Memorie alimentari in Lucania filizzola

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mangiare28. Si pensi ad esempio al rituale della preparazione e dell’offerta del tè nei paesi arabi o in Giappone. All’interno delle nostre realtà alimentari non è importante solo quello che mangiamo, ma anche in che modo lo facciamo, come, con chi e dove. Il mangiare insieme, che comprende la preparazione oltre che al consumo del cibo, acquista un valore identitario nella misura in cui crea una frattura spaziale: non ci si trova più in un altro Paese ma in una proiezione temporale del proprio, per cui gli individui si sentono in un ambiente familiare. È quindi corretto affermare che il cibo sia in grado di soddisfare diverse funzioni, tra cui quella curativa dell’animo, in quanto l’uomo oppresso dalle conseguenze psicofisiche della migrazione arrivi a vivere uno stato definito shock culturale. Il pasto funge da rimedio psicologico attraverso l’assunzione di alimenti di forte sapore culturale: masticare una pietanza libera i sapori insiti nell’alimento, sprigiona gli umori che attraverso le papille gustative inviano impulsi piacevoli ai recettori dislocati nel cervello e, contemporaneamente, libera l’individuo dalle costrizioni imprescindibili per l’adesione al nuovo contesto culturale. Prendendo in prestito le parole rivelatrici di Plinio: «non c’è nessuno che non trovi nel cibo un lenitivo alla propria ira, afflizione, tristezza e a tutte le passioni;perciò bisogna considerare ciò che esercita un’azione terapeutica non solo sul fisico, ma

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Cfr. MABILIA M., 1991.

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