Ticino Management, Speciale Sostenibilità: Settembre 2024

Page 1


Sostenibilità speciale

p. 48 Introduzione | p. 49 PKB | p. 50 BancaStato | p. 52 Banca del Sempione p. 54 Positive Organizations | p. 56 HAS Healthcare Advanced Synthesis p. 58 Interroll | p. 60 Argor-Heraeus | p. 62 Tech-Insta | p. 64 iRezz

cura di

De

Giulio
Biase

Crederci, sino in fondo

La sostenibilità può conoscere diverse dimensioni, quella meno nota, ma più diffusa, è certamente la sociale, radicata nel territorio, da cui trae anche origine. Al tempo stesso è anche quella più soggetta al fenomeno del Greenwashing.

Sostenibilità è il mantra del nuovo decennio, tutti ne parlano, tutti la chiedono, tutti la vendono, come se dall’oggi al domani tutto potesse essere divenuto incredibilmente verde, e virtuoso rispettando almeno le principali delle mille possibili sfumature che questo concetto assorbe.

Una vera e propria definizione, quanto meno condivisa, all’atto pratico non esiste. I ben pensanti la declinano alla loro maniera, e riescono a vederla nella maggior parte di quanto millantato da coloro, aziende e privati, che invece di sostenibile si ammantano quale nuovo asset strategico di una proposta che è rimasta identica negli anni, e oggi qualche problema competitivo potrebbe presentarlo. Dunque, arma di distrazione di massa? Vocazione pleistocenica coltivata nell’ombra sino a oggi da pressoché chiunque? O semplicemente una nuova parola che riassume concetti vecchi?

Prima che si iniziasse a parlarne, soprattutto, e scriverne la sostenibilità era già nata, e alcune realtà, evidentemente

una netta minoranza del mercato, già la praticavano. Trattandosi per l’appunto di un concetto molto estensivo di quello che con un minimo di lungimiranza potrebbe essere definito quale semplice buon senso, non dovrebbe sorprendere che alcuni, i più virtuosi, già lo avessero fatto loro, vi credessero, e dunque per certi versi vi investissero. È molto spesso il caso di realtà familiari, di più generazioni, radicate da illo tempore nello stesso territorio, che negli anni l’hanno mano mano iniziato a considerare ‘casa’, e come è noto a casa propria si fanno cose che non si farebbero altrove, evidentemente nel bene.

Per quanto generalizzare sia sempre sbagliato, e spesso inconcludente, la sostenibilità vera assorbe inevitabilmente risorse, che dunque per definizione bisogna avere, siano esse umane, siano finanziarie. Un’azienda che non abbia buoni margini è sistematicamente impossibile possa aver fatto in passato miracoli sostenibili, in tutte le tre dimensioni, quindi E, S, e G.

Se la E è di gran lunga la più intuitiva delle dimensioni, e la più consumata

in termini di progetti e iniziative che promettono faville (e lo fanno da oltre vent’anni, ricordansi il buco dell’ozono), la G è anche quella che normativamente è più cresciuta, complici anche i disastri della Crisi del 2008. La cronaca dello scorso anno sembra in parte circoscrivere i millantati successi di questa estensiva campagna regolamentare, ma è indubbio che siano stati compiuti passi avanti.

A rimanere avvolta nel mistero è invece la S, la più sociale delle dimensioni, quella che istintivamente farebbe propria il ‘buon padre di famiglia’, e dunque un imprenditore illuminato, attaccato alle sue radici, o un’impresa, laddove anche in cerca di una qualche forma di ritorno, in termini di immagine, di semplice riconoscenza e gratitudine da parte della propria comunità. Quali che ne siano gli obiettivi, a contare sono sempre i fatti, e dunque il ‘bene’ che i progetti e le iniziative promosse hanno portato.

È la più difficile da capire, la più difficile da associare al termine ‘sostenibilità’, ma molto probabilmente la più importante e impattante, la più accertabile, ma al tempo stesso la più difficile da rendicontare. Non tutto quello che conta può essere contato, e non tutto quello che è contato conta. Ancora per il momento lo Stato ha fatto molto perché il concetto di sostenibilità passasse, a suon di incentivi di ogni tipo, a dipendenza delle circostanze c’è anche stata un’ottima accoglienza. La vera domanda è cosa succederà quando gli incentivi finiranno e diventeranno invece sanzioni: il generale trasporto e convincimento per un mondo più verde e sostenibile sopravvivranno, o la sostenibilità incapperà in un primo grande inverno?

De Biase

Valori territoriali

Molto spesso sono le banche radicate nel territorio, dunque anche di dimensioni non eccessive, a meglio interpretarne i valori e le sensibilità. Questo il caso dell’innovazione.

Sono molte le declinazioni che la sostenibilità può presentare, e spesso i risultati migliori si ottengono laddove sono presenti forti valori, un minimo di creatività ma anche piedi ben piantati per terra. Quando queste premesse incontrano un istituto bancario di dimensioni non eccessive, ma fortemente radicato nel territorio in cui è cresciuto, e che dunque conosce, le iniziative possono essere delle più varie, ma contraddistinte da risultati concreti, come invece spesso non accade. È proprio in questi contesti privilegiati che la sostenibilità può conoscere una dimensione più ‘sociale’.

Il Ticino è un territorio di frontiera, chiamato storicamente a fare da cerniera tra Nord Italia e Svizzera interna. È però anche un Cantone che nel corso degli anni ha voluto scommettere fortemente sull’innovazione, con iniziative importanti confluite nell’attuale ‘ecosistema cantonale dell’innovazione’, un articolato network di attori, progetti e agenzie che condividono un unico obiettivo: promuovere la cultura dell’innovazione nel Cantone più attempato della Svizzera. «Siamo fermamente convinti che sia possibile trovare sinergie tra iniziative pubbliche e private, che non vi debba dunque essere concorrenza o rivalità,

ma che insieme si possa fare la differenza nell’interesse generale. È sulla base di questo semplice principio che due anni fa abbiamo lanciato la PKB AddVenture Academy, un programma concepito per essere complementare a quelli già presenti in Ticino, e che vuole favorire lo sviluppo di start up svizzere ad alto potenziale, insediate nel Cantone, garantendo loro supporto operativo e strategico», sottolinea Alessandro Trabaldo Togna, Head of Strategic and Growth Initiatives di PKB Private Banking.

L’iniziativa è nata nel 2022 d’intesa con Match Strategies, giovane boutique dell’innovazione, e vede al suo centro una serie di attività ad alto valore aggiunto, ad esempio l’accesso a un ampio network d’innovazione, a opportunità di finanziamento a livello svizzero ed europeo, e il supporto su temi strategici più ampi.

«I valori rappresentati dalla Academy sono quelli in cui crede il Gruppo PKB da oltre mezzo secolo: attaccamento al territorio, innovazione, imprenditorialità, fiducia nelle future generazioni. Valori che vengono vissuti intensamente al nostro interno, e che nell’Academy diventano tangibili anche all’esterno, aiutando concretamente promettenti start up in fase ancora embrionale a trovare la loro strada», prosegue il responsabile.

A lato, i finalisti della prima edizione della PKB AddVenture Academy 2023; sopra Alessandro Trabaldo Togna, Head of Strategic and Growth Initiatives di PKB Private Bank.

In una prima fase vengono dunque valutate le candidature spontanee presentate dalle start up interessate, con base in Ticino. Operata una prima scrematura, e individuate le migliori tre, si apre un percorso di 100 ore di supporto per ognuna e 10 incontri a tema su un periodo di sei mesi che le conduce sino alla premiazione, dove una giuria composita individua la vincitrice. Nel 2023 è stato un progetto energetico a idrogeno, GhenPower.

«A fronte degli ottimi risultati, abbiamo deciso di garantire continuità all’iniziativa, e nel novembre 2023 è iniziata la seconda edizione, che si concluderà il prossimo 25 settembre con la premiazione finale. La finanza ha sempre avuto un ruolo di collante sociale. Un istituto bancario è fortemente ancorato alla società in cui opera, ed è giusto che seppur con modalità diverse dia un contributo allo sviluppo di un futuro comune e prospero della stessa. In questo senso vogliamo anche noi fare la nostra parte, puntando sull’innovazione», conclude TrabaldoTogna.

A tutto tondo

La sostenibilità ha le gambe lunghe, e può arrivare anche da molto lontano, specie nel caso di istituti la cui matrice è sostanzialmente pubblica. La vicinanza alla comunità locale è solita spingere a sbocciare prima del tempo iniziative che oggi sono la ‘normalità’.

Le esperienze in ambito bancario sono certamente molte, e spesso arrivano da molto lontano, dunque ben prima che divenisse il grande mantra. Del resto, vivendo in una logica che per definizione vuole essere di lungo periodo - quella di un istituto di credito - assumere comportamenti che oggi vengono comunemente definiti ‘sostenibili’ appare quasi… naturale.

«Una banca pubblica, com’è il caso del nostro Gruppo, e più in generale le banche cantonali nel resto della Svizzera, sono abituate a ragionare in un quadro di stakeholder management, diversamente da tutte le altre che in primis sono chia-

mate a rispondere ai propri azionisti. Abbiamo un chiaro mandato pubblico, siamo di proprietà delle comunità con cui interagiamo, di cui siamo parte attiva; avere un approccio a ogni problema sostenibile, o comunque molto più del resto del mercato, è dunque normale, a prescindere dall’evoluzione del quadro normativo che negli ultimi anni è decisamente cambiato», riflette Luca Bordonzotti, Manager della sostenibilità di Banca dello Stato del Cantone Ticino.

