L’Anno elettorale
L’Anno elettorale
Democrazie, ma quanto?
Democrazie, ma quanto?
Dati: la scoperta del pianeta del tesoro Aziende
Immobiliare Leggere i segnali del commerciale americano Immobiliare Aziende
Finanza Pharma da capire e poi investire Finanza
Arte
Arte
Pindarismi orafi, le antiche maestrie
Il Cantone alle urne, l’arena delle Big 5 Elezioni
Orologi Se anche il tempo fa quadrato Orologi Elezioni
© Foto Florian Pintar
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XXXVI n. 3 • Marzo 2024
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Maria Antonietta Potsios - mapotsios@eidosmedia.ch
Eleonora Valli evalli@eidosmedia.ch
Hanno collaborato a questo numero
Ettore Accenti, Achille Barni, Alessandro Beggio, Daniel Ettlin, Simona Galli, David Mülchi, Frank Pagano, Stelio Pesciallo, Martino Piccioli, Carlo Secchi, Francesco Tiradritti, Luca Trisconi, Sergiu Turcanu, Thomas Zara Progetto e coordinamento grafico Veronica Farruggio grafica@eidosmedia.ch
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Chiusura redazionale: 12 marzo 2024
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ISSN 1664-3798
Democratici e illiberali
tra le tante conquiste che il Vecchio Continente può vantare c’è sicuramente l’idea rivoluzionaria di una società libera e democratica, che offre ai propri cittadini tutti gli strumenti necessari a che il mercato interno diventi dinamico, e la collettività prospera. Se durante il secolo scorso a essersi imposti fuori dall’Occidente sono stati abbigliamento e accessori, oggi è invece la ‘democrazia’ a essere diventata
Il 2024, a prescindere dai molti successi e dalle numerose difficoltà economiche, finanziarie e geopolitiche, che certo si troverà ad affrontare - e il Mar Rosso potrebbe essere solo l’inizio -, è già da diverse settimane che ha incorniciato un traguardo storico per l’intera umanità. Oltre 4 miliardi di persone, dunque la metà della popolazione mondiale, saranno chiamate entro il 31 dicembre a esprimere il proprio voto all’interno di un’urna elettorale. Indipendentemente da che lo facciano, e si tralasci la piaga dell’astensionismo, la sola possibilità di farlo è indice di qualcosa di più profondo, che viene da lontano.
Sono dunque oltre 8 miliardi i piedi di cittadini liberi e democratici che calcano il suolo terrestre, sotto questo sole? Non proprio, non tutto è così semplice come sembra. Paradossalmente se a crescere è il numero degli elettori, a restringersi ulteriormente è la cerchia delle democrazie compiute, ennesima dimostrazione che molti dei pii propositi che la globalizzazione si era data sono ormai falliti. Ma non tutto è perduto, sono i territori a dare piccole soddisfazioni, come accade nel locale.
Oltre alle sorti dell’Occidente e del resto del mondo, questa edizione ha voluto anche indagare i delicati equilibri del mercato immobiliare, scosso dalle nuove modalità del lavoro moderno, al pari dell’Intelligenza Artificiale e di come questa possa adoperarsi per semplificare l’analisi di quelli che tutti hanno, ma che quasi
Federico Introzzi
Conway Stewart Churchill Heritage Collection
“The
longer you can look back, the farther you can look forward” Editoriale
EXPLORING NEW TRENDS
DECALIA.COM
L’anno elettorale
Nel corso dei prossimi mesi saranno oltre 4 i miliardi di persone chiamate a elezioni. L’apparenza non deve però ingannare, le democrazie si stanno riducendo e i regimi autoritari aumentando. Un evidente paradosso.
Opinioni
14 Ettore Accenti. Le centrali nucleari di quarta generazione potrebbero essere la soluzione?
16 Stelio Pesciallo . Tutti i rischi del Digital Service Act voluto dall’Unione Europea. Quanto è giusto?
18 Ignazio Bonoli (a lato). Fatta la frittata, quali sono le alternative per poter coprire i costi certi della voluta e votata 13esima dell’Avs?
20 Martino Piccioli Cosa lega la fiscalità, con le aziende di famiglia? La riforma cantonale potrebbe smuovere molti equilibri, in meglio e in peggio.
22 Luca Trisconi. Alcune recenti sentenze condannano l’uso improprio di precetti esecutivi.
24 Carlo Secchi. Le soluzioni Mpn in termini di connettività potrebbero risolvere diversi problemi.
Economia
44 Testimonianze. È il principe delle tavole spagnole, ma fa molto bene e sempre meglio anche all’estero, è il prosciutto jamòn.
46 Testimonianze Il ruolo del microcredito in Romania, un Paese che uscito dal comunismo cerca oggi di posizionarsi sulla scena europea. Ma chi dovrebbe finanziare le imprese?
Da sinistra, Oscar Mazzoleni, Professore dell’Università di Losanna, Joseph Briggs, Senior Economist di Goldman Sachs, Kevin Gardiner, Global Strategist di Rothschild&Co, Jack Janasiewicz, Strategist di Natixis Invest.
Osservatorio
95 Sfama. L’industria dei fondi svizzeri in gennaio 2024.
96 Analisi. I rischi geopolitici saranno il vero market mover dei prossimi mesi.
98 Mercati (a lato, Sam Perry). Il Giappone si è risvegliato, le prospettive d’investimento sono ottime, è tempo di tornarvi anche con i portafogli.
101 Mercati. Esiste davvero il January effect? Parrebbe.
104 Scenari La crescita del debito globale è un fenomeno preoccupante, che presto o tardi imporrà una resa dei conti. Ma chi sarà chiamato a pagarli?
106 Macro . Se l’inflazione è la variabile principe per i prossimi possibili sviluppi, la vera domanda è quale.
111 Macro. Gli allarmi sullo stato di salute dell’economia americana si moltiplicano, ma a chi interessa?
48 Storia. L’Antico Egitto non è come sembra, gli archeologi ne stanno rivalutando molti aspetti, tra cui le dinamiche economiche.
50 Settori. L’intelligenza artificiale generativa promette faville e la Svizzera ha tutte le carte in regola per cavalcarla. Ci riuscirà?
58 Servizi . L’aviazione privata sta vivendo un fortissimo boom, da diversi anni. Ma la sostenibilità?
56 Servizi . Esternalizzare alcune funzioni aziendali può garantire dei vantaggi. Quali?
64 Immobiliare. Cresce il manifatturiero svizzero, aumenta la domanda per nuove superfici.
Eureka
71 L’imprenditore. Di come tre studenti fondarono e fecero grande un’impresa oggi nota a tutti
6 · TM Marzo 2024
Cover Story p. 26
sommario /marzo 2024
Tutti alle urne p. 36
Per rimanere centri vitali e aggreganti del territorio le città devono riuscire a reinterpretarsi e fare la sintesi di quanto i loro cittadini richiedono. La sfida è lanciata e sta entrando nel vivo, ma è anche solo iniziata. Al centro le Big 5 del Cantone.
Dati, ma potenziali p. 52
Per quanto di dati certo non ne manchino, molto spesso a difettare ono loro qualità, strumenti di analisi e, soprattutto, una ‘visione’ intelligente, che li valorizzi.
A lato, Alen Arslanagic, Ceo di Visium.
Nuvole di mattoni
Dall’immobiliare commerciale statunitense arriva più di un sussurro, una nuova crisi è alle porte? Forse no A lato, Thomas Veraguth, Cio Real Estate Specialist di Ubs Wm.
p. 60
72 Innovazione. Il match tra Ai e immobiliare apre nuove prospettive.
78 Associazioni. La lotta al riciclaggio ha trasformato la finanza.
80 Blockchain. Cambiare è possibile, il futuro è già qui, a patto di fare ‘mappare’ le nuove dimensioni.
82 Digitale. La crittografia omomorfa è il nuovo ‘place to be’.
84 Crypto. Bitcoin e matematica, un binomio esplosivo. Ma come?
Tempo al quadrato
Swatch Group continua a crescere e a farlo bene, ma l’attenzione si sta spostando verso nuovi modelli e modalità. A lato, Alain Villard, Ceo di Swatch.
p. 76
L’etica incontra la finanza
Investire nel Pharma può rivelarsi una sfida delle più notevoli. Per farlo sono indispensabili forti conoscenze del settore e i giusti contatti
A lato, Riccardo Braglia, General Partner di 3B Future Health Fund.
p. 88
Preziosi e tascabili p. 118
Sono forme di arte spesso dimenticate, ma non per questo meno nobili di dipinti e sculture. Al Musée Cognacq-Jay di Parigi, una mostra racconta gli objets de poche di lusso. A lato, una scatola dell’orafo tedesco JohannChristian Neuber, 1780 circa.
Finanza
86 Analisi. Gli equilibri del primario richiedono nuovi strumenti.
92 Banche. Alla base di una rivoluzione c’è sempre la volontà di cambiamento... ma se manca?
108 Settori. La vendita di batterie per veicoli elettrici in Cina non si ferma.
110 Settori. I titoli growth hanno cambiato pelle, ma quanti lo sanno?
Cultura & Società
114 Mostre. All’origine della creatività con l’artista Luca Pignatelli.
122 Hôtellerie. Toscana: dove la storia incontra l’enocultura
Rubriche
10 Appuntamenti
126 Moto
Marzo 2024 TM · 7
© CC0 Paris Musées/Musée Cognacq-Jay
© Swatch
Cover story
Il 2024 sarà l’anno dei record, con 4 miliardi di persone al voto. Ma è tutto oro quel che brilla?
Economia
Tutti gli articoli dedicati all’analisi di temi economici dalle aziende alla consulenza.
Finanza
Riflettori accesi su indipendenti, banche e asset management.
Cultura
I protagonisti del grande mondo dell’arte, della cultura e del lifestyle.
Speciali
Il Cantone si appropinqua al voto. Le Big 5 del Ticino si esprimono.
Opinionisti
Le voci degli esperti che accompagnano i lettori con costanza.
Eureka
La nuova sezione dedicata all’innovazione, alla tecnologia e al Venture Capital.
Osservatorio
La rubrica di approfondimento finanziario si amplia.
Eventi
La sezione web-only dedicata a pre e post eventi.
Omega Constellation Meteorite 41 mm, acciaio, quadrante in meteorite
La perfetta guida dell’internauta. Un vivace dialogo è iniziato, da un lato Ticino Management cartaceo dall’altro suo fratello minore digitale, l’obiettivo? Che siano sempre più connessi. Tra l’uscita di un’edizione e la successiva tutti gli articoli del cartaceo saranno pubblicati a cadenza regolare, insieme a contenuti studiati appositamente per essere nativamente digitali.
sommario digitale /marzo 2024
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Parigi
Brancusi
In vista dei grandi lavori di ristrutturazione che dall’estate del 2025 per cinque anni vedranno il Centre Pompidou chiudere i battenti (un investimento da 262 milioni di euro), ci si prepara a una stagione conclusiva di grandi mostre. Fra i protagonisti, Costantin Brancusi, di cui l’istituzione ospita l’Atelier: uno spazio in cui, oltre a lavorare e allestire le sue opere, lo scultore aveva creato ogni dettaglio, dal grande camino in pietra calcarea agli sgabelli in legno, facendone un ambiente totale. Lasciato alla morte in eredità allo Stato francese con la clausola di ricostituirlo, nel futuro assetto troverà spazio nel cuore del nuovo edificio principale, mentre oggi è ubicato in una struttura sulla piazza, che diventerà invece un centro di ricerca e risorse.
Luogo di vita, di creazione e contemplazione, frequentato anche da molti artisti e amanti dell’arte nel corso di decenni in cui lo scultore visse a Parigi, l’Atelier Brancusi con la sua ricca collezione di sculture, materiali e documentazione costituisce la matrice di questo progetto espositivo che è stato possibile organizzare approfittando proprio della rimozione completa delle opere nell’ambito dei prossimi lavori. In dialogo i gessi dell’Atelier Brancusi e gli originali in pietra o in bronzo, in prestito da numerose collezioni private e
museali internazionali. Il cuore della mostra evoca le fonti della sua ispirazione, da Rodin e Gauguin, all’architettura tradizionale rumena, l’arte africana, cicladica e asiatica... Dal percorso tematico, organizzato intorno alle serie chiave dell’artista, emergono le principali sfide con cui si confrontava la scultura moderna. La ricostruzione di una parte dello studio mette in evidenza la dimensione materiale e fa luce sui processi creativi, insieme alla ricca documentazione che ne contestualizza l’esperienza.
Centre Pompidou
Lu-Do, 11-21, Gi, 11-23
Dal 27 marzo al 1 luglio
A sinistra, Constantin Brancusi, La Musa addormentata, 1910, bronzo lucidato, Lascito della Baronessa Renée Irana Frachon, 1963, Centre Pompidou - Musée national d’art moderne, Parigi.
Milano
Picasso. La metamorfosi della figura
Il lungo anno di celebrazioni nel 50esimo dalla morte di Picasso si chiude idealmente con questa mostra del Mudec, fortemente e volutamente ‘spagnola’ nell’identità del progetto, che vede l’adesione di tutti i principali musei spagnoli proprietari delle sue più importanti collezioni, insieme all’apporto dell’Administration Picasso, ma che è ‘universale’ nella visione artistica proposta al pubblico. La ricchissima produzione dell’artista di Malaga, dalle opere giovanili fino alle più tarde, viene riletta raccontandone alla luce del suo amore per le fonti artistiche ‘primigenie’ e racconta questa costante rielaborazione intellettuale e l’eredità artistica della sua visione attraverso un grande progetto espositivo, appositamente pensato per essere ospitato nel cuore del Museo che racconta le culture del mondo e la loro reciproca e costante influenza.
Una preziosa occasione per far comprendere come Picasso abbia saputo cogliere l’essenza e il significato di altre fonti artistiche e le abbia assimilate nella sua produzione per tutta la vita, dal fondamentale 1906 fino agli ultimi lavori degli anni ’60: traendo spunti sia dall’arte del neolitico che protoiberica, dall’arte antica egizia e da quella della Grecia classica, dalle culture coeve oceaniche e da quelle africane, inventa trasposizioni, rimodella figure dai volumi sproporzionati, in una costante metamorfosi delle figure.
Mudec
Lu, 14.30-19.30; Ma, Me, Ve Do, 9.30-19.30; Gi e Sa, 9.30-22.30
Fino al 30 giugno
10 · TM Marzo 2024
Succession BrancusiAll rights reserved, Adagp, Paris 2024 Foto: Centre Pompidou, Mnam-Cci/Adam Rzepka/Dist. Rmn-Gp
©
Pablo Picasso, Maschera negra, 1956, terracotta smaltata, Museu Picasso, Barcellona.
appuntamenti di Mirta Francesconi
© Succession Picasso by SIAE2024
Roma Fidia
I Musei Capitolini inaugurano il loro ciclo di cinque mostre dedicate a “I grandi Maestri della Grecia Antica” esordendo da colui che oltre ad avere definito i canoni della scultura classica, ha profondamente inciso sull’estetica moderna e contemporanea: Fidia. Considerato in grado di rendere in modo appropriato persino la divina natura degli Dei, grazie alla sua capacità di infondere maiestas e pondus, bellezza e maestosità, alle sue opere, possedeva anche grandi capacità organizzative, tanto che Pericle, nell’Atene del V secolo a.C., decise di affidargli i complessi lavori di ristrutturazione dell’Acropoli e in particolare il delicato ruolo di episkopos, sovrintendente, del cantiere del Partenone.
Proprio a Roma si conservano alcune delle rare e importantissime testimonianze dell’attività di Fidia, altrimenti avvolta dalla leggenda, e della sua riscoperta dal Rinascimento in poi tramite le preziose copie romane di capolavori originali per la maggior parte andati perduti. La mostra presenta una vasta e preziosa selezione di oltre cento opere, tra reperti archeologici, originali greci e repliche romane, dipinti, manoscritti, disegni, affiancando ai reperti provenienti dal Sistema Musei di Roma Capitale e da importanti istituzioni italiane, prestiti dai più importanti musei del mondo (tra cui il Museo dell’Acropoli, Museo Archeologico Nazionale e Museo Epigrafico di Atene; Museo Archeologico di Olimpia; Kunsthistorisches Museum di Vienna; il Met di New York; Lou vre e Museo Rodin di Parigi; Liebieghaus Skulpturensam mlung di Francoforte, Sta atsbibliothek e Staatliche Museen, Antikensammlung di Berlino…), con alcuni pezzi che mai finora avevano lasciato le loro sedi museali.
Musei Capitolini
Villa Caffarelli
Lu-Do, 9.30 - 19.30 Fino al 5 maggio
Pettorale con volto, Colombia, Calimaregion, lega d’oro, The Museum of Fine Arts, Houston, donato da Alfred C. Glassell, Jr.
Rinvenuta negli scavi ottocenteschi del Viminale, questa Testa dell’Apollo tipo Kassel, in marmo insulare, è una bellissima copia di una statua creata da Fidia, a metà V secolo a.C., per l’acropoli di Atene. Sovrintendenza Capitolina, Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco, Roma.
Zurigo
Più dell’oro
Per secoli, il mito dell’Eldorado ha oscurato agli occhi del mondo occidentale la vera ricchezza artistica delle popolazioni della Colombia preispanica. Ideata e prodotta dal Los Angeles
Art, dal Museo dell’Oro di Bogotà, dal Museum of Fine Arts di Houston e dai membri della comunità indigena Arhuacos in Colombia, coinvolti nel progetto curatoriale altamente innovativo che ha visto una ricerca durata quasi sette anni per raccogliere conoscenze sugli oggetto esposti e poterle presentare alla luce delle prospettive indigene. Per l’edizione di Zurigo, con il Museum Rietberg unica istituzione europea coinvolta, il contenuto è stato ulteriormente sviluppato con circa 400 pezzi, molti dei quali esposti per la prima volta in Svizzera: oggetti d’oro, ciotole di ceramica, sculture in pietra, ornamenti di piume, tutti provenienti da collezioni colombiane, nordamericane, tedesche e
Museum Rietberg
Ma-Do, 10-17; Me, 10-20 Dal 21 marzo al 21 luglio
Marzo 2024 TM · 11
Ascona
Kandinsky, Klee, Marc, Münter… e altri. Espressionisti dalla Fondazione Werner Coninx
Avendo dovuto rinunciare alla sede espositiva a Zurigo, nel 2016 la Fondazione Werner Coninx, tra le più importanti in Svizzera, ha deciso di depositare l’essenziale della sua collezione in alcuni musei elvetici per renderla accessibile a un largo pubblico e valorizzarla attraverso esposizioni e pubblicazioni.
Dall’anno scorso anche il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascosa ne è fra i beneficiari e con questo primo appuntamento inaugura una serie di mostre grazie a cui condividerà il patrimonio di 189 opere concessele in prestito permanente.
Composto da 82 opere, tra dipinti e grafiche, il percorso si concentra sulla ricerca di 14 artisti, tutti accomunati dall’appartenenza all’espressionismo lirico di Monaco di Baviera. Tra essi, spiccano i fondatori della Neue Künstlervereinigung München e del Blaue Reiter, quali Wassily Kandinsky, Gabriele Münter, Marianne Werefkin, Franz Marc, i loro amici o conoscenti August Macke, Paul Klee, Heinrich Campendonk, Louis René Moilliet e Richard Seewald o gli esponenti che sono stati prossimi ai loro esiti, Adolf Hölzel, Conrad Felixmüller, Robert Genin, Andreas Jawlensky e Ignaz Epper.
Una mostra che nel suo insieme permette di muoversi attraverso le tecniche della pittura, della grafica e del disegno, di tutti questi artisti progressisti, illustrando come seppero esprimere liberamente la propria personalità e visione del mondo ‘spirituale’, nella convinzione che l’arte, con il suo linguaggio specifico, fosse il mezzo più efficace per comunicare, stimolare un cambiamento e fornire un orizzonte di speranza attraverso cui
Sopra, Wassily Kandinsky, Arciere, 1908-1909, xilografia a colori su carta, 16,5 × 15,3 cm, Kunst Museum Winterthur, Legato Elsa Immer, 1975. Sotto, Gianni Realini, Zigurrat, 2022, olio su tela, 200 x 250 cm, Collezione dell’artista.
Chiasso
Gisnni Realini
Fra arte e grafica
Quella proposta da Spazio Officina nel filone degli approfondimenti tematici di artisti contemporanei legati per nascita o per operatività al Canton Ticino, è la prima esposizione antologica su Gianni Realini (Sorengo, 1943). Con oltre un centinaio di opere, fra grafiche, tele materiche di piccolo e grande formato, realizzazioni plastiche, grafiche e gouache, offre una panoramica su cinque decenni di un percorso artistico molto articolato. Il suo cammino inizia, dopo la formazione in Ticino, con la forte fascinazione parigina e l’incontro dei grandi maestri; prosegue nel boom economico degli anni Sessanta e poi nei moti del ’68. Dopo una breve incursione nelle modalità espressive della Pop Art e quindi dell’Informale, raggiunge poi l’Espressionismo astratto in cui rimangono però desumibili la figura umana e il paesaggio.
costruire un mondo migliore nell’immensità del cosmo.
Museo Comunale d’Arte Moderna Ma-Sa, 10-12 / 14-17, Do, 10.30-12.30 Fino al 2 giugno
La pittura di Gianni Realini si apre così a una gestualità più marcata, le sue opere diventano sempre più a grandi dimensioni e importanti; la palette passa a un cromatismo più pronunciato. Nei decenni successivi il gesto artistico diventa più dichiarato e coinvolgente grazie a uno stile espressivo molto personale.
Ciò che caratterizza particolarmente questa mostra è che per la prima volta viene realizzata un’antologica dell’artista ticinese che si apre con la produzione grafica più saliente espressa nelle diverse tecniche - dalla xilografia all’acquaforte (anche con acquarellature estemporanee), dall’acquatinta alla puntasecca, dal monotipo alla litografia -, il tutto di grande livello esecutivo.
Spazio Officina
Ma-Do, 10-12 / 14-18 Fino al 28 aprile
12 · TM Marzo 2024
PROMOSSI A PIENI VOTI
Dopo 3 anni di mercati complicati siamo orgogliosi di poter condividere i risultati ottenuti dai nostri Fondi d’investimento BancaStato, pensati e gestiti in Ticino.
BANCASTATO REDDITO BANCASTATO BILANCIATO
Il fondo ambisce a conservare il capitale ed ottenere un rendimento regolare nel medio termine attraverso i redditi generati principalmente dagli investimenti in titoli obbligazionari con proventi complementari derivanti da investimenti in titoli azionari (fino ad un massimo del 30% del portafoglio).
Riconoscimenti
Maggiori
Il fondo ambisce a conservare il capitale ed ottenere un rendimento regolare nel medio termine attraverso i redditi generati principalmente dagli investimenti in titoli obbligazionari con investimenti complementari in azioni per scopi di ottimizzazione (fino ad un massimo del 60% del portafoglio).
Riconoscimenti
La sola base vincolante per l’acquisto di fondi BancaStato è costituita dai rispettivi documenti pubblici (contratti, condizioni contrattuali, prospetti e/o informazioni chiave per gli investitori nonché rapporti di gestione). Questi sono reperibili gratuitamente sul sito www.bancastato.ch o presso Axion SWISS Bank SA, Viale Franscini 22 – 6900 Lugano (Gestore unico dei fondi lussemburghesi).
informazioni: bancastato.ch/fondi
LSEG Lipper
LSEG Lipper
Morningstar
Total return 5 Preservation 4 Consistent return 5 Total return 5 Preservation 5 Consistent return
Morningstar 4
dati al 30.11.2023
opinioni / l’esperto di tecnologia
Micro ma atomiche
Le centrali nucleari di quarta generazione sembrano offrire tutte le caratteristiche necessarie a essere bene accolte dalla pubblica opinione, e risolvere diversi problemi oggi evidenti.
Micro-reattore nucleare Holos GEN
Si tratta di centrali di IV generazione particolarmente sicure e di minime dimensioni, tanto che possono essere trasportate per strada con container standard opportunamente schermati. Se ne prevede la possibilità per la produzione in serie e l’impiego distribuito dove sia necessario disporre di energia elettrica di piccola potenza dai 3 Mw ad alcune decine.
Soluzione ideale per complementare l’irregolarità dell’energia solare ed eolica e inoltre per essere sfruttata in aree dove l’orografia del Paese renda complicata, come in Svizzera, l’installazione di grandi centrali atomiche.
Gli sviluppi in corso prevedono di superare definitivamente il problema del maneggio dei carburanti per la fissione atomica, delle scorie e della costosissima dismissione a fina vita potendo disporre di unità con una vita fino a 60 anni e di predisporle in modo tale che a fine vita vengano rinchiuse nel sito operativo con le modeste scorie risultanti.
L’utilizzo poi di carburanti atomici innovativi come il Triso (TRIstructural-ISOtropic), intrinsecamente sicuri anche in caso della loro fuoriuscita a causa di eventi esterni come esplosioni e bombardamenti, dovrebbero superare la naturale avversione pubblica per questo tipo di generazione elettrica. Queste micro-centrali atomiche sono la moderna punta dell’iceberg degli Srm (Small Modular Reactor), come definiti dall’Ieae (International Atomic Energy Agency), e utilizzati da decenni nei rompighiaccio atomici, sommergibili e navi moderne. L’Ieae considera Srm tutti i generatori atomici con potenze inferiori ai 300 Mw, potenze modeste
Ettore Accenti, esperto di tecnologia.
Blog: http://bit.ly/1qZ9SeK
Schema funzionale dove l’elio trasporta l’energia termica generata dal nucleo atomico (Quad) con la sua fissione del carburante fissile contenuto nelle sfere di Triso.
rispetto agli oltre 1,000 Mw delle centrali atomiche attualmente distribuite nel mondo.
Anche l’Unione Europea pare particolarmente interessata agli Smr di piccola potenza soprattutto per la loro possibilità di essere prodotti in serie e per l’attuale necessità di procedere con il Green Deal che non può basarsi solo su eolico e solare.
La corsa a soluzioni con obiettivi diversi in termini di Mw vede grandi enti, startup e diverse nazioni all’avanguardia tra cui si possono citare NuScale Power (Usa), Rolls-Royce Smr (Uk). TerraPower (Usa). X-energy (Usa). General Atomics (Usa). Moltex Energy (Uk/Canada). HolosGen
Combustibile Triso (TRIstructural-ISOtropic)
14 · TM Marzo 2024
Micro-reattore da 10 MWe pronto per il trasporto al sito di destinazione tramite container standard da 40’’
Sopra, esempio di trasporto dell’intera centrale atomica in container standard da 40”. A lato, alcune applicazioni delle micro-centrali atomiche. Centri di caricamento auto elettriche, coadiuvare energie rinnovabili, alimentare motori navali ed energia elettrica d’emergenza.
(Usa). China National Nuclear Corporation (Cina).
Nell’ambito delle piccole potenze (da 3Mw a qualche decina) appare particolarmente interessante la soluzione della HolosGen che punta proprio alle micro-Srm, strutture ideali per l’utilizzo nel campo dell’ingegneria civile dove la cantieristica spesso richiede potenze dell’ordine di pochi Mw, nella necessità di creare punti di ricarica veloce per le auto elettriche e per alimentare con potenze significative zone isolate.
Caratteristiche che contraddistinguono il Micro-Smr di HolosGen sono:
- Particolarmente compatto e trasportabile su strada utilizzando container standard da 40 pollici opportunamente schermati nella configurazione Quad-Holosgen da 10 Mwe;
- La fissione nucleare avviene utilizzando il carburante Triso (TRIstructural-ISOtropic), una forma particolarmente sicura e di recente introdotta per le centrali di IV generazione;
- Installazione nel sito finale con minima attività aggiuntiva e con occupazione di area protetta enormemente inferiore ad unità simili;
- Potenza elettrica scalabile da unità
Applicazioni delle micro-centrali atomiche
minime di 3 Mwe fino a decine di Mwe, conservandone la trasportabilità dividendole in opportune parti;
- Minima necessità di manutenzione per i primi otto anni di funzionamento;
- La versione Quad da 10 Mwe può essere configurata per un impiego senza alcuna necessità di rinnovarne la carica del carburante fissile per otto anni ed oltre;
- Regolazione fine dell’energia erogata paragonabile a un generatore con energia fossile e quindi ideale come complemento delle energie rinnovabili;
- Competitività del Kwh prodotto rispetto a soluzioni simili e minimi investimenti di capitale iniziale;
- L’industrializzazione per produzione semplificata dall’utilizzo di parti disponibili commercialmente e di provata affidabilità.
Parte termica. Mutua il design dai motori turbo jet dell’aviazione, ottenendo un’elevata affidabilità e una semplice industrializzazione. Il trasporto dell’energia
termica interna avviene con gas elio adatto ad ambienti radioattivi e temperature di oltre 2mila gradi centigradi.
La connessione tra turbina e generatore elettrico è a sospensione magnetica per evitare lubrificanti e usure che richiederebbero forme di manutenzione. Parte nucleare. Per essere trasportabile in container standard da 40” nella configurazione da 10 Mw è stata ideata una particolare configurazione (Quad) per la parte atomica separata dalla parte di comando e in quattro parti contenenti una porzione del carburante fissile già in partenza che può essere sufficiente a garantire fino a 6 anni di autonomia senza ulteriori ricariche durante l’esercizio.
Dall’analisi dei dati e della vasta documentazione scientifica non esiste alcun dubbio che la soluzione HolosGen sia tra le più avanzate presentate a oggi e che, dalle informazioni in corso, se ne può pianificare l’inizio di un utilizzo pratico e industriale in tempi tra i 3 e i 5 anni.
Marzo 2024 TM · 15
Vicini al 1984 orwelliano
Con il Digital Services Act ora in vigore nell’Ue, si è creato un potente strumento censorio nelle mani dello Stato, con il rischio di sopprimere qualsiasi parere potenzialmente divergente.
Da qualche tempo va di moda il termine ‘fake news’, che sta per notizia falsa o falsificata, e sempre più pressanti si fanno le voci di chi vorrebbe che vengano emanate misure al fine di impedirne la diffusione. In sé il fenomeno non è nuovo. Nella storia recente e lontana si contano innumerevoli casi di diffusione di notizie fasulle, o da certuni ritenute tali, su personaggi o vicende storiche e a nessuno è saltato in mente di istituire un’autorità con il compito di intervenire di imperio al fine di impedirne la diffusione.
La questione è divenuta attuale per le dimensioni che il fenomeno ha assunto o potrebbe assumere nell’era di internet. Ed è così che gli alacri legislatori dell’Unione europea hanno pensato bene di aggiungere una nuova legge agli innumerevoli regolamenti che inquinano il paesaggio europeo con il Digital Services Act entrato in vigore il 17 febbraio di quest’anno. Questa legge prevede che le società che offrono servizi digitali intervengano contro messaggi o notizie dai contenuti illeciti. Ma non solo: anche ciò che non corrisponde ai valori europei (e chi decide quali siano?) o che sia giudicato comunque dannoso deve essere cancellato.
Come giustamente mette in rilievo il pubblicista ed esperto finanziario Marc Friedrich in un articolo recentemente pubblicato sul settimanale Die Weltwoche, è soprattutto il concetto diffuso di contenuti dannosi o non conformi ai valori che deve preoccupare in quanto oggetto di interpretazione e pertanto passibile di funzionare da grimaldello per limitare la libertà di espressione.
C’è de chiedersi se, al fine di intervenire nel libero dibattito delle idee, la Commissione europea abbia in mente di
istituire un Ministero della verità, del tipo già previsto da George Orwell nel suo romanzo 1984, nel quale uno dei tanti burocrati abbia la possibilità di decidere cosa debba essere creduto e cosa vada censurato. Già lo scorso anno questa legge era applicabile alle megasocietà del tipo di Meta e Amazon. Una delle prime vittime è stata la piattaforma di X, già Twitter, e da qualche giorno è oggetto di procedimento la piattaforma TikTok. Ora la medesima legge è stata resa applicabile anche alle piattaforme con meno di 45 milioni di utenti.
Di primo acchito le finalità di questa legislazione possono anche essere condivise nella misura in cui intendono allontanare dalle piattaforme contenuti illegali, rendere le stesse più trasparenti, proteggere i dati dei clienti e garantire la libera concorrenza nel settore dei vettori online.
A essere però problematico è che con la stessa le società che gestiscono le cosiddette piattaforme social sono tenute a intervenire subito, cancellando non solo contenuti giudicati illeciti ma anche contenuti ritenuti essere delle fake news. Alla stessa stregua anche gli altri utenti possono denunciare direttamente alle autorità dell’Ue contenuti da loro ritenuti essere fasulli.
In tal modo più o meno tutti diventerebbero censori o collaboratori di autorità censorie della libera espressione e le relative comunicazioni alle autorità preposte sono fatte apposta per creare un nuovo mostro burocratico destinato a ingoiare milioni di euro. Si noti poi che, se le piattaforme informatiche non dovessero adempiere tempestivamente ai loro obblighi di cancellazione di ciò che viene ritenuto essere una fake news, esse sarebbero passibili di multe salatissime,
fino al 6% del loro fatturato annuale e che potrebbero ammontare quindi a miliardi di euro! Niente di più facile, quindi, che al fine di evitare ogni rischio le stesse siano portate a essere superdiligenti cancellando ciò che potrebbe essere anche lontanamente ritenuto non conforme alla pensata mainstream o politically correct; un po’ come le nostre banche che al fine di eliminare ogni rischio tendono a inoltrare all’autorità preposta più comunicazioni di sospetto riciclaggio di quanto oggettivamente necessario.
Ancora più preoccupante è un’ulteriore modalità introdotta da questa legislazione denominata ‘meccanismo di crisi’. Se la Commissione europea, in caso di crisi ad esempio pandemica o di guerra, lo ritenesse necessario, potrebbe obbligare le piattaforme a pubblicare manifesti atti a orientare il pubblico. Niente di più facile che anche qui possa essere instaurato un meccanismo non tanto informativo ma soprattutto manipolativo delle coscienze da parte dello Stato, che assegni a quest’ultimo il monopolio dell’informazione in determinati ambiti o momenti con la facoltà di impedire la pubblicazione di pareri divergenti.
Se ci siamo espressi qui su una regolamentazione europea è perché la stessa potrebbe avere effetto anche in Svizzera vista la portata globale delle piattaforme online. Ma non solo: l’esperienza purtroppo insegna che legislazioni europee prima o poi trovano applicazione anche nelle nostre leggi con la solita scusa che trattasi di standard internazionali a cui il nostro Paese non potrebbe sottrarsi.
16 · TM Marzo 2024
Stelio Pesciallo, avvocato e notaio presso lo Studio 1896, Lugano.
opinioni / il consulente legale
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Più tasse e contributi
Per trovare le risorse necessarie a finanziare la 13esima mensilità dell’Avs sarà inevitabile ricorrere a un aumento dei contributi previdenziali o nuovamente dell’Iva. Il senso?
L’esito della votazione popolare sull’introduzione di una 13esima mensilità per i beneficiari di rendite Avs in Svizzera ha sorpreso solo in parte. Il fatto però che, per la prima volta da quando è in atto il nuovo Stato (cioè dalla Costituzione del 1848) il popolo e anche i cantoni si siano detti contrari (nella misura del 58,2% e di 16 cantoni su 26) al Consiglio federale e al Parlamento su un tema sociale può creare qualche preoccupazione.
Infatti la concreta applicazione del nuovo articolo costituzionale sta già creando discussioni fin dalla stessa sera della consultazione. A livello politico vi è chi teme una svolta a sinistra degli elettori svizzeri. Timori, però, subito contraddetti dall’esito di alcune elezioni a livello cantonale che hanno confermato la tendenza al ribasso del centro-sinistra e qualche guadagno al centro o a destra.
Tutti i commentatori concordano sul fatto che i votanti non si sono schierati politicamente, ma molti si sono lasciati guidare da considerazioni personali. Hanno infatti votato a favore dell’iniziativa soprattutto i pensionati (78%) accompagnati da chi ha un reddito inferiore (69%). Chi ha meno di 34 anni ha invece votato contro l’iniziativa nella misura del 40%. Eppure, a livello nazionale, il centro-destra può contare sul 63,9% dei voti.
Questi dati, rilevati da un’indagine a campione eseguita subito dopo il voto, hanno quindi confermato in parte il timore di uno scontro fra generazioni. In altri termini anche in Svizzera si è manifestato il classico ‘prima a me’. E molti dei favorevoli hanno giustificato l’atteggiamento dicendo che i soldi ci sono, basta non sprecarli per aiuti all’estero, al salvataggio di banche o perfino per l’esercito. Atteg-
giamento che contrasta singolarmente con precedenti decisioni popolari che non avevano seguito le raccomandazioni della sinistra. Perfino di recente il progetto Avs 21, che contemplava un aumento dell’età di pensionamento delle donne e un aumento dell’Iva era stato accettato, pur con una maggioranza molto risicata.
Ma, accettato il principio della 13esima mensilità, i maggiori problemi si presentano ora per l’applicazione concreta a livello legislativo. I maggiori costituzionalisti svizzeri hanno già trovato il modo di esprimere pareri divergenti, pur con-
«Il problema di fondo è quello di trovare il necessario finanziamento. Si sa che la 13esima mensilità verrà a costare tra i 4 e i 5 miliardi all’anno. La domanda è chi e come li pagherà? Già dal 2027 il fondo Avs spenderà più di quanto incassa»
cordando sul fatto che l’articolo costituzionale va applicato ed entro il termine previsto del primo gennaio 2026. A Berna si stanno sollevando dubbi circa la possibilità di rispettare questo termine già a livello di Governo, ma poi ancora a livello dei due rami del Parlamento. Vi è anche chi ipotizza un intervento, per decreto, del Governo. Cosa che, però, metterebbe il Parlamento davanti al fatto compiuto e senza rispettare l’imperativo dell’urgenza.
Il problema di fondo è, infatti, quello di trovare il necessario finanziamento. Si sa che la 13esima mensilità verrà a costare tra i 4 e i 5 miliardi all’anno. La domanda
è chi e come li pagherà? Già dal 2027 il fondo Avs spenderà più di quanto incassa e non potrebbe più rispettare la legge che prevede un capitale che non può scendere sotto l’ammontare della spesa annua. Nel 2027 si prevedono infatti uscite per 59,5 miliardi ed entrate per 75,4 miliardi, con un capitale a disposizione di 55,9 miliardi.
Vista la situazione finanziaria della Confederazione, che deve rispettare anche il freno all’indebitamente, si potrà contare solo parzialmente su un sussidio federale. Le entrate dovranno quindi venire da un aumento del contributo degli assicurati e da un nuovo aumento Iva, analogo a quello già entrato in vigore.
Quest’ultimo provvedimento relativizza lo scopo dell’iniziativa, che era quello di compensare l’aumento del costo della vita, ciò che non farà l’aumento dell’Iva, che ovviamente inciderà su prezzi e costo della vita. Le organizzazioni dei datori di lavoro, che pagano la metà del contributo Avs dei dipendenti, non vogliono assumersi altri oneri che incideranno sul costo del lavoro, già reso oneroso da altri tributi e a livello di export dal franco forte.
Nettamente respinta, invece, l’iniziativa per un aumento dell’età di pensionamento. Eppure questa poteva essere una misura per il pagamento della 13esima mensilità. Aveva però il difetto di prevedere più tardi un adeguamento automatico alla speranza di vita. Anch’essa è però stata danneggiata dal chiaro populismo che ha caratterizzato questa tornata elettorale e che rischia di condizionare anche le previste votazioni, in particolare quella sulle pensioni professionali, ma anche quella sulla riduzione dei premi di cassa malati.
18 · TM Marzo 2024
Ignazio Bonoli, economista.
opinioni/ l’economista
Competitività fiscale in gioco
Dal destino alle urne del progetto di riforma tributaria cantonale dipende anche il futuro delle imprese di famiglia e, in generale, il benessere del territorio.
Tra pochi mesi i ticinesi saranno chiamati ad approvare o rifiutare una riforma fiscale attesa da anni. Malgrado il progetto presentato dal Consiglio di Stato e approvato dal Gran Consiglio avrebbe potuto essere più ambizioso per recuperare terreno rispetto a quanto è già realtà in molti altri cantoni, rappresenta comunque un passo avanti verso una modernizzazione del sistema tributario ticinese. La riforma potrà quindi correggere le disuguaglianze che penalizzano i contribuenti, le imprese e dunque la competitività del Ticino, rispetto a cittadini e imprese in altri cantoni. Il progetto tiene conto dell’evoluzione del panorama fiscale internazionale e nazionale, concretizzando il mandato affidato al Governo dal Parlamento cantonale nel 2019.
Contro la riforma - fortemente ridimensionata dai partiti in Parlamento - è stato lanciato un referendum da sinistra al motto: “Niente sgravi ai ricchi”, che parafrasato diventa un boomerang per il marketing territoriale, “Non vogliamo grossi contribuenti in Ticino”.
Siamo di fronte a un bivio: approvare una riforma che avrebbe potuto andare oltre e rendere il Ticino molto più competitivo (generando più entrate per il cantone a medio-lungo termine) o rimandarla al mittente precludendo così qualsiasi futura riforma in ambito fiscale?
Partiamo da un dato di fatto: la sopravvivenza di ogni azienda è a rischio al momento della successione. Attraverso la riforma si creano i presupposti per ridurre una parte di complessità per favorire così la continuità delle nostre imprese e dei posti di lavoro, soprattutto per le realtà dove il passaggio generazionale non avviene per discendenza diretta o avviene
fuori dalla famiglia. Infatti, oggi uno/a zio/a che lascia la propria azienda al/alla nipote (non consanguineo) che potenzialmente dirige già l’azienda da anni, si vede applicare al momento di passaggio di proprietà un’aliquota di imposta del 41%, contro una media elvetica del 27%. Attenzione: il 41% di imposta è dovuto sul valore stimato dell’azienda. Un valore che si realizza solo in caso di vendita dell’azienda. Si tratta quindi di un esborso di imposte impossibile da sostenere senza indebitarsi fortemente (non sempre una via percorribile) per continuare l’attività. Lo stesso succede per i partner consensuali, caso in cui il Ticino applica un’aliquota al 41% contro una media svizzera del 15%, laddove diversi cantoni non prelevano alcuna imposta.
La riforma al voto, verosimilmente a giugno, mette una pezza a situazioni oggi assurde e suscettibili di porre a rischio una successione. La riduzione dell’aliquota per i coniugi e altre figure parentali per affinità passerebbe dal 41% al 15,5%, quella per i non parenti dal 41% al 35%, mentre una norma specifica (già presente in altri cantoni) permetterebbe di alleggerire l’imposta di successione e donazione in determinate condizioni, in particolare per garantire la continuità aziendale.
Chi è contro la riforma dimentica inoltre che per i redditi bassi il nostro cantone offre già sgravi fiscali e sussidi che in altri cantoni non esistono, mentre per i redditi medio e alti (quindi chi finanzia il gettito cantonale) il Ticino si situa da tempo agli ultimi posti delle graduatorie intercantonali, risultando tra i meno attrattivi per i redditi superiori ai 90mila franchi l’anno. La conseguenza? Imprenditori e cittadini facoltosi decidono di non insediarsi
Martino Piccioli, Presidente dell’Associazione delle Imprese Familiari (AIF) Ticino, che rappresenta quasi cento imprese di famiglia di tutti i settori economici, almeno alla seconda generazione.
privatamente nel nostro territorio e, di riflesso, di non aprire o spostare la loro impresa in Ticino, preferendo altri lidi più competitivi dal punto di vista fiscale, che in modo lungimirante si sono mossi già da tempo, dimostrando negli anni un aumento del gettito cantonale.
La riforma persegue un obiettivo nobile e legittimo e solo un approccio cieco delle dinamiche fiscali intercantonali non permette di condividerlo: riducendo l’aliquota massima per i ‘ricchi’, il Ticino mira ad attirare e mantenere sul territorio un volume maggiore - non minore (!) - di imposte e di imprese, garantendo così una fiscalità moderata per i cittadini meno abbienti, per il quali il Ticino è tra i cantoni più convenienti in Svizzera.
La palla è nel campo dei cittadini chiamati alle urne. Il benessere non cade dal cielo, va generato, attirato e mantenuto. Più ricchezza rimane sul territorio, maggiore sarà il beneficio per tutta la popolazione. Illudersi che nel 2024, tra smart working e una grande mobilità, la fiscalità non influenzi la scelta del luogo in cui vivere e installare la propria attività è piuttosto miope.
L’occasione di migliorare la competitività fiscale del cantone è più unica che rara. Sarà quindi importante non farsi fuorviare da slogan poco veritieri e sostenere con forza questo passo nella giusta direzione: in gioco c’è il futuro e il benessere del Ticino.
20 · TM Marzo 2024
opinioni / imprese di famiglia
opinioni / lo studio legale
Precetti vessatori
Alcune recenti sentenze del Tribunale federale e di quello cantonale di Zurigo hanno condannato l’uso improprio di precetti esecutivi impiegati abusivamente con finalità coercitive.
Achi non è mai venuta la voglia di vendicare una presunta ingiustizia subìta, facendo recapitare alla propria controparte un precetto esecutivo per una somma spropositata? E quante volte chi si è visto notificare un precetto esecutivo assolutamente ingiustificato, non si è chiesto se non ci fosse la possibilità di contrastare tale malvezzo, magari con una querela penale?
Purtroppo, il diritto svizzero permette di chiedere l’emanazione di un precetto esecutivo contro una terza persona senza la necessità di portare alcuna prova sulla fondatezza delle proprie pretese. Non è richiesta neppure la verosimiglianza. È sufficiente allestire una domanda di esecuzione mediante un apposito formulario da inoltrare al competente Ufficio esecuzione e versare un modesto emolumento, a copertura delle spese amministrative. Ne consegue il malvezzo di far spiccare precetti esecutivi ingiustificati solo con lo scopo di macchiare la reputazione finanziaria della persona toccata. Anche perché far poi cancellare un’esecuzione, seppur ingiustificata, non è affatto semplice.
Dottrina e giurisprudenza hanno già confermato che un’esecuzione avviata senza motivo, vessatoria, introdotta in mala fede, ad esempio quale mezzo di pressione o di compromissione a danno dell’interessato, possa raggiungere la qualità di mezzo di coercizione ed essere quindi punibile penalmente ai sensi dell’art. 181 del Codice penale. Ciò indipendentemente dagli strumenti di difesa conferiti dal diritto civile, come la possibilità di formulare opposizione e di richiedere al giudice civile di disconoscere l’asserito debito, per proteggere adeguatamente gli interessi del debitore
o della parte lesa. Infatti, sebbene ogni esecuzione possa essere bloccata formulando opposizione, essa rimane iscritta nell’apposito registro. Questo fatto può nuocere alla reputazione della persona toccata, specie se alla ricerca di un impiego, di un alloggio in locazione o ancora se si trova confrontata con la necessità di chiedere un finanziamento bancario o attraverso un leasing, dato che non sempre è possibile riconoscere, in particolare da parte di soggetti terzi, se la procedura esecutiva abbia qualche fondamento, oppure se sia stata avviata in modo del tutto
«L’esecuzione utilizzata come mezzo abusivo per esercitare pressione sulla persona interessata affinché ottemperi a una richiesta di pagamento, in realtà ingiustificata, può costituire un atto di coercizione punibile penalmente»
ingiustificato o addirittura con mero intento vessatorio. Ne consegue per la parte toccata da queste procedure esecutive immotivate, rispettivamente dall’avvio di procedimenti giudiziari relativi all’esecuzione di un debito in realtà inesistente, un’evidente difficoltà, un grave svantaggio riparabile unicamente con un grande impegno per cercare di spiegare i motivi del procedimento e l’infondatezza del medesimo.
In alcune recenti sentenze il Tribunale federale ha già avuto modo di statuire che l’esecuzione utilizzata come mezzo abusivo per esercitare pressione sulla persona interessata affinché ottemperi a una richiesta di pagamento, in realtà ingiustifi-
cata, può costituire un atto di coercizione punibile penalmente. In effetti, secondo l’Alto Gremio, questo modo di procedere rappresenta un mezzo illegittimo per sollecitare un’azione o un’omissione, tale da potenzialmente rendere remissiva anche una persona prudente e quindi di limitare la sua libertà di formazione o di esercizio della volontà.
Il tema è riemerso nuovamente in una recente sentenza del Tribunale cantonale del Canton Zurigo. Nel caso in esame una persona aveva fatto spiccare contro un proprio cliente che aveva lasciato una pessima recensione su Tripadvisor, un precetto esecutivo con cui chiedeva una modesta indennità per la riparazione dell’asserito torto morale subìto. Ma in realtà, attraverso lo strumento del precetto esecutivo, egli pretendeva che detta recensione sfavorevole al suo commercio fosse cancellata. E l’aveva anche comunicato alla controparte …
Il Tribunale cantonale di Zurigo ha rilevato che il riferimento a una pretesa di riparazione per torto morale, anche se per un importo limitato (qualche migliaio di franchi), fosse in realtà un’affermazione pretestuosa e priva di un reale fondamento. Ne ha conseguito che l’uso degli strumenti dell’esecuzione forzata, in particolare del precetto esecutivo, fosse stato improprio e abusivo secondo la giurisprudenza del Tribunale federale, ovvero che l’esecuzione fosse stata avviata e utilizzata per perseguire obiettivi estranei al pagamento di una pretesa monetaria. Da qui la condanna penale per coazione.
22 · TM Marzo 2024
Luca Trisconi, avvocato e notaio, partner studio legale Barchi Nicoli Trisconi Gianini, Lugano.
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Connettività passe-partout
Centri di logistica e magazzini, aeroporti o fabbriche intelligenti necessitano di connessioni dati sicure e affidabili. Le soluzioni Mpn superano i limiti del Wi-Fi e della tecnologia Dect.
L’evoluzione tecnologica, caratterizzata soprattutto dalla trasformazione digitale, coinvolge anche le infrastrutture di comunicazione che, da ‘autostrade’ a supporto del traffico digitale, devono adeguarsi per garantire minima latenza e grande capacità in termini di volumi e di velocità. A dispetto della mole di dati in continuo ed esponenziale aumento.
Con l’industrializzazione del machine learning e la tendenza all’automazione dei processi aziendali, sono ulteriormente aumentate le esigenze di una connettività sempre più affidabile. Questo spiega il notevole aumento di interesse per le Reti Wireless Private, più comunemente note come Mobile Private Network (Mpn) basate sullo standard di telefonia mobile 5G wireless e in grado di collegare alla rete impianti aziendali, oggetti mobili e utenti che fanno uso di dati aziendali critici, nonché di integrare in tempo reale applicazioni ad alta intensità di dati nelle operazioni in corso. Secondo un recente studio del Boston Consulting Group, il fabbisogno di Mpn in Svizzera crescerà addirittura del 45% ogni anno entro il 2027.
MPN vs Wi-Fi
Aeroporti, fabbriche intelligenti, magazzini o centri di logistica hanno bisogno di connessioni dati sicure e affidabili con prestazioni ben superiori a quelle offerte da una rete Wi-Fi. Quest’ultima è infatti una buona tecnologia per applicazioni It e aziendali, ma i suoi limiti diventano evidenti quando si tratta di soddisfare i requisiti delle tecnologie operative industriali (Ot).
Sebbene lo standard Wi-Fi 6 apporti qualche miglioria rispetto al precedente,
la tecnologia resta fortemente limitata per quanto riguarda le capacità di far fronte a requisiti di connettività esigenti per ambienti critici. Le sue prestazioni sono ancora accettabili a condizione che solo pochi utenti siano collegati allo stesso punto di accesso, ma non appena il carico o le interferenze crescono, la latenza aumenta e le prestazioni calano. Questi limiti relativi alle prestazioni sono documentati nei test dell’Ieee, secondo cui si verifica una saturazione quando al punto di accesso Wi-Fi sono collegati più di 16 dispositivi.
La maggior parte delle sedi industriali dispone di ambienti radio molto complessi che richiedono una copertura completa sia all’interno che all’esterno. Mentre il Wi-Fi necessita di diverse centinaia di punti di accesso per garantire una copertura interna ed esterna, le soluzioni Mpn possono coprire la stessa area con solo poche dozzine di antenne indoor e/o outdoor per collegare i dispositivi alla rete. Ciò si traduce in una riduzione dei costi fino al 20% rispetto al Wi-Fi 6, pur offrendo una connettività a banda larga paragonabile a quella delle reti mobili pubbliche ma restando di proprietà e sotto il controllo dell’azienda, con standard di sicurezza molto elevati.
Campi di applicazione
Le Mpn rappresentano un vero punto di svolta poiché vi sono molti potenziali ambiti di utilizzo: i sistemi di trasporto senza conducente, le applicazioni Ar/ Vr, la sorveglianza e il controllo basati su sensori o i sistemi di localizzazione e tracciamento sono solo alcuni esempi. Allo stesso tempo, le reti locali supportano anche i servizi aziendali presso le sedi. I rivenditori al dettaglio potrebbero ad
esempio utilizzare il 5G privato per una gestione efficiente dei Point of Sale e delle scorte. Tra le applicazioni nelle aziende di logistica si annoverano il tracciamento di beni, il controllo di veicoli autonomi, telecamere di sicurezza e un efficiente Asset Tracking.
