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News > Spettacolo > SPETTACOLO: DOMANI SERA ERRI DE LUCA IN 'FILI'

SPETTACOLO: DOMANI SERA ERRI DE LUCA IN 'FILI' ultimo aggiornamento: 12 settembre, ore 12:19 commenta 0 vota 4 invia stampa

Portici (Na), 12 set. (Adnkronos) - Il quarto appuntamento per il Festival Portici Art Box 2009 si avra' domani alle 21 nel Chiostro del Convento di Sant'Antonio. In scena Erri De Luca con ''Fili'', lavoro teatrale su ideazione di Michele Francesco Afferrante per la regia di Renato Cavallo, con la musica di Stefano De Meo. Uno spettacolo che si ramifica tra l'eco evocativa di ricordi e temi che rimandano al viaggio narrativo dello scrittore attraverso una rilettura intensa e dettagliata di pensieri e di sensi: una vasta panoramica sulla poetica immaginaria di Erri Del Luca. La scrittura e' portata in scena con l'espressione del teatro, attraverso un racconto che varca il confine del tempo muovendosi a cavallo tra immagine visiva e verbale. Sulla scenografia essenziale di Silvia Caringi e Omar Toni si muove il filo di una narrazione che coniuga in un'acuta rielaborazione i grandi temi affrontati dall'autore: dalla guerra alla bellezza, dalla nostalgia alla speranza, dalla morte al valore della vita. Il lavoro teatrale sara' proposto in replica lunedi' alle 21, preceduto da un incontro con Erri De Luca alle 18,30 in un'affascinante conversazione che vertera' sui ''Tentativi di scoraggiamento a darsi alla scrittura''. Sempre lunedi' sara' inaugurata alle 19.30 la Galleria Video dello scrittore che rimarra' aperta al pubblico fino alla chiusura del Festival. Ultima replica di ''Fili'' martedi' 15, ore 21.

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Spettacolo/?id=3.0.3763279242


Autore: Comunicato pervenuto

Lunedì 14 settembre 2009 triplice incontro con Erri De Luca. In chiusura “Bolero”

I SOTTILI “FILI” TEATRALI DELLA SCRITTURA UN VIAGGIO TRA PAROLE E IMMAGINI DI ERRI DE LUCA PORTICI – Tra le suggestive atmosfere di Palazzo Reale, domani (ore 18.30) il Festival Portici Art Box 2009 accoglie sulla Terrazza dello Scalone Rosso lo scrittore Erri De Luca in un’affascinante conversazione letteraria con il pubblcio. Un originale, ironico incontro che verterà sui “Tentativi di scoraggiamento a darsi alla scrittura”. Al termine (ore 19.30) sarà inaugurata nella Sala del Baciamano la Galleria Video di Erri De Luca che rimarrà aperta al pubblico tutti i giorni fino alla chiusura del Festival dalle 18.30 alle 20.30. Alle 21, nel Chiostro del Convento di Sant’Antonio, Erri De Luca torna in scena con “Fili”, lavoro teatrale su ideazione di Michele Francesco Afferrante per la regia di Renato Cavallo con le elaborazioni musicali di Stefano De Meo: una produzione Ente Teatro Cronaca in collaborazione con il Festival Life in Gubbio 2009. Uno spettacolo che si ramifica tra l’eco evocativa di ricordi e temi che rimandano al viaggio narrativo dello scrittore attraverso una rilettura intensa e dettagliata di pensieri e di sensi: una vasta panoramica sulla poetica immaginaria di Erri Del Luca. La scrittura è portata in scena con l’espressione del teatro, attraverso un racconto che varca il confine del tempo muovendosi a cavallo tra immagine visiva e verbale. Sulla scenografia essenziale di Silvia Caringi e Omar Toni si muove il filo di una narrazione che coniuga in un’acuta rielaborazione i grandi temi affrontati dall'autore: dalla guerra alla bellezza, dalla nostalgia alla speranza, dalla morte al valore della vita. Il lavoro teatrale sarà proposto in ultima replica martedì 15, sempre alle 21. Al termine dello spettacolo, alle 22, nell’Esedra di Palazzo Reale entra in scena la musica di Ravel e del “Bolero” sui passi di danza della Compagnia Giovanile dell’Accademia dello Spettacolo con le coreografie di Irma Cardano: protagonista uno stile contemporaneo che fonde la danza agli elementi scenici per un ensemble di dinamismo e sensualità. Un caleidoscopio del movimento in un’emozionante sequenza di immagini danzanti. Per informazioni consultare il sito www.porticiartbox.it, www.vesuvioteatro.it. Tel. 081/480384, 081/273152 . Per prevendite abituali a Napoli e Provincia chiamare al numero 081- 2768878.

http://www.oltrecultura.it/index.php?option=com_content&view=article&id=717:mozartbox&catid =39:eventi-musica








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Spettacoli

Martedì 8 dicembre 2009

Visto per voi. L’ex stella del Manchester e capitano della Francia fenomenale ne «Il mio amico Eric», diretto da Loach