Al pari che in moltissimi altri ambiti, in Europa il percorso verso una società più sostenibile vede al suo centro una decisa e forte azione legislativa, con normative

Le cinque aree tematiche

La nuova strategia che incardina i principi cui il Gruppo Banca Stato si ispira nel declinare il delicato ma attualissimo tema della sostenibilità vede al suo centro cinque pilastri: ambiente, clienti, società, governance, e collaboratori. Ossia tutte le principali aree di intervento dell’istituto.

«Non essendo una tematica nativa del nostro settore, spesso l’ambiente in ambito bancario non viene del tutto compreso in tutte le sue possibili implicazioni. Nel nostro caso ci proponiamo di raggiungere sfidanti obiettivi di riduzione dell’impatto ambientale delle nostre attività, aspetto particolarmente importante nella strategia. Se si guarda alla componente ipotecaria del nostro bilancio consolidato questo assume anche un altro significato, e si lega saldamente al secondo pilastro, la clientela. Siamo la banca dei ticinesi, la nostra offerta di prodotti e servizi lo vuole rimarcare grazie alla solidità e all’affidabilità che la contraddistinguono, non da ultimo offrendo soluzioni green in ambito immobiliare», rileva Bordonzotti. Le risorse più importanti di un istituto di credito, al pari di molte altre aziende, sono i collaboratori. Terza componente della strategia. «Siamo costantemente all’opera per migliorare il work-life Balance di tutti i nostri collaboratori e per quanto sia già di buon livello, c’è sempre margine di miglioramento, ispirandoci anche alle esperienze di altre realtà. Quando si parla di capitale umano non si può però trascurare il capitolo formazione, sono dunque migliaia le ore di formazione erogate, oltre 8mila quelle in sostenibilità nel solo 2023. Ci prendiamo però cura non solo dei nostri collaboratori, ma anche della nostra comunità nel suo insieme, promuovendo progetti, e sostenendo iniziative delle più varie. Stiamo parlando di circa 16 milioni di franchi erogati ad enti e associazioni del territorio nell’ultimo lustro», prosegue il responsabile.

Da ultima la Governance, certamente quella più normata, ma altrettanto fondamentale come la storia recente insegna ancora una volta.

e direttive di portata sempre più ampia e pervasiva volute da Bruxelles. Diversamente altrove, e non solo negli Stati Uniti. «In Svizzera si è sempre preferito un approccio più riflessivo, imperniato sull’autodisciplina, che al pari di molte altre materie altrettanto importanti fa parte delle peculiarità della nostra cultura. I fatti dimostrano che anche questo possa essere un approccio fruttuoso. Nonostante resistenze, e negazionismi, il cambiamento è ormai partito, ed è difficile si possa fermare. C’è maggiore consapevolezza, e specie nei più giovani una maggior sensibilità. È maturata l’idea che lo status quo non sia più un’alternativa, che qualcosa debba essere fatto, a partire dalla dimensione ambientale, e questa è la miglior garanzia che la sostenibilità sia arrivata per restare», prosegue il responsabile. Molto spesso alla base dei problemi cui la sostenibilità espone il fianco sta proprio la definizione stessa di cosa sia davvero, ed è ad esempio qui che iniziano tutti gli sforzi profusi dall’Unione Europea nel definirlo. «Un esempio di come la sostenibilità pervada la nostra vita passa attraverso i diversi ruoli che ognuno di noi assume nella società: nel mio caso sono sì un collaboratore di BancaStato, ma anche un padre di famiglia, un cittadino, un proprietario di casa, un membro di un’associazione sportiva. La sostenibilità è quindi un tema trasversale, che interessa tutte queste dimensioni, e nel corso degli ultimi anni la maggioranza delle persone ne è divenuta consapevole, pur con sensibilità diverse. La sostenibilità è un approccio di sviluppo, anche economico, orientato al futuro, che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza impattare su quelle future, come definito nel 1987 dal rapporto Brundtland della Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo che introdusse il concetto di sviluppo sostenibile», rileva Bordonzotti. Per quanto non possa essere ricondotta

così lontano nel tempo, anche l’esperienza maturata dal Gruppo nel corso degli anni è sicuramente molta. «È da oltre 15 anni, dunque in tempi non sospetti, che coltiviamo queste tematiche e che vi investiamo con convinzione, dalla riformulazione della Legge sulla banca cantonale, dove già al tempo venivano individuate aree sensibili nell’ottica del mandato pubblico in ambito sociale, ambientale e di buona gestione. Essendo auditi due volte l’anno da una commissione parlamentare è dall’epoca che presentiamo un bilancio sociale ambientale, ossia il tema di strettissima attualità della rendicontazione non finanziaria del nostro operato, un report dove far confluire tutte le informazioni di cosa la Banca faceva, e continua a fare. Per quanto fosse certamente meno strutturato di quanto non sia oggi, è la prova provata di quanto fossimo già sensibili alla materia», sottolinea il responsabile.

A distanza di diversi anni più di qualcosa è cambiato, e ormai la larghissima maggioranza delle imprese del settore ha sviluppato autonomamente o esogenamente una sensibilità verso la materia, almeno a livello svizzero. «C’è sicuramente stato un livellamento verso l’alto, c’è un maggior scambio di best practice e strategie in seno alle banche cantonali, dove abbiamo tavoli di discussione, ma anche verso l’esterno. Nel 2021 ho ricevuto dalla Direzione generale il mandato di ridefinire le linee guida che incanalano i nostri sforzi, e insieme a una quindicina di colleghi appartenenti a tutte le business unit del Gruppo, e altre realtà del territorio, abbiamo presentato nel dicembre 2022 la nuova strategia. È articolata nelle sue cinque dimensioni o aree tematiche: ambientale, sociale, governance, clientela e capitale umano», nota Bordonzotti. Quando si parla di sostenibilità il rischio è principalmente uno, concentrarsi solo su un angolo di quello che vorrebbe essere un tema molto più ampio. «Il dibattito pubblico, e non solo, a fasi alterne può arrivare a soffrire di un’accesa polarizzazione, scivolando poi in un equivoco diffuso: ridurre tutto alla sola dimensione ambientale, che è certamente molto importante, ma scordando le altre due. Dove siamo maggiormente migliorati a livello di Gruppo negli ultimi anni è sicuramente nella dimensione ambientale, ed è dove c’è ancora molto margine, ma è in quella sociale che possiamo fare la differenza rispetto al nostro territorio.

«Un esempio di come la sostenibilità pervada la nostra vita passa attraverso i diversi ruoli che ognuno di noi assume: nel mio caso sono sì un collaboratore di BancaStato, ma anche un padre di famiglia, un cittadino, un proprietario di casa, un membro di un’associazione sportiva»

Luca Bordonzotti, Manager della sostenibilità di Banca dello Stato del Cantone Ticino

Bellinzona sostenibile

Evoluzione nelle diverse forme di sostenibilità ambientale e sociale

Consumo olio combustibile MWh 1745 2056

Consumo gas industriale MWh 799 867 936

Comsumi di elettricità kWh

Consumo energ. complessivo MWh

Tot produzione lorda valore aggiunto (mln)

Consumi 97 89 92 84 79 72 71 88 178

Valore aggiunto caratteristico lordo

Versamento alla proprietà

Fonte: Bilancio di sostenibilità

Personalmente sono convinto che l’ambiente sia la dimensione più semplice da capire, in quanto - se pensiamo a eventi naturali recenti - viene percepita anche alle nostre latitudini, e dunque è più facile sensibilizzarvi le persone. Ma è proprio lì che si deve innestare il sociale, la meno intuitiva delle sfere. Da ultima la Governance, decisiva per un attore pubblico, ma che è quella già più interiorizzata e normata, soprattutto nel settore bancario», prosegue il Manager della sostenibilità di BancaStato.

Eppure sorge spontaneo domandarsi, guardando ai prossimi anni, quale sarà la principale delle sfide in un quadro tanto complesso. «Se guardiamo all’economia nel suo insieme, e dunque le milioni di imprese che sono il cuore della Svizzera e dell’Europa, si tratta probabilmente della messa a terra delle strategie. La sostenibilità deve diventare normalità di tutti i giorni, e non più un obiettivo meritorio di persone o istituzioni illuminate, e in questo credo che con il buon esempio si possa fare molto. Ed è proprio sulla base di que-

L’evoluzione positiva in termini di consumi energetici che sta registrando l’istituto è una conferma dell’impegno in sostenibilità.

sta visione che nasce il Premio BancaStato per la sostenibilità aziendale, ispirandosi alle esperienze del Nord Europa, ma declinandole al nostro territorio. Vogliamo premiare le piccole e medie aziende che abbiano già investito in progetti e iniziative concreti, quando il premio ancora non esisteva, perché siano d’ispirazione per altri. Nonostante sia ancora troppo presto per fare un bilancio, essendo la prima edizione, c’è stata un’entusiastica accoglienza e un fortissimo interesse, con progetti presentati dalle aziende più disparate e altri annunciati per le edizioni successive, il che è incoraggiante per il futuro della nostra Banca e del nostro Cantone», conclude Luca Bordonzotti.

