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Il nuovo LESSICO

Editoriale

Più che mai attuale, la parola ‘design’ è molto usata. Il significato tuttavia non è unico e non permane identico. Il senso e la pratica del design si rinnovano infatti nel tempo, in risposta ai cambiamenti dell’individuo e della società. Mutano le forme espressive del design, ma non la sua natura di interfaccia che permette all’uomo di interagire con il mondo che lo circonda, sia dentro casa che oltre i suoi confini domestici; e magari, un domani, tra le piante di una foresta tropicale o in una stazione orbitante tra le galassie. Mentre l’attualità pungola, con temi come l’intelligenza artificiale e la sostenibilità, in tanti si fanno una domanda, soprattutto i designer: che cos’è il design oggi? (cos’è diventato? dove sta andando?). Loro, i designer, progettano mobili e automobili, padiglioni per le fiere, produzioni per il web, e così via. Design oggi significa quindi progettazione di prodotti, ma anche di artefatti tridimensionali. Significa (anche) progettazione di artefatti visivi, comunicativi, virtuali. Artefatti tridimensionali e artefatti visivi sono sempre più interconnessi, e la progettazione di questi nuovi scenari si intreccia con l’arte, la fotografia, il video, il web. Nella terza fase della rivoluzione industriale (o seconda modernità che dir si voglia) ci si trova per quanto riguarda il design di fronte a un nuovo modello. Un modello che nell’assecondare le esigenze del vivere quotidiano traghetta la tradizione nel futuro. Che è poi l’essenza del progettare: a partire dall’etimologia, ‘pro-gettare’ indica proprio l’atto del lanciare in avanti, con una direzione, un proposito e un sistema intorno.

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