Eric Cantona produce, scrive erecita in un gioiello difilm

In pillole

Non capitano tutti i giorni film prodotti, scritti e interpretati da star del calcio mondiale, più noti per la loro dedizione a veline, macchine e moda all’ultimo grido. Invece Eric Cantona, stella degli anni novanta del Manchester United e capitano della nazionale francese di Platini, nonché personaggio atipico del mondo del calcio, grazie alla regia di Ken Loach e alla sceneggiatura di Paul Laverty, ha prodotto un gioiello di film: Il mio amico Eric. Ma non basta il coraggio dell'ex capitano dello United per trasformarlo in un film di qualità, originale e appassionate. C'è voluto il tocco magico di un regista come Ken Loach che ha saputo raccontare la storia di un proletario quando la lotta di classe non c'è più. E il tema della disgregazione sociale e sentimentale sta molto a cuore al regista inglese. Il postino Eric Bishop è sull'orlo di una terrificante crisi di nervi . Dalla prima moglie Lilly, che ha abbandonato appena sposata, ha avuto una figlia, adesso ventenne nonché ragazza madre, che sta per laurearsi; dalla seconda moglie, che lo ha lasciato da sette anni, ha due figliastri, che lo trattano come un cane e che sono a rischio malavita. Anche il lavoro non va poi così bene. La sua vita è disordinata, scalcinata e senza senso. Solo il bel rapporto con un gruppo di amici, con cui condivide i problemi e la passione calcistica per il Manchester United, lo salva un po'. Insomma, i problemi che lo assillano sono irrisolvibili per la sua crescente depressio-

ne. Fino a quando il poster del suo idolo calcistico, Eric Cantona, l’attaccante del Manchester, appeso in camera sua, si materializza. E diventa il suo guru. Tra bevute e spinelli Cantona gli dà suggerimenti e gli offre soluzioni per combattere la depressione, per ritrovare la felicità. Lentamente Eric cambia,riallaccia i rapporti con Lilly, che non ha mai smesso di amare, aiuta come baby sitter la figlia che sta per laurearsi, costringe i figliastri a rigar diritto. Dietro il cambiamento le massime di vita che dispensa Cantona, ma anche gli amici reali si accorgono del miglioramento di Eric e gli danno una mano con perle di filosofia spicciola. Il finale, poi, è uno spasso con cento, mille Cantona che stanano un malavitoso locale. Così anche per Eric Bishop vale la storica frase di Eric Cantona rivolta ai media britannici: «Quando i gabbiani seguono il peschereccio è perchè pensano che verrano gettate in mare delle sardine». Giacomo Mayer

La scheda del film IL MIO AMICO ERIC Regia: Ken Loach Interpreti: Steve Evets (Eric Bishop), Eric Cantona (Eric), Stephanie Bishop (Lily), Gerard Kearns (Ryan) Produzione: Francia - Gran Bretagna 2009 Distribuzione: BIM Genere: Commedia Durata: 116 minuti

Nella commedia i temi della disgregazione sociale e sentimentale

Sagre. Nel fine settimana di Santa Lucia e il seguente

A Iseo torna il «Natale con gusto» tra sapori nostrani e artigianato - Natale, tempo di amore e regali, sì, ma anche di mangiate pantagrueliche. E, proprio, ai sapori delle settimane a venire, Iseo dedica la rassegna “Natale con Gusto”, il Festival dei sapori più grande della Lombardia che si terrà nei weekend del 12 e 13 e del 19 e 20 dicembre. Per quattro giorni, a ridosso delle festività natalizie, i vicoli del borgo storico di Iseo, le piazze e le vie che si affacciano sul lago si animeranno per una kermesse che mette in vetrina l’eccellenza della produzione enogastronomica del nostro paese e produzioni artigianali di qualità. Tutti i visitatori avranno l’opportunità di pensare ai regali di Natale, acquistando prodotti tipici difficilmente rintracciabili nei punti vendita tradizionali o preziosi oggetti dell’artigianato.

ISEO (BRESCIA)

E, oltre a degustazioni gratuite di spiedo alla bresciana e polenta, ad allietare le giornate ci saranno anche concerti, mostre, spettacoli itineranti, e auguri natalizi in musica. Insomma un’occasione per immergersi nell’atmosfera del Natale visitando un ambiente di rara suggestione. E per scambiarsi gli auguri sotto l’albero in una piazza straordinaria degustando un bicchiere caldo di vin brulé

Visto per voi/2. «Fili», al teatro Creberg sabato sera, delizia, fa riflettere ed emoziona, grazie all’immenso scrittore partenopeo

