Estero: Ume 10 Euro, Anno XXXV n. 4 • Aprile 2023 Regno Unito: Gbp 9,00; Us: Usd 10,00 Svizzera: Fr. 12.Finanza L’imprenditorialità qui è di casa Aziende Interpretare le nuove sfide dell’abitare Immobiliare La corsa allo spazio di architettura e design Sistema bancario Alba di una nuova era? Sistema bancario Alba di una nuova era? Aziende Finanza Immobiliare Arte L’alchimista della luce Arte Arredo Un design illuminato Arredo Orologi 2023 Il Salone delle meraviglie Orologi 2023 © Switzerland Tourism
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Hanno collaborato a questo numero Ettore Accenti, Achille Barni, Ignazio Bonoli, Andrea Ferraretti, Simone Gianini, Luciano Monga, David Mülchi, Gianluigi Piazzini, Stelio Pesciallo, Carlo Secchi
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Nei due showroom situati nel cuore della città, Salvioni Lugano dà vita a un’esperienza unica, in cui un team di professionisti altamente qualificati vi guiderà attraverso il meglio del design italiano e internazionale. Oltre 2400 mq di esposizione per rispondere a ogni esigenza abitativa con librerie, armadi, letti, imbottiti, cucine e complementi d’arredo. Ecco perché Salvioni Lugano vuol dire design.
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ISSN 1664-3798
Caro lettore,
la puntualità può non essere tutto. In questo numero, di Aprile, nel solco della tradizione, convivono due anime: Arredo e Orologi. Degnamente scortati da un’analisi puntuale, per l’appunto, delle più recenti scosse telluriche che hanno interessato da vicino il sistema bancario globale. A partire da Stati Uniti ed Europa la domanda è: cosa succederà ora?
Nonostante in apparenza non molto sembri essere cambiato, il sistema si trova oggi in una situazione completamente diversa rispetto al quindicennio passato, ma non per questo bisogna illudersi dei miracoli che capitale e normative in ogni caso non potranno mai fare. Se le due sponde dell’Atlantico divergono profondamente nel come hanno saputo e voluto declinare gli insegnamenti delle crisi passate, e con l’Europa a uscirne vincitrice, nonostante un’eco mediatica completamente diversa, tutto si limita a una mera questione di fiducia. Trovata a confrontarsi ora più che mai con le scappatoie, o forse no, del digitale.
Mentre Milano ha dato il meglio di sé, ergendosi a capitale per più di qualche giorno dell’Arredo italiano, e dunque mondiale, a Ginevra si è chiuso il Salone delle meraviglie orologiere. In entrambi i casi al centro sono tornate le persone, indipendentemente da che fossero privati, collezionisti, investitori... Sono tornate le persone, per quello che semplicemente sempre sono.
Se le domande sono molte, e certo non mancano, si potrebbe osare affermare che l’attesa sia ormai quasi finita. Nell’era del digitalenon la pianta altamente tossica che porta questo nome, ma quello numerico - la tecnologia sta giungendo a colmare un ritardo, perché di questo si parla, durato ben 35 anni.
Se questa non è certamente la fine di una sfida, ma solo un suo nuovo inizio, quella che si preannuncia sarà certamente un’estate molto calda, e particolarmente assetata. La rivoluzione è infine iniziata, e non sarà solo rose e fiori. Com’è giusto che sia.
Federico Introzzi
Editoriale
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Il bivio bancario
I recenti tremolii del sistema bancario non sono l’inizio di una nuova crisi, ma il risultato delle emergenze degli ultimi anni. Se nuovo capitale non può sostituire la fiducia, è anche vero in aggiunta a nuove regole potrebbe far peggio.
Opinioni
12 Ettore Accenti . Le intromissioni della Politica nel mercato dell’Auto sono più che controproducenti.
14 Stelio Pesciallo (in foto). Salvare Credit Suisse, e farlo con diritto d’urgenza, quanto meno è discutibile.
16 Ignazio Bonoli L’acquisizione da parte di Ubs è molto probabilmente il minor dei mali. Discutibile, ma una soluzione veloce.
18 Andrea Ferraretti. Fiscalità crossborder, novità in arrivo, e un mosaico sempre più complesso. Che fare?
20 Simone Gianini. Registro fondiario e numero Avs del disponente, inutile burocrazia, o c’è anche un’utilità?
22 Carlo Secchi. Dal Politecnico federale di Zurigo una soluzione per ovviare alle vulnerabilità del Bgp.
Economia
36 Testimonianze. Corre il mercato dell’assistenza sanitaria verso le coorti demografiche più anziane, il digitale in questo ambito sembra essere la gallina dalle uova d’oro.
38 Immobiliare. Il rialzo dei tassi d’interesse solleva più d’un interrogativo sul futuro del mattone. I privati possono ancora guardarlo?
Da sinistra, Marco Kundert, Partner di Bearing Point Switzerland, Patrick Zweifel, Capo economista di Pictet Am, Nicola Carcano, Executive Director di Phosphor Am, e Elena Guglielmin, Cio di Ubs Wealth Management.
Osservatorio
71 Sfama. I risultati dell’industria svizzera dei fondi.
72 Bond (Roberto Cerratti, in foto). Della sostenibilità del debito americano.
74 Tematici. La fine delle restrizioni in Cina che effetto avrà sul settore del lusso?
76 Alternativi . L’adeguamento infrastrutturale sarà il tema dei prossimi anni, ma è già tempo di prendere esposizione.
78 Macro. Meno credito alle imprese, e tassi più alti per frenare la congiuntura, e dunque anche l’inflazione.
79 Macro. Dovendo scegliere tra stabilità e inflazione, cosa decideranno di fare gli istituti centrali?
82 Bond. Si può parlare di grandi ritorni? C’è di nuovo un’alternativa, il reddito fisso c’è, e corre.
42 Immobiliare. Torna l’interesse per il mattone più vetusto, quale possibile soluzione alla frenata delle nuove licenze e ai nuovi vincoli
44 Immobiliare. Per quanto robusto, nessun mercato riuscirà a sottarrsi alla svolta dei tassi. Con però importanti differenze nazionali.
58 Normative Una nuova legge presto in vigore pone nuovi importanti requisiti per le aziende.
Finanza
60 Analisi. Il primario resta il tassello alla base di qualunque società, ma quali sono le dinamiche finanziarie al suo interno? A Hohenrain.
66 Eventi. Con il 2022 si chiude un anno eccezionale per i conti dell’istituto bancario di Bellinzona, sulle ali di un settore che sta cavalcando il ritorno degli interessi.
6 · TM Aprile 2023
Cover Story p. 24
sommario aprile 2023
Costruire lo Spazio p. 48
Quando si guardano stelle e pianeti non si dovrebbe pensare solo ad astrofisici e astronauti, ma anche ad architetti e designer.
A lato, Igor Ciminelli, membro del board di Sidi.
Coerenza funzionale?
È il sistema modulare la chiave di lettura delle sfide dell’abitare contemporaneo, grazie a flessibilità e versatilità.
A lato, Alexander Schärer, Ceo di Usm.
p.
52
Imprenditori da 150 anni p. 62
Nata quale banca dell’Alsazia e della Lorena, nel corso del tempo ha saputo reinventarsi senza perdere la propria cifra. A lato, Philippe Dieffenbacher, responsabile Ticino di Banca Cic.
68 Alternativi. Per raggiungere il Private Equity le possibilità sono molte, si tratta di trovarle.
80 Credito. Normative e geopolitica stanno condizionando l’accesso al credito da parte delle aziende.
81 Settori. Alta volatilità e incertezza sono la cornice perfetta per tornare sui difensivi, Health e Pharma.
84 Strategie. Come reagire al caro inflazione, e in vista di cosa?
Speciale Orologi
L’edizione 2023 di Watches & Wonders ha confermato, da Ginevra, la vitalità di un’industria che, nel 2022, ha generato un fatturato di 24,8 miliardi di franchi svizzeri. A lato, Grandmaster Chime Ref. 6300GR-001 di Patek Philippe.
Il Salone della Luce p. 102
Al Salone dell’arredo di Milano quest’anno è andato in scena Euroluce. Tra grandi classici e nuove sfide, il comparto è incentrato su tecnologia e design nel segno della sostenibilità. A lato, Maria Porro, Presidente di Salone del Mobile.Milano.
Virtuosismi atmosferici p. 110
L’eccezionale mostra sull’artista William Turner organizzata dalla Fondation Pierre Gianadda.
85 Alternativi. Nonostante i venti contrari il Private Debt resiste.
86 Tematici. Lo spazio è certo una via, la corsa è già iniziata.
Arte e Cultura
99 Maison. Il nuovo Biver.
100 Maison. Orologio da record.
101 Maison. Un tempo alla grande.
114 Mostre. La polivalenza della dimensione dello studio di un artista.
118 Mostre. Cesare Lucchini, sei decenni di arte ed emozioni.
Rubriche
8 Appuntamenti
122 Auto
125 Business
Aprile 2023 TM · 7
p. 88 © Photo Tate
Perugia
Perugino nel suo tempo
Nel quinto centenario dalla morte, la Galleria Nazionale dell’Umbria restituisce a Perugino il suo ruolo di assoluto protagonista del Rinascimento, attraverso prove capitali della sua produzione, dalla formazione fino allo Sposalizio della Vergine del 1504, anno in cui si trovava all’apice della sua straordinaria carriera.
La mostra dà conto dei passaggi fondamentali di questo percorso: dalle prime collaborazioni nella bottega di Andrea del Verrocchio alle imprese fiorentine che fecero la sua fortuna (come le tre tavole già in San Giusto alle Mura, oggi nelle Gallerie degli Uffizi, o la Pala di San Domenico a Fiesole); dagli straordinari ritratti alle monumentali pale d’altare, quali il Trittico Galitzin, ora alla National Gallery di Washington, e il Polittico
Una figura femminile bamana del Mali e un oggetto di forza nkisi nkondi kongo delle collezioni BarbierMüller dialogano con le opere dei due artisti ospiti, Zoé Ouvrier (Mona Screen 2014) e Arik Levy (FacetForm 90, 2016, e ShieldBronze, 2022).
della Certosa di Pavia, per gran parte alla National Gallery di Londra ed eccezionalmente ricomposto per l’occasione.
L’esposizione riflette sul ruolo che “Il meglio maestro d’Italia” - come lo definì il banchiere Agostino Chigi, fra i più grandi mecenati del suo tempo - ha effettivamente svolto nel panorama artistico coevo grazie al rapporto che lo ha legato ai protagonisti di quell’epoca, seguendo geograficamente gli spostamenti del pittore o delle sue opere attraverso l’Italia,
Perugino, Trittico Galitzin, 1482-85 ca, olio su tavola trasferito su tela. Anche dopo essere entrata a far parte nel 1937 della National Gallery of Arts di Washington, la monumentale opera, realizzata per la chiesa domenicana di San Giminiano, conserva il nome dell’ambasciatore russo a Roma che la acquistò a fine Settecento.
che da nord a sud lasciò tracce profonde del suo magistero.
Evento punta dell’anniversario, la mostra presenta quasi settanta opere, coinvolgendo alcuni tra i più importanti musei nazionali e internazionali, come le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il Musée des Beaux-Arts di Caen, la National Gallery di Washington, in una vera e propria partnership scientifica. Galleria Nazionale dell’Umbria
Lu-Do, 8.30-19.30
Fino all’11 giugno
Ginevra
Pensieri invisibili
Fondato nel 1977, il Museo Barbier-Mueller di Ginevra si dedica alla conservazione, allo studio, alla pubblicazione e all’esposizione della collezione iniziata da Josef Mueller nel 1907. Si tratta della più grande collezione privata al mondo,
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“Il meglio maestro d’Italia”
© Musée Barbier-Müller / Photo Luis Lourenço
appuntamenti di
Mirta Francesconi
che comprende oggi diverse migliaia di pezzi dell’antichità tribale e classica, oltre a sculture, tessuti e ornamenti provenienti da varie culture dell’Africa, dell’Oceania, dell’Asia e delle Americhe.
In occasione del suo 45esimo anniversario il museo ospita, in un originale dialogo con pezzi della sua collezione, le opere di due artisti contemporanei: la scultrice, incisore e pittrice Zoé Ouvrier e lo scultore e artista plastico Arik Levy. Ciascuno a suo modo, rivendicano una relazione profonda, a volte mistica, con il lavoro e la sensibilità di artisti e artigiani non occidentali, ai confini tra il visibile e l’invisibile. Un confronto da cui emana un vero e proprio magnetismo, denso di spiritualità.
Musée Barbier-Mueller
Lu-Do, 11-17
Fino al 3 settembre
Zurigo
Giacometti - Dalí
Giardini di sogni
Prende la sua onirica forma il giardino surrealista di Salvador Dalí e Alberto Giacometti. Il grande progetto ideato a inizio anni Trenta per la villa nel sud della Francia dei collezionisti francesi Charles e Marie-Laure de Noailles viene rievocato grazie a un’esclusiva collaborazione fra la Fondation Giacometti di Parigi e il Kunsthaus di Zurigo, che hanno ricostruito a grandezza naturale l’installazione immaginaria. Manufatti tridimensionali, schizzi e documenti d’archivio ripercorrono le loro visioni e i loro processi creativi, dimostrando lo spirito che accomunava i due artisti all’epoca. L’assemblaggio di
diversi elementi formali astratti, prima realizzati in legno come modelli in scala ridotta, poi in gesso, in dimensioni reali, non vide mai la versione finale in pietra.
Come in un sogno, gli oggetti sembrano quasi non suggerire una funzione concreta. Le forme di Giacometti, che oscillano tra il tangibile e l’astratto, l’organico naturale e il costruito artificialmente - un cono, un disco, un serpente, una stele e una semisfera - furono integrate da Dalí in seguito in un giardino biomorfico a misura d’uomo.
L’esposizione presenta inoltre un numero significativo di oggetti surrealisti di Giacometti che rientrano in questa definizione, tra cui l’opera chiave Boule suspendue, che valse a Giacometti l’inclusione nel gruppo dei surrealisti e ispirò a Dalí il fondamentale concetto di ‘oggetti di funzione simbolica’. Una selezione di dipinti del pittore catalano offre anche l’opportunità di riscoprire il fantasmagorico mondo visivo per cui è famoso.
Oniriche suggestioni surrealiste in dialogo al Kunsthaus di Zurigo: sopra, Salvador Dalí, Femme à tête de roses, 1935, olio su legno, 35 x 27 cm, Kunsthaus Zürich, 1957. In alto a sinistra, la celeberrima Boule suspendue di Alberto Giacometti, 1930, gesso e metallo, 61 x 36 x 33,5 cm, Kunstmuseum Basel, deposito Alberto Giacometti-Stiftung,1965.
Importanti schizzi di Giacometti e Dalí, tra cui alcuni provenienti dai quaderni di Giacometti, raramente visti, nonché documenti e fotografie completano la mostra, che offre uno sguardo unico sul mondo creativo del surrealismo parigino nei primi anni Trenta, con assaggi anche di opere di altri artisti, come Luis Buñuel e Yves Tanguy.
Kunsthaus Zürich
Ma, Ve-Do, 10-18; Me e Gi, 10-20 Fino al 2 luglio
Aprile 2023 TM · 9
© Salvador Dalí, Fundació Gala-Salvador Dalí / 2023, ProLitteris, Zurich
© Succession Alberto Giacometti / 2023, ProLitteris, Zurich
Bellinzona
Print is a Battlefield
Spe sso considerata quale medium secondario, la stampa è in realtà un fertile campo di esplorazione di forme, supporti e tecniche. Per i 75 anni d’attività dell’associazione zurighese Edition Vfo (Verein für Originalgraphik), il Museo Villa dei Cedri rende omaggio alla grafica d’arte contemporanea in tutta la sua diversità e ricchezza creativa. Neon, striscioni, oggetti in termoformatura, incisioni laser e stampe 3D costituiscono il fulcro della mostra, il cui ‘campo di battaglia’ si estende anche a questioni sociali, identitarie e culturali, quali l’emancipazione femminile o l’interazione tra uomo e natura nell’era dell’Antropocene.
In parallelo, la mostra Disappear Here invita 16 artisti a confrontarsi, a partire dai loro interrogativi contemporanei, con valori e tradizioni di cui Villa dei Cedri è testimone, con i tre secoli di storia che l’hanno portata da una società preindustriale a un mondo globalizzato. Attraverso la percezione di decadenza e la critica a uno stile di vita ormai scomparso, dipinti, disegni, sculture, fotografie, video e installazioni rivelano la visione di una generazione di artisti segnata dal declino, ma anche dalla lotta e dalla speranza. Museo Villa dei Cedri
Me-Gi, 14-18; Ve-Do e festivi 10-18
Fino al 20 agosto
Locarno
Alessandro Twombly Radici dell’essere
Per la stagione 2023 la Fondazione Ghisla Art Collection presenta, al secondo piano del suo iconico cubo rosso, una mostra temporanea dedicata alle opere di Alessandro Twombly (Roma, 1959). La sua arte affascina e coinvolge, ma è pure intrigante, sorprendente, spesso anche sfuggente: difficile, se non impossibile, collocarla in un territorio visivo e mentale riconoscibile, unitario e uniforme, dal momento che per sua natura è ‘polimorfa’ - per citare un suo titolo.
Pittore e scultore allo stesso tempo, lavora sui ritmi veloci e liquidi della pittura ad olio o acrilico, ma poi ha bisogno di indugiare al passo più lento, solido e compatto della scultura. Il diapason della sua produzione si muove indifferentemente tra figurazione e astrazione, con chiari rimandi anche al linguaggio informale, senza che la si possa però mai far coincidere appieno con una di quelle categorie. Eppure l’arte di Twombly è anche gioiosa e vitale, trabocca di energia e di colore. Dipinge fiori e slarghi di cielo, ma non fa nature morte né paesaggi, andando decisamente oltre i canoni della raffigurazione naturalistica; sceglie titoli che accennano al ‘tempo’, che non è però quello atmosferico dei giorni estivi o invernali; tutti regolarmente di grandi dimensioni.
Si rimane sospesi tra fascino e inquietudine, intuendo dietro un mondo di bellezze floreali e sontuosi colori, anche qualcosa di non meglio definito che interpella.
Nelle prime sei sale al primo piano dello spazio espositivo si presenta invece, come da tradizione, una selezione di opere tratta dalla collezione di arte moderna e contemporanea dei coniugi Martine e Pierino Ghisla.
Chi entra in questi spazi si immerge in capolavori assoluti della pop art, dell’informale, del concettuale, dell’astrattismo e del new dada. Citando alcuni nomi tratti dall’esposizione permanente non si possono tralasciare Pablo Picasso, René Magritte, Joan Mirò, Roy Lichtenstein, Jean-Michel Basquiat, Cy Twombly, Agostino Bonalumi, Lucio Fontana, Fernando Botero, Michelangelo Pistoletto, Lucio Fontana, Enrico Castellani.
Come ogni anno vengono inoltre presentate, a completare l’allestimento e seguendo la rotazione annuale, alcune interessanti proposte, tra le quali spiccano i nomi di Rinus Van de Velde, Mario Schifano, Bernar Venet, Joris Van de Moortel, Paul Rebeyrolles, Turi Simeti, Peter Halley, Anne e Patrick Poirier e Pierre Alechinsky.
Ghisla Art Collection
Me-Do, 13.30 e 18.00 Fino a settembre
10 · TM Aprile 2023
A sinistra, Vanessa Billy, Mémoire Cellulaire (marine), 2019-20, eliografo, al Museo Villa dei Cedri per il 75 anni dell’associazione zurighese Edition Vfo. Sopra, Alessandro Twombly, The revenge of Poseidon, in mostra alla Ghisla Art Collection di Locarno.
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/ l’esperto di tecnologia
La chimera elettrica
Nonostante molta buona volontà, e molto tempo dedicato, la Politica dovrebbe limitarsi nel dare un obiettivo, lasciando al mercato decidere cosa e come produrlo per rispettarlo.
Le motorizzazioni alternative
Full Electric. Completamente elettrica con una batteria che mediamente ne consente un’autonomia che intorno ai 200-300 km. Per competere con le auto termiche sui lunghi percorsi, occorre creare complesse ed estese infrastrutture su tutto il territorio nazionale per la ricarica delle batterie.
Auto ibrida parallela (Hev). Utilizza sia il motore a combustione interna che il motore. Il sistema di propulsione sceglie automaticamente quale motore utilizzare in base alle condizioni di guida. Recuperano l’energia cinetica e ricarica la batteria. Non può essere ricaricata collegandola a una fonte di alimentazione esterna. Full Hybrid, plug-in (Phev). Funziona in modo simile alle ibride tradizionali, ma ha una batteria di maggiore capacità per funzionare in modalità completamente elettrica fino a 100 km. Si può caricare la batteria con un collegamento esterno. Quando la batteria si esaurisce, l’auto funziona come un’ibrida tradizionale, utilizzando il motore a combustione interna e il motore elettrico.
Ibride ad autonomia estesa (Erev). Il motore elettrico fornisce la propulsione principale, mentre il motore a combustione interna funge da generatore per ricaricare la batteria quando necessario. Il motore a combustione interna non alimenta direttamente le ruote, ma serve solo a estendere l’autonomia dell’auto.
Auto elettrica a idrogeno. Utilizza un motore a pistoni del tipo tradizionale dove l’idrogeno diventa un carburante della fattispecie dei gas già impiegati nella motorizzazione. Per il suo impiego su larga scala devono essere superati diversi aspetti tecnici per quanto riguarda il motore e la sicurezza. Auto elettrica a cella combustibile (Fuel cell). Si basa sul principio di convertire in elettricità l’energia chimica dell’idrogeno e dell’ossigeno immessi in una apposita cella di ossidazione. È un metodo utilizzato fin dagli anni Sessanta per produrre energia elettrica nelle navette aerospaziali. L’elettricità così prodotta alimenta un motore elettrico per la locomozione. Si tratta di una tecnologia particolarmente costosa e solo all’inizio in campo automobilistico.
Questo è l’argomento più discusso e più bistrattato del giorno e spero solo con queste poche righe di aggiungere un piccolo contributo utile ai lettori. Come di consueto partiamo dai dati. Secondo l’International Energy Agency (Iea) nel mondo circolano su strada 1,5 miliardi di veicoli, di cui 1,2 auto. Di queste il 95% ha motore termico, le
restanti si dividono tra i vari tipi di ibride e completamente elettriche.La quota di mercato delle auto elettriche è del 4,6% in Europa, del 3,6% in Cina, del 2,4% negli Usa. Inoltre, su un quantitativo pari 1,4 miliardi di veicoli circolanti nel mondo attualmente, l’Europa rappresenta il 23%, cioè 322 milioni. Di questi circa 5 milioni sono full elettriche e ibride con inquinamento da Co2 basso o nullo.
Ecologia e decarbonizzazione spingono molti Governi a favorire in tutti i modi, anche con ingenti finanziamenti, la produzione e vendita di auto elettriche.
L’Unione Europea è giunta addirittura a impedire che la vendita di auto a motore termico possa proseguire oltre il 2035, come se con questo si potesse ridurre in modo sostanziale l’inquinamento.
Il lettore, visti i numeri, potrebbe porsi la domanda su quale efficacia possa avere una drastica misura come quella adottata dall’Unione Europea a livello globale, quando poi la maggior parte del mondo continuerà, anzi probabilmente, aumenterà l’impiego di energia fossile per la locomozione.
Con questo non si intende contestare l’obiettivo che l’Ue si è data, ma il metodo. Il proporre soluzioni eticamente corrette per le popolazioni è sicuramente il primo dovere della politica e oggi l’uso dell’elettrico per la locomozione individuale è tecnicamente la miglior scelta.
Quello da contestare fortemente è però il metodo. È compito di un politico criticare l’obiettivo di quanto la Politica valuta essere il bene di tutti, ma ciò non toglie sia sbagliatissimo, laddove non demenziale, che la Politica stessa possa decidere il ‘cosa’ e il ‘come’ produrre in futuro.
È certamente giusto imporre parametri per la salute pubblica, alimentari, d’inquinamento... ma imporre come conseguirli nel modo migliore e con quali mezzi, e soprattutto nel futuro, non spetta alla Politica ma all’industria, agli scienziati, agli esperti, ai centri di ricerca, cioè a quel
12 · TM Aprile 2023
Ettore Accenti, esperto di tecnologia. Blog: http://bit.ly/1qZ9SeK
opinioni
Confronto tra la prima auto elettrica della fine del XIX secolo e la futuribile, probabilmente elettrica, proposta in un salone a Ginevra. La prima auto elettrica era molto apprezzata dalle signore per l’assenza della puzza di benzina, un po’ meno per la sua autonomia rispetto alle carrozze.
mondo che sta procedendo allo sviluppo delle tecnologie oggi con una velocità ineguagliata nei tempi passati.
Chi può dire oggi cosa potrà essere liberamente inventato e prodotto entro il 2035 per raggiungere quegli obiettivi? Se si limita la libertà e l’autonomia del mondo produttivo, e soprattutto della ricerca, si rischia una catastrofe per quell’area che viene investita da certe direttive.
Questa fu la tragedia del mondo sovietico e dei suoi piani quinquennali in cui si programmava cosa, come e quanto produrre negli anni futuri che praticamente ne congelò il libero sviluppo facendo vincere la gara del progresso all’Occidente, patria della libera imprenditorialità.
Nessuno oggi può negare che il motore elettrico sia la miglior soluzione in ogni senso: è molto più efficiente di qualsiasi motore termico, molto più semplice da costruirsi e manutenersi, molto più sicuro e robusto in termini di durata e per questo da un secolo lo si utilizza nelle ferrovie, nei tram, nelle filovie e nelle metropolitane. La domanda è quindi: ma perché non si utilizza solo il motore elettrico anche per l’auto? La risposta è ovvia: dove l’energia elettrica la si può trasportare via filo e/o rotaia l’autonomia del mezzo mobile diventa illimitata, mentre se l’energia deve essere trasportata dal mezzo mobile occorre immetterla, e non è semplice.
Se con le auto si potesse fare quello che si fa con le filovie, cioè dotarle di un pantografo che si collega a un filo che corre lungo tutta un’autostrada, allora in un colpo solo si risolverebbe il problema e si potrebbero percorrere anche grandi distanze senza ricariche.
Nel futuro è pensabile al posto di pantografi che le auto possano prelevare l’energia elettrica per induzioni da piastre o cavi posti nella pavimentazione autostradale e così percorrere l’autostrada come filovie mentre caricano piccole batterie da utilizzarsi per percorsi più brevi al di fuori delle autostrade.
Breve storia dei motori
Il britannico Michael Faraday nel 1831 scoprì l’induzione elettrica, poi sfruttata nel 1834 dall’americano Thomas Davenport per l’utilizzo del trasporto su rotaia grazie a un motore elettrico. Fu l’italiano Antonio Pacinotti che con l’anello che prese il suo nome implementò un motore utilizzabile su auto.
Il primo motore termico per auto risale al 1860 quando il francese Etienne Lenoir realizzò un motore a carbone il cui vapore permetteva a un mezzo con quattro ruote di muoversi su strada… in modo un po’ goffo e rumoroso. Fu il tedesco Nikolaus Otto che nel 1876, con il suo motore a benzina, con candele elettriche per innescare i quattro cilindri, pose la pietra miliare per motori d’auto ancora oggi utilizzati. Al tedesco Rudolf Diesel si deve la realizzazione del motore che dal 1890 prese il suo nome e che sfrutta il principio della pressione per innescare l’accensione del carburante nei cilindri.
Molto più pesante e costoso del motore Otto, venne rapidamente impiegato sulle navi civili e da guerra e solo più tardi per la locomozione ferroviaria e su strada per i mezzi pesanti. In Europa il Diesel come motore d’auto prese piede dopo gli anni Cinquanta per la spinta creata dalla forte differenza di tassazione tra i due carburanti decisa politicamente. Per salvaguardare le produzioni agricole che utilizzavano solo motori diesel, la politica impose una pesante tassa solo sulla benzina, provocando una spasmodica ricerca da parte dell’industria automobilistica di adattare motori diesel all’auto, unico caso al mondo.
La meta dell’auto elettrica globale nel mondo è impossibile da raggiungersi con le tecnologie attuali per un semplice collo di bottiglia: la ‘batteria’! Il trasporto della propria energia in un mezzo mobile è soggetto al principio universale della conservazione dell’energia. Oggi mediamente un’auto elettrica per giustificarsi deve disporre di una batteria da 50 kWh che pesa 500 kg, mentre per disporre della stessa energia con benzina, che in circa un kg contiene 13 kWh, bastano meno di 4 kg e… l’energia nella benzina non bisogna produrla da zero.
Le batterie miglioreranno certamente, e le automobili elettriche aumenteranno moltissimo in valore assoluto in certe aree ricche del mondo, ma rimarranno comunque una modesta percentuale del totale mondiale e l’obiettivo ecologico rimarrà una chimera.