Giulio De Biase Federico Introzzi

Sfumature green

Essere sostenibili, o crederci, può avere mille declinazioni. Il compito di un istituto bancario dovrebbe però essere il fare da esempio, per trascinare nell’agone aziende e istituzioni.

Esiste una comprensibile e diffusa tendenza ad associare al termine sostenibilità una chiara e netta connotazione green, come se questa ne fosse quasi l’unico elemento, o comunque quello dominante. Ecco allora che in ambito investimenti i giganti dell’energia e delle materie prime potrebbero non essere più così appetibili, al pari dell’intero sistema finanziario, la cui impronta climatica è destinata a essere trascurabile rispetto al tessuto produttivo. Dunque, perché tutto questo continuo e costante discuterne?

«Quando un istituto bancario parla di sostenibilità è abbastanza intuitivo pensare a score e framework, ad esempio Msci Esg Rating, il cui obiettivo è proprio discriminare il livello Esg di una data azienda, il cui titolo potrebbe entrare a far parte di un portafoglio o di un fondo. Se già a questo livello c’è un equivoco, determinante non è mai la sola componente ‘ambiente’, le banche sono realtà complesse che non si occupano solo di investimenti, ma che per loro natura, specie se territoriali, interagiscono con le comunità locali. C’è dunque sì una componente ‘investimento’, ma c’è poi anche ‘tutto il resto’, ed è dove possono fare la vera differenza», rileva Simone Malnati, Responsabile dei Progetti Speciali di Banca del Sempione, coinvolto in prima

persona nelle tematiche Esg. Intorno a questo equivoco negli ultimi anni si sono moltiplicate narrazioni del tutto fantasiose che sono poi andate a confluire sotto al termine Greenwashing. La tendenza a rendere tutto più verde di quanto non sia. Semplice questione di marketing? «La sostenibilità è un concetto trasversale e molto ampio, non incapsulabile, che ad esempio nel nostro caso coinvolge tutti i dipartimenti della banca. Da qui la creazione di una Green Division, che funge da anello di raccordo di tutte le iniziative sostenibili promosse. Alla base delle molte ambiguità c’è la poca conoscenza della tematica da parte di molti, essendo un concetto relativamente giovane in termini di definizione, ma è sbagliato valutare negativamente la relativa componente di marketing e comunicazione. A patto che vi siano sostanza e progetti concreti, solo parlandone si può dare il buon esempio, e spingere altri a fare lo stesso, altrimenti si depotenziano i possibili ulteriori effetti positivi. Nel nostro piccolo, ad esempio, dalla nascita della Green Division nel 2020 a oggi, abbiamo attivato 15 differenti progetti a impatto che toccano tutte le sfere dell’Esg e contiamo di proseguire con questo ritmo anche negli anni a venire» prosegue il responsabile.

Si tratta dunque di un’idea balzana degli

L’anima green di un’azienda può anche tradursi in una parete di piante debitamente strutturata?

ultimi anni, o di un trend che viene da più lontano? «Di sostenibilità se n’è sempre fatta, e molta, semplicemente non definendola tale. È un termine ampio che raccoglie tutti quegli approcci e decisioni che vogliono proiettare la vita di un’impresa al lungo periodo. Per fare un esempio, è il tipico approccio che hanno le aziende di famiglia al fare business, a patto che i valori originali della famiglia sopravvivano. È quello che abbiamo scoperto nel nostro piccolo plasmando la Green Division; siamo una banca in cui il concetto di famiglia è ancora molto presente, i cui valori sono molto tangibili, e vanno ben oltre la dimensione ambientale, ma prosperano da decenni in quella sociale, e di Governance», nota Malnati. Per definizione tutte le imprese nascono in famiglia, determinante è il come evolvano. Non per questo il mercato è mosso da santi, o quanto comunicato agli investitori è sempre eccessivamente veritiero. «A livello territoriale, nel caso di società di piccole e medie dimensioni, c’è un controllo sociale un po’ più forte che non nei confronti dei grandi Gruppi internazionali, il che limita la portata di un fenomeno, il Greenwashing, certamente preoccupante. Molte aziende sottovalutano ancora tutti i rischi che diffondere determinate informazioni false o molto ambigue gettano sul proprio business, specie in chiave prospettica. Quando però gli sforzi di un’impresa sono genuini e importanti, e dunque vi è consapevolezza per la tematica, non si deve mai dimenticare perché lo si stia facendo. Rendicontare il rendicontabile per il gusto di farlo è del tutto inutile laddove non vi sia ‘materialità’, quanto è significativo il dato che catturo e poi comunico? Fa riflettere che molte aziende oggi (specialmente quelle quotate) spendano più nel reporting che

nello sviluppo di concrete attività Esg. Compreso e interiorizzato il senso della sostenibilità si tratta poi di calarlo nella realtà quotidiana, operazione ancor più delicata», sottolinea il responsabile.

Ecco dunque il punto d’intersezione tra più dimensioni proprie di una realtà aziendale, in questo caso bancaria. La scelta dei giusti progetti cui destinare le risorse. «L’iniziativa principe di Banca del Sempione e che più mi inorgorglisce sono probabilmente i Conti Green, pur accanto a decine di altri progetti. I clienti che vi aderiscono accettano che i relativi conti siano sottoposti a criteri sostenibili ancor più forti degli altri, ma anche che a fine anno il 10% del totale dei ricavi generati per l’istituto siano devoluti ad associazioni scelte dal cliente stesso. Il tema ricorrente è spesso l’impossibilità di toccare con mano l’impatto che i progetti che si finanziano hanno. I Conti Green nascono per questo, sostengono progetti e associazioni locali. Dalla loro nascita abbiamo già potuto donare parte dei ricavi a circa 10 associazioni attive sul territorio. Le ultime a esser state premiate sono state per l’appunto Aspi, Redog e Ridere per vivere Ticino, e parlarne vuole essere anche semplicemente d’ispirazione per altri, persone o istituzioni», precisa Malnati. E se l’appetito vien mangiando, molto spesso non c’è migliore soluzione che parlarne. I risultati? A volte del tutto inaspettati. «Anche nel caso della nostra clientela i più entusiasti e già informati, che chiedono soluzioni di questo tipo, sono i più giovani, per quanto sia sempre sbagliato generalizzare. In moltissimi altri casi è compito del consulente stimolare e informare, non fosse che la profilatura del cliente anche su queste materie è obbligatoria, e non mancano le sorprese. Spesso il principale ostacolo è infatti la non conoscenza, non lo scarso interesse, ed è fondamentale informare correttamente, da qui ad esempio il grosso sforzo che profondiamo nella formazione e certificazione di tutti i consulenti, anche in questo ambito. Il primo messaggio è che l’Esg è semplicemente un ulteriore tassello che entra a far parte del processo d’investimento, per ridurre ulteriormente i rischi e senza dover rinunciare a una parte di performance», nota il responsabile. Il mondo è bello perché è vario, e il cantiere Esg è sempreverde, non fosse per l’interesse di una parte di clientela. «Esistono diverse forme d’investimento so-

«Vogliamo essere d’esempio, ma per spingere gli altri a fare continuamente meglio, e di più, è anche questa la sostenibilità; anche al costo di comunicare qualche indicatore di meno, e qualche dato non troppo utile, destinando quelle risorse a cose un po’ più tangibili»

Simone Malnati, Responsabile dei Progetti speciali di Banca del Sempione

Proattivi per scelta

Totale cumulato dei progetti Esg attivati dall’istituto

stenibile, dalle semplici azioni di aziende ritenute Esg compliant, a forme molto più spinte, con anche ‘costi’ diversi da sopportare. Il Conto Green vuole essere un ibrido, gli investimenti sono gestiti secondo logiche Esg, ma al contempo non ci si limita a comprare Green bond di Swisscom o del Canton Basilea-Città, anzi. La banca reinveste il 10% del suo ricavato, lasciando scegliere al cliente in quale associazione, e consentendogli di apprezzare e toccare l’impatto avuto dalla sua decisione attraverso una testimonianza, un’email, un contatto diretto con chi il ‘bene’ l’ha concretamente fatto», riflette Malnati. Il fatto che sia però una tematica particolarmente fluida, interpretata in maniera molto diversa a dipendenza di settori e aziende, rende i paragoni particolarmente problematici, al pari della misurazione delle relative performance. «Se guardiamo al mercato, l’accelerazione che c’è stata a livello ambientale negli ultimi 10 anni è esponenziale, il che ha trascinato il dibattito pubblico. In termini sociali è cresciuta meno, ma si faceva già molto in precedenza. Se guardiamo

Nel caso degli istituti più piccoli destinare capitale umano a progetti Esg è un chiaro segnale di strategia.

invece al nostro piccolo, l’impegno che ci mettiamo è dei più notevoli, anche a livello di welfare aziendale, soprattutto rispetto a dimensioni e risorse. Abbiamo deciso di mettere la sostenibilità al centro coinvolgendo e informando tutti i dipartimenti, spingendoli a collaborare concretamente, e nella formulazione del piano industriale per il prossimo triennio prevediamo di spingere ancora di più. Sta qui la differenza con molti: vogliamo essere d’esempio, ma per spingere gli altri a fare continuamente meglio, e di più, è anche questa la sostenibilità; anche al costo di comunicare qualche indicatore di meno, e qualche dato non troppo utile, destinando quelle risorse a cose un po’ più tangibili», conclude il Responsabile dei Progetti Speciali di Banca del Sempione.

