i nostri
Cani
Anno 59 num. giugno 2013
nella professione, nella famiglia e nella cinofilia. Racconta della casa e del lavoro, dei figli che crescevano e della passione che riprendeva vigore ad ogni successo, dopo ogni delusione perché l’uno e l’altra -dice- sono passaggi obbligati, se vuoi continuare a voltare le pagine del tuo calendario. E dopo Ringo ecco irrompere a scompaginare giorni ed emozioni Zac e Zenit della Cisa. Ciascuno coi suoi trionfi e le sue delusioni ma ognuno indispensabile. Come Zeta della Cisa e Kandar della Cisa e subito dopo il grande Nepal del Vento, Mac della Cisa e Ribot della Noce. Nomi poco noti a cinofili moderni e provvisori ma che hanno contribuito a fare la storia di una cinofilia egregia ed a modo suo eroica com’era eroica quell’Italia che stava crescendo nel lavoro e nella scienza, nelle riforme e nel volontariato. Un’Italia che un tempo guardava ad ogni giorno come ad una conquista e viveva, senza forse esserne consapevole, in un’epoca di titani ed oggi, se ti volti indietro sul sentiero della memoria, non la vedi più perché tutto è cambiato e se proprio hai fortuna ne ritrovi qualche traccia in un museo di periferia insieme a frasi di De Gasperi, Berlinguer e papa Montini.”Ebbi anche, per tre anni, Asso del Vento poi tornato a Rudy Lombardi” dice e racconta di grandi dresseur, e sono altrettante pagine di storia con i volti di Arada, Eugenio Girandola, Gelasio Pannocchi, Mario Marchesi, eppoi Francini, Rovini, Botto, Taccon, Baldoni, Lombardi. E di grandi giudici fra cui Giovanni Radice, Enrico Oddo, Alighiero Ammannati, Paolo Ciceri, Oscar Monaco e cinofili e proprietari egregi e fra loro Franco Grassi, Cervi Ciboldi, Gian Mario Anelli, Giulio Farè, Egisto Nardi, Franco Di Stadio, Rodolfo Pellegrinotti, Claudio Lanzi a cui fecero riferimento Claudio Macchiavelli, Angelo Mocchi, ed organizzatori formidabili e fra loro Luigi Consonni da Seveso”. Eppoi c’era un giornalismo spumeggiante e nuovo con Piero Pieroni che faceva da contrappunto al fascino di Hamingway, Ponce de Leon spumeggiante sempre ed in ogni frase nuovo, Giuseppe Negri capace di inventare nuovi percorsi all’editoria per i cacciatori e Roberto Canali primo e cosi’ geniale da esplorare Sentieri di caccia oltrefrontiera. I nomi si susseguono e per ciascuno un ricordo, un episodio, una frase affettuosa come un abbraccio in un attimo ritrovato. E’ giusto dire “ Però… una volta”? …. La domanda frantuma il silenzio, come un sasso contro i vetri: chissà se la pioggia bagna anche i pensieri. “C’era una volta e c’è ancora…” La voce è lieve, come confidasse un segreto o costruisse una speranza … “perché la cinofilia
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Foto d’epoca. A dx Elio Cantone con l’allora presidente nazionale Federcaccia Paolo Leporati
come ogni sport di passione ed autentico ha grandi risorse per rinnovarsi continuando ad essere se stessa. E ciascun cambiamento dev’essere in meglio. Bisogna prolungare i successi ripetendoli o migliorandoli lungo la medesima strada. Cinofilia significa stare insieme in una grande organizzazione qual è l’Enci capace di dar vita a prove e incontri meravigliosi e pieni di fascino, ammodernandosi e rimanendo nella tradizione: questo per me significa restar attuali”. Tace. Fuori la pioggia continua a stendere la sua coperta di malinconia, i cani a disegnare nei lacet i sogni dei conduttori, e ciascuno di loro vorrebbe una starna sul percorso: sarebbe cogliere un po’ di luce dietro al temporale. E’ bello tacere ed avere il silenzio a farti compagnia e, lontano, come una musica perduta nella memoria, i versi di Alda Merini
“Ascoltavo la pioggia domandare al silenzio quanti nastri di strade annodavano il cuore”. Ma i giovani… “L’unica cosa in cui forse in cui abbiamo sbagliato e di non accorgerci che una parte dei cinofili erano favorevoli solo all’agonismo credendolo estraneo alla cinofilia venatoria e noi non ci siamo impegnati a far comprendere che si sbagliava. Così si sono create due strade che hanno continuano ad allontanarsi fra loro”. Significa? “Non ci siamo resi conto che tutto stava cambiando e in fretta, dall’agricoltura ai costumi, dall’industria alla Società civile e l’uomo doveva assumersi subito nuove responsabilità, anche nel mondo delle passioni, soprattutto nella caccia e nella cinofilia. La natura doveva immediatamente essere riequilibrata, la caccia non poteva diventare un consumo ma rimanere una risorsa economica e per il tempo libero. Ne abbiamo invece voluto
fare un’industria con selvatici sul cofano delle auto illudendoci che la fonte non si sarebbe inaridita. A quei primi errori ne sono seguiti altri ed è giunto un naturalismo miope ed un protezionismo da ignoranti: hanno moltiplicato corvi e gazze, nutrie e volpi, importati nei fossi di campagna persino i gamberi e fatto progredire nei boschi gli scoiattoli americani”. Cosa consiglia ad un giovane? “La passione non si insegna, Ci nasci o t’accorgi di averla ma se manca non la impari. Oggi ci sono tante strutture, tante possibilità per avvicinarsi ad un mondo meraviglioso e se hai la cinofilia nel sangue lo sentirai tuo o lui ti conquisterà. Eppoi bisogna recuperare il piacere della caccia che significa ricerca e lavoro del cane, duello con il selvatico e non la sola soddisfazione della cattura perché una starna sparata a terra, immobile e non sulle ali mentre il cane resta in ferma, una rossa sorpresa in un viottolo e non nell’aria dopo quegli attimi eterni di ferma, guidata o tutte le magie del cane capace di trasformare una cattura in un mosaico da imprimere nella memoria non ha senso”. Fuori muta la cartolina incorniciata dalla finestra: lontano c’è uno spicchio di sereno. Sembra uno squarcio nello straccio scuro del cielo: che abbia ragione chi dice che, ogni volta che piove bisogna pensare al sole al di là delle nubi? “Ricordo i giorni di caccia in cui si decideva di non sparare più alle lepri perché ne erano rimaste poche. Ricordo i fratelli Massa di Alessandria, braccofili veri che andavano in periferia in bicicletta portandosi il cane in una cesta e tornavano dopo un paio d’ore con un capo solo perché quella era la caccia dei veri cacciatori e nessuno se aveva già fatto preda cercava altre occasioni dicendo “se non l’ammazzo io l’ammazza un altro. Ma forse questi oggi son discorsi inutili…” Rodolfo Grassi
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