Concludendo, il raggiungimento nel futuro di certi obiettivi nel modo migliore e con i minori costi non spetta alla Politica, ma alla libera imprenditoria e soprattutto alla ricerca che, in particolare in Europa, si è sempre dimostrata trainante per il mondo intero.
Aprile 2023 TM · 13
Un colpo di Stato
La Costituzione federale contiene due articoli, il 184 e il 185, che abilitano il Consiglio federale a emanare ordinanze senza passare per il Parlamento se lo ritiene necessario e, meglio, “se la tutela degli interessi del Paese lo richiede” o “per far fronte a gravi turbamenti, esistenti o imminenti, dell’ordine pubblico o della sicurezza interna o esterna” e “in casi urgenti” mobilitando l’esercito. È sulla base di queste norme, definite come legislazione di urgenza, che il nostro Governo aveva in un primo tempo decretato l’erogazione in favore di Credit Suisse di una liquidità di 50 miliardi di franchi e, a distanza di soli tre giorni, la ripresa dell’Istituto da parte di Ubs. Non è la prima volta in cui fa uso dei poteri illimitati che gli concede la nostra Costituzione. È successo nel 2008 con l’aiuto finanziario in favore di Ubs e nel periodo Covid.
Se la concessione della liquidità a una banca di importanza sistemica in un momento di crisi dettato dal prelevamento di averi da parte dei clienti poteva essere ancora giustificato, l’operazione con cui si è resa possibile l’acquisizione da parte di Ubs a condizioni di favore solleva giustificate obiezioni che toccano il nostro sistema economico del libero mercato e la sicurezza del diritto. È infatti la prima volta che per decreto lo Stato non solo ordina la ripresa di un istituto bancario da parte di un altro istituto ma lo fa adottando misure che hanno esautorato norme di diritto messe a tutela di azionisti e, con tutta probabilità, anche di investitori.
Gli azionisti del CS sono i proprietari della banca e, nella misura in cui non sono stati consultati e finanziariamente svantaggiati per decreto (si parla un riconoscimento di 0,70 centesimi per azione
mentre la stessa nell’ultima trattazione di borsa era quotata il doppio) non è fuori luogo paragonare questa operazione a un vero e proprio esproprio del loro diritto di proprietà.
La nostra legislazione prevede in effetti due strumenti per procedere a una ripresa di una banca da parte di un’altra: la fusione in base alla Legge sulle fusioni o l’offerta pubblica di acquisto in base alla Legge sulla infrastruttura finanziaria. Nessuna di queste procedure è stata adottata, in quanto il Consiglio federale con la sua ordinanza ha decretato che la fusione di due banche di importanza sistemica non necessita dell’approvazione delle due assemblee degli azionisti ma della sola approvazione della Finma.
La Legge sulle fusioni prevede per contro modalità ben precise a garanzia dei diritti delle parti coinvolte: i CdA delle due società elaborano un contratto di fusione e adottano una relazione sulla fusione che devono essere sottoposti unitamente ai bilanci a una società di revisione e portati a conoscenza degli azionisti delle due società, i quali devono approvarli con la maggioranza dei due terzi. Queste norme sono state bellamente ignorate e non può essere escluso che alcuni importanti azionisti che solo qualche mese prima avevano sottoscritto le azioni del CS nell’ambito di una ricapitalizzazione possano inoltrare un’azione di risarcimento nei confronti della Confederazione. Non solo loro sono stati in tal modo privati dei loro diritti ma anche una importante categoria di creditori. La stessa ordinanza di urgenza ha infatti disposto l’annullamento delle obbligazioni di nominali 16 miliardi (cosiddetti CoCo) che costituivano il capitale addizionale Tier 1 che avrebbero potuto essere convertiti in azioni a determinate
condizioni. A detta della Finma questo annullamento sarebbe giustificato da una norma contenuta nel prospetto di emissione. Ma non è da escludere che anche in questo caso possa essere contestato. Anche importanti principi di politica monetaria sono stati violati dal governo, come l’attribuzione a quest’ultimo della facoltà di emettere direttive nei confronti della Banca Nazionale in ordine alla concessione di limiti di credito, questa volta in favore di Ubs, senza che la Bns sia obbligata a richiedere garanzie. In tal modo si è violata non solo l’indipendenza della Banca Nazionale da direttive statali, tassativamente statuita per legge, ma si è inoltre disposto che la concessione di questi limiti di credito non sottosta alla fornitura di adeguate garanzie.
Accanto a queste obiezioni strettamente giuridiche, discorso più lungo meriterebbero altre più sostanziali obiezioni e segnatamente: perché ci si è limitati inizialmente a concedere al CS una liquidità di soli 50 miliardi quando a distanza di pochi giorni si sono concessi limiti e garanzie nella misura di 259 miliardi a Ubs? Perché si è deciso di non fare riprendere il Cs dalla Banca Nazionale, il che avrebbe permesso un risanamento in tutta tranquillità della stessa e in tal modo la sussistenza di un importante player del sistema bancario svizzero? Perché non sono state applicate le misure previste per i “Too big to fail”? E perché, soprattutto, ci si è assoggettati al volere degli ambienti finanziari e governativi americani e inglesi che hanno in tutta evidenza imposto la soluzione di cancellare il CS?
14 · TM Aprile 2023
All’impiego da parte del Consiglio federale del diritto di urgenza per salvare il Credit Suisse sono opponibili fondate obiezioni di natura legale e non solo.
Stelio Pesciallo, avvocato e notaio presso lo Studio 1896, Lugano.
opinioni / il consulente legale
Le Fils de l’homme (1964), oil on canvas, 116 x 89 cm (Collection privée) © Succession René Magritte - SABAM, Belgium, 2023 / BKW Editions
Le nozze obbligate
L’acquisto di Credit Suisse da parte di Ubs è un’operazione destinata a far discutere, e per molto tempo. Nell’immediato è stato però quasi certamente il minore dei mali.
Nell’operazione guidata dal Consiglio federale e dalla Banca nazionale per la vendita del pericolante Credit Suisse a Ubs, l’unica decisione che ha ottenuto apprezzamenti e consensi unanimi è stato il richiamo del ‘pensionato’ Sergio Ermotti alla testa di Ubs. Ermotti può vantare adeguati requisiti sotto vari aspetti: possiede una grande esperienza bancaria nazionale e internazionale, ha diretto con grande successo la ristrutturazione di Ubs dopo la crisi del 2008, riducendo il ruolo della Investment Bank nel gruppo (ciò che Cs non ha fatto), infine dispone di una grossa esperienza nel trattare con le autorità politiche svizzere e può contare su una grande notorietà sia in patria che all’estero.
Per poter condurre a buon fine un’operazione molto difficile e rischiosa in brevissimo tempo, il Consiglio federale ha dovuto ricorrere al diritto d’urgenza. Cosa che (la Francia insegna proprio di questi giorni) in una democrazia, soprattutto semi-diretta come quella elvetica, non è mai vista di buon occhio. La dimostrano anche le domande di un’inchiesta parlamentare e la convocazione di una sessione straordinaria del Parlamento.
Il Governo dovrà rispondere a domande banali del tipo: come mai si sono stanziati 100 miliardi di franchi per il Credit Suisse, mentre non se ne trovano per l’Avs? Qui entra in discussione un aspetto essenziale della politica economica. La salvaguardia di un settore importante e delicato come quello finanziario, compresa la reputazione internazionale, è essenziale per la Svizzera e la sua economia e crea le basi finanziarie anche delle politiche sociali.
Sul piano più economico sono pure nate parecchie questioni precise. La risposta
dipenderà da quello che Ubs, con l’aiuto della Confederazione, riuscirà a fare. Ci si chiede: è la migliore delle soluzioni possibili? Non si poteva almeno salvare la parte svizzera di Credit Suisse? La Confederazione, di sua iniziativa o tramite la Bns, non poteva acquisirlo, risanarlo e poi venderlo a un’altra banca?
Tesi che avranno una risposta non solo durante la sessione delle Camere federali, ma tra alcuni mesi o piuttosto anni, durante i quali si svolgerà l’operazione di Ubs. Intanto, si moltiplicano però le opinioni di esperti e professori che sollevano parecchi dubbi.
Per il momento è interessante notare i risultati di un’inchiesta svolta, in pochi giorni, dal Kof (l’Istituto di studi congiunturali del Politecnico federale di Zurigo presso 167 economisti a livello accademico) in collaborazione con la Nzz. Si rileva dapprima molto scetticismo su questo importante intervento dello Stato, mentre la metà degli intervistati non sono d’accordo con la scelta fatta, ma avrebbero preferito, se necessario, un intervento diretto dello Stato, nazionalizzando Cs. La maggior parte di essi nutrono inoltre scarsa fiducia sulla riuscita dell’operazione. Solo il 28% avrebbe, invece, adottato la stessa soluzione, ma si chiede anche perché non sono state usate (per la prima volta) le regole del “Too big to fail”. Così, ben l’80% degli intervistati crede che la crisi di Credit Suisse e anche i rimedi decisi abbiano molto danneggiato la reputazione svizzera all’estero.
Molto dibattuta è anche la decisione di azzerare il valore delle obbligazioni At1, mettendo in dubbio la legittimità dell’azzeramento di oltre 16 miliardi di franchi. Alla domanda se questa soluzione sia un buon o un cattivo affare per Ubs, la
grande maggioranza lo valuta da piuttosto buono a buono.
Ovviamente, col passare del tempo, e con le soluzioni proposte, le opinioni possono variare. Al momento affiorano due temi molto importanti. Da un lato il ruolo di una sola grande banca sul mercato svizzero (potrebbe essere quello di un quasi monopolio), dall’altro l’inevitabile chiusura di sportelli (spesso doppioni) e la conseguente perdita di posti di lavoro (30mila nel mondo, di cui 11mila in Svizzera). Al primo quesito rispondono le cifre: le due grandi banche mostravano una cifra di bilancio di 624 miliardi di franchi, cioè il 27% del totale del mercato. Vent’anni prima la proporzione era del 37%. Anche nel settore ipotecario la quota delle due è scesa negli ultimi vent’anni dal 35 al 26%. La maggior parte degli intervistati pensa comunque che la qualità dei servizi e l’accesso al credito peggioreranno. Ermotti ha però rassicurato che Ubs non sarà una banca troppo grande. Altri esperti pensano comunque che nello spazio di pochi giorni Cs sarebbe dovuto fallire e non è stato facile trovare una soluzione. Meno probabile poteva essere un intervento diretto della Bns. Anche un intervento d’acquisto da parte della Confederazione non sarebbe stato concepibile. Ora è importante lasciare che Ubs trovi le soluzioni più adeguate. Inopportune in questi frangenti sarebbero le annunciate intromissioni sia della Procura Pubblica federale (limitata alle procedure del Governo), sia della Commissione della concorrenza. In altri termini, e nel momento specifico, questa soluzione è probabilmente il minore dei mali possibili.
16 · TM Aprile 2023
Ignazio Bonoli, economista.
opinioni / l’economista
DEEPLY INSPIRED
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Fisco, l’eco di una riforma
Novità interessanti sono in arrivo per gli investimenti finanziari crossborder dei residenti in Italia. Un’opportunità tutta da cogliere per gli operatori in Svizzera.
Èuna riforma importante. Un intervento normativo che, se manterrà le promesse, sarà una vera e propria rivoluzione della fiscalità italiana. La ‘delega fiscale’ approvata recentemente dal Consiglio dei Ministri Italiano, su proposta del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ha approvato un percorso legislativo che permetterà di riscrivere completamente l’attuale sistema tributario, ancora risalente agli anni Settanta.
Due anni di tempo per fare un salto in una nuova dimensione, in un mondo che è cambiato socialmente e culturalmente, come pure nel modo di fare business e, più in generale, di produrre reddito. A essere riguardate dalla riforma saranno tutte le categorie di reddito e di contribuenti.
Per quanto riguarda la Svizzera, l’aspetto della riforma di maggiore interesse è quello della tassazione dei redditi di natura finanziaria. Si tratta dei redditi prodotti direttamente o tramite fiduciaria statica, tipicamente, dalle persone fisiche (o enti assimilati quali i trust e le fondazioni) residenti in Italia, clienti di banche svizzere e gestori patrimoniali svizzeri nell’ambito di mandati di Gestione patrimoniale, mandati di advisory e/o depositi amministrati.
Elementi qualificanti della riforma saranno la maggiore semplicità del calcolo dell’imposta e la minore possibilità di ‘arbitraggio fiscale’. Si dirà dunque addio alla distinzione (piuttosto filosofica, a dire il vero) tra redditi di capitale (interessi, cedole, dividendi) e redditi diversi (plusvalenze). Si assisterà alla creazione di un’unica categoria reddituale, denominata ‘redditi di natura finanziaria” che funzionerà unicamente con il principio di ‘cassa’, con possibilità di compensazione.
Sparirà quindi la differenza tra il cosid-
detto ‘risparmio amministrato’ (tassato per cassa) e ‘risparmio gestito’ (tassato per competenza – accruals) con il suo caratterizzante rischio di creare distorsioni nella valutazione della performance degli investimenti e nell’incidenza fiscale. Si creerà dunque un unico ‘paniere reddituale’ che sarà soggetto a un’imposta sostitutiva (oggi al 26%) sul risultato complessivo netto, dato dalla somma algebrica dei redditi realizzati positivi e negativi. È prevista inoltre la possibilità di riporto perdite negli anni seguenti. Mentre titoli di Stato ed equiparati manterranno l’attuale tassazione al 12,5%.
L’intervento di una fiduciaria statica quale ‘sostituto d’imposta’ esenterà il cliente, come del resto accade già, dall’obbligo di indicazione nella dichiarazione dei redditi (modello ‘Unico’) delle consistenze dell’investimento all’estero (quadro Rw ed Ivafe) e dall’obbligo di tassazione dei redditi realizzati, poiché già tassati, appunto, dalla fiduciaria. Garantendo in tal modo un beneficio sostanziale in termini di confidenzialità, praticità e semplicità operativa. Con l’intervento di una fiduciaria statica sarà quindi, a maggior ragione, dopo la riforma fiscale, identico in termini fiscali il regime applicabile ai mandati di Gestione, di advisory o di semplice amministrazione in Svizzera, rispetto a quelli detenuti direttamente in Italia.
Novità interessanti si profilano anche per la categoria dei redditi diversi non di natura finanziaria.
Questi redditi sono generati da investimenti ‘non bancabili’, realizzati al di fuori dell’ambito di Gestione e/o di advisory. Tipologie di reddito di grande interesse per i family office che si occupano anche degli investimenti ‘non bancari’ e ‘illiqui-
di’ dei propri clienti, spesso High Net Worth Individuals (Hnwi), in un’ottica di consolidamento globale di ‘asset allocation’ e di ‘risk management’.
Nello specifico, è attesa una revisione del criterio di determinazione delle plusvalenze realizzate per la vendita di terreni edificabili, qualora siano stati ricevuti in donazione (come prezzo di acquisto, si assumerà quello sostenuto dal donante). Tale previsione potrà determinare impatti importanti a livello di organizzazione del ‘passaggio generazionale’. Analogamente, è prevista una revisione della disciplina per rivalutare partecipazioni e terreni a fronte del pagamento di un’imposta sostitutiva (il cosiddetto ‘affrancamento’), che presumibilmente sarà differenziata in funzione della durata del periodo di possesso del bene.
Infine, si prospetta una novità che riguarda l’ambito delle plusvalenze conseguite dai collezionisti, al di fuori dell’esercizio dell’attività d’impresa, di oggetti d’arte, di antiquariato o da collezione. Un altro settore di grande interesse per chi si occupa di Gestione patrimoniale e consulenza agli investitori di Hnwi.
Temi importanti, dunque. Un’occasione per allineare il regime fiscale italiano a quello delle economie più avanzate e competitive, con forte vocazione internazionale. E un’occasione per la Svizzera che potrà, sul piano fiscale, equiparare la propria offerta di Gestione e consulenza finanziaria a quella erogata dagli operatori sul territorio italiano, facendo un importante passo avanti nello sviluppo dell’offerta di servizi crossborder.
18 · TM Aprile 2023
Andrea Ferraretti, presidente di Riva Reno Fiduciaria.
opinioni / lo specialista di wealth planning
Numero Avs passe-partout
Da inizio anno per ogni iscrizione a registro fondiario dev’essere prodotto anche il numero Avs del disponente. Più sicurezza, ma anche più burocrazia per uffici statali, notai e i cittadini.
Apartire dallo scorso primo gennaio 2023 per ogni operazione a registro fondiario concernente una persona fisica, oltre a dover indicare nomi, cognome, data di nascita, genere, domicilio o cittadinanza e allegare, in aggiunta agli altri documenti giustificativi, una copia del passaporto o della carta d’identità, bisogna trasmettere anche uno dei seguenti documenti: copia del certificato di assicurazione Avs, copia della tessera d’assicurato alla cassa malati (da cui risulta il numero Avs) o dichiarazione scritta della persona, recante il suo luogo di nascita, cognome, nomi dei genitori, se è sposata il cognome da celibe o nubile e, appunto, il numero Avs. Questa nuova formulazione dell’art. 51 cpv. 1 lett. a dell’Ordinanza sul registro fondiario fa seguito all’introduzione nel Codice civile dei nuovi articoli 949b e 949c, i quali prevedono che, per identificare le persone fisiche, gli uffici del registro fondiario debbano ora utilizzare sistematicamente il numero Avs.
In tal modo viene colmata una possibile insicurezza sull’identificazione del beneficiario di diritti su fondi iscritti nel registro fondiario e favorita la ricerca centralizzata a livello nazionale sui mappali di ogni Cantone. Come osservava il Consiglio federale nel messaggio del 16 aprile 2014, con cui ha proposto la modifica di legge poi approvata dal Parlamento il 15 dicembre 2017, vi sono in effetti casi in cui una persona fisica non è indicata in modo inequivocabile nel registro fondiario, vuoi perché non viene riconosciuta la corrispondenza laddove ci sono diversi modi di scriverne il nome, oppure perché i dati personali cambiano nel corso della vita (ad esempio a seguito del cambiamento del cognome). Per tale motivo è stato consi-
derato “molto vantaggioso” impiegare un identificatore permanente per le persone fisiche (al pari del numero d’ordine delle persone giuridiche), appunto individuato nel numero Avs.
All’obiettivo senz’altro condivisibile, fa però ora seguito - almeno nella prima fase di applicazione - un evidente aumento della burocrazia per gli uffici statali (del registro fondiario in primis, che devono tenere i numeri Avs in un registro separato), per i pubblici ufficiali (in Ticino i notai) e anche per gli utenti, che si trovano confrontati con la necessità di produrre, oltre a tutto quanto già era necessario in passato, ulteriore documentazione.
Ci sono poi casi che rischiano di creare disorientamento. Ad esempio, la persona potrebbe non disporre del numero Avs, in quanto cittadino svizzero da sempre domiciliato all’estero, oppure perché acquirente straniero di un appartamento di vacanza. La legge prevede che l’Ufficio del registro fondiario debba chiedere all’Ufficio centrale di compensazione di attribuire al disponente un numero Avs. La procedura di trattazione dell’operazione al registro fondiario rimane indipendente, potendo perlomeno seguire il proprio corso, mentre il numero potrà essere assegnato anche successivamente.
Diverse problematiche le pongono anche operazioni complesse, ad esempio su più fasi, e/o tali da concernere parecchie persone. Qui si è in attesa di come gli uffici del registro fondiario metteranno in pratica l’art. 51 cpv. 1 lett. a Orf e segnatamente come interpreteranno il termine “disponente”, rispettivamente con che grado di pragmatismo (o di zelo) applicheranno la necessità di produrre la documentazione relativa al numero Avs, sì con lo scopo di aggiornare i dati del-
le persone iscritte, in casi ove ciò risulti però sproporzionato. Segnatamente: sarà richiesta la documentazione Avs per ogni operazione, anche di semplice cancellazione, ad esempio a seguito di rinuncia di un diritto di usufrutto da parte del beneficiario (senza che vi sia quindi più la necessità di individualizzarlo in futuro per quel diritto)? Rispettivamente: come ci si comporterà se a dover essere iscritto fosse lo scioglimento di una comunione ereditaria che contestualmente (e quindi anche in questo caso per una fase del tutto transitoria) dovesse essere aggiornata nella sua composizione a seguito del decesso di singoli membri, i cui eredi avessero già disposto l’assegnazione dell’interessenza a singoli coeredi? Si chiederà la documentazione del numero Avs per tutte le persone di tutte le fasi intermedie anche se non iscritte e non lo saranno nemmeno nella situazione finale? E per la semplice modifica di un regolamento di una proprietà per piani decisa in un’assemblea che raggruppi decine e decine di condomini?
Si tratta di questioni pratiche, per le quali interfacciarsi con il cittadino che vede l’attività dello Stato complicarsi sempre più, anche in termini di pazienza, sua e dei funzionari pubblici, non è scontato. L’auspicio è che i tempi di aggiornamento completo con il numero Avs dei beneficiari di diritti già iscritti a registro fondiario siano ragionevolmente estesi e quindi l’applicazione quanto più equilibrata possibile, giovando ciò alla comprensione da parte dell’utenza e al mantenimento dell’efficienza dell’apparato statale.
20 · TM Aprile 2023
Simone Gianini, avvocato e notaio, partner studio legale Barchi Nicoli Trisconi Gianini, Lugano.
opinioni / lo studio legale
E-BUSINESS WEEKS
Ford Mustang Mach-E, motore elettrico, 294 CV, batteria Extended Range, cambio automatico, RWD: prezzo del veicolo Fr. 57’900.- (prezzo di listino Fr. 63’595.- dedotto premio di Fr. 5695.-). Esempio di calcolo leasing Ford Credit by BANK-now SA: Fr. 279.-/mese, acconto Fr. 11’773.-. Tasso d’interesse (nominale) 0.9%, tasso d’interesse (effettivo) 0.92%, durata 48 mesi, 10’000 km/anno. Cauzione e valore residuo secondo le direttive di Ford Credit by BANK-now SA. Assicurazione casco totale obbligatoria non compresa. La concessione del credito è vietata se causa un eccessivo indebitamento del consumatore (Art. 3 LCSl). Ford Mustang Mach-E, motore elettrico, 294 CV/216 kW, batteria Extended Range, cambio automatico, RWD: consumo ciclo misto 17.3 kWh/100 km, emissioni di CO2 0 g/km. Categoria d’efficienza energetica: A. Ford E-Transit Van, 350 L2H2 RWD, motore elettrico, 184 CV, 67 kWh, automatico Basis, prezzo del veicolo Fr. 54’800.- (prezzo di listino Fr. 70’295.- dedotto premio di Fr. 15’495.-). Esempio di calcolo leasing Ford Credit by BANK-now SA: Fr. 249.-/mese, acconto Fr. 14’029.-. Tasso d’interesse (nominale) 2.9%, tasso d’interesse (effettivo) 2.94%, durata 60 mesi, 10’000 km/anno. Cauzione e valore residuo secondo le direttive di Ford Credit by BANK-now SA. Assicurazione casco totale obbligatoria non compresa. La concessione del credito è vietata se causa un eccessivo indebitamento del consumatore (Art. 3 LCSl). Ford E-Transit Van, 350 L2H2 RWD, motore elettrico, 184 CV/135 kW, automatico Basis: consumo ciclo misto 59.3 kWh/100 km, emissioni di CO2 0 g/km. Categoria d’efficienza energetica: A. Offerta destinata solo ai clienti commerciali iscritti al registro di commercio e valida fino a revoca o al più tardi fino al 31.5.2023 solo presso i partner Ford aderenti all’iniziativa. I clienti grandi flotte che dispongono di un accordo quadro sono esclusi da questa offerta. Con riserva di modifiche ed errori. 2 Acquistando una nuova Ford Mustang Mach-E o un Ford E-Transit beneficerete del servizio gratuito fino a 5 anni (sono compresi due servizi). Per maggiori informazioni rivolgetevi al vostro partner Ford Service. Offerta valida fino al
31.5.2023. Con riserva di modifiche ed errori. 3
1
Azione valida per tutte le varianti dei modelli Mustang Mach-E ed E-Transit (V363 BEV) in caso di stipula di un contratto dall’1.4 al 31.5.2023 ed esclusivamente per progetti di installazione commissionati al nostro partner infrastrutturale Helion Energy SA. Offerta valida per veicoli in stock e nuovi ordini di veicoli importati da Ford Motor Company (Switzerland) SA. Offerta valida per clienti privati e flotte (sono esclusi i clienti grandi flotte che dispongono di accordi quadro). Al ritiro del veicolo, il cliente riceve da Helion SA un accredito di Fr. 2000.- (IVA incl.) per l’installazione di un’infrastruttura di ricarica commissionata a e/o eseguita da Helion Energy SA a partire dall’1.4.2023. » premio E-Business Weeks dell’importo di Fr. 2500.-1 » 5 anni di servizio gratuito2 » E-Startkit del valore di Fr. 2000.-3 » eccezionale tasso d’interesse di leasing APPROFITTATE DI CONDIZIONI TOP: Offerte valide fino al 31 maggio A B C D E F G A
Dal Politecnico, internet sicuro
con un nuovo livello di sicurezza.
Tornando all’esempio marittimo, alla bussola e ai percorsi variabili, subentra Gps e una rotta preimpostata e monitorata in grado di tenerci alla larga dai pirati.
Tre episodi eloquenti. Il 24 febbraio 2008, youtube. com ‘scompare’ da internet per oltre due ore. Il 4 ottobre 2021, down totale di Facebook per oltre sei ore. A marzo 2022, pirati informatici sottraggono due milioni di dollari al sito coreano per lo scambio di criptovaluta Klayslap. Che cosa hanno in comune questi tre emblematici casi di malfunzionamento della rete delle reti?
Per comprenderlo, occorre tornare al 1989, ad Austin (Texas). Qui, Yakov Rekhter, ricercatore del T.J.Watson Research Center Ibm, e l’ingegnere Kirk Lougheed di Cisco System, seduti al tavolo di un ristorante, idearono le basi del Border Gateway Protocol (Bgp), chiamandolo scherzosamente ‘Two-Napkin Protocol’ perché utilizzarono un paio di tovaglioli di carta del ristorante per disegnarne la prima versione.
Che si tratti di un post su un social media, un vocale, un video, una fattura elettronica, un servizio web o un messaggio di posta elettronica, il protocollo indica il percorso ottimale che i dati devono seguire per raggiungere la destinazione finale cercando ogni volta di minimizzare i tempi di attesa. Anche per questo moti-
vo, il percorso può essere sempre diverso, a seconda del traffico e della situazione della rete.
Passando dalla navigazione in rete a quella in mare, giusto per semplificare il concetto, è come se volessimo attraversare l’oceano con l’uso della sola bussola e i bollettini meteo.
I casi citati pocanzi, sono avvenuti a causa della vulnerabilità del protocollo Bgp, nato quando gli ‘host’ collegati alla rete erano circa 80mila e i percorsi definiti dal protocollo Bgp erano relativamente semplici da controllare. Oggi, questo numero è salito a oltre 1 miliardo e, proporzionalmente, sono aumentati sia il livello di criticità della rete che le probabilità di incappare in un dirottamento (‘Bgp hijacking’) o in altri tipi di attacchi informatici.
Nel 2012, il Politecnico federale di Zurigo ha sviluppato una nuova architettura per ovviare alle vulnerabilità del protocollo Bgp, rendendola poi commercializzabile tramite lo spin-off Anapaya Systems. Dopo dieci anni di ricerca, è nato così Scion (‘Scalability, Control and Isolation On Next-Generation Networks’), un nuovo standard architetturale che permette di utilizzare la connettività Internet
Il vantaggio di Scion è rappresentato dall’organizzazione dei sistemi autonomi (As) esistenti in gruppi di piani di routing indipendenti, i cosiddetti ‘Isolation Domain’ (Isd), permettendo così una comunicazione affidabile tra i suoi membri in modo più efficiente. Un Isolation Domain viene utilizzato per raggruppare in modo logico più sistemi autonomi (As), che contengono indirizzi Ip specifici per Paese e settore industriale, affidabili in modo verificabile.
Questa particolare caratteristica ha spinto, ad esempio, il Dipartimento della difesa, della protezione della popolazione e dello sport all’avvio di un programma di test, nell’autunno dello scorso anno, per verificare la resistenza della rete Scion presso il Cyd Campus di Armasuisse, insieme a partner dell’industria elvetica.
Nel frattempo, in campo finanziario, si è attivato il ‘Secure Swiss Finance Network’ basato su Scion, una rete controllata da Six, a cui hanno già aderito istituzioni finanziarie di prim’ordine, a partire dalla Banca Nazionale Svizzera, seguito a distanza di poco tempo dalla rete Hin (lo standard nazionale per la comunicazione e la connettività nel sanitario).
Sarà interessante assistere all’evoluzione di Scion nei prossimi mesi e anni, nell’attesa di vedere un numero crescente di ecosistemi dotati di strumenti idonei per navigare in mari più sicuri.