Giulio De Biase Federico Introzzi

Fonte: Banca del Sempione 2024

Cruciale non solo per grandi aziende

Se la sostenibilità è, ormai universalmente, un tema centrale per le organizzazioni pubbliche e private, con quali sfide si misurano le Pmi del territorio ticinese che abbracciano il trend?

Miglioramento della reputazione aziendale, riduzione dei rischi, maggiore fidelizzazione dei clienti, accesso a nuovi mercati, capitali e talenti, incremento della redditività a lungo termine… se i vantaggi dell’integrazione dei principi Esg nella strategia aziendale e nel business model sono sempre più riconosciuti, non solo in termini di impatto sociale e ambientale positivi, ma anche di potenziamento della performance economica, ci si potrebbe chiedere se il ritorno sia sufficiente da giustificare un investimento in sostenibilità anche nel caso delle aziende di un tessuto imprenditoriale come quello ticinese, fatto quasi esclusivamente di medie e, soprattutto, piccole e micro realtà.

«È vero che i centri di decisione delle grandi aziende con una forte presenza in Ticino, come banche, assicurazioni e telecomunicazioni, si trovano in Svizzera romanda o tedesca, ma oggi praticamente tutte le aziende sono confrontate a questi temi. Qui come ovunque nel mondo»,

esordisce Giovanni Facchinetti, fondatore e managing director di Positive Organizations, società di consulenze Esg con sede a Lugano. Dal 2015, con il suo team di professionisti specializzati, offre servizi di advisory strategico e soluzioni personalizzate per il raggiungimento di risultati misurabili negli ambiti economici, sociali, ambientali e di governance.

«Prima di tutto, adottare pratiche di sostenibilità migliora la reputazione e il valore dell’azienda e dei suoi brand, aumentando la fiducia di clienti e stakeholder. Le aziende che inseriscono formalmente pratiche di sostenibilità tendono a essere più resilienti, riducendo i rischi legati a fattori ambientali e sociali. Inoltre, l’adozione di pratiche sostenibili può portare a significativi risparmi, ad esempio tramite l’efficienza energetica e la riduzione di rifiuti e sprechi. Infine, la sostenibilità attrae talenti e investitori, poiché sempre più persone e istituzioni cercano di lavorare con realtà che condividono valori etici e di gestione responsabile», prosegue Giovanni Facchinetti che possiede un’i-

Implementare una strategia di sostenibilità può comportare sfide significative, specialmente per piccole aziende come le molte del tessuto imprenditoriale ticinese: normative e standard fra cui districarsi, risorse umane ed economiche da dedicare, cambiamento della cultura aziendale… ma i vantaggi sono evidenti, dall’impatto sociale e ambientale all’aumento della competitività e del valore aziendale.

nusuale combinazione di know-how in business internazionale, con oltre 25 anni nell’industria dei beni di largo consumo e del luxury in multinazionali globali, unito a un background multiculturale (con lunghi periodi di permanenza in America Latina e in Asia), insieme a una formazione accademica e, ormai, a una consolidata esperienza nella consulenza Esg. Implementare una strategia di sostenibilità può però comportare sfide significative, specialmente per le molte piccole aziende del territorio che possono trovare ‘poco sostenibile’ allocare il tempo e le risorse - umane e materiali - necessarie. «Inoltre, orientarsi tra le numerose normative e gli standard Esg è veramente complicato. Un altro ostacolo significativo è il cambiamento culturale: per integrare la sostenibilità in modo efficace, è infatti essenziale che tutta l’organizzazione, soprattutto i vertici, sia aggiornata, allineata e motivata a seguire queste pratiche», commenta il managing director di Positive Organizations. Difficoltà che si rispecchiano nei principali ambiti in cui le aziende del territorio cercano assistenza e supporto: la misurazione e il reporting delle performance Esg, l’inventario delle

emissioni di gas effetto serra e il relativo percorso di decarbonizzazione, l’implementazione e il monitoraggio delle pratiche sostenibili nella catena di fornitura e la formazione e la sensibilizzazione dei dipendenti. «La misurazione e il reporting sono cruciali per monitorare i progressi e comunicare gli impatti agli stakeholder in modo oggettivo, completo e senza pericolosi scivoloni nel greenwashing. La decarbonizzazione è indispensabile per il Net Zero dettato dalla Legge sul Clima e sull’Innovazione approvata dalla popolazione nel 2023. La gestione sostenibile della supply chain è essenziale per garantire che i fornitori rispettino standard ambientali e sociali elevati e che forniscano dati in relazione all’impatto ambientale dei propri prodotti e servizi. Infine, la formazione dei dipendenti è imprescindibile per creare una cultura aziendale orientata alla sostenibilità, assicurando che tutti siano coinvolti e consapevoli del loro ruolo nel raggiungimento degli obiettivi Esg», spiega Giovanni Facchinetti.

A oggi, fra i più utili strumenti di misurazione qualitativi e quantitativi per aiutare le aziende a raccogliere dati accurati e a creare report dettagliati sulle perfor-

«Per le aziende ticinesi, i temi più rilevanti in ambito Esg includono il monitoraggio e la riduzione delle emissioni, la gestione della supply chain, il benessere dei dipendenti e gli impatti sul territorio e la rendicontazione dei progressi nell’ambito. La ragione primaria è la sempre maggior richiesta di informazioni da parte di clienti e investitori»

Giovanni Facchinetti, fondatore e managing director di Positive Organizations

mance Esg, ci sono il Global Reporting Initiative (Gri), il Carbon Disclosure Project (Cdp), la piattaforma EcoVadis, il Corporate Sustainability Assessment di Standard & Poor e gli European Sustainability Reporting Standards (Esrs) nell’ambito della Csrd europea. «Inoltre è importante adottare metodologie di valutazione del ciclo di vita (Lca) per comprendere l’impatto ambientale complessivo dei prodotti e dei processi. Infine,

La gestione degli eventi internazionali

Da poco calato il sipario sulla 77esima edizione del Locarno Film Festival, si lavora già dietro le quinte per promuovere i film che qui hanno debuttato, seguire l’industry dei professionisti, prepararsi al nuovo anno e anche per garantire quella sostenibilità che rappresenta una vera sfida per i grandi eventi internazionali. Da tempo impegnato a migliorare le sue pratiche per mitigare la portata della propria impronta ambientale, consolidando al contempo il proprio impatto sociale e sostenendo le economie locali, da quest’anno il Locarno Film Festival per fare un ulteriore salto di categoria si è rivolto alla consulenza di Positive Organizations. «La reputazione e il prestigio mondiale del Festival, uniti al suo impegno per la sostenibilità, si allineano perfettamente con la nostra missione di supportare le organizzazioni nel generare un impatto sociale, ambientale ed economico positivo. Con questa collaborazione puntiamo a fare in modo che questo storico evento culturale operi in modo sempre più responsabile verso l’ambiente e il territorio, portando un importante messaggio al settore dei grandi eventi e all’industria cinematografica», commenta Giovanni Facchinetti. Un impegno condiviso per creare emozioni ed esperienze che non solo possano nutrire la settima arte e il mondo della cultura, ma anche dare un contributo tangibile alla comunità in cui il Locarno Film Festival opera.

incoraggiamo le aziende a stabilire indicatori chiave di prestazione (Kpi) chiari e a utilizzare tool digitali per monitorare i progressi in tempo reale», aggiunge il fondatore di Positive Organizations. Considerando il contesto attuale e le sfide globali legate proprio alla sostenibilità, le prospettive per le aziende ticinesi che la abbracciano possono dunque essere ritenute molto promettenti. «La crescente consapevolezza dei consumatori e delle istituzioni riguardo alle questioni ambientali e sociali spinge ormai le aziende a essere più trasparenti e responsabili. Inoltre, le politiche governative e le normative internazionali stanno sempre più incentivando la tendenza, destinata a crescere ulteriormente, con un aumento delle opportunità di mercato per le aziende che si posizionano come leader in sostenibilità. Quelle che adottano un approccio proattivo non solo contribuiranno positivamente all’ambiente e alla società, ma otterranno anche vantaggi competitivi significativi nel lungo periodo. Ed è dimostrato da diversi autorevoli studi come il valore di un’azienda possa aumentare significativamente con l’adozione di buone pratiche di sostenibilità», conclude giovanni Facchinetti. In sintesi, le buone pratiche di sostenibilità non solo migliorano l’impatto ambientale e sociale di un’azienda, ma possono anche rafforzarne la posizione finanziaria, competitività e capacità di attrarre investimenti e talenti. Questo crea un ciclo virtuoso che porta a un aumento complessivo del valore aziendale. In Ticino, come ovunque nel mondo.

Maria Antonietta Potsios

Impatto positivo a elevata potenza

Innovazione e sostenibilità sono i due vettori che hanno orientato la crescita di HAS Healthcare Advanced Synthesis, facendone una protagonista dell’industria chimico-farmaceutica internazionale e un modello di responsabilità aziendale. In coincidenza con i 40 anni di attività, l’inaugurazione del nuovo Quality Control Laboratory Center apre ulteriori prospettive.