Un sublime Erri De Luca, tra lezioni di vita e lirismo BERGAMO - «Io scrivo sempre a penna su un quaderno. Quaderni a righe e non a quadretti, perché i quadretti mi somigliano a sbarre e io sono di un secolo che è stato il più carcerario della storia dell'umanità, per cui le sbarre non le posso vedere». Esordisce così Erri De Luca in Fili, al teatro Creberg sabato sera e, ora – pur non avendo di fronte un quaderno a quadretti, ma un foglio di Word e una tastiera – sento indispensabile adottare questa metafora. Perché è difficile, credetemi, riuscire a trasmettere anche solo un briciolo della poesia che De Luca ha regalato a una platea estasiata, per chi non possiede la sua stessa maestria nel giocare con le parole. In questo momento l’incedere di articoli, sostantivi, aggettivi e verbi in qualche riga, non è che un freddo costrutto grammaticale che imprigiona il lirismo che durante novanta minuti è traboccato dalla bocca di quell’uomo così gracile, dalla voce sottile ed educata. De Luca, uno dei più grandi scrittori italiani contemporanei, ha dedicato la prima metà della sua vita a lavori disparati – muratore, operaio, magazziniere, camionista –, vivendo sulla sua pelle i soprusi dei forti, dei grandi, dei padroni. Alcuni di questi li racconta, mentre altri li affida a due bravissimi attori, Gerolamo Alchieri e Alessio Caruso. Erri parla della sua infanzia, per poi passare a superbe riflessioni linguistiche (legate all’uso di italiano e napoletano), sociologiche (migrazioni e rivoluzioni), etiche (magistrale la lezione su solidarietà ed omertà impartita dal vecchio docente di greco) e religiose (soffermandosi sull’importanza di Giuseppe). E poi canta, facendosi affiancare da un usignolo che risponde al nome di Aurora De Luca: e quel connubio di voci regala brividi a fior di pelle.

Ma è nel momento del congedo che De Luca – acclamato dal pubblico – regala l’emozione più forte. «Quando saremo due/ saremo veglia e sonno/ affonderemo nella stessa polpa/ come il dente di latte e il suo secondo/ saremo due come le acque, le dolci e le salate/ come i cieli, del giorno e della notte/ due come sono i piedi, gli occhi, i reni/ come i tempi del battito/ i colpi del respiro/ Quando saremo due non avremo metà/ saremo un due che non si può dividere con niente/ Quando saremo due/ nessuno sarà uno/ uno sarà l'uguale di nessuno/ e l'unità consisterà nel due/ Quando saremo due/ cambierà nome pure l'universo/ diventerà diverso», declama. Distillatore di nettare dalla quotidianità, rivelatore di immagini: ecco, quest’uomo è un vero poeta. Rossella Martinelli

Ancora guai per Doherty

Anno sabbatico per la Ferrari

Il cantante Pete Doherty è stato fermato dalla polizia sabato mattina a Berlino per aver rotto il lunotto posteriore di un'auto parcheggiata. Secondo quanto scrive oggi il tabloid Bild, Doherty si trovava nel quartiere di Kreuzberg in compagnia di due amici quando, all'uscita da un bar, verso le sette del mattino, ha lanciato un bicchiere contro l'auto mandando in frantumi il lunotto. Doherty, scrive il giornale, è stato fermato per circa tre ore.

«Invece di ripartire a gennaio con un altro film, smetto di lavorare per un anno», dice a Marrakech Isabella Ferrari. L'attrice, protagonista nel film tv Nel Bianco che sta per andare in onda in due serate su Canale 5, ha deciso che si concederà un anno sabbatico. «Quando l'ho deciso ero un po' spaventata, ma adesso sono pià tranquilla». In tv continueremo a vederla grazie ai lavori che ha già girato: La storia di Laura, e Amatemi.

Marylin Manson è innamorato

Papà Canalis difende la figlia

Si erano lasciati in maniera burrascosa lo scorso anno, ma hanno deciso di riprovarci. Marilyn Manson e Evan Rachel Wood sono tornati insieme. Lo ha rivelato lo stesso Manson in un'intervista rilasciata al giornale Metal Hammer. Nel descrivere quanto stia bene in questo momento, il cantante ha detto che il merito del suo benessere è da attribuire al fatto di essere tornato a fare coppia con la giovane attrice, causa della separazione dalla prima moglie Dita Von Teese.

«Mia figlia è felice e serena». Lo dichiara il padre di Elisabetta Canalis al settimanale Oggi, in edicola da domani. Altro che crisi, altro che scappatella con Seedorf, Elisabetta è sempre più legata a George Clooney. «Chi parla di contratto tra lei e George lo fa perché spera che provocandola lei risponda. Ma non abboccherà mai», dice il professor Canalis. A chi parla di un presunto contratto, papà Canalis replica: «Tra mia figlia e Clooney c'è sincero affetto».