22 · TM Aprile 2023
Grazie ad un nuovo standard architetturale, l’utilizzo della connettività beneficia di un più elevato livello di sicurezza.
Carlo Secchi, Head of Sales Ticino, Sunrise Business.
opinioni / l’esperto di telecomunicazioni
La nuova era bancaria digitale
I recenti brontolii del sistema bancario molto difficilmente potranno portare all’inizio di una nuova crisi globale. Gli istituti europei escono da un decennio di forte rafforzamento, e sono oggi solidi e ben vigilati, diversamente che altrove. Ma se capitale e normative non potranno mai sostituire il ruolo della fiducia, pensarne di ulteriori potrebbe solo creare nuovi problemi.
Tra le numerose peculiarità di un’economia capitalistica, attributo spesso un po’ troppo facilmente usato quale sinonimo perfetto di moderna, si trova il ruolo principe ricoperto dal capitale, e dunque dal sistema bancario. Non esiste infatti capitale senza moneta, e non può certamente esistere moneta in assenza di banche. Non dovrebbe quindi sorprendere se tra le principali economie moderne dell’antichità figuri quella romana, al cuore del cui successo si trovava anche un florido e vitale tessuto bancario.
Tiberio, almeno per gli amici e tra i banchi di scuola, e per tutti gli altri Tiberio Giulio Cesare Augusto, dunque non certo un esempio di originalità da prendere troppo in considerazione, fu il secondo imperatore della prima dinastia romana, detto altrimenti fu il successore
di Augusto, dal quale venne adottato nel 4 a.C. con l’esplicito volere di farne il suo successore, per riceverne infine il testimone nell’estate del 14 d.C.
Tra le altre cose, Tiberio fu infatti un militare di successo e un politico accorto, un imperatore morigerato ma particolarmente attento ai bisogni del popolo, si trovò anche in ormai tarda età, nel 33, a gestire una grave crisi sfociata presto in finanziaria, con tanto di corsa agli sportelli che in poche settimane si estese dall’Egitto alla Grecia, a Roma, all’Impero. L’estrema interdipendenza degli istituti di credito dell’epoca, andata accrescendosi nel tempo con l’apertura di nuove filiali nelle province più lontane, se aveva infatti contribuito a sostenere l’espansionismo romano, dall’altro esponeva il fianco a significativi rischi sistemici nelle fasi di maggior incertezza. Ma cos’era successo?
Come nella migliore delle trame alla radice della crisi non c’è sicuramente un unico fattore, ma una serie di concause difficili da gerarchizzare, che spaziano dalle commerciali, alle normative, alle finanziarie, alle immobiliari/fondiarie. Che il 33 non sarebbe stato un grand’anno era stato evidente sin dal principio: tre navi di importanti compagnie mercantili alessandrine erano andate perse in tempeste invernali, con conseguenti forti ripercussioni anche per gli assicuratori chiamati a risponderne. Il prezzo dell’avorio e delle piume di struzzo era crollato, abbastanza inspiegabilmente, e lo sciopero improvviso degli operai di un’altra importante compagnia di Tiro, unito a irregolarità contabili del liberto che ne era l’amministratore, con quindi l’avvio della procedura fallimentare, trasmise le difficoltà, per il tramite di una filiale risultata
24 · TM Aprile 2023
cover/ finanza a cura di
Federico Introzzi
troppo esposta, a un’importante banca romana. Contestualmente malumori sociali in Gallia, e il rischio che potessero estendersi altrove, avevano spinto a un drastico calo del volume del credito nel mercato interbancario, con un panico non più strisciante che aveva infine raggiunto Corinto, Cartagine, Lione e Bisanzio.
Nelle stesse settimane, più per sbaglio che altro, era finita con l’essere reintrodotta (seppur mai abolita) dal Senato una discussa legge, voluta da Giulio Cesare, che volta a impedire una fuga di capitali dall’Italia durante la guerra civile imponeva l’immobilizzazione di una parte dei patrimoni dell’aristocrazia romana in beni fondiari italici. Se era eclatante che nessuno dei 600 senatori la stesse rispettando, se il doversi uniformare in breve tempo era finito con il coincidere con una fase di scarsa liquidità, la naturale conseguenza fu inizialmente il crollo dei valori immobiliari, e la crescita di quelli fondiari, ma la richiesta delle banche di rientrare in anticipo dei prestiti e l’inadempienza di molti debitori nel farlo innescarono una seconda crisi nella crisi.
Sempre più beni all’asta e proprietà sequestrate, e tassi d’interesse sempre più alti alimentavano l’aspettativa che i prezzi dei terreni potessero solo continuare a scendere, che dunque non riuscivano a ‘fare prezzo’, pur dovendo essere comprati per rispettare la norma, ma senza neppure la liquidità per farlo. Come cavarsi dall’impiccio, ed evitare l’abisso?
Nonostante un sistema bancario evoluto, e normative altrettanto avanzate, non esisteva un istituto centrale chiamato a sorvegliarlo e stabilizzare il mercato. La necessità, e il rischio, avevano però comunque designato un prestatore di ultima istanza: Tiberio stesso. 100 milioni di sesterzi di prestito, il salario annuo di un legionario era intorno ai 900, a tre anni e senza interessi, oltre a una moratoria sui debiti. Quale collaterale di questi prestiti terreni di valore doppio, in una situazione analoga al Tarp della Fed nel 2009. Come testimonia Tacito l’effetto fu quasi immediato, tornò il sereno: liquidità sul mercato, e prestatori privati disposti a erogare credito. Si era così concluso il primo intervento di un recalcitrante Adamo dei banchieri centrali?
Achille, e il suo tallone. Quale che sia l’anno, e quale che sia la circostanza, indipendentemente da causa o effetto, il sistema bancario rimane il perno di qua-
lunque attività economica di un’economia avanzata. L’epicentro di crisi delle più varie, le cui soluzioni possono essere delle più fantasiose, ma soprattutto dove tutto si risolve. «La recente turbolenza che sta interessando il sistema bancario, a partire dagli istituti regionali statunitensi, che si è immediatamente riflessa sul Vecchio Continente, non dev’essere vista come l’inizio di una nuova crisi globale. Il caso Svb è un fenomeno idiosincratico, attribuibile in larga misura a un business model errato e alla mancata supervisione delle autorità, e che per sua natura non è rappresentativo della salute del sistema. I buoni dati delle trimestrali aiuteranno certamente a migliorare il sentiment degli investitori», esordisce così Elena Guglielmin, Cio di Ubs Wealth Management. Sotto molti aspetti sono anche le soluzioni per l’appunto ‘molto fantasiose’ delle ultime crisi, e in larghissima parte di natura quasi esclusivamente monetaria, a essere oggi la radice dei molti tremolii. «Alla base dei problemi che si stanno man mano svelando, di cui le nozze combi-
Le rotte commerciali dell’Impero furono anche le principali direttive con cui si trasmise il panico che diede il via alla prima corsa agli sportelli, sistemica, della storia. Al tempo stesso la forte solidità e la ritrovata redditività del sistema bancario europeo lo isola da potenziali rischi.
nate di Credit Suisse e le incertezze di alcune banche americane sono la punta dell’iceberg, ci sono gli effetti di una fase troppo prolungata di denaro a troppo buon mercato. È questo che ha trasformato meticolosi contabili in finanzieri di ventura, spingendoli in direzioni che altrimenti è improbabile avrebbero valutato, e l’aumento sorprendentemente rapido dei tassi per fronteggiare un altro problema imprevisto ha fatto il resto. Quelli cui stiamo assistendo si rivelano quindi quali eventi limitati, fortunatamente, ma comunque inevitabili, più che non vere anomalie del sistema», rileva Patrick Zweifel, Capo economista di Pictet Am.
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I migliori della classe Cet 1 ratio dei singoli istituti europei Fonte: FactSet III-2023 in % 0 5 10 15 20 Banco Santander Bnp Paribas Bbva Deutsche Bank Intesa Sanpaolo Ing Hsbc Ubs Unicredit Nordea ■ Cet 1 Capital Ratio Redditività delle banche Per segmento d’attività (usd mld) Fonte: McKinsey 2022 2022 2019 2021 Mercati e investment banking Asset management Pmi Grandi aziende Wealth management Banking quotidiano Ipoteche 809 878 938 559 635 673 342 370 398 1,110 1,158 1,232 263 352 327 5,870 6,163 6,507 990 905 966 1,363 1,387 1,470 434 478 503 Cagr, % 4 7 4 1 2 5 16 –4 7 6 8 6 6 5 –7 7 Credito al consumo Principali
città
Campi legionari Arterie comm.
Crescita dei ricavi bancari 2017-2022 in mld usd
non solo attraverso requisiti patrimoniali più elevati per i singoli istituti, ma anche con regole. Il nuovo regime di vigilanza ha cercato di declinare tali requisiti in modo più granulare, classificando gli istituti per importanza, e riservando maggiori attenzioni a quelli di rilevanza sistemica. Ci troviamo quindi oggi in una situazione molto diversa», evidenzia Norman Villamin, Cio Wealth Management di Ubp. Del resto che la stretta monetaria avrebbe avuto risultati tangibili non era un mistero. La vera domanda è quale la reale portata. «Stringere le redini monetarie è il più classico dei redde rationem economici, e non è un segreto. Sarebbe però sbagliato attendersi un nuovo 2008, l’eventualità di un credit crunch appare remota, e l’eredità di Lehman Brothers ha consolidato le fondamenta su cui poggia oggi il sistema bancario globale. Un primo riscontro di questo lo si può evincere dall’andamento degli Npl in questi ultimi anni; se erano stati una delle cause principali dell’epoca, e nei prossimi mesi in ogni caso cresceranno, non affliggono più i bilanci degli istituti in maniera analoga», prosegue Zweifel.
Redditività
Previsione di crescita dei ricavi (2021-’25) in mld usd
Dopo anni di grama, il rialzo dei tassi d’interesse e, in generale, le misure di lotta all’inflazione stanno consentendo al sistema bancario globale di tornare a una buona redditività del capitale, seppur rafforzato, specie in Europa. Le prospettive per i prossimi anni sono buone, e soprattutto una buona redditività è uno dei requisiti chiave perché un istituto resti solido.
Conseguenze, quelle della Grande Crisi finanziaria, non tutte così negative, ma che anzi in molti casi un minimo di utilità possono anche averla dimostrata, ad esempio nel dettare una direzione in termini di attività normativa. «Prima il 2008, e poi l’Eurozona nel 2011-2012, hanno innescato una profonda e radicale trasformazione del sistema bancario globale, tra i cui principali obiettivi c’era assicurare al settore maggior resilienza,
Dunque un’eredità a base di nuove regole, forse non troppo precise ma sicuramente numerose, oltre che di ulteriore capitale. «Parallelamente al rafforzamento patrimoniale degli istituti, un cuscinetto per assorbire perdite inattese che non si sono nella maggior parte dei casi verificate, sono stati implementati nuovi coefficienti di leva e liquidità per mettere al riparo da eventuali tensioni sui depositi, come successo un decennio fa. Un quadro che complessivamente mirava a limitare i rischi di controparte, ossia che il fallimento di un istituto non abbia conseguenze sistemiche troppo ampie. I primi test di questo triennio, crisi pandemica, ucraina ed energetica sono stati superati, ma ci si trova ora confrontati con un nuovo serio banco di prova», nota Villamin. Scomode eredità? Il termine che forse più di tanti meglio riassume la Grande Crisi, e quanto è consequenzialmente successo nel decennio successivo, è: Too big to fail. Un mantra andato esaurendosi solo con l’Eurozona al riparo da indesiderati colpi di coda della crisi, e che è tornato di recente a rialzare la testa. «Si tratta di istituti di rilevanza sistemica, a livello nazionale o internazionale, e che a dipendenza di un caso o dell’altro devono soddisfare determinati criteri, proprio perché
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«La strada migliore per una banca per rimanere ben capitalizzata è spesso ‘fare da sé’, dunque preservare gli attivi e crescere organicamente. È questo che dovrebbe spingere a valutare seriamente l’opportunità di buyback su larga scala, diversamente dal pagamento dei dividendi che è invece necessario»
Elena Guglielmin, Cio di Ubs Wealth Management
Redditività
2022 Per regione Credito al consumo Retail banking 2 Brokeragggio Traffico dei pagamenti Wholesale banking Finanziamento Totale Nord America Europa Occ. escl. Uk Regno Unito Giappone Asia svillupata escl. Giap. Asia emergente escl. Cina America latina Africa Medio oriente Cina Mondo Ipoteche Depositi e pagamenti 40 3 –1 1 0 22 25 4 1 67 160 13 5 3 6 9 1 2 −16 −11 3 −10 −6 1 4 3 0 14 –19 28 8 –1 –2 3 6 2 0 0 29 74 –2 10 –4 –10 0 7 11 5 1 99 116 52 27 15 –2 11 21 13 6 5 167 316 176 49 16 –20 14 65 66 18 9 438 832 Cagr ■ <0% ■ 0–3% ■ 3–6% ■ >6% 74 10 62 185
Fonte: McKinsey
Fonte: McKinsey 2022 Country Credito al consumo Retail banking 2 Brokeraggio Traffico dei pagamenti Wholesale banking Finanziamento Totale Nord America Europa Occ. escl. Uk Regno Unito Giappone Asia svillupata escl. Giap. Asia emergente escl. Cina America latina Africa Medio oriente Cina Mondo ipoteche Depositi e pagamenti 70 5 –4 3 4 25 32 5 1 76 218 6 0 2 3 8 1 3 82 23 5 0 13 39 22 4 3 91 282 37 10 1 1 4 5 5 1 0 36 99 60 22 9 2 21 31 24 8 5 207 388 31 4 -4 3 10 19 8 8 3 100 183 300 68 7 11 55 128 96 27 16 554 1.261 Cagr ■ <0% ■ 0–3% ■ 3–6% ■ >6% 20 5 43 90
sono ‘troppo grandi per fallire’. C’è da sperare che seppur in modo arbitrario, chi ha delineato tali normative l’abbia fatto ponderando bene i fattori di rischio, in un momento in cui c’erano tutti gli incentivi a che avvenisse. In questo senso il 2008 è stato il backtesting perfetto, che dovrebbe spingere a ritenere siano ancora oggi adeguate alle attuali circostanze. Ancor più importante è però l’esperienza maturata dalle autorità direttamente sul campo nel gestire tale crisi, che lascia ben sperare: qualora si dimostrasse necessario ulteriori misure potrebbero essere prese», riflette Stefano Fiala, Ceo di Veco Invest.
Del resto se i numeri possono cambiare molto in fretta, è sufficiente una brutta recessione o una fiammata inflativa, l’esperienza sul campo ha un valore infinitamente superiore alla pura teoria. «Appurata da parte della Fed l’impotenza delle politiche tradizionali nel contenere il rischio finanziario, si era rapidamente proceduto nello studiarne di nuove, calibrandole ad hoc. Oggi ne abbiamo già a disposizione un’impressionante gamma, dal Qe alla forward guidance, ai prestiti agevolati alle banche, che dovrebbe mettere al riparo da brutte sorprese. Lavorando gomito a gomito con i Governi, non c’è un vero limite a quanto gli istituti centrali possano fare per salvaguardare il sistema finanziario, in tal senso se Lehman è stata l’ora più buia per i policy maker, l’acquisizione di Credit Suisse finirà con il metterli sotto una luce molto più positiva», commenta l’esperto di Pictet. Ma se quindi non c’è nessun ragionevole dubbio per mettere in discussione la bontà di quanto fatto, perché non testare nella pratica il ‘nuovo’ oneroso impianto normativo? «Stiamo uscendo da un triennio molto complesso, questo spiega la riluttanza delle autorità verso una ‘prova generale’. Diversamente che in passato, quando erano ancora in vigore i vincoli del Trattato di Maastricht, prima la pandemia e poi il conflitto hanno spinto l’Europa a fornire un doppio sostegno al sistema, monetario e fiscale, che ha contribuito nell’alleviare lo stress cui sarebbero stati altrimenti sottoposti gli istituti, ma che ha anche rimandato il ‘momento della verità’», chiarisce il Cio di Ubp. E poi il fattaccio… Nonostante quindi tutte le migliori premesse, sembra elementare domandarsi il perché si stia rivangando l’argomento in queste ultime settimane, a distanza di un quindicennio.
«Alla base dei problemi bancari che si stanno man mano svelando, ci sono gli effetti di una fase troppo prolungata di denaro a troppo buon mercato. È questo che ha trasformato meticolosi contabili in finanzieri di ventura, con il rialzo dei tassi che ha poi fatto il resto»
Zweifel,
Redditività del settore Roe medio del bancario per Paese (in %) e var. % 2018-2022
E anche il perché di Silicon Valley Bank. «Alla radice dei problemi delle ultime settimane si può sintetizzare dicendo vi sia, tra le altre cose, l’indebolimento del quadro normativo Dodd-Frank, l’eredità americana del 2008, voluto dall’amministrazione Trump, che ha esentato tutti gli istituti con attivi inferiori ai 250 miliardi dagli stress test. Si tratta di simulazioni prudenziali in scenari estremi che evidenziano le possibili maggiori vulnerabilità,
Un confronto tra la redditività media dei Paesi europei, e una più approfondita sugli istituti svizzeri mette in luce le profonde differenze dei modelli di business, ma soprattutto l’efficacia che misure di salvataggio e ristrutturazioni pesanti hanno portato 15 anni dopo la Grande Crisi finanziaria. Quello che emerge è però anche la relativa stabilità del Vecchio Continente.
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Fonte: Deloitte 2022 ■ 2018 ■ 2019 ■ 2020 ■ 2021 ■ 2022e
Patrick
Capo economista di Pictet Asset Management
-5 -1 3 7 11 15 Return on Equity medio (in %) Svezia Spagna Olanda Lussemburgo Italia Germania Francia Danimarca Belgio Euro Area -3.6 6.5 7.5 9.79.4 11.3 10.0 8.08.7 8.4 6.8 4.5 4.5 7.3 6.4 6.76.4 2.21.71.9 3.9 1.2 5.8 4.8 5.4 7.0 0.8 5.9 4.4 3.0 3.8 5.4 8.37.5 3.2 8.6 7.5 6.8 8.3 11.9 10.5 9.5 10.6 8.1 10.0 8.4 5.85.1 1.9 5.7 30% 3% -16% -4% -47% 19% -10% -10% 15% -30% 1 5 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 Post-Fin Migros Bkb Bekb Sgkb Zkb Bcge Bcv Raiffeisen Cs Ch Ubs Ch Svizzera 6.2 5.95.7 7.4 7.7 9.8 8.2 10.1 10.0 9.3 9.1 10.4 10.6 9.4 9.2 3.4 4.8 4.7 5.6 5.9 6.66.86.8 8.2 6.9 5.55.45.6 5.9 6.0 5.0 2.92.7 3.1 3.5 3.2 3.7 3.53.0 4.6 5.9 5.9 6.2 7.1 9.2 6.46.5 6.76.7 16.6 17.4 6.0 6.1 4.8 26% Fonte: Deloitte 2022 ■ 2018 ■ 2019 ■ 2020 ■ 2021 ■ 2022e Redditività del settore in Svizzera Roe del bancario elvetico, per i principali istituti (in %) e var. % 2018-2022 Return on Equity medio (in %) 78% 53% 74% 6% 57% 24% 7.4 -2% 10% -31% 1% -6% 5.4 5.7 5.5 5.5
ma soprattutto offrono maggior trasparenza, e dunque serenità, al mercato sulla situazione del singolo istituto in modo ricorrente e preciso. Ovviamente Svb era esentata da tali stress», rileva Guglielmin.
Se già da un punto di vista regolatorio le banche regionali statunitensi sono nella maggior parte dei casi esentate da molti requisiti e obblighi, sia Signature Bank che Svb erano un’eccezione nell’eccezione. «In entrambi i casi si tratta di istituti che si rivolgevano a poche centinaia di start up e imprese attive in ambito crypto, e sostenute dai Private Equity. Ossia de-
«Il ruolo delle normative può essere importante, a patto di non sopravvalutarle, guardando anche oltre i confini che una regolamentazione inevitabilmente impone. Nel caso dell’Europa alla rapida crescita dei mercati privati del credito, o rimettendo mano ad alcuni requisiti alla luce dei recenti eventi»
Norman Villamin, Cio di Ubp Wealth Management
positavano ingenti somme di denaro, ottenuto dagli sponsor, presso i loro conti, con oltre il 90% dei depositi che superavano abbondantemente la soglia dei 250mila dollari, la garanzia federale. La crescita dei depositi in brevissimo tempo non ha consentito una miglior diversificazione degli impieghi, ad esempio su una solida base di clienti, costringendo ad acquistare ingenti quantità di titoli. Non è un caso che proprio Svb fosse l’istituto statunitense con la più alta percentuale di titoli rispetto alle attività», evidenzia Alan Mudie, Cio di Woodman Am.
Complementari, ma come?
I matrimoni combinati, all’alba del XXI secolo, hanno perso da tempo il loro antico lustro. Ma nonostante le alternative fossero realisticamente non molte, la vera domanda è: come finirà l’acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs? Con quali verosimili risultati? «Le difficoltà è evidente siano importanti, ciò non toglie che un ragionamento possa essere fatto. Un secondo livello di complicazione è analizzare i singoli business, arrivando a conclusioni divergenti, che in gran parte riflettono la complessità di unire due istituti molto grandi, e dunque articolati, già in termini di business division», introduce Philipp Kaupke, Partner di Simon-Kucher&Partners.
A dipendenza dell’ambito l’approccio da adottarsi potrebbe risultare infatti molto diverso. «In termini di Wealth Management solo l’integrazione completa avrebbe senso, con una probabile migrazione dei clienti a livello di portafoglio, trasferendo quindi gli strumenti di Cs a Ubs, per ulteriormente migliorare le economie di scala, per costi e ricavi. È chiaro però che molti clienti Hnwi e Uhnwi già clienti di Ubs, e che diversificavano su Cs, si opporrano a tale migrazione, a beneficio in primis di Pictet e Julius Baer. Discorso analogo per il Retail Banking, a fronte di una clientela simile in entrambi gli istituti avrebbe senso integrare i prodotti e non mantenere in piedi due strutture distinte, con una particolare attenzione da riservarsi al rinnovo dei crediti ipotecari in scadenza, cosa non
Se dunque si tratta di un caso nel caso, è allo stesso tempo vero che la regolamentazione applicata abbia comunque trovato declinazioni diverse negli Stati Uniti e in Europa. «Sempre restando su Svb, a fine 2022 aveva registrato quasi 17 miliardi di Cet1, con dunque il coefficiente a un solido e rassicurante 15,26%. Eppure quando l’istituto ha tentato di raccogliere nuovo capitale per compensare la perdita di 1,8 miliardi generata dalla vendita dei 21 miliardi di dollari di titoli available for sale per far fronte alla fuga dei depositi, non è riuscita a trovare sottoscrittori per l’aumento di capitale. Da qui l’esito ormai noto, a riprova delle difficoltà che un istituto con delle vulnerabilità è solito trovare nella raccolta di nuovo capitale sul mercato», chiarisce il Cio di Ubs.
Un epilogo triste, ma anche inevitabile a fronte delle contingenze andate sommandosi in pochissimi mesi. «Il 2022 è stato un anno particolarmente difficile per il comparto Start up, oltre che per la galassia crypto più in generale, il che ha costretto molti clienti di Svb a ingenti prelievi, da qui la vendita progressiva degli asset disponibili. Trapelata la notizia del fiasco circa la nuova raccolta di capitale, il panico è esploso, la fiducia si è volati-
facile. Ulteriore alternativa, cedere l’intero ramo d’azienda a terzi, monetizzando», fa notare l’esperto.
Questione ancora diversa, con tutte le difficoltà che questo implica, per le altre due divisioni. «Sia nel Commercial Banking, che per gli Eam avrebbe invece senso preservare il brand. Nel primo Cs è comunque davanti a Ubs da anni, ha un brand ancora molto forte, e l’integrazione informatica dei due sistemi sarebbe estremamente complessa. Come nel caso dei gestori esterni, dove Cs è un operatore chiave del mercato, con servizi mirati di Gestione, reportistica e white label, sostenuto da un sistema di prezzi e commissioni competitivo. Non è però ancora chiaro quanta parte di questo patrimonio sia già andato perso, un dato determinante», conclude Kaupke.
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© Switzerland Tourism
lizzata ed è partita la ‘corsa agli sportelli’, con 42 miliardi svaniti in un giorno. In poche ore il fallimento è stato conclamato, a cose ormai avvenute», prosegue Mudie.
Un caso, le difficoltà e quale extrema ratio il fallimento, non però isolato, e di cui First Republic Bank è solo un ulteriore tassello. «La relativa stabilità del sistema bancario europeo testimonia i vantaggi del nuovo quadro normativo di più ampia applicazione, con però alcuni moniti. Al pari dei tremolii di marzo, lo scorso settembre erano stati i fondi pensione inglesi a entrare in stress, comparto esentato da molti dei nuovi obblighi, diversamente dagli istituti nazionalizzati e al centro della crisi dell’Eurozona. Il marzo di quest’anno ha riportato l’attenzione invece sul sistema bancario, ma anche in questo caso nella zona d’ombra, fuori dall’ombrello normativo della vigilanza. Forse una riprova che i controlli funzionano, ma al di fuori del loro perimetro possono annidarsi problemi», rileva Villamin. Lacci e lacciuoli? Guardando al Vecchio Continente, alcune prime evidenze possono essere già tratte. Dunque, un’eredità scomoda ma forse utile? «Rispetto alla regolamentazione le grandi banche europee non hanno che potuto ammettere che normative e vigilanza, nonostante rappresentino un importante limite competitivo, costringendole a operare con una redditività presumibilmente inferiore e requisiti di capitale e liquidità importanti, le hanno anche protette nelle difficoltà. In seno ai diversi accordi di Basilea, sono maturati due coefficienti chiave per raccolta e liquidità: il liquidity coverage ratio (Lcr) e il net stable funding ratio (Nsfr), che, se opportunamente monitorati, avrebbero molto probabilmente evidenziato le criticità di Svb. Al pari, sotto la lente degli analisti ci sono stabilità e dinamica della base di depositi, distinguendo tra depositi core e intermediati/all’ingrosso, oltre che concentrazione dei crediti, metriche vitali per una banca. Anche in questo Svb era un caso anomalo», chiosa Guglielmin.
Metriche ampie e variegate, specifiche a dipendenza del segmento, di cui i requisiti patrimoniali sono solo le più note. Ma funzionano? «In circostanze normali sì, sono ampiamente sufficienti, e decisamente migliorati dal 2008. Ciò non significa che tutti i rischi siano sotto controllo, ma del resto fare impresa significa anche assumersi dei rischi, che non possono essere azzerati, ma solo gestiti e
«Da diversi anni si ritiene che la regolamentazione sia la panacea di tutti i mali, salvo poi i fatti continuare a smentire la teoria. A essere necessarie sono poche regole, applicabili e verificabili, dunque l’opposto della struttura attuale, e di quanto di recente invocato anche da Finma»
Il caso Svb
Bilancio
prestiti a investitori con azioni quale collaterale Titoli
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■ Prestiti a investitori ■ Prestiti a start up tech
■ Altri prestiti ■ Securities (available for sale)
■ Securities (held to maturity) ■ Fed funds
■
mitigati; un’azienda senza rischi, anche se una banca, è un’azienda vuota. Il punto è però che non ci sono molte alternative, e in un sistema incentrato su debito e credito le banche giocano un ruolo imprescindibile, specie se Too big to fail. Se c’è stato un peccato originale, è quello di aver dato vita a un sistema di tal genere, ora si tratta solo di tenerlo in piedi, farlo crollare avrebbe infatti conseguenze catastrofiche», nota il Ceo di Veco.
Nelle ultime settimane ad aver fatto notizia, attirando l’attenzione sul settore, è sicuramente stato il caso Svb, che ha sollevato non pochi interrogativi sullo stato di salute del sistema, nonostante le molte regole introdotte negli anni. La banca californiana è però rappresentativa dell’intero settore, o un caso isolato ed estremizzato di quelli che potrebbero essere gravi errori?
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Stefano Fiala, Ceo di Veco Invest
Fonte: Fed, Fdic, Svb, Allianz research
al 31-XII-2022 (somma di bilancio
211,3; dati in usd mld)
100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Concentrati,
fair value: 26.0
fair value: 76.2 (-17.4%) Attivi di bilancio Tce / Ta 5.6% 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Base dei depositi sotto
remunerata, concentrata in settori tech e start up Bassa capitalizzazione 41.3 28.5 91.3 87.0 81.6 11.9
di bilancio e capitale
un-hedged, a lunga duration
(-8.9%)
assicurata e non
Passivi
Depositi senza intresse ■ D. con interesse (non a termine)
D.
