Ticino Management: Aprile 2024

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Asset Management

Asset Management Il gregge si fece

Aziende

Corse verticali, il cielo è a un passo Aziende Finanza

Generali avanguardisti, un inizio contemporaneo Finanza

Arte

Rinascimento digitale:

l’arte è generativa Arte

Le Meraviglie da Ginevra Orologi 2024

Media

Media

Espressione federalista, garanzia democratica

Start up Orologi 2024

Start up

Elettricità senza fili, è già rivoluzione?

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Ume 10 Euro Anno XXXVI n. 4 • Aprile 2024 Regno Unito: Gbp 9,00; Us: Usd 10,00 Svizzera: Fr. 12.-
di Loic Leray Unsplash
Estero:
Il gregge si fece sovrano
sovrano

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Maria Antonietta Potsios - mapotsios@eidosmedia.ch

Eleonora Valli evalli@eidosmedia.ch

Hanno collaborato a questo numero Ettore Accenti, Achille Barni, Alessandro Beggio, Sergio Galanti, Simona Galli, Valentina Giuliani, Stefano Guidotti, David Mülchi, Frank Pagano, Giacomo Pelloni, Stelio Pesciallo, Marco Robbiani,Thomas Zara Progetto e coordinamento grafico Veronica Farruggio grafica@eidosmedia.ch

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Chiusura redazionale: 22 aprile 2024

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ISSN 1664-3798

Pastori cercansi

Montblanc Stilografica

John F. Kennedy

Al centro di questa analisi si trova l’acceso dibattito che ormai da qualche anno anima l’industria dell’Asset Management, l’alter ego del più noto Wealth Management, fiore all’occhiello della Svizzera nel mondo, insieme all’orologiero, il secondo grande capitolo di questa edizione, e al Pharma.

La discussione che scuote il settore può essere ridotta a una semplice questione di costo, o laddove questo risulti svilente per la principale voce dell’export elvetico, a una più alta tematica di leadership. Nel corso degli anni la gestione passiva, dunque il ricorso a Etf e strumenti analoghi, si è andata imponendo in più d’un portafoglio, democratizzando l’accesso a molti mercati da parte di un pubblico sempre più ampio, e al tempo stesso riducendone di molto i costi. Gli strumenti passivi si limitano per definizione a replicare l’andamento degli indici di riferimento, ossia il frutto degli sforzi dei gestori attivi, che nei decenni hanno determinato, e continuano a farlo, gli equilibri del mercato.

Il successo travolgente degli Etf, che già oggi vantano un gestito superiore ai 10 trilioni di dollari, ha nei fatti fortemente ridimensionato il perimetro della gestione attiva, erodendone i margini, ma non i costi. Oltre a distorcere profondamente le dinamiche di mercato, e alimentare pericolose perversioni di alcuni titoli, quanto è giusto che una minoranza di operatori si faccia carico di tutti i costi?

Ma soprattutto, dietro a un mercato sempre più passivo, non può nascondersi anche la strisciante inconsistenza di un numero crescente di gestori non più all’altezza delle sfide della finanza moderna? Non ci sarebbe nulla di male nell’ammetterlo, il mondo è alla ricerca, sempre più disperata, di pastori che lo guidino, di cui si sente la mancanza in ambito politico, economico, sociale, artistico... come se la storia di Fukuyama fosse davvero finita. Il mondo è dunque giunto a quale ora? Quanto manca alla mezzanotte?

Si tratta del momento e dell’edizione giusta per determinarlo, come le Meraviglie che giungono da Ginevra sembrano suggerire.

Edizione speciale bordeaux

Editoriale
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L’era del gregge

L’industria dell’Asset Management negli ultimi anni ha conosciuto un veloce capovolgimento degli equilibri precedenti. Prosegue la corsa della gestione passiva, e continua ad arretrare quella attiva, ma quali sono gli effetti?

Opinioni

14 Ettore Accenti. Fra presunzione e pazzia, ambizioni energetiche poco fondate e ancor meno realizzabili.

16 Stelio Pesciallo (a lato). La controversa sentenza sul clima della Cedu condanna indebitamente la Svizzera, senza basi legali.

18 Ignazio Bonoli.La Confederazione vanta il salario mediano più elevato in Europa, ma il dato penalizza il Ticino con un confronto impari.

20 Marco Robbiani Finalmente misure più severe per mettere un freno agli abusi della procedura fallimentare.

22 Matteo Ramenghi. All’orizzonte, uno scenario di investimento interessante ma molto sfidante.

24 Stefano Guidotti. L’importanza di giocare d’anticipo con la pianificazione finanziaria e pensionistica.

Economia

36 Testimonianze Proprietà in Spagna? I vantaggi dell’investimento immobiliare attraverso una società quotata.

46 Aziende. A supporto di transizione tecnologica e green, genuinamente.

48 Innovazione. I tre laboratori del Cosc, dove si certifica la precisione dei cronometri svizzeri.

Da sinistra, Sasha Evers, Responsabile Europa di Bny Mellon Investment Managers, Adrian Schatzmann, Ceo dell’Amas, Fabrizio Quirighetti, Cio di Decalia Group, Manuel Dalla Corte, Responsabile Svizzera di Eurizon.

Osservatorio

98 Obbligazionario (a lato, Ermira Marika). Si tende a pensare che il mercato del credito sia molto rischioso, ma è davvero così?

100 Settori. Sostenibile e resiliente, il trasporto ferroviario si mostra solido e redditizio per gli investitori di lungo periodo. Specie in Nord America.

104 Materie prime. Dietro la corsa dell’oro, il tentativo di affrancarsi dall’egemonia del dollaro nell’attuale contesto di tensioni geopolitiche e sanzioni.

108 Alternativi. Il Bitcoin in un portafoglio di investimento? Un’ipotesi da valutare.

112 Materie prime. Come interpretare il trend positivo delle commodities: anticipazione di una possibile ripresa dell’economia o ritorno di fiamma dell’inflazione?

Eureka

64 L’imprenditore Jean-Marie Schaller e la valorizzazione del patrimonio di Louis Moinet.

70 Digitale. Mantenere il controllo dei propri dati sensibili preferendo i cloud sovrani ai pubblici.

72 Digitale . Dalle piccole cose, le grandi: una lezione anche per il Vc.

74 Blockchain. Il Web 3 Gaming.

76 Target . Stile e artigianalità per uno storico marchio di occhiali nato nel cuore di New York.

78 Target Profumeria di nicchia: la Swissness in una boccetta.

80 Associazioni. Un aiuto dall’Ia alla ricerca in campo legale.

82 Crypto. Addio contante? Una trasformazione anche politica e sociale.

86 Ia. Potenzialità e criticità delle applicazioni nel settore finanziario

6 · TM Aprile 2024
Cover Story p. 26
sommario /aprile 2024

Panorama mediatico p. 36

Il ruolo democratico, culturale e sociale cruciale del servizio pubblico in un paese federalista, con la sfida di una costellazione quadrilingue.

A lato, Giovanna Masoni Brenni, presidente Ssr.Corsi e vicepresidente Ssr.

Mobilità urbana p. 44

Con una perfetta orchestrazione degli spostamenti, ascensori e scale mobili rendono percorribili gli edifici in lungo e in largo.

Leader del settore, Schindler compie 150 anni.

A lato, Patrick Hess, Ceo di Schindler Svizzera.

Elettricità wireless p. 68

Svincolare l’energia da infrastrutture e modelli di mercato ormai obsoleti, accelerando la transizione verso un futuro energetico più green e democratico

A lato, Himesh Patel, Ceo di Sync Neural Genesis.

Finanza

88 Analisi. L’importanza e le sfide per le imprese di una gestione efficiente della liquidità.

94 Eventi. Il valore aggiunto dell’Alliance of Swiss Wealth Manager.

102 Settori. Immobiliare statunitense, le maggiori preoccupazioni da uffici e retail, soprattutto per l’esposizione delle banche regionali.

Speciale Haute Horlogerie

In un’edizione da record, Watches & Wonders ha svelato le sue meraviglie orologiere. I capolavori presentati ad una platea mondiale dalle 54 Maison presenti esplorano nuovi livelli di un’arte che pare non conoscere limiti. p. 53

Nascere contemporanei

È solo il punto d’inizio di una nuova sfida che vede un grande Gruppo mondiale sbarcare in Ticino, per conquistare il mercato svizzero Ci riuscirà? A lato, Renato Santi, Ceo di Banca Generali Suisse.

90

Arte generativa p. 84

Una delle voci più autorevoli dell’Ai applicata all’arte apre ‘bottega’ alla Sorbona, per spingere ulteriormente la ricerca scientifica e approfondire i quesiti filosofici e sociali sollevati in campo creativo.

A lato, il trio del collettivo Obvious.

106 Obbligazionario. Notevoli opportunità dagli emergenti, a patto di un’attenta selezione.

114 Tematici. Come posizionarsi guardando oltre le frontiere terrestri?

Cultura & Società

116 Mostre. Enrico Castellani, un artista di ‘profondità’ spaziale, temporale e spirituale, a Mendrisio.

118 Letture. Riflettere su convenzioni e contraddizioni della contemporaneità da molteplici prospettive.

122 Fotografia . Con il suo valore artistico e testimoniale, uno dei medium espressivi più potenti.

Rubriche

10 Appuntamenti

128 Auto

Aprile 2024 TM · 7
p.
© Obvious
© Foto Severin Nowacki DA GINEVRA WATCHES & WONDERS 2024 Dove le ore si rilanciano

sommario digitale /aprile 2024

Cover story Opinionisti

In futuro cosa ne sarà della Gestione attiva? I passivi conquisteranno l’intero mercato?

Le voci degli esperti che accompagnano i lettori con costanza.

Economia Eureka

Tutti gli articoli dedicati all’analisi di temi economici dalle aziende alla consulenza.

La sezione dedicata all’innovazione, alla tecnologia e al Venture Capital.

Finanza Osservatorio

Riflettori accesi su indipendenti, banche e asset management.

Cultura

I protagonisti del grande mondo dell’arte, della cultura e del lifestyle.

Speciali

Tutte le Meraviglie del Salone degli Orologi di Ginevra.

Eventi

La perfetta guida dell’internauta. Un vivace dialogo è iniziato, da un lato Ticino Management cartaceo dall’altro suo fratello minore digitale, l’obiettivo? Che siano sempre più connessi. Tra l’uscita di un’edizione e la successiva tutti gli articoli del cartaceo saranno pubblicati a cadenza regolare, insieme a contenuti studiati appositamente per essere nativamente digitali.

Using EIDOS colors

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appuntamenti

Vienna

Roy Lichtenstein

La mostra del centenario

Con la sua estetica da cartoon, è fra le figure fondanti della Pop Art. Nonostante le accuse più o meno gravi di plagio e le vigorose proteste dei visitatori, già la prima mostra di Roy Lichtenstein (19231997) - allestita nel 1962 alla Leo Castelli Gallery di New York - fece il tutto esaurito prima ancora di aprire, proiettandolo nella celebrità. Con un gesto di per sé assurdo e ironico si opponeva ai pregiudizi sulla società dei consumi, monumentalizzando i fumetti e trasportandoli in ambiente museale. Oggi è considerato fra i tre artisti più popolari e famosi degli Stati Uniti, insieme a Warhol e Pollock, precursore dell’arte di appropriazione e pioniere nella fusione tra cultura alta e popolare nella produzione artistica contemporanea.

Nel centenario dalla nascita, l’Albertina di Vienna gli dedica una retrospettiva che dagli esordi negli anni ’60 ai lavori del suo ultimo anno ne ripercorre l’intera carriera con un centinaio fra dipinti, sculture e opere su carta giunti dalle più importanti collezioni private europee e statunitensi nonché da prestigiosi musei americani.

L’imitazione dei processi di stampa in serie, economici e veloci, è diventata il marchio di fabbrica di Roy Lichtenstein, che desiderava che le sue opere sembrassero fatte a macchina:

un linguaggio pittorico caratterizzato da pochi contorni e colori primari, nonché dai punti a matrice che ha reso famosi - i cosiddetti Ben Day Dots, dal nome del loro inventore. La mostra presenta inoltre i suoi dipinti in bianco e nero raffiguranti oggetti tratti da pubblicità di prodotti, nonché i paesaggi minimalisti su

Roy Lichtenstein, Figure nel paesaggio, 1977, olio e acrilico su tela 58 x 71 cm, Louisiana Museum of Modern Art, Humblebæk, Danimarca, prestito a lungo termine Museumsfonden.

pannelli di smalto, di solito usati per le insegne commerciali e delle metropolitane, e lavori che parafrasano opere di artisti come Picasso, Dalí, Kirchner e Pollock.

Un’attrazione speciale la offre la gigantesca scultura Brushstroke, liberata dalla tela per conquistare lo spazio espositivo.

Albertina

Lu-Do, 10-18, Me/Ve, 10-21 Fino al 14 luglio

Brescia Franco Fontana. Colore

In controtendenza rispetto alla maggioranza dei fotografi, Franco Fontana (1933) ha scelto sin dai suoi esordi, a metà anni Cinquanta, di rendere protagonista il colore non come mezzo, ma come messaggio. Associato a un mondo prettamente commerciale o da dilettanti, in Fontana il colore trova invece un alfiere che ne dimostra la dignità artistica. Il Brescia Photo Festival, giunto alla settima edizione, celebra i novant’anni del maestro modenese attraverso un’importante monografica, co-prodotta con Skira Arte, che ne presenta 122 immagini, realizzate tra il 1961 e il 2017, esito di un significativo lavoro di indagine e restauro sulle sue opere analogiche e digitali.

Sin dai primi scatti, Fontana mette a fuoco il linguaggio cui rimarrà fedele: l’estrapolazione di oggetti che, grazie a tagli imprevedibili, perdono il loro riferimento reale, un’attenzione assoluta per l’equilibrio della composizione, la rigida partizione del campo visivo, la ricerca di geometrie e giochi di linee, l’uso ingannevole della prospettiva e l’appiattimento della profondità di campo. Già dagli anni Sessanta riceve i primi riconoscimenti, come l’invito alla terza Biennale del colore a Vienna nel 1961 o la pubblicazione di una delle sue fotografie più conosciute, l’auto rossa a Praga, utilizzata come immagine di copertina

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© Estate of Roy Lichtenstein/Bildrecht, Vienna 2024 Photo: Louisiana Museum of Modern Art, Humblebæk, Denmark Franco Fontana, Wilshire Boulevard, LA, 1979, al Brescia Photo Festival per i 90 anni del maestro modenese. © Studio Fontana di Mirta Francesconi

dell’annuario di Time-Life e dalla Frankfurter Allgemeine Partendo dall’assunto che per Fontana tutto è o diventa paesaggio, la rassegna bresciana ne racconta la ricerca attraverso un allestimento, curato dallo studio di architettura Top Tag, che conduce il visitatore verso una progressiva elevazione, iniziando con scene dense di umanità nella prima sezione e culminando in paesaggi quasi astratti nella sezione finale.

Museo di Santa Giulia Ma-Do, 10-18 (dal 1 giugno fino alle 19) Fino al 28 luglio

Basilea

Dan Flavin. Dediche di luce

Con le sue opere ‘di luce’, Dan Flavin (1933-1996) ha liberato il colore dal regno della pittura e lo ha trasposto nello spazio tridimensionale. Utilizzando tubi fluorescenti disponibili in commercio, ha sfidato le consuete nozioni di paternità e i processi di produzione dell’arte con le sue “immagini gassose”, come amava chiamare le ‘situazioni’ (altro suo termine) che creava.

Il Kunstmuseum Basel mette a propria volta ‘in luce’ il grande interprete della minimal art con una mostra che ne riunisce 58 opere, alcune delle quali esposte per la prima volta in Svizzera.

Se Flavin smentiva qualsiasi contenuto simbolico, rivendicando l’oggettività delle sue immagini, le dediche a persone, opere o eventi con cui era solito accompagnarne i titoli conferiscono una dimensione emotiva e fungono da quadro di riferimento artistico, letterario e personale: amici artisti come Jasper Johns, Sol LeWitt o Donald Judd, ma anche maestri del moderno come Henri Matisse, Vladimir Tatlin e Otto Freundlich. Oppure riferimenti espliciti a eventi politici, a partire dalla guerra in Vietnam e le sue atrocità. La mostra del Kunstmuseum Basel si concentra in particolare sulla rivelazione di questa dimensione, con attenzione a illustrare anche il contesto storico-sociale in cui ha preso forma il lavoro dell’artista con la

luce, inoltre insieme alle installazioni ne sono presentati i disegni: strumento essenziale per Flavin, i suoi piccoli taccuini costituiscono infatti una sorta di archivio del suo lavoro di oltre trent’anni.

Kunstmuseum Basel | Neubau Ma-Do, 10-18; Me, 10-20 Fino al 18 agosto

All systems fail Nota per i suoi dipinti geometrici dai colori intensi, che trattano di reti e sistemi, economia e architettura, Sarah Morris (1967) utilizza sia il realismo che l’astrazione pittorica per sviluppare un nuovo linguaggio del luogo e della politica. Nei suoi dipinti e nei suoi film sperimentali, si rifà alla tradizione modernista, esaminando al contempo le macro e microstrutture del mondo contemporaneo. Opere autogeneranti, aperte all’interpretazione, al movimento e al cambiamento, con cui Morris dà agli spettatori un’intensa sensazione di essere parte di un sistema più ampio.

Dan Flavin, Untitled

244 x 122 x 18 cm.

Il Zentrum Paul Klee presenta la più ampia retrospettiva finora realizzata finora in Svizzera su questa artista statunitense esponendo oltre cento sue opere - tra cui 56 dipinti, disegni, manifesti cinematografici e installazioni cinematografiche immersive. Ne risulta come Morris sappia giocare in modo singolare con le contraddizioni derivanti dalla nostra complicità con le convenzioni sociali, a tutti i livelli. In questo senso, può essere considerata una delle artiste più affascinanti della sua generazione, già protagonista di importanti mostre in prestigiosi musei internazionali Zentrum Paul Klee Ma-Do, 10-17

Fino al 4 agosto

Aprile 2024 TM · 11
(to Barnett Newman) one, 1971, luce fluorescente gialla, rossa e blu, Sarah Morris, So in a sense it’s abstract as no painting will ever be [Sound Graph 3], 2017, vernice domestica su tela, 214 x 428 cm. Copyright: © Stephen Flavin / 2024, ProLitteris, Zurich Creditline: Collection Carré d’Art-Musée d’art contemporain de Nîmes Photo Credit: Florian Holzherr © Sarah Morris

Lugano

Emil Nolde - Herbert Beck

La forza del colore

Il seppur breve incontro con il grande espressionista Emil Nolde (1867-1956), alla Galerie Commeter di Amburgo nel 1952, fu per Herbert Beck (1920-2010), che lì stava tenendo la sua prima personale, determinante. Uno sprone, per il giovane artista, a distaccarsi da un linguaggio pittorico cupo, influenzato dalla tragedia della Seconda guerra mondiale e a sperimentare il colore quale mezzo espressivo, sinonimo di forza creatrice e quindi di energia positiva. Pur rimanendo nel solco dell’avanguardia promulgata da Nolde (che restò “un grande solitario tra gli artisti dell’Espressionismo”), Beck è stato però capace di coltivare uno stile del tutto personale, giungendo a sviluppare un intimo vocabolario visivo che gli permise di lavorare in modo ancora più espressivo.

33 di Beck all’interno di un percorso suddiviso in capitoli tematici. Un progetto che è stato reso possibile dalla collaborazione con la Stiftung Seebüll Ada und Emil Nolde, il Nachlass Herbert Beck, la Renate und Friedrich Johenning Stiftung, la Olbricht Collection, oltre che al pre-

Locarno-Solduno Arp, Taeuber-Arp, Bill Alleanze

Nel corso di decenni ha perfezionato il suo linguaggio, lavorando con la tecnica del bagnato su bagnato su carta fatta a mano spessa, così da poter applicare l’acquerello in modo denso. Questo crea nelle sue opere una colorazione intensa e luminosa, sua caratteristica.

Una qualità che i due collezionisti luganesi Gabriele e Anna Braglia hanno imparato a conoscere dopo che anche il loro occhio scrutatore era stato tratto in inganno, quando in occasione di una fiera d’arte a Montecarlo nel 2004 si sono imbattuti per la prima volta nelle miniature di Herbert Beck, scambiandole per opere di quella “anima antichissima” (uralte Seele) che era Nolde per Klee.

Herbert

Komposition (orange und violette Blüten), 1959, acquerello su carta, 70 x 91 cm, alla Fondazione Gabriele e Anna Braglia. Sotto, Max Bill, horizontal-vertikal-diagonal rhythmus, 1943, olio su tela, 50 x 75,5 cm, chantal + jakob bill, adligenswil, in mostra alla Fondazione Marguerite Arp.

Dalla volontà di guardare all’arte con occhi sempre curiosi per trovare rinnovate forme di lettura e dalla curiosità di approfondire un artista come Herbert Beck è nata l’attuale esposizione della Fondazione Gabriele e Anna Braglia che mette a confronto 39 opere di Nolde con

stito di collezionisti privati di opere che sono andate a unirsi alle dieci di Nolde e alle sette miniature di Beck che già appartengono alla Fondazione Fondazione Gabriele e Anna Braglia Gi, Ve, Sa, 10.00 -12.45 / 14.00 - 18.30 Fino al 13 luglio

L’amicizia e la collaborazione fra tre figure centrali dell’avanguardia artistica europea, Jean Arp (1886-1966), Sophie Taeuber-Arp (1889-1943) e Max Bill (1908-1994), è al centro della nuova mostra concepita dalla Fondazione Marguerite Arp e curata dalla direttrice Simona Martinoli, sia presso la Fondazione stessa, a Locarno-Solduno, che al Kunstmuseum Appenzell (05.05/05.102024, co-curata da Stefanie Gschwend), con cui collabora regolarmente per preservare la memoria di Jean Arp. In particolare, si ricorda il clima degli anni Trenta, quando dai fitti scambi internazionali, nel mondo dell’arte nacquero numerose riviste e associazioni fortemente innovative. Nel 1941, ad esempio, venne istituita la casa editrice Allianz-Verlag, diretta da Max Bill, impegnata nella promozione di artisti appartenenti alla ‘Allianz. Vereinigung moderner Schweizer Künstler’, fondata a Zurigo nel 1937, soprattutto attraverso la pubblicazione di libri d’artista e portfolio, tra cui 5 constructionen + 5 compositionen e 10 original-lithos, esposti a Solduno. È qui presentata anche la rivista Plastique Plastic: tra il 1937 e il 1939 ne furono pubblicati cinque numeri, in gran parte con l’imprinting di Sophie Taeuber-Arp. Dopo che con la Seconda guerra mondiale la pubblicazione venne sospesa,Taeuber-Arp ne progettò un sesto numero, con l’intento di rivitalizzarla.

Alla sua tragica scomparsa nel 1943, Arp e Bill ripresero il progetto che non vide però mai la luce e di cui si rende conto per la prima volta in mostra e soprattutto nel volume che la accompagna. Fondazione Marguerite Arp Ogni domenica, 14-18; Durante il Locarno Film Festival (7-17 agosto), tutti i giorni, 14-17 Fino al 3 novembre

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Sopra, Beck, Grosse rote © Fondazione Marguerite Arp, Locarno © Photo Linda Inconi-Jansen / © Beck & Eggeling International Fine Art, Düsseldorf

La grande farsa dell’energia

Fra arroganza e stoltezza: convinto di sapere tutto, l’uomo finisce per difendere posizioni ideologiche e interessi politici invece di ascoltare quanto la scienza gli suggerirebbe.

Fusione nucleare: tante incertezze

Popolarizzata nel modo più sbagliato dalla stampa come “la copia artificiale del funzionamento del Sole” per produrre energia pulita. Messaggio che induce i non addetti, anche politici, a pensare che la soluzione al problema energetico sia vicino. È teoricamente impossibile duplicare sulla Terra o in qualsiasi altro pianeta quel processo che si innesca solo in stelle dell’ordine di grandezza del nostro Sole. Conosciamo la fisica di come innescare quell’energia dagli anni ’50 con la prima bomba atomica termonucleare, detta appunto all’idrogeno, che per ottenere quella pressione faceva esplodere al proprio interno una bomba atomica a fissione. Sappiamo anche come replicare il processo in modo controllato, obiettivo del progetto internazionale Iter, la più grande macchina in costruzione al mondo, paragonabile alla stazione spaziale in orbita. In breve, non potendo creare la pressione del Sole, si è calcolato che occorra raggiungere almeno i 150 milioni di gradi centigradi anziché i 15 milioni del Sole. Inoltre, non possiamo fondere atomi di idrogeno come nel Sole, ma due suoi isotopi, deuterio e trizio. Il primo si trova nel mare, il secondo occorre crearlo. Iter prevede che venga autoprodotto all’interno, ma sono richiesti almeno altri dieci anni per verificarlo. Poi occorreranno altri decenni per realizzare un prototipo che produca ragionevoli quantità di energia a un costo accettabile e, a quel punto, partirà la progettazione di centrali elettriche riproducibili, cioè a fine secolo. In tutti i piccoli e ridicoli esperimenti decantati dalla stampa di tutto il mondo, e da oltre trenta start up succhia-soldi, il trizio viene prodotto con altri mezzi all’esterno del processo, in quantità di frazioni di milligrammo.

Ettore Accenti, esperto di tecnologia. Blog: http://bit.ly/1qZ9SeK Prima che la fusione nucleare possa alimentare le centrali elettriche si dovrà attendere la fine secolo. Attenzione dunque agli entusiasmi per pretese svolte storiche, come la prima reazione di fusione nucleare a bilancio energetico positivo annunciata a fine 2022 dal Lawrence Livermore National Laboratory.

Di energia ho scritto - in questa e altri sedi - nonché letto molto, ma più approfondisco l’argomento, più mi convinco che siamo veramente mammiferi presuntuosi e pazzi: convinti di poter controllare la natura, crediamo di capire tutto e facciamo il contrario di tutto Presunzione. Siamo immersi e dominati da un’immensa natura che si muove su una scala spazio-temporale in cui persino la durata dell’intera nostra specie è insignificante. Se nello spazio di una vita siamo disturbati da qualche cambiamento ambientale, dovuto a noi o meno, ci strappiamo le vesti e, quasi sempre, peggioriamo la situazione, anzi alcuni la sfruttano a proprio vantaggio. Oggi siamo al centro di un periodo interglaciale iniziato circa 12mila anni fa al termine della settima glaciazione dell’ultimo milione di anni, glaciazione che ha consentito ai nostri progenitori di passare a piedi dall’Asia alle Americhe. Ringraziamo il cielo di non essere in quell’era!

Nel XIX secolo la natura ci ha regalato due eruzioni, quella del Tambora nel 1815 e quella del Krakatoa nel 1883 che, con le loro emissioni, hanno modificato l’atmo-

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opinioni / l’esperto di tecnologia
© Lawrence Livermore National Laboratory

Nell’Ottocento, ad abbassare le temperature globali ci pensarono due eruzioni tanto devastanti da modificare l’atmosfera, come quella del Tambora (1815) e del Krakatoa (1883, a fianco una litografia).

sfera provocando centinaia di migliaia di morti dovuti a carestie e raffreddamento globale. Speriamo che la natura non raffreddi l’atmosfera nello stesso modo ora!

La cosa comica della nostra umanità è che la presunzione si biforca in negazionisti e non, quasi sempre basati su posizioni ideologiche anziché su quel poco, veramente poco, di scienza di cui disponiamo.

Il problema quindi si sposta su quanto e come noi dovremmo fare o meno. Così gli interessi politici di noi, piccoli ospiti di questo adorabile pianeta, predominano soffocando ogni ragionevole analisi. Non si valuta se quei pochi centesimi di grado centigrado per decennio di aumento della temperatura da noi causati siano gravi o meno. Chi è interessato a sfruttarli ai propri fini ne prevede disastrose conseguenze, quindi immensi investimenti per evitarle. Chi è del fronte opposto, ne nega l’esistenza. Una farsa alquanto divertente.

Pazzia. Premetto che non parlo del presente, ma dell’umanità da sempre. Da quando i cavernicoli impararono a difendere la loro caverna scagliandosi sassi, siamo passati oggi al cosiddetto equilibrio strategico delle armi atomiche, il cui uso ci spedirebbe tutti all’altro mondo, e non solo noi. Del resto, quando un nipotino mi chiede perché ci sono le guerre oggi, rispondo: “Trovami una pagina del tuo libro di storia in cui non si parli di guerra!”.

Venendo all’energia o, meglio, alla capacità di sfruttarla a nostro beneficio da quando, sempre i cavernicoli, riuscirono a impossessarsi del fuoco, siamo passati dal miliardo di abitanti del XIX secolo agli oltre 8 miliardi odierni. Non male: un po’ di ottimismo ci vuole nonostante le nostre numerose malefatte e questo sarebbe giusto ricordarlo a quei poveri giovani contestatori che dormono in sacco a pelo fuori dai sontuosi incontri dei grandi della terra per le loro inutili Cop. Pazzia perché vedo quanto il mondo sia ondivago su questioni fondamentali come l’energia e come le comunità mondiali non comprendano che questo nostro recente sviluppo industriale è dipeso e dipende da quanta energia il nostro

Fissione nucleare: certa ma pericolosa

Il principio del suo funzionamento, come sempre per l’umanità, nasce dallo sviluppo dell’arma atomica. L’energia termica con cui si azionano le turbine che producono elettricità si ottiene principalmente dall’urto dei neutroni che si generano dalla rottura del nucleo di certi minerali opportunamente trattati, essenzialmente uranio e plutonio. Le centrali a fissione controllano questo flusso di neutroni regolando così il calore che si sviluppa e quindi l’elettricità prodotta. Si tratta di una tecnologia molto consolidata che oggi vede la sua IV generazione e, soprattutto, lo sviluppo di piccole centrali atomiche con potenze sotto i 300 MW e che, da poco, nelle versioni micro, vanno dai tre a qualche decina. Sono pericolose? Certamente, come tutto ciò che costruiamo. Il crollo della diga del Vajont del 1963 distrusse una valle e fece migliaia di morti. Ogni anno abbiamo milioni di morti sulle strade nel mondo. Ogni vaccinazione crea problemi. Ancora una volta l’umanità deve decidere, tra due possibili mali, il minore. Accettiamo di produrre più CO2 e non impiantiamo nuove centrali a fissione? Pare che l’Europa abbia deciso di inserire le centrali atomiche tra quelle del “Green Deal”. Tra il rischio di contenere il Pil e quello di qualche radiazione, la scelta della politica, dopo tante chiacchiere, non poteva essere diversa.

meraviglioso Sole, abbia sotterrato in milioni di anni sotto forma di petrolio, gas e carbone, che noi stiamo consumando in poco più di un secolo.

Quando sento che l’idrogeno salverà il mondo mi viene da rotolarmi dalle risate. Mentre le fossili le estraiamo energia inclusa, l’idrogeno liquido dobbiamo crearlo mettendocela noi, magari bruciando 5 kg di benzina per ogni kg di idrogeno! Per non parlare di rinnovabili che aiutano a ridurre le emissioni di CO2 in una piccola parte del mondo, mentre altrove se ne producono sempre più. Sia chiaro, non sono contro solare, eolico e altre mille diavolerie, alcune delle quali ho personalmente aiutato a creare e diffondere, ma non prendiamoci in giro. Il motore elettrico è il più efficiente mezzo per creare energia meccanica, incomparabilmente

più del termico. Non per niente, da oltre un secolo utilizzato in treni, tram e filovie, che oggi dismettiamo convertendo su gomma… una pazzia, appunto! E poi, l’auto elettrica ha solo il non trascurabile problema di doversi portare appresso l’energia elettrica in pesantissime e inquinatissime batterie.

Ciò detto, resto comunque ottimista ripensando a quanto osservavo da ragazzo quando mi portavano a visitare i musei naturali dove mi descrivevano i giganteschi reperti accompagnandoli del come e perché quelle specie si fossero estinte. Mi sembravano enormi e potenti e mi chiedevo come noi fossimo riusciti a conquistare il pianeta superando tutti gli altri esseri viventi. Ora lo so: oltre ad essere più intelligenti siamo anche dannatamente fortunati!

Aprile 2024 TM · 15

Se il giudice si fa legislatore

La sentenza sul clima adottata dalla Cedu contro la Svizzera risulta controversa: non ha base legale, usurpa i diritti democratici e non serve nella lotta in favore dell’ambiente.

Il 28 novembre 1974 la Svizzera, da undici anni Stato membro del Consiglio d’Europa, ha deciso di aderire alla Convenzione europea sui diritti dell’uomo (Cedu) con il proposito di promuovere i diritti individuali e la solidarietà internazionale. Con questa adesione si è data facoltà a chiunque avesse ritenuto essere stato toccato nei propri diritti individuali da una decisione del Consiglio federale o del Tribunale federale di ricorrere alla Corte Europea dei diritti dell’uomo sita a Strasburgo.

Dal momento che l’impiego di questo strumento avrebbe potuto esercitare un’influenza non da poco sul nostro sistema giuridico, da più parti era stata sollevata la richiesta di sottoporre la nostra adesione al voto popolare.

Il Parlamento, seguendo in Consiglio federale, decise altrimenti ritenendo che la convenzione avrebbe comunque potuto essere disdetta in ogni tempo e che il nostro sistema giuridico era congruente con i principi ivi contenuti. Pertanto, secondo l’allora consigliere federale Pierre Graber, era da escludere il rischio che il nostro paese avrebbe potuto essere condannato in futuro per violazione della Cedu.

Puntualmente queste ottimistiche previsioni sono state smentite dalla realtà dei fatti. Ultima in ordine di tempo, la decisione adottata su ricorso del gruppo definitosi “Anziane per il clima”, in realtà diretta emanazione di Greenpeace, che si definisce “organizzazione non governativa dedita alla salvaguardia dell’ambiente”.

Questo gruppo, ritenendo di essere particolarmente leso dalla politica federale che farebbe troppo poco nella lotta contro il (supposto) riscaldamento climatico, aveva ricorso al Tribunale federale il quale aveva respinto lo stesso essenzialmente sulla ba-

se di due motivi: da un lato per difetto di legittimazione ad adire la via del ricorso alla nostra massima istanza giudiziaria, dall’altro ritenendo che le richieste non erano giustiziabili e dovevano seguire le vie del percorso legislativo.

La decisione della Corte europea, adottata da 16 giudici contro 1 (quest’ultimo non il giudice svizzero ma quello inglese), è basata sulla violazione dell’art. 8 della Cedu che tutela il diritto al rispetto della vita privata e familiare. Ogni individuo avrebbe il diritto di essere protetto dallo Stato dalle conseguenze dannose che il cambiamento climatico potrebbe esercitare su salute, benessere e qualità di vita.

La decisione è controversa e risulta incomprensibile da più punti di vista. Si pone dapprima la questione di un’interpretazione e quindi di un’applicazione della convenzione non aderente al testo letterale, violando quindi un precetto giuridico fondamentale secondo cui non può esservi una condanna che non sia sostenuta da un preciso articolo di legge. In tal modo i giudici europei seguono una linea già adottata in precedenti decisioni che li porta a intrepretare la convenzione in maniera ‘creativa’, adottando una giurisprudenza che allarga il campo di applicazione della stessa a nuove fattispecie non previste nella convenzione.

In tal modo i giudici della Cedu travalicano il suo ruolo usurpando quello del legislatore. Essi non si limitano come vuole la Convenzione a tutelare i diritti fondamentali delle persone (diritto alla vita, alla libertà, alla libera espressione) ma vogliono esercitare un influsso sull’evoluzione del diritto in Europa con decisioni che non sono oggetto di revisione da parte di un’istanza superiore. E qui siamo al secondo punto critico: questa decisione

Stelio Pesciallo, avvocato e notaio presso lo Studio 1896, Lugano.

si scontra con i diritti democratici che stanno alla base della politica degli Stati aderenti e ciò vale anche in materia di politica ambientale. In Svizzera questa politica viene adottata dai corpi legislativi cantonali e federali e sanzionata se richiesto dal voto popolare. Con la loro decisione i giudici della Cedu si sostituiscono al legislatore istituendo in pratica uno Stato nel quale non è più il sistema democratico a creare il diritto, ma il giudice.

Il terzo punto critico sta nel merito: nell’eventualità controversa e per niente provata che la crisi climatica sia provocata dall’uomo e non da eventi atmosferici estranei a un condizionamento umano, la parte che riveste la Svizzera nell’inquinamento globale si misura in millesimi e quindi interventi volti a una sua limitazione a livello nazionale non contribuirebbero di certo al benessere ambientale.

La condanna di Strasburgo non contiene sanzioni e quindi precisi obblighi ai quali sottostare. Il Consiglio federale sarebbe unicamente tenuto a esporre al Consiglio dei Ministri del Consiglio d’Europa con quali modalità la Svizzera intende dare seguito alla sentenza. Aperta rimane la questione di un’eventuale disdetta della Convenzione da parte della Svizzera. Quello che è certo, per contro, è che questa sentenza di giudici stranieri non aiuterà gli sforzi di coloro che vorrebbero avvicinare di più la Svizzera alle istituzioni europee con la sottoscrizione di un accordo istituzionale che aprirebbe la porta all’intromissione di giudici stranieri, in casu la Corte Europea, ultima istanza giudiziaria nell’ambito della Ue.

16 · TM Aprile 2024
opinioni / il consulente legale
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Il valore del salario mediano

In Svizzera è il più alto d’Europa. Il dato penalizza il Ticino che viene considerato una regione a sé, senza inoltre tener conto dell’influsso dei lavoratori frontalieri.

La pubblicazione, da parte dell’Ufficio federale di statistica, dei dati sul salario mediano in Svizzera ha sollevato le solite discussioni, soprattutto in Ticino. Cominciamo con il ricordare che il salario mediano è il valore posto al centro della distribuzione di tutti i salari distribuiti. Aggiungiamo poi che i dati odierni si riferiscono al 2022, per cui sono di scarsa rilevanza immediata e non servono per valutarne, per esempio, il potere d’acquisto. Tanto più che, in questi ultimi due anni, si è verificato un sensibile aumento del tasso d’inflazione, seguito però da un altrettanto sensibile rallentamento.

Da un punto di vista statistico questi dati sono comunque interessanti. Anche in questo caso per un effetto particolare dovuto al periodo della pandemia, che ha comportato la riduzione del lavoro e anche qualche chiusura di aziende. Di questa evoluzione (2020-2022) hanno risentito soprattutto i salari medi, mentre quelli bassi sono cresciuti in misura analoga a quelli alti. La statistica permette anche di constatare che i salari delle donne hanno continuato a ridurre il divario che li separa da quelli degli uomini e che i salari dei lavoratori stranieri, senza formazioni particolari, sono sempre ai livelli più bassi.

Circa le differenze salariali si nota che tutti i salari sono aumentati, con quelli più alti in misura leggermente migliore. Il rispettivo potere d’acquisto è incrementato, dal 2006, dell’11% per i salari bassi, del 9% per i medi e del 12% per gli alti. Mancano però dati sicuri su quelli più elevati.

In ogni caso il salario mediano in Svizzera si situava nel 2022 a 6.788 franchi mensili. Si tratta quindi di uno dei più alti in Europa e, anche in termini reali, si trova del 32% sopra la media dei salari mediani

dei quattro Paesi vicini. Suddividendo per rami di attività, le più generose risultano aziende di lavorazione del tabacco (salario mediano 13.299.- franchi). Il dato è però poco rappresentativo, vista l’entità di queste aziende, per cui potrebbe subire l’influsso di pochi salari più alti della media svizzera. Più eloquente, invece, il fatto che al secondo posto figurino le remunerazioni del settore finanziario, seguite da farmaceutico e informatico. Si trovano poi assicurazioni, telecomunicazioni, educazione e amministrazione pubblica. Alle loro spalle, si piazzano consulenze giuridiche, chimica, macchine. Appena sopra il salario mediano nazionale, il settore delle cure della salute (6.858), mentre sotto figurano l’edilizia e il commercio al dettaglio. All’ultimo posto, alberghiero e ristorazione.

L’Ufs propone anche un confronto fra le varie regioni. Tuttavia la suddivisione soffre di scelte un po’ particolari ed è proprio per questo che in Ticino sono sorte alcune reazioni. Le suddivisioni dell’Ufs considerano, infatti, grandi agglomerati come quello di Zurigo, ma anche quello della Romandia, o quello di Basilea e i due della Svizzera centrale e di quella orientale. Il Ticino, invece, fa regione a sé. Un metodo che ha sollevato parecchie perplessità, poiché il confronto fra i salari mediani pone il Ticino, dove non ci sono centri con forti attività economiche, ben distanziato all’ultimo posto con 5.590 franchi mensili. Così già i salari di un cantone come il Vallese, considerato insieme a Vaud e Ginevra, oppure quelli del Giura, nella stessa regione di Friburgo, beneficiano, nella graduatoria regionale, di una quotazione migliore, nonostante una forza economica pari, se non inferiore a quella ticinese.

Ulteriore svantaggio per il nostro cantone: i salari dei frontalieri (circa 78mila) vengono pure considerati nel calcolo, ma sono notoriamente inferiori a quelli medi della regione, non a parità di prestazione, ma perché occupati in settori con salari inferiori, abbondanti in Ticino. Già questo lascia capire perché i salari in Ticino siano inferiori alla media svizzera. Certamente la differenza esiste, ma è sicuramente inferiore ai 1.200 franchi mensili.

D’altro canto la situazione non è certamente nuova. Già nel 2014 la differenza era superiore ai mille franchi mensili, mentre nel 2008 era di soli 850 franchi, per cui l’aumento corrisponde a quello del salario mediano nazionale.

Qualche confronto va fatto anche sul potere d’acquisto di questi salari. Il costo della vita in Ticino è vicino a quello nazionale, ma proprio per i frontalieri è un vantaggio in più rispetto al lavoratore residente.

A livello generale, l’inchiesta permette di concludere che anche la quota degli stipendi rispetto al Pil è rimasta storicamente la stessa o con qualche miglioramento. Negli ultimi 30 anni si è mossa fra il 55 e il 60%. Secondo le previsioni dovrebbe mantenersi anche oggi a questi livelli. Condotta a cadenza biennale, nel 2022 l’inchiesta dell’Ufs ha coinvolto 35mila aziende, con un totale di 2,3 milioni di salariati. Il dato è quindi certamente interessante da un punto di vista statistico e permette un confronto storico significativo, ma richiede attenzione nel farne uso sul piano politico, poiché non tiene conto delle situazioni particolari delle varie regioni in cui è suddiviso il Paese.

18 · TM Aprile 2024
Ignazio Bonoli, economista.
opinioni/ l’economista

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Fallimenti: freno agli abusi

Finalmente, grazie alle nuove disposizioni di legge varate dal Consiglio federale, dal 2025 sono previste misure più severe per impedire ai debitori di sottrarsi ai propri obblighi finanziari.

La tematica è annosa, già più volte discussa e mai davvero risolta. Gli atti parlamentari a tal riguardo sono stati numerosi, ora si intravvedono i primi passi concreti.

Nel marzo 2022, il Parlamento ha infatti finalmente approvato la nuova Legge federale sulla lotta contro l’abuso del fallimento. In futuro, così almeno prevedono le nuove disposizioni legali, i debitori non devono potersi sottrarre ai loro obblighi finanziari abusando della procedura fallimentare. Sembra scontato, ma ad oggi non è così e le casistiche di fallimenti, anche a catena, perpetrate da individui in malafede sono purtroppo troppo frequenti. Il modus operandi è piuttosto semplice: chiedono il fallimento di un’impresa, della quale questi ‘personaggi’ sono organi di diritto o di fatto, e ne costituiscono immediatamente una nuova, talvolta mediante un prestanome. Poco dopo la nuova impresa fallirà e una nuova ne prenderà il posto. Dipendenti, fornitori e altri creditori restano alla finestra, con poche possibilità di recuperare i propri crediti. Questo comportamento vizioso ha un effetto deleterio anche sul libero mercato e sulla concorrenza leale. Chi agisce in modo corretto si vede contrapposto a concorrenti disonesti e sleali, i quali si permettono di entrare a gamba tesa sul mercato, proponendo prezzi insostenibili al motto di “tanto semmai si fallisce e poi si riapre”.

Vero è che il diritto fallimentare e il diritto penale prevedono già degli strumenti per punire questi abusi. Tuttavia, come indicato anche dal Dipartimento federale competente, in diversi settori gli ostacoli (sia di natura pratica, sia giuridica) per i creditori e le autorità sono spesso insormontabili e pertanto si rinuncia ad

applicare il diritto in modo rigoroso anche in caso di abuso manifesto.

Da qui l’esigenza di agire attraverso la nuova Legge federale sulla lotta contro l’abuso del fallimento, che entrerà in vigore il prossimo primo gennaio 2025 e comporterà la modifica di diversi atti normativi correlati. Come ben indicato nel Rapporto esplicativo del 25 ottobre 2023, si prevedono le seguenti modifiche principali:

- per i crediti di diritto pubblico, come ad esempio quelli fiscali, sarà possibile avviare un’esecuzione in via di fallimento e non solo di pignoramento come oggi è il caso (l’obiettivo è quello evitare che le persone e le società che non fanno fronte a questa tipologia di crediti possano continuare a svolgere attività commerciali e causare così ulteriori danni alla collettività e agli altri attori economici);

- le autorità fallimentari saranno tenute a denunciare alle autorità di perseguimento penale gli eventuali reati constatati in materia di fallimento;

- il trasferimento di azioni o quote sociali sarà nullo se la società è oberata di debiti, non esercita più alcuna attività commerciale e non dispone più di attivi realizzabili;

- la rinuncia retroattiva alla revisione limitata (il cosiddetto opting-out retroattivo) sarà vietata;

- viene introdotta la possibilità di ricercare direttamente e gratuitamente le persone fisiche nella totalità del registro di commercio;

- le interdizioni a esercitare un’attività iscritte nel casellario giudiziale (ad es. in seguito a bancarotta fraudolenta o a frodi) saranno in futuro comunicate all’Autorità federale di alta vigilanza sul registro di commercio, al Dipartimento federale di

Marco Robbiani, avvocato e notaio, studio legale Barchi Nicoli Trisconi Gianini, Lugano

giustizia e polizia e all’Ufficio federale del registro di commercio;

- le amministrazioni fiscali cantonali saranno tenute a comunicare agli Uffici del registro di commercio se una società non ha prodotto il conto annuale previsto dalla legge.

Si tratta di misure puntuali, tangibili e con un buon potenziale di successo, a condizione che gli attori coinvolti siano ligi nell’attuazione di quanto di rispettiva competenza. In particolare, sarà necessario che fra tutti gli Uffici federali e cantonali interessati vi sia la dovuta collaborazione, su più livelli, puntuale e pragmatica, non inutilmente burocratizzata.

Basti pensare che tutta l’implementazione delle nuove normative è già stata rinviata dal primo gennaio 2024 al primo gennaio 2025, proprio per permettere a chi di dovere di organizzarsi e strutturarsi. I cantoni hanno già annunciato un aumento significativo delle risorse, in particolare per gli Uffici d’esecuzione e fallimenti. La necessaria comunicazione fra le diverse autorità con gli Uffici del registro di commercio presuppone l’esistenza di adeguati strumenti tecnologici per garantire che la stessa sia efficace ed efficiente, rispettivamente le banche dati centrali devono essere aggiornate, già solo per assicurare il buon funzionamento delle comunicazioni relative, ad esempio, alle interdizioni a esercitare una determinata attività. Si è indubbiamente pronti a partire. Fondamentale è però che lo start non colga impreparato nessuno, se non i furbetti dei fallimenti abusivi.

20 · TM Aprile 2024
opinioni / lo studio legale

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In ordine sparso

Un quadro macro molto variegato e politiche monetarie divergenti lasciano presagire uno scenario d’investimento interessante, ma molto sfidante per i prossimi mesi.

Se l’ondata inflattiva seguita al Covid ha raggiunto quasi simultaneamente tutte le principali economie, di mese in mese la crescita e l’andamento dei prezzi si sono rivelati sempre più eterogenei nelle diverse aree. Gli Stati Uniti hanno continuato a sorprendere, mentre l’Europa da ormai più di un anno è in stagnazione, la Cina attraversa una fase particolarmente complessa e il Giappone sembra uscire lentamente da diversi decenni di depressione economica.

Ciò che però più interessa è l’inflazione e in particolare il dato degli Usa, che da soli rappresentano oltre la metà dei mercati finanziari globali. Ormai dall’anno si scommette soprattutto sulle mosse della Fed, e per quanto sembri un paradosso, il principale rischio del mercato è che l’economia vada troppo bene e i tagli dei tassi si allontanino. A impensierire sono dunque gli indici Pmi in espansione, la disoccupazione che è nuovamente diminuita al 3,8% e l’inflazione che è invece risalita al 3,5%, contrariamente alle attese di una riduzione. Cosa componga tale crescita, e quanto sia sostenibile, è un’altra storia. Nonostante tutto è ancora probabile una discesa dei tassi di mezzo punto, ma probabilmente dopo l’estate, per portarsi entro dicembre poco sotto il 5%.

In Europa, è stata la Svizzera ad aprire le danze anticipando ancora una volta la Bce, in virtù di un’inflazione di poco superiore all’1% e della forza del franco. La Bns, con una mossa a sorpresa, ha già tagliato i tassi di 25 bp a marzo, ed entro l’anno dovrebbe portarli all’1%.

Al contrario la Bce. Se si è comportata in linea con le attese, non era però una decisione ovvia, con l’inflazione a marzo che ha sfiorato il 2,4%, e con l’economia

quasi ferma da ormai un anno.

La crescita del Pil nel 2023 è stata dello 0,5% e non è atteso un significativo miglioramento. Se da un lato secondo alcuni sondaggi caldeggiano una ripresa del manifatturiero, il nuovo Patto di stabilità dovrebbe portare a una politica fiscale più restrittiva, rincarata in una decina di Paesi da una molto probabile procedura per deficit eccessivo.

In questo quadro, anche in considerazione del suo mandato e della complessa Governance, la Bce aspetterà giugno per agire e si stima una riduzione di 0,75-1 punti percentuali nel corso dell’anno.

Il Giappone, reduce da un lungo periodo di depressione economica e deflazione, rappresenta invece un caso a sé stante. La Bank of Japan ha aspettato molto prima di aumentare i tassi e lo ha fatto solo poche settimane fa per la prima volta da 17 anni, ponendo fine al periodo di tassi negativi durato otto anni e con la speranza di aver chiuso il lungo capitolo della deflazione, nonostante il debole quadro demografico.

Da non dimenticare l’andamento dell’economia cinese, che presenta un’inflazione vicina allo zero (solo lo 0,1% a marzo) e diversi elementi che fanno temere la deflazione, che potrebbe avere ripercussioni sul resto del mondo a partire dall’Europa. Occorre ricordare che, tra le grandi Banche, la People’s Bank of China era stata la prima ad alzare i tassi e a rendere meno accessibile il credito per alcuni settori come l’immobiliare, dando il la a una crisi del settore che non si è ancora risolta. Dopo la recente virata, sono però attesi ora stimoli fiscali e monetari.

Quest’anno gli andamenti economici (e dunque anche monetari) continueranno a essere eterogenei tra le principali aree economiche. Ciò avrà un impatto diretto

Ramenghi, Cio di Ubs Wealth Management Italia.

sulle valute: anche se da un punto di vista fondamentale il dollaro è caro rispetto all’euro, in considerazione delle politiche monetarie divergenti il biglietto verde manterrà la sua forza nei prossimi mesi, è invece necessaria cautela sul franco.

Allungando lo sguardo ai prossimi anni, la diminuzione dei rendimenti potrebbe essere più importante di quanto si aspetti il mercato. Dal 2008 si registra un continuo aumento dell’indebitamento pubblico, sempre più oneroso per via dei tassi elevati. Proprio le politiche di gestione del debito e l’interazione di questa dinamica con le altre grandi tendenze in corso come il riarmo, l’invecchiamento della popolazione, la deglobalizzazione e la transizione energetica caratterizzeranno i prossimi anni.