Anche l’impiego di robot e la precisione dei loro movimenti dipendono da una comunicazione in tempo reale, da una maggiore efficienza e da un’elaborazione immediata dei dati nell’Edge Cloud. L’Edge Computing svolge un ruolo cruciale, soprattutto per le organizzazioni che desiderano mantenere il traffico tra dispositivi e server IoT a livello locale. Poiché le Mpn sono reti private e completamente autonome, le aziende beneficiano non solo di un’elaborazione dei dati in tempo reale «on the edge», grazie al 5G, ma anche di una maggiore sicurezza: i dati critici non lasciano mai le sedi aziendali.
Non solo dati
Le Mpn sono adatte non solo per applicazioni dati, ma anche come soluzione di comunicazione vocale, ad esempio, per la telefonia all’interno dei locali aziendali. Pertanto, le Mpn sono considerate una valida alternativa alla telefonia Dect o Wi-Fi.
La questione con cui si confronteranno molti stabilimenti industriali nei prossimi anni riguarda la sostituzione delle soluzioni Dect tradizionali. In questo scenario di utilizzo, lo smartphone dei dipendenti nella propria sede aziendale andrà a sostituire i dispositivi di comunicazione pubblici.
24 · TM Marzo 2024
Carlo Secchi, Head of Sales Ticino, Sunrise Business.
opinioni / l’esperto di telecomunicazioni
COLLECTION GENTS
La democrazia ai tempi del 2024
Nonostante i molti acciacchi che gli stati liberali negli ultimi anni stanno dimostrando, la democrazia rimane il ‘meno peggio’ delle attuali possibili alternative, meglio se coadiuvata da organismi indipendenti specializzati. Lo scontro tra democrazia e tecnocrazia è il frutto delle tensioni sociali che segnano una fase storica complessa, e che dovrebbero essere riconciliate in sede elettorale, allineando le preferenze dei rappresentanti con quelle dei rappresentati.
Tra le tante conquiste che il mondo antico ha consegnato alla modernità, seppur a distanza di diversi secoli, sicuramente svettano le libertà politiche, e forme di governo estremamente evolute e articolate per l’epoca, e paradossalmente ancora oggi, quindi in netta opposizione con prima il Medioevo e poi la storia moderna. Nonostante infatti i libri di storia tramandino vita, morte e miracoli di re, faraoni e imperatori, quali utili ancore cui aggrapparsi per una disamina seppur approssimativa affidabile di come il Mediterraneo sia evoluto nelle ultime migliaia di anni, non va mai dimenticato quale sia stato l’apice di questa parabola, culminata con le conquiste, e in più d’un ambito, della Grecia classica prima, e di Roma poi. Per quanto non tutto sia come sembra.
L’Europa è infatti culla e patria della oggi vituperata e cagionevole democrazia, nata in Grecia (da qui il forte significato simbolico di ammetterla nel 1981 all’Unione Europea, e nel 2001 nell’Eurozona, pur al netto di bilanci notoriamente fantasiosi), e che ha toccato il suo massimo splendore nell’Atene di Pericle, dunque nel V secolo a.C., per poi passare il testimone a Roma dove riscoprirà una nuova giovinezza. Eppure, nonostante il termine stesso sia greco, e significhi letteralmente ‘governo del Popolo, è bene non cadere in un facile fraintendimento. In una chiave di lettura più moderna e compiuta la democrazia non è mai esistita, e non solo per una geometria molto variabile di quale ne fosse il popolo; parimenti la democrazia greca era completamente diversa da quella romana; per quanto, e qui la
comunanza, fossero convintamente improntate sulla base del censo. In entrambi i casi il protagonista indiscusso della scena politica era il cittadino maschio, elettore e potenzialmente eletto, in quanto fiero difensore, se necessario in armi, della patria.
Ad Atene, e in generale in tutte le principali Città stato greche, a patto non fossero sotto temporanea dominazione di una rivale, vigeva un Governo democratico in cui le cariche politiche erano equamente spartibili, per elezione o sorteggio, tra tutti i cittadini che dimostrassero di avere un reddito sufficiente, andato nel corso del tempo abbassandosi. In questo senso Atene era a tutti gli effetti una democrazia diretta, in cui il Popolo era consultato o si esprimeva su tutti i temi più importanti della vita politica, tutti i cittadini erano uguali davanti alla legge, e
26 · TM Marzo 2024
cover/ economia a cura di Federico Introzzi
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i loro rappresentanti rispondevano al termine del mandato di tutte le loro azioni. L’estrema modernità, seppur relativa, di tale modello era consentita in larga misura dal numero contenuto dei cittadini interessati, nel suo massimo splendore potrà infatti contare su 250mila abitanti, di cui la metà schiavi, dunque su circa 50mila cittadini effettivi, una parte dei quali in armi e molto spesso all’estero.
A Roma la situazione era decisamente più complessa e articolata, ma al tempo stesso più stabile nel tempo, imprescindibile se si considerano le necessità di una super potenza regionale. Era sì una repubblica, ed è qui che è nato il termine, ma nonostante i cinque secoli di epoca repubblicana le differenze con Atene sono molte. Fermo restando il censo, pietra angolare dello Stato romano, il sistema istituzionale che ne consentiva l’efficiente funzionamento prevedeva costituzionalmente la convivenza di tre forme di società, il cui ibrido era la repubblica stessa. Come scrive lo storico romano Polibio i tre organi dello Stato erano i due consoli, che assommavano le prerogative tipiche di una monarchia nei loro ambiti di competenza, il senato, tipica espressione dell’aristocrazia terriera, e il popolo, una forma molto sfaccettata e greca di democrazia.
Tali peculiarità sono perfettamente riassunte in Spqr, ‘il Senato e il Popolo di Roma’, in cui già si segnala la fondamentale differenza tra le due entità, che seppur in presenza di sostanziali differenze eleggono insieme i magistrati, il terzo elemento del quadro istituzionale. La fondamentale differenza rispetto alla modernità vive però nel concetto stesso di rappresentanza: i magistrati non erano espressione del popolo nel corso del loro breve mandato, al pari del Senato, i cui membri non erano eletti e lo rimanevano sino alla morte. La strutturazione di quella che oggi verrebbe definita ‘legge elettorale’, soggetta a ben poche modifiche e modulata sulla base del censo, nei fatti solo in rare circostanze prevedeva fossero ammessi al voto i ceti meno abbienti, il che è comprensibile se si pensa che diversamente da Atene già nel 225 a.C. gli aventi diritto erano oltre 300mila, e nell’88 a.C. oltre 1,7 milioni.
Le elezioni delle diverse magistrature avvenivano solitamente su base annuale, e nella maggior parte dei casi vedevano la partecipazione di meno di 20mila elettori
L’impero romano nel 125 d.C.
L’espansione di Roma in tre secoli
Hispania
Mauretania
Italia
AfricaProconsularis
in grado di trovare un’intesa. I cittadini erano infatti convocati alle urne per fasce di reddito, a partire dai più abbienti a scendere, in cui ogni fascia definiva a maggioranza i suoi candidati. La proporzionalità inversa del numero di fasce e il reddito garantiva matematicamente ai primi 20mila elettori, a patto non vi fosse un’eccessiva dispersione delle preferenze, di avere sempre la maggioranza. Dunque effettivamente esisteva sì una componente nominalmente democratica anche nell’ordinamento repubblicano romano, ma concretamente un po’ debole.
Un 2024 con il botto. A distanza ormai di diversi secoli la situazione è certamente cambiata, ma forse nemmeno troppo, conservando almeno in parte i limiti più o meno significativi con cui si era confrontato il mondo antico. Con l’anno corrente
Galatia
Cilicia
Nonostante la Roma repubblicana avesse un buon ‘terzo’ di democrazia questo non le ha impedito di imporsi quale potenza egemone del Mediterraneo. Cosa c’è alla base di quello che potrebbe apparire un risultato eccezionale?
destinato a segnalarsi per essere il più ‘democratico’ di sempre. «Accanto alle insistenti domande degli ultimi mesi, e dunque quando e quanto i tassi d’interesse inizieranno a scendere, o quali saranno i principali rischi per mercati e investitori, un dato fondamentale di cui tener conto è la natura fortemente elettorale di questo 2024. Sotto un profilo politico è un anno decisivo, entro i 12 mesi si saranno tenute elezioni generali in Russia, India,
Marzo 2024 TM · 27
Gallia Dacia CappadociaArmenia Aegyptus Pontus Exinus
Macedonia
RaetiaNoricumPannoia Dalmatia Sicilia Thracia
Assyria Albania BythyniaetPontus Asia
Cyprus Cyrenaica Creta
Lycia Syria Arabia Petrae Mesopotamia
Colchis Iberia
Regnum Bospori Moesia Britannia
201 a.C. - Fine della II Guerra Punica 133 a.C. - Fine della Guerra Numantina 44 a.C. - Assassinio di Giulio Cesare 14 d.C. - Morte di Augusto 117 d.C. - Morte di Traiano Protettorati romani nel 117 d.C. Confini delle province romane nel 117 d.C.
Province senatoriali Province imperiali Confini nel 125 d.C. Limes
Il democracy index
Livello di democraticità dei diversi Paesi
«Continueranno a essere la forza dell’economia americana e gli utili delle imprese a influenzare le decisioni d’investimento, al pari sopravvivrà quella che sembra essere una legge naturale nell’economia politica: il legame tra libertà politica ed economica, e la correlazione di entrambe con la prosperità»
Kevin Gardiner
, Global Investment Strategist di Rothschild&Co Wealth Management
8-20: Democrazia compiuta
6-8: Democrazia imperfetta
4-6: Regime ibrido
>4: Regime autoritario
Fonte: Goldman Sachs
Democratici o autoritari?
N. di Paesi che si muovono verso democrazia o autoritarismo per anno
La democrazia ha vissuto gli ultimi anni in maniera sofferta, e al costo di diversi rischi. Si vive in un mondo sempre meno democratico nei fatti, ma paradossalmente ad aumentare è il numero di elezioni e di elettori chiamati a esprimere preferenze in larga misura vuote, laddove non del tutto inesistenti. Evidentemente l’Occidente esercita ancora tutto il suo fascino sul resto del mondo.
Unione Europea, Stati Uniti e Regno Unito, oltre che in moltissimi altri Paesi, anche a livello locale. I risultati di queste in molti casi sono tutt’ora incerti, da qui le preoccupazioni di mercati e investitori», esordisce così Jack Janasiewicz, Lead Portfolio Strategist di Natixis Investment Managers Solutions.
È però molto curioso quanta influenza un Occidente in termini politici, economici e demografici in sempre più schiac-
ciante minoranza, continui a esercitare sul resto del mondo. Se sino a qualche anno ci si limitava ancora ad abbigliamento e accessori, ed è qui l’Europa, oggi è evidente di come qualcosa sia ulteriormente cambiato, e qui gli Stati Uniti. In meglio? «Sono molte le virtù che a buon diritto vengono riconosciute alla democrazia, in termini di garanzia delle libertà politiche e civili, così come della partecipazione alla Politica da parte della popolazione. Altrettanto vero è però che negli ultimi anni il mondo stia diventando progressivamente sempre meno democratico, tradendo le aspettative che la globalizzazione aveva instillato nel secolo scorso. Eppure Paesi e regimi chiaramente autocratici sono sempre più tentati dall’emulazione delle modalità tipicamente democratiche, da qui legislature multipartitiche e frequenti elezioni, mai davvero competitive, come il 2024 dimostra», nota Elena Guglielmin, Cio di Ubs Wealth Management.
È sufficiente a spiegare questa paradossale inversa proporzionalità tra popolazione chiamata alle urne, e democraticità degli stati nazionali? Sono del resto ben 4 i miliardi di persone che potranno votare durante l’anno… «Nonostante il record elettorale di questo 2024, non è un segreto che la democrazia non viva una fase felice, e che in molti parlino esplicitamente di ‘crisi’ del modello. Malumori e disfunzioni politiche sono sempre più evidenti anche alla pubblica opinione, e in qualità di investitori è legittimo interrogarsi su quali ne possano essere le conseguenze. Ma siamo davvero in presenza di una crisi? Certo, le difficoltà non mancano, ma con il crollo del comunismo nel 1989, il dibattito politico è rimasto del tutto privo di sostanziali alternative, pur con l’eccezione di conflitti esistenziali come in Ucraina o Medio Oriente le cui ragioni sono altre. La ferocia che contraddistingue nella quotidianità l’agone politico occidentale riflette il narcisismo di differenze tra le parti tutto sommato minime, rispetto a soli pochi decenni fa», riflette Kevin Gardiner, Global Investment Strategist di Rothschild&Co Wealth Management.
Le tensioni proprie del dibattito politico, con uno scontro incandescente tra partiti opposti, si estendono però all’intero modello, a prescindere dalle architetture costituzionali che segmentano il panorama. «I problemi fondamentali che alimentano queste tensioni sono essenzialmente due, la rappresentatività
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Fonte: The global state of Democracy 2022 15 10 5 0 -5 N. dei Paesi 1980 1990 2000 2020 Grande Crisi Covid-19 ■ Mag. democratici ■ Min. democratici ■ Min. autoritari ■ Mag. autoritari 2010
e la globalizzazione. Da un lato si sta infatti verificando uno scollamento tra rappresentati, il Popolo che detiene la sovranità, ed eletti rappresentanti, il cui potere esecutivo e legislativo è esercitato in nome dell’intera popolazione, insieme differenziato di cittadini e gruppi. Dall’altro i processi transnazionali continuano a crescere per incisività, il che alimenta il potenziale iato tra democrazia dello Stato nazionale, e i vincoli transnazionali, dunque tra coloro residenti ad esempio in Svizzera, e l’influenza esercitata da tutti quegli attori internazionali, la maggioranza, che si muovono oltre o sopra le frontiere nazionali, ma da cui il benessere nazionale dipende fortemente», evidenzia Oscar Mazzoleni, professore di scienze politiche dell’Università di Losanna. Migliori, ma in cosa? Se però dubitare è sempre legittimo, anche l’efficacia e l’efficienza di un modello che in fin dei conti non si pone nemmeno tali obiettivi non deve essere data per scontata. «Molti si interrogano se la democrazia sia la miglior forma di governo sotto tutti gli aspetti più importanti, e nonostante in termini libertari e sociali non abbia eguali, in quelli economici qualche perplessità in più potrebbe sicuramente esserci. Per quanto infatti in una competizione ideale vincerebbe ad ampia maggioranza per popolarità e apprezzamento, almeno da un punto di vista teorico i regimi autocratici potrebbero avere qualche asso da giocare in ambito economico, sia nel perseguire politiche di sviluppo di lungo termine, sia nell’implementazione di riforme economiche dolorose ma necessarie, sia nell’imporre una maggior efficienza. I regimi autocratici possono prendere decisioni rapide, a crisi improvvise, senza perdersi nella battaglia politica alla ricerca del consenso, come avviene invece negli stati democratici», prosegue il Cio di Ubs. La rapidità decisionale in determinati contesti è però decisiva, come gli ultimi anni hanno a più riprese dimostrato, da qui il necessario protagonismo dell’ultimo quindicennio della politica monetaria, con tutti i problemi del caso. «Le decisioni forti e immediate prese dalle Banche Centrali sono state una conseguenza della lenta reazione dei Governi nel fronteggiare le molte crisi che hanno segnato la storia recente. È netta la contrapposizione tra le ‘democratiche’ autorità fiscali, e le ‘autocratiche’ monetarie, che hanno però saputo sostenersi reciprocamente e supe-
«La ricerca dimostra che l’intonazione delle politiche monetarie e fiscali all’avvicinarsi delle elezioni sia molto chiara. Quello che è già iniziato è un ciclo all’insegna di un allentamento di entrambe, e di un significativo aumento dell’incertezza, ma che ha un impatto netto positivo sulla crescita»
Joseph Briggs, Senior Global Economist di Goldman Sachs Economics Research
Il Pil democratico Crescita del Pil rispetto all’anno della democratizzazione (media
Il ruolo dei media in Svizzera
Contributo dei media alla formazione di un’opinione politica (sondaggio, in %)
rare i problemi. Certi regimi non hanno i problemi delle democrazie, ma non per questo ne sono immuni, come la Cina di oggi dimostra. Diversamente da Europa e Stati Uniti i processi decisionali a Pechino sono fulminei, ma la rapida reazione alla Crisi del 2008 sia in termini monetari che fiscali ha portato ai problemi di oggi, cui invece è scampato l’Occidente, anche a fronte di queste decisioni più ritardate. I pro e contro di un’azione decisa possono
Democrazia e Pil sono ottimi amici, e legati da una solida correlazione positiva, nonostante solitamente un Paese che diventa democratico si trovi anche in una fase particolarmente complessa, con un regime appena crollato. I Media hanno un ruolo fondamentale nel formarsi di un’opinione da parte della società civile, ma al tempo stesso possono anche distorcerla.
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Variazione del Pil pro capite (logarit.) -5 0 5 10 15 20 25 Anni dalla democratizzazione -15 -10 -5 0 5 10 15 20 25 30
storica globale)
Fonte: Democracy does cause growth, Acemoglu Andamento del Pil
Fonte: Vox survey 0 20 40 60 80 100 1990 1995 2000 2005 2010 2015 Per anno delle elezioni Giornali Tv Radio Internet
«La libertà che contraddistingue lo Stato democratico lo spinge naturalmente a fornire le migliori condizioni quadro possibili, e ambienti favorevoli alle imprese per attrarle. Stimola quindi innovazione e sviluppo tecnologico, volani della crescita di lungo termine»
Elena Guglielmin, Cio di Ubs Wealth Management
essere visti in termini di costi sociali a breve termine, rispetto al potenziale di crescita economica di lungo, con il Giappone quale caso emblematico, con i suoi ‘decenni perduti’ di crescita scambiati per contenere e diluire al massimo l’impatto sociale che le riforme necessarie, e note a tutti, avrebbero invece avuto», chiarisce Norman Villamin, Group Chief Strategist di Union Bancaire Privée.
Poteri autocratici, in seno a contesti democratici, la cui indipendenza è spesso oggetto di dure critiche, laddove non inchieste giudiziarie. Ma poi? Quale sarebbe la soluzione? «Le autorità cui si af-
2024: l’Anno elettorale Paesi in cui si tengono elezioni locali o nazionali (per mese)
Azerbaigian, Bielorussia, Cambogia, Costa Rica, El Salvador, Indonesia, Giamaica, Pakistan, Senegal, Spagna
India, Nord Macedonia, Isole Salomone, Sud-Corea
Gennaio
Bangladesh, Comore, Finlandia, Taiwan, Tuvalu
Iran, Maldive, Portogallo, Russia, Slovacchia, Turchia
Repubblica Dominicana, Lituania, Nord Macedonia, Panama, Regno Unito
Belgio, EU, Islanda, irlanda, Malta, Mauritania, messico, Mongolia Ruanda Australia Germania, Russia
Australia, Bosnia ed Erzegovina, Brasile, Georgia, Mozambico, Uruguay
Algeria, Croazia, Ghana, San Marino
Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre
Dicembre
Indonesia, Mauritius, Palau, Romania, Stati Uniti
Un miliardo di schede
Se nel corso del 2024 sono molti i Paesi chiamati a pronunciarsi elettoralmente, il che coincide con un nuovo record storico essendo oltre 4 miliardi i voti potenzialmente espressi, a contribuire in larga misura a questo traguardo sta già iniziando a contribuire un Paese tanto grande da meritare l’appellativo di ‘sub-continente’. È ovviamente l’India, con il suo miliardo di voti in dote. Ma cosa dovrebbe succedere? «In primo luogo si tratta di elezioni politiche e generali, che determineranno i nuovi equilibri della Camera bassa, la Rajya Sabha, del Parlamento di Nuova Dheli. A dover essere rinnovati sono infatti i 543 rappresentanti del Rajya Sabha, e dovrà essere formata una nuova maggioranza, di un solo partito o di una coalizione, com’è al momento, di almeno 272 voti», rileva Briggs.
Ma chi dovrebbe contendersi le preferenze di oltre un miliardo di elettori? «I due principali partiti sono quello dell’attuale Premier Modi, il Bjp, e l’Inc, il principale partito d’opposizione. Modi è al momento alla testa di una coalizione che può contare su 334 seggi, di cui 301 del suo partito, ma nel corso del 2023 ben 28 partiti di opposizione hanno unito le forze formando a loro volta una coalizione che al momento esprime altri 143 voti. Stando ai sondaggi non dovrebbero verificarsi colpi di scena, e il Premier dovrebbe presto iniziare
il suo terzo mandato, con un’analoga maggioranza, rispetto all’opposizione che dovrebbe invece guadagnare qualche decina di eletti», prosegue l’esperto di Goldman Sachs. A premiare Modi i risultati raggiunti negli ultimi anni, che hanno avviato l’India lungo un percorso, seppur accidentato, di sviluppo e forte crescita. «Sono molte le iniziative volute dal Governo e che si sono concentrate nell’irrobustire le catene di fornitura, migliorare l’efficienza del sistema finanziario, razionalizzando il sistema tributario con politiche anche molto incisive. Secondo i nostri esperti l’obiettivo di Modi per tutto il suo terzo mandato sarà quello di rendere l’India attrattiva nei confronti delle grandi multinazionali manifatturiere, strappando alla Cina il ruolo che si era ritagliata negli ultimi decenni, per farlo sarà dunque fondamentale migliorare le ‘condizioni quadro’», nota Briggs. Al pari che in precedenza anche economicamente non sono attese sorprese. «Da un punto di vista fiscale è probabile proseguirà questo leggero sforzo di consolidamento, con una riduzione del deficit, in presenza di un’inflazione stabile. La politica monetaria dovrebbe invece ammorbidirsi, come successo in occasione delle precedenti tornate, e con un taglio nel secondo semestre di circa 50 bp dovrebbe vedere tassi al 6% entro dicembre», conclude l’esperto.
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fidano per la gestione di alcune materie gli stati democratici sono tutt’altro che perfette, come appare evidente, ma hanno il pregio di semplificare il processo decisionale, rendendolo più obiettivo. Le spinte inflative degli ultimi anni sono la prova provata, laddove fosse davvero necessaria, che le Banche Centrali non siano infallibili, ma hanno permesso di depoliticizzare la politica monetaria. Per quanto siano responsabili delle loro azioni, e la Politica conserva sempre il potere di revocargli il mandato, questo non è mai successo negli Stati democratici, pochi politici si sono dichiarati in grado di poter svolgere un lavoro migliore, e probabilmente molto pochi vi avrebbero creduto», precisa l’esperto di Rothschild&Co.
Uno vale uno? Se a rimanere sono però le critiche, e i mal di pancia della popolazione, nei confronti di quelle che appaiono essere decisioni spesso alquanto incomprensibili, per la loro complessità, il rischio allora è un altro. «Ad alimentare le tensioni tra rappresentati e rappresentanti, esacerbate dai social media, contribuisce non poco la contrapposizione tra tecnocrazia e democrazia, con un potere crescente nelle mani di pochi ‘esperti’. La tentazione è di ritenere che, a fronte di una società sempre più complessa, il cittadino non sia in grado di avere un quadro d’insieme dell’interesse generale, e di conseguenza attribuire ai tecnici questa qualità. Di contro c’è chi sostiene, inverando l’etimologia del termine stesso democrazia, che sia sempre il Popolo ad avere ragione», nota il professore.
Popolo e populismo sono due termini altrettanto prossimi, e intimamente connessi, in misura sufficiente da poter attirare più di qualche attenzione. «Di per sé il populismo ha sempre fatto parte di un contesto democratico, ne scriveva Platone, e ne continueranno a scrivere, ma la ricerca di alternative non democratiche nella scelta dei leader non ha mai prodotto risultati apprezzabili. Per quanto si possa dunque, e in alcuni casi a ragione, parlare di crisi della democrazia, l’elezione eventuale di un presidente idiosincratico non ne è un’espressione, nonostante molti sembrassero pensarlo già nel 2016. Lo è semmai il rifiuto di un presidente eletto ma in scadenza di lasciare il proprio incarico, come sembra essere successo nel 2020», prosegue Gardiner.
«Elezioni, frammentazione politica e obiettivi di lungo termine possono coesistere, e le urne dovrebbero essere l’occasione per una periodica verifica dell’allineamento delle priorità della classe dirigente, con le richieste dell’elettorato, per capire se si stiano raggiungendo accettabili compromessi»
Norman Villamin, Group Chief Strategist di Ubp
Democratici e trasparenti Correlazione tra qualità della giustizia e percezione della corruzione
Odore di corruzione?
Corruzione percepita del settore pubblico per Paese (Cpi index 2023) Fonte: Corruption
Che la luna di miele tra maggioranze ed esperti sia tristemente naufragata è la cronaca di tutti i giorni a raccontarlo, sia rispetto a materie decisive, sia in quelle meno. «Le necessarie risposte ai cambiamenti climatici riflettono i medesimi problemi, non ancora venuti al pettine. Da un lato fiducia nei confronti degli scienziati, non più così certa, dall’altro la fatica nell’individuare intese internazionali ritenute non lesive degli interessi nazionali, e quindi accettate. L’emergere di movimenti e partiti populisti, estremisti e
Solitamente i Paesi meno corrotti, o ancor più importante dove la corruzione è meno percepita, sono anche quelli più liberali, dove il settore pubblico è più controllato e meno controllante. Determinante è la facilità con cui la popolazione ha accesso al sistema giudiziario, al pari delle garanzie che riceve nel farlo, diversamente da quanto non accade invece nei regimi autocratici.
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Fonte: Cpi 2023 0.9 .8 .7 .6 .5 .4 .3 0.2 10 0 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Corruption Perception Index (0 - max corruzione; 100 - max trasparente) Libero accesso alla giustizia civile (0pessimo; 1migliore)
Molto trasparente Altamente corrotto 0-910-1920-2930-3940-4950-5960-6970-7980-8990-100
Percetion Index 2023
«Nonostante infiniti dibattiti per fissare un nuovo tetto del debito, che proseguiranno sicuramente, la volontà del Governo americano di continuare a pagare i propri debiti è inalterata, al pari delle sue capacità, e questo rimanda ogni eventuale problema»
Jack Janasiewicz, Lead Portfolio Strategist di Natixis Investment Managers Solutions
Rischio di disinformazione e misinformazione
1 * 10mo 20mo 30mo 36mo
Ranking raggiunto da entrambe secondo la popolazione per le elezioni 2024 Fonte: Wef 2024
Europa
Sondaggi delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo
■ Sinistra (L)
■ Alleanza socialisti progressisti e democratici (S&D)
■ Verdi, alleanza liberi europei (G/Efa)
■ Rinnovare l’Europa (Re)
■ Partito popolare europeo (Epp)
■ Conservatori e riformisti europei (Ecr)
■ Identità e democrazia (Id)
■ Non-allineati (Ni)
approccio tecnocratico a molte materie era considerabile utile, si trattava di correggere di volta in volta leggermente ‘la rotta’ rispetto a politiche sottostanti inalterate. È però quando il ciclo economico è avverso e le tensioni sociali affiorano che l’affidarsi ai tecnici può rivelarsi controproducente, come già accaduto ad esempio durante l’apice della Guerra Fredda, dunque tra il 1965 e il 1982. È nelle fasi di forte instabilità che elettori e Governi devono confrontarsi e ritrovare un allineamento tra desiderata e ragionevoli possibilità, riallineando se necessario le priorità», rileva l’esperto di Ubp.
Del resto anche in ambito economico i valori della democrazia rendono il terreno fertile, pur al netto di qualche transitoria difficoltà. «I dati dimostrano esserci una relazione molto positiva tra crescita economica e democrazia, che dunque si può affermare ‘spinga il Pil’, per quanto sia ancora difficile stabilire il quanto. Al tempo stesso è altrettanto chiaro che i regimi autocratici abbiano nel lungo periodo un effetto disastroso sul Pil, ragion per cui i Paesi sono soliti democratizzarsi in fasi economiche di forte difficoltà, come il caso della Repubblica Democratica Tedesca nel 1989. Le democrazie sono generalmente molto prestanti nell’accumulare capitale umano altamente specializzato, oltre a erogare servizi pubblici efficienti, dunque i loro cittadini sono mediamente più sani e istruiti, oltre che meglio remunerati», riflette Guglielmin.
Secondo gli stessi elettori tra i maggiori rischi che i diversi Paesi correranno in quello che è ‘anno elettorale’ per eccellenza c’è quello di un’informazione distorta o del tutto falsa, tesa a influenzare le operazioni di voto, e la pubblica opinione. Se gli Stati Uniti sono l’appuntamento più atteso, anche in Europa la partita si dimostra particolarmente accesa.
nazionalisti, in Europa e nel mondo sembra riflettere questo acceso confronto tra esperti e popolazione», nota Mazzoleni. Economia democratica. Tali tensioni sono però strettamente interconnesse con l’andamento del ciclo economico, e dunque a dipendenza delle circostanze possono dimostrarsi accettabili e facilmente gestibili, al pari di esplosive e rischiose. «Durante gli anni della Great Moderation, dunque dal 1984 al 2007, un
Cosa c’è alla base di questa correlazione positiva è però altrettanto discutibile, per quanto inquantificabile. «La democrazia favorisce pace e stabilità, mentre l’economia di mercato porta prosperità, cosa accomuna entrambe? La libertà, di scegliere chi governa, e di come trascorrere la propria vita, anche in termini di consumi. Le economie più prospere sono liberali, senza eccezioni, la Cina di cui spesso si parla allo stato attuale non è certo democratica, ma nemmeno troppo prospera, semplicemente cresce(va) molto. Entrambi non sono perfetti, ma non mirano nemmeno all’ottimizzazione, quanto alla soddisfazione dei propri cittadini, che sembra essere il meno peggio dei compromessi», prosegue l’esperto di Rothschild. È nel lungo periodo che però dimostrano appieno la propria superiorità sugli altri modelli. «La libertà che contraddistingue lo Stato democratico lo spinge naturalmente a fornire le migliori
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Ranking
Goldman Sachs (I-2024) Epp 173 Ecr 85 Id 98 Ni 42 Re 86 G/Efa 61 S&D 131 L 44
Fonte:
condizioni quadro possibili, e ambienti favorevoli a imprese e imprenditori per attrarli, non potendoli costringere a insediarsi, è portato quindi a fornire tutti gli strumenti necessari a produrre in maniera efficiente, e liberalmente. Stimola quindi innovazione e sviluppo tecnologico, volani della crescita. Minori barriere all’ingresso e maggiore apertura economica favoriscono la competitività degli attori economici presenti, rendendo prospero il mercato domestico, la democrazia è del resto correlata negativamente alla corruzione, e positivamente alla tutela dei diritti di proprietà», nota il Cio di Ubs.
Dunque, perché tutti i recenti problemi che stanno attraversando le democrazie a ogni latitudine? «Le evidenti tentazioni autoritarie e nazionaliste degli ultimi anni si originano dalle risposte che gli stati e gli eletti cercano di dare alle tensioni in atto: è il tentativo di slegare il destino dei rappresentanti, che diventano man mano autocrati, dalle scelte volubili dei rappresentati, ossia di società fondate su libertà di pensiero e associazione, ricambiandole però con promesse di maggior sicurezza e crescente protezione. È così che nascono le democrazie illiberali, che di democratico conservano una pallida parvenza», evidenzia il professore.
Economia elettorale. L’appuntamento più importante di una qualunque democrazia compiuta, e a volte anche non, sono sicuramente le elezioni, precedute da una lunga fase effervescente di campagna elettorale, in cui i protagonisti della vita democratica si confrontano. In linea con gli ultimi tremila anni. «Sono oltre 60 i Paesi che entro fine anno avranno tenuto elezioni nazionali, in molti casi decisive. Per quanto sia complesso determinare l’esito di molte, la ricerca economica dimostra che l’intonazione delle politiche monetarie e fiscali nella fase di avvicinamento all’importante evento sia molto meno incerta. Quello che in molti casi è già iniziato è un ciclo all’insegna di un allentamento di entrambe, e di un significativo aumento dell’incertezza economica, ma che ha un impatto netto positivo sulla crescita, specie nel caso degli Emergenti», precisa Joseph Briggs, Senior Global Economist di Goldman Sachs Global Economics Research.
Il confronto tra candidati, e mesi di lungo dibattito, seguiti da un altrettanto lunghissimo dibattere per l’intera durata della legislatura, sono il sale della vita de-
«Ad alimentare le tensioni tra rappresentati e rappresentanti contribuisce non poco la contrapposizione tra tecnocrazia e democrazia, con un potere crescente nelle mani di pochi ‘esperti’. La tentazione è di ritenere che il cittadino non sia in grado di avere un quadro d’insieme dell’interesse generale»
Oscar Mazzoleni, Professore di scienze politiche dell’Università di Losanna
Premia il lungo periodo
Valore realizzato di 1.000 usd investiti nello S&P 500
Volatilità contenuta, ma... Var. media mensile del Cboe Index durante le ultime tornate (100 giorni pre/post)
mocratica. Per quanto inefficaci, laddove non del tutto inconcludenti. «Sono ben note le imperfezioni della democrazia elettorale, come ha dimostrato Kenneth Arrow durante il secolo scorso, ossia dell’impossibilità di rispecchiare troppo fedelmente le preferenze dell’intero corpo elettorale, ma è anche il motivo per cui esiste un ristretto numero di partiti in Parlamento in rappresentanza di gruppi diversi di cittadini. È un modo che
Le elezioni sono finanziariamente foriere di fasi più o meno significative di volatilità, a dipendenza delle ovvie circostanze, ciononostante gli investitori dovrebbero rimanere focalizzati sul lungo periodo, prendendo decisioni apolitiche e concentrate sui fondamentali sottostanti gli investimenti, che difficilmente possono cambiare a dipendenza degli eletti.
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1.000 10.000 100.000 1.000.000 Valore dei 1.000 usd investiti nel 1928 al XII-2023: 9’499’828 usd
Fonte: Morningstar 2024 ■ Presidenza repubblicana ■ Presidenza democratica 1928 1938 1948 1958 1968 1978 1988 1998 2008 2018 -100 -90 -80 -70 -60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 0 10 20 30 40 50 60 70 ■ 2008 ■ 2000 ■ 2020 ■ 1996 ■ 1992 ■ 2012 ■ 2004 ■ 2016
Fonte: Cboe Exchange 2024 2008 Crisi finanziaria globale 2020 Biden vs.
elezione e seguito
Trump
2000
Bolla Dotcom Bush vs. Gore riconteggio
RCamera/ DPresidenteRCongresso/ DPresidenteRCongresso/ RPresidenteDCongresso/ DPresidenteDCongresso/ RPresidente RSen/ DCamera /RPresidente
Una partita accesa
Andamento dei sondaggi per candidato per rilevazione
Debito amletico
Che il debito statunitense sia avviato lungo un sentiero foriero di pessime possibili novità non è un mistero, viaggia infatti ormai ben al di sopra del 100% del Pil, con deficit stabili e superiori al 5%, al pari di quello commerciale. C’è dunque di che preoccuparsi? «Se il Governo federale fosse un’impresa sarebbe opportuno guardare ai suoi attivi, oltre che ai passivi. A spanne dovrebbe avere attività per circa 100 trilioni di dollari, dall’oro all’immobiliare, alle riserve in valuta, mentre i cittadini americani dispongono di ulteriori 142 trilioni, senza dimenticare quale extrema ratio la possibilità di stampare dollari alla bisogna. Gli allarmismi sono dunque del tutto eccessivi», rileva Janasiewicz. Nell’immediato altrettanto infondate sembrano essere le preoccupazioni circa il ruolo del dollaro, almeno stando ai dati. «Rimane la valuta più scambiata, e senza valide alternative all’orizzonte. Nonostante se ne parli, negli ultimi anni la quota di transazioni globali effettuate in dollari è addirittura cresciuta. Del resto, può vantare il mercato obbligazionario più liquido e profondo al mondo, quello con la maggiore offerta, anche a fronte dell’aprirsi dei deficit locali e federali, ma anche con la maggiore domanda, il cui stabile riferimento rimane il Treasury decennale», prosegue l’esperto di Natixis.
Un Governo diviso, come dovrebbe trovare conferma a novembre, ciclicamente solleva però qualche mal di pancia. «Nonostante infiniti dibattiti per fissare un nuovo tetto del debito, che proseguiranno sicuramente, la volontà del Governo federale di continuare a pagare i propri debiti è inalterata, al pari delle sue capacità, e questo rimanda ogni eventuale problema, anche se derivante dall’esplosione della spesa per interessi, e non solo», conclude Janasiewicz.
seppur imperfetto semplifica il processo decisionale, interpellando direttamente l’elettorato solo occasionalmente, per verificarne l’aderenza di almeno parte delle preferenze. Parimenti una parte delle decisioni vengono ulteriormente delegate dai rappresentanti, agli organismi indipendenti, per semplificare ed efficientare nuovamente il processo», commenta Gardiner.
Evidentemente il Governo uscente si trova sempre in una posizione di forza, avendo a disposizione molti più strumenti dell’opposizione. «I dati dimostrano che sono in pochi a resistere alla tentazione di utilizzare la leva fiscale in dirittura d’arrivo con l’appuntamento elettorale, il che porta mediamente l’avanzo primario a diminuire dello 0,3-0,4% del Pil, sia diminuendo le entrate, sia aumentando le uscite. Anche in questo caso il disavanzo è maggiore nel caso dei Paesi in via di sviluppo, che sono mediamente i meno democratici, ed è anche dove l’intervento della mano pubblica ha maggiore effetto. Se qualcosa di analogo accade mediamente anche in termini di politica monetaria, nel caso delle economie più sviluppate l’indipendenza di cui godono le Banche Centrali le tutela dai tentativi di potenziali interferenze, tant’è che solitamente l’intonazione delle loro politiche si dimostra neutrale e invariata», prosegue l’economista di Goldman Sachs.
La frequenza delle elezioni nelle democrazie compiute può però rivelarsi controproducente nel caso della realizzazione delle grandi opere, e nell’attività d’investimento di molte imprese? «Elezioni, frammentazione politica e obiettivi di lungo termine possono coesistere, e le urne dovrebbero essere l’occasione per una periodica verifica dell’allineamento delle priorità della classe dirigente, con le richieste dell’elettorato, per capire se si stiano raggiungendo accettabili compromessi dei costi/benefici per i cittadini. È con tale chiave di lettura che i partenariati pubblici-privati dovrebbero essere visti positivamente, consentendo al pubblico di restare fuori dall’operatività dei progetti,
Per quanto chiunque abbia la tentazione di dare un occhio ai sondaggi, spesso sino all’ultimo il risultato non è scontato, e importanti sorprese sono sempre in agguato. Meglio saperlo?
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% elettori) Fonte: Morgan Stanley Wm 22-II-2024 50% 40% 30% 20% 10% 0% media 39.8% media 35.3% media 15.8% 8-XI 28-XI 18-XII
(in
7-I-2024 27-I 16-II ■ Donald Trump ■ Joe Biden ■ Robert Kennedy Jr.
Fonte: Deutsche Bank Cio ■ Possibile risultato 2024 Il rendimento dello S&P 500 Media annua per controllo di partito (R.-D.) 13.7% 13.6% 13.0% 12.9% 9.0% 4.9% 0 2% 4% 6% 8% 10% 12% 14.0% DSenato/
Emissioni al voto Stati per mld di T. di emissioni annue Fonte: Wb, Fmi Paese Emissioni Popol. Pil Stati Uniti 5.06 mld ton. 340 mln 26,9 trl India 2.83 mld ton. 1.4 mld 3,7 trl Unione Europea 2.76 mld ton. 448 mln 19,3 trl Russia 1.65 mld ton. 144 mln 1,8 trl Indonesia 729 mln ton. 278 mln 1,4 trl
ma incentivando le imprese a ridefinire le priorità d’investimento, ad esempio incidendo sul costo del capitale, che è del resto come successo in Europa ai tempi del Piano Marshall, i cui risultati sono stati più che positivi», rileva Villamin. Il caso Stati Uniti. Nonostante il voto sia calendarizzato per novembre, la campagna elettorale americana si è ormai aperta, e un dibattito mai sopito sta tornando nel vivo, replicando quanto successo nel 2020, tra i due candidati più anziani della storia americana. Ma cosa aspettarsi? «Le fortune politiche possono cambiare in misura sostanziale nel corso di molti mesi, e nonostante la stagione delle previsioni sia già ampiamente iniziata la storia insegna che questo sia un errore, chi sarà in testa nei sondaggi di giugno non è detto che si insedierà nello Studio ovale, come accaduto nel 1980, ’92 e soprattutto ’88, quando nonostante Dukakis avesse accumulato un vantaggio di 17 punti su Bush Senior fallì poi nell’impresa. La principale sfida per gli investitori nei prossimi mesi sarà di evitare i colpi di testa, reagendo eccessivamente ai sondaggi, e di rimanere concentrati sul lungo periodo», chiosa Guglielmin.
Cosa c’è in gioco in quella che appare essere un’elezione decisiva per molti equilibri? «Quanto accaduto in precedenza negli Emergenti, negli ultimi anni è stato tentato negli Stati Uniti. Il Governo federale varando diversi programmi da centinaia di miliardi su inflazione, infrastrutture e chip ha cercato di influenzare le preferenze del settore privato, incoraggiando la base industriale e i consumatori a riallineare le proprie priorità in materia d’investimenti, riducendo l’incertezza, e facendosi carico di una significativa parte dei costi iniziali per migliorare le prospettive di rendimento di tali progetti. Si tratta ora della prima elezione che dovrà verificare se tale riallineamento sia stato davvero accettato anche dagli elettori. Qualcosa di analogo sta succedendo in Europa, dove si dovrà presto decidere se abbandonare il conservatorismo economico degli ultimi decenni, accettando di investire oggi a debito, per creare le premesse di benessere e competitività nel XXI secolo», sottolinea l’esperto di Ubp. Nonostante le molte incertezze i mercati proseguono sereni, aspettando Fed e Bce. «I dati mostrano che elezioni pur combattute non hanno riflessi duraturi sulle borse, non reagendo in meglio o in
L’effetto sul Pil
Andamento del Pil reale americano (in %) a dipendenza della presidenza
■ Repubblicani ■ Democratici ■ Governo diviso
L’effetto sugli indici
Andamento dei rendimenti dello S&P 500 (in %) per presidenza Fonte:
■ Repubblicani ■ Democratici ■ Governo diviso
peggio rispetto alle medie storiche, al pari dei rendimenti dello S&P 500 indifferenti al partito vincitore. I presidenti americani hanno sì una forte influenza sulla politica estera e sul commercio, ma sono fortemente vincolati dal Congresso su tutte le decisioni domestiche, le decisioni degli investitori dovrebbero quindi continuare a rimanere apolitiche, pur preparandosi a una certa volatilità di breve termine», prosegue il Cio di Ubs.
Dunque, le prospettive di lungo periodo degli investitori non dovrebbero essere influenzate dall’esito elettorale di un pur fondamentale mercato finanziario. «Le tensioni geopolitiche ed elettorali nella maggior parte dei casi non vanno a incidere sui fondamentali alla base delle decisioni d’investimento, creano semplicemente ‘rumore’. Continueranno a essere la forza dell’economia americana e gli utili delle imprese a influenzare i rendimenti dei mercati, al pari sopravvivrà quella che sembra essere la cosa più vicina a una legge naturale nel regno soggettivo dell’economia politica: il legame tra libertà politica ed economica, e la corre-
L’effetto della Politica, e delle sue decisioni, su economia e borse, specie negli Stati Uniti, e nelle democrazie compiute, non è decisivo in senso assoluto. A prevalere è sempre il ciclo economico e la congiuntura globale.
lazione di entrambe con la prosperità», conclude l’esperto di Rothschild &Co.
La soluzione ai mali delle democrazie moderne, seppur anche compiute, non è però ancora stata trovata, e per quanto si confermi essere la migliore di tutte le forme di governo sperimentate sino a oggi, i margini di miglioramento rimangono molti. Che anche in questo caso la soluzione risieda in quanto la Storia aveva già scoperto? Democrazia e tuttologia vorrebbero convivere, ma sino a che punto ci si può permettere che tutti abbiano voce in capitolo su tutto, seppur rimandando il redde rationem di qualche anno? Una società democratica e parimenti meritocratica, alla frontiera della conoscenza, quale sia l’inevitabile soluzione dovrebbe averlo ormai colto. ❏
Marzo 2024 TM · 35
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Jp Morgan Am '47 '52 '57 '62 '67 '72 '77 '82 '87 '92 '97 '02 '07 '12 '17 '22
Fonte: Jp Morgan Am -4 0 4 8 12 '47 '52 '57 '62 '67 '72 '77 '82 '87 '92 '97 '02 '07 '12 '17 '22
Prospettive urbane
In continua evoluzione con il loro territorio e i loro abitanti, per rimanere centri vitali, aggreganti e competitivi, prima ancora di diventare smart, le città sono chiamate a rispondere alle sfide del presente valorizzando il proprio patrimonio e sviluppando nuove potenzialità. Alle soglie delle Elezioni comunali, un bilancio e qualche spunto di riflessione per le ‘Big Five’ del Cantone.
Anche a livello locale è anno di elezioni. Manca ormai meno di un mese al momento in cui i cittadini ticinesi saranno chiamati a esprimersi in ben novantasette Comuni, con l’eccezione dei nove per i
Pur lontani dalla riduzione a soli 27 enti locali ipotizzata in origine, già si è più che dimezzato il totale dei 247 del 1998 (non molti di meno dei 259 rilevati nel 1850 dal primo censimento federale) ai 100 cui si giungerà entro l’aprile del
quali è in corso una procedura di fusione. È proprio la politica aggregativa lanciata alla fine degli anni Novanta - non diversamente da quanto accaduto a livello federale - ad aver ridisegnato il volto odierno del Cantone, ridefinendo gli equilibri di territorio, popolazione e risorse finanziarie, con l’intenzione di favorire il rafforzamento di strutture e capacità amministrative degli enti locali per assicurarne stabilità, funzionalità e vitalità progettuale, a vantaggio dell’intero Ticino. Maggior autonomia che dovrebbe contestualmente essere favorita anche dalla riconfigurazione di competenze e flussi finanziari fra Cantone e Comuni oggetto della riforma Ticino 2020, giunta finalmente sul tavolo delle discussioni, che si preannunciano però lunghe e accese.
residenti, Lugano, Bellinzona, Mendrisio, Locarno e Chiasso, che con la loro massa critica si ritrovano al centro dei giochi.
Con le tre fasi aggregative dell’ultimo ventennio (2004, 2008 e 2013) Lugano ha moltiplicato di oltre sei volte la propria superficie territoriale e più che raddoppiato la popolazione, sorpassando le 68mila persone. Ma soprattutto in questo quarto di secolo, complice l’indebolimento della centralità della piazza finanziaria, ha rivisto la sua vocazione affermandosi come centro culturale, catalizzato dal Lac, e città universitaria grazie alla compresenza in un raggio di pochi chilometri dei campus di Usi, Supsi e Franklin University Switzerland che, nella complementarietà dei loro approcci - dal classico ateneo all’alta scuola professionale all’istituto internazionale privato
2025 con gli ultimi tre approvati, Quinto, Giornico e Lema.
La geografia del Cantone si ritrova così oggi coagulata attorno a cinque principali nuclei: in ordine di numero di abitanti
BELLINZONA
- e nel minimo comun denominatore della qualità, profilano Lugano come centro di eccellenza per formazione e ricerca. E al futuro si guarda anche investendo nell’innovazione di LifestyleTech e Crypto.
36 · TM Marzo 2024
politica
prossimità a cura di Susanna Cattaneo
Elezioni /
di
Superficie km2 75,85 Popolazione* 68.375 Abitazioni 41.127 Aziende 10.134 Moltiplicatore* 77 Indice di forza finanziaria 128,2 Partecipazione voto Comunali 2021 52,6% % Stranieri 40,72
Fonte: Ustat apr 2023 (* 31 12.23) Superficie km2 164,20 Popolazione* 45.897 Abitazioni 26.404 Aziende 3.609 Moltiplicatore* 93 Indice di forza finanziaria 79,1 Partecipazione voto Comunali 2021 58,7% % Stranieri* 31,12
LUGANO
Ustat apr 2023 (* 311223)
Fonte:
© Città di Lugano
© Bellinzonese
e Alto
Ticino
Turismo
/ Luca Crivelli
La capitale, con una scelta politica forte e lungimirante, ha invece puntato sulle scienze biomediche: cresciuti nel corso di due decenni con percorsi paralleli e ora riuniti nell’Associazione Bios+ e sotto lo stesso tetto, Irb e Ior hanno consentito a Bellinzona di posizionarsi sullo scacchiere internazionale. La costituzione, un anno fa, del Centro di competenze in scienze della vita, afferente allo Switzerland Innovation Park Ticino, che troverà la sua collocazione definitiva nel futuro Quartiere Officine, potenzierà ulteriormente le condizioni quadro per attrarre nuove attività di ricerca e produzione, favorendone le sinergie. Dopo l’aggregazione di ben 13 comuni, una fusione senza precedenti in Svizzera, la ‘Grande Bellinzona’ sfiora oggi i 46mila abitanti dai poco più di 18mila ante 2017.
In un Locarnese che appare invece poco incline allo spirito aggregativo, non
pre attenta alla sostenibilità applicata all’ambiente costruito, la seconda che ha fatto centrale del proprio approccio umanistico una vocazione ecologica nel senso più ampio del termine. Oggi conta 10 quartieri, 15mila abitanti e una superficie di oltre tremila ettari, a vent’anni dalla
MENDRISIO
manca il dinamismo culturale. Giunto alla 77esima edizione, il Locarno Film Festival conferma la sua rilevanza nella promozione del cinema emergente e indipendente, qualificandosi sempre più anche come piattaforma di riflessione sul futuro dell’audiovisivo. La scelta strategica di Maja Hoffmann come successore di Marco Solari esplicita la volontà di creare le opportunità di un’ulteriore crescita.
Mendrisio vive un rapporto simbiotico con il suo territorio, nelle sue criticità - il traffico - e nelle sue risorse, dai monti Generoso e San Giorgio ai vigneti all’architettura, con il Dipartimento ambiente costruzioni e design della Supsi affiancatosi all’Accademia - due dimensioni del progettare essenziali per rispondere alle sfide paesaggistiche, ambientali ed energetiche. Una sensibilità comune a entrambe le istituzioni, la prima da sem-
prima aggregazione con il Comune di Salorino e a dieci dal lancio del progetto “Alto Mendrisiotto insieme con energia, dialogo e passione”, con ancora in sospeso l’annessione di Brusino Arsizio, Castel San Pietro, Coldrerio e Riva San Vitale.
LOCARNO
All’opposto nel Basso Mendrisiotto, Balerna, Breggia, Chiasso, Morbio Inferiore e Vacallo sembrano decise a unire le forze, diventando terzo Comune del Cantone per numero di abitanti: esempio di quella che si definisce un’aggregazione di opportunità e non di necessità, come sempre più è il caso. Città di confine, Chiasso sta dimostrando di potersi svincolare dalla mera funzione di snodo logistico manifestando un nuovo dinamismo, anche culturale.
In attesa che la tornata elettorale, raccogliendo gli umori della popolazione, rimescoli dove più, dove meno gli assetti, nelle prossime pagine abbiamo voluto focalizzarci su questi cinque principali Comuni, proponendo una rapida ricognizione, che prevede un bilancio della legislatura passata da parte del Sindaco uscente (che solo nel caso di Locarno non si ripresenta), affiancato dall’interventocomplementare e del tutto indipendente - di una personalità che, vivendo di quella città quotidianamente uno degli ambiti più qualificanti, attraverso la propria visione possa portare ulteriori spunti di riflessione, perché no suggerendo anche nuove opportunità da cogliere.
CHIASSO
Marzo 2024 TM · 37
Superficie km2 31,77 Popolazione* 15.820 Abitazioni 9.211 Aziende 2.124 Moltiplicatore* 77 Indice di forza finanziaria 102,5 Partecipazione voto Comunali 2021 63,27%
Stranieri* 25,45
%
Ustat
2023
Superficie km2 18,69 Popolazione* 16.655 Abitazioni 12.079 Aziende 1.926 Moltiplicatore* 90 Indice di forza finanziaria 83,7 Partecipazione voto Comunali 2021 54,7% % Stranieri* 35,63
Fonte:
apr
(* 31.12.23)
Ustat apr 2023 (*
Superficie km2 5,35 Popolazione* 7.738 Abitazioni 5.510 Aziende 1.947 Moltiplicatore* 88 Indice di forza finanziaria 108,1 Partecipazione voto Comunali 2021 59,9%
Stranieri* 23,23
Fonte:
31.12.23)
%
Ustat apr 2023
Fonte:
(* 31.12.23)
© Ti-Press / Davide Agosta
© Mendrisiotto Turismo / Jacques Perler
Sono un luganese che da ormai dieci anni viene a Bellinzona a lavorare. Sicuramente la Città ha saputo fare sforzi importanti a favore delle biotecnologie, settore che, soprattutto negli ultimi anni, sta crescendo e creando posti di lavoro qualificati e di qualità. Per la Città e il mondo delle biotecnologie ticinese (e non solo), la presenza e lo sviluppo sul territorio di Istituti di fama internazionale come l’Irb e lo Ior è fondamentale, ma non sufficiente. A questi si è ora aggiunto il neocostituito Centro di Competenze Scienze della Vita, in candidatura per entrare a far parte della rete dei parchi di Switzerland Innovation, un ulteriore tassello nella giusta direzione. Bellinzona si dimostra molto ospitale con i nostri collaboratori, sia profili internazionali trasferitisi in città, sia giovani ticinesi ai quali abbiamo offerto un’opportunità professionale in una realtà solida e scientificamente all’avanguardia, con una retribuzione competitiva a livello svizzero. Molti sono entrati a farne parte direttamente dopo lo stage, tanti altri dopo un periodo all’estero o in altri cantoni, hanno deciso di tornare trovando in Humabs un datore di lavoro interessante. È per me inoltre sempre un piacere accompagnare i nostri colleghi americani a visitare i Castelli, patrimonio mondiale Unesco, e il centro. Anche attraverso la nostra storia, hanno imparato ad apprezzare questa cittadina con un’impronta medievale in mezzo alle montagne. In un contesto in continua crescita come quello Bellinzonese, personalmente ritengo che molto possa ancora essere fatto a livello alberghiero e della ristorazione, per accogliere ospiti internazionali offrendo loro i migliori standard a cui sono abituati.