L’ECO DI BERGAMO

SABATO 5 DICEMBRE 2009

➔ Cultura

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❈ Sulle montagne ci si sente liberi Thomas Stearns Eliot

Ferrari, scoperte dal restauro delle tavole Al Palazzo della Ragione fino all’8 dicembre. Tradizione e rinnovamento arlotta Beccaria, con la soprintendenza di Amalia Pacia, ha restituito l’originale splendore alle due tavole di Defendente Ferrari – Flagellazione e Cristo in meditazione seduto sulla croce (1520 ca.) – di proprietà dell’Accademia Carrara, ora in mostra nel Palazzo della Ragione fino all’8 dicembre. La restauratrice ha utilizzato una soluzione tensioattiva che ha tolto il primo strato – il particellato atmosferico accumulato nel tempo –, colature di vernice, maculature, patinature e finiture da un restauro precedente stese con poca maestria. La pulitura ha reso visibili i colori smaglianti carichi di brillii, le finiture dorate, la presenza dell’oro a conchiglia sulla veste di Cristo, sugli abiti e sui turbanti dei personaggi comprimari. Defendente eredita il gusto delle dorature da miniaturista e i colori quasi di lacca o smalto dalle frequentazioni nelle officine di oreficeria: il padre, Francesco Ferrari, era un orefice. Paola Manchinu e Massimiliano Caldera – i due storici dell’Arte, specializzati in pittura piemontese dei secoli XV e XVI, sono stati

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«Flagellazione» (1520)

«Cristo in meditazione seduto sulla croce» (1520)

incaricati da Maria Cristina Rodeschini (direttore dell’Accademia Carrara e della Gamec) per un approfondimento critico delle opere restaurate – hanno proposto l’ipotesi convincente che le due tavole facessero parte in origine di un piccolo trittico della devozione privata, accanto alla Crocifissione, ora custodita a Torino nel Museo Civico d’Arte Antica, che misura 77,5 x 50,5 cm. La lettura del retro delle tavole di pioppo ha indicato che i dipinti di Ferrari sono stati ridimensionati (l’altezza è passata da 72 a 42 cm.), piallati in alto e nella parte inferiore, probabilmente per fare entrare le tavole in un’altra cornice. Le tre tavole erano impaginate, invece, entro una cornice ad ante mobili, come il Trittico realizzato da Defendente nel 1523, oggi alla Galleria Sabauda di Torino, che ha mantenuto l’antica cornice dorata, ad archi decorati con finte pietre preziose e motivi vegetali. Le due opere della Carrara evidenziano la qualità gemmea dei colori e una commossa intensità religiosa, come se fossero un parallelo piemontese del Bergognone, con ambientazioni architettoniche d’ispirazione bramantesca.

Nella tavola Cristo in meditazione seduto sulla croce, il pittore di Chivasso raffigura il figlio di Dio nel momento d’attesa, dove il pensiero della morte imminente e il dolore del corpo sono spinti al parossismo. Attende, assiso sul legno ricavato dall’albero cresciuto sul Golgota – Jacopo da Varagine tramanda che l’albero della croce sia nato dai semi del frutto che Adamo mangiò nell’Eden –, mentre uno sgherro fa un buco nella croce con un succhiello da falegname. La presenza del tronco tagliato, posto in primo piano a destra, conferma questa tradizione leggendaria di origine apocrifa. La posa di Cristo, rimando alla melanconia, evoca anche la figura di Giuseppe, spesso rappresentata in questa maniera, quando il padre putativo di Gesù apprende in sogno dall’angelo che il frutto del ventre di Maria è di origine divina. Nella tavola spicca anche l’insistita presenza dello scorpione, associato alla scritta «SPQR» nella bandiera e nello scudo, simbolo del popolo giudeo, che, con il beneplacito dei romani, ha ucciso il Messia. La posa di Cristo è mutuata da incisioni di Dürer (Giobbe in meditazione, Ecce Homo, 1511 ca.)

Non solo Petrarca sommo poeta

l vecchio e il mare in versione alpestre. Dalla pesca alla caccia, dal mare alla montagna. Salve le rispettive specificità, si intende, di Hemingway ed Erri De Luca. L’ultimo racconto lungo (romanzo breve?) dello scrittore napoletano, Il peso della farfalla (Feltrinelli, pp. 70, euro 7,50), narra un’ultima caccia (là era un’ultima pesca). Un duello fra due «solitari». Due esemplari eccezionali della propria specie. Due «re dei camosci». Uno è un camoscio di stazza, forza, abilità straordinaria. L’altro è un cacciatore di camosci (e alpinista) di capacità ineguagliata. È novembre, «l’uomo sente calare la saracinesca dell’inverno». Un mattino di novembre. Tutti e due, camoscio e cacciatore, si svegliano già stanchi. Sentono che il loro tempo sta per finire. Un parallelismo perfetto, ad accomunare preda e predatore. Lo stesso ritornello, quasi. «Quel mattino di novembre» il camoscio «si svegliò stanco e seppe che era all’ultima stagione di supremazia». «Quel giorno di novembre» l’uomo «si alzò stanco nelle gambe… sapeva di rasentare il termine». Sono anni che il bracconiere insegue il suo più arduo trofeo, il «vero» re dei camosci, a cui davvero spettava il titolo. Perché era stato «più bravo di lui». All’uomo toccherebbe meglio il titolo di «ladro di bestiame»: «rubava al padrone di tutto, che si lasciava togliere, ma teneva il conto. Ogni giorno era buono per pagare il saldo tutto insieme, pure quel giorno di novembre». La sua vita «non era roba sua. Era da restituire... Che creditore di manica larga era quello che gliela aveva prestata fresca e se la riprendeva usata, da buttare». Ha delle regole, il cacciatore, una morale. «Non lasciava ferita la bestia, l’abbatteva con un colpo solo». Come De Niro nel film intitolato alla categoria. De Luca, è un caso che il cacciatore abbia sessant’anni, esattamente come lei? «Gli ho prestato qualcosa, certo. Di certo il mio infarto. Sì, lo può scrivere. Non devo fare un’assicurazione sulla vita, per cui

