PAROLE INCATENATE | rassegna stampa

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Parole incatenate / Rassegna stampa

un thriller di Jordi Galceran con Claudia Pandolfi e Francesco Montanari regia Luciano Melchionna versione italiana di Pino Tierno scene Alessandro Chiti costumi Michela Marino disegno luci Camilla Piccioni musiche originali Stefano Fresi foto di Tommaso Le Pera distribuzione Stefano Pironti – Chi è di scena Service produzione Ente Teatro Cronaca in coproduzione con Associazione Artù testo in Prima Nazionale – novità assoluta per lʼItalia debutto > 27 agosto 2013 Todi Festival anno di produzione 2013

Ente Teatro Cronaca impresa di produzione teatrale fondata da Mico Galdieri nel 1959 via Benedetto Croce 19 – Napoli telefono e fax: 081 251 41 45 email: info@enteteatrocronaca.it web: www.enteteatrocronaca.it


Zapping

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Latina Oggi Giovedì 22 Agosto 2013

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prima nazionale

Melchionna debutta a Todi DI CLAUDIO RUGGIERO

mportante vetrina per il regista pontino Luciano Melchionna che debutta il 27 agosto al Festival di Todi in prima nazionale, dirigendo Claudia Pandolfi e Francesco Montanari in «Parole Incatenate», un thriller dello spagnolo Jordi Galceran per la versione italiana di Pino Tierno. Il poliedrico artista di Latina, attore diplomato all’Accademia d’A rt e Drammatica Silvio D’Amico, autore, regista teatrale e di cinema, dopo una dura gavetta da qualche anno ha ottenuto la meritata consacrazione nazionale con il coinvolgente format teatrale «Dignità Autonome di Prostituzione» che privilegia un empatico e «carnale» rapporto tra l’attore e lo spettatore, ancora oggi richiesto nelle sale della Penisola. «Parole Incatenate» pone l’accento sullo scottante, attualissimo fenomeno del femminicidio e in generale sulla violenza nei confronti della donna all’interno della coppia. La trama è incentrata su Laura, una psichiatra 30enne imprigionata in una buia cantina che guarda con orrore un video dove un uomo confessa di essere un serial killer.

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SIPARIO IL REGISTA PONTINO PORTA AL FESTIVAL «PAROLE INCATENATE» CON CLAUDIA PANDOLFI E FRANCESCO MONTANARI L’uomo apparentemente innocuo, è lo stesso che la tiene prigioniera. Ma chi è, in realtà, quest'uomo? Uno psicopatico? Qualcuno che ha a che fare con il passato di Laura? Chi è, e perché la tiene prigioniera? Un thriller dal ritmo serrato e dall’azione mozzafiato ricca di colpi di scena, pluripremiato con il XX Premio Born de Teatre nel 1996/ e

il Premio de la crítica Serrad’Or. «Appena ho letto il testo di Galceran - rivela Luciano Melchionna ho visualizzato l'azione in un luogo dove realtà e finzione potessero coniugarsi perfettamente: un cinema abbandonato, fatiscente, isolato dal mondo. Un luogo molto confortevole, un tempo, mosso dal fermento dei sogni e dell'immagina-

zione di chissà quanti cineasti e spettatori: oggi location decadente, dimenticata da tutti e dunque perfetta per lo svolgersi di un thriller, di un vero e proprio incubo. Un po' come l'amore che può spegnersi lentamente, inaridire, fino a rivelarsi una trappola mortale per chi, per immaturità o vocazione 'missionaria', si abbandona ingenuamente

DOMANI A FORMIA

Con «Imprevisti e Probabilità»

Via Vitruvio apre al teatro n’intera serata all’insegna della magia del teatro, tra risate ed emozioni, domani a Formia. Imbonitori imbroglioni, un prete frettoloso e credenti troppo ferventi, parrucchiere maldestre e una matrigna insopportabile, donne innamorate e donne che vorrebbero amare ma non sanno come fare. A partire dalle ore 19.30 , formiani e turisti potranno passeggiare per via Vitruvio, nella zona pedonale, ed incontrare strampalati, divertenti e coloratissimi personaggi tratti dagli spettacoli di maggior successo della compagnia teatrale «Imprevisti e Probabilità». La città sarà piacevolmente invasa da un piccolo universo di tipi umani e teatrali che sapranno far ridere e sorridere. Lungo l’area che va da Via Vitruvio a Piazza Vittoria ed il palazzo comunale, ci saranno cinque postazioni in cui gli attori professionisti della compagnia e alcuni allievi del laboratorio teatrale «Il respiro dei sogni» daranno

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vita a brevi interventi teatrali, dinamici, surreali, e pieni di ironia. I brani saranno tratti da: «Gli amanti del metrò» con Soledad Agresti; «Delitti imperfetti» con Janos Agresti, Annamaria Aceto, Valentina Fantasia, Eva Albini, Maria Teresa Crisci; «Neapopuli» con Raffaele Furno e Anna Andreozzi; «Giorni felici» con Isabella Sandrini e Gabriella Napolitano; «Il teatro fa fare questo ed altro» con Benedetto Supino e Antonio Antetomaso. Un’iniziativa originale per trascorrere piacevolmente una notte di fine estate. L’evento è organizzato in collaborazione con la Pro Loco di Formia ed il Centro Commerciale Naturale di Formia. La direzione artistica è a cura di Raffaele Furno. La manifestazione sarà anche occasione per lanciare l'avvio delle iscrizioni al nuovo anno di laboratorio teatrale de «Il Respiro dei Sogni». S.N.