Per affrontare queste sfide saranno necessari grandi investimenti e quindi i Governi avranno bisogno di costi di finanziamento contenuti, con dunque il ritorno a uno scenario di repressione finanziaria, con rendimenti dei titoli di Stato dell’Eurozona al di sotto dell’inflazione. A fronte di rendimenti del mercato obbligazionario ancora interessanti, sembra sensato sfruttarli, rendendoli duraturi con scadenze medio-lunghe e limitando la liquidità alle necessità, specie in euro.

Le obbligazioni di buona qualità hanno poche probabilità di perdere valore, già oggi presentano rendimenti reali positivi, e in caso di rallentamento dell’economia, il conseguente taglio affrettato dei tassi potrebbe spingere al rialzo le quotazioni delle obbligazioni di buona qualità con scadenza medio-lunga.

22 · TM Aprile 2024
Matteo
opinioni/ l’esperto di finanza

Quanto è veramente resiliente la vostra impresa?

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Deloitte SA 2023. Tutti i diritti riservati.

La risorsa della pianificazione

Se prevenire è sempre meglio che curare, perché non applicare lo stesso principio anche in ambito fiscale, previdenziale, successorio e finanziario?

Situazione post pensionamento

In assenza di una pianificazione finanziaria accorta e previdente

Stefano Guidotti, Pianificatore finanziario di Zurich assicurazioni. A lato, prima del pensionamento è bene interessarsi, e pianificare le fasi successive, onde evitare problemi.

venza più recenti, come il concubinato. Citiamo infine l’aspetto relativo alla sostenibilità finanziaria dell’ipoteca sulla casa, soprattutto dal pensionamento, e le riflessioni sulla necessità o meno di procedere ad ammortamenti.

Aprima vista sembrerebbe un intrico di cifre e tabelle incomprensibili. Certamente, un’analisi accurata presenta una serie di aspetti e approfondimenti di non sempre facile lettura. È quindi essenziale che il dialogo con il consulente sia non solo trasparente, ma anche continuo e regolare, prima e dopo il pensionamento, affinché il cliente possa capire, far proprie e adottare per tempo le misure proposte.

Un caso di scuola è rappresentato dal prepensionamento: per il cliente si tratta tipicamente di capire a partire da quale età la pensione anticipata sia finanziariamente sostenibile e con quali correttivi siano attuabili. Sono preoccupazioni comuni a molti, e molte sono pure le situazioni in cui il carico fiscale è ritenuto eccessivo e si cercano soluzioni di ottimizzazione.

A fare la differenza è proprio affrontare la problematica in modo tempestivo. Muoversi in maniera tardiva, quando ormai i giochi sono fatti, può compromettere la possibilità di migliorare la situazione, pensando ed eseguendo le ottimizzazioni (previdenziali, finanziarie, fiscali e anche

con riflessioni in ambito successorio) da implementare nel tempo.

A livello pensionistico rimane centrale la riflessione sulla modalità di riscossione delle prestazioni di cassa pensione (rendita e/o capitale) e, nel caso in cui si scegliesse il capitale, su come impiegarlo. Tra i diversi prodotti (finanziari e/o assicurativi) a disposizione per la diversificazione si rileva il recente ritorno di interesse per le rendite vitalizie (soprattutto perché interessante fiscalmente, ma anche ideale per profili rischio basati sulla sicurezza).

Pure le lacune previdenziali in generale destano preoccupazioni, in particolare quelle generate da attività a tempo parziale, forma di lavoro sempre più ricorrente. Un possibile rimedio, a questo proposito, potrebbe essere costituito dagli acquisti di cassa pensione, operazione interessante anche quale ottimizzazione fiscale, da effettuare, però, con cognizione di causa.

La protezione finanziaria e successoria dei propri cari occupa una posizione importante. Oltre alle relazioni tra coniugi, emergono sempre più problematiche legate alle forme di convi-

La pianificazione finanziaria e pensionistica deve necessariamente sempre coinvolgere il cliente, sia per individuare gli obiettivi dell’analisi sia per definire il budget desiderato. Un aspetto, quest’ultimo, la cui importanza è spesso sottovalutata, ma di estrema importanza. Si tratta di una riflessione a tutto tondo, suddivisa in due momenti. Dapprima l’analisi vera e propria, che mette a confronto la proiezione basata sulla situazione attuale con una variante ottimizzata. Successivamente l’attuazione, secondo una programmazione definita nel dettaglio e monitorata costantemente, delle misure proposte.

La competenza tecnica del consulente e la disponibilità di prodotti idonei assumono un’importanza centrale e chiudono in modo ottimale il cerchio.

La pianificazione finanziaria è comunque permeata da un approccio prudenziale (non si perde mai d’occhio lo scenario peggiore) e dunque prevede scappatoie o vie di fuga, qualora si dovesse verificare un evento non completamente prevedibile o che non si può escludere a priori. La diversificazione aiuta molto in questo. Meglio sempre munirsi d’ombrello prima di una scampagnata, anche se la meteo ha previsto che splenderà il sole.

24 · TM Aprile 2024
Salario
Età:
Evoluzione del fabbisogno sconosciuta Copertura del fabbisogno sconosciuta Oggi Pensionamento +90 Reddito Tempo Lpp Avs Fonte: Zurich 2024
opinioni / l’esperto di assicurazioni

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Il gregge è sovrano, ma il pastore?

Se la forza dell’industria finanziaria europea è sempre stata il Wealth Management, il Nord America si distingue per l’Asset, soprattutto grazie al dollaro, e alle straordinarie masse che riesce ad attrarre. A scuotere i delicati equilibri del settore negli ultimi anni ha però contribuito il diffondersi della gestione passiva, competitiva in termini di costo, ma profondamente destabilizzante per il mercato, guidato da... nessuno. Cosa è lecito attendersi in futuro?

Tanto va l’investitore al lardo, che ci lascia lo zampino? E a dipendenza degli anni quello che potrebbe lasciarci è anche molto altro, a dipendenza del contesto di mercato, e di una serie apparentemente casuale di fattori, come esperienze recenti hanno ampiamente dimostrato, qualora ve ne fosse un reale bisogno. Eppure la memoria dell’investitore, o del suo consulente, è alquanto corta, nella migliore delle ipotesi consapevolmente, tant’è che ci sono fenomeni di default multipli, e particolarmente ravvicinati nel tempo. È il caso dell’Argentina, con nove default in 200 anni di storia, e tre negli ultimi 20.

Quello del gestore è sempre stato un compito ingrato, come più di recente ha indagato la finanza comportamentale: le persone sono strane, l’Homo Oeconomicus non esiste, e di razionalità ne fa un

uso assai parsimonioso, comprensibile nel caso del cliente, meno da parte del professionista. E dunque sono molti gli ossimori con cui entrambi devono convivere: sono avversi alle perdite, ma vittima spesso dell’effetto gregge, decidono istintivamente e difficilmente cambiano idea.

Da ultimo, e più in generale, chiunque è convinto di essere più intelligente della media, ma dunque… la media è sbagliata?

Al tempo stesso, in passato, pur al netto di più o meno sofisticati equilibrismi ingegneristici finanziari il punto di caduta di tutto rimaneva sempre l’economia reale, dunque anche il più creativo ed esperto dei gestori, chiamato a operare le più complesse e ardite delle decisionicome il caso del capostipite dei Rothschild durante le guerre napoleoniche? - presto o tardi si trovava confrontato con la semplice e concreta realtà del suo tempo. A

prescindere dall’epoca questo non è cambiato, sino al secondo Novecento.

Risalendo ai tempi più antichi, dunque ancora in epoca classica e a Roma, pur in presenza di mercati finanziari sorprendentemente sofisticati e altamente attrezzati per far fronte alle necessità di una super potenza in costante e rapida espansione, con dunque soluzioni avanguardistiche per fronteggiare fasi tese di liquidità o volatilità non rare, l’oggetto ultimo delle decisioni d’investimento era la realtà con tutti i suoi protagonisti, cose e persone. Certo, era quasi tutto su una scala geografica molto più ridotta rispetto all’attuale, a eccezione di spedizioni commerciali nel profondo sud dell’Africa, o in estremo Oriente, il bacino del Mediterraneo rimaneva il baricentro naturale del portafoglio, ma i problemi e gli obiettivi all’ordine del giorno erano i medesimi.

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© Foto di Venus Major / Unspalsh cover/ finanza a cura di Federico Introzzi

Un buon gestore, o almeno il suo profilo tipo, rifletteva gli equilibri che il mondo romano aveva assimilato nei primi secoli avanti Cristo, era dunque solitamente di origine extra-italica, e appartenente alla media borghesia delle nuove province, di frequente in Oriente. Era dunque figlio di commercianti, spesso greci o siriani, o di una minoranza culturale, immigrati a Roma, il cuore pulsante del commercio del Mediterraneo allargato, ma che mantenevano solidi rapporti con le terre di origine, dove solitamente continuavano a condurre affari di varia natura. Perché?

In primo luogo asimmetrie informative, aggravate dai limiti dei mezzi di comunicazione e trasporto dell’epoca, in un contesto sociopolitico molto frizzante.

I mercanti, in epoca repubblicana e imperiale, erano sempre al centro di una fitta ragnatela di relazioni e informatori, alleanze consolidate spesso da vincoli di parentela, che in linea di principio garantivano velocità e maggior sicurezza alle informazioni trasmesse da sponda a sponda (a patto il messaggio arrivasse), anticipando così il mercato rispetto allo scoppio di rivolte, sconfitte campali, morti inaspettate, in grado di sconvolgere improvvisamente il quadro politico ed economico, segnando la sorte di un sino a quel momento brillante investimento.

Problema nel problema, non tutti potevano investire in tutto, e i patrimoni dei ceti più elevati erano ciclicamente sottoposti ad accurato scrutinio, era dunque molto diffusa la pratica dei ‘presta nome’. Sulla carta l’aristocrazia era tagliata fuori da qualunque asset class offrisse una buona redditività, a esclusione del mattone, al tempo stesso doveva poter offrire garanzie sulla sostenibilità economica del suo stile di vita per mantenere seggi e cariche politiche. Da qui il ruolo del mercante di fiducia, legale rappresentante del potente senatore presso il suo banchiere, autorizzato a investire in attività lucrative ma rischiose in regioni lontane dall’Italia (di frontiera), ma a lui molto ben note. Asset Management. Se all’epoca la diversificazione, specie geografica, aveva dunque un senso, che nel corso degli anni è leggermente cambiato, anche grazie a un contesto sulla carta molto diverso, la sostanza è rimasta la stessa. Gli obiettivi del gestore sono i medesimi, dunque definire un portafoglio efficiente, allineando il profilo rischio/rendimento dell’investitore, tale da consentire un guadagno

«Una tendenza che accomuna Svizzera ed Europa, oltre al resto del mondo, è la sempre più ampia adozione di soluzioni passive, sebbene a ritmi differenti, con gli Stati Uniti ad aprire la strada. Si tratta di prodotti interessanti, ma complementari alla fondamentale gestione attiva»

Sasha Evers, Responsabile Europa di Bny Mellon Investment Management

L’espansione di Roma in tre secoli

AfricaProconsularis

L’impero romano nel 125 d.C.

accettabile per entrambi. Facile a dirsi, un po’ meno a farsi.

«La nostra è un’industria complessa, in cui è indispensabile l’interazione tra competenze anche molto diverse, si spa-

A garantire l’espansione di un piccolo villaggio di pastori contribuì in misura sostanziale un avanzato sistema finanziario, in grado di far fronte alle esigenze di un poi impero.

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Province senatoriali Province imperiali Confini nel 125 d.C. Limes Italia Mauretania Hispania Gallia Dacia
Aegyptus Pontus Exinus
CappadociaArmenia
RaetiaNoricumPannoia
Sicilia Thracia Macedonia
Albania
Asia Cyprus Cyrenaica Creta Cilicia Lycia Syria Arabia Petrae
Galatia Colchis Iberia Regnum Bospori Moesia Britannia
Dalmatia
Assyria
BythyniaetPontus
Mesopotamia
201 a.C. - Fine della II Guerra Punica 133 a.C. - Fine della Guerra Numantina 44 a.C. - Assassinio di Giulio Cesare 14 d.C. - Morte di Augusto 117 d.C. - Morte di Traiano Protettorati romani nel 117 d.C. Confini delle province romane nel 117 d.C.

Il gestito globale

«Asia e Medio Oriente offrono opportunità interessanti, per Asset Manager blasonati e dal know-how consolidato. Le carte che gli operatori europei possono giocarsi all’estero sono significative, e non vanno sottovalutate, tra cui stabilità economica e politica, oltre a know-how e lunga tradizione nella gestione»

Manuel Dalla Corte, Responsabile Svizzera di Eurizon

AuM per nazionalità dell’Asset Manager (in mld usd)

La Top 20

AuM in gestione dei primi 20 operatori mondiali (in mld usd)

I capitali in gestione agli Asset Manager a livello globale sono in costante crescita, a guidare la classifica ovviamente i Paesi sviluppati, dove sono amministrate il grosso delle masse. In vetta Wall Street, grazie alla egemonia indiscussa del dollaro, ma a distinguersi è anche il Vecchio Continente, dove la tradizione sicuramente non manca.

zia dal team d’investimento, alla vendita e distribuzione dei prodotti, al marketing, oltre che al legal e alla compliance. Nel caso del Vecchio Continente ci sono hub consolidati che offrono tutti questi elementi, oltre a importanti pool di talenti, che consentono a Londra, Parigi, Francoforte, Zurigo, Ginevra e Milano di continuare a competere alla pari con altre Piazze. Pur sopravvivendo il primato di Londra, sempre più operatori le affian-

cano uffici di distribuzione negli altri hub. A rimanere sono però le differenze, che rendono l’Europa un mercato concorrenziale e diversificato, è dunque così che a Parigi hanno sede grandi attori nazionali, di scala internazionale, o in Svizzera dove tra asset e wealth management prosperano sinergie uniche», esordisce così Sasha Evers, Responsabile Europa di Bny Mellon Investment Management. Un panorama vario e diversificato, non fosse altro che per dimensioni e numerosità degli hub, con caratteristiche anche molto diverse rispetto invece al mercato americano, che rimane inarrivabile sotto ogni aspetto. «Gli Stati Uniti, e dunque Wall Street, sono diversi dall’Europa sotto molti aspetti, a partire dalla presenza di istituzionali di enormi dimensioni che sono le Casse pensione. Minoritarie in Europa. Una gestione più incline ai prodotti passivi gioca evidentemente un ruolo altrettanto importante nel gonfiare le masse, sostenute dall’egemonia che il dollaro, pur al centro di infiniti dibattiti, continua a mantenere a livello globale. Da ultimo, le differenze proseguono in termini di asset class, con un’expertise maturato Oltreoceano sugli Alternativi, grazie ai fondi universitari, non paragonabile a quello europeo», evidenzia Claudio Morelli, Head of Intermediaries di Pictet Asset Management.

Al netto delle differenze geografiche, e dell’evoluzione che l’industria sta conoscendo negli ultimi anni, a rimanere fermi nel tempo sono comunque alcuni capisaldi della sottile arte che è la Gestione attiva. «Diversificazione, analisi del rischio, bilanciamento tra crescita e conservazione del capitale sono costanti che hanno resistito alla prova del tempo, al pari dell’analisi tecnica e quella fondamentale. Compito del gestore è massimizzare il rendimento, e minimizzare il rischio, e nel farlo, l’analisi fondamentale, ossia un’attenta comprensione del contesto macro e micro, che motivi le decisioni d’investimento è necessaria, tesa anche a cogliere segnali si sottovalutazione o sopravvalutazione del mercato. L’analisi tecnica indaga invece la sostanza intrinseca dell’investimento, dunque forme, prezzi e volumi di scambio, offrendo l’opportunità di interpretare il comportamento degli investitori, prevedendo i future dei prezzi, identificando dinamiche e punti di svolta del mercato», rileva Elena Guglielmin, Cio di Ubs Wealth Management.

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Thinking ahead 2023
Fonte:
42,020 44,458 43,990 47,399 54,549 51,791 62,321 70,627 78,877 67,651 26,340 25,950 24,655 25,344 29,275 28,291 29,789 34,771 36,199 30,133 3,508 3,836 4,166 4,675 5,418 6,368 6,655 7,946 10,524 10,144 4,560 3,902 4,023 3,748 4,517 4,501 5,623 6,197 6,127 5,791 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 ■ Nord America ■ Europa (e Uk) ■ Resto del mondo ■ Giappone
Fonte: Thinking ahead 2023
20,852 21,280 22,190 24,993 29,325 28,084 36,524 41,382 48,726 40,242 10,474 11,191 9,618 9,019 10,817 10,220 8,397 11,259 10,768 10,027 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 ■ Usa ■ Europa (e Uk)

La grande marcia . Ma sino a che punto il gestore è oggi tenuto ad avere tali conoscenze? Una delle più importanti rivoluzioni dell’ultimo ventennio è sicuramente stata la corsa dei prodotti passivi, diventati protagonisti di fondi e portafogli d’investimento, scalzando il protagonismo indiscusso della gestione attiva.

«Una tendenza che accomuna Svizzera ed Europa, oltre al resto del mondo, è la sempre più ampia adozione di soluzioni e prodotti passivi, sebbene a ritmi differenti la dinamica è ormai netta, con gli Stati Uniti ad aprire la strada. Sono diversi i pro e i contro che hanno tali prodotti, e che possono portare a un portafoglio, fermo restandone la complementarietà con la gestione attiva, che dovrebbe continuare a mantenere un ruolo nella definizione della strategia. Non si tratta dunque di sostituire come spesso accade, ma semplicemente di affiancare, presentando inevitabilmente diversi limiti specie in alcuni specifici mercati, e in alcune asset class», riflette il responsabile di Bny Mellon.

Una crescita esponenziale che non sembra conoscere fine. Se infatti nel 2003 viaggiavano intorno ai 200 miliardi di dollari a livello globale, nel 2023 hanno superato abbondantemente la cifra già record dei 10 trilioni raggiunta nel 2021.

«La corsa degli investimenti passivi, che si riverbera inevitabilmente sulle masse, ha due forti motivazioni, da un lato gli afflussi netti di capitali non si arrestano, dall’altro il rally di mercato fa la sua parte.

Gli Etf azionari e obbligazionari negli ultimi anni hanno performato bene, e anche gli altri strumenti hanno generalmente ottenuto buoni risultati, tanto che oggi si stima che nel prossimo lustro il comparto crescerà del 9% annuo in termini di raccolta. Discorso diametralmente opposto però sul fronte dei ricavi: nonostante la forte crescita delle masse la redditività è rimasta sostanzialmente piatta, intorno al 6% negli ultimi quattro anni, senza sfavillanti prospettive», chiosa il Cio di Ubs.

Tra i pro che tali strumenti hanno indiscutibilmente portato al mercato, e agli investitori, uno su tutti risalta, e contribuisce enormemente alla loro notorietà.

«Costano poco, sicuramente meno rispetto a quanto non si fosse abituati in precedenza, e garantiscono una maggiore agilità nell’implementazione delle proprie idee d’investimento, tuttavia influenzano l’efficienza del mercato nel formare prezzi dei titoli corretti, e non ultimo concen-

«Diversamente da altre Piazze la gestione attiva rimane nel Dna dell’industria elvetica, costellata da boutique e piccoli operatori, e questo molto difficilmente cambierà. La sopravvivenza delle boutique sarà sempre garantita sin tanto che saranno in grado di offrire risultati interessanti agli investitori»

Adrian Schatzmann, Ceo dell’Asset Management Association Switzerland (Amas)

Classifica degli Asset

Manager

Un triennio complesso

Asset Manager mondiali

Matrice di profittabilità e AuM del gestore

■ Gestione attiva prevalente ■ Gestione attiva e passiva

trano importanti quote di mercato su pochi operatori, il che crea qualche preoccupazione. Offrono però anche alle Case di gestione il giusto incentivo a fare bene e puntare sull’innovazione, specializzandosi maggiormente su settori o strategie specifiche, tali da offrire un valore aggiunto unico e differenziato al cliente», rileva il responsabile di Manuel Dalla Corte, Responsabile Svizzera di Eurizon.

Pro e contro diversi, seppur non oppo-

Le masse amministrate sono in mano a un numero sempre minore di operatori, sempre più grandi, anche grazie alla cavalcata dei prodotti passivi, che ne gonfiano il gestito. Se da un lato questo sta fortemente riducendo la redditività del settore, dall’altro le sfide che si profilano all’orizzonte sono notevoli, soprattutto per gli attori di medio calibro, di cui l’Europa è piena.

Aprile 2024 TM · 29
Fonte: Strategy& 2023 Ad
Profittabilità discreta Profittabilità sotto la media 2.8 3.2 3.4 3.6 8.2 3.0 -2.0 0.0 -1.5 0.2 -1.0 0.4 -0.5 0.6 0.0 0.5 0.8 1.0 1.0 1.5 1.2 2.0 1.4 1.6 1.8 3.0 2.0 3.5 2.2 4.0 2.4 10.5 2.6 2.5 Profitti in mln per mld AuM Grande Piccolo Media profittabilità 2021 - 2022 Media AuM 2021 - 2022 Medio Tot AuM (mld eur) Fonte: Strategy& 2023
alta profittabilità
Per AuM (mld eur; var % 2016 - ‘22) ■ AuM 2016 ■ AuM 2019 ■ AuM 2022 (mld eur) Assicurazione 8,058 (65%) 7,594 (110%) BlackRock Vanguard Fidelity State Street J.P. Morgan AM Allianz Capital Group Amundi Goldman S. AM Bny Mellon Prudential Fin. Natixis AM UBS AM Axa Dws Schroders BNP Paribas AM Credit Suisse AM Swiss Life AM Aviva Investors Pictet AM Vontobel 3,656 (81%) 3,264 (39%) 2,593 (54%) 2,141 (14%) 2,064 (55%) 1,904 (76%) 1,721 (87%) 1,721 (10%) 1,291 (7%) 1,079 (30%) 998 (63%) 845 (18%) 821 (16%) 695 (54%) 501 (20%) 408 (36%) 254 (33%) 222 (46%) 251 (-38%) 109 (26%) Fonte: Coalition greenwich 2023
Le principali sfide del settore a tre anni Volatilità mercati finanziari 57% Cambiamenti normativi 51% Camb. domanda clientela 34% Frequenza di eventi black swan 33% Bear market prolungato 26% Concorrenza di gestori con strategie long-only 19% Concorrenza di altri operatori 10% Dinamiche di mercato 10%

«La corsa degli investimenti passivi, che si riverbera inevitabilmente sulle masse, ha due forti motivazioni, da un lato gli afflussi netti di capitali non si arrestano, dall’altro il rally di mercato fa la sua parte. Del resto etf azionari e obbligazionari negli ultimi anni hanno performato bene»

Elena Guglielmin, Cio di Ubs Wealth Management

sti, a dipendenza del da dove si guardi il mercato, lato cliente e lato gestore. «Offrono al cliente la possibilità di costruire in maniera trasparente un portafoglio diversificato e corretto per il rischio, garantendo al contempo un elevato livello di liquidità. Viene completamente sacrificata la possibilità di ottenere alpha, e si riduce fortemente il margine di guadagno per i gestori, da qui la scalabilità del business, necessaria per stare nei costi, ma realizzabile diversamente da un approccio attivo. Come tutte le cose si tratta di controbilanciare tutti questi elementi», nota Adrian Schatzmann, Ceo dell’Asset Management Association Switzerland (Amas).

Nell’ottica di una crescente democratizzazione dei mercati finanziari la corsa dei passivi sicuramente porta un contributo molto positivo. «Si tratta di fondi particolarmente accessibili, e con l’importante potenziale di diversificazione che offrono garantiscono una proposta d’investimento interessante a un pubblico molto più ampio. Potrebbero però

Gli ingenti risparmi delle famiglie europee sono in larga misura al di fuori del perimetro dell’industria, giacciono infruttiferi nei conti.

Passivi, ma non troppo

Nonostante il fascino che esercitano, Etf e strumenti affini, più in generale gli investimenti passivi, non sempre sono indicati per tutti gli investitori, a dipendenza dei momenti sia per asset class, sia per fasi di mercato. «Secondo una recente analisi biennale condotta da Morningstar sui risultati ottenuti dai fondi d’investimento attivi europei, quello che emerge - non era un mistero - è che i gestori sono bravi a ottenere alpha e sovraperformare quelli passivi in mercati o settori dell’azionario con imprese a media e piccola capitalizzazione. Nel reddito fisso, invece, i tassi bassi e l’inclinazione positiva della curva dei rendimenti hanno avvantaggiato negli ultimi vent’anni le performance degli Etf, zavorrando invece il tasso di successo dei gestori attivi, che solo nel 23% dei casi hanno sovraperformato il mercato», rileva Quirighetti.

Una seconda asset class in cui i gestori attivi possono dar sfoggio delle loro abilità è il mercato del credito. «Nel 2023 i titoli societari Investment Grade sono stati un punto di forza delle loro strategie, con un tasso di successo a 1 anno del 64,5% in euro, e del 72,6 in sterline. Altrettanto significativo è che i gestori attivi in obbligazioni societarie in euro nei dieci anni precedenti il 2023 abbiano conseguito un tasso di successo di poco superiore al 43%», rileva il Cio di Decalia. Dunque, cosa accadrebbe se venisse meno la gestione attiva, e

La corsa dei passivi

il gestito dei passivi, già oggi superiore a 10 trilioni di dollari, infine esplodesse? «La formazione dei prezzi ne risentirebbe, il mercato diventerebbe più inefficiente, e aumenterebbero i rischi sistemici, a causa di modelli d’investimento omogenei, e non aderenti ai fondamentali. La gestione attiva svolge un ruolo fondamentale, fornisce liquidità e favorisce la formazione dei prezzi, sfruttandone gli errori per ottenere la sovraperformance. C’è forte domanda per strategie diversificate, in grado di adattarsi a un contesto d’investimento sempre in evoluzione, e per loro stessa natura anche le strutture normative scoraggiano dal passare totalmente ai passivi, ma è forse la natura altamente competitiva dell’industria finanziaria la miglior garanzia per la sopravvivenza della gestione attiva anche nei prossimi anni», conclude Cornilly.

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2003 2005 2007 2009 2011 2013 2015 2017 2019 2021
Evoluzione dell’AuM in Etf (dati in trl usd) Fonte: Statista 2024 Asset in trl usd 0,20 0,41 0,81 1,04 1,35 2,28 2,89 4,69 6,19 7,73 10,02 9,55 0 2,000 4,000 6,000 8,000 10,000 12,000 ■ Evoluzione delle masse
Fonte: Efama 2024
AuM dei Paesi europei (trl eur) 2012 2017 2018 2019 2020 2021 2022Q3 23 16.0 // 23.7 23.1 27 28.5 32.2 27.8 28.6 ■ Dati acquisiti ■ Dati 2023 ■ Dati parziali -2.2% +16,8% +5,5% +13,0% -13,8% +3%
2024
AuM per Paese (mld eur, % tot.) 9,923 36% ■ Uk ■
■ Svizzera ■ Germania ■ Olanda ■ italia ■ Danimarca ■ Resto d’Europa 4,589 16% 2,852 10% 2,748 10% 1,841 7% 1,418 5% 492 2% 3,908 14%
Asset Management europeo
Fonte: Efama
Le masse nel 2022
Francia

causare un sensibile aumento dei rischi sistemici, annacquando il ruolo correttivo svolto dai gestori attivi, che stanno rapidamente diventando in termini di masse una minoranza. L’afflusso eccessivo di capitali in indici particolarmente popolari potrebbe inoltre portare a una distorsione del prezzo di alcuni titoli», evidenzia Dries Cornilly, Investment Manager di Asteria Investment Managers.

Anche in Svizzera la dinamica è iniziata, già da qualche anno, con alcuni istituti che si stanno distinguendo rispetto alla concorrenza estera, pur presente e particolarmente importante. «Oltre a Ubs e Zürcher Kantonalbank, è da poco sceso in campo anche Swiss Life quale fornitore di Etf, ma diversamente da altre Piazze la gestione attiva rimane nel dna dell’industria elvetica, costellata da boutique e piccoli operatori specializzati, e questo molto difficilmente cambierà. Alcune asset class mal si prestano a essere investite per il tramite di strumenti passivi, dall’High Yield agli alternativi, e sono questi gli ambiti in cui le boutique d’investimento avranno modo di distinguersi. La loro sopravvivenza sarà sempre garantita sin tanto che saranno in grado di offrire risultati interessanti agli investitori, e un aiuto verrà dal diffondersi proprio dei prodotti passivi», prosegue il Ceo dell’Amas.

A prescindere dal mercato, ma a maggior ragione nel caso di Paesi i cui indici sono già particolarmente concentrati, i rischi generati da un eccesso di prodotti passivi possono effettivamente diventare significativi. È il caso della Svizzera, ma anche di altri. «Quando si discute di questa materia non può essere trascurato il rischio concentrazione, molto evidente ma fortunatamente in alcuni casi isolati.

Le ‘Magnifiche 7’, le prime sette società del Nasdaq, attualmente capitalizzano il 17,5% del mercato azionario globale, il che dice già molto. L’unico rimedio a questi eccessi rimane la gestione attiva, pur non essendo una panacea, il contributo di operatori molto specializzati può aiutare gli investitori a ridurre questo rischio, investendo in aree di mercato meno affollate e presidiate», riflette Evers. Pochi, e grandi. Ma? Se tra i problemi che i prodotti passivi stanno causando l’alta concentrazione di alcuni indici e titoli è tra i principali, la medesima dinamica si sta verificando a livello di industria, con una pressione crescente cui sono soggetti gli attori di medie dimen-

«Se anche l’industria finisse con l’essere dominata dalla gestione passiva ci sarà sempre bisogno di allocazioni strategiche e tattiche personalizzate.

È del resto possibile gestire attivamente l’Asset Allocation (il Wealth Management), per il tramite di veicoli passivi (l’Asset Management)»

Fabrizio Quirighetti, Cio di Decalia Group

Concentrati, ma quanto?

Performance relativa S&P500 equal-weighted, S&P500 market cap

Concentrazione degli indici N.

per l’andamento dell’indice (% tot.)

sioni, che dovrebbe portare a un’ulteriore fase di consolidamento del settore. «È in primis il forte aumento dei costi, in un arco temporale relativamente ristretto, a causare molte delle attuali difficoltà, le società sono chiamate a strutturarsi sempre di più, il che unito ai costi imposti dalla regolamentazione rischia di mandare fuori mercato soprattutto gli operatori di medie dimensioni, con un gestito tra i 100 e i 500 miliardi. Attori che vorrebbero

Se i prodotti passivi possono sì vantare diversi pro, dalla trasparenza dei portafogli, ai minimi costi di gestione, dall’altro creano non poche storture a livello di mercati, e di singoli titoli, con una concentrazione malsana delle posizioni, come il Nasdaq testimonia ogni giorno. Il rischio principale è però di ridurre ulteriormente i canali del credito verso alcuni settori meno noti.

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1998 2001 2004 2008 2011 2014 2017 N. azioni
Andamento dell’indice
determinanti
1992 1995 2020 Fonte: Lombard Odier 2024 Indice S&P500 Livello di concentrazione 60 80 100 120 140 0% 10% 20% 30% 1998 2001 2004 2008 2011 2014 2017 Msci Usa Msci World Msci Europa Msci Giappone
%) 0% 10% 20% 30% 40% 1992 1995 2020 Fonte: Lombard Odier 2024
di azioni che incidono pesantemente sull’andamento dell’indice (in

Clientela europea

per Paese e clientela (in % tot.)

«Senza la gestione attiva, la formazione dei prezzi ne risentirebbe, il mercato diventerebbe più inefficiente, e aumenterebbero i rischi sistemici, a causa di modelli d’investimento omogenei, e non aderenti ai fondamentali. Svolge infatti un ruolo critico, che non dovrebbe essere sottovalutato»

Cornilly, Investment Manager di Asteria Investment Managers

Il sottobosco europeo Ripartizione AM per tipologia (in %)

Se da un lato il consolidamento può sicuramente offrire maggior efficienza, dall’altro a cosa sarà necessario rinunciare? «Il concentrarsi del mercato nelle mani di pochi operatori fortemente specializzati, e molto grandi, concentrati in pochi hub finanziari, al pari che in altri ambiti espone al rischio di una perdita di pluralità di approcci e prospettive dell’industria, riducendone grado d’innovazione e più in generale la competitività. A risentirne potrebbe anche essere l’economia reale, specie quei mercati meno coperti e apprezzati, che finirebbero con l’essere ancora più esclusi dal mercato dei capitali», precisa il responsabile di Eurizon.

L’Asset Management europeo

Ripartizione dell’AuM per tipologia di clientela (in % totale, e var. % y/y)

Il panorama europeo dell’Asset Management è costellato da una profusione di piccoli operatori e boutique specializzate, anche grazie a un numero ridotto di grandi attori istituzionali, tipici del mercato americano. La corsa dei prodotti passivi, e il conseguente crollo della redditività del settore mettono però a rischio la tenuta di un’industria così frammentata.

competere su scala mondiale, ma che non ne hanno ancora le forze. I gestori più grandi sono già attivi su scala mondiale, e possono contare su modelli di business consolidati e diversificati, mentre i più piccoli possono mantenersi snelli, e agire in quelle che sono nicchie di mercato particolarmente remunerative, tipiche delle boutique d’investimento svizzere, esternalizzando una parte dei costi», evidenzia il responsabile di Bny Mellon.

A perderci sarà anche l’investitore medio, che avrà sì a disposizione strumenti meno cari, ma al tempo stesso molto più omologati e uniformi. «La diversificazione delle strategie d’investimento tenderà inevitabilmente a ridursi, impattando il grado d’innovazione delle società, tendenza però controbilanciata dal diffondersi dell’adozione delle nuove tecnologie, che dovrebbero almeno in parte tamponare il problema. Digitalizzazione e nuove tecnologie hanno garantito negli ultimi anni alle boutique la possibilità di emergere, a costi ragionevoli, e ritagliarsi un ruolo, per continuare a farlo sarà necessario scommettere ancora su strategie di nicchia, e dunque competenze specifiche, tali da garantire una proposta attraente, in termini di costo e rendimento. Non potendo competere con i giganti del settore per capacità di distribuzione, la loro vera forza, bisogna puntare tutto sui risultati, e sulla qualità di quanto offerto al mercato», nota l’esperto di Asteria. Innovativi, ma per cosa? Lo sviluppo tecnologico, pervasivo come non mai in quasi tutti i settori, non lascerà dunque incolume nemmeno la finanza, e anzi per certi versi potrebbe esserne anche una buona valvola di sfogo, rispetto alle sfide dei prossimi decenni. «La tecnologia offre diverse opportunità, che l’Asset Management non può più permettersi di ignorare, consente infatti di migliorare l’efficienza e l’accessibilità ai servizi di gestione. La nascita di banche digitali e piattaforme dove acquistare questi prodotti ne è una prima dimostrazione, e un ulteriore canale distributivo da non sottovalutare, raggiungendo un pubblico diverso dal passato. La tecnologia, e la creazione di opportunità di sviluppo professionale a essa correlate, sono forse una delle rare

32 · TM Aprile 2024
■ Istituzionali ■ Retail Fonte: Efama 2024
0% 20% 40% 60% 80% 100% Spagna 14% 86% 1,5 Belgio 38% 62% 0,4 Grecia 43% 57% 1,1 Danimarca 45% 55% -0,5 Austria 46% 54% 3,3 Polonia 46% 54% -6,5 Slovenia 56% 44% -6,7 Portogallo 56% 44% 5,0 Rep. Ceca 40% 60% n.a Italia 37% 63% 0,4 Turchia 33% 67% 7,3 Germania 33% 67% 3,5 Francia 31% 69% 1,8 Europa 30% 70% 2,0 Uk 26% 74% 2,6 Svizzera 13% 87% -0,4 Var. % retail 2021-22 Fonte: Efama 2024
AuM
Turchia Austria Danimarca Germania Italia Belgio Portogallo Uk Grecia Romania Ungheria Polonia Bulgaria Slovenia Svizzera Francia Rep. Ceca 0% 20% 40% 60% 80% 100% ■ Banche ■ Assicurazioni ■ Altri/indipendenti
Fonte: Efama 2024 Totale Retail Istituzionali Fondi pensione Assicurazioni Altri istituzionali Banche Variaz. % 2021-’22 2,0 1,1 0,04 -2,0 -1,6 -1,6 100% 30% 70% 24% 22% 21% 3%

possibilità di riagganciare le nuove generazioni, attraendone i migliori talenti. Evidentemente sarà necessario sì dar vita a un ambiente favorevole all’innovazione, ma anche un cambio molto importante della cultura aziendale, il che potrebbe essere difficoltoso», sintetizza Dalla Corte.

Del resto, allo stato attuale, a mancare nell’industria sono anche le competenze necessarie ad affrontare con serenità le sfide dei prossimi anni. Problema non immediatamente risolvibile. «Secondo un sondaggio di Accenture, oltre il 95% degli intervistati concorda che saranno tecnologia, dati e capacità digitali dei gestori i principali fattori di differenziazione già nel 2025, al tempo stesso oltre il 72% degli Asset Manager non si considera un’azienda leader nel valutare la propria maturità digitale, dunque all’altezza della sfida. L’urgenza di sfruttare però in fretta le potenzialità offerte dalla tecnologia va oltre la semplice riduzione dei costi, ma anche per lo sviluppo di prodotto, la generazione di alpha, e l’offerta di un’esperienza cliente differenziata in grado d’intercettare un nuovo pubblico», mette in evidenza Guglielmin.

A livello di possibili applicazioni la lista sarebbe certamente lunga, e le alternative si sprecano. Si tratta evidentemente di puntare sui cavalli giusti, e investire di conseguenza. Altra nota dolente. «L’uso della Blockchain in ambito fondi, o dell’Intelligenza Artificiale, avrebbero la capacità di incidere profondamente sugli attuali equilibri del settore, ma per farlo c’è bisogno di ingenti risorse economiche, derivanti anche dai potenziali risparmi, e umane, solo per sperare di rimanere al passo. La Piazza elvetica non può perdere questa sfida, in primis per tutelare la sua posizione nel mercato europeo, e per farlo è fondamentale mantenere l’accesso a un pool di talenti internazionale, in dati e tecnologie», nota il Ceo dell’Amas.

Senza però nemmeno sopravvalutarne il possibile apporto, altro errore frequente.

«In fin dei conti anche le tecnologie più avanzate con il passare del tempo diventano materie prime con cui creare prodotti e capacità differenzianti, di stimolo all’innovazione, da affiancare a strutture, processi e incentivi che ne incanalino sforzi e potenziale. Gli ingredienti fondamentali di questo percorso sono le idee degli individui, i team e i partner dell’ecosistema, tesi a sviluppare prodotti o servizi che generino ricavi. Una leadership

«Gli importanti flussi verso i prodotti passivi, la loro forte concorrenzialità di prezzo, la continua implementazione di nuove normative, anche Esg, la forte concorrenza estera e la persistente forza del franco sono sicuramente tutte sfide che la nostra Piazza sta comunque reggendo»

Morelli, Head of Intermediaries di Pictet Asset

L’industria elvetica

AuM gestito in Svizzera per tipologia clientela (mld chf)

Ma di che tipo?

Tipologia di gestione (in % dell’AuM) per dimensione del gestore (mld chf)

efficace alla regia può però fornire il suo contributo nel promuovere una cultura favorevole all’innovazione, stimolandola quotidianamente. Nella consapevolezza che sarà sempre più necessario sposare un modello di ‘personalizzazione delle masse’, ossia fornire un servizio tecnologicamente scalabile, ma personalizzabile, teso a riportare al centro di tutte le funzioni aziendali, non più solo marketing e vendita, il cliente», riflette il Cio di Ubs.

La Svizzera è forse un’eccezione, anche grazie alle profondissime sinergie che Wealth e Asset Management sono riusciti a maturare negli anni. La gestione attiva è ancora di casa, e ne contraddistingue l’industria, particolarmente forte e concorrenziale anche nei mercati esteri. Ciononostante qualche perplessità sulla tenuta del fitto sottobosco della Piazza sussiste.

Aprile 2024 TM · 33
Fonte: Amas 2023 845 785 340 947 880 381 918 856 387 1,048 1,030 441 1,129 1,100 558 1,292 1,215 790 1,184 1,112 582 1,970 2,208 2,161 2,519 2,787 3,297 2,878 2,961 1,000 2,000 3,000 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 ■ Stima dell’AuM a VI-2023 ■ Investimenti collettivi esteri gestiti in Svizzera ■ Investimenti collettivi svizzeri ■ Mandati discrezionali per clienti istituzionali
da 10 a 50 mld ■ Gestione attiva ■ Gestione passiva Fonte: Amas 2023 100% 100% 96.5% 99.7% 96.7% 94.2% 47.8% 52.2% 72.8% 27.2% <1 mld da 1 a 10 mld >50 mld Mandati discrezionali Cis Cis Cis Cis 0% 25% 50% 75% 100% Mandati discrezionali Mandati discrezionali Mandati discrezionali

Il risiko dell’Asset Management

M&A globali del settore (per AuM interessato; e n. di operazioni)

AuM (usd mld) dei soggetti interessati N. di operazioni realizzate

Ma chi acquisisce chi?

Tipologia di acquisiti e acquirenti negli M&A (in % tot. e n. operaz.)

Il terzo pilastro del II

Tra le sfide che la Svizzera dovrà affrontare già nell’immediato futuro, e nei prossimi decenni, il tema previdenziale, intrecciato a doppio filo con gli sviluppi demografici, riveste senza dubbio un ruolo cruciale. Oltre ai nuovi equilibri del mercato del lavoro, il tema è anche finanziario in più d’un senso, per le imprese, per le Casse pensione, e per lo Stato. Da dove potrebbe arrivare un aiuto?

«In termini di prestazioni e riforme la pressione cui sarà sottoposto il sistema previdenziale elvetico, nei suoi due primi pilastri, sarà significativa e crescente nel tempo. Si tende spesso a dimenticare il ruolo che la Gestione patrimoniale già oggi svolga nel mantenerne in equilibrio i conti, specie del II pilastro. Dei 1100 miliardi di franchi di averi di vecchiaia in pancia alle Casse pensione, tra il 2004 e il 2023 ben 452 miliardi sono il frutto degli investimenti effettuati sui mercati finanziari. Qualora questo non fosse avvenuto le Casse avrebbero oggi a disposizione circa un terzo dei loro capitali in meno per affrontare le sfide dei prossimi anni», riflette il responsabile dell’Amas.

Analogamente alla Svizzera, anche l’Europa potrebbe trarre giovamento dal supporto del settore? «La popolazione europea siede su montagne di risparmi, liquidità infruttifera al momento depositata nei conti corrente, che sono un’opportunità di crescita notevole per il settore, a patto di riuscire a migliorare l’alfabetizzazione finanziaria delle persone. Senza una migliore educazione finanziaria sarà impossibile raggiungerle, ma al tempo stesso i sistemi pensionistici pubblici è altamente improbabile nei prossimi anni saranno ancora in grado di soddisfare i bisogni primari dei pensionati, da qui il ruolo che i gestori potrebbero giocare. Si tratta di riuscire a incrociare domanda e offerta», nota Guglielmin.

Tempo di grandi sfide. Il settore si trova dunque al centro di una serie di rivoluzioni ed evoluzioni che in poco tempo dovrebbero cambiarne il volto, e soprattutto anche le stesse persone, trattandosi comunque di un’industria particolarmente in là con gli anni. Ma cosa è lecito aspettarsi? «Come spesso accade, sfide e opportunità viaggiano in coppia. Il settore continuerà a crescere anche in futuro, e il ruolo della gestione patrimoniale diventerà ancor più rilevante, ma a evolvere è anche il quadro normativo, ad esempio in ambito di requisiti patrimoniali per gli attori bancari, i cui bilanci conseguentemente si stanno riducendo, il che ne limita le capacità di finanziamento. Lo spazio lasciato libero dagli istituti di credito sta diventando terreno fertile per gli indipendenti, non ancora regolamentati in questo ambito, che così facendo si stanno assumendo una parte dei rischi sistemici precedentemente delle banche. È importante che l’approccio del regolatore tenga conto delle differenze tra attori apparentemente simili, prima di procedere a ulteriori passi normativi», analizza Schatzmann.

Nel cuore dell’Europa, e al centro dell’industria, la Piazza elvetica sta a sua volta vivendo una fase complessa di cambiamento. «Gli importanti flussi verso i prodotti passivi, la forte concorrenzialità di prezzo che hanno, la continua implementazione di nuove normative, anche in ambito Esg, la forte concorrenza estera e la persistente forza del franco sono sicuramente tutte sfide che la nostra Piazza sta comunque reggendo, in primo luogo per la qualità dell’offerta e la professionalità dei suoi operatori. È chiaro a tutti l’impatto che l’Intelligenza Artificiale potrà avere sulla produttività dell’industria, sulla gestione del rischio e sulla ricerca dei dati, oltre che nella commercializzazione dei prodotti, ma si tratta di sfide che possiamo vincere, anche grazie alle eccellenze accademiche di cui la Svizzera non manca», rileva l’esperto di Pictet. Guardando alla classifica europea l’industria elvetica si conferma al terzo posto per masse gestite, dopo Regno Unito e Francia, e in espansione. Un risultato sorprendente? «Le opportunità di crescita

Negli ultimi anni la rivoluzione dei passivi ha scosso gli equilibri del settore, riaprendo il risiko M&A.

34 · TM Aprile 2024
■ Wealth management ■ Asset management ■ Alternative asset management e Africa ■ Assicurazioni ■ Altri Fonte: Bain&Company 2023
17% Banche 100% Tipologia acquirente Wealth management 8% 5% 82% 228 Asset management 23% 41% 9% 25% 75 Alternative Asset management 33% 31% 23% 13% 39 Assicurazioni 14% 7% 10% 52% 29 Non noto 11% 25% 4% 50% 11% 28 8% 23% 4% 27% 38% 26 Altri 29% 35% 33% 78 Tipol. acquisito
7 10 8 237 118 148 2017 2018 2019 2021 2022 2023 2020 2017 2018 2019 2021 2022 2023 2020 2016 ■ Americhe ■ Asia Pacifica ■ Europa, Medio Oriente, Africa ■ Stima Fonte: Bain&Company 2023 0 20 40 60 80
0 200 400 600 800 1,000 41 49 60 58 78 51 34 -34% 919 850 687 711 621 777 895 79 671 −25%

per gli operatori locali sono sicuramente all’estero, già oggi un franco su tre delle masse amministrate appartiene a clienti di Paesi terzi, percentuale in costante aumento. La vicinanza unica che in Svizzera hanno Asset e Wealth Management è tra i principali fattori critici di successo del settore, al pari dell’esigenza che clienti retail di un certo tipo e istituzionali le richiedono. Sono tutti stimoli che spingono la Piazza a non cullarsi sugli allori, e rimanere attiva e concorrenziale, anche rispetto all’Asia, cui molti operatori guardano con interesse, per le ancora scarse capacità delle istituzioni locali. L’obiettivo programmatico dovrebbe essere di portare l’Asset Management svizzero sullo stesso piano qualitativo e reputazionale raggiunto da Private Banking, orologiero, e cioccolato», precisa il Ceo dell’Amas.

Se crescere è un’esigenza, i mercati cui guardare sono sicuramente tanti, vicini e lontani. «Asia e Medio Oriente offrono opportunità interessanti, alla portata di Asset Manager blasonati e dal know-how consolidato, che saranno in grado di ritagliarsi fette di mercato importanti. Le carte che gli operatori europei possono giocarsi all’estero sono significative, e non vanno sottovalutate, tra cui stabilità economica e politica, oltre a know-how e lunga tradizione nella gestione di patrimoni, elementi che in determinati Paesi e presso una certa tipologia di clientela hanno ancora una fortissima presa», chiarisce il responsabile di Eurizon.

In un contesto globale sempre più instabile e bellicoso, gli acciacchi europei sembrano del resto quasi sparire. «Se la Piazza elvetica fronteggia una situazione complessa, anche Londra ha risentito pesantemente di Brexit, mentre Parigi e Francoforte sono cresciute. Mentre gli Stati Uniti tengono, in termini relativi l’Asia sta decollando, il che avrà un certo impatto sull’industria, a dipendenza di come evolveranno i rapporti politici e geopolitici con questi Paesi. Ciononostante saranno i mercati sviluppati, e la loro clientela, a rimanere ancora al centro dell’attenzione», prosegue Morelli.

Opportunità si annidano anche all’interno del fumoso alveo della finanza sostenibile, a patto di declinarle in maniera pragmatica e concreta. «Un cavallo di battaglia dei prossimi anni, specie in Europa, sarà la transizione ecologica, per rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti che ci siamo dati. Il

Passivi, ma per fare cosa?

Quali sono i principali benefici dei prodotti passivi in portafoglio? (sondaggio)

spingono le performance

liquidità per il cashflow

ideale, per prezzi di mercato distorti

delle performance

complementarietà di gestione

diversificazione

globale per intercettare crescita

l’asset allocation

best execution nel trading

un sistema di regole e reporting in tempo reale

problemi di cash

management con hedging

Passive Investing 2023

ruolo dei fondi passivi

Sondaggio sui passivi inseriti all’interno di un portafoglio del fondo pensione

Com’è stata la peformance dei fondi passivi rispetto agli attivi?

Qual è la quota di fondi passivi all’interno del portafoglio?

settore finanziario privato sarà chiamato a fare la propria parte, erogando credito all’economia reale per fronteggiare questa sfida ciclopica da centinaia di miliardi annui. Al momento non esistono benchmark o parametri cui fare riferimento anche solo per iniziare ad approcciare la materia, l’innovazione sarà dunque fondamentale già nel definire gli strumenti necessari a valutare sistematicamente gli sforzi compiuti dalle imprese», commenta Cornilly.

E infine la domanda delle domande: ma che ne sarà della gestione attiva, considerati i chiari di luna degli ultimi anni? «Se anche in futuro l’industria finisse con l’essere dominata dalla gestione passiva, e dall’ulteriore diffondersi di questi strumenti, ci sarà sempre bisogno di allocazioni strategiche e tattiche personalizzate, che si allineino al profilo rischio/rendimento dell’investitore. In linea di principio questo profilo dovrebbe essere fatto caso per caso, su misura specie nel caso dei clienti più sofisticati. È dunque possibile gestire attivamente l’Asset Allocation, compito del Wealth Management, per il tramite di veicoli d’investimento passivi,

Nonostante i costi molto ridotti, non sempre i passivi sono degni delle aspettative in termini di risultati. A cosa dovrebbero servire?

ruolo dell’Asset Management, laddove non sia possibile trovare strumenti attivi con un qualche valore aggiunto. Si tratta di due stili tra loro complementari, e non sempre sostituibili, il che ad esempio garantirà la sopravvivenza anche delle piccole boutique europee, seppur entro certi limiti», conclude Fabrizio Quirighetti, Cio di Decalia Group.

Il diffondersi dei prodotti passivi fa l’eco al vuoto politico e alla mancanza di leadership che ormai contraddistingue tutti i Paesi avanzati, Europei e non. Se finanziariamente l’effetto gregge potrebbe diventare ‘il’ vero rischio sistemico dei prossimi anni, l’urgenza di trovare dei pastori che guidino il mercato con polso, e prendendo decisioni forti anche controcorrente, si scostino dal consensus, è un tema che non può più attendere. Eppure... quanto sarà facile o probabile trovarli? ❏

Aprile 2024 TM · 35
Il
Fonte: Passive Investing 2023 44% 39% 10% 5% 2% 60% Migliore 16% Analoga 24% Peggiore ■ 0%–20% ■ 21–40% ■ 41–60% ■ 61–80% ■ Oltre 80%
0 10 30 20 40 50 60 70 80 Bassi
80 Fornire
58 Fornire
47 Veicolo
56 Diversificazione
44 Minimizzare
18 Prevedibilità
53 Migliorare
42 Risk
16 Fornire
48 Offrire
31 Offrire
32 Fonte:
costi

Borsa per Pmi e immobili in Spagna

Se si acquista una proprietà in territorio spagnolo, l’investimento attraverso una società quotata può essere interessante. La quotazione di una società immobiliare può essere funzionale anche per il disinvestimento, ovvero la vendita della proprietà immobiliare.