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nerale, barbarica corsa ad arraffare il più possibile, si distingue per un’austerità, un rispetto, un senso del limite molto rari. «Cerca di giocare pulito, leale, con le forze del mondo. Si è dato queste regole. Ma è solo una questione di misura. Chi si dà una misura contenuta e chi saccheggia a più non posso. Apparteniamo tutti alla stessa specie predatoria, che sfrutta la terra per ricavarne maggiore profitto. La specie che in mezzo al Giardino si è ritrovata nuda. Non apparteniamo, non somigliamo più ad alcuna specie animale, siamo un variante, che ha, per sua caratteristica, l’istinto di accaparrarsi del suolo e sfruttarlo. Quando Dio dice ad Adam, che ha mangiato il frutto proibito, "Maledetta la terra", sta facendo una constatazione. Sta dicendo che l’Adam non si accontenterà più del frutto spontaneo della terra, si accanirà su di essa per estrarne maggiore profitto. La terra sarà maledetta dall’accanimento produttivo dell’Adam. Dentro quel giardino è avvenuta una "mutazione genetica", attraverso la consumazione del frutto dell’albero della conoscenza. Lì la specie umana si distacca da tutte le altre». Vincenzo Guercio

Lo scrittore Erri De Luca di scena stasera al Creberg Teatro

Caravaggio, una prova per la sepoltura A Porto Ercole, dove fu trasferito nel 1956 ichelangelo Merisi, detto Caravaggio, uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, ha vissuto una vita turbolenta, conclusasi nel 1610 con una morte misteriosa. Gli studiosi dell’artista che dipingeva «con carne e sangue», dibattono perfino sul luogo della sua nascita, che taluni storici fanno risalire, nel 1571, a Milano, mentre altri a Caravaggio. Sulla fine del grande pittore si erano profilate otto ipotesi, di cui l’ultima, quella del professor Maurizio Marini, storico dell’arte, esperto di Caravaggio, lo vuole fuggiasco da Napoli, gravemente ferito e in attesa della grazia papale per omicidio, sbarcato a Porto Ercole, dove al suo grave stato di salute si è aggiunta anche una febbre tifoide

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ante, Petrarca, Ariosto e Tasso. Secoli dopo il canone bembesco, che aveva eletto Petrarca a modello da imitare della lingua poetica italiana, tende ad affermarsi, nel corso del Settecento, «Il canone dei quattro poeti». Cui ha dedicato una documentata lezione, nella sede universitaria di via Salvecchio, Arnaldo Di Benedetto, ordinario di Letteratura Italiana all’Università di Torino. Invitato, per questa «terza giornata tassiana», dalla sezione di Italianistica della Facoltà di Lingue e dal Centro di Studi tassiani. Nel canone settecentesco, ha spiegato Di Benedetto, «il criterio dell’esemplarità formale e linguistica viene meno. Resta il riconoscimento della grandezza». Fra le prime testimonianze di questo canone dei quattro sommi – «ma uno studio sistematico ancora non c’è» –, quelle di Vittorio Alfieri. «Un suo sonetto del 1786», ha ricordato il docente, comincia: «Quattro gran vati ed Nel Settecento i maggior «si affermò il son questi / canone dei Ch’abbia avuto ed quattro poeti»: avrà la lincon lui, Dante, gua nostra». Chiusa «a Ariosto e Tasso. E sorpresa: Alfieri aggiunse forse c’è poBoccacio e sto anche per un quinMachiavelli to. Alfieri non dice chi è, ma si può immaginare». Altri cenni nell’autobiografia, ove Alfieri parla di «sei luminari della lingua nostra: i soliti quattro poeti e due prosatori. Accanto a Boccaccio, finalmente, il Machiavelli. Non era così ovvio». Tra i quattro, ha continuato lo studioso, la preferenza del tragediografo «va a Dante. Anche questo è abbastanza nuovo. È solo dal secondo Settecento che l’Alighieri comincia ad apparire come il massimo dei poeti italiani». Altre attestazioni della solidità e diffusione di questo canone Di Benedetto ha rintracciato, fra l’altro, in Melchiorre Cesarotti, nel Di Breme, nella celebre Corinna di Mme De Staël, nella Notizia intorno a Didimo chierico del Foscolo. Attestazioni non solo letterarie, ma anche architettoniche, sulle facciate (e non solo) di teatri e palazzi. O editoriali, nell’uso di pubblicare, non solo in Italia ma anche in Francia e Germania, in un volume unico, i capolavori dei quattro. In chiusa, a cura di Annalisa Galbiati e Marco Sirtori, «audizione di brani musicali su testi tassiani».