Bellinzona conta oggi 45 mila abitanti e 59 parchi giochi. È una città che piace alle famiglie. Offre ottimi servizi a prezzi accessibili oltre che un territorio in cui è facile spostarsi, anche a piedi o in bicicletta, e interessante dal punto di vista paesaggistico e ambientale. La popolazione in costante crescita ne è un’attendibile conferma.
Dopo un periodo di consolidamento della propria amministrazione a seguito dell’aggregazione del 2017, Bellinzona ha potuto concentrarsi sulla pianificazione e la preparazione degli investimenti per il futuro. Con l’allestimento del Piano d’azione comunale (Pac) sarà ora possibile guidare la città nel suo cammino di sviluppo secondo un progetto e una visione condivisa. Qui, peraltro, è stato fondamentale trovare una soluzione al tema delle Officine Ffs, che erano in un vicolo cieco dopo il grande e importante sciopero del 2008. Tra alcuni mesi inizieranno i lavori di costruzione del nuovo stabilimento industriale di Castione, dove sarà possibile trasferirle: è una tappa miliare e un passaggio storico che consentirà di salvaguardare e proiettare nel futuro parecchie centinaia di preziosi e qualificati posti di lavoro, ma anche di liberare un’area di oltre 100mila metri quadrati nel centro cittadino, attuale sede dell’impianto. Si realizzerà qui, dopo il trasloco
definitivo previsto nel 2027, un nuovo quartiere destinato all’abitazione, alla cultura ma anche, in misura importantissima, alla formazione, alla ricerca e, in generale, all’innovazione. In questo comparto troverà infatti posto il ramo ticinese dello Switzerland Innovation Park. Nel frattempo la Città ha acquistato l’edificio dove prima aveva sede l’Irb per insediarvi nuove società attive nel campo della ricerca e della produzione biomedica.
Insomma la Città ha accompagnato in questi anni, e accompagna oggi, sostenendolo dal punto di vista finanziario e logistico, lo sviluppo del polo biomedico.
Bellinzona si prepara alla realizzazione del nuovo Ospedale regionale (con lo spostamento al Ceneri dello stand di tiro) e alla costruzione di una nuova sede per l’Istituto di ricerca oncologico (Ior) accanto a quello dell’Irb: è un’attività in pieno fermento con il numero di gruppi di ricerca in costante crescita. Ci viene chiesto, è vero, perché non abbassare il moltiplicatore d’imposta, fermo dall’aggregazione al 93%. È ovviamente un tema, ma al momento Municipio - e Consiglio comunale - hanno deciso di puntare sugli investimenti (molti), fondamentali per il futuro della Città, nonché sull’estensione e il miglioramento dei servizi alla popolazione. Si tratta, oggi, di procedere con i grossi investimenti nel quartiere delle Officine, nella valorizzazione della Fortezza, nel polo di ricerca biomedico e, per quanto riguarda i servizi e il paesaggio, nella mobilità lenta, nella biodiversità, nelle strutture per conciliare vita e lavoro (centri extrascolastici, asili nido, ecc.) a vantaggio delle nuove generazioni. Sono, metaforicamente, le fondamenta e le pareti portanti della nostra casa, la città nata dall’aggregazione. Arriveranno nuove persone, professionisti e lavoratori qualificati, e si insedieranno nuove attività economiche: le dinamiche che ne scaturiscono e che già oggi s’intravvedono permetteranno, a medio termine, anche di abbassare il moltiplicatore di imposta.
38 · TM Marzo 2024 prospettive / Bellinzona
Mario Branda, Sindaco dal 2012 della Città di Bellinzona
Filippo Riva, Direttore Generale di Humabs BioMed
Ibilanci non si possono fare su un’unica legislatura ma su periodi molto più lunghi. Una città è uno spazio in continua evoluzione e crescita: l’ente pubblico deve saper rispondere a una molteplicità di bisogni, anticipare le necessità future e fare tesoro dell’esperienza del passato. Inoltre, un Comune opera con il sostegno di molteplici protagonisti, interni ed esterni all’Amministrazione. Per me sono importanti il dialogo, il confronto e l’innovazione, per trasformare un’idea in scelte, progetti e realizzazioni.
Quando ho preso il testimone dall’amico Marco Borradori nel 2021, io stesso ho seguito progetti già iniziati e ne ho avviati altri che si concluderanno nei prossimi anni. In particolare, il Municipio si è adoperato molto per migliorare la qualità di vita della popolazione: non solo in termini di servizi, ma anche in ottica di inclusione sociale, di fruizione dello spazio pubblico e di partecipazione, di miglioramento della situazione socio-economica e creazione di posti di lavoro ad alto valore aggiunto, per giovani e non solo. Abbiamo investito molto sulla continuità del risanamento finanziario del Comune, superando la pandemia e le conseguenze della guerra in Europa grazie al rigore applicato a partire dal 2014 per ridare stabilità ai conti comunali. Oggi possiamo contare su un’amministrazione solidamente strutturata per affrontare i
compiti di una realtà urbana complessa e offrire servizi di qualità.
La Città si è riposizionata su nuovi settori di sviluppo orientati all’innovazione con l’obiettivo, come detto, di creare opportunità economiche e di lavoro. Abbiamo identificato nella digitalizzazione uno dei pilastri del nostro sviluppo: il laboratorio urbano Lugano Living Lab, promosso in stretta collaborazione con Usi, Supsi, Franklin University Switzerland e Lugano’s Plan B, hanno consolidato le basi della crescita economico-sociale, diventando un terreno fertile per scienza e tecnologia, creatività e imprenditorialità. Punto digitale è un progetto
Psperimentale che offre assistenza gratuita a chi non ha dimestichezza con l’uso di pc, tablet, cellulare e internet. La nostra app cittadina MyLugano, nata per incentivare l’economia locale, ha vinto il premio Ieee Smart City Award, riconoscimento internazionale assegnato a città che si sono distinte nella creazione di soluzioni tecnologiche altamente innovative.
Lo scorso 27 febbraio abbiamo inaugurato a Lugano Dagorà Lifestyle Innovation Hub, un centro di competenza per il LifestyleTech, segno concreto della crescita di questo comparto emergente e strategico per Lugano e il Ticino.
Accanto ai grandi progetti come il Polo sportivo e degli eventi, ricordo anche tutte le altre opere infrastrutturali promosse dalla Città che hanno un’incidenza rilevante sul benessere della collettività, quali la nuova scuola dell’infanzia e la mensa della scuola elementare di Sonvico; la scuola dell’infanzia a Molino Nuovo e il nuovo parco pubblico, diventato un luogo di socializzazione; il restauro dell’Asilo Ciani e della Cà Rossa a Pregassona, oggi sede del Circolo Anziani e della Biblioteca dei ragazzi: uno spazio che favorisce il dialogo intergenerazionale. Questa ristrutturazione rientra nel progetto di riqualifica degli edifici degli ex Comuni avviato nel 2020.
Stiamo insomma costruendo una città attrattiva, in cui tutti possano sentirsi parte di una comunità solidale e coesa.
er decenni fra i principali centri finanziari della Svizzera, Lugano si trova oggi a vivere un periodo di declino, paragonata ad altre piazze finanziarie, nazionali o estere. Fra le ragioni, la rete di collegamenti penalizzata dalla sospensione dei voli regolari con Ginevra. Anche Colombo Wealth, come ritengo altre aziende con filiali in Svizzera interna, ha spostato diverse attività di rilievo verso la regione di Zurigo, in cerca di una maggiore centralità e potenzialità di mercato. È indubbio che questo travaso di competenze si traduca nella perdita di posti di lavoro ad alto valore aggiunto. Altrettanto vero è che imprenditori della Romandia tendono a escludere il Ticino dalle loro scelte di insediamento nella “partie oubliée de la Suisse”, come ci definiscono con una punta di ironia.
Un altro ostacolo significativo da citare per Lugano è la mancanza di scuole dell’obbligo in lingue nazionali diverse dall’italiano, che impedisce ai professionisti provenienti da Zurigo o Ginevra, con famiglie al seguito, di rilocarsi facilmente.
Per invertire la tendenza che sempre più ci vede distanti dalla cosiddetta “banana economica svizzera” (la macroregione che da San Gallo si estende a Ginevra), l’auspicio è di vedere una nuova classe politica meno polemica, orientata verso una vera integrazione nazionale, che indirizzi Città e Cantone verso uno sviluppo culturale, economico e finanziario virtuoso. Ritengo che la maggioranza degli imprenditori della Città si stia già muovendo in questa direzione.
Marzo 2024 TM · 39
prospettive / Lugano
Michele Foletti, Sindaco dal 2021 della Città di Lugano
Dario Colombo, Board Member e Coo di Colombo Wealth
© Città di Lugano
©LFF/BeatSchweizer
Raphaël Brunschwig Managing Director del Locarno Film Festival
Locarno è una città che ho imparato a conoscere soltanto in età adulta, da quando mi sono trasferito qui con mia moglie e nostra figlia qualche anno fa, ma ho la fortuna di riscoprirla da capo ogni giorno grazie a una posizione privilegiata, potendomi prendere cura della manifestazione che la rende celebre in tutto il mondo e che racchiude in sé tutti i suoi punti di forza: la qualità svizzera in un ambiente mediterraneo, la centralità dei rapporti sociali, la presenza di eventi di richiamo internazionale in una città a misura d’uomo.
E tuttavia, avendo avuto nel tempo la possibilità di frequentare le diverse realtà del panorama cinematografico mondiale, ritengo che Locarno possa anche fare tesoro dell’esperienza di altre capitali del cinema per capire dove concentrare gli sforzi per il futuro, per esempio per dotarsi di infrastrutture che possano rafforzare la sua presenza sul territorio.
Grandi sfide ci attendono, e con esse un’opportunità importante: penso in particolare all’ambizione di Locarno di diventare un polo per il settore audiovisivo attivo durante tutto l’anno, così da dare vita a un ecosistema in grado di consolidare la fitta rete di formazione e attività imprenditoriali che la caratterizzano, favorendo al contempo la crescita culturale ed economica della città stessa e di tutta la regione.
Dopo vent’anni di Municipio, di cui nove da Sindaco, a metà aprile lascerò l’esecutivo di Locarno. Ricoprire questo ruolo è stato un privilegio che mi ha sostenuto e ispirato, sia nei momenti migliori sia nei più complessi. Portando lo sguardo alla mia ultima legislatura, posso dire che sono state poste le basi per importanti progetti che spero la Città possa concretizzare nei prossimi anni.
A livello pianificatorio sono stati completati gli atti concernenti diverse parti significative del nostro territorio, a partire dalla variante al piano particolareggiato del Centro storico, che permetterà l’insediamento del Museo cantonale di storia naturale all’interno del pregiato comparto del convento di Santa Caterina, un vero gioiello che sarà reso fruibile al pubblico. Pure importante è la ridefinizione della pianificazione della riva del lago, con l’inserimento di una nuova struttura di supporto per tutte le attività sportive e di svago legate alla nautica e al lago in senso lato, un nuovo albergo da affiancare alle attività del Lido e del centro wellness e alla creazione di una passeggiata che costeggia l’intera riva fino al fiume Maggia.
Da non dimenticare la variante che permetterà di inserire un quartiere ecosostenibile nell’area che ospitava gli impianti dell’officina del gas e del macello pubblico, con contenuti residenziali, di servizio, culturali, sociali ed educativi, in
un contesto di grande valore paesaggistico. Infine, si ripianificherà il comparto Peschiera-Morettina, ricco di contenuti pubblici cantonali e comunali, con una riqualifica urbanistica degli spazi aperti.
Proprio in questo comparto stiamo concretizzando le basi di attuazione del progetto per il nuovo Palexpo. Ma vi sono anche altre opere per le quali sono già stati scelti i progetti, ora in fase di concretizzazione. Anzitutto il progetto “La Nouvelle Belle Époque” che interessa la riqualifica di Piazza Grande e di tutte le aree pubbliche del centro urbano su di una superficie di circa 50mila mq. Nelle immediate vicinanze è situato il Castello
Visconteo, uno dei monumenti storici più significativi del Cantone, per il quale vi è pure un piano di restauro.
In questi anni ho posto l’accento sul miglioramento della qualità della vita a Locarno, e sono soddisfatto per il considerevole aumento del trasporto pubblico e per la progressiva introduzione delle Zone 30 che toccano attualmente circa l’80% della nostra popolazione. Assieme ai numerosi lavori intrapresi per la salvaguardia e lo sviluppo del nostro patrimonio verde, con la cura dei parchi pubblici e delle aree boschive, Locarno mette a disposizione dei suoi cittadini e degli ospiti un ambiente sano e di alta qualità.
La sfida che non sono riuscito a concludere è quella delle aggregazioni. Sono convinto che solo un Locarnese unito avrà i mezzi per far fronte alle sfide del futuro: basta guardare Lugano e Bellinzona come stanno correndo. Per questo credo nei giovani, che non vedono i confini territoriali esistenti fra i nostri Comuni se non quale ostacolo per lo sviluppo futuro. Dobbiamo garantire loro posti di lavoro qualificati se vogliamo trattenerli da noi e per fare ciò servono investimenti importanti, che nessun Comune da solo riuscirà a fare, e forza contrattale nei confronti del Cantone e degli investitori privati. Termino con un abbraccio commosso a tutte le cittadine e i cittadini della mia Città, essere il loro Sindaco è stato un privilegio.
40 · TM Marzo 2024
Alain Scherrer, Sindaco dal 2015 della Città di Locarno.
prospettive / Locarno
Città di Locarno
La scorsa legislatura ha inizialmente visto il Municipio concentrato sulla soluzione degli effetti della pandemia che hanno avuto impatti sia finanziari che sociali. Non abbiamo tuttavia tralasciato il lavoro su progetti strategici che riteniamo indispensabili per il futuro di Mendrisio.
Abbiamo prioritariamente lavorato sul piano degli indirizzi (Strategie Mendrisio 2035), che con le sue 17 linee strategiche immagina la Mendrisio dei prossimi quindici anni.
Parallelamente abbiamo stabilito dei chiari obiettivi di legislatura, focalizzati su tematiche territoriali e di mobilità, di edilizia pubblica, di socialità con lo sviluppo di capitoli come quelli dedicati alle politiche di genere e alla conciliabilità lavoro-famiglia, allo sviluppo della città dal profilo economico e universitario, nonché ponendo attenzione ai servizi erogati dall’amministrazione.
Per quanto attiene il territorio è stato finalmente approvato dal Consiglio comunale il Piano Direttore comunale che dota la città di una nuova strategia territoriale, armoniosa e sostenibile.
Si è inoltre inaugurato il Parco del Laveggio, un progetto dei “Cittadini per il territorio”, portato a termine con il Cantone e i Comuni di Stabio e Riva San Vitale. La Città sta ora lavorando, attraverso un processo partecipativo, alla definizione del nuovo Parco cittadino di
Villa Argentina. La tematica territoriale è per noi decisamente attuale: ci stiamo infatti impegnando nella pianificazione di importanti opere nei vari quartieri.
Negli ultimi anni ci siamo inoltre concentrati su diversi progetti di edilizia pubblica, che vanno dal risanamento di edifici e spazi pubblici, alla realizzazione di Zone 30 e di nuovi percorsi per la mobilità lenta, alla realizzazione, unitamente ad altri partner, di nuove infrastrutture sportive, quale la SportAccademy di Genestrerio.
Un altro fronte che ha contraddistinto la legislatura è quello relativo a progetti di carattere sociale e aggregativo nei quar-
Qtieri. In tale contesto abbiamo svolto alcuni sondaggi e promosso iniziative in collaborazione con i cittadini e partner esterni per favorire la realizzazione di punti di incontro dedicati alla popolazione. Recentemente si è inaugurato uno spazio a Genestrerio (Il Cortiletto) e si sta lavorando su iniziative simili in altri quartieri.
Mendrisio è inoltre “città di bambine e bambini e di ragazze e ragazzi”, con gruppi di giovani sono stati realizzati progetti quali un parco giochi inclusivo, e si sta lavorando a uno skate park.
L’attenzione è stata inoltre rivolta a riforme necessarie per rendere l’amministrazione più efficiente e moderna, con un’attenzione al contenimento della spesa. I Dicasteri sono stati ridotti da tredici a sette ed è stato attivato il progetto “smartxme” che mira a migliorare il contatto con la popolazione attraverso le opportunità della digitalizzazione.
Siamo inoltre convinti che Mendrisio abbia potenziale per attirare nuove imprese e residenti, abbiamo così concluso uno studio che sfocerà in una strategia di marketing territoriale per favorire nuovi arrivi in città.
Cerchiamo infine di meglio collaborare a livello regionale e abbiamo assunto un ruolo attivo per la creazione dell’Ente regionale per lo sport e la rete musei.
Il lavoro è ancora molto, ma la linea è tracciata e l’entusiasmo non manca.
uando si parla di Mendrisio è necessario considerare tutti i quartieri aggregati. La piccola città offre una buona qualità di vita, molti servizi e, grazie agli sviluppi degli ultimi 10-15 anni, ha il potenziale per diventare un’interessante destinazione turistica. L’offerta di strutture scolastiche, ricreative, sportive è ampia e inoltre ogni anno vengono organizzate un gran numero di manifestazioni, anche se considero che gli abitanti potrebbero dimostrare di apprezzare maggiormente la fortuna che hanno di abitare questo territorio.
Ritengo infatti si manchi troppo spesso l’occasione di rafforzare il nome di Mendrisio e quindi la sua immagine, come capita invece con altre città del Ticino, privilegiando volutamente le citazioni dei singoli quartieri quando si presentano eventi o grandi attrattori come il Monte San Giorgio (Patrimonio Unesco), il Parco Archeologico, i musei, la Ferrovia Monte Generoso e il lido. I servizi pubblici, con le tre stazioni ferroviarie e la rete di Autolinea e AutoPostale, favoriscono gli spostamenti attraverso tutto il territorio di Mendrisio, ma a breve sarà necessario potenziare l’offerta, considerando anche il trasporto via lago e cercando una soluzione per sostenere lo sviluppo del traffico su rotaia.
Infine, ritengo che sarebbe particolarmente importante valorizzare il centro storico, come anche la Piazza del Ponte che, a vero dire, oggi è uno dei posti più brutti e desolanti della nostra città.
Marzo 2024 TM · 41
Samuele Cavadini, Sindaco dal 2018 della Città di Mendrisio
prospettive / Mendrisio
Nadia Fontana-Lupi, Direttrice Otr Mendrisiotto e Basso Ceresio
©MendrisiottoTurismo
/ Photo Jacuqes Perler
Città di confine, Chiasso storicamente assolve un ruolo specifico di beni e servizi di terziario avanzato che il vicino territorio confinante non possiede nella sua specificità, snellezza burocratica, efficienza e qualità, ma l’alternanza del valore del cambio e il mutare delle leggi varate dalla vicina Italia ne determinano la fragilità. Ha però grandissimo potenziale e capacità di rigenerazione, capacità anche di catalizzare capitali con zone nodali di futuro sviluppo, come la grande area del fascio ferroviario e alcune aree artigianali dismesse. Inoltre si è ritagliata un ruolo quale polo culturale identitario nel panorama cantonale, svizzero e anche internazionale. Il Centro Culturale Chiasso infatti - con il Cinema Teatro, il m.a.x. museo, lo Spazio Officina e la Biblioteca comunale - è ormai una realtà riconosciuta, grazie alla volontà politica attuata con grande lungimiranza dal Comune sin dal 1990 quando ha deciso di investire nell’attività culturale comprendendo che il trattato di Schengen esautorava gradatamente Chiasso dal suo ruolo storico di traffici e commerci. Una linea che si traduce in un importante indotto economico e ritorno d’immagine. La Scuola superiore della moda sarà una nuova sfida in cui anche il m.a.x museo sarà chiamato a svolgere il suo ruolo legato specificamente a grafica, design, comunicazione visiva e moda in un asse connesso fra Zurigo e Milano. Aperta e vitale, Chiasso si conferma una cittadina che ama sperimentare e si impegna a creare i presupposti per grandi realizzazioni grazie alla capacità di mediazione e a un’attesa aggregazione per ottimizzare le funzioni dei servizi sul territorio e raggiungere una massa critica di peso contrattuale a livello cantonale e federale.
Chiasso sta acquisendo una nuova dimensione con l’arrivo di innovative attività lavorative nel terziario, legate al settore digitale e ultimamente pure all’Intelligenza Artificiale. In un periodo di grandi cambiamenti dobbiamo cercare di posizionarci nel miglior modo possibile.
Un Comune sano finanziariamente ha la possibilità di essere propositivo sia verso i cittadini sia verso l’offerta di strutture. Negli anni la posizione finanziaria di Chiasso è stata continuamente dibattuta. Purtroppo le entrate non sono più quelle del periodo d’oro, durato fino agli anni Novanta. D’altra parte le strutture ereditate sono parecchie, a tutto beneficio della popolazione del comprensorio. Nel 2022 abbiamo emanato un Messaggio Municipale di 7,5 milioni quale credito quadro per la necessaria ristrutturazione di diversi edifici, come istituti scolastici e palestre, senza dimenticare il rinnovamento strutturale del Palapenz (5 mio. Chf) e la costruzione dell’Ufficio Tecnico (4 mio. Chf). Prossimamente inizieranno i lavori di ristrutturazione attesi da anni dello stand di Tiro della Rovagina e finalmente il Gran Consiglio ticinese dovrebbe dar luce verde al progetto della Scuola della Moda cantonale nel comparto della stazione, con un importante investimento di circa 52 milioni di Chf. Segnalo infine l’acquisto del palazzo Cassina vicino agli Istituti Sociali (3,5 mio. Chf). Degni di
nota pure gli interventi di arredo urbano che hanno toccato diversi quartieri di Chiasso. Tutto questo fermento edilizio ha lo scopo di rendere più attrattiva la nostra cittadina, convinti che quanto intrapreso porterà nuove famiglie e nuove attività economiche. La nostra posizione geografica, e in particolare la prossimità a Malpensa e a Milano, costituisce una carta importante.
Abbiamo lasciato alle spalle il difficile periodo legato alla pandemia e presto siamo stati confrontati con due guerre non così lontane. Come cittadina di confine ne siamo toccati ogni giorno con l’arrivo di molte persone in cerca di un fu-
turo migliore. A febbraio abbiamo avuto il piacere della visita del nuovo Consigliere federale Beat Jans, dopo quella in novembre della Consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, che lo ha preceduto alla testa del Dipartimento.
Queste due visite hanno avuto il merito di portare a conoscenza di tutta la Svizzera le problematiche incontrate negli ultimi due anni. Le misure preannunciate, sia amministrative sia di ordine pubblico, dovrebbero migliorare le condizioni quadro dei richiedenti l’asilo e il rapporto con la nostra popolazione.
Chiasso è e resterà sempre un luogo di accoglienza. Per facilitare l’integrazione abbiamo aperto a ottobre un nuovo punto di socializzazione nel quartiere Soldini chiamato “Calicantus”, già divenuto un importante punto di riferimento.
Il progetto politico principale che ci impegnerà nei prossimi quattro anni sarà l’aggregazione dei Comuni del Basso Mendrisiotto. Nel 2026 è prevista una consultazione popolare nei Comuni di Balerna, Breggia, Chiasso, Morbio Inferiore e Vacallo per dare vita a un nuovo unico Comune del Basso Mendrisiotto di circa 20mila abitanti, con un potenziale economico, di investimenti e politico notevoli. Un progetto fondamentale per il nostro territorio e per le future generazioni, in quanto diventa sempre più difficile gestire in modo proattivo i comuni di piccola dimensione.
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Bruno Arrigoni, Sindaco dal 2016 della Città di Chiasso
prospettive / Chiasso ©TiPress/EliaBianchi
Nicoletta Ossanna Cavadini, Direttrice del m.a.x. museo e di Spazio Officina
EQUILIBRIO E GIUSTA MISURA:
La nostra filosofia nel proteggere e valorizzare il patrimonio delle famiglie
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Si fa presto a dire ‘jamón’!
Principe delle specialità alimentari spagnole, il celebre prosciutto registra un successo crescente. Non solo in tavola. Nel 2023 infatti sono sensibilmente aumentati il volume (che sfiora le 28mila tonnellate) e il valore (poco meno di 300 milioni di euro) delle esportazioni.
Se esiste un prodotto alimentare emblematico per quanto concerne la Spagna, questo non può essere altro che il meritatamente famoso ‘Jamón’, il prosciutto per eccellenza (almeno secondo la modesta opinione dello scrivente, condivisa tuttavia, come vedremo, da non pochi estimatori nel panorama internazionale).
Mi trovo spesso ad avere la piacevole opportunità di conversare con persone - in molti casi si tratta di persone che visitano per la prima volta la Spagna - su passioni comuni come la buona tavola ed il buon bere. La circostanza mi offre lo spunto per chiarire a quanti - interessati - non ne avessero i dettagli, quali diverse caratteristiche hanno i vari tipi di prosciutto. E con un accenno alla questione del taglio che, soprattutto nel caso di prosciutto con l’osso, è di gustativa importanza. Questa introduzione oltre che utile agli effetti pratici ed empirici per chi volesse iniziarsi o continuare nella degustazione di tali prelibatezze, spiegherà senz’altro le cifre che dimostrano come l’allevamento di suini e la produzione dei
relativi prodotti in Spagna sia un esempio di successo economico anche nell’ottica delle esportazioni.
Le questioni che sorgono relativamente ai prosciutti spagnoli sono tante, così come le percezioni e le opinioni su quale sia il ‘jamón’ di migliore qualità: che si tratti del ‘serrano’ o del ‘pata negra’, o di altre tipologie... Cerchiamo qui di fare chiarezza.
Quale prima distinzione da analizzare, si profila quella tra il ‘jamón serrano’ e il ‘jamón ibérico’. Il primo è un prosciutto prodotto da suini di razze diverse, principalmente razze bianche, e può provenire da qualsiasi regione della Spagna. Viene chiamato ‘serrano’ perché tradizionalmente è stato stagionato nelle zone montuose (‘sierra’, in spagnolo) dove il clima è ideale per la maturazione. Il jamón serrano è generalmente più accessibile in termini di prezzo rispetto al jamón ibérico. Quest’ultimo invece è in effetti il prosciutto spagnolo più pregiato. Viene prodotto da suini di razza iberica o di incrocio iberico. I maiali iberici si nutrono principalmente di ghiande (‘bel-
lota’) nella fase finale della loro vita, il che dà al prosciutto un sapore unico e una consistenza ricca molto apprezzata. Il jamón ibérico è classificato in base alla dieta dei maiali, alla qualità della razza e al tempo di invecchiamento. Le diverse categorie di sono: ‘bellota’ (alimentato a ghiande), ‘recebo’ (dieta mista di ghiande e cibo), e cebo (alimentato principalmente con mangime). Le diverse categorie sono ora facilmente riconoscibili grazie alle etichette obbligatoriamente apposte alle cosce di prosciutto, precisamente nell’osso presso l’unghia per il prosciutto intero o indicate sulla confezione del prosciutto tagliato.
Ulteriore distinzione viene fatta in base alle due tipologie di cosce (le due anteriori e le due posteriori). Il ‘jamón’ propriamente detto si riferisce alla coscia posteriore del maiale, più grande e più pregiata della ‘paleta’, che è invece l’anteriore. Il jamón è solitamente più costoso e richiede un periodo di stagionatura più lungo rispetto alla paleta, che però ha comunque un sapore delizioso e viene apprezzata da molti consumatori. Le categorie e le relative etichette valgono per i due tipi di cosce, dato che si riferiscono naturalmente allo stesso animale.
Il jamón per eccellenza è quello 100% di razza iberica pura, contrassegnato da un’etichetta nera. I maiali di pura razza iberica hanno un aspetto distintivo caratterizzato da un mantello nero o grigio scuro e un pelo corto e ispido. Tradizionalmente, sono allevati nelle regioni della Spagna meridionale e occidentale, come Estremadura, Andalusia e Salamanca. Tra le caratteristiche distintive dei maiali iberici vi è anche la dieta a base di ghiande (bellota) durante la fase finale della loro vita, di cui si scriveva poc’anzi. Questa
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economia / testimonianze
dieta ricca di grassi monoinsaturi contribuisce ad una maggiore marmorizzazione della carne e conferisce al prosciutto un sapore specifico. Durante la ‘montanera’, che è il periodo in cui i maiali si nutrono di ghiande nelle ‘dehesas’ (pascoli alberati), ne possono consumare fino a 8-10 kg al giorno. La carne dei suini iberici, per la sua marmorizzazione elevata, ossia la presenza di grasso intramuscolare, ha una consistenza morbida e succulenta e un sapore unico. In Spagna esistono solo quattro Denominazioni di Origine Protetta: Dop Dehesa de Extremadura, Dop Guijuelo, Dop Jabugo e Dop Los Pedroches. Probabilmente il prosciutto più famoso è quello della Dop Jabugo, e tra i Jabugo, il ‘jamón de Jabugo de pata negra’. Ma in realtà la caratteristica della ‘pata negra’, ovvero del fatto che l’unghia del maiale sia nera, non è esclusiva della Dop di Jabugo, mentre è invece un denominatore comune di tutti i ‘jamones’ 100% puri iberici (e contrassegnati con l’etichetta nera). Anzi, si possono trovare maiali con la ‘pata negra’ però non di razza 100% pura iberica. A fare stato è sempre l’etichetta, non l’unghia.
La seconda categoria di prosciutti è quella contrassegnata da un’etichetta rossa, la quale indica che il prosciutto è stato ottenuto da un maiale che è un incrocio di razza iberica con un’altra razza, normalmente la Duroc, e che è stato alimentato principalmente con ghiande. La razza Duroc, generalmente di colore rosso-marrone con riflessi dorati, è comune ma anche molto apprezzata per la qualità della carne, che è ben marmorizzata e ha una consistenza succulenta. L’incrocio può essere dunque un successo. Nel caso del ‘jamón de cebo de campo o recebo’, il maiale è stato alimentato all’aria aperta con una dieta mista di erba e mangimi. Non è però da escludere che l’allevatore lasci scorrazzare anche questi maiali in ‘dehesas’, pascoli alberati dove sono presenti anche querce e che almeno in una certa fase della loro vita i maiali abbiano anche pasteggiato con qualche ghianda. Scommettere su un’etichetta verde di qualche prodotto proveniente da un buon allevamento può dunque portare a buone esperienze con un’ottima qualità prezzo. E, per finire la carrellata delle etichette, l’etichetta bianca contraddistingue il ‘jamón de cebo’, sempre un incrocio
di razza iberica ma alimentato solo con mangime, in uno stabilimento chiuso. È naturalmente quello più a buon mercato tra i prosciutti iberici ma non per questo da scartare (è pur sempre di razza!).
In generale, un altro fattore essenziale per la prelibatezza del jamón, a parte la razza, il suo allevamento e l’alimentazione, è probabilmente il sistema, spesso artigianale, della sua elaborazione ed in particolare della sua maturazione. Il periodo di maturazione inizia dopo che il prosciutto è stato salato e asciugato. Durante questo processo, il jamón viene appeso in cantine o locali adatti, dove viene lasciato invecchiare per un periodo di tempo specifico. Durante la maturazione, il jamón sviluppa gradualmente il suo sapore unico, la sua consistenza e il suo aroma. Il grasso intramuscolare si distribuisce uniformemente, contribuendo alla marmorizzazione della carne e conferendo al prosciutto un sapore più ricco e complesso. Il periodo di maturazione non solo migliora il gusto e la qualità del jamón, ma contribuisce anche alla sua conservazione. Il processo
David Mülchi, Avvocato e Socio dello Studio Legale Mülchi & Asociados, Madrid e Lugano.
Sotto, le 4 etichette che classificano il celebre ‘jamón’ spagnolo.
il ‘topic’ di indole economica, comune denominatore di queste mio contributo, edizione dopo edizione.
di maturazione riduce l’attività microbica e aiuta a preservare il prosciutto, rendendolo sicuro da consumare. Normalmente si classifica la maturazione in: ‘bodega o cava’ (9 mesi), ‘reserva o añejo’ (1 anno), ‘gran reserva’ (15 mesi).
Avviandomi alla conclusione di questo scritto, accenno brevemente al taglio del ‘jamón’. Il ‘jamón ibérico’ trova la sua massima espressione gustativa se tagliato al coltello in fette fini ed uniformi. Facile a dirsi ma non a farsi: tanto che esistono non solo a livello nazionale ma anche a livello mondiale, certami dedicati ai ‘cortadores de jamón’, che svolgono anche una vera e propria professione (in fabbriche, ristoranti e nell’organizzazione di eventi). Tutto ciò descritto con dovizia di particolari non può non completarsi con
Il Consorzio spagnolo del prosciutto serrano (Cjse) ha pubblicato i dati sulle esportazioni settoriali di prosciutti stagionati e spalle durante la prima metà del 2023, periodo in cui sono state esportate un totale di 27.755,82 tonnellate, con un aumento del 10,48% rispetto all’anno precedente. Allo stesso modo, le esportazioni sono state effettuate per un valore totale di 297.122.205,29 euro, con un aumento del 15,20% rispetto all’anno precedente. Inoltre, il prezzo medio al chilo di prosciutto è salito in questo periodo a 10,70 €/kg, registrando un 4,27% rispetto al 2022. In termini globali, i paesi dell’Ue (principalmente Francia e Germania) hanno importato un totale di 19.774,79 trilioni durante questo periodo, con un aumento del 12,23%, mentre i Paesi terzi hanno registrato un volume di 7.981,03 tonnellate, pari al 6,36% in più. Così, durante la prima metà dell’anno 2023, l’Ue ha rappresentato il 71,2% delle esportazioni di prosciutto crudo, mentre il 28,8% corrisponde a Paesi terzi, tra i quali cresce esponenzialmente la Cina. In conclusione, sospetto che il presente articolo potrebbe contribuire, se non all’aumento delle importazioni di ‘jamón’ in Ticino, sicuramente a suscitare, nel lettore, una certa acquolina in bocca!
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Fabbisogno ragionato
Nei Paesi in via di sviluppo l’accesso al sistema bancario non è poi così scontato, specie nel caso delle imprese. È qui che il microcredito può svolgere un ruolo importante, ma determinante è anche a quale fine il credito sia richiesto. Da chi e per fare cosa?
La Romania è un Paese al crocevia dell’Europa centrale e sudorientale, è il dodicesimo più grande d’Europa (238.397 km2) e il sesto più popoloso dell’Unione Europea con i suoi 19 milioni di persone (2023). È un Paese molto ricco di storia e cultura, ma che soprattutto ha subito significative trasformazioni economiche dalla caduta del comunismo nel 1989.
Tali cambiamenti, pur essendo promettenti, hanno portato anche sfide come la disuguaglianza di reddito e l’accesso limitato ai finanziamenti. La microfinanza ha quindi svolto un ruolo cruciale nell’affrontare questi problemi e nel contribuire allo sviluppo economico del Paese. Verso l’economia di mercato. La transizione da un’economia pianificata a una di mercato è stata un percorso complesso e impegnativo. Questa trasformazione ha comportato la privatizzazione delle imprese statali, l’attuazione di riforme strutturali e la gestione dell’inflazione e dell’instabilità economica. L’adesione all’Unione Europea nel 2007, pur non es-
sendo un membro Schengen, ha segnato un’ulteriore tappa significativa, fornendo accesso al sostegno finanziario e alle opportunità d’investimento estero. Sfide attuali. Nonostante i progressi, i nodi ancora da sciogliere non mancano:
- Disuguaglianze: le differenze di reddito rimangono un problema significativo, con una parte sostanziale della popolazione che vive in povertà;
- Accesso ai finanziamenti: l’accesso ai servizi bancari tradizionali può essere limitato, in particolare per coloro che vivono nelle aree rurali o con redditi bassi;
- Economia informale: una parte consistente dell’attività economica avviene in un’area molto grigia, di non dichiarato;
- Disoccupazione: a persistere è un tasso relativamente alto (media del 6,7%), in particolare tra i giovani, seppur inferiore alla media del 7,4% dell’Europa orientale. Ma quale e come? In tema di finanziamento delle imprese, e dunque sul come farle crescere, a fare la differenza può essere la tipologia, da qui la necessità di prestare attenzione alle diverse tipologie.
Sede del Parlamento rumeno, la capitale della Romania è anche la principale città del Paese, con quasi 2 milioni di abitanti, circa un decimo dell’intera popolazione.
Di che tipo di finanziamento c’è bisogno?
Capitale circolante: aiuta a ricostituire le scorte di merci, a pagare i fornitori, a coprire gli stipendi e a saldare le imposte. È particolarmente utile per le imprese che vogliono affrontare le sfide finanziarie o aumentare le scorte durante i periodi di picco delle vendite;
Per investimenti: è adatto agli imprenditori che vogliono investire in macchinari, immobili, terreni o nell’espansione della propria attività. In genere ha una durata più lunga;
A finalità mista: combina elementi di entrambi i precedenti, e dunque ne assomma le caratteristiche. Aspetti da considerare. Prima di immergersi nel processo di richiesta di un prestito, è fondamentale che i potenziali mutuatari siano ben informati e considerino diversi fattori chiave. Ad esempio, i funzionari di Mikro Kapital Romania si dedicano a supportare i clienti durante l’intero processo. Ecco alcuni aspetti essenziali da considerare:
- Capacità di far fronte agli obblighi. Una delle considerazioni principali quando si richiede un microcredito è la capacità del mutuatario di rimborsare il prestito. I funzionari addetti ai prestiti valutano la stabilità finanziaria del cliente e la sua capacità di far fronte agli obblighi di rimborso. È essenziale che i mutuatari valutino il loro reddito, il flusso di cassa e gli impegni finanziari per assicurarsi di poter gestire comodamente i rimborsi.
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economia / testimonianze
© Linda Gerbec Unsplash.com
- Scopo della richiesta: Definire chiaramente lo scopo è fondamentale. I mutuatari devono avere un piano ben definito su come intendono utilizzare i fondi e allinearlo con il tipo di prestito appropriato. Anche in termini temporali, rispetto al breve o al lungo periodo.
- Durata e rate: È essenziale allineare la durata del prestito con il periodo di generazione del reddito della transazione commerciale. I mutuatari devono considerare attentamente la durata del prestito e assicurarsi che non superi significativamente il periodo previsto per l’investimento o l’attività commerciale.
- Il prestatore: La scelta del giusto istituto di credito è una decisione cruciale. Mikro Kapital è nota per le sue pratiche di finanziamento responsabili, ma i mutuatari devono comunque valutare fattori quali il costo totale degli interessi, la flessibilità di rimborso e la reputazione dell’istituto. Costruire un rapporto solido con il prestatore è fondamentale per una comunicazione efficace e per la risoluzione dei conflitti.
Prendendo in considerazione questi fattori e cercando una guida da parte degli addetti di una struttura ben consolidata e seria, i potenziali mutuatari possono prendere decisioni informate e massimizzare i benefici del microcredito per potenziare le loro imprese e contribuire alla crescita economica del Paese.
Ecco alcune storie di successo.
- Il resiliente. Catalin Badrea, un imprenditore determinato di Iasi (nota come la capitale culturale della Romania, sede della più antica università rumena e della prima scuola di ingegneria) ha avviato la sua attività nel 1993, gestendo inizialmente un piccolo negozio. Nel corso del tempo, ha ampliato la sua attività a più negozi, specializzandosi in prodotti per l’infanzia. Tuttavia, nel 2012 un incendio devastante ha distrutto i suoi negozi, lasciandolo in difficoltà finanziarie.
Nel 2012 ha aperto una nuova impresa, Calin Company Junior. Dopo qualche tempo Mikro Kapital è intervenuta come partner finanziario e il signor Badrea ha potuto acquistare un veicolo per il trasporto merci, snellendo la logistica della sua attività e contribuendo alla sua crescita. Oggi, è diventata una fiorente azienda familiare con diversi negozi, che contribuisce all’economia locale.
- L’imprenditore agricolo. Zamisnicu, agricoltore esperto con oltre 30 anni
«La microfinanza in Romania ha registrato una crescita sostanziale, con un aumento del 94% del valore dei prestiti erogati dal 2016 al 2018.
Questa crescita sottolinea la domanda di finanziamenti responsabili nel Paese»
Andrei Bostaca, Direttore Generale di Mikro Kapital
In cifre
La Romania si conferma un’economia interessante, ma ‘emergente’
di esperienza, gestisce un’importante azienda agricola. Coltiva diversi ortaggi che vende all’ingrosso a istituzioni come ospedali e asili. Essendo l’agricoltura un’attività stagionale, c’è bisogno di investimenti consistenti all’inizio di ogni stagione agricola per avere successo.
Mikro Kapital ha fornito finanziamenti a Zamisnicu in quattro occasioni, consentendogli di acquistare sementi, fertilizzanti, pagare i fornitori e coprire i costi del lavoro dei 15 dipendenti. Tali investimenti hanno migliorato il flusso operativo dell’azienda, portandola a crescere e contribuendo all’approvvigionamento alimentare locale.
Sin dalla sua fondazione nel 2008, Mikro Kapital si è impegnata ad avere un impatto positivo sui mercati di investimento, soprattutto se emergenti. Attiva in Romania dal 2016, ha sostenuto oltre 3.500 clienti con prestiti per capitale circolante e investimenti, per un totale di oltre 110 milioni di euro. La maggior parte dei clienti (54%) opera nel settore agricolo, a testimonianza dell’importanza dell’agroalimentare.
Entrata nell’Unione Europea nel 2007, la Romania pur godendo di ingenti sovvenzioni da Bruxelles, si conferma essere uno stato ancora in via di sviluppo, e in ripresa da una fase concitata vissuta negli ultimi anni. Il trend è quello giusto, semplicemente ci vorrà del tempo, e non poco.
La microfinanza in Romania ha registrato una crescita sostanziale, con un aumento del 94% del valore dei prestiti erogati dal 2016 al 2018. Questa crescita sottolinea la domanda di finanziamenti responsabili nel Paese.
La presenza di Mikro Kapital in Romania è stata determinante per affrontare le sfide economiche, promuovere un finanziamento responsabile e favorire la crescita in vari settori, tra cui agricoltura e retail. Mentre la Romania prosegue il suo cammino verso lo sviluppo economico, le istituzioni di microfinanza svolgeranno un ruolo chiave nel colmare le lacune e nel consentire a individui e imprese di prosperare in un ambiente dinamico.
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in %) 2022 2023 2024 2025 Prodotto interno lordo 4.6 2.0 3.1 3.3 Consumi privati 6.9 2.4 3.0 3.1 Formazione capitale fisso 5.6 12.2 5.6 4.7 Export 9.6 -0.2 2.5 3.2 Import 9.9 -2.0 3.0 3.4 Tasso di disoccupazione 5.6 5.6 5.5 5.4 Inflazione (Cpi) 13.8 10.4 5.0 3.7 Bilancia delle partite correnti (% Pil) -9.1 -6.3 -6.2 -5.8 Decit dello Stato centrale (% Pil) -6.3 -6.0 -5.8 -5.8 Fonte: Fmi 2024
(dati
Economia senza faraoni
Il villaggio di Deir el-Medina, XII secolo a.C., che ospitava gli addetti alla preparazione delle tombe nella Valle dei Re. Moltissime le testimonianze di scambi di merci.
Rapporti economici e scambi commerciali nell’antica civiltà egizia si rivelano molto più dinamici di quanto non lascerebbe pensare l’errata benché diffusa concezione che il sovrano fosse il padrone assoluto di tutta la Valle del Nilo.
Nell’immaginario collettivo, nell’antico Egitto il sovrano era equiparato a un dio dal cui volere tutto dipendeva: terre, edifici, persone e armenti. L’idea è mutuata dal racconto biblico dove al popolo d’Israele non si contrappone quello egizio, ma il Faraone (il termine è volutamente generico e ogni identificazione con un personaggio reale è vana), malvagio e dispotico. Fino a quando la decifrazione del geroglifico da parte di Champollion (1790-1832) non ha consentito l’accesso alle fonti dirette, il testo ebraico e le testimonianze degli autori classici, anch’esse assai fantasiose, hanno fornito un’immagine distorta dell’antico
Egitto che, ancora oggi, continua a influenzare l’approccio scientifico ad alcuni ambiti della civiltà faraonica, primo tra tutti la religione. Con la pubblicazione, 60 anni fa, dello studio Die Heraufkunft des transzendenten Gottes in Ägypten, l’egittologo tedesco Sigfried Morenz ha invece dimostrato come il concetto di regalità sia incorso in un’evoluzione che, dall’eguaglianza monarca-dio (valida soltanto nella prima parte dell’Antico Regno, inizio XXVI - metà XXV secolo a.C.), ha portato all’affermarsi di un governante mero rappresentante di una classe sociale.
Si è così aperta la strada a una rilettura di stampo marxiano della storia economica: sbarazzatisi dell’ingombrante
concetto della consustanzialità tra dio e monarca - propugnato però dalla stessa propaganda reale lungo tutto il periodo di vitalità della civiltà faraonica - è apparso con sempre maggiore chiarezza il ruolo giocato dai ‘domini divini’ nel sistema redistributivo della ricchezza. Tanto per citare un esempio eclatante, le riforme in ambito religioso propugnate da Akhenaton (metà XIV sec. a.C.) vengono oggi interpretate come un tentativo della casa regnante di contrapporsi allo strapotere, soprattutto economico, del clero del “dominio del Nascosto il Sole” (il tempio di Amon-Ra a Karnak). Secondo documenti di un secolo posteriori, i sacerdoti di Uaset (Luxor) possedevano e gestivano un
Sotto, la riproduzione di una delle scene di baratto di prodotti artigianali raffigurata sulle pareti della cappella del dignitario Mastaba di Ty, a Saqqara, uno dei vertici dell’arte funeraria dell’Antico Regno (seconda metà XXV secolo a.C.).
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© Foto di
Francesco Tiradritti
economia / storia
patrimonio che comprendeva un terzo delle terre coltivabili del Paese e le risorse economiche che ne derivavano.
All’ambito economico può essere ricondotta anche la crisi che portò alla fine della IV Dinastia (prima metà XXVImetà XXV sec. a.C.), l’epoca in cui furono costruite le piramidi di Snefru, Cheope, Chefren e Micerino. Nel papiro Westcar (XVII secolo a.C. circa) è contenuto il racconto in chiave favolistica dell’ascesa dei primi tre sovrani della dinastia successiva. Documenti contemporanei (ritrovati negli edifici amministrativi annessi alle piramidi dei sovrani) consentono di accertare che anche le ‘dimore eterne’ dei monarchi giocavano un ruolo centrale nell’economia dell’epoca. Palazzo e domini divini incameravano beni alimentari attraverso la tassazione dei terreni agricoli, ridistribuendoli tra i lavoratori dei settori economici secondari e terziari.
La crisi della V Dinastia (metà XXV - metà XXIV sec. a.C.) dovette comunque avere un forte e duraturo impatto sulle istituzioni tanto che la gestione del potere, fino ad allora di stampo tribale, fu sottoposta a un notevole allargamento. Ne è chiara dimostrazione l’ampliamento dei monumenti funerari dei funzionari più importanti, fenomeno che si protrae per tutta la VI Dinastia (fino a metà XXII sec. a.C.). Le pareti di questi sepolcri recano scene di vita quotidiana e tra queste alcune di baratto in cui vengono scambiati prodotti alimentari e artigianali, come sandali e bastoni. Si tratta delle più vivide e lampanti testimonianze dell’esistenza di una vivace economia privata che non doveva necessariamente tenere conto né del palazzo né della dimora del dio.
voranti. Le donne ricevevano di norma la metà degli uomini. Nihil sub sole novum. Uno spaccato sulle relazioni economiche internazionali è invece fornito dalle “Lettere di Amarna”, circa 400 tavolette cuneiformi recuperate tra le rovine della capitale voluta da Akhenaton in Medio Egitto. Sono redatte in accadico, la lingua della diplomazia dell’epoca, e mostrano i rapporti tra sovrano egiziano, i re della regione siro-palestinese a lui sottomessi e le grandi potenze dell’epoca. Il quadro economico delineato risponde più ai desiderata dei mittenti che al reale scambio delle merci. Tutto è commerciabile: metalli preziosi, derrate alimentari, prodotti artigianali e principesse. Se però i re mesopotamici sono propensi a inviare le proprie figlie (così assimilano le ricchezze del genero), i faraoni se ne guardavano bene: in Egitto, nell’antico come in quello rurale odierno, la proprietà era ed è trasmessa per via femminile. I rapporti economici-commerciali tra le potenze dell’epoca risultano perciò sbilanciati e per così dire ‘schizofrenici’. La mancanza di un’aderenza a reali bisogni economici
Sopra, Francesco Tiradritti, autore del presente articolo, docente di Egittologia e Archeologia e Arte Copta presso l’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti, nonché direttore della missione archeologica italiana a Luxor e in Sudan.
Sotto, i Papiri di Heqanakht (Lettera II), Riva Ovest di Luxor, Tomba di Meseh, XX sec. a.C., in cui il viceré della Nubia tratta di affari relativi ad alcune sue proprietà terriere.
L’esistenza delle proprietà privata è invece testimoniata dalle “Carte di Heqanakht”, un lotto di papiri recuperato in modo fortuito in una sepoltura della riva Ovest di Luxor databile intorno al 2000 a.C. Si tratta di lettere e documenti contabili in cui Heqanakht tratta di affari relativi ad alcune sue proprietà terriere. L’affitto dei campi doveva essere coperto dalla produzione degli stessi e, qualora non sufficiente, dalla vendita di alcune stoffe. In una nota Heqanakht indica i salari da riconoscere a un gruppo di la-
da parte dei vari attori coinvolti è giustificata dall’enorme distanza che li separava e che relegava ogni transazione nell’ambito più del virtuale che del reale.
L’antico Egitto si trovò ad affrontare un’altra profonda crisi economica alla fine del Nuovo Regno (XII secolo a.C.) quando lo stato centrale fu indebolito da lotte intestine e dall’aumento di potere delle popolazioni circonvicine. L’impossibilità di accedere alle miniere d’oro africane determinò un aumento del suo valore assestandolo su un rapporto quasi paritario con l’argento che, a causa della notevole distanza dai luoghi di produ-
zione, era invece sempre risultato più pregiato e perciò più costoso (fino a un rapporto di 1:6, a vantaggio dell’argento).
I fatti economici di questo travagliato periodo sono documentati in modo assai vivido dalla messe documentaria proveniente da Deir el-Medina, il villaggio che ospitava gli addetti alla preparazione delle tombe nella Valle dei Re. Poiché i suoi abitanti erano in gran parte capaci di leggere e scrivere, sono sopravvissute moltissime note che testimoniano scambi di merce e prestiti di derrate alimentari e di altri prodotti di consumo. Non mancano neanche documenti ufficiali relativi a salari e premi di produzione distribuiti dai centri amministrativi locali. Tra queste ‘carte’ vi è anche un papiro, oggi al Museo Egizio di Torino, che conserva la più antica testimonianza di uno sciopero. Vi si riferisce di come gli abitanti di Deir el-Medina decisero di incrociare le braccia dopo avere atteso per mesi quanto dovuto. Correva il ventinovesimo anno di regno di Ramesse III (1150 a.C. circa).
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© Foto Maria Mosso Cassini
Impulso generativo
Con il suo immenso potenziale, l’Intelligenza artificiale generativa promette non solo un ulteriore salto tecnologico, ma anche di catalizzare la crescita economica. Favorita la Svizzera, che con i suoi settori di punta è nella posizione ideale per trarne vantaggio, a patto di assicurare le condizioni quadro ideali alla sua adozione.
Grazie alla capacità di analizzare e sintetizzare grandi quantità di dati, estrarre informazioni accurate e pertinenti a supporto degli obiettivi aziendali, aumentare la personalizzazione dell’esperienza dei clienti e migliorare la produttività complessiva, ad esempio automatizzando la generazione di contenuti (dalle e-mail personalizzate al codice software), l’Intelligenza artificiale generativa (GenAi), se non la panacea a tutti i mali, si qualifica a pieno titolo come una soluzione versatile e altamente efficace per affrontare le sfide aziendali critiche.
A differenza dei sistemi di Ai precedenti può essere utilizzata in modo intuitivo, ottenendo risultati rispondenti alle singole esigenze. Dunque maggior diversificazione e dinamismo con un notevole risparmio di tempo e risorse, pur mantenendo, se non incrementando, gli standard di qualità.
Se fra i settori destinati a trarne maggior vantaggio vi sono l’ingegneria informatica, l’industria farmaceutica e il settore finanziario, nei quali vengono raccolte, analizzate ed elaborate grandi quantità
La Svizzera guida il gruppo dei “favoriti dell’Ia generativa”. Secondo il best-case scenario, questa tecnologia potrebbe generare un aumento del Pil elvetico fino a 50 miliardi di franchi entro il 2030, se le aziende si mostreranno ricettive nell’adozione e verranno sostenute da una strategia nazionale.
