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«L’Ucraina arriva da noi»

Don Cerquetella: la diocesi ha messo a disposizione strutture per ospitare circa 100 profughi. Attivata una raccolta fondi destinati al vescovo di Kiev

DI TIZIANA TIBERI

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Arrivo di profughi dall’Ucraina, il direttore della Caritas diocesana Lorenzo Cerquetella spiega cosa fare e le procedure da seguire.

Qual è l’impegno di Caritas Italiana per aiutare le popolazioni colpite dalla guerra in Ucraina?

La Caritas Italiana si è attivata fin da subito con le Caritas locali per essere vicina alla popolazione ucraina, scegliendo di attivare raccolte fondi anziché di materiale (cibo o abiti). Oltre al sostegno economico, si sta attivando la rete di accoglienza dei profughi attraverso le Caritas diocesane e in collaborazione con le autorità civili. Don Marco Pagniello, il nuovo direttore di Caritas Italiana, è andato personalmente nei centri profughi situati in Romania, Moldavia, Polonia e nei paesi ai confini dell’Ucraina per aiutare quelle popolazioni.

Come si fa l’accoglienza?

Oltre alla generosità dei nostri cuori, dobbiamo rispettare procedure precise relative all’accoglienza di stranieri provenienti da zona di guerra, la tutela dei minori, obblighi sanitari.

In ogni caso le persone che arrivano dovranno essere presentate alla Prefettura per le necessarie autorizzazioni e segnalate sul territorio tramite l’ufficio immigrazione della Questura.

Occorre rispettare anche gli obblighi sanitari dettati dall’emergenza Covid ancora in corso (solo il 20-30% delle persone che arriva è vaccinata, con dei vaccini non riconosciuti in Europa).

Dunque, chi arriva, entro 48 ore deve essere sottoposto a tampone molecolare o antigenico; nei 5 giorni successivi va osservata la quarantena, poi entro altri 5 giorni viene garantita la somministrazione del vaccino. Inoltre, i bambini dovranno essere sottoposti anche ad altre vaccinazioni, tipo poliomielite e morbillo, considerando casi recenti segnalati in Ucraina. Chi arriva viene accolto nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria) che già esistono sul territorio, per essere seguito in tutto, anche da un punto di vista economico. Vorrei sottolineare che nessun sostegno economico è previsto per chi si rende disponibile ad accogliere in casa delle persone; chi lo fa dovrà farsi carico di tutte le spese. Alle famiglie che danno disponibilità per l’accoglienza proponiamo di offrirsi come tutor: non si ospitano le persone, ma le si affianca per alcune necessità, come ad esempio accompagnare i bambini dal pediatra o a scuola. La Caritas Diocesana resta a disposizione per chiarimenti e per aiutare a risolvere eventuali problemi burocratici. Cosa sta facendo la Caritas Diocesana di Macerata? Siamo in contatto quotidiano con Caritas Nazionale e con le Autorità locali a partire dalla Prefettura cui spetta il coordinamento delle attività. Bisogna stare attenti a come si fa accoglienza e camminare tutti insieme. La diocesi ha messo a disposizione alcuni luoghi sul territorio dove sarà possibile ospitare poco più di un centinaio di persone; già da questa settimana ne arriveranno una trentina che accoglieremo a San Lorenzo di Treia. Il vescovo Marconi ha deciso in sintonia con quanto stabilito dalla Conferenza Episcopale Italiana e la Caritas nazionale, di avviare una raccolta fondi “Quaresima di Carità” a favore dell’Ucraina; già siamo riusciti ad inviare, grazie alle generosità di molti, diecimila euro per le primissime emergenze. (Nella prima pagina, in alto le indicazioni per il versamento, ndr).