Le competenze sviluppate in quattro decenni - anniversario che ricorre proprio nel 2024e l’attenzione ai dettagli hanno reso HAS Healthcare Advanced Synthesis uno dei più autorevoli produttori in grado di sviluppare e offrire soluzioni esclusive e personalizzate alle aziende farmaceutiche e biotecnologiche, per la produzione di ingredienti farmaceutici attivi (Api), principi attivi a elevata potenza (Hpapi) e composti anticancro. Altrettanto pionieristica, l’azienda di Biasca si è dimostrata nel suo approccio Esg: non un’appendice rispetto al suo business, ma il principio stesso che quell’innovazione la guida, ispirando decisioni e azioni.

«Obiettivo principale è affrontare le sfide future migliorando costantemente le nostre capacità per offrire prodotti all’avanguardia ai nostri clienti. Allo stesso tempo, la sensibilità alle questioni ambientali e di responsabilità sociale è connaturata nella visione di chi, come la famiglia Braglia, mette al centro la qualità di vita del paziente e di coloro che lo

HAS ha ulteriormente potenziato quest’anno le sue capacità di fornitura di servizi Cdmo con il nuovo Quality Control Laboratory Center all’avanguardia, sempre a Biasca.

metriche di rendicontazione, costruita anche grazie al supporto di una società di consulenza esterna, Positive Organizations di Lugano.

affiancano», esordisce Waldo Mossi, Ceo di HAS Healthcare Advanced Synthesis. Essenziale il lavoro fatto dal 2012 per sistematizzare questa vocazione che già dava vita a molte iniziative nelle tre dimensioni della sostenibilità - ambientale, sociale ed economica - ma che necessitava di una solida architettura, allineata alle

Nel 2023 HAS ha raggiunto la neutralità carbonica per il terzo anno consecutivo, risultato non scontato per chi opera nell’industria chimica e che la qualifica tra le aziende esemplari in termini di politica climatica. «Uno dei progetti chiave è stato l’allacciamento, dal 2017, alla centrale termica a biomassa legnosa di Biasca per la fornitura di energia tramite una rete di teleriscaldamento, operata da Nuova Energia Ticino in collaborazione con aziende forestali locali, che ci ha permesso di ridurre del 95% le emissioni di CO2 legate all’uso di fonti fossili», precisa il Ceo di HAS, che per il terzo anno consecutivo ha ottenuto anche la medaglia d’oro di EcoVadis, che la colloca nel 2% delle aziende più virtuose per sostenibilità, in base alla stringente valutazione di 21 parametri effettuata da quello che è ormai il rating di riferimento in ambito Esg. «Tuttavia siamo coscienti che ci siano ulteriori margini di miglioramento. Soprattutto rispetto alla nostra catena del valore: come azienda globale con clienti e fornitori nei quattro continenti, nella reciproca impossibilità di rinunciare noi a materie prime molto sofisticate che spesso un unico produttore al mondo può assicurarci, loro ai nostri composti chimici per combattere malattie rare e tumorali, occorre individuare ogni possibilità di ottimizzare la logistica», segnala il Ceo di HAS. La piccola percentuale di emissioni indirette residue viene però già controbilanciata

acquistando i certificati Gold Standard, nel caso specifico per supportare due progetti di grande impatto in Etiopia.

HAS si contraddistingue inoltre per l’impegno a favore del benessere e della salute dei suoi collaboratori, offrendo opportunità di crescita professionaleinclusa la formazione di una dozzina di apprendisti all’anno -, sicurezza sul lavoro e piani di benefit competitivi e sovraobbligatori, insieme a condizioni che permettono di conciliare l’attività lavorativa con gli obiettivi personali e familiari.

«Integrando la sostenibilità in ogni aspetto della nostra attività, cerchiamo di dimostrare che le pratiche responsabili possono coesistere con la crescita e la prosperità. Anzi la nostra sensibilità, nata da una genuina vocazione, si sta oggi trasformando anche in un vantaggio competitivo, sempre più apprezzata dai nostri clienti del pharma che, uscendo da una logica di meri costi, sempre più si interessano al background di sostenibilità dei loro fornitori per legarsi ad aziende solide, affidabili, innovative e, appunto, sostenibili, che consentano di garantire la business continuity dei loro prodotti che, in questo settore, significa assicurare che il paziente nel giorno in cui avrà bisogno del medicamento possa puntualmente riceverlo», sottolinea il Ceo di HAS.

Sostenibilità è anche quella di un’azienda di famiglia, radicata nel tessuto del territorio, che attraverso sfide, crescita e successi ha consolidato una reputazione internazionale. A 40 anni dalla sua fondazione, nel 1984, oggi con l’arrivo della quarta generazione, rappresentata da Gabriele Edoardo e Giacomo Braglia, che si uniscono a Gabriele Pietro Braglia, Fondatore e Presidente, e a suo figlio Riccardo Braglia, i valori e le tradizioni familiari continuano a essere tramandati con successo nel tempo.

«La sostenibilità è un cantiere sempre aperto, ma proprio questa consapevolezza ci ha permesso di raggiungere finora ottimi risultati. In futuro è nostra intenzione integrare nel team preposto anche le generazioni più giovani per cogliere i nuovi stimoli. Capisco però che, specialmente per aziende di piccole dimensioni, possa essere difficile trovare le risorse da investire in una strategia Esg, ma in Svizzera possiamo anche beneficiare di sinergie con istituti e scuole universitarie, come nel nostro caso Supsi che ci supporta nella valutazione del nostro livello di presta-

«Integrando la sostenibilità in ogni aspetto della nostra attività, dimostriamo che le pratiche responsabili possono coesistere con la crescita e la prosperità. Anzi, questa sensibilità, nata da una genuina vocazione, si sta trasformando in un vantaggio competitivo, sempre più apprezzata e richiesta dai clienti del pharma» Waldo Mossi, Ceo HAS Healthcare Advanced Synthesis

Matrice di materialità

Analisi dei 19 temi Esg più rilevanti sul breve e lungo termine per HAS e i suoi stakeholder, 2023

Temi materiali

Consumo di risorse

Protezione dati e privacy

Collaborazione con associazioni a supporto di gruppi minoritari

Etica aziendale Programma conformità e procedure di qualità GMP

Sicurezza e certificazione prodotti

Risultati economici a lungo termine

Emissioni gas serra

Salute e sicurezza dipendenti

Sistema di ambientalegestione (SGA) Efficienza energetica

Posizionamento come Sustainability Leader

Performance ESG fornitori

Interarazioni con comunità locali

Fonte: HAS Healthcare Advanced Synthesis, Rapporto Sostenibilità 2023

zioni energetiche e ambientali, dando al contempo l’occasione ai suoi studenti di confrontarsi con i problemi reali dell’industria», suggerisce Waldo Mossi.

Nella ricorrenza del 40esimo anniversario, l’attitudine di HAS Healthcare Advanced Synthesis trova piena espressione nell’inaugurazione del nuovo Quality Control Laboratory Center allo stato dell’arte, naturalmente progettato con pratiche ecologiche per garantire che il progresso non avvenga a scapito del pianeta. Un investimento da 10 milioni di franchi per potenziare ulteriormente la capacità del controllo qualità dei prodotti. «L’aumento del volume d’affari e delle attività che hanno spinto a scorporare HAS dal Gruppo Helsinn per farne dal 2022 una società indipendente - sempre afferente alla famiglia Braglia come controllata della 3B Future Holding - sono anche alla base della necessità di questo nuovo laboratorio all’avanguardia per supportare ancor più efficacemente il nostro team specializzato nello sviluppo di soluzioni di alta qualità, esclusive e personalizzate per i nostri clienti. Un progetto che guarda anche al futuro,

Gestione sostenibilità e certificazioni

Prodotti Sustainable by Design Biodiversità

R&D

Gestione rifiuti

PRIORITARIA

L’analisi di materialità permette ad HAS di identificare e dare priorità alle questioni di Esg più significative per l’azienda e i suoi stakeholder, sul breve e lungo termine.

poiché ci permetterà di acquisire nuovi prodotti e aumentare la nostra capacità industriale. Inoltre ha consentito di liberare spazi nei laboratori che accoglievano il precedente centro di controllo qualità accanto all’R&D, che potrà a sua volta essere ampliato, aprendo nuove strade. Sono in programma anche nuove assunzioni, che arricchiranno ulteriormente il nostro organico, già di 225 collaboratori», conclude il Ceo di HAS. Un valore aggiunto per l’intero Ticino: non solo per il maggiore indotto, ma soprattutto per le nuove competenze e per i tanti progetti anche a carattere ambientale e sociale che nei prossimi anni HAS proseguirà a sviluppare. Perché come la ricerca anche la sostenibilità, ha sempre nuovi orizzonti da esplorare.

Cattaneo

Sfide concatenate per l’intralogistica

A beneficiare del lungimirante approccio integrato alla sostenibilità di Interroll SA, che punta in particolare su efficienza energetica, riduzione dell’impatto ambientale e innovazione tecnologica, oltre l’azienda e la comunità locale, è l’intera supply chain globale ‘mossa’ dalle sue componenti.

Se per il settore dell’intralogistica la sostenibilità implica in primo luogo lo sviluppo di sistemi di movimentazione più efficienti a livello energetico e di soluzioni di automazione per ridurre gli sprechi, l’impatto positivo è potenzialmente fra i più rilevanti per chi, fuor di metafora, si può dire che muova l’economia mondiale, consentendo il flusso di materiali, informazioni e merci lungo tutta la catena di fornitura, dalle materie prime ai prodotti finiti.