alle dinamiche malate del 'carnefice/vittima', dalle grinfie del quale è difficile sottrarsi, specie se si è concesso troppo». Nato nel 1964 a Barcellona, Jordi Galceran ha scritto il thriller dopo aver visto la violenza «raffinata» e continuata di un gatto verso un topo in un’aiuola: «Non so molto del comportamento animale – spiega l’autore - però mi sorprese che un gatto potesse avere un tipo di atteggiamento che consideravo specificamente umano: la perversità. Perché il suo gioco era perverso; non c’era necessità di ammazzare quel topo né di farlo soffrire in quella maniera... Ho immaginato quel tipo di persona che fa della vita con il proprio partner un inferno, che disprezza i diritti e il dolore degli altri e ho scritto ‘Parole Incatenate’». Lo spettacolo replica il 28 agosto, poi è atteso in tournèe. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

MARINA DI MINTURNO

Sapori e colori a Monte d’Argento DI GIANNI CIUFO

olori e sapori nella zona di levante di Monte d'Argento, a Marina di Minturno. Questo il titolo della festa di fine estate che l'associazione «Il Levante di Monte d'Argento» ha organizzato per domani nel piazzale antistante il lido Tahiti. Dalle 19,30 in poi la piazza si animerà con la festa dei bambini caratterizzata dalla presenza del trenino «L'isola che non c'è» e con la presenza dei componenti della casa famiglia Peter Pan. Alle 20,30 è previsto uno spettacolo teatrale in dialetto minturnese curato da Francesco D'Acunto, mentre alle 21 sarà la volta dei Chiattoni Animato, il duo di comici che intratterrà il pubblico sino all'esibizione della Celano Sisters, prossime partecipanti allo spettacolo per giovani cantanti di Canale 5. La serata sarà chiusa da balli latino-americani. Durante la manifestazione sarà possibile degustare alcuni prodotti gastronomici. La neonata associazione «Il Levante di Monte d’Argento» ha come scopo la valorizzazione del territorio ai più sconosciuto, che rappresenta parte integrante del comune. Cittadini e associazioni sono uniti dall’obiettivo comune di dire e di fare, e non di criticare, mostrando l’altra faccia di un sito di interesse collettivo, spesso bistrattato e abbandonato. Questa volta l’intento passerà attraverso le associazioni del volontariato, con un occhio puntato al disagio sociale, qualunque esso sia. «E in tal senso - si legge in una nota dell'associazione - ha svolto un ruolo importante il nostro comune amico e concittadino Erminio Di Nora, che ci ha anche messo in contatto con i protagonisti della serata, tra cui Mamma Margherita, un’associazione che si occupa di reinserimento e assistenza delle persone che vivono un disagio e che vogliono tornare a riappropriarsi della loro vita. Il pesce donato dai pescatori, in ricordo della nascita di Doni dal Mare, grazie alla presenza di don Luigi Marchetta nel 2007, verrà cucinato e il ricavato consegnato nelle mani delle cooperative e associazioni destinatarie del progetto di vita».

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14-09-2013

Todifestival: Montanari e Pandolfi come il gatto col topo

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a cura di Piergiorgio Mori Stampa Condividi

Melchionna dirige "Parole incatenate" di Jordi Galceran, a maggio al Quirino di Roma

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Una donna legata su un tavolaccio. E un video sul quale appare un uomo che narra come ha iniziato la sua carriera di serial killer. Inizia così Parole incatenate (dal gioco basato sulla ripresa di una parola a partire dalla sillaba finale), il thriller claustrofobico di Jordi Galceran nella versione italiana di Pino Tierno. Uno spettacolo ad altissima tensione, che non lascia indifferenti gli spettatori e che è poi un po’ il marchio di fabbrica degli spettacoli presentati al Todifestival, dove quest’anno è tornato alla direzione il suo ideatore, Silvano Spada. Un ritorno che ha fatto lievitare di nuovo il prestigio della rassegna con spettacoli di drammaturgia contemporanea alternati a mostre, dibattiti e incontri di vario genere culturale. Presentato come uno spettacolo sul femminicidio, in realtà, la storia è molto più complessa, con un duello psicologico incalzante e serrato tra un uomo e una donna che giocano come al gatto col topo. La trama si dipana come una matrioska svelando via via verità sempre più complesse sul rapporto tra i due e con rivelazioni sempre più sconvolgenti. Proprio in questo andirivieni di verità che si affermano e si negano, il susseguirsi di colpi di scena sta la forza dello spettacolo messo in scena da Luciano Melchionna utilizzando con maestria lo spazio e adoperando in modo corretto le corde degli attori da lui diretti.

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Sul testo però, detti gli aspetti più intriganti, va anche segnalato che, a un certo punto, la storia pare, sul finale, in maniera un po’ narcistica avvitarsi su se stessa, quasi compiacendosi l’autore della capacità di stupire, in un passaggio continuo dalla tensione drammatica al grottesco disorientando lo spettatore. Effetto voluto e opzione estetica che può piacere o non piacere. Molto bravi gli interpreti con Francesco Montanari che riesce a miscelare i toni dell’uomo, killer seriale, tra l’humour nero e il drammatico e Claudia Pandolfi, capace di passare con disinvoltura dal ruolo della vittima a quello del carnefice. Lo spettacolo dovrebbe arrivare sulle scene nel maggio del prossimo anno, al Teatro Quirino.

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Al Todi Festival spettatori "incatenati" alle poltrone | Giornale...

