Comunità in dialogo - Giugno 2022

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COMUNITÀ IN DIALOGO

CALVISANO - MALPAGA MEZZANE - VIADANA

Editore don Tarcisio Capuzzi - Dir. resp. Gabriele Filippini - Aut. Trib. Bs n. 31/97 del 7/8/97 - Anno XXXVI - N° 280 - Fotocomposizione e Stampa: Grafinpack - Calvisano (BS)

GIUGNO 2022

LA CHIESA E I SUOI FEDELI, UN SOLO "MESTIERE": AMARE "...L’Amministratore infedele disse fra sé: che farò ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione?... zappare non sono capace..." (Luca 16,1-13). La più inaccettabile della parabole, la più difficile da capire ed ascoltare, quella dell’amministratore infedele che però con la sua scaltrezza e furbizia trova una soluzione. Fino a quel momento aveva pensato solo a sé, ai suoi interessi, l’ingegnosità sua votata all’egoismo e al tornaconto personale. Ora scopre che ci sono gli altri. La propria salvezza passa attraverso l’apertura e la collaborazione di altri. La Chiesa non può vivere in un circuito chiuso. Ne è una prova in questo periodo il Sinodo Pastorale, coinvolgere e fare partecipi coloro che la Chiesa la vivono da fuori. La Chiesa non può autogestirsi, le sue nomine, non sono un privilegio, ma servizio. I beni del Signore, chiusi, protetti, difesi, sono dissipati. La Chiesa, come l’amministratore che si dice incapace di zappare, non può, non deve fare altri mestieri. L’unico suo "mestiere" è quello di perdonare, usare misericordia, compatire, comprendere, aprire, liberare, cioè Amare. Un praticare che riguarda ognuno di noi. Nessuno ha i registri a posto: I conti con Dio non tornano mai. La parabola in questione ci insegna a compiere delle irregolarità, da farsi però in altra maniera. Porre in atto delle irregolarità che vanno a vantaggio del prossimo. Sminuire le colpe degli altri, non ingrandirle e diffonderle, come solitamente facciamo. Ridurre i difetti degli altri, cancellare le offese ed i torti, non ragionare in termini di diritti o di ragione, ma in termini di amore. Le nostre mani tornano pulite, quando le apriamo nel gesto del saluto, del dono, quando le “dissipiamo” per regalare gioia, luce, speranza. Con il prossimo non sono consentite le misure giuste. L’unica misura giusta consentita è la dismisura. Allora il Signore tornerà a fidarsi si noi. E’ una parabola imbarazzante, forse scandalosa. Ma non va imitata, o male interpretata, l’amministratore infedele per sistemare una serie di irregolarità, vi rimedia con altre scorrettezze. Si vuole nascondere una truffa, con altre operazioni illegali. Senza considera che un nuovo peccato, non cancella quello precedente. Ma questo al padrone non interessa, anzi lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. Alcuni, anche studiosi, affermano che è il Signore che dà l’ap-

provazione, anziché il padrone. Ossia, Gesù stesso ammira il comportamento del fattore infedele. Per questo molti parlano di scandalo, dal momento che dando questa interpretazione, sembrerebbe che Dio tenga il sacco al ladro. Ma cerchiamo di chiarire. Il Signore approva l’operato dell’amministratore per la sua scaltrezza, non per la sua disonestà. In questa occasione Gesù non pronuncia un giudizio morale sulla condotta truffaldina, apprezza l’intraprendenza e l’intelligenza del furfante, quasi a dirci che dovrebbe essere una condotta che come cristiani andrebbe praticata nell’accoglienza verso gli altri. Papa Francesco, che dei Vangeli Scomodi di mons. Alessandro Pronzato, è stato e continua ad essere uno dei fedeli lettori, dice: “Gesù ci porta a riflettere su due stili di vita contrapposti”. Quello dell’Amministratore infedele e quello del Vangelo. Il mondo si manifesta con atteggiamenti di corruzione, di inganno, di sopraffazione, di non pagare il dovuto. Invece lo spirito del Vangelo ci chiede uno stile di vita serio, serio ma gioioso improntato all’onestà, alla correttezza, al rispetto degli altri e della loro dignità. E’ questa l’astuzia e la scaltrezza cristiana, che oggi ci esorta a testimoniare. Abbandonare la logica dell’avidità chiusa in se stessa, e abbracciare quella della rettitudine, della mitezza e della condivisione. L’accoglienza dell’Altro, una armonia da effondere in famiglia, così come oltre i nostri cancelli, troppe volte chiusi, nella comunità parrocchiale e sociale. Chissà che nasca la Pace. Marino Marini

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