Svizzera ben posizionata per cavalcare l’onda Confronto del potenziale di crescita GenAI-driven del Pil fino al 2030 (% annua) nel best-case scenario Svezia
Germania
di dati, ecco che la Svizzera, in cui sono particolarmente ben rappresentati, risulta il paese meglio posizionato per approfittarne, come emerge dallo studio Embracing the GenAi Opportunity di Strategy&, la società di consulenza strategica globale di PwC, che ha analizzato il potenziale di creazione di valore della nuova tecnologia in venti principali settori industriali. Insieme a Belgio, Svezia, Stati Uniti e Regno Unito, la Svizzera appartiene al gruppo degli “immediati beneficiari”, in cui fa corsa in testa, seguiti dal gruppo degli “aspiranti”, fra cui Germania, Francia e Paesi Bassi, che dovranno lavorare molto di più su fattori di localizzazione come le infrastrutture digitali. In coda, gli “inseguitori”, fra cui Italia, Spagna, Austria e Norvegia, dove barriere strutturali ostacolano l’accesso al potenziale della GenAi.
Secondo le stime di Strategy& già la semplice introduzione della nuova tecnologia dovrebbe far registrare in Svizzera sin dai prossimi anni una crescita dello 0,5-0,8% annuo. Chiaramente, la misura in cui le singole economie potranno trarre effettivamente vantaggio dall’Ai generativa dipende in larga misura dalle condizioni quadro del rispettivo Paese, dalla velocità di adozione della tecnologia e dal mix industriale.
Nel best-case scenario (che prevede un pieno sfruttamento delle potenzialità dell’Ai, agevolato dall’adozione di una chiara strategia GenAi nazionale, tanto a livello politico che di imprese) potrebbe tradursi in un incremento del Pil fino a 50 miliardi di franchi entro il 2030. In particolare, i settori più interessati (Tecnologia e software, Intrattenimento e media,
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economia /settoriInseguitori Fonte: Embracing the GenAi Opportunity di Strategy&, PwC 10% 15% 20% 25% 30% 0,75% 0,65% 0,70% 0,80% ■ Paesi europei ■ Altri Immediati beneficiari Aspiranti beneficiari
Austria
Paesi
Francia Spagna Cina Italia EU media
Grecia Polonia
Canada Portogallo Crescita aggiuntiva fino al 2030 (% annua)
Svizzera
USA
Bassi
UK
Belgium
Esposizione ad acceleratori GenAI ad alto impatto (in % del Pil)
Farmaceutica e scienze della vita, Servizi finanziari e professionali, Telecom) beneficerebbero di aumenti di produttività compresi tra l’8 e il 15%. Anche in ambiti meno predisposti come il commercio al dettaglio, il turismo e la sanità, la GenAi potrebbe dare una spinta, ad esempio nelle vendite o attraverso una forte personalizzazione del contatto con i clienti, aumentando la produttività del 4-6%. Agricoltura, edilizia e chimica, settori caratterizzati invece da produzione industriale, lavoro fisico ed elevato fabbisogno di materiali ed energia, avrebbero meno occasioni di beneficiarne, nell’ordine del 2,5 al 5%.
Il mix settoriale elvetico si dimostra perfettamente idoneo, con le industrie ad alto impatto che già contribuiscono al Pil in misura superiore alla media, con una quota del 27% del valore aggiunto.
Se dunque le aziende si concentreranno sugli investimenti per l’utilizzo di questa tecnologia, la Svizzera potrà accelerare nuovamente e in modo significativo la sua crescita e dare impulso sia all’economia che alla forza innovativa, a partire dalla possibilità di risolvere sfide come la carenza di manodopera qualificata.
Per sfruttarne appieno il potenziale, preservando ed espandendo la sua posizione di centro di innovazione leader a livello mondiale, la Svizzera dovrà in particolare concentrarsi su tre aspetti cruciali. In primo luogo, riuscire a mantenere e attrarre i protagonisti del settore grazie a condizioni quadro di prima categoria, come l’accesso ai talenti, la qualità delle infrastrutture digitali, un ambiente di investimento attraente e altri incentivi. In secondo luogo, le aziende locali con un grande potenziale nel campo dell’Ia generativa dovranno implementare la tecnologia il più rapidamente possibile. Infine, chi oggi è in ritardo, è chiamato a comprenderne il potenziale impatto sulla propria attività e a preparare la propria organizzazione e dipendenti per poterne beneficiare. Un progresso che non andrà unicamente a vantaggio dell’attività dei singoli player, ma della forza del paese, dunque dell’intera società e della politica, sollecitati ad appoggiare le trasformazioni necessarie. In questa direzione sarà fondamentale poter disporre di una strategia nazionale. L’esempio dell’Ai Act europeo potrebbe offrire un’ottima base di partenza per promuovere il dialogo con il mondo economico e la cittadinanza, ar-
«Se fra i settori destinati a trarre maggior vantaggio dalla GenAi ci sono il Pharma e la finanza, nei quali vengono raccolte, analizzate ed elaborate grandi quantità di dati, ecco che la Svizzera, in cui sono particolarmente ben rappresentati, risulta il Paese meglio posizionato per approfittarne»
Potenziale GenAI per settore
Potenziale di produttività GenAI per settore ed esposizione della Svizzera ai settori in termini di contributo al Pil
Esposizione economica della Svizzera ai settori GenAi-driven
rivando a definire il miglior quadro di riferimento e regolamentazione. Sempre ricordando che, per quanto promettente l’Intelligenza artificiale generativa possa essere, non è l’unica tecnologia con il potenziale di guidare la futura crescita economica. Pertanto da parte delle aziende e dei responsabili politici, una strategia di investimento che si concentri su più tecnologie resta fondamentale per garantire un successo solido e duraturo.
Entro il 2030, la GenAI potrebbe consentire in Svizzera aumenti di produttività dall’8 al 15% nei settori ad alto impatto, dall’ingegneria informatica a pharma e finanza, che già oggi danno un contributo al Pil superiore alla media, con una quota del 27% del valore aggiunto. Anche il commercio al dettaglio, il turismo e la sanità potranno ricevere una spinta dalle possibilità di personalizzazione.
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Daniel Ettlin, Director PwC Strategy& Switzerland 4% 2% 2% 1% 6% 9% 7% 1% 14% 5% 8% 2% 12% 6% 4% 2% 5% 1% 5% 2% 2% 1%
Fonte: Embracing the GenAi Opportunity di Strategy&, PwC 0.0 2.5 5.0 7.5 10.0 12.5 15.0 Technology & software Entertainment & media Pharma & life science Financial services Professional Services Telecommunications Support Services Cons. Goods & retail (non-food) Cons. Goods & retail (food) Pass. transp., travel, hospitality Real Estate Sanità Chimica settore pubblico High tech manufacturing Automotive Industrial manufacturing Costruzioni Trasporto e merci Utilities Agricoltura 27% 36% Settori ad alto impatto sull’economia Medio 37% Basso Produttività potenziale in %
Fonte: Embracing the GenAi Opportunity di Strategy&, PwC 0% 5% 10% 15% -5,0% -4,0% -3,0% -2,0% -1,0% 0% 3,0% 2,0% 1% 2% 3% Potenziale di crescita del PIL 2030 in CHF 5mld 1 mld ■ Settori ad alto impatto ■ Settori aspiranti ■ Settori a basso potenziale Automotive Professional services Industrial manufacturing Pass. transp., travel, hospitality Pharma & life science Merci e trasporto Cons. Goods & retail (food) Servizi finanziari Cons. Goods & retail (non-food) Costruzioni Chimica High tech manufacturing Utilities Settore pubblico Sanità Support Services Technology & software Entertainment & media Agricoltura Telecomunicazioni immobiliare Deviazione dell'esposizione dell'industria svizzera rispetto alla media UE, in % Potenziale crescita del Pil GenAi-driven
Concretizzare il potenziale dei dati
Di dati se ne generano, raccolgono ed elaborano sempre di più, ma aiutare le aziende a sbloccarne pienamente il valore, oltre alle competenze tecniche, richiede una visione olistica per offrire soluzioni che garantiscano un effettivo beneficio economico e strategico. In soli cinque anni leader del settore in Svizzera, Visium è pronta a scrivere un nuovo capitolo.
Rendere tangibile a un’azienda, piccola o multinazionale che sia, quali vantaggi competitivi possa apportare l’adozione dell’Intelligenza artificiale (Ai) al suo business non è immediato quando si ha a che fare con un argomento tanto impalpabile e astratto. Se la consacrazione di ChatGpt ha contribuito a dare ampia popolarità a una tecnologia che prima restava appannaggio di ricercatori e sviluppatori, la democratizzazione favorita da OpenAi non ha però sgombrato il campo da una certa confusione, caricandolo semmai di aspettative poco realistiche, fra entusiastiche previsioni e timori immotivati.
«Essere una data-driven company concretamente significa basare le decisioni aziendali sui dati anziché sull’intuito o su esperienze personali, il che non vuol dire sostituirla al giudizio umano o sminuire l’importanza delle relazioni personali. Si tratta però di un approccio in grado di portare vantaggi determinanti, come una maggiore oggettività nelle decisioni, una migliore comprensione del mercato
e dei clienti, la capacità di anticipare le tendenze e adattarsi rapidamente ai cambiamenti. L’analisi dei dati esistenti può infatti aiutare le aziende a identificare aree di inefficienza, a ottimizzare i processi e accelerare il time-to-market, o rivelare opportunità nascoste, per poi capire come e dove sia più vantaggioso integrare strategicamente l’Intelligenza artificiale nel proprio modello operativo, massimizzando performance e competitività», spiega Alen Arslanagic, Ceo di Visium.
Consentire alle aziende di sfruttare appieno il potenziale dei loro dati e dell’adozione dell’Ai è stato l’obiettivo con cui nel 2018 ha fondato la start up insieme a Timon Zimmermann. “Una grande idea nata in una piccola stanza” solo pochi mesi prima, mentre discutevano del divario fra gli sviluppi accademici di Intelligenza artificiale e Machine learning e l’adozione da parte delle aziende. Hanno così unito le rispettive competenze: business per Alen, cresciuto nel Locarnese con il pallino dell’imprenditoria sin da quando a 19 anni si lanciava nella sua
Dopo essersi focalizzata nei primi 5 anni sul perfezionamento dei servizi di ingegneria Ai, espandendo progressivamente l’offerta verso un approccio più olistico che integra, oltre all’intelligenza artificiale e al machine learning, anche ingegneria dei dati, ingegneria cloud e consulenza strategica, Visium è pronta per crescere su larga scala. In questa direzione va il nuovo assetto dirigenziale e l’ingresso di importanti investitori e consulenti strategici.
In cinque anni, l’ascesa
Da una conversazione fra Alen Arslanagic e Timon Zimmermann nasce l’idea di Visium
Dic. 2017
Alen nominato
“Forbes 30 under 30”
Mag. 2018 Mar. 2018
Matteo Togninalli si unisce come Co-fondatore e Coo
Lug. 2018
Primo ufficio all’Innovation Park dell’Epfl, 20 mq
prima avventura con Almax Home Solutions (servizi per la ristrutturazione di appartamenti), per poi mettersi in tasca un Master in Innovazione, Imprenditorialità e Management presso l’Imperial College Business School; tecnologia per il neocastellano Timon, all’epoca impegnato nella specializzazione in Data science all’Epfl. Ad aggiungere il terzo ingrediente indispensabile, l’arrivo a stretto giro di un altro ticinese, Matteo Togninalli, che stava concludendo un dottorato in Machine learning all’Eth di Zurigo.
Una ‘visione’, la loro, che cinque anni più tardi dimostra tutta la sua lungimiranza, tanto che nel 2023 Visium è stata
economia / aziende
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classificata dal Financial Times e da Statista come la seconda “fastest-growing company” in Svizzera e la 72ma sulle prime mille europee.
«Se all’inizio eravamo molto più concentrati sull’ingegneria Ai, ascoltando i nostri clienti abbiamo compreso l’importanza di offrire servizi su tutta la catena di valore, dalla consulenza iniziale all’operazionalizzazione dei modelli e alla loro implementazione, monitorandone l’efficacia durante l’intero ciclo di vita. Ci siamo infatti resi conto che cercavano qualcosa di più di una semplice competenza tecnica: volevano un partner in grado di comprendere le loro peculiarità e di navigare nelle complessità delle strategie di Ai e dei dati in linea con i loro obiettivi. Questa consapevolezza ha definito il nostro approccio, portandoci a dare priorità ai servizi end-to-end incentrati sull’utilizzatore finale e sul beneficio economico e strategico aziendale, piuttosto che su semplici soluzioni tecniche», sottolinea Alen Arslanagic.
L’attenzione va sempre anche alla scelta di progetti, approvati dal Comitato etico interno affinché, oltre a creare vantaggi per il cliente, abbiano anche un più ampio impatto positivo, come accade ad esempio accelerando gli sviluppi di sanità e
«Se all’inizio eravamo molto più concentrati sull’ingegneria Ai, ascoltando i nostri clienti abbiamo compreso l’importanza di offrire servizi su tutta la catena di valore. Oltre alla competenza tecnica, cercano infatti un partner in grado di comprendere le loro peculiarità e di navigare nelle complessità delle strategie di Ai e dei dati, in linea con i loro obiettivi»
Dal mercato svizzero vero l’Europa Le cinque sedi di Visium
Losanna 2018 Zurigo 2019
Valencia 2023 Sarajevo 2021 Skopje 2021
Fonte: Visium
a Swiss Ai & Data company protagonista del settore
Assunzione dei primi due ingegneri a tempo pieno
Alen Arslanagic, Co-fondatore e Ceo di Visium Ago.
2019
Espansione in Svizzera: sede Zurigo
Creazione insieme a Firmenich delle prime fragranze e aromi al mondo generati dall’Ai
Visium nella
Top Startups 2021 di LinkedIn
Nella Top 100 Swiss Startups di Venturelab
La crescita del team 2018-2023 e previsione* fino al 2026, Etp
72ma “fastest-growing company” sulle prime 1000 in Europa e seconda in CH per Financial Times e Statista
Trasferimento della sede principale nel Campus Unlimitrust, a Prilly (VD)
Mercato europeo: sede a Skopje
pharma, ma anche in tanti altri settori dove si va a incidere sulla sostenibilità.
Se fino a poco tempo fa, con l’eccezione di realtà già dotate di uno spirito pionieristico o stimolate da un leader digitale, era difficile che le aziende considerassero l’Ai come una capacità critica e intraprendessero il percorso, spesso impegnativo, per adottarla, oggi le resistenze interne cedono il posto all’interesse. Prima però di poter arrivare alla creazione di modelli basati su reti neuronali, ad esempio per consentire di fare previsioni, accelerare o automatizzare processi, proporre nuovi prodotti, rimuovere l’incertezza dal processo decisionale - altrimenti detto di
Mercato europeo: sede a Sarajevo
Il team conta ormai oltre 60 ‘Visiumees’
poter creare valore economico a partire dai dati - di quei dati occorre disporre e, soprattutto, bisogna che siano di qualità. «Si stima che in generale oltre il 70% del lavoro necessario per sviluppare una soluzione Ai riguardi la raccolta e la preparazione dei dati. Uno dei principi che aiutiamo i nostri clienti ad adottare è di rendere i loro dati ‘Fair’: Findable, Accessible, Interoperable and Reusable. Ossia Trovabili, Accessibili, Interoperabili e Riutilizzabili. Il che può richiedere un notevole sforzo d’ingegneria di dati, purtroppo spesso ancora sottovalutato dalle controparti business», osserva Alen Arslanagic.
Mercato europeo: nuova sede a Valencia
Management Buyout e ingresso di nuovi investitori e consulenti strategici
Al quinto anniversario, Visium conta ormai una sessantina di collaboratori fra ingegneri dati e cloud, data scientist e consulenti gestionali, distribuiti fra la sede principale nel Campus Unlimitrust (il nuovissimo centro dedicato alle tecnologie a supporto di un’ “economia della fiducia” promosso da Sicpa, società vodese specializzata in sistemi di sicurezza e inchiostri utilizzati nella maggioranza delle banconote nel mondo, in cui Visium si è trasferita dalla sua sede originaria presso l’Epfl) e quella al Technopark di Zurigo, aperta nel 2019, con uffici anche a Skopje, a Sarajevo e, dall’anno scorso, a Valencia, mossa strategica per rafforzare ulterior-
2018
Ott. 2019
Set. 2021
Feb 2022 Set. 2022 Mar. 2023 Ago. 2023
Nov. 2023 Mar. 2024 Nov. 2022
Mar.
Set.
2021
Fonte:
0 35 70 105 140 2018 2020 2022 2024 2026* Numero di collaboratori 140* 70* 6 35 44 20 40 56 98*
Visium
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mente la posizione in Europa. La Svizzera rappresenta il mercato chiave, ma si può dire che, lavorando soprattutto con grandi aziende, dal mezzo miliardo in su di giro d’affari, si sviluppano di fatto soluzioni per multinazionali le cui applicazioni non conoscono frontiera. Ma come si spiega che anche queste grandi realtà, che hanno già in-house i loro reparti di Ia, preferiscano esternalizzare questa tipologia di progetti? «In realtà l’obiettivo non è esternalizzare, bensì accelerare la loro capacità di appropriarsi con successo delle opportunità dell’Intelligenza artificiale. Lavoriamo spesso proprio insieme ai loro team dedicati, trasferendo loro le conoscenze e aiutandoli a formare internamente le competenze necessarie a soddisfare le loro ambizioni. Va anche detto che per queste aziende attirare talenti è paradossalmente molto più difficile che per una start up come la nostra. Se il salario non è in questione, spesso ingegneri e data scientist che vanno a lavorare per i
Efficacia trasversale
Dal modello di Ai in grado di generare nuove formule chimiche per aromi e profumi, alle soluzioni per aiutare la compliance nell’individuazione delle frodi bancarie, ma anche la possibilità di accelerare la ricerca preclinica o di ridurre sprechi e costi logistici grazie alla predizione dei bisogni di inventario. L’apporto di Data science e Ai si conferma trasversale ai più svariati settori. Determinante per il successo di Visium, il contributo del suo team d’eccezione.
Sanità, chimica, servizi finanziari, retail, beni di consumo confezionati e lusso sono i principali settori con cui Visium collabora: un’eterogeneità che rispecchia la trasversalità di Data science e Ai. Ecco qualche case study emblematico. - Pharma. Collaborando con Roche, Visium ha aiutato ad accelerare gli studi preclinici, semi-automatizzando la detezione di lesioni in esami tossicologici. I patologi erano chiamati a trovare e classificare lesioni sottili su circa 1.600 vetrini, ognuno dei quali misura 100mila x 100mila pixel. «Abbiamo sviluppato un modello di apprendimento automatico che identifica i vetrini negativi (circa il 70%), utilizzando le più recenti tecniche di computer vision e i dati della patologia digitale. Il modello fornisce mappe di calore sui vetrini per evidenziare le aree a rischio di lesioni, rendendo più accurata ed efficiente l’analisi dei patologi. Si può così ridurre del 50% il numero di vetrini da esaminare e il rischio di falsi positivi. Vantaggi che possono potenzialmente accelerare gli studi clinici e ridurre il time-to-market», evidenzia il Ceo di Visium.
- Fashion industry. Un altro esempio è la predizione dei bisogni d’inventario di un’azienda nell’industria della moda. La soluzione sviluppata per un importante nome del settore, con un fatturato di circa mezzo miliardo, ha permesso di generare un impatto economico di 16 milioni di franchi. «Basandoci su dati storici di vendita dell’azienda e dati macro come la stagionalità, abbiamo aiutato a predire i bisogni d’inventario a livello di singolo articolo e di ogni negozio a livello mondiale, cosa che avrebbe altrimenti richiesto una lunga serie di incontri regionali. Grazie all’Ai, l’errore è stato ridotto del 55%, riflettendo più accuratamente i bisogni di mercato, quindi generando meno inventario in eccesso e producendo più modelli di quelli effettivamente richiesti, contenendo di conseguenza anche i costi logistici», racconta Alen Arslanagic.
- Servizi finanziari. Le applicazioni vanno dalla semplificazione del processo di onboarding allo sviluppo di strategie di pricing intelligenti. I modelli Ml possono aiutare il Risk management a migliorare il rilevamento e la prevenzione di frodi, supportando i team di compliance. Una soluzione appositamente sviluppata da Visium fa oggi parte delle core-banking solutions di una banca privata ginevrina.
dipartimenti R&D di queste grandi realtà si scontrano con la frustrazione di dover aspettare anche diversi mesi prima di poter metter mano ai dati, mentre da noi possono subito cimentarsi e assumere responsabilità che accelerano la loro crescita, professionale e personale», rileva il Ceo di Visium.
Ormai sono oltre 200 i progetti all’attivo, accreditandosi in breve presso nomi quali Novartis, Roche, Nestlé, Sbb, P&G, Reckitt … A farsi notare Visium ha iniziato già nel 2019, permettendo, quando ancora nessuno si immaginava il potenziale dell’intelligenza generativa, al leader mondiale nel settore delle fragranze e degli aromi, Firmenich (attualmente dsm-firmenich, in seguito alla fusione con l’olandese Dms) di fregiarsi del primo aroma al mondo realizzato con l’Ai: «Abbiamo creato un modello in grado di generare automaticamente nuove formule chimiche che corrispondono a un gusto o a un profumo specifico, a partire dalla conoscenza di oltre 4mila ingredienti con le loro proprietà individuali, tenendo conto naturalmente conto del risultato desiderato in termini di percezione sensoriale e di vincoli di costo e prodotto di applicazione», racconta il Ceo di Visium. Integrando questo strumento nel processo di creazione dei profumieri e degli aromatieri, è stato possibile ottenere molto più rapidamente le
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formulazioni rispondenti alle richieste dei clienti che, una volta testate e rilasciate, hanno ricevuto valutazioni eccellenti da parte dei consumatori. Grazie alla comprensione delle differenze olfattive regionali, il modello di Ai migliora la creatività degli specialisti e garantisce un elevato livello di novità e precisione. A conferma del valore, il progetto si è poi portato a casa nel 2021 il premio di innovazione svizzera dell’anno», ricorda Alen.
Tante altre sono le prospettive che apre la GenAi, non solo nella più nota creazione automatica di contenuti. Le applicazioni più interessanti per le aziende, secondo le previsioni di Visium, includeranno l’automazione della generazione di rapporti, la personalizzazione delle esperienze di acquisto, lo sviluppo di assistenti virtuali avanzati e l’utilizzo dell’Ai per prevedere tendenze di mercato e comportamenti dei consumatori. L’intelligenza artificiale generativa potrà anche favorire l’innovazione nei processi decisionali e nella strategia aziendale, offrendo nuove modalità per analizzare dati complessi e generare insight azionabili.
Se per Visium il successo è arrivato quasi subito, è stata una bella sfida gestire la crescita rapidissima organica partendo da zero, senza investitori: «Abbiamo iniziato offrendo servizi a piccole e medie imprese al fine di poter presentare un portafoglio di soluzioni di successo al mercato rapidamente. Il primo anno è stato dunque a salario zero. Anche a livello personale è stata una bella sfida trovare maniere creative per riuscire a vivere con una spesa mensile che non superava di molto il migliaio di franchi. Ma da lì, grandi aziende hanno iniziato a credere in
noi e a firmare contratti a lungo termine che ci hanno permesso di moltiplicare il numero di collaboratori ogni anno», ricorda il Ceo. Da una cifra di affari di 180mila franchi nel 2018 tre anni dopo si era già a 3,8 milioni.
Adesso che il service-market-fit è stato ottimizzato stabilendo una solida base di competenze e costruendo relazioni di fiducia e a lungo termine con i clienti, Visium è pronta a scrivere un nuovo capitolo: «Il nostro obiettivo diventa crescere su grande scala. Ci proponiamo di consolidare ulteriormente la nostra leadership nel settore, attraversando nuovi orizzonti geografici e settoriali, e di intensificare le partnership strategiche per rimanere all’avanguardia dell’innovazione. La nostra ‘visione’ è quella di trasformare le aziende attraverso soluzioni Ai, data e cloud, sempre guidati da un ethos di responsabilità e sostenibilità», dichiara Alen Arslanagic. In questa direzione è da leggere il Mana-
gement Buyout appena completato con successo. «Con la partenza di Timon e Matteo, che sono stati determinanti per costruire solide fondamenta, entrano ora nell’azionariato tre dipendenti interni già parte della squadra da anni, Vuk Vegezzi, Consulting Practice Lead, Lucas Nottaris, Commercial Lead, e Pascal Rodriguez, Engineering Director», illustra Alen Arslanagic, che conserva il suo ruolo di Ceo. Visium ha inoltre accolto investitori strategici e diversi consulenti di alto profilo per continuare ad accelerare la sua crescita e il suo successo nel mercato svizzero ed europeo. Un nuovo impulso per sfruttare al meglio anche il proprio di potenziale, in un settore dai fulminei progressi che richiede la costante disponibilità ad adottare nuovi approcci alle stesse sfide, sbloccando soluzioni sempre più potenti.
Susanna Cattaneo
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Una scelta strategica
Tecnica di gestione imprenditoriale ampiamente diffusa, l’esternalizzazione di attività aziendali, interi processi o singole funzioni, può garantire in talune circostanze la continuità stessa delle realtà produttive, grandi o piccole.
Negli ultimi dieci anni, a fronte di una certa prudenza del settore pubblico, il settore privato si è invece aperto sempre più all’outsourcing. Una modalità dai tanti benefici che, in certi casi, si è rivelata una mossa vincente.
Per numerose aziende, anche di piccole e medie dimensioni, i momenti di emergenza e di estrema incertezza vissuti a causa del Covid prima e del conflitto in Ucraina poi, hanno reso evidente a molti come la scelta di esternalizzare alcuni processi - non centrali per la propria attività e il proprio core business - rappresenti una garanzia di continuità operativa, qualsiasi scenario si presenti.
Direttore Morisoli, potrebbe chiarirci meglio questo aspetto?
Prendo due esempi. Durante la pandemia era estremamente importante che i locali di ogni sorta di struttura fossero puntualmente igienizzati per la sicurezza dei collaboratori e, in più generale, di tutte le persone presenti al suo interno. Se si considera ad esempio una casa anziani, la necessità riguardava personale e residenti, due categorie delicate, per motivi diversi. Tuttavia, contagi e quarantene determinavano spesso mancanza di personale. Iss, disponendo di un’ampia forza lavoro (in Ticino ci sono circa 600 collaboratrici e collaboratori) ha potuto assicurare il servizio con prontezza e flessibilità, con collaboratori formati e aggiornati anche sulle direttive di volta in volta più recenti emanate dal Governo.
Cambiando scenario, il secondo esempio si riferisce alla tematica del necessario risparmio energetico: gli specialisti di Iss hanno affiancato diverse imprese nell’e-
laborazione di un piano di contenimento dei consumi, che consentisse loro di affrontare - con misure concrete e di facile attuazione - persino un eventuale razionamento dell’energia. Questo implica il costante aggiornamento dei nostri esperti, oltre alla conoscenza tecnica approfondita degli impianti e delle esigenze più diffuse. È sostenibile, in termini di costi, per le realtà di medie dimensioni? Assolutamente sì. Si tende a pensare che, esternalizzando determinati servizi, se ne ‘perda il controllo’; in realtà, è vero l’esatto contrario. Grazie alla reportistica dettagliata, alle competenze e conoscenze derivanti dalla gestione di più clienti, alla pianificazione fatta tenendo conto delle esigenze (e degli eventuali limiti di budget) che ciascun cliente ha, il controllo dei costi è garantito. A maggior ragione al verificarsi di quelle situazioni particolari, - ad esempio la semplice partenza di un collaboratore che detiene il know-how in maniera quasi esclusiva di una certa attività, come spesso accade nelle realtà più piccole -, affidandosi ad un partner esterno si evita lo spreco del tempo e denaro necessari a colmare le eventuali lacune. Garantire la continuità operativa significa anche affiancare i clienti nelle fasi di transizione, potendo contare su sistemi di reportistica e di archiviazione delle informazioni strutturati e funzionali. Solo comprendendo davvero la realtà con cui ci interfacciamo, possiamo essere non semplicemente un fornitore di servizi, ma un partner di business.
Esternalizzare è una vera e propria scelta strategica e, in quanto tale, non ammette valutazioni superficiali. Specialisti dedicati interagiscono con il cliente sia durante la fase preparatoria al mandato,
sia nel corso della sua regolare implementazione, fungendo da single point of contact per qualsiasi necessità. Per quali servizi consiglierebbe di valutare l’esternalizzazione?
Quando si parla di outsourcing nell’ambito del facility management, lo si considera sinonimo di ‘pulizie’: siano esse di manutenzione o speciali. In effetti, spesso è il primo servizio che si affida ad un fornitore esterno e i cui benefici sono subito evidenti: ad esempio, con flessibilità il provider del servizio risponde alla necessità di ‘coprire’ l’assenza per vacanze o malattie. Il secondo dei servizi più richiesti attiene all’ambito della gestione tecnica: in tal caso l’azienda è affiancata per tutto ciò che concerne gli aspetti normativi, nonché legati al risparmio energetico. Un altro servizio altrettanto importante, spesso sottovaluto, è la manutenzione degli impianti di ventilazione. Accanto a questi ambiti, una realtà come Iss, nell’ambito di un mandato di facility services integrale, annovera servizi tra cui quelli di reception, posta e logistica e manutenzione di aree verdi.
Cosa si aspetta per il futuro?
Che l’esternalizzazione possa essere considerata dal mondo economico ticinese un tassello cruciale per una strategia di business vincente e volta a soddisfare le aspettative dei portatori di interesse. Questo non solo in termini di qualità dei prodotti e dei servizi offerti, ma anche di sostenibilità.
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economia / servizi
Simona Galli
Sergio Morisoli, Direttore Regione Sud (Ticino e Mesolcina) di Iss Facility Services.
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Un dinamismo da prendere al volo
La flotta mondiale di jet privati è più che raddoppiata negli ultimi due decenni e nel 2022 sono stati effettuati più voli privati che mai.
Se i benefici dell’aviazione privata sono numerosi e noti, tutta da scoprire è la capacità degli aeromobili di ultima generazione di fare rotta verso la sostenibilità.
Il record spetta a Elon Musk. Il fondatore di Tesla, infatti, è il maggior fruitore al mondo di spostamenti in jet privato: con il suo Gulfstream nel 2022 ha effettuato più di centosettanta voli. Nello stesso anno, stando ad un rapporto dell’Institute for Policy Studies, a livello globale i voli privati sono stati cinque milioni. Di questi, oltre 570mila hanno interessato l’Europa, con un aumento del 64% rispetto al 2021.
La rotta europea più frequentata? Continua ad essere Ginevra Parigi.
Meglio rispondenti ad esigenze speci-
fiche, i voli privati sono in costante aumento. Consentono infatti di pianificare le rotte con maggiore flessibilità e utilizzare aeroporti più piccoli (sono molti di più di quelli grandi), come pure di volare ad altitudini più elevate, con una riduzione dei tempi rispetto ai voli commerciali. I voli privati possono essere programmati anche solo poche ore prima della partenza. «Ai voli privati non si applicano molte delle restrizioni tipiche dei voli commerciali. I passeggeri sono al comando della loro esperienza, potendo partire quando vogliono, arrivare esattamente dove vogliono, in modo rapido e confortevole, e con un servizio su misura», esordisce Raffaella Meledandri, direttrice di Air-Dynamic, società da lei co-fondata nel 2012 e da allora basata nello scalo aereo di Lugano-Agno.
Perché volare privato? «Innanzitutto perché si ha un terminal separato dal terminal principale. La maggior parte degli aeroporti ha entrate dedicate. I requisiti doganali e di sicurezza si applicano naturalmente, anche quando si vola su un jet privato, in conformità alle normative locali. Tuttavia, si tratta di una procedura molto più fluida rispetto a quella da seguire quando il
volo è commerciale», spiega Raffaella Meledandri, che prosegue: «Nell’aeroporto di partenza, i fruitori di voli privati sono indirizzati immediatamente verso l’imbarco o verso una lounge privata; si può arrivare all’aeromobile sottobordo con l’auto – se occorre, con un un servizio di taxi che come Air-Dynamic possiamo organizzare per i nostri clienti, al pari di ogni altro servizio specifico».
Il tempo è una risorsa preziosa. Evitando lunghe linee di check-in, procedure di sicurezza e ritardi d’imbarco, è possibile risparmiare un periodo di tempo significativo. Ciò significa poter raggiungere la propria destinazione più rapidamente, massimizzare la produttività o semplicemente avere più tempo a disposizione da spendere nel luogo di arrivo, evidenzia Raffaella Meledandri che, alla testa di Air-Dynamic, è affiancata da Nicholas Evstigneev, direttore delle operazioni. La società organizza voli charter ad hoc di Vip Jet ed elicotteri Vip.
Se l’enorme risparmio di tempo e la possibilità di organizzare il viaggio anche con pochissimo anticipo sono tra le ragioni determinanti per chi sceglie un volo privato, la particolarità della destinazione è un altro dei fattori-chiave: a differenza delle mete facilmente raggiungibili con un volo di linea, per esempio Dubai, puntando ad altre mete – come potrebbe essere Salalah o l’isola di Paros – il volo privato esprime tutto il suo potenziale di comfort e rapidità», spiega Meledandri, precisando che a Lugano-Agno sono basati ed operati dal Club St.X due PC-12, un PC-24 (a partire da agosto 2024) ed entro l’anno un Heavy Jet, con una capienza variabile da 6 a 14 posti.
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economia / servizi
Molto versatile, il PC-12 business jet Pilatus può atterrare su piste di 800 metri, come pure su prato o sterrato, mentre il grande portellone di carico che lo caratterizza, ne permette un comodo uso non solo per viaggi business ma anche per il tempo libero. Può atterrare su ventimila piste in tutto il mondo e volare fino a 3400 chilometri. «La nostra attività non è limitata alla Svizzera. Per ogni richiesta, proveniente da ogni parte del mondo, siamo in grado di organizzare la tipologia di viaggio desiderata, anche avvalendoci di una rete di operatori partner e di un ampio network; si tratta di realtà conosciute e selezionate così da indirizzare le richieste dei clienti verso i migliori standard di servizio. Oggi l’attività di Air-Dynamic è equamente divisa tra il business locale e quello internazionale».
Ai jet privati è consentito volare ovunque possano atterrare e decollare in sicurezza. Se di piccole e medie dimensioni, i jet possono spesso atterrare dove un aereo commerciale non può. Certo, il piano di volo deve soddisfare i requisiti della pista, dell’aeroporto e del controllo del traffico aereo. In alcuni aeroporti si applicano restrizioni sull’orario di volo e limitazioni sugli slot di atterraggio. A parte queste restrizioni normative locali, un jet privato può volare all’ora desiderata dal cliente. «L’ideale per chi programma un incontro di lavoro cruciale o vuole prendere parte ad un evento familiare o tra amici, o semplicemente evitare viaggi nelle ore di punta. Questo livello di flessibilità garantisce di poter sfruttare al meglio il proprio tempo, vivendo un’esperienza assolutamente su misura», nota Meledandri.
sono in volo. L’aeromobile giusto per le specifiche esigenze di un cliente può trasportare praticamente tutto ciò che i passeggeri hanno bisogno di portare a bordo, dai bagagli alle attrezzature sportive o altre attrezzature speciali. Con alcune restrizioni di dimensioni e sicurezza, gli animali domestici possono volare a bordo con i loro proprietari o accompagnatori. «La possibilità di offrire voli ‘pet friendly’ è sempre molto apprezzata», prosegue l’intervistata, «come pure la privacy: con un jet privato si può infatti viaggiare con la massima riservatezza, lontano dagli occhi indiscreti. Ciò è particolarmente importante per personaggi celebri e per chiunque desideri un’esperienza di viaggio all’insegna della discrezione».
Se la libertà e la rapidità assicurati dai voli privati sono un acquisito per tutti, il tema della sicurezza è posto da molti sotto la lente: «I jet privati sono alla pari degli aerei commerciali», tranquillizza Meledandri. «Sono soggetti alle stesse linee guida e normative che comprendono controlli di manutenzione regolari, piloti e personale ben addestrati e istruzioni per
La società Air-Dynamic, da lei cofondata nel 2012, è basata a LuganoAgno e fornisce tutti i servizi relativi all’affitto di jet ed elicotteri privati.
Un viaggio privato è sinonimo di servizio personalizzato, «che si tratti delle amenità a bordo come fiori, cioccolatini o plaid e cuscini griffati, di richieste specifiche per i pasti e/o l’assistenza, affinché il viaggio sia confortevole, divertente oppure metta i partecipanti in condizione di lavorare, massimizzando la produttività», prosegue Raffaella Meledandri, anche grazie a programmi di viaggio ottimizzati per l’efficienza e a configurazioni di cabina che favoriscono il lavoro individuale e di gruppo. Alcuni passeggeri ritengono addirittura di essere più produttivi a bordo, in occasione di voli aziendali privati, che in ufficio, in virtù delle minori distrazioni a cui sono sottoposti quando
la sicurezza dei passeggeri. Grazie ai progressi dei sistemi di bordo e alle normative dell’aviazione generale, gli attuali jet privati sono insomma un’alternativa sicura ai viaggi aerei commerciali. «I servizi di volo sono forniti da un equipaggio altamente qualificato. Garantiamo che l’aeromobile scelto sia perfettamente in condizioni di volare e che l’equipaggio sia pronto a volare, in modo che il cliente possa salire a bordo con fiducia, rilassarsi e godersi il viaggio e atterrare in sicurezza a destinazione», prosegue Raffaella Meledandri. Il viaggio privato, in jet o elicottero, è stato a lungo associato a lusso ed esclusività: «In realtà oggi è una formula decisamente meno elitaria di un tempo. In linea di massima, un volo di un’ora circa, per
sei persone, ha un costo indicativamente di seimila franchi. Nel caso di voli intercontinentali i costi naturalmente aumentano, ma la proporzione resta la stessa», commenta Raffaella Meledandri. Indubbiamente, la crescita del mercato dei jet privati deve confrontarsi con la tematica ambientale. Sebbene si studino da tempo soluzioni sostenibili e innovative nel trasporto aereo privato, che in molti casi sono già realtà. «Se consideriamo per esempio il Pilatus PC-12 – uno dei velivoli della nostra flotta – è un faro di sostenibilità nel settore dell’aviazione, in quanto combina un design efficiente, tecnologie innovative e un impegno verso pratiche eco-compatibili. Questo aeromobile si distingue per il suo motore turboelica singolo a basso consumo di carburante, che contribuisce a ridurre le emissioni di carbonio per passeggero», precisa Raffaella Meledandri. «Pilatus enfatizza la sostenibilità durante l’intero ciclo di vita del velivolo, utilizzando materiali e processi produttivi eco-compatibili. Offrendo questo velivolo ai nostri clienti, diamo l’opportunità a chi vola privatamente di sperimentare la comodità e il lusso dell’aviazione privata, abbracciando al contempo la sostenibilità».
Simona Manzione
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Sopra, Raffaella Meledandri, Sales Director di Air-Dynamic e fondatrice e presidente del Club St.X.
Si addensano le nubi sugli uffici
I primi segnali di crisi dell’immobiliare commerciale statunitense, in particolare per gli uffici penalizzati dallo smart working e confrontati al preoccupante volume di prestiti in scadenza l’anno prossimo, resuscitano lo spettro dei subprime. Quali i rischi di una crisi sistemica?
Immediato rievocare la crisi dei subprime. Questa volta sono le fondamenta dell’immobiliare commerciale statunitense a dare segni di instabilità. Già dallo scorso anno i segnali si accumulano. Lo smart working ha nettamente ridimensionato la necessità di superfici a destinazione ufficio, penalizzando collateralmente retail e ristorazione dei centri cittadini dove si diradano i passaggi. Al contempo, la corsa dei tassi, oltre a scoraggiare nuovi investimenti, minaccia di colpire duramente il rifinanziamento delle ipoteche: sul solo mercato americano degli immobili a uso ufficio entro la fine del prossimo anno si calcola che saranno in scadenza quasi 600 miliardi di crediti, la maggior parte sottoscritti alla metà dei tassi odierni. Per giunta, si somma l’onere dei risanamenti necessari per sostenere il potenziale di acquisto di questi immobili, spesso obsoleti rispetto agli attuali criteri di sostenibilità e flessibilità degli spazi.
A spaventare è soprattutto la possibile viralità della crisi. A fine gennaio la New York Community Bancorp e la giapponese Aozora Bank hanno segnalato problemi con alcuni dei loro prestiti immobiliari statunitensi. Moody’s ha messo sotto osservazione il rating del credito della prima, mentre la seconda ha annunciato una perdita netta di 28 miliardi di yen e ha tagliato i dividendi del 50% per l’anno fiscale in corso. Conseguenza: le azioni della Nycb sono scese del 42%, Aozora ha perso il 33% e lo S&P Regional Banks Select Industry è sceso del 7,4% nella settimana.
«Riteniamo tuttavia che questi eventi vadano contestualizzati in modo opportuno», rileva Thomas Veraguth, Chief Investment Office Real Estate Specialist di Ubs Global Wealth Management. «Le cattive notizie che di recente hanno interessato le banche statunitensi sono piuttosto di carattere episodico che non sistemico. Dopo la pandemia, la traspa-
renza sull’esposizione dell’immobiliare commerciale (Cre) da parte delle banche e delle autorità di regolamentazione è molto migliorata, in risposta alle preoccupazioni di investitori e legislatori sui rischi di concentrazione e di qualità degli asset. La maggior parte degli istituti ha recentemente aumentato il fondo per perdite su crediti per gli immobili a uso ufficio, portandolo a circa l’8-10% dei prestiti in essere», precisa l’economista.
Tutte le banche statunitensi nel 2023 hanno superato la Comprehensive Capital Analysis and Review della Fed che applica uno scenario gravemente avverso, caratterizzato da una recessione globale che prevede una riduzione del 40% dei valori degli immobili commerciali e un calo del 20%, in particolare, degli uffici commerciali.
«La stragrande maggioranza del debito Cre detenuto da istituti bancari statunitensi fa capo a banche ‘comunitarie’ con meno di 20 miliardi di dollari di asset, mentre gli istituti molto grandi hanno un’esposizione pari a circa l’11%, (9% in Europa; Nord Europa 18%), ma poco per quanto riguarda le costruzioni e lo sviluppo o gli uffici. A essere più sottopressione in quest’ultimo segmento sono le banche di piccole e medie dimensioni, con un’esposizione del 4%, contro il 2% delle grandi», precisa Thomas Veraguth.
Secondo le stime di Ubs, i prestiti per uffici rappresentano circa il 27% dei 620 miliardi di dollari del mercato dei titoli garantiti da ipoteche commerciali (Cmbs). Sebbene di recente sia notevolmente aumentato, il tasso di insolvenza si situa al di sotto dei massimi precedenti del 10%. Inoltre, i mutui per uffici rappresentano il 12,9% del mercato delle Collateralized
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economia /immobiliare
loan obligation, dove il tasso di morosità a dicembre 2023 era del 10,6%.
«Va poi ricordato che il segmento degli uffici non rappresenta che circa il 14,6% del valore totale lordo del Cre, di circa 17,8 trilioni di dollari. Malgrado si tratti di una cifra significativa ci sono molte altre asset class che presentano fondamentali operativi significativamente migliori. Pertanto pur riconoscendo i rischi di un ulteriore deterioramento e le potenziali ripercussioni sugli utili delle banche tra il 2024 e il 2026, non ci aspettiamo che i problemi dei prestiti agli uffici si diffondano ad altri segmenti», puntualizza l’esperto. La Senior Loan Officers Survey del IV trimestre della Fed rileva che, nonostante le banche abbiano continuato a inasprire gli standard di prestito a imprese di tutte le dimensioni, la percentuale degli istituti che lo ha fatto è diminuita rispetto al trimestre precedente, indicando potenzialmente un leggero miglioramento della disponibilità di credito.
Quanto ai timori sollevati dal mercato giapponese, nel suo complesso rimane comunque isolato dalle sfide degli uffici statunitensi. Nei risultati di dicembre, le tre banche giapponesi più grandi hanno registrato una crescita dell’utile netto rispetto all’anno precedente e uno scarso impatto del settore immobiliare commerciale. «A nostro avviso, i prestiti che detengono sono prevalentemente attività di alta qualità e soggette a una rigorosa gestione del rischio. Sebbene i maggiori assicuratori giapponesi siano più esposti alle sacche più deboli del Cre statunitense, hanno già reso noti i rischi o le proiezioni di perdite per la seconda metà di quest’anno nei risultati del secondo trimestre fiscale. Le eventuali perdite dovrebbero essere gestibili, con potenziali sorprese positive sul reddito che contribuiranno a compensare le pressioni sul deprezzamento del capitale», osserva Thomas Veraguth. Malgrado il declassamento del rating e il crollo in borsa della Deutsche Pfandbriefbank , la Banca delle obbligazioni fondiarie tedesca (circa il 10% del suo totale di bilancio investito in immobili commerciali Usa) abbia sollevato i primi timori anche in Europa - dove peraltro già si fanno i conti con il crack di Benko - seguita da Deutsche Bank, che, sebbene esposta solo per l’1,5% dei prestiti totali, a sua volta ha annunciato accantonamenti cautelari, il rischio di contagio sembra contenuto.
«Mentre il segmento di qualità inferiore del mercato degli uffici statunitense è chiamato a importanti sfide, va ricordato che l’immobiliare commerciale non è fatto solo di uffici e le sue aree più difensive godono di fondamentali più solidi. Inoltre la trasparenza sull’esposizione da parte delle banche e autorità di regolamentazione è molto migliorata»
Thomas Veraguth, Cio Real Estate Specialist di Ubs Gwm
L’immobiliare commerciale è molto più dei soli uffici Valori lordi del Cre statunitense per destinazione d’uso (trl usd), e % del totale di 17,8 usd trl (dati gennaio 2024)
Esposizione delle banche statunitensi ai prestiti Cre Banche per volume di asset gestiti, 3Q 2023 mld
Ripartizione del debito Cre Esposizione ai mutui sugli edifici commerciali, fine 2023 (in mld usd)
«Nel complesso le banche non sono particolarmente vulnerabili al Cre rispetto ai passati periodi di stress finanziario. I rischi sono infatti concentrati nel mercato degli uffici urbani degli Stati Uniti, con un tasso di sfitto medio nazionale di poco inferiore al 20%. Altri mercati sviluppati degli uffici mostrano una media di posti vacanti inferiore al 10% e altre città in Europa o in Asia - con alcune eccezioni che non incidono significati -
Gli uffici non rappresentano che il 14,6% dell’immobiliare commerciale statunitense e circa il 27% dei 620 miliardi di dollari del mercato di titoli garantiti da ipoteche commerciali (Cmbs). Inoltre la stretta regolamentazione a cui è oggi sottoposto il segmento, tende a ridimensionare i timori di una crisi sistemica. Maggiormente esposte le banche regionali, di piccole dimensioni.
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6,74% 2,8% 2,8%
Fonte: CoStar, Nareit, Jll, Cbre, Revista, Nicmap, Ubs 0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4 4,5 Uffici Multifamily Industriale Vendita Salute
Magazzini Infrastrutture 14,61% 25,85% 16,3% 16,85% 14,05%
Ospitalità
Usd, e % sul totale dei prestiti
Fonte: Sni Financial, Ubs ■ > 250 mld ■ 100-250 mld ■ 20-100 mld ■ < 20 mld 28,4% 11,2% 3,7% 7,5% Tot. prestiti Cre Usa 5.739 mld Usd
Cre
Fonte: Fed, Sni Financial, Narfit, Ubs ■ Multifamily ■ Commerciale Banche CmbsAssicurazioniImpresesponsorizzate dalGoverno
0 500 1000 1500 2000 2500 3000
Agenzie Altro
Tassi di morosità dei titoli garantiti da ipoteche commerciali Per tipologia di immobile, settembre 2008 - febbraio 2024
vamente sulle banche rispetto a quanto già ampiamente noto - hanno addirittura tassi di sfitto intorno al 5% o inferiori. Anzi, in generale il segmento registra una crescita degli affitti, benché le divergenze in base alla qualità rimangano elevate. Mentre il segmento di qualità inferiore del mercato degli uffici statunitense, che si è polarizzato, è chiamato ad affrontare importanti sfide, l’immobiliare commerciale non è fatto solo di uffici e le sue aree
più difensive presentano fondamentali più solidi», precisa il Cio Real Estate Specialist di Ubs. Segmenti immobiliari come l’industria e la logistica, il residenziale o anche il retail e altre nicchie godono anzi di una crescita degli affitti a causa della generale scarsità dell’offerta.
«Il ripetersi della cattiva performance del settore immobiliare quotato è invece dovuta alla scarsità di transazioni - nonostante i chiari miglioramenti visibili -
L’attrattività dei grandi centri svizzeri
I cinque principali mercati dell’immobiliare commerciale in Svizzera
Superfici in mq (sx) e tasso di disponibilità (dx), 2007-2023
Secondo lo Switzerland Office Market 2024 pubblicato da Jones Lang LaSalle (Jll), leader mondiale nella consulenza immobiliare commerciale e in investimenti real estate, lo scorso anno il mercato degli uffici ha conosciuto in Svizzera un notevole slancio, con numerose locazioni e trasferimenti. Il tasso di offerta dei cinque maggiori mercati svizzeri del segmento - Zurigo, Ginevra, Berna, Basilea e Losanna - è leggermente aumentato, passando dal 4,5% al 4,6%. Se nella regione di Zurigo Lgt Bank, Dz Privatbank, Bank Syz, Cornèr Bank e i leader di consulenza Marsh McLennan e McKinsey hanno affittato nuovi spazi, a Basilea hanno impresso dinamismo i trasferimenti di Adobe, Sandoz, Migros Club School, Bdo e del Dipartimento Ict dell’Ospedale universitario. Berna fa invece i conti con la riorganizzazione delle sedi della Srg e della Posta. Zurigo è anche fra i cinque mercati quello con il prezzo più elevato per affitti ‘prime’ (925 Chf/mq), i più bassi sono a Basilea, (420 Chf/mq).
La domanda si è notevolmente ridotta nel corso dell’anno, anche se ciò non ha ancora avuto un impatto significativo sulla quantità di spazio disponibile. Allo stesso tempo, l’attività edilizia si è notevolmente appiattita. Nel 2024 e nel 2025 si prevede che verranno creati rispettivamente 118mila e 139mila mq di nuovi uffici, solo la metà rispetto al periodo 2019-2023 (265mila mq all’anno).
Il tasso di insolvenza dei Cmbs per i prestiti per uffici è notevolmente aumentato di recente, pur rimanendo sotto i massimi precedenti del 10%. Complessivamente rappresentano il 12,9% del mercato dei prestiti obbligazionari garantiti, il cui tasso di morosità a dicembre 2023 era al 10,6%.
e soprattutto alla mancanza di crescita. Ma quest’anno la situazione è destinata a nostro avviso a cambiare. È importante notare che gli asset ben capitalizzati, per i quali il rischio di tasso d’interesse è stato coperto a livelli inferiori a quelli correnti, dovrebbero rimanere isolati dall’attuale pressione finanziaria. Infine, riteniamo che le attuali dislocazioni immobiliari offrano interessanti opportunità di investimento. Se alcuni immobili a uso ufficio dovessero subire un’ulteriore correzione dei prezzi, la conversione e la ristrutturazione potrebbero rappresentare un’opportunità per un certo sottoinsieme di edifici a uso ufficio», nota l’esperto. Dopo il picco raggiunto a settembre 2022, i valori patrimoniali netti dei fondi immobiliari a rimborso limitato hanno registrato una tendenza al ribasso. L’indice Ncreif Ndi-Odce è sceso del 16% dal picco del terzo trimestre del 2022 al quarto del 2023. «I ribassi tuttavia hanno già reso i fondi più interessanti dal punto di vista della valutazione e rispetto agli immobili quotati. Pertanto, gli investitori potranno rientrare in questo universo nei prossimi mesi. L’attività di transazione immobiliare sta iniziando a migliorare, con un maggior numero di investitori disposti a vendere al di sotto dei valori nominali, creando così opportunità per i gestori e le società immobiliari. Prevediamo che presto si raggiungerà il punto in cui il repricing si sarà spinto abbastanza in là da iniziare ad attrarre nuovamente gli investitori generalisti», conclude il Cio Real Estate Specialist di Ubs.
Al di là dunque di alcuni parallelismi con lo scenario che portò alla crisi dei subprime, esasperare le analogie con le attuali difficoltà del commerciale statunitense risulta una forzatura che non tiene conto né dei progressi in materia di monitoraggio e regolamentazione, né dell’eterogeneità di un mercato dalla superficie molto più ampia di quella a uso ufficio.
Achille Barni
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Fonte: Trepp, Ubs 0% 5% 10% 15% 20% 25% set 08 set11 set 14 set 17 set 20 set 23 Mutifamiliare Industriale Vendita Uffici Hotel
Fonte: JLL Office Market Switzerland 2024 1.000.000 800.000 600.000 400.000 200.000 0 2007 2011 2015 2019 2023 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0 ■ Zurigo ■ Ginevra ■ Berna ■ Losanna ■ Basilea Tasso di disponibilità (in %, dx)
l'ARTE incontra la CUCINA A Lugano Via Nassa 62, Lugano . +41 091 9233550 . imagoartcafe.com
L’industria guadagna terreno
Nell’ultimo decennio, il volume d’investimento delle domande di costruzione per edifici industriali in Svizzera è aumentato progressivamente, riflettendo la richiesta di nuovi spazi del manifatturiero. Un segmento che offre interessanti prospettive agli operatori del mercato immobiliare e agli investitori istituzionali grazie all’ottimale profilo di rischio-rendimento.