Azioni privilegiate & Nci
(Tce) Scarso cash buffer 0 Fonte: Fed Eventi del sistema bancario statunitense N. e dimensione di asset (usd mld) di istituti americani falliti 500 1,000 1,500 2,000 2,500 0 100 200 300 400 500 600 197019721974197619781980198219841986198819901992199419961998200020022004200620082010201220142016201820202022 N. (sx) Asset (mld usd, dx)
con interesse (a termine) ■SPrestiti a breve e lungo termine ■
■ Tangible common equity
Il rafforzamento patrimoniale delle banche europee degli ultimi sette anni è stato sostenuto in larga misura dalla mancata distribuzione di parte degli utili, oltre al ricorso a nuovi strumenti di capitale che hanno consentito di migliorarne la solidità, ma anche di preservarne parte della redditività, esentando i Governi da nuovi salvataggi pubblici e nuove eventuali ristrutturazioni.
«Se si diffonde il panico attorno alla solvibilità di un istituto non ci sono requisiti di capitalizzazione che tengano. Volendo giustamente evitare un’insolvenza, le alternative per le autorità svizzere erano sostanzialmente due: una nazionalizzazione, o un matrimonio combinato»
Nicola Carcano, Executive Director di Phosphor Am
patrimoniale minimo basato sul rischio, potrebbe portare a requisiti patrimoniali più elevati per le banche più grandi. Il gioco sta sempre nel mantenere il fragile equilibrio tra requisiti di capitale costosi ma stabilizzanti, e la capacità di generare ricavi, e dunque di aumentare la base di mezzi propri. Nonostante i molti shock degli ultimi anni, il sistema ha retto, si tratta di continuare ad adeguare le regole del gioco alle circostanze, per garantire agli istituti di poter prosperare, nell’interesse di tutti», commenta Marco Kundert, Partner di BearingPoint Switzerland.
Allo stesso tempo è sempre questione di mantenere il giusto mezzo tra molti possibili eccessi, sia in termini di rischio, che di prudenza, che di redditività, stabilendo soprattutto delle metriche comuni e confrontabili. «L’attuazione degli standard definitivi di Basilea III in Svizzera ha ridotto il grado di libertà dei modelli individuali di valutazione cui ricorrevano in precedenza gli istituti. In particolare l’introduzione dell’outputfloor, un requisito
Un approccio che è comunque destinato a prestare il fianco a critiche, giuste, rispetto ai suoi molti limiti. «Da diversi anni si ritiene che la regolamentazione sia la panacea di tutti i mali, salvo poi i fatti smentire la teoria. L’iper-regolamentazione di oggi non solo non ha evitato disastri, come Cs e Svb dimostrano, ma ne ha forse addirittura creato le premesse. A essere necessarie sono poche regole, applicabili e verificabili, dunque l’opposto della struttura attuale, e di quanto di recente invocato da Finma: un labirinto di regole che oltre a creare costi enormi, permette ai furbi di sfruttarne le falle, a detrimento anche dei clienti. La prova regina? Il Paese più regolamentato e controllato al mondo sono gli Stati Uniti, che è anche dove sono nati tutti gli scandali degli ultimi 25 anni, da Enron, a Worldcom, subprime, Madoff…», chiarisce Fiala. Atlantico al centro. Nonostante sotto molti aspetti le due sponde si assomiglino, anche come struttura bancaria, guardando più in profondità alcune differenze si segnalano. «Alle somiglianze si accompagnano diversi aspetti fondamentalmente diversi. Negli Stati Uniti si contano ancora numerose banche regionali e comunitarie indipendenti, oltre 4200, soggette per l’appunto a un sistema di vigilanza a due livelli. Nell’Eurozona il numero è quasi pari, circa 4150, tuttavia in questo caso gli istituti più piccoli sono di proprietà dei Governi locali o di una cooperativa. Sono invece 111 gli istituti più grandi regolati direttamente dalla Bce, con le autorità nazionali responsabili di tutti gli altri. Sebbene la vigilanza debba essere incentrata sul principio della proporzionalità, vanno rispettati standard minimi, indipendentemente dalle dimensioni o dalla complessità della singola banca. A prescindere poi dal fatto che gli stress test europei sono sicuramente più rigorosi»,
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Il coefficiente Cet 1 Singole componenti del coefficiente (in %) Fonte: Eba ■ Strumenti di capitale ■ Utili non distribuiti ■ Altre riserve 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Giu2015Dic2015 Giu2016Dic2016 Giu2017Dic2017 Giu2018Dic2018 Giu2019Dic2019 Giu2020Dic2020 Giu2021Dic2021 Giu2022 Dic2014 Fonte: Eba Il coefficiente Cet 1 Singole componenti del coefficiente (in mld eur) ■ Interessi e aggiustamenti ■ Goodwill ■ Altre riserve ■ Utili non distribuiti ■ Strumenti di capitale ■ Altre deduzioni -400 100 600 1.100 1.600 Giu2015Dic2015 Giu2016Dic2016 Giu2017Dic2017 Giu2018Dic2018 Giu2019Dic2019 Giu2020Dic2020 Giu2021Dic2021 Giu2022 Dic2014
evidenzia il Cio di Woodman.
Con una situazione, quella europea, che muove da buone basi, guadagnate con una gavetta durata diversi anni. «La maggior parte delle grandi banche europee mantiene metriche prudenziali rassicuranti, sia per capitale che liquidità. La redditività è in miglioramento, la propensione al rischio conservativa, e sono tutte sottoposte a una vigilanza efficace e proattiva. Dopo anni di riduzione del rischio e rafforzamento del capitale presentano oggi un profilo prudenziale e creditizio robusto, avendo anche beneficiato di oltre un decennio di tassi d’interesse zero o negativi, e che hanno permesso di operare in mercati molto calmi. Gli investitori, del reddito fisso e azionari, hanno già valutato di quanto e quanto velocemente le banche possano finalmente aumentare il loro Roe», chiosa il Cio di Ubs.
Un approccio, quello europeo, riservato al settore bancario più rigoroso e serio, anche in virtù del diverso ruolo che gli istituti ricoprono. «Nonostante siano trascorsi 24 anni dal lancio dell’euro, in Europa i mercati dei capitali sono ancora organizzati secondo logiche nazionali, e questo si riflette sul finanziamento alle imprese. Se il 35% dei prestiti negli Stati Uniti è finanziato direttamente sull’obbligazionario, nell’Eurozona ci si ferma al 13%, che vede quali protagoniste solo le imprese più grandi e strutturate. Questo riflette la realtà storica di mercati nazionali non sufficientemente profondi per finanziare le imprese, che quindi dovevano rivolgersi alle banche. Le differenze si estendono anche alla risoluzione dei fallimenti, in Europa se un istituto importante si trovasse nei guai a pronunciarsi sarebbero le autorità nazionali, mentre negli Stati Uniti attività e passività della californiana Svb sono state rilevate da First Citizens Bank, della Carolina del Nord», prosegue Mudie.
Prudenza riservata al comparto bancario, che si riflette anche all’atto pratico in evidenza statistica. «A fronte di requisiti patrimoniali più stringenti in dieci anni gli istituti europei hanno ridotto la somma dei loro Npl, i crediti deteriorati, da circa mille miliardi, a meno di 350, ossia circa il 2% del totale dei prestiti. Gli indici di copertura della liquidità, ossia quantità di attività altamente liquide detenute per fronteggiare le richieste di prelievo dei depositi in 30 giorni, rispetto a un minimo del 100% sono mediamente superiori al
«L’ inasprimento delle norme, e il rafforzamento dei coefficienti comporterebbero ulteriori sicurezze, ma anche una minor propensione al rischio, e una redditività inferiore. Governi troppo disposti a intervenire potrebbero infine spingere a vedere le banche alla stregua di nuove utility regolamentate»
Alan
162%. Il rapporto prestiti/debiti degli istituti statunitensi rispetto al 95% nel 2007, è sceso ancora, portandosi al 70% come mostra Barclays», constata Zweifel. Il Caso, è svizzero. Nonostante una situazione, quella europea, decisamente più serena, a fronte di istituti e business model generalmente più sani, oltre a normative e controlli decisamente più stringenti, i problemi non sono comunque mancati: Monte dei Paschi, Deutsche Bank e Cre-
Continente in materia quale risposta ai problemi del 2008 è certamente notevole, forse ancora insufficiente ma comunque notevole. L’introduzione di una vigilanza rafforzata e a livello sistemico ha fatto il resto, mettendo al riparo il comparto da nuovi pur sempre possibili scossoni e tremolii. Non per questo mancano eccezioni.
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La strada fatta dal Vecchio
Fonte: Basel Committee Evoluzione dei coefficienti Solidità patrimoniale degli istituti europei (in %) ■ Cet 1 ■ Tier 1 ■ Totale 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 0 5 10 15 -5 H22009H12011H22011H12012H22012H12013H22013H12014H22014H12015H22015H12016H22016H12017H22017H12018H22018H12019H22019H12020H22020H12021H22021 Fonte: Basel Committee Solidità patrimoniale Evoluzione del Cet 1 e delle sue componenti in Europa (in %) ■ Tot. Cet 1 ■ Utili non distribuiti ■ Cet 1 2009 ■ Risk-weighted assets ■ Cet 1 2011 ■ Cet 1 raccolto dal 2011 ■ Altre variazioni al Cet 1 -5 0 5 10 15
Mudie, Cio di Woodman Asset Management
Il capitale umano delle banche svizzere
Marco
tegoria delle meglio sorvegliate, e infatti al momento della crisi esibiva un rapporto tra mezzi propri e attivi ponderati tra i più alti d’Europa, e soli tre mesi prima aveva raccolto sul mercato ben 4 miliardi di euro, da parte di investitori che avranno condotto tutte le analisi necessarie, il che testimonia la situazione non fosse così disperata», nota Nicola Carcano, Executive Director di Phosphor Am.
La cronaca delle settimane precedenti ha poi fatto il resto. «Usciva da molteplici crisi, di cui Archegos e Greensill sono state solo le più recenti, che hanno progressivamente eroso il capitale di fiducia degli investitori verso l’abilità del management nell’attuare il risanamento. Le perdite riportate lo scorso anno avevano completamente azzerato i profitti del decennio precedente, con una prospettiva di ritorno alla redditività solo a partire dal 2025. Prima del crollo vantava però un indice di copertura della liquidità del 144% e un Core Tier 1 del 14, a metà classifica europea, che però non sono stati sufficienti per riconquistare l’indispensabile fiducia», riflette il Cio di Woodman.
Un dato abbastanza emblematico dell’irrilevanza degli indicatori in molte circostanze, specie se drammatiche. «Se si diffonde il panico attorno alla solvibilità di un istituto non ci sono requisiti di capitalizzazioni che tengano. La Bns era intervenuta il mercoledì prima del crollo, con una linea di finanziamento da 50 miliardi di franchi, insufficiente però a frenare deflussi giornalieri da 10 miliardi, ma si è poi scoperto che alla riapertura del 20 marzo Cs non avrebbe più potuto far fronte ai pagamenti. Le autorità avrebbero potuto far meglio? Dipende, accettando di voler evitare un’insolvenza, e muovendosi in una situazione di piena emergenza, le alternative erano sostanzialmente due: una nazionalizzazione, o un matrimonio combinato. Generalmente evitare la nazionalizzazione si rivela essere la scelta migliore», prosegue Carcano.
Indipendentemente da un numero molto concentrato di istituti di importanza sistemica a livello europeo e globale, il sottobosco bancario è dei più popolosi, con un numero molto simile tra Europa e Stati Uniti. La differenza è la natura spesso pubblica degli istituti più piccoli europei, che dona una stabilità molto maggiore all’intero sistema. Ma le banche svizzere?
dit Suisse. Un caso, quest’ultimo, che solleva non pochi interrogativi. «Osservando la performance dell’azione emerge subito una prima evidenza, nel corso del decennio 2012-2021 Cs ha perso il 43% del suo valore, mediamente le altre banche europee hanno invece guadagnato il 61, indice del fatto che se c’è stato un errore, il problema era sin dal principio interno. È però anche vero che trattandosi di una banca di rilevanza sistemica era nella ca-
Decisione quindi obbligata, in una situazione più che emergenziale, ma ovviamente non priva di conseguenze, anche per gli equilibri nel suo insieme. «Uno dei principali rischi di tale operazione è la possibile scomparsa del mercato delle obbligazioni Additional Tier 1, le At1, che hanno sostenuto e finanziato il settore dal 2008 in avanti, e che sono nate proprio per evitare i salvataggi pubblici. Questi titoli, per un valore complessivo di oltre
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Fonte: Swiss Bankers Association, Bns
N. di addetti in equivalenti a tempo pieno (in mia)
Grandi banche ■ Banche cantonali ■ Banche straniere ■ Banche borsistiche ■ Banche Raiffeisen ■ Altre istituzioni bancarie ■ Banche regionali e di risparmio ■ Banche private 100 60 80 108.1 4.8 8.2 9.6 20.7 17.4 2011 39.7 40 20 105.2 4.2 8.2 8.6 19.8 17.4 39.3 105.8 4.2 7 8.3 9.3 18.5 17.2 37.3 104.1 7.1 8.4 12.6 18.3 17.1 36.1 103 7.9 8.8 12.5 16.2 17.3 35.8 101.4 7.8 8.9 12.9 15.6 17.3 34.5 91.9 7.7 9.1 13.4 15.1 17.3 24.9 90.7 7.7 9.2 13.7 14.2 17.3 24.1 89.5 7.9 9.3 13.6 13.9 17.6 22.8 90 8.1 9.5 13.7 13.4 17.9 23.2 90.6 8.3 9.7 13.8 13.5 18.1 22.9 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021
■
«Sia nel Commercial Banking, che negli External Asset Manager avrebbe senso preservare il marchio. Per gli Eam, Credit Suisse è sempre stato un operatore chiave del mercato, con servizi mirati di Gestione, reportistica e white label, sostenuto da un sistema di prezzi e commissioni competitivo »
Una popolazione numerosa N. degli istituti di credito in Europa (2021) Fonte: Eu 2022 ■ Totale nell’Unione Europea 8.375 7.920 7.692 8.993 8.675 8.539 8.324 8.145 7.993 8.162 8.003 7.865 7.720 7.518 7.368 6.906 6.688 6.241 5.880 5.698 5.581 5.441 5.263 1999 2003 2007 2011 2015 2019 2001 2005 2009 2013 2017 Gli istituti negli Efta N. di istituti per Paese Fonte: Eu 0 150 300 450 2009 2011 2013 2015 2017 2019 2021 ■ Islanda ■ Liechtenstein ■ Norvegia ■ Svizzera
Kundert, Partner di BearingPoint Switzerland
300 miliardi di dollari, staccavano cedole elevate proprio perché comportavano il rischio di essere convertite in azioni in caso di ristrutturazione. Il precedente potrebbe ora spingere al rialzo i rendimenti, dunque una raccolta più costosa, deprimendo i prestiti, e in ultima analisi andrebbe a scaricarsi su Pmi e famiglie. Da qui una revisione al ribasso delle previsioni di crescita economica per i prossimi mesi», sintetizza l’esperto di Pictet.
Il problema è infatti determinare se i presupposti perché questo avvenisse fossero o meno rispettati, sulla base dei termini contrattuali. Il precedente è stato creato, o no? «In primo luogo né gli azionisti di Cs né quelli di Ubs sono stati consultati, invocando il Notrecht, il diritto d’emergenza. Una norma costituzionale che consente di sospendere il rispetto delle leggi commerciali ordinarie in presenza di gravi motivazioni di interesse pubblico. Ma anche Finma, responsabile della vigilanza bancaria, ha dato un’interpretazione emergenziale relativa agli At1, stabilendo che possano essere azzerati al verificarsi di un ‘viability event’ che necessita un intervento irrevocabile e straordinario del settore pubblico: un’interpretazione che darà luogo a diverse cause legali», circostanzia l’esperto di Phosphor. Le nozze. Un modo come un altro, potrebbero eccepire in diversi, di rimandare ulteriormente l’applicazione delle normative Too big to fail? Forse, ma che nell’immediato aprono altri scenari. «Da un punto di vista aziendale i grossi nodi da sciogliere sono l’eccesso di potenziali sinergie, e tutti i relativi fattori di costo, derivanti da due strutture parallele. In termini di economie di scala Retail e Wealth Management dovrebbero essere del tutto integrati, la sfida è però non perdere patrimoni e clienti, specie della fascia più alta, che per diversificare potrebbero optare per un altro istituto. Un’accurata definizione di prezzi e offerte, oltre a strategie di migrazione assolutamente pulite sarà altrettanto fondamentale, con la non troppo remota eventualità di mantenere indipendenti attività commerciali e gestori esterni, con tanto di marchio e struttura It attuale», riflette Philipp Kaupke, Partner di Simon-Kucher&Partners. Spesso sottovalutati, nei meandri del processo, si trovano anche elementi poco evidenti. «Specie nel caso di istituti medio-grandi la migrazione dei sistemi informatici è una sfida tecnicamente
«Specie nel caso di istituti di media o grande dimensione la migrazione dei sistemi informatici è una sfida tecnicamente enorme, ma forse ancor più importante, è l’aspetto culturale, affrontare la tematica in modo esplicito e approfondito è un ulteriore elemento decisivo »
Philipp Kaupke, Partner di Simon-Kucher&Partners
capitale umano delle banche
enorme, qualora la strategia di fusione non miri rigidamente a ridurre le complessità tecniche alla base dei due sistemi. In secondo luogo, ma forse ancor più importante, è l’aspetto culturale, affrontare la tematica in modo esplicito e approfondito è un ulteriore elemento decisivo alla base del successo dell’intera operazione», sottolinea l’esperto di BearingPoint.
Più evidenti, ma comunque altrettanto importanti, tutti gli altri elementi.
La ritrovata redditività del settore è spesso passata dalla chiusura di una buona parte delle filiali e da una riduzione significativa del numero di addetti, specie a livello continentale. A fare eccezione sono gli Efta che hanno mantenuto livelli occupazionali significativi, nonostante le molte difficoltà vissute dal settore, specie in Svizzera, con l’Islanda in crescita più
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che
Fonte: Eu 159 158 162 165 166 170 174 179 181 185 188 194 197 201 208 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 ■ N. di abitanti per collaboratore bancario europeo
In proporzione alla popolazione europea Fonte: Eu ■ Islanda ■ Liechtenstein ■ Norvegia ■ Svizzera ■ Media Efta Il capitale umano delle banche N. di abitanti per collaboratore bancario negli Efta 0 50 100 150 200 250 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021
straordinaria.
Il
Come posizionarsi?
In un momentum di mercato destinato a protrarsi ulteriormente, e in cui i chiari di luna sembrano essere gli elementi prevalenti, inflazione e tassi in testa, cosa fare? «Nel caso di un’ulteriore correzione, small cap e ciclici sarebbero quelli a pagarne le maggiori conseguenze, al pari del debito Hy. Si tratta infatti di segmenti che non scontano ancora a sufficienza la probabilità, realistica, di un forte rallentamento dell’attività economica. Per contro titoli di qualità, dunque società con buona generazione di ricavi e meno soggette alla volatilità, potrebbero risultarne ulteriormente premiate, al pari dei titoli di Stato. Se dunque è da scontarsi un rallentamento, le turbolenze del bancario difficilmente sfoceranno in difficoltà per l’intero comparto», rileva l’esperto di Pictet. Instabilità destinata comunque a non avere nessun tipo di effetto, o a non interessare i ‘mal capitati’ di turno, come i movimenti delle ultime settimane stanno già dimostrando. «L’impatto è stato netto, e ha imposto premi al rischio più elevati anche per obbligazioni senior di alta qualità delle principali istituzioni finanziarie non coinvolte. Un fenomeno che sta andando ad attenuarsi, per quanto le valutazioni rimangano basse. È qui che si trovano interessanti opportunità, ad esempio nei principali emittenti europei, ben capitalizzati, con ottime posizioni di liquidità e una solida qualità degli attivi», evidenzia l’esperta di Ubs, che prosegue, «Da preferirsi dovrebbero essere gli istituti di rilevanza sistemica a livello globale, le G-Sib, e nazionale; entrambe ben capitalizzate, con buona liquidità, e attrezzate per gestire con agio il rischio di duration. In Europa operano tutti con un rapporto medio di copertura della liquidità pari a circa il 150%, con un ulteriore cuscinetto per perdite impreviste derivante dalla ritrovata redditività. Se già le obbligazioni senior offrono un sostanziale buffer di rischio, gli investitori più difensivi possono optare per le privilegiate senior emesse dalle entità operative (Opco)».
«Tra i principali ostacoli che il processo di fusione dovrà superare si trova l’ottimizzazione dei processi interni, le scelte strategiche per mercati e prodotti, riuscire a trattenere il capitale umano, perdendo al contempo il minor numero possibili di clienti. A monte si trova la gestione della comunicazione per l’intera durata del processo, ad esempio nella capacità del Top Management di creare e trasmettere fiducia in modi, termini e tempi giusti. A patto che vi sia fiducia tutti i nodi potranno essere sciolti», rileva il Ceo di Veco.
Mille sfumature di fiducia. La chiave di volta di un qualunque sistema monetario e quindi anche bancario è la fiducia, una merce incredibilmente rara e difficile da costruire, e che ha il brutto vizio di smaterializzarsi nei momenti meno opportuni, a volte inspiegabilmente. «Il fattore comune a molte crisi, e a questi ultimi fallimenti, è stato il venir meno della fiducia del mercato, nei confronti di alcuni dei suoi attori, esacerbato dalla diffusione istantanea di informazione sui social media. Le ‘corse agli sportelli’ sono
L’importanza delle banche, e dunque l’attenzione a loro riservata, è del tutto diversa in Europa rispetto agli Stati Uniti. Gli istituti europei sono pragonisti assoluti dell’economia, per famiglie e imprese.
oggi questione di pochi click, necessari a spostare capitali o a convertire depositi in fondi monetari, nell’arco di poche ore, e non più di alcune settimane. A questo va ad aggiungersi la sfida ai business model delle banche tradizionali da parte di realtà di altri settori, ad esempio specializzate in nicchie di mercato remunerative, come i pagamenti», chiarisce Mudie.
Del resto è la natura stessa del ‘far banca’, a porre inevitabilmente il problema. Senza alternative. «Il business bancario è per definizione a leva, e senza fiducia è un attimo che una crisi di liquidità si trasformi in una di solvibilità. L’economia capitalista è fondata sul debito, ma al di là della solidità del debitore, a contare è la fiducia che i creditori hanno nei suoi confronti. Non esiste banca che possa sopravvivere a una corsa agli sportelli, e per evitarla è fondamentale che vi sia fiducia nel management, al pari che in qualunque altra azienda. Le minacce che possono minarla oggi sono più sottili, difficili da gestire e controllare, a partire dal mondo digitale», prosegue Fiala. Muoversi troppo tardi nella migliore delle ipotesi può infatti rivelarsi particolarmente costoso, se non inutile. «La strada migliore per una banca per rimanere ben capitalizzata è spesso ‘fare da sé’, dunque preservare gli attivi e crescere organicamente, piuttosto che non raccogliere capitale esterno. È la dimostrazione degli ultimi anni: le banche in affanno o l’hanno pagato molto caro, o non l’hanno trovato, il che dovrebbe spingere a valutare seriamente l’opportunità di buyback su larga scala, spesso non indispensabili, diversamente dal pagamento dei dividendi. Accanto alle metriche si pone però subito la qualità della Governance dell’istituto, una gestione aziendale improntata a stabilità e crescita, che rifugga rischi reputazionali, e che sia fortemente orientata al servizio del cliente e alla crescita professionale del capitale umano riuscirà sempre a garantire quell’unico elemento davvero decisivo, la fiducia», rileva il Cio di Ubs. Da qui il ruolo crescente che la comunicazione è andata ricoprendo ne-
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Fonte: Eu Questione di attivi Totale degli asset bancari europei (in trl eur) 31,2 30,8 30,9 30,4 30,9 32,4 35,2 36,7 3,2 3,2 3,3 3,5 3,4 3,6 4,0 4,1 3,2 3,2 3,3 3,5 3,4 4,1 3,8 4,5 8,9 9,4 8,9 9,0 9 9,4 9,5 10,7 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 ■ Eurozona ■ Non Eurozona ■ Tot. Efta ■ Uk
gli anni. «La fedeltà della clientela può svanire velocemente, il capitale rafforza sicuramente la fiducia, ma non ne è l’elemento cardine. Nell’era dei social media è molto più importante essere visti come un’azienda affidabile e sostenibile, un ruolo che diventerà sempre più importante in futuro», constata il Partner di BearingPoint.
Fermo restando un sano principio d’impresa: il rischio di incorrere in pesanti perdite aiuta il mercato a tenere la barra dritta, anche nelle difficoltà. «Prendendo atto che non si possa compensare l’assenza di fiducia con capitale aggiuntivo, il modo più efficace per evitare che certi eventi si verifichino è massimizzare la capacità del management di evitarli. Se poi azionisti e obbligazionisti sono al corrente di tutti i rischi che una cattiva gestione potrebbe comportare tale capacità ne risulterebbe ulteriormente rafforzata. Il verificarsi di tali episodi non dev’essere accolto con favore, ma può essere visto in un’ottica differente, quale possibile risultato della libertà d’impresa, a patto che le autorità siano in grado di contenere il problema salvaguardando la fiducia nel sistema, distinguendo il trattamento di risparmiatori, azionisti e obbligazionisti», nota Carcano.
La fiducia può dunque anche essere il risultato finale cui concorrono più fattori, a cui attingere con diverse modulazioni. «Il ruolo delle normative può continuare a essere importante, a patto di non sopravvalutarle, guardando anche oltre i confini che una regolamentazione inevitabilmente impone. Ad esempio, nel caso dell’Europa alla rapida crescita dei mercati privati del credito, o rimettendo mano ad alcune norme alla luce dei recenti eventi, come è il caso degli obblighi di liquidità, che pongono sotto una luce molto diversa le sfide dell’attuale era bancaria. O ancora, va considerato che per quanto pensati per essere robusti, i protocolli scritti in seguito al 2008 non sono ancora stati messi alla prova, le autorità dovrebbero tenersi dunque pronte se necessario a intervenire, facendo un ulteriore passo nel migliorare la resilienza del sistema», evidenzia il Cio di Ubp.
Guardando soprattutto agli Stati Uniti, la regione che potrebbe rivelarsi più esposta, i casi sono stati al momento isolati e di trascurabile dimensione, dunque facilmente gestibili. Ma in prospettiva? «Trattandosi di istituti marginali l’eco mediatica che hanno avuto è stata trascurabile rispetto all’unico caso europeo, il
che può ricordare l’acquisizione di Bear Stearns da parte di Jp Morgan nel 2008, operazione che evitò perdite ai finanziatori della banca. Se però l’attuale crisi dovesse allargarsi e toccare un istituto più grande, è poco probabile che le maggiori riserve di capitale possano arginare il panico; le autorità si troverebbero dunque a dover sacrificare oltre alle azioni, anche parte delle obbligazioni, il che porterebbe a un nuovo livello della crisi. Un rischio poco probabile, ma comunque possibile», conclude l’esperto di Phosphor.
Ancora una volta quella richiesta è un’operazione di equilibrismo audace, senza garanzie di successo, e con diversi rischi.
«Il possibile inasprimento delle norme, e il rafforzamento dei coefficienti patrimoniali e di liquidità comporterebbero ulteriori sicurezze, ma anche una minor propensione al rischio, e una redditività inferiore. Unendo questo alla maggior concorrenza di attori neonati nell’industria, o esterni al settore, un risultato potrebbe essere un minor accesso al credito.
La disponibilità dei Governi a intervenire troppo spesso potrebbe spingere infine
Anche solo rispetto al 2015 i passi in avanti compiuti, non solo per solidità, sono comunque importanti, con differenze importanti da Paese a Paese. Gli Stati Uniti si mantengono in controtendenza rispetto al Vecchio Continente, Regno Unito incluso.
a vedere le banche alla stregua di utility regolamentate, e non più imprese indipendenti. Un cambio sostanziale di paradigma», conclude il Cio di Woodman. Appurato dunque che molto spesso le normative lascino un po’ il tempo che trovano, e che cercare di raccogliere nuovo capitale rischi di finire con il mettere in croce istituti già traballanti, si tratta forse di accontentarsi dell’eredità della Grande Crisi, ridefinendo qualche parametro alla luce dei recenti eventi? Le banche saranno sempre a leva, e la fiducia continuerà a essere il vero ago della bilancia, preso atto di questo il resto rischia di dimostrarsi l’ennesimo esercizio di stile, un modo di passare il tempo; pagato a caro prezzo, ovviamente a spese di altri. ❏
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Fonte: Refinitiv Solidità bancaria Indicatori scelti di aree scelte (in %) ■ Usa ■ Eurozona ■ Regno Unito 13.5 13.0 12.5 12.0 11.5 11.0 10.5 Cet 1 2015 2022 Roe 2015 2022 2015 2022 10.0 8 7 6 5 4 3 2 1 0 12 10 8 6 4 2 0 Npl Fonte: Refinitiv Diverse sfumature di solidità Istituti G-Sib, confronto tra Cet 1 e Npl (% dei total risk-weighted assets) Npl sul totale degli asset 12 9 6 3 0 0 5 10 15 20 25 30 ■ Usa ■ Eurozona ■ Uk Cet 1
Tecnologia pro senectute
Le opportunità oggi disponibili nell’assistenza delle persone anziane permettono una risposta tempestiva alle necessità dei singoli, contribuendo a mantenere sotto controllo le spesa pubblica per la sanità.