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Cultura & Spettacoli

Al Todi Festival spettatori "incatenati" alle poltrone Standing ovation per la commedia-thriller messa in scena da Claudia Pandolfi e Francesco Montanari al Teatro Comunale ARTICOLO | MAR, 27/08/2013 - 23:00 | DI REDAZIONE

«Raggiungere il teatro a piedi è una gioia. La città di Todi, che purtroppo non avevo avuto modo di conoscere a fondo, è a misura d'uomo; debuttare in questo palcoscenico è davvero emozionante ma allo stesso tempo mi fa stare concentrata sullo spettacolo». Queste le impressioni a caldo di Claudia Pandolfi, al suo arrivo al Festival di Todi per la messa in scena della pièce teatrale che la vede protagonista al fianco di Francesco Montanari, "Parole incatenate", per la regia di Luciano Melchionna. La "prima" è andata in scena ieri sera al Teatro Comunale di Todi, replica questa sera alle 19. Il pubblico ha dimostrato di apprezzare in pieno il lavoro drammaturgico caratterizzato da tocchi di crudeltà e perversione e da un susseguirsi di colpi di scena. "Parole incatenate" non è solo un thriller, ma una vicenda profonda e complessa: un duello senza esclusioni di colpi in cui verità e finzione, desideri e bugie parlano della parte oscura e torbida che è in ciascuno di noi e delle violenze nei confronti delle donne all'interno di una coppia. Non a caso l'opera di Jordi Galcerán, uno dei più rappresentati scrittori viventi, è tra le più premiate e la regia di Luciano Melchionna sicuramente ne valorizza e rispetta la qualità e lo spessore. La storia è quella di Laura, tenuta prigioniera in uno scantinato da Ramon, il quale le confessa di essere un serial killer e di aver già ucciso diciassette persone: una al mese, tutte scelte a caso. L'uomo ha sequestrato la ragazza e la costringe ad un inquietante gioco di società, un gioco di parole e sillabe da "incatenare" tra loro. La commedia rivela una sua perfetta strutturazione, in cui lo spettatore si sente calamitato come in un vortice senza fondo. Un luogo buio dell'anima. Il lavoro ha ottenuto il Premio Born de Teatre en 1996/ Premio de la crítica Serra d'Or. Ma il successo di pubblico e critica che hanno interessato la commedia presentata ieri al Todi Festival seguono a ruota quelli che hanno fatto registrare gli spettacoli teatrali dei giorni scorsi. Tanti applausi per "Raffaele Viviani", con Franco Acampora, che per lo spettacolo ha ricoperto il duplice ruolo di attore e regista, al fianco di Carla Ferrero e al pianoforte Carlo Negroni. Uno spettacolo vivo su Viviani con il suo universo inesauribile: storie, personaggi, denunce sociali, comicità e drammaticità e le splendide musiche e canzoni che collocano Viviani tra i giganti della cultura europea con un linguaggio che diventa internazionale. Apprezzatissimo "Mettiti nei miei panni", con Mauro Bronchi e Graziano Sirci , scritto e diretto da Giovanni Franci, dove la famiglia è il tema centrale, ma è solo un pretesto per rovesciare tanti luoghi comuni, mettere in tavola tutti i nostri segreti, chiedere conto delle proprie vicende: conti in sospeso mai risolti e donarsi l'abbraccio che ci si è sempre negati. Continua a raccogliere consensi "Che co'sex?" con Gianluca Ramazzotti per suo adattamento e regia. Uno dei monologhi più brillanti degli ultimi anni, scritto da uno dei comici e scrittori più irriverenti del teatro inglese Richard Herring. Perfino commovente "Steve e Bill", con Raffaele Buranelli, Fulvio Calderoni, Federico Inganni, Michele Lattanzio, Riccardo Mandolini e Maro Mandolini, nelle vesti di attore e regista. Steve Jobs e Bill Gates, due uomini che hanno impresso la loro impronta nello sviluppo tecnologico, due personalità affascinanti, amici e concorrenti. Due marchi, Mac e Windows, che ci hanno cambiato la vita.

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RomaTeatro

Prima nazionale di “Parole incatenate” di Jordi Galceran con Claudia Pandolfi e Francesco Montanari Il 27 agosto 2013 al Festival di Todi. La replica il 28 agosto Redazione - 23 agosto 2013

Da sinistra: Melchionda, Montanari,Pandolfi

Il 27 agosto 2013 ci sarà al Festival di Todi la prima nazionale di ”Parole incatenate” di Jordi Galceran con Claudia Pandolfi e Francesco Montanari, regia Luciano Melchionna. La replica il 28 agosto, cui seguirà la tournèe. Con tocchi di crudeltà e perversione e il susseguirsi di colpi di scena, “Parole incatenate” non è solo un thriller, ma una vicenda profonda e complessa: un duello senza esclusioni di colpi in cui verità e finzione, desideri e bugie parlano della parte oscura e torbida che c’è in noi e delle violenze nei confronti delle donne all’interno di una coppia. La versione italiana è di Pino Tierno; assistente alla regia Scene Musica Costumi Gaia Benassi, Alessandro Chiti, Stefano Fresi, Michela Marino. Regia di Luciano Melchionna. Progetto Artistico Organizzazione Gianluca Ramazzotti Giuseppe Liguoro, Produzione Ente Teatro Cronaca. L’autore JORDI GALCERAN - Nato a Barcellona nel 1964, è attualmente uno degli autori europei più rappresentati al mondo. E’ drammaturgo, sceneggiatore per il cinema e la tv, oltre che autore di racconti e adattatore in catalano e castigliano di numerose opere straniere. Deve la sua fama internazionale all’opera. Il metodo Grönholm. Ha studiato Filologia catalana all’Università di Barcellona e ha iniziato a scrivere per il teatro nel 1988. Nel 1995 ha vinto numerosi premi con Parole incatenate. Altre sue opere importanti sono Dakota e Carnaval.