In Italia, ma con il cuore lacerato

LA VEGLIA

Preghiera per i martiri missionari

La Chiesa italiana invita a vivere una giornata di preghiera e digiuno in ricordo di quei cristiani, laici, religiose e religiosi, sacerdoti che nel 2021 hanno testimoniato con la vita la fedeltà a Cristo ed ai fratelli. «Voce del Verbo», è l’invito ad ascoltare questa Voce che ci parla di Cristo che ancora oggi, attraverso la sua Chiesa, dona la vita. Una realtà drammatica, spesso sottovalutata nei Paesi dell’Occidente. Pregheremo giovedì 24 marzo, nella chiesa Cristo Redentore di Recanati, alle ore 21.15, insieme al vescovo Nazzareno Marconi, riconoscendo nel sangue versato di questi fratelli un dono per la vita e non per la morte. Diverso da quel sangue che causato dalla guerra e dalla cattiveria dell’uomo fa crescere solo odio e morte. La locandina

«Angoscia per familiari e il nostro ginnasta»

DI GIUSEPPE LUPPINO iniziata da Tolentino venerdì 4 marzo la serie di Via Crucis quaresimali, guidate dal vescovo Nazzareno Marconi, che toccherà tutte le vicarie della diocesi. Quest’anno l’appuntamento saliente della Quaresima è stato così pensato per consentire di vivere in maniera più coinvolgente e partecipata i quaranta giorni che precedono la Pasqua: una serie di eventi distribuiti sul territorio diocesano, da vivere finalmente assieme, superando insieme la situazione di crisi, soprattutto relazionale, che ci ha portato la pandemia.

Basilica di San Nicola di Tolentino dapprima, e concattedrale

Nina

è una donna, come tante, con il cuore in Ucraina e un tetto in Italia. Sono 19 anni che vive e lavora nel nostro Paese, ma sua figlia Victoria e le tre nipotine Maria, Nadia e Sofia si trovano a Ivano-Frankivs’k, nell’Ucraina dell’ovest, al confine con la Polonia, attualmente in guerra. «Il primo giorno quando mi ha chiamato mia figlia ho avuto una grande paura – racconta –; dall’inizio del drammatico avvenimento ho pianto spesso. Viviamo tutti un incubo improvviso e inaspettato, nessuno di noi pensava che il conflitto esplodesse davvero. Come mamma e come nonna non sto tranquilla; chiamo spesso mia figlia e lei mi tiene aggiornata su tutto. Anche in situazioni estreme come questa, noi ucraini ci sentiamo molto legati alla nostra terra, anche perché se tutti lasciassero l’Ucrai- na, chi la difenderebbe? È bello che alcune migliaia di persone stiano manifestando, ma non è niente in proporzione a questo enorme Paese, a quello che la gente in Ucraina sta affrontando così coraggiosamente. Siamo nelle mani di Dio, ma credo che la situazione si protrarrà nel tempo. L’Ucraina ha bisogno di un forte aiuto da parte dell’Europa e di tutto il mondo».

Benedetta Petroselli

Il legame tra l’Ucraina e l’Italia a Macerata parla anche la lingua universale dello sport. Sergey, ma ormai per tutti i suoi atleti e non solo “Sergio”, Karpesky è l’allenatore della squadra di ginnastica Virtus Pasqualetti che il panorama nazionale e non solo conosce per i successi passati e recenti messi in bacheca, molti dei quali campeggiano nella sede della storica Associazione. Se lo sport costruisce ponti e dialogo tra le nazioni, le bombe possono distruggere in poche ore quanto realizzato in anni di sacrifici. E dal 24 febbraio, giorno dell’invasione russa in Ucraina, l’angoscia è grande: «Non vogliamo la guerra, la guerra è una cosa tremenda. Il mio stato d’animo è questo, non voglio che si spari ancora e che la gente muoia da ambe le parti - ci dice una volta raggiunto proprio in palestra -, sono triste, angosciato, io provengo da Kiev, molti miei parenti sono ancora lì, per ora lontano da obiettivi militari, ma ho anche familiari e amici dalla parte russa. Davvero non comprendo quanto sta accadendo, come sia possibile risolvere i problemi con la guerra». Per Karpesky è anche importante comprendere cosa ha causato questa escalation: «Bisogna capire la storia e spero che i politici trovino presto le risposte giuste alle nostre domande, noi per ora possiamo aiutare soltanto da qui. Spero che i civili non vengano coinvolti e che passi tutto in fretta». La Virtus Pasqualetti annovera tra le sue fila anche un ginnasta ucraino che da alcune settimane era ritornato nel proprio paese. Il divieto di abbandonare l’Ucraina per ragazzi e uomini dai 16 ai 60 anni, in vista di dover prendere le armi, sta impedendo all’atleta di raggiungere Macerata: «Fa parte della nazionale ucraina e veniva da noi per le gare, con lui abbiamo vinto anche dei titoli - spiega Karpesky -, ora non può muoversi in nessun modo e raggiungere la frontiera. Siamo preoccupati per lui e siamo in contatto quotidianamente: in questa situazione e di guerra, giusto o sbagliato, potrebbe dover combattere». Significativa la solidarietà degli italiani e dei maceratesi in particolare: «Tanta gente ma anche chi non abbiamo mai visto ci sta contattando per raccogliere denaro o quant’altro possa servire ed essere inviato in Ucraina - aggiunge l’allenatore della Virtus Pasqualetti -, la Federazione sta invitando a ospitare, quando possibile, gli sportivi ucraini in Italia, ma rimane il problema di raggiungere la frontiera».