È il caso, per esempio, di persone fisiche residenti in Svizzera.

proprio di queste settimane la notizia che il governo spagnolo ha deciso di avviare la procedura per eliminare il cosiddetto ‘Golden visa’. Vale a dire, la possibilità per gli stranieri non europei di ottenere

un permesso di soggiorno a condizione di investire in Spagna, per esempio (ed è stata l’opzione più gettonata, dal 94% dei richiedenti, secondo quanto reso noto dal Ministero degli Interni), in immobili, per un valore minimo di 500mila euro.

La decisione è stata annunciata come misura contro il rincaro degli immobili e probabilmente in vista delle prossime elezioni (europee e regionali nei Paesi Baschi e Catalogna). Per curiosità riporto alcuni dati appena pubblicati. Tra il 2013 ed il 2022 sono stati concessi sotto il sistema del ‘Golden visa’ 4.940 permessi di soggiorno, dei quali il 45% a cittadini cinesi e il 19,6% a cittadini russi. Seguono Paesi come l’Iran (con 216 permessi), gli Stati Uniti (con 186 permessi) rincorsi dai cittadini britannici che, a seguito della Brexit nel 2021, hanno raggiunto in soli due anni quasi il livello degli americani. Sono dell’avviso che non sia ascrivibile ai 5mila investitori in quasi 10 anni la causa dell’aumento dei prezzi nel mercato immobiliare spagnolo, soprattutto se si pensa che solo nel 2023 la popolazione straniera è cresciuta di 544mila persone (che diventano 709mila se includiamo quelle con doppia nazionalità). L’immigrazione, ed una situazione finanziaria delle famiglie in Spagna migliore di quella che ci si poteva aspettare, sono i fattori che secondo uno studio della CaixaBank hanno sostenuto la domanda di abitazioni ed hanno mitigato l’impatto negativo dei tassi di interesse. Così, nel 2023 sono state acquistate 587mila unità abitative ovvero un +16,1% rispetto al 2019, con il superamento della media storica di 470mila all’anno. Del totale degli acquisti conclusi nel 2023, tra il 15,4% ed il 20,2% (a seconda delle fonti) è stato effettuato da compratori stranieri. Per quanto riguarda i prezzi, l’andamento del mercato è stato positivo anche nel frangente dei tassi ipotecari più alti, più contenuti nel mercato delle abitazioni non nuove

36 · TM Aprile 2024 È
economia / testimonianze

(3.2%) che in quelle di nuova costruzione (11%). Sempre secondo lo studio sopra citato: “malgrado la crescita sostenuta del prezzo delle abitazioni, è necessario evidenziare che non ci sono segni chiari che il mercato immobiliare spagnolo sia sopravalutato”. Dunque, anche se l’obiettivo non è quello di ottenere un permesso di soggiorno in Spagna, vale seriamente la pena di valutare le opportunità d’investimento immobiliare. Ho già avuto modo, in passato, di scrivere di queste tematiche, ma penso sia utile ricordare che, specialmente in Spagna e anche dal punto di vista svizzero, possa essere seriamente presa in considerazione la possibilità di investire in immobili attraverso una società quotata in Borsa, anche nel caso di investimenti relativamente modesti (per esempio, a partire dai 5 milioni di euro). I vantaggi sono chiari per gli investimenti a reddito ma non solo. Per gli immobili a reddito, realizzare l’investimento attraverso una società quotata in Borsa permette l’applicazione del regime speciale delle Socimi (‘Sociedades Anónimas Cotizadas de Inversión en el Mercado Inmobiliario’) che, adempiuti i requisiti previsti dalla relativa legge offre un interessante trattamento fiscale, ovvero:

a) La Socimi è assoggettata a un’aliquota d’imposta sugli utili societari dello 0% o del 19% nel caso in cui gli utili vengano distribuiti a soci con partecipazione nella Socimi superiore al 5% e tassati in residenza a un’aliquota inferiore al 10%.

b) La Socimi è anche assoggettata ad un’imposta del 15% sugli utili non distribuiti e provenienti da redditi esenti da imposta o che non siano stati reinvestiti.

c) Infine, la Socimi può applicare una riduzione del 95% sull’imposta indiretta che grava la trasmissione degli immobili (‘Impuesto de Transmisiones Inmobiliarias’ o ‘Itp’), che, dipendendo dall’ubicazione dell’immobile può essere abbastanza importante (per esempio a Madrid l’aliquota è del 6%, a Ibiza è l’8%, a Barcellona l’11%!).

Grazie all’applicazione di questo regime speciale, la redditività degli investimenti è certamente più competitiva. Ma anche per l’acquisto di un immobile di un certo prestigio in Spagna la strutturazione dell’investimento attraverso una società quotata in Borsa può essere interessante. Per esempio, nel caso di un investimento da parte di una o più persone residenti all’estero (ed in particolare in Paesi che

non hanno sottoscritto una Convenzione per evitare la Doppia Imposizione con la Spagna oppure con una Convenzione che permetta l’imposizione, come per esempio l’Italia), la strutturazione attraverso una società quotata in Borsa libera le persone fisiche non residenti dall’assoggettamento all’Imposta sulla sostanza o all’Imposta di solidarietà sulle grandi fortune. Ricordo infatti che fino al 31 dicembre del 2022 questo assoggettamento si evitava “semplicemente” intestando il bene immobile ad una società estera (pratica consolidata e persino accettata dalla giurisprudenza in materia tributaria). Ora invece, anche le persone fisiche azioniste o partecipi di entità non residenti in Spagna ma i cui attivi immobiliari in Spagna superino il 50% del totale degli attivi, sono obbligate a presentare ed a pagare l’imposta applicabile (quella sulla sostanza o quella sulle grandi fortune). Inoltre, non tutte le persone non residenti in Spagna sono a conoscenza della circostanza che, secondo la normativa in vigore, un mancato pagamento d’imposta (che sia consapevole o che non lo sia) da parte di un residente o anche di un non residente, per un importo a partire da 120mila euro, può configurare un reato punibile penalmente con multa e anche con la detenzione. Ma la quotazione in Borsa di una società immobiliare può essere anche un fattore interessante per il disinvestimento, ovvero la vendita della proprietà immobiliare. È il caso, per esempio, di persone fisiche residenti in Svizzera. In effetti, se è evidente che è più interessante la vendita di partecipazioni di una società immobiliare che la vendita diretta dell’immobile a bilancio, va detto che non è sempre facile trovare gli acquirenti disposti ad acquistare una società immobiliare. Ora, la vendita di partecipazioni di una “società immobiliare” è soggetta all’imposta “Itp” a carico dell’acquirente, come nel caso dell’acquisto diretto dell’immobile (dunque, per acquistare un immobile a Barcellona di 5 milioni, l’investimento sarebbe di 5 milioni più 550mila euro d’imposte), ma con un’eccezione: il caso di trasmissione di azioni quotate in Borsa. Questo risparmio, aggiunto a quello dei costi dell’intervento del notaio, può essere da una parte un incentivo per l’acquisto delle azioni della società immobiliare in Borsa ma anche un fattore per posizionare meglio l’immobile sul mercato (essendo più competitivo, rispetto ad altri,

sul mercato) così come di negoziazione del prezzo di vendita (qualora il venditore fosse interessato a partecipare a questo “risparmio”). Inoltre, se la plusvalenza derivata dalla trasmissione delle partecipazioni è esente da imposta in Svizzera, nel caso di trasmissione di partecipazioni di “società immobiliare”, detta plusvalenza sarebbe comunque imponibile in Spagna, ma con un’eccezione: il caso in cui la società immobiliare sia quotata in una Borsa svizzera o spagnola.

Sono sicuro che il paziente lettore a questo punto si chiederà: ma quotare in Borsa non implica un processo lungo, molto caro (borsa, banche, consulenti, avvocati, brokers, revisori, periti immobiliari, ecc.) non giustificato per investimenti moderati? La risposta è: non necessariamente. Infatti, a dipendenza del caso concreto, è possibile studiare e valutare la convenienza economica di quotare la società presso una Borsa che offre la possibilità di accesso al mercato a costi moderati (per esempio diminuendo l’intervento di attori esterni alla Borsa) e soprattutto a condizioni che aprono la possibilità di un cosiddetto “technical listing”, il quale permette anche alle società familiari di accedere alla quotazione, per esempio anche senza un capitale fluttuante (ovvero mantenendo il pieno controllo di tutte le azioni quotate). Certamente non è una soluzione per l’acquisto di un appartamento al mare però per un piccolo edificio da ristrutturare e da affittare (anche come appartamenti turistici) oppure per una bella proprietà alle Baleari… perché no?

Aprile 2024 TM · 37
David Mülchi, Avvocato e Socio dello Studio Legale Mülchi & Asociados, Madrid e Lugano.

Servizio pubblico, visione federalista

Con la sua offerta di informazione, cultura, sport e intrattenimento, la Ssr è lo specchio multimediale della Svizzera, che ne riflette il federalismo e le caratteristiche costitutive, servendo le quattro regioni linguistiche con un modello unico al mondo, presupposto e garanzia della democrazia diretta stessa. Ancor più indispensabile per ‘navigare’ nell’era digitale.

Di fronte all’intrattenimento à la carte offerto dalle grandi piattaforme streaming e al caleidoscopico rifrangersi di un’informazione che si vuole di sempre più immediata fruizione, si potrebbe essere tentati dal tacciare di obsolescenza il modello del servizio pubblico radiotelevisivo - pur se munito delle sue propaggini digitali. L’impressione di avere ormai accesso a qualsiasi notizia in qualsiasi momento e luogo, con un’immensa disponibilità di contenuti personalizzati, porta a sottovalutare la garanzia di qualità, affidabilità, imparzialità, pluralismo e rispetto anche delle realtà minoritarie che soltanto la logica di un’azienda mediatica pubblica e indipendente, dunque non sottoposta a interferenze politiche né improntata a obiettivi di profitto come gli attori privati, può soddisfare. Un ruolo democratico, culturale e sociale cruciale, a maggior ragione in un paese federali-

sta come la Svizzera che reca in dote la non indifferente sfida di una costellazione quadrilingue e multiculturale, con la necessità di garantire il giusto equilibrio fra peculiarità regionali e coesione nazionale, nonché di consentire la libera formazione delle opinioni in un sistema politico che ai suoi cittadini assegna tanta parte nelle scelte legislative.

Il fallimento dell’iniziativa No Billag, che nel 2018 aveva cercato di abolire il canone, principale fonte di finanziamento della Società svizzera di radiotelevisione (Ssr), non ha sgombrato l’orizzonte da nuovi tentativi perlomeno di ridimensionarlo. Il popolo sarà chiamato a esprimersi verosimilmente nel 2026. Le dimissioni anticipate del direttore generale Gilles Marchand segnano una prima mossa strategica in una partita che si preannuncia complessa e delicata. Attualmente la Ssr usufruisce di un budget di circa 1,55 miliardi di franchi annui, quasi interamente

In alto, a sinistra, la direzione generale Ssr a Berna e una carrellata su alcune produzioni distintive della Rsi, dall’informazione all’intrattenimento.

riconducibili al gettito del canone, salvo 300 milioni circa di introiti commerciali, per giunta minati dal calo pubblicitario sui media tradizionali (per legge - voluta e difesa dagli editori privati - la Ssr non può raccogliere pubblicità online). Pur di diversa entità, sia l’iniziativa “200 franchi bastano!”, che porterebbe al dimezzamento dei proventi del canone a 650 milioni, sia la meno drastica versione del Consiglio federale richiederebbero una radicale ristrutturazione. «Oltre a mettere in discussione il valore del servizio radiotelevisivo pubblico, entrambe le varianti arriverebbero alla contraddizione di comportare una riduzione delle entrate tale da rendere impossibile assolvere al mandato

economia / media
38 · TM Aprile 2024
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di prestazioni sancito dalla Costituzione», sottolinea l’avvocata Giovanna Masoni Brenni, presidente della Ssr.Corsi, cooperativa che rappresenta il pubblico della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana (Rsi), e vicepresidente della Ssr per il quadriennio 2024-2027, dove è a capo della Commissione Investimenti e membro della Commissione Controllo e Finanze.

Secondo l’art. 93 della Costituzione federale, infatti “La radio e la televisione contribuiscono all’istruzione e allo sviluppo culturale, alla libera formazione delle opinioni e all’intrattenimento. Considerano le particolarità del Paese e i bisogni dei Cantoni. Presentano gli avvenimenti in modo corretto e riflettono adeguatamente la pluralità delle opinioni”. «Questo modello è ritagliato sulle caratteristiche della Svizzera, che nella sua concessione di servizio richiede esplicitamente alla Ssr di diffondere almeno tre programmi radiofonici e due televisivi per ogni regione linguistica, nonché un’offerta radiotelevisiva in romancio. Un federalismo ‘culturale’ reso possibile anche dal meccanismo di perequazione finanziaria. Ne beneficia ampiamente la Svizzera italiana, che dalla ripartizione incassa 225 milioni di franchi dei 1,23 miliardi pur contribuendo per 45, mentre alla Svizzera tedesca, dove ha origine il 73% del gettito del canone, ne viene destinato il 43%», esemplifica Giovanna Masoni Brenni, già vicesindaco della Città di Lugano, dove tanta parte ha avuto nella nascita del polo culturale del Lac.

Organizzata sotto forma di associazione di diritto privato e, in quanto tale, indipendente dallo Stato, la Ssr vanta un sistema unico al mondo. Dispone però giocoforza di mezzi finanziari inferiori rispetto a emittenti come Rai, France Télévisions, Ard o Zdf per allestire un’offerta nazionale in ben quattro lingue malgrado un mercato limitato e con costi fissi di personale e infrastruttura ripartiti fra un numero nettamente inferiore di economie domestiche, da cui uno fra i canoni più elevati d’Europa.

Vero è che la popolazione elvetica ha dimostrato la propria affezione e fiducia nel servizio pubblico radiotelevisivo, non solo sconfessando con un secco 71,6% la No Billag, ma lo conferma quotidianamente con uno share che nel prime time tocca il 36,5%, malgrado l’accanita concorrenza di piattaforme on-demand,

«Nella Ssr di oggi, già efficiente, non ci sono ulteriori importanti margini di risparmio se non al prezzo di una netta centralizzazione, a discapito dei servizi erogati, della qualità del giornalismo, del radicamento e della copertura delle realtà regionali, nonché del sostegno alle produzioni svizzere e di un importante numero di posti di lavoro»

Giovanna Masoni Brenni, presidente SSR.CORSI e vicepresidente SSR

SSR: ricavi e spese per contenuto in mio.

Il mercato ridotto e multilingue pesa sul canone Proventi del canone a cfr, in mld Chf (€/Chf 1,08), 2021

di YouTube e delle più classiche emittenti private che, in particolare dai Paesi confinanti, penetrano per affinità linguistica l’audience. Anche se i canali esteri detengono il 60% del mercato televisivo svizzero, l’83% della popolazione (dai 15 anni) usufruisce con cadenza settimanale di un’offerta Ssr, anche se sempre più online. Eventi critici come la pandemia o gli attuali conflitti comprovano come sia sui canali nazionali che si cerca un’informazione affidabile.Tuttavia il momento è doppiamente infelice, da una parte a

Confrontata a un mercato ridotto e a un pubblico quadrilingue, che ne fanno lievitare il canone da cui deriva l’80% del suo budget, la Ssr riesce però nella sfida di fornire un’offerta audiovisiva nazionale autonoma e di comprovata qualità, con un mix che destina la fetta maggiore all’informazione, fondamentale presupposto di una società democratica. Senza trascurare l’apporto di cultura, sport e intrattenimento.

2022 Fonte: Rapporto gestione SSR, 2022 7% 13% 3% 3% 38% 22% 1% 13% Programmi Srg-Ssr Compresi 3sat e TV5 Monde ■ Attualità e informazione ■ Cultura e formazione ■ Musica ■ Film e serie ■ Intrattenimento ■ Trasmissioni per giovani ■ Sport ■ Altro
Informazione e cultura protagoniste Durata programmi SSR per tipologia, in
ore,
Fonte: Rapporto gestione SSR, 2022 ARD ZDF Deutschlandradio 7.489 BBC France Televisions Radio France Rai VRT RTBF ORF SRG SSR 2.546 284 3.362 750 2.906 481 444 1.097 1.568 ■ Canone ■ Entrate commerciali ■ Altre entrate 6.702
1.230,9 ■ Canone ■ Pubblicità
Tv ■ Sponsoring ■ Entrate dei programmi ■ Altri ricavi
■ Informazione
Cultura, società, ecc
Musica e giovani
Intrattenimento Sport Chf, 2022
SSR, 2022 36,6 40,3 77,1 1.548,7 mio. Chf Spese 1.440,2 mio. Chf 163,8 1.230,9 Ricavi 587,2 239,7 101,1 222,3 289,9 Aprile 2024 TM · 39
Fonte: Rapporto gestione
© Foto
Severin Nowacki

Perequazione finanziaria

Ripartizione dei ricavi del canone, mio. Chf

RSI, competitiva e apprezzata Quote di mercato RSI, prime time

Il contributo delle società regionali

A sorvegliare che effettivamente il servizio pubblico adempia al suo mandato costituzionale, nella Svizzera italiana è la cooperativa della Ssr.Corsi, fra le quattro società regionali che, sotto il mantello dell’Associazione Ssr, assolvono all’incarico di radicare l’azienda nella società e contribuire al suo sviluppo. «Vigiliamo affinché la produzione di programmi, come pure le ulteriori offerte editoriali fornite dalla Radiotelevisione svizzera di lingua italiana (Rsi), siano complete e di pari valore rispetto alle altre regioni linguistiche svizzere, in applicazione del principio sancito dall’art. 24 della Lrtv. Una competenza molto importante è quella di esaminare i cosiddetti ‘concetti di programma’, il documento strategico biennale elaborato dalla Direzione della Rsi, esprimendoci già in fase consultiva in merito agli indirizzi dell’offerta e all’allocazione delle risorse finanziarie. Il Consiglio del pubblico rappresenta invece più da vicino gli utenti della Rsi, riunendosi mensilmente per analizzare i prodotti diffusi e i reclami sottoposti al Mediatore. Fra i diversi compiti, siamo inoltre chiamati a proporre o preavvisare nomine importanti», spiega Giovanna Masoni Brenni. Il prossimo 8 giugno si terrà la prima assemblea Ssr.Corsi sotto la sua presidenza, dove interverranno anche Jean-Michel Cina, Gilles Marchand e Mario Timbal. Seppur la qualità generalmente percepita sia buona e molti sforzi siano già stati fatti, l’attenzione va mantenuta alta per potersi costantemente migliorare. «È questa una visione ulteriormente rafforzatasi alla Rsi sotto la guida di Mario Timbal: ogni segnalazione viene presa in considerazione. Abbiamo stabilito eccellenti modalità di dialogo con la Direzione per esercitare costruttivamente la nostra funzione critica e stiamo cercando, anche tramite un’apposita campagna, di incrementare ulteriormente i nostri 3.000 affiliati, sui 23.500 delle società regionali, così da poter garantire in modo ancor più efficace e condiviso il dibattito sui principi e lo sviluppo del servizio pubblico audiovisivo e l’ancoramento regionale che sono nella nostra missione», commenta la presidente.

Tra le tante note positive, qualche possibile miglioramento? «Sicuramente si dovrà lavorare sulle trasmissioni di economia, sia tematiche macro sia di realtà cantonale. Come pure l’intrattenimento deve sforzarsi di essere sempre intelligente e la cultura di spessore. Ma a volte non è evidente distinguere fra cosa ha un valore destinato a restare nel tempo e l’effimero. Per questo, specialmente dove le competenze interne sono scarse, è necessario interpellare esperti che possano aiutare a orientarsi con cognizione di causa», auspica la presidente della Ssr.Corsi. Oltre a quanto internamente discusso, almeno due volte l’anno i presidenti delle quattro società regionali si incontrano insieme al presidente del CdA della Ssr e al direttore generale: anche questo uno scambio prezioso per confrontarsi sulle problematiche comuni e condividere le rispettive esperienze.

Grazie al modello federalista e solidale della Ssr, è possibile sostenere la programmazione equivalente nelle quattro regioni linguistiche statuita per legge. Malgrado la concorrenza di player privati, il servizio pubblico con la sua qualità rimane centrale nei consumi mediatici della popolazione.

causa del contesto economico che mette alla prova i consumatori, dall’altra per la tempesta perfetta che al calo strutturale degli introiti pubblicitari, dal 2025 rischia di veder sommarsi l’abrogazione della compensazione federale del rincaro che consentiva di mantenere invariati i proventi del canone.

Se è ipotizzabile che nella sua radicalità l’Halbierungsinitiative verrà rigettata, insidiosa potrebbe rivelarsi la controproposta del Consiglio federale. Entro il 2029 si passerebbe in due tappe a un canone di 300 Chf per le economie domestiche; le imprese con un fatturato annuo fino a 1,2 milioni ne sarebbero esentate (attualmente la soglia è a 500mila franchi). Ma davvero un miliardo all’anno non basta a sostentare la Ssr? «Anche con questa soluzione più moderata, dal 2027 si generebbe un deficit di finanziamento fino a 240 milioni di franchi: 100 milioni in meno di proventi annuali del canone, da sommare alla riduzione di 70 milioni ipotizzata sul fronte pubblicitario e di altri 70 in caso di cancellazione del supplemento cumulato negli anni per il costo della vita. Un ammanco che non sarebbe più gestibile tramite circoscritte misure di risparmio. Si calcoli che dal 2018 il canone è già stato ridotto del 25% (era di 450 franchi). Oggi la Ssr è efficiente, organizzata e strettamente sorvegliata nelle spese: non ci sono ulteriori margini di risparmio se non al prezzo di una netta centralizzazione a discapito dei servizi erogati, della qualità del giornalismo, del radicamento e della copertura delle realtà regionali, nonché del sostegno alle produzioni svizzere, comportando una soppressione di posti di lavoro stimabile in 900 effettivi entro il 2027», avverte la vicepresidente della Ssr, che con 6.950 collaboratori, fra cui 2.100 giornalisti, è la maggiore azienda mediatica in Svizzera.

Certo, si potrebbe obiettare che sarebbe sufficiente concentrarsi sull’informazione, che nell’ottica della tutela della democrazia e della formazione della libera

40 · TM Aprile 2024
Fonte: Rapporto gestione SSR, 2022
33% CHF 400 mio. 43% CHF 535 mio. 2% CHF 25 mio. 23% CHF 285 mio. 0,5% CHF 5 mio. 73% CHF 895 mio. CHF 115 MIO. CHF 20 MIO. CHF 225 MIO. 22% CHF 270 mio. 4% CHF 45 mio.
■ Gettito riscosso per regione Montante redistribuito ■ Importo messo a disposizione per regione
■ RSI LA 1 ■ RSI LA 2 ■ Altri canali SSR ■ Canali privati svizzeri ■ Emittenti straniere ■ Canale 5 ■ Rai 1 35,1% RSI 26,9% 8,2% 2,4% 45,1% 7,1% 5,9%
Fonte: Rapporto gestione SSR, 2022

opinione è la voce più critica e rilevante, lasciando alla concorrenza il resto del palinsesto. Forse il mandato che prevede anche un’adeguata offerta di cultura, sport e intrattenimento, è ormai superato?

«Attenzione a non dimenticarsi che per adempiere al proprio mandato di servizio pubblico, la Ssr deve essere in grado di raggiungere il grande pubblico con un’offerta generalista. Se la cultura continua a rappresentare un fondamentale ascensore sociale, anche lo sport ha importanti implicazioni identitarie, e persino l’intrattenimento, che del servizio pubblico è la gamba più fragile, consente di mettere in luce i valori svizzeri in modo complementare, porta compagnia a persone sole o malate e, ancora oggi, aiuta ad apprendere la lingua e integrarsi. Chiaramente visto che produrlo ha un costo, deve essere un intrattenimento legato alla nostra realtà, intelligente, rispettoso del pluralismo e di criteri di qualità, come le società regionali della Ssr si impegnano a sorvegliare sia fatto», sottolinea la presidente della Ssr. Corsi. D’altro canto ridurre gli acquisti di serie e film esteri inciderebbe poco sul bilancio, avendo prezzi ridotti.

Si stima che ogni franco investito in aziende mediatiche di servizio pubblico ne generi 1,42 di valore aggiunto e ogni posto di lavoro ne produca uno nel settore privato. Una presenza virtuosa dunque - e non una torre d’avorio come si sentenziava in passato -, con un importante bagaglio di professionalità umanistiche e tecniche, da cui il dinamismo dell’intero panorama mediatico nazionale, anche con importanti collaborazioni dirette. Basti pensare al “Pacte de l’audiovisuel” lanciato nel 1996 per sostenere l’industria cinematografica indipendente svizzera, che vede la Ssr realizzare una media di 140 coproduzioni all’anno, così come alla promozione dell’industria musicale svizzera, con una media del 37% nella diffusione di brani delle emittenti radiofoniche.

«Dobbiamo quindi chiederci se per risparmiare 10 o 36 centesimi di canone al giorno a seconda della proposta - perché di questo si tratta - siamo disposti a sacrificare così tanto a livello di offerta. Ricordando in particolare che le produzioni legate alla realtà nazionale e locale - quasi la metà dell’offerta Ssr - se non le realizza l’ente pubblico, non saranno assorbite da altri, non essendo redditizie in un mercato così piccolo ma variegato», osserva Giovanna Masoni Brenni. Avvertimento

Top player privati e pubblici dell’audiovisivo europeo Dalla Top 50 dei Gruppi dell’audiovisivo europei per ricavi operativi (2022 - mio. €)

Nel 2022, i primi 20 operatori della Top 100 dell’audiovisivo europeo hanno accumulato il 73% dei ricavi. Rispetto al settore privato, il pubblico tende a concentrarsi di più ai vertici: Ard, Bbc, France Télévisions, Rai e Zdf rappresentano il 56% dei ricavi. A prelevare il canone, 10 Paesi Ue su 27.

che suona ancor più critico nell’odierna realtà dove il rischio della manipolazione dell’informazione - vuoi a fini commerciali vuoi a fini politici - è sempre più pervasivo e sofisticato nei suoi mezzi. Ma ancor prima, la minaccia è quella di un’opinione pubblica che si atomizza in comunità autoreferenziali: l’opposto del dibattito condiviso che richiede una democrazia diretta. «È chiaro che siamo di fronte a una rivoluzione delle abitudini dei consumi mediatici. Ormai a usufruire di radio e televisione in modo esclusivamente lineare in Svizzera rimane circa il 10% della popolazione, mentre il restante 90% ha già una fruizione mista che include l’online. Un altro dato impressionante riguarda la soglia di attenzione scesa attorno a 8 secondi, un’immensa sproporzione rispetto alla mole di contenuti disponibili. È richiesto quindi un ripensamento che integri nuovi linguaggi e paradigmi, preservando però la qualità e la capacità di avvicinare il grande pubblico alle tematiche rilevanti e alla complessità dell’attualità. Senza demonizzare la tecnologia che, se usata in maniera intelligente, sarà motore di sviluppo», afferma la vicepresidente della Ssr.

Va detto che la Radiotelevisione svizzera ha un’offerta online in costante sviluppo, che comprende ad esempio la piattaforma streaming Play Suisse, che

Dove si raccoglie il canone in Europa?

■ Prelievo canone dic. 2023 (principali importi in €)

Canone abolito 2009-2023

ha raggiunto già 1 milione di iscritti, e il portale in dieci lingue swissinfo.ch, anche per gli 800mila svizzeri all’estero. Il digitale consente anche di condividere un patrimonio storico di immenso valore come quello degli Archivi Ssr: 4 milioni di trasmissioni radiofoniche e televisive dagli anni Trenta a oggi, disponibili gratuitamente sul portale memobase.ch, che registra 8 milioni di consultazioni mensili. Una memoria audiovisiva completamente digitalizzata che documenta quasi un secolo di storia svizzera, mettendola anche a disposizione di ricerca e insegnamento. «Nel presente ‘usa e getta’ in cui viviamo, dove tutto nasce e scompare molto in fretta, continuare a pensare e produrre contenuti che abbiano la qualità per resistere alla prova del tempo e diventare patrimonio delle prossime generazioni è una grande sfida, ma anche un insostituibile stimolo», conclude Giovanna Masoni Brenni. Un’aspirazione che passa anche dalla garanzia delle condizioni finanziarie per poterla materialmente sostenere.

Aprile 2024 TM · 41
Fonte: EBU, Operating eurovision and Euroradio
333 90 36 220 322 186 36 160 70
Rank Gruppo multimediale Nazione Proprietà Ricavi (Mio. eur) 1 Comcast (Europe) USA Privato 20.500 2 Netflix (Europe) USA Privato 8.674 3 The Walt Disney Co. (Europe) USA Privato 8.000 4 RTL Group DE Privato 7.224 5 ARD DE Pubblico 6.958 6 BBC UK Pubblico 6.623 7 Groupe Canal Plus FR Privato 5.870 12 France Télévisions FR Pubblico 3.088 18 RAI IT Pubblico 2.738 24 SSR CH Pubblico 1.538 Fonte: European Audiovisual Observatory 2023

In maniera genuina

Dal passaporto digitale di un prodotto all’integrazione di tecnologia blockchain nei sistemi produttivi. Nel segno della sostenibilità, da una start up ticinese un aiuto alle aziende verso la piena digitalizzazione.

L’uso della blockchain si sta consolidando anche nel settore agroalimentare, finalizzato soprattutto a garantire la rintracciabilità dei prodotti e a cogliere opportunità di marketing. Su scala internazionale, considerati i settori in cui trovano applicazione i progetti blockchain, la maggior parte si concentra nelle aree in cui, da parte del consumatore, è percepito un rischio potenziale più elevato, come ad esempio carne, insaccati, uova, formaggi. In altri settori, come ad esempio quello del caffè e del cacao, la tracciabilità blockchain viene implementata per garantire una tracciabilità sicura nei confronti del consumatore in una filiera lunga e complessa, dove la materia prima subisce molti passaggi prima di arrivare alle aziende che si occupano del confezionamento.

«Genuine Way, basata al Tecnopolo di Manno, è nata nel 2019 come provider di tecnologia blockchain con lo scopo di rendere - nelle Pmi del comparto agricolo - ogni dato trasparente e tracciabile», esordisce Amelia Bassini, co-founder & chief operation officer di Genuine Way. «Nel tempo, estendendo la sfera di attività ad altri settori, sono stati ampliati in maniera significativa i servizi di digitalizzazione per le imprese: del territorio e non. Genuine Way sta dalla parte delle aziende che intendono investire, risorse ed energie, nella direzione della sostenibilità. Partiamo dalle loro necessità per capire come valorizzare ciò che vogliono comunicare. Facendo leva sulle competenze in comunicazione e vendita - e sul nostro team design - creiamo soluzioni user friendly, semplici ed immediate, la cui realizzazione passa poi agli sviluppatori.

Tra le attività di Genuine Way, c’è per esempio il passaporto digitale del prodotto. Si tratta di una disclosure verticale dei dati di filiera e di produzione tramite l’uso di tecnologia blockchain: etichetta parlante, tracciatura di filiera per lotto,

Esempio di passaporto digitale di un prodotto sviluppato da Genuine Way, start up basata al Tecnopolo di Manno.

dati di produzione, comunicazione dei temi Esg. Perché è bene farlo? Perché lo richiedono le direttive europee, i retailer e i partner B2B e, non da ultimo, i consumatori».

Start up innovativa, Genuine Way aveva iniziato con la proposta alle Pmi di integrare la tecnologia blockchain nei loro sistemi produttivi per poi passare, ben presto, a supportare la digitalizzazione a 360 gradi di tali aziende, aiutandole nella transizione tecnologica e green. «Attualmente ci stiamo concentrando sulle web app che permettono di digitalizzare il prodotto fisico consentendo al consumatore di accedere - in tempo reale - a tutte le informazioni utili nonché ad alcune attività di leisure come, ad esempio, il gaming. Negli ultimi anni, ci siamo evoluti anche dal punto di vista della clientela: lavoriamo infatti con aziende medio-grandi che hanno bisogno di consulenza su progetti di digitalizzazione complessi e customizzati. Intendiamo continuare a sviluppare il nostro prodotto interna -

mente e riuscire a raggiungere un maggiore bacino di aziende di medie dimensioni diventando, di queste, dei partner di lungo periodo. Far parte di numerosi network è stato fondamentale in questi anni per crescere, sia in termini di numero di clienti, sia come Brand Identity. Gli acceleratori, ad esempio, ci hanno permesso di essere parte di qualcosa di più grande che - negli anni - ci ha molto supportato», prosegue Amelia Bassini. «E quando, con la pandemia, il mondo si è letteralmente bloccato, in realtà, vi è stato comunque un elemento positivo sul lungo periodo: è esploso l’interesse per il digitale e noi, fortunatamente, eravamo pronti per aiutare le aziende a coglierne tutti i vantaggi».

Genuine Way nasce in Ticino, un territorio che presenta indubbiamente diverse prerogative, non senza qualche limite. «La nostra attività è nata a Lugano perché era il posto ideale per parlare di blockchain, vista la storica e proverbiale vicinanza della Città a questi temi. In Ticino siamo entrati in contatto con diverse realtà ed organizzazioni che si sono rivelate cruciali nel nostro percorso. Non da ultimo, avendo sede nella Svizzera italiana, Genuine Way beneficia della buona fama di cui gode in generale la Svizzera nel panorama internazionale, tanto da attrarre clienti (soprattutto stranieri), grazie anche alla sua credibilità.

Volendo evidenziare un limite, questo è rappresentato dalla circostanza che l’ecosistema è ancora un po’ debole: le aziende sono poche, soprattutto quelle manifatturiere», aggiunge Bassini, che conclude con un’anticipazione: «Genuine Way punta a fare business matching, entrando in contatto con aziende che vogliono fare open innovation, e a fondi necessari per crescere. Guardiamo alla possibilità di aprire nuovi round di investimento in modo da continuare a crescere e ad espanderci».

42 · TM Aprile 2024
economia / aziende

9 12 MAY 24

GENEVA PALEXPO

INTERNATIONAL GEM & JEWELLERY SHOW

Se oggi si può sfoderare la carta della densificazione in risposta alla crescente urbanizzazione e all’aspirazione a una pianificazione rispettosa dell’equilibrio fra spazio costruito e aree verdi, è perché fra i progressi di tecniche e materiali da costruzione che permettono di vincere le sfide strutturali e rendere ragionevoli costi e tempi di realizzazione, ci sono gli ascensori da cui queste altezze, e le speculari profondità, sono rese fruibili, proprio come scale e tappeti mobili consentono di percorrere senza sforzo le lunghe gittate di stazioni e altre ampie infrastrutture pubbliche. Nelle città sempre più smart dell’era digitale, che entro il 2050 si prevede concentreranno il 70% della popolazione mondiale, intelligente dovrà esserlo anche questo ultimo ma fondamentale anello della mobilità urbana.

Difficile prevedere che un’azienda della Svizzera centrale, una regione priva di megalopoli, ancora ampiamente rurale, potesse diventare leader dello sviluppo

In lungo e in largo

Sono l’ultimo indispensabile anello della mobilità urbana, quello che rende gli edifici percorribili in verticale e orizzontale: ascensori e scale mobili. Leader del settore, ogni giorno Schindler porta a destinazione oltre 2 miliardi di persone, da 150 anni pioniere nello sviluppo delle soluzioni più innovative, che oggi sfruttano le opportunità del digitale per elevarsi ulteriormente in performance e sostenibilità.

verticale delle città. Fondata nel 1874 da Robert Schindler e Eduard Villiger come officina per la produzione di macchine agricole, l’azienda di Lucerna già nel 1902 installava il primo ascensore a trazione elettrica, approfittando del boom di hotel nella regione che all’epoca furono fra le prime strutture a dotarsene per servire i propri ospiti.

Oggi, le soluzioni di Schindler trasportano ogni giorno oltre due miliardi di persone nel mondo. Torre Reforma a Città del Messico, la Yatchhouse by Pininfarina in Brasile, il Landmark 81 di Ho Chi Minh City, la Quay Quarter Tower di Sidney, l’Omniturm di Francoforte, il One Manhattan West di New York, l’Uptown Tower a Dubai, il Ping An Finance Center di Shenzhen, fino agli ascensori di lusso sul Bürgenstock: il Gruppo opera nei cinque continenti in oltre cento Paesi, avvalendosi di una rete globale di oltre 57mila fornitori e acquistando materiali di produzione per un costo totale di oltre 2,1 miliardi di franchi l’anno.

Più che un invito a guardare al passato, l’anniversario dei 150 anni che si festeggia nel 2024 rappresenta per Schindler un ulteriore stimolo a proiettarsi nel futuro. «Urbanizzazione, digitalizzazione, sostenibilità e anche una popolazione sempre più anziana, per cui poter disporre di ascensori e scale mobili significa avere la possibilità di vivere in modo indipendente a lungo, sono fra i megatrend che influenzano la nostra strategia e le performance», sottolinea Patrick Hess, Ceo di Schindler Svizzera.

Solo nello scorso anno Schindler Group ha investito 194 milioni di franchi in R&D nei sei centri specializzati nel mondo. Circa 1.300 famiglie di brevetti e 7.800 brevetti e domande di brevetto attive confermano i risultati.

Oggi uno Schindler 7000 - top di gamma - viaggia a 10 m/s. Anche se il segmento degli ascensori high-rise rappresenta una nicchia nell’attività del Gruppo, hanno un’importanza fondamentale per la sua immagine e l’orientamento tecnolo-

economia / aziende
Torre
44 · TM Aprile 2024
Studio City, Macao

gico. Prosegue così la lunga tradizione di sviluppo di soluzioni di mobilità innovative, che comprende ad esempio il primo brevetto in assoluto per ascensori senza sala macchine e oggi schiera un portafoglio di prodotti digitali che mirano a migliorare l’intero ciclo, dalla progettazione alla manutenzione, inclusa l’esperienza dei passeggeri, soddisfacendo i più elevati standard in termini di efficienza energetica, sostenibilità e connettività.

Molto più, dunque, dei soli componenti tecnici. Ad esempio, analogamente a tutti i mezzi di trasporto, anche la mobilità verticale per garantire la fluidità degli spostamenti deve assorbire e distribuire efficacemente i passeggeri all’interno degli edifici. Con Schindler Port, già dal 2009 è stato lanciato il controllo intelligente nella tecnologia degli ascensori. Il sistema di Transit Management coordina costantemente tutti gli ascensori di un edificio, calcolando in microsecondi come un passeggero possa arrivare a destinazione più velocemente. In questo modo si limitano al massimo i viaggi a vuoto e le fermate intermedie, si riduce il tempo di attesa e diventa anche possibile rendere i piani accessibili solo a determinati gruppi di utenti, ad esempio attraverso un badge, cosa fondamentale negli stabili multifunzione.

Ulteriore step, con Schindler Ahead gli impianti diventano parte dell’IoT: il sistema fornisce in tempo reale i dati di ascensori e scale mobili collegati, proiettando informazioni come orari o planimetrie sulle porte dell’ascensore o nella cabina. Il grande valore aggiunto è l’aumento della disponibilità dei sistemi e delle informazioni in tempo reale sullo stato di salute dell’impianto. Una tecnologia usata come standard in tutti gli ascensori e le scale mobili, monitorati in tempo reale dalla nostra rete globale di Centri Operativi Tecnici, mentre gli impianti esistenti possono essere adattati anche in un secondo tempo.

Proprio quello degli ammodernamenti è un capitolo nevralgico per la sostenibi-

«Urbanizzazione, digitalizzazione, sostenibilità e anche una popolazione sempre più anziana, per cui poter disporre di ascensori e scale mobili significa avere la possibilità di vivere in modo indipendente a lungo, sono fra i megatrend che influenzano la nostra strategia e le performance»

Schindler Group nel mondo

lità ambientale. Contrariamente a quanto si pensa, infatti, la differenza fondamentale non la faranno nuovi edifici. Più urgente è trovare soluzioni per il parco immobiliare esistente, considerando come l’80% degli edifici che saranno in piedi nel 2050 esista già oggi. Meno dell’1% è però conforme ai requisiti dell’Accordo sul clima di Parigi.

«In quest’ottica, sono per noi interessanti in primis i mercati di Europa e Nord America con un’alta densità di vecchi impianti. I vantaggi sono molteplici: oltre al comfort e al design, anche sicurezza, accessibilità ed efficienza energetica. Dopo la modernizzazione, un ascensore consuma generalmente circa il 40% in meno», afferma il Ceo Patrick Hess. Dal canto suo, Schindler si è impegnata ad azzerare le proprie emissioni entro il 2040.

Dal 1874, i 150 anni di Schindler, in verticale e orizzontale

Ordini e fatturato in crescita Mld di Chf, 2023

Anche in un difficile 2023, Schindler Group si è confermato in ‘elevazione’. Con la sua presenza internazionale e 150 anni di innovazione (sotto le tappe principali), è fra i leader mondiali di ascensori e scale mobili.

Fonte: Schindler Group 2023 R&D, IT e Digital Business Port Experience Centers
AMERICHE ASIA-PACIFICO Brasile USA India Cina Vietnam EMEA Europa Svizzera Market Cap mio Chf, al 31.12.2023 2014 23 16 18 20 22 21.945 16.148
Headquarter Ebikon Siti produzione
1906
1937 Primo ascensore
1985 R.I.S.E. Installazione
per ascensori 1996 2002 2014 2018 Prima
Primo ascensore elettrico con comandi a pulsanti 1928 Primi ascensori Schindler con sistema controllo di gruppo al mondo con cabina 2 piani per lo Scotia Plaza
robotica
filiale extraeur. in Brasile Primo ascensore a controllo elettronico
Nuove fabbriche in Cina, India e Usa
2020-22 1874
Primo ascensore standard high-rise Schindler 7000 (10m/s)
1902
Prima
1936 Prima
1974
Nuove linee prodotti modulari per ascensori
Fondazione Schindler & Villiger a Lucerna
società internazionale in Germania
scala mobile in Svizzera Primo sistema controllo intelligente chiamate destinazione
Ordini
mld Chf Ricavi
mld Chf Asia-Pacifico Americhe Emea 2023 36% 31% 33% 2022 36% 31% 33% RICAVI 26% 29% 45% 2023 29% 28% 43% 2022 ORDINI Aprile 2024 TM · 45
Fonte: Schindler Group
8,65
11,49

Elevarsi a potenza

Con 70.400 impiegati in oltre cento Paesi, di cui circa 5.000 in Svizzera, otto siti di produzione (Ebikon, nel Canton Lucerna, headquarter del Gruppo, Austria, Slovacchia, Stati Uniti, Brasile, India, Cina e Vietnam), nonostante l’indebolimento dei mercati globali delle costruzioni che l’anno scorso ha interessato ogni mercato, con l’eccezione dell’India, Schindler Group ha registrato un incremento sia di ordini che di ricavi, rispettivamente a 11,44 (+1,7%) e 11,49 miliardi di franchi (+ 7,4%), con un utile netto di 935 milioni di franchi (+8,1%). Tutte le linee di prodotto sono cresciute, grazie alla robusta performance del portafoglio ordini, sostanzialmente equipartito fra i tre mercati principali (36% Asia-Pacifico, 33% Emea e 31% Americhe), che hanno registrato una solida performance, con la regione Emea a generare quasi la metà dei ricavi, mentre solo il fatturato della Cina è leggermente diminuito. Anche in Svizzera, pur in un contesto di mercato difficile, lo scorso anno Schindler è riuscita ad aggiudicarsi progetti importanti come il Titlis 3020 a Engelberg (8 ascensori e 7 scale mobili a tremila metri di altezza) e l’innovativa Tour Tilia a Malley (Losanna), 85 piani ibridi in cemento e legno. Nominata nel 2023 tra le dieci aziende più affidabili nel settore “macchine e attrezzature industriali” nello studio condotto congiuntamente da Newsweek e da Statista su 70mila partecipanti, Schindler raccoglie inoltre in diversi Paesi il titolo di miglior datore di lavoro. In Svizzera è risultata ancora una volta in vetta alla classifica stilata dalla Handelszeitung e Statista, prima nel suo settore e seconda in assoluto fra Zweifel e Rolex, peraltro fra le aziende industriali del Paese ad avere storicamente il maggior numero di apprendisti (circa 300 al momento). Orgogliosamente basata a Ebikon dal 1957, dove sono ubicati i Dipartimenti Management, R&D e It, oltre a essere la sede di Schindler Svizzera, sopra in foto), qui ha investito negli scorsi anni 130 milioni di franchi nel rinnovamento e ampliamento del suo campus, che soddisfa i più elevati standard ecologici, come già il precedente edificio (infatti in parte conservato), per il quale si era lavorato con i migliori architetti e ingegneri, realizzando una fabbrica considerata non solo la più moderna del suo genere in Europa a quei tempi, ma la più sostenibile.

Tutti i suoi prodotti di ultima generazione sono già molto efficienti dal punto di vista energetico, grazie anche al recupero di energia durante il viaggio e alla dotazione di luci led. Ormai un viaggio in ascensore richiede una quantità di energia pari a quella per preparare una tazza di caffè. Già nella sola Confederazione, secondo le stime di SvizzeraEnergia, ben un milione di case necessita di essere ristrutturato. Pur non avendo ancora un numero così elevato di grattacieli - anche se in crescita negli ultimi anni - la densità di ascensori è molto alta. Ma come per la riconversione di un edificio preesistente, anche per la modernizzazione degli ascensori esiste raramente uno standard. Spesso bisogna ricorrere a soluzioni individuali ed è qui che - sottolinea Schindler - entrano in gioco i suoi specialisti. L’impatto positivo è evidente in termini di riduzione dei consumi energetici, comfort e sicurezza. Nel 2023 è stato introdotto Schindler MetaCore, l’ultima novità in

A sinistra, il Tencent Seafront a Shenzhen, fra i tanti spettacolari grattacieli in cui Schindler mette a frutto il suo know-how. Sotto, un esempio in ‘casa’, il Mall of Switzerland di Ebikon, secondo shopping center svizzero. Fra le innovazioni sviluppate, il sistema robotico R.I.S.E (a destra), primo a eseguire autonomamente diverse fasi di installazione nel vano ascensore.

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materia di soluzioni di gestione del transito Schindler Port, per riconvertire in modo flessibile gli edifici offrendo un’alternativa più efficiente ed ecologica della demolizione cui si ricorre di solito per stabili vuoti o sottoutilizzati. Porta a un livello completamente nuovo il concetto di edificio multifunzionale: le autorizzazioni di accesso assegnate piano per piano rendono possibile combinare uffici, hotel, ristoranti, spazi commerciali e appartamenti sotto lo stesso tetto. Quando un piano cambia destinazione d’uso, è sufficiente un aggiornamento del software per riallineare l’impianto senza dover intervenire sulla struttura.

Trasversale alle diverse ambizioni è l’adozione del Building Information Modelling (Bim). Schindler ne ha subito intuito il potenziale, come chi è abituato a misurarsi su progetti che coinvolgono innumerevoli attori e rendono evidente la necessità di un perfetto coordinamento e una mappatura dei dati esaustiva e armonizzata.

sore e l’impianto elettrico e di ventilazione, ma anche nell’area dell’isolamento acustico o della protezione antincendio. Questa base informativa facilita anche la manutenzione, riparazioni o azioni di richiamo. Invece di rovistare negli archivi per scoprire quale motore o quale guida sia stata installata, basta un clic nel modello, così come per notificare ogni modifica.

che comprende un digital twin dell’edificio, rendicontazione Esg, calcolo delle emissioni di carbonio, pianificazione degli interventi di retrofitting, prestazioni del portafoglio e altro ancora. L’approccio innovativo alla raccolta dei dati garantisce un accesso rapido alle informazioni rilevanti, semplificando la reportistica e consentendo, in ultima analisi, un processo decisionale più efficace. Gestisce già più di 22mila edifici nel mondo, con clienti come Zurich, Generali e Basf.

Un vantaggio decisivo del Bim consiste proprio nel miglioramento della cooperazione tra tutte le parti, dallo studio di architettura all’impresa di costruzione fino ai fornitori, che utilizzando questa piattaforma digitale comune possono accedere alle stesse informazioni - raccolte in modo uniforme e quindi scambiabilied elaborarle in tempo reale, riducendo notevolmente il rischio di collisioni o confitti. «Il che non solo assicura una maggiore qualità degli edifici, ma consente anche di risparmiare sui costi e di migliorare la sostenibilità in termini di utilizzo delle risorse», evidenzia Patrick Hess. Il modello dell’ascensore mostra, ad esempio, le interfacce tra il vano ascen-

«Quello degli ammodernamenti è un capitolo nevralgico per la sostenibilità ambientale Interessanti per noi in primis i mercati di Europa e Nord America con un’alta densità di vecchi impianti. Molteplici i vantaggi: oltre a comfort e design, sicurezza, accessibilità ed efficienza energetica. Dopo la modernizzazione, un ascensore consuma in media circa il 40% in meno»

Frutto di una visione olistica è anche BuildingMinds, start up berlinese di Schindler. La sua piattaforma SaaS offre una soluzione di gestione immobiliare

A fine 2023 si è concluso il programma Top Speed 23 che ha permesso a Schindler Group di accelerare gli investimenti in prodotti competitivi, nell’offerta di servizi digitali e in tecnologie all’avanguardia. Come affermato nel presentare il Rapporto annuale 2023, ormai è pronta anche la nuova piattaforma modulare standardizzata per ascensori, che verrà lanciata a livello globale nel corso dei prossimi due anni, a partire dai principali mercati europei. Questa gamma di prodotti snella e ad alta efficienza energetica porta finalmente sul mercato la radicale riduzione della complessità necessaria per recuperare competitività. Combina tecnologie meccaniche e digitali all’avanguardia, soddisfacendo i più elevati standard di cybersecurity e creando un’esperienza utente coinvolgente. Sviluppata in stretta collaborazione con gli architetti, sposa con le sue scelte di design altamente tecnologiche e sostenibili uno stile contemporaneo.

Intanto fervono i lavori sul cantiere del Grand Paris Express, che non solo rivoluzionerà la (im)mobilità pubblica parigina raddoppiando la rete metropolitana, ma che si qualifica come il più grande progetto di trasporto pubblico in Europa, da 36 miliardi di euro. Per le Olimpiadi è prevista l’inaugurazione della linea 14. Schindler, che in Francia ha sviluppato un’ampia esperienza in progetti di mobilità pubblica, ad esempio con i 300 ascensori per la società ferroviaria statale Sncf, fornirà per le 68 stazioni 240 scale mobili e 190 ascensori, tutti dotati di componenti personalizzati. Trasporteranno 3 milioni di persone al giorno. Una nuova medaglia d’oro, per la campionessa svizzera in elevazione.

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La locomotiva celebrativa per i 150 anni. Schindler e Ffs sono legate dal tema della mobilità.

Certificare la precisione

Alla scoperta dei tre laboratori del Cosc, dove si lavora a pieno ‘ritmo’ al servizio esclusivo dell’industria orologiera svizzera verificando oltre 2 milioni di meccanismi l’anno: quelli che si sottopongono ai rigorosi test per poter vantare la certificazione che ne attesta la perfezione.

Se lo “Swiss made” già di per sé è sinonimo di precisione e l’alta orologeria ne è la perfetta ambasciatrice, esiste una garanzia che la attesta al massimo livello, attribuendo il titolo certificato di ‘cronometro’ soltanto a meccanismi e orologi che si dimostrano impeccabili dopo essere stati sottoposti a 15 giorni di rigorosi stress test. Per superarli ogni dettaglio, dalla progettazione alla fabbricazione, l’assemblaggio e la regolazione, così come tutti i controlli sui componenti e sul movimento devono essere perfetti.

Spesso utilizzato erroneamente per descrivere strumenti destinati a misurare brevi frazioni di tempo (che sono invece cronografi o cronoscopi), il titolo di ‘cronometro’ distingue dunque un orologio ad alta precisione.

Posizionati a Bienne, Le Locle e Saint-Imier, il più vicino possibile alle manifatture orologiere al cui servizio operano, i tre Bureaux d’observation del

Cosc (Contrôle officiel suisse des chronomètres) ne sono garanti. All’opera 7 giorni su 7, circa 350 giorni l’anno: avviata un’osservazione, il ciclo deve essere concluso con misurazioni ogni 24 ore.