Teatro, Claudia Pandolfi e Francesco Montanari in "Parole incatenate", regia di Luciano Melchionna. L'intervista di Fattitaliani In evidenza

Tommaso Le Pera

Stasera, 27 agosto 2013, al Festival di Todi andrà in scena la prima nazionale di ”Parole incatenate” di Jordi Galceran con Claudia Pandolfi e Francesco Montanari, regia Luciano Melchionna. Si replica il 28 agosto, a seguire la tournèe.

Videointervista di Fattitaliani a Claudia Pandolfi e Francesco Montanari Con tocchi di crudeltà e perversione e il susseguirsi di colpi di scena, “Parole incatenate” non è solo un thriller, ma una vicenda profonda e complessa: un duello senza esclusioni di colpi in cui verità e finzione, desideri e bugie parlano della parte oscura e torbida che c’è in noi e delle violenze nei confronti delle donne all’interno di una coppia. La versione italiana è di Pino Tierno; assistente alla regia Gaia Benassi, Scene Alessandro Chiti, Musica Stefano Fresi, Costumi Michela Marino. Regia di Luciano Melchionna. Progetto Artistico Organizzazione Gianluca Ramazzotti Giuseppe Liguoro, Produzione Ente Teatro Cronaca. L’autore JORDI GALCERAN - Nato a Barcellona nel 1964, è attualmente uno degli autori europei più rappresentati al mondo. E’ drammaturgo, sceneggiatore per il cinema e la tv, oltre che autore di racconti e adattatore in catalano e castigliano di numerose opere straniere. Deve la sua fama internazionale all’opera. Il metodo Grönholm. Ha studiato Filologia catalana all’Università di Barcellona e ha iniziato a scrivere per il teatro nel 1988. Nel 1995 ha vinto numerosi premi con Parole incatenate. Altre sue opere importanti sono Dakota e Carnaval. Ultima modifica il Martedì, 27 Agosto 2013 11:52 Pubblicato in Interviste


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27 agosto prima nazionale Festival di Todi

"Parole incatenate" di Jordi Galceran con Claudia Pandolfi e Francesco Montanari regia Luciano Melchionna replica 28 agosto poi in tournèe Ente Teatro Cronaca e Artù presentano Claudia Pandolfi Francesco Montanari in

Parole incatenate un thriller di JORDI GALCERAN versione italiana di Pino Tierno Assistente alla regia Scene Musica Costumi Gaia Benassi Alessandro Chiti Stefano Fresi Michela Marino Regia Luciano Melchionna Progetto Artistico Organizzazione Gianluca Ramazzotti Giuseppe Liguoro Produzione Ente Teatro Cronaca Imprigionata in una buia cantina, Laura una psichiatra sui trent’anni guarda con orrore un video dove un uomo confessa di essere un serial killer. L’uomo apparentemente innocuo, è lo stesso che la tiene prigioniera. Ma chi è, in realtà, quest'uomo? Uno psicopatico? Qualcuno che ha a che fare con il passato di Laura? Chi è, e perché la tiene prigioniera? In un clima di tensione crescente inizia la sfida delle “Parole Incatenate”. La posta in gioco è la vita stessa di Laura. Il gioco comincia… Con la sua perfetta strutturazione, i suoi tocchi di crudeltà e perversione, e il suo convulso susseguirsi di colpi di scena, "Parole incatenate" non è solo un thriller mozzafiato ma una storia profonda e complessa, un duello senza esclusioni di colpi, in cui verità e finzione, desideri e bugie parlano della parte oscura e torbida che è in ciascuno di noi. XX Premio Born de Teatre en 1996/ Premio de la crítica Serrad’Or. Appena ho letto il testo di Galceran ho visualizzato l'azione in un luogo dove realtà e finzione potessero coniugarsi perfettamente: un cinema abbandonato, fatiscente, isolato dal mondo. Un luogo molto confortevole, un tempo, mosso dal fermento dei sogni e dell'immaginazione di chissà quanti cineasti e spettatori: oggi location decadente, dimenticata da tutti e dunque perfetta per lo svolgersi di un thriller, di un vero e proprio incubo. Un po' come l'amore che può spegnersi lentamente, inaridire, fino a rivelarsi una trappola mortale per chi, per immaturità o vocazione 'missionaria', si abbandona ingenuamente alle dinamiche malate del 'carnefice/vittima', dalle grinfie del quale è difficile sottrarsi, specie se si è concesso troppo. Nella penombra, in silhouette, una giovane donna è seduta al centro della platea di quell'ex sala cinematografica, tra poltrone divelte e polverose. Davanti a lei, gigantesco, campeggia il primissimo piano del volto di un uomo, proiettato sul vecchio schermo strappato, impolverato, pieno di muffa. L'uomo nel video parla davanti a sé,