Nel 2022 il Ticino ha registrato il primato svizzero di persone oltre i sessantacinque anni, con il 23,4%; di queste, circa il 28% ha avuto bisogno di assistenza e cura a domicilio
(fonte: Annuario Statistico Ticinese 2022).
Una notizia recentemente pubblicata da Rsi News, ha reso noto che “La vetta della longevità in Europa, almeno quella attesa, spetta al Ticino. A rilevarlo è l’Ufficio europeo di statistica Eurostat. La vita media dei ticinesi è di 85,7 anni. Il primato, fino al 2019, era detenuto da Madrid che ora si trova al secondo posto (85,4 anni)”.
Questo dato mi offre lo spunto per proporre una riflessione sulla gestione dei servizi a favore delle persone non più giovani, e in particolare per coloro che non soggiornano in case di riposo, evidenziando le opportunità offerte dalla tecnologia e come queste vengano colte comparativamente in Spagna e in Svizzera. È necessario contestualizzare che, se è del Ticino il primato della vita media rispetto a Madrid, è pur vero che il totale degli abitanti del Cantone era di 352.181 nell’estate 2022, mentre quello della Regione di Madrid, nello stesso periodo, era di 6.825.005 (contro gli 8.812.700 abitanti nella Confederazione
e un totale di 47.435.597 abitanti in tutta la Spagna). Per quanto riguarda invece la popolazione di persone oltre i 65 anni, questa rappresenta a Madrid il 18,4%; di questa percentuale, poi, il 20% degli over 65 è in una situazione di fragilità e rischio per la propria salute. Nel 2022 il Ticino aveva anche il primato svizzero di persone oltre i 65 anni, il 23,4%, delle quali circa il 28% ha avuto bisogno di assistenza e cura a domicilio (dati tratti dall’Annuario Statistico Ticinese 2022).
La Spagna, da un punto di vista strategico, a livello sia nazionale che regionale, è allineata con le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in merito alla progettazione di politiche e programmi sviluppati con la prospettiva dell’invecchiamento attivo nei settori della salute, dell’istruzione e del mercato del lavoro, per un miglioramento della qualità della vita, una diminuzione delle morti premature e delle disabilità legate alle malattie croniche, oltre a una riduzione della spesa sanitaria e farmaceutica. Secondo l’Oms, l’invecchiamento
sano è definito come “il processo di promozione e mantenimento della capacità funzionale che consente il benessere in età avanzata”. Questa capacità funzionale è determinata dalla capacità fisica, mentale e psicosociale della persona e dalla sua relazione con l’ambiente in cui vive, relazione fisica, sociale e normativa. L’invecchiamento attivo, invece, è il processo di ottimizzazione delle opportunità per la salute, la partecipazione e la sicurezza, destinato a migliorare la qualità della vita delle persone con l’avanzare dell’età. Il settore pubblico è così attivo sotto vari aspetti, dall’informazione per i professionisti e le persone interessate (soprattutto attraverso le pubblicazioni sul web), agli aiuti alla formazione dei professionisti così come all’offerta dei servizi necessari. Ma è nel settore privato che in Spagna osserviamo una crescita importante sia nel numero degli operatori che nei servizi offerti. Grazie alle nuove tecnologie e all’ampissima copertura della rete, fissa o cellulare, con accesso a internet, si osserva la scommessa sulla prestazione di servizi telematici diretti a un’assistenza immediata che può supplire in molti casi alla necessità di servizi domiciliari, chiaramente più difficili da gestire e comunque più costosi. Nel 2021 il fatturato per i servizi di telesoccorso da parte di società
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economia / testimonianze
private è stato di 185 milioni di euro (si pensi che i clienti che ricorrono a contrattare servizi di telesoccorso al 100% privati rappresentano ‘solo’ un 8% del totale).
La tendenza attuale è quella di estendere i servizi di telesoccorso a quelli, più generali, della telemedicina e anche del ‘Remote Patient Monitoring (Rpm)’.
Per esempio, la regione di Madrid ha appena annunciato l’introduzione entro questo primo semestre del 2023 di ‘smartwatch’ per le persone anziane che offriranno non solo la geolocalizzazione degli anziani quando sono fuori casa, ma anche la misurazione e trasmissione delle costanti vitali. Si tratta di un’iniziativa nell’ambito dell’implementazione di un ‘Nuovo Modello di Servizi Sociali’ con un budget approvato di 128 milioni di euro.
Se si pensa che già oggi gli smartwatch sono in grado di rilevare parametri vitali come pulsazioni cardiache, ossigeno in sangue, pressione, eseguire un Ecg, e anche di misurare il livello di glicemia, le possibilità di usare questi strumenti nell’ambito dell’assistenza sanitaria, e in particolare delle persone anziane, sono estremamente interessanti. Ricordiamo anche le funzioni che permettono di riconoscere una caduta, così come tutte le applicazioni del sistema di geolocalizzazione per le persone dipendenti o con malattie come la demenza senile. La combinazione poi di questo tipo di smartwatch, l’esteso accesso alla rete di internet (sempre più veloce e potente) con applicazioni basate sull’intelligenza artificiale aprono delle grandi opportunità in un mercato in auge. Grazie all’analisi dei dati raccolti dai dispositivi (salvati in modo sicuro e confidenziale nella ‘nuvola’) sarà possibile gestire sistemi di allarme personalizzati (per esempio in base a parametri stabiliti dai propri medici) con funzioni di allarme per i servizi sociali, medici, assicurazioni e naturalmente per la famiglia degli interessati. Secondo un rapporto di Mc Kinsey&Co, in collaborazione con l’Eth di Zurigo, del settembre 2021: “La Svizzera è nota per il suo sistema sanitario di prim’ordine. Tuttavia, rispetto ad altri Paesi, non ha ancora sfruttato appieno le opportunità offerte dalla digitalizzazione nel settore sanitario. Esempi internazionali mostrano che l’accelerazione della digitalizzazione potrebbe portare una grande quantità di benefici per pazienti, consumatori e altre parti interessate del settore sanitario, in termini di miglioramento dei
«Grazie alle nuove tecnologie e all’ampissima copertura della rete, fissa o cellulare, si osserva la scommessa sulla prestazione di servizi telematici diretti a un’assistenza sanitaria immediata che può supplire in molti casi alla necessità di servizi domiciliari, più difficili da gestire e comunque più costosi»
David Mülchi, Avvocato e socio dello Studio Mülchi & Asociados
risultati sanitari, qualità del trattamento, esperienza e responsabilizzazione dei pazienti. Allo stesso tempo, la digitalizzazione può aumentare l’efficienza sanitaria, che sta diventando sempre più importante anche in Svizzera, date le sue spese sanitarie relativamente elevate. Nel 2019 queste hanno raggiunto gli 82,1 miliardi di franchi, pari all’11,3% del Pil, mentre i premi per l’assicurazione di base obbligatoria sono aumentati costantemente nel tempo, attestandosi al 3,8% all’anno tra il 1998 e il 2019, ben al di sopra dell’inflazione media dello 0,5% all’anno”.
Ritornando al caso concreto dell’assistenza delle persone anziane, secondo uno studio della Zhaw School of Management and Law commissionato da Pro Senectute nell’ottobre del 2020, solo per il caso dell’assistenza a domicilio i costi del sostegno domiciliare che soddisfa le esigenze in Svizzera vanno da 348 milioni di franchi a 466 milioni di franchi al mese. Questo importo corrisponde a 4,2-5,6 mi-
liardi franchi all’anno, ossia dal 5 al 7% delle spese sanitarie annuali. Secondo dati del 2021 pubblicati da Europa Press, in Spagna “le aziende che forniscono servizi di assistenza domiciliare, compresa la teleassistenza, hanno fatturato complessivamente 1.755 milioni di euro nel 2020, il 2% in più rispetto all’anno precedente, in cui il loro fatturato è cresciuto del 7,5%, secondo i dati dell’Osservatorio di settore Dbk di Informa (controllata di Cesce-Compañía Española de Seguros de Crédito a la Exportación). Il numero totale di utenti dei servizi di assistenza domiciliare si è attestato a 1.565mila a fine 2020, il 2,3% in più rispetto al dato raggiunto un anno prima, dopo essere aumentato di 4,4% nel periodo precedente. Poco più di un milione di utenti, pari al 66% del totale, hanno ricevuto teleassistenza, mentre circa 531mila, il restante 34%, erano utenti di servizi di assistenza domiciliare. In termini di entrate, il segmento dell’assistenza domiciliare ha generato una cifra di 1.613 milioni di euro, con un incremento del 2,1% rispetto al 2019 e rappresentando il 91,9% del mercato totale. D’altra parte, il business della teleassistenza è cresciuto dell’1,4%, fino ad arrivare ai 142 milioni di euro”. Queste cifre dimostrano chiaramente come sia essenziale anche in Svizzera investire e promuovere le nuove tecnologie basate sulla digitalizzazione e analisi di dati per assicurare da una parte dei servizi essenziali per una quota della popolazione in continuo aumento, agevolando allo stesso tempo il mantenimento dell’indipendenza delle persone anziane compatibilmente con la loro cerchia familiare e un contenimento dei costi che necessariamente gravano sia sull’economia familiare che su quella pubblica.
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Il mattone perde smalto
Ilrialzo dei tassi ha messo fine al bengodi del mattone. Paradossalmente il mercato svizzero approfitta della stretta dieta dell’attività edilizia per scongiurare l’eccedenza di offerta, trovando l’equilibrio con una domanda condizionata però crescentemente dai costi in rialzo, sia per la proprietà sia per l’affitto. Sempre più spesso imponendo l’arte del compromesso.
Nulla dura in eterno: anche per l’immobiliare la musica è cambiata. La svolta sui tassi di interesse, quasi raddoppiati lo scorso anno, ha segnato il tramonto di un ciclo da superlativi assoluti, che sembrava ormai essersi imposto a norma sul mercato svizzero, ulteriormente corroborato dalla domanda stimolata dalla pandemia. «Sia i proprietari che i locatari sono ora costretti a sostenere costi più elevati, e anche per gli investitori, che a lungo vi hanno trovato una delle poche fonti di rendimento alternative, l’immobiliare sta perdendo attrattiva, come conferma il forte calo degli afflussi di capitale in strumenti di investimento immobiliare», sottolinea Sara Carnazzi Weber, responsabile dell’analisi politico-economica di Credit
Suisse, commentando i dati del recente studio immobiliare, Svolta dei tassi versus scarsità, che interpreta sviluppi e tendenze del mercato nazionale.
Sono finiti i tempi in cui senza grandi sforzi i portafogli potevano realizzare ogni anno incrementi di valore notevoli, con rischi gestibili e alle condizioni di finanziamento più favorevoli. Con un rialzo del tasso guida della Bns che nella seduta di giugno dovrebbe raggiungere il 2%, per gli immobili da reddito non si possono escludere correzioni di valore a una o due cifre, anche se distribuite su diversi anni. «Contro il potere del rialzo dei tassi si può fare poco. Ciò significa che, nei prossimi anni, al mercato immobiliare mancherà quel vento in poppa che, fino a poco tempo fa, ovviava anche a molti errori di progettazione, commercializzazione
o gestione degli immobili. A differenza dell’estero, il settore in Svizzera sta comunque dando buona prova di resilienza grazie a fattori di diverso ordine: da un lato la domanda rimane solida, dall’altro la penuria di spazio abitativo sta per ora sostenendo i prezzi di vendita, mentre sul mercato della locazione i tassi di sfitto in chiaro calo e i canoni in aumento permettono di generare maggiori guadagni, attenuando le correzioni delle valutazioni per gli immobili residenziali da reddito», osserva Sara Carnazzi Weber.
Rispetto a quanto osservato all’estero, il mercato immobiliare svizzero sta attraversando solo un processo di normalizzazione e non un’inversione di rotta. La Svizzera gode infatti di un quadro congiunturale più favorevole, in particolare per quanto riguarda l’inflazione,
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economia / immobiliare
scongiurando impennate dei tassi pari a quelle d’oltreoceano ma anche degli altri stati europei. Al contempo la situazione sul mercato del lavoro, di pieno impiego, sostiene le finanze delle economie domestiche e anche quest’anno l’immigrazione dovrebbe movimentare la richiesta di alloggi, con un saldo di 75mila persone solo leggermente inferiore a quello del 2022. Sempre più inaccessibile. La tenaglia dei tassi di interesse e dei prezzi in crescita esclude tuttavia sempre più potenziali interessati dall’acquisto di un’abitazione di proprietà, lontani dal soddisfare la sostenibilità calcolatoria per ottenere un credito. Se da una parte è vero che il tasso di un’ipoteca fissa a 5 anni, pur essendo schizzato al 2,7% a fine 2022 contro l’1,0% a fine 2021, rimane ben al di sotto rispetto agli standard storici (media a lungo termine del 4%), dall’altra parte considerando l’aumento dei vari costi nel loro complesso per la prima volta da 13 anni l’acquisto è diventato meno vantaggioso rispetto all’affitto. «L’esborso finanziario annuo risulta oggi superiore del 47% a quello per un oggetto paragonabile in affitto, se teniamo conto di tutte le spese correnti legate all’acquisto, dunque oltre al costo di finanziamento dell’ipoteca, le spese di manutenzione (1% del valore dell’immobile), gli aspetti fiscali (valore locativo e deduzione degli interessi sul debito), i costi di opportunità sotto forma di alternative d’investimento per il capitale proprio, rischi come quello di concentrazione o l’illiquidità a breve termine dell’immobile, ma anche le opportunità di profitto grazie a un apprezzamento a lungo termine del terreno. Si consideri che prima del periodo di bassi tassi, tra il 1993 e il 2008 il premio medio era solo del 29%», sottolinea l’analista di Credit Suisse.
A livello svizzero soltanto il 22% degli oggetti sul mercato è accessibile a un’economia domestica di reddito medio, anche se la situazione varia da regione a regione, meno pronunciata ad esempio in Ticino, se si esclude Lugano dove si arriva a un risicato 13%, mentre nella regione delle
Tre Valli addirittura i tre quarti degli alloggi sono abbordabili. Ipotizzando un tasso di finanziamento dell’80% e un tasso calcolatorio del 5%, un’economia domestica con un reddito medio di 120mila franchi dovrebbe impegnarne il 40% per un appartamento nuovo di medie dimensioni e il 59% per un’analoga casa unifa-
«Contro il potere del rialzo dei tassi si può fare poco. Ciò significa che, nei prossimi anni, al mercato immobiliare mancherà quel vento in poppa che fino a poco tempo fa ovviava anche a molti errori di progettazione, commercializzazione o gestione degli immobili»
Sara Carnazzi Weber, responsabile dell’analisi politicoeconomica di Credit Suisse
miliare, ben al di sopra del limite abituale, pari invece a un terzo del reddito lordo.
Attenzione però: anche per gli affittuari le spese potrebbero presto aumentare, seppur a ritmo minore. Infatti, con un tasso di riferimento ipotecario all’1,5%, nel corso del 2023 i locatori potranno aumentare i canoni del 3%, a condizione che finora abbiano trasferito tutte le riduzioni ai locatari, il che accade però in
A causa del forte aumento degli interessi, la domanda di proprietà abitativa è diminuita notevolmente nel 2022. Dopo 13 anni in cui l’acquisto era più conveniente della locazione, l’esborso finanziario annuo per la proprietà è oggi superiore del 47% a quello per un analogo appartamento in affitto. A scoraggiare anche la sostenibilità calcolatoria.
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Sconto Premio Premio
storici Esborso finanziario (mia
abitativa
appartamento in affitto Fonte: CS Costi locazione Costi proprietà Premio proprietà (in %, dx) 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 ■ Costi ipotecari ■ Costi manutenzione ■ Altri costi 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016 2018 2019 2020 -30% -20% -10% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% Domanda in forte calo Indici della domanda di proprietà abitativa Febbraio 2014 = 100 Fonte: Realmatch360 Appartam. propr. (AP) Casa unifam. (CU) Valore medio 2019 Valore medio 2019 90 100 110 120 130 140 150 160 170 2014 2016 2018 2020 2022 (In)sostenibilità calcolatoria Economia domestica media, % sul reddito Fonte: CS 15% 20% 25% 30% 35% 40% 45% 50% 55% 60% 1996 AP effettiva CU effettiva Ipotesi: nuova costruzione, 1% manutenzione, tasso anticipo 80%, 2/3 ammortamento entro 15 anni) AP calcolatoria (inter. 5%) CU calcolatoria (5%) 2000 2004 2008 2012 2016 2020
di proprietà sale ai massimi
Chf): proprietà
vs.
Favorire la densificazione Area edificabile non utilizzata in % delle zone edificabili
rico di un aumento delle spese accessorie probabilmente circa del 40%, mentre per tutti i costi dell’elettricità saliranno, in media, quasi del 30% - con grandi differenze da comune a comune.
Prosegue il ribasso per la costruzione di proprietà abitativa. Nell’attuale contesto, ha però il vantaggio di controbilanciare la riduzione della domanda. D’altra parte, sempre meno sono le zone edificabili, seguendo la politica di pianificazione territoriale che vuole frenare la dispersione degli insediamenti, non senza inconvenienti.
meno della metà dei casi. Tuttavia molti proprietari si avvarranno del diritto di trasferire agli inquilini il 40% dell’inflazione e dell’aumento generale dei costi. Dovrebbe risultarne un incremento complessivo degli affitti esistenti del 4%, in buona parte effettivo solo nel 2024. Già quest’anno, gli inquilini i cui edifici sono riscaldati a olio o a gas dovranno farsi ca-
Traslochi soprattutto a breve raggio
Sono 845mila le persone che traslocano in Svizzera ogni anno, dunque una su dieci. Under 35, soprattutto - la fascia tra i 18 e i 34 anni rappresenta il 43% degli spostamenti pur essendo solo un quinto della popolazione - e stranieri. Quando si forma una famiglia, la frequenza dei traslochi diminuisce e si cercano appartamenti e case più grandi. Se il portafoglio lo consente, la proprietà abitativa diventa l’obiettivo di molti. Ciò si riflette anche nel fatto che i 35-49enni costituiscono il gruppo di domanda più importante per le case unifamiliari. Dopo la mezza età, la disponibilità a spostarsi diminuisce ulteriormente in modo marcato, inoltre si tende a passare più frequentemente ad abitazioni più piccole. Può sorprendere che però molto raramente si esca dal circondario: solo il 28% va oltre i 10 km. Dati che non sono decorativi: per gli investitori e gli sviluppatori immobiliari, ciò significa che il 72% della domanda per un progetto abitativo proviene in media da un raggio di 10 chilometri o meno, dunque dallo stesso comune. Per valutare la domanda di spazio abitativo è quindi dirimente non solo conoscere l’intensità dei traslochi, ma anche tenere conto della struttura della popolazione nelle vicinanze di un immobile, nonché della concorrenza nell’area circostante.
Distanza media dei traslochi: solo 13 km Traslochi
Il sostegno della scarsità. Ancora non si intravvede però l’eccedenza di offerta che a rigor di logica dovrebbe seguire alla contrazione della domanda. «Nell’attuale contesto di mercato, il calo dell’attività di costruzione non giunge sgradito, anzi protegge da un eccessivo surplus. L’anno scorso sono stati edificati solo 11.600 appartamenti di proprietà e 6.600 unifamiliari, il 3% in meno rispetto all’anno precedente. Dal picco del 2011, la flessione è del 41%», rileva Sara Carnazzi Weber. Anche le domande di costruzione pervenute di recente indicano che il calo dell’attività edilizia continuerà nel 2024. La minor attrattività degli immobili buyto-let, cioè affittati da privati (per cui in passato si accendeva ben un’ipoteca su cinque), potrebbe portare nel corso dell’anno a una disponibilità aggiuntiva di 1.500 abitazioni da acquistare a uso proprio, se si ipotizza un dimezzamento della loro quota.
Nel 2022 si è toccato il livello più basso nell’ultimo decennio anche nell’attività edilizia relativa alle abitazioni da locazione, con un calo record del 12% delle autorizzazioni e anche le domande presentate di recente proseguono nel solco. Sono cifre analoghe a inizio del 2000, oggi però con un saldo migratorio doppio, a 80mila arrivi, che ancora non conteggia gli oltre 60mila rifugiati ucraini.
Dalla percentuale record del 2,75% di alloggi vuoti si è passati in due anni al 2,13% (-17.300 unità) e l’offerta sul mercato si è portata dal 6 al 3,7%. L’intensificarsi degli abbonamenti alle piattaforme di ricerca conferma la pressione. «Se guardiamo la struttura di questa domanda, dopo aver registrato durante gli anni della pandemia un interesse crescente per appartamenti di grandi dimensioni siamo tornati a superfici minori. Fra tassi ipotecari e spese varie, le economie domestiche sono infatti sempre più costrette a scendere a compromessi. A livello geografico, si rispecchia nel più marcato sviluppo della domanda soprattutto nelle regioni rurali, periurbane e turistiche, grazie anche agli effetti del telelavoro», osserva l’analista di Credit Suisse.
In Ticino, dove l’offerta approfitta del ritardo sull’andamento nazionale, è in
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interni per tipo di trasferimento, in % per classe d’età Fonte: Ustat, CS 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% ■ Vicinanza diretta ■ Stesso quartiere ■ Stesso comune ■ Stessa regione economica ■ Stesso Cantone ■ Oltre il Cantone 0 –17 65 + Totale 18–26 27 –34 35–49 50–64 Autorizzazioni edilizie ai minimi Domande di costruzione e autorizzazioni in numero di unità abitative* Fonte: Baublatt, CS, Ultimo rilevamento: 10/2022 Domande CU Domande AP Valore medio autoriz. AP Valore medio autoriz. CU 5 000 10 000 15 000 20 000 25 000 2002 2005 2008 2011 2014 2017 2020 2023 Licenze CU Licenze AP * somma mobile su 12 mesi
Fonte: ARE,
Crescita sostenuta
Movimento laterale Leggera flessione Flessione sostenuta ■ > 30% ■ 20 – 30% ■ 15 – 20% ■ 12 – 15% ■ 10 – 12% ■ 8 – 10% ■ < 8%
Geostat, CS, al 2022
Leggera crescita
Anche l’affitto è ai minimi storici quanto ad attività edilizia. Mai nell’ultimo decennio erano stati approvati meno appartamenti da locazione. Complice la maggior domanda per tutte le dimensioni e fasce di prezzo, si è verificata un’inversione di tendenza record che ha visto la quota di sfitto sgonfiarsi dal 2,75% al 2,13% in due anni. La penuria e l’aumento del tasso di riferimento ipotecario minacciano di far crescere ulteriormente la pressione al rialzo sui canoni.
particolare la regione del Bellinzonese e Tre Valli ad avvantaggiarsene, ma anche nel Luganese si è riscontrato un aumento di appartamenti in locazione superiore alla media. Si delinea un evidente Röstigraben, con la Svizzera tedesca già ben al di sotto del valore di sfitto di lungo periodo e invece quella italiana e romanda sopra la media, addirittura con punte del 9,14% come nella regione di Mendrisio. Sviluppo mancato. Ma come si spiega che sia sul fronte della proprietà che della locazione si sia potuti arrivare a un tale immobilismo dell’attività edilizia? Da una parte a scoraggiare sono i costi di costruzione che, per fare un esempio, nell’ottobre scorso per una nuova casa plurifamiliare superavano dell’8,7% il livello dell’anno precedente. Benché si preveda una distensione, non è da attendersi un rapido ritorno ai livelli di prezzo prepandemia. Ma questa è solo storia del passato recente. Le motivazioni sono in realtà strutturali: «A nostro avviso la principale causa è da addebitare alla pianificazione territoriale. Nel 2014 è stata varata la revisione della relativa Legge che ha reso difficili nuovi azzonamenti cercando di aumentare la densificazione verso l’interno con l’obiettivo di limitare la dispersione degli insediamenti. Sono però mancate le necessarie misure di accompagnamento. Avrebbe dovuto essere chiaro fin dall’inizio che cantoni e i comuni avrebbero avuto bisogno di anni per creare strumenti efficaci per accelerare la densificazione, che continua a scontrarsi con notevoli resistenze, sebbene goda di un ampio sostegno politico», sottolinea Sara Carnazzi Weber.
Oltre alle opposizioni sollevate da diversi attori per interessi non sempre giustificati, spesso di natura personale, c’è
edilizie a un minimo decennale Appartamenti in affitto approvati per tipo di comune
■ Grandi centri ■ Centri medio-piccoli ■ Comuni periurbani
■ Agglomerati grandi centri ■ Agglomerati centri medio-piccoli ■ Comuni rurali/turistici
Fonte: Baublatt, CS
Sfitto, inversione di tendenza Indicatori mercato appartamenti in
il problema dell’interpretazione molto rigorosa di alcune regolamentazioni, ad esempio legate all’inquinamento fonico, o dei contrasti che subentrano fra le logiche di sviluppo territoriale e la protezione della natura e del patrimonio storico, insieme alla tesaurizzazione dei terreni da costruzione. Il risultato è che si è ovunque constatato un calo delle superfici edificabili, all’8,4% a livello nazionale, rispetto al 17,6% del 2017, che vede il Ticino con una disponibilità superiore rispetto a quella di molte regioni della Svizzera tedesca. «La Legge attuale non permette di aumentare rapidamente le riserve disponibili. La densificazione rimane l’unica via di uscita per risolvere rapidamente il trilemma politico, conciliando la libera circolazione che deve soddisfare le esigenze di forza lavoro, la pressione sugli spazi abitativi e l’imperativo di limitare la dispersione degli insediamenti. Tirate le somme, ci si sta però muovendo verso uno scenario di penuria di alloggi», afferma l’analista. I possibili correttivi ci sono, anche se gli effetti non saranno istantanei: come indica lo studio immo-
biliare di Credit Suisse, che approfondice la questione, si dovrebbero adottare misure efficaci contro la tesaurizzazione dei terreni edificabili, sotto forma di tasse d’incentivazione o diritti d’acquisto; aumentare gli indici di sfruttamento e le altezze massime degli edifici nei centri urbani; proporre bonus di sfruttamento per gli edifici sostitutivi nuovi e, in parallelo, favorire la conversione di immobili per uffici, meno richiesti nel contesto postpandemico. Una riqualificazione di destinazione, quest’ultima, però non così semplice, ai sensi del diritto in materia di zonizzazione, della compatibilità dell’ubicazione con l’uso residenziale, nonché degli interventi strutturali necessari per adattare spazi, accessibilità e impianti. Il che implica alti costi di investimento, di solito oltre metà di quelli dei nuovi edifici, che si ribattono sulla reddittività. Pertanto, l’ubicazione del progetto rimane cruciale: la regola d’oro, che si conferma anche quando gli altri parametri vacillano e i tassi corrono.
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13,5 14,9 22,3 25,0 18,5 16,6 12,1 12,6 18,4 16,9 15,2 14,0 Autorizzazioni
Susanna Cattaneo
* 2022: somma su 12 mesi a fine novembre 2022 0% 20% 40% 60% 80% 100% 0 7.000 14.000 21.000 28.000 35.000 2003 2006 % 2009 2012 2015 2018 2021 Quote,
Quote,
Domande di costruzione 06 2024 09 2023
Tassi di crescita indici di affitto cfr. tasso di riferimento ipotecario Fonte: Wüest Partner, Ustat, CS -3% -2% -1% 0% 1% 2% 3% 4% 5% 2006 Canoni locativi alla stipula (Wüest Partner) ■ Canoni locativi offerti (Wüest Partner) Indice dei canoni di locazione 2010 2014 2018 2022 Tasso di riferimento (incl. previsione)
2013-2022 (scala sx)
2020-2022 (scala sx)
Canoni in rapido aumento
Fonte: Meta-Sys, Ustat, CS, ultimo rilevam. 4T 2022 Durata inserzioni, giorni, media 4T (dx) 0 10 20 30 40 50 60 70 0% 1% 2% 3% 4% 5% 6% 7% Tasso di sfitto Tasso di offerta, media 4T ■ Tasso di offerta in % parco app. affitto 2006 2009 2012 2015 2018 2021 2023
affitto
Urbanistica nell’urbano
Di fronte a terreni edificabili sempre più rari, con il freno della Landesplanung tirato e l'auspicata densificazione in stallo, sarà piuttosto il vetusto a poter offrire spazio di azione.