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Un duello fra un cacciatore e un camoscio, due tipi eccezionali Scalate e solitudine. E stasera lo spettacolo «Fili» al Creberg mi alzano il premio se lo sanno. Gli ho prestato la stanchezza che prende il fiato quando il sangue non circola più bene». Casualmente, il racconto si chiude a pagina 60. «Una cabala editoriale». Come ne «Il giorno prima della felicità», suo precedente romanzo, l’altro protagonista, il camoscio, è orfano. «L’orfanità è condizione che riassume la solitudine. Non avere nessuno davanti e nessuno dietro. Mi interessa questo confine. Perché lo bazzico, ne parlo da intenditore, da praticante». I suoi protagonisti sono entrambi due solitari quasi «assoluti». Lei scrive: «In ogni specie sono i solitari a tentare esperienze nuove. Sono una quota sperimentale che va alla deriva». «Due solitari terminali. Hanno questo istinto di perdersi che un po’ hanno tutti i bambini – poi vengono tenuti a freno –. Istinto che è istinto di esplorazioni. Siamo la specie animale che si è più impicciata di geografia, l’ha voluta conoscere, misurare palmo a palmo, mettere il piede dappertutto. L’alpinismo inizia quando la geografia finisce: ultimo paragrafo della geografia, quando non c’è più niente da raggiungere». Perché questo parallelismo quasi assoluto fra cacciatore e preda? «Due solitudini così spiccate, così speciali, hanno un appuntamento. Poteva succedere prima, io invece l’ho immaginato alla fine, quando le forze sono un resto e il futuro è risvegliarsi il giorno dopo». Perché questa ambientazione in montagna, sulle cui caratteristiche molto si insiste: il silenzio, la solitudine... «Sono un frequentatore, un praticante. Ho voltato le spalle al mare da cui provengo». Il tema ricorda, fatalmente, Il vecchio e il mare, ma trasposto, appunto, in scena e caccia alpestre. «Se Hemingway si fosse impratichito un po’ di montagna il suo Il vecchio e il mare l’avrebbe piazzato in montagna. A lui piaceva pescare e allora ha scritto quello». Cosa significa la presenza del «padrone di tutto», del grande «creditore», di fronte al quale rischiamo di passare da ladri, o da pessimi affittuari? «È una formula per nominare l’immenso. Frutto del sentimento di inferiorità che avverte il singolo quando è immerso nell’immensità». Il cacciatore ha un’etica molto forte. Nella ge-

Mauro Zanchi

La lezione

ERRI DE LUCA Porto in montagna «Il vecchio e il mare» Lo scrittore napoletano Erri De Luca sale stasera sul palco del Creberg Teatro (inizio ore 21; ingresso 15-20-25 euro; biglietti disponibili) per la pièce «Fili». Alle 18 interverrà alla libreria Feltrinelli di via XX Settembre per incontrare il pubblico e firmare copie del suo ultimo libro di racconti «Il peso della farfalla» (Feltrinelli Editore).

e Luca di Leida (Cristo dissetato dai soldati, 1514), richiamando anche l’immagine di Giobbe, ovvero il personaggio veterotestamentario che prefigura il dolore e la sopportazione di Gesù. Nella Flagellazione la figura del personaggio in primo piano, in basso a destra, intento a bere da un secchio, pare una ripresa del significato legato a Cristo che verrà dissetato dai soldati, evocando di nuovo l’incisione di Luca di Leida. La costruzione iconografica delle due tavole induceva il fedele a soffermarsi sul profondo dolore morale e sul mistero della Passione. Defendente Ferrari, attivo nel Piemonte occidentale dal 1509 al 1535, è stato allievo di Giovanni Martino Spanzotti. Ha ereditato dal maestro un’attrazione verso la pittura filo-fiamminga. Manchinu e Caldera hanno individuato nello stile del pittore di Chivasso un «ritorno all’indietro», avendo presente però le novità stilistiche del primo Cinquecento. Tra tradizione e rinnovamento, dunque, in aree di frontiera, oltre il ritardo periferico. Arretrare per meglio saltare, attraverso il ritorno allo splendore di stampo nordico.