guardando in camera, ancora sudato e affannato per l'omicidio che dice di aver appena commesso: presto confesserà di essere un serial killer e di aver già ucciso diciotto persone, una al mese, tutte scelte a caso. La giovane donna, legata e imbavagliata, assiste sola e inerme all'inquietante proiezione finché non si riaccendono le luci e quello stesso uomo, serafico e sorridente, appare accanto a lei. L'uomo ha sequestrato la ragazza e la costringe ad un inquietante gioco di società, un gioco di parole e sillabe da 'incatenare' tra loro. Un gioco al massacro. In palio la vita di lei. Tra colpi bassi e cedimenti psicologici, scabrose verità, menzogne e calunnie infamanti, appare presto chiaro che i due si conoscono molto bene, in realtà. Le regole del 'gioco' si mostrano 'imperfette' e il loro rapporto, fatiscente e finto come il luogo che li ospita, rivela tutto il suo orrore… Un testo che non da respiro, magistralmente interpretato da Claudia e Francesco, due attori coraggiosi che si sono messi in gioco fino in fondo, con me, per dar vita e voce a questo disperato e doveroso monito. Luciano Melchionna L’autore JORDI GALCERAN Nato a Barcellona nel 1964, è attualmente uno degli autori europei più rappresentati al mondo. E' drammaturgo, sceneggiatore per il cinema e la tv, oltre che autore di racconti e adattatore in catalano e castigliano di numerose opere straniere. Deve la sua fama internazionale all’opera Il metodo Grönholm. Ha studiato Filologia catalana all’Università di Barcellona e ha iniziato a scrivere per il teatro nel 1988. Nel 1995 ha vinto numerosi premi con Parole incatenate. Altre sue opere importanti sono Dakota e Carnaval. Note dell'autore Ho immaginato quel tipo di persona che fa della vita con il proprio partner un inferno, che disprezza i diritti e il dolore degli altri e ho scritto Parole incatenate. Una notte, è passato ormai qualche anno, tornavo a casa a piedi Era una notte calda, silenziosa, di quelle che a Barcellona capitano soltanto alcune volte, in agosto. In un’aiuola vidi un gatto grigio, che sembrava tutto preso da qualcosa. Quando fui abbastanza vicino, vidi che questo qualcosa era un topolino di colore bruno. Stavano immobili, l’uno di fronte all’altro, in tensione, e si guardavano. Non potei fare a meno di guardare anch’io. I due rimasero così per qualche istante, soppesando, credo, l’uno le possibilità dell’altro. All’improvviso, il topo comincio a correre verso destra. Il gatto, con un semplice salto, gli piombò addosso, immobilizzandolo. Rimase così per qualche secondo e poi lo liberò, apparentemente senza che il topo ne avesse sofferto alcun danno. Il gatto si era piantato ancora una volta davanti alla sua preda e, nuovamente, lo osservava. Qualche secondo di attesa e il topo ripeté il suo tentativo, con identico risultato. E poi una volta ancora. Mi resi conto che stavo assistendo alla viva rappresentazione di una frase fatta: giocare come il gatto con il topo. Perché, in effetti, il gatto stava giocando. La sua superiorità era evidente, poteva farla finita con il topo quando voleva, eppure continuava a dargli speranze, offrendogli possibilità di fuga. Il gioco si ripeté ancora un paio di volte, fina a che il gatto azzannò il topo su una delle zampette posteriori, mentre lo teneva immobilizzato. Rimase a lungo con i denti conficcati nella zampa del topo, fino a che non lo liberò nuovamente. Il topo cercò ancora di fuggire, ma con una zampa ferita, probabilmente rotta, non poteva andare molto lontano. Si trascinava. Il gatto lo seguì per qualche metro, fino a che, con un nuovo salto, gli si piazzò nuovamente davanti. Si guardarono. Il gatto gli diede qualche spinta con gli artigli, come per invitarlo a fuggire ancora. Il topo, pateticamente, ci provò, intanto che il gatto lo osservava. Poi questi gli si avvicinò di nuovo e lo immobilizzò. Stavolta, però, conficcò i denti nel collo. Il topo si dimenò per qualche istante, fino a che rimase immobile. Il gatto gli diede un paio di colpi per accertarsi che fosse morto e poi se ne andò via. Andò via e basta. Non voleva mangiarlo. Stava giocando con lui, e quando il gioco s’era fatto noioso, lo uccise e se ne andò. Non so molto del comportamento animale, però mi sorprese che un gatto potesse avere un tipo di atteggiamento che consideravo specificamente umano: la perversità. Perché il suo gioco era perverso; non c’era necessità di ammazzare quel topo né di farlo soffrire in quella maniera. Proseguii il cammino verso casa, senza smettere di pensare a quello che avevo appena visto. Perché quella crudeltà? Che tipo di istinto l’aveva fatto agire in quel modo? Forse si stava esercitando, preparandosi per altre prede, come fanno i cuccioli quando si azzuffano fra loro. Sì, di sicuro era così. Il gatto portava un collarino di cuoio. Quindi era un gatto domestico. Un gatto che doveva esser scappato di casa o che era stato abbandonato o che, semplicemente, aveva fatto una fuga notturna e ora sarebbe tornato dai suoi padroni. Allora immaginai che quell’atteggiamento così perverso poteva averlo imparato solo dal contatto con gli umani. Noi umani sì che siamo crudeli. Cercai di immaginare con chi potesse vivere quel gatto, per aver fatto suo un comportamento tanto malvagio. Ho immaginato quel tipo di persona che fa della vita con il proprio partner un inferno, che gode nell’umiliare, che non prova empatia, che disprezza i diritti e il dolore degli altri. Ho immaginato un uomo e una donna osservati da quel gatto e, con quell’uomo e con quella donna, ho scritto Parole incatenate. Jordi Galceran articolo pubblicato il: 22/08/2013