Dalle vedute aeree regolarmente mostrate negli intermezzi televisivi emerge chiaramente la fisionomia del nucleo originale, per taluni nucleo storico, e di quanto lo attornia.
Nelle valli o nei siti panoramici il nucleo è rimasto nel suo insieme fedele alle origini, contrariamente a quello di fondovalle, circondato invece da anelli a più destinazioni che vanno dalla zona residenziale intensiva a quella estensiva, dalla zona industriale a quella artigianale.
Restiamo per il momento sui nuclei originali. Cosa emerge, a parte la parsimonia nel realizzare? Di sicuro l’alto indice di sfruttamento che di regola rasenta il doppio del massimo permesso dagli odierni piani regolatori. All'epoca non si sprecava nemmeno un metro, riuscendo nel contempo a evitare scempi o innesti fuori luogo. Del resto questi nuclei sono oggi considerati giganteschi planivolumetrici, esposti però al cambiamento con tutti i rischi che ciò comporta. Possono infatti rivelarsi nuclei che reggono diverse destinazioni oppure nuclei monotòno destinati a sicuro degrado. Questi ultimi si trovano prevalentemente nelle valli e in quei siti protetti dalla loro configurazione. Dunque i nuclei originali conoscevano una alta edificabilità, una notevole coesione sociale e capacità di sfruttare ogni metro.
Buona parte di essi, sono attualmente congelati dai piani regolatori, dai limiti di funzionalità e da ‘recinti’ vari. Si pensi solo all’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere (Isos) e alle rigide norme per i nuclei e ai vari vari siti protetti a livello nazionale e casereccio.
Ora occupiamoci di quanto li attornia, in pratica quanto si è edificato a cavallo delle due guerre mondiali, al quale si sono
aggiunti i trent’anni gloriosi e lo slancio trainato da un innegabile benessere e da un cambiamento finora padroneggiato. Dal turismo alla gestione patrimoniale, dalle scienze della vita ai servizi di qualità.
Si è quindi costruito per soddisfare la domanda, e non per nulla buona parte dell’esistente risulta ben occupato. Però i differenti gradi di edificabilità (intensiva - semi intensiva - estensiva) fissati allora appaiono oggi troppo ristrettivi in funzione delle diverse zone e hanno causato dello spreco di terreno specialmente nell’edilizia estensiva, per intenderci quel-
na intensiva, i classici 7 piani con altezza massima alla grondaia, non esistono più molte riserve significative, salvo qualche nuovo quartiere. Vedi Cornaredo oppure le Officine federali a Bellinzona. Esiste sì qualche macchia, come un terreno racchiuso fra palazzi o qualche villotta da sacrificare, ma nel complesso i terreni liberi sono merce rara e soprattutto costosa.
«Alla luce della decrescita economica e della popolazione residente, e considerando le limitazioni delle Legge federale sulla pianificazione del territorio, bisognerà chinarsi maggiormente sull’edificato, giocando sul vetusto e su proposte convincenti e condivise da parte dei proprietari»
le delle casette. I confederati non vanno giù per il sottile, qualificando queste zone come “Hüsli-Pest” (la peste delle casette, appunto). Comprensibile magari dal profilo della pianificazione territoriale, ma irriverente nei confronti di coloro che hanno ridotto il consumo per realizzare il sogno delle quatto mura.
Nella zona semi estensiva, 3-4 piani, quanto disponibile è stato in buona parte valorizzato per cui nel tessuto urbano di periferia le disponibilità sono quelle che sono. Per quanto riguarda poi la zo-
Si è sbagliato con gli indici? Con il dimensionamento delle zone? Sono state sottovalutate le riserve contenute nell’edificato nelle zone ‘ casette’ e ‘ villini’ non avendo intravvisto la voluta disponibilità per lo svago e l’intimità, quel tanto per giocare o per l’orto? Riserve ora esplose, anche perché qualche Comune ha aumentato, seppur di poco, gli indici di sfruttamento.
Riassumendo: i nuclei originali sono già blindati, per cui non vanno soffocati da norme rigide. Il rischio di mummificarli è evidente, e non solo per le zone discoste. Per le zone che li circondano, l’immediata periferia, v’è da chiedersi se vi sia ancora uno spazio tecnico per una densificazione, scontando anche lo spazio politico. Maggiori indici, maggiori altezze?
Ma alla luce dei fatti, con la decrescita economica e della popolazione residente, e considerando le limitazioni delle Legge federale sulla pianificazione del territorio, bisognerà chinarsi maggiormente sull’edificato, giocando sul vetusto e su proposte convincenti e condivise da parte dei proprietari. Corposo ‘win-win’, come si suol dire. Urbanistica nell’urbano. Meno da colorare, ma soddisfazioni maggiori.
42 · TM Aprile 2023
Gianluigi Piazzini, Presidente della Camera ticinese dell’economia fondiaria (Catef).
conomia / immobiliare /opinioni
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L’inversione dei tassi assume forme completamente distinte a seconda delle caratteristiche del mercato immobiliare nazionale su cui impatta. E anche dati di per sé allarmanti, come il forte indebitamento privato svizzero, vanno sempre contestualizzati.
Che il vento sui mercati immobiliari sia ovunque cambiato lo ha confermato il calo generalizzato dei prezzi delle abitazioni in due terzi delle principali economie, secondo i dati recenti dell’Ocse. Il tentativo delle Banche centrali di contenere l’inflazione ha portato ad aumenti medi di 4 punti percentuali dei tassi di interesse, tornati ai livelli antecedenti la crisi finanziaria. Secondo una regola empirica, ogni incremento di punto percentuale rallenterebbe il ritmo di crescita dei prezzi delle case di circa due. Va però inoltre considerato l’impatto degli altri fattori che regolano domanda e offerta, a partire dalle prospettive economiche incerte e dal rialzo dei costi di costruzione. In questo clima anche i risultati leggermente negativi delle cifre trimestrali di alcuni fornitori di indici svizzeri sono stati immediatamente interpretati come segnali di un imminente crollo. Un raffronto con le dinamiche estere mostra
come motivi di vario ordine tutelino il mercato elvetico delle abitazioni di proprietà da una correzione severa.
«Non sorprende che mercati come quello statunitense, belga o danese, storicamente orientati a ipoteche a lunghissimo termine, abbiano reagito vivacemente all’impennata dei tassi che penalizza fortemente i nuovi acquirenti. Ad esempio negli Usa le ipoteche fisse a 30 anni, che per motivi istituzionali sono di fatto la scelta obbligata, hanno sfiorato a tratti il 7%. Di contro, risultano più protetti coloro che già avevano un debito ipotecario in essere. All’opposto in Paesi come la Norvegia o la Finlandia, si predilige un vincolo inferiore all’anno», illustra Michel Fleury, economista di Raiffeisen, che all’analisi del mercato delle abitazioni di proprietà nel contesto internazionale ha dedicato il focus del suo primo Studio immobiliare del 2023.
In Svizzera, le ipoteche fisse, che rappresentavano circa l’80% del volume
Prezzi in calo su mercato delle abitazioni dopo l’apice del 2022
Probabilmente nessun mercato immobiliare nazionale, per quanto robusto, uscirà indenne rialzo dei tassi. Mentre alcuni già accusano la svolta, per molti altri il vero andamento dei prezzi si rifletterà nei prezzi di transazione con un ritardo di qualche mese.
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economia /immobiliare
-15% -12% -9% -6% -3% 0%
Fonte: Raiffeisen Economic Research
Svezia Nuova Zelanda Paesi Bassi Cina Norvegia Germania USA Regno Unito Corea del Sud Canada Irlanda Svizzera Austria Francia Italia
ipotecario, da metà dello scorso anno hanno ceduto il passo a quelle del mercato ipotecario. «Sicuramente ciò ha contribuito finora alla sostanziale stabilità dei prezzi degli immobili. Solo dal penultimo aumento dei tassi deciso dalla Bns in dicembre le ipoteche Saron costano di più della decennale a inizio 2022, e anche il tasso medio delle ipoteche in scadenza e da rinnovare è sceso sotto le percentuali offerte dal mercato monetario solo alla fine dell’anno. La libera scelta del vincolo d’interesse stabilizza quindi i prezzi delle abitazioni di proprietà, perlomeno a breve termine mentre, grazie alla quota elevata di ipoteche fisse nel portafoglio ipotecario, la maggior parte dei mutuatari risentirà dal rialzo dei tassi solo a scoppio ritardato e non in una volta sola», specifica Michel Fleury.
Per leggere le diverse situazioni e le loro dinamiche occorre sempre entrare nel merito delle rispettive specificità. Si prenda a dimostrazione un dato che sulla carta risulterebbe fortemente preoccupante come il forte indebitamento privato, che vede la Svizzera nel plotone di testa assieme ad alcuni Paesi del Nord Europa. In teoria debiti elevati comportano maggiori rischi per la stabilità finanziaria: se i tassi salgono, l’onere del debito grava infatti maggiormente sulle famiglie. Con la correzione delle stime che in genere accompagna il rialzo dei tassi, in caso di forte indebitamento il rischio di sottocopertura del credito infatti si accentua a causa della rettifica di valore della costituzione in pegno.
«Nel nostro Paese, tuttavia, l’osservazione isolata delle quote di debito sopravvaluta il rischio d’indebitamento. Grazie alla nostra moneta forte, alla nostra disciplina di bilancio e al fatto che, in genere, la Svizzera è ritenuta un porto sicuro per il capitale nei periodi di crisi, gli choc dei tassi risultano generalmente attutiti e hanno un minor impatto sui mutuatari rispetto all’estero. Accanto al basso livello dei tassi, fare debiti era ed è interessante anche grazie alla possibilità di dedurre gli interessi debitori dal reddito imponibile. In caso di rialzo dei tassi aumenta anche la deduzione degli interessi. I rialzi dei tassi hanno quindi un minor impatto sui bilanci delle famiglie, il che rappresenta un ulteriore stabilizzatore automatico», sottolinea l’economista di Raiffeisen.
Non deve spaventare nemmeno che i debiti si concentrino su pochi proprie-
«Negli Usa, il tasso d’interesse delle ipoteche fisse a 30 anni, che sono la norma, ha sfiorato a tratti il 7%. In Norvegia o in Finlandia, ma anche in Austria, sono invece stipulate con maggior frequenza ipoteche con un vincolo molto breve. La Svizzera è nella posizione di approfittare ancora del meglio di entrambi i mondi»
tari, considerata la bassa percentuale nel confronto internazionale. Da tempo le famiglie a basso reddito non hanno più chance di ottenere un’ipoteca per l’acquisto di un’abitazione primaria. Quella che può sembrare un’ingiustizia a livello sociale, si rivela un’alleata della stabilità finanziaria, contenendo il rischio di insolvenza e vendite d’emergenza di immobili.
«In Svizzera, il livello d’indebitamento è così alto anche e soprattutto perché è
Negli ultimi anni si è assistito a una dinamica straordinariamente elevata dei prezzi soprattutto dove la proprietà è ancora relativamente accessibile. Assieme ad alcuni Paesi del Nord Europa, la Svizzera fa corsa in testa per indebitamento privato pro capite e rapporto tra debiti e reddito delle famiglie, ma contestualizzando il rischio finanziario risulta minore a quanto si potrebbe credere.
Aprile 2023 TM · 45
Prezzi
lungo
surriscaldati Tasso di crescita dei prezzi reali
abitazioni
Fonte: OCSE, Raiffeisen Economic Research -2% 0% 2% 4% 6% 8% 10% ■ Da fine 2019 ■ Da fine 2014 ■ Da fine 2006 USA OCSE Austria Germania Svizzera Regno Unito Francia Norvegia Italia Accessibilità della proprietà Rapporto fra prezzo di un appartamento di 90m² e il reddito delle famiglie 0 3 6 9 12 Francia Italia Austria Germania Giappone Svizzera Regno Unito Norvegia Irlanda Australia Usa Fonte: numbeo, Raiffeisen Economic Research 0 2 4 6 8 10 ■ Debiti ■ Onere del debito ■ Debiti CH ■ Onere del debito CH Acquisto di immobili a credito Debiti (sx) e onere degli interessi (dx) in % del reddito delle famiglie Fonte: OCSE, Raiffeisen Economic Research 0 50 100 150 200 250 ITA AUT DEU USA ESP JPN FRA GBR SWE CH NLD NOR DNK
Michel Fleury, economista Raiffeisen Svizzera
a
fortemente
delle
di proprietà, annualizzato
Paese che vai, ipoteca che trovi Nuove ipoteche stipulate in base al vincolo d’interesse, 2021
NorvegiaFinlandiaAustria Svezia Italia RegnoUnitoFranciaSvizzeraPaesiBassiGermaniaDanimarca Belgio
Le reazioni all’innalzamento dei tassi variano a seconda della struttura di finanziamento delle ipoteche, che cambia anche sensibilmente da paese a paese, dalla preferenza accordata ai tassi trentannali negli Usa, ai vincoli inferiori all’anno di Norvegia o Finlandia. In Svizzera si controbilancia con uno shift dalle lunghe durate alle ipoteche Saron, inoltre da tempo i requisiti restrittivi di sostenibilità contribuiscono a stabilizzare il mercato con una bassa quota di proprietari nel confronto internazionale.
sufficiente ridurre l’ipoteca a due terzi del valore ipotecario, mentre il debito residuo può essere in teoria mantenuto in eterno. Moltissimi proprietari si avvalgono della possibilità di non rimborsare questa quota restante, tra l’altro per motivi fiscali. Sotto una certa soglia, il rimborso completo del debito ipotecario, che di solito viene richiesto nella maggior parte dei Paesi, contribuisce alla stabilità finanziaria solo in misura esigua. A essere determinante è soprattutto la velocità con cui i nuovi acquirenti devono ridurre il valore del mutuo, inizialmente spesso elevato», spiega Michel Fleury.
Questa prassi liberale in materia di ammortamenti è proprio uno dei fattori che determinano l’attrattiva del mercato elvetico delle abitazioni di proprietà. Piuttosto a mantenere bassa la quota di proprietari sono i requisiti estremamente restrittivi di capitale proprio e di sostenibilità calcolatoria.
Negli ultimi anni si è assistito a una dinamica straordinariamente elevata dei prezzi soprattutto nei mercati in cui la proprietà di abitazione è ancora relati-
vamente accessibile. «Negli Stati Uniti, un’economia domestica deve lavorare solo poco più di 4 anni e mezzo per guadagnare un importo pari al costo di un appartamento standard di 90 mq, anche se dal punto più basso raggiunto nel 2012 dopo la crisi dei mutui subprime i prezzi delle abitazioni sono cresciuti più di due volte e mezza. In Italia, invece, dove prima della pandemia per anni erano calati, con oltre 11 anni di lavoro l’accessibilità è di gran lunga peggiore che nella maggior parte degli altri Paesi europei. In Svizzera, ne occorrono 8,9», illustra Michel Fleury.
Dal 2006 la dinamica a lungo termine dei prezzi ha superato la media dei Paesi dell’Ocse, poiché la Confederazione è stata sostanzialmente risparmiata dalla crisi finanziaria e del debito. In cambio, dal 2014 i prezzi degli immobili crescono a un ritmo un po’ più lento rispetto alle altre economie avanzate, collocando oggi la Svizzera a metà classifica nel raffronto internazionale. I prezzi che superano ampiamente gli stati limitrofi sono giustificati dai salari locali elevati, anche se l’indebolimento della loro dinamica
determina attualmente un’erosione del potere d’acquisto, considerato che il rapporto tra i prezzi degli immobili e i redditi supera del 27% la media dal 1980, non drammatico però rispetto al 22% della media Ocse. «Comunque è vero che quasi ovunque, anche dopo le recenti battute di arresto, i prezzi sono ampiamente al di sopra del livello prepandemico. Qualsiasi mercato immobiliare non speculativo deve essere in grado di far fronte a tali difficoltà. Il fatto che i tassi non sarebbero rimasti bassi in eterno era prevedibile e questa aspettativa si riflette anche nella prassi in materia di concessione di ipoteche adottata dagli istituti di credito di tutto il mondo al più tardi dalla crisi dei mutui subprime. Vale però la pena continuare a monitorare da vicino gli sviluppi sui mercati immobiliari internazionali. Le crisi offrono sempre insegnamenti utili e possono mettere a nudo le debolezze nascoste di un mercato - magari anche del mercato svizzero delle abitazioni di proprietà finora così solido», conclude l’esperto di Raiffeisen.
Naturalmente, come altrove anche in Svizzera a breve termine non è esclusa una lieve flessione dei prezzi delle abitazioni di proprietà: per quanto robusto nessun mercato riuscirà a sottrarsi del tutto al rialzo dei tassi. Il vero andamento si rifletterà nei prezzi delle transazioni solo con un ritardo di qualche mese, poiché spesso rincorrono l’effettiva dinamica del mercato con qualche trimestre di décalage. Ma grazie alle sue caratteristiche strutturali cui si unisce anche la scarsità dell’offerta, il mercato svizzero dovrebbe confermarsi fra i più resistenti alle crisi a livello mondiale.
Achille Barni
46 · TM Aprile 2023
Proprietà, un privilegio riservato a pochi in Svizzera Quota di famiglie proprietarie dell’abitazione Fonte: UST, Eurostat, Raiffeisen Economic Research 0% 50% 100% Romania Norvegia Italia Paesi Bassi Irlanda USA Regno Unito Svezia Francia Austria Germania Svizzera
Rialzi dei tassi di riferimento Tassi di riferimento delle Banche centrali A confronto, 01.2021 - 03.2023 Fonte: Raiffeisen Economic Research -1 0 1 2 3 4 5 ■ gennaio 2021 ■ aprile 2023 Danimarca Giappone Svizzera Norvegia Eurozona Svezia Australia Inghilterra Usa Canada
Fonte: FMI, Raiffeisen Economic Research 0% 20% 40% 60% 80% 100%
Usa ■ < 1 anno ■ 1-5 anni ■ 6-10 anni ■ > 10 anni
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Guardare allo spazio
Oltre agli sforzi di Governi, astrofisici, ingegneri, ricercatori, investitori e visionari alla Musk, l’esplorazione spaziale richiede anche il contributo di chi di solito si misura con la dimensione terrestre: architetti e designer. Con la possibilità di riportare dall’esperienza in questi ambienti estremi nuovi paradigmi di costruzione e consumo, vitali per il futuro del pianeta.
Ipiccoli passi dell’uomo nell’universo continuano a moltiplicarsi. Dopo i primi miraggi, l’anno scorso, del James Webb Space Telescope, il 2023 ha salutato il lancio della sonda Juice, da poche settimane in viaggio verso Giove, dove dovrebbe giungere in capo a otto anni per iniziare a studiarne la superficie, ma soprattutto le sue lune ghiacciate, Ganimede, Europa e Callisto, da cui deriva il simpatico acronimo del progetto (JUpiter Icy Moons Explorer). Per la prima volta un satellite artificiale orbiterà intorno a quello naturale di un pianeta che non sia la Terra. Questa prima missione esclusivamente europea diretta ai pianeti esterni del Sistema solare si inserisce a pieno titolo nei progressi che stanno catalizzando l’esplorazione spaziale negli ultimi anni. Come sempre, la ricerca scientifica si ritrova a convivere, nel bene e nel male, con ambizioni imperialistiche da una parte e interessi commerciali dall’altra, anche quando il tutto è ammantato dalle
più virtuose preoccupazioni per il futuro dell’umanità e del pianeta che - almeno per ora - la ospita. L’obiettivo di un futuro nemmeno troppo prossimo è colonizzare lo spazio a partire dalla Luna e da Marte. Una corsa accelerata dal dinamismo dei
privati che, più agili degli apparati statali, stanno contribuendo a convogliare attenzione e capitali nella space economy. Se nel 2021 sono stati quasi 470 i miliardi di dollari a gravitare attorno alla filiera, concentrati in particolare per la metà su
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economia / architettura
© NASA
© NASA/Joel Kowsky
prodotti e servizi spaziali commerciali, si prevede che per il 2040 oltrepasseranno il trilione.
Tecnologia e finanziamenti non bastano però a insediare l’uomo nel cosmo. Abitarci è tutt’altra missione. «Come vivere durante il viaggio e poi una volta giunti a destinazione? L’applicazione all’ambiente spaziale porta al culmine la multidisciplinarietà dell’architettura e ne apre il dettaglio di azione. Infatti da un lato ci sono le sfide tecniche di costruire in ambienti estremi, dove più ci si allontanerà, più sarà necessario che l’intero processo sia attuato senza intervento umano o addirittura senza supervisione, a partire dalla raccolta di materiali locali da utilizzare alla realizzazione della struttura operativa finita. Ma al contempo per abitare nello spazio vanno considerati gli aspetti biologici, fisiologici e psicologici, insomma tutto quanto riguarda la persona nel suo complesso, benessere e salute», sottolinea Igor Ciminelli, Membro del Board e Marketing Manager dello Swiss Institute for Disruptive Innovation (Sidi). Proprio nell’architettura spaziale, l’Istituto ha individuato uno degli ambiti su cui puntare nella sua missione di esplorare le tecnologie emergenti per aiutare imprese, istituzioni e amministrazioni pubbliche a liberare il proprio potenziale di crescita.
«Gli architetti hanno iniziato a essere coinvolti nell’esplorazione spaziale ormai da una trentina d’anni, ma è solo negli ultimi 5-10 che se ne sta comprendendo appieno l’importanza. Ancora bassa, la percentuale di chi se ne occupa non limitandosi a un virtuosistico esercizio di stile, ma lavorando per l’industria, sta
Il focus di enti governativi e aziende private su una presenza stabile degli astronauti sulla Luna, e poi su Marte, scandirà la roadmap dell’esplorazione spaziale. L’architettura si confronterà con sfide sia tecniche, sia fisiologiche e psicologiche: se oggi è la Stazione spaziale internazionale (a sinistra e in apertura) il migliore esempio, uno sguardo al futuro lo offre il progetto del team newyorkese vincitore del concorso della Nasa (a destra) per un habitat in condizioni estreme, da costruire tramite stampa 3D. La particolare forma aiuta a schermare le radiazioni, convoglia la luce e può essere costantemente ampliata.
«L’applicazione all’ambiente spaziale porta al culmine la multidisciplinarietà dell’architettura e ne apre il dettaglio di azione. Ogni sfida nell’esplorazione del cosmo corrisponde infatti a un problema reale che stiamo vivendo sulla Terra, con straordinarie possibilità di sviluppo e innovazione dei nostri modelli di progettazione, produzione e consumo»
Igor Ciminelli, membro del Board del Sidi
finalmente crescendo anche in Europa, alimentata dalle richieste di mercato. La prima e già attuale sfida, pensiamo ad esempio alla Stazione spaziale internazionale (Iss) è quella della vita a gravità ridotta, che sottopone sul lungo periodo muscoli, ossa, circolazione sanguigna e sistema nervoso a un notevole stress. Per-
tanto richiede di praticare almeno due ore giornaliere di esercizio fisco, un’alimentazione che possa compensare la demineralizzazione delle ossa e poi ci sono aspetti a cavallo fra salute e benessere, come l’illuminazione che deve supplire all’assenza di luce naturale che di norma regola i cicli circadiani», spiega Igor Ciminelli.
Aprile 2023 TM · 49
© Team SEArch+/Apis Cor 8 ■ 2012-2021 ■ 2022-2031 Trasporto Infrastrutture orbitali Astronomia, astrofisica e eliofisica Esplorazione Luna Esplorazione Marte Esplorazione spazio profondo TOP 5 PLAYER % finanziamenti governativi per l’esplorazione spaziale, 2022
Investimenti per tipologia di applicazione, in mld Usd e % sul totale Fonte: Euroconsult 74 103 41 59 38 48 4% 37 7% 23 14 17 64% Stati Uniti 17% Cina 7% ESA 3% Giappone 2% Russia 13 8% 7% 6% 13% 17% 20% 21% 22% 36% 39%
L’esplorazione spaziale, budget sulla rampa di lancio
Un design sensoriale, attento alla scelta dei materiali, alla qualità degli ambienti e alla progettazione di moduli anche ricreativi, è fondamentale, anche perché le vere stazioni, strutturate in moduli di dimensioni molto ridotte, con pareti ricoperte da mancorrenti per spostarsi, strumentazione, racks portaoggetti e cavi, sono molto lontane dall’immagine futuristica che ne ha dato la fantascienza. Non è un caso che la zona più frequentata della Iss sia il modulo con la cupola da cui si vede il nostro pianeta. E pensare che all’inizio non lo si voleva realizzare per complessità tecnica. Di fatti oggi proprio la Stazione spaziale internazionale,
che dal 2000 orbita a 400 km dalla Terra, offre la miglior prova di vita nello spazio, occupata costantemente da una media di 6 astronauti. Eloquente, in merito, i risultati del progetto Twins Study della Nasa che ha messo a confronto due gemelli astronauti, uno rimasto a terra, l’altro inviato per 340 giorni nello spazio. Sull’importanza degli aspetti architettonici ha invece fatto luce un’interessante pubblicazione, International Space Station: Architecture Beyond Earth.
Un altro problema è riuscire a schermare le costruzioni dalle forti radiazioni spaziali, che a maggior ragione si porrà costruendo direttamente sulla superficie della Luna o di Marte.
A Lugano, un workshop spaziale
Flessibile, economica e agile, la formula del corso online ha permesso allo Swiss Institute for Disruptive Innovation (Sidi) di compire un grande passo avanti nella divulgazione dell’architettura e del design spaziale. La qualità del lavoro svolto, oltre a tanti iscritti ha conquistato anche la fiducia dell’International Space University, in partnership con cui l’anno scorso ha realizzato a Strasburgo anche il primo workshop in presenza, un unicum in Europa, pensato per trasferire competenze dal campo dello spazio da applicare a progetti e sistemi per la Terra.
«La School of Disruption continua così a democratizzare l’accesso all’innovazione, che perseguiamo anche in altri ambiti come l’informatica quantistica e le biotecnologie. Quest’anno, dopo il successo di Strasburgo, abbiamo deciso di portare il workshop si Space Architecture in Svizzera, proprio a Lugano», spiega Igor Ciminelli, coordinatore per il Sidi.
Rivolto a partecipanti da tutto il mondo, provenienti dall’ambito di costruzioni, architettura o ingegneria, il workshop si svolge dal 15 al 19 maggio, in via Comorgio 6 a Massagno: al mattino lezioni e input di esperti di fama internazionale, che lavorano attivamente nell’industria spaziale: Barbara Imhof e René Waclavicek (in foto), managing director e cofondatori di Liquifier di Vienna, specializzata proprio nel settore, che sono gli ideatori del workshop, saranno affiancati da Angelo Vermeulen, Computational Designer della Delft University of Technology, Christophe Lasseur, ricercatore dell’Esa, e Christina Ciardullo, cofondatrice di Principle Architect. Nel pomeriggio i partecipanti, suddivisi in piccoli gruppi e accompagnati dai mentor, realizzeranno un concept di design per un ipotetico modulo abitativo adatto a persone e famiglie in Paesi in via di sviluppo. L’ultimo giorno verrà nominato il vincitore e tutti i progetti saranno presentati online, aprendo a ulteriori possibilità: ad esempio, un team della precedente edizione ha deciso di dar seguito all’avventura ed è approdato alla Design Week di Hannover. Punto di forza, le occasioni di networking con esperti e professionisti internazionali, oltre alla possibilità di riportare poi nel proprio contesto lavorativo un grande arricchimento di competenze e visione, per cogliere da subito le opportunità emergenti ed essere fra i primi ad applicare queste nuove conoscenze avanzate, sviluppando una forte competitività.
«Nello spazio vige poi la regola dello ‘zero waste’: acqua, energia, risorse per costruire e vivere sono limitate. Con la crescente distanza dalla nostra biosfera possiamo sopravvivere solo stabilendo sistemi a ciclo chiuso. La Luna sarà un avamposto anche per sviluppare nuove conoscenze e tecniche per affrontare la vita su Marte, dove le condizioni sono ancora più estreme A livello di tecniche di costruzione si potrà ad esempio cominciare a testare l’uso della regolite, ovvero l’insieme di polvere e altri sedimenti che ricoprono la superficie rocciosa, per realizzare ‘mattoni’ con la stampa 3D in abbinamento a nuove soluzioni tecnologiche», prospetta Igor Ciminelli.