presa con cibo infetto. Caravaggio è così malconcio che viene ricoverato nel reparto femminile dell’infermeria di S. Maria Ausiliatrice, dove muore nel 1610 e non, come riporta erroneamente l’atto di morte ritrovato nella chiesa di S. Erasmo, nel 1609. L’errore anagrafico è dovuto al fatto, secondo Marini che «non era ancora stato introdotto il calendario gregoriano nell’area senese». Tuttavia questo documento costituisce la prova che Caravaggio è stato seppellito nel piccolo cimitero di San Sebastiano, chiuso nel 1956. Tutti i reperti ossei del cimitero sono stati trasferiti in quell’anno nel cimitero di Porto Ercole, dove, presumibilmente, il Comitato nazionale per la valorizzazione dei Beni storici, culturali e ambientali ha annunciato, ieri a Roma, di aver concentrato le sue ricerche dei resti di Caravaggio, con il patrocinio

del ministero dei Beni culturali. Il professor Giorgio Gruppioni, ordinario di antropologia all’Università di Bologna, coordinatore del comitato scientifico che se ne occupa, ha spiegato ieri come procederanno le ricerche, a cui collaborano, oltre Bologna, le Università di Lecce, Ravenna e Pisa. La prima fase è quella della raccolta degli indizi per localizzare i resti. La seconda fase punta sulla ricerca dei resti nella cripta della chiesa di Porto Ercole. La terza, sulla datazione dei resti in base al test del carbonio 14. La quarta riguarda il reperimento delle informazioni sulle caratteristiche fisiche di Caravaggio. La quinta punta sull’analisi del dna dei resti ossei, comparata al dna dei discendenti maschi della famiglia Merisi. Sesta e ultima fase, la ricostruzione del volto del pittore.

V. G.


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Il Bergamo 5 Dicembre 2009

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' emozionato. E si sente molto dalla voce («... Mi scusi ma sto ancora combattendo con i numeri e poi le paste, e i croissant... Ci possiamo sentire dopo». Certo. Secondo volta: «Non ci crederà ma c'è il bancone rosso, in marmo che mi sta facendo impazzire.... Mi scuso». Scusato. Anche perché oggi per Marcello Calabria Torre, finalista del Grande Fratello numero nove è il giorno dei giorni: debutta, alle , con La Dolce Casa da Marcello , (via Palazzolo, , nella città di Capriolo). Una forneria, pasticceria, croissanteria, aperta tutte le notti, anche la domenica. M LL è un signore: educato prima di tutto. Indaffarato oggi (ieri, ndr), per la vigilia del suo sogno: «Che ho realizzato», tuona a voce alta e con quell'accento molto, molto particolare. «È vero - ammette - ho realizzato un traguardo importante». E come dargli torto. Lui, nella passata edizione del Grande Fratello ha evidenziato e mostrato di che pasta era fatto. «Sono così», ripeteva mentre le telecamere lo spiavano. Vero. Stavolta, inteso come aggettivo da cucirgli addosso. Un uomo vero, Marcello. «Sa dice - penso che bisogna lottare per quello che veramente uno vuol fare: cercare fino in fondo di realizzare quello che uno si sente e soprattutto sa fare».

La c ia e Finalista del Gf e amato da tutti ■ ■ Marcello orre Calabria è stato una delle rivelazioni della scorsa edizione del reality di Mediaset. anto da arrivare all'ultima puntata insieme a Ferdi Berisa il vincitore , Cristina el Basso

Per nulla scontato in televisione ■ ■ Marcello non ha mai nascosto il suo passato da grande lavoratore. Sia fuori che dentro la Casa di Cinecittà. « o fatto il fornaio prima di arrivare qui con voi», aveva subito detto ai suoi inquilini.

3Marcello Calabria orre insieme ai finalisti della scorsa edizione del Grande Fratello

Il dato ra gente comune e volti glamour a panetteria

Oggi alle via alazzolo 2 debutta La olce Casa da Marcello . Locale ideato e costruito da Marcello Calabria: « o invitato alcuni ex della Casa. E Gianluca, grande amico».

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Giusto. E lui, da inquilino della Casa non ha pensato alle luci della ribalta, allo spettacolo o alla televisione ma alla realtà. «Che non è un reality», certifica. «Sto seguendo ancora i lavori del mio locale - racconta orgoglioso - il finalista del reality ' 9 - o fatto il pittore, il carpentiere il muratore e anche il pasticciere e il panettiere». Tutto pronto insomma, per la grande inaugurazione di questa sera alle ? « Speriamo bene», sospira Calabria quasi per scaramanzia. « Oggi - auspica - spero

Lo scrittore in una messinscena sui generis

sia un grande giorno per tutti quelli che avranno piacere di venire a trovarmi nella Dolce Casa da Marcello ». Panettiere dal cuore immenso. Anche perché lui parla quasi sottovoce della beneficenza (uomo d'altri tempi, ndr) all'associazione bresciana Angeli Per La Vita , che lotta contro la Sindrome di Men es , malattia genetica che colpisce i bimbi appena nati. «Cerco di dare una mano a chi è meno fortunato di me». Altro che reality: reale al cento per cento. ■

Alla chitarra, come non ci si aspetterebbe. Menestrello del repertorio napoletano e di qualche propria creazione. Oppure di lato, seduto su una seggiola, occhio esterno delle sue stesse parole. Sempre interessante incrociare Erri De Luca. Intellettuale vero, di quelli senza timo-

re di metterci la faccia e far girare pensiero, dà la rara sensazione di non sprecare mai una parola, che ogni sillaba sia ponderata. Un fascino che ha catturato anche Michele Afferrante e Riccardo Cavallo, rispettivamente ideatore e regista di , stasera alle ospite del Creberg (info: 5. 4 5 , ingresso 5 5 euro). Dove brani tratti da una vita editoriale, vengono in-

rotagonista anche fuori: la Gialappa s nella rubrica Mai dire Gf non dimentica Marcello e tifa per lui. Conia il soprannome di Carismio . ■■

uelle parole nel primo provino «Il Gf Non lo considero un vero traguardo ma solo un grande inizio per tutte le altre opportunità che pu offrirmi».