PPN prima pagina news

Spetcul - Claudia Pandolfi e Francesco Montanari a teatro con

Parole incatenate Roma - 21 ago (Prima Pagina News) "Parole incatenate" di Jordi Galceran con Claudia Pandolfi e Francesco Montanari regia Luciano Melchionna replica 28 agosto poi in tournèe Con tocchi di crudeltà e perversione e il susseguirsi di colpi di scena, "Parole incatenate"non è solo un thriller, ma una vicenda profonda e complessa: un duello senza esclusioni di colpi in cui verità e finzione, desideri e bugie parlano della parte oscura e torbida che c'è in noi e delle violenze nei confronti delle donne all'interno di una coppia. Imprigionata in una buia cantina, Laura una psichiatra sui trent’anni guarda con orrore un video dove un uomo confessa di essere un serial killer. L’uomo apparentemente innocuo, è lo stesso che la tiene prigioniera. Ma chi è, in realtà, quest'uomo? Uno psicopatico? Qualcuno che ha a che fare con il passato di Laura? Chi è, e perché la tiene prigioniera? In un clima di tensione crescente inizia la sfida delle “Parole Incatenate”. La posta in gioco è la vita stessa di Laura. Il gioco comincia… Con la sua perfetta strutturazione, i suoi tocchi di crudeltà e perversione, e il suo convulso susseguirsi di colpi di scena, "Parole incatenate" non è solo un thriller mozzafiato ma una storia profonda e complessa, un duello senza esclusioni di colpi, in cui verità e finzione, desideri e bugie parlano della parte oscura e torbida che è in ciascuno di noi.

(PPN) 21 ago 2013 18:26


http://www.romeguide.it/index.php Titolo: PAROLE INCATENATE con Claudia Pandolfi Luogo: QUIRINO - Guarda tutta la programmazione del teatro Dal: 06/05/2014 al: 18/05/2014 go to english version

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06.18 Maggio 2014 ARTÚ di Gianluca Ramazzotti e Ente Teatro Cronaca di Giuseppe Liguoro Claudia Pandolfi Francesco Montanari PAROLE INCATENATE un thriller di Jordi Galceran versione italiana di Pino Tierno scene Alessandro Chiti costumi Michela Marino disegno luci Camilla Piccioni musiche originali Gianluca Attanasio regia Luciano Melchionna testo in Prima Nazionale - novità assoluta per l'Italia A VOLTE LE PAROLE POSSONO UCCIDERE... Note del regista Un cinema abbandonato, fatiscente, isolato dal mondo all'apparenza. Uscite di sicurezza sbarrate da tavole di legno inchiodate. Nella penombra distinguiamo, in silhouette, una giovane donna, Laura, seduta al centro della platea di quell'ex sala cinematografica, tra poltrone divelte e polverose. Davanti a lei, gigantesco, campeggia il primissimo piano del volto di un uomo, proiettato sul vecchio schermo strappato e sporco di muffa. L'uomo parla davanti a sé, guardando in camera. Ancora sudato e affannato per l'omicidio che dice di aver appena commesso. Confessa di essere un serial killer e di aver già ucciso diciassette persone: una al mese, tutte scelte a caso. La giovane donna, legata e imbavagliata, assiste inerte all'inquietante proiezione finché non si riaccendono le luci e quello stesso uomo, serafico e sorridente, appare accanto a lei. L'uomo ha sequestrato la ragazza e la costringe ad un inquietante gioco di società, un gioco di parole e sillabe da 'incatenare' tra loro. Con la sua perfetta strutturazione, i suoi tocchi di crudeltà e perversione, e il suo convulso susseguirsi di colpi di scena, "Parole incatenate" non è solo un thriller mozzafiato ma una storia profonda e complessa, un duello senza esclusioni di colpi, in cui verità e finzione, desideri e bugie parlano della parte oscura e torbida che è in ciascuno di noi. XX Premio Born de Teatre en 1996/ Premio de la crítica Serra d’Or


Parole incatenate:”le parole possono uccidere….” Scritto da dimambro on venerdì, 23 agosto

Al Festival di Todi il 27 Agosto, prima nazionale di “Parole incatenate di Jordi Galceran, con Claudia Pandolfi, Francesco Montanari e la regia di Luciano Melchionna. Replica il 28 Agosto e poi in tournèe.

Con tocchi di crudeltà e perversione e il susseguirsi di colpi di scena, “Parole incatenate”non è solo un thriller, ma una vicenda profonda e complessa: un duello senza esclusioni di colpi in cui verità e finzione, desideri e bugie parlano della parte oscura e torbida che c’è in noi e delle violenze nei confronti delle donne all’interno di una coppia. Mai come il periodo socio-storico attuale è importante affrontare “quella parte oscura” presente in ognuno di noi. La violenza è solo una delle manifestazioni della parte oscura. Ma ce ne sono tante altre e spesso si manifestano in mille modi diversi: crudeltà, turismo sessuale, pedofilia, crudeltà sulle persone. Spesso bisognerebbe chiedersi anche questo: le scoperte dell’uomo sono progresso o la lunga mano della parte oscura? Un discorso complesso e vasto. Giovani persi nell’alcool, le droghe, nel sesso perverso,hanno coscienza delle loro azioni. Un mondo “oscuro” spesso prende il sopravvento sulla “luce”


Imprigionata in una buia cantina, Laura una psichiatra sui trent’anni guarda con orrore un video dove un uomo confessa di essere un serial killer. L’uomo apparentemente innocuo, è lo stesso che la tiene prigioniera. Ma chi è, in realtà, quest’uomo? Uno psicopatico? Qualcuno che ha a che fare con il passato di Laura? Chi è, e perché la tiene prigioniera? In un clima di tensione crescente inizia la sfida delle “Parole Incatenate”. La posta in gioco è la vita stessa di Laura. Il gioco comincia… Con la sua perfetta strutturazione, i suoi tocchi di crudeltà e perversione, e il suo convulso susseguirsi di colpi di scena, “Parole incatenate” non è solo un thriller mozzafiato ma una storia profonda e complessa, un duello senza esclusioni di colpi, in cui

verità e finzione, desideri e bugie parlano della parte oscura

e torbida che è in ciascuno di noi. un thriller di JORDI GALCERAN, con Claudia Pandolfi, Francesco Montanari e la regia di Luciano Melchionna XX Premio Born de Teatre en 1996/ Premio de la crítica Serrad’Or.