Sin dalle origini la corsa allo spazio ha stimolato un trasferimento tecnologico rivoluzionando più o meno palesemente la nostra quotidianità: coperte termiche, comunicazione satellitare, termometro a infrarossi, tecnologia wireless, pannelli solari, luci led, persino macchinari per fitness, lenti anti-graffio, alimenti liofilizzati, … Ecco che la space architecture si candida come vettore non solo di singole innovazioni dirompenti, ma come incubatore di esperienze che ‘messe a terra’ potranno offrire nuovi modelli di progettazione, produzione, edificazione e consumi. I moduli e gli ambienti spaziali possono essere concepiti in analogia alle moderne città ad alta densità, guidate dalle tecnologie, offrendo nuove soluzioni con un immediato impatto positivo. «Ogni sfida che stiamo affrontando nell’esplorazione spaziale corrisponde a un problema reale che stiamo vivendo sulla Terra, per questo il nostro Istituto ritiene necessario impegnarsi per diffondere queste conoscenze e fare maturare anche a livello culturale la consapevolezza che siamo di fronte a una delle maggiori occasioni, sia in termini di sopravvivenza e salvaguardia del pianeta, sia di opportunità di business per le aziende: non solo le start up, ma anche le realtà tradizionali possono mettere il loro know-how a disposizione per vincere queste sfide, sviluppando nuovi prodotti, nuovi servizi e nuova competitività», sottolinea il membro del Sidi.
Anche senza spingersi a ipotizzare un giorno di essere costretti a migrare nell’universo per salvarsi da una qualche catastrofe nucleare o pandemica - ipotesi che il presente rende però drammaticamente meno fantasiosa - si comprende come il paradigma di riciclo completo di aria, ac-
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Il settore spaziale commerciale ha vissuto un altro anno di crescita nel 2022 (8%). L’83% del valore è rappresentato dalle applicazioni spaziali per l’utente finale. Entro il 2040 la space economy dovrebbe superare il trilione di dollari. A fianco, il progetto incoronato dalla prima edizione del workshop organizzato dal Sidi insieme alla International Space University, che quest’anno si terrà a Lugano: un’unità mobile per fornire assistenza agli astronauti feriti durante un’attività extraveicolare, fra le tante sfide che porranno le prossime missioni umane.
qua, cibo e materiali obbligatorio per gli habitat e le infrastrutture spaziali possa essere di lezione per la vita sulla Terra in un’ottica di sostenibilità energetica e ambientale. «Altro esempio: mi faccio male, mi collassa un organo. Come intervenire nello spazio, a milioni di chilometri da un ospedale? La stampa 3D potrebbe diventare la soluzione, ci siamo vicini e questo di ritorno potrebbe rivoluzionare la sanità anche dei Paesi più poveri. Lo stesso per la stampa di edifici, pensiamo alla necessità a breve di ricostruire l’Ucraina in tempi rapidi o alla Turchia colpita dal sisma», aggiunge l’esperto del Sidi.
Se ingegneria e architettura sono sempre stati due settori all’avanguardia, di contro oggi il mercato immobiliare e l’industria delle costruzioni, spesso dominati da logiche di reddito o semplicemente conservative, frenano la dinamica. «Come detto, è tutta una questione cultura. L’innovazione è molto più vicina a un processo sociale che di puro sviluppo tecnologico: infatti non c’è innovazione senza adozione, e quest’ultima richiede di creare nuovi modelli. Dalla nascita del cartongesso, che è stata vera disruption dell’edilizia, al di là di alcune tecnologie facilitanti il settore immobiliare è rimasto piuttosto statico, pur essendo uno dei principali mercati mondiali. Ma le sfide attuali, dai tassi ipotecari ai prezzi delle materie prime, dalla carenza di terreni edificabili alla denatalità nei mercati maturi, richiedono un nuovo approccio. Bisogna consapevolizzare i player di settore sia sulla sfida, sia sugli strumenti a disposizione per vincerla, mostrando modelli e soluzioni, nella consapevolezza che c’è già qualcuno che si sta muovendo», osserva Igor Ciminelli.
La sfera della space economy 2022, in mld Usd
Verso il trilione e oltre Previsioni fatturato space economy, mld Usd
Al primo posto Stati Uniti e Cina, dove ad esempio l’anno scorso hanno preso il via i lavori della prima diga che sarà costruita senza l’ausilio di operai, grazie alla combo di stampa 3D e Ai. Alta 180 metri, sarà ultimata nel 2024. I Paesi nordici, che se sono più indietro sul fronte tecnologico, fanno invece scuola per modelli culturali. Ma come possono competere gli europei con i colossi d’oltreoceano? «Anche qui lo spazio insegna. C’è un motivo se l’Agenzia spaziale europea (Esa) oggi è molto più competitiva della Nasa, cosa impensabile 10 anni fa. I Paesi hanno saputo fare sistema: questa è la vera chiave, chi non collabora rimane indietro. Se saprà farlo, anche la Svizzera, in quanto leader d’innovazione in molti settori, ha un potenziale enorme. Come dice un esperto di marketing e motivatore di fama internazionale come Simon Sinek, il business è un gioco infinito, con regole mutevoli e senza un obiettivo definito. Non puoi limitarti a pensare al bilancio dell’anno in corso, ma devi guardare già a cosa accadrà fra 5, 10 o 15. Lavoriamo per chi arriva
dopo, questo è il cambiamento culturale che può promuovere l’industria spaziale: la missione è più grande di noi: migliorare la vita dell’uomo e salvaguardare il pianeta», conclude Igor Ciminelli.
Che queste proposte comincino a far breccia anche nella sensibilità di una realtà regionale come quella ticinese, lo ha dimostrato il successo l’anno scorso della conferenza organizzata al Lac dal Sidi, che ha raccolto 250 partecipanti dai settori di costruzioni, immobiliare e design, portando alcuni primi esempi di applicazioni concrete anche da parte di aziende del territorio. A dimostrazione di come non siano solo voli di della fantasia ma strade più che praticabili, e ormai obbligate. Chi prima parte prima arriva, per cui se la Svizzera può festeggiare la sua presenza a bordo di Juice con la partecipazione dell’Università di Berna e dell’Istituto Scherrer, bene sarà anche drizzare le antenne qui a terra, dove lo ‘spazio’ è altrettanto importante.
Susanna Cattaneo
Aprile 2023 TM · 51
Fonte: Euroconsult Space market 424 mld $ Difesa 31 Civile 31 Commerciale 362 Nocontracted 40 ■ Produzione 6,8 ■ Lanci 2,4 ■ Terra 1,2 ■ Operation 3,8 ■ Servizi 85,8 Space economy 464Mld$
Tv ■ Banda larga ■
Servizi
■ Strumentaz.
■ Lanci satelliti ■ Impatti secondari ■ Servizi osservaz. terrestre ■ Produzione satelliti ■ Industria non satellitare ■ Radio 0 500 1.000 2015 2019 2023 2027 2031 2035 2039
Fonte: Haver Analytics, Morgan Stanley Research forecast ■
Sevizi satellitari fissi ■
satellitari mobili
terra
Coerenza formale, duttilità funzionale
Il sistema modulare alla base della visione progettuale di Usm si conferma la logica vincente per rispondere con flessibilità e versatilità alle sfide dell’abitare contemporaneo, nel quale sfera privata e professionale si intersecano ed evolvono verso nuovi modelli. Di lavoro, ma anche di arredo.
Non è stato un fuoco fatuo: l’adozione in massa del lavoro da remoto nel periodo pandemico ha promosso il cambiamento di mentalità che la tecnologia era pronta a supportare. E nel ritorno alla normalità anche la macchina legislativa, dai ritmi molto più analogici, sta seguendo. Lo smartworking appare ormai saldamente inserito nei gusti dei dipendenti e nella dieta dei datori di lavoro, che hanno capito di trovarsi fra le mani una potente leva d’attrazione. Uscendo da logiche paternalistiche, non è detto che la produttività non se ne avvantaggi. Sganciati dalla fissità della sede aziendale, i luoghi di lavoro diventano sempre più diversificati e distribuiti. Una nuova dimensione da alcuni già battezzata con il nome di ‘officeverse’.
Non solo virtualmente ma anche fisicamente l’ufficio è entrato in casa con gli homeoffice. Di riflesso, anche le aziende stanno rimodulando i loro interni, all’in-
segna della versatilità, con zone di concentrazione, postazioni di lavoro flessibili e nuove aree di ritrovo e comunicazione. Usm si è fatta trovare pronta. L’iconico brand svizzero, che è riuscito a ritagliarsi una nicchia nel design internazionale di alta gamma, aveva eletto ante litteram la modularità a sua caratteristica distintiva già a metà anni Sessanta, coniugando essenzialità formale e polivalenza funzionale. Originariamente concepiti per popolare spazi di lavoro improntati a un moderno concetto di flessibilità, grazie alla loro qualità e all’estetica lineare ma non priva di personalità, gli arredi di Usm si sono presto accreditati anche in ambito residenziale. Non è un caso che siano entrati nella collezione permanente del MoMa di New York e che siano stati riconosciuti come opera d’arte applicata.
Una versatilità che è alla base dell’odierno shift fra le due destinazioni d’uso, con il segmento home al 45%, tanto da consentire all’azienda di uscire vincente
anche dalla contrazione delle superfici uso ufficio seguita alla pandemia. «Le vendite online, sia direttamente dal nostro sito che dei nostri rivenditori, sono aumentate rapidamente e alla fine del 2020 eravamo quasi alle cifre consuete. Nel frattempo abbiamo anche implementato un configuratore online dei nostri sistemi che consente di progettare nel dettaglio la propria composizione e proiettarla sulle pareti. A
L’universo di Usm continua a evolvere attorno al suo emblematico giunto sferico in ottone cromato, fedele alla propria identità e aperto all’innovazione come in origine. Un design sempre più apprezzato internazionalmente, anche nel residenziale. L’intera produzione avviene a Münsingen (BE), dove l’azienda della famiglia Schärer è nata nel 1885. Massima l’attenzione riservata al controllo di qualità, effettuato rigorosamente a mano.
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economia / aziende
grande sorpresa, il 2021 è diventato per noi un anno record su tutti i mercati», afferma Alexander Schärer, quarta generazione alla testa dell’azienda di famiglia avviata nel 1885 dal bisnonno Ulrich Schärer a Münsingen, piccolo comune alle porte di Berna: radici a cui fa tuttora riferimento l’acronimo con cui è internazionalmente nota, Usm. «La domanda latente che si stava accumulando da tempo a monte è stata innescata dalla pandemia con gli homeoffice e i traslochi in periferia di chi voleva maggiori spazi e ha dovuto arredarli. Contestualmente però da una parte i prezzi dei materiali sono saliti, per noi in particolare l’acciaio, dall’altra avevamo già dei contratti fissi con i fornitori. Ciononostante siamo riusciti ad accumulare una, al massimo due settimane di ritardo nelle consegne, poca cosa rispetto a tanti nostri competitor, considerando per di più che per nostra politica non teniamo mai più di otto settimane di stock. Dopo questo boom, nel 2022 c’è stato un calo circa del 20% che quest’anno potrebbe ripetersi. L’inflazione e le difficoltà del settore immobiliare non aiutano, anche se già registriamo segnali incoraggianti, ad esempio dal mercato asiatico», commenta il Ceo.
A riprova della sua autorevolezza, Usm è stata scelta tra gli interlocutori dell’Institute for The Future della Silicon Valley nella recente pubblicazione Office Shock: Creating Better Futures for Working and Living. Su questi temi basilari per la sua strategia, l’azienda bernese stava riflettendo già prima della pandemia. Ad esempio, aveva ristrutturato la sua sede centrale allestendo nuovi concetti di arredo, ibridi
fra ambiente domestico e ufficio, rivelatisi perfetti per le nuove esigenze.
Oggi Usm conta 450 collaboratori nel mondo, metà circa in Svizzera, una rete di oltre 400 partner rivenditori autorizzati, con sedi in oltre 40 Paesi e showroom monomarca a Berna, Londra, Amburgo, Monaco, Parigi, Tokyo e New York. Tra la sua clientela, istituzioni pubbliche, musei, hotel e aziende, una quarantina di aeroporti da Filadelfia ad Abu Dhabi al Giappone - segmento a cui è dedicata un’apposita società del gruppo, Usm Airportsystem. E come detto, sempre più privati.
Qualunque sia la destinazione, tutta la produzione è concentrata a Münsigen. «Quanto siamo internazionali varia a seconda che si consideri o meno la Germania come mercato domestico. È il primo in cui siamo arrivati nel 1975, con la filiale di Bühl, ed è oggi il principale, il doppio di quello elvetico, anche per ovvie ragioni demografiche. Insieme
i due Paesi pesano per il 55-60% circa del totale», spiega Alexander Schärer, che dal suo arrivo in azienda, nel 1993 si è impegnato proprio nell’internazionalizzazione con ottimi e non scontati risultati. «Spinti anche dalla forza del franco, negli ultimi 5 anni abbiamo sviluppato a Lipsia il nostro centro di assemblaggio e servizi logistici, Usm Operations, per oltre 40 mercati export di tutto il mondo. Al contempo, grazie alle superfici liberate, abbiamo ampliato gli spazi produttivi in Svizzera. Eccettuato quanto va oltreoceano e quindi deve essere trasportato smontato, a Lipsia svolgiamo l’80% degli assemblaggi, un processo ancora non fortemente automatizzato, così come l’uomo rimane al centro del controllo qualità di ogni singolo pezzo», spiega il Ceo.
Il 45% del mercato estero è suddiviso fra un due terzi in Europa e il restante equamente ripartito fra Stati Uniti e Asia. Tipologia di clientela e strategie di
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«Estetica e concept del sistema sono costantemente rispettati per garantire che ogni nuovo modulo sia retrocompatibile, anche a 40 anni di distanza. La qualità dei materiali e della lavorazione assicurano la longevità dei pezzi, che possono tramandarsi da una generazione all’altra senza perdere d’attualità, adattandosi a nuovi usi e contesti»
Alexander Schärer, Ceo di USM
Il sistema modulare ideato quasi 60 anni fa dall’Ing. Paul Schärer e dall’Arch. Fritz Haller, originariamente per uso personale, continua a confermare la sua versatilità, con una clientela trasversale e internazionale: da hotel e aeroporti alla prestigiosa hall del Musée d’Orsay (terza foto) e sempre più anche ville e loft, oltre naturalmente agli uffici. Usm è stata antesignana, pronta a supportare le esigenze dell’abitare contemporaneo dove privato e lavoro si ibridano. Sempre garantendo la retrocompatibilità con le strutture preesistenti. La residenza Büchli (seconda foto) che, applicando il suo concetto innovativo di costruzione modulare, Haller progettò per la famiglia Schärer proprio sopra lo stabile produttivo, accoglie oggi dopo un’accurata ristrutturazione gli ospiti internazionali.
La Baronessa Rothschild, prima cliente
A metà anni ’60, una piccola azienda di un comune bernese da ottomila abitanti finì sulle riviste d’architettura d’oltreoceano. A far colpo era stato il rivoluzionario sistema modulare in acciaio messo a punto dall’architetto svizzero Fritz Haller, maggiore esponente della scuola di Soletta, per progettare un padiglione per uffici e fabbrica. Era stato ingaggiato dal nipote del fondatore, Paul Schärer, che fresco di studi all’Eth sentiva l’esigenza di proiettare nel futuro l’azienda di famiglia, specializzata nella produzione di lamiere in metallo. Fritz Haller, uno dei nomi più influenti nel campo dell’edilizia industriale svizzera nella seconda metà del XX secolo, pensò a un sistema di costruzione versatile e convertibile, che permettesse di abbattere le rigide compartimentazioni tra zone produttive e amministrative, adattandosi agli sviluppi dell’attività. «Si resero subito conto che spazi così concepiti necessitavano di arredi in armonia con quella filosofia progettuale e lavorativa. Siccome sul mercato non c’era nulla del genere, crearono un sistema di mobili che rispecchiasse gli stessi criteri: modularità e versatilità, semplicità e funzionalità. Proprio come gli edifici, avrebbero dovuto basarsi su un sistema di moduli in acciaio, adattabili e riconfigurabili. Ancora non immaginavano però di commercializzarlo», racconta Alexander Schärer, figlio di Paul. Il marchio ha avuto la sua prima ambasciatrice niente meno che nella Baronessa Rothschild. In cerca di uno stile che permettesse alla nuova sede parigina della banca di stupire nei suoi interni quanto colpiva con la sua modernissima architettura, non ebbe dubbi quando scoprì per caso i mobili che arredavano gli spazi della Usm. «Arrivò con un volo privato per vederli di persona e ne rimase talmente soddisfatta da ordinare 600 postazioni, il che fu per noi una grande opportunità ma, sul momento, anche un immane sforzo per rispettare le tempistiche serrate: mio padre si mise a far visita a tutti i fornitori che avrebbero dovuto produrre i diversi componenti, regalando loro casse del vino prodotto dal nonno nel grande vigneto vicino a Vevey, tuttora della nostra famiglia, per convincerli a sostenerlo!», racconta Alexander Schärer. Correva il 1969. Così partiva quello che è inaspettatamente diventato il core business dell’azienda. In effetti nei decenni a seguire gli spazi hanno dovuto essere riconfigurati a diverse riprese per adattarsi alle progressive esigenze. Dopo aver prodotto fino al 1994 anche i tre sistemi di costruzione modulare e di installazione Usm Mini, Midi e Maxi, ci si è concentrati esclusivamente sull’arredo: in primis il sistema Usm Haller, ma anche altre linee come i tavoli Kitos, regolabili in altezza, gli accessori Inos o i Pannelli Divisori Usm, insieme alle novità che continuano ad arricchire la produzione. Tutte fra loro compatibili.
commercializzazione, si adattano di pari passo. In Asia l’età media dell’acquirente è inferiore di 20 anni a Svizzera e Germania. «Un esempio molto interessante è la Corea del Sud, dove da sempre siamo più forti nel privato, che realizza ben l’80% delle vendite. Se già da noi Usm è un marchio di alta gamma, a maggior ragione lo è là, a causa dei vari dazi di importazione. Per sviluppare ulteriormente il mercato la nostra responsabile, che si muove con molta intelligenza e gusto, ha deciso di puntare sia sulla vendita in boutique esclusive all’interno dei loro grandi centri, sia su una strategia promozionale che passa da influencer all’ultimo grido. Tanto che ci siamo accorti che anche i coreani di New York comprano Usm proprio scoprendolo attraverso questi canali. Un approccio che adesso cerchiamo di applicare anche a mercati come quello nipponico, su cui siamo entrati anni addietro attraverso un’élite di architetti. Lo stesso negli Stati Uniti, dove lungamente ci siamo mossi nella cerchia del MoMa, persone del comitato che si fanno una casa tradizionale negli Hamptons ma che vuole essere moderna negli interni, oppure la clientela sofisticata del loft della Fifth Avenue o a Soho. Oggi puntiamo anche alla California, alla Florida e a città come Austin e Denver dove l’industria della tecnologia sta ripiegando in fuga dai costi enormi di San Francisco. Di base lo statunitense spende meno in arredo, ma la richiesta di sostenibilità che siamo in grado di soddisfare grazie alla longevità dei nostri arredi ci aiuta», afferma Alexander Schärer. Anche i Paesi latini non sono estranei al fascino del mar-
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chio: ad esempio, si è appena iniziato a guardare anche al mercato sudamericano e messicano. A sorpresa anche in Italia, dove certo non manca la concorrenza, le cifre, seppur piccole, sono quadruplicate nell’ultima manciata di anni. Qui Usm è stata nuovamente presente alla Milano Design Week: quest’anno, presso gli spazi di Rossignoli Biciclette a Brera, ha invitato in collaborazione con l’imprenditore sociale The Skateroom l’artista svizzera Claudia Comte a progettare una collezione limitata per finanziare un progetto sociale in Giordania.
Molto è cambiato anche a livello di produzione, che si appoggia sempre a tecnologie all’avanguardia. Ormai l’80% si può gestire automaticamente, riservando l’intervento umano alle meticolose fasi di assemblaggio e controllo qualità. «Un tempo era necessario lavorare manualmente ogni singolo lato delle lamiere alla volta, poi si è passati a due fasi gestite dalle macchine, mentre da un anno ne abbiamo introdotta una che lavora il pezzo in un solo passaggio, che i robot indirizzano poi al processo di verniciatura», descrive Alexander Schärer. Questa ultima avviene grazie all’impianto di verniciatura a polvere introdotto nel 2013: un’area sotterranea altamente tecnologica di cabine, nastri e forni, sviluppata su un’estensione pari a 14 campi da tennis. Permette di rifinire nei 14 colori della gamma, 5.600 mq di elementi in metallo al giorno.
Al di là del look sempre fedele, molto è cambiato nei meccanismi interni e nelle opzioni disponibili. Ogni anno Usm investe in R&D il 5-6% del proprio fatturato, che per l’intero gruppo si aggira sui 200
milioni di franchi. Ad esempio, oggi i tubi e le sfere permettono il passaggio di elettricità all’interno della struttura di Usm Haller E, che integra semplici e discreti elementi di illuminazione nella struttura portante del mobile. In questa direzione vanno anche recenti innovazioni come la serratura C, azionabile con chiave magnetica o smartphone tramite l’Applicazione Usm, così da poter gestire con flessibilità l’accesso agli armadietti. Tra le ultime novità, un mondo di piante per Usm Haller, che si sposa alla linearità degli arredi grazie a una soluzione semplice e modulare con pannelli sagomati per accogliere i vasi e speciali set per l’annaffiatura.
A sessant’anni dalla sua creazione, che si festeggerà nel 2025 (insieme ai 140 anni dell’azienda, nata come officina di ferramenta e carpenteria metallica), il sistema di arredo Usm Haller permane attualissimo nella sua concezione. Dimostrazione ne sia che vince anche la sfida della retrocompatibilità in un’epoca in cui l’obsolescenza programmata detta i consumi. «L’estetica e il concept del sistema sono costantemente rispettati per garantire che ogni nuovo modulo o accessorio possa essere perfettamente integrato nelle strutture preesistenti, anche a quarant’anni di distanza. Il maggior investimento iniziale all’acquisto risulta più che ripagato nel tempo. La qualità dei materiali e della lavorazione assicurano la longevità dei pezzi, che possono tramandarsi da una generazione all’altra senza perdere d’attualità, adattandosi a nuovi usi e contesti. A dimostrazione, esiste anche un fiorente mercato secondario, soprattutto in Svizzera e Germania,
con una rete di specialisti autorizzati che riconfigurano i mobili. Significativo che le occasioni non perdano il loro valore, con prezzi al massimo scontati di un 20%. E non meno importante: la durata della fruibilità riduce l’impatto sull’ambiente dimostrando come per Usm la sostenibilità non sia solo un valore pubblicizzato in brochure, ma da vivere», conclude il Ceo. Inoltre, quasi tutto il cromo utilizzato è trivalente, molto meno dannoso per l’ambiente del tradizionale esavalente. La verniciatura a polvere è prodotta in impianti all’avanguardia senza l’uso di solventi o metalli pesanti come il piombo. Il 73% dell’elettricità utilizzata a Münsingen proviene da fonti rinnovabili e l’introduzione della biomassa ha eliminato la dipendenza dal gasolio per il riscaldamento. I prossimi progressi prevedono di estendere i pannelli fotovoltaici a tutti i tetti degli stabilimenti di produzione, per azzerare le emissioni il prima possibile.
La pietra angolare su cui ruota il sistema era, rimane e resterà una sfera: questa la forma del giunto in ottone cromato che, fungendo da snodo, unisce i tubi di acciaio in maniera stabile e originale. Tanto da far parte del logo dell’azienda. I suoi sei fori filettati aprono a tutte le direzioni progettuali: larghezza, altezza, profondità, fra rigore geometrico e duttilità. Una produzione industriale dalle configurazioni personalizzabili in ogni dettaglio: misure, colori, accessori. Tutti rispondenti al principio dell’essenzialità e della modularità. La creatività messa a sistema, secondo un approccio autenticamente svizzero.
Susanna Cattaneo
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Custodire la sicurezza, in sinergia
Nel caso di strutture sensibili come quelle bancarie, l’outsourcing dei servizi di vigilanza e ricezione esige professionisti che, con le giuste competenze e l’affidabilità richiesta dal settore, sappiano garantire una perfetta simbiosi con le risorse e i sistemi interni.
Anche se l’ascesa del digitale ha spostato il focus sulla dimensione virtuale della protezione dei dati, quando si parla di sicurezza a proposito di un istituto bancario, essenziale continua a rimanere la sicurezza fisica di ogni sede. Controllo degli accessi, sistemi di rilevazione incendio e di monitoraggio, allarmi antieffrazione, pronto intervento in casi critici, ronde notturne…
«La gestione dei servizi di sicurezza in infrastrutture critiche come le banche è complessa: i sistemi d’allarme sia antintrusione che incendio devono essere presidiati 24 ore su 24, sette giorni alla settimana, con personale disponibile e addestrato a intervenire in urgenza. Bisogna inoltre essere preparati alla gestione di tutti i sistemi che compongono gli impianti d’allarme, essere coscienti del comportamento da tenersi con gli organi di Polizia e saper gestire casi particolari», osserva Charles De Benedetti, Responsabile Sicurezza, Immobili e Servizi
Interni di BPS (Suisse). Presente con otto sedi in Ticino - a Biasca, Locarno, Bellinzona, Chiasso, Manno e le tre di Lugano - l’Istituto ha iniziato a collaborare con Prosegur ormai oltre 20 anni fa, quando da poco era approdato in Svizzera con il suo primo sportello a Cassarate. A Prosegur che nel Cantone è, oltre che per i suoi servizi di disciplinamento del traffico, fra i punti di riferimento per la gestione della sicurezza, ha affidato diverse mansioni: sorveglianza, interventi urgenti di sicurezza, gestioni accessi in eventi e anche il servizio di ricezione.
Ne è nato uno stretto affiatamento fra le due realtà: «Tra i criteri valutati per la scelta dell’outsourcing vi è stata la possibilità di attingere a una forza lavoro specializzata e preparata, a disposizione in quantità e pronta a rispondere alle urgenze in tempo reale, elementi difficilmente raggiungibili con sole forze proprie. Anche nelle altre 13 sedi che abbiamo nel resto del territorio svizzero ci avvaliamo di so-
cietà radicate nelle rispettive regioni, ciascuna con le proprie specificità. Va infatti detto che per svolgere al meglio questo lavoro la perfetta conoscenza delle sedi e della loro articolazione è indispensabile», sottolinea Charles De Benedetti.
Internamente BPS (Suisse) dispone comunque del suo Ufficio Sicurezza, Immobili e Servizi Interni con personale specializzato e costantemente aggiornato: «Siamo preparati a intervenire nelle situazioni dove l’incolumità delle persone è messa in serio pericolo; i nostri collaboratori hanno una certificazione di soccorritori livello 3 e due volte all’anno frequentano il corso dei vigili del fuoco. Pertanto pretendiamo anche da chi si interfaccia con noi una preparazione allo stato dell’arte», afferma Charles De Benedetti.
Sopra, la sede in centro a Lugano di BPS (Suisse) e nel riquadro un agente di Prosegur impegnato nel servizio di vigilanza.
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Advertorial
«Tra i criteri per la scelta dell’outsourcing, vi è stata la possibilità di attingere a una forza lavoro specializzata, a disposizione in quantità e pronta a rispondere alle urgenze, elementi difficilmente raggiungibili con sole forze proprie»
Charles De Benedetti, Responsabile Sicurezza, Immobili e Servizi Interni di BPS (Suisse)
Con Prosegur si è consolidata un’efficace collaborazione grazie alla capacità di coprire tutte le esigenze di BPS (Suisse) in materia di sicurezza, mettendo a disposizione personale adeguato alle varie mansioni, con capacità e volontà di adeguarsi per rappresentare l’Istituto bancario come fosse personale interno.
«Un atout non indifferente che sappiamo mettere in campo è la garanzia di offrire non solo agenti altamente qualificati, ma anche di evitare il turnover invece frequente nel nostro settore. Una continuità ancor più apprezzata in un ambito sensibile come il bancario, dove è fondamentale riuscire a stabilire una relazione di totale fiducia. Destiniamo a ogni sede alcuni agenti di riferimento e qualora ci fossero degli avvicendamenti garantiamo il passaggio preparando e introducendo i nuovi collaboratori congiuntamente con i responsabili di BPS (Suisse)», evidenzia il direttore di Prosegur, Alex Genini.
L’esternalizzazione va concepita come una simbiosi. Il coordinamento puntuale e la declinazione sartoriale dei servizi permettono di creare un’interazione costante. «Proponiamo un vestito su misura
delle esigenze e delle specificità del cliente. Oltre alla formazione di base di cui già dispongono i nostri agenti, essendo ‘ospiti’ di un’altra struttura approfittiamo anche della formazione organizzata dal loro responsabile sicurezza, che presenta nel dettaglio gli stabili, la tipologia di impianti e le diverse procedure. Dal posizionamento dei quadri elettrici alla gestione dell’impiantistica, ogni filiale ha le sue peculiarità; inoltre occorre continuare ad aggiornarsi per rispondere ai cambiamenti tecnologici o di eventuali norme», sottolinea il direttore di Prosegur.