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Il mio spettacolo ondato sulle parole E OLIS

te itore o to rri e u a i uoi i i in ena a re erg iego incenti culture epolis.sm

a Gialappa s impazzisce per lui

terpretati da alcuni attori, intervallati da inserti musicali eseguiti dallo stesso De Luca insieme alla nipote Aurora. Giù, in profondità. «Mi sembra che la tournée vada bene. Le persone rimangono a chiacchiere fuori, a scambiarsi delle opinioni. È uno spettacolo fondato sulle parole e le parole devono riuscire a tenere compagnia, più che la messinscena. Io faccio da

3Erri e uca

accompagnatore, da cucitura». Un occhio esterno su palcoscenico. «Sono uno che racconta le sue storie invece che dalla distanza della scrittura da dirimpettaio, da vicino. In mezzo a uno spettacolo che invece usa delle scenografie e dei veri e propri attori che interpretano i brani». La scelta degli episodi è accurata: «C è una vicenda scolastica, con un professore che tiene una lezione circa la differenza fra solidarietà e omertà. Mentre un secondo racconto è di vita operaia. I miei interventi invece riguardano Napoli, il mio luogo di origine. E poi l emigrazione e la scrittura sacra». ■


salva con nome. agenda a cura di Emilia Grossi

LIVE IN MOSTRA Milano Prima rassegna su uno dei più popolari personaggi manzoniani: 60 opere di artisti ottocenteschi (sotto, un dipinto di Lorenzo Toncini) raccontano la storia della Monaca di Monza. Delitti e passione in olio su tela.

Al Castello Sforzesco fino al 21 marzo. Tel. 02.45487400

Lugano Com’è cambiata la rappresentazione dell’altro negli ultimi quarant’anni? Indaga sul tema Guardami. Il volto e lo sguardo nell’arte 1969-2009, ottanta opere

di 40 artisti, da Gerard Richter a Giulio Paolini. Fino al 21 febbraio. museo-cantonale-arte.ch

Milano Il 9 Daniel Barenboim dirige un gala dedicato a Placido Domingo (sotto) per il 40° del suo debutto scaligero. In programma il primo atto di Valkiria di Wagner con il tenore spagnolo impegnato come Siegmund, Nina Stemme come Sieglinde e KwanchulYoun come Hunding. Al Teatro alla Scala. teatroallascala.org

Manuela Giusto (1) Sheila Rock (1)

Tel. 0041.91910.4780

Brescia Provengono dai più importanti musei peruviani le opere esposte a Inca.

Milano Fino al 28 febbraio nella Sala Federiciana dell’Ambrosiana e nella Sacrestia del Bramante in Santa Maria delle Grazie

Origini e misteri delle civiltà dell’oro, sulle

Il Codice atlantico Leonardo. Un doppio

culture precolombiane meno note che abitarono il Perù dall’VIII secolo in poi. Fino al 27 giugno al Museo di Santa Giulia. incabrescia.it

percorso che espone 30 disegni originali di Leonardo sul tema “biblioteche amici e tempo” frutto del lavoro di sfascicolatura del Codex Atlanticus. Ambrosiana.eu

Salerno Da martedì 8 (e con 5 successive repliche) al Teatro Municipale va in scena Nabucco di Giuseppe Verdi. Sul podio Daniel Oren, sul palco Leo Nucci e Nazareno Antinori, alla regia Gigi Proietti. Costumi, sorprendenti e ricchi di citazioni (da Balenciaga a Mijiake), dello stilista intellettuale Quirino Conti (sopra, un bozzetto), ideatore anche degli spazi scenici, in contrasto, estremamente essenziali. Teatroverdisalerno.it

IN SCENA Trieste Il Rossetti, Teatro stabile del Friuli Venezia Giulia, ospita dal 9 al 15 Chicago, il musical di John Kander, Fred Ebb e Bob Fosse. L’edizione è quella originale, sul palco insieme a Gary Wilmot, star del West End londinese nel ruolo dell’avvocato Billy Flynn, 22 interpreti e un’orchestra jazz di 12 elementi. Ilrossetti.it

Bergamo Si intitola Fili il nuovo viaggio nel mondo letterario di Erri De Luca. Lo scrittore è sul palco (sopra) nel ruolo sia di osservatore della sua opera che di lettore e commentatore di autori dai quali è stato influenzato. Con lui, Gerolamo Alchieri, Alessio Caruso, Aurora De Luca. Al Creberg Teatro il 5. Crebergteatro.it

iO 5 dicembre 2009 Le segnalazioni per questa rubrica vanno inviate a: agenda.iodonna@rcs.it.

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