«La produzione dei tecnopolimeri tramite stampaggio a iniezione presenta sfide uniche in termini di sostenibilità. Le affrontiamo puntando su efficienza energetica, riduzione dell’impatto ecologico e innovazione tecnologica, con una visione che integra le tre dimensioni Esg - ambientale, sociale e governancenella consapevolezza della loro interconnessione per il successo a lungo termine dell’azienda», sottolinea Ingo Specht, Managing Director di Interroll SA. Con sede a Sant’Antonino, la società è responsabile dello sviluppo e della produzione degli articoli in tecnopolimeri destinati in primo luogo alle altre 34 aziende sotto

il cappello di Interroll Group - che proprio qui accanto ha la sua holding. Leader mondiale nella fornitura di soluzioni per la movimentazione, fra la sua clientela vanta nomi che vanno dalla A di Amazon alla Z di Zalando, passando per giganti come DHL, Nestlé e Siemens. La strategia Esg della controllata Interroll si inscrive in quella del Gruppo che, quotato in borsa e con oltre 2300 dipendenti nel mondo, dal 2021 allestisce annualmente il proprio Rapporto di Sostenibilità. «Per quanto riguarda nello specifico la società Interroll, tra i più recenti grandi progetti c’è l’installazione del sistema fotovoltaico nel 2022: un investimento oneroso perché oltre ai 1.320 pannelli posati ha imposto il rifacimento del tetto, ma che ha consentito anche, grazie al miglior isolamento termico, di ottimizzare i consumi energetici per la climatizzazione dei 4.500 mq di superficie. Con una produzione annuale di circa 540mila kWh, abbiamo coperto oltre il 20% del nostro elevato fabbisogno di energia elettrica. Inoltre, già dal 2015, il calore recuperato dai trenta impianti di stampaggio permette di riscaldare uffici e fabbrica, senza più dover far

Nel 2023 Interroll SA di Sant’Antonino ha ricevuto la medaglia platino di EcoVadis che la colloca nel top 1% a livello mondiale per prestazioni in termini di sostenibilità e impegno Csr nel settore “Manufacturing of plastic and polymer products”. La sua strategia Esg integra dimensione ambientale, sociale e governance.

ricorso al gasolio», illustra Ingo Specht, che in quasi quattro decenni alla testa di Interroll SA, fondata nel 1986, ne ha fatto uno dei centri di eccellenza del Gruppo. Grandi progressi sono stati fatti anche nella riduzione degli scarti di polimero,

diminuiti del 70% rispetto al 2014 quando ne venivano generate 67 tonnellate - e questo nonostante l’aumento della produzione - ad esempio grazie al recupero del macinato che può essere rigranulato e impiegato per alcune tipologie di articoli.

Anche l’innovazione di punta, in particolare digitale, aiuta a migliorarsi: «Il machine learning e l’analisi dei big data supportati dall’Ia consentono ad esempio di identificare rapidamente le non conformità durante il controllo della qualità, riducendo reclami interni ed esterni; inoltre sensori e algoritmi aiutano a ottimizzare l’impostazione delle macchine per garantire la ripetibilità della qualità del prodotto o per effettuare la manutenzione predittiva degli impianti, in linea con la nostra strategia ‘Zero Difetti’», prosegue il Managing Director.

Negli ultimi anni, fra i diversi enti del territorio con cui Interroll si interfaccia, si è notevolmente intensificata la colla-

«Grazie alla posizione di leadership e all’impegno continuo verso l’innovazione e la sostenibilità, Interroll SA non solo genera un impatto positivo duraturo per la comunità locale ma contribuisce significativamente anche agli obiettivi globali di sviluppo sostenibile a livello internazionale»

borazione con Supsi. «Ad esempio, abbiamo sviluppato insieme una piattaforma di supporto decisionale che permette fin dalla fase di progettazione degli stampi di valutarne preventivamente il ciclo di vita e l’impatto ambientale. Adesso stiamo ultimando un altro studio pionieristico per la produzione in serie grazie all’additive manufacturing, che crediamo possa rappresentare una chiave di volta per clienti che hanno bisogno di volumi limitati, con un impatto ambientale dieci volte inferiore alla costruzione di uno stampo tradizionale», anticipa Ingo Specht.

Guardando alla dimensione sociale, grande attenzione è posta nel coinvolgere, sensibilizzare e motivare ogni singolo collaboratore. «Quando introduciamo una novità o modifichiamo una procedura ne condividiamo sempre le ragioni, altrimenti è difficile che routine acquisite anche da decenni vengano modificate», sottolinea Matteo Tonolla, Head of Production e Health & Safety Officer Interroll SA. «È altrettanto apprezzato dai collaboratori non essere vincolati alla ripetizione di un’unica mansione, potendo seguire l’intero processo produttivo: dalla ricezione del materiale alla produzione, passando per il controllo qualità, fino alla pallettizzazione finale».

Interroll investe inoltre significativamente in formazione e offre un programma per i talenti, con l’opportunità di sviluppare una carriera interna al Gruppo. «Siamo anche vicini alle associazioni territoriali che promuovono l’integrazione di persone diversamente abili, convinti del valore di una comunità inclusiva dove ogni individuo viene valorizzato per ciò che è», aggiunge Matteo Tonolla.

Particolare importanza è accordata a salute e sicurezza sul lavoro, sia colla-

borando con consulenti come Suva, sia facilitando la segnalazione di ogni potenziale pericolo di incidente. La gestione proattiva del rischio informa la cultura aziendale: «Ciò comprende l’analisi di tensioni geopolitiche, incertezze nelle catene di approvvigionamento e cambiamenti climatici. Per gestire le sfide dialoghiamo regolarmente con tutti i nostri stakeholder. Coltivare un’organizzazione agile e adattabile è indispensabile per rispondere rapidamente ai mutamenti del mercato», conclude il Managing Director della società Interroll. Nel 2023, alle certificazioni Iso 9001,14001 e 45001 che mantiene ormai da tre anni, si è aggiunta la medaglia platino di EcoVadis. «Grazie all’esperienza con l’allestimento del Report di sostenibilità del Gruppo abbiamo già un altissimo livello, ma rating come EcoVadis spronano a confrontarsi con altre aziende, portando nuovi spunti, ad esempio nella gestione dei rischi di governance o nei processi operativi», osserva Manuel Schettini, Master Data Governance, Capacity Planning & Environmental Officer Interroll SA.

Che la sostenibilità non sia per questa realtà un trend dell’ultima ora, lo conferma la sua adesione, già da fine anni ’90, alla metodologia kaizen messa a punto dall’industria automobilistica giapponese, trasposta nell’Interroll Production System: un approccio che ha permesso alle aziende del Gruppo di migliorare l’efficienza dei processi, ridurre i tempi di assemblaggio, aumentare la qualità e stimolare la partecipazione dei dipendenti ai processi di cambiamento. Che sono poi, quando ancora non si parlava di Esg, i pilastri di un approccio sostenibile.

Susanna Cattaneo

Sotto, da sinistra, Manuel Schettini, Master Data Governance, Capacity Plan. & Envir. Officer Interroll SA, e Matteo Tonolla, Head of Production e Health & Safety Office.

Responsabilità, una lega preziosa

L’impegno a 360 gradi di Argor-Heraeus in un settore sfidante in termini di sostenibilità, quello dei metalli preziosi. A illustrarne le diverse sfaccettature, il Co-Ceo Robin Kolvenbach.

Imetalli preziosi svolgono un ruolo importante per la società. Vengono utilizzati nell’industria chimica e in quella elettronica, sono alla base del settore finanziario, sinonimo di sicurezza in tempi di incertezza e simbolo di amore e apprezzamento quando trasformati in gioiello. Al tempo stesso, il settore affronta importanti sfide legate al proprio impatto ambientale e sociale. Tra gli esempi possibili, si trova l’elevata impronta di carbonio generata dall’estrazione e dalla lavorazione dei metalli, così come le condizioni di lavoro laddove i metalli vengono estratti.

Argor-Heraeus, tra le prime raffinerie di metalli preziosi in Svizzera, ha di recente pubblicato il proprio “Factbook sulla sostenibilità”, un rapporto che riassume l’impegno dell’azienda per diventare la più responsabile tra le raffinerie di metalli preziosi. Fondata nel 1951, con oltre 600 dipendenti impiegati presso l’headquarter di Mendrisio e le altre sedi in Italia, Germania e Hong Kong,

l’azienda si occupa della raffinazione e trasformazione di metalli preziosi (oro, argento, platino e palladio) per clienti in oltre 50 Paesi nel mondo e fa parte di Heraeus Precious Metals, leader globale nel settore dei metalli preziosi.

Imprescindibile collaborazione «È difficile riassumere l’impegno della nostra azienda in poche parole. Ci muoviamo in diversi ambiti», spiega il CoCeo dell’azienda, Robin Kolvenbach con cui abbiamo sfogliato il Factbook sulla sostenibilità per approfondire le molteplici sfaccettature di cosa voglia dire la responsabilità per Argor-Heraeus. «Sicuramente le sfide del settore sono complesse. Un importante denominatore comune è che queste vanno affrontate attraverso la collaborazione tra tutte le parti interessate. Cerchiamo di favorire dinamiche di dialogo e la trasparenza, ad esempio lavorando regolarmente con le Ong per affrontare insieme i problemi del nostro settore. Abbiamo inoltre isti-

Argor-Heraeus punta a svolgere un ruolo chiave nell'affrontare le sfide ambientali e sociali per il settore dei metalli preziosi.

tuito un ‘sounding board’ internazionale, composto da rappresentanti del settore aziendale, accademico e delle Ong, che ci accompagna nel processo di miglioramento continuo delle nostre pratiche».