SaltinAria.it - Teatro, "PAROLE INCATENATE", REGIA DI LUCIANO MELCHIONNA, CON CLAUDIA PANDOLFI E FRANCESCO MONTANARI, DEBUTTA AL TODI FESTIVAL 2013 V e n e r d ì ,

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A g o s t o

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R e d a z i o n e

T e a t r o

"Parole incatenate" di Jordi Galceran, con Claudia Pandolfi e Francesco Montanari e la regia Luciano Melchionna, debutta al Todi Festival 2013 martedì 27 agosto (replica anche il 28 agosto poi in tournèe). Con tocchi di crudeltà e perversione e il susseguirsi di colpi di scena, "Parole incatenate" non è solo un thriller, ma una vicenda profonda e complessa: un duello senza esclusioni di colpi in cui verità e finzione, desideri e bugie parlano della parte oscura e torbida che c'è in noi e delle violenze nei confronti delle donne all'interno di una coppia.

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PANDOLFI e Francesco MONTANARI in PAROLE INCATENATE un thriller di JORDI GALCERAN versione italiana di Pino Tierno assistente alla regia Gaia Benassi scene Alessandro Chiti musica Stefano Fresi costumi Michela Marino regia LUCIANO MELCHIONNA Progetto Artistico Gianluca Ramazzotti Organizzazione Giuseppe Liguoro Produzione Ente Teatro Cronaca NOTE Imprigionata in una buia cantina, Laura una psichiatra sui trent’anni guarda con orrore un video dove un uomo confessa di essere un serial killer. L’uomo apparentemente innocuo, è lo stesso che la tiene prigioniera. Ma chi è, in realtà, quest'uomo? Uno psicopatico? Qualcuno che ha a che fare con il passato di Laura? Chi è, e perché la tiene prigioniera? In un clima di tensione crescente inizia la sfida delle “Parole Incatenate”. La posta in gioco è la vita stessa di Laura. Il gioco comincia… Con la sua perfetta strutturazione, i suoi tocchi di crudeltà e perversione, e il suo convulso susseguirsi di colpi di scena, "Parole incatenate" non è solo un thriller mozzafiato ma una storia profonda e complessa, un duello senza esclusioni di colpi, in cui verità e finzione, desideri e bugie parlano della parte oscura e torbida che è in ciascuno di noi. XX Premio Born de Teatre en 1996/ Premio de la crítica Serrad’Or NOTE DI REGIA

Appena ho letto il testo di Galceran ho visualizzato l'azione in un luogo dove realtà e finzione

potessero coniugarsi perfettamente: un cinema abbandonato, fatiscente, isolato dal mondo. Un luogo molto confortevole, un tempo, mosso dal fermento dei sogni e dell'immaginazione di chissà quanti cineasti e spettatori: oggi location decadente, dimenticata da tutti e dunque perfetta per lo svolgersi di un thriller, di un vero e proprio incubo. Un po' come l'amore che può spegnersi lentamente, inaridire, fino a rivelarsi una trappola mortale per chi, per immaturità o vocazione 'missionaria', si abbandona ingenuamente alle dinamiche malate del 'carnefice/vittima', dalle grinfie del quale è difficile sottrarsi, specie se si è concesso troppo. Nella penombra, in silhouette, una giovane donna è seduta al centro della platea di quell'ex sala cinematografica, tra poltrone divelte e polverose. Davanti a lei, gigantesco, campeggia il primissimo piano del volto di un uomo, proiettato sul vecchio schermo strappato, impolverato, pieno di muffa. L'uomo nel video parla davanti a sé, guardando in camera, ancora sudato e affannato per l'omicidio che dice di aver appena commesso: presto confesserà di essere un serial killer e di aver già ucciso diciotto persone, una al mese, tutte scelte a caso. La giovane donna, legata e imbavagliata, assiste sola e inerme all'inquietante proiezione finché non si riaccendono le luci e quello stesso uomo, serafico e sorridente, appare accanto a lei. L'uomo ha sequestrato la ragazza e la costringe ad un inquietante gioco di società, un gioco di parole e sillabe da 'incatenare' tra loro. Un gioco al massacro. In palio la