Alti costi di produzione, dipendenza dalle importazioni di materie prime, apprezzamento del franco, inasprimento delle normative ambientali e di sicurezza. Malgrado non manchino le sfide per l’industria manifatturiera svizzera, il settore si sta dimostrando in grado di cogliere le opportunità profilate dall’automazione intelligente dei processi e dall’ottimizzazione dei flussi di lavoro, insieme al riorientamento complessivo sollecitato dalle agende della sostenibilità, cui non è estranea nemmeno la volontà politica di ridurre la dipendenza economica dall’estero contrastando la delocalizzazione che, durante la pandemia, ha evidenziato anche i suoi molteplici svantaggi. La ripresa del secondario è risultata evidente nei dati sull’occupazione, con 15.240 nuovi posti di lavoro (in equivalenti a tempo pieno), di cui 6.600 nella fabbricazione di prodotti elettronici e orologi e 3.500 in quella di macchinari e attrezzature.
Se nel terziario il lavoro può essere agevolmente espletato anche in gran parte ormai da remoto, per quanto sempre più allineata alle logiche del 4.0, l’industria continua invece ad aver bisogno dei suoi spazi. «Nell’ultimo decennio, il volume degli investimenti nelle richieste di autorizzazione per la costruzione di nuovi edifici industriali è aumentato costante-
La superficie dei locali industriali è per sua natura molto eterogenea, a seconda del settore oltre che del peso dell’azienda. Nonostante l’attività di costruzione piuttosto vivace, l’offerta è scesa drasticamente dal 2019 riflettendo la forte domanda, seguita dal tasso di sfitto, passato dal 7,8% nel 2020 al 5,9% nel 2023. Tra i progetti di punta nel segmento, il futuro stabilimento Ffs di CastioneArbedo per la manutenzione dei treni, che avrà una superficie di 150mila mq e un budget stimato di 580 milioni di franchi, con inaugurazione prevista per il 2026.
mente. Tra il secondo trimestre del 2022 e quello del 2023, questi volumi ammontavano a circa 4 miliardi di franchi, pari a circa il 10% del totale degli investimenti in tutti i nuovi edifici in Svizzera. Circa il 27% in più, dunque, rispetto alla media degli ultimi dieci anni», osserva Andrea Boschetti, manager di Wüest Partner. L’offerta di spazi industriali ha rag -
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Misto resid/com Residenziale Industria Commerciale Logistica ■ 2018 ■ 2019 ■ 2020 ■ 2021 ■ 2022 ■ 2023 Superfici vacanti per segmento mq sfitti sul totale del parco immobiliare Fonte: Wüest Partner 2% 4% 6% 8%
Superfici affittate per imprese In metri quadrati, 2Q 2023 Fonte: Wüest Partner Industria della plastica fabbricazione di prodotti metallici e vetro Industria farmaceutica e chimica Fabbricazione macchine e apparecchiature Altre industrie manif. Industria del legno, della carta e tipografia Fabbbricazione di materiali di trasporto Industria del tessile e dell’abbigliamento Fabbricazione prodotti elettronici e macchinari elettrici; orologeria 1000 2000 3000 4000
economia / immobiliare
© SBB CFF FFS
giunto circa 1,7 milioni di metri quadrati nel terzo trimestre dello scorso anno, pari all’1% dello stock industriale totale. Nonostante un’attività di costruzione piuttosto dinamica, l’offerta è diminuita notevolmente dal 2019 (quando aveva raggiunto un picco di oltre 2,7 milioni di mq), riflettendo la forte domanda. Anche il tasso di sfitto sta diminuendo in modo significativo, passando dal 7,8% nel 2020 al 5,9% nel 2023, il livello più basso degli ultimi cinque anni. «Uno dei vantaggi distintivi degli spazi industriali risiede nella durata dei contratti di locazione, spesso sottoscritti a lungo termine. Questa longevità garantisce ai locatori una fonte stabile di reddito e minimizza alcuni rischi. Tuttavia, a causa della natura specifica di questi immobili, può essere molto difficile riaffittarli una volta scaduto il contratto, ragion per cui il tasso di sfitto rimane mediamente più elevato che in altri segmenti», precisa Andrea Boschetti.
I canoni mediani per gli spazi industriali variano tra i 100 e i 130 franchi annui al metro quadro a seconda del tipo di comune, più alti nei grandi centri urbani, dove la scarsità di terreni e la forte domanda fanno lievitare i prezzi. Lo scarto rispetto alle regioni periferiche è però solo del 20-30%, a differenza delle superfici uso ufficio o commerciale, dove i prezzi in centro possono anche raddoppiare. I più elevati si incontrano per gli edifici dedicati alla produzione e alla manutenzione di veicoli e mezzi di trasporto (163 Chf/ mq all’anno), mentre l’industria di carta, legno, plastica, vetro e metallo hanno i più bassi (circa 100 Chf). «La produzione di veicoli e mezzi di trasporto richiede infatti siti adatti a ospitare attrezzature e tecnologie all’avanguardia, spesso costose, e superfici più estese includendo aree di assemblaggio, stoccaggio e test. Inoltre questi stabilimenti sono spesso situati in prossimità delle principali reti di trasporto per beneficiare di vantaggi logistici, dunque in aree strategiche con costi fondiari più elevati. Non da ultimo, trattandosi di un settore ad alto valore aggiunto, ci si basa sulla maggior capacità di pagamento dei locatari, come anche ad esempio nel caso del pharma, dove gli edifici devono per giunta rispettare severi standard in termini di qualità, sicurezza, igiene, sterilità, refrigerazione e controllo della temperatura, il che giustifica affitti più elevati», prosegue il manager di Wüest Partner.
«La principale attrattiva dell’immobiliare industriale risiede nel cash flow elevato e stabile generato dai canoni di locazione, spesso sottoscritti a lungo termine.
Dal 2009 il rendimento è stato sistematicamente più elevato rispetto a quelli generati da uffici e spazi commerciali»
Andrea Boschetti, Manager di Wüest Partner
I cluster industriali svizzeri Industria manifatturiera (608mila Etp)
Densità occupazionale
SargansLandquart
Domande di autorizzazione per locali industriali
In
sono situate principalmente in cluster settoriali nelle periferie interne dei centri di grandi e medie dimensioni con un accesso strategico alle infrastrutture di trasporto, a manodopera qualificata, fornitori e altri operatori del settore.
Chi investe nella costruzione di locali industriali
L’estensione degli spazi industriali è per sua natura molto eterogenea, dai 60 mq della piccola fabbrica tessile agli oltre 3mila dell’impianto di produzione di macchinari o di elettronica. «Spesso un singolo sito produttivo è oggetto di diversi contratti di locazione, parcellizzato in varie unità in affitto. Un approccio che garantisce al locatore una maggiore flessibilità», nota Andrea Boschetti.
Nell’ultimo decennio l’attività edilizia è stata particolarmente vigorosa nella Svizzera nord-occidentale con un investimento medio annuo in richieste di permessi di oltre 650 milioni di franchi, cui hanno dato un decisivo contributo le Roche Towers. Due terzi dei nuovi spazi industriali sono costruiti da aziende industriali per uso proprio.
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Fonte: Baublatt Info-Dienst ■ Azienda (uso proprio) ■ Investitori ■ Settore pubblico ■ Altro 66,6% 26,2% 6,4% 0,8%
mln Chf, media annuale 3Q 2013 - 2Q 2023 Fonte: Baublatt Info-Dienst Svizzera nord-ovest Zurigo Svizzera centrale Svizzera orientale Svizzera occidentale Svizzera meridionale Berna Regione lemanica 100 200 300 400 500 600 700 Baden
Fonte: Ust; Wüest Partner Debole Elevata Media
La Chaux de-Fonds Le Locle Bulle Genève Lausanne Nyon Vevey Visp Interlaken Thun Monthey Sion Le Chenit Fribourg Yverdon Bern Biel/Bienne Grenchen Basel Olten Stein AG PorrentruyDelémont RischRotkreuz Zug Winterthur Zürich Schlieren Frauenfeld Weinfelden Aarau Schaffhausen Kreuzlingen Rorschach Widnau St.Gallen Buchs SG Glarus Altdorf Stans Luzern Chur Bellinzona Lugano Mendrisio Chiasso Domat/Ems
Solothurn Burgdorf Neuchâtel Le 40mila aziende del secondario
svizzero
Un profilo rischio-rendimento interessante
Rendimento complessivo a confronto con uffici e residenziale, 2009-2020
■■■ Rendimento cash-flow ■■■ Ritorno del capitale Media annuale del rendimento complessivo 2009–2022
Un equilibrio interessante nel confronto internazionale Investimenti immobiliari diretti, 2009-2022
26.2%
Se due terzi dei nuovi spazi industriali sono costruiti da aziende per uso proprio, gli investitori immobiliari rappresentano il 26,2% delle nuove costruzioni, a testimonianza della crescente attrattività del segmento che, oltre a beneficiare dell’au-
L’immobiliare industriale svizzero presenta un profilo rischio-rendimento particolarmente interessante. Tra il 2009 e il 2022, con uno Sharpe ratio di 6, si è posizionato appena al di sotto degli edifici residenziali, ma ben al di sopra di uffici e superfici commerciali, con un rendimento più elevato e una volatilità inferiore. Il rischio contenuto ne fa un’opzione attraente anche nel confronto internazionale, sebbene con performance meno elevate. Tuttavia la soglia di accesso rimane elevata, a causa degli ingenti volumi di investimento e dei costi di gestione.
mento della domanda di spazi, presenta un interessante profilo di rischio/rendimento, che lo rende una buona opportunità di diversificazione. Lo conferma lo sharpe ratio che misura il rendimento totale di un investimento (dedotto il tasso di
L’alternativa dei fondi di investimento
Se gli investimenti diretti richiedono ampia disponibilità finanziaria a causa dei valori e dei costi di gestione e manutenzione, i fondi d’investimento offrono un’opzione per beneficiare degli interessanti rendimenti e del potenziale di diversificazione offerti dal settore, sfruttando al contempo la liquidità che questi veicoli di investimento possono offrire. Tra il 2009 e il 2022 l’indice S&P 500 Industrial Reits, ad esempio, ha registrato un impressionante rendimento medio annuo del 14,2%. «Ciò evidenzia gli interessanti rendimenti di questi fondi, sebbene siano più volatili e maggiormente soggetti alle fluttuazioni del mercato azionario. I fondi immobiliari industriali mantengono un portafoglio ben diversificato di immobili in diverse regioni e settori del mercato industriale. In genere combinano logistica (magazzini, centri di distribuzione) e immobili industriali (solitamente di piccole dimensioni). Il che consente di trarre vantaggio da sviluppi quali l’aumento del commercio elettronico con consegna a domicilio, la maggiore attenzione all’ ultimo miglio e i progressi tecnologici che consentono una produzione su misura più vicina al cliente», osserva Andrea Boschetti.
interesse privo di rischio) rispetto alla sua volatilità. Tra il 2009 e il 2022, gli edifici industriali hanno registrato un rapporto di 6, appena al di sotto degli immobili residenziali (6,7), ma ben al di sopra uffici (4,4) e retail (3,1). «La principale attrattiva risiede proprio nel cash flow elevato e stabile generato dai canoni di locazione. Dal 2009 i rendimenti (rapporto tra cash flow annuo netto e il valore di mercato dell’immobile) sono stati sistematicamente più elevati rispetto al segmento degli uffici e degli spazi commerciali. Per contro, la volatilità è stata inferiore (0,9%, rispetto a 1,15% e 1,5%)», nota il manager di Wüest Partner.
Al contrario, i rendimenti del capitale (la variazione annuale del valore di mercato di un immobile rispetto al suo valore iniziale) per gli asset industriali sono più bassi e spesso addirittura negativi a causa del minore potenziale locativo, minore liquidità, eterogeneità e specificità degli immobili e maggiore sensibilità alle fluttuazioni economiche. «La natura specializzata del mercato, i processi coinvolti e il contesto normativo richiedono conoscenze tecniche specialistiche. Il settore industriale è prociclico, benché la correlazione dipenda ampiamente dal settore: le aziende del food e del pharma, per loro stessa natura, sono meno soggette alle fluttuazioni cicliche rispetto a quelle che producono automobili o apparecchiature elettriche, ad esempio. È quindi fondamentale effettuare un’analisi approfondita del mercato e della località, tenendo conto di aspetti come i prezzi dei terreni, la disponibilità di manodopera, le infrastrutture di trasporto, la tassazione e la vicinanza ai clienti», conclude il manager di Wüest Partner.
In particolare, nell’ultimo decennio l’attività edilizia è stata soprattutto vigorosa nella Svizzera nord-occidentale. Il volume medio annuo degli investimenti nelle richieste di autorizzazione è stato di oltre 650 milioni di franchi, con un determinante contributo della costruzione delle Torri di Roche a Basilea. Tra i progetti di punta del prossimo futuro si profila anche il Ticino, con le nuove officine Ffs di Arbedo-Castione. Destinate alla manutenzione dei treni, avranno una superficie di 150mila mq e un budget stimato di 580 milioni, con inaugurazione prevista per il 2026.
Achille Barni
66 · TM Marzo 2024
Fonte: MSCI 12,5% 10% 7,5% 5,0% 2,5% 0% 2,5% 5% 7,5% 10% 12,5% 15% ■ Industria ■ Uffici ■ Vendita ■ Residenziale FR DE IT ES US UK FR DE IT ES US UK FR DE IT ES US UK FR DE IT ES CH US UK Performance annuale Rischio 0% 09 12 14 16 18 20 22 09 12 14 16 18 20 22 09 12 14 16 18 20 22
Fonte: MSCI Residenziale Uffici Industria 10% 8% 6% 4% 2% 0%
Materiale di marketing
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EXHIBITION | EXPERIENCE | EVENTS
Eureka!
L’ottavo capitolo di un’epica avventura...
Questa edizione di Eureka amplia gli orizzonti e si arricchisce ulteriormente, da un lato infatti prosegue il viaggio nell’Intelligenza Artificiale, in questo caso applicata all’immobiliare, dall’altro il digitale, e dunque gli ultimi ritrovati per una corretta trasmissione dei dati, e l’esperienza di tre giovani studenti che hanno fondato quella che è oggi un’impresa grande e affermata sul mercato nazionale. Oltre al pianeta crypto, alle prese con la matematica, l’orologiero cerca di trovare nuove dimensioni, tornando indietro nel tempo, o meglio, di generazione.
Federico Introzzi
© Foto vectorstock / Freepick
Marzo 2024 TM · 69
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Innovativi e... avvoltoi
Fortuna, capacità, creatività, tattica e convivialità: come tre ingenui laureati hanno fondato la società di software Abacus, diventata molto più grande di quanto mai avrebbero immaginato.
Quando Eliano Ramelli, Thomas Köberl e io ci siamo laureati all’Università di San Gallo nel 1983, non avevamo alcun piano. Ci sarebbero state offerte di lavoro, ma non volevamo abbandonare la nostra vita da studenti per lavorare in una grande azienda. Preferivamo fare qualcosa insieme. Ma cosa? Un tentativo di guadagnare importando racchette da squash fallì miseramente. Eliano ebbe allora l’idea di creare un programma di contabilità per personal computer. Nel negozio di informatica in cui lavoravo come studente, ho esaminato quelli disponibili sul mercato. Eravamo convinti di poterne scrivere uno migliore, perché sapevamo come ragionano i contabili e quali fossero gli elementi necessari. Sempre nel negozio di pc, ho imparato a conoscere anche il database e l’ambiente di sviluppo Dataflex. Usarlo era semplice.
Così abbiamo programmato, guadagnato qualcosa qua e là e fondato Abacus Ag nel gennaio 1985. Un fiduciario interessato al nostro software ha contribuito al capitale sociale con 47mila franchi sui 50mila richiesti. Tempo metà anno, la metà era stata consumata e non potevamo nemmeno versarci più i nostri modesti stipendi. Ma siamo andati avanti: eravamo abituati a tirare la cinghia da quando eravamo studenti e fortunatamente il nostro padrone di casa è stato paziente.
Un software di contabilità finanziaria da solo però non basta. Sono necessari altri moduli, come la gestione delle buste paga. Non potendo permetterci di stipendiare nostri programmatori, siamo riusciti a trovare dei partner per sviluppare questo software in cambio di una futura condivisione dei ricavi. Uno di loro era Daniel Senn, oggi Presidente del nostro Consiglio di Amministrazione. I primi veri successi li abbiamo ottenuti a partire dall’agosto 1985. Riuscimmo a diventare fornitori dell’allora catena di negozi di computer di Migros, M-Informatic, e successivamente della grande società svizzera
di amministrazione fiduciaria, revisione contabile e consulenza Obt. Per avere il diritto di vendere il nostro software sotto un proprio nome, ci pagarono entrambe molto bene rispetto a quelli che erano i nostri standard.
Da allora, Abacus è cresciuta costantemente e oggi è un’azienda presente in tutta la Svizzera. Abbiamo anche una sede in Ticino. La crescita in sé non era e non è un obiettivo. Nei primi anni ero convinto che non avremmo mai dovuto avere più di 20 dipendenti; oggi ne abbiamo oltre 900 fra filiali e consociate. Crescita e profitto sono considerati la misura del successo di un’azienda, ma non lo sono. Per me, avere successo significa creare innovazioni che rendono i clienti più felici.
Dobbiamo la nostra riuscita alla creatività e all’impegno dei nostri dipendenti. Alcuni di questi “silenziosi game changer” hanno svolto un ruolo decisivo nel plasmare il corso della nostra azienda o addirittura nel correggere i miei errori. Per Abacus è sempre stato importante creare una propria cultura che permetta ai dipendenti di considerare l’azienda come se fosse loro. Per questo investiamo mol-
to tempo, creatività e risorse economiche per creare ambienti unici che esprimano l’Abacus-identity. Ai miei occhi, un amministratore delegato dovrebbe sempre essere anche un “Chief Catering Officer”.
Più volte abbiamo tratto vantaggio dalla concorrenza. Un esempio: non abbiamo mai pianificato di affermarci nel mercato dei software per l’amministrazione pubblica. Ma quando l’azienda statunitense Ncr, un tempo dominante sul mercato, ci ha fatto il favore di uscire di scena su due piedi, abbiamo colto l’occasione al volo. Un altro esempio è la storia con Windows: quando Microsoft nel 1992 lanciò la sua linea di sistemi operativi Windows Nt, non eravamo pronti. Il nostro partner tecnologico aveva dei problemi e la varietà di piattaforme per cui eravamo chiamati a sviluppare risultava eccessiva per le nostre forze. Un concorrente più veloce ci causò non pochi mal di pancia precedendoci con il suo programma per Windows. Ma anche questa azienda è stata venduta qualche anno dopo e da allora ha perso costantemente importanza.
Processi simili si sono ripetuti molte volte dalla fondazione di Abacus. Più volte i player più forti del mercato si sono rovinati con vendite o Ipo dettate dall’avidità. Noi, fondatori di Abacus, restiamo appollaiati come avvoltoi sul nostro albero di San Gallo, osserviamo la lotta selvaggia del mercato del software e piombiamo giù quando si presenta un’opportunità.
Capitalizzare le occasioni è una buona strategia, ma anche questo non basta. Un’azienda di software come Abacus deve rimanere rilevante per i clienti, i dipendenti e i partner e, in ultima analisi, per la società. È per questo che negli ultimi anni abbiamo investito molto cervello e denaro in DeepCloud. In sintesi: con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, DeepCloud consente di automatizzare i processi aziendali, anche con sistemi di un fornitore terzo. Non operiamo dunque più solo nel mondo Abacus: stiamo aprendo un nuovo capitolo della nostra storia.
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Claudio Hintermann, co-fondatore e co-Ceo di Abacus Research e Ceo di DeepCloud.
/ l’imprenditore
eureka
La suite intelligente
L’Ai entra al servizio del real estate, permettendo grazie alle sue capacità analitiche, predittive e prescrittive di semplificare la ricerca di oggetti immobiliari e, specularmente, alle agenzie di presentare la propria offerta nella maniera più professionale, coordinata, coerente ed efficace.
YurekAi. Sì, esatto, non Eureka. Quando ha esclamato il fatidico “Ho trovato” - stava facendo jogging nel sentiero a fianco della Swissminiatur a MelideDiego De Maio ha subito pensato di verificare la traduzione in giapponese, per esprimere la sua affinità con una cultura tecnologica ispirata ai valori di essenzialità che sentiva propri. Ecco che è saltato fuori “Yureka”. Per un progetto basato sull’intelligenza artificiale, era ghiotta la tentazione di aggiungere una “I” finale. Ecco coniato il brand YurekAi che - destino vuole - sempre in giapponese significa “festa tremante per aver trovato ciò che cercavi”. Subito si è affrettato a registrare ogni possibile dominio. E allora, quale la “trovata”? Semplificare l’esperienza di ricerca di una proprietà immobiliare grazie all’Ai, in particolare liberandosi della macchinosità di filtri e parametri che caratterizza la maggior parte dei portali del settore, spesso finendo paradossalmente per occultare
Simile a un concierge evoluto, intelligente e automatico, YurekAI rende intuitiva la ricerca di proprietà immobiliari e offre agli operatori del settore un polivalente strumento per massimizzare i risultati.
l’oggetto ideale, mal categorizzato. Già specializzato nello sviluppo di Crm gestionali, Diego De Maio masticava tanto di tecnologia avanzata quanto di real estate, lavorando di frequente proprio per le agenzie del settore.
«Inoltre, già dal 2014, quando ancora non c’erano le odierne agevolazioni di OpenAi, avevamo cominciato ad assumere i primi ingegneri specializzati in Python, uno dei linguaggi che più si utilizzano per scrivere le regole degli algoritmi di machine e deep learning. Allora stavamo lavorando a un’app dedicata al benessere, GymIa, concentrandoci sull’analisi dei parametri biometrici. Con YurekAi abbiamo voluto applicare l’Ai alla ricerca di una proprietà immobiliare: tramite il sem-
plice controllo vocale, l’app permette di interpretare il linguaggio naturale bypassando qualsiasi approccio manuale alla ricerca, previa la semplice compilazione di un microquestionario con otto domande intuitive per definire la tipologia di utente.
Il sistema è in grado di selezionare in pochi secondi risultati mirati, allineati a preferenze ed esigenze individuali, perfezionandosi poi costantemente in base alle interazioni degli utenti e alle analisi del benchmark. Con evidenti vantaggi, sia lato final user che, appunto, trova facilmente l’oggetto ideale, sia per l’agenzia, che dispone così anche di un potente strumento di lead generation», spiega il Ceo di YurekAi, che ha co-fondato nel 2020 insieme a Simona Fenoglio, direttrice operativa dell’azienda che è basata presso il Tecnopolo Ticino di Fondazione Agire a Manno.
Non è stata che la base di partenza per sviluppare una suite intelligente di servizi all-in-one per gli operatori immobiliarifruibile in abbonamento con il modello SaaS - in grado di automatizzare in modo
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eureka / innovazione
*Next Release
efficiente i processi interni, a beneficio della competitività e del tasso di successo degli appuntamenti. Ricerche di mercato confermano infatti come proprio le operazioni di back office - dalla gestione del database e del portale, alla redazione delle inserzioni e alla realizzazione del materiale fotografico, ecc. - distraggano preziose risorse e tempo dalla relazione con i clienti e dunque dalla finalizzazione delle vendite.
«Ecco che entra in gioco YurekAi, simile a un concierge evoluto, intelligente e automatico. Non appena sottoscrive l’abbonamento, l’agenzia ottiene la sincronizzazione di tutti i dati dei propri oggetti immobiliari, con l’intelligenza artificiale che interviene ottimizzando e personalizzando testi e immagini per presentare la propria offerta immobiliare nella maniera più professionale, coordinata, coerente ed efficace rispetto a ogni singolo canale e portale su cui YurekAi ritiene opportuno profilare l’oggetto, apportando sempre tutti i successivi aggiornamenti in modo del tutto automatizzato. Grazie alle sue capacità analitiche, predittive e prescrittive, la nostra tecnologia proprietaria Asi (Artificial Super Intelligence) permette a partire dai dati storici, dai trend del mercato e dalle specificità degli oggetti transati e delle caratteristiche dell’operatore, di formulare consigli cuciti su misura. Ad esempio, stabilendo su quale piattaforma sia meglio posizionare l’oggetto, usando quale titolo e scegliendo quali foto, perché in base al raffronto con i competitor e al track record degli ultimi cinque anni, sarà la strategia più efficace», esemplifica Diego De Maio. Il tutto, al momento, oltre che in italiano, in inglese, tedesco, francese, spagnolo e portoghese.
Anche lato user, si sono iniziati a implementare servizi premium supplementari, ad esempio per individuare l’interior designer più adatto a ristrutturare la proprietà acquistata o l’esperto di domotica.
«Con il nostro nuovo progetto di ricerca Anemos perfezioneremo ulteriormente l’interazione fra uomo e macchina, già centrale nella nostra suite intelligente per il settore immobiliare. Da una parte lavoreremo sul Natural Language Processing, dall’altra sulla gaze analysis, con risultati da applicare potenzialmente a qualsiasi ambito»
Diego De Maio, co-fondatore e Ceo di YurekAI
Una presenza già globale
Dalla Svizzera a Europa, Asia e Stati Uniti, guardando a Monte Carlo
Il binomio di bellezza e funzionalità
YurekAi fa capo, insieme a Kaleidoteki, a business group Art Holding, basata presso il Tecnopolo Ticino di Manno di Fondazione Agire. L’acronimo ‘Art’, che sta per Augmented Reality Technology, sintetizza dimensione tecnologica e artistica, inscindibili nell’ottica del cofondatore Diego De Maio: bellezza e funzionalità facce di una stessa medaglia come voleva la visione originaria della techné. Un approccio etico ispirato anche dalla lezione olivettiana, per chi come Diego De Maio è cresciuto a Ivrea. L’arte diventa allora somma espressione di un modo di fare impresa che mette al centro l’uomo agevolandolo nelle sue funzioni quotidiane grazie alla tecnologia. Un obiettivo al quale risponde alla perfezione YurekAi. Sviluppata durante il lockdown di primavera 2020, anche una delle tecnologie del brand Kaleidoteki esprime l’anima artistica. Nata per portare a casa del pubblico esperienza di visita altrimenti impossibili, oggi permette di affiancare alla frequentazione di persona dei musei dei virtual tour accessibili ovunque, anche a mostra conclusa, rendendo navigabili gli allestimenti, dalla visione di insieme a quella di dettaglio delle singole opere. Le sue competenze di olografia saranno preziose anche per le future visite immersive proposte dalla nuova piattaforma di YurekAi, DomusRadar.
Con gli oltre 2mila utenti attivi dell’app e una base di 1.800 agenzie, che gestiscono oltre 120mila proprietà, in cinque anni YurekAi è cresciuta rapidamente e oltre che in Svizzera è ormai presente in Italia, Spagna isole comprese, Emirati Arabi Uniti e, lo scorso autunno, è entrata anche nel mercato statunitense con New YurekAi Inc., la filiale con sede in Florida, dove ha unito le forze con i founder di New Estate Only Inc. (Neo), una delle più grandi vetrine di proposte immobiliari della Florida. Recentemente ha inoltre concluso con successo una campagna di raccolta fondi, ottenendo oltre 600mila franchi attraverso la piattaforma CrowdFundMe e alle sottoscrizioni dirette di investitori internazionali, che sin dall’inizio hanno mostrato il loro interesse per il progetto. «Il fatto che avessimo alle spalle già una solida esperienza nello sviluppo di software, ha da subito convinto nomi quali
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Fonte: ART AG (Holding)
Lugano Stati Uniti Spagna Italia Dubai *Monte Carlo
Gabetti, fra i gruppi italiani più prestigiosi nel settore, a sceglierci all’inizio. Il primo a credere in noi è stato Andrea Maffi, proprietario di Trusters, fra le prime cinque piattaforme di crowdfunding immobiliari in Italia. Il suo ingresso come socio ha attirato una serie di importanti player internazionali. Mentre loro hanno così accesso alle nostre tecnologie avanzate, il grande vantaggio per noi è di poter far tesoro del background conoscitivo di questa rete di investitori e partner per valutare l’idoneità delle nostre soluzioni ai diversi mercati», sottolinea Diego De Maio.
Obiettivo entro l’anno, insediarsi anche a Monte Carlo e Singapore. Non c’è preclusione sulla tipologia di oggetti transati, dal residenziale alto standing a stabili a reddito e commerciale. «A lungo termine l’ambizione è diventare un’applicazione di riferimento per l’intero settore, locazione e vendita, case di vacanze o immobili da investimento. Abbiamo intenzione di includere il segmento degli short rental, ad esempio il booking di alloggi per le vacanze o stanze per studenti», specifica il Ceo.
tire dal battesimo della nuova piattaforma immobiliare internazionale DomusRadar: un ambiente phygital che rivoluzionerà l’esperienza della visita immobiliare. «Useremo tutte le nostre tecnologie, anche la parte olografica di cui ci occupiamo sotto il cappello di Art Holding con il nostro secondo brand Kaleidoteki. L’agente immobiliare potrà recarsi in questo spazio reale con il cliente, dove grazie ai led wall
L’algoritmo di compressione che stiamo mettendo a punto garantirà un risultato altamente professionale, una visione fluida e ottimale con il minimo dispendio possibile di banda larga. Insieme ai nostri servizi di traduzione simultanea, permetterà di visitare comodamente le proprietà anche in altri continenti, come se si fosse sul posto», anticipa il Ceo di YurekAi.
YurekAI si sta preparando al lancio di DomusRadar: un ambiente phygital che rivoluzionerà l’esperienza della visita immobiliare.
La rete di soci e partner prestigiosi consente inoltre di usufruire di ambassador di eccezione senza dover investire in campagne marketing, permettendo di liberare risorse da dedicare a ricerca e sviluppo. Sono oltre 1,2 i milioni di franchi finora investiti in R&D da YurekAi, in particolare per assicurarsi il personale altamente qualificato che occorre per sviluppare questa tipologia di codici.
A stretto giro sono in calendario una serie di rilasci internazionali di aggiornamenti, oltre alla nuova veste grafica del logo - la ‘Y’ iniziale che ricorda il simbolo del famigerato filtro di ricerca, rimasto come icona per l’end user, si è trasformata in un razzo per identificare genericamente tutte le tecnologie YurekAI. Ma soprattutto si sta lavorando a progetti che promettono di riscrivere i paradigmi del settore, e non solo. A par-
Altamente innovativo anche il progetto Anemos, sostenuto da innosuisse e in collaborazione con l’Isin della Supsi, per perfezionare l’interazione fra uomo e macchina, sia lavorando sul Natural Language Processing, sia sulla gaze analysis.
sarà possibile una visita immersiva alle diverse proprietà immobiliari individuate da YurekAi, senza doversi spostare e in una sola seduta. Stiamo testando a Miami un servizio di riprese videostreaming che permetta di realizzare virtual tour di alta qualità abbinando un drone per le riprese esterne, telecamera frontale e posteriore.
A inizio gennaio è partito un grande progetto di due anni sostenuto da Innosuisse e in collaborazione con l’Isin, l’Istituto sistemi informativi e networking della Supsi, che vuole capitalizzare le potenzialità di Artificial Super Intelligence di YurekAi, che già oggi l’azienda applica su richiesta anche ad altri settori, quali finanza, mobilità, benessere, moda o sicurezza informatica. «L’obiettivo è perfezionare l’interazione fra uomo e macchina: da una parte lavoreremo sul Natural Language Processing (Nlp), in particolare migliorando le capacità di comprensione degli assistenti vocali, oggi ancora piuttosto approssimativi; dall’altra parte ci focalizzeremo sulla gaze analysis, per monitorare i movimenti oculari: dove si posa lo sguardo, per quanto, con quale intensità, … una fonte di informazioni molto importanti per le strategie di marketing e promozione», sottolinea Diego De Maio. Torna dunque a galla l’interesse per l’aspetto biometrico maturato ai tempi di GymIa . Il nome scelto questa volta, dal greco, è Anemos, ovvero ‘il soffio vitale’: «Desideriamo infatti infondere letteralmente vita in qualsiasi software o hardware grazie alle tecnologie avanzate di YurekAi, consentendo un’interpretazione intelligente e tempestiva delle interazioni degli utenti, offrendo loro un’esperienza naturale, coinvolgente, personalizzata e interattiva», conclude il Ceo di YurekAi, fiducioso entro due anni, a progetto concluso, di poter nuovamente “festeggiare per aver trovato ciò che cercava”.
Susanna Cattaneo
74 · TM Marzo 2024
I segnatempo al quadrato
Anche le interessanti partnership e le nuove collezioni hanno fatto la loro parte. Con un aumento del fatturato netto del 12,6% e una crescita delle vendite di oltre l’8% nel quarto trimestre del 2023, Swatch Group pianifica ora un futuro con notevoli opportunità di crescita.
Idati confermano l’acquisizione di quote di mercato da parte dei vari marchi del Gruppo. In particolar modo grazie a Swatch, anche nel segmento di prezzo basso. E se in Asia i tassi di crescita sono stati a due cifre, in Svizzera le vendite sono esplose con una crescita superiore al 30%. Anche in Nord America è proseguito il trend di crescita e i marchi Omega, Tissot e Swatch hanno segnato valori record.
Nel corso di tutto l’anno è rimasta elevata la domanda nei confronti di MoonSwatch, l’iconica collezione limitata di Omega e Swatch. Durante le vendite mensili delle edizioni Moonshine Gold, i negozi Swatch sono stati letteralmente presi d’assalto. Anche la collaborazione tra con Blancpain, lanciata a settembre scorso, ha dato vita alla fortunata collezione Scuba Fifty Fathoms.
La quota di fatturato del settore retail sul fatturato totale del segmento è di conseguenza cresciuta a quasi il 45%.
Swatch ha registrato una crescita record superiore al 60%, seguita da Longines, Tissot e Harry Winston con elevati tassi di crescita a due cifre.
Gli investimenti, che nel 2023 sono stati complessivamente di 803 milioni di franchi, riflettono la strategia a lungo termine del Gruppo, volta a migliorare costantemente la propria rete di distribuzione nonché a massimizzare la propria produzione per mantenere l’indipendenza da terzi. Oltre 300 i milioni di franchi investiti in tecnologie di punta e strumenti di produzione innovativi.
Il Gruppo vede ottime opportunità di ulteriore crescita per il 2024. Il marchio di gioielleria Harry Winston supererà infatti il miliardo di fatturato. Come cronometrista ufficiale dei Giochi olimpici di Parigi, Omega invece trarrà vantaggio dalla presenza mediatica a livello mondiale. Il forte sviluppo dei marchi Swatch e Tissot, ma anche Longines, proseguirà nel segmento di prezzo medio-basso.
Con Alain Villard, Ceo di Swatch, abbiamo parlato di quell’innovazione che è sinonimo stesso del Marchio, fin dalla sua creazione. Nel 1982 infatti, Swatch pensava a un orologio quadrato, sebbene poi per il lancio del brand nel 1983 si sia optato per la forma rotonda.
‘Fast forward’ a quarant’anni dopo, e Swatch rivoluziona ancora con la sua collezione Bioceramic What If? che riporta il design quadrato, questa volta con un twist moderno e sostenibile, grazie alla bioceramica e a materiali biologici. Nel 2024, l’aggiunta di colori pastello vivaci conferma la propensione all’innovazione, oltre che a una gioiosa provocazione.
«Gli orologi Swatch hanno vissuto un’evoluzione entusiasmante, partendo dal primo modello meccanico negli anni Novanta fino agli innovativi Sistem51 e Sistem51 Irony, lanciati rispettivamente nel 2013 e nel 2016», esordisce Alain Villard, che prosegue: «Quest’anno, abbiamo introdotto Scuba Fifty Fathoms in collaborazione con Blancpain, segnando un altro capitolo significativo. Se si parla di innovazione, il Sistem51 è noto per essere il primo movimento meccanico prodotto completamente in modo automatizzato, caratterizzato da precisione laser e impermeabilità. Ancora oggi, con 17 brevetti a suo nome, continua a rappresentare un’innovazione chiave per Swatch».
Tra i marchi del Gruppo Swatch, l’importante sviluppo di Swatch e Tissot è destinato a proseguire anche nel 2024 (in foto: collezione ‘Bioceramic What If?’ di Swatch).
76 · TM Marzo 2024
eureka /design
© Swatch
All’inizio degli anni Ottanta, Swatch ha dato il suo impulso alla ripresa dell’industria orologiera svizzera. Come è evoluta la strategia da allora? Swatch ha giocato un ruolo importante nel rinnovamento dell’orologeria svizzera negli anni ’80, rimanendo fedele ai suoi valori fondamentali: vitalità, innovazione e qualità ‘Swiss Made’. Senza trascurare l’aspetto ‘emotivo’, con orologi che celebrano momenti di vita significativi.
Pioniere audace, mantiene la sua tradizione di sfidare lo status quo attraverso l’arte, la musica e lo sport, continuando così a stupire.
L’originalità fa parte del Dna del Marchio…
Swatch si impegna a stupire e stimolare con uno spirito allegro e positivo, considerando ogni sfida come un’opportunità per innovare nel settore orologiero. L’essenza è fissare sempre nuovi traguardi, con l’apporto di un team di designer talentuosi che alimenta costantemente la creatività del marchio.
Come si inseriscono le nuove collezioni nella proposta complessiva del Marchio?
A quarant’anni dalla creazione del brand, la collezione ‘Bioceramic What If?’ ne conferma le caratteristiche salienti: prima tra tutte, l’attitudine ad agire rapidamente, magari partendo da un’idea provocatoria interna, per trasformarla in realtà, se non anche in un successo globale in pochi mesi!
Questa collezione innovativa, ispirata da un prototipo quadrato originale, combina design audace e materiali sostenibili. Dal concept alla creazione di nuove linee di sviluppo, tutto evidenzia la visione futuristica di Swatch.
Uno dei tratti distintivi del Marchio, ancora oggi, è la vendita al dettaglio. Quali sono le ragioni di questa decisione strategica?
Per Swatch, la vendita al dettaglio riflette la visione di Nick Hayek Jr. ed è essenziale per il modello di distribuzione. Si considera prioritaria l’esperienza dei clienti nelle boutique per mantenere l’alta qualità del servizio atteso dal marchio. Sono centinaia le boutique, attuali e in previsione, sia in mercati consolidati sia in quelli emergenti: senza questa focalizzazione sui negozi monomarca, iniziative come il lancio del MoonSwatch non sarebbero state possibili.
Come procede l’e-commerce?
Durante il Covid-19, Swatch ha visto un’impennata nelle vendite online, favorita anche dall’innovazione con servizi come la personalizzazione e SwatchPay! Nonostante ciò, Swatch considera ancora questo canale come un complemento alla vendita al dettaglio tradizionale, che rimane effettivamente al centro della strategia distributiva.
Quali sono oggi i mercati più ricettivi?
L’Europa è da sempre il primo mercato, ma di recente si è assistito a un’impennata di interesse in Asia e Nord America, specialmente con il successo del MoonSwatch. Anche Cina, Usa e Giappone mostrano una crescita eccezionale.
In termini di materiali, cosa rappresenta la bioceramica per Swatch?
Grazie alla sua composizione, la bioceramica offre durabilità e una finitura distintiva, affermandosi come uno dei materiali più all’avanguardia nell’orologeria. Introdotta dopo l’esplorazione dei materiali biologici nel 2020, la bioceramica rappresenta il cuore delle più recenti innovazioni di Swatch. Questo materiale rivoluzionario, che combina ceramica e sostanze biologiche, ha permesso collaborazioni uniche con marchi come Omega e Blancpain.
La sostenibilità è un tema di grande attualità. Cosa significa per Swatch?
Dal 2010, l’impegno eco-responsabile di Swatch è cresciuto, culminando nella costruzione della nuova sede a Bienne, firmata dall’architetto Shigeru Ban e inaugurata nel 2019. Sostenibilità è la parola d’ordine! Nelle collezioni, l’introduzione della bioceramica ha segnato una svolta, riflettendo l’innovazione e la ricerca di materiali sostenibili. Inoltre, dal 2015 Swatch ha implementato il programma ‘Energy for Life’, offrendo la sostituzione gratuita delle batterie per promuovere il riciclo e assicurare la longevità dei propri orologi, rivelando un costante miglioramento verso pratiche più sostenibili. Se si parla di Ticino?
Il legame di Swatch con il Ticino è profondo, arricchito dalla storica collaborazione con il Locarno Film Festival. A livello personale, le origini ticinesi di mia madre e la presenza di una parte di famiglia a Brissago rappresentano per me un legame speciale con questo cantone.
Maria Antonietta Potsios
Marzo 2024 TM · 77
Sopra, Alain Villard, Ceo di Swatch.
© Swatch
La svolta sul riciclaggio
L’emergere di scandali internazionali come la celebre “Pizza Connection” manifestò a fine anni Ottanta l’urgenza di riformare la giustizia elvetica in ambito criminale-finanziario, dotandosi di un’esplicita norma contro il riciclaggio di denaro e portando poi a rimettere in discussione l’approccio tipicamente elvetico riguardo al segreto bancario.
Oggigiorno in Svizzera il riciclaggio di denaro è un fenomeno regolato da una densa normativa su più fronti. A livello penale, è considerato un delitto (cfr. art. 305bis Codice Penale) e comprende qualsiasi atto suscettibile di vanificare l’accertamento dell’origine, il ritrovamento o la confisca di valori patrimoniali sapendo o dovendo presumere che provengono da un crimine o da un delitto fiscale qualificato.
Inoltre, determinati attori economici (intermediari finanziari come p. es. banche) sono soggetti a molteplici obblighi di diligenza al fine di prevenire e arginare il più possibile il verificarsi del fenomeno (cfr. Legge sul riciclaggio del denaro, Lrd). Per esempio, al momento dell’avvio di relazioni d’affari, gli intermediari finanziari sono obbligati a identificare la controparte (cfr. art. 3 Lrd) oppure sono tenuti ad identificare l’oggetto e lo scopo della relazione d’affari voluta dalla controparte se questa appare inusuale (cfr. Art. 6 cpv. 1 Lrd). L’inottemperanza di tali obblighi di diligenza può costituire in determinate circostanze il reato di carente diligenza in operazioni finanziarie (art. 305ter cpv. 1 del Codice Penale).
Oltre a ciò, la Svizzera ha pure ratificato dei trattati internazionali in ambito di riciclaggio di denaro, tra cui si annovera p. es. la Convenzione delle Nazioni Unite contro il traffico illecito di stupefacenti e sostanze psicotrope del 1988 (Convenzione di Vienna) oppure la Convenzione sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato del Consiglio d’Europa del 1990. È inoltre membro del Gafi (Gruppo d’azione finanziaria internazionale), incaricato alla redazione di standard internazionali per la lotta contro il riciclaggio di denaro.
Tuttavia, fino agli anni Novanta il sistema giudiziario elvetico non prevedeva alcun meccanismo specifico per affronta-
«Fino agli anni ’90 il sistema giudiziario elvetico non prevedeva alcun meccanismo specifico per affrontare il riciclaggio, nonostante fossero emersi molteplici scandali»
Jan Züger, MLaw, praticante legale presso lo studio Wuthier & Nicora
re tale fenomeno, nonostante precedentemente fossero emersi molteplici scandali. Si cita per esempio il caso di cronaca “Pizza connection” riguardante un’inchiesta giudiziaria su scala internazionale condotta dalle autorità statunitensi, italiane e svizzere in merito al traffico di eroina operato da organizzazioni mafiose, le quali utilizzavano pizzerie quali terminale del traffico di droga per coprire il traffico di eroina. I proventi del traffico internazionale venivano poi riciclati su conti bancari nelle piazze finanziarie svizzere, tra cui Zurigo e Lugano. Proprio qui, nel 1985 si svolse il primo dei procedimenti contro i trafficanti che avevano portato in Svizzera oltre 1,5 miliardi di dollari.
Sorge spontaneo domandarsi come procedettero le autorità giudiziarie vista l’assenza di una norma esplicita antiriciclaggio. L’allora giovane procuratore pubblico Paolo Bernasconi invocò la tesi del finanziamento del traffico di stupefacenti. Poiché i vari riciclaggi erano in connessione con delitti in ambito di stupefacenti, le autorità giudiziarie li esaminarono a fronte delle fattispecie previste nella Legge sugli stupefacenti (LStup). Secondo quest’ultima, oltre a essere punibile la vendita, l’esportazione, l’importazione o la produzione di stupefacenti, si considera altresì punibile il finanziamento del traffico illecito di stupefacenti (cfr. art. 19 cpv. 1 lett. e LStup). Essendo appurato che le transazioni di denaro oggetto dell’inchiesta servivano a finanziare il traffico di eroina, le autorità giudiziarie reputarono corretto considerare il riciclaggio di denaro alla stregua di un finanziamento.
Una tale considerazione poteva evidentemente essere effettuata solo all’interno dell’ambito del traffico di stupefacenti, rendendo un riciclaggio di denaro al di fuori di esso verosimilmente impunibile. Tutt’al più potevano ravvisarsi - in determinate circostanze - gli estremi del reato di ricettazione (art. 160 Codice Penale) o di quello di favoreggiamento (art. 305 Codice Penale), ma in misura ridotta e in maniera insoddisfacente. Si palesava così l’urgente necessità di riformare la giustizia elvetica in ambito criminale-finanziario, dotandola di un’esplicita norma concernente il riciclaggio di denaro.
Nel contempo, veniva messo sempre più in discussione l’approccio tipicamente elvetico riguardo alla protezione assoluta della sfera finanziaria dell’individuo tramite la garanzia del segreto bancario, verso una maggiore collaborazione con le autorità da parte degli attori economici coinvolti al fine di prevenire ogni forma di riciclaggio.
78 · TM Marzo 2024
eureka / associazioni studentesche
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La presente pubblicazione rientra nella classificazione di materiale di marketing ai sensi dell’art. 68 LSerFi svizzera e svolge una funzione esclusivamente informativa.
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Liquidi per gioco
Requisito fondamentale per passare a una società digitalmente inclusiva ed avanzata è una mappatura efficace di identità, proprietà e lavoro, avendo definito pochi ma efficaci principi giuridici che possano regolarla. La blockchain potrà avere un ruolo unico nel farlo.
Questo non è il solito articolo agiografico sull’intelligenza artificiale (Ia) e sulle famigerate blockchain. Tuttavia, queste tecnologie esponenziali cambieranno il modo in cui si commercia, interagisce, ama e vive, più di quanto si osi immaginare. In particolare, cambieranno tre pilastri dello stare insieme in qualità di cittadini, rendendoli più ‘liquidi’, cioè più ampi nella loro portata, più veloci nella loro esecuzione e capaci di far esplodere, nel bene e nel male. Si tratta di identità, proprietà e lavoro. Tutti diritti fondamentali, almeno nel mondo occidentale.
Un passo indietro. Chi siamo, cosa possediamo e cosa facciamo per vivere sono definiti da un’infrastruttura giuridica che è stata perfezionata nel tempo. Come cambierebbe il mondo con l’adozione, in ambito pubblico e privato, di registri decentralizzati e di un’informatica intelligente, in grado di tracciare, apprendere, riprodurre e fornire una raccomandazione, se non un’azione, a partire da una grande quantità di dati, in tempo reale?
La tecnologia ha sempre ridefinito, e ampliato i poteri dell’umanità. Gli enormi guadagni di produttività realizzati con l’industrializzazione e poi con l’informatica sono stati il principale motore della crescita, dell’aumento della natalità, dell’alfabetizzazione e della ricchezza. È il tempo dell’Homo Tech Sapiens. Chi sei? Quando un bambino nasce, qualcuno, armato del proprio documento d’identità, si reca ad annunciare che un nuovo “corpo” è venuto al mondo. Si concede l’identità, e si approva formalmente l’essere parte di una comunità. Nel tempo questo non è cambiato molto.
Qualcuno deve ancora verificare l’identità, così da concedere i documenti, o frequentare l’università, essere assunto e beneficiare di una pensione. Lo Stato nazionale rimane l’arbitro in caso di controversie, e giustamente considerate le
istituzioni internazionali che ci sono. Si è persa l’opportunità di concordare, come comunità globale, su di un nucleo di diritti inalienabili di ogni uomo, con pochissime eccezioni (una di queste è l’Unione Europea). Hannah Arendt sottolinea questa occasione mancata nel suo libro La banalità del male (1963). L’identità futura è come un’opera teatrale, che si sviluppa in due atti (versione integrale online)
Nel I, Una sola chiave, per tutti e per tutto, grazie alle tecnologie esponenziali, l’identità fisica può essere o sarà verificata facilmente e rapidamente, grazie a una chiave unica (un portafoglio), protetta su blockchain. È come avere un unico
«Chi siamo, cosa possediamo e cosa facciamo per vivere sono definiti da un’infrastruttura giuridica perfezionatasi nel tempo. Come cambierebbe il mondo con l’adozione, in ambito pubblico e privato, di registri decentralizzati e di un’informatica intelligente in grado di reagire e interagire in tempo reale?»
‘log-in’ per tutti i prodotti e servizi, pubblici e privati. Ma di chi è la chiave?
Nel II, Un’Id digitale per agenti digitali, se un companion digitale e indipendente, un copilota o un avatar (qualunque sia il nome che avrà, alimentato dall’Ia) agisce online, dovrà essere identificato e le sue azioni tracciate e disciplinate. Stessa domanda: chi possiede questa identità? Res digitalis. Nel mondo di oggi è fondamentale tenere una traccia di ciò che si ha, le proprietà devono essere protette, ma anche tassate. Questo non cambierà, se non in portata, velocità, e liquidità, da qui l’urgenza di mappare tutto. Specie se si considera che secondo il Wef sono ol-
tre due miliardi le persone estranee alla rete finanziaria, e dunque non possiedono nulla, e due terzi la superficie terrestre priva di registrazione dei diritti di proprietà dei terreni. La tecnologia può essere parte della soluzione.
Nell’ecosistema della proprietà intellettuale (Ip), ad esempio, la blockchain può creare e mantenere in modo sicuro database interconnessi e distribuiti, sia per i diritti registrati, come brevetti, marchi e design industriale, sia per i diritti di Ip non registrati, come il copyright, i diritti di design o i segreti commerciali. Ciò comporterebbe una riduzione della complessità e dei costi associati al processo di registrazione, e consentirebbe ai titolari di avere un migliore controllo sulla loro Ip, e persino di produrre smart contract per potenziali transazioni future. Diversi uffici di proprietà intellettuale, tra cui l’Euipo, hanno già implementato alcuni registri alimentati da blockchain. La rivoluzione è già iniziata, e porta con sé la necessità di assicurarsi che i dati siano corretti e accurati, quando registrati.
Grazie alla tecnologia, vi sarà trasparenza su identità e proprietà. Sarà noto chi è chi, e cosa possiede, ma si tratterà anche di essere pagati per ciò che si ha. Pay per view. C’è di più. Si vivrà in un mondo di agenti e proprietà digitali. Ad esempio, il costo di acquisizione di un nuovo fan nel lusso, a livello digitale, supera i 100 dollari a persona, con il conto pagato da qualsiasi marchio a caccia di nuovi utenti, e la maggior parte dei benefici inghiottiti dalle piattaforme dominanti, ovvero Meta, Google o Tik-Tok. Al pari dei dati concessi gratuitamente per addestrare i modelli linguistici dell’Ia.
In futuro si dovrà avere un maggiore controllo sulla vita online. È un diritto fondamentale. Una nuova legge sui diritti dovrebbe ridefinire chi possiede ogni azione in digitale, e il mercato dovrebbe essere lasciato libero di pagare equamente
80 · TM Marzo 2024
eureka / blockchain
i proprietari e i creatori. La blockchain ha la caratteristica fondamentale di tracciare ogni interazione tra i portafogli (wallet) su di un registro pubblico.
È quindi necessario concordare nuovi standard internazionali, per consentire ai diritti di proprietà digitale di circolare in modo sicuro, tutti disintermediati ma legalmente applicabili in qualsiasi giurisdizione. La Res digitalis è importante quanto qualsiasi altra ‘Res’ privata e pubblica. Labora et labora. Non si lavora solo per una passione o un talento naturale. È il privilegio di pochi, del resto gli Elon Musk sono rari. Si lavora perché si invecchia. Si scambia lavoro per denaro, gioventù per sicurezza futura, tasse pagate oggi per assegni pensionistici futuri, con i Governi e i fondi pensione. Questo è il menu più comune di contratti sociali.
Il lavoro è anche radicato nel Dna biologico, almeno da quando l’Homo Sapiens è diventato sedentario, come spiega Yuval Noah Harari, autore di Sapiens: A Brief History of Humankind (2011). Il lavoro non è altro che un sinonimo di decenza umana. Il lavoro organizzato è uno dei pilastri della società moderna e il principale motore del valore economico e della condivisione delle conoscenze tecniche. Se però il mondo si muove verso lavori digitali, qualcosa dovrà essere aggiornato anche in termini di diritti.
È sempre difficile prevedere il futuro, ma probabilmente il modo di lavorare diventerà una sorta di perpetuity. Le creazioni digitali di ognuno non periranno e potranno essere tracciate per sempre, generando così diritti, benefici e pagamenti al log-in digitale che le ha possedute.
