COMUNITÀ IN DIALOGO
CALVISANO - MALPAGA MEZZANE - VIADANA
Editore don Tarcisio Capuzzi - Dir. resp. Gabriele Filippini - Aut. Trib. Bs n. 31/97 del 7/8/97 - Anno XXXVI - N° 278 - Fotocomposizione e Stampa: Grafinpack - Calvisano (BS)
FEBBRAIO 2022
LA DEVOZIONE ALLA BEATA CRISTINA PER VIVERE LA CARITÀ La ricorrenza della Beata Cristina, celebrata con profonda devozione dai Calvisanesi, intensifica l’invito alla conversione a Dio, che trova il suo punto propizio nella Quaresima. Il covid in questi due ultimi anni, ha rallentato, e forse smorzato tale cammino. Le pratiche tipiche della Quaresima, maggiormente rispettate in passato, restano ancora profondi inviti ecclesiastici: dal digiuno alla penitenza, dall’intensificare la preghiera alla pratica della carità. Essa è l’elemento fondante dei Vangeli scomodi che per tanti anni hanno accompagnato la vita di mons. Alessandro Pronzato, il quale aveva nel cardinale Jorge Mario Bergoglio, poi Papa Francesco, un fedele lettore che preparava le omelie riflettendo sui suoi scritti. Osservazioni, parole e richiami che il Pontefice continua a scandire ai nostri giorni. Senza la carità il nostro vivere non conta. Il messaggio dell’Epifania proposto dai quattro Amici africani, richiedenti asilo e residenti in Calvisano in Via Fermi, è profondo. I loro semi di fiori, una miscela di semi indistinti, indefiniti, sconosciuti, fanno germogliare fiori inediti e variegati. Ci dicono:
”Il messaggio che vogliamo condividere è semplice: non avere paura di ciò che non si conosce... la diversità è una ricchezza”. Un invito il loro ad accogliere, che il messaggio evangelico esplicita a fondo parlando di carità che inizia dallo sguardo. Quante paure, intensificate in questo periodo dalle mascherine che coprono i volti, quando incontriamo l’Altro. L’adultera, ma anche Zaccheo, aveva esperienza di sguardi di condanna. Incontrando Cristo il suo sguardo era di fiducia, di accoglienza. Cercando di porre in luce il buono, il meglio che c’è in ogni persona. Andare oltre i nostri pregiudizi, uno sguardo libero dalle lenti deformate dei sospetti, della diffidenza. Un atteggiamento che esce dalla nostra prigione di egoismo, comodità, sicurezza, propri interessi, indifferenza. La Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, è maestra in questo senso: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna”. Aprirsi sull’Altro, non certo con uno sguardo fuggevole e frettoloso. Ma che sa fermarsi in atteggiamento di accoglienza, simpatia, discrezione, cordialità, delicatezza, benevolenza. Dare una dignità all’Altro, così come pensiamo che sia la nostra. Uno sguardo ogni giorno libero, che sa svincolarsi da ogni istinto di possesso. Disarmarlo da ogni elemento che è in noi di ostilità, aggressività, pretese, malignità e durezza. Rinnovarlo e ringiovanirlo, dandogli la capacità di stupore e di meraviglia che fa nuove tutte le cose, anche se sembrano identiche e le stesse di ieri e l’altro ieri. Ridandogli il gusto della scoperta di una cosa nuova. L’Altro inatteso, che però aspettavamo. Capaci di vedere l’Altro, come vorremmo che gli Altri vedessero noi. L’Inno alla carità, nella prima lettera ai Corinzi, resta il «manifesto» più suggestivo della rivoluzione che Cristo porta nel mondo, che resta del tutto attuale nonostante il mondo, in troppe occasioni pare dimenticarsene, magari anche noi. “La carità è paziente, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”. Un profetico e sapienziale Inno all’Amore che abbiamo sentito più volte e che dovremmo cercare di praticare ogni giorno, in ogni famiglia, nella nostra famiglia, nella nostra Unità Pastorale. La devozione alla Beata Cristina e l’imminente Quaresima che ci porta alla Pasqua di Resurrezione, possa trovare la nostra testimonianza, perché la Carità illumini il nostro vivere. Marino Marini
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