«Ispezioniamo più di 2 milioni di orologi ogni anno, arrivando fino a 60mila pezzi al giorno per laboratorio. La gestione di quantità così elevate richiede una grande organizzazione logistica, risorse umane qualificate e la capacità tecnica di soddisfare le esigenze dell’industria orologiera svizzera. Come stabilito dalla norma Iso 3159, gli orologi da polso meccanici non possono superare i -4/+6 secondi al giorno di imprecisione, oltre a dover soddisfare una serie di criteri che comprendono la velocità media diurna, la variazione media della velocità, la massima variazione della velocità e altre misure di prestazione. Infrastruttura e processi devono quindi essere allo stato dell’arte per garantire l’accuratezza e il rigore dei test, come le competenze del

nostro personale, che conta circa 60 collaboratori e 70 ausiliari. Nessun orologiaio, però: l’indipendenza e la neutralità sono essenziali nel loro lavoro», sottolinea Andreas Wyss, direttore del Cosc.

Creato cinquant’anni fa, il Cosc raccoglie l’eredità dei laboratori che erano stati istituiti in modo indipendente a fine Ottocento: il primo “Bureau de contrôle des montres civiles” fu fondato a Bienne già nel 1878. L’esigenza di allineare le rispettive metodologie per preservare il loro status ufficiale, ha portato nel 1973 i cinque cantoni orologieri (Berna, Ginevra, Neuchâtel, Soletta e Vaud) a proporre l’istituzione di una Commissione che riunisse i rispettivi uffici di controllo della qualità degli orologi, con la Camera svizzera dell’orologeria e la Federazione dell’industria orologiera svizzera.

Come associazione senza scopo di lucro che serve esclusivamente l’industria orologiera svizzera, coordinata da un team di gestione con sede a La Chaux-de-Fonds,

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economia / innovazione © COSC © COSC

il Cosc vanta una clientela che spazia dai grandi nomi a marchi indipendenti e piccoli orologiai. Sebbene certifichi un gran numero di orologi, solo il 15% circa di tutti quelli svizzeri esportati beneficia del titolo di cronometro certificato. «Non esiste infatti un obbligo implicito per tutti i produttori di orologi svizzeri di sottoporsi al Cosc; si tratta di una decisione volontaria presa da ciascun marchio in base alla propria strategia di prodotto e di marketing. Circa il 39% degli orologi da polso meccanici esportati sono cronometri, il che indica che la certificazione è particolarmente apprezzata nel segmento

Nei suoi tre laboratori di Bienne (a sinistra), Le Locle (sopra e a destra) e Saint-Imier, il Cosc misura e controlla la precisione dei movimenti e degli orologi affidatagli dai produttori svizzeri, attribuendo il titolo ufficiale di cronometro certificato.

di fascia alta, dove precisione e qualità sono criteri fondamentali per i consumatori», spiega Andreas Wyss.

Nel 2022, soltanto il 3,8% dei candidati è stato respinto: «I marchi ci sottopongono infatti movimenti e orologi già accuratamente preparati e regolati per soddisfare i nostri criteri di precisione. Le bocciature sono quindi spesso il risultato di problemi specifici riscontrati su singoli movimenti piuttosto che di difetti sistematici», chiarisce il direttore.

Un cronometro certificato può essere venduto a un prezzo superiore: non tanto per la tariffa del controllo, di per sé mo-

«Ispezioniamo più di 2 milioni di meccanismi ogni anno, arrivando a 60mila al giorno in ognuno dei tre laboratori. La gestione di quantità così elevate richiede una grande organizzazione logistica, risorse umane qualificate e la capacità tecnica di soddisfare le esigenze dell’industria orologiera svizzera»

Cerificati movimenti al quarzo 2008-2022, in migliaia

Certificati di movimenti meccanici 2008-2022, in migliaia

dica (e, proprio come aspirava l’istituzione di un organo comune, unificata, indipendentemente da che si depositino 100mila meccanismi o uno solo), ma perché ottenerla sottende da parte del produttore un investimento a monte che si riflette nella qualità intrinseca del prodotto a valle. Come un titolo di studio universitario, la certificazione è valida a vita, anche se le prestazioni possono leggermente deteriorarsi nel tempo.

Gli strumenti utilizzati dal Cosc sono realizzati su misura dagli ingegneri interni o con collaborazioni esterne. Si tratta di macchine armatrici, macchine di visione e altre apparecchiature specifiche, costantemente aggiornate per tenere il passo con i progressi dell’industria orologiera. Sviluppare un nuovo metodo di misurazione, come quello semiautomatico della testa dell’orologio per cui il Cosc è ufficialmente accreditato da dicembre 2022, può

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Fonte: Cosc 200 400 600 800 1.000 1.200 1.400 1.600 1.800 2.000 2.200 2.500 2018 2020 2016 2014 2012 2010 2008 2022 0
Fonte: Cosc 2018 2020 2016 2014 2012 2010 2008 2022 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 © COSC © COSC

Fasi del processo di certificazione

- Giorno 0 : il giorno d’arrivo, il Cosc controlla i numeri incisi sui movimenti, li posiziona in barre in 5 punti, li arma secondo le istruzioni del produttore e li colloca in una camera a 23°C per stabilizzarne la temperatura prima di iniziare i test.

- Periodo di prova: gli orologi vengono testati per 15 giorni per gli orologi da polso e da tasca, per 19 giorni per gli orologi di bordo e 13 per quelli al quarzo. I test vengono eseguiti ogni giorno, compresi i fine settimana.

- Misurazioni giornaliere : gli orologi vengono quotidianamente misurati e caricati. Vengono testati in cinque diverse posizioni e a tre diverse temperature (8°, 23° e 38°C). Ogni orologio rimane in una determinata posizione e temperatura per 24 ore prima delle misurazioni.

- Criteri di valutazione: sulla base delle misurazioni giornaliere, vengono verificati sette criteri eliminatori per il Genere I (orologi da polso meccanici). Comprendono la marcia media giornaliera, la sua variazione e altri indicatori di prestazione. Se tutti sono soddisfatti, il movimento o l’orologio viene certificato come ‘cronometro’.

Grazie ai suoi collaboratori e alla strumentazione allo sttao dell’arte, il Cosc soddisfa le esigenze dell’industria orologiera svizzera in termini di certificazione e test cronometrici.

richiedere un investimento significativo di tempo, risorse umane e finanziamenti per la progettazione e test delle nuove apparecchiature o software e il collaudo e la convalida del metodo. «Il valore aggiunto può includere il miglioramento dell’accuratezza delle misure, dell’efficienza e della capacità di elaborazione degli orologi per la certificazione, nonché una riduzione degli errori umani. L’automazione può anche portare a una maggiore ripetibilità dei test e delle procedure di misurazione, può essere applicata con successo a vari processi, come controlli di precisione, manipolazione dei pezzi, raccolta e analisi dei dati, contribuendo a migliorare la coerenza e l’efficienza delle operazioni», commenta il direttore del Cosc.

Se oggi l’industria orologiera svizzera veleggia su cifre record con 26,7 miliardi di franchi di esportazioni per un totale di 16,9 milioni di pezzi, in mezzo secolo di vita il Cosc ha accompagnato alti e bassi del settore. La domanda di certificazioni cronometro è infatti spesso correlata allo stato di salute dell’industria orolo-

giera svizzera, poiché i segnatempo di alta precisione rappresentano un segmento importante del mercato. «In particolare, abbiamo risentito del significativo calo della domanda di orologi meccanici tradizionali seguito all’arrivo dell’orologio al quarzo negli anni ’70. Tuttavia abbiamo saputo adattarci, ampliando i nostri servizi anche a questo segmento. Con il rinnovato interesse per gli orologi meccanici haut de gamme negli anni Ottanta e Novanta, abbiamo visto aumentare la richiesta di certificazioni di cronometro, come pure di recente, trainati dall’export in crescita. Continuando a sviluppare i nostri metodi di test e a investire in nuove tecnologie per migliorare l’accuratezza e l’efficienza dei processi di certificazione, l’organizzazione è stata in grado di evolversi e adattarsi per soddisfare le esigenze del mercato e continuare a offrire un servizio di certificazione di alta qualità», conclude il direttore Andreas Wyss. Se già nel 2022 il Cosc aveva registrato un record con 2.428.849 orologi testati, per un totale di 2.325.768 certificazioni rilasciate, è probabile che le cifre del 2023, non ancora disponibili, possano aver registrato un ulteriore aumento. Intanto, nell’atmosfera perfettamente monitorata dei tre laboratori di osservazione - temperatura, umidità e polvere sono misurate in circa 180 punti al minuto, 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno - il tempo continua a scorrere con la massima precisione sorvegliato da due orologi atomici e un orologio al rubidio, due collegati al tempo Gps, il terzo al tempo Dcf di Francoforte. È l’incrocio di questi tre oracoli a garantire l’assoluta affidabilità, distribuendo l’ora alle macchine di controllo.

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Susanna Cattaneo
©
© COSC
COSC

Al via la quarta edizione

Tra il 17 e il 19 maggio ad animare le strade del centro di Lugano sarà la quarta edizione del Lugano Elegance, appuntamento fisso per appassionati e turisti.

Ogni anno c’è un evento in Ticino che cattura l’essenza della raffinatezza e del patrimonio: Lugano Elegance. Giunto alla sua quarta edizione, è diventato un punto di riferimento per coloro che apprezzano le cose belle della vita, fondendo il suo insieme di valori adatto al fascino di Lugano.

Lugano Elegance non è solo lusso, è uno scenario che mette in luce le auto d’epoca come connessione tra stile di vita e alto artigianato. Quest’anno è particolarmente emozionante grazie al coinvolgimento di un’illustre giuria. Esperti noti per le loro conoscenze di livello mondiale, guidati da Chris Kramer, aggiungono più rilevanza alla competizione, evidenziando l’impegno dell’evento verso l’eccellenza.

Dietro le quinte, il sostegno del WMM Group come sponsor principale è stato fondamentale. La partnership va oltre la sponsorizzazione: condividono una visione di impegno per la qualità e la serietà che ha aiutato a raggiungere un pubblico più ampio e ad attrarre un gruppo diversificato e globale di partecipanti. Il supporto di WMM

Sopra, le auto esposte nel 2023 in Piazza Riforma a Lugano, in occasione dell’evento.

ha svolto un ruolo significativo nel posizionare l’evento globalmente. Parte integrante del fascino è l’associazione con Lonville, il timekeeper ufficiale. Il suo coinvolgimento è una testimonianza del calibro dell’evento. Conosciuti per precisione e dedizione, i valori di Lonville rispecchiano quelli dell’evento, sottolineando l’importanza di artigianato e design senza tempo.

Il successo di Lugano Elegance può essere in gran parte attribuito al supporto dei suoi sponsor e partner: WMM Group (sponsor principale), REYL Intesa Sanpaolo (sponsor Platinum), EY, Imago Art Gallery, Lonville, Genesis, Andre Maurice, Picasso Automotive, AG Events, Tamborini, brp, Cantieri Navali Classici e i partner tecnici. Il loro impegno è stato fondamentale per lo sviluppo dell’evento, favorendo un senso di comunità. L’evento, giunto alla sua quarta edizione, costituisce la prova di questi

sforzi di collaborazione, segnalandone un futuro luminoso.

Lo aspettiamo con ansia, certi che sarà più di un semplice incontro, ma una celebrazione delle auto d’epoca, giustamente definite ‘capolavori su ruote’ da Claudio Mosconi, presidente del Comitato Organizzatore. Dal 17 al 19 maggio, le scenografiche vie pedonali del centro di Lugano si trasformeranno in una vetrina, offrendo un’esperienza mozzafiato ad appassionati, turisti e cittadini.

Coronato nel 2023 dalla vittoria di Klaus Dold con la sua splendida Bugatti 57 Gangloff, ha fissato uno standard elevato, ma ispirati da questo successo, ci impegniamo a portare l’edizione 2024 a nuovi livelli di eleganza e prestigio.

Sarà caratterizzato da classi speciali che celebrano traguardi significativi:

- The centennial of the Isotta Fraschini 8A

- 110 anni di Maserati

- 70° anniversario della Mercedes Gullwing

Organizzando Lugano Elegance, non stiamo solo promuovendo l’eccellenza, ci stiamo impegnando con un’eredità di eleganza che porta il meglio del passato nel presente. La quarta edizione, con i suoi partecipanti eccezionali, giudici esperti e sponsor e partner solidali, offre un’opportunità unica per il pubblico di osservare e ammirare la vera eleganza delle auto d’epoca, senza dimenticare che l’evento ha come scopo anche la raccolta di fondi per beneficenza.

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informazioni: www.luganoelegance.com
Per
Advertorial

DA GINEVRA WATCHES & WONDERS 2024

Dove le ore si rilanciano

L’arte orologiera continua a

meravigliare

Per l’intero 2023 l’export di segnatempo svizzeri è stato di 26,74 miliardi di franchi, il 7,6% in più rispetto all’anno precedente. L’andamento del settore, nel 2024, è tutto in divenire, ma la straordinarietà della produzione svizzera riesce puntualmente a stupire. La vetrina per eccellenza dell’alta orologeria, Watches & Wonders, anche quest’anno ha mostrato i suoi ‘tesori’. Al Palexpo di Ginevra, tra stand dagli allestimenti sorprendenti, i 54 Marchi hanno affascinato il pubblico con le loro novità, frutto di ingegno, tradizione, innovazione e métiers d’art. Diverse le proposte di segnatempo con fasi lunari; il cronografo continua a fare tendenza, molto amato dal mercato. Spiccano i quadranti colorati, blu, verde scuro, ma anche rosso e arancione. I materiali tecnici quali il titanio e la ceramica sono apprezzati, per casse e bracciali, per le loro doti di leggerezza e resistenza ai graffi. Infine, espressione della più raffinata arte orologiera, molti i segnatempo innovativi o pluricomplicati, incluso il tourbillon, la regina delle complicazioni, e segnatempo con composizioni artistiche complesse. Il Salone ginevrino ha contato quarantanovemila visitatori (il 14% in più del 2023), di 5’700 rivenditori e 1’500 giornalisti. Sui social media, l’hashtag #watchesandwonders ha raggiunto oltre 600 milioni di persone. Il 25% dei biglietti venduti per le giornate aperte al pubblico è andato a visitatori di età inferiore ai 25 anni, a conferma di un crescente interesse dei giovani per il mondo dell’orologeria.

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DA GINEVRA WATCHES & WONDERS 2024

UN SAVOIR FAIRE ATEMPORALE

Con complicazioni multiple e/o con tourbillon, sono stati presentati veri e propri capolavori.

Patek Philippe aggiunge ai suoi segnatempo con complicazione World Time la nuova Referenza 5330G001, che include nel movimento un sistema differenziale brevettato in grado di gestire la data locale.

Dal canto suo, Piaget spinge i confini dell’ingegno orologiero con il suo Altiplano Ultimate Concept Tourbillon , un orologio ultrasottile di soli 2,0mm e con un tourbillon volante incorporato.

A. Lange & Sohne e IWC Schaffhausen hanno presentato complicazioni con calendari perpetui e tourbillon, rispettivamente il Datograph Perpetual Tourbillon Honeygold “Lumen” e il Portugieser Eternal Calendar ; mentre H. Moser & Cie ha presentato una variante dello Streamliner scheletrato con un tourbillon; Roger Dubius ha introdotto l’Orbis Machina con un monotourbillon centrale; Cyrus ha fatto scoprire l’Etheral Twin Orbital Tourbillon con quadrante mobile in 3D.

PATEK PHILIPPE

Ref. 5330G-001 –World Time with date

Patek Philippe lancia il nuovo World Time with Date Ref. 5330G-001, caratterizzato da una novità mondiale brevettata: un calibro a carica automatica con un innovativo sistema differenziale per gestire la data locale. L’intero meccanismo è composto da 70 componenti. Il quadrante grigioblu opalino è caratterizzato da un centro decorato in carbonio.

Un punto rosso tra Auckland e Midway segna la linea del cambio di data sul disco della città.

DA GINEVRA WATCHES & WONDERS 2024

H. MOSER & CIE Streamliner Tourbillon

Skeleton

Presenta un’estetica minimalista e una simmetria perfetta. Una delle caratteristiche più evidenti di questo modello è la sua trasparenza. Il cuore dell’orologio, interamente scheletrato, è costituito da un tourbillon volante di un minuto con doppia spirale che sembra fluttuare senza peso. Una creazione dotata di eleganza e di un’estetica spettacolare, in una cassa Streamliner di 40mm di diametro.

IWC SCHAFFHAUSEN Portugieser Eternal Calendar

Forte del proprio patrimonio di esperienza in materia di calendari, IWC Schaffhausen ha progettato per la prima volta un calendario perpetuo secolare. Il Portugieser Eternal Calendar tiene automaticamente conto delle eccezioni degli anni bisestili del calendario gregoriano, saltando tre anni bisestili su un periodo di 400 anni. Inoltre, la funzione delle fasi lunari è così precisa che devierà di un solo giorno in 45 milioni di anni.

A. LANGE & SÖHNE Datograph Perpetual Tourbillon Honeygold “Lumen”

Venticinque anni dopo il lancio del Datograph, A. Lange & Söhne ne presenta una nuova interpretazione: il Datograph Perpetual Tourbillon Honeygold “Lumen”. A Watches and Wonders 2024, il sofisticato segnatempo che combina un cronografo flyback con contatore dei minuti saltanti, un calendario perpetuo e un tourbillon con meccanismo di arresto dei secondi è stato presentato per la prima volta in oro miele esclusivo Lange e in versione “Lumen”, limitata a 50 esemplari.

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CZAPEK & CIE

Goutte D’eau

La caratteristica principale di questo nuovo segnatempo è l’asimmetria: il design si irradia dal quadrante dei piccoli secondi posto alle 4.30, producendo un senso di tensione dinamica e di movimento fluido. Il modello Goutte d’eau (gocce d’acqua) sfrutta la bellezza dello smalto grand feu per ottenere un effetto ipnotico: quando l’orologio si muove, si crea un’illusione ottica - come quando una goccia di pioggia cade sulla superficie immobile di uno stagno.

BLU NOTTE E LE FASI LUNARI

Un quadrante blu notte con o sen za la complicazione delle fasi lunari si è rivelata la nuova tendenza di quest’anno. Per esempio, Baume & Mercier ha abbinato un quadrante blu zaffiro a una lunetta in titanio sabbiato e a un cinturino in caucciù blu, dando un carattere forte al suo nuovo Riviera 10769

Un bel blu zaffiro è presente anche nel quadrante del Goutte D’eau di Czapek & Cie, che accentua l’illu sione ottica dell’effetto ondulato rio che crea una goccia di pioggia quando cade sulla superficie immo bile di uno stagno.

Laurent Ferrier, con il suo Classic Moon Blue, e Raymond Weil, con il Millesime Moon Phase Midnight Blue, hanno creato una sinergia po etica tra il quadrante blu scuro e la visualizzazione della complicazione delle fasi lunari.

LAURENT FERRIER Classic Moon Blue

Questo segnatempo presenta una miscela armoniosa di raffinatezza e innovazione: un elegante calendario annuale, completato dalla meraviglia orologiera della complicazione delle fasi lunari, presentati su di un quadrante grigio-blu opalino. La cassa è in acciaio con diametro di 40mm e uno spessore di 12.90mm. Il movimento è manuale meccanico di Manifattura.

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DA GINEVRA WATCHES & WONDERS 2024

NOMOS GLASHUTTE Tangente 38 date Sportbunt

Con questa edizione speciale, Nomos Glashutte offre la possibilità di personalizzare il quadrante del Tangente 38 Date tramite una tavolozza di 31 diversi colori e tonalità. Ciascuno dei 31 segnatempo è limitato a 175 pezzi. Tangente è il più noto orologio da polso tedesco ed è famoso per la sua chiarezza ed eleganza. L’orologio ha uno spessore di soli 6,8 mm ed è animato da un movimento di Manifattura.

COLORE PROTAGONISTA

Seguendo una tendenza iniziata da Rolex qualche anno fa, con la linea Oyster Perpetual e i suoi quadranti laccati colorati, diversi marchi hanno presentato al Salone collezioni con quadranti abbinati a colori pastellati o esotici, ma anche esemplari di modelli iconici riproposti con un quadrante di un verde o blu scuro, come nel caso di Jaeger LeCoultre (Duometre Chronograph Moon), di A. Lange & Sohne (Datograph Perpetual Tourbillon Honeygold “Lumen”), e di Frederique Constant (Classic Moonphase Date Manufacture Dark Green).

Nomos Glashutte e Norqain in particolare, con il colore, hanno inteso rendere il quadrante il protagonista della rappresentazione del tempo, aggiungendo un tono dinamico ed energico all’orologio e, nel caso di Norqain, dando colore al design intricato di un orologio scheletrato creando così un maggiore impatto visivo.

La collezione Wild One Skeleton si completa di tre versioni con colori esotici come il Coral, il Green Gecko e il Burgundy, che si aggiungono al modello lanciato la scorsa estate, il Wild One Skeleton Turchese. Orologio sportivo ad alte prestazioni, è caratterizzato dalla rivoluzionaria costruzione della cassa Norqain, che racchiude un ammortizzatore in gomma tra una gabbia superiore e una inferiore in NORTEQ® nero, un esclusivo composito di fibra di carbonio ultraleggero e ultraresistente che può essere colorato.

NORQAIN
Wild One Skeleton
© Watches & Wonders 2024/ Hermès

BAUME & MERCIER

Riviera 10769

Il Riviera Baumatic 10769 si presenta con un un quadrante blu zaffiro abbinato a una lunetta in titanio sabbiato e a un cinturino in caucciù blu intercambiabile, che può essere sostituito senza l’uso di attrezzi. La cassa dodecagonale è in acciaio.

Questo segnatempo da 42mm ospita un movimento Baumatic di Manifattura che garantisce precisione, durata e una riserva di carica di cinque giorni.

IL TITANIO E LA CERAMICA

Materiali tecnici come il titanio e la ceramica continuano ad essere favoriti da molti marchi, confermando una tendenza avviata all’inizio del XXI secolo.

Ispirandosi ad altri settori industriali ad alte prestazioni, come per esempio l’aeronautica e la Formula 1, l’alta orologeria vi fa ricorso sia per lo sviluppo di movimenti sia per casse e bracciali. È una ricerca costante di soluzioni che possano assicurare leggerezza (ad esempio usando carbonio e titanio), resistenza alla corrosione (tantalio e ceramica), forza e durezza (titanio e ceramica) e riduzione della necessità di lubrificazione (silicio e diamanti sintetici).

All’edizione 2024 di Watches & Wonders, ai segnatempo in acciaio, oro e titanio, se ne sono affiancati altri in ceramica: con il suo nuovo BR 05 in ceramica nera, Bell & Ross ha sottolineato la propria maestria orologiera, combinando performance, eleganza e design all’avanguardia.

BELL & ROSS

BR 05 Black Ceramic

La novità nella gamma urbana BR 05 è il Black Ceramic, un segnatempo che presenta l’iconico colore nero del marchio realizzato questa volta in ceramica. Materiale tecnico noto per la sua robustezza e resistenza ai graffi, la ceramica è più dura e al contempo più leggera dell’acciaio, e garantisce un comfort ipoallergenico. Con questo segnatempo, Bell & Ross conferma la propria tradizione negli strumenti del tempo e la propria competenza nel lavorare materiali moderni.

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DA GINEVRA WATCHES & WONDERS 2024

BEAUREGARD

Ulysse

È un connubio naturale tra alta orologeria e alta gioielleria. In collaborazione con il maestro orologiaio Vianney Halter, Beauregard presenta il primo orologio da uomo del marchio: Ulysse. In una serie esclusiva di dieci esemplari, Ulysse si distingue per il design del quadrante, un vetro di pietre preziose, 68 componenti di impeccabile Aqua Marine lucidato a mano, sostenuto da una struttura in oro.

ARTIGIANATO OROLOGIERO

Van Cleef & Arpels, Chanel, Beauregard e Louis Moinet si distinguono per le loro creazioni che si possono definire composizioni poetiche, espressione delle più raffinate competenze in artigianato orologiero. J12 Automaton Calibro 6 di Chanel è caratterizzato da un quadrante che include un automa miniaturizzato raffigurante Mademoiselle Chanel nel suo atelier di moda, una composizione che unisce abilmente il design all’esperienza orologiera della Maison. Ulysse di Beauregard fonde l’alta orologeria all’alta gioielleria. Le complicazioni orologiere poetiche di Van Cleef & Arpels non hanno certo bisogno di un’introduzione. Con il nuovo segnatempo Lady Arpels Jour Nuit , la Maison ha presentato la sua visione unica del tempo. Louis Moinet con la nuova collezione Around the World in 8 Days ha proposto otto opere d’arte orologiera dove ciascun quadrante cattura le caratteristiche distintive di una diversa metropoli, usando materiali speciali.

ARTYA Purity Stairway To Heaven Steel

Si tratta di livelli, rilievi, giochi di luce con ombre e riflessi. Ogni dettaglio conta in questo nuovo calibro di Manifattura. Un doppio bariletto in parallelo per un’alimentazione costante, una precisione ottimale e un’autonomia confortevole. Il quadrante minimalista è posizionato a ore 3 per vedere meglio l’incantevole “Stairway To Heaven” che ospita la spirale.

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CARTIER

Crocodile Jewellery Watch

Il mistero della giungla non è mai stato così prezioso. Cassa, quadrante, bracciale e coccodrillo incastonati con tormaline, zaffiri, smeraldi, diamanti taglio brillante (9,8 carati), occhi di smeraldo taglio cabochon.

CHANEL J12 Automaton Caliber 6

Un orologio eccezionale composto da 355 componenti e dotato del nuovo Caliber 6, concepito e assemblato dalla Manifattura orologiera Chanel in Svizzera. Il movimento meccanico a carica manuale con complicazione automatica consente di dare vita al quadrante su richiesta per 10 secondi. Il segnatempo presenta un perfetto equilibrio tra design e competenza orologiera, espresso da materiali eccellenti e dettagli sofisticati.

VAN CLEEF & ARPELS Lady Arpels Jour Nuit

Ammirando lo spettacolo delle stelle, Van Cleef & Arpels reinventa l’orologio Lady Arpels Jour Nuit. La luna e le stelle, tempestate di diamanti, inseguono perennemente il sole, impreziosite da zaffiri gialli incastonati a neve o, in alternativa, da oro giallo guilloché. Il quadrante, dotato di un disco rotante di 24 ore, ruota in modo quasi impercettibile. Grazie all’effetto di profondità del vetro avventurina di Murano, questo pezzo ritrae l’immensità del cosmo e la magia di una notte stellata.

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TAG HEUER

Tag Heuer Monaco

Split-Seconds Chronograph

TAG Heuer si conferma leader nell’alta orologeria d’avanguardia con il nuovo Cronografo TAG Heuer Monaco SplitSeconds, uno straordinario concentrato di tradizione e innovazione. Un tributo vibrante al modello originale del 1969, questo nuovo segnatempo presenta la sofisticata complicazione del cronografo rattrapante, ora racchiusa in una moderna reinterpretazione dell’iconico design quadrato del TAG Heuer Monaco.

GRÖNEFELD 1941 Grönograaf Stainless Steel

Il Grönograaf 1941, è un cronografo classico che incorpora diversi dettagli ingegnosi. Tra questi vi è un meccanismo di ‘soft reset’ che rallenta la funzione di azzeramento riducendo l’esaurimento dei componenti di arresto, avvio e azzeramento e garantendo la longevità dell’orologio. Il movimento di Manifattura è composto da 408 parti, presenta una configurazione classica, ovvero ruota a colonne e smistamento laterale, ed è contenuto in una cassa da 40mm con uno spessore di 11.3mm.

IL CRONOGRAFO

ll cronografo continua ad essere la complicazione di maggior tendenza, anche nel 2024. D’altronde, è una complicazione capace di offrire un design e un’architettura piacevoli e di facile interpretazione. Diverse Maison hanno introdotto nuovi cronografi. Alcuni esempi sono Tag Heuer con la sua reinterpretazione dell’iconico Monaco: il nuovo Monaco Split-Seconds Chronograph. Questo segnatempo è un prodotto dell’alta orologeria d’avanguardia di Tag Heuer e rappresenta un’unione armonica di tradizione e innovazione.

Angelus ha presentato l’Instrument de Vitesse , un cronografo monopulsante che utilizza la lancetta centrale dei secondi come un’unica lancetta di cronometraggio, in grado di cronometrare eventi fino a un minuto. Gronefeld ha presentato il suo primo cronografo, il 1941 Gronograaf.

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Questa edizione di Eureka è particolarmente ricca, e offre un buono spaccato di alcune delle ultime tendenze in termini di accessori per un pubblico più giovane, ma al tempo stesso anche gli ultimi ritrovati in ambito energetico, nuovi e funambolici metodi di trasmissione dell’energia elettrica in wireless, e artistico, con l’Intelligenza Artificiale che si sta riscoprendo anche con l’estro tutto artistico di quanto in passato era dominio esclusivo dell’uomo.

© Foto vectorstock / Freepick
Il nono capitolo di un’epica avventura... Aprile 2024 TM · 63
Federico Introzzi
Eureka!

Una passione a tempo illimitato

Inventore del cronografo nel secolo dei Lumi, Louis Moinet è stato dimenticato fino al Duemila. Jean-Marie Schaller si è impegnato a seguire il proprio destino, assumendosi il compito di preservare l’eredità di Louis Moinet.

Un impegno, anzi una missione! Del marchio Louis Moinet, importante per la storia stessa dell’orologeria grazie ai suoi legami con figure illustri come Abraham-Louis Breguet, Jean-Marie Schaller è diventato il devoto custode. Schaller ha infatti investito nella riscoperta e nella valorizzazione del patrimonio di Louis Moinet, non solo attraverso la collezione, ma anche per il tramite di creazioni letterarie mirate a preservare il segno di Moinet sull’orologeria. Oggi, gli Ateliers Louis Moinet, sotto la guida di Schaller, si distinguono per la produzione limitata di orologi eccezionali.

Signor Schaller, può raccontarci un po’ della storia di Louis Moinet e condividere qualche aneddoto memorabile?

Nato nel 1768 a Bourges, in Francia e affascinato fin da piccolo dalla misurazione del tempo, l’orologiaio Louis Moi-

net creò orologi e pendole per personaggi famosi, sviluppando tecniche innovative e collaborando con altri maestri orologiai. Si deve a lui la produzione, nel 1816, del primo cronografo della storia, quando ancora non esisteva un termine ufficiale per definirlo. Insomma, una precisione rivoluzionaria. La sua eredità è rimasta a lungo sconosciuta, ma è stata finalmente svelata una ventina di anni fa, quando il primo cronografo di Moinet è stato riscoperto e riconosciuto come un importante pezzo di storia. Nel 2013, questa scoperta è stata svelata al grande pubblico, segnando una svolta nella storia dell’orologeria. Louis Moinet è stato ufficialmente riconosciuto dal Guinness World Records™ come il creatore del primo cronografo (nel 2013) e del primo cronometro ad alta frequenza (nel 2020). Direbbe che la sua personalità di scopritore ha plasmato lo spirito di Louis Moinet, o è il contrario?

Sopra, una veduta dell’Eplanade du Mont Blanc, a Neuchâtel.

L’incontro della mia personalità con il patrimonio di Louis Moinet ha generato un impatto significativo sullo sviluppo del marchio. Il patrimonio è il fondamento su cui ho costruito l’identità attuale degli Ateliers Louis Moinet, di cui quest’anno si celebra il ventesimo anniversario. La storia orologiera di Louis Moinet, ricca di scoperte e innovazioni, continua a ispirarmi e a influenzare il marchio. Con ogni pezzo che acquisto o nuova creazione che sviluppo, emergono dettagli inediti sulla vita e sulle opere di questo straordinario maestro orologiaio. La mia impronta personale gioca un ruolo chiave in questa avventura: l’arte e i viaggi, di cui sono appassionato, si traducono in una costante ricerca di creatività nel design dei nostri orologi. Desidero che ogni orologio racconti una storia, suscitando

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Eureka /l’imprenditore
© Michel Villars

stupore e ammirazione. L’orologeria è per me un territorio di continua esplorazione e innovazione. Un esempio emblematico di questa filosofia è l’Astronef Techno, che con i suoi due tourbillon satelliti e il quadrante in wafer di silicio, rappresenta una fusione tra tecnologia e arte orologiera. Abbiamo appena presentato a Ginevra in occasione di Watches & Wonders, otto pezzi unici che riflettono un viaggio affascinante attraverso la bellezza dell’alta orologeria, la maestria artigianale e l’uso di materiali esclusivi. Come è nata la sua passione per l’orologeria, cosa la alimenta e come si riflette nel suo lavoro quotidiano?

Una passione che risale alla mia infanzia a Delémont, nel cuore della regione svizzera nota per la sua eccellenza in questo campo. Fin da piccolo, mi affascinavano la meccanica e la storia dell’orologeria. Ma è nel 1992, con la scoperta delle opere di Abraham Louis Perrelet, che ho scoperto la mia vera vocazione. Da quel momento, mi sono dedicato a sostenere e promuovere l’orologeria tradizionale, impegnandomi a conservare e diffondere questo prezioso patrimonio. Quotidianamente nel mio lavoro mi adopero per mantenere un equilibrio tra eccellenza e innovazione, onorando al contempo le tecniche orologiere secolari.

Una passione alimentata dagli incontri con artigiani, esperti del settore, clienti o rivenditori. Questi scambi sono sempre un’occasione per condividere e arricchirsi a vicenda, in un dialogo continuo tra persone che condividono lo stesso amore per l’orologeria. Considero l’orologeria un campo che unisce arte e scienza, tradizione e avanguardia, in un continuo gioco di equilibri che va oltre le barriere del tempo e dello spazio. È questa straordinaria diversità a catturare la mia attenzione e a guidare la mia curiosità e il mio impegno verso questo affascinante universo. Quali sono gli aspetti meno noti della sua vita che la definiscono al di fuori del suo ruolo in Louis Moinet?

«In un orologio si vedono il cervello dell’ingegnere, il cuore del designer, l’occhio dell’artista e la mano dell’orologiaio.

L’orologio è infatti un oggetto d’arte in armonia con i veri valori che portiamo dentro di noi come esseri umani.»

Jean-Marie Schaller, Ceo e Direttore creativo, Les Ateliers Louis Moinet

L’Astronoef Techno con i suoi due tourbillon satellite che gravitano in un armonioso balletto meccanico.

mirano a catturare e trasmettere la magia e lo spirito di ciascun luogo, dove elementi di arte, cultura, architettura e tecnologia si fondono armoniosamente. La mia curiosità non si limita ai viaggi terrestri; sono affascinato anche dallo spazio, come dimostra la mia collezione di meteoriti. Questi frammenti dell’universo, ciascuno con una storia unica e affascinante, hanno ispirato Cosmopolis, un orologio che rappresenta una sintesi tra il micro e il macrocosmo attraverso l’esposizione di dodici diversi frammenti di meteoriti, esplorando così la connessione tra il nostro mondo e l’universo circostante.

La passione per la narrazione mi ha portato a scrivere, nel 2022, Les Mystères d’Apophis, un romanzo in cui l’orologeria e l’avventura si intrecciano, tra realtà e fantasia. Il libro è accompagnato da una caccia al tesoro, offrendo ai lettori un’esperienza interattiva che estende l’avventura oltre le pagine scritte.

La passione per i viaggi, che ha anche ispirato numerose collezioni orologiere da me create, come Le Otto Meraviglie del mondo e Il Giro del Mondo in 8 Giorni Quest’ultima celebra otto diverse città attraverso altrettanti modelli di orologi,

Ogni 3 minuti e 20 secondi, i due tourbillon si allineano perfettamente, dimostrando una notevole sincronizzazione e precisione.

In definitiva, il mio obiettivo principale è quello di creare sogni e suscitare meraviglia. Che sia attraverso l’esplorazione di nuove destinazioni, la scoperta di materiali unici provenienti dall’infinito spaziale o l’immersione nelle profondità della fantasia letteraria, il mio impegno è quello di invitare gli altri a condividere con me questi viaggi di scoperta e innovazione.

Delle creazioni di Louis Moinet, quale ritiene sia la più iconica?

Time To Race incarna l’essenza di Louis Moinet, proponendo una personalizzazione senza precedenti. Ogni acquirente ha la possibilità di rendere il suo orologio

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esclusivo selezionando un numero fortunato, di una o due cifre, che verrà distintamente mostrato sul quadrante con una combinazione di colori dedicata. Questo numero, associato a un colore specifico, conferisce a ogni orologio una garanzia di unicità, essendo assegnato una sola volta. Il meccanismo del cronografo, composto da 147 pezzi, è pienamente visibile attraverso il quadrante, offrendo non solo una dimostrazione di eccellenza tecnica ma anche uno spettacolo visivo. La danza sinergica dei suoi componenti, bilanciere e ruota a colonna, passando per frizioni, martelli, molle e ruotecrea un’esperienza visiva dinamica che culmina nell’attivazione del cronografo per la misurazione del tempo. Il design moderno del Time To Race trae ispirazione proprio dal primo cronografo della storia,

del 1816, creato da Louis Moinet. In che modo la città di Saint-Blaise e i suoi dintorni hanno influenzato il suo lavoro e la sua vita personale? Potrebbe condividere con noi i suoi luoghi preferiti?

Per restituire il meritato riconoscimento a questo pioniere dell’orologeria dimenticato nel tempo, ho deciso di istituire gli Ateliers Louis Moinet nel cuore della regione svizzera nota per l’orologeria, avvalendomi della collaborazione dei migliori artigiani e orologiai del settore. La scelta è caduta su Saint-Blaise, un incantevole borgo annidato tra le montagne del Giura e le rive del lago di Neuchâtel, che con il suo fascino millenario e i suoi vigneti rappresenta un autentico spaccato di vita pittoresco. Questo luogo, oltre a essere un’oasi di tranquillità, stimola la creatività e l’ispirazione.

Ho selezionato per la nostra sede un raffinato palazzo rinascimentale a Neuchâtel, situato nel cuore storico del villaggio, a pochi passi dalla chiesa. Dietro le mura del nostro palazzo, si erge un secondo edificio di stile medievale, dove si cela la Salle Imagination, il luogo dove prendono vita le mie visioni creative. Questo spazio, arricchito da elementi che richiamano momenti storici significativi e l’essenza di Louis Moinet, è adornato con oggetti che vanno dai trattati di orologeria a meteoriti, te-

Sopra, la sede degli Ateliers Louis Moinet, a Saint- Blaise, nel distretto di Neuchâtel. In basso a sinistra, Impulse Onyx, un segnatempo che è un vero e proprio tour de force, dove la tecnica incontra l’arte per creare uno spettacolo visivo mozzafiato.

stimoniando la ricchezza e l’unicità del nostro marchio.

All’interno degli Ateliers, abbiamo allestito anche un museo che raccoglie numerose opere storiche firmate da Louis Moinet, ciascuna autenticata e di inestimabile valore. Questa collezione include pezzi esposti in luoghi di prestigio che furono importanti per Louis Moinet, come la Casa Bianca o la corte di Alessandro I; molti di questi tesori sono oggi conservati nel Museo dell’Ermitage.

In qualità di esperto di finezza e qualità, quali ristoranti consiglierebbe e perché?

La zona abbonda di eccellenti ristoranti, e uno dei miei luoghi prediletti è la Brasserie du Poisson. Questo locale moderno si trova ad Auvernier, un pittoresco borgo vitivinicolo; le specialità proposte sono annunciate dal nome stesso del ristorante, e tra queste, i filetti di pesce persico sono assolutamente da provare. Non posso dimenticare di menzionare la Ferme des Brandt, situata a La Chaux-de-Fonds, dove i momenti conviviali in un ambiente caratteristico di una fattoria neocastellana, hanno il gusto di una cucina locale genuina ed elegante.

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Elettricità, in rete senza fili

Trasportare elettricità wireless? Nessuna stregoneria, ma è la tecnologia più avanzata a permettere di svincolare la distribuzione da infrastrutture e modelli di mercato ormai obsoleti, accelerando la transizione verso un futuro energetico più verde, efficiente e democratico.

Indubbiamente il settore energetico sta vivendo una fase ‘elettrica’.

L’invecchiamento delle infrastrutture, l’aumento della domanda e gli ormai improrogabili imperativi della sostenibilità stanno mettendo a dura prova i limiti delle reti di distribuzione che, tuttora tradizionali, si rivelano incapaci di rispondere alle sfide della transizione verso il Net Zero. A Lucerna, sotto la guida di Himesh Patel, pioniere dell’elettricità wireless dal 2016, Aeir, promossa dalla start up Sync Neural Genesis Ag, potrebbe offrire una soluzione decisiva grazie a una rivoluzionaria tecnologia.

«Consentendo la trasmissione di energia senza più la necessità di cavi e tralicci, la nostra soluzione non solo allevia la pressione sulle reti esistenti, ma offre anche un metodo più sostenibile ed efficiente per collegare i sistemi di generazione di energia rinnovabile, riducendo significativamente i tempi e i costi di connessione alla rete degli impianti di energia rinno-

vabile remoti, a vantaggio sia delle economie sviluppate che di quelle emergenti», spiega il Ceo Himesh Patel.

Notevoli sono stati negli ultimi anni i progressi sul fronte della produzione da fonti rinnovabili, ormai molto più costante, in particolare grazie agli avanzamenti del solare, i cui costi sono parallelamente scesi di oltre il 50% nell’ultimo decennio, come pure passi da gigante si stanno facendo nell’integrazione degli inverter e nei sistemi di accumulo e stoccaggio. Il vero problema rimane invece spostare la produzione di energia rinnovabile su richiesta in modo efficiente verso la destinazione desiderata. Se un visionario come Nikola Tesla aveva preconizzato la trasmissione di energia senza fili già a inizio Novecento, oggi più che mai questa sfida sollecita una risposta e sta attirando l’attenzione di diversi attori. Tuttavia non ci sono ancora stati cambiamenti degni di nota nello stack tecnologico di software e applicazioni necessarie. La start up ne-

ozelandese Emrod ha fatto ad esempio parlare di sé dicendo di essere riuscita a trasmettere l’energia a un chilometro di distanza, ma nessun documento ufficiale è stato sottoposto a peer review.

«La svolta della nostra tecnologia Sync per l’alimentazione wireless e la tokenizzazione dell’energia ci proietta in un nuovo paradigma: la soluzione che abbiamo simulato utilizzando i fotoni è superiore in termini di efficienza, sicurezza, distanza e sostenibilità. Per dimostrarne la validità, abbiamo già realizzato un primo simulatore così da convincere con la pura matematica chi vede ancora come una stregoneria la possibilità di trasmettere energia a distanza. Una volta costruito anche il prototipo fisico impareremo di più e la miglioreremo ulteriormente, aumentando anche le distanze che possiamo coprire», racconta Himesh Patel, che alle sue spalle ha oltre 30 anni di esperienza in start up tecnologiche, nella gestione di fondi di private equity e nello sviluppo di

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eureka / start up

sistemi software aziendali. Ad affiancarlo un team altrettanto esperto in progetti di R&D, con ampie competenze sia tecnologiche che gestionali. «In particolare, negli ultimi mesi abbiamo concentrato gli sforzi sulla strutturazione del finanziamento dell’infrastruttura che deve essere costruita. Ci siamo quindi focalizzati sullo sviluppo della strategia per il lancio del nostro token energetico, Netzium. Inoltre abbiamo avviato le relazioni strategiche con altri fornitori di tecnologia e di contratti Epc di prestazione energetica, infine la strategia di marketing per l’antenna di trasmissione di energia wireless residenziale», racconta il Ceo.

La visione di Aeir va oltre l’innovazione tecnologica e comprende il potenziamento dei mercati e delle comunità locali. Il modello di micro-macro grid solution, che permette alle comunità di possedere e beneficiare della produzione e distribuzione di energia rinnovabile, risulta trasformativo sia nelle zone rurali che nelle aree densamente popolate, dove l’accesso all’energia e la mobilità possono essere notevolmente migliorati grazie a soluzioni energetiche localizzate. «Fondamentali in quest’ottica sono le partnership globali nel settore delle energie rinnovabili, in quanto assicurano l’integrazione delle nostre soluzioni, garantendo che non siano solo tecnicamente valide, ma anche socialmente ed economicamente vantaggiose.

Di qui l’intenzione di crearne di nuove nel nostro piano di crescita», anticipa il Ceo di Sync Neural Genesis, che sta per annunciare altre importanti collaborazioni sul fronte della ricerca, come già l’attuale con la Cambridge University Energy Technology Society, altrettanto importanti per progredire e comprendere come i diversi settori si stiano confrontando con la problematica. Ad esempio, la start up lucernese guarda con grande interesse all’automotive, proponendosi di aiutare ad accelerare l’adozione a livello globale di veicoli elettrici (Ev) grazie alle sue soluzioni di ricarica wireless in risposta ai problemi di autonomia e all’inefficienza e all’incompatibilità delle stazioni di ricarica attuali. Un altro promettente ambito di applicazione possono essere le soluzioni all-inclusive su misura per resort e aree remote, come le isole, che comprende alimentazione senza cavi, riciclo dell’acqua e sistemi di gestione dei rifiuti.

«Ma ancor prima, come ben tutti sappiamo, diventa fondamentale poter far

«L’energia è ormai pronta a diventare senza fili. Ma proprio come con Internet a inizio anni Duemila ci vorrà un salto di mentalità. Oggi come allora, il mercato vuole velocità, semplicità e valore. La domanda di energia wireless è perciò destinata a salire alle stelle quando il funzionamento sarà finalmente chiaro al pubblico»

affidamento su uno smartphone sempre carico, anche perché con la transizione del denaro verso forme digitali - che secondo me sarà il progresso tecnologico più importante del prossimo futuro - sarà imprescindibile per mantenere l’accesso alle proprie finanze», avverte Himesh Patel. Le infrastrutture esistenti per la generazione di energia sono però semplicemente troppo obsolete per funzionare con le nuove tecnologie. «Un buon esempio è il filo di rame contro la fibra ottica. Questa transizione è ancora in corso in molte parti del mondo e anche nei Paesi sviluppati», illustra il Ceo di Sync Neural Genesis, concludendo: «L’energia è ormai pronta a diventare senza fili. Ma proprio come con Internet a inizio anni Duemila ci vorrà un salto di mentalità. L’accesso alla rete era allora cablato, la velocità molto bassa e si richiedeva ogni sorta di middleware, finché sono arrivati il WiFi, il Software as a Service e gli Asp (Application Service Provider). Oggi come allora, il mercato vuole velocità, semplicità

Mentre sul fronte della produzione di energia da fonti rinnovabili molto è già stato fatto, la sfida è ora la sua distribuzione. Con la sua tecnologia per l’alimentazione wireless e la tokenizzazione dell’energia, la proposta lucernese Aeir può fare la differenza.

e valore. La domanda di energia wireless è destinata a salire alle stelle quando il funzionamento sarà finalmente chiaro al pubblico».

Proprio come oggi l’informazione, la comunicazione e l’intrattenimento già sono ‘nell’aria’, wireless, presto anche la stessa elettricità che alimenta i device indispensabili per accedere ai servizi della società digitale potrà fare a meno dei fili, rimodellando radicalmente il sistema della distribuzione dell’energia, finalmente accessibile e disponibile sempre e ovunque.

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Emanuele Pizzatti Himesh Patel, Ceo di Sync Neural Genesis

Il regno dei dati su nuvole sovrane

Alla luce delle enormi sfide nel campo della sicurezza e della protezione dei dati e della carenza di competenze, i cloud sovrani sono una soluzione indispensabile alle aziende per mantenere il controllo dei propri dati sensibili e posizionarsi con successo e flessibilità nell’era digitale a lungo termine.

In un mondo esponenzialmente digitalizzato, la responsabilità nella gestione dei dati è sempre più al centro dell’attenzione. Tuttavia, molte aziende hanno difficoltà ad affrontarla.

Secondo uno studio pubblicato di recente da International Data Corporation (Idc), principale società di market intelligence, servizi di advisory ed eventi in ambito Ict, quasi metà delle aziende europee archivia dati sensibili in cloud pubblici, ponendo problemi di gestione e sicurezza, ulteriormente aggravati dalla crescente diffusione del lavoro a distanza e della raccolta automatizzata dei dati.

A un cloud è richiesto di soddisfare molti requisiti: occorre che sia sicuro per garantire di mantenere il controllo dei propri dati, l’onere finanziario deve essere pianificabile e la soluzione sostenibile nel tempo. Inoltre, sarebbe auspicabile il know-how di un esperto in loco per gestirlo. Oltre a questi fattori decisionali interni all’azienda che entrano in gioco al

momento della scelta del cloud provider, si aggiungono i requisiti esterni, tra cui le leggi e le normative nazionali ed europee, in continua evoluzione e sempre più severe.

Uno sviluppo inarrestabile, che sta addirittura accelerando. Il che rende sempre più difficile per le aziende gestire un’infrastruttura cloud di crescente rilevanza e complessità: semplicemente non hanno le risorse per implementarla e supervisionarla. Tuttavia per proteggere adeguatamente i dati è essenziale mantenerne la sovranità, ovvero garantire l’archiviazione locale e il controllo dei dati sensibili in conformità ai requisiti legali e agli standard di sicurezza. Secondo l’indagine di Idc, però, il 62% delle aziende intervistate non rispetterebbe pienamente i requisiti di sovranità dei dati, il che può avere conseguenze devastanti: dalla perdita di controllo su queste informazioni ai costi imprevisti dovuti a violazioni della legge. È qui che entrano in gioco i

cosiddetti “cloud sovrani”: offrendo alle aziende vantaggi decisivi come semplicità, chiarezza, controllo e protezione dei dati, consentono di soddisfare i requisiti legali esistenti e di integrare i nuovi, posizionandosi in una cornice legale chiara.

Non esiste una definizione standardizzata di cloud sovrano, ma il concetto è semplice: si tratta di una ‘nuvola’ che garantisce che tutti i dati e i metadati associati rimangano sul suolo nazionale. Non vi è alcun accesso esterno, né i dati o i processi aziendali memorizzati la lasciano mai. Al contrario degli ambienti cloud convenzionali che spesso attraversano i confini nazionali, i dati custoditi nelle nuvole sovrane rimangono in un data center speculare nello stesso Paese.

In Germania, ad esempio, ce n’è uno a Berlino e uno a Francoforte per garantire la sicurezza senza oltrepassare la frontiera. Questo assicura il rispetto delle leggi e delle linee guida locali e riduce notevolmente il rischio di violazione.

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eureka / digitale

Nonostante l’uso di un cloud sovrano, i cloud pubblici o gli ambienti multicloud non devono essere considerati completamente fuori dai giochi. Le aziende possono combinare le varie soluzioni a seconda delle esigenze. Quando si collabora con altre imprese, un cloud pubblico o un multicloud può essere un’opzione, in particolare per le applicazioni operative, mentre quelle critiche vanno gestite in modo sicuro in un cloud sovrano, che non solo deve essere situato in Europa, ma deve anche provenire da provider europei. Altrimenti rischiano di ricadere sotto il dominio del Cloud Act (Clarifying Lawful Overseas Use of Data Act), una legge che consente al governo Usa di accedere in qualsiasi momento ai dati sensibili contenuti nel cloud sovrano di un provider statunitense, anche qualora abbia sede in Europa, malgrado quanto statuito dal regolamento Gdpr.

Qualora un’azienda non disponesse di risorse sufficienti per gestire internamente un cloud sovrano, i fornitori di servizi gestiti offrono una valida alternativa, con la possibilità di modificare in modo flessibile e facilmente scalabile le soluzioni a seconda dell’evoluzione delle esigenze, scegliendo tra i vari pacchetti di servizi, che si tratti di patching, monitoraggio o automazione di firewall. Dal canto loro, i fornitori di tali soluzioni monitorano continuamente i dati e le applicazioni reagendo immediatamente e in modo altamente professionale se riscontrano incidenti rilevanti per la sicurezza. Allo stesso tempo offrono concetti per la sicurezza informatica o il ripristino di emergenza, nonché la propria strategia di sicurezza per il cloud, che agisce in profondità oltre il data center nell’infrastruttura It del cliente. I team di gestione possono essere costituiti nei Paesi in cui si trovano i data center. Le aziende possono così concentrarsi sul proprio core business e utilizzare le risorse It in modo molto più efficiente.