L’intento non è quello di distruggere l’attuale sistema di sicurezza sociale, perché non funziona. Funziona, a patto
di avere contribuenti onesti e un sano ricambio generazionale. La tesi è che il sistema attuale potrebbe non sopravvivere ai cambiamenti demografici e alla natura deperibile dell’essere fisico.
Id, Ip & $. Come logica conseguenza, se si riesce a identificare ‘chi è chi’ e a dare pieno accesso alle loro proprietà a tutti, si sbloccherà un enorme valore. Si vivrà in un’economia liquida, più veloce e più efficiente. Ma il capitalismo del futuro, prima di tutto digitale, dovrà essere completamente decentralizzato, con tutte le transazioni compensate in modo equo. Le risorse per farlo si troveranno, e già esiste la tecnologia per tracciare anche le transazioni più piccole. Il margine operativo di Meta su ogni click è di circa il 100%, secondo il fondo di Vc a16z.
Il denaro deve seguire la ownership del lavoro, e andare al giusto lavoratore o proprietario. Non c’è bisogno di un nuovo patto generazionale, ma piuttosto di rafforzare i principi stabiliti nell’ultima serie di riforme della legge sul diritto d’autore, che ora consentono ai creatori di seguire il denaro generato dalle vendite successive e dall’uso della loro opera digitale al di là del primo cessionario. Anche in questo caso, la tokenizzazione può essere lo strumento adatto per implementare questo fondamentale compenso per il lavoro digitale, andando ‘oltre’ i cinque grandi custodi del mercato, Alphabet, Meta, ByteDance, Amazon, Apple.
I creatori digitali hanno ora la possibilità di scambiare le loro creazioni su blockchain, di tracciarle, di seguirne la circolazione e di riscuotere i pagamenti per ogni successivo passaggio di proprietà, istantaneamente. Questo droit de suite universale può essere realizzato solo attraverso la blockchain.
Da destra, Ilaria Carli, avvocato specializzato in Ip di Rplt; Luca Egitto, avvocato specializzato in Ip e Tecnologia, di Rplt; e Frank Pagano, Senior Partner, di Jakala.
La tecnologia non ha senso. Qual è il suo scopo? Principalmente generare efficienza e produttività sufficiente a stimolare la crescita; e secondo Gartner un terzo del Pil statunitense è bloccato da controlli e dazi superflui.
Le blockchain diventeranno presto l’infrastruttura tecnologica preferita da tutte le imprese, senza la necessità di utilizzare criptovalute e password di quattordici parole per ogni account. L’intelligenza artificiale penetrerà progressivamente nelle imprese, rendendole efficienti e d’impatto. E poi? Va ricordato che la tecnologia non ha obiettivi o logiche, bisognerà quindi scriverle e dargliele.
L’Ue sta (sovra) regolamentando il regno digitale, ed è all’avanguardia nelle leggi sull’Ia, ma bisogna resistere alla tentazione, e definire pochi e semplici principi, con relativi doveri e responsabilità.
Con una nuova Magna Charta dell’identità, della proprietà e del lavoro, che includa e compensi equamente tutti coloro che giocano nell’arena globale digitale, si potrà godere di una liquidità completa, senza il retrogusto dell’attuale sistema digitale oligopolistico. Liquidità significa che sarà facile capire chi siamo, con chi parliamo, cosa possediamo e cosa riceviamo. La buona notizia è che si può scegliere. Il gioco chiamato ‘liquidità’ è iniziato soltanto adesso. Le regole possono ancora essere cambiate.
Per la versione integrale si rimanda online.
Marzo 2024 TM · 81
eureka
Crittografia omomorfa
Si tratta di una forma cui si ricorre per garantire la sicurezza delle informazioni via network o verso terzi, ma sarà anche il più importante ambito d’applicazione dei prossimi anni.
In un mondo sempre più soggetto a pericoli di fughe di dati e hackeraggi, proteggere le informazioni è una sfida ineluttabile. Ed è qui che entra in gioco la crittografia omomorfica (od omomorfa), ossia una particolare tecnica che utilizza algoritmi crittografici per mantenere la sicurezza delle informazioni, quando queste viaggiano all’interno dei network e verso terzi.
Non è un caso che Zama, startup parigina attiva nel settore, abbia recentemente annunciato di aver raccolto 73 milioni di dollari in un round guidato da Multicoin Capital e Protocol Labs. Il tutto, a fronte di una valutazione vicina ai 400 milioni secondo quanto dichiarato da alcune fonti ai media. Tra gli altri investitori Metaplanet, player estone specializzato nel deep tech che ha finalizzato centinaia di operazioni, tra cui un investimento in DeepMind (società di Ia oggi controllata da Alphabet) quando ancora era agli albori.
Zama mira a innovare l’approccio alla crittografia omomorfa, che a oggi presenta alcune criticità. In primis, la tecnologia continua ad avere problemi in termini di scalabilità, ostacolando quindi l’adozione
da parte del mercato di massa. Questo perché, attualmente, la complessità che rende tale forma di crittografia così efficace, la rende anche lenta e difficile da utilizzare. Complessità che riaffiora all’atto di implementare potenziali aggiornamenti.
Tutti gli operatori del settore dovranno superare tali sfide per avere successo. La strategia di Zama prevede di continuare a investire ingenti risorse in ricerca e sviluppo, assumendo altri ingegneri. Il piano consentirà di potenziare lo sviluppo delle prime due opportunità di mercato su cui è concentrata. Ovvero le soluzioni per le transazioni su blockchain e per lo scambio di dati relativi all’utilizzo di Ia.
“Abbiamo iniziato a commercializzare Zama circa sei mesi fa e abbiamo firmato contratti per un valore superiore ai 50 milioni di dollari”, ha dichiarato di recente Rand Hindi, cofondatore e Ceo. L’imprenditore, tuttavia, è convinto che il business più promettente sul lungo termine sarà quello dell’apprendimento automatico, mentre attualmente i clienti provengono principalmente dalla blockchain. Motivo per cui i 50 milioni di dollari sono una stima approssimativa del
Alessandro Beggio, Ceo e fondatore di Vector Wealth Management.
valore, poiché non tutti operano in valuta fiat (in alcuni casi, per esempio, vengono accettati i token come pagamento).
Le prospettive, secondo gli investitori, sono particolarmente interessanti. “La crittografia omomorfa è la più importante attività crittografica per il prossimo decennio nel campo”, ha dichiarato invece Kyle Samani, managing partner di Multicoin Capital. Aggiungendo che la tecnologia di Zama è la chiave per realizzare applicazioni adattabili a diversi ambiti, nel rispetto della privacy.
Ad oggi, ci sono varie aziende che operano nel settore, come Ravel, Duality ed Enveil. Ma secondo Hindi, attualmente il mercato è così piccolo che non si presenta ancora il tema della concorrenza feroce. “Siamo per lo più amici tra di noi. L’obiettivo non è combattere, ma costruire un mercato, per quanto un giorno anche noi saremo in competizione”.
Guardando ai numeri, il valore del mercato globale della crittografia omomorfa, come evidenziato da un report di Market Research Future, nel 2022 si è attestato a 173,5 milioni di dollari. E si prevede che crescerà a 303,2 milioni entro il 2030, con un Cagr del 7,2%. Market Research Future, inoltre, spiega che l’espansione del mercato sarà trainata dalla crescente domanda di trasmissione sicura dei dati, nonché dall’aumento degli investimenti nelle industrie basate sul cloud e delle iniziative di e-governance in tutto il mondo. Non è finita qui: un’ulteriore spinta arriverà prevedibilmente dall’implementazione della crittografia omomorfa nel settore bancario e finanziario.
82 · TM Marzo 2024
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La forza dei numeri
Bitcoin è costruito intorno a importanti funzioni matematiche, che si legano a numeri tanto grandi da superare di gran lunga i trilioni cui è tanto legata anche la finanza.
Nel mondo Bitcoin vi sono diversi motti diventati famosi se non addirittura virali. I più mainstream sono senz’altro: Don’t Trust… verify!, ossia: Non ti fidare verifica! (è tutto su blockchain) e Not your keys… not your coins!, che sta a significare: Se non sei in possesso delle tue chiavi private (depositati sugli Exchanges), i bitcoin non sono veramente tuoi!
Ce n’è un altro però, meno noto e di derivazione latina, che approfondendo lo studio di Bitcoin cattura l’attenzione, Vires in numeris, ossia La forza nei numeri Bitcoin è matematica ed è costruito sui numeri grandi e sull’impossibilità teorica di indovinarli. Tali numeri sono molti ordini di grandezza superiori a quanto si sia abituati anche solo ad immaginare. Capirne la grandezza è essenziale per comprendere l’essenza. Milioni, miliardi o trilioni, sono i numeri più grandi del sentire comune. Del resto, un miliardo di secondi corrisponde a circa 32 anni.
Bitcoin utilizza la matematica e la crittografia per rimuovere la necessità di doversi affidare ad autorità e istituzioni centrali. Le parti effettuano transazioni tra di loro, in modalità peer to peer, senza bisogno di fidarsi perché funzioni, matematiche ne garantiscono autenticità e immutabilità, nonché l’impossibilità di effettuare double spending.
Il numero di indirizzi che Bitcoin è in grado di generare è pari a 2^256, un numero talmente enorme che è paragonabile al numero di atomi che compongono l’universo. Il protocollo Bitcoin utilizza, tra le altre, la funzione di hashing “Ssa256”, un algoritmo crittografico non invertibile per garantire l’integrità delle informazioni memorizzate in un blocco.
Il termine hash, significa ‘sminuzzare’
e la funzione di hash fa proprio questo, ossia trasforma dati e testo, in una stringa alfanumerica con lunghezza predefinita. Per ‘non invertibile’ si intende invece che da un input si può ottenere un output, ma dal medesimo output è impossibile a risalire all’input originario (unidirezionalità).
Quando un miner propone un nuovo blocco (con un insieme di nuove transazioni effettuate) da inserire nella blockchain, affinché esso venga accettato dai nodi validatori, deve provare di aver svolto un lavoro risolvendo un problema
«Il numero di indirizzi che Bitcoin è in grado di generare è pari a 2^256, un numero talmente enorme che è paragonabile al numero di atomi che compongono l’universo. Tra le altre funzioni utilizza anche l’altrettanto chiave hashing “Ssa256”»
matematico proposto, che ha una complessità variabile a seconda della ‘difficoltà’ che è direttamente proporzionale, all’aumentare della potenza di calcolo (hashpower) presente nella rete di mining.
Il testo complessivo di questo blocco (lettere e numeri che lo compongono), è composto dall’hash del blocco precedente, dall’hash delle nuove transazioni raccolte dal miner e da un numero casuale.
Cambiando a ogni tentativo il numero casuale, il miner genera ogni volta un hash diverso ed effettua quest’operazione fino a quando lui, o un altro miner prima di lui, non genera un hash che sia inferiore alla difficoltà prevista dal protocollo.
La ‘Proof of work’ consiste pertanto
nella ricerca di un valore che, una volta sottoposto ad hash, restituisca un altro hash che inizi con un certo numero di zero bit. Il lavoro di calcolo richiesto cresce in maniera esponenziale all’aumentare del numero di zero bit richiesti (1, 2, 3…) e quindi al coefficiente di difficoltà della rete. Una volta individuato tale numero, la dovuta verifica da parte di ogni altro partecipante alla rete richiede pochi millisecondi, eseguendo un unico hash.
Fa sorridere pensare come, la metafora per antonomasia, ossia di ‘trovare un ago in un pagliaio’, si adatti perfettamente.
Vi è però un’evidente asimmetria tra il trovare la soluzione richiesta e il verificarne la correttezza. Trovare un ago in un pagliaio è chiaramente difficile e richiede molto ‘lavoro’ (qui potenza computazionale) ma una volta trovato, verificare che l’ago non sia una pagliuzza è molto facile.
La blockchain di bitcoin rappresenta pertanto un sistema di convalida indipendente e decentralizzato, il consenso su cui i nodi della rete convergono permette anche di avere una marcatura temporale degli eventi (time stamping). Il consenso, è il modo in cui Bitcoin esprime il tempo.
Il sistema degli incentivi, che fa leva sull’interesse economico personale dei miner, influenza l’ordine univoco in cui tali eventi si sono verificati, che sono quindi inseriti nei blocchi, indipendentemente da quando sono avvenute le transazioni. Il tutto avviene in maniera decentralizzata dove chiunque può minare o convalidare un blocco e decidere di andarsene.
Sovranità monetaria decentralizzata attraverso la matematica...
84 · TM Marzo 2024
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La società del soldo
Le difficoltà del primario non sono una novità degli ultimi mesi, ma una dinamica in atto da diversi anni. Solo costanza e amore per il proprio lavoro consentono di rimanere sul mercato, seppur con un aiuto fondamentale che deve inevitabilmente arrivare dalla finanza.
Nel corso degli ultimi mesi in Europa sono arrivati segnali di forte stress dal settore primario, trovato a confrontarsi con i medesimi problemi comuni al resto del tessuto economico, ma aggravati da una bassissima marginalità che prosegue ormai da anni, e ulteriormente accentuati dalle pressioni inflazionistiche dell’ultimo anno. In questo senso la Svizzera ne esce sicuramente meglio di altri Paesi, ma non per questo non mancano le difficoltà. «La nostra di Campo Blenio è a tutti gli effetti un’azienda di famiglia, che prosegue dalla fine dell’Ottocento, da quando i miei avi si sono spostati dalla Leventina. È un settore complesso, senza dubbio, ma non monotono, legato a doppio filo alla natura e ai suoi cicli, ma le difficoltà non sono mai mancate, tant’è che la fuga verso nuove occupazioni è iniziata oltre mezzo secolo fa, e solo di recente si è assistito a una leggera inversione di tendenza, con il ritorno alla terra. È un settore difficile, in cui chi
rimane attivo deve essere animato da una forte passione per il proprio territorio, flora e fauna, e dalla consapevolezza di voler sopportare sacrifici tangibili», esordisce così Moreno Croce, proprietario dell’Azienda Agricola Croce.
Evidenze che emergono del resto anche dalla semplice consultazione dei dati disponibili, ancor prima dell’emergere delle tensioni dell’ultimo anno. «È un trend di lungo periodo, e che molto probabilmente proseguirà. Già nel 2022, rispetto all’anno precedente, la spesa sostenuta dal primario svizzero per prestazioni anticipate, e dunque mangimi, energia o fertilizzati, era aumentata del 6,6% in gran parte per l’inflazione. Allargando l’orizzonte temporale il quadro è il medesimo: il diesel costa il 20% in più, il fieno il 10%, il che si contrappone a un margine molto limitato di adeguamento dei prezzi che espongono l’intero settore alle difficoltà note», riflette Daniele Celio, Responsabile consulenza clientela aziendale di
Da sinistra, Moreno Croce, proprietario dell’Azienda Agricola Croce, e una veduta dell’area di Campo Blenio.
Banca Raiffeisen Tre Valli.
In Svizzera se da un lato la tenuta del settore è migliore che non in altre regioni, e sicuramente lo Stato fa la sua parte nel renderlo possibile, dall’altro in assenza di questo le difficoltà sarebbero anche maggiori per una semplice ragione di dimensioni. «Il primario elvetico è decisamente sostenibile non tanto per una questione di moda del momento, o richiesta del consumatore, ma per necessità. Le aziende per ragioni geografiche non possono diventare troppo grandi e raggiungere quindi le economie di scala tipiche di altri Paesi, l’intera superficie agricola è sfruttata, il che la rende particolarmente preziosa e in quanto tale rispettata seguendo il ciclo naturale delle stagioni. Rispettiamo le tra-
86 · TM Marzo 2024
finanza /analisi
regionale
dizioni, dunque gli animali sono portati tutt’oggi all’alpe, le colture ruotano di anno in anno, e i terreni vengono lasciati riposare terminata la stagione. Tradizione che deve però essere affiancata e sostenuta da investimenti costanti per restare sul mercato», prosegue il contadino.
Investimenti onerosi, che in una qualche maniera devono essere comunque coperti, e dunque finanziati, pur con tutte le difficoltà del caso. «Modernizzazione ed ecologizzazione avanzano continuamente, e viaggiano in coppia. Per rimanere competitivi è dunque indispensabile continuare a investire, che date le condizioni può risultare molto complicato. È un ambito in cui gli investimenti sono tutti estremamente concreti, e variano da macchine agricole e robot, a energie rinnovabili e nuovi canali di vendita, che in presenza di margini così bassi rendono necessario ricorrere a capitale di terzi. Se il leasing dei macchinari è il canale privilegiato di molte operazioni, il quadro può essere molto più vario, e vedere dunque coinvolti aiuti di casse di credito cantonali, cooperative di fideiussione, o dell’Aiuto alla montagna. Da qui la necessità di una consulenza specialistica», riflette il responsabile di Raiffeisen. Il sofisticarsi del settore, e l’implementazione di nuove tecnologie, rende del resto imprescindibile il ricorso a consulenti specializzati, in più d’un ambito. Ma chi dovrebbe fornirli? «Si tende spesso a sottovalutare il ruolo che la consulenza ricopre anche nel primario. Il Ticino in questo è all’avanguardia a livello svizzero, l’agricoltura è infatti sotto il Dipartimento delle finanze e dell’economia, che fornisce ingegneri agronomi specializzati per ambito e regione, in grado di supportare gli operatori del settore, mentre le banche del territorio offrono un altro genere di consulenza, altrettanto preziosa, quella finanziaria. Nel nostro settore la prossimità della filiale è fondamentale, al pari della conoscenza degli equilibri della regione, e dei bisogni della comunità locale. In molti casi ‘venirsi incontro’ è il vero apporto della banca, e questo si basa ancora sul rapporto di fiducia che si ha nei confronti di persone e aziende già conosciute», evidenzia Croce.
Rispetto a un’industria bancaria chiamata, seppur in altra misura, ad efficientarsi per fronteggiare una costante erosione dei margini, la prossimità è un valore ancora chiave in determinate circo-
«Modernizzazione ed ecologizzazione avanzano continuamente, e viaggiano in coppia. Per rimanere competitivi è dunque indispensabile continuare a investire, il che in presenza di margini così bassi rende necessario ricorrere a capitale di terzi»
Daniele Celio, Responsabile consulenza clientela aziendale di Banca Raiffeisen Tre Valli
Freno a mano tirato
Il pessimo andamento degli ordinativi delle Pmi ha segnato l’inizio del nuovo anno, facendo scivolare in gennaio l’indice Pmi Raiffeisen a 40,7 punti rispetto ai 50,9 con cui si era chiuso il 2023, ma risalendo a febbraio a 50,0 punti. Considerato che la soglia fisiologica dei 50 punti segna il confine tra espansione e contrazione dell’attività economica, questo dovrebbe dare l’idea delle difficoltà riscontrate dalle piccole e medie imprese in queste prime settimane. Oltre il 40% delle imprese dell’indice ha infatti comunicato un calo degli ordinativi e della produzione, con solo un modesto 15% in controtendenza. Il sentiment negativo delle imprese, non più solo esportatrici, si sta dunque allargando anche ad altri settori, da qui un ricorso più frequente al lavoro ridotto, e un calo dei livelli occupazionali generali.
stanze, tra cui proprio il primario. «Sono oltre 27mila i clienti attivi nel settore, e i finanziamenti per aziende agricole fanno parte del nostro Core business. Siamo del resto cooperative con forte radicamento locale, il capitale umano vive e lavora nella stessa regione, dunque ne conosce molto bene dinamiche e peculiarità, ma soprattutto le nostre banche vogliono contribuire attivamente a uno sviluppo positivo del territorio su cui insistono, sostenendone le comunità locali», nota Celio.
Un ruolo, quello ricoperto dalla finanza, molto più esteso di quanto non si potrebbe pensare. «Un’agricoltura più moderna e al passo con i tempi è sì più sostenibile, e richiede meno sforzo fisico, ma necessita di molto più capitale, a fronte
di bilanci non sempre ‘brillantissimi’. È quindi compito dei consulenti alla clientela verificare la contabilità, e formulare proposte che consentano di individuare la formula vincente, combinando diverse proposte di leasing e diverse forme di pagamento, con potenziali sinergie di costi e nuove entrate, monitorando da vicino il ciclo della liquidità, stagionale come il nostro business. In Svizzera esiste ancora un’importante realtà contadina, fondata sul valore del contante, ‘il soldo’, della parola data e della stretta di mano, e le banche di prossimità ne restano le protagoniste, capendone logiche e necessità», conclude Croce.
Achille Barni
Marzo 2024 TM · 87
Il polso delle Pmi Confronto tra gli indici delle Piccole e Medie Imprese svizzere Fonte: Raiffeisen 01/18 01/19 01/20 01/21 01/22 01/23 Raiffeisen Purchasing Manager Index delle Pmi procure.ch Purchasing Manager Index 20 30 40 50 60 70
Tra etica e finanza, a metà strada
Investire in ambito farmaceutico non è la più semplice delle avventure, a essere richieste sono competenze notevoli, ed estrema conoscenza del settore. A patto di saperlo fare i ritorni, di molte forme e dimensioni, possono essere però sostanziali.
In molti casi la motivazione è tutto, può risolvere problemi altrimenti insormontabili, sbloccare stalli inaggirabili, ridare quella grinta per tornare a fare molto, e farlo bene, chiudendo quello che sino a quel momento era stato un capitolo unico e fondamentale all’interno di una storia già scritta, che invece per una serie di alterne vicende, fortunate o sfortunate a dipendenza dei casi, ha cambiato sorprendentemente corso. Ma cosa contraddistingue un nuovo capitolo? Cosa lo connatura in quanto tale?
«Nasco come imprenditore farmaceutico in Helsinn, fondata da mio padre nel 1976, e che ormai un ventennio fa ho voluto rifocalizzare sul mondo dell’oncologia. Oltre a essere un mercato interessante e molto promettente, in quel periodo era appena mancato un caro amico di mieloma multiplo, a distanza di pochi anni
anche mia madre di tumore, e più di recente a mia volta mi ammalai di una grave forma di leucemia acuta, poi curata dagli ultimi ritrovati della ricerca. Negli ultimi vent’anni il mio focus è dunque stato investire in ricerca di punta, principalmente nella gestione degli effetti collaterali secondari della chemioterapia, avendo conosciuto in prima persona cosa voglia davvero dire essere malati di cancro, da qui l’idea nel 2016 di lanciare un fondo d’investimento dedicato» esordisce così Riccardo Braglia, General Partner di 3B Future Health Fund, ed Executive Chairman del Gruppo Helsinn.
Nonostante un track record significativo nel settore sul fronte più imprenditoriale, è pur vero che questi 35 anni di esperienza non fossero immediatamente spendibili in un fondo d’investimento. Ma è davvero così? «Considerati i rischi che
già solitamente presenta un fondo di Venture Capital, specie se concentrato in Start up BioTech o biotecnologie farmaceutiche, l’unico a essere investito nel primo fondo ero io per 60 milioni di franchi, miei e del mio Family Office. Il fondo era focalizzato in oncologia e malattie rare, e in Start up europee o americane, e nonostante sia ancora attivo con 10 Start up investite, e cinque già cedute, ha regalato a me e all’intero team enormi soddisfazioni. Oltre a un ritorno di 2,6 volte del capitale investito su investimenti realizzati e un Irr del 52% sugli investimenti, il dividendo più prezioso è stato quello che definisco ‘etico’. Nei suoi sei anni di attività le aziende nelle quali abbiamo investito hanno garantito cure a oltre un
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finanza / fondi d’investimento
Una veduta di Lugano.
migliaio di pazienti, e abbiamo portato sul mercato farmaci di cui beneficiano oggi persone che altrimenti non avrebbero alternative», prosegue il Partner.
La vera domanda dovrebbe però essere quanto siano stati sorprendenti tali risultati per essere la prima esperienza nell’industria finanziaria, o se tutto sommato fossero prevedibili? «Il fondo presentava all’epoca tre General Partner, Francesco Granata e Roberto De Ponti, oltre a me, a cui ne abbiamo aggiunto un altro di recente, e oggi può contare su un team di 12 persone. Eccetto il Cfo e di qualche altra rara eccezione si tratta non solo di miei contatti personali, ma anche di profili tecnici e specializzati che lavoravano già nel settore, e che in molti casi siedono tutt’ora nei board o continuano a lavorare per altri giganti dell’industria, in Europa e Nord America, sia dal lato della ricerca e della consulenza, sia nella commercializzazione dei prodotti. Sin dal principio è stata questa la nostra grande forza, la conoscenza profonda del settore e delle logiche che lo animano», rileva Braglia.
Un forte know how del Pharma, seppur insieme a una ridotta esperienza finanziaria, ha consentito dal principio un approccio alla materia diverso dalla norma, andandola a più che compensare. «Le nostre competenze ci consentono di diversificare meglio il rischio sia in termini di sviluppo dei progetti delle aziende nelle quali investiamo, sia per la natura delle tecnologie di cui si occupano. Siamo investitori attivi e presenti, possiamo dunque spingere ad andare in una certa direzione, fornendo tutto il supporto necessario, sia in ambito prodotto, sia nella selezione del management, persone che possano sostenere l’espansione, come già accaduto. Formiamo però anche sindacati con altri fondi o investitori con cui siamo co-investiti, e insieme abbiamo il controllo in termini di capitale, nonostante il nostro sia un fondo molto piccolo ci viene spesso concesso un ruolo, anche dai più grandi, in quanto il nostro expertise è riconosciuto e molto apprezzato», nota il Partner.
Avendo raggiunto dunque la fase della maturità, a distanza di qualche anno dal suo lancio, e avendo anche già iniziato a smobilitare le posizioni, ecco giungere il tempo di un nuovo inizio. «Stiamo attualmente lavorando al fondo II, i cui primi 30 milioni di capitale sono stati reinvestiti quali proventi dal fondo I, e siamo attivi nella raccolta di ulteriori fondi tramite
«Dopo 30 anni in un’azienda in cui mercati, prodotti e tecnologie erano sempre le stesse, ho riscoperto la ricerca iniziale, pur applicata ad ambiti non troppo distanti. Si tratta quindi ogni volta di analizzare le tecnologie in dettaglio, verificare l’applicabilità dei progetti e dare un contributo al loro sviluppo futuro»
Riccardo Braglia, General Partner di 3B Future Health Fund, ed Executive Chairman del Gruppo Helsinn
Il mosaico del Pharma
investitori istituzionali, professionali e Family Office, i quali hanno già investito altri 30 milioni; la sfida ora è arrivare al traguardo dei 100», riflette Braglia.
È dunque tempo di passare a una fase successiva, rivolgendosi anche a un nuovo target di pubblico. «La nostra è una filosofia semplice fondata sul dialogo e sulla condivisione delle informazioni, che prevede anche ulteriori forme di co-in-
Il mercato oncologico all’interno di quello ben più grande del Pharma è quello che più cresce e più assorbe risorse destinate alla ricerca. La spesa annuale dedicata all’oncologia continua a incrementare e già oggi si attesta nell’ordine di diverse centinaia di miliardi di dollari. È lì che si è riorientato il Gruppo Helsinn, al pari del fondo 3b Future Health.
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245 Fonte: 3B Health Fund, dati 2021 Mercato oncologico Spesa annuale in oncologia (dati in mld di usd, al 2021) 0 50 100 150 200 250 300 56 59 65 74 84 96 109 128 147 164 184 203 224 269 ■ Valore del mercato 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021e 2022e 2023e 2024e 2025e 0 5 10 15 20 25 -2 0 2 4 6 8 10 12 14 16' 18 Fonte: 3B Future Fund
Quote di
e
delle vendite
Quota di mercato ■ Oncologici ■ Anti-diabetici ■ Anti-reumatici ■ Vaccini ■ Anti-virali ■ Immunosoppressori ■ Broncodilatatori ■ Dermatologici ■ Organi sensoriali ■ Anti-ipertensivi Aumento delle vendite
mercato
aumento
per singolo segmento (in %)
Diversificazione del rischio
«La nostra è una filosofia semplice fondata sul dialogo e sulla condivisione delle informazioni, che prevede anche ulteriori forme di co-investimento, nella convinzione che non si tratti di un mero investimento finanziario. In ciò che facciamo esiste infatti una forte componente etica»
Francesco Giavatto, Cfo e General Partner di 3B Future Health Fund II
Composizione del portafoglio per stadio di sviluppo del prodotto per azienda (Co)
Alla base del successo del fondo un’originale diversificazione del rischio orientata a una distribuzione delle posizioni d’investimento sulla base delle diverse fasi cliniche di sviluppo dei progetti delle aziende investite.
vestimento, nella convinzione che non si tratti di un mero investimento finanziario. In ciò che facciamo esiste una forte componente etica, che è tra le principali motivazioni per le quali ho deciso di approcciarmi al progetto», evidenzia Francesco Giavatto, Cfo e General Partner di 3B Future Health Fund II.
Si tratta dunque a tutti gli effetti di un fondo particolare, in cui a prevalere sono logiche da esperti del Pharma, che non dell’industria finanziaria, e che in quanto tali ne assicurano un certo successo. «Procedendo per gradi qualora vi fosse forte interesse sul mercato sarebbe più plausibile valutare il lancio di un fondo III, ad esempio ampliato anche al sistema ner-
voso centrale, che non lasciar crescere troppo l’attuale», nota il Partner.
Analogie e differenze rispetto all’industria non si fermano però qui, anzi. «Al momento il fondo II ha raccolto 60 milioni, dei quali ne sono già stati investiti oltre 30, tenendo da parte le risorse necessarie ai follow on delle aziende, e pur non avendo ancora completato il processo d’investimento. Nel nostro caso quello che chiediamo agli investitori è l’impegno a versare la quota sottoscritta quando richiesto, ossia in concomitanza di un investimento. Il fondo non detiene liquidità, e a disinvestimento avvenuto provvede immediatamente alla restituzione del capitale. Ha un orizzonte temporale di 10 anni, dunque entro i primi quattro dovrà essere completamente investito, per poi passare alla fase di stabilità», rileva il Cfo.
Anche in questo caso, però, negli ultimi anni qualcosa è cambiato sia a livello di industria, sia di finanza. «Sino al primo semestre del 2021 il mercato era estremamente liquido, le risorse abbondavano e anche i fondi ne erano ben provvisti.
Non c’erano problemi di finanziamento, e questo teneva le valutazioni delle aziende molto alte. È da un paio di anni che qualcosa è cambiato, c’è meno liquidità disponibile, le valutazioni si sono abbassate, e anche da parte delle multinazionali nel procedere a nuove acquisizioni c’è molta più accortezza. I tempi dell’investimento si stanno dunque allungando, le Start up devono dimostrare sul campo risultati più completi, portando la fase di sviluppo avanti di qualche anno, il che pone nuove sfide ai fondi, ma anche nuove opportunità, incrementando proporzionalmente il valore delle exit», evidenzia Braglia.
Dunque mera cosmesi, o qualcosa a un livello più profondo? «All’atto pratico non è cambiato nulla, è un mercato che non si può fermare, e una ricerca indispensabile per la vita di troppe persone. Gli altissimi costi della ricerca spingono però le multinazionali ad aspettare, ‘esternalizzandone’ una parte, accettando quindi un aumento del prezzo delle potenziali acquisizioni, con oncologia e malattie rare quali sorvegliati speciali. È però opportuno ricordare che il fondo ha una componente etica molto forte, trattasi del resto del desiderio di un imprenditore nato nel Pharma di dare il suo contributo alla società», mette in evidenza Giavatto.
Se dunque la motivazione è tutto, e consente di raggiungere risultati significativi, allora si è infine trovata la quadratura del cerchio. «Nell’iniziare questa avventura c’è stata sicuramente una forte componente emotiva, che nel corso degli anni si è evoluta. Aiutiamo a guarire le persone, mettendo a frutto esperienze pregresse. Dopo 30 anni in un’azienda in cui mercati, prodotti e tecnologie erano sempre le stesse, ho riscoperto la ricerca iniziale, pur applicata ad ambiti non troppo distanti; si tratta quindi ogni volta di analizzare le tecnologie in dettaglio e verificare l’applicabilità dei progetti, cercare nuovi specialisti, e dare un contributo al loro sviluppo futuro. In conclusione, il nostro fondo si distingue grazie al team di esperti nella farmaceutica, al grande network nel settore e ai risultati significativi conseguiti», conclude Riccardo Braglia.
La prova provata che in determinati ambiti, e anche nei più improbabili, a patto di saperla individuare ed essersi sufficientemente attrezzati, una via alternativa possa essere sempre percorsa?
Federico Introzzi
90 · TM Marzo 2024
Co #1 Co #2 Co #3 Co #4 Co #5 Co #6 Co #7 Co #8 Co #9 Co #10 Fonte: 3B Future Fund Fase 2 20-40M 1-5M 35-50M 2-7M >50M 5-7M <10M 0.5-1M
Valutazione/ Ticket Pre-Clinical Fase 1 Drug discovery Portafoglio Focus Ind Ready tossicologia, sicurezza Efficacia pre clinica Identificare farmaco principale Dosaggio Efficacia clinica Ind Fih Sicurezza Efficacia
L’ECCELLENZA VIENE CON L’ESPERIENZA
STRATEGIE DI INVESTIMENTO INDIPENDENTI E DI NICCHIA
DAL 1971
Le abitudini hanno un costo
L’industria bancaria oltre a incarnare appieno i valori della tradizione si misura anche con una naturale recalcitranza al cambiamento insita nella maggior parte delle persone.
Cambiare è però spesso la soluzione a molti problemi, si tratta solo di volerlo fare.
Di recente mi sono imbattuto in un articolo che oltre a destare un certo interesse, metteva in luce alcuni dati significativi sull’industria bancaria elvetica e le abitudini dei clienti. L’articolo si presenta con un titolo accattivante: I clienti potrebbero risparmiare fino a 13 miliardi se cambiassero istituto bancario. Subito salta all’occhio la cifra, pari a circa l’1,5% del Pil. Ancor più interessante è però il seguito, l’impatto che tale risparmio potrebbe avere sui portafogli dei clienti: dalle ipoteche ai conti risparmio, dalla gestione patrimoniale al cambio valuta. La conclusione è che facendo scelte diverse, la semplice ‘concorrenza’ potrebbe portare in dote un risparmio medio annuo di 14mila franchi. Innanzi a tali cifre, logica vorrebbe che i correntisti prendessero in considerazione potenziali alternative, cosa che invece puntualmente non avviene, al pari di molti altri ambiti. La popolazione svizzera è dunque decisamente meno incline ai cambiamenti, nonostante vantaggi potenzialmente consistenti, rispetto ad altri Paesi, e mantiene le relazioni già esistenti.
L’avversione al cambiamento potrebbe avere però radici più profonde, ad esempio in quella che viene comunemente definita ‘stabilità’. Il cambiamento può del resto far paura, e il costo potrebbe giocare solo un ruolo secondario.
Mentre lavoravamo alla costituzione di Alpian sono state fatte molte analisi di mercato, analizzando la propensione a cambiare banca per un’offerta innovativa, moderna, e più vantaggiosa. Le risposte ottenute erano perlopiù in linea con l’articolo. A sorprendere erano però le risposte a una seconda domanda: siete soddisfatti della vostra attuale banca? La maggior parte non lo era. Fu l’inizio di un amletico dilemma: perché le persone, benché insoddisfatte della propria banca, la criticavano, la accusavano di disinteresse verso il cliente o di poca trasparenza nei costi e nelle offerte, alla fine non agivano per trovare una soluzione migliore?
Il tenore dei motivi addotti era il seguente: “è la banca dove hanno il conto i miei genitori”, “è stato aperto qui il mio primo conto”, “è la banca che ha la filiale sotto casa”, “tutti in famiglia vi abbiamo
sempre avuto il conto”. Un’ulteriore conferma; è un tema culturale, è per la stabilità, è un’abitudine.
Eppure, nel mondo ci sono stati esempi di cambiamenti importanti, anche molto recenti. Spotify ha rivoluzionato l’esperienza di ascoltare musica, benché l’output finale sia sempre lo stesso. Dyson, con un approccio stilistico e di design, ha cambiato il panorama degli elettrodomestici. La stessa Apple ha rivoluzionato il mondo della telefonia. Benché per Apple il discorso possa sembrare semplicistico, guardando indietro, ci si può rendere conto dell’impatto che ha avuto: chi oggi potrebbe fare a meno di uno smartphone?
Dunque, perché l’industria bancaria dovrebbe costituire un’eccezione?
Nel 2019, quando Alpian stava prendendo vita, le domande erano le medesime: come sono riusciti a cambiare un settore o un’abitudine quotidiana, entrare nelle case della maggior parte della popolazione, con un prodotto o servizio che era percepito come una ‘commodity’? La risposta principale è stata nel ‘come’ questi servizi e prodotti sono stati concepiti, disegnati, pensati e costruiti. In contrapposizione con la mera idea di un prodotto o servizio a sé stante, il ‘cosa’.
Non si trattava più solo di erogare un servizio, o vendere un prodotto per un uso specifico. Si trattava di renderlo unico, esclusivo, desiderato, pratico, moderno, comodo. Queste rivoluzioni hanno messo al centro, in maniera diversa e innovativa, la persona e i suoi gusti, i suoi bisogni. E l’hanno fatto sfruttando le novità tecnologiche e informatiche disponibili, portando freschezza in rottura con la tradizione.
L’industria bancaria, storicamente, è stata focalizzata sul ‘cosa’ piuttosto che sul ‘come’, anche per limitazioni tecnologi-
92 · TM Marzo 2024
finanza / banche
che o mancanza di coraggio nell’adottarle.
Tutte queste riflessioni hanno spinto a lanciare Alpian, operativa dal 2022. Sapendo che le persone tendessero a non cambiare istituto, benché insoddisfatte; sapendo che per essere differenti fosse necessario essere innovatori e designer; sapendo che il ‘come’ dovesse essere la priorità, e non una conseguenza.
È con questo bene in mente che si è voluto creare una soluzione che potesse essere pioniere nell’industria del private banking e non solo. Questa rivoluzione vuole demistificare l’idea di banca private facendo leva sulle nuove tecnologie disponibili, rendendola accessibile a tutti, con un servizio innovativo, digitale, di qualità e allo stesso tempo a costi contenuti.
Ed è così che nasce Alpian, con un’idea chiara in testa, e una sfida al futuro per tornare a servire i clienti con soluzioni che rispondano ai loro bisogni in modo trasparente, economico, ed efficiente. Fermi i principi fondanti: trasparenza, personalizzazione, costi minimi, prodotti bancari per il quotidiano, gestione patrimoniale, il tutto in un’unica applicazione mobile. Un elemento imprescindibile cui abbiamo però sempre dato priorità è il ruolo dell’interazione umana: benché si tratti di una soluzione 100% digitale, si è voluto sin dal principio mantenere il contatto umano cliente-consulente.
L’idea era infatti di combinare l’aspetto digitale e avanguardista con l’esperienza e la disponibilità dei consulenti sempre a disposizione nell’App, pur in diverse forme, tramite chat o video chiamata.
Un ulteriore elemento cardine è la trasparenza, nel definire un’offerta chiara, semplice, e comprensibile a tutti, in contrasto con i molti asterichi che invece abbondano nei listini prezzi del resto dell’industria. È forse la mancanza di trasparenza nel settore bancario a far sì che i clienti siano tanto insoddisfatti?
Ciò che ci differenzia in maniera significativa è però anche la personalizzazione nei servizi d’investimento. La prima campagna pubblicitaria, ritrae dei gemelli. Seppure identici, ognuno di loro ha delle differenze sostanziali: gusti diversi, interessi diversi, preferenze diverse, obiettivi diversi... Il messaggio è che ogni cliente, anche se classificato secondo un profilo di rischio analogo a quello di molti altri, rimane unico per orizzonte temporale, situazione finanziaria, reazione ai guadagni e alle perdite... È quindi stato sviluppato
«Un elemento imprescindibile cui abbiamo sempre dato significativa priorità è il ruolo dell’interazione umana: benché si tratti di una soluzione 100% digitale, si è voluto sin dal principio mantenere un forte contatto umano tra cliente e consulente»
Gianmarco Bonaita, Ceo di Alpian
È bene cambiare, ma non tutto...
ContoPrivato Banca principale Assicurazione auto Cassamalati Medicodifamiglia
un Portfolio Management System che permette di personalizzare l’allocazione degli asset e quindi la strategia d’investimento per ogni singolo cliente.
Non si tratta di un robo-advisor, ma di un modello in grado di tenere in considerazione ogni aspetto del cliente e definire una strategia d’investimento su misura. La supervisione degli investimenti, le implementazioni tattiche di breve periodo, il ribilanciamento, la selezione dell’universo d’investimento...
Si tratta di un’offerta tipica di una banca private, ma più accessibile, da qui una commissione di gestione fissa di 0,75% su tutti i mandati, e una soglia minima d’investimento di 10mila franchi. Accanto a questo, anche i servizi tipici da operazioni quotidiane, da qui la proposta di un conto corrente multi-valuta, utilizzabile con un unico Iban, e con i migliori tassi di cambio in Svizzera. È del resto un modello, il nostro, pensato proprio per coloro che stanno viaggiando, spendendo all’estero con la carta, o semplicemente inviando fondi a familiari oltre confine. Una soluzione che fosse comoda non poteva però
Secondo una ricerca di Ipsos gli svizzeri sono avvezzi a cambiare molto spesso il telefono, al pari dell’auto, ma non la banca. Perché?
non prevedere anche una carta di debito, da qui un accordo con Visa.
Il concetto è sempre lo stesso, fornire tutto ciò di cui si ha bisogno, alle migliori condizioni e nel miglior modo possibile. Un po’ come hanno fatto le aziende che hanno sì saputo rispondere al ‘cosa’, ma senza mai dimenticare il ‘come’.
Su questa linea, con l’aumento dei tassi d’interesse sui depositi in franchi, ecco adottata una politica quasi unica: la remunerazione del conto corrente (e non del conto risparmio). Senza vincoli, senza obbligazioni, senza costi aggiuntivi. Distribuiti mensilmente e lasciando i fondi sempre a disposizione del cliente, in un’ottica di maggior libertà e flessibilità.
Quanto potrebbero risparmiare dunque i correntisti se solo lo volessero? È la stessa Bns a suggerire di cercare una risposta. Come? Cambiando istituto.
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Fonte: Moneyland III-2023
Quante volte hai cambiato servizio o prodotto negli ultimi 10 anni? 0% 20% 40% 60% 80% 100%
Autovettura Smarthphone 37% 36% 52% 54% 57% 79% 93% 14% 13% 18% 21% 15% 23% 51% 5% 5% 6% 8% 5% 8% 15% Almeno 3 volte 1 volta Almeno 5 volte
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2024… via!
Prosegue la risalita dell’industria svizzera dei fondi che si riporta sopra gli 1,2 trilioni di franchi di gestito. Decisivo l’andamento positivo dei mercati, oltre alla raccolta di nuovi capitali.
Il mercato svizzero dei fondi ha inaugurato il nuovo anno sulla spinta della rincorsa 2023 che l’ha riportato in area 1,28 trilioni di franchi di gestito. Certo, i fasti del 2022 sono passati, e gli allora 1,36 trilioni sembrano difficili da raggiungere, ma sulle ali della discesa dei tassi ormai imminente non è detto le sorprese positive non possano arrivare.
Si tratta comunque di un eccellente risultato, quello archiviato al 31-XII, specie se si considera che ancora a ottobre il disavanzo con gennaio 2023 era dell’ordine di 60 miliardi, riconquistati in chiusura d’anni, e migliorati nel gennaio 2024, grazie al buon andamento degli indici internazionali. È dunque così facilmente spiegato oltre la metà (8,64 miliardi dai soli fondi azionari) del progresso da 13,21 miliardi messo a segno dall’intera industria. A supportare gli azionari, ancora una volta i monetari per ulteriori 9,31 miliardi, a chiudere gli obbligazionari in crescita di un modesto 1,32 miliardi.
Tali risultati in una certa misura però non sorprendono, se si considera l’andamento positivo di tutti i principali listini internazionali, a trainare il Topix500 in grande spolvero al +7,05% inseguito a dal Nasdaq100 con un altrettanto significativo +3,87%, notevole se confrontato con le performance già inanellate negli ultimi mesi. A difendersi bene si trovano anche lo S&P500 e l’EuroStoxx50 entrambi in crescita di oltre il 3%, e un pur timido Smi che si ferma a un positivo +2,74.
Riveste dunque un ruolo interessante l’ultimo tassello di questo mosaico, quello relativo alla raccolta. A fronte di un totale complessivo di new money per il solo mese di gennaio di 4,25 miliardi, sono oltre 3,12 quelli catturati dai fondi monetari (e altri 1,75 sugli obbligazionari), che portandosi a quota 88, 37 miliardi di masse gestite tornano vicini ai massimi di sempre, e stabili sopra a oltre il doppio di quanto non avessero solo tre anni fa.
Il mercato svizzero dei fondi (Dati Morningstar in mln di franchi)
Categoria
Raccolta per Asset class (in milioni di franchi)
Osservatorio 4.0
Caro lettore, L’Osservatorio sta infine sfondando la famosa terza dimensione, l’online, per essere sempre più completo e aderente all’evoluzione vorticosa dei mercati finanziari, tenendo il passo. Una parte dei contributi dei numerosi Partner che da anni contribuiscono alla sua ricchezza, e che molti apprezzano, inizieranno a essere web-only, specie per quelle tematiche molto più ‘liquide’. Buona meta-lettura FI
L’Angolo dell’investitore: (Financial, Industrial, Pharma; Isin):
▲ Unicredit (IT0005239360)
▲ Lloyds Banking Gr. (GB0008706128)
▲ Ing Group (NL0011821202)
▲ Dhl Group (DE0005552004)
▲ Ryanair (IE00BYTBXV33)
▲ Wolters Kluwer (NL0000395903)
▲ Carl Zeiss Meditec (DE0005313704)
▲ Novartis (CH0012005267)
▲ Novo Nordisk (DK0062498333)
Marzo 2024 TM · 95
fondi Asset under Management Var. Sottoscrizione I-2024 XII-2023 al netto dei riscatti Fondi azionari 557.214 548.573 8.641 795,7 Fondi obbligazionari 339.862 338.537 1.325 1.758,8 Fondi misti 138.146 137.966 0,180 -531,4 Fondi mercato monetario 88.374 84.443 3.931 3.120,3 Fondi immobiliari 55.439 55.557 -0,118 -0,492 Materie prime 28.550 28.590 -0,040 -0,563 Investimenti alternativi 9.671 10.378 -0,707 -0,783 Altri fondi 902 898 4.000 0,50 Totale mercato 1.218,157 1.204,943 13.214 4.254,5
1 mese 3 mesi 6 mesi 1 anno Obbligazionari 1.758,8 257,3 -7.500,2 -7.452,9 Misti -531,4 -2.894,0 -5.301,9 -7.513,2 Materie prime -0,563 -583,1 -993,6 -1.913,6 Immobiliari -0,492 -168,7 -315,9 -493,3 Altro 0,50 -0,6 -481,5 -520,0 Alternativi -0,783 -947,5 -1.656,9 -3.170,2 Monetari 3.120,3 1.635,1 4.025,2 17.698,7 Azionari 795,7 3.665,5 -2.906,9 -9.013,2
di Federico Introzzi
Osservatorio
Di rischi geopolitici
I prossimi mesi si segnalano per un calendario elettorale particolarmente denso, e la persistenza di conflitti importanti. Cosa è lecito aspettarsi in termini di mercati finanziari?
Dalla fine del 2023, i mercati finanziari sono stati guidati dalla crescente convinzione che la Federal Reserve taglierà i tassi in modo più o meno aggressivo nel corso del 2024. Le aspettative di molti investitori si sono infatti orientate ad uno scenario di ‘atterraggio morbido’ per l’economia americana. Sebbene questo scenario dovrebbe supportare i mercati nei prossimi mesi, non si possono però escludere altri esiti.
Gli appuntamenti alle urne, le tensioni geopolitiche, nuovi progressi delle applicazioni di intelligenza artificiale e improvvisi dietrofront di politica monetaria potrebbero infatti avere un impatto significativo sui mercati in una direzione o nell’altra. E proprio gli sviluppi politici dovrebbero svolgere un ruolo di primo piano. Tra questi le elezioni presidenziali americane, le guerre in corso tra Israele e Hamas e tra Russia e Ucraina e la rivalità tra Stati Uniti e Cina.
«Indipendentemente dal risultato delle elezioni americane, le tensioni tra Stati Uniti e Cina probabilmente continueranno. La politica di dazi commerciali e controlli sulle esportazioni attuata dall’amministrazione Trump è stata portata avanti anche dopo l’avvicendamento alla Casa Bianca nel 2020»
Tensioni in Medio Oriente. La guerra a Gaza, iniziata dopo l’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre, non accenna a finire. Israele è ancora oggetto di attacchi giornalieri, anche da parte delle milizie libanesi di Hezbollah lungo il confine settentrionale. A fronte delle forti pressioni internazionali per porre fine alle ostilità e alla crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, proseguono i negoziati per un cessate il fuoco e uno scambio di ostaggi.
Secondo alcuni mezzi d’informazione le due parti starebbero esaminando delle proposte di tregua, ma le loro posizioni sembrerebbero ancora distanti.
Il conflitto tra Israele e Hamas ha dato inizio ad ulteriori episodi nella regione. Gli attacchi dei gruppi filo-iraniani a basi israeliane e statunitensi nella regione si sono moltiplicati, provocando interventi ritorsivi. A causa degli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso ora le navi mercantili devono optare per rotte alternative.
Tutto lascia quindi pensare che scontri e tensioni perdurino nei mesi a venire. È probabile che gli attacchi contro le navi in transito nel Mar Rosso continuino malgrado le contromisure adottate principalmente dagli Stati Uniti.
Le rotte di navigazione diventeranno di conseguenza più lunghe, ma le forniture di greggio e di merci non si interromperanno. L’amministrazione Biden ha indicato che non ha intenzione di impegnarsi in una guerra contro l’Iran, ma gli scontri tra Israele e i suoi alleati e i gruppi filo-iraniani sembrerebbero destinati a continuare. Il perdurare delle interruzioni dei traffici commerciali terrà alto il costo dei trasporti, ma le conseguenze per l’inflazione globale dovrebbero rivelarsi limitate. Malgrado la recente impennata, i costi di trasporto rappresentano infatti solo una piccola parte degli indici dei prezzi al consumo.
La guerra tra Russia e Ucraina. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022 ha inizialmente scosso i mercati globali in un contesto economi-
96 · TM Marzo 2024
Luca Henzen, Derivatives Analyst Chief Investment Office di UBS Global Wealth Management.
osservatorio / analisi
co già difficile. La guerra ha sconvolto le convinzioni ben radicate sulla situazione della sicurezza in Europa, ha portato a una riorganizzazione dei flussi commerciali globali di energia e ha costretto molti Paesi ad aumentare i finanziamenti per la difesa.
L’impennata dei prezzi delle materie prime innescata dalla guerra si è aggiunta a un contesto di inflazione già elevata mentre il mondo era alle prese con l’impatto della pandemia.
La guerra è ormai in corso da due anni ma nel contesto attuale, sembrerebbe avere un impatto limitato sui mercati finanziari globali. Le preoccupazioni per l’uso di armi non convenzionali, i danni alle centrali nucleari ucraine, un coinvolgimento militare diretto della Nato e un crollo delle forniture energetiche dalla Russia sono passate in secondo piano.
L’Ucraina rimane dipendente dai finanziamenti occidentali e dalla fornitura di armi per il suo sforzo bellico, ma l’atteggiamento dell’Occidente nei confronti della guerra sembra cambiare gradualmente. Le tensioni sulle finanze pubbliche, gli ostacoli politici interni e la concomitanza del conflitto in Medio Oriente sembrerebbero aver frenato parzialmente la spinta di sostegno all’Ucraina. E proprio il vacillante sostegno occidentale e la mancanza di progressi sul campo di battaglia potrebbero far crescere le probabilità di nuovi negoziati, anche se un accordo di cessate il fuoco tra Russia e Ucraina sembra ancora piuttosto improbabile nel breve termine.
È probabile che la guerra si estenda fino al 2025, anche se gli sforzi per i negoziati si intensificheranno. L’impatto economico globale della guerra è ora marginale, poiché i problemi di approvvigionamento energetico causati dalle sanzioni occidentali e dall’uso delle esportazioni di materie prime da parte della Russia sono stati in gran parte risolti dal reindirizzamento dei flussi. Sebbene il sostegno finanziario e militare all’Ucraina pesi sulle finanze pubbliche occidentali, è così probabile che l’impatto della guerra sui mercati rimanga limitato.
Elezioni americane e tensioni Cina-Usa. Il 2024 sarà un anno ricco di elezioni con oltre quattro miliardi di persone che saranno chiamate ad esprimere il proprio voto passando da Stati Uniti a Europa e tanti altri. Le presidenziali statunitensi dovrebbero avere una rilevanza maggiore
a livello globale. Dopo i recenti sviluppi nelle primarie Repubblicane, si delinea una sfida tra l’attuale presidente Joe Biden e il già presidente Donald Trump. La storia insegna che campagne elettorali contestate difficilmente innescano una correzione dei mercati azionari e l’effettivo impatto dipenderà anche dalla composizione del Congresso che potrebbe diluire il raggio d’azione di entrambi i candidati.
