement Project, Francesca Marianna Consonni, Valerio Del Baglivo, Alessandro Di Pietro, Diana Dorizzi, Simone Frangi, Daniele Geminiani, Cecilia Guida, Sabina Grasso, Patrick Gosatti, The Island, Erika La Rosa, Corrado Levi, Luc Mattenberger, Andrea Magaraggia, Francesco Mattuzzi, Samuele Menin, Metamusa, Yari Miele, Concetta Modica, Rossella Moratto, Giovanni Morbin, Adreanne Oberson, Chiara Pergola, Cesare Pietroiusti, Jean Marie Reynier, Rosamaria Rinaldi, Lidia Sanvito, Noah Stolz, Marco Tagliafierro, Temporary Black Space, Virginia Zanetti. In attesa dei prossimi.)
http://risse-art.blogspot.it
Upcoming marzo: Ephemera ● marzo: Cecilia Guida, Alessandro Di Pietro ● aprile: Rossella Moratto, Giovanni Morbin, Samuele Menin, Lidia Sanvito ● maggio: Antonio Barletta, Sabina Grasso, Corrado Levi, Yari Miele, Rosamaria Rinaldi ● Giugno-Luglio: Virginia Zanetti ● settembre-ottobre: Mario Casanova Salvioni, Pier Giorgio De Pinto ● novembre-dicembre: Concetta Modica
riss(e). Studio di Ermanno Cristini, Via San Pedrino 4, Varese
RISS(E)
cristini.reset@libero.it
N°1
riss(e) n°1, marzo 2013, progetto grafico Ermanno Cristini
NESSUNO È PIÙ STUPIDO DI UN PITTORE CESARE BIRATONI a cura di ERMANNO CRISTINI gennaio - febbraio 2013
“Bête comme un peintre”, scriveva Marcel Duchamp, e questa mostra è dedicata alla pittura e alla stupidità che la regge. Stupidità nella sua accezione originaria, la quale ha a che fare con lo stupore. E’ lo stupore che tesse le trame di una voracità visiva di cui si nutre il fare del pittore. Ma prima ancora che le immagini costituiscano le basi di nuove immagini, qui sono rincorse principalmente per il loro potere seduttivo, come valore in sé. Niente di “eroico” il più delle volte, o di particolarmente enfatico. Spesso si tratta di un’applicazione anche pedissequa, meticolosa, quasi amatoriale, fatta di suggestioni che conducono ad altre suggestioni, entro un bisogno di raccolta. E raccogliere immagini come fine, è perdere tempo. Alla base vi è l’insensatezza ossessiva del collezionista o il senso acuito del rabdomante; in ogni caso è un’applicazione tanto reiteratamente scrupolosa quanto disutile, anche perché ammesso che si trovi l’acqua, l’acqua non serve ora e qui. Questa mostra prescinde dall’acqua, ma espone il cammino: un insieme dilatato di passi; un elenco esteso di frammenti visivi. Un archivio che ha le caratteristiche della lista ma manca dell’autorità dell’Arconte, del potere ermeneutico che deriva in fondo dalla “nobiltà” del fine. Le immagini raccolte non sono un prima che si legittima in un dopo ma esse sono già il dopo. Rispetto al dopo che siamo abituati a riconoscere come tale assumono il valore di un equivalente sincronico. Esse mettono a dimora un’intimità e implicitamente ne segnano un passaggio istituzionale dal privato al pubblico: per questo hanno il valore di un “quadro”; né più né meno. “Non c’è niente che mi infastidisca più delle immagini”, mi diceva Cesare Biratoni. Ermanno Cristini
Dal basso verso l’alto: Collage, n° 3 elementi 2012 Senza titolo, 20011-12 ph.: Ermanno Cristini
UN’ALTRA CONTIGUITA’ MICHELE LOMBARDELLI, ANDREA MAGARAGGIA, LUCA SCARABELLI A cura di ALESSANDRO CASTIGLIONI novembre - dicembre 2012
Un’altra contiguita’ nasce nel contesto di On Stage, il progetto curato da Andrea Bruciati per ARTVERONA, la Fiera dell’Arte di Verona che quest’anno propone con I benandanti un focus sul delicato ruolo del curatore nell’attuale sistema dell’arte. Per questo progetto Alessandro Castiglioni ha tracciato un percorso a più mani che si caratterizza come una riflessione sul metodo. Sviluppato in forma di talk all’appuntamento veronese tale lavoro assume ora una dimensione espositiva concepita, poi, per lo spazio di riss(e). “Questo breve intervento attesta una modalità di lavoro che vuole porre un fermo interrogativo sui tradizionali confini disegnati ai limiti tra ricerca critica e pratica artistica. Pensare che questi ambiti possano svilupparsi sotto una forma di continuità e non in una sorta di opposizione, se non altro, sotto l’aspetto sostanziale (quello della forma e quello del discorso), è il fatto centrale di questo progetto sviluppato a pari livello da Michele Lombardelli, Andrea Magaraggia, Luca Scarabelli e me. Effettivamente, in questi pochi mesi, abbiamo costruito un luogo di contiguità tra forme, discorsi, pensieri. Abbiamo incontrato poi diversi personaggi, interrogato documenti, intrecciato ipotesi. Il primo punto in discussione è, dunque, la nostra capacità narrativa e dialogica, la forza evocativa della forma e quella della negazione, dell’assenza. E’ qui che Magaraggia cita La forma nell’arte e nella natura di Giorgio De Chirico, dove l’artista parla di “forma” come spazio e come attività mentale (questione, questa, poi ripresa dalla fondante lettura di Jole De Sanna) e Lombardelli ricorda, d’altra parte, Ad Reinhardt «...Anti-anti-arte, nonnon-arte, non espressionista … non visionaria, non immaginativa, non mitica...», come se il pittore americano fosse “fosse l’ago della bilancia, il grado zero, l’inizio, l’introduzione di un racconto a più voci”. E’ a questo punto che mi sembra adeguato inserire un ulteriore personaggio: Samuel Beckett. Nei suoi ultimi scritti, datati tra il 1988 e il 1989, compare evidente il dramma, esistenziale ed artistico, scaturito dalle relazioni tra forma e discorso. «Dire un corpo. In cui niente. Niente mente. In cui niente. Almeno questo. Un luogo. In cui niente...». Infine Scarabelli ci mostra un corvo immobile su un cumulo di gomme di bicicletta. Luca mi ricorda Luigi Malabrocca che correva il giro d’Italia per arrivare ultimo. Per vincere la maglia nera. Paradossalmente la sua corsa tendeva così alla stasi, all’immobilità. Un altro nero dunque, un’altra crisi di forme e discorsi, un’altra contiguità” Alessandro Castiglioni
In copertina: Andrea Magaraggia, Continuità, 2012 In questa pagina, dal basso verso l’alto: Michele Lombardelli, Black landscape, 2009 Luca Scarabelli, Orizzonte degli eventi, 2012 ph.: Andrea Magaraggia
Marzo 2013