La tracciabilità dei metalli preziosi

Uno dei fattori più importanti per un’industria dell’oro responsabile è la possibilità di tracciare l’origine dei minerali. Le persone vogliono avere la garanzia che l’oro contenuto nella propria collanina o fede nuziale sia stato prodotto in modo responsabile. Com’è possibile? «Negli ultimi anni sono stati fatti enormi passi avanti. Stiamo ad esempio lavorando con tecnologie che fanno capo a Blockchain e intelligenza artificiale per assicurare che il metallo sia autenticabile, identificabile e tracciabile. Grazie a questi sviluppi, oggi siamo in grado di fornire importanti dettagli rispetto all’origine e al percorso del metallo prezioso», afferma Kolvenbach.

Tutela di clima e ambiente

L’azienda si muove da anni anche per ridurre il proprio impatto a livello di clima e ambiente: «I nostri obiettivi sono ambiziosi. Ad esempio, miriamo ad azzerare le emissioni nette (‘net zero’) nelle nostre operazioni entro il 2033. Tra il 2019 e il 2023 abbiamo già ridotto quelle di tipo 1 e 2 del 74%», sottolinea Kolvenbach. Una task force dedicata ha individuato quasi 40 misure per migliorare ulteriormente l’efficienza energetica della sede di Mendrisio. L’azienda, da anni ormai, sta installando pannelli solari sui tetti di

tutti gli edifici, solo nel 2023 ha investito 300mila franchi in questo senso. Un altro progetto innovativo, in un’ottica di economia circolare, riguarda la trasformazione delle acque reflue derivanti dalle lavorazioni dei metalli in nitrato di sodio. Argor-Heraeus riesce a produrne oltre 450 tonnellate all’anno che possono poi essere rese disponibili sul mercato per l’industria del cemento o del vetro. Quella che era una materia di scarto viene recuperata e riceve nuova vita.

Le persone al centro

Nel contesto della responsabilità aziendale è fondamentale riconoscere l’importanza delle persone. Dai lavoratori in azienda alle comunità lungo la catena del valore.

Circa il 20% dell’oro estratto a livello globale proviene da miniere artigianali e di piccole dimensioni, che secondo le stime impiegano oltre 40 milioni di persone. Realtà spesso informali, non sempre in grado di garantire gli standard lavorativi delle miniere industriali formalizzate. «Facciamo un grande lavoro per aiutare lo sviluppo e la formalizzazione di queste miniere. Incentiviamo anche i nostri clienti ad acquistare più oro proveniente da queste fonti, in collaborazione con iniziative di sviluppo quali Swiss Better Gold, Fairmined e Fairtrade. Attraverso il pagamento di un sovrapprezzo per l’oro prodotto, i clienti possono contribuire economicamente al miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita di intere comunità», evidenzia il Co-Ceo di Argor-Heraeus.

Se oggi è tra i leader a livello mondiale nel suo settore, l'azienda lo deve anche ai suoi collaboratori. «Ci adoperiamo per creare una cultura positiva e nell’offrire condizioni di lavoro interessanti. Vogliamo un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso della diversità, dove ognuno possa esprimersi e contribuire concretamente al successo dell’azienda», prosegue Robin Kolvenbach.

Sfogliando le pagine del Factbook colpisce in particolare il progetto denominato “Precious Ideas”, un concorso di idee che ambisce a coinvolgere i collaboratori nel processo di miglioramento dell’azienda. «Abbiamo fatto l’esperimento di chiedere ai collaboratori di proporre delle idee per ridurre le emissioni di CO2 e migliorare la sicurezza su lavoro. In pochi mesi ne abbiamo ricevute ben 136, di cui circa il

«Negli ultimi anni abbiamo compiuto enormi passi avanti verso un’industria dell’oro responsabile. Stiamo ad esempio lavorando con tecnologie che fanno capo a Blockchain e Intelligenza artificiale per assicurare che il metallo prezioso sia autenticabile, identificabile e tracciabile»

Robin Kolvenbach, Co-Ceo Argor-Heraeus

10% è già stato implentato o si prepara a esserlo», continua il Co-Ceo. Le migliori per ogni ambito sono state premiate con buoni da mille franchi.

Buoni cittadini della comunità

La conversazione si sposta poi sull’impatto ‘locale’ della raffineria: «È chiaro che essere un’azienda responsabile vuole anche dire essere dei ‘buoni cittadini’ per le comunità che si abitano», continua Kolvenbach. «Oltre al pagamento delle imposte e al nostro ruolo quale datore di lavoro, abbiamo diverse collaborazioni e progetti volti al supporto della comunità locale. Penso ad esempio al premio di 3mila franchi in collaborazione con Supsi che ogni anno consegniamo allo studente che redige la migliore tesi nell’ambito dell’ingegneria sostenibile. Oppure, abbiamo avviato nel 2023 il progetto ‘Together sounds better’, attraverso cui supportiamo il Conservatorio della Svizzera italiana nel dare lezioni di musica agli utenti della Fondazione Provvida Madre,

Obiettivo net zero nel 2033 per Argor-Heraeus. Tra le varie misure, l'installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti dei suoi edifici, intrapresa da diversi anni e in cui nel solo 2023 ha investito altri 300mila franchi.

che si occupa di bambini e adulti con disabilità», conclude il Co-Ceo. Gli esempi sono ancora tanti. Tutto porta a comprendere il significato del motto “Precious to us” di Argor-Heraeus. Un motto che riassume l’impegno a 360 gradi e sottolinea quanto l’azienda abbia a cuore il tema della responsabilità, prezioso almeno quanto i metalli lavorati.

Ermenegildo Peverelli

Il Factbook sulla sostenibilità di Argor-Heraeus è disponibile all’indirizzo precioustous.com

La consulenza che rinnova le energie

Nonostante la crescente sensibilità delle aziende verso le tematiche della sostenibilità ambientale, è in generale ancora poco presente l’interesse per un’analisi complessiva dell’efficienza energetica che permetta di contenere consumi ed emissioni. «Eppure di opportunità, ma anche di necessità, di razionalizzare e ottimizzare l’utilizzo e la gestione delle diverse forme di energia in strutture industriali e civili ce ne sono sicuramente molte, vista la presenza sul territorio di tante realtà non di recente costruzione. E i vantaggi di un risanamento energetico sono sovente notevoli, non solo dal punto di vista tecnico e ambientale, ma anche da quello economico: l’applicazione di efficienti soluzioni tecniche porta nella maggior parte dei casi a significative riduzioni di consumi, costi di esercizio ed emissioni di CO 2 , con

Due casi in cui la consulenza energetica di Tech-Insta ha fatto la (grande) differenza: sopra, la Mikron Tool di Agno e, a fianco, Audemars Microtec di Cadempino.

Attraverso un’accurata valutazione delle infrastrutture e l’adozione di efficienti soluzioni tecnico-impiantistiche, è possibile attuare un risanamento energetico con un significativo ritorno in termini ambientali, ma anche economici. Particolarmente interessante nell’industria, ma non solo.

un ritorno del capitale investito in tempi interessanti», osserva Gianfranco Marcoli, direttore di Tech -Insta. Dal 2014 alla gamma degli impianti di riscaldamento, ventilazione, climatizzazione e sanitari nella cui progettazione e installazione è specializzata, l’azienda di Taverne ha aggiunto il fotovoltaico. A partire dal primo impianto realizzato sul suo stesso tetto per alimentare la termopompa reversibile che dal 2006 riscalda e climatizza gli uffici, ne ha installati oltre duecento, sia nel residenziale che nel pubblico e nell’industria. Parallelamente ha creato un Ufficio per la consulenza energetica per svolgere le analisi ed elaborare le proposte tecnico-impiantistiche volte alla gestione ottimale dell’energia e al contenimento, e possibilmente all’azzeramento, del ricorso a fonti fossili e delle emissioni di CO2 , non solo di singoli impianti, ma anche dell’insieme edificio/ impianti nell’industria coinvolgendo le

installazioni dei processi produttivi, interessanti ad esempio se vi è dell’energia di scarto che può essere recuperata. Un caso che perfettamente illustra le potenzialità di un intervento di ottimizzazione energetica applicato all’industria, è quello realizzato per la Mikron Tool di Agno. Nel 2016 l’azienda leader nella fabbricazione di utensili di alta precisione per macchine Cnc si è rivolta a Tech-Insta per valutare gli interventi opportuni per l’aggiornamento tecnico-energetico degli impianti e dello stabile, risalente agli anni Settanta. Già installando le soluzioni impiantistiche individuate attraverso il nostro studio per il raffreddamento dell’olio da taglio impiegato nella fabbricazione e quelle per il recupero di calore da questo e dai compressori dell’aria, si son potute eliminare le caldaie, sopprimendo il consumo e i costi dell’olio combustibile, e risparmiare 350mila kWh all’anno di energia elettrica dal 2021. Risultati che da un lato hanno assicurato all’azienda un importante contributo attraverso il programma ProKilowatt della Confederazione e, dall’altro, permetteranno il ritorno dell’investimento in 7 anni circa, a fronte di una durata di vita degli impianti di almeno 20. Senza dimenticare l’azzeramento dell’emissione locale di 55 tonnellate annue di CO2 e la riduzione di 45 tonnellate annue di quella indiretta derivante dal minor consumo di energia elettrica. A complemento di tutte le opere previste dallo studio, l’anno scorso è stato installato l’impianto fotovoltaico, con una produzione annua di oltre 380mila

kWh e un’ulteriore riduzione delle emissioni indirette di CO2 di circa 49 tonnellate/anno, relative al minor prelievo di energia elettrica dalla rete.