Indipendentemente dal risultato delle elezioni americane, le tensioni tra Stati Uniti e Cina probabilmente continueranno. La politica di dazi commerciali e controlli sulle esportazioni attuata dalla scorsa amministrazione Trump è stata portata avanti anche dopo l’avvicendamento alla Casa Bianca nel 2020. I rischi futuri per la borsa cinese, già sotto pressione da una situazione economica complicata, sono legati a possibili ulteriori limitazioni ai flussi di merci e capitali.
Sebbene negli ultimi mesi ci siano stati tentativi di riavvicinamento tra i due presidenti Xi Jinping e Joe Biden, la difficile relazione tra queste due super potenze
Se da un lato le tensioni nel Mar
Rosso stanno spingendo il trasporto globale a prendere nuove rotte, dall’altro il rallentamento della congiuntura calmiera i prezzi di gas e petrolio.
rappresenta un rischio per l’economia globale su molti fronti. Per esempio, Trump ha proposto di imporre dazi tra il 10 e il 60% sulle merci cinesi, dovesse essere rieletto, e il congresso americano sta considerando una proposta di legge per bloccare l’attività di alcune società cinesi nel campo delle biotecnologie che potrebbero avere legami con l’esercito.
Come delineato, i rischi geopolitici non mancano. Sebbene l’attuale contesto macro economico indichi un potenziale positivo per le maggiori classi d’investimento, gli investitori dovranno comunque prepararsi a potenziali balzi di volatilità. Mantenere una buona diversificazione sia a livello geografico che di asset class rimane quindi una componente chiave nella costruzione di un portafoglio.
Marzo 2024 TM · 97
Fonte: Ubp 24 Trasporto su acqua Transito settimanale di navi porta-container per il canale di Suez 0 20 40 60 80 100 120 140 160 01.03.20 01.07.20 01.11.20 01.03.21 01.07.21 01.11.21 01.03.22 01.07.22 01.11.22 01.03.23 01.07.23 01.11.23 N. di navi settimanali Fonte: Ubs 2024 Pressioni in riduzione Andamento dei prezzi del barile e del gas (in eur, e usd) 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 0 50 100 150 200 250 300 350 400 2021 2022 2023 2024 Ice Index Dutch Ttf Natural gas future, Eur/Mwh (sx) Ice Brent future usd/barile (dx)
Il risveglio nipponico
Il rialzo dell’inflazione e un sensibile miglioramento della Governance societaria, al termine di una lunga fase di riforme, hanno ribaltato le sorti delle azioni giapponesi.
Sam Perry, Senior Investment Manager di Pictet Am. A lato, l’economia giapponese si sta risvegliando, ma cosa faranno gli investitori domestici?
le liquidità. Il modo più rapido e semplice per farlo sarebbe attraverso il buyback di azioni e il pagamento di dividendi. Opzioni più strategiche e a lungo termine consisterebbero, invece, in attività di M&A e spesa in conto capitale. L’una o l’altra strada rappresenterebbe comunque una buona notizia per gli investitori. Spese folli. Già si vedono i primi segnali che indicano che le aziende stanno allentando i cordoni della borsa. Secondo il sondaggio Tankan, è loro intenzione investire più in fretta di quanto abbiano mai fatto negli ultimi 40 anni. Con la ripresa dell’attività economica, tale slancio potrà solo rafforzarsi. Le stime prevedono che il Pil del Giappone crescerà di circa l’1,5% nel 2024, al di sopra del potenziale e soprattutto più velocemente sia degli Stati Uniti che dell’Eurozona.
Le azioni giapponesi stanno entrando in una nuova era. Due sviluppi in particolare hanno costretto le aziende a ripensare, in meglio, il loro modo di fare affari. Innanzitutto, gli anni di riforme della Corporate Governance stanno iniziando a dare i loro frutti, con un numero crescente di aziende che adotta approcci più strategici e mirati. In secondo luogo, dopo due decenni di prezzi e salari stagnanti, si è assistito
finalmente a un ritorno dell’inflazione.
Ciò significa che le aziende non sono più motivate ad accantonare a bilancio montagne di liquidità: un sollievo per gli investitori, che avevano dovuto assistere impotenti all’accumulo da parte delle aziende giapponesi di circa 258 trilioni di yen in fondi che avrebbero potuto essere utilizzati in modo più produttivo.
Ci si aspetta, quindi, che nei prossimi mesi le aziende inizieranno a spendere ta-
Considerata la quantità di liquidità a disposizione, ci si attende che questi investimenti saranno significativi e porteranno non solo a un aumento delle spese in conto capitale, ma anche a un incremento delle attività di M&A e di buyback, nonché a maggiori dividendi. Con la normalizzazione dei bilanci si vedrà anche un aumento della leva finanziaria dai minimi attuali. Una volta rettificata per le diverse ponderazioni settoriali ed escludendo i titoli finanziari, la leva finanziaria mediana del Topix 500 si attesta a circa 2,19 volte, rispetto al 2,79 dello S&P 500.
L’aumento della leva farà quindi salire il RoE in Giappone. Sebbene molti facciano
98 · TM Marzo 2024
1954 -10 0 10 20 30 40 1964 1974 1984 1994 2004 2014 Cfcf annualizzato Liquidità Corporate free cash flow (in trl yen) Fonte: Pictet Am 30-IX-23 2.0x 2.1x 2.2x 2.3x 2.4x 2.5x 2.6x 2.7x 2.8x 2.9x 3.0x 2005 2007 2005 2011 2013 2015 2017 2019 2021 Topix 500 mediana Effetto leva Leva delle aziende giapponesi Fonte: Bloomberg, Pictet Am III-2023 S&P 500 mediana Di interesse Ritorno da dividendi e buyback (trl yen) Fonte: Pictet Am 31-XII-23 0 5 10 15 20 25 Yen, trl 1991 1995 1999 2003 2007 2011 2015 2019 2023 Dividendi Buyback (attualizzati) Fame di dividendi Confronto tra dividendi Us e Jp Fonte: Pictet Am 31-XII-23 1994 1998 2002 2006 2010 2014 2018 2022 Topix Dividend Yield S&P 500 Dividend Yield 0% 0.5% 1.0% 1.5% 2.0% 2.5% 3.0% 3.5% osservatorio / mercati
Dopo decenni di tassi negativi finalmente anche l’inflazione è tornata a battere un colpo, con la Banca Centrale che lascia fare, dopo averla tanto attesa. Ma quanto duratura sarà questa vittoria?
giustamente notare che al momento sia considerevolmente inferiore a quello, ad esempio, degli Stati Uniti, molti meno considerano che, una volta rettificata per le diverse ponderazioni settoriali, la redditività mediana del Topix 500 è molto vicina a quella dello S&P 500. Questa differenza è dovuta in piccola parte alla differenza delle aliquote fiscali per le aziende e in gran parte alla leva finanziaria: il Giappone ha liquidità, gli Stati Uniti debito. Ma ciò sta per cambiare.
Il cambiamento positivo nei bilanci e nelle pratiche aziendali giapponesi avviene in un momento in cui anche le dinamiche strutturali appaiono molto positive grazie alle riforme della Governance aziendale. Oggi, il 97% delle società quotate distribuisce materiali per gli investitori in inglese (rispetto all’80% di soli tre anni fa), mentre il 99% ha almeno due membri del board indipendenti (rispetto al 22% del 2014). Le partecipazioni incrociate sono scese a nuovi minimi, in quanto le aziende giapponesi si concentrano ora sulle competenze chiave.
Le autorità hanno inoltre messo a disposizione degli investitori domestici investimenti in azioni esenti da imposte, facendo crescere ulteriormente la domanda. Un vantaggio per gli stock picker. Ma non tutte le aziende risponderanno ugualmente bene a questa nuova normalità. Se ben gestito, l’aumento delle spese in conto capitale ed M&A può portare a crescite aziendali più forti e rendimenti migliori per gli investitori. Programmi di investimento mal concepiti possono però avere l’effetto opposto. In linea generale, l’investimento nell’universo aziendale giapponese dovrebbe dare i suoi frutti, ma un approccio bottom-up alla selezione dei titoli potrebbe contribuire a massimizzare i rendimenti grazie all’analisi delle idiosincrasie di ogni singola società.
Si prenda ad esempio il settore tecnologico. Il comparto Tech in Giappone è molto diverso da quello degli Stati Uniti. Quest’ultimo si concentra sui fornitori di servizi di comunicazione e di sistemi per i servizi ed è dominato da un ristretto
Semplice questione di rendimenti Alternative disponibili agli investitori domestici
«Le aziende non sono più motivate ad accantonare montagne di liquidità: un sollievo per gli investitori, che avevano dovuto assistere impotenti all’accumulo da parte delle aziende giapponesi di circa 258 trilioni di yen in fondi che avrebbero potuto essere utilizzati in modo più produttivo»
numero di colossi quali Alphabet e Microsoft. Il tecnologico giapponese è molto più diversificato ed è caratterizzato da ingegneria di precisione, componenti elettronici e materiali funzionali high-tech.
Un’azienda all’avanguardia e con una Governance forte dovrebbe essere nella posizione migliore per ottenere grandi benefici da un investimento addizionale. È qui che un approccio attivo all’investimento può dimostrare il suo reale valore.
Un corretto processo d’investimento non dovrebbe dunque iniziare bottom-up pensando a un determinato tipo di azien-
da. Non dovrebbe fare differenza se i margini di rialzo delle valutazioni derivano dalla percezione erronea da parte del mercato dei bilanci e della probabilità di realizzarne il valore (value investing di tipo classico) o da quella della probabile crescita futura dell’azienda (growth investing di tipo classico).
Questo permette infatti di scegliere i titoli migliori, indipendentemente dallo stile di investimento. Una considerazione importante è riservata alle valutazioni. Si vedono dunque poche opportunità, ad esempio, nel settore farmaceutico nipponico, che pur offrendo innovazione e potenziale di crescita (esattamente come il settore tecnologico), ha già scontato gran parte di questo potenziale.
Il rafforzamento dell’economia, il miglioramento della Governance e i maggiori incentivi a spendere la liquidità di bilancio fanno apparire molto interessante l’investimento nelle aziende giapponesi, soprattutto per gli investitori in grado di identificare le aziende che si trovano nella posizione migliore per sfruttare i cambiamenti e far crescere la propria attività.
Marzo 2024 TM · 99
Fonte: Pictet Am Il ritorno dell’inflazione Indici giapponesi a confronto (dati al XI-2023) -2.0% -1.5% -1.0% -0.5% 0% 0.5% 1.0% 1.5% 2.0% 2.5% 3.0% 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016 2018 2020 2022 National Core-Core Consumer Price Inflation (ex cibo, energia) sx N. di componenti dell’indice Cpi in crescita di >2% y/y dx 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 Distorsioni dovute al ritocco dell’Iva
Fonte: Pictet Am 31-XII-2023
2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016 2018 2020 2022 Topix Div. Yield Us 10y hedged Jgb 10y yield -3.0% -2.0% -1.0% 0% 1.0% 2.0% 3.0% 4.0%
Navigare tra le insidie
Rispetto agli inizi del 2023 il nuovo anno si è aperto con nuovi rischi e sfide tutte da affrontare. In attesa delle Banche Centrali, l’attenzione potrebbe concentrarsi altrove. In India!
Tassi
Previsioni sull’andamento dei tassi d’interesse nel 2024
Ormai nel 2024, è tempo di riflettere sulle decisioni e sulle performance dell’anno passato, i cui primi mesi erano stati segnati dai timori di una recessione, e di un’inflazione più persistente del previsto. Quando è crollata Svb si è poi temuto un effetto contagio molto più ampio, ed è così che i rendimenti dei Treasury a 2 anni hanno registrato il peggior calo giornaliero dal 1982. Contemporaneamente, Credit Suisse è stato sottoposto a forti pressioni, culminate nella sua acquisizione da parte di Ubs. I ‘Magnifici 7’ sono stati tra i migliori performer azionari del 2023, con un rendimento totale del +107% annuo. Prosperare nelle turbolenze. Nonostante l’incertezza economica, le politiche restrittive delle Banche Centrali, il protrarsi del conflitto tra Russia e Ucraina e l’inizio della guerra tra Israele e Hamas, i mercati hanno generato rendimenti molto positivi. Da un punto di vista macroeconomico, è probabile che le Banche Centrali cambieranno marcia nel 2024, ma molto meno di quanto attualmente previsto. Mentre ad esempio, i tassi sui
Fed funds oscilleranno tra il 3,0% e il 5,0% per il prossimo decennio.
Nel 2024, sarà dunque opportuno rimanere cauti sulle azioni dei mercati sviluppati e positivi su quelle degli Emergenti, preferendo in generale i titoli value, a bassa volatilità, e quelli ad alto dividendo. Nel reddito fisso, abbiamo iniziato ad allungare la duration e l’esposizione al credito di alta qualità nell’ultimo trimestre 2023, contribuendo fortemente alla performance dell’intero anno. È opportuna un’esposizione all’High Yield nel breve termine, rimanendo positivi sulle obbligazioni locali dei mercati emergenti. Le sfide future. Gli Stati Uniti si preparano ad affrontare venti contrari, ci si attende infatti una recessione nella prima metà dell’anno. Nonostante l’impatto iniziale sia limitato al settore immobiliare, si prevede che gli effetti più ampi dell’inasprimento delle politiche monetarie della Banca Centrale si ripercuoteranno su tutta l’economia, provocando cambiamenti significativi in vari settori. È probabile che la Fed taglierà i tassi tre volte nel 2024 (75 pb) rispetto alle aspettative del mercato di
Francesco Mandalà, Cio di MBaer Merchant Bank. A lato, le previsioni sull’andamento dei tassi d’interesse.
cinque o sei tagli (125-150 pb).
Con la recessione della Germania e la maggiore frammentazione dell’Eurozona rispetto agli Stati Uniti, i mercati europei si trovano ora a dover affrontare un panorama complesso. Tuttavia, in mezzo a tali sfide, le società europee sottovalutate offrono un barlume di speranza, potrebbero infatti registrare una significativa sovraperformance entro la fine dell’anno. È probabile che la Bce taglierà i tassi due o tre volte nel 2024 (50-75 pb), a fronte di un’aspettativa del mercato di cinque o sei tagli (125-150 pb). La Bns dovrebbe invece tagliare una sola volta (25 pb) rispetto alle aspettative del mercato di due o tre tagli dei tassi (50-75 pb).
L’ascesa dell’India. Mentre le divisioni politiche e religiose ne minacciano le prospettive di crescita a lungo termine, la demografia indiana, con una popolazione giovane e numerosa, la posiziona favorevolmente. Inoltre, il fiorente high-tech ne sottolinea la competitività, da qui una potenziale sovraperformance azionaria.
In un contesto di incertezza economica, le obbligazioni con scadenze da sette a otto anni e rating Ig si rivelano interessanti. Tali obbligazioni, caratterizzate da un rischio di insolvenza minimo, offrono rendimenti interessanti rispetto ai titoli di Stato. Al pari delle obbligazioni ad alto rendimento a breve termine e alcune blue-chip svizzere, così come i titoli di Stato emergenti in valuta locale, come il Brasile, in grado di beneficiare di una favorevole dinamica valutaria e della regolare generazione di reddito.
100 · TM Marzo 2024
Fonte: Bloomberg II-24, MBaer 0,0 1,5 3,0 4,5 6,0 gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic 4,8 4,8 5,0 5,0 5,0 5,0 5,3 5,5 5,5 5,5 5,5 5,5 3,3 3,3 3,3 3,5 3,5 3,5 3,8 3,8 3,8 4,0 4,0 4,0 1,50 1,50 1,50 1,50 1,50 1,50 1,50 1,75 1,75 1,75 1,75 1,75 Bns MBaer Bns Markets Bce MBaer Fed MBaer Bce Markets Fed Markets
/ analisi
osservatorio
osservatorio / mercati
The January effect
Solitamente il mese di gennaio è positivo per i mercati azionari, il che si è dimostrato vero anche quest’anno. Molte le ragioni che potrebbero spiegare il fenomeno.
Il valore della costanza
Rendimento dell’investimento nello S&P500 dal 2003 al 2022
Riccardo De Cenzo, Investment Manager di Bg Valeur. A lato, la differenza sostanziale tra rimanere investiti e uscire dal mercato.
azionario globale, Msci World in euro, ha chiuso gennaio in territorio positivo (+2,91%). A prescindere dalle ragioni meramente comportamentali, le motivazioni che hanno guidato gli indici azionari sono le stesse osservate a novembre e a dicembre, ovvero l’interesse per le società legate all’intelligenza artificiale, aspettativa (o meglio speranza) degli investitori che le Banche Centrali inizino a tagliare i tassi.
Nell’immaginario collettivo gennaio viene spesso associato a un mese un po’ malinconico, a causa ad esempio del cattivo tempo o delle festività appena terminate. Nonostante ciò, i mercati azionari tendono a rimanere immuni da questo umore. Infatti, storicamente le azioni tendono a riportare ottimi guadagni nel mese di gennaio, grazie al c.d. January Effect. Quest’ultima è una delle più note anomalie di mercato, dove gli operatori di Wall Street hanno coniato il famoso detto: as goes January, so goes the year
Numeri alla mano, questo fenomeno ‘emotivo’ ha effettivamente prodotto risultati interessanti. Dagli anni Trenta, l’indice S&P 500 ha registrato un +1,2% a gennaio, mentre il Nasdaq 100 il +2,5% circa dagli anni Settanta. Guardando, invece, all’Italia, secondo uno studio condotto dalla Luiss, i guadagni generati dalle azioni quotate in Borsa Italiana dal 1975 alla metà del 1989 supportano la tesi del January Effect, confermando che anche i titoli azionari del Bel Paese non sono
immuni dall’emotività degli investitori.
Nonostante gli accademici abbiano prodotto varie ricerche in merito a questa anomalia, attualmente non esiste un’unica risposta. Una possibile spiegazione è la compensazione fiscale degli strumenti finanziari, ovvero a dicembre si vendono le posizioni in perdita per compensare i guadagni registrati da inizio anno al fine di ridurre l’onere fiscale. Assumendo sia vero, gli investitori a gennaio riiniziano a costruire la loro esposizione azionaria, spingendo gli indici al rialzo. Un’altra potrebbe essere legata al fatto che i risparmiatori incassato il bonus di fine anno, decidono di investire tale liquidità.
È opportuno sottolineare che, nonostante la teoria sia stata confermata nell’85% dei casi dal 1950 al 2021, alcuni critici affermano che la correlazione tra l’inizio dell’anno e la performance degli strumenti è del tutto casuale. Infatti, prendendo in esame l’arco temporale precedentemente indicato, le azioni hanno registrato guadagni nel 75% casi.
Volgendo lo sguardo all’attuale condizione dei mercati, il principale indice
A prescindere dal dibattito che si sussegue da anni sull’impatto della componente emotiva nel mondo degli investimenti, è opportuno sottolineare che il risparmiatore, desideroso di preservare e accrescere il proprio patrimonio nel lungo periodo, deve assolutamente rimanere investito.
Nonostante si presenteranno occasioni per acquistare o vendere nel breve termine, l’investitore verrà ripagato in futuro. Per avvalorare la tesi precedente, secondo uno studio condotto da Visual Capitalist, i rendimenti totali ottenuti investendo 10mila dollari nell’indice S&P 500 dal 2003 e il 2022 sarebbero pari al 9,8%, ovvero 65mila dollari circa. Tuttavia, nel caso in cui, in preda al panico, l’investitore avesse deciso di disinvestire, perdendo i dieci migliori giorni di Borsa nel periodo preso in analisi, il capitale finale sarebbe stato circa la metà, ovvero 30mila. Questo è dovuto al fatto che le migliori sedute borsistiche avvengono proprio durante le fasi di ribasso dei mercati e, per tale ragione, mantenere la propria strategia di investimento può aiutare a raggiungere gli obiettivi finanziari di lungo periodo.
Marzo 2024 TM · 101
Fonte: Bloomberg 12% 10% 8% 6% 4% 2% 0% -2% -4% -6% 9.8% 5.6% 2.9% 0.8% -1.1% -2.7% -4.2% Rimanendo Investiti Mancando i 10 migliori giorni
Mancando i 20 migliori giorni Mancando i 30 migliori giorni Mancando i 40 migliori giorni Mancando i 50 migliori giorni Mancando i 60 migliori giorni
In risposta alla volatilità
In un contesto di bassa volatilità, i warrant inline offrono agli investitori una prospettiva di rendimenti interessanti, seppur evidentemente in presenza di qualche rischio.
Come funziona?
Funzionamento tipo dei warrant inline con barriera violata
Campanello d’allarme
Mentre i warrant tradizionali approfittano delle forti fluttuazioni del mercato, i warrant inline sfruttano il loro potenziale nelle fasi di rallentamento. Offrono infatti rendimenti interessanti nel caso in cui la performance del titolo sottostante sia contenuta all’interno di un intervallo di prezzo prestabilito per l’intera durata del contratto.
«Un altro fattore che ha un forte impatto sul prezzo è la volatilità implicita, ossia la gamma di fluttuazioni future dell’attività sottostante previste dagli operatori sul mercato dei futures» osservatorio
Un warrant inline ha una barriera superiore e una inferiore, che formano un corridoio di prezzo. Fintanto che il prezzo del sottostante non raggiunge o supera la barriera superiore o inferiore fino alla scadenza del prodotto, gli investitori ricevono un rimborso massimo standardizzato. Tuttavia, in qualsiasi momento fino alla scadenza, se una delle due barriere viene raggiunta o superata, il prodotto scade immediatamente senza valore. Calcolo e sviluppo del prezzo. La dinamica del prezzo di un warrant inline è determinata dal grado di probabilità che una barriera venga raggiunta o superata prima della data di scadenza. Più è alta la probabilità, più è basso il prezzo. Il fattore
principale che determina il suo prezzo è quindi il prezzo dell’attività sottostante a cui si riferisce.
Un altro fattore che ha un forte impatto sul prezzo è la volatilità implicita, ossia la gamma di fluttuazioni future dell’attività sottostante previste dagli operatori sul mercato dei futures. Un aumento della
Dominique Boehler, Responsabile della distribuzione pubblica in Svizzera di Société Générale Corporate and Investment Banking.
Anche il tempo restante prima della scadenza ha un impatto importante sulla valutazione. Quanto più vicina è la data di valutazione, tanto più alto è il valore del warrant inline, perché quanto più breve è il periodo in cui una o entrambe le barriere possono essere raggiunte o superate, tanto minore è la probabilità che tale evento si verifichi.
Vantaggi innegabili, ma non privi di rischi. I warrant inline offrono una trasparenza totale in termini di remunerazione a scadenza, poiché l’investitore riceve una somma massima di rimborso prestabilita, a condizione che il suo sottostante non raggiunga o sfondi una delle due barriere fino alla scadenza. Inoltre, offrono la possibilità di generare interessanti effetti leva nei mercati che si muovono lateralmente.
Tuttavia, non sono privi di rischi, dato che se la barriera superiore o inferiore viene toccata o superata, il prodotto scade senza valore. Anche le fluttuazioni del prezzo dell’attività sottostante possono portare a forti oscillazioni di prezzo. Se si vende prima della data di scadenza, è possibile che si riceva un prezzo inferiore a quello pagato al momento dell’acquisto.
volatilità implicita accresce la probabilità che una barriera venga raggiunta o violata e tende quindi a far scendere il prezzo. Al contrario, una diminuzione di tale volatilità tenderà a far salire il prezzo. Pertanto, di fronte alla volatilità implicita, i warrant inline si comportano in modo diametralmente opposto ai warrant vanilla.
Come tutti i prodotti strutturati, i warrant inline offrono interessanti prospettive di rendimento, ma i rischi associati sono significativi. La responsabilità dei fornitori di prodotti finanziari è tuttavia quella di offrire ai propri clienti investimenti allineati all’ambiente di mercato, come è indubbiamente il caso dei warrant inline nell’attuale contesto.
102 · TM Marzo 2024
Fonte: SocGen 2024 6.600 6.400 6.200 6.000 5.800 5.600 5.400 5.200 5.000 Indice in bp
Barriera inferiore
Gen Apr Lug Ott
dell’indice XY
Barriera
superiore
Corso
/ strutturati
osservatorio / obbligazionario
Un 2024 obbligato
Nel corso dei prossimi mesi il reddito fisso riserverà non poche sorprese - positive - agli investitori. Determinante un contesto di mercato favorevole, ma non solo.
Interesse obbligazionario
Andamento di spread e rendimento dell’obbligazionario globale (G0BC
Peter Bentley, Co-head e Deputy Cio fixed income di Insight, società del Gruppo Bny Mellon Im. A lato, spread e rendimento dell’obbligazionario.
sia a mitigare i ribassi. Inoltre, il credito globale tende a performare molto bene rispetto a quello regionale quando i mercati stanno uscendo da una fase di ribassi.
Il reddito fisso potrebbe offrire alcune delle opportunità più interessanti nei prossimi mesi, nonostante l’aumento generale della volatilità e dei rischi geopolitici. In particolare, nel 2024 il credito Ig potrebbe beneficiare di rendimenti elevati e di un miglioramento del quadro complessivo dei mercati.
I rendimenti obbligazionari sono tornati ai livelli più alti che siano stati registrati dal 2008 a oggi. Il credito di alta qualità è così tornato a offrire valore, con un forte potenziale di rendimento globale e regionale. Anche i livelli complessivi di leva finanziaria degli emittenti Investment Grade rimangono al di sotto del picco raggiunto durante la pandemia.
Questi fattori positivi si inseriscono in un contesto di intervento delle Banche Centrali e di stretta monetaria, con tassi di interesse più elevati per contenere e ridurre l’inflazione. Anche se sembra probabile che i tassi abbiano raggiunto il picco, ora i mercati si pongono la domanda opposta: quanto velocemente le Banche Centrali andranno nella direzione opposta? Gli investitori dovranno prestare attenzione alla
velocità e all’entità di questi movimenti.
In un contesto geopolitico in peggioramento, con l’azione militare russa in corso in Ucraina e la recente escalation del conflitto regionale in Medio Oriente, il mondo potrebbe affrontare un anno cruciale. Il 2024 sarà un anno caratterizzato da un numero insolitamente elevato di elezioni, tra cui ovviamente le presidenziali negli Stati Uniti e le possibili elezioni generali nel Regno Unito. Ci aspettiamo quindi un aumento significativo della potenziale volatilità derivante dai cicli elettorali.
Proprio questo contesto potenzialmente più volatile potrebbe offrire ai gestori attivi l’opportunità di mostrare il loro vero valore. Un approccio globale potrebbe aiutare a sfruttare le opportunità in un pool più ampio di asset rispetto a strategie più localizzate, per Paese o regione.
In altre parole, una volatilità più alta si presta a una gestione attiva. E il vantaggio di un approccio globale è che permette di cogliere una gamma di opportunità più ampia nel reddito fisso. La possibilità di spostare le allocazioni può, in alcuni casi, aiutare sia a sovraperformare i mercati,
La divergenza tra i mercati del credito europei e statunitensi può permettere ai gestori attivi di individuare specifiche aree di opportunità. Un aspetto interessante dei mercati del credito è che c’è ancora un divario tra gli spread sui corporate bond in euro e in dollari. E gli spread in Europa si confermano ancora convenienti.
Inoltre, guardando in generale all’intero universo, nel 2024 alcune asset class obbligazionarie potrebbero offrire rendimenti migliori rispetto alle azioni. È il caso dei ‘fallen angels’, ovvero le obbligazioni sottoposte a downgrade dalle agenzie di rating sino a livelli inferiori all’Ig; alle High Yield a breve scadenza; e alle societarie dei mercati emergenti. Tutti questi segmenti offrono prospettive particolarmente positive nel 2024.
Il debito emergente non dovrebbe essere trascurato. Certo, è opportuna cautela, ma spesso meno di quanto si pensi. I fondamentali societari degli emittenti emergenti sono sufficientemente solidi da fornire un forte cuscinetto contro il calo della crescita globale e, forse sorprendentemente, la loro leva finanziaria netta rimane inferiore a quella di molti sviluppati. Il debito societario emergente è un’asset class di dimensioni significative, in grado di offrire valore e opportunità reali in un contesto globale, anche in termini ponderati per i rating.
Marzo 2024 TM · 103
index) 0 1 2 3 4 5 6 7 9 % Fonte: Mellon 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 bp 1996 1999 2002 2005 2008 2011 2014 2017 2020 2021 Curr. GovtOAS Spread sx Mediana 90esimo 75esimo 25esimo 10ecimo G0BC (Yield to worst) dx Mediana 90esimo 75esimo 25esimo 10ecimo
osservatorio / scenari
Rimetti a noi i nostri debiti
La tendenza sempre più diffusa a creare un benessere illusorio e momentaneo a suon di debiti potrebbe essere destinata a terminare. Cosa potrà succedere in quel momento?
Caro debito governativo Spesa netta per interessi in % delle entrate totali (2023)
Fonte:
Italia StatiUnitiRegnoUnitoIsraeleGreciaPortogalloSpagnaMediaCroaziaAustraliaEurozonaIrlanda
NuovaZelandaFranciaBelgioRepubblicaSlovaccaRepubblicaCecaSloveniaAustriaGermaniaLettoniaSveziaLituaniaEstoniaFinlandiaGiapponeSvizzeraOlandaCanadaCoreadelSudDanimarcaNorvegia
Come erano Esg le vecchie generazioni! E non per amene pratiche, ma perché applicavano una regola di vita: prima si crea ricchezza poi si spende. Il rispetto per il lavoro, il risparmio e in generale per le risorse era ‘regola’. Si rifuggiva l’idea del debito, con l’obiettivo di migliorare il domani e non gravarlo di aggi. Kicking the can down the road. Oggi la finanza domina il mondo, consente la cartolarizzazione e la negoziazione di ogni asset, e permette alla politica di superare i vincoli dell’equilibrio di bilancio per meglio conservare o conquistare il potere.
Se i conti pubblici già non perseguivano la virtù, la pandemia ne ha visto un tracollo, il deficit federale americano tende al 6%, mentre il rapporto debito/Pil al 100% è un ricordo. Si tende alla perfetta uguaglianza, non esiste Paese virtuoso, debito pubblico o privato non cambia, l’effetto domino è più di una possibilità.
Non si è arrivati a questo punto critico attraverso un confronto ideologico, ma per una via diretta. Tuttavia, è ipocrita ascrivere alla politica tutte le colpe, non
ha fatto altro che esaudire il desiderio di ‘avere di più, senza pagare’. L’indebitamento privato è stato dunque trasferito ai bilanci pubblici e ora i conti non tornano. Certo è che nessun politico si è elevato a statista, e ogni colore ha ‘spinto sull’acceleratore’. Nessuno si è interrogato su chi mai pagherà questi debiti.
Oggi negli Stati Uniti lo stock di debito tende al 120% mentre la spesa per interessi vola a 1,1 trilioni di dollari (+34%) superando il budget della difesa (840 miliardi), con un’incidenza sulle entrate federali totali (4,4/4,8 trilioni) tra il 16 e il 20%. Parimenti l’Eurozona, la discesa del rapporto debito/Pil (-0,4%) è stato un effetto ottico, frutto di effetti contabili positivi derivanti dal deflatore del Pil. Al netto di questo lo stock di debito (90,3%) è il 6,2% in più rispetto al pre-Covid. Totus mundus agit histrionem. Compreso il problema e la necessità di una sua messa in sicurezza, come agire avendo in primis la volontà di preservare la struttura democratica degli Stati occidentali?
- Crescita. Auspicabile ma insufficiente, se per ottenere un dollaro di Pil ne
Alberto Schiavi, Senior Portfolio Manage di Aequitum. A lato, il costo del servizio del debito continua a crescere nelle economie avanzate.
servono 5 di debito. Per crescere si deve credere nel progresso, l’intelligenza artificiale è una speranza, ma basterà? Prime stime di Goldman Sachs indicano che l’Ia potrebbe in 10 anni incrementare il Pil globale di 7 trilioni di dollari, tuttavia nell’ultimo decennio il debito americano è passato da 16 a 33 trilioni, se dunque permanesse tale dinamica qualsiasi velleità di ‘recupero’ sarebbe vanificata dal semplice interesse composto;
- Austerità. Dovrebbe essere la soluzione di ogni criticità, un efficientamento delle uscite con un incremento delle entrate, completato da investimenti. Questa strada sperimentata nell’Eurozona si è mostrata debole. Mancando la solidarietà e concentrandosi sull’austerità, gli stati periferici, allora Pigs, sono stati condannati al declino. Il ricordo delle tensioni sociali di allora rende questa opzione non replicabile, né estendibile a grandi Paesi oggi non più virtuosi. Il rischio? Un euroscetticismo galoppante;
- Default/Ristrutturazione. Dovrebbe essere la normale conseguenza di una situazione patrimoniale insostenibile, frutto di una finanza pubblica allegra. Ma tale opzione è rischiosa. Sarebbe stato necessario un evento trascendente non imputabile a nessuno, come la pandemia, con il conseguente ‘Great Reset’ e la ridenominazione degli asset in una nuova moneta credibile e stabile. Le preoccupazioni di una reazione rabbiosa dei cittadini al veder svalutati i loro attivi hanno spinto ad accantonare tale ipotesi;
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Fmi -10.0% -8.0% -6.0% -4.0% -2.0% 0.0% 2.0% 4.0% ■ Paese ■ Stati Uniti ■ Media economie avanzate
- Negazione del mercato: irredimibilità del debito. Mosse straordinarie che ‘manipolino’ i mercati non sono da escludersi. Per quanto utopistico, cosa accadrebbe se un Paese alle prese con un deficit problematico esentasse i proventi derivanti dai titoli pubblici, e incrementasse gli aggi su altre asset class? Renderebbe il debito pubblico ‘irresistibile’, mettendolo nelle mani dei cittadini e rendendolo irredimibile. Sarebbe la ‘fine del mercato’ e considerando che gli investimenti privati guidano lo sviluppo, il penalizzarli avvierebbe un progressivo declino;
- Repressione fiscale e finanziaria. È una strada già percorsa con successo, politiche monetarie sorprendenti (Zirp) avvalorate da nuove teorie economiche (Mmt) hanno dominato la scena negli ultimi anni. Trascurando la distorsione della percezione del rischio, la strategia ha globalmente riacceso la tassa occulta dell’inflazione, che svaluta il debito e mette all’angolo il creditore. Presenta tuttavia il vantaggio di essere facilmente vendibile. Basta trovare un valido capro espiatorio. Nel lungo termine tuttavia affossa l’economia e rischia di scappare di mano. Ad oggi una sua riproposta pare tuttavia la strada maggiormente percorribile, non per convinzione ma per esclusione;
- Ipotesi estrema: una nuova società. Se il mix classico di soluzioni, non fosse sufficiente, è possibile che il ‘capitalismo’ porti verso una nuova società, basata sul ‘soft control’? La provocazione non è velleitaria, lentamente si sta diffondendo un ‘pensare corretto’ mentre l’abolizione del contante e l’adozione delle Cbdc getta le basi per la ‘moneta programmata’. Alto il prezzo di questa soluzione: la negazione dell’individualismo e l’accettazione di una libertà minima e illusoria.
Lavori in corso. Il contesto è sfidante, necessita un cauto procedere, pur nella consapevolezza che una soluzione costruttiva è reale. Autorità monetarie e politiche hanno strumenti propri per sviluppare una risposta equilibrata e condivisa: un opportuno mix di teoria e realtà.
Politica e tecnocrazia pur nel rispetto degli specifici obiettivi devono avviare un percorso di rientro dagli eccessi, ricercando un compromesso: crescita economica e credibilità nei conti non sono valori antitetici. L’austerità estrema non funziona, al pari di una dissennata politica di debito. Conti virtuosi e crescita vanno perseguiti insieme, la società non accetta sacrifici
senza un positivo obiettivo di sviluppo. Importante è conservare un rispettoso riconoscimento dei ruoli evitando la reciproca delegittimizzazione. Minare la rappresentatività o l’indipendenza di una o entrambe le autorità, sarebbe il peggio.
La soluzione è sviluppare un coordinamento tra politica fiscale e monetaria che porti da un lato ad accettare un temporaneo, ma controllato più elevato livello d’inflazione, mentre la Politica dovrebbe vincolarsi a indirizzare le extra risorse verso investimenti creatori di reddito e non alla semplice ricerca del consenso.
La calibrata, controllata e temporanea monetizzazione parziale del debito è la soluzione, se serietà e coerenza la guideranno. I rischi inflativi saranno così gestibili e la monetizzazione mirata di alcuni capitoli di spesa, generatori di crescita, sarà sostenibile. In questo modo i Governi potrebbero recuperare risorse senza perdere la fiducia di mercati e cittadini.
Come può affrontare un investitore questo rischio latente? In primis, prendendone consapevolezza: il mondo finanziario è potenzialmente fragile. Successi-
Gli Stati Uniti non sono certo un’eccezione, se il rapporto debito/ Pil cresce allegramente, anche la spesa per interessi sarà presto la prima voce di spesa, superando anche la Difesa.
vamente costruendo nel tempo una ‘via di uscita’ con asset reali non inflazionabili, avendo l’accortezza di calibrare la posizione per il reale rischio fuggendo posizioni estreme guidate dalla paura.
Per accompagnare l’investitore lungo questa strada e per evitare che la paura prenda il sopravvento emerge l’importanza del professionista che dovrà condividere e costruire un portafoglio calibrato sulle esigenze dell’investitore, congruo al contesto e al rischio manifesto evitando estremizzazioni. Si deve essere guardinghi ma non impauriti, il mercato offre sempre opportunità anche nelle avversità. Diversificazione, controllo del rischio e pazienza sono, come sempre, le fondamenta su cui costruire i propri investimenti e più in generale il proprio futuro.
Marzo 2024 TM · 105
Un debito di Paese Andamento del debito lordo federale americano in % del Pil Fonte: Federal Reserve 130 120 110 100 90 80 70 60 50 40 30 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020 Debito federale Un onere crescente Costo annuo del servizio del debito (in mld usd, dati 2023) Fonte: Congressional Budget Office 221 223 In miliardi 345 475 659 2013 2013 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 700 600 500 400 300 200 100 0 ■ Spesa per interessi
Anticipare le decisioni
Nell’attuale contesto anticipare le mosse delle Banche Centrali avrebbe un valore fondamentale, ma a quali metriche guardare? Le alternative sono molte, basta saperle cercare.
L’inflazione negli Stati Uniti
Andamento del Core Pce americano in % (dati XII-2000 - XII-2023)
Andamento della Cpi urbana e del Pce Core in % (II-2013 - XII-2023)
Achi non piacerebbe prevedere le mosse delle Banche Centrali? Da quando l’inflazione è tornata è diventato più difficile prevedere cosa riserva il futuro, persino per i banchieri centrali. Le loro decisioni sono diventate fortemente dipendenti dai dati economici realizzati, in un contesto caratterizzato da conflitti geopolitici, e dagli effetti residuali di lockdown e Qe. È molto più difficile prevede-
re lo stato futuro dell’economia, e quindi anticipare le mosse delle Banche Centrali, che a loro volta faticano nel fare previsioni.
È quindi sensato, in tale contesto, giocare a prevederne le mosse mettendo a rischio il proprio capitale? Probabilmente no. Tuttavia, si potrebbe cercare di osservare il mercato attraverso le medesime lenti utilizzate dai banchieri centrali...
Considerata l’attualità i modelli economici tradizionalmente utilizzati han-
Tatjana Puhan, Cio di Copernicus Wealth. A lato, due possibili alternative cui guardare per decriptare i chiari di luna della Fed circa l’andamento dell’inflazione.
no perso in utilità, ma metodi semplici e moderne tecnologie incentrate sui dati possono fornire alcune indicazioni utili.
Una delle misure dell’inflazione che la Federal Reserve preferisce è il Pce (personal consumption expenditure deflator o deflattore delle spese di consumo personali) e ancora più specificamente il Core Pce, che esclude le componenti alimentari ed energetiche. Questo indice è appena sceso al di sotto del 3%, non ancora dove la Fed vorrebbe che fosse, ma già indica che ulteriori aumenti dei tassi sono per il momento fuori discussione. La domanda che ci si pone è se questo livello è sufficiente per stabilire che tagli dei tassi significativi siano dietro l’angolo.
Per rispondere potrebbe essere interessante considerare tre tipi di indicatori alternativi che sono verosimilmente tra i sorvegliati speciali: misure alternative dell’inflazione, condizioni di finanziamento e dati che indicano l’attività macroeconomica in tempo reale.
Non c’è infatti un metodo armonizzato per determinare il livello dell’inflazione, né per quanto riguarda il paniere di beni né per le formule applicate, per cui ha senso osservarla da diverse angolazioni. Le condizioni di finanziamento dicono qualcosa sul rischio che l’attuale livello dei tassi possa soffocare l’attività economica. La misurazione dell’attività macroeconomica cerca di catturare lo stesso problema fondamentale delle condizioni di finanziamento, guardando però ai risultati.
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Fonte: Bloomberg, Copernicus Wm Core Pce % 0,0 1,5 3,0 4,5 6,0 2000 2004 2007 2010 2013 2016 2019 2023 -2,50 0,00 2,50 5,00 7,50 10,00 28.02.2013 28.02.2015 28.02.2017 28.02.2019 28.02.2021 28.02.2023 Pce Core ex Housing Urban Us Consumer Cpi
L’inflazione negli Stati Uniti
Fonte: Bloomberg, Copernicus Wm osservatorio / macro
La pratica comune che si concentra sulla misurazione dell’inflazione Core, al netto di cibo ed energia, è molto discussa e di dubbia efficacia. La ragione principale per concentrarsi su una misura Core è la convinzione che vi sia una quantità significativa di ‘rumore’ transitorio nei movimenti dei prezzi di consumo aggregati. Tuttavia, ha probabilmente senso considerare anche misure dell’inflazione più vicine alla quotidianità dei cittadini. Altre critiche sono legate all’inclusione dei costi dell’alloggio nella misura Core Pce, che ha il potenziale di distorcerla.
Tra le misure alternative dell’inflazione alcune includono l’inflazione alimentare ed energetica e altre escludono l’alloggio. La prima, rappresentata dall’indice dei prezzi al consumo urbano, indica che l’inflazione è ancora ostinatamente alta se si includono i prezzi di cibo ed energia. La seconda evidenzia che l’inflazione è quasi un punto percentuale più alta rispetto al Core Pce se si esclude l’alloggio, implicando che il rallentamento del mercato immobiliare negli Stati Uniti potrebbe avere avuto un impatto generale sull’inflazione, ma in altre spese quotidiane, è ancora a livelli molto elevati, quasi al 4%.
Per valutare le condizioni di finanziamento, la Fed preferisce definizioni come la differenza tra il tasso di inflazione implicito nelle obbligazioni di stato con scadenza a un anno e il federal funds effective rate. In alternativa, si potrebbe anche considerare la differenza tra il fed funds rate e l’inflazione Core Pce. Entrambe appaiono leggermente elevate ma non allarmanti. Tuttavia, anche se identificate da Powell stesso tra i suoi indicatori preferiti, sono un po’ limitate e probabilmente non particolarmente rappresentativi per comprendere quanto restrittive siano le condizioni di finanziamento.
Pertanto, l’utilizzo di misure più ampie come il Chicago Fed’s National Financial Conditions Index (Nfci) potrebbe essere molto utile, forniscono infatti un aggiornamento completo e tempestivo sulle condizioni finanziarie nei mercati monetari, obbligazionari e azionari, nonché nei sistemi bancari, sia tradizionali sia ‘ombra’. I valori positivi del Nfci sono storicamente associati a condizioni finanziarie più severe della media, mentre i valori negativi sono associati a condizioni più allentate della media. Secondo questo indicatore, sembra che le condizioni attuali siano ancora piuttosto allentate, il che non
Questione di gusti Andamento degli indici d’inflazione alternativi preferiti da Powell (in %)
Ancora alternativi Andamento del Chicago Fed’s National Financial Condition Index (’71 - II-’24)
mette fretta alla Fed di tagliare i tassi.
Infine, i dati sull’attività economica potrebbero essere preziosi per valutare se i banchieri centrali possano sentirsi indotti a modificare il livello dei tassi. C’è una moltitudine di dati, spesso calcolati in modo non armonizzato, emessi con diversi ritardi temporali, il che rende difficile interpretare il flusso di notizie macroeconomiche. Tuttavia, essere il più vicini possibile al polso dell’economia può essere d’aiuto. Questi dati sono però prontamente disponibili, al pari di potenza di calcolo e modelli econometrici intelligenti. Fornendo informazioni aggiornate, il nowcasting aiuta a valutare la salute complessiva di un’economia. I dati economici in tempo reale possono del resto influenzare i mercati finanziari e l’analisi tempestiva è cruciale per il successo delle strategie di negoziazione.
Anche un investitore che non è in grado di fare tutta la programmazione può reperire dati interessanti pubblicamente disponibili che cercano di ‘nowcastare’ il futuro, filtrando notizie e dati in tempo reale, come l’utilizzo delle carte di credito
Se l’inflazione è una materia molto nebulosa per definizione, capire a cosa guardano i decisori politici è fondamentale per poterne anticipare o almeno intuire le mosse.
o i dati sul traffico, che possono essere utili per misurare l’attività economica e predire l’attività economica futura.
Riprendendo l’esempio degli Stati Uniti, le previsioni di crescita sono tutto fuorché eccezionalmente positive, ma non suggeriscono nemmeno una seria recessione nel prossimo trimestre. Quindi, ancora una volta, non c’è una grande motivazione per un taglio dei tassi. I modelli di nowcasting sono disponibili anche per le previsioni di inflazione di diverse regioni.
Navigare i mercati finanziari non è facile, né per gli investitori né per i banchieri centrali. È pertanto importante mantenere la calma e guardare a fatti oggettivi, oltre il sentiment di mercato, considerando dati il più possibile attuali e completi, per fare valutazioni appropriate ed evitare volatilità superflua nel portafoglio.
Marzo 2024 TM · 107
Fonte: Bloomberg, Copernicus Wm -6,0 -4,5 -3 -1,5 0 1,5 3 4,5 6,0 2001 2004 2007 2011 2014 2017 2021 Fed Funds - 1y Breakeven Fed Funds - Core Cpi
Fonte: Fed Chicago, Copernicus Wm 1971 1978 1986 1994 2001 2009 2017 Chicago Fed Nfci -1,5 0 1,5 3 4,5 6
Promesse elettriche
Nononostante un 2023 difficile, causa rallentamento della domanda cinese, il mercato dei veicoli elettrici si conferma in forze. Un settore su cui puntare nel medio periodo.
L’elettrico in Cina
Andamento delle vendite di veicoli elettrici a batteria per mese (in mia unità)
Alec Lucas, Research Analyst di Global X Etf. A lato, volano le vendite di veicoli elettrici in Cina.
ioni di litio alimentano la rivoluzione elettrica e i produttori di batterie continuano a scoprire nuove combinazioni chimiche. I prezzi del litio sono diminuiti significativamente lo scorso anno, con l’indice globale in calo del 70% su base annua.
Il 2023 ha rappresentato un anno difficile per i veicoli elettrici (Ev) e per il litio, la principale materia prima per la loro produzione. Dopo l’intento delle aziende estrattrici di litio di tenere il passo con il raddoppio delle vendite di veicoli tra il 2020 e il 2021 e con un ulteriore aumento del 60% nel 2022, le difficili dinamiche di mercato in Cina e dei costi dei veicoli superiori al previsto hanno portato alla riduzione dei prezzi del litio. Tuttavia, le politiche governative favorevoli e i fondamentali intatti per il litio indicano che nel lungo termine il futuro dei veicoli è elettrico: rimangono lo strumento più efficace per ridurre le emissioni del trasporto su gomma. Politiche favorevoli. Negli Stati Uniti, il Governo ha stanziato miliardi di dollari per rendere elettrica la flotta di veicoli del Paese. Attraverso l’Infrastructure Investments and Jobs Act, sono stati destinati oltre 7,5 miliardi di dollari per il sistema di ricarica, tra cui oltre 5 per costruire caricabatterie ad alta velocità distanziati a non oltre 50 miglia su tutte le principali strade e autostrade americane.
Affrontare le persistenti preoccupazioni dei consumatori su come e dove caricare i loro veicoli è fondamentale per raggiungere un punto di svolta. Il Governo offre anche un credito d’imposta fino a 7.500 dollari sui nuovi acquisti di veicoli elettrici. La crescita delle vendite rimane forte anche se è rallentata rispetto ai massimi. Nel III trimestre 2023, i volumi hanno sfondato quota 313mila unità, con un aumento di oltre il 50% su base annua.
Anche in Europa godono di politiche pubbliche favorevoli. In Svizzera, i leasing sono esenti da un’imposta sul valore aggiunto del 25% e alcuni cantoni offrono fino a un quinto di rimborso sugli acquisti di veicoli elettrici. In Norvegia, dove la grande maggioranza dei nuovi veicoli è ora elettrica, i proprietari godono di un’ampia gamma di vantaggi ed esenzioni fiscali, tra cui un livello notevolmente più basso di tasse stradali, per traghetto e di parcheggio. Ci si attende un Cagr di oltre il 12% all’anno in Europa fino al 2028, arrivando a un volume di mercato di quasi 290 miliardi di dollari.
Fondamentali intatti. Le batterie agli
Nel 2023, i produttori di batterie sono riusciti a smaltire le scorte di litio accumulate nel 2022 e, pur prevedendo una moderazione dei prezzi, molti operatori del settore sono rimasti sorpresi dall’intensità. A novembre, nella conferenza sugli utili del III trimestre di Albemarle, principale fornitore al mondo di litio per batterie, Eric Norris, Presidente di Energy Storage, ha sottolineato che, dati i fondamentali del mercato, era leggermente perplesso sul motivo dei livelli di prezzo
Con l’inizio del 2024, i prezzi del litio sembrano ancora più elevati rispetto alla media storica e i fondamentali che li supportano rimangono intatti. Ciò favorisce la redditività del settore minerario, il cui break even è raggiunto a prezzi molto più bassi. I prezzi del litio continueranno a essere stabilmente elevati rispetto alle medie storiche, vista la natura anelastica dell’offerta e la crescita della domanda.
I veicoli elettrici producono un livello significativamente inferiore di emissioni nel corso della vita rispetto ai veicoli tradizionali, e giocheranno un ruolo importante nel raggiungere gli obiettivi di emissioni. Nonostante un difficile 2023, i fattori che favoriscono la crescita dei veicoli elettrici garantiscono che l’adozione dovrebbe continuare ad aumentare man mano che il mondo si elettrizza.
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Fonte: Global X 24 100 200 300 400 500 600 700 800 Gen ■ 2020 ■ 2021 ■ 2022 ■ 2023 Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic osservatorio / settori
Orizzonte 10 anni
Come gestire l’Asset Allocation Strategica guardando al prossimo decennio? Cosa dovrebbe prevalere nell’interpretazione del termine ‘strategico’?
Asset allocation strategica
Differenze tra le singole asset class per tipo e rischio
Fonte: Pam 2024
Il tema dell’Asset Allocation Strategica (Aas) è tuttora molto dibattuto. C’è chi ritiene che l’essenza della Gestione siano le scelte tattiche e che pertanto una strategia di Asset Allocation sia inutile. All’altro estremo, ci sono coloro che la ritengono essenziale proprio per dare un quadro di riferimento alle scelte tattiche, ma che interpretano l’aggettivo ‘strategico’ in senso assoluto: proprio perché non è tattica, la strategia non deve mai cambiare. Chi scrive ritiene che la scelta di avere una strategia di Asset Allocation non implichi necessariamente un suo totale immobilismo.
Il momento attuale è particolarmente indicato per riflettere su possibili cambiamenti della Aas: limitandosi alle asset class principali, ci si trova infatti in una situazione in cui le obbligazioni, dopo un periodo di tassi vicini a zero o negativi durato una dozzina d’anni, sono tornate a offrire rendimenti più elevati mentre le azioni sono quasi ovunque ai massimi storici. È sensato dunque chiedersi cosa si ottiene applicando oggi i più comuni modelli di ottimizzazione.
Ottimizzare la Aas significa identificare la combinazione delle classi d’investimento che massimizzano il rendimento atteso sui prossimi 5-10 anni per un dato livello di rischio. I due input fondamentali sono dunque i rendimenti e il livello di rischio attesi. Limitandosi al mercato americano, cosa emerge dai dati?
Utilizzando criteri di valutazione che paragonano il livello dell’indice S&P500 a quello degli utili effettivamente realizzati dalle aziende negli ultimi anni, un approccio che il premio Nobel Robert J. Shiller ha mostrato avere un significativo potere previsionale sui rendimenti decennali, l’unica conclusione possibile è che i mercati azionari siano in questa fase più cari del solito. Di conseguenza, il rendimento che ci si può attendere da essi nei prossimi 10 anni è più basso del solito.
Ciò non vale per le obbligazioni, che appaiono in linea con la loro valutazione media nel lungo termine. Per l’analisi si è dunque ipotizzato un rendimento atteso annuo del 6,4% per le azioni e del 3,8% per i titoli di Stato. Questa ipotesi non pare lontana dal senso comune: in fondo,
Nicola Carcano, Executive Director di Phosphor Am. A lato, sono molte le variabili cui guardare nel determinare gli equilibri di un portafoglio.
il rendimento atteso dalle azioni resta ben superiore a quello dei bond. Che però la differenza fra i due livelli sia minore del solito porta a conclusioni radicali.
Il secondo elemento chiave è il rischio atteso. I modelli tradizionali misurano questo elemento tramite la volatilità dei rendimenti. Modelli più recenti suggeriscono invece di misurarlo tramite il livello medio dei grandi ‘drawdown’, ossia la massima perdita possibile in un certo periodo. Seguiremo questo secondo approccio che pare riflettere meglio la preoccupazione degli investitori privati.