Circa il 60% delle organizzazioni in Europa considera la sovranità dei dati strategica, ma molte aziende utilizzano ancora il cloud pubblico per i loro dati ‘top secret’. Fra i principali ostacoli, percepiti in particolare nei settori con una maggiore impronta cloud, costi e complessità elevata, la scelta limitata di partner con cui compiere il passo e la mancanza di competenze interne.

«Non ottemperare i requisiti di sovranità dei dati può avere conseguenze devastanti: dalla perdita del loro controllo ai costi imprevisti per violazioni della legge. Qui entrano in gioco i cloud sovrani, offrendo alle aziende vantaggi decisivi come semplicità, chiarezza, protezione dei dati e rispetto delle normative»

Le sfide di implementazione

Principali preoccupazioni sull'adozione di una strategia di cloud sovrano

Costi elevati

Alta complessità

Scelta limitata di partner per i cloud sovrani

Mancanza di competenze per l'integrazione con gli ambienti ibridi e multicloud esistenti

Mancanza di coinvolgimento del management

Limitazione o mancanza delle funzionalità cloud richieste

Timori di una riduzione della velocità di innovazione

Mancanza di know-how

L’importanza della sovranità dei dati nei diversi settori

La sicurezza dei dati tra i principali vantaggi

Sicurezza dei dati e privacy

Controllo dell’accesso ai dati

Prepararsi al futuro per le normative e i regolamenti futuro

Un’ulteriore opzione è la strategia del doppio data center: se la politica aziendale lo consente, il cloud sovrano può essere gestito in due località diverse, aumentando l’integrità e la disponibilità dei dati, anche in caso di incidente rilevante per la sicurezza in una delle due sedi.

Se, come indica lo studio di Idc, solo il 19% delle aziende intervistate ha effettivamente implementato una strategia di sovranità, scoraggiata, oltre che dai costi, dall’elevata complessità, ecco che la possibilità di affidarsi a fornitori di servizi gestiti specializzati può rivelarsi la strategia adatta anche a realtà di minori dimensioni, sapendo quanto l’economia del futuro sia proprio quella fatta dai dati e che pertanto averne pieno controllo è indispensabile per un successo a lungo termine nell’era digitale.

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Fonte: Idc Emea, Sovereign Cloud, VMware, IX 2022
49% 49% 41% 39% 36% 35% 34% 31%
72% Produzione 59% Trasporto e servizi 71% Professional services 55% Vendita al dettaglio e all’ingrosso 70% Servizi finanziari 49% Materie prime, petrolio e gas, edilizia 62% Telecom e media 47% Settore pubblico
Fonte: Idc Emea, Sovereign Cloud, VMware, IX 2022 Fonte: Idc Emea, Sovereign Cloud, VMware, IX 2022
Compliance Controllo del trasferimento dei dati 34% 32% 31% 30% 30%

Coltivare i semi della grandezza

Una strategia basata su intuito e agilità per sfruttare lo slancio del mercato secondario del Venture Capital, investendo in fase seed ma mantenendosi anche pronti a ridurre le partecipazioni.

Big things start small. È questo il motto di Airtree Ventures, società australiana di Venture Capital che di grandezza se ne intende, vantando nel suo portafoglio diversi unicorni, incluso il programma di progettazione grafica Canva, la cui ultima valutazione è pari a 40 miliardi di dollari. E anche la piattaforma di Nft Immutable (2,4 miliardi) e quella di link-in-bio LinkTree (1,3 miliardi).

Una premessa: negli ultimi anni, nonostante gli alti e bassi del Venture Capital, il ‘mercato secondario’ si è rivelato particolarmente dinamico. Alcuni player hanno sfruttato l’aumento dell’attività per incrementare le proprie posizioni nelle società in portafoglio più promettenti.

Ma c’è anche chi ha seguito strategie differenti, tra cui Airtree Ventures. La società con sede a Sydney, infatti, ha utilizzato le ‘vendite secondarie’ per ridurre le proprie partecipazioni e ottenere liquidità.

altri sfugge. Crediamo nella vostra visione del futuro dell’impresa, non in quella attuale. A volte questo richiede un salto nel vuoto”. Un salto che Airtree ha fatto più volte, arrivando a lavorare con oltre cento aziende tecnologiche in rapida crescita, localizzate soprattutto in Australia e Nuova Zelanda. Puntare su realtà in fase seed, naturalmente, non consente di ottenere rendimenti con la stessa frequenza

Alessandro Beggio, Ceo e fondatore di Vector Wealth Management.

si decide di ridurre le partecipazioni. Il numero uno di Airtree è stato chiaro: “Guardiamo alla posizione del fondo e al ruolo di quella società all’interno del fondo e pensiamo: se vendessimo oggi a quel prezzo, a quale tipo di valore futuro rinunceremmo?”. Conviene ottenere della liquidità immediata o aspettare un rendimento a più lungo termine? Tutte questioni da risolvere di volta in volta, guardando alla singola iniziativa.

Il motivo? Airtree mira a generare rendimenti durante l’intero ciclo di vita di un progetto, provando a realizzare alcuni disinvestimenti in tempistiche minori rispetto ad altri player. “Fin dall’inizio, vogliamo dedicare al processo di Exit la stessa energia e la stessa attenzione che dedichiamo al processo di finanziamento”, ha spiegato Craig Blair, cofondatore e partner della società australiana, in un’intervista a TechCrunch.

Ad oggi, Airtree dichiara 1,3 miliardi di funds under management. Le sue risorse vengono impiegate secondo una precisa filosofia, come dichiarato: “Investiamo in fase seed e vediamo il potenziale dove

di molti altri investimenti più tradizionali. Così, nel corso degli anni, Airtree ha iniziato a cercare modi alternativi per ottenere liquidità.

Torniamo quindi indietro nel tempo, per ripercorrere l’evoluzione di uno dei primi progetti e capire come si sia sviluppato l’approccio della società. Nel 2015, Airtree ha investito nel round di Serie A da 6 milioni di dollari di Canva. Blair ha spiegato che l’azienda ha ridotto la sua partecipazione nella start up nel 2021, quando la società è stata valutata 39 miliardi di dollari. Un’operazione emblematica che ha permesso di arrivare a una nuova consapevolezza: non c’è una regola fissa relativamente al tempismo con cui

Tutto questo senza perdersi il successo finale, considerando che Airtree tende comunque a mantenere sempre la maggioranza delle proprie partecipazioni. Certo, la strategia presenta anche degli effetti collaterali, perché disinvestendo in tempistiche rapide si rischia di rinunciare, almeno in parte, a importanti rivalutazioni che si avrebbero potenzialmente nel lungo periodo.

Guardando allo stato di salute del Venture Capital australiano, il 2023 è stato un anno complicato (così come nel resto del mondo). Gli investimenti totali in start up locali sono stati pari a 2,54 miliardi di dollari, rispetto ai 5,44 del 2022, secondo i dati recentemente pubblicati da Kpmg. Quest’ultima ha tuttavia sottolineato che qualsiasi segnale di stabilità economica potrebbe portare a un improvviso cambiamento nel sentiment degli investitori. Ma a prescindere dal contesto del settore, player come Airtree continuano a operare per sostenere gli unicorni del futuro.

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www.ti.ch/zuest decs-pinacoteca.zuest@ti.ch 26 marzo –8 settembre 2024 Sylva
Sylva Galli

Il gaming in gioco

Dopo l’exploit pandemico, l’industria dei videogiochi sta cadendo vittima dell’insostenibilità della sua stessa struttura. A riportare ossigeno potrebbe essere il gioco basato su blockchain.

Di recente ho partecipato alla call di comunicazione dei risultati finanziari 2023 di Roblox, il più popolare gioco elettronico al mondo. Sebbene i numeri siano tutti in crescita e, indubbiamente, enormi, non trovo pace nel guardare le corpose perdite (Ebitda), anno dopo anno. Mi ha fatto pensare al saggio di Matthew Ball, The Tremendous Yet Troubled State of Gaming in 2024, che mette in luce i problemi principali dell’intera industria del gaming: investimenti elevati per la produzione dei giochi, sviluppo insufficiente della monetizzazione attraverso la pubblicità, crescita ‘reale’ misurata, nessuno spazio per le aziende indipendenti di sfondare davvero, mancanza di diversità di contenuti. C’è un futuro diverso per il gaming? Ne ho discusso con Yat Siu, presidente del CdA di Animoca Brands, che ha creato The Sandbox, ad esempio, e i giochi basati su blockchain più popolari del pianeta.

Quali sono le principali differenze tra il gaming tradizionale (come Roblox o Fortnite) e quello invece basato su blockchain?

C’è una grande differenza. Il gioco basato su blockchain ha diritti di proprietà digitale, mentre il tradizionale non li ha. La nostra visione è incentrata sui diritti di sovranità dei giocatori, al contrario del gioco tradizionale, tutti gli asset, le skin e l’impegno vanno a beneficio del gioco. Esattamente all’opposto, per noi l’ecosistema è al servizio degli asset e dei loro proprietari. Pensate, nel mondo fisico ci comportiamo esattamente così. Faccio con le mie proprietà quello che voglio e guido la mia auto dove mi pare, e l’ecosistema più ampio è al servizio della libertà individuale. Nel mondo digitale, invece, sembriamo limitati. Non si possiede nemmeno la propria auto.

Quali sono i principali ostacoli tecnologici che impediscono al gaming basato

su blockchain di diventare popolare come Roblox o Fortnite?

Non credo si tratti di problemi tecnologici. Abbiamo costruito grandi giochi che si comportano come quelli tradizionali. Phantom Galaxies (Animoca) è molto avanzato e persino più bello di Roblox o Minecraft. La maggior parte dei gioca-

«Rispetto al gaming tradizionale, i giochi Web 3 hanno maggiori possibilità di sfondare, di avere un percorso più sano e veloce verso una sostenibilità finanziaria e di proteggere la proprietà intellettuale»

Yat Siu, presidente CdA Animoca Brands

tori si dedica ai giochi per motivi sociali, perché ci sono i loro amici. Questo è il fattore chiave per il successo di qualsiasi gioco. I giochi Web 3 non hanno ancora raggiunto il loro apice in termini di seguito. La sfida numero uno per l’adozione è nella mentalità. L’acquisto di un telefono o l’apertura di un conto corrente bancario è difficile da un punto di vista procedurale, ma li affrontiamo lo stesso perché vediamo i vantaggi della comunicazione e delle operazioni bancarie. Il Web 3 è

come Internet agli albori. I giocatori del Web 3 vogliono giocare e guadagnare, giocare e possedere, in base alle loro capacità, al loro impegno e al ‘lavoro’ svolto per l’ecosistema.

La recente approvazione da parte della Sec dell’Etf Bitcoin negli Usa potrebbe aiutare ad aprire le porte a ricompense in-game come asset tokenizzati, titoli o criptovalute, specialmente per un pubblico adulto o per programmi di marca?

È un buon primo passo che apre nuove possibilità per la proprietà frazionata di beni digitali e rafforza soprattutto l’idea che possiamo possedere beni digitali. Qual è il miglior gioco blockchain che Animoca ha costruito? Quali sono gli indicatori chiave a cui guardate?

Axie Infinity ha avuto un enorme successo e continua a crescere. Pixels è uno dei giochi più grandi al mondo. Di solito guardiamo agli utenti e al valore del token, che è in crescita per entrambi. È vero che i giochi Web 3 non hanno centinaia di milioni di utenti. Ma esattamente come per i ristoranti, MacDonald’s non è l’unica soluzione per uscire con la famiglia o gli amici. Nell’arena del Web 2 siamo arrivati ad accettare di non pagare nulla, in modo che i giochi possano utilizzare le nostre informazioni. Il gaming è in difficoltà perché coloro che pagano sono una piccola minoranza. Questo è il motivo per cui il P&L non regge. I giochi Web 3 hanno maggiori possibilità di sfondare, di avere un percorso più sano e veloce verso una sostenibilità finanziaria e di proteggere la proprietà intellettuale. Prendiamo ad esempio Palworld, che è diventato popolare perché riproduce molti elementi dei Pokémon. I giochi basati su Blockchain possono essere redditizi con poche migliaia di utenti, pur avendo contenuti più ricchi e diversificati e un coinvolgimento maggiore, grazie a una distribuzione equa delle risorse nell’ecosistema.

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Un business che ci vede lungo

È la ventunesima azienda di eyewear più antica al mondo ancora attiva. Una bilanciata ibridazione tra saper fare artigiano e imprenditorialità che nell’arco di cinque generazioni ha creato valore, sempre fedele ai propri valori. Un modello del fare impresa restando in famiglia.

Le imprese familiari rappresentano oltre il 90% delle aziende del mondo. Tra i meriti ascrivibili alla categoria c’è la capacità di produrre ricchezza attraverso una virtuosa traduzione in business dell’identità più profonda e delle tradizioni: che siano quelle del settore o del contesto socio-culturale, oppure quelle sviluppate nel tempo all’interno dell’azienda stessa. Le nuove generazioni in azienda possono essere - e spesso sono - l’elemento chiave per la creazione di valore, contribuendo al rinnovamento e al successo dell’impresa di famiglia grazie all’innovazione di processo e di prodotto, allo sviluppo di un

nuovo piano strategico e alla trasformazione del modello di business. Un bell’esempio è quello di Moscot, un marchio di occhiali storico di matrice familiare nato nel cuore di New York, nel 1899, ad opera di Hyman Moscot, che arrivò in America dall’Europa dell’Est, attraverso Ellis Island. «Il mio avo iniziò a vendere, con un carretto di legno, occhiali realizzati da lui a mano, nel Lower East Side», esordisce Harvey Moscot, oggi amministratore delegato dell’omonima azienda di famiglia, di

cui rappresenta la quarta generazione. Hyman Moscot aprì il primo negozio nel 1915, per trasferirsi qualche anno dopo in Orchard Street, dove ancora oggi si trova la sede. Seppur piccolo, il primo negozio non passava inosservato, grazie alle vetrine piene di scritte, poster, disegni di occhi e occhiali giganti, arredato con tavoli e sedie da lavoro, a dimostrare che tutto era artigianale. Proprio questa particolare vetrina - così si racconta!avrebbe ispirato F. Scott Fitzgerald per il manifesto del romanzo Il grande Gatsby.

Sull’esperienza nel campo dell’ottica di Harvey Moscot si è innestata quella di fratelli e pronipoti del fondatore, e le

A sinistra, la copertina che il New Yorker (artwork di Witold Gordon) dedicò, nel 1946, a Moscot. Sotto, l’iconico occhio, design del fondatore di Moscot, ancora oggi utilizzato.

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eureka/target

Nella storia di un marchio che diventa globale, l’innovazione va di pari passo con la capacità di tramandare il patrimonio immateriale, fatto di conoscenza, esperienza, valori.

Sotto, una versione dell’iconico modello Lemtosh e, in basso, Maydela, della collezione S24.

proposte del marchio sono diventate un vero e proprio status symbol e sinonimo di bien vivre. Celebre il modello ‘Lemtosh’, che resiste alla prova del tempo con il suo design iconico, vezzo per generazioni di intellettuali e artisti, creativi dallo spirito libero, da Truman Capote a Andy Warhol, fino a Johnny Depp e allo spot di un noto profumo francese che lo vede protagonista.

L’innovazione è una costante di questa azienda, che tuttavia non si è mai snaturata. Oggi Moscot ha un’ampia distribuzione internazionale in negozi di ottica di alto livello, oltre naturalmente ai negozi monobrand in tutto il mondo. In Europa, dopo che la prima insegna è apparsa a Londra nel quartiere di Soho, le aperture si sono susseguite, Zurigo inclusa: è qui l’unico monobrand della Svizzera, inaugurato a ottobre 2022, nella storica via pedonale Wühre, sulla Limmat. «Siamo soddisfatti», nota Harvey, il primo della dinastia a essere optometrista. «Il business è in crescita costante, con una progressione ordinata che ci permette di seguirlo bene. Conosciamo le preferenze del consumatore finale che, nello scegliere il nostro prodotto, ne apprezza la qualità dei materiali, il design e il prezzo accessibile».

con stili e modalità espressive molto diverse tra loro. Tanti dei nostri modelli sono ispirati dalle personalità creative e dallo spirito del quartiere in cui la nostra azienda è nata e si è sviluppata. Oggi come allora, progettiamo a New York City tutti i nostri occhiali, che sono realizzati a mano; nei laboratori, inte-

Sopra, a destra, Harvey Moscot, Ceo e, a sinistra, Zack, Chief designer officer di Moscot - iconico marchio newyorkese di occhiali -, nonché quarta e quinta generazione dell’omonima famiglia.

Zack Moscot, figlio di Harvey e quinta

grati nei negozi newyorkesi, è controllata attentamente la qualità del singolo prodotto. Ogni combinazione è possibile, tra montatura e lenti, materiali e colori». È una sfida, oggi, profilarsi e tenere a bada i capricci del mercato, soprattutto

Ma: «Il nostro è un prodotto dalla lunga storia, nato per la passione, la capacità artigianale e la visione del fondatore. Non abbiamo iniziato in internet e neppure, semplicemente, da un’idea di business rivelatasi vincente. Se dovessi usare una sola parola per definirci, questa sarebbe ‘autenticità’», prosegue Zack. «Il nostro obiettivo è fornire a ogni cliente il suo occhiale su misura. E avvalendoci di una lunga esperienza da ottici, realizziamo occhiali in cui ogni elemento, anche quelli apparentemente solo decorativi, hanno una specifica funzionalità. Come quinta generazione, ed essendo un millenial, sono convinto di quanto è importante veicolare la nostra realtà con contenuti social. Facciamo quello che faceva il mio bisnonno Sol e, come lui, comunichiamo quel che facciamo: semplicemente attraverso nuovi canali».

«Il nostro heritage, unito alla visione moderna, è alla base di tutte le nostre creazioni: ci ispiriamo al passato, progettando il futuro», conclude Harvey Moscot.

Aprile 2024 TM · 77
Simona Manzione

Fragranze che rompono gli schemi

Una start up che ha racchiuso la Swissness in una boccetta. Nella profumeria di nicchia, con un approccio poliedrico per cogliere e soddisfare le esigenze in evoluzione dei consumatori più giovani. Il lusso sostenibile di un prodotto che incuriosisce anche il palato.

Sebbene Parigi sia storicamente avvantaggiata, Basilea ha fatto un bel balzo in avanti. Il campo di gioco è quello dei profumi. A portare la città sul Reno ‘nel campionato’ della profumeria più esclusiva è una start up basilese. Fondata da due giovani, soci e prima ancora amici, che hanno messo a punto un prodotto originale, destinato a un target molto preciso: coloro che hanno tra i 20 e i 35 anni.

Sono profumi sviluppati e prodotti in Svizzera, affermati oggi a livello internazionale per le particolari fragranze, «la cui persistenza e durata è espressione della qualità e dell’artigianalità svizzera. L’una e l’altra, con le tecniche della profumeria orientale e la nostra creatività, sono nel Dna del prodotto», esordisce Robin Dünner, co-fondatore con Nico Mannino del marchio di profumi pernoire, lanciato nel 2020 e oggi venduto in tutto il mondo.

«È uno dei pochi marchi di nicchia che

si rivolge specificamente a un pubblico di giovani. Riconosciamo il loro desiderio di unicità, il loro impegno per la sostenibilità e la loro avversione per le tradizionali norme di genere. Le nostre fragranze rompono gli schemi, introducendo profumi inediti», aggiunge Nico Mannino, «il che non ne impedisce l’uso da parte di un pubblico di età diverse!».

In un’epoca in cui l’interazione digitale è fondamentale, «abbiamo imparato l’arte del coinvolgimento online, impiegando strategie innovative capaci anche di promuovere un senso di comunità. Il nostro approccio non è solo di vendita, ma di dialogo, connessione e co-creazione con la nostra comunità», prosegue Mannino. E, in un mercato che potrebbe sembrare saturo, tutti d’accordo che c’è sempre posto per la qualità. «Radicate nell’artigianato svizzero, le nostre creazioni portano il marchio della precisione, del dettaglio e dell’eccellenza. L’enfasi sulla qualità non

riguarda solo il prodotto finale, ma è intrinseca a tutto il processo, che seguiamo in un ogni suo passaggio, con attenzione al dettaglio e mantenendo un approccio pratico», nota Dünner.

Se la qualità è un elemento saliente per penetrare un mercato che abbonda di proposte, anche l’impegno verso il cliente e la capacità di entrare in relazione fanno la differenza per la riuscita di un marchio. «Ci impegniamo a essere un brand non solo incentrato sul cliente, ma anche ‘intimo’ con il cliente, favorendo relazioni strette costruite sulla fiducia, la trasparenza e i valori condivisi. Con la proposta

Con sette fragranze per altrettante personalità, la proposta no gender del giovane ma già affermato marchio svizzero è tra le poche destinate a un target di 20-35enni, attento all'esclusività e alla sostenibilità.

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eureka /target

di fragranze uniche e di altissima qualità, puntiamo a offrire un’esperienza impareggiabile di autenticità, innovazione e connessione», sintetizza Nico Mannino.

La pianificazione delle fragranze bilancia il significato storico con la lungimiranza. «Ci basiamo sulle fondamenta dei profumi classici rimanendo allineati alle tendenze attuali e alle preferenze dei clienti per creare fragranze che sono parimenti senza tempo e alla moda. L’ambizione è che siano opere d’arte durature», notano i due fondatori di pernoire, aggiungendo: «Quando si crea una fragranza, il viaggio inizia invariabilmente con un legame e un gusto personale. Tuttavia, quando ci addentriamo nel processo di creazione, la nostra lente si allarga per incorporare i sentimenti e i desideri collettivi del nostro pubblico».

è un vincolo, ma una bussola che ci guida a fondere l’arte con l’attrattiva del mercato».

L’ispirazione, per sua stessa natura, è meravigliosamente imprevedibile e può nascere dagli angoli più inaspettati della vita. Ogni profumo racconta una storia unica. «Per le creazioni future, abbiamo intenzione di addentrarci ancora di più in regni diversi, che si tratti di arte, natura, letteratura o culture

Al centro del marchio, al di là dell’arte, «c’è una forte consapevolezza delle nostre responsabilità commerciali», evidenzia Mannino. «Per prosperare e crescere come azienda, dobbiamo assicurarci che le nostre creazioni non sappiano solo affascinare, ma soddisfino anche i desideri dei nostri clienti. Il loro mecenatismo è la linfa vitale che sostiene i nostri sforzi artistici. Questa realtà commerciale non

globali. Ogni sfaccettatura della vita, ogni esperienza ha il potenziale per accendere la scintilla di una nuova fragranza», considera Dürrer, precisando: «Le nostre radici in Svizzera sono fondamentali e risuonano in tutti gli aspetti del nostro marchio. E proprio per celebrare una particolarità squisitamente svizzera, e universalmente riconosciuta, abbiamo dato vita a un’iniziativa senza precedenti, volta a offrire un’esperienza di degustazione svizzera senza eguali. Dall’incontro della creatività innovativa di pernoire con la tradizione artigianale del cioccolato, è nata una partnership svizzera destinata a sorprendere, con il suo prodotto, i palati più curiosi e raffinati. Eravamo alla ricerca di un partner che potesse soddisfare i nostri standard qualitativi. Volevamo che, come noi siamo stati in passato premiati per i nostri profumi, il nostro partner fosse stato a sua volta premiato nella sua categoria. La scelta è ricaduta su Nobile, chocolatier svizzero gourmet. Come pernoire, Nobile è un’azienda molto di nicchia e creativa».

Questa partnership trasforma le composizioni di fragranze uniche in delizie di cioccolato, offrendo una nuova percezione dei profumi. La fusione della ma-

estria svizzera nel campo del cioccolato e dei profumi invita a un viaggio di scoperta sensoriale. «Ogni pezzo di cioccolato è un’espressione di pura devozione, realizzato con i migliori ingredienti per trasmettere un senso di lusso e creare momenti di gusto indimenticabili», nota Robin Dünner.

Oggi neppure l’esclusività può prendersi il lusso di trascurare il tema della sostenibilità. «Combinare un’immagine lussuosa con la sostenibilità di solito comporta costi di produzione elevati, ma questo non ci scoraggia dall’attuare l’intento. Anche nella scelta degli imballaggi: i nostri profumi hanno una confezione in legno, la cui parte anteriore riporta il simbolo e il nome del profumo, mentre la parte posteriore ne spiega il concetto. Una pellicola sostenibile biodegradabile al 100% ne avvolge la parte superiore», spiegano i due soci, che concludono: «Nel delicato equilibrio tra passione artistica e successo commerciale risiede la longevità e la prosperità del nostro marchio, che ci permette di continuare il nostro viaggio nel grande arazzo della profumeria».

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Simona Manzione Da sinistra, Robin Dünner e Nico Mannino, fondatori di pernoire, marchio svizzero di profumeria di nicchia. A sinistra, una delle fragranze realizzate ad oggi dal marchio nato nel 2020 a Basilea.

Se l’Ia assiste l’avvocato

L’Ia apre nuove prospettive in campo legale, in particolare nella ricerca, alleggerendo il lavoro di manovalanza e creando le premesse per una maggior applicazione dell’intelligenza critica.

Negli ultimi tempi si parla quasi solo di Intelligenza Artificiale (Ia), a tutti i livelli. L’interesse, naturalmente, è vivo anche nei vertici delle multinazionali. Dal sondaggio annuale di PwC dei Ceo 2024, i cui risultati sono stati presentati durante il Wef di Davos, emerge che il 70% dei 4.702 dirigenti intervistati da 105 Paesi (tra cui 79 leader dalla Svizzera) ritiene che nei prossimi tre anni l’Ia “cambierà in modo significativo il modo in cui la mia ditta genera, fornisce e cattura valore”.

Non è dato sapere però quanti tra i partecipanti al sondaggio abbiano idee concrete di come applicare questa tecnologia nel modo migliore. Una mancanza di idee concrete spiegherebbe perché, tra i Ceo intervistati, solo il 16% di quelli in Svizzera abbia già introdotto l’Ia generativa nella propria azienda. Spesso, infatti, si parla di Ia in modo vago e astratto; osservazioni concrete sono intercalate da previsioni o addirittura predizioni, che variano tra ottimismo e pessimismo estremi.

Per questo motivo, parlando del campo legale, cercherò di rispondere alle seguenti domande concrete in modo mirato:

- In quale aspetto specifico del lavoro degli avvocati ci sarà l’impatto maggiore? Vi sono diverse proposte sulle possibili applicazioni nel campo legale; per esempio, nella redazione di documenti come memo legali o contratti oppure nella comunicazione con clienti. A mio parere, il più grande aumento di produttività avverrà nell’ambito della ricerca legale. Spesso il problema principale nell’affrontare un caso è l’accesso a informazioni specifiche, non sono immediatamente reperibili. L’Ia ha il vantaggio di poter setacciare una quantità di dati enorme a una velocità superiore a qualsiasi umano.

- Come funzionano al momento questi strumenti? Per un’Ia impiegata nella ricerca legale, è essenziale l’abilità di costruire un ampio corpus di ‘conoscenza’. Attualmente il metodo più efficiente per reperire informazioni da una grande mole di testi è un processo denominato “ricerca vettoriale”. Questa si può immaginare come una versione più avanzata della ricerca per parole chiave in un testo, che invece di trovare solo la parola cercata riesce anche a eseguire una ricerca in base al ‘significato’, o meglio in base a una rappresentazione del significato. A ciascuna parola o frase viene assegnata una moltitudine di valori in un vettore che rappresenta il suo significato, poi viene cercata la frase con i valori più simili a quelli della domanda dell’utente. I valori contenuti nel vettore possono essere centinaia o anche migliaia. Purtroppo per noi umani è però impossibile sapere con certezza cosa essi rappresentano.

Il fatto di avere un corpus chiaro dal quale l’Ia estrae informazioni riduce drasticamente la possibilità di allucinazioni, rendendo le risposte più affidabili, però limitando le possibili risposte a quelle contenute nel corpus.

Ci sono vari modi per integrare concretamente la ricerca vettoriale: la prima domanda da porsi è se si vuole costruire solo uno strumento di ricerca che riporta parola per parola il testo ottenuto oppure se si vuole aggiungere un ulteriore livello di Ia per rielaborare i risultati ottenuti dalla ricerca vettoriale. Immaginatevelo così: la ricerca vettoriale estrae i dieci paragrafi che sembrano più rilevanti per la domanda dell’utente, poi li manda assieme alla domanda a un Large Language Model, come per esempio ChatGpt, il quale utilizza i paragrafi come fonti per rispondere

alla domanda usando linguaggio umano.

Questo nuovo livello di Ia permetterebbe inoltre agli utenti di richiedere le informazioni in modo specifico, rendendolo più versatile e flessibile. Per esempio, l’utente potrebbe desiderare i punti chiave già a scaletta per una presentazione PowerPoint, o magari un formato più testuale e approfondito per un memo legale.

Naturalmente, lo svantaggio di aggiungere un livello di Ia al di sopra della ricerca vettoriale è che questa potrebbe soffrire di allucinazioni, riducendo potenzialmente l’affidabilità delle risposte. I sistemi che operano in questo modo tendono però a essere molto efficaci nel rimanere fedeli alle informazioni raccolte tramite la ricerca vettoriale.

Ci sono infine diversi modi di strutturare il corpus: in particolare, uno strumento Ia può avere un corpus unico, oppure dare facoltà agli utenti di crearne uno proprio. La prima opzione permette di disporre di un prodotto completo senza necessità di input aggiuntivo dagli utenti. Il secondo, però, consente loro di selezionare i testi che ritengono più importanti e di sapere esattamente a quali testi l’Ia ha accesso, cosa che non per forza permette uno strumento con un corpus unico prestabilito. Il grande potenziale dell’Ia apre un mondo completamente nuovo agli avvocati, da un lato semplificando la loro attività, dall’altro rendendola per certi versi più complessa, alleggerendo il lavoro di manovalanza e aprendo spazi per una maggior applicazione dell’intelligenza critica.

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Giacomo Pelloni, MLaw Student dell’Università di Zurigo, membro del Circolo Giovani Giuristi Zurigo.
eureka / associazioni studentesche

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«Perché no?» anziché «Sì, però»

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Grande entusiasmo alla Bitcoin Atlantis Conference di Madeira e ormai la certezza di un cambiamento di paradigma monetario, che è anche trasformazione politica e sociale.

Se dovessi utilizzare uno slogan che riassumesse in due parole i contenuti della Bitcoin Atlantis Conference (paragonabile al nostro PlanB di Lugano), tenutasi a cavallo di febbraio e marzo sulla splendida isola di Madeira, alla quale ho partecipato spinto da un’irrefrenabile curiosità, prenderei a prestito il titolo del best seller della ricercatrice americana, nonché speaker e ospite dell’evento, Lyn Alden: Broken Money

Tradotto significa letteralmente “moneta rotta” ed è chiaramente un eufemismo. Il libro analizza con dovizia di particolari perché il sistema valutario attuale fiat sia ormai arrivato a un livello insostenibile e di non ritorno.

Tra i partecipanti alla conferenza si respirava fin da subito un’aria particolare. Non si trattava, come sarebbe facile pensare, della prevedibile euforia dovuta alla repentina ascesa delle ultime settimane che ha portato bitcoin a segnare un nuovo “all time high”, ossia un picco storico in termini di valutazione, dovuto in gran parte all’entrata nel mercato degli Etf finanziari. La variabile ‘prezzo’ però, era del tutto marginale, se non indifferente alla maggior parte dei presenti. Dalla persona comune alle star miliardarie Michael Saylor e Jack Dorsey, fondatori rispettivamente di Microstrategy e Twitter, tutti erano accumunati dal medesimo entusiasmo derivato dalla consapevolezza, ostentata con malcelato orgoglio, di aver compreso prima di altri gli albori di un cambiamento politico, economico e sociale ‘globalizzato’ senza precedenti nella storia, e di esserne contemporaneamente testimoni e pionieri.

Un cambiamento di paradigma monetario inimmaginabile fino a qualche anno fa e che, stando perlomeno ai presenti,

appare evidente quanto ineluttabile. Trasformazione epocale che rivoluzionerà e modificherà per sempre la nostra società negli anni a venire. Non più una questione di ‘se’, ma di ‘quando’.

Non immaginatevi però i partecipanti come degli sviluppatori nerd (“Dev” in gergo) con tendenze anarchiche cyberpunk. Nel modo più assoluto. Quello che risaltava era la differenza culturale e sociale delle persone presenti. C’erano famiglie con bambini di svariate nazionalità (per le quali erano state allestite specifiche aree d’intrattenimento), gente comune mischiata a professionisti dell’industria e della finanza, imprenditori rampanti del settore crypto, avvocati e medici, tutti entusiasti e uniti sotto il vessillo di Satoshi. C’erano, tra gli altri, un’attempata e sovrappeso commercialista romana, emigrata da anni a Madeira che disquisiva su problematiche tecniche di Utxo con il dev australiano del panel legato all’apprendimento, il medico tedesco che si faceva firmare orgogliosamente il bestseller Crypto Soveregnity dal suo autore Erik Cason, ragazzi provenienti da tutto il mondo entusiasti e assetati di conoscenza alla ricerca di una chiave per futuro migliore. Sembrava di essere agli albori del cristianesimo.

Gli acquisti, che fossero bevande, hamburger, libri o gadget vari venivano effettuati esclusivamente in bitcoin, utilizzando la rete Lighting Network. Per chi non ne avesse mai sentito parlare, trattasi di un second layer di bitcoin, simile al nostro Twint o all’italiana Satipay, per rendere l’idea, che permette di fare piccole transazioni off-chain immediate e a costi praticamente nulli. C’era pure un Atm dove potevi inserire una banconota in euro e, semplicemente scansionando

un Qr code, caricavi istantaneamente il tuo wallet.

Il taglio dato alla conferenza non è stato (volutamente) focalizzato sugli aspetti tecnici di come funziona il protocollo Bitcoin, ma piuttosto su tematiche economico-finanziarie e sociali. Da un lato personaggi di spicco del capitalismo moderno come i precedentemente citati Sailor e Dorsey, non gli ultimi arrivati, argomentavano con cognizione di causa, come il sistema finanziario globale, di cui loro stessi sono parte, basato sul debito e sulla stampa infinita di moneta fiat, non possa reggersi ancora per molto, sostenendo che la migliore soluzione possibile per proteggersi dall’inflazione causata dalla scellerata politica monetaria perpetrata dalle Banche centrali sia proprio bitcoin.

È stato presentato il docufilm, Stranded che smitizza la narrativa dominante green, ossia che il mining sarebbe energivoro e quindi dannoso, dimostrando come lo stesso possa invece, se utilizzato con intelligenza, aiutare a ottimizzare lo spreco di energia e, monetizzando lo stesso, generare un circolo virtuoso a vantaggio dello sviluppo di intere comunità africane.

Da ultimo, la cosa che forse più di tutte mi ha colpito e che vorrei mettere in risalto, è stata l’iniziativa culturale e formativa, partita da El Salvador e che si sta diffondendo velocemente in diversi paesi nel mondo, tramite la pubblicazione di un libro didattico, denominato Bitcoin Diploma, appositamente pensato per l’insegnamento di Bitcoin nelle scuole. Le rivoluzioni, si sa, iniziano sempre dal basso e sono spesso silenziose.

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Thomas Zara, Managing Partner di Arkadia Digital Advisory.
eureka / crypto

A Lugano

l'ARTE incontra la CUCINA
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Rinascimentali digitali

A colloquio con il trio del collettivo francese Obvious, pioniere dell’arte generativa, che ha saputo diventarne una delle voci più autorevoli, sperimentandone le possibilità e indagando anche i quesiti filosofici e sociali che il ruolo degli algoritmi solleva in campo creativo.

Il 25 ottobre 2018 il mondo dell’arte entrava in fibrillazione per la prima vendita all’asta di un’opera creata con l’Intelligenza artificiale: stimato tra 7 e 10mila dollari, il Ritratto di Edmond de Belamy del collettivo francese Obvious veniva battuto da Christie’s New York per 432.500 dollari. Non un fuoco di paglia. I tre amici dai banchi di scuola - Pierre Fautrel e Gauthier Vernier, studi in economia e commercio, e Hugo Caselles-Dupré, mente scientifica del gruppo con un PhD in machine learning - allora appena usciti dall’università, da poco ci sono tornati: grazie alla serietà del lavoro sviluppato fra progetti originali, collaborazioni con grandi brand e prestigiose istituzioni, lo scorso settembre hanno inaugurato il loro laboratorio alla Sorbona, in collaborazione con Matthieu Cord, professore e

ricercatore in computer vision, Ia e deep learning. Sostenuto dall’Agence Nationale de la Recherche garantirà finanziamenti per 1 milione di euro nei prossimi quattro anni.

Quando avete iniziato la vostra avventura, dovevano ancora vedere la luce le applicazioni che hanno democratizzato la generazione di immagini tramite Ia. Sì, nel 2018 cominciavano a nascere molte start up di Ia, ma le tecnologie a disposizione erano ancora instabili e le interfacce molto lontane da un’odierna ChatGpt o Midjourney, facilmente accessibili a chiunque. Si era ancora in una fase esplorativa e occorrevano competenze tecniche per padroneggiare gli strumenti ai quali, grazie a Hugo, abbiamo avuto accesso. La scoperta delle Gan, le reti antagoniste avversarie che grazie a un’architettura di deep learning sono in grado di generare immagini a partire da un dataset di allenamento, ci ha provocato un duplice choc: da appassionati di nuove tecnolo-

ll ritratto di Edmond

l’Ai battuta all’asta, nel 2018, per oltre 430mila dollari.

gie la possibilità di creare immagini sintetiche ex nihilo ci ha entusiasmato, ma al contempo, essendo amanti dell’arte, dalla pittura al cinema alla letteratura, ci sono state subito evidenti le implicazioni filosofiche di un’arte creata con gli algoritmi. Domande che abbiamo sentito la necessità di condividere con un pubblico più ampio, senza ancora sapere quanto interesse avrebbero raccolto.

Quando avete capito di aver creato la vostra prima opera d’arte?

A essere sinceri non è tanto il risultato plastico a confermarlo, ma la volontà che ci sta dietro, il percorso intellettuale che precede la creazione e le molte tappe tecniche del processo. Collocarci in una casella è difficile: lavoriamo con le nuove tecnologie, ma possiamo essere visti tanto come artisti digitali quanto concettuali. Come avete vissuto il successo e poi le polemiche seguite alla vostra prima serie?

L’eco mediatica ci ha complementi oltrepassati, ci sembrava di usurpare un successo immeritato. Ma abbiamo capito in fretta che si trattava di un fenomeno

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Da sinistra, Pierre Fautrel, Gauthier Vernier e Hugo Caselles-Dupré, le tre menti del collettivo francese Obvious, con de Belamy prima opera creata con Foto in queste pagine © Obvious
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destinato a sgonfiarsi. D’altro canto, la maggiore disponibilità finanziaria ci ha dato la libertà di sviluppare progetti interessanti già a partire dalla nostra seconda serie, perché limitarsi a produrre immagini non aveva senso per noi. Se con la prima serie, la Famiglia di Belamy, ci eravamo limitati a puntare su uno dei generi più gettonati partendo da un database opensource di 15mila ritratti dal XIV al XX secolo per ottenere i nostri undici dipinti fittizi, stampati su tela e incorniciati in modo tutto sommato dozzinale, con la seconda serie invece abbiamo fatto un salto di livello. Punto di partenza, gli Ukiyo-e, matrici di legno per stampe artistiche del periodo Edo, proprio prima dell’arrivo dell’elettricità che ha portato il Giappone nella modernità, sollevando paure e resistenze come oggi l’Ia. Per produrre due fra le ventidue opere risultanti, siamo ricorsi anche al Moku-Hanga, una tecnica tradizionale, in collaborazione con il laboratorio specializzato Uki-ga. Nelle serie successive ci siamo poi chinati su grandi altri soggetti: le pitture rupestri delle Grotte di Lascaux, le sculture greco-romane e le sette meraviglie del mondo antico.

Tre anime del lavoro di Obvious: l’installazione per la mostra di Dolce&Gabbana a Palazzo Reale, la collaborazione con il marchio di vetture sportive Alpine e un’opera della seconda serie ispirata alle stampe Ukiyo-e giapponesi.

permettono di toccare pubblici ai quali non arriveremmo e vivere esperienze incredibili: abbiamo lavorato con la casa di vetture sportive Alpine, con il marchio di bici Lapierre, con Nike e persino con l’Opéra di Parigi, per la sua prima collezione Nft. Proprio adesso siamo a Milano, a Palazzo Reale per la grande mostra su Dolce&Gabbana il cui spirito abbiamo catturato con una nostra opera d’arte generativa audio-sincronizzata Eco Eterno.

Dagli inizi siete anche pionieri degli Nft. Nel 2018 SuperRare, oggi fra i principali marketplace per vendere e acquistare digital art in Nft, ci ha invitati ed essendo già da anni interessati alla tecnologia blockchain, ne abbiamo subito compreso

Ma a chi va la paternità delle opere, che voi firmate con l’algoritmo utilizzato?

L’Ia non è né una persona fisica, né giuridica: la paternità dell’opera spetta all’artista che utilizza questo strumento per creare. Più complessa la questione dei diritti d’autore delle immagini utilizzate per i dataset: molto dipende dal tipo di algoritmo utilizzato che si tratti di Gan, generatori image-to-image, text-to-image e text-to-video, ma anche dallo sviluppatore, che sia l’artista stesso, uno strumento opensource o Midjourney. Politiche eccessivamente restrittive rischiano però di privare l’umanità di questi strumenti. È un dibattito intellettuale e giuridico estremamente interessante e contradditorio, complicato ulteriormente dal fatto che il diritto della proprietà intellettuale è regolamentato a livello nazionale.

Le vostre opere sono state esposte in prestigiosi musei, tra cui l’Ermitage di San Pietroburgo, il Museo Nazionale della Cina e la Haus der Kunst di Monaco. Ma non disdegnate collaborare anche con grandi brand.

Ci ispiriamo al modello rinascimentale, dove i committenti sfidavano gli artisti a riflettere su nuovi approcci e tecniche, per questo abbiamo scelto l’uomo vitruviano nel nostro logo. I brand sono gli attuali mecenati e queste partnership ci

l’interesse - primi in Francia - per assicurare l’unicità delle opere e il loro valore. Nel 2021 quando l’Nft di Beeple è stata battuto a 69 milioni di dollari eravamo ormai dei veterani.

Quali opportunità si aprono ora con l’inaugurazione dell’Obvious Research alla Sorbona?

Proprio come vuole il nostro approccio rinascimentale, questo laboratorio si rivolge sia alla ricerca artistica che a quella scientifica. Da una parte intendiamo sviluppare nuovi strumenti opensource per gli artisti; dall’altra vogliamo realizzare ricerche all’avanguardia in Ia generativa. Insieme al Paris Brain Institute stiamo lavorando sul transfer dalle onde cerebrali alle immagini, utilizzando le risonanze magnetiche per ricostruire un’immagine visiva a partire dalle quelle mentali. Pensieri ed emozioni sono così messi al servizio della creazione artistica. Un’idea al centro anche della nostra sesta serie che sveleremo in autunno a Parigi, prima di partire in tournée.

Aprile 2024 TM · 85
Susanna Cattaneo

In finanza è molto diverso

La rivoluzione portata dall’Ia in ambito finanziario è notevole, e sta andando a incidere sui delicati equilibri del settore. Se il potenziale è straordinario, a non mancare sono le sfide.

Questione di competenze?

Sviluppo e stato dell’arte delle attuali competenze dei gestori

Stefan Klauser, Ceo e confondatore di Aisot Technologies. A lato, a porsi è già oggi un tema di competenze necessarie ad implementare soluzioni di Ia in ambito finanziario.

L’Intelligenza Artificiale si è evoluta radicalmente, passando da semplice concetto speculativo a diventare una forza dinamica della tecnologia, con un impatto profondo su vari settori, in particolare finanziario. Tale evoluzione è caratterizzata dallo sviluppo di algoritmi sofisticati e di capacità di calcolo avanzate in grado di analizzare ampie serie di dati, apprendere e prendere decisioni informate in modo autonomo.

Il percorso compiuto dall’Ia dall’automazione di compiti semplici all’impiego di machine learning e deep learning avanzati è rappresentativo di tale processo.

La convergenza tra Ia e gestione degli investimenti sta catalizzando una trasformazione significativa in un settore un tempo governato da metodi e modelli di business tradizionali. Il ruolo sempre più massivo ed esteso dell’Ia, nella gestione del portafoglio, nella valutazione del rischio, nel trading e nei servizi di consulenza, sta nei fatti sconvolgendo pratiche consolidate, e guidando una sostanziale rapida digitalizzazione dell’industria.

Il mercato globale dell’Ia, attualmente

stimato in circa 100 miliardi di dollari, dovrebbe espandersi di venti volte entro il 2030, raggiungendo quasi 2 trilioni, cui dovrebbero fare eco gli investimenti del settore, che secondo il Fondo Monetario dovrebbero registrare un Cagr di quasi il 30%, uno dei più alto. Oltre a dimostrare il potenziale di tale tecnologia, ne evidenzia anche la domanda da parte dei gestori.

A sottolineare ulteriormente questa tendenza, un recente studio del Cfa Institute ha rivelato che il 64% dei professionisti sta migliorando le proprie competenze in materia o intende farlo. Tra i più giovani, questa percentuale sale al 71%, a testimonianza delle grandi aspettative che i millennial e la generazione Z nutrono nei confronti del ruolo dell’Ia in futuro.

Tuttavia, il percorso verso l’integrazione dell’Ia in finanza è irto di sfide, in particolare il basso rapporto segnale/ rumore (Snr) caratteristico dei mercati finanziari. L’Snr misura la percentuale di informazioni preziose (segnale) in mezzo a dati irrilevanti o fuorvianti (rumore). I mercati, con la loro intrinseca imprevedibilità derivante dai flussi dei dati econo-

mici, dagli eventi politici e dal sentiment del mercato, presentano un basso Snr, rendendo le previsioni una sfida significativa. L’opposto del riconoscimento delle immagini, dove un Snr elevato consente previsioni molto accurate, e dove l’Ia ha ottenuto notevoli risultati.

Queste sfide sono accentuate dalla fluidità dei mercati, dove i dati non solo sono scarsi (“small data”) ma anche in continua evoluzione. Gli indicatori, come i prezzi e la volatilità, non rimangono statici, complicando l’uso dei modelli standard di apprendimento automatico che si basano su modelli di dati stabili e storici. A differenza delle applicazioni più semplici dell’Ia, i modelli finanziari devono essere non solo accurati, ma anche trasparenti e interpretabili, per consentire una gestione del rischio e un processo decisionale informati e rendicontabili.

Mentre il mondo della Gestione gravita sempre di più verso l’Ia, il viaggio comporta una navigazione complessa, costellata da sfide uniche. Tra queste, la necessità di gestire un basso Snr, di adattarsi alla natura dinamica dei dati finanziari e di soddisfare i severi requisiti di rendicontazione dei modelli. Nonostante questi ostacoli, il potenziale di trasformazione di questa rivoluzione è immenso e promette lo sviluppo di modelli potenti e comprensibili. La capacità del settore di adattarsi e innovare giocherà senza dubbio un ruolo fondamentale nel plasmare la Gestione di domani.

86 · TM Aprile 2024
Fonte:
institute
Cfa
0 10 20 30 40 50 60 70 ■ Sviluppate ■ In via di miglioramento o pianificate come tali Ai & Ml Sostenibilità DeFi / Blockchain Rischi climatici Impact Investing Ottimizzazione del rischio Lettura dei dati Factor Investing 3% 9% 2% 5% 7% 24% 27% 18% 64% 70% 58% 61% 57% 50% 52% 39% eureka/ l’esperto di Ia

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finanza /analisi regionale

Come gestire la liquidità

Il tema della liquidità nel corso degli ultimi anni ha assunto una rilevanza più che notevole nel caso delle imprese, e una sua gestione efficiente può rivelarsi decisiva per il corretto funzionamento delle attività. Efficienza non sempre fa però rima con semplicità.

Apparentemente un paradosso, all’atto pratico una semplice verità. Nonostante un quindicennio di politiche monetarie espansive, e straordinarie, seppur con intonazioni e intensità discordanti da Paese a Paese, l’economia reale quanto ha beneficiato del moltiplicarsi per n-volte della base monetaria, e di quei mari di liquidità che hanno inondato i mercati finanziari?

Erano pur sempre gli anni della repressione finanziaria, e della caccia al ren-

dimento, causati proprio dall’endemico eccesso di liquidità in linea di principio teso ad alimentare quell’inflazione che è infine arrivata, anche grazie al contributo dell’emergenza pandemica… ma sarebbe un’altra storia.

Quello che conta è la liquidità, e l’accesso alla stessa da parte delle imprese, andato sistematicamente riducendosi per semplici cause di forza maggiore. Una situazione analoga alla maggioranza dei Paesi sviluppati, tra cui anche la Svizzera

Costruire oggi, ma...

Un’azienda del territorio, e storica, potendo vantare origini nel lontanissimo 1907, quando un capomastro decise di mettersi in proprio, dopo aver vinto un concorso. «Ci occupiamo di pavimentazione sopra e sottostruttura, asfalto e canalizzazioni, betoncini, pavimenti corazzati e impermeabilizzazioni, sia con committenti pubblici che privati. Ho iniziato in azienda nel 1992, e da allora ho girato tutti i reparti, il che mi fornisce quella visione complessiva fondamentale per potermene occupare, insieme agli altri due responsabili, Simone Follo, per la parte tecnica, e Lorenzo Delmenico, per la parte amministrativa», afferma Andrea Ender. Un arco temporale significativo, durante il quale si sono succedute diverse evoluzioni del settore. «La tecnica deve stare al passo, e non smettere di raccogliere le esigenze della società di oggi, molto diversa da quella del secolo scorso. Costi, tempistiche, tecniche e materiali da costruzione sono cambiati negli anni, ma specie le strade sono sempre più sollecitate, e le prestazioni richieste alle infrastrutture sempre più elevate. Non bisogna però dimenticare che rispetto ai 6 milioni di abitanti a fine anni ’70, oggi in Svizzera siamo 8,9 milioni, e già si parla di quando saremo in 10», conclude Ender.

e il Ticino. «Nel corso degli anni i tempi effettivi di pagamento, ossia il lasso temporale tra prestazione e saldo della relativa fattura, si sono sempre e solo allungati.

Nella nostra esperienza, incassare è diventato più complicato, sono necessari mediamente 3/4 mesi, il doppio che non in passato, il che implica una maggior fabbisogno di liquidità da parte delle imprese. Nel caso di quelle più consolidate - il mio bisnonno aveva fondato la nostra azienda di famiglia nel 1907, poi integrata in Spalu nel 1972 - parte del problema è stato assorbito dal capitale proprio, la cui formazione richiede però molti anni. Nel caso delle più giovani il canale privilegiato è invece il credito bancario», sottolinea Andrea Ender, Ceo di Spalu.

Una dinamica che accomuna le economie avanzate, al pari della crescita esponenziale dei costi, agganciati inevitabilmente all’innalzarsi del tenore di vita decennio su decennio. «Se da un lato il ciclo della liquidità va sistematicamente allungandosi, e oggi ne serve il doppio di qualche anno fa, dall’altro il costo della manodopera è cresciuto altrettanto velocemente. Il lavoro è meglio remunerato, proporzionalmente al grado di specializzazione, ma l’impiego di macchinari più potenti accelera le tempistiche di consegna delle opere e diminuisce il personale necessario, il che compensa almeno parzialmente i maggiori costi. Il ruolo delle banche sta dunque tornando a farsi sentire», prosegue Ender.

Specie in Europa il credito bancario è il perno fondamentale intorno cui ruota l’intera economia, da qui la rilevanza delle decisioni di politica monetaria, e del sentiment degli istituti bancari. «L’attenzione

88 · TM Aprile 2024

riservata dai grandi istituti alle Pmi è tornata a crescere negli ultimi anni il che è certamente una buona notizia, l’eccezione è Raiffeisen che in qualità di banca del territorio non è mai venuta meno. Al pari delle più grandi, anche le Pmi hanno spesso più relazioni bancarie, e più linee di credito, come nel nostro caso, ma questo crea anche complessità nella gestione del traffico dei pagamenti, da qui la necessità di appoggiarsi a controparti affidabili, e sistemi semplici ed efficienti, com’è il caso di Raiffeisen, con cui mi sono sempre trovato bene, aziendalmente e privatamente», conclude Ender.