Via Crucis: ogni venerdì il vescovo in una vicaria

di San Flaviano a Recanati poi, il venerdì 11 marzo: ecco due chiese strapiene di fedeli riuniti intorno al Vescovo per pregare e implorare la pace nella memoria delle sofferenze patite per noi da Nostro Signore sulla Via Dolorosa. A Recanati, le 14 Stazioni della Via Crucis sono state animate dai rappresentanti sia delle parrocchie presenti sul vasto comprensorio comunale, sia di gruppi e movimenti ecclesiali. Si sono pertanto alternati sul pulpito i lettori per la lettura del passo del Vangelo, per il commento ad esso – predisposto dalla Curia – e per l’intenzione di preghiera inerente alla stazione assegnata a parrocchie e gruppi. Il tutto ben coordinato dal parroco dell’Uni-

Le quattordici stazioni per chinarsi sulle piaghe del Signore da considerare «come feritoie e non semplici ferite» Molto partecipati i primi due appuntamenti tà Pastorale n. 11 “Centro Storico”, don Roberto Zorzolo, in collaborazione con gli altri parroci, e svoltosi sotto l’attenta regìa di monsignor Pietro Spernanzoni, parroco del Duomo. Così, in sequenza, si sono susseguiti: parrocchia san Flaviano, con il Gruppo mariano; parrocchia san Francesco, con l’Azione cattolica; parrocchia Santissima Addolorata; parrocchia santi Agostino e Domenico; parrocchia Santa Maria in Montemorello; parrocchia Cristo Redentore; parrocchia san Giuseppe e san Filippo Neri, di Chiarino; parrocchia Santa Maria della Pietà, in località Le Grazie; Santa Maria Assunta, di Castelnuovo; parrocchia santi Francesco e Eurosia, di Bagnolo; parrocchia san Biagio, di Montefiore; Comunione e liberazione; Rinnovamento nello Spirito Santo; Cammino Neocatecumenale. Il tragitto tra le Stazioni è stato percorso con la croce processionale e le candele accese solo da alcuni membri della Confraternita della Misericordia, mentre i fedeli in preghiera hanno segui- to l’intera funzione dai banchi. A chiudere ogni Stazione, il canto popolare Santa Madre deh! voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore. E da qui lo spunto del Vescovo al termine della Via Crucis, prima della santa benedizione, per ricordare che «per ben 14 volte abbiamo implorato Maria di concederci proprio questo per l’intera Quaresima, che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore, nei nostri cuori, e di considerare le piaghe come feritoie, e non semplici ferite», citando così il venerabile don Tonino Bello. Gli altri appuntamenti programmati per la Via Crucis diocesana sono: 18 marzo a Cingoli, 25 marzo a Porto Recanati, 1 aprile a Macerata, 8 aprile a Treia. Via Crucis di Tolentino

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