Applicando tale approccio, si ottiene l’Aas riportata, che evidenzia quattro punti degni di particolare rilievo. Primo: fra gli asset a rischio, le obbligazioni High Yield paiono relativamente più attraenti delle azioni (il che deriva direttamente dalle ipotesi sopra descritte sui rendimenti attesi). Secondo: l’oro svolge un ruolo centrale nel contenimento dei drawdown per i portafogli meno aggressivi (un elemento di solito sottovalutato dai modelli tradizionali a causa dell’elevata volatilità del metallo giallo). Terzo: le obbligazioni indicizzate all’inflazione appaiono più efficienti di quelle ordinarie (anche a seguito della loro migliore resistenza alla forte caduta dei prezzi nel 2022). Quarto: la crescita del rendimento atteso di portafoglio all’aumentare del livello di rischio è probabilmente minore di quanto ci si potrebbe attendere (anche in questo caso la causa è da ricercare nelle prudenti aspettative di rendimento azionario).
Marzo 2024 TM · 109
Rendimento atteso Max. Drawdown Cash Bond Inflat. Linked Immo. Hedge Fund High Yield Oro Azioni
Medio Usd 4,3% Eur 3,5% Chf 3,0% 4,8% 5-10% 5-15% 15-25% 20.0% 15-25% 0.0% 10-15% 0.0% Rischio Moderato Usd 4,7% Eur 3,8% Chf 3,4% 8,2% 0-5% 15-25% 25-35% 20.0% 5-15% 10-15% 5-10% 0.10% Rischio Elevato Usd 5,0% Eur 4,1% Chf 3,0% 14,7% 0.0% 15-25% 25-35% 20.0% 0-5% 15-25% 0-5% 5-15%
Rischio
strategie
osservatorio /
Venti di coda, non di testa
I titoli growth presentano valutazioni molto attrattive. A fronte di caratteristiche e di un contesto tornati favorevoli, potrebbe essere dunque di nuovo il momento di credervi con convinzione.
Gli ultimi due anni sono stati perlopiù accidentati per gli investitori growth. Il principale disagio è stato il frettoloso aumento dei tassi d’interesse per contrastare la spirale inflazionistica. La geopolitica. L’aumento dei tassi ha segnato la fine di un decennio di denaro facile, mettendo in dubbio la capacità delle aziende growth di espandere la propria attività o sopravvivere. Tuttavia, il mondo non è ancora in recessione. Il 2023 è stato positivo per la maggior parte dei mercati.
Ancora una volta, gli Stati Uniti hanno fatto da apripista, seppur segnati dall’eccezionale performance dei Magnifici Sette (Meta, Tesla, Alphabet, Nvidia, Apple, Amazon e Microsoft) con un aumento di circa l’80% in termini di prezzo delle azioni, il resto delle 493 società dell’S&P 500 è rimasto sostanzialmente piatto.
Agli inizi del 2024, il sentiment soffia ancora contro i titoli growth. Tuttavia, i venti contrari dell’ultimo biennio potrebbero attenuarsi, in particolare perché queste aziende hanno già dovuto adattarsi a un nuovo paradigma, ponendo l’accento sulla redditività e sulla generazione di flussi di cassa, al fine di dimostrare l’autofinanziamento delle proprie attività.
Questa dimostrazione di resilienza è antitetica alla ‘crescita a tutti i costi’ del decennio precedente, sostenuta da liquidità a bassissimo costo. Se allora l’obiettivo era la quota di mercato, ora si tratta solo di crescita organica e di bilancio.
Ci sono stati inevitabilmente vincitori e vinti. Ad esempio, sono stati liquidati gli investimenti in Carvana e Zoom: il modello di business del primo ha faticato a causa dell’aumento dei tassi, mentre il secondo potrebbe avere difficoltà a crescere in un ambiente sempre più competitivo.
Tra le società che hanno reagito bene al cambiamento c’è Shopify, la piattaforma di e-commerce incentrata sui commercianti, che ha tagliato i costi e abbandonato la logistica. Anche Door Dash, l’applicazione per la consegna di cibo a domicilio, ha beneficiato della scomparsa dei rivali e ha conseguito quasi 900 milioni di dollari di free cash flow.
Le aziende growth di qualità, con elevati rendimenti e solidi margini, sono in grado di far fronte a eventuali pressioni
«Il sentiment soffia ancora contro i titoli growth. Tuttavia, i venti contrari potrebbero attenuarsi, in particolare perché queste aziende hanno già dovuto adattarsi a un nuovo paradigma, ponendo l’accento sulla redditività e sulla generazione di flussi di cassa»
inflative. Queste aziende non si affidano semplicemente al ciclo economico, mostrano un progresso di fondamentali che dovrebbe essere riconosciuto dai mercati in termini di prezzo delle azioni. Questo sta iniziando ad accadere, dato che gli utili e i profitti superano le aspettative. Va riconosciuto. Il riconoscimento di ciò è ora sostenuto da una serie di fattori di coda. In primo luogo, molte delle nostre partecipazioni stanno registrando una robusta crescita dei ricavi; in secondo luogo, gli utili e il free cash flow stanno migliorando; in terzo luogo, questi due fattori sono favoriti da forti stimoli strutturali. Sono palpabili fantastiche opportunità per gli investitori growth.
La digitalizzazione di commercio e
finanza prosegue spedita. Aziende come Mercado Libre, Coupang e Pdd stanno dominando l’espansione nei rispettivi mercati. L’incrociarsi di dati e sanità offre la possibilità di scoprire nuovi modi per sfruttare la potenza del machine learning e dare una maggiore probabilità alla prevenzione e alla cura: che la si ami o la si odi, Moderna è in prima linea.
L’economia post-carbonio è all’ordine del giorno, ma il problema è come trarne vantaggio. Ad esempio, il produttore di batterie Northvolt sembra strategicamente importante per l’Europa, è in concorrenza con aziende cinesi e statunitensi. A questo si aggiungono Solugen e Climeworks, che offrono soluzioni per contenere i futuri livelli di emissioni.
C’è poi il potenziale dell’Intelligenza Artificiale, ancora invalutabile. Di conseguenza, l’esposizione all’Ia dovrebbe essere diversificata e comprendere l’hardware (Asml), il cloud (Aws), i servizi cloud (Snowflake), le soluzioni per l’industria (Tesla) e i consumatori (Spotify). Crescita all’orizzonte. È difficile prevedere con precisione quando questo periodo di ‘riconoscimento’ partirà. Ma per chi ha una visione a più lungo termine, i titoli azionari growth possono rivelarsi interessanti. In passato si era soliti pagare un premio per i growth, ma attualmente, a eccezione dei Magnifici Sette, essa appare allettantemente a buon mercato. Molte società presentano buone previsioni in termini di crescita di vendite e utili, mentre le valutazioni sono inferiori o in linea con la media. Potrebbe essere dunque il momento di salire sul treno?
110 · TM Marzo 2024
osservatorio / settori
James Budden, responsabile marketing e distribuzione di Baillie Gifford.
È diverso, questa volta?
Nonostante un’apparente forza, gli allarmi sullo stato di salute dell’economia americana aumentano. Gli operatori sembrano non scontare l’eventualità di una recessione, ma...
Alan Mudie, Cio di Woodman Am. A lato, l’inversione della curva dei rendimenti qualche rischio lo segnala.
che il mercato del lavoro rimane forte. Questo significa che i molti segnali sono falsi? Non necessariamente.
Le parole più pericolose in economia e finanza si dice siano ‘Questa volta è diverso’, e c’è un fondo di verità. Le economie tendono a seguire un ciclo regolare di ripresa, espansione, rallentamento e flessione, seguito dalla successiva ripresa. A volte, però, il cosiddetto Cigno Nero sconvolge il ciclo. Come la pandemia. Recessione e stimoli senza precedenti. I lockdown hanno certamente creato la più insolita delle recessioni. Alcuni lavori sono diventati temporaneamente superflui da un giorno all’altro. I Governi hanno messo mano al borsello. Negli Stati Uniti si stima che il sostegno federale totale sia stato pari a 4,6 trilioni di dollari (il 21% del Pil 2019). Il bilancio della Fed ha sfiorato i 9 trilioni nella primavera 2022.
E si è visto, la liquidità delle famiglie americane nei conti correnti è passata da 1 a 4,5 trilioni nel terzo trimestre 2022, e convogliato la domanda su beni di consumo, acquistati online, mentre i problemi di fornitura hanno trainato gli ordinativi. Debolezza del manifatturiero. Questo cocktail di domanda in eccesso, offerta
limitata e politiche fiscali e monetarie dissolute ha fatto sì che la recessione del 2020 fosse la più breve mai registrata. Tuttavia, la domanda di beni è rapidamente diminuita. I responsabili degli acquisti avevano ordinato troppo e i consumatori sono tornati ai ‘servizi’. Questo ha portato a un crollo della fiducia delle imprese manifatturiere, e il dato mensile dell’Ism è in contrazione dal novembre 2022.
I dati dell’Ism sono una componente chiave di una serie di indicatori anticipatori dell’attività, come il Conference Board’s Leading Economic Index, che è in negativo da luglio 2022. Altri indicatori storicamente affidabili hanno inviato messaggi altrettanto negativi. Ad esempio, la curva dei rendimenti si è invertita prima di tutte le otto recessioni statunitensi dagli anni Sessanta. Più di recente, la curva statunitense è invertita dal novembre 2022.
Tuttavia, l’economia rimane solida, il modello di previsione della Fed di Atlanta per il I trimestre suggerisce che la crescita raggiungerà un tasso annualizzato del 3,4%, mentre l’aumento a sorpresa di 353mila nuovi posti in gennaio dimostra
Preoccupazioni per i consumi. Innanzitutto, la curva dei rendimenti ha fornito in media 13 mesi di preavviso prima delle ultime quattro recessioni (l’attuale inversione è durata finora 15 mesi), ma si è anche sempre normalizzata prima dell’inizio della recessione. In secondo luogo, le famiglie hanno iniziato a prelevare i risparmi in eccesso nel 2023, eccesso che dovrebbe finire entro il III trimestre. In terzo luogo, dallo scorso ottobre sono stati ripristinati i rimborsi dei prestiti agli studenti per 43,2 milioni di americani, il che contribuisce ad aggravare le prospettive per i consumi. Quarto, il debito residuo delle carte di credito è aumentato del 24,7% negli ultimi due anni, raggiungendo il massimo storico, le inadempienze sono in aumento e il 22,9% degli addetti ha dichiarato a gennaio di voler inasprire gli standard sui prestiti.
Sebbene questo ciclo sia iniziato in modo molto diverso dai precedenti, gli eccessi aumentano. Nel frattempo, le prospettive per i consumi si sono offuscate, mentre l’Ism manifatturiero indica ancora un’attività fiacca. Queste note di cautela sono in netto contrasto con l’ottimismo degli operatori di mercato. Con gli analisti che prevedono per l’S&P 500 una crescita degli utili per azione del 9,1% quest’anno e con l’indice scambiato a 22,6x gli utili, i mercati sono prezzati alla perfezione e gli investitori non sembrano preparati all’eventuale rallentamento.
Marzo 2024 TM · 111
Fonte: Bloomberg II-24 1992 1997 2002 2007 2012 ■ Recessione Spread 3m/10y 2017 2022
di recessione Andamento dello spread dei titoli americani a tre mesi e decennali -200 -100 0 100 200 300
Segnali
osservatorio / macro
I Marvelous Three!
Alle spalle della nascente rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale si nascondono tre potenze dell’industria ad alta tecnologia, che ne dominano il mercato. Rischi? Solo geostrategici.
Aumentare, ma assicurare, la capacità di produzione dei semiconduttori più potenti è l’obiettivo di Sam Altman, Ceo di OpenAi e ideatore di ChatGpt. Il suo piano? Garantire una produzione sufficiente di semiconduttori di ultima generazione, indispensabili per lo sviluppo dell’Ia generativa. Una sfida vertiginosa, stimata in 7mila miliardi di dollari dallo stesso Ceo di OpenAi.
L’industria dei semiconduttori è al centro di tutte le grandi innovazioni tecnologiche. Senza i chip la digitalizzazione non è possibile. iPhone, Facebook, Tesla, ma anche la Difesa moderna… non esisterebbero senza i microchip. Sono semplicemente essenziali, poiché forniscono sia potenza di calcolo che capacità di memorizzazione. A ogni ciclo dell’innovazione, emerge un ecosistema dominante. La rivoluzione del Pc negli anni Ottanta è stata dominata da Intel, quella dello smartphone da Qualcomm su architettura Arm, il tutto prodotto a Taiwan da Tsmc su macchine Asml.
La rivoluzione tecnologica in corso,
quella dell’Ia, sarà ancora più immersiva delle precedenti. L’Ia si basa su una nuova architettura, il processore Gpu, inizialmente utilizzato nelle schede grafiche e per il gaming, ma adottato ora su larga scala anche in nuove applicazioni, per esempio per la guida autonoma o il machine learning. Il successo dell’Ia generativa deve molto alle capacità di calcolo intensive delle reti neurali artificiali, che sono elaborate più efficacemente dall’architettura Gpu rispetto alle Cpu di Intel.
L’ecosistema dominante di questa nuova rivoluzione è già stato individuato. Dettaglio non da poco: è transnazionale. Negli Stati Uniti, Nvidia progetta le Gpu. A Taiwan, Tsmc è l’unica fonderia al mondo a possedere fab specializzate per la produzione di semiconduttori sempre più miniaturizzati. Infine, Asml, con base in Europa, è l’unica società di attrezzature per l’industria dei semiconduttori capace di sviluppare le macchine per litografia, tappa essenziale del processo produttivo.
I vantaggi competitivi di questi tre attori sono talmente elevati da permettere loro di restare dominanti per l’intero
ciclo d’innovazione. Da questo punto di vista, meritano sicuramente l’appellativo di Marvelous Three! Asml, che detiene il monopolio nella litografia, vende le sue macchine più potenti a 250 milioni di dollari l’una, Tsmc richiede un investimento di oltre 10 miliardi di dollari per aprire una nuova fab, mentre Nvidia sviluppa Gpu da oltre 30 anni. È dunque probabile che la crescita degli utili di queste tre società sarà sostenuta e longeva.
L’eventuale rischio per questo ecosistema non è di natura tecnologica. I risvolti sono eminentemente geostrategici, come fu a suo tempo per il petrolio. Comincia a insinuarsi una convinzione: le nazioni che domineranno la potenza di calcolo avranno un vantaggio significativo. I riflessi protezionistici dei Governi metteranno conseguentemente il freno a una cooperazione tecnologica internazionale che potrebbe svolgersi a vantaggio di tutti? L’Inflation Reduction Act americano prevede 52 miliardi di dollari per la rilocalizzazione delle fab. L’Europa lancia il suo Chips Act e mobilita altri 43 miliardi per l’insediamento di nuove fab.
La Cina cerca da tempo, con qualche successo, di far nascere un’industria dei semiconduttori, ma si scontra con le restrizioni poste in essere dagli americani per l’accesso alle macchine Asml più sofisticate. Infine, se dovesse prendersi Taiwan, la Cina si assicurerebbe il controllo di Tsmc… ma perderebbe probabilmente l’accesso a Asml. Il concetto di ‘globalizzazione felice’ è un lontano ricordo. Il rischio principale per questa industria e per i Marvelous Three è geostrategico!
112 · TM Marzo 2024
osservatorio / settori
Olivier de Berranger, Ceo e Cio di La Financière de l’Echiquier (Lfde).
Quanto è veramente resiliente la vostra impresa?
The Deloitte Resilience Barometer presenta gli impatti economici derivanti da geopolitica, avvenimenti climatici e pandemie.
Deloitte.com/ch/resilienz
Deloitte
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Un viaggio nell’universo interiore dell’artista milanese Luca Pignatelli per interpretarne la creatività alla luce della sua ricerca esistenziale e artistica. Un progetto del Musec di Lugano, frutto di due anni di incontri e approfondimenti, che ha il merito di sottrarre il contemporaneo alla superficialità dell’effimero.
All’origine della creatività
Persona - Ricordo - MemoriaImpronta - Frammento - Relitto - Abisso - Grotta - Spiaggia - Terra - Origine. Undici nuclei concettuali attorno ai quali si concatena il percorso di visita della mostra: ciascuno posto a esergo di una sala e accompagnato da un breve testo poetico scritto dall’artista stesso, che offre così un primo punto di ingresso, per via di parola, nella stratificazione del suo mondo interiore. È infatti lo stesso Luca Pignatelli (Milano, 1962), con l’unicità di una ricerca esistenziale e artistica irriducibile alle consuete categorizzazioni, la vibrante materia prima di questo originale quanto profondo progetto espositivo.
Che un museo delle culture si cali su un artista contemporaneo non è consueto, e quando accade troppo spesso è per tentare un estemporaneo coup de théâtre. Il Musec - Museo delle Culture di Lugano è invece ormai al quinto appuntamento del suo ciclo “Global Aesthetics”, con cui sfrutta proprio la trasversalità costitutiva della sua visione, nella quale confluiscono le dimensioni di antropologia, sociologia, psicologia e semiologia, per offrire del contemporaneo un’interpretazione controcorrente, dove il processo
«All’origine di ogni cosa vi è forse il mistero della nascita della persona. Un mistero collocato in un luogo smisuratamente remoto ma raggiungibile in un battito d’ali se cavalchi la luce, se ti fai ombra, particella di tempo, di spazio, di materia, pulviscolo che cerca il suo profondo senso di appartenenza all’universo»
Luca Pignatelli, artista
di genesi, le esplorazioni e le esitazioni, le accelerazioni e le frenate, le conquiste e i ripensamenti dell’artista, ancor prima delle sue opere solitamente al centro della mediatizzazione, diventano nutrimento di un’esperienza autenticamente trasformativa. Ben sapendo che, per quanto entrare nelle logiche creative di un artista sia chiaramente un’operazione di estrema complessità, è forse l’unica vera chiave a disposizione per interpretarne profondamente l’opera.
Come rivela la sequenza delle undici parole, si procede dall’individuale (persona) verso l’universale (origine), che è poi l’anelito dell’Arte di ogni tempo e cultura, e la direzione dell’ascesa contemplativa. Un viaggio, quello che viene proposto sui due piani di Villa Malpensata, che diventa invito alla meditazione. Alle pareti 49 grandi lavori, per lo più inediti: larghe porzioni di teloni ferroviari dismessi, giuntati, cuciti, forati, bruciati, poi dipinti e lavorati con inserti di diversa natura. Sono il frutto della produzione dell’ultimo decennio di Luca Pignatelli, meno nota ma che della sua arte costituisce il punto d’arrivo: l’approdo all’origine. La stratificazione che ha potuto sperimentare nelle opere su carta viene
114 · TM Marzo 2024
©Luca Pignatelli. Ph. Giuseppe Anello
arte /mostre
© FCM/ MUSEC, Lugano
qui trasposta su grande scala; le migliaia di immagini che conserva sparse su un grande tavolo nella parte più intima del suo atelier-hangar milanese come frammenti dell’immensità che in questi anni ha esplorato, anche se qui potrebbero sembrare ripudiate da una scelta espressiva che esclude il figurativo, sotterraneamente la sostanziano, caricando il gesto estetico di una tensione creativa e progettuale tanto prossima, nella sua urgenza e sincerità, all’arte su cui a fine Ottocento le culture ‘primitive’ spalancarono gli occhi delle avanguardie europee.
Sopra, Luca Pignatelli al lavoro e accanto Corpo di fabbrica, 2019, 171×146 cm. A destra, la sala Frammento: al centro, il tavolo ricoperto - proprio come nel suo studio milanese - da alcune fra le migliaia di immagini che ha raccolto in oltre 30 anni, ‘precipitato’ della sua frequentazione con l’immensità. In apertura, la grande tela astratta Cosmogonia Litica, 2021-2022, 277×425 cm. Sotto, uno scorcio della parete nella sala che fa da prologo alla mostra, con le 61 parole dell’arcipelago concettuale dell’artista.
Si penetra in uno spazio sospeso e stratificato, a immagine della Grotta del Cavallo di Porto Selvaggio che, con il suo antico mistero, per il giovane Luca è stata luogo di un imprinting emotivo e intellettuale. In sottofondo le note di David Lang, nell’aria il profumo inconfondibile dei teloni di canapa. Lungo il percorso sono stati trasposti angoli dello studio dell’artista, un precipitato della sua quotidianità: tavoli, sedie, poltrone, divani e carrelli che, proprio come nell’ambiente originario, sono affiancati o ricoperti da fotografie, carte, disegni, ritagli di gior-
nale, telai, mucchi di teloni ferroviari, cocci, chiodi, barrette di metallo, cordame e gli strumenti del mestiere, pennelli e latte di pittura. A ricordare come la dimensione antropologica e il contesto sociale facciano parte delle condizioni primarie di ogni creatività, anche la più astratta e immanente.
Proprio la convergenza fra le tre prospettive offerte da etnografia, psicologia analitica e antropologia dell’arte permette di restituire, nella sua complessità, l’essenza dell’arte di Luca Pignatelli, risalendo dalla dimensione biografica ai valori
Marzo 2024 TM · 115
© Luca Pignatelli. Ph. Michele SereniFirenze.
© FCM/ MUSEC, Lugano
©Luca Pignatelli. Ph. Giuseppe Anello
© FCM/ MUSEC, Lugano
La sedimentazione della storia
Conosciuto in Italia e nel mondo per il suo processo di raccolta, recupero, cura ed editing iconografico della storia e dell’arte, Luca Pignatelli vive e lavora a Milano, dove è nato nel 1962, in una casa-studio da lui stesso progettata in un vecchio edificio industriale. Figlio d’arte, si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, dove l’interesse costante nei confronti di ciò che con il tempo definirà “crescita sedimentaria della storia” lo porta in particolare a confrontarsi con Adolf Loos e Aldo Rossi, conquistato dal richiamo dell’idea di edificio e città come sommatoria organica di stili ed epoche. Proprio la ricerca di una sintesi fra passato e presente permea la sua futura ricerca.
Dagli iniziali disegni su carta e masonite, la sua produzione si è sviluppata attraverso l’uso eterodosso e la diversificazione sperimentale di materiali e tecniche, indirizzandosi sempre più verso opere di grande formato. Luoghi privilegiati della ricerca di Pignatelli sono le fabbriche, arsenali militari e depositi delle città portuali, che si integrano ai grandi edifici simbolo della storia europea. Dagli anni Novanta ha introdotto l’uso di materiali di recupero, come teloni di canapa dei convogli ferroviari, carte assemblate, tessuti, vecchie tavole di legno, lastre di ferro zincato e tappeti persiani, da lui risemantizzati. Al contempo, si delinea una pratica artistica seriale, con veri e propri cicli, fra cui Arazzi italiani (2007-2008), Atlantis (2009), Schermi (2009), Analogie (2010), Cosmografie (2014), Sculture (2010), Standard (2014), Migranti (2015), Imperatori (2017) e Persepoli (2017).
Se da un lato si è affermato un interesse particolare al dialogo con la storia e con la natura, dall’altro è emerso quello per il linguaggio astratto, fatto di porzioni di materia che si stratificano su supporti di recupero.
Oltre che in prestigiose collezioni private europee e americane, le opere di Luca Pignatelli sono conservate da rilevanti istituzioni museali e sono state esposte in importanti esposizioni temporanee, dalla 53ma Biennale di Venezia (2009) alla New York Historical Society (2022) consacrandolo a livello internazionale.
che il suo linguaggio espressivo convoca, per interrogarsi infine sul significato che una creatività tanto densa e anticonvenzionale possa avere per la società e la cultura odierne.
Un ambiente che induce il visitatore a soffermarsi, lasciarsi permeare dalle sue atmosfere, entrare in risonanza con le opere che diventano portale di accesso a
quell’universale che, pur muovendo dal contingente della propria temporalità, il vero artista riesce a esprimere.
L’allestimento (la mostra è in programma fino al 12 maggio) non è che il punto di arrivo di quasi due anni di incontri e riflessioni condivise dall’artista con Francesco Paolo Campione, il direttore del Musec che di questo progetto è stato
L’allestimento della mostra dedicata a Luca Pignatelli al Musec di Lugano, in programma fino al 12 maggio, affianca alle grandi tele astratte di Pignatelli oggetti e angoli del suo studio, unendo dimensione artistica, antropologica e sociale. Sulla destra, il grande dittico Parete ipogea, 2019, 260×360 cm.
maieuta. Proprio durante queste conversazioni, scoprendo l’abitudine dell’artista di battere a macchina filze di parole per cercare di fermare i significati della sua ricerca esistenziale e artistica, è nata la proposta, accolta con entusiasmo, di selezionarne alcune che fungessero da mappa concettuale del progetto espositivo, intitolato Astratto. Da una prima selezione di sessantuno, una per ogni anno di vita dell’artista, che campeggiano a caratteri cubitali sulla parete della sala introduttiva, si è arrivati a distillare le undici che ne formano l’alfabeto speculativo. Nel gioco di concatenazioni creato dai testi che le accompagnano, ogni termine è associato al successivo - e l’ultimo al primo - trovando nella fine un nuovo inizio. Circolarità che dell’opera di Pignatelli è costitutiva, laddove il presente si rivela mobile sintesi del passato - esplorato, auscultato, accolto e risemantizzato, tanto materialmente quanto concettualmente, in un’incessante osmosi.
Dei temi affrontati negli incontri fra Luca Pignatelli e Francesco Paolo Campione - spaziando dall’antico al futuro, dalle iniziatiche esplorazioni della Grotta del Cavallo ai recenti lavori astratti - offre una ricostruzione anche la conversazione proposta nel libro d’artista Genesi e astratto che, insieme al catalogo della mostra (ed. Skira), costituisce un altro fondamentale tassello del progetto. Per ora (ma non è esclusa anche una futura più ampia diffusione, come nelle intenzioni vi è quella di portare il progetto espositivo anche in sedi estere) la lettura della conversazione è riservata ai proprietari dei 149 esemplari firmati e numerati di questa preziosa pubblicazione della Fondazione culture e musei, con riproduzione su carta pregiata di tutti i lavori in mostra, insieme a una selezione aggiuntiva, ciascuno corredato da un frammento di un’opera originale di Luca Pignatelli.
Susanna Cattaneo
116 · TM Marzo 2024
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LA PROMESSA DI DORMIRE BENE
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Piccoli oggetti di lusso, testimoni dell’arditezza, della maestria e dell’inventiva dei migliori orafi. Preziosi accessori ‘tascabili’, entrati a pieno titolo nei rituali sociali dell’élite del Settecento, raccontano di un’art de vivre raffinata e galante.
In mostra Musée Cognacq-Jay, uno scrigno a sua volta con una storia tutta da scoprire.
Tabacchiere, bomboniere, astucci, portacipria, flaconi di profumo, kit per la scrittura o il ricamo, fibbie e pomi da bastone, lorgnette... Objets de poche preziosi e sofisticati, realizzati in oro, arricchiti con pietre dure o preziose, ricoperti di madreperla, porcellana o smalti traslucidi e talvolta decorati con miniature. Privilegio lussuoso di membri delle famiglie reali e delle corti di tutta Europa, riflettevano usi e costumi di un tempo in cui proprio attraverso l’eleganza di questi dettagli si rivaleggiava in art de vivre
È il Musée Cognacq-Jay - ospitato, nel cuore del quartiere parigino del Ma-
lazzo cinquecentesco
dell’Hôtel Donon, - a farne il centro di una mostra che di questi ‘in-essenziali accessori’ vuole rivelare sottointesi e polisemia, mobilitando la storia dell’arte, della moda, della tecnica, della cultura e antropologia. Affiancati da accessori e abiti che li accompagnavano, dai mobili in cui erano conservati o esposti, da dipinti, disegni e incisioni in cui sono raffigurati,
A sinistra, l’Hôtel Donon, nel quartiere parigino del Marais, dal 1990 sede del Musée Cognacq-Jay.
Nella pagina, alcuni dei preziosi pezzi della sua Collezione che esprimono l’inclinazione per l’art de vivre del Settecento, con i suoi raffinati objets de poche: sopra, una tabacchiera di Paul-Nicolas Ménière, 1776-77 e, in alto a sinistra, un astuccio-nécessaire attribuito all’orafo Noël Hardivilliers, 1770-80. Sotto, il presunto ritratto di Jeanne-ElisabethVictoire Deshays, attribuito al marito Jean-Baptiste Deshays, 1760-63, che rispecchia il gusto dell’epoca.
118 · TM Marzo 2024
arte /collezioni/mostre
© CC0 Paris Musées/Musée Cognacq-Jay
© CC0 Paris Musées/Musée Cognacq-Jay © Pierre Antoine
possono infatti essere ricondotti al più ampio contesto sociale e cul turale in cui erano utilizzati.
Punto di partenza è l’eccezionale collezione che Ernest Cognacq e la consorte Marie-Louise Jaÿ, i fondatori dei grandi magazzini La Samaritaine, lasciarono in eredità alla città di Parigi, che fra i suoi oltre 1200 pezzi di arte del Settecento comprende circa 260 objets de poche , fa cendone una tra le più rap presentative raccolte di questa rara produzione, con capolavori di alcuni dei più grandi nomi dell’o reficeria di lusso del Secolo dei Lumi: Joseph-Étienne Blerzy, Paul-Nicolas Ménière, Johann-Christian Neuber, solo per citare alcuni maestri di raffinatezza, ingegno ed eleganza. Per l’occasione, arricchita da importanti prestiti, provenienti da prestigiose istituzioni come il Louvre, il Musée des Arts Décoratifs di Parigi, il Castello di Versailles, il Palais Galliera, le Collezioni Reali inglesi e il Victoria and Albert Museum di Londra. Il fascino di questi oggetti risiede tanto nel virtuosismo artistico e artigianale
custodie, mentre ingegnosi cannocchiali permettevano sia di sbirciar lontano che di farsi ammirare. La fabbricazione sfidava l’abilità e l’inventiva dei migliori orafi, richiedendo il concorso di un’enorme varietà di mestieri d’arte, dagli smaltatori ai pittori ai lapidari, arrivando a realizzare anche fantasiose quanto ingegnose trovate come, fra quelle in mostra, la pistola in miniatura che si trasforma in atomizzatore di profumi (Jean-François Bautte, 1800 ca) o il dromedario d’agata che funge da
Sopra, una preziosa scatola dell’orafo tedesco Johann-Christian Neuber, 1780 ca. Sotto, una confettiera dalle fattezze di dromedario e, accanto, un vero e proprio portento di ingegnosità, una pistola gioiello che si trasforma in atomizzatore di profumo. A destra, un altro saggio di destrezza, un nécessaire di un orafo anonimo della seconda metà del XVIII secolo. ©
necessario per realizzarli, quanto nella loro duplice natura, intima ed eminentemente sociale. Accompagnando i loro proprietari pressoché in ogni momento della giornata, venivano infatti utilizzati dentro ma anche fuori dalla sfera domestica, sfoggiati per ribadire il proprio status nel ‘gran teatro del mondo’. Sono così diventati parte integrante del codice di eleganza. Per le donne, si iniziava dal rituale della toilette, fra boccette di fragranze, portacipria, cofanetti per grains de beauté, ovvero che contenevano i nèi finti di velluto, all’epoca considerati ornamento di bellezza e usati per esprimere sottili messaggi a seconda della loro disposizione. In compagnia, in un salone, era invece consuetudine estrarre da tasca una graziosa tabacchiera o un kit da cucito. Gli eventi mondani serali, come teatro o balli, offrivano poi l’occasione per scambiarsi messaggi con preziose
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© CC0
Paris Musées/Musée Cognacq-Jay
© CC0
Paris Musées/Musée Cognacq-Jay
© CC0 Paris Musées/Musée Cognacq-Jay
© CC0 Paris Musées/Musée Cognacq-Jay
© CC0 Paris Musées/Musée Cognacq-Jay
Ernest Cognacq e La Samaritaine, cattedrale del commercio moderno
La storia è degna del più avvincente romanzo d’appendice. Di umili origini, dopo i primi tentativi falliti di farsi largo nel mondo dei grandi magazzini, in pieno fermento nella Parigi del Secondo Impero, Ernest Cognacq (1839-1928) ripartì da zero come venditore ambulante, installandosi sotto la seconda arcata del Pont-Neuf, sul sito dell’antica pompa idraulica de La Samaritaine. Sarà questo il nome che sceglierà per battezzare la sua prima boutique, intuendo la possibilità di approfittare della clientela che si recava nelle vicine sedi di Les Halles e À la Belle Jardinière, attirandola con i suoi rivoluzionari principi di vendita: ingresso libero senza obbligo di acquisto, prezzi fissi ed esposti, possibilità di scambio, acquisto a credito, ... Nel 1872 sposa Marie-Louise Jaÿ, prima commessa del reparto abbigliamento di Le Bon Marché. Insieme fanno fiorire gli affari: 400mila franchi nel 1872, 6 milioni nel 1882, 40 milioni nel 1895 e oltre un miliardo nel 1925. Una sorte che ringraziano anche con un’intensa attività filantropica, in particolare creando una fondazione caritatevole che porta il loro nome ed è tuttora attiva. Acquistando progressivamente i terreni contigui, costruiscono un impero anche immobiliare tra il Quai du Louvre, Rue du Pont Neuf e Rue de Rivoli. Negli anni Trenta i negozi de La Samaritaine occupano ormai 48mila metri quadrati, senza contarne un quinto specializzato in beni di lusso che fungeva anche da vetrina per la collezione d’arte della coppia, oggi esposta al Musée Cognacq-Jay. La Samaritaine diventa anche prototipo delle “cattedrali del commercio moderno”: in particolare, il nuovo edificio disegnato per Ernst Cognacq dal belga Frantz Jourdain è un capolavoro del Liberty con la sua struttura in vetro e acciaio e le sinuose decorazioni. Jourdain concretizzava così, nel 1910, il grande progetto che aveva condiviso qualche anno prima con Zola, aiutandolo a immaginare l’ambientazione dell’undicesimo tomo del ciclo dei Rougon-Macquart, Au Bonheur des Dames, in cui viene evocato proprio il mondo in pieno sviluppo dei grandi magazzini parigini (e non a caso, per l’energico e geniale proprietario Octave Mouret, non mancò di ispirarsi a Ernst). Oggi di proprietà del gruppo Lvmh, dopo 16 anni di chiusura e cinque di ristrutturazione (che hanno richiesto un investimento da 750 milioni di euro e mobilizzando tremila persone), ha riaperto le porte nel giugno 2021 con l’ambizione di diventare la nuova destinazione dell’eleganza parigina, forte di 600 brand del lusso. Al momento però a mancare per farla decollare - fra pandemia, e-commerce e proteste sindacali - sembra proprio la genialità di un Ernest Cognacq.
Collezionisti, filantropi, ma prima di tutto imprenditori dal fiuto eccezionale, Ernest Cognacq e la moglie Marie-Louise Jaÿ, fecero del loro piccolo negozio, La Samaritaine, un assoluto protagonista del trionfo dei grandi magazzini parigini, iconico anche nella sua architettura liberty e art déco. Ristrutturato e riaperto nel 2021 da Lvmh, ambisce a diventare riferimento del turismo di lusso.
Dopo aver dato vita a una vera e propria moda che li rese estremamente popolari nel Secolo dei Lumi, sul tornante del XX secolo gli objets de poche sono diventati sempre più ambiti anche dai collezionisti, grazie alla loro preziosità e alla capacità di testimoniare un’epoca e la sua art de vivre, raccontando anche di amori, amicizie o un atto nobile di cui erano stati dono. Ma già Federico II di Prussia aveva raccolto quasi trecento tabacchiere, adornate con una profusione di pietre preziose.
La sala conclusiva della mostra offre un contrappunto moderno, presentando oggetti della collezione Van Cleef & Arpels e Fabergé risalenti al XX secolo ma ispirati al gusto del Settecento.
Un’occasione da mettersi ‘in tasca’ - l’esposizione è in programma dal 28 marzo al 29 settembre - per scoprire questo piccolo ma prezioso musée de charme , una delizia per gli amanti dell’arte del XVIII secolo: opere di Boucher, Houdon e Oeben, miniature di Nicolas Dubois, Marie-Anne Fragonard, Nicolas Hallé, Samuel John Stump, maestri del vedutismo veneto e anche una delle prime opere giovanili firmate e datate di Rembrandt, oltre ad arredi, tappezzerie, vasi, argenterie e, appunto, boîtes e piccoli oggetti di lusso. Il progetto dei due coniugi di riservare a queste opere una sede dedicata venne portato a termine nel 1929, un anno dopo la scomparsa di Ernest, e inaugurato dal Presidente della Repubblica Gaston Doumergue. Trasferito dal 1990 nei suggestivi e ristrutturati spazi dell’Hôtel Donon, si sviluppa su tre piani, affiancando all’esposizione permanente, che ricrea le ambientazioni settecentesche, le mostre temporanee. Tuttora la collezione continua a essere regolarmente arricchita con acquisizioni fedeli ai valori e alle predilezioni che la hanno ispirata.
Mirta Francesconi
120 · TM Marzo 2024
www.valdiluna.ch
Un gusto dalle radici antiche
Tracce di viti fossili rinvenute da queste parti risalgono, secondo i geologi, a un’era addirittura precedente la comparsa dell’uomo sulla Terra. Nell’antichità la pianta esisteva già e probabilmente era già coltivata dai primi agricoltori. Nel Chianti, insomma, le viti sono da sempre una presenza costante, nell’avvicendarsi di civilità, le quali hanno lasciato, tutte, segni del loro passaggio.
La denominazione ‘Chianti’ contrassegna questo territorio almeno dal Medioevo. Stando alle prime attestazioni documentarie a oggi rinvenute, il toponimo definiva l’ampio bacino del torrente Massellone. E in questi luoghi, tra le altre celebri dinastie, la nobile famiglia Ricasoli diede vita a memorabili vicende: dopo secoli impegnati nella difesa delle terre e delle signorie feudali, furono i Ricasoli a dedicarsi, per primi, allo sviluppo dell’a-
La vocazione vinicola del Chianti, sulla scia degli insegnamenti dei monaci, si manifesta nel Medioevo: famiglie come i Ricasoli e gli Antinori inauguravano nel XII secolo la loro produzione vinicola e, tra battaglie e architettura, animavano la vita della regione. Tradizioni e luoghi più vivi che mai...
gricoltura e dei vigneti, intuendo il grande potenziale del territorio; ed è grazie al Barone Bettino Ricasoli, politico e lungimirante imprenditore vitivinicolo, che nel 1872 nasce la formula del Chianti, l’attuale Chianti Classico.
Delle proprietà dei Ricasoli, fece a lungo parte anche il Castello di Spaltenna, antico borgo medievale, costituito da una Pieve con torre campanaria dell’anno 1000 e dal contiguo monastero fortificato
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società / hôtellerie
del XII secolo. La famiglia Ricasoli ebbe fin dall’origine il patronato su questa ricca pieve. Il Castello di Spaltenna è oggi un resort di charme a cinque stelle, dove ogni dettaglio ha il sapore della storia.
Una storia antica, quella della Pieve di Spaltenna, animata anche da alcune leggende, la più celebre delle quali legata al Crocifisso della sua chiesa.
Il complesso di Spaltenna, circondato da vigneti e boschi, si affaccia su una splendida vallata, al centro di una regione ricca di castelli e rocche, antichi villaggi e abbazie. «Spaltenna è nato come monastero, dove nei secoli si sono alternati vari ordini religiosi; tuttavia è stato da sempre chiamato ‘castello’ perché posto in alto e corredato di due torri», racconta
Sopra, Alessandro Ercolani, direttore generale del Castello di Spaltenna, nel Chianti Classico. In queste pagine, alcuni scorci della struttura nata come monastero medievale fortificato.
Alessandro Ercolani, direttore generale del Castello di Spaltenna, che prosegue: «Negli anni Settanta il complesso è stato trasformato in un resort nel segno di un lusso che qui è sinonimo di semplicità. Quaranta le camere, suddivise in sette diverse tipologie. Soffitti con travi a vista, pavimenti in cotto e dettagli in stile rustico connotano ogni stanza con un’inconfondibile accoglienza. Letti a baldacchino o in ferro battuto, scrittoi e bauli in legno dell’Ottocento, tendaggi e
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Sopra, nelle suite del Castello di Spaltenna, con vista sulla campagna toscana, ogni dettaglio ha il sapore della storia.
Sotto, la palestra attrezzata e il centro benessere del relais.
cassettoni ne popolano le stanze, diverse tra loro ma tutte rigorosamente in stile rustico locale». In un contesto che riassume storia e tradizione, cultura e fascino: «L’enogastronomia deve tenere il passo. Il ristorante Il Pievano, una stella Michelin, esprime un concetto decisamente particolare di eccellenza enogastronomica: «Merito dello chef Stelios Sakalis. Greco
di nascita, toscano d’adozione, chef Sakalis ha saputo mantenere la stella che, nel 2016, era arrivata con lo chef Vincenzo Guarino», aggiunge Ercolani.
Approdato in Toscana con un’esperienza internazionale di alto livello, maturata anche come allievo di Gordon Ramsay, chef Sakalis incanta i suoi ospiti con pietanze ed esperienze emozionanti.
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Improntati a una poetica che strizza l’occhio all’ironia, i suoi menu degustazione: Mrs Jekyll, Dr Jekyll, e Mr Hyde, blind menu, speak easy, sono vere e proprie avventure plurisensoriali. L’utilizzo accorto delle tecniche di preparazione e cottura più innovative non snatura l’essenza della proposta di cucina. Sempre più “funky, rock e con tanta tecnica”, secondo la defi-
Sopra, lo Chef Stelios Sakalis, del Ristorante Il Pievano (foto a sinistra), una stella Michelin. Le creazioni di Sakalis fondono tecnica, originalità e ironia, con citazioni a luoghi, culture e ricordi. Una sperimentazione che fa della sorpresa il suo registro.
nizione dello stesso chef Stelios, che nelle sue creazioni mette molti riferimenti alla sua vita, alla sua infanzia in particolare. Quasi tutti i piatti hanno un ingrediente greco o qualcosa che ricorda la Grecia, mixati con espressioni tipiche della tradizione toscana. «Alla ricerca di una materia prima locale di qualità, sono per un ‘km vero’ che valorizza, a tavola, i prodotti del posto, provenienti da piccole realtà che fanno della qualità e della genuinità il loro tratto distintivo», nota Stelios Sakalis.
La proposta gastronomica si completa con quella della Cantina del ristorante, dalle 750 etichette, Chianti Classico e Riserva prodotto dalle vigne del Castello. Mentre l’alternativa al fine dining è of-
ferta da un’osteria che propone cucina tradizionale.
A Spaltenna, fascino storico e sguardo al futuro si incontrano in un presente sostenibile. Soggiornando in questi luoghi, si indulge all’enogastronomia e all’accoglienza più calda e accurata, dedicandosi una rigenerazione a tutto tondo, tra palestra, trattamenti e nuotate nella piscina semi-olimpionica Infinity, realizzata a sfioro sui vigneti che circondano la proprietà.
In un’oasi di tranquillità, circondati dal silenzio del parco, da viti, ulivi e cipressi, si vive il Chianti, per una volta non solo con il gusto, ma in tutti e con tutti i sensi.
Simona Manzione
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Doppia grinta
Tanti i debutti attesi nel 2024 sul mercato delle due ruote, dalle novità assolute ai restyling, spaziando fra modelli sportivi, modern classic, enduro, naked e scooter. Se ne è avuto un primo assaggio al Motofestival di Berna, che con la sua seconda edizione ha inaugurato la stagione a fine febbraio. Un settore che conferma il suo calibro. Nuove immatricolazioni
Successo per la seconda edizione del Motofestival di Berna, la fiera leader del settore motociclistico, che durante i quattro giorni dell’evento, a cavallo tra fine febbraio e i primi di marzo ha accolto 40mila visitatori, diversi arrivati a bordo delle loro due ruote, complice il clima primaverile.
Dopo il record di vendite registrato negli anni della pandemia 2020/21, pur senza poterne eguagliare i picchi, il mercato delle moto e degli scooter continua a rimanere popolare in Svizzera. Con 48.809 nuove immatricolazioni nel 2023, ha registrato un, seppur minimo, aumento rispetto all’anno precedente (+0,29%), confermando come l’elettrico sia il nuovo standard, soprattutto per gli scooter utilizzati in ambiente urbano.
A far segnare il maggior numero di vendite è stata Honda (8.077, +20% rispetto al 2022) - non un caso, visto che a livello globale è leader assoluto con 18,5 milioni di unità vendute, il quarto risultato più
alto di sempre - seguita da Yamaha (7.681 in Svizzera, fra cui il modello di moto più acquistato in Svizzera, la Yamaha Mt 07, sui 4,6 milioni globali di vendite globali, cifre lontane dagli oltre 6 milioni raggiunti dieci anni fa) e Vespa (4.378 unità, presidia il mercato degli scooter piazzando tre dei suoi modelli sui primi quattro). Una classifica che riflette quella del mercato europeo, se si considerano tutte le 38 regioni, con Honda +40%, davanti a Yamaha +12,8% e Piaggio +1,2%, secondo le stime di MotoCycles Data.
Ma cosa ci attende per il 2024? Con oltre 120 espositori del settore due ruote, il Motofestival di Berna ha offerto una ricca vetrina, comprese le prime moto ibride.
Bmw ha mostrato la nuova Bmw R 1300 Gs con potente motore Boxer 1300 da 145 cavalli e il muscoloso design da pelle d’oca già da ferma. La tecnologia a bordo è davvero tanta, compresi sistemi di assistenza come sulle auto, con tempomat adattivo, avviso di cambio corsia e rego-
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società /moto
in CH Gennaio-Dicembre 2023 e variazione %Y/Y Honda 8.077 19.66% Yamaha 7.681 -1,06% Vespa 4.378 -3.29% BMW 3.377 -1.92% Kawasaki 2.155 -4.86% KTM 2.083 22.31% SYM 1.960 1.82% Triumph 1.551 -15.61% Ducati 1.531 -10.62% Harley-Davidson 1.252 -10.44% Suzuki 1.232 59.17% Aprilia 979 -3.36% Sonstige 952 6.25% Kyburz 880 -11.02% Kymco 864 12.79% Piaggio 699 -13.38% CF Moto 532 0.76% Betamotor 529 73.44% Husqvarna 523 -2.97% Fantic Motor 523 6.09% Zontes 472 -28.70% Indian 449 18.16% vRbikes 432 888.0% Benelli 336 61.54% Vengo 322 -61.89% Brixton Motorc. 309 -42.03% Moto Guzzi 304 4.11% Polaris 265 12.77% F.B.Mondial 258 -40.0% SWM 255 -15.0% Royal-Enfield 253 -25.37% Wottan 243 -25.46% Surron 233 30.90% EFun 227 69.40% Motron 208 -23.53% Luxxon 204 2.51% Peugeot 153 -23.50% Voge 150 400.0% Lambretta 127 -34.54% Taiwan Gold. Bee 127 49.41% Malaguti 115 33.72% Altro 1.609 -26,93% Totale 48.809 0,29%
Motosuisse
Fonte:
Honda CB1000 Hornet
lazione adattiva altezza da terra a seconda del percorso che si affronta. Un futuro elettrizzante invece lo offre la nuova Bmw CE 02, moto elettrica compatta, ideata specificamente per l’uso urbano e davvero perfetta nel traffico cittadino di tutti i giorni, e con un’autonomia di 90 km è ideale anche per i pendolari. Come sempre in Casa Bmw, anche il design di questa CE 02 è davvero futuristico, facendola sembrare un prototipo tanto è avanguardistica e speciale.
Tre le novità sullo stand Suzuki con le Gsx-8R, Gsx-S1000Gx e la V-Storm
Nel 2023 l’Italia è stata di gran lunga leader per numero di immatricolazioni dei cinque mercati europei principali, con 320mila unità, in crescita del 18%, mentre pur restando seconda, la Germania si confronta con la crisi interna. La maggior parte dell’export Ue, complessivamente 1,5 miliardi di euro (ma sono ancora cifre antepandemia) è destinato agli Stati Uniti, seguiti dalla Svizzera (11%).
800. La prima è una Sportbike da 776 cc che vuol essere una nuova interpretazione nella classe media, mentre la Gsx- S 1000Gx crea un nuovo segmento tra crossover e fuoristrada ed è la moto più moderna e innovativa nel portafoglio Suzuki. Convince con ottimo handling, comfort di guida, connettività e assistenza di guida “Suzuki intelligent Ride System con Abs in curva, controllo trazione e
molto altro ancora. Abbina comfort a divertimento dinamico di guida in una tourer tutta spigoli e dinamica già al primo sguardo. Infine, la Suzuki V-Storm 800 è una sportiva orientata verso l’uso strada rispetto alla sorella V-Storm 800De già sul mercato.
Sul suo megastand, Honda ha presentato oltre 60 moto e scooter, inclusi tutti i nuovi modelli 2024 con l’attesissima Cb
Immatricolazioni di motocicli nei mercati chiave europei
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Fonte: Acem 1.000.000 900.000 800.000 700.000 600.000 500.000 400.000 300.000 200.000 100.000 0 Francia Germania Italia Spagna Regno Unito Totale ■ 2022 ■ 2023
BMW R 1300 GS
2022-2023 193.356 206.731 199.410 213.801 271.383 320.186 176.961 201.115 109.327 108.065 950.437 1.049.898 49 Esportazioni dall’Europa Categoria L Ue27 e Regno Unito nel 2019, per Paese di destinazione, mln € Fonte: Oxford Economics 0 200 300 500 40 0 600 100 500 169 117 95 78 48 46 41 36 385 US SvizzeraAustraliaGiapponeCanadaMessicoNorvegiaCinaSud-AfricaTurchiaAltro
Confronto
BMW CE 02
Suzuki GSX-8R e GSX-S1000GX
Già nel 2019, prima che la pandemia desse ulteriore slancio al mercato, il settore motociclistico con le attività connesse contribuiva per circa 21,4 miliardi di euro al Pil europeo, 389mila posti di lavoro e 16,6 miliardi di gettito fiscale. Sotto, la ripartizione del contributo di produzione, commercio e servizi legati alle due ruote.
L’impatto sul Pil europeo
Per Paese, generato dalla produzione e dal commercio di motocicli
della Fireblade, e una ciclistica ad alte prestazioni, dotata di un equipaggiamento raffinato come 3 Riding Mode, Controllo di trazione multilivello e frizione assistita con antisaltellamento.
Sullo stand Kawasaki era esposta la prima moto ibrida e due moto supersportive con la Ninja Zx-4r con motore 3 cilindri da 400 cc da ben 80 cavalli e limitatore di giri che arriva a 15mila giri: una moto davvero particolare nella categoria delle 400 e lo sottolinea bene con il suo design dinamico e luci led. La nuova Ninja Zx-6r si presenta con la tipica faccia Ninja con alette e linee davvero aggressive con carenatura ad effetto 3d. Monta un quattro cilindri in linea da 636 cc. I modelli Kawasaki
1000 Hornet da 150 cavalli che, sulla scia della pungente CB750 Hornet, riporta in vita un nome storico per le naked Honda con una nuova Hornet di grossa cilindrata pronta a spiegare le ali. Temperamento estetico aggressivamente minimalista, ma con il performante motore 4 cilindri
Il contributo delle due ruote all’economia europea
Vendite, valore della produzione e contributo al Pil di costruttori, distributori e riparatori di motocicli nel 2019, UE-27 +UK, per sottosettore, mld €
Ninja 7 Hybrid e Z 7 Hybrid sono le prime moto ibride sul mercato, in modalità Sport, usano il motore a combustione che in accelerazione viene coadiuvato da un motore elettrico tramite bottone Boos sul manubrio. In modalità Eco invece il sistema sceglie automaticamente la miglior trazione in concomitanza con il cambio automatico, mentre in centro città si può optare per la modalità full electric. Ideali per i principianti a partire da 18 anni invece i modelli Eliminator 500, Ninja 500 e Z500, tutte facili da guidare e omologate per patente A.
La britannica Triumph nel settore adventure ha presentato la Tiger 900 completamente nuova con più potenza e ancora maggior capacità offroad. Con la nuova Daytona 660 ritorna un nome leggendario con motore tre cilindri da 660 cc e 95 cavalli. Offre una guida intuitiva e ottima potenza a qualsiasi regime.
Con le Speed 400 e Scrambler 400X entrano due modelli completamente nuovi nella gamma Triumph, mentre la gamma Speed 900 e 1200 viene arricchita dalla Roadster Speed 400. Altre novità sono le Scrambler 1200 X e XE con update tecnologico.
Insomma, tante novità e sicuramente qualcosa per ogni gusto.
Claus Winterhalter
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Fonte: Oxford Economics Vendite Produzione PIL 10 0 20 30 40 €35,9 mld €15,8 mld €5,8 mld ■ Costruttori di motocicli ■ Fabbricazione di parti ■ Manufacturer trading ■ Commercio all'ingrosso indipendente ■ Vendita diretta ■ Riparazioni e manutenzione 6,2 2,0 2,3 1,9 5,7 2,0 4,2 10,4 11,0 2,7 2,7
Fonte: Oxford Economics 21% 21% 14% 11% 8% 6% 19% ■ Italia ■ Germania ■ Francia ■ Regno Unito ■ Austria ■ Spagna ■ Altri Totale € 15,9 mld
Kawasaki Ninja 7 Hybrid
Triumph Daytona 660
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