Una materia complessa, ma al tempo stesso fondamentale per la corretta gestione delle operation di una qualunque impresa, forse ancor più rilevanti al diminuire delle dimensioni, a fronte di strumenti disponibili molto diversi.

«Quello che vogliamo mettere a disposizione delle Pmi è un sistema che permette di unire la gestione del traffico dei pagamenti multibankig a un cash management efficiente, fornendo all’impresa una visione chiara e complessiva della liquidità disponibile su tutti i conti, in Svizzera e all’estero. Le parole d’ordine del servizio Raiffeisen Pmi eServices sono: comodità, trasparenza, semplicità, efficienza, personalizzazione, sicurezza e riservatezza. Obiettivi sicuramente ambiziosi, ma che pensiamo di poter raggiungere», illustra Lara Canepa Camnasio, Responsabile consulenza clientela aziendale di Banca Raiffeisen Lugano.

Al netto dei tecnicismi, specie informatici di compatibilità tra piattaforme e di cybersecurity, più che rilevanti, i buoni propositi della piattaforma sono alquanto evidenti. «Si tratta di una piattaforma bancaria basata su browser, che tramite un unico login consente di gestire liquidità e traffico dei pagamenti, semplificando di molto le operation quotidiane. È articolata in tre diversi moduli, payments, multibanking, e cash management, ma di base collega il sistema di contabilità/Erp ai conti, consentendo l’inoltro automatico di tutti i pagamenti, e permettendo poi di effettuare tutte le altre operazioni direttamente nella piattaforma», prosegue la responsabile.

Diverse le potenzialità del servizio, e crescenti per grado di complessità e ambiti di riferimento, con il grosso vantaggio di una buona scalabilità di modulo in modulo. «Il Payments offre costantemente

«Al crescere del numero di relazioni bancarie la pianificazione della liquidità diventa sempre più importante, da qui l’esigenza di un cash pooling efficiente. Onde evitare interessi debitori si rende spesso necessario spostare liquidità da un conto all’altro, operazioni che richiedono tempo e attenzione»

Lara Canepa Camnasio, Responsabile consulenza clientela aziendale di Banca Raiffeisen Lugano

E fu stabilizzazione

Dopo il sonoro tonfo di gennaio, l’indice Pmi di febbraio si è riportato a 50,0 punti, segnalando dunque una stabilizzazione dell’attività commerciale, per quanto non ancora una ripresa.

In crescita a 55,2 gli ordinativi, riportatisi in positivo per la prima volta da settembre, immediatamente imitata dalla produzione, rimbalzata a 49,3 rispetto ai 37,7 punti di gennaio. In leggera ripresa anche la componente Occupazione, mentre in controtendenza si segnala l’ulteriore discesa delle scorte, a 43,7 punti. Quest’ultimo è un dato molto significativo, andato riacquistando in rilevanza negli ultimi anni, a fronte delle incognite raccolte dal modello ‘Just in time’. Le imprese accumulano infatti più scorte, anticipando possibili problemi di fornitura.

una panoramica dei saldi di tutti i conti presso le Banche Raiffeisen, compresi i pagamenti e i movimenti in conto, integrando anche possibili dispositivi mobili. L’Ebics garantisce uno scambio di dati sicuro, e le autorizzazioni agli ordini avvengono in un ambiente protetto. Il Multibanking consente invece di integrare i conti di banche terze, offrendo quindi una panoramica complessiva e consolidata di tutte le disponibilità liquide, anche a livello interaziendale. È possibile inoltrare pagamenti anche su conti di banche terze, nella massima privacy, tutti i dati presenti sulla piattaforma non sono visualizzabili da nessuno dei nostri consulenti», rileva Lara Canepa Camnasio.

Da ultimo il cash management vero e proprio, il fiore all’occhiello del servi-

zio. «Al crescere del numero di relazioni bancarie la pianificazione della liquidità diventa sempre più importante, ma anche particolarmente complessa, da qui l’esigenza di un cash pooling efficiente. Onde evitare interessi debitori si rende spesso necessario spostare liquidità da un conto all’altro, operazioni che richiedono tempo e attenzione. Con il nostro servizio, sulla base dei dati ricevuti dal cliente, è il sistema a fornire una proposta di compensazione della liquidità sui diversi conti, che se convalidata genera tutti i relativi ordini di pagamento, consentendo una gestione più efficiente e redditizia», conclude la Responsabile consulenza clientela aziendale di Banca Raiffeisen Lugano.

Aprile 2024 TM · 89
01/18 01/19 01/20 01/21 01/22 01/23 01/24 Il polso delle Pmi Confronto tra gli indici delle Piccole e Medie Imprese svizzere Fonte: Raiffeisen Raiffeisen Purchasing Manager Index delle Pmi procure.ch Purchasing Manager Index 20 30 40 50 60 70 zona di espansione Zona di contrazione

La sfida? Nascere contemporanei

Dopo anni di acquisizioni, fusioni e chiusure che hanno segnato la terza Piazza svizzera, finalmente la speranza divampa, e un nuovo istituto estero decide di aprirvi il suo Head Quarter quale primo passo in un mercato che intende conquistare. Alle spalle le risorse notevoli di un Gruppo internazionale, ma soprattutto l’esperienza delle persone.

Tentare, ritentare, sbagliare; energia, dedizione e passione.

Sono forse questi gli ingredienti alla base di una qualunque avventura, in qualunque luogo e in qualunque tempo, indipendentemente dall’ambito dell’esercizio. Del resto, come è noto, Roma è sì stata fondata in un giorno, e si è soliti individuare nel 21 aprile 753 a.C. tale data, ma è stata poi costruita in diverse centinaia di anni, con migliaia di mani che hanno contribuito al suo sviluppo in misura più o meno sostanziale. Eppure alla base della storia di quella che per secoli sarà la potenza egemone del Mediterraneo c’era il nulla, al pari inevitabilmente all’origine di ogni cosa c’è sempre il nulla. Analogie, parallelismi, raffronti e analisi rispetto ad altri sono sempre possibili, utili e preziosi, anche soltanto quali esercizi teorici, pur nella consapevolezza che ogni caso può rivelarsi sotto la superficie molto diverso dall’altro. Non che poi la presenza di modelli già rodati riduca i rischi del progetto… un altro dato non trascurabile.

«Sono diversi gli aspetti che nel 2022 mi hanno spinto a raccogliere questa sfida, ossia guidare la neonata Banca Generali Suisse. Per la Piazza luganese costituisce sicuramente un evento storico, dopo tanti anni di quiescenza, ma anche per quella svizzera, in cui le nuove aperture dell’ultimo lustro sono state poche eccezioni,

e di istituti solo ‘digitali’. Come sono solito dire il motto di questo progetto è ‘Guardiamo avanti, perché indietro non c’è niente’, con tutte le implicazioni che questo rappresenta. Avevo 53 anni, nonostante tutte le evidenti e insite difficoltà, la domanda è stata: quando mi ricapita? Sia di creare da zero una banca, sia di essere parte più che attiva in un progetto di diversificazione internazionale di un grande Gruppo finanziario europeo. La risposta è venuta da sé», esordisce così Renato Santi, Ceo di Banca Generali Suisse.

Dopo diversi anni trascorsi lontano dalla terza Piazza svizzera, equamente distribuiti tra Milano e Zurigo, già decidere di tornarvi desta quanto meno l’attenzione, a prescindere dalle intenzioni. In questo caso sono anche le circostanze molto particolari. «Disegnare da zero una banca, definendone tutti i processi, è una sfida sicuramente notevole, in cui un ruolo decisivo l’ha ricoperto dal principio il risoluto sostegno dell’azionista che ha una visione di lungo termine per il progetto. Farlo a Lugano ha un significato ancora maggiore. Per quanto non abbia mai perso il contatto, tornandovi ho trovato una Piazza meno giovane, sicuramente più orientata all’efficienza per controbilanciare il ridimensionarsi del business, in cui quindi c’è poco ricambio di personale, ma soprattutto concentrata a guardarsi indietro. Anche da qui è derivato lo sprone

ad accettare questa nuova sfida sotto l’egida Generali», riflette il Ceo.

I molti nodi. Sfide ambiziose, difficoltà impegnative, grandi soddisfazioni. Almeno idealmente, a patto di chiudere il cerchio, questo dovrebbe essere il corretto iter. Evidentemente però i nodi da sciogliere in qualunque occasione sono molto probabili, oltre che frequenti. «Una delle prime difficoltà è stata trovare i collaboratori, giusti per questo genere di sfida, e per approcciare dal verso giusto il progetto. In questi casi le alternative sono due, affidare tutto a project manager e consulenti, o coinvolgere nella definizione dei processi della futura banca le stesse persone che poi dovranno implementarli. Abbiamo scelto la seconda, che in parte ha anche determinato quali profili fosse necessario trovare per primi. Un secondo capitolo altrettanto impegnativo è l’interazione con le autorità di vigilanza, dunque con Finma, con cui c’è stato uno strutturato e scrupoloso scambio di domande e risposte, come è legittimo attendersi, all’insegna di un rapporto comunque equo e molto costruttivo», nota Santi.

La principale criticità, insita nella storia di ogni start up, è però un’altra. Il non esserci nulla alle spalle. «Siamo partiti da zero, ma forti dell’expertise di un Gruppo presente in 66 Paesi e con un’azionista che negli ultimi anni ha registrato importanti risultati. È evidente che pur come start up,

90 · TM Aprile 2024
2019 Autunno 2021 I-2022 IX-2023 XI-2023 XII-2023 II-2024 Acquisizione
della maggioranza di Bg Valeur Creazione BG Suisse, richiesta di licenza bancaria Invio richiesta licenza bancaria a Finma Ottenimento della licenza Iscrizione a registro di BG (Suisse) Private Bank Inizio attività bancaria
finanza / banche
Piena operatività bancaria

ci siano state delle competenze al servizio del progetto, banker di primissima qualità e bisogni di clienti anche a Lugano. Abbiamo inoltre la fortuna di ‘nascere contemporanei’, e non inutilmente ancorati al secolo scorso, comprensibile per istituti blasonati e con centinaia di anni di storia, ma che nel nostro caso non avrebbe avuto senso. Da qui la necessità di trovare il giusto equilibrio tra contemporaneità e concretezza», rileva il Ceo, attivo nella danese Saxo Bank per quasi tre anni, in qualità di responsabile svizzera, che prosegue: «Devo contestualizzare tutto a oggi, guardando però al 2030, nella consapevolezza di doverci arrivare, rispondendo alle esigenze del cliente sin da subito. Nel caso di Saxo, dove ho lavorato, il tema è sì investire in innovazione, ma anche farla percepire al cliente, rendendola tangibile, il che non è evidente».

Dei tre poli della Piazza elvetica Lugano rappresenta sicuramente quello meno vitale, e generalmente attrattivo, specie se rispetto a Zurigo e Ginevra. Sembra dunque legittimo chiedersi perché lanciare una start up proprio in Ticino. «È sicuramente una Piazza piccola, il che implica anche qualche difficoltà nel reperire i collaboratori, ma ha un ottimo potenziale, e soprattutto è vicina a Milano. Nell’iniziare un progetto importante e molto complesso la naturale tendenza è a limitare tutti quei rischi anche banali o marginali, come quello linguistico. Lugano è sicuramente un inizio, un punto da cui muovere liberamente in altre regioni, valutando di volta in volta tutte le opportunità che si presentino. Inserirsi in un hub meno dinamico e attrattivo di altri ha i suoi vantaggi, e soprattutto siamo sicuri di poter contribuire il nostro contributo nel riportare tonicità», chiarisce Santi. Italia – Svizzera. La vicinanza con la Penisola è sempre stata la vera forza di Lugano, seppur unita ai molti atout tradizionali svizzeri. I venti contrari contestuali al cambio di paradigma del sistema bancario elvetico e mondiale non si sono però fatti desiderare negli ultimi anni, con riflessi molto negativi sugli equilibri interni della Piazza ticinese. Ma che dire della vicina Italia? «Al termine della mia lunga parentesi in Bsi, a fine 2017 mi sono spostato in una società di consulenza specializzata a Milano, dove sono rimasto qualche mese. Nel corso degli anni il Private Banking italiano è evoluto rapidamente, ed è molto simile al nostro, sia in

«Abbiamo la fortuna di ‘nascere contemporanei’, e non ancorati al secolo scorso, comprensibile per istituti blasonati e con centinaia di anni di storia, ma che nel nostro caso non avrebbe avuto senso. Da qui la necessità di trovare il giusto equilibrio tra contemporaneità e concretezza»

Il tema previdenziale

Volano le masse

Evoluzione dell’AuM (mld eur) e milestone event dell’istituto

Banca Generali Acquisizione di Banca Primavera Acquisizione dI Intesa Fiduciaria Acquisizione di Bg e di Banca Bsi Italia Ipo a Piazza Affari

Acquisizione del ramo di private banker Italia da Credit Suisse

Acquisizione Nextam Partners e Valeur

Acquisizione Bg Suisse

Incorporazione di Prime in BG Nuova partnership con Saxo Bank: nasce BG Saxo

BancaGenerali

Acquisizione di Banca del Gottardo Italia Creazione di Generali Fund Management (Gfm)

Incorporazione di Banca Bsi Italia

Dicembre 2023

termini di competenze che di servizio. Le distanze con le principali Piazze europee si sono ormai assottigliate di molto, anche per merito delle richieste sempre più esigenti di clienti che in precedenza avevano conosciuto il modello elvetico, e che negli anni sono tornati a casa. L’ingrediente fondamentale, seppur non esclusivo, a che il Private Banking possa prosperare è infatti la ricchezza, il benessere prodotto

Uno dei trend interessanti da catturare nei prossimi anni in Svizzera saranno sicuramente i capitali Lpp ritirati dalle Casse, che potrebbero tornare nel sistema bancario, e spingere le masse degli istituti, anche molto giovani. Fondamentale un approccio diverso alla clientela, e alla Gestione, in rottura con il passato.

Aprile 2024 TM · 91
Renato Santi, Ceo di Banca Generali Suisse
(in mln chf) 0% 2% 4% 6% 8% 10% 12% 14% 16% 18% 0 2’000 4’000 6’000 8’000 10’000 12’000 14’000 2018 2019 2020 2021 2022 Fonte:
federale di statistica al XII-2023 Incremento
Lpp
Ritiro dei capitali di II pilastro al momento del pensionamento
Ufficio
anno su anno (dx)
Ritiro capitali
6,3 93 Fonte:
2000 Nasce
2003 2005 2006 2008 2009 2010 2014 2018 2019 2023

L’assetto dell’istituto Partecipazioni societarie delle controllate

L’assetto societario dell’istituto bancario italiano ben rappresenta la natura internazionale della strategia. Sopra, l’head quarter milanese.

dal sistema Paese, e in Italia questa non è mai mancata», precisa il Ceo.

Seppur in presenza di molti problemi, in diversi casi cronici e incancreniti, il Bel Paese si conferma essere uno degli apripista per qualità della vita, tra i più longevi e benestanti al mondo, seppur evidentemente tra i peggio gestiti. «In Italia sopravvive un tessuto produttivo formato prevalentemente da piccole e medie imprese che nel corso del tempo hanno generato fortune molto importanti seppur illiquide, il consolidamento in atto ormai da tempo ha smosso molti equilibri,

con l’industria finanziaria ad averne beneficiato. Rimane una certa distanza con la Svizzera soprattutto in termini di condizioni quadro, e nell’immediato è molto difficile qualcosa cambi. La Svizzera è il porto sicuro per antonomasia, e date le dimensioni del nostro mercato interno ha fatto dell’apertura internazionale la sua fortuna - non è affatto un caso che le multinazionali nascano nei Paesi molto piccoli - declinandola ad esempio anche nel Private Banking, una di quelle forze che tuttora sopravvivono, e che ancora la caratterizzano. Banca Generali vuole mettere a disposizione della sua clientela anche questa possibilità di diversificazione», evidenzia Santi.

Rispetto ai fasti del secolo scorso la Piazza ticinese è molto cambiata, tutto il contesto è radicalmente mutato, oltre

evidentemente al mondo, anche tralasciando la variabile ‘Asia’ che ha completamente stravolto l’equazione. «In termini sostanziali, dunque al netto della decisiva forma, quello che un cliente cercava negli anni Novanta in Svizzera non è cambiato. Nell’ordine, fiducia, servizio e performance. A livello Core le esigenze del cliente sono sempre le stesse, le soluzioni che l’industria oggi è in grado di fornire sono certamente più sofisticate, e personalizzabili, ma non cambiano nella sostanza. Il rapporto che si ha con il patrimonio è rimasto particolare come allora, è solo cambiato il cliente, o più spesso la sua anagrafe. Oggi si dà un’enfasi completamente diversa ai temi previdenziali, così come a un’indagine molto più olistica delle fortune del cliente e delle sue necessità future, che fa l’eco al grado di sofisticazione che ha raggiunto l’industria», rileva il Ceo.

Come crescere? La centralità che l’ambito previdenziale si sta rapidamente guadagnando rispecchia del resto i significativi cambiamenti della popolazione del Vecchio Continente, e di come questa ‘seconda giovinezza’ debba essere gestita e pianificata. Da qui il ruolo ritagliatosi dall’industria negli ultimi anni. «Le Casse pensione svizzere hanno in pancia circa mille miliardi di franchi, e nell’arco dei prossimi anni un numero impressionante di Baby boomer uscirà dal mondo del lavoro. Già solo questa è un’opportunità di raccolta incredibile per il sistema bancario, si tratta di capitali ingenti, frutto di un lungo e importante percorso professionale, che devono essere investiti da specialisti per consentire ai beneficiari di godere di una rendita adeguata, e al tempo stesso preservare il capitale, la sfida principale. La nuova parola chiave dei prossimi anni sarà ‘protezione del patrimonio’, con tutto quello che questa implica, anche in termini di mentalità del cliente, che smette improvvisamente di produrre ricchezza, ma si trova nella situazione di doverla amministrare o erodere, senza farsi prendere dal panico», prosegue Santi.

Ammettendo che durante la vita attiva il capitale venga alimentato, e che una volta in quiescenza il processo si interrompa, salvo rendite di altra forma e dimensione, il cambio di paradigma alla base può essere effettivamente sostanziale. «Ho conosciuto imprenditori che hanno ottenuto risultati eccezionali durante la loro vita professionale, nel panico più totale a

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Fonte: Banca Generali 50,17% 100% Flottante 49,83% 100% 90,1% Fiduciaria 100% NewCo Asset Management Fiduc aria di Gest one

cessione dell’azienda perfezionata. Avere un patrimonio liquido e quantificabile in qualunque istante è diametralmente opposto a uno quasi interamente illiquido, gestirlo richiede competenze diverse, e delegare assume tutto un altro significato. Senza dimenticare che contestualmente a questo si inizia anche a pensare alla generazione successiva, da qui il desiderio di garantirsi una rendita finanziaria senza intaccare il capitale. A cambiare deve però essere anche la mentalità della banca, se nel nostro caso nasciamo con questa consapevolezza, nel caso di altri il passaggio può rivelarsi più impegnativo. Si tratta di momenti il cui carico emotivo è molto importante, circostanze in cui a volte il ruolo del banker è semplicemente quello di esserti accanto», nota il Ceo.

Un ruolo altrettanto importante lo ha dunque anche l’alfabetizzazione finanziaria del cliente, presto dotato di cospicui capitali. Ma su questo fronte segnali incoraggianti sono comunque visibili. «Mediamente è molto migliorata, i clienti sono molto più informati e già questo di per sé è una buona notizia. Rischi e temi non sono cambiati in misura troppo importante nell’arco degli ultimi decenni, ma anche per il bombardamento mediatico che incassiamo tutti i giorni alcuni aspetti fondamentali sono oggi noti, senza che vi siano state innovazioni davvero sconvolgenti, salvo in qualche nicchia di mercato. Un cliente consapevole può apprezzare di più il valore di un consulente preparato, il servizio offerto da un istituto ben posizionato, spingendo la crescita dei migliori rispetto al mercato. Margini per crescere ci sono, si tratta di saperli intercettare, in Svizzera e fuori», chiarisce Santi.

Crescere e conquistare quote in un nuovo mercato richiede spesso operazioni straordinarie, quanto meno per accorciare i tempi, in un contesto, quello svizzero, già di suo effervescente. «Rispetto ai gestori indipendenti all’interno del Gruppo è già presente una struttura, Bg Valeur, che è la nostra piattaforma di aggregazione, entro il cui perimetro vengono fatte tutte le valutazioni del caso. Rispetto invece agli istituti bancari non è un mistero, ci siamo già dati disponibili a valutare eventuali operazioni che si giustifichino nell’ottica della strategia di espansione che abbiamo per la Svizzera. Le eventuali opportunità saranno sicuramente verificate attentamente», rileva il Ceo.

Si tratta del resto di una sfida, un pro-

La corsa in borsa

Andamento del titolo in borsa (16-XI-2006: 100)

getto al cui interno ‘costruire’ è la parola d’ordine, e nel farlo valutare opportunisticamente i passi successivi, destreggiandosi con una concorrenza non solo domestica. «Il bello di avere la mia età è che a un certo punto si possono fare valutazioni, e decidere cosa si vuole fare. Il mio lavoro mi permette di usare la testa, e rimanere al passo con i tempi. Mi reputo una persona molto fortunata, ho sempre fatto quello che mi piaceva, facendo cose diverse, esplorando tutte le dimensioni del far banca, a partire dal ’94 quando ho iniziato in Bsi. Ho sempre pensato che uno spazio vuoto equivalga a uno spazio da conquistare, e di spazi vuoti sicuramente non ne mancano, anche nel nostro settore. Si tratta ora di farlo, guardando convintamente avanti», conclude Renato Santi, Ceo di Banca Generali Suisse.

Indice che la strategia e i risultati siano ottimi è l’andamento del titolo in borsa, rispetto ai suoi benchmark. Sopra, la sede luganese.

A essere intrecciate a doppio filo sono una serie di sfide notevoli anche prese singolarmente, ma che con ogni probabilità segneranno il successo di quella che sin dalle origini è stata una visione: aprire una banca in una Piazza dove si è noti solo per chiuderle, in un Paese in cui indiscutibilmente non mancano, al pari dei problemi ben noti di quelle già presenti. Eppure, a patto di non guardare indietro, le opportunità restano notevoli, si tratta solo di saperle cogliere, con abilità.

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Federico Introzzi
0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 Banca Generali Ftse Mib Index Euro Stoxx Banks Price Eur 370,9 26,7 74,5
Fonte: Bloomberg

Piattaforma di dialogo e alleanze

La Piazza finanziaria svizzera nel corso dei prossimi anni sarà soggetta a nuove importanti tensioni, derivanti dall’evoluzione del quadro normativo. Dialogare e trovare intese con altri attori dell’industria diventa sempre più decisivo per il benessere del settore.

Hanno cambiato la storia, hanno plasmato la geografia e la cultura di Paesi e interi continenti, hanno dettato lo sviluppo economico e tecnologico di ampie regioni del mondo, hanno segnato l’ascesa e il declino di potenti imperi. Sono le alleanze. Variabili e volubili, come i loro firmatari, fluide come il mercurio e in costante evoluzione, con Stati sempre disposti a rivalutarne di passate divenute negli anni forse discutibili; ed è così che Francia, Germania, Inghilterra, Spagna, Italia, Paesi Bassi bene o male sono sempre stati alleati e nemici di loro stessi a fasi alterne nel tempo. Del resto, se soli non si è nessuno, e non si può nulla, insieme si può se non tutto, molto. E nel farlo la Storia ha molto da insegnare.

«In occasione dell’ultima assemblea generale sono stato eletto membro del board della Alliance of Swiss Wealth Managers, associazione in cui il nostro Gruppo, Lfg Holding, era entrata nel giugno 2023. Essendo giunto a scadenza naturale il mandato del membro ticinese del board, il rappresentante di

Crossinvest, e avendo dato sin da subito la mia disponibilità a prendere parte ai lavori dell’associazione si può dunque dire sia stato particolarmente armonioso il passaggio di testimone, il che garantisce la presenza del nostro Cantone anche a livello di organi decisionali», esordisce così Gabriele Rossi, azionista di Lfg Holding, e Head del Business Development e Cfo di Lfg+Zest; e membro del board dell’Alleanza dei Wealth Manager svizzeri (Aswm).

Ogni alleanza che si rispetti si prefigge uno scopo, e pone degli obiettivi condivisi da tutti, o almeno dalla maggioranza, dei suoi membri. Quali sono in questo caso?

«Ad accomunare i membri sono un AuM minimo di 1 miliardo di franchi, l’indipendenza da istituti bancari, e l’operare dalla Svizzera. Questi semplici criteri garantiscono la comunione d’interessi di tutti i nostri membri, e consentono all’Alleanza di avere un peso specifico ben diverso nelle discussioni con il regolatore, e con tutti gli operatori di mercato, a partire dalle banche. Le esigenze che hanno gli attori di una certa dimensione,

Aswm... chi?

L’Alliance of Swiss Wealth Manager è un’associazione di gestori indipendenti, tra i più grandi svizzeri. Requisiti per farne parte? Operare in Svizzera, essere indipendenti, e avere un AuM superiore al miliardo di franchi. Attualmente i membri sono 41 e assommano un totale di oltre 130 miliardi di masse, e oltre 1500 addetti, equamente distribuiti tra le tre regioni linguistiche.

Il 12 marzo a Zurigo si è tenuto il Aswm Custody Bank Award, alla presenza di tutti i membri dell’Alleanza sono stati consegnati i premi 2023 alle migliori banche depositarie in cinque diverse categorie. In Compliance e Reputation a primeggiare è risultata Pictet, in It e Offering a distinguersi è Ubs, in Communication Julius Bär. Nella foto in rosa Nicole Curti, Presidente di Aswm, e Amelie Janssen, membro del board, insieme ai rappresentanti delle tre banche.

diverse da quelle dei più piccoli, sono molteplici e anche molto specifiche, non limitandosi a una semplice questione di ‘pricing’, ed è qui che fare fronte comune può dimostrarsi decisivo. L’obiettivo primario, che ci vede tutti allineati, rimane quello di sempre: garantire un servizio di eccellenza alla clientela, preservando la competitività della Piazza elvetica», prosegue il membro del board.

In un contesto di mercato particolar-

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finanza / indipendenti / eventi

mente difficile, e che prosegue ormai da tempo, specie per la Piazza ticinese, l’esigenza di stringere alleanze e trovare denominatori comuni è destinata a crescere ulteriormente, con una forte accelerazione attesa già nei prossimi mesi. «Credo fortemente nel valore aggiunto che l’Alleanza può creare, ed è per questo che mi sono dato subito disponibile a servire questa piattaforma privilegiata di dialogo. La sfida dei prossimi anni sarà continuare ad alzare l’asticella di quanto possiamo offrire, noi Wealth Manager svizzeri, rispetto alla concorrenza estera, e solo unendo le forze si può sperare di fare la differenza. Non si tratta di ottimizzare semplicemente i costi, ma di fare sistema con tutti gli operatori nazionali e migliorarsi continuamente, offrendo ‘qualcosa in più’, guardando anche fuori dall’Europa», riflette Rossi.

Posti gli obiettivi comuni la vera domanda diventa dunque come possano essere raggiunti, a patto che sia possibile, e in che tempi. «Sono fondamentalmente tre le leve d’azione dell’Alleanza, e gli stessi membri del board sono equamente divisi in tre analoghi gruppi di lavoro: lobbying, formazione e comunicazione. Vogliamo essere una piattaforma aperta, in grado di dialogare con operatori e istituzioni rispetto a esigenze comuni a tutti i nostri membri, ad esempio in ambito It; troviamo partnership ed eroghiamo corsi di aggiornamento, in materie terze rispetto al Core business dei nostri associati, ad esempio rispetto ai costanti sviluppi normativi; da ultimo, la nostra forza deriva dal numero dei membri, allo stato attuale possiamo contare su 41 membri e circa 130 miliardi di masse, ma continuare a crescere è strumentale al raggiungimento degli obiettivi, da qui l’esigenza di ‘comunicare’ a nuovi potenziali membri, e farlo sempre meglio», nota il Partner.

Del resto, se i membri sono il vero valore di ogni associazione, la crescita del loro numero reca in dote non pochi aspetti positivi, diretti e indiretti, a vantaggio di tutti. «Ogni membro porta un’esperienza e un punto di vista diverso, magari sullo stesso tema, oltre a nuove idee intorno cui ‘costruire’. L’Alleanza è ormai ben posizionata, e ottiene risultati tangibili, sia a livello di lobbying che di formazione, ci siamo attrezzati anche sul fronte comunicazione, ma il lavoro da fare è sicuramente ancora tanto. Gli obiettivi che si prefigge sono però diversi, seppur

«La grande sfida dei prossimi anni per la Svizzera sarà quella di difendere il suo vero patrimonio, accumulato nell’arco di decenni di attività accorta, ossia la sua reputazione. Il segreto del suo successo è la complementarietà tra istituti bancari e gestori indipendenti, un modello da tutelare ma che dovrà anche evolvere»

Gabriele Rossi, Managing Director di Lfg+Zest Holding

I Wealth Manager alleati

complementari, a quelli delle associazioni di categoria che vedono la partecipazione di tutti gli operatori, anche dei più piccoli. L’Alleanza può infatti concentrarsi su obiettivi meno ampi, e molto più specifici, che interessano solo i più grandi», evidenzia Rossi.

Nell’era dell’informazione digitale è però forse proprio la comunicazione a ricoprire un ruolo chiave, anche nel preservare la competitività di una Piazza particolarmente nota, ma chiamata a fronteggiare nuove forme di concorrenza estera. «Quello che tendo spesso a sottolineare è che la grande sfida dei prossimi anni per la Svizzera sarà quella di difendere il suo vero patrimonio, accumulato nell’arco di decenni di attività accorta, ossia la sua reputazione. Il successo del complesso ecosistema finanziario che regge gli equilibri della Piazza elvetica è il frutto della complementarietà tra istituti bancari e gestori indipendenti, dai più piccoli ai più grandi, ed è quello che ci viene maggiormente riconosciuto. Se questo modello deve essere tutelato, è anche vero

Sono oltre 40 gli attuali membri dell’Alleanza, ancora pochi rispetto al potenziale che un’industria forte e competitiva potrebbe esprimere. Si tratta di un problema di comunicazione, o di disinteresse?

che dovrà inevitabilmente adeguarsi alla realtà di oggi, molto diversa da quella di solo pochi anni fa. Il know-how che la nostra industria nazionale ha maturato è impressionante, seppur presenti sempre margini di miglioramento, a dover cambiare marcia è il come questo venga raccontato. Con chi si vuole relazionare la Piazza nei prossimi dieci o vent’anni? Gli indipendenti a quale target di clientela dovranno o vorranno guardare? Domande, a cui urgono risposte», conclude il membro del board di Aswm.

Grazie all’intervento involontario del legislatore il Grande Gioco si è dunque riaperto, ancora incerti però i risultati.

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Fonte: Aswm 2024
Composizione dei membri dell’Aswm per area geografica 10 20 40 75 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 ■ Svizzera interna ■ Romandia ■ Ticino ■ Totale dei membri

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Osservatorio

Con il piede giusto?

L’industria svizzera dei fondi prosegue in laterale sull’onda della volatilità cui sono soggetti i listini negli ultimi mesi. Si muove da livelli comunque già molto alti.

Il mercato svizzero dei fondi prosegue lungo la sua strada sull’onda della spinta del 2023 che l’ha riportato in area 1,28 trilioni di franchi di gestito. Certo, i fasti del 2022 sono passati, e gli allora 1,36 trilioni sembrano difficili da raggiungere, ma sulle ali della discesa dei tassi ormai imminente non è detto le sorprese positive non possano arrivare.

Si tratta comunque di un eccellente risultato, quello archiviato al 31-XII, specie se si considera che ancora a ottobre il disavanzo con gennaio 2023 era dell’ordine di 60 miliardi, riconquistati in chiusura d’anni, e migliorati nel gennaio 2024, grazie al buon andamento degli indici internazionali. È dunque così facilmente spiegato oltre la metà (8,64 miliardi dai soli fondi azionari) del progresso da 13,21 miliardi messo a segno dall’intera industria. A supportare gli azionari, ancora una volta i monetari per ulteriori 9,31 miliardi, a chiudere gli obbligazionari in crescita di un modesto 1,32 miliardi.

Tali risultati in una certa misura però non sorprendono, se si considera l’andamento positivo di tutti i principali listini internazionali, a trainare il Topix500 in grande spolvero al +7,05% inseguito a dal Nasdaq100 con un altrettanto significativo +3,87%, notevole se confrontato con le performance già inanellate negli ultimi mesi. A difendersi bene si trovano anche lo S&P500 e l’EuroStoxx50 entrambi in crescita di oltre il 3%, e un pur timido Smi che si ferma a un positivo +2,74.

Riveste dunque un ruolo interessante l’ultimo tassello di questo mosaico, quello relativo alla raccolta. A fronte di un totale complessivo di new money per il solo mese di gennaio di 4,25 miliardi, sono oltre 3,12 quelli catturati dai fondi monetari (e altri 1,75 sugli obbligazionari), che portandosi a quota 88, 37 miliardi di masse gestite tornano vicini ai massimi di sempre, e stabili sopra a oltre il doppio di quanto non avessero solo tre anni fa.

Il mercato svizzero dei fondi (Dati Morningstar in mln di franchi)

fondi

Raccolta

per

Asset

class (in milioni di franchi)

Osservatorio 4.0

Caro lettore, L’Osservatorio sta infine sfondando la famosa terza dimensione, l’online, per essere sempre più completo e aderente all’evoluzione vorticosa dei mercati finanziari, tenendo il passo. Una parte dei contributi dei numerosi Partner che da anni contribuiscono alla sua ricchezza, e che molti apprezzano, inizieranno a essere web-only, specie per quelle tematiche molto più ‘liquide’.

Buona meta-lettura FI

L’Angolo dell’investitore: (Financial, Industrial, Pharma; Isin):

▲ Unicredit (IT0005239360)

▲ Lloyds Banking Gr. (GB0008706128)

▲ Ing Group (NL0011821202)

▲ Dhl Group (DE0005552004)

▲ Ryanair (IE00BYTBXV33)

▲ Wolters Kluwer (NL0000395903)

▲ Carl Zeiss Meditec (DE0005313704)

▲ Novartis (CH0012005267)

▲ Novo Nordisk (DK0062498333)

Aprile 2024 TM · 97
Categoria
Asset under Management Var. Sottoscrizione I-2024 XII-2023 al netto dei riscatti Fondi azionari 557.214 548.573 8.641 795,7 Fondi obbligazionari 339.862 338.537 1.325 1.758,8 Fondi misti 138.146 137.966 0,180 -531,4 Fondi mercato monetario 88.374 84.443 3.931 3.120,3 Fondi immobiliari 55.439 55.557 -0,118 -0,492 Materie prime 28.550 28.590 -0,040 -0,563 Investimenti alternativi 9.671 10.378 -0,707 -0,783 Altri fondi 902 898 4.000 0,50 Totale mercato 1.218,157 1.204,943 13.214 4.254,5
1 mese 3 mesi 6 mesi 1 anno Obbligazionari 1.758,8 257,3 -7.500,2 -7.452,9 Misti -531,4 -2.894,0 -5.301,9 -7.513,2 Materie prime -0,563 -583,1 -993,6 -1.913,6 Immobiliari -0,492 -168,7 -315,9 -493,3 Altro 0,50 -0,6 -481,5 -520,0 Alternativi -0,783 -947,5 -1.656,9 -3.170,2 Monetari 3.120,3 1.635,1 4.025,2 17.698,7 Azionari 795,7 3.665,5 -2.906,9 -9.013,2

Credito a chi lo merita

Si tende spesso a sovrastimare i rischi legati al mercato del credito, e a sottovalutare quelli dell’azionario, un’analisi più attenta potrebbe evitare diversi problemi, e molte noie.

Equilibrismo?

Rendimento di portafoglio (2001 - 2023)

Rendimento annualizzato 4.4% 33.5%

Volatilità annualizzata 6.9% 9.1%

Sharpe ratio 0.6 0.4

Perdita massima -21.60% -26.57%

Expected shortfall -5.00% -5.90%

Quando i tassi scendono

Rendimento di portafoglio (2001 - 2023)

Ermira Marika, Head of Developed Markets Credit di Pictet Am. A lato, la composizione di un portafoglio che tenga conto dei dati del mercato del credito può dare risultati anche molto interessanti.

Rendimento annualizzato 4.0% 2.5%

Volatilità annualizzata 6.6% 9.0%

Sharpe ratio 0.6 0.3

Fonte:

Performance del credito Riepilogo per asset class (rendimenti 2001 - 2023)

Apartire dal lancio del primo indice High Yield europeo nel 2001, un mix bilanciato di credito Ig in euro e Hy in euro avrebbe sovraperformato un’allocazione equamente bilanciata tra Bund e azioni europee. Inoltre, il profilo di rischio/rendimento del portafoglio sul credito risulta migliore sia in periodi di rialzo che in fasi di calo dei tassi d’interesse.

Nel complesso, gli Sharpe ratio offerti

dal credito sono migliori di quelli delle asset class più tradizionali. Il credito Ig in euro, ad esempio, ha offerto rendimenti migliori con una minore volatilità rispetto ai Bund. Rispetto alle azioni europee, inoltre, l’Hy ha generato rendimenti molto migliori a un rischio inferiore. Allo stesso tempo, i crediti Ig e Hy hanno registrato perdite massime sostanzialmente inferiori rispetto a Bund e azioni europee.

Non è tutto: rispetto a un investimento

azionario, nel quale il market timing può incidere in modo significativo, il fatto che le obbligazioni abbiano scadenze fisse riduce l’impatto dell’ingresso sul mercato.

È dunque necessario riconsiderare il peso del credito all’interno dei portafogli, tornando ad assegnargli un ruolo Core. Qualche chiarimento. Quando gli investitori pensano al credito, si concentrano principalmente sul rischio. L’Ig viene valutato alla luce dell’incertezza sul futuro delle imprese, mentre l’Hy viene spesso associato a un maggior rischio di insolvenza. Si tratta dunque di limitarsi a bilanciare opportunità e rischi.

Storicamente, il credito offre ritorni costanti. Le perdite sono sempre state temporanee e seguite da forti rimbalzi, che hanno ricompensato l’investitore.

Dal 2001, l’Ig europeo ha generato rendimenti superiori ai Bund con un livello simile di volatilità. Nello stesso periodo, l’Hy europeo ha generato rendimenti migliori con una minore volatilità rispetto alle azioni, che non sono riuscite a compensare per il livello di rischio assunto, presentando anche rendimenti estremamente negativi, come dimostrano i dati su perdite massime ed expected shortfall.

Di conseguenza, sostituendo i Bund con l’Ig europeo e le azioni con l’Hy si ottiene un rendimento annuo superiore dello 0,77%, il tutto con volatilità e perdite significativamente inferiori, e con perdite medie più basse anche durante

98 · TM Aprile 2024
50% Ig in Eur 50% Hy in Eur 50% Bund tedeschi 50% azioni in Eur
Fonte: Pictet Am
50% Investment. Grade in Eur 50% High Yield in Eur 50% Bund tedeschi 50% Azioni in Eur
Pictet Am
Titoli di Stato Germania Investiment grade in eur High Yield in eur Azioni in Eur Rendimento annualizzato 2.9% 3.5% 5.4% 3.3% Volatilità annualizzata 4.6% 4.1% 11.1% 18.4% Sharpe ratio 0.6 0.9 0.5 0.2 Perdita massima -21.7% -16.5% -37.0% -55.4% Expected shortfall del 5% -2.8% -3.0% -7.0% -10.7%
osservatorio / obbligazionario
Fonte: Pictet Am

le flessioni di mercato più acute. Questo risultato rimane invariato indipendentemente da rialzi o ribassi dei tassi d’interesse, altro elemento molto interessante.

Posto il tasso dei Bund a 10 anni quale riferimento, ed esaminando le caratteristiche dei due portafogli per gli anni in cui il tasso è aumentato (10 anni su 23) e per quelli in cui è diminuito (13 anni su 23), in entrambi gli scenari, il portafoglio composto dal credito presenta un profilo più favorevole.

Di fronte al rischio di tassi d’interesse e di crescita, gli investitori tendono a uscire dal credito. Così facendo, però, compiono un errore di valutazione. Tutte le asset class presentano opportunità e minacce correlate ai tassi e ai rischi. Il credito offre rendimenti rettificati per il rischio migliori e tassi di recupero più robusti.

Al centro di un portafoglio ottimale. L’analisi di ottimizzazione lo dimostra.

Qualunque sia la tolleranza al rischio, un portafoglio di titoli di Stato e azioni non sarà mai ottimale rispetto a un’alternativa basata sul credito, e aggiungerlo migliora sempre l’allocazione.

Per un portafoglio a basso rischio, un’allocazione ottimale si compone essenzialmente di credito Ig, di una piccola posizione nel debito sovrano e di una piccola quota in Hy, per diversificazione.

Per un profilo di rischio moderato, meglio una composizione più equilibrata tra sovrano, Ig e credito Hy. Per allocazioni più rischiose è l’asset class ad alto rendimento a dominare il portafoglio, con una parte di debito sovrano a offrire diversificazione. Infine, per un livello molto elevato, al mix vengono aggiunte le azioni.

Le opportunità superano i rischi. Di solito, gli investitori trascurano la ricchezza di questa asset class, che negli ultimi anni ha registrato un ampliamento notevole della varietà di emittenti e strumenti, anche in euro e specie in Ig. Allo stesso tempo, gli investitori sono stati eccessivamente pessimisti rispetto ai tassi di insolvenza dell’Hy. Gli spread compensano infatti oltre misura tali rischi.

Come mostrano i dati, il valore nominale annuo delle insolvenze nell’intero universo del credito europeo ha toccato in media lo 0,09% negli ultimi due decenni. Chi investe in Ig vede quasi sempre rimborsato il valore nominale dell’obbligazione alla scadenza, oltre ai pagamenti regolari degli interessi. Alla luce di ciò, non esistono ragioni oggettive per acqui-

Il portafoglio ottimale

Asset Allocation del portafoglio di credito rispetto alla volatilità target (in % tot)

Rischio default sovrastimato

Tasso medio annuo di insolvenze sulla base del rating in Europa (2001 - 2023)

Tasso di default annuale (2001-2023) 0.00% 0.00% 0.00% 0.02% 0.18% 0.94% 7.85%

Extra-rendimento rispetto ai titoli di Stato (2001-2023)

stare titoli di Stato al posto dell’Ig, che invece offre un rendimento maggiore per un livello di rischio simile.

L’insolvenza media annua delle emissioni Ig (rating BB o superiore) è trascurabile. Il rischio di insolvenza acquista rilievo solo per i crediti di rating B e diventa significativo solo per i CCC e inferiori. Allo stesso tempo, però, i premi aumentano rapidamente con l’abbassamento del rating. Gli spread compensano abbondantemente lungo l’intero spettro, l’extra-rendimento medio annuo rimane infatti positivo per tutti i rating anche dopo aver conteggiato le perdite per default.

È però importante ricordare che quando le aziende falliscono, il capitale viene spesso spazzato via. Ad esempio, tra il 1980 e il 2019 più di 400 società sono state rimosse dallo S&P 500 per non essersi riprese da una crisi. Ciò corrisponde a una media annua del 2% delle società dell’indice. Per contro, dal 2001, il tasso medio annuo di insolvenza delle emissioni Hy europee è pari all’1,3% del valore nominale dell’indice. Per di più, il fallimento di un’azienda fa scendere a zero il valore

3.44%

Le imprese europee si dimostrano generalmente piuttosto solide, anche in quei casi in cui i rating di credito non siano dei migliori. Il premio pagato è dunque ben superiore al rischio effettivamente sopportato.

delle azioni, lasciando poco agli azionisti. Al contrario, negli ultimi 20 anni gli investitori nel credito hanno assistito in media a un tasso di recupero del 40% sui crediti Hy in default. Questo dato, inoltre, non prende in considerazione il sostegno che i team di investimento attivi possono offrire alle aziende per evitare l’insolvenza. Allo stesso tempo, la qualità del credito degli emittenti Hy europei è migliorata sensibilmente negli ultimi due decenni ed è salita di due gradini, da B2 a BB3. Ciò è significativo: in base alla media storica, la probabilità di insolvenza stimata per la categoria di rating BB3 è pari allo 0,37%, ben al di sotto dello 0,94% della B2. In altre parole, gli investitori nel credito Hy europeo sono meno esposti al rischio di insolvenza rispetto al passato.

Aprile 2024 TM · 99
Fonte: Pictet 2024
Ponderazione asset class 0% 30% 60% 90% Volatilità annualizzata target del portafoglio Bassa (2.5%) Moderata (5.0%) Intermedia (7.5%) Alta (10.0%) Molto Alta (12.5%) ■ Titoli di Stato Germania ■ Investment Grade eur ■ High Yield eur ■ Azioni europee
Rating AAA AA A BBB BB B CCC e infer.
Spread di credito (bp, 2001-2023) 61 82 119 178 409 634 1369
0.47% 0.47% 0.60% 1.52% 4.28% 3.40%
Fonte: Pictet Am

Redditizia solidità

Il trasporto su rotaia promette faville per i prossimi anni, sia in tema ambientale, che soprattutto finanziario per gli investitori di lungo periodo. Regione preferita, il Nord America.

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Grazie a infrastrutture consolidate negli anni, le compagnie ferroviarie si trovano spesso in una posizione di mercato che le rende resilienti alle sfide del settore. Ad esempio, sono relativamente immuni al prezzo del petrolio, e traggono beneficio dallo spostamento del traffico dalle strade. Da qui l’interesse per il settore.

Da aprile 2023, Canadian Pacific Kansas City (Cpkc) ha rivoluzionato il settore, collegando per la prima volta un intero continente. Attualmente, solo cinque compagnie condividono il mercato del Nord America, evidenziando che la ferrovia vi continua a giocare un ruolo significativo. Per distanze superiori a 700 km, la rotaia rappresenta attualmente il mezzo di trasporto predominante, per economicità e velocità, a prevalere è la gomma su distanze più brevi. Fino all’80% di tutte le merci viene attualmente trasportato su rotaia, circa il 10% del mercato, ed è molto probabile continuerà a crescere.

Un treno sostituisce 300 camion. Warren Buffett ha riconosciuto che le ferrovie nell’America settentrionale e centrale

siano investimenti validi. La rotaia offre vantaggi strutturali notevoli. È da tre a quattro volte più efficiente dal punto di vista energetico rispetto alla gomma. Oltre a ridurre le emissioni del 75%, contribuiscono a rendere le strade più sicure. Un singolo treno merci, con una lunghezza media di 2,4 km, può sostituire fino a 400 camion. Da qui il ruolo chiave nella transizione ecologica.

Nei prossimi 10-15 anni, le ferrovie potrebbero godere di opportunità uniche di crescita, portando a notevoli profitti. Attualmente, un treno merci richiede ancora un equipaggio di due persone. Grazie alle moderne tecnologie oltre a migliorare la produttività, sono aumentati i margini. Canadian Pacific. La fusione dello scorso anno tra Canadian Pacific e Kansas City Southern (Kcs) per formare Cpkc ha creato la prima compagnia a collegare Stati Uniti, Canada e Messico. La sua rete ferroviaria si estende su 32mila km. Il prezzo di acquisto di 31 miliardi di dollari è giustificato grazie all’accesso senza pari ai porti lungo la costa del Pacifico, da Vancouver al Golfo del Messico, compresa la

costa messicana che si affaccia sul Pacifico. Cpkc ha esteso la sua rete ferroviaria collegando l’hub commerciale di Rio South Texas, trasportando annualmente centinaia di milioni di prodotti per l’importazione e l’esportazione. Trae inoltre vantaggio dagli ingenti investimenti e dal nearshoring in corso in Messico. La fusione è progettata per consentirle di aumentare i profitti annui del 14-18%.

In termini d’impatto ambientale, i collegamenti ferroviari dovrebbero evitare fino a 192mila viaggi di camion all’anno. Prezzo e indipendenza. Le azioni delle società ferroviarie risultano interessanti alla luce dei seguenti fatti. Le ferrovie trasportano beni di costruzione e di consumo cruciali, rendendo il loro modello commerciale meno soggetto a cicli economici rispetto ad altri settori.

Le società non sono minacciate dalla concorrenza, dato l’alto costo di progettazione e costruzione di nuove reti ferroviarie, che rende elevato il prezzo di ingresso nel mercato per nuove società.

Ciò implica che possiedono un notevole potere nel determinare i prezzi e possono, ad esempio, trasferire l’impatto dell’inflazione ai clienti. Con modelli di business solidi, il Nord America offre un notevole potenziale di profitto. L’implementazione parziale dell’automazione nel trasporto merci potrebbe ulteriormente rafforzare la posizione delle ferrovie sul mercato. Gli investitori con un lungo orizzonte temporale dovrebbero quindi monitorare attentamente le società nordamericane.

100 · TM Aprile 2024
Marco Cavadini, Equity Analyst di Rothschild & Co, Wealth Management Svizzera. A lato, le prospettive dei titoli ferroviari restano ottime. Fonte: Rothschild
■ Su gomma ■ Su rotaia Gomma o rotaia? Quote per lunghezza tratta (in km) 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Fonte: Rotschild 2024 I titoli sul mercato Indici total return a 5 anni 20 30 40 50 60 70 80 90 2019 2020 2021 2022 2023 Msci World Index rebased Canadian Pacific Kansas City 2018 osservatorio / settori

Segnali da cogliere

Se da un lato si moltiplicano le indagini per sospetti casi di Greenwashing, dall’altro solo i mercati privati consentono di avere un reale impatto verde diretto. Meglio saperlo.

Interesse per i mercati privati Sondaggio: per quale ragione avete deciso di investirvi?

Jon Duncan, Chief Impact Officer di Reyl Intesa Sanpaolo. A lato, rimane l’interesse per i mercati privati, ma quali sono le ragioni alla base?

Il 2023 ha registrato un netto aumento delle segnalazioni di sospetto Greenwashing, in particolare tra energetici e finanziari. In molti casi le accuse sono sfociate in procedimenti legali formali e, talvolta, in sanzioni. Affrontare il Greenwashing in questo modo è un segnale positivo di un mercato sano e funzionante e non deve essere considerato come la dimostrazione che la scienza della sostenibilità sia una ‘agenda da sinistra woke’ da estirpare dal ‘libero mercato’. Liquidare i rischi di sostenibilità su questa base sarebbe come buttare via il proverbiale bambino con l’acqua sporca.

La conoscenza globale acquisita sui problemi della sostenibilità è ben supportata da un insieme diversificato di istituzioni accademiche internazionali. A sostenerne lo sviluppo è la rapida crescita del monitoraggio geospaziale in tempo reale dei parametri di acqua, aria, suolo, inquinamento e biodiversità, insieme a un cambiamento radicale nella potenza di calcolo e di elaborazione. Questo insieme di tecnologie di monitoraggio fornisce una visione fortemente basata sull’eviden-

za dei rischi emergenti del sistema che il pianeta si trova ad affrontare. Se vi è un crescente consenso tra gli organi scientifici globali sul fatto che i rischi per la sostenibilità siano materiali, vi è anche un crescente divario politico sulle soluzioni. Gestire le aspettative. Un’ulteriore prova della maturazione del mondo della finanza sostenibile è la crescente consapevolezza della differenza tra impatto diretto e indiretto. In altre parole, i titoli quotati offrono per lo più un impatto indiretto, che si consegue investendo in società con minori rischi operativi Esg e/o maggiore esposizione ai ‘ricavi verdi’.

L’impatto diretto, invece, si ottiene meglio nei Private Market, ad esempio con investimenti in Equity di imprese che producono proteine alternative o in Debt di infrastrutture rinnovabili o alloggi a prezzi accessibili. La possibilità di ottenere un impatto diretto attraverso i mercati pubblici al momento è limitata a obbligazioni verdi e a strategie di nicchia.