vita di lei. Tra colpi bassi e cedimenti psicologici, scabrose verità, menzogne e calunnie infamanti, appare presto chiaro che i due si conoscono molto bene, in realtà. Le regole del 'gioco' si mostrano 'imperfette' e il loro rapporto, fatiscente e finto come il luogo che li ospita, rivela tutto il suo orrore… Un testo che non da respiro, magistralmente interpretato da Claudia e Francesco, due attori coraggiosi che si sono messi in gioco fino in fondo, con me, per dar vita e voce a questo disperato e doveroso monito. LUCIANO MELCHIONNA L’autore JORDI GALCERAN Nato a Barcellona nel 1964, è attualmente uno degli autori europei più rappresentati al mondo. E' drammaturgo, sceneggiatore per il cinema e la tv, oltre che autore di racconti e adattatore in catalano e castigliano di numerose opere straniere. Deve la sua fama internazionale all’opera Il metodo Grönholm. Ha studiato Filologia catalana all’Università di Barcellona e ha iniziato a scrivere per il teatro nel 1988. Nel 1995 ha vinto numerosi premi con Parole incatenate. Altre sue opere importanti sono Dakota e Carnaval. Note dell'autore Ho immaginato quel tipo di persona che fa della vita con il proprio partner un inferno, che disprezza i diritti e il dolore degli altri e ho scritto Parole incatenate. Una notte, è passato ormai qualche anno, tornavo a casa a piedi Era una notte calda, silenziosa, di quelle che a Barcellona capitano soltanto alcune volte, in agosto. In un’aiuola vidi un gatto grigio, che sembrava tutto preso da qualcosa. Quando fui abbastanza vicino, vidi che questo qualcosa era un topolino di colore bruno. Stavano immobili, l’uno di fronte all’altro, in tensione, e si guardavano. Non potei fare a meno di guardare anch’io. I due rimasero così per qualche istante, soppesando, credo, l’uno le possibilità dell’altro. All’improvviso, il topo comincio a correre verso destra. Il gatto, con un semplice salto, gli piombò addosso, immobilizzandolo. Rimase così per qualche secondo e poi lo liberò, apparentemente senza che il topo ne avesse sofferto alcun danno. Il gatto si era piantato ancora una volta davanti alla sua preda e, nuovamente, lo osservava. Qualche secondo di attesa e il topo ripeté il suo tentativo, con identico risultato. E poi una volta ancora. Mi resi conto che stavo assistendo alla viva rappresentazione di una frase fatta: giocare come il gatto con il topo. Perché, in effetti, il gatto stava giocando. La sua superiorità era evidente, poteva farla finita con il topo quando voleva, eppure continuava a dargli speranze, offrendogli possibilità di fuga. Il gioco si ripeté ancora un paio di volte, fina a che il gatto azzannò il topo su una delle zampette posteriori, mentre lo teneva immobilizzato. Rimase a lungo con i denti conficcati nella zampa del topo, fino a che non lo liberò nuovamente. Il topo cercò ancora di fuggire, ma con una zampa ferita, probabilmente rotta, non poteva andare molto lontano. Si trascinava. Il gatto lo seguì per qualche metro, fino a che, con un nuovo salto, gli si piazzò nuovamente davanti. Si guardarono. Il gatto gli diede qualche spinta con gli artigli, come per invitarlo a fuggire ancora. Il topo, pateticamente, ci provò, intanto che il gatto lo osservava. Poi questi gli si avvicinò di nuovo e lo immobilizzò. Stavolta, però, conficcò i denti nel collo. Il topo si dimenò per qualche istante, fino a che rimase immobile. Il gatto gli diede un paio di colpi per accertarsi che fosse morto e poi se ne andò via. Andò via e basta. Non voleva mangiarlo. Stava giocando con lui, e quando il gioco s’era fatto noioso, lo uccise e se ne andò. Non so molto del comportamento animale, però mi sorprese che un gatto potesse avere un tipo di atteggiamento che consideravo specificamente umano: la perversità. Perché il suo gioco era perverso; non c’era necessità di ammazzare quel topo né di farlo soffrire in quella maniera. Proseguii il cammino verso casa, senza smettere di pensare a quello che avevo appena visto. Perché quella crudeltà? Che tipo di istinto l’aveva fatto agire in quel modo? Forse si stava esercitando, preparandosi per altre prede, come fanno i cuccioli quando si azzuffano fra loro. Sì, di sicuro era così. Il gatto portava un collarino di cuoio. Quindi era un gatto domestico. Un gatto che doveva esser scappato di casa o che era stato abbandonato o che, semplicemente, aveva fatto una fuga notturna e ora sarebbe tornato dai suoi padroni. Allora immaginai che quell’atteggiamento così perverso poteva averlo imparato solo dal contatto con gli umani. Noi umani sì che siamo crudeli. Cercai di immaginare con chi potesse vivere quel gatto, per aver fatto suo un comportamento tanto malvagio. Ho immaginato quel tipo di persona che fa della vita con il proprio partner un inferno, che gode nell’umiliare, che non prova empatia, che disprezza i diritti e il dolore degli altri. Ho immaginato un uomo e una donna osservati da quel gatto e, con quell’uomo e con quella donna, ho scritto Parole incatenate. JORDI GALCERAN Fonte: Ufficio stampa Viola Sbragia


Parole incatenate / Rassegna stampa

un thriller di Jordi Galceran con Claudia Pandolfi e Francesco Montanari regia Luciano Melchionna versione italiana di Pino Tierno scene Alessandro Chiti costumi Michela Marino disegno luci Camilla Piccioni musiche originali Stefano Fresi foto di Tommaso Le Pera distribuzione Stefano Pironti – Chi è di scena Service produzione Ente Teatro Cronaca in coproduzione con Associazione Artù testo in Prima Nazionale – novità assoluta per lʼItalia debutto > 27 agosto 2013 Todi Festival anno di produzione 2013

Ente Teatro Cronaca impresa di produzione teatrale fondata da Mico Galdieri nel 1959 via Benedetto Croce 19 – Napoli telefono e fax: 081 251 41 45 email: info@enteteatrocronaca.it web: www.enteteatrocronaca.it


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