Tech-Insta è in grado di gestire situazioni molto diverse fra loro. Oltre alla semplice sostituzione di una caldaia con una termopompa per una casa unifamiliare, con magari l’installazione di un fotovoltaico sul tetto, si può portare l’esempio di un prestigioso stabile bancario di Lugano che, con impianti in funzione da diversi decenni, presentava diverse carenze dal punto di vista energetico. Sulla scorta delle modifiche e migliorie

Sopra, l’esempio di un’unifamiliare con termopompa e fotovoltaico.

tecniche proposte e attuate da Tech-Insta sull’arco di sei anni, con un investimento di 485mila Chf si è ottenuto un risparmio cumulato per energia termica, elettrica e acqua industriale di 1,120 milioni di franchi, riducendo del 75% le emissioni. Un’industria farmaceutica come IBSA ha potuto diminuire di 190 tonnellate annue le emissioni di CO 2 del suo centro produttivo di Lamone installando una termopompa per il recupero e riutilizzo del calore, con un ritorno del capitale investito in 5 anni grazie al risparmio per gas ed elettricità.

Ogni consulenza parte da un esame preliminare per individuare sia le situazioni da risanare, sia quelle per le quali vi è la concreta opportunità di elaborare progetti di ottimizzazione interessanti dal punto di vista tecnico, economico e ambientale - e per capire con quali possibili contributi cantonali e federali. Si spazia dal semplice aggiustamento dei parametri di esercizio per impianti e strutture recenti a importanti interventi per attualizzare quelli più obsoleti. Il tutto integrato da misure sulle strutture edilizie, di cui Tech-Insta non si occupa direttamente, ma che valuta sempre. E nel caso della Mikron Machining, della quale a partire dal 2010 è pure stata ri-

La sede di Tech-Insta, a Taverne.

strutturata e resa molto più efficiente tutta l’impiantistica e ottimizzata la gestione generale dell’energia, già la sola realizzazione del cappotto sullo stabile ha permesso di ridurre di 2/3 quella necessaria per riscaldarlo.

La grande esperienza anche nell’installazione e nella gestione di impiantistica di supporto e mantenimento dei processi produttivi, quali centrali di produzione

sciare il mercato della Svizzera italiana messo in difficoltà dalla crisi edilizia. Una sfida vinta: lo conferma il fatto che in questi ormai quasi 30 anni, oggi con una novantina di dipendenti, l’azienda di Taverne sia riuscita a conquistare significativi mandati in concorrenza con ditte svizzero tedesche ed estere, quale unico offerente ticinese, come nel caso della complessa centrale di teleriscaldamento

La validità anche economica di un’ottimizzazione tecnico-impiantistica

Costi di esercizio e risparmi aree di fabbricazione

Situazione2018 VentilazioneCaldo-freddo-fabbr.Recuperocalorecompr.ariaIlluminazione Impianto fotovoltaico EdificioSituazioneottimizzata

vapore e di refrigerazione, climatizzazione di ambienti di fabbricazione con elevate esigenze igienico-ambientali come nel pharma, permette a Tech-Insta di disporre di un ampio e particolarmente elevato livello di competenza pratica nel settore tecnico-energetico. «Possiamo inoltre contare sull’elevata competenza tecnico-impiantistica del nostro team di ingegneri, progettisti, montatori e tecnici manutentori, tutti altamente qualificati e con una consolidata pratica», sottolinea Gianfranco Marcoli, che da direttore della filiale ticinese della Sulzer nel 1996 si è trovato a iniziare un’avventura da imprenditore rilevando la sede luganese e facendone la sua Tech-Insta quando l’azienda di Winterthur ha deciso di la-

Teris abbinata al termovalorizzatore di Giubiasco, o del servizio di picchetto per gli impianti di raffreddamento dei supercomputer del Centro svizzero di calcolo scientifico, compreso il nuovo Alps. E nel 2021, dopo aver ricevuto un grosso mandato per la ristrutturazione degli impianti del Palazzo dell’Onu a Ginevra, ha aperto lì una piccola filiale per ampliare ulteriormente il raggio della propria attività, come le permette di fare anche l’ottenimento della certificazione Iso 13.485, oltre alla Iso 9001, unica in Ticino e fra le poche in Svizzera autorizzata a installare nelle strutture sanitarie impianti di distribuzione dei gas medicali fondamentali nelle sale operatorie, nei reparti di terapia intensiva e degenza.

Uno showroom come immagine e punto di riferimento per tutte le realtà da giugno riunite nel gruppo iRezz. A veicolare i valori aziendali, la scelta del legno, materiale identitario della sua attività.

Dove il legno è di casa

Non poteva che essere il legno: una risorsa del territorio, con tanta anima ma funzionale, duraturo ma duttile. Con uno dei cicli produttivi ambientalmente più virtuosi. Nata nel 1934 come rivendita di materiale edile, è dagli anni Settanta che la Fabio Rezzonico di Mendrisio ha incluso questo materiale nella sua offerta avviando il settore della carpenteria per coperture e tetti in legno. È stato poi il turno di stufe, camini, pavimenti in parquet e altri rivestimenti che lo declinano nelle sue molteplici forme. Quando, in vista del novantesimo anno di attività, si è voluta dare una nuova immagine aziendale riunendo le società nel frattempo acquisite (Lumafer, GLA Pavimenti e CC Cotto Ceramiche) in un Gruppo, accanto alla scelta del brand “iRezz”, che ben comunica la volontà di mettere la pluralità a fattore comune, altrettanto importante è stata ritenuta la progettazione di una nuova sede che esemplificasse il concetto. «Abbiamo scelto il legno per caratterizzare la struttura leggera e lineare del corpo orizzontale, un lungo parallelepipedo a due piani, che contrasta con il calcestruzzo delle due torri verticali. La superficie totale di circa 1500 mq accoglie gli spazi espositivi con gli uffici amministrativi e la direzione, flessibile e modulabile per evolvere con

l’attività commerciale. Dalle facciate longitudinali, ampiamente vetrate, filtra la luce indiretta da nord creando un’atmosfera suggestiva per i nostri prodotti, inoltre anche il tetto-terrazza funge da location espositiva e per eventi a cielo aperto con vista panoramica dal Monte Generoso al San Giorgio e sui tetti del borgo di Mendrisio», descrive con orgoglio il Ceo Nicola Rezzonico, quarta generazione alla guida dell’azienda di famiglia.

Dopo oltre 50 anni di esperienza, quella del legno è una filiera che i Rezzonico conoscono molto bene e hanno in prima persona contribuito a sviluppare in Ticino, membri anche dell’associazione di categoria Holzbau Schweiz. Un materiale ecologico, durabile e potenzialmente inesauribile, ma anche esteticamente originale e performante dal punto di vista edile, che guadagna crescente interesse da parte della committenza pubblica, come pure di impresari, progettisti e privati.

“Ideare, Costruire, Vivere”: lo slogan scelto da iRezz è espressione della filosofia aziendale. Che nella sostenibilità ha un suo pilastro: «Già nel 2011 abbiamo installato un grande impianto fotovoltaico, che produce 265mila kwh all’anno, pari al consumo di 53 economie domestiche, in gran parte re-immessi in rete, non essendo la nostra un’azienda produttrice con alti consumi», spiega Nicola Rezzonico.

Si cerca inoltre di applicare la sostenibilità a ogni dimensione. «Ad esempio stiamo cambiando il parco veicoli, muletti e sollevatori, orientandoci su quelli elettrici; inoltre cerchiamo di privilegiare fornitori attenti all’impatto ambientale e di riciclare il più possibile i materiali di consumo, oltre a sensibilizzare i nostri collaboratori, ormai 74, incluse le sedi di Camorino e Lumino. E prossimamente inizieremo la commercializzazione di pannelli per la finitura di interni in materiale riciclato», anticipa Nicola Rezzonico.

Grazie al nuovo showroom, inaugurato a giugno, e all’identità di Gruppo, l’obiettivo è di presentarsi quale unico interlocutore di riferimento, valorizzando le specificità delle diverse professionalità riunite sotto lo stesso tetto per offrire una consulenza integrata e personalizzata. «Con molteplici vantaggi: dalla visione a tutto tondo già in una singola visita, alla riduzione delle tempistiche di realizzazione, anche grazie agli errori in cui si evita di incorrere rispetto a quando professionisti di realtà estranee comunicano fra loro. Non meno importante, il risparmio consentito dall’acquisto di un pacchetto di diversi prodotti e servizi. Il tutto in uno spazio che è un piacere visitare sia per un cliente privato che per un professionista», conclude il Ceo di iRezz. L’espressione concreta di un gruppo unito.

Nicola Rezzonico, Ceo di iRezz, e il nuovo showroom a Mendrisio.

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.