I timori relativi alle dimensioni e alla liquidità dei ticket hanno fatto sì che i mercati privati fossero storicamente sot-

torappresentati nei portafogli. L’esposizione media nei vari mercati globali oscilla tra l’8% e il 12%, con l’immobiliare che rappresenta l’alternativa preferita del mercato privato. A titolo comparativo, il BlackRock Global Private Markets Survey 2023 riporta che gli investitori istituzionali globali hanno un’allocazione media del 24% ai mercati privati. Harvard Endowment è famoso per la sua allocazione pionieristica su larga scala e a lungo termine ai mercati privati, con un’attuale allocazione del 39% in Private Equity.

Tra Family Office e investitori con patrimoni elevati (Hnw/Wealth) si registra un crescente appetito per il Private, guidato dai vantaggi della diversificazione, nonché un crescente riconoscimento del fatto che questa classe di asset fornisce un accesso diretto alle opportunità emergenti della Green economy.

È incoraggiante vedere la nascita di nuove piattaforme digitali che offrono l’accesso ai mercati privati evidenziandone le opportunità di business emergenti associate a risultati quali basse emissioni, uso efficiente delle risorse e inclusione sociale, ad esempio la rendicontazione automatizzata del carbonio nel suolo, il riciclaggio dei rifiuti plastici, le microimprese energetiche off-grid. Tale allineamento tra capitale privato a lungo termine, asset dei mercati privati e opportunità di crescita economica verde, reso possibile dalla tecnologia, è una tendenza positiva per il mondo della finanza sostenibile e per gli investitori Hnw/Wealth in particolare.

Aprile 2024 TM · 101
Rendimento Rivalutazione del capitale Esg Diversificazione Bassa volatilità 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 60% 90% Fonte: Blackrock 2024
82% 58% 43% 42% 16%
osservatorio / alternativi

Il mattone americano

Se in termini aggregati il credito immobiliare negli Stati Uniti è ben lungi dai livelli di guardia toccati nel 2008, l’elevata concentrazione dell’esposizione solleva qualche perplessità.

Iprezzi nei sottosettori del settore immobiliare statunitense hanno avuto andamenti divergenti da quando la Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse. Ma quali sono stati i fattori che hanno guidato il mattone americano, e quali le possibili implicazioni per la crescita e la stabilità finanziaria?

I prezzi degli immobili negli Stati Uniti hanno storicamente avuto un andamento omogeneo tra i sottosettori, influenzati dalla crescita del Pil e dalla politica monetaria. Tuttavia, da quando a inizio 2022 la Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse, i prezzi hanno avuto tendenze divergenti tra il settore residenziale e quello commerciale.

Andamento recente dei prezzi. Nel settore immobiliare residenziale (Rre) i prezzi hanno continuato a salire nonostante la politica monetaria restrittiva. Dopo una moderazione successiva ai primi rialzi dei tassi, i prezzi hanno ripreso vigore. Fanno eccezione quelli delle nuove abitazioni, rappresentative di circa il 10% delle compravendite, che calano da diversi mesi.

Al contrario, i prezzi nel settore im-

mobiliare commerciale (Cre) scendono da inizio 2023. Molti osservatori temono che affligga il resto del sistema finanziario come durante la crisi del 2007-09.

Il settore più in difficoltà è quello degli

«Sembra probabile che i prezzi delle abitazioni e gli affitti rimangano elevati, nonostante l’aumento dei tassi sui mutui ai massimi dai primi anni Duemila abbia significativamente depresso la sostenibilità dei finanziamenti ai minimi da oltre 30 anni»

uffici, i cui prezzi mostrano flessioni superiori al 15% su base annua. Anche gli spazi dedicati al commercio al dettaglio e al settore degli affitti hanno visto cali marcati dei prezzi, ma la tendenza sembra essersi invertita di recente. I prezzi degli spazi dedicati alla manifattura ed alla logi-

stica hanno invece tenuto. La divergenza dei prezzi tra Rre e Cre riflette le condizioni di domanda e offerta. A fine 2023, la disponibilità di immobili residenziali ai fini di acquisto era infatti ai minimi storici e anche quella delle case in affitto era bassa, seppur in aumento.

Al contrario, gli spazi vacanti nel settore degli uffici sono saliti a un quinto del totale e nel settore retail, dove la debolezza di domanda e prezzi è emersa anni prima della pandemia, la quota di spazi sfitti supera il 10% da oltre un decennio. Le prospettive per il settore immobiliare residenziale. L’outlook per attività e prezzi nel Rre è favorevole, sostenuto dalla demografia e dal cambiamento delle preferenze delle famiglie americane andato dispiegandosi dal dopo la pandemia. La forte crescita dell’occupazione e di nuovi nuclei famigliari sostiene la domanda di abitazioni. L’offerta rimane però insufficiente a soddisfare la domanda, anche a causa dell’impatto della pandemia sulla forza lavoro nelle costruzioni, dell’aumento dei prezzi degli input, e dell’alto costo dei finanziamenti, che ha preso forza con il passare dei mesi.

Sembra probabile che i prezzi delle abitazioni e gli affitti rimangano elevati nonostante l’aumento dei tassi sui mutui ai massimi dai primi anni Duemila abbia depresso la sostenibilità dei finanziamenti ai minimi da oltre 30 anni. Il fatto che nonostante l’aumento dei tassi di interesse, il servizio del debito e gli obblighi finanziari delle famiglie americane rispetto al reddito disponibile rimangano vicini ai minimi dai primi anni Ottanta sostiene le

102 · TM Aprile 2024
Gianluigi Mandruzzato, Senior Economist di Efg International.
osservatorio / settori

prospettive dell’immobiliare residenziale. Le prospettive dell’immobiliare commerciale. L’outlook per il Cre è variegato. I progetti legati al settore produttivo e alla logistica beneficeranno delle misure fiscali introdotte dall’amministrazione Biden, come l’Inflation Reduction Act, per stimolare la produzione industriale negli Stati Uniti.

La necessità di migliorare le reti di approvvigionamento e distribuzione a seguito della crescita degli acquisti online a scapito di quelli in negozio, aumenterà la domanda nel settore della logistica e delle infrastrutture. Il settore degli uffici rimane il più vulnerabile, soprattutto nelle aree meno pregiate.

Il declino strutturale della domanda di spazi lavorativi per uffici dovuto alla pandemia, che riflette il passaggio dei dipendenti al lavoro da casa e il conseguente aumento dei luoghi di lavoro ibridi, ha portato a un calo sensibile dei tassi di occupazione.

Inoltre, la crescente preferenza per una vita più lontana dai centri urbani rende meno attraenti le località centrali o più lontane dalle reti di trasporto. Infine, il settore del commercio al dettaglio rimarrà sotto pressione a causa della crescente tendenza dei consumatori a fare acquisti online. Anche se la stabilità della crescita economica aiuta a riassorbire parte degli spazi commerciali inutilizzati, ci vorrà tempo prima che la domanda sia sufficiente a far salire i prezzi.

I rischi per il settore bancario. Nonostante il calo dei prezzi, a fine 2023 le sofferenze sull’insieme dei prestiti bancari legati al credito commerciale immobiliare erano solo l’1,2% del totale. Seppure in aumento rispetto a un anno prima, erano lontani dai picchi raggiunti a ridosso del 2007-09, in cui erano intorno al 9%.

Si teme però che l’abbondanza di spazi sfitti e inutilizzati nei settori retail e degli uffici preluda a un significativo aumento dei tassi di default che potrebbe mettere a repentaglio la stabilità del settore bancario americano come avvenuto dopo lo scoppio della bolla immobiliare residenziale nel 2007.

Alcune differenze rispetto ad allora sono però evidenti. L’esposizione del settore bancario ai settori retail e uffici è inferiore all’8% degli attivi totali a bilancio mentre nel 2007 i mutui residenziali ne rappresentavano quasi un quinto. Rispetto al capitale netto, l’esposizione verso il Cre,

L’esposizione degli istituti piccoli

Rapporto tra capitale e riserve ai prestiti immobiliari commerciali (Cre, in %)

Questione di prezzo

Andamento dei prezzi del mattone americano (y/y in %) per tipologia

uffici e retail è inferiore all’80% mentre prima dello scoppio della bolla i mutui residenziali sfioravano il 300%.

A livello aggregato, l’esposizione verso il Cre per uffici e retail pare gestibile da parte delle banche americane. Però, la ripartizione per dimensione evidenzia i rischi che gravano sugli istituti di più piccole dimensioni. L’esposizione delle banche di piccola dimensione al Cre retail e uffici è circa cinque volte superiore a quelle delle prime 25 banche americane per attivi totali, che rappresentano circa il 60% degli attivi totali del sistema.

Inoltre, mentre le banche più grandi hanno ridotto i rischi per il bilancio legati al Cre rispetto a prima della pandemia, gli istituti più piccoli hanno effettuato minori accantonamenti a riserva e rimangono pesantemente esposte ai rischi derivanti da un’eventuale escalation della crisi del settore immobiliare commerciale negli Stati Uniti.

Il settore immobiliare americano è stato influenzato negli ultimi anni da fattori ciclici, come l’aumento dei tassi di interesse della Federal Reserve e la cresci-

Diversamente che nel 2008 quando era l’intero sistema bancario a essere molto esposto al credito immobiliare, la gestione dei bilanci delle banche più grandi ha contribuito a ridurne sensibilmente i rischi. Invischiate nel problema rischiano però di esserci le banche più piccole.

ta dell’occupazione, e strutturali, come la diffusione degli acquisti online e del work-from-home. L’outlook per l’attività e i prezzi rimane favorevole per il settore residenziale e quello commerciale legato all’industria e alla logistica.

Le criticità maggiori riguardano il settore degli uffici e il retail dove un’elevata quota di spazi sfitti manterrà sotto pressione i prezzi e rischia di causare un aumento delle insolvenze. Le ricadute per la stabilità del sistema bancario statunitense appaiono gestibili a livello aggregato, ma la considerevole concentrazione dell’esposizione presso le banche più piccole oltre a quelle regionali dovrà essere monitorata molto attentamente.

Aprile 2024 TM · 103
Fonte: Efg 2024
0% 45% 90% 135% 180% Gennaio 2016 Dicembre 2019 Febbraio 2024 ■ Media settore bancario ■ Grandi banche ■ Piccole banche Fonte:
2024
Efg
Retail Uffici Industria Residenziale esistente -30% -23% -15% -8% 0% 8% 15% 23% 30% -30% -23% -15% -8% 0% 8% 15% 23% 30% 1/15/02 1/15/05 1/15/08 1/15/11 1/15/14 1/15/17 1/15/20 1/15/23

Il mistero si fa dorato

Quali sono le ragioni alla base della corsa del prezzo dell’oro, che da mesi attira l’attenzione di molti? Intuitivamente il movimento dovrebbe essere opposto, evidentemente c’è altro.

Si apre la forbice

Andamento del prezzo dell’oro, e dei tassi americani

Sono tante le asset class ad aver fatto bene da gennaio, ma una in particolare sta attirando l’attenzione di molti: l’oro. Tra gennaio e metà aprile, ma soprattutto da marzo, è infatti cresciuto di oltre il 14%.

Gli si attribuiscono caratteristiche che lo rendono appetibile quando si realizzano determinate condizioni. La prima è che i tassi di interesse reali siano bassi, la seconda un dollaro debole, la terza è la percezione di un contesto rischioso, essendo il bene rifugio per eccellenza.

Si parla però di ‘mistero’ laddove tutte le condizioni sono opposte: il dollaro è forte, i tassi reali americani sono in crescita e la percezione del rischio è relativamente bassa. Eppure continua a salire.

I recenti dati relativi al mercato del lavoro e alle vendite al dettaglio hanno ulteriormente rafforzato l’idea che l’economia statunitense, lungi dall’essere debole, è al contrario piuttosto tonica, con il risultato che i tassi Treasury a due e dieci anni hanno segnato nuovi massimi.

I modelli quantitativi che in passato hanno consentito di prevedere il movi-

mento dell’oro con una certa accuratezza in questo momento non funzionano. Occorre quindi domandarsi quali altre dinamiche stiano agendo. Giova ricordare che la domanda di oro ha diverse fonti: gli acquisti di monete e lingotti, gli investimenti in Etf e futures, l’oreficeria, qualche applicazione industriale e, infine, gli acquisti delle Banche Centrali.

Queste ultime rivestono un ruolo fondamentale in quanto detengono riserve in diverse forme, incluso l’oro fisico. Secondo i dati del World Gold Council, i loro acquisti spiegano il 90% dell’aumento della domanda di oro nel 2022. Per il 2023, un ben più modesto 13,1%.

Non vanno dimenticati, poi, gli investitori retail che spesso sono portati a comprare asset finanziari quando salgono, spinti dalla paura di perdere il rialzo. Questo effetto, detto momentum, è in grado di spingere il prezzo delle attività finanziarie ben al di sopra (o al di sotto) del loro valore intrinseco. Questo flusso si alimenta in molti modi: per esempio, il colosso americano Costco, di fatto un enorme price club, da un anno consente

Giovanni Castellino, Responsabile Asset Management di Pkb Private Bank. A lato, l’andamento del prezzo dell’oro.

ai suoi clienti di comprare agevolmente lingotti d’oro dal peso di un’oncia.

Benché queste forze possano contribuire a spiegare le dinamiche di prezzo, sembra che manchi ancora qualcosa. Il grafico del prezzo fornisce un primo spunto: dopo aver rivisto i minimi dell’anno a ottobre, il metallo giallo ha messo a segno un poderoso rialzo che lo ha portato a chiudere il 2023 sui massimi. È proprio di ottobre l’inizio delle ostilità a Gaza.

Si è di fronte quindi a una nuova, forte determinante che può spiegare la forza dell’oro, e cioè la crescente incertezza geopolitica. È invece del febbraio 2022 un altro evento dirompente: l’Ucraina. Il prezzo dell’oro però in quella situazione non era salito, anzi era sceso.

Su scala planetaria, gli Stati Uniti impongono sanzioni, congelano gli asset in dollari, impediscono l’uso di Swift. Cina, Russia, Corea del Nord sono solo alcuni degli Stati che cercano di affrancarsi dall’egemonia del dollaro. E l’oro può essere un veicolo efficiente per farlo.

Esiste quindi una dinamica di respiro molto più ampio che affonda le radici nel tramonto della Pax Americana e nell’affermarsi di un nuovo ordine multipolare. Un forte domanda di oro può agevolmente collocarsi all’interno di questo scenario.

La dinamica del prezzo dell’oro presenta dunque al momento alcune caratteristiche speculative, da qui un possibile consolidamento, è tuttavia probabile che le dinamiche di lungo periodo persistano in un mondo sempre più frammentato.

104 · TM Aprile 2024
Fonte: Bloomberg, al 16-IV
-1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 400 900 1400 1900 2400 2013 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 Oro (sx, usd/oncia) Tasso Tips (dx, in % invertito) osservatorio / materie prime

Dibattiti accesi

L’attuale è una fase storica ed economica particolarmente complessa, ricca però di incredibili opportunità a patto di saperle cogliere. Cosa dire dei mercati finanziari?

Luigi Nardella, Cio Ceresio Sim.

A lato, la volatilità implicita dello S&P 500 e dei suoi titoli va rapidamente chiudendosi.

Sono molti gli spunti che l’attuale fase suggerisce, su cui forse non si riflette abbastanza.

L’eccezionalismo americano, almeno in campo economico, non è in discussione; il Pil è aumentato nominalmente del 28% in quattro anni (di un Giappone e mezzo), le azioni del 66% e di 50mila miliardi di dollari la ricchezza netta delle famiglie. Le misure espansive monetarie e fiscali senza precedenti sono state determinanti, ma il dollaro rimane ‘la’ valuta di riserva, e il Paese è il primo produttore ed esportatore di petrolio (e di gas naturale), con ricadute positive sul costo dell’energia, e sulla competitività di molte industrie rimpatriate. Bene gli Stati Uniti, ma anche gli Emergenti ‘amici’ grazie alla forte crescita dell’export.

I tassi d’interesse e i rendimenti dei Treasury sono però destinati a rimanere elevati a causa del crescente disavanzo pubblico, delle dinamiche demografiche e del cambiamento climatico. Il tasso d’interesse neutrale (tasso al quale la politica monetaria non è né espansiva né restrittiva) è destinato a crescere. Gli investimen-

ti, la domanda di capitali, crescono per la transizione energetica, l’Ia, la sicurezza degli approvvigionamenti, la riduzione delle disuguaglianze mentre i risparmi, l’offerta di capitali, decrescono (i Baby boomer vanno in pensione).

Meno chiare le prospettive delle azioni cinesi. Il Paese è in una fase di transizione. Il passaggio a un’economia trainata da un manifatturiero ad elevato valore aggiunto sarà lungo e necessiterà di riforme. Il quadro congiunturale attuale caratterizzato da rallentamento della crescita, riduzione del debito, contrazione dell’immobiliare e deflazione è destinato a perdurare. Ciononostante sono numerosi i settori in cui società cinesi sono all’avanguardia e altamente competitive a livello mondiale, e presentano valutazioni ai minimi storici sia in termini assoluti che relativi.

Che dire della gestione attiva e delle strategie long-short? La correlazione tra i diversi titoli azionari è ai minimi ventennali. Questo significa che i mercati sono meno dominati da fattori macro e più dai fondamentali delle singole società. Come le ultime trimestrali hanno dimostrato. La

selezione dei singoli titoli, sia long che short, è tornata ad essere premiante in un contesto di tassi d’interesse “normali”. Il più elevato costo del debito penalizza infatti le società più deboli e ne rende più difficile l’acquisizione. Le più solide sono invece meno sensibili al rialzo dei tassi e possono competere più efficacemente. Temi strutturali di lungo periodo quali l’Ia, la longevità, la transizione energetica, la mobilità, il cambiamento post-Covid delle preferenze e abitudini dei consumatori creano ‘vincitori’ e ‘vinti’. Trend che possono essere meglio catturati dai gestori attivi che non dagli Etf.

Considerando le magnifiche 7 (dominanti negli indici), e guardandole da vicino, emerge qualcosa di analogo sulle prime 5 (dominanti nei nostri portafogli). Meta e Google sono società altamente profittevoli, con elevata generazione di cassa, leader nell’utilizzo dell’Ia e con valutazioni ragionevoli soprattutto alla luce di ottime prospettive di crescita. Amazon beneficerà dell’elevata leva operativa e degli enormi investimenti effettuati negli anni; il potenziale di espansione dei margini sia nell’e-commerce che nel cloud è sotto-stimato dagli investitori. Apple e Tesla invece sono quelle che convincono meno. Apple cresce poco, non ha ancora una strategia sull’Ia, la Cina è una fonte di rischi e il titolo negozia a multipli elevati. Tesla invece è una posizione short, soffre della crescente competizione dei produttori cinesi e del rallentamento della domanda di veicoli elettrici.

Aprile 2024 TM · 105
Lo S&P 500 Correlazione tra volatilità implicita dell’indice e dei suoi primi 50 titoli 0 20 40 60 80 31-I-06 2010 2014 2018 2022 31-I-24 Chicago Board Options Exchange Implied Correlation Index osservatorio / commento
Fonte: Bloomberg 2024

Attivi, ed emergenti

Sono notevoli le opportunità che i mercati emergenti, specie del reddito fisso, potranno offrire nel corso dei prossimi mesi, e nel lungo. Necessarie però accortezza e competenze.

Il debito dei Paesi emergenti Debito Investment Grade già emesso a gennaio (in % totale annuo)

Daniel Shaykevich, Senior Portfolio Manager obbligazioni emergenti di Vanguard. A lato, la quota di debito dei Paesi emergenti già emessa a inizio anno è significativa, ancora maggiore rispetto agli anni precedenti. Tempo di muoversi?

mento (a cui spesso ci si riferisce con il termine ‘carry’). Pertanto la selezione dei singoli titoli può fare una grande differenza in termini di sovraperformance e remunerazione dell’investimento;

L’obbligazionario emergente ha messo a segno rendimenti a doppia cifra nel 2023. I titoli sovrani in valuta forte hanno registrato una vigorosa performance superiore all’11%, anche grazie al restringimento degli spread per i titoli Ig. Nuovo debito. Con l’arrivo del 2024, un’ondata di emissioni sul mercato primario ha favorito un interessante allargamento degli spread. I consistenti volumi delle nuove emissioni, in prossima riduzione, offrono l’opportunità di incrementare l’esposizione a livelli più appetibili, prima che la domanda superi l’offerta.

Il relative value. Lo scenario di base 2024 stima un contesto favorevole per l’obbligazionario e per il comparto del credito, a fronte dello stabilizzarsi dell’inflazione e del rallentamento della crescita che dovrebbero consentire un taglio dei tassi.

Dopo l’allargamento degli spread Ig emergenti sono prossimi ai livelli più appetibili rispetto a quelli americani, mentre gli spread Hy si confermano interessanti.

A fronte di valutazioni prossime ai massimi storici per il credito americano, quelle

degli emergenti sono valide alternative, che potrebbero presto sovraperformare. Asset class diversificata. Oltre alle valutazioni appetibili, il credito emergente beneficia di una combinazione unica di spread ampi e duration lunga. Questo fa sì che l’asset class sia posizionata in modo unico per beneficiare sia del calo dei tassi che di un contesto di crescita stabile.

A fronte di una forte domanda di obbligazionario in generale da parte degli investitori e di valutazioni costose in termini storici per il societario americano, il debito emergente è ben posizionato.

Le strategie attive. Ancor più che in altri comparti, un approccio attivo al debito emergente può generare valore, senza incrementare il rischio. Ci sono diversi fattori che lo rendono particolarmente adatto per la generazione di alpha attraverso la selezione dei titoli:

- Gli attivi dei mercati emergenti tendono a presentare profili di duration più lunga, il che significa che i rendimenti spesso sono alimentati dall’andamento degli spread e non solo dal rendimento per il periodo di detenzione dell’investi-

- Gli emittenti sovrani dei mercati emergenti con fondamentali in miglioramento possono sovraperformare per anni se restano su una traiettoria positiva e pertanto offrire agli investitori extra rendimento per lunghi periodi;

- I principali mercati emergenti presentano curve dei rendimenti ben sviluppate e spesso comprendono emittenti sovrani e quasi-sovrani, offrendo ai gestori attivi una certa varietà di strumenti finanziari attraverso i quali assumere esposizioni. Valida performance sul lungo termine. Dopo un solido 2023, il credito dei mercati emergenti è molto probabile sia sulla buona strada per continuare a conseguire robusti rendimenti in termini assoluti e corretti per il rischio sia sul breve che sul lungo periodo.

Per gli investitori con adeguato profilo, le strategie obbligazionarie a gestione attiva che investono nei mercati emergenti e prevedono un’attenta selezione dei titoli possono generare alpha ad analoghi livelli di rischio adottando un approccio avveduto nell’incrementare l’esposizione a questa importante classe di attivi che è probabile possa offrire agli investitori un extra rendimento.

106 · TM Aprile 2024
■ In % del totale delle emissioni stimate per l’intero anno Fonte: Vanguard 2024
0% 5% 10% 50% 20% 25% 30% 35% 40% 45% 50% 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 Debito Ig già emesso osservatorio / obbligazionario

Opportunità private

Il mercato degli alternativi in questa fase di mercato potrebbe confermarsi interessante, specie in Asia e Stati Uniti, dove i finanziatori privati potrebbero ritagliarsi un ruolo nuovo.

Mercato del credito americano

In che ottica dovrebbero pensare gli investitori al credito privato nel 2024? Esistono diverse opportunità. Il debito privato continua a crescere, data la disintermediazione bancaria in corso. Ma la maggior parte del capitale raccolto è destinato al mercato medio-alto. Il mercato medio-basso rimane poco servito. I suoi finanziatori possono dunque richiedere un premio, migliorando ulteriormente il rendimento. Inoltre, in queste transazioni si segnalano generalmente livelli di leva finanziaria bassi.

Spazio per i finanziatori. Negli Stati Uniti, i fallimenti di alcune banche regionali all’inizio del 2023 hanno riacceso il dibattito su aumentare i requisiti patrimoniali degli istituti più piccoli, lasciando più spazio ai prestatori privati per colmare questo vuoto. L’aumento dei tassi sta inoltre avvantaggiando la redditività delle banche, con uno spread significativo derivante dai prestiti alle grandi imprese, il che significa che c’è meno motivazione a puntare sulle aziende più piccole.

Un numero minore di concorrenti nel mercato medio-basso significa che i finan-

ziatori sono in grado di ottenere strutture più conservative e una migliore protezione, sostenendo il potenziale di un migliore valore relativo attraverso rendimenti più elevati e condizioni di prestito più rigide.

In Europa e Stati Uniti, i fan del Private Equity guardano sempre più alle strategie di crescita buy&build come un modo per impiegare il capitale in un mercato altamente competitivo. Le aziende del mercato medio-basso sono particolarmente adatte a questa strategia, il che offre anche ai finanziatori diretti l’opportunità di continuare a sostenere e far crescere le imprese che conoscono e di cui si fidano. La scelta. Nei mercati obbligazionari High Yield europei e statunitensi, la scarsa offerta dovrebbe avvantaggiare i prestatori privati, in quanto gli emittenti tradizionali si rivolgono a fonti Private quale unica alternativa. In Asia, il mercato delle obbligazioni ad alto rendimento è rimasto chiuso a tutti gli emittenti, tranne quelli di alta qualità, per quasi due anni, mentre i finanziamenti bancari si concentrano principalmente sulle imprese più grandi. Ciò rappresenta un’opportunità

Kirsten Bode, Co-Head Private Debt pan-europeo di Muzinich&Co. A lato, i premi al rischio del mercato americano del credito.

per il debito privato di crescere.

I tassi più elevati e un contesto macroeconomico più incerto hanno determinato un rallentamento del flusso di transazioni. Tuttavia, questo può essere positivo per i finanziatori che hanno capacità di auto-finanziamento e non dipendono esclusivamente dal Private Equity. Con il miglioramento delle condizioni economiche e il calo dei tassi, ci si attende una ripresa delle operazioni.

Con la transizione del mondo verso un’energia più pulita, i finanziatori privati avranno un ruolo sempre più importante da svolgere. Gli aumenti stanno contribuendo a rafforzare l’attenzione del settore verso i fattori ambientali, sociali e di governance. Date le dimensioni ridotte delle aziende del mercato medio-basso, spesso sono nelle fasi iniziali del loro percorso Esg, il che offre l’opportunità, in qualità di finanziatori, di sostenerle e di incentivarle man mano che sviluppano tali tematiche all’interno della loro attività. Anti volatilità. Il Private Debt è considerato un’asset class interessante, che consente agli investitori che prediligono il mercato medio-basso di beneficiare di rischi inferiori e rendimenti più elevati. L’assenza di volatilità e la bassa correlazione con i mercati pubblici di questa asset class si riveleranno probabilmente interessanti in caso di aumento della volatilità. Unitamente all’opportunità di diversificazione e al potenziale di rendimenti elevati, ciò dovrebbe contribuire ad accrescere l’attrattiva dell’asset class.

Aprile 2024 TM · 107
5 3.1 2.5 1.5 1.3 2.1 Rendimento % Ltm 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 Risck Free (T-bill) BroadlySyndicated Loan Directly Originated Upper Middle Market Non-Sponsor Borrowers Lower Middle Market Second Lien, Subordinated Debt
Premi al
dei prestiti negli Stati Uniti per tipologia (in %) Fonte: Cliffwater 2023 Q3 osservatorio / alternativi
rischio

Ipotesi di investimento

Troppo spesso il bitcoin viene escluso aprioristicamente da qualsiasi portafoglio d’investimento, senza fare una valutazione attenta dei suoi molti pro e contro. Quali sarebbero i risultati?

Yves Schläpfer, responsabile ricerca quantica di Copernicus Wealth Management. A lato, la volatilità di Bitcoin è sicuramente delle più notevoli, ma è gestibile.

Infine, il bitcoin ha un vantaggio significativo rispetto ai ‘concorrenti’ come l’oro, poiché è facilmente scambiabile e infinitamente divisibile. Una riserva di valore non è utile se non può essere utilizzata per scambiare altri beni. In questo senso, è molto più utilizzabile dell’oro.

Il Bitcoin in un portafoglio d’investimento? Sia che lo si consideri alla stregua del gioco d’azzardo, sia che si creda possa salvare la performance annuale del portafoglio, si dovrebbe aver formulato un’ipotesi d’investimento chiara a supporto della decisione. Alcuni sostenitori degli investimenti in bitcoin argomentano che si tratta di un asset che va considerato come standard di valore alternativo, nel senso dei sistemi di valuta privati di Friedrich Hayek, che possono sorgere in risposta ai sospetti degli investitori sull’affidabilità dei sistemi valutari fiat, basati esclusivamente sulla credibilità di una Banca Centrale, che potrebbe o non potrebbe essere degna della fiducia ripostavi. Quali sono le caratteristiche necessarie affinché il Bitcoin possa qualificarsi davvero come standard di valore alternativo? Deve essere inalterabile, non falsificabile e difficile da sequestrare, altrimenti sarà arduo convincere gli investitori che si tratta di uno strumento di conservazione del valore a lungo termine. La Blockchain impedisce modifiche al bitcoin, registra le transazioni in eterno e ne

rende (quasi) impossibile il sequestro da parte di un terzo non autorizzato. Di conseguenza, la manipolazione del bitcoin risulta molto difficile anche per un’autorità centrale. In Paesi con sistemi finanziari corrotti o mal gestiti, offre dunque un sistema decentralizzato indipendente per conservare valore.

I contrari agli interventi delle Banche Centrali nell’aumentare la quantità di denaro in circolazione, hanno contribuito allo spostamento della domanda dalle valute fiat ai bitcoin. Tale cambiamento è principalmente dovuto ai timori di inflazione causata dal notevole incremento della quantità di denaro in circolazione, che si scontra con il primo requisito di una riserva di valore, e cioè che sia scarsa o non inflazionaria. Vi è un ammontare fisso di 21 milioni di bitcoin che saranno emessi fino al 2140, che implica che il percorso del tasso di inflazione è predeterminato. Sebbene fosse inizialmente relativamente alto per introdurre una quantità sensibile di bitcoin nel sistema, è notevolmente diminuito negli ultimi anni e viene dimezzato circa ogni quattro anni.

Un altro aspetto potrebbe essere rilevante da una prospettiva di investimento. Mentre uno standard di valore alternativo è una sorta di ultima risorsa, il bitcoin può anche svolgere un ruolo nel contesto più ampio della diversificazione del portafoglio. La domanda è se sia possibile raggiungere un potenziale di rendimento più elevato senza aumentare il rischio del portafoglio o raggiungere lo stesso rendimento ma con un rischio inferiore.

Un primo passo è comunque accantonare la questione dei potenziali ritorni, per l’esponenziale crescita di prezzo che ha registrato, al pari dei rendimenti futuri, molto incerti. Ci si concentra dunque sulle proprietà di rischio, e correlazione, all’interno di un portafoglio con il dollaro quale valuta di riferimento, e con solo alcune asset class precise.

Un argomento spesso sollevato è la sua altissima volatilità, tripla rispetto a molte altre più comuni. Si tratta però di un problema solo di dimensionamento del rischio, aggirabile negoziandone frazioni molto piccole. Poiché dobbiamo solo spostare una piccola parte del capitale in bitcoin per ottenere un’esposizione significativa nel portafoglio, il suo costo-op-

108 · TM Aprile 2024
Fonte: Copernicus e Datastream La volatilità Volatilità annua per asset class da 1 a 10 anni Volatilità annua % 0 20 40 60 80 ■ 1 anno ■ 3 anni ■ 5 anni ■ 10 anni Bitcoin Msci World Global Agg. bond (Bgagg) Commodity index (BCom) Oro 69% 68% 62% 12% 49% 15% 14% 5% 16% 16% 16% 5% 19% 14% 18% 5% 16% 13% 11% 5% osservatorio / alternativi

portunità è limitato. Una posizione del 4% con una volatilità assunta del 50% si traduce già in una volatilità stand-alone annualizzata del 2%. Di conseguenza, la sua alta volatilità diventa persino un vantaggio in un contesto di portafoglio.

Ogniqualvolta ci sono turbolenze di mercato, le sue proprietà di correlazione finiscono sotto esame. Tuttavia, non c’è motivo per farlo poiché le proprietà di correlazione con altre classi di attività sembrano molto promettenti su vari intervalli temporali come mostrano i dati. La massima correlazione per i periodi considerati è dello 0.26 con l’Msci World a 5 anni, mentre i dati medi con tutte le altre asset class sono tra i più bassi.

Nonostante negli ultimi tre anni abbia talvolta avuto la tendenza a correlarsi più fortemente con i titoli azionari rispetto a periodi più lunghi, è interessante notare come: la variazione temporale delle correlazioni è un fenomeno comune, basta pensare alle correlazioni tra azioni e obbligazioni che possono essere positive per periodi prolungati; nei picchi recenti di incertezza geopolitica ha avuto la tendenza ad aumentare di valore mentre le azioni no, indicando chiaramente come giochi un ruolo speculativo solo per alcuni investitori, mentre altri ne riconoscono il potenziale quale diversificatore.

Si può poi analizzare l’inclusione del bitcoin in un portafoglio in due modi semplici. In primis analizzando la volatilità del portafoglio e il contributo al rischio di del bitcoin nel contesto del portafoglio totale. In secundis, valutando l’aumento potenziale dell’insieme di opportunità d’investimento utilizzando la classica frontiera efficiente.

Nella prima analisi si aumenta l’allocazione di bitcoin dallo zero al 2%, a discapito degli investimenti azionari, si utilizzano la volatilità e le correlazioni stimate negli ultimi tre anni per considerare il contesto economico. Le implicazioni di rischio di bitcoin sul portafoglio sono: a) nonostante l’aggiunta di un asset altamente volatile, la volatilità del portafoglio aumenta dello 0,05%; b) nonostante l’allocazione bassa, il contributo al rischio raggiunge il 4% superando il contributo al rischio di materie prime e dell’oro.

Nella seconda analisi, si utilizza la frontiera efficiente per investigare l’impatto dell’aggiunta di bitcoin come asset class al portafoglio, e si derivano le frontiere efficienti con e senza. Per concentrarsi

Correlati, ma quanto?

Correlazione a 1 anno di Bitcoin rispetto ad altre asset class

sulle caratteristiche di rischio, si assuma lo stesso rapporto di rendimento atteso per il rischio per ciascuno degli asset (stesso Sharpe Ratio di 0.2). Pertanto, i rendimenti attesi non saranno di alcuna caratteristica discriminante nell’analisi e contano solo volatilità e correlazioni.

Mentre al punto del portafoglio di minima varianza entrambe le frontiere efficienti si sovrappongono ancora, il massimo Sharpe ratio aumenta da 0,45 a 0,50. Ciò è dovuto all’aggiunta di un asset poco correlato con lo stesso presupposto di rendimento aggiustato per il rischio delle altre asset class. Il vantaggio dell’aggiunta di bitcoin diventa però evidente per gli investitori con vincoli di leva poiché aiuta ad aumentare sostanzialmente il potenziale di rendimento e a migliorare i rendimenti aggiustati per il rischio per obiettivi di volatilità più elevati.

Si è dunque proposta un’ipotesi di investimento concreta per Bitcoin in un portafoglio d’investimento, ovvero come standard di valore alternativo e strumento potenziale per migliorare la diversificazione del portafoglio. Si è anche

Rispetto alle altre asset class i valori presentati da Bitcoin in termini di correlazione, per quanto tornino al centro del dibattito in ogni fase di mercato complessa, rimangono più che accettabili, e molto contenuti.

mostrato che la sua alta volatilità e bassa correlazione sono caratteristiche preziose in un contesto di portafoglio multi-asset. In primo luogo, i costi opportunità sono bassi poiché un piccolo investimento in Btc fornisce già un contributo significativo al rischio nel contesto del portafoglio totale. In secondo luogo, la sua combinazione di bassa correlazione e alta volatilità, aiuta a espandere l’insieme di opportunità di investimento e può aumentare i rendimenti futuri per un dato obiettivo di volatilità. Come per ogni ipotesi di investimento, è fondamentale notare che il suo grado di utilità può dipendere dalla situazione individuale di un investitore e l’ipotesi andrebbe quindi considerata come di semplice ispirazione, piuttosto che una raccomandazione concreta.

Aprile 2024 TM · 109
Fonte: Copernicus, Datastream
correlazione Bitcoin Rolling 1y -0,6 -0,45 -0,3 -0,15 0,15 0,3 0,45 0,6 2015 2017 2019 2021 2023 Bcom Bgagg Oro Msci World 0
Copernicus,
Il falso mito Correlazione media di Bitcoin con altre asset class Correlazione media -0,1 0 0,1 0,2 0,3 0,4 Bitcoin Msci World Bgagg Bcom Oro ■ 1 anno ■ 3 anni ■ 5 anni ■ 10 anni
Fonte:
datastream

Già fine del monetario?

Guardando ai prossimi mesi, sembra opportuno domandarsi per quanto tempo ancora i fondi monetari e il mercato relativo possano rimanere attrattivi. Meglio capirlo subito, e agire.

Kevin Thozet, membro del Comitato Investimenti di Carmignac. A lato, nonostante il buon rendimento dei monetari che presentano attualmente, guardando ai prossimi anni è destinato a calare drasticamente. Da qui la necessità di entrare subito nel mercato del credito e bloccare alcune posizioni, portandosi avanti.

Questo ciclo economico è unico sotto molti aspetti, e i movimenti di mercato lo dimostrano: un 2022 fortemente al ribasso, un 2023 particolarmente al rialzo, una stretta monetaria senza precedenti. Tuttavia, molti investitori e risparmiatori sono stati guidati, come di consueto, sia dal forte desiderio di profitto che dall’avversione al rischio.

Hanno sostenuto il movimento di aumento dei rendimenti monetari, incoraggiati da prospettive di remunerazioni vantaggiose (che ad oggi possono raggiungere quasi il 4% del rendimento nominale) ma anche dai timori che potesse ripetersi la situazione del 2022, quando il prezzo delle azioni e quello delle obbligazioni erano crollati nello stesso momento.

I Governi ne hanno beneficiato; i programmi di offerta di prodotti di risparmio a livello nazionale hanno avuto molto successo in Europa, e il Tesoro statunitense si è finanziato attraverso emissioni a breve termine. Anche gli investitori ne hanno tratto vantaggio; era giusto privilegiare gli asset monetari nel 2022 e nella prima

metà del 2023. Tuttavia, è importante non ignorare il cambio di rotta delle Banche Centrali e le sue ripercussioni. Un numero crescente di questi programmi di risparmio sta giungendo a scadenza. La previsione di calo dei tassi della politica monetaria porta a una diminuzione della remunerazione degli asset monetari in prospettiva futura.

L’investitore e il risparmiatore devono essere consapevoli del fatto che se attualmente un fondo monetario o un conto a termine offrono un rendimento a un tasso nominale interessante, questo tasso sarà probabilmente inferiore al momento del rinnovo dell’investimento.

Tranne che nell’improbabile caso di ripresa dell’inflazione e di un conseguente aumento dei tassi di interesse, i rendimenti offerti dai mercati monetari sono destinati a diminuire. Pertanto, gli investitori e i risparmiatori si troveranno a dover fronteggiare il rischio di reinvestimento, ovvero il rischio di incorrere in perdite relative qualora i rendimenti degli investimenti attuali dovessero essere reinvestiti a un tasso di interesse più basso.

Come porvi rimedio? È importante garantire già oggi rendimenti interessanti in prospettiva futura. I mercati del credito offrono rendimenti aggiuntivi di cui un investitore può godere per i prossimi trimestri, o addirittura anni.

L’area verde tratteggiata nel grafico corrisponde alla remunerazione aggiuntiva offerta attualmente dai mercati del credito rispetto al tasso monetario. In altre parole, si tratta del ‘mancato guadagno’, compreso tra l’1% e il 2% annuo, in cui incorrerebbe qualsiasi investitore che decidesse di mantenere le proprie posizioni sui mercati monetari o che dovesse tardare a riallocare il proprio capitale, e questa mancata performance è tutt’altro che trascurabile.

La forte propensione per le strategie che offrono rendimenti aggiuntivi dovrebbe contribuire al buon andamento degli asset che offrono un carry interessante e al ritorno in auge della gestione attiva a scapito degli asset monetari.

Comprendere il comportamento degli investitori, che a sua volta dipende in gran parte dalle iniziative delle Banche Centrali, è fondamentale se non altro per il suo impatto sul loro posizionamento speculativo. I tassi di interesse sono alla base di qualsiasi calcolo o transazione finanziaria, come direbbe Schumpeter.

110 · TM Aprile 2024
Problemi di tasso Andamento dei rendimenti per segmento di mercato (in %) -1 0 1 2 3 4 5 12.2015 12.2017 12.2019 12.2021 12.2023 12.2025 12.2027 12.2029 12.2031 12.2033 Tassi monetari a 1 mese High Yield Investment Grade Previsioni mercati del credito osservatorio / commento
Fonte: Carmignac 2024

Pharma: oltre le Big

Per quanto i colossi del settore siano titoli notevoli da avere in portafoglio, le migliori occasioni si nascondono nelle small cap, spesso sottovalutate e non considerate dagli analisti.

Piccolo è bello Confronto tra indici di small cap e large cap europee

Il settore sanitario offre notevoli opportunità di crescita. L’alto grado di innovazione crea opportunità di differenziazione, le elevate barriere all’entrata e la rigorosa regolamentazione tutelano le imprese consolidate, senza dover temere sorprese di domanda.

Le aziende europee attive nel settore sanitario possono trarre vantaggio da due tendenze strutturali di medio e lungo termine. Da un lato, l’incremento progressivo dell’aspettativa di vita, dall’altro, si registra un aumento sostenuto della spesa per l’assistenza sanitaria anche nei Paesi emergenti. Ad esempio, in Cina la spesa per salute è già prevista attorno al 5% del Pil, rispetto al 20% circa degli Stati Uniti. Perché investire in small cap? Offre una serie di vantaggi a lungo termine, tutti solidamente supportati dalla ricerca:

- Rendimenti superiori: le small cap costituiscono spesso il fulcro della crescita economica. Innovazione e flessibilità le distinguono dalle più grandi;

- Opportunità maggiori di alpha: nonostante il loro considerevole potenziale, spesso restano sottovalutate dagli analisti;

- Diversificazione: data la loro bassa correlazione con le large cap, le piccole società offrono protezione, sostenendo al tempo stesso il rendimento.

Nel 2022 e 2023, le small cap hanno registrato un calo senza precedenti rispetto alle large cap, superando persino quello osservato durante la Crisi del 2008. Questa situazione rappresenta un’occasione unica, le valutazioni sono storicamente basse e offrono punti d’ingresso particolarmente vantaggiosi. Queste società sono attualmente scambiate a livelli ben inferiori a quelli storicamente bassi degli ultimi dieci anni, sia rispetto alle large cap sia rispetto alla loro performance.

L’invecchiamento della popolazione, l’aumento demografico e i cambiamenti sociali nell’alimentazione costituiscono un mercato potenziale per le aziende che potrebbe eccedere la crescita del Pil in alcuni Paesi strutturalmente.

In tale contesto, le aziende farmaceutiche e, in senso più ampio, i titoli legati al settore salute, offrono opportunità di investimento. In Europa, suscitano particolare interesse tra gli investitori globali

Franck Sabbah, Responsabile Sviluppo Gestioni Patrimoniali di Berenberg. A lato, le small cap europee continuano a presentare un ottimo potenziale.

la danese Novo Nordisk, i conglomerati svizzeri Novartis e Roche, l’inglese AstraZeneca e la francese Sanofi. Tuttavia, il settore va oltre le ben note “Big Pharma”. Attenzione alle nicchie di mercato. Skan, un’azienda produttrice di camere sterili, rappresenta un esempio di innovazione con prospettive future promettenti, operando in un settore di nicchia in crescita del 20% annuo.

Si prevede che il 75% dei nuovi farmaci necessiti di sviluppo in ambiente sterile per ottenere l’approvazione normativa, posizionando Skan con una quota di mercato che varia tra il 30 e il 50%. Questo aspetto sostiene pienamente gli attuali multipli di valutazione e rende l’azienda un’opzione d’investimento attrattiva, anche grazie all’ingente cassa che vanta.

Tecan, azienda leader nell’automazione di laboratorio, propone soluzioni all’avanguardia per la gestione dei liquidi. Nata in Svizzera nel 1980, ha generato un fatturato superiore al miliardo di franchi a partire dal 2022. La sua competenza in automazione si sta ampliando verso altri ambiti del settore medico, possibile sia organicamente, che attraverso acquisizioni.

Surgical Science Sweden emerge come esempio emblematico dell’adattamento del settore sanitario alla rivoluzione digitale. Questa azienda è specializzata nello sviluppo di software destinati alla formazione dei chirurghi nell’esecuzione di interventi a distanza. Godendo di una posizione di quasi monopolio ha molte libertà nel fissare i prezzi.

Aprile 2024 TM · 111
60 100 140 180 220 260 300 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016 2018 2020 2022 Fonte: Berenberg 2023 0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 1000
Top 30% RoE small cap europee vs Msci Europe large cap index (sx) 2024 Msci Europe small cap vs Msci Europe large cap (dx)
osservatorio / settori

Corsa verso nuove vette

È ormai dall’inizio dell’anno che il mercato delle materie prime continua a correre, da un lato anticipando una possibile ripresa dell’economia, dall’altro un ritorno di fiamma... dell’inflazione?

rame

Nel dicembre 2023 i futures sui Fed Fund incorporavano una possibile riduzione dei tassi d’interesse americani di 150 bp, ossia una discesa dal 5,5% attuale al 4. Con il passare del tempo in aprile le attese si sono ridotte alla metà, anche e soprattutto in considerazione del dato di marzo sull’inflazione americana che si è attestato a +3,5% su base annua, più alta delle aspettative: nella migliore delle ipotesi, i tassi americani a dicembre sarebbero quindi intorno al 4,75%.

Il processo di riduzione dei tassi è stato avviato a sorpresa dalla Bns il 21 marzo scorso, con la decisione di un taglio di 25 bp, da 1,75 a 1,5%. Questa mossa è stata figlia di dati positivi sull’inflazione, contenuta sul territorio elvetico, e in conseguenza anche di un forte rafforzamento del franco avvenuto nell’ultimo paio d’anni contro le altre principali valute. Il franco è stato considerato da molti investitori come un asset rifugio in un contesto di forte tensione geo-politica su più fronti. Situazione analoga vissuta dai metalli preziosi come l’oro, il bene

rifugio per eccellenza, che sta toccando ad aprile nuovi massimi storici oltre 2.350 dollari per oncia, ma anche dall’argento che si sta portando nuovamente verso 30 dollari l’oncia come già nel 2021.

Gli addetti ai lavori non sono certo stati colti di sorpresa dal rialzo che si è verificato sin da gennaio, un’accelerazione non certo insolita per la natura del comparto.

Questa è infatti una situazione simile a quella vissuta nel 2021 e potrebbe essere il segnale anticipatore di una ripartenza verso l’alto dell’inflazione, ragione per cui è difficile credere a una lunga serie di ribassi dei tassi e suggerisce di considerare la possibilità di una possibile pressione sui prezzi, soprattutto nel 2025. Questa eventualità avrebbe forti ripercussioni dal punto di vista finanziario, andando a colpire il mercato delle obbligazioni, che al momento sconta esclusivamente uno scenario di ribasso dei tassi.

Tra i vari settori spicca la salita delle soft commodity, guidate dal cacao con un +159% da inizio anno, seguito dal caffè (+14%), dallo zucchero (+7%) e dal cotone (+6%), ma si trovano rialzi decisi

A lato, l’andamento del prezzo del rame negli ultimi anni.

anche nell’energy, con il Brent a + 21%, con evidenti ripercussioni.

La materia prima che potrebbe distinguersi maggiormente nel prossimo futuro è però il rame, che al momento segna +10% da gennaio e che sarà prevedibilmente in deficit di offerta per il decennio 2025/2035. Il fatto che già nei primi tre mesi sia arrivato sui massimi dell’anno precedente fa propendere verso un possibile nuovo record storico, dopo che aveva sfiorato gli 11mila dollari per tonnellata nel marzo 2022.

Il rialzo del rame ha trainato tutto il comparto dei metalli industriali: alluminio, zinco, nickel e stagno hanno tutti mostrato una tendenza rialzista. In particolare, il mercato dell’alluminio fisico si trova in una fase di incremento dei prezzi causata da una lieve ripresa della domanda in Europa e soprattutto dalla situazione di forte tensione attualmente in atto nel canale di Suez, passaggio fondamentale per l’approdo di metallo nel Mediterraneo.

Il prezzo del nickel sulla borsa di Londra invece ha interrotto la fase ribassista in atto per tutto il 2023 dopo la decisione dell’Indonesia, da cui dipende circa metà della produzione globale, di ridurre il ritmo di crescita delle loro produzioni per la prima volta in 10 anni. Il trend positivo mostrato da queste materie prime sui mercati finanziari può essere da anticipatore di una possibile ripresa economica del settore industriale nel continente europeo, ormai in rallentamento dalla seconda metà del 2022.

112 · TM Aprile 2024
7000 8200 9400 7400 7800 8600 9000 9536,68 Fonte: Matherika 2024 Il
Andamento
per t.) Fasi di rialzo Fasi di contrazione Record storico 7-III-22:10.845 Mag Nov 2023 Mar Mag Lug Set Nov 2024 Mar osservatorio / materie prime
del prezzo del rame (mia di dollari

Accorti ma generosi

Vi sono tutti i segnali per ritenere che durante i prossimi mesi l’obbligazionario, e soprattutto il subordinato bancario, farà particolarmente bene. È però necessaria prudenza.

Questione di rendimento

Andamento total return degli indici obbligazionari

La sorprendente resistenza dell’economia americana, il maggior ottimismo sulla crescita europea uniti ai considerevoli progressi sull’inflazione senza impatti sull’occupazione, alimentano da mesi la narrativa di soft landing, rafforzata dalle recenti aperture di Fed e Bce circa i tassi.

In progressivo miglioramento il quadro, grazie a piena occupazione e alla prospettiva di tassi bassi, ma non mancano le insidie come quelle geopolitiche o fragilità legate al Commercial Real Estate, in particolare americano, ma i rischi maggiori restano legati a una recrudescenza inflativa, o a un suo stallo.

La rapidità di discesa dell’inflazione allenta la pressione sulle curve tasso, alimentando l’appetito per il rischio, soprattutto sugli high beta obbligazionari che sovraperformano da mesi il corporate europeo. In questa fase il credito riduce la sensitività a tassi e volatilità macro, assorbendo efficacemente con gli spread i recenti movimenti avversi sui tassi.

Doveroso chiedersi se ci sono ancora spazi di compressione e se le valutazioni

attuali presentano opportunità. Sebbene gli spread sul credito europeo non siano lontanissimi dai minimi decennali, miglioramento delle aspettative di crescita e fondamentali societari solidi lasciano aperti spazi di compressione sia nell’Ig, che nei maggiori spread come i subordinati finanziari. In particolare, gli AT1, che hanno chiuso da poco il gap apertosi con Credit Suisse, presentano ancora interessanti spazi di recupero specie in euro.

Nonostante l’euforia degli ultimi sei mesi abbia compresso gli spread e allontanato dai picchi le curve tasso, i rendimenti sul credito europeo appaiono molto appetibili. La minor attrattività dei bond sta inoltre indirizzando i flussi sulle componenti di credito a maggior spread. L’aspetto più rilevante che va rimarcato è la solidità fondamentale che accompagna le valutazioni, non abituale in questa fase del ciclo e che consente di estrarre valore soprattutto dalle componenti a maggior subordinazione; in particolare da segnalarsi sia gli industrial hybrids, che i subordinati T2 e gli AT1 dove la maggior parte degli emittenti è di elevata quali-

tà. Il premio al rischio sui call è ancora generoso e rappresenta un’opportunità rilevante, sia considerato l’atteggiamento degli emittenti, che le dinamiche qualitative/quantitative che ne determinano il richiamo alla prima scadenza; è però essenziale un’attenta selezione.

Settorialmente i finanziari rappresentano l’opportunità più interessante in termini risk/reward. Dopo aver beneficiato del contesto di rialzo dei tassi, che ha riportato la redditività sui massimi, mantenendo i deteriorati sui minimi storici, l’allentamento avvantaggia la sostenibilità dell’attività tradizionale, attraverso l’aumento dell’attività di prestito, senza incidere significativamente sulla ritrovata profittabilità. Queste condizioni dovrebbero consentire durante l’anno di chiudere il gap di spread ancora aperto sugli industriali su tutta la struttura di capitale.

Altro aspetto a favore del credito europeo in generale, è che ha corso meno rispetto a quello americano.

La view sul credito high beta resta positiva ed è molto probabile in corso d’anno di estrarre performance da tutte le leve a partire dal carry, con compressione spread e duration attesi dare un contributo significativo all’approssimarsi del primo taglio.

Pur avendo buone probabilità che lo scenario sia positivo, è improbabile che si sviluppi linearmente. Per questo è meglio mantenere un atteggiamento flessibile, approfittando delle pause di riflessione dei mercati per accumulare là dove si ritiene vi sia spazio per estrarre valore.

Aprile 2024 TM · 113
Alessandro Cameroni, Senior Portfolio Manager di Lemanik Invest. A lato, il rendimento del subordinato bancario europeo è più che significativo. Fonte: Gloomberg, Lemanik 2024
europei (20-III-19: 100) Iboxx Euro Sovereign Overall Index iBoxx Eur Non-Financials Subordinated Index 90.00 100.00 110.00 120.00 130.00 140.00 20.03.19 20.03.20 20.03.21 20.03.22 20.03.23 20.03.24 Markit iBoxx Eur Contingent Convertible Liquid Developed Market At1 Index Iboxx Euro Coporate Overall Index 80.00 osservatorio / obbligazionario

Spazio arriviamo

Quella che si sta aprendo è un’era all’insegna di un’economia nuova, oltre le frontiere terrestri. Molte le applicazioni, e sorprendenti i potenziali rendimenti, ma come posizionarsi?

Lanci spaziali

Tipologia dei lanci in orbita nel quarto trimestre 2023 (in %

Rolando Grandi, gestore tematico di La Financière de l’Echiquier. A lato, la fine del 2023 ha visto una fitta attività di lanci di satelliti in orbita.

Sopravvivere, vivere, abitare: i tre obiettivi della missione Artemis III sono chiari, e dovrebbe segnare il ritorno nel 2026 dell’uomo sulla Luna. Si è agli inizi di una nuova era e già la rivoluzione spaziale genera prospettive astronomiche. Stimato oggi in 400 miliardi di dollari, questo mercato potrebbe raggiungere i 2.700 entro il 2040, un’evoluzione fulminea legata alla convergenza tra i progressi tecnologici e l’emergere di attori privati e di partenariati pubblico-privati.

Il settore spaziale sta vivendo un’autentica fase disruptive. Cresce esponenzialmente il numero di beni inviati nello Spazio, favorito dalla riduzione del costo: il prezzo di un Kg in orbita è diminuito di 10 volte nell’arco di 20 anni, e dovrebbe ridursi di altre 10 volte, grazie al nuovo lanciatore Starship di SpaceX. Una nuova accessibilità che spiana la strada allo sviluppo di attori come Rocket Lab. Il modello di razzo riutilizzabile a basso costo dell’azienda americana sta contribuendo allo sviluppo dell’industria satellitare, prevista in crescita del 9% all’anno al 2027.

La democratizzazione dello Spazio è appena iniziata: non solo prezzi di lancio più accessibili ma una specializzazione dell’industria per ottenere importanti economie di scala. Un tempo, le aziende che desideravano commercializzare i dati spaziali dovevano sviluppare, produrre e lanciare in orbita i loro satelliti. Oggi, invece, servizi come quelli offerti dall’americana Spire Global forniscono una soluzione ‘chiavi in mano’, fatturata alla stregua di un servizio in abbonamento.

Al 2030 sono già previste 150 missioni di esplorazione della Luna. Le missioni per il trasporto di astronauti, rifornimenti e infrastrutture dovrebbero rappresentare il motore di crescita più potente e generare 216 miliardi di dollari nel prossimo decennio. Sono sempre più numerosi gli operatori sia affermati sia emergenti che stanno valutando nuove opportunità. Sulla scia della stazione orbitale Lunar Gateway, trampolino di lancio per i futuri voli spaziali con equipaggio, è iniziata la progettazione di stazioni spaziali private.

Un’altra sfida consiste nello sviluppo dello space manufacturing, un mercato

che dovrebbe raggiungere i 62,8 miliardi di dollari entro il 2040. Produrre e assemblare in orbita significa poter sfruttare la microgravità, favorendo in questo modo la produzione ad alta precisione, e risolvere molte sfide. Nel 2023 Redwire, ad esempio, leader nel settore del bioprinting in microgravità, si è aggiudicata un contratto da 14 milioni di euro presso l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) per la messa a punto di una macchina 3D, BioSystem. La finalizzazione di questo progetto contribuirà a mantenere la competitività tecnologica europea.

Nel marzo 2024, Redwire ha annunciato il lancio di una seconda missione spaziale in collaborazione con la casa farmaceutica Eli Lilly, al fine di approfondire la ricerca e lo sviluppo di farmaci per malattie autoimmuni. Con l’accelerazione dei progetti di stazioni spaziali private sorgeranno nuove fabbriche spaziali che daranno un impulso alla ricerca e allo ‘space manufacturing’.

L’osservazione della Terra, infine, i cui benefici per i suoi abitanti sono in costante aumento. Dei 50 indicatori individuati dalle Nazioni Unite per monitorare i cambiamenti climatici, 26 sono forniti dalle immagini satellitari. Il servizio Planet Monitoring, sviluppato da Planet, produce un gran numero di immagini i cui dati sono utilizzati da Governi, industria e agricoltura per aiutare, ad esempio, a tutelare le risorse naturali. Lo spazio apre le porte a nuovi mondi e rappresenta l’ultima frontiera dell’investimento.

114 · TM Aprile 2024
totale) Fonte: Bryce 2024 ■ Telecomunicazioni ■ Monitoraggio da remoto ■ Sviluppo tecnologico ■ Ricerca
75%
■ Altro
18% 6%
osservatorio / tematici

16 - 17

Il Leadership Forum è il grande business event dedicato ai temi della leadership e del management che, da 13 anni, attrae migliaia di decision maker, imprenditori, CEO e top manager. Business thinker del panorama globale, esperti di management, del mondo accademico e culturale, in un evento unico di aggiornamento e networking per ispirare il cambiamento, trasformare le imprese e ripensare insieme il futuro del business.

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planarità Tridimensionale

Non più celato supporto né gabbia, plasmata da ritmiche estroflessioni e intrusioni la tela accoglie la tridimensionalità nella sua planarità, per un’arte che sublima la pura semanticità.

Il Museo d’Arte di Mendrisio presenta il primo progetto museale in Svizzera dedicato a Enrico Castellani, riportando l’attenzione internazionale sulla ricerca coerente e rigorosa di un artista di ‘profondità’: spaziale, temporale e spirituale.

Rilievi e depressioni, affioramenti e immersioni, pieni e vuoti, gravi e acuti, luce e ombre: una dualità di elementi e concetti che genera un campo di forze contrapposte; tensioni in equilibrio che nell’apparente planarità di una superficie monocroma esaltano con gesto architettonico la vertigine della profondità. Laureatosi nel 1956 all’École nationale supérieure d’architecture et des arts décoratifs de La Cambre di Bruxelles, era in prima battuta pittore che Enrico Castellani (1930-2017) si considerava, nell’unicità ritmica di una sintassi binaria di estro- e introflessioni che della tela si appropria nella sua materiale tridimensionalità: non più rigido supporto sotteso all’opera, ma materia elastica che vibra dell’immanente energia di cui l’artista la carica. Come chiariva bene sulle pagine di Azimut - rivista-manifesto alla

quale aveva dato vita nel 1959 insieme all’amico e collega Piero Manzoni, in due soli numeri scrivendo un capitolo fondamentale delle avanguardie italiane di fine anni Cinquanta - non era la pittura da superare ma i suoi limiti tradizionali, per tentare una forma d’arte ridotta alla pura semanticità.

«Le opere di Castellani vivono di opposti che, completandosi, annullano la classica idea di rappresentazione. Il suo alfabeto parla della luce e le sue superfici, come lui stesso scrisse nel 1961, “non facendo più parte del dominio della pittura o della scultura, e potendo assumere dell’architettura il carattere di monumentalità o potendo ridimensionarne lo spazio, sono il riflesso di quello spazio interiore totale, privo di contraddizioni, cui tendiamo. E pertanto esistono, in quanto oggetti di istantanea assimilazione, la durata di un atto di comunicazione; prima

Sopra, in questa Superficie bianca del 1967 emerge concretamente la sensibilità architettonica di Castellani (acrilico su tela, 120 ×150 cm).

che il tempo le confini nella loro materiale precarietà”. Di queste opere Castellani è anche falegname e fabbro, ma benché nei suoi lavori sia sempre presente quest’importante componente di sapienza artigianale, l’opera è in realtà ancora prima il progetto che viene poi messo in atto. Il linguaggio sviluppato da fine anni ’50 non ha esaurito la forza di una ricerca rigorosa che non ha subito cambiamenti di metodo, ma ha consentito variazioni e combinazioni potenzialmente infinite», sottolinea Barbara Paltenghi Malacrida, direttrice del Museo d’arte Mendrisio, che a Enrico Castellani dedica, fino al 7 luglio, la prima antologica in Svizzera. Un

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C© Archivio Patrimonio Artistico, Intesa Sanpaolo. Estate Enrico Castellani. ProLitteris 2024
cultura /arte/mostre

nuovo appuntamento che si inserisce nel filone di mostre del Museo d’arte Mendrisio che privilegiano la riscoperta di autori mai esposti in precedenza sul suolo nazionale, con scelte sempre ambiziose e di grande spessore, grazie alla libertà lasciata alla direzione e all’importante sostegno di sponsor, come Banca del Sempione nel caso dell’attuale esposizione su Enrico Castellani.

Oltre a essere la prima retrospettiva dalla sua scomparsa nel 2017, questa mostra si qualifica - parole di Federico Sardella, direttore della Fondazione Castellani, punto di riferimento in dialogo con il quale è stato sviluppato il progetto espositivo - come la più ricca mai realizzata per provenienza e varietà delle opere raggruppate.

Grande innovatore della tradizione italiana, presente in collezioni e fondazioni pubbliche e private di tutto il mondo, addirittura nel 2010 insignito di un riconoscimento prestigioso come il “Praemium Imperiale” di Tokyo, Castellani era però ancora sorprendentemente in attesa di un progetto museale che ne sottolineasse l’eccellenza in ambito internazionale. «Le ragioni di questo silenzio sono molteplici, a partire da un’interpretazione della critica estera che ne confina l’opera entro i limiti culturali nazionali o, al contrario, ne fa l’esponente di un movimento più esteso, come testimoniano le molte collettive che invece lo hanno visto protagonista in tutto il mondo. Non aiuta a uscire dall’angolo una bibliografia critica essenzialmente in lingua italiana. C’è poi un aspetto non secondario, che è l’indole stessa di un artista che per quarant’anni ha vissuto di puro lavoro, ritirandosi dal 1972 nel suo eremo di Celleno, paesino ancora medioevale in provincia di Viterbo, dove viveva in un antico edificio fortificato. Dopo la chiusura nel 1979 della prestigiosa Galleria dell’Ariete di Beatrice Monti della Corte, a Milano, che lo aveva rappresentato e

Tre esempi della coerente evoluzione della ricerca di Castellani: le prime estroflessioni di Superficie nera, 1959, acrilico su tela, 40 × 50 cm; il dittico sagomato Superficie rigata bianca e blu, 1963, vinavil su tela, 70,7 × 100 × 7 cm, e le sperimentazioni in alluminio aeronautico smaltato di Superficie rossa, 2006, 116,5 × 116,5 cm.

portato anche sul mercato statunitense - ad esempio lo troviamo nelle collezioni dell’Hirschhorn Museum a Washington - Castellani si appartò dal mercato dell’arte per proseguire un percorso che si caratterizza per l’assenza di qualsiasi deragliamento o cedimento», commenta Barbara Paltenghi Malacrida, che approfondisce l’argomento nel suo contributo in catalogo (Ed. Casagrande) , fra i cinque saggi critici che lo rendono uno stimolo a ulteriori indagini. La mostra ripercorre l’intera parabola di Castellani, dal primo paesaggio dipinto diciasettenne, che non ha mai lasciato il suo atelier (opera ancora figurativa che rappresenta il ponte provvisorio della Becca sul Po, dove già si denota l’attenzione ai ritmi, come le diagonali che torneranno in opere future), fino alle tarde sperimentazioni dei primi decenni del nostro secolo. Ne emerge con evidenza tanto l’assoluta coerenza del linguaggio, quanto la varietà degli esiti. Sessanta opere fra dipinti, superfici a rilievo, lavori su carta, installazioni, sculture, stampe e un’intera sezione documentaria, che qui è come se fossero a casa loro: l’atmosfera del Complesso dei Serviti di Mendrisio ricorda infatti l’atelier-fucina dell’artista, con pavimenti in cotto e travi a vista in legno. Nelle diverse sale, il percorso cronologico si coagula attorno a specifici momenti della ricerca di Castellani: «Dopo un primo periodo caratterizzato dalla pittura ancora gestuale, segnica, affascinata soprattutto da Mark Tobey, il giovane artista-architetto aveva capito che la tela poteva essere qualcosa di diverso dal mero supporto: era un materiale che si poteva sfilacciare, piegare come un plissé, gonfiare e plasmare. Lucio Fontana gli aveva indicato la strada 12 anni prima con il Manifesto dello Spazialismo. Iniziò allora a studiare gli effetti luministici di un punto nello spazio e la sua possibilità di

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© Estate Enrico Castellani. ProLitteris 2024 © Estate Enrico Castellani. ProLitteris 2024 © Estate Enrico Castellani. ProLitteris 2024

riflettere la luce. Capì che per rendere un’ombra senza utilizzare il disegno né il chiaroscuro vi era un solo modo: quel punto andava sollevato, doveva diventare concretamente tridimensionale, perché solo così la luce, avvolgendone il volume, avrebbe consegnato l’ombra. La sua rivoluzione la compie nel 1959: una piccola tela nera con le nocciole inserite sul retro a segnare le prime estroflessioni della storia dell’arte», racconta la direttrice. Inaugurava così il procedimento, divenuto suo caratteristico, di modellare la superficie dal rovescio, fissando chiodi, assi, centine o sagome di legno e metallo dietro la tela. Proprio come in quegli stessi anni, dall’altra parte dell’oceano, le composizioni di John Cage liberavano la musica dalla necessità di esprimere contenuti e dalle linee pentagramma, la tela di Castellani non è più una gabbia: diviene volume, come nei dittici e nelle opere sagomate dove l’artista lavora sul concetto di simmetria e perimetro, oppure, oltrepassata da moti ascensionali o diagonali, si apre a ulteriori prospettive. O, ancora, a propria volta è tassello di una sequenza. Fino alle più recenti, potentissime sperimentazioni con l’alluminio aereonautico, i bagni galvanici e gli angolari, uno dei segni più importanti di Castellani.

A sottolineare la dualità, il percorso della mostra si conclude in un ambiente monocromatico nero, con gli eccezionali effetti della grafite, in antitesi al grande salone iniziale bianco nel quale sono state riunite opere da tutte le decadi, che in compresenza rivelano l’armonia di fondo, pur ciascuna affermando la propria identità. «Quest’impostazione rispecchia uno dei principali obiettivi che ci siamo posti:

A sinistra, già a soli 17 anni Castellani rivelava la sua sensibilità spaziale in Ponte provvisorio sul fiume Po con una parte del ponte distrutta dai bombardamenti, 1947, olio su tavola 41 x 53 cm, un’opera seminale che ha sempre conservato nel suo atelier.

Sotto, la scultura-installazione Spartito, 1969, che giocando di materia e concetto rende monumentali semplici fogli di carta sovrapposti al centro, 80 x 35 x 37,7 cm.

confutare l’opinione che Castellani fosse un artista monotono, se non nel senso virtuoso di una mono-tonia come univocità d’intendimento e proprietà di linguaggio. Non possiamo che auspicare che questa mostra, che nasce in un contesto plurilinguistico e multiculturale, possa essere l’occasione giusta per svelarlo anche a un pubblico non italofono. Abbiamo pertanto voluto aprire una finestra anche sull’uomo Castellani, realizzando un documentario,

curato dalla nostra Francesca Bernasconi e diretto da Andrea Pellerani, che per la prima volta rende fruibili una serie di materiali audio e video della Fondazione Castellani. Inoltre le audioguide prodotte con Rete Due, insieme a interventi di suoi importanti critici, riprendono brani dagli illuminanti scritti dello stesso Castellani, da poco editi da Arsabscondita, che meriterebbero una traduzione per favorirne l’approfondimento anche a livello internazionale», auspica la direttrice.

Le opere di Castellani sono ‘zone di attrazione’, ‘centri gravitazionali’ - come le ha definite Gillo Dorfles - cui è difficile sottrarsi. Chi le osserva è colto da un senso di vertigine: a dispetto della scelta del monocromatismo, il ‘quadro’ muta in base al punto di vista e alla rifrazione della luce, diventando spazio e percezione. Contribuiscono anche quelle minime trasgressioni che volutamente introducono nello spazio la discontinuità della dimensione temporale: una ripetizione differente, che crea percorsi sempre nuovi. E una sfida per chi la mostra l’ha allestita e, in particolare, illuminata, laddove è facile vanificare il contrappunto di estro- e introflessioni oppure caricare le opere di drammaticità e renderle difficilmente leggibili. Ancor più difficile è fotografarle, cosa che in catalogo è stata fatta con grande accortezza. Nulla di paragonabile però all’esperienza in presenza, dove risulta indubbio come Castellani non sia riconducibile all’optical art. Lontana dal vezzo grafico, la sua opera ‘è’: contiene un’energia immanente che torna a vibrare nello sguardo di ogni spettatore.

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© Estate Enrico Castellani. ProLitteris 2024 Enrico Castellani, in uno scatto di fine anni Sessanta. © Foto: Carlo Cisventi, Fondo Cisventi, CSAC Università di Parma © Estate Enrico Castellani. ProLitteris 2024

che fa la differenza… … Una

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2000
Nassau
2009
Milano
2001
Lussemburgo Lugano – Chiasso – Bellinzona – Locarno 1960
2024
Dubai

Istruttive istantanee

Un invito a sottrarsi a luoghi comuni e condizionamenti sociali, per riflettere su convenzioni e contraddizioni della contemporaneità da molteplici prospettive.

Nonostante sia facile imbastire una teoria praticamente su qualsiasi argomento, ancora non se ne era vista una espressamente dedicata all’astuccio.

Per nobilitare lo scolastico accessorio ci voleva l’agilità intellettuale di chi è abituato a interrogare la quotidianità senza preclusioni di sorta, considerando con attenzione e originalità anche quei fenomeni che potrebbero apparire secondari o marginali. Ecco allora che il sociologo Sebastiano Caroni reinterpreta il prosaico astuccio come simbolo di appartenenza all’universo scolastico tradizionale. Insieme a zaino, raccoglitori, mappette e altri oggetti, fa parte del kit di sopravvivenza che caratterizza le prime fasi di ogni avventura fra i banchi, fino alle superiori. Abbandonarlo, sostituendolo magari con una semplice penna biro infilata con disinvoltura in una borsa di tela, può allora costituire una piccola dichiarazione di indipendenza, una sorta di rito di passaggio oltre il quale nulla sarà più come prima.

Per Sebastiano Caroni - oggi docente di italiano nel settore medio e di antropologia alla Scuola specializzata superiore in cure infermieristiche a Bellinzona e a Manno - questo rito di passaggio è venuto per di più a coincidere con la fondamentale scoperta della sociologia all’università, poi approfondita conseguendo un PhD in Studi interculturali presso la University College London con una tesi sulla figura dell’intellettuale in Umberto Eco e Pierre Bourdieu.

Grazie alla sociologia, Caroni ha anche trovato la sua voce autoriale, in particolare scegliendo di pubblicare negli anni riflessioni su quotidiani e riviste destinati al largo pubblico, fra cui Azione, LaRegione e Cinemany, individuando una personale via alternativa ad articoli accademici e contributi di attualità giornalistica, per poter esprimere al meglio quella trasversalità propria della sua disciplina, non disgiunta dal gusto per la ricerca stilistica

ed espressiva. Testi che trovano ora una nuova dimensione riuniti nella raccolta di recente apparsa per i tipi di Armando Dadò Editore (Locarno 2023), che l’autore ha voluto intitolare proprio La teoria dell’astuccio, offrendo una prima, originale chiave di accesso all’opera e al suo approccio, esplicitato nelle considerazioni introduttive.

temi tanto diversi come il fenomeno del selfie, la simbologia della porta, i molteplici significati del sorriso, il silenzio o i lati oscuri dei parchi tematici.

Il volume, che si avvale di una brillante prefazione del filosofo Fabio Merlini, si suddivide in una prima parte con brevi saggi che scandagliano nuove tendenze e fenomeni sociali, seguita da una seconda metà che raccoglie, attraverso interviste, voci autorevoli di esperti, come l’economista Sergio Rossi, il filosofo Nidesh Lawtoo, il sociologo Francesco Giudici, la psicologa americana Alexsandra Horowitz, l’artista Martha Riniker-Radich, nonché il noto fotografo di moda Jurgen Teller, incontrato in occasione dell’edizione del 2018 del Locarno Film Festival.

Un libro piacevole e arguto, che mostra una realtà complessa, contaminata, variegata, secondo angoli e sfaccettature diverse. Non quindi un saggio accademico, né una narrazione tra fantasia e realtà, né una serie di scritti di sociologia assemblati seguendo un mero ordine cronologico. La teoria dell’astuccio è il tentativo di leggere ciò che ci circonda, alcuni aspetti della nostra civiltà e società, evidenziandone tutte le contraddizioni, in un linguaggio che spazia dalla riflessione escatologica, all’intervista e al dialogo, dall’aneddoto personale a contributi di taglio giornalistico sull’attualità.

“Ho sempre pensato alla sociologiascrive Caroni nei ‘Preliminari’- non tanto come un contenitore con dei confini precisi, o come una valigia che racchiude un numero limitato di oggetti; ma come uno sguardo che curiosa ed esplora, che si muove con facilità e disinvoltura senza fare troppe distinzioni fra buoni e cattivi oggetti”. Uno sguardo che con sapiente duttilità permette all’autore di affrontare

Molti sono i temi affrontati: sociologici, estetici, linguistici, antropologici. Unificante lo sguardo di chi regala queste pagine a un lettore a volte distratto dai tanti, troppi input di una società bulimica, consumistica, iperconnessa, incapace di fermarsi a riflettere. Ecco allora che l’osservazione attenta di Sebastiano Caroni, sostenuta da uno studio solido, comprensivo di più discipline, integrato, fecondo e personale, apre a un’esperienza di lettura capace di suscitare tante domande e … qualche risposta.

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cultura / letture
Valentina Giuliani Sebastiano Caroni, La teoria dell’astuccio, prefazione di Fabio Merlini, Armando Dadò editore, Locarno 2024, 184 pp.

Funicolare del San Salvatore, un classico che si rinnova

Con 274mila passaggi il 2023 ha segnato un record assoluto per la Funicolare del Monte San Salvatore, battendo anche il precedente del 1957.

Merito dell’attrattività di una destinazione identitaria del territorio ticinese, insieme alla capacità di valorizzarla al meglio. Un obiettivo che ha portato da qualche anno alla scelta strategica di destagionalizzare l’offerta, approfittando delle miti temperature invernali. La possibilità, in una decina di minuti, di ‘cambiare prospettiva’ raggiungendo la vetta per godersi la vista - già premiata come terzo miglior panorama svizzero -, fare una passeggiata nella natura e gustare le proposte gastronomiche del Ristorante Vetta sono parte di una proposta unica e vincente, molto apprezzata dalla clientela svizzero-tedesca (60% dei passeggeri), ma anche dagli stessi ticinesi e dall’estero.

Il 16 marzo la stagione 2024 si è aperta con l’inaugurazione delle due nuove vetture, quinta generazione delle “mitiche rosse”: «Vista l’evoluzione della tecnologia, il maggior utilizzo dell’impianto con l’apertura invernale e il rilevante aumento delle persone trasportate, per prevenire rischi dovuti all’usura e garantire la sicurezza degli

ospiti e del personale, il CdA ha deciso un rinnovo completo dell’impianto con un investimento superiore ai 5 milioni di franchi: carrozzeria, chassis, elettronica, meccanica e fune traente», evidenzia il direttore della Funicolare del Monte San Salvatore, Francesco Markesch.

Più moderne nel design, con tetto completamente panoramico, le vetture, insieme ai carrelli, sono state realizzate da Garaventa, che ha coordinato la produzione con Cwa per la carrozzeria e con Sisag per la parte elettronica. Diverse le novità tecniche e tecnologiche. «In particolare, dalla fune a testa colata si è passati a un sistema a tamburo, con il vantaggio di poter spostare la fune periodicamente e poterla regolare con semplicità, mentre in precedenza era ancorata al carrello da una colata di leghe in metallo a basso punto di fusione», spiega il Direttore. La parte elettronica permetterà ora di curare gli interventi di prima necessità anche da remoto, mentre le manutenzioni ordinarie saranno gestite da Sambesi, un sistema online tramite tablet che garantisce una verifica più capillare sui controlli giornalieri, mensili e trimestrali ordinati dall’Ufficio Federale dei trasporti.

Dal 1890 a oggi, la Funicolare del Monte San Salvatore ha trasportato oltre 19 milioni di passeggeri ad ammirare uno dei panorami più amati della Svizzera. Essere l’impianto di risalita turistico ticinese da più anni in funzione significa anche assicurare nel tempo una tecnologia allo stato dell’arte.

La vecchia fune raggiungerà destinazioni più esotiche: «L’abbiamo donata all’organizzazione umanitaria dell’engadinese Toni “el Suizo” Ruttimann, ingegnere che per volontariato da diversi anni costruisce ponti e passerelle in zone discoste e povere del Sudamerica e del Sudest asiatico. Inoltre, la Funicolare è di recente entrata a far parte del programma di sostenibilità Swisstainable (Livello I - committed), che riunisce imprese e organizzazioni dell’intero settore turistico svizzero», evidenzia Francesco Markesch.

Fitto il calendario degli eventi, dalla Festa della Mamma il 12 maggio (“Pranzo & Funicolare” Fr. 65.-) e, dal 17 maggio al 29 giugno, aperture serali venerdì e sabato (per chi cena al ristorante, funicolare a soli Fr. 12.-), finché dal 5 luglio al 31 agosto l’apertura si estenderà giornalmente sino alle 23.00. Con le nuove vetture 5.0 che possono trasportare fino a 240 persone all’ora, tutto è pronto per godersi il viaggio e battere nuovi record stagionali, puntando ai 20 milioni di passaggi.

Per informazioni:

Funicolare Monte San Salvatore SA

Tel: +41 91 985 28 28 www.montesansalvatore.ch

Advertorial Aprile 2024 TM · 121

Nell’obiettivo, eterno presente

Che sia la realtà fermata dallo scatto di un fotoreporter o la composizione costruita ad arte in studio, che sia libera creazione, testimonianza documentale o progetto su commissione, che nasca d’autore o nelle collezioni di un museo entri a distanza di decenni per il suo valore sociale, la fotografia rimane uno dei medium espressivi più potenti. Oggi, come alle origini, con partigiani e detrattori della sua evoluzione tecnologica.

Aemergere non è che una mano, eppure l’immagine è profondamente umana, carnale. Accovacciata a terra una donna, il volto chino nascosto dal foulard che le avvolge il capo, stringe un sudario che avviluppa un breve corpo infantile. Un’effige archetipica che suggella in un abbraccio intenso quanto impossibile il dolore della perdita. Cronaca e metafora al contempo. Universale nella sua capacità di interpellare ogni spettatore. Per definizione la fotografia ferma un istante, risultante del cartesiano intersecarsi di spazio e tempo. Ma la sua potenza è quella di comunicare direttamente alle emozioni, ancor prima di rivelare le proprie coordinate geografiche e storiche: si scoprirà poi che quella raffigurata è Inas Abu Maamar (36 anni), all’obitorio dell’ospedale Nasser, nel sud della Striscia di Gaza dieci giorni dopo lo scoppio del conflitto, mentre culla il corpo dell’amatissima nipote Saly (5 anni), uccisa insieme alla madre e alla sorella da un missile israeliano che ha colpito la loro casa. A ‘coglierla’ il fotoreporter palestinese Mohammed Salem, dal 2003 collaboratore di Reuters, che con questo lavoro si è appena aggiudicato per la seconda volta il World Press Photo Contest, dopo averlo già meritato quattordici anni fa, con una fotografia che immortalava allora la pioggia di bombe al

La fotografia vincitrice del World Press Photo Contest 2024, realizzata dal fotoreporter palestinese Mohammed Salem, il 17 ottobre 2023: Una donna palestinese abbraccia il corpo di sua nipote.

fosforo bianco sopra Gaza City durante l’offensiva israeliana contro i militanti di Hamas, a riprova di un conflitto sempiterno. Da 55 anni, questo concorso in-

ternazionale, organizzato dall’omonima Fondazione, premia i migliori fotografi professionisti della stampa, fotogiornalisti e fotografi documentaristi. In un’epoca che di immagini ci inonda - scattate, modificate, taggate, condivise e commentate senza sosta, abusando dell’immediatezza del codice visivo - la fotografia sa rimanere un medium di immensa potenza. «Sin dalla sua invenzione, è stata una tecnica rivoluzionaria. Se da una parte ha permesso alla pittura di liberarsi dal vincolo di rappresentare il reale, dall’altra se ne è però ritrovata a propria volta prigioniera. Una fedeltà che da allora è oggetto del dibattito, fino a oggi con le opportunità e insidie che si profilano con l’Intelligenza artificiale. Storicamente sono stati i pittorialisti i primi a rivendicare, a fine Ottocento, che la fotografia potesse essere una libera creazione dello spirito, mettendo a punto tecniche che permettevano loro una resa vicina a quella del disegno. Se tuttora la fotografia mantiene il suo valore documentale e testimoniale, la sua vocazione creativa è altrettanto vitale», osserva Fanny Brülhart, conservatrice e responsabile delle Collezioni di Photo Elysée a Losanna, fra i più importanti musei interamente dedicati alla disciplina. Il numero e il successo delle mostre dedicate pressoché a ogni latitudine alla fotografia, tanto da istituzioni espres -

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cultura /fotografia
© Mohammed Salem, Palestine, Reuters

samente consacrate, quanto da musei di Belle Arti o con altri indirizzi, lo conferma. Grandi maestri del passato e della contemporaneità, fotoreporter e artisti da studio, ma anche i progetti nati nell’ambito della comunicazione visiva di impresa, così come le sperimentazioni che oggi si spingono verso nuove frontiere grazie al contributo dell’Ia. E non solo. «Bisogna ricordare che la nozione di arte è soggettiva e spesso legata al contesto. Può variare a seconda del momento storico e della cultura di riferimento, perciò anche quando si tratta di fotografia bisogna stare attenti alle gerarchizzazioni che antepongono quella ‘d’autore’ ad altre sue possibili forme. A Photo Elysée cerchiamo di prenderle tutte in considerazione. Infatti, a prescindere dalla presenza di una componente artistica, la qualità specifica del medium fotografico è quella di parlarci di un’epoca, di una società, delle sue abitudini, ... persino i fotografi con un approccio incentrato sulla dimensione estetica, pensiamo alla fotografia di moda, indirettamente con le loro immagini sono testimoni di un certo gusto, sono il riflesso del presente, come ogni creazione dello spirito. E questo può accadere anche per produzioni più banali, anonime, nate nella quotidianità», osserva Fanny Brülhart. Con il suo team, si occupa della conservazione, dell’arricchimento e della valorizzazione attraverso

«A prescindere dalla presenza di una volontà artistica o documentaria, la qualità specifica del medium fotografico è nel suo essere riflesso di un’epoca e di una società, come può accadere anche per produzioni banali e anonime, non ‘d’autore’, che contestualizzate assumono però un loro valore»

mostre, pubblicazioni, contenuti digitali e altre iniziative del patrimonio di Photo Elysée: oltre 1,2 milioni di fotografie, a partire dai primi scatti degli anni Quaranta dell’Ottocento: fototipi, negativi, stampe ai sali d’argento, fogli a contatto, album, altri processi particolari come calotipi, cianotipi, ferrotipi e ambrotipi. Materiali che il museo sta progressivamente digitalizzando, mentre alle fotografie che nascono in digitale occorre dare un doppio su pellicola, che ancora costituisce uno dei più sicuri supporti di conservazione. Custodisce inoltre numerosi fondi e archivi fotografici completi. «Fra questi conserviamo anche delle esclusive mondiali, come il più grande complesso

Due incomparabili maestri della messa in scena fotografica, protagonisti di due mostre di Photo Elysée a Losanna: Man Ray, che già nell’era analogica sperimentava manipolando i fotogrammi (sotto, Noire et Blanche, 1926), e Cindy Sherman, qui con una serie che si concentra sul volto e la rappresentazione perturbante dell’invecchiamento (accanto, Untitled #659, 2023). Entrambi in mostra fino al 4 agosto.

di lastre realizzate da Gabriel Lippmann (137 su circa 300 ripartite su tutti i continenti), prodotte grazie alla tecnica interferenziale, per la quale ha ricevuto il premio Nobel di fisica nel 1908. Al contempo, fra le moltissime tecniche appartenenti alla storia della fotografia che collezioniamo, abbiamo acquistato qualche anno fa anche uno strumento di per sé popolare come il Photomaton, ovvero la cabina fotografica self-service, disponibile h24 che, nata per realizzare fototessere per i documenti di identità, ha permesso di democratizzare il processo fotografico rispetto al ritratto eseguito in studio da un professionista. E ben presto proprio grazie alla sua accessibilità ce ne si è appropriati per altri usi,

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Fanny Brülhart, conservatrice e responsabile delle Collezioni di Photo Elysée a Losanna © Photo Khashayar Javanmardi © Man Ray 2015 Trust / 2024, ProLitteris, Zurich © Cindy Sherman, avec l’autorisation de l’artiste et de Hauser & Wirth

rivelando una dimensione ludica, espressiva e sociale: uno spazio intimo ma anche pubblico, dove scattarsi i canonici quattro ritratti da soli o con amici, improvvisando smorfie e pose», racconta la responsabile delle Collezioni. Photo Elysée ha colto lo spunto per una delle mostre del suo programma 2024, nel centenario dell’invenzione del Photomaton: l’artista statunitense, residente in Svizzera, Christian Marclay insieme agli studenti in fotografia dell’École cantonale d’art di Losanna (Ecal) ha lavorato sulle oltre duemila stampe che negli scorsi anni visitatori e collaboratori si sono scattati nel Photomaton installato nel museo, creando de facto un’opera collettiva.

«Credo che il motivo del successo di mostre e iniziative dedicate alla fotografia risieda proprio, oltre che nella sua forza comunicativa e nella sua polivalenza espressiva, nell’accessibilità che la contraddistingue: sin da fine Ottocento, con l’arrivo di Kodak sul mercato, è entrata a far parte del quotidiano, rivoluzionando il nostro rapporto con le immagini e oggi ormai con gli smartphone tutti abbiamo

Due italiani a Parigi: la fotoreporter Tina Modotti (1896- 1942) con la sua opera di denuncia sociale (sopra, Donna di Tehuantepec, 1929), al Jeu de Paume fino al 12 maggio, e Paolo Roversi, capace di sublimare le più grandi modelle con un inconfondibile stile (accanto, Molly Bair, Chanel haute couture P/E 2015, Vogue Italia, Parigi, 2015), al Palais Galleria fino al 14 luglio.

in tasca un sofisticato apparecchio fotografico. La sfida per i musei diventa allora quella di accompagnare il pubblico nella comprensione della specificità del medium fotografico e nella contestualizzazione delle tante immagini che ci circondano, a partire dal compito di ricordare alle nuove generazioni come l’immagine non sia solo quella che vedono sugli schermi, ma anche quella che, sviluppata e stampata, diventa tangibile», sottolinea la conservatrice di Photo Elysée.

Alla mostra sul Photomaton si affiancano in questa prima parte della stagione di Photo Elysée, fino al prossimo 4 agosto, due esposizioni di grande rilevanza, attorno a due figure emblematiche e rivoluzionarie: «Il primo è Man Ray, che già negli anni Venti seppe mostrarsi grande sperimentatore delle tecniche analogiche dell’epoca. Manipolava i suoi negativi, realizzava fotocollage e composizioni di fotogrammi, che un po’ pretenziosamente battezzò ‘rayogrammi’, ottenuti senza usare la macchina fotografica, appoggiando direttamente su carta fotosensibile degli oggetti. Una manipo-

lazione che ritroviamo quasi un secolo dopo nella protagonista dell’altra nostra mostra, Cindy Sherman che, con la sua ultima serie, continua a stupire e provocare sui temi della rappresentazione e dell’identità nei media contemporanei. Come d’abitudine modella di sé stessa, questa volta ha eliminato le sue tipiche messe in scena, per focalizzarsi sul volto, interrogandoci sui segni dell’invecchiamento. Ha fotografato parti singole del proprio viso, poi decostruite e ricomposte abbinando una tecnica di incollaggio digitale con fotografie in bianco e nero e a colori, ad altri interventi di trasformazione tradizionali, quali trucco, parrucche e vestiti, creando una serie di ritratti disturbanti», illustra la conservatrice di Photo Elysée. Uno sguardo molto forte e attuale sulla società, quello di Cindy Sherman, che ormai settantenne si conferma pionieristica nell’appropriarsi delle possibilità offerte dalle nuove tecniche, proprio come Man Ray, al di là delle fotografie di moda e dei ritratti con cui si manteneva, vi trovò lo strumento perfetto per lanciarsi nei suoi voli dada e surrealisti.

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© Paolo Roversi © Courtesy Pergentile concessione della Throckmorton Fine Art Gallery, New York

Anche le odierne giovani generazioni di fotografi ribadiscono le capacità di questa forma espressiva con una grande ricchezza di esiti. Tuttora, proprio come alle origini, la fotografia continua a confrontarsi con partigiani e detrattori dell’e-

Due maestri di staged photography: alle registiche composizioni del canadese Jeff Wall, la Fondation Beyeler di Riehen ha dedicato un’antologica appena conclusa (sotto, A sudden gust of Wind (after Hokusai), 1993). Al Mudec di Milano fino al 30 giugno, appuntamento con 60 immagini di eccentrica quotidianità il britannico Martin Parr (a destra, La torre pendente, Italia, Pisa, 1990).

La fotografia è grande protagonista dell’offerta museale svizzera: a Zurigo con il provocatorio Oliviero Toscani (accanto, una veduta dell’espozione al Museum für Gestaltung con oltre 500 immagini, fino al 15 settembre). Il Museo d’arte della Svizzera italiana rende omaggio, fino al 21 luglio, a Ernst Scheidegger (1923-2016) con la mostra Faccia a faccia che include un’ampia scelta di scatti giovanili inediti, oltre agli iconici ritratti d’artista (sopra, Alberto Giacometti dipinge Isaku Yanaihara nel suo studio parigino, 1959)

voluzione tecnologica. «I timori legati alla mistificazione delle immagini dovranno trovare una soluzione nel quadro della nascente regolamentazione sull’impiego dell’Intelligenza artificiale, ma il rischio permarrà e in quest’ottica fondamentale è il lavoro di istituzioni come la nostra per stimolare nei pubblici la riflessione critica. Ma va ricordato che sin dagli albori la fotografia si è confrontata con il problema della manipolazione: addirittura il primo fotoritocco analogico risale al 1840, quando Hippolyte Bayard si fotografò ironicamente nelle spoglie di un annegato per polemizzare con chi l’aveva defraudato della paternità dell’invenzione della fotografia, che di fatto gli sarebbe spettata in anticipo sul procedimento

messo a punto da Daguerre e presentato all’Académie des Sciences di Parigi nel 1839, tagliandolo fuori dai giochi. Da allora, propaganda politica, marketing e mondo dello spettacolo ne fanno uso, da ben prima che venisse inventato Photoshop e arrivassero i deepfake», sottolinea l’esperta di Photo Elysée.

Quanto resta allora di attuale in una storica definizione come quella di Henri Cartier-Bresson secondo cui “fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un fatto e l’organizzazione rigorosa delle forme percepite visualmente che esprimono e significano quel fatto”, ovvero “mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore”? «Per quanto riguarda la se-

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© Martin Parr/Magnum Photos © Jeff Wall / Glenstone Museum, Potomac, Maryland © Foto: Susanne Völlm © ZHdK © 2024 Stiftung Ernst Scheidegger-Archiv, Zürich; works Alberto Giacometti © Succession Alberto Giacometti 2024, ProLitteris Zurich

conda parte della definizione, credo che sia tuttora pienamente pertinente perché si riferisce all’aspirazione a consacrarsi interamente al proprio lavoro, che è una vocazione condivisa tanto dalla fotografia umanistica alla Cartier-Bresson, nel realismo poetico della sua osservazione del quotidiano, quanto dagli artisti per cui la fotografia è messa in scena, costruzione. La prima parte della citazione suona invece limitante rispetto alle possibilità del medium fotografico, perché ci parla solo della capacità di cogliere l’attimo decisivo di cui va a caccia la fotografia di strada o dei fotoreporter, senza tener conto degli autori che lavorano sulle composizioni, proprio come Cindy Sherman o il canadese Jeff Wall, considerato appunto maestro della staged photography, al quale la Fondation Beyeler ha dedicato un’importante mostra appena terminata», conclude Fanny Brülhart. Con due istituzioni di lungo corso come la Fotostiftung Schweiz a Winterthur, fondata nel 1971 su iniziativa privata di appassionati zurighesi e diventata il centro di competenza nazionale, e il Musée de l’Elysée, nato nel 1985, in Svizzera la fotografia gode di particolare attenzione. Affiancate da altre realtà dedicate come il Photoforum Pasquart a Bienne, il Centre Photographie Genève - Cpg, il Musée suisse de l’appareil photographique, a Vevey o la Haus der Fotografie a Olten, per citare i principali, la disciplina conta anche una ricca serie di

Sopra, da sinistra, Gerda Taro, Miliziani repubblicani, Barcellona, agosto 1936, e Robert Capa, La folla corre al riparo quando suona l’allarme antiaereo Bilbao, Spagna, maggio 1937. Alla coppia di fotoreporter il Centro Italiano per la Fotografia di Torino dedica un’imperdibile esposizione fino al 2 giugno. Sotto, Brassaï: Soirée Haute couture, Paris 1935. ‘L’occhio di Parigi’ è in mostra a Palazzo Reale, sempre fino al 2 giugno.

cal di Losanna, il Centre d’enseignement professionnel de Vevey - Cepv, la Scuola di arti visive di Berna e Bienne, la F+F Schule für Kunst und Design, oppure in Ticino il Centro scolastico per le industrie artistiche - Csia a Lugano).

Festival (Images a Vevey, Photogenève, l’International Photo Festival Olten, Les Journées photographiques de Bienne, il Fotofestival Lenzbur o il Verzasca Foto Festival, ecc., e anche fiere come Photo Basel, in parallelo ad Artbasel) e gallerie specializzate, oltre a raccogliere interesse da parte dei musei generalisti.

A contribuire al dinamismo, anche le scuole di formazione specialistiche (l’E-

Alla Svizzera spetta anche il merito di aver inventato un procedimento fotografico di incomparabile qualità come il Cibachrome. Messo a punto negli anni Sessanta per fornire microfilm a colori stabili agli eserciti francese e britannico a Marly, vicino a Friburgo, nell’ex fabbrica Telko e poi prodotto dal gigante della chimica Ciba, insieme a Ilford e Lumière, non ha tardato a conquistare gli artisti e tutto il mondo pubblicitario per i risultati di eccezionale brillantezza, saturazione e durevolezza. A differenza di tutti gli altri processi a colori, la stampa veniva infatti ottenuta direttamente dalla diapositivasenza passare dal negativo - e il colore era contenuto nella carta (che prese lo stesso nome, prodotta nella storica cartiera del sito, attiva sin dal XV secolo, alle origini della stampa) e non aggiunto in fase di sviluppo. Non ha però retto la concorrenza del digitale, in particolare proprio per l’elevato costo della carta su cui andava realizzato, ed è stato dismesso dal 2013. Il sito di Marly, con i suoi archivi e cimeli, è stato rilevato dall’Associazione Cibachrome, che si impegna a preservarli e promuoverli.

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Susanna Cattaneo © Estate Brassaï SuccessionPhilippe Ribeyrolles © International Center of Photography The Robert Capa and Cornell Capa Archive, Gift of Cornell and Edith Capa, 2010 © International Center of Photography / Magnum Photos The Robert Capa and Cornell Capa Archive, Gift of Cornell and Edith Capa, 1992

MEET THE EXPERT

Come entrare nel radar di un cacciatore di teste

Fiorenzo Bettoni

Headhunter, direttore regionale

Vicario Ticino

Mer 24.04.2024

18.00 - 19.15

Online, registrazione obbligatoria

TICINO

Integralmente vincenti

Originariamente ideate come vetture da lavoro, le 4x4 - e soprattutto le pick-up - da qualche anno stanno diventando sempre più lussuose e confortevoli. Ma più che capaci, in caso di bisogno, di tornare ad affrontare anche i terreni più ostici, sfoderando la loro indole.

La nuova generazione Audi SQ5 adotta un motore diesel 3.0 V6 mildhybrid V6 da 341 cavalli con ben 700 Nm di coppia grazie a turbocompressore e supporto elettrico a tecnologia 48 Volt. Scatta da 0 a 100 km/h in soli 5,1 secondi fino a una velocità massima autolimitata di 250 km/h grazie al nuovo turbocompressore a turbina più piccola e leggera per ridurre il turbo lag, mentre il collettore di scarico “twin dosing” favorisce il post trattamento dei gas, abbassando le emissioni CO2.

Il sistema Mhev riduce i consumi fino a 0,7 litri ogni 100 chilometri. Il cuore del sistema è un alternatore-starter azionato a cinghia (Rsg) collegato all’albero motore, in grado di recuperare fino a 8 kW di potenza nelle fasi di decelerazione. Questa energia viene immagazzinata nella batteria al litio da cui viene successivamente veicolata ai dispositivi integrati nella rete di bordo. Tra 55 e 160 km/h, la SQ5 Tdi recupera energia, veleggia o

avanza per inerzia a motore spento fino a un massimo di 40 secondi. Il sistema start/stop attivo già a partire da 22 km/h è associato al cambio automatico Tiptronic a otto rapporti con convertitore di coppia, con marce basse relativamente corte e alte assai lunghe.

La trazione integrale permanente quattro di serie con differenziale centrale autobloccante distribuisce la potenza in modo variabile tra l’asse anteriore e quello posteriore. La proporzione standard è di 40 : 60, ma in caso di perdite d’aderenza, la maggior parte della spinta viene trasferita verso l’assale che garantisce una superiore trazione: in funzione delle condizioni di guida, fino a un massimo del 70% all’avantreno e fino all’85% al retrotreno. La gestione selettiva della coppia sulle singole ruote, un’intelligente funzione software che affianca la trazione quattro, è attiva con qualsiasi tipo di fondo stradale. Quattro anche le persone che viaggiano comodamente e il bagagliaio è più che

sufficiente. Il look della nuova Audi SQ5 rispecchia il dinamismo sportivo e le superbe prestazioni del veicolo, in particolare con il nuovo design delle minigonne a generare una sensazione di leggerezza estetica e altezza libera dal suolo. A partire da 91.750.- franchi.

Range Rover Velar

P400 plug-in hybrid

Con il recente restyling, la Range Rover Velar è diventata più adulta. Le modifiche su paraurti, mascherina e gruppi ottici, ora pixel led anteriori e 3D led posteriori rendono la Velar più pulita e definita nelle linee, con un approccio minimalista. Disponibili anche nuove tinte esterne con metallic varesine blue e premium metallic zadar grey. Cambiamenti anche all’interno, il nuovo Pivi Pro con schermo curvo 11,4 pollici sostituisce il doppio display di prima e di conseguenza cambia l’intero design della consolle centrale. I rivestimenti in pelle sono disponibili in quattro nuove tinte o anche in tessuto riciclato. Disponibili inoltre numerose alternative in legno o alluminio per gli inserti della plancia e dei pannelli porta.

Per aumentare il comfort, ora la Velar offre il sistema Active Road Noise Cancellation, che emette frequenze mirate attraverso l’impianto audio di bordo,

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Audi SQ5
società /auto
Audi SQ5

riducendo di almeno 4 decibel la rumorosità interna dell’abitacolo. Migliorato anche l’impianto hi-fi in collaborazione con la Meridian.

La versione plug-in hybrid P400e, con motore benzina 2.0 da 300 cavalli ed elettrico da 143 cavalli, oggetto del nostro Testdrive prevede una batteria più grande da 19,2 kWh che aumenta del 20% l’autonomia in modalità puramente elettrica, ora di 64 km, portando a 684 km l’autonomia totale. Con il caricabatterie da 7 kW servono circa due ore e mezza per un pieno elettrico, mentre con una colonnina rapida a 50 kW bastano 30 minuti per raggiungere l’80%. Prevede anche versioni benzina P340 con motore sei cilindri 3.0 litri da 340 cavalli, P400 sempre sei cilindri 3.0 litri da 400 Cv e P250 a quattro cilindri 2.0 litri da 250 Cv mentre le diesel D300 con sei cilindri 3.0 litri da 300 cavalli e D200 con quattro cilindri 2.0 litri da 204 Cv. Tutte di serie a trazione integrale, con Terrain Response 2, sette modalità di guida, e cambio automatico a otto rapporti e tutte - tranne l’entry level benzina P250 - equipaggiate con sistema mild hybrid e impianto elettrico di bordo 48 volt. La P400 Plug-in scatta da 0 a 100 km/h in 5,4 secondi fino a una velocità massima di 209 km/h ed è in listino a partire da 100.100.- franchi.

La nuova generazione della Volkswagen Amarok è completamente rinnovata nelle forme e nell’identità, anche alla guida. Accresciuta nelle dimensioni, oltre ai turbodiesel 2 litri mantiene un V6 Turbodiesel e amplia la gamma anche per usi più professionali, sfruttando appieno l’alleanza con Ford e, di conseguenza, la piattaforma del nuovo Ranger. Sulla carta sono simili, ma alla prova dei fatti sono molte le differenze e a livello estetico è difficile notare i legami tra i due modelli grazie alle linee taglienti con frontale a clessidra con nuovi fari led o matrix con inserto cromato della mascherina. La linea di cintura è alta, mentre il posteriore appare muscoloso con passaruota squadrati e un elemento di raccordo tra il cassone e la cabina. La versione a cabina singola accoglie due palette mentre con la doppia cabina ne ospita una e il carico utile è di 1,16 t e può essere fissato tramite gli anelli sul pianale che sopportano fino

a 500 kg ciascuno. Rivoluzionato anche l’interno, soprattutto sul piano tecnologico. Per migliorare la praticità e l’utilizzo dell’i l’infotainment, sono presenti dei comandi azionabili comodamente anche con guanti da lavoro. Le sedute hanno un design ergonomico per autista e passeggero anteriori e la DoubleCab offre spazio per tre adulti nella fila posteriore. A completare la dotazione c’è l’impianto audio Harman Kardon. Rimanendo in tema di tecnologia, offre oltre 20 sistemi di assistenza alla guida e di sicurezza. Viene proposta con tre motorizzazioni diesel, tutte a trazione integrale 4Motion. L’entry level è il 2.0 da 170 o 205 cavalli e il top è il 3.0 Tdi V6 da 240 Cv e 600 Nm con cambio automatico a 10 rapporti. Come nelle auto Volkswagen, si può modificare la modalità di guida per adattare il pick-up ai vari contesti. Inoltre, è presente la trazione integrale ‘intelligente’. Da trazione posteriore, l’Amarok può trasformarsi in un 4x4 permanente, azionare le ridotte o attivare la modalità automatica. In quest’ultimo caso, l’auto riconosce la perdita di grip e gestisce autonomamente la coppia tra i due assi. La versione Turbodiesel 2.0 è in listino da 53.542.- franchi, mentre il poderoso V6 Tdi da 65.909.- franchi.

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VW Amarok Claus Winterhalter VW Amarok Range Rover Velar P400 plug-in hybrid

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