«Non posso che confermare come la conoscenza dei singoli agenti impegnati e delle loro capacità nello svolgere il lavoro assegnato rappresenti un’arma vincente per entrambi. Durante gli eventi con la clientela, la fiducia riposta nelle azioni degli agenti Prosegur è totale e, in aggiunta, il momento di debriefing post evento, in cui analizziamo ogni episodio, costituisce un arricchimento bilaterale, per la crescita e il raggiungimento di obiettivi e performance sempre più accurati. Abbiamo sempre potuto contare sulla loro esperienza, preparazione, disponibilità e la reciproca integrazione. A monte, essenziale è la fiducia sul trattamento confidenziale delle informazioni di cui si viene a conoscenza», conclude il Responsabile Sicurezza, Immobili e Servizi Interni di BPS (Suisse).
Negli anni, con la crescita dell’Istituto bancario sul territorio, le mansioni affidate all’agenzia di sicurezza sono aumentate. Tra gli ultimi servizi aggiunti, quello di reception, che se una volta per gli istituti bancari era un’attività core, oggi si tende, a dipendenza della sede e in funzione delle esigenze del cliente, a esternalizzare in modo completo o come supporto, senza gravare sulle risorse interne. Anche in questo caso è fondamentale conoscere la sede, i suoi consulenti e il personale per un contributo che va dall’accoglienza del cliente a mansioni di natura pratica. Gli agenti svestono in questo caso la loro uniforme, allineandosi all’identità della banca nel suo primo punto di contatto con l’esterno.
«Più in generale, i servizi di reception che offriamo come Prosegur vanno da quello classico di portineria, controllo degli accessi, gestione chiavi, badge e autorizzazioni, centralino telefonico, a fianco di (video)sorveglianza e gestione allarmi tecnici, gestione centrali informative e si-
«Proponiamo un vestito su misura delle esigenze e delle specificità del cliente. Con l’atout non indifferente, in un settore sensibile come il bancario, di offrire non solo agenti altamente qualificati, ma anche di evitare il turnover frequente nel nostro settore»
Alex Genini, Direttore di Prosegur
curezza; apertura e chiusura degli accessi e controllo accessi di fornitori e personale, ricezione delle chiamate di primo soccorso e d’emergenza, avvio delle operazioni di evacuazione in caso di emergenza. Infine il controllo del traffico merci e l’accompagnamento di persone in zone protette e distribuzione di documenti riservati», illustra Alex Genini.
La collaborazione ventennale con BPS (Suisse) conferma una volta di più che ‘la sicurezza non è un caso’, come recita il motto di Prosegur. Un’affermazione a maggior ragione valida quando si parla di banche, dove la tutela di dipendenti, clienti, beni e documenti custoditi richiede di affidarsi ai migliori professionisti della sorveglianza, in grado di fornire soluzioni personalizzate e costruire quella reciproca fiducia che si guadagna solo dando prova di un servizio impeccabile.
Per informazioni:
Prosegur SA
Via Brentani 11 6904 Lugano
Tel. 091 973 32 10
info@prosegur.ch
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Pmi: tempo di responsabilità
Un’evoluzione della normativa svizzera, passata in sordina, ma in essere da più di un anno impone già da quest’anno, ad aziende di un certo tipo e a tutto il loro indotto, obblighi normativi e regolamentari aggiuntivi in ambiti ambientali, sociali e di risorse umane.
siglio di Amministrazione. Questo può essere infatti multato fino a 100mila franchi in caso di omissione di pubblicazione del rapporto, come pure se è o avrebbe dovuto essere a conoscenza della pubblicazione di aspetti extrafinanziari falsi.
Al di là, comunque, degli obblighi diretti o indiretti imposti alle aziende, l’adozione di misure di diligenza nelle aree Esg viene ormai considerata come standard di buona Governance. Alcune aziende, ad esempio, già ora si rifiutano di collaborare con imprese che non hanno adottato questi stessi standard.
Il 1 gennaio del 2022 è entrata in vigore in Svizzera una nuova legge, (art. 964 a-c Co), che comporta per le grandi aziende pubbliche e gli istituti finanziari con più di 500 equivalenti a tempo pieno l’obbligo di diligenza e l’obbligo di pubblicare un rapporto sulle questioni ambientali, sociali e del personale, sul rispetto dei diritti umani e sulla lotta alla corruzione per l’intera attività e catena del valore in Svizzera e all’estero. Sulla base di questa legge, i primi rapporti dovranno essere pubblicati entro giugno 2024 per gli esercizi finanziari che terminano il 31 dicembre 2023
Sebbene a prima vista gli obblighi previsti dall’articolo 964 Co sembrino applicarsi solo a un numero limitato di grandi aziende, questa legge avrà in realtà un impatto importante sulla maggior parte delle imprese svizzere.
L’obbligo di diligenza che la legge impone ai diretti interessati vale infatti indirettamente anche per tutti i loro fornitori,
di ogni ordine e grado, risalendo l’intera catena di fornitura.
Oltre alle imprese sopra citate, la legge impone gli obblighi di relazione (art.964j-l Co) anche alle aziende che mettono in circolazione in Svizzera minerali o metalli contenenti stagno, tantalio, tungsteno o oro provenienti da zone di conflitto. L’industria orologiera dovrebbe quindi essere direttamente interessata dalla normativa.
Infine, ma non da ultimo, gli stessi obblighi si applicano anche alle grandi aziende che offrono beni o servizi in Svizzera o all’estero dove c’è un fondato sospetto di ricorso al lavoro minorile. Potrebbero quindi essere particolarmente colpite le aziende che offrono beni o servizi provenienti dall’Asia, dall’Africa o dalle Americhe, come quelle che operano nel settore delle commodities, degli alimenti o del tessile. Leggi simili sono state approvate in Europa e negli Stati Uniti, talvolta con effetti extraterritoriali.
Da considerare, poi, le pene per il Con-
Il compito che attende le aziende interessate è quindi enorme. Le aspettative della società sono elevate. Le normative si sviluppano rapidamente e in maniera sempre più complessa, richiedendo alle imprese di controllare la catena di approvigionamento, che spesso non è chiara né lineare e rispetto alla quale hanno poca influenza.
In questo contesto diventa indispensabile che le aziende prendano consapevolezza in tempi brevi dei potenziali rischi legati alla qualità e continuità dell’approvvigionamento e all’impatto ambientale. L’implementazione di misure di diligenza e di reporting richiede tempo e investimenti significativi. Le aziende che non agiscono immediatamente rischiano di danneggiare o addirittura perdere ciò che hanno dedicato tanto tempo a sviluppare: la loro reputazione.
L’invito, perciò, è volto a non sottovalutare l’impatto di questa legge. Occorre strutturarsi per tempo, per garantire la continuità aziendale, proteggendo la reputazione della propria impresa e assicurarle un futuro sostenibile e responsabile.
Luciano Monga
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economia / normative
Vogliamo dare il 100% per arrivare a ZERO
Vogliamo raggiungere entro il 2050 la neutralità delle emissioni nette di gas serra dei patrimoni gestiti.
Un obiettivo confermato nel Piano Industriale 2022 - 2025 del Gruppo e con la pubblicazione dei target richiesti dall’adesione alla Net Zero Asset Managers Initiative
Per noi , per i nostri investitori e per il pianeta
eurizoncapital.com
Società del gruppo
Agricoltori, e innovativi
Per sopravvivere e guardare al futuro con ottimismo anche il primario avanzato ha bisogno sempre più spesso di investire in tecnologie e nuovi impianti; per farlo è spesso inevitabile attingere al capitale di terzi. Ma come e poste quali condizioni è percorribile tale ipotesi?
A lato, l’azienda agricola rilevata appena cinque anni fa dai cugini Grüter di Hohenrain, nel Cantone di Lucerna.
ancora giovani e dobbiamo preparare la fattoria ad affrontare il futuro», spiega il 33enne. «Ecco perché è essenziale operare investimenti consistenti che abbiano effetto a lungo termine».
Macchine agricole, robot, energie rinnovabili o nuovi canali di vendita e commercializzazione: nelle aziende agricole svizzere la modernizzazione e l’ecologizzazione avanzano. Per rimanere competitivi, si deve investire. A ciò si aggiunge l’aumento dei costi per sementi, mangimi, fertilizzanti, carburanti, energia e salari negli ultimi anni, parallelamente a un margine d’azione invece molto ridotto per adeguamenti dei prezzi sul lato vendite. Infatti, per molti prodotti agricoli le condizioni sono stabilite dalle organizzazioni di categoria.
Costi elevati per mangimi ed energia. In questo difficile contesto lavorano Andreas e Daniel Grüter. Cinque anni fa i due cugini hanno rilevato la fattoria dai loro padri situata a Hohenrain, nel Cantone di Lucerna. Su 48 ettari di terreno allevano 120 scrofe, 520 suini da ingrasso e 60 mucche da latte. Inoltre coltivano
grano, orzo, colza e mais, in parte per trasformarli in cereali panificabili, in parte come nutrimento per gli animali.
«Con così tanti animali, i costi più gravosi sono soprattutto quelli legati all’energia e al mangime», spiega Andreas Grüter. Il 15% circa del mangime proviene da coltivazione propria, il resto dev’essere acquistato. All’aumento dei prezzi dei mangimi si contrappone il forte ribasso dei proventi per i suini da ingrasso. Dal 2020 il prezzo del bestiame da macello è sceso da 4,50 a 3 franchi al chilo. Questo perché attualmente, in Svizzera, il numero di suini da macello disponibili sul mercato supera la richiesta.
«Dovevamo intervenire per ottimizzare costi e ricavi», afferma Andreas Grüter. Inizialmente era stato piuttosto riluttante all’idea di effettuare nuovi investimenti. Alla fine, però, spinti dalla difficoltà della situazione, i due agricoltori si sono decisi a compiere questo passo. «Siamo entrambi
Vendita della corrente in eccesso. A partire da questa primavera, pertanto, un nuovo impianto fotovoltaico di migliaia di metri quadrati, collocato sul tetto del fienile appositamente ristrutturato, coprirà il fabbisogno energetico della fattoria. Alla lunga ciò risulterà non solo economicamente più conveniente, ma anche più sostenibile. L’impianto genererà inoltre una seconda fonte di reddito, poiché l’energia prodotta in eccesso sarà immessa nella rete elettrica e venduta. Anziché soffrire gli elevati costi dell’energia, in futuro i Grüter ne trarranno beneficio.
Ma non finisce qui; l’impianto fotovoltaico consentirà di ottimizzare l’azienda in altri modi: un nuovo impianto di ventilazione del fieno aspirerà l’aria riscaldata sotto i pannelli solari e la reimmetterà nel fienile, nel quale sono immagazzinati 2.400 metri cubi di fieno per gli animali. In questo modo il fieno verrà ventilato in modo energeticamente efficiente e sostenibile, oltre ad essere asciugato più rapidamente. Ciò consentirà innanzitutto di risparmiare sui costi, ma anche di migliorare la qualità del mangime, dati i ridotti tempi di asciugatura, e di evitare così le perdite dovute alla muffa. Avvio di un’ipoteca. In aggiunta agli
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finanza /analisi regionale
investimenti nei nuovi impianti, Andreas Grüter ha ristrutturato l’ex stabile abitativo dei suoi genitori adeguandolo alle esigenze della sua famiglia che conta tre bambini. Ha finanziato tutti i progetti con l’aiuto della sua banca di fiducia. Per la ristrutturazione dello stabile abitativo ha acceso un’ipoteca, ma ha anche utilizzato fondi propri. Essendo un carpentiere qualificato, ha svolto alcuni lavori autonomamente. Con un’ulteriore ipoteca sulla fattoria, i due cugini si sono procurati la liquidità per finanziare l’impianto fotovoltaico e quello di ventilazione del fieno.
Kurt Süess, Consulente alla clientela e Membro della Direzione della Banca Raiffeisen Oberseetal, assiste i Grüter da anni; prima i padri, ora la generazione successiva. «Gli agricoltori devono garantire la continuità della loro azienda. Pertanto hanno bisogno da una parte di una chiara strategia, dall’altra di un margine finanziario sufficientemente ampio e di un mix di finanziamenti su misura». Il capitale di terzi allarga il margine d’azione. Coprire il fabbisogno finanziario delle aziende agricole solo con fondi propri è quasi impossibile. Le aziende agricole svizzere nel 2021 si sono finanziate per il 49% con capitale di terzi, secondo Agroscope. Ciò consente di allargare il margine d’investimento e favorisce la flessibilità. Chi sfrutta l’intero spettro delle possibilità di finanziamento mediante capitale di terzi, ottiene vantaggi. In molti progetti d’investimento, anche il leasing rappresenta sempre più spesso un’opzione alternativa interessante.
«Oltre al credito d’esercizio, che copre il fabbisogno di denaro a breve termine, i crediti a lungo termine, come ad esempio l’ipoteca, sono lo strumento più frequentemente utilizzato nel settore agricolo», dice Süess. Anche le possibilità di sostegno delle casse di credito cantonali, le cooperative di fideiussione o l’aiuto alla montagna e i prestiti personali rientrano nel mix di finanziamenti. All’interno delle famiglie, questi ultimi vengono concessi a condizioni più convenienti. «In questo caso consigliamo alla clientela di stabilire delle chiare regole mediante un contratto di prestito scritto», dice Süess. Relazione bancaria pluriennale. Anche Andreas e Daniel Grüter hanno già usufruito di queste offerte. Ad esempio, con un aiuto iniziale della Cassa di credito di Lucerna, che hanno ricevuto con la cessione della fattoria, hanno ampliato la
«Oltre al credito d’esercizio, che copre il fabbisogno di denaro a breve termine, i crediti a lungo termine, come ad esempio l’ipoteca, sono lo strumento più frequentemente utilizzato nel settore agricolo»
Kurt Süess, Consulente alla clientela e Membro della Direzione, di Banca Raiffeisen Oberseetal
In miglioramento
L’industria svizzera ha iniziato il nuovo anno in modo abulico, tanto che in gennaio e febbraio il Purchasing Managers Index Raiffeisen delle Pmi era scivolato al di sotto della soglia di espansione di 50 punti. In marzo la situazione è invece tornata a migliorare. Il Pmi Raiffeisen delle piccole e medie imprese è infatti salito da 49,7 a 51,6 punti, attestandosi quindi sul livello più elevato dalla scorsa estate. Questo risveglio primaverile non è assolutamente un fenomeno soltanto stagionale, bensì dipende in primis dall’andamento migliore delle aspettative per la congiuntura globale. Contrariamente ai timori diffusi, l’economia europea non è scivolata in una recessione e appare oggi resiliente. A trarne beneficio è anche l’industria svizzera. Il livello degli ordinativi non ha proseguito la parabola di erosione, al contrario, fra le aziende interpellate gli ordinativi sono saliti a marzo per la seconda volta consecutiva, peraltro con un’accelerazione del trend di crescita. Anche la diminuzione dei problemi nella catena di approvvigionamento è fonte di maggiore fiducia per le aziende. I colli di bottiglia nelle forniture si limitano sempre più ad articoli specifici e la maggior parte delle aziende non risente più di grosse difficoltà a livello di approvvigionamento.
Sebbene il contesto economico sia migliorato nel breve termine, molti fattori (e.g i tassi d’interesse) sembrano indicare un andamento congiunturale più debole rispetto all’anno precedente. Per l’anno il 2023 ci si attende per la Svizzera una crescita del Pil attorno all’1%, circa la metà dell’anno scorso.
stalla del bestiame giovane. Per entrambi è stato subito chiaro che avrebbero proseguito la relazione dei loro padri con la Banca Raiffeisen. «Ci hanno convinti i colloqui e il supporto ricevuto nell’ambito del regolamento della successione».
Con il completamento dell’impianto fotovoltaico e di ventilazione del fieno,
per la fattoria si è concluso un importante ciclo di investimenti. Ma adesso i due agricoltori stanno già pianificando il futuro. «L’attuale edificio rurale in cui stocchiamo il mangime e le macchine è diventato troppo piccolo. Tra un paio d’anni dovremo quindi costruirne uno più grande», concludono i Grüter.
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L’indice Pmi Andamento dell’indice Pmi delle Pmi svizzere Fonte: Wipo 2021 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 01/18 01/19 01/20 01/21 01/22 01/23 Procure.ch Pmi Raiffeisen Pmi
A vocazione imprenditoriale
Sono da poco trascorsi i 25 anni a Lugano di una piccola realtà bancaria esclusivamente svizzera, alle cui spalle si trova però un gigante della finanza europea. Nonostante 150 anni di importante storia alle spalle, sopravvive lo spirito dei fondatori, imprenditori basilesi.
con la clientela tramite le molte filiali. «Seppur piccola rispetto agli istituti più grandi, siamo una banca universale, possiamo fornire consulenza e servizi di ogni tipo, valutando le esigenze di un cliente in maniera olistica. Il nostro cliente è tipicamente un imprenditore, ha dunque bisogni privati come chiunque, ma vive in prima persona anche una sfera business, con spesso sovrapposizioni», prosegue il responsabile, attivo in Banca Cic dal 2015.
Ha da poco passato i 150 anni di storia, negli ultimi ha saputo reinventarsi continuando a crescere, senza però venir meno al mandato dei suoi fondatori, che non troppo sorprendentemente erano imprenditori. È l’erede di quella che fu fondata nel 1871 quale Banca dell’Alsazia e della Lorena, andando a colmare un vuoto lasciato dall’allora Banca di Francia, da un pool di imprenditori basilesi. È quella oggi nota come Banca Cic (Svizzera), partecipata al 100% dal colosso del credito europeo Crédit Mutuel, un gigante da 83mila collaboratori, 8,1 milioni di soci, e ben 34 milioni di clienti sparsi in tutto il mondo, di cui per l’appunto l’istituto basilese è il deputato al mercato svizzero, su cui è quasi interamente concentrato.
Se dunque a livello svizzero si tratta di 150 anni, decisamente lunghi anche per le generalità di una banca, nel caso della sede di Lugano è stato da poco passato
il comunque ragguardevole traguardo di un quarto di secolo, nell’estate del 2022. Ma cos’è successo in tutto questo tempo? «Alle radici della nostra storia c’è un’esigenza molto pratica, imprenditori basilesi che avevano bisogno di finanziare le proprie attività nella vicina Alsazia, e che per farlo decisero di fondare un istituto misurandosi con tutte le difficoltà dell’epoca, in primis valutarie. Oggi non c’è dubbio che molto sia cambiato, ma sotto molti aspetti quanto c’era di buono è rimasto: continuiamo a essere radicati sul territorio, come testimonia l’apertura nel 2021 di una succursale a Lucerna, e vogliamo essere vicini alla clientela in una dimensione fisica, oltre che digitale», esordisce così Philippe Dieffenbacher, responsabile della sede di Lugano di Banca Cic.
Una strategia, a livello nazionale, che se da un lato sta investendo molto in tecnologie e servizi digitali, dall’altro continua a privilegiare il contatto diretto
Una pragmaticità tipica imprenditoriale che ritrova le sue origini proprio nella storia della banca, che ha saputo però reinterpretarla, senza bisogno di un eccesso di fantasia, anche in sede della definizione della nuova strategia, un decennio fa. «Abbiamo un basso turnover del personale, il che si ritrova spesso anche in ruoli apicali. Questo è positivo perché regala serenità nell’agire, e tempo per sviluppare, ad esempio ai consulenti che intrattengono relazioni durevoli con la clientela, e viene garantito dall’estrema solidità patrimoniale dell’istituto. Cresciamo, il personale è più che raddoppiato in dieci anni, ma non abbiamo necessità di farlo, il che ad esempio limita di molto l’interesse verso ambiziosi piani di fusione o acquisizione di altre realtà. È più semplice e sicuro, come sta avvenendo, acquisire team e nuovi clienti, che non altri istituti. La stabilità crea fiducia, ed è uno dei nostri valori fondanti, ma non è sinonimo di immobilismo, la banca evolve e così la strategia; ci contraddistingue una struttura organizzativa particolarmente orizzontale che stimola un alto senso di responsabilità nei singoli, incentivato da decisioni rapide. Del resto, i termini chiave sono e rimangono: forza, coraggio e lealtà», rileva Dieffenbacher.
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finanza / banche
La ricerca della vicinanza, e dimensioni comunque contenute, tra gli altri vantaggi consentono infatti un approccio alla materia diverso, che agli occhi del cliente può fare la differenza. «La costante rotazione dei relationship manager, prassi degli istituti più grandi, è una delle nostre principali alleate. Certo, chiediamo al nostro consulente un approccio diverso, molto più imprenditoriale e versatile, ma la vera differenza è anche che resti lo stesso nel tempo; ‘correre un rischio’ per l’istituto non giustifica il rinunciare a creare valore aggiunto per il cliente. Chiaramente il consulente può rivolgersi a figure specialistiche all’interno della banca per rispondere alle istanze della clientela. Un istituto più piccolo può rinunciare a una parte di quei ‘processi’ che invece contraddistinguono, per comprensibili ragioni, quelli più grandi. È anche questo uno dei nostri vantaggi», riflette il responsabile.
Un focus, quello sul territorio, che è ricco di riflessi sulla strategia, e che indirettamente è una naturale conseguenza dell’assetto societario del Gruppo. «Siamo una banca solidissima, possiamo dunque concedere tempo ai nostri consulenti di sviluppare il portafoglio, e in parte anche ai clienti di conoscerci meglio. La relazione inizia spesso con Cic quale banca secondaria, per poi nel tempo acquisire più masse, scalzando le prime per importanza. Siamo però concentrati esclusivamente sulla Svizzera, quasi l’interezza della clientela è domestica, salvo rare eccezioni, tipicamente imprenditori esteri che abbiano un qualche legame con la Confederazione, anche per una ragione pratica: come potremmo seguire e occuparci di tali clienti?», rileva Dieffenbacher.
In molti casi una possibile risposta sta nel ‘digitale’. Lo sviluppo tecnologico consente oggi quanto sino a ieri sarebbe stato impensabile, ma è davvero sufficiente? «Le persone creano fiducia, è il contatto umano con il consulente a rassicurare il cliente, qualcosa che anche il più avanzato dei sistemi informatici è improbabile possa sostituire, al momento. A livello strategico sono ormai sette anni che stiamo investendo nello sviluppo di questo canale, affiancandolo agli altri, e lasciando poi decidere il cliente sulla base delle sue esigenze e preferenze. L’emergenza pandemica ha aumentato l’urgenza dell’operazione, e tantissimo è stato fatto in tempi sorprendentemente rapidi, ma la vera rivoluzione è stata interna. Le moda-
«La costante rotazione dei relationship manager, prassi degli istituti più grandi, è una delle nostre principali alleate. Certo, chiediamo al nostro consulente un approccio diverso, molto più imprenditoriale e versatile, ma la vera differenza è anche che resti lo stesso nel tempo, il che crea valore per il cliente»
lità di lavoro dei nostri collaboratori, con differenze sostanziali da funzione a funzione, sono oggi molto diverse rispetto al 2019. È stato un processo naturale, molte riunioni interne vengono oggi seguite in remoto, il che limita gli spostamenti verso Basilea», nota il responsabile.
Oltre alla funzione, dunque lato aziendale, anche l’anagrafe gioca spesso un ruolo non trascurabile nel modificarsi di
In apertura, la sede di Banca CiC a Lugano. Sopra, la forte crescita del numero di collaboratori è uno dei principali segnali che alla base vi sia un modello di business sano, in grado di intercettare i bisogni di un pubblico, e un mercato, andati nel corso del tempo modificandosi. L’istituto è comunque parte di uno dei principali Gruppi europei.
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Philippe Dieffenbacher
Responsabile Lugano di Banca
■ N. collaboratori (fte) Banca CiC Svizzera N. di collaboratori in equivalenti a tempo pieno Fonte: CiC 274 290 294 309 318 350 367 394 403 421 433 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 Utili Evoluzione degli utili della divisione Svizzera (mln chf) Fonte: CiC 0.00 5.00 10.00 15.00 20.00 25.00 30.00 35.00 40.00 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2012 2014 2016 2018 2020 Utili
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Cic
tali equilibri, lato clientela. «I più giovani sono disposti a ricorrere maggiormente a questi servizi, molto meno i clienti più anziani, benché spesso non si tratti nemmeno di competenze tecniche, ma preferenze e abitudini. Non tutto può essere gestito da remoto, da un punto di vista umano consulenza e Advisory in presenza hanno un altro valore, al pari della definizione del profilo di rischio. Esistono certamente eccezioni, ci rivolgiamo infatti a imprenditori di ogni tipo, come può essere il caso di giovani startupper usciti dall’Eth, che di conseguenza saranno maggiormente predisposti a ricorrere ai servizi digitali, fermo restando che in qualità di banca universale possiamo rispondere a qualunque esigenza, un dato che spesso sorprende», chiosa Dieffenbacher.
Se dunque la demografia non è un elemento trascurabile rispetto alle abitudini della clientela, gioca un ruolo sostanziale anche a livello di capitale umano
dell’istituto. «Molto spesso accogliamo i nostri collaboratori nelle fasi iniziali del loro percorso professionale, e li facciamo crescere internamente. La Cassa pensione garantisce una buona flessibilità per il management in uscita, tra i 58 e i 70 anni, il che consente di predisporre accurati piani di successione. In molti casi l’affiancamento dei manager uscenti ed entranti per tutto il tempo necessario a garantire una serena transizione. A livello di Executive, tutti i membri sono attivi in Svizzera, e seguono in prima persona lo sviluppo del business. Ci sono stati avvicendamenti nel corso del tempo, spesso per ragioni anagrafiche, ma i piani di successione hanno sempre attutito significativamente gli eventuali problemi, regalando stabilità all’istituto», rileva il responsabile.
Gli equilibri dell’Executive Committee, per sua stessa natura operativo e prossimo al business, riflettono dunque l’evoluzione del mercato domestico, la-
Sotto, la sede di Banca CiC a Basilea, dove è nata la storia di un istituto che ha da poco passato i 150 anni di attività. A lato, la fortissima crescita di bilancio vissuta nel corso degli ultimi anni, grazie a una strategia orientata al territorio, e alla vicinanza al cliente.
sciando al board un ruolo più strategico e di rappresentanza degli interessi della struttura societaria. «A livello di board, dove siedono anche i rappresentanti del Gruppo, ci sono stati dei cambiamenti. Il numero di consiglieri si è ampliato, nuove competenze sono state integrate, in parte per rispondere alle sfide di un contesto economico complesso, e che rispecchiano anche l’evoluzione di un istituto che è passato in poco tempo da 200 a 450 collaboratori, a dimostrazione del fatto che il nostro è un lavoro time-intensive; il che richiede un’accurata pianificazione in termini di nuovo personale, da un lato dunque procedendo con calma e prudenza, ma potendo comunque sempre garantire la qualità del servizio, specie ai clienti non digitali che sono per definizione molto poco scalabili», nota il responsabile.
Una piccola realtà, che non ha però mai smesso di correre, credendo e investendo nel territorio, Ticino incluso. «In banca Cic ho trovato una dimensione familiare in grado di coinvolgermi e continuare a stimolarmi. Quello che ci viene richiesto è un approccio molto imprenditoriale ai problemi, con decisioni da prendere in agilità, il cui impatto è visibile e apprezzabile nella quotidianità. Lavoro per un istituto che in parte sento anche mio, la cui crescita mi dà quindi grande soddisfazione, anche personale. Sono arrivato in Ticino otto anni fa, una regione in cui eravamo particolarmente forti sul lato investimenti, si trattava dunque di sviluppare il lato crediti, e in parte ci stiamo riuscendo, come i dati ben raccontano», conclude Philippe Dieffenbacher.
A 150 anni dalla fondazione, l’istituto basilese è riuscito a non perdere la sua identità, e lo stesso cipiglio di un tempo le garantisce oggi di poter competere con i più grandi, concentrandosi su un cliente di prossimità, prendendosi tutto il tempo necessario a farlo. Del resto, cosa sono pochi anni rispetto alla sua storia?
Federico Introzzi
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Bilancio
Fonte: Banca CiC 0.00 2.00 4.00 6.00 8.00 10.00 12.00 14.00 1984 1988 1992 1996 2000 2004 2008 2012 2016 2020 Bilancio
Evoluzione della somma di bilancio della divisione Svizzera (mld chf)
DEFY SKYLINE SKELETON ZENITH-WATCHES.COM TIME TO REACH YOUR STAR THE FUTURE OF SWISS WATCHMAKING SINCE 1865
Annus mirabilis: 2022
Risultati record anche nell’ultimo esercizio che fotografa una situazione particolarmente rosea per l’istituto di Bellinzona, con una raccolta in forte attivo, l’utile del Gruppo in crescita, e solidi coefficienti di solidità patrimoniale. In crescita il versamento al Cantone.
Da sinistra, Christian Vitta, Consigliere di Stato del Cantone Ticino, e direttore del Dfe, e Bernardino Bulla, presidente del Consiglio di amministrazione di BancaStato.
cedente, e che porta il totale alla ragguardevole cifra di 12,8 miliardi. Il totale della somma di bilancio è invece lievitato a 18,6 miliardi, in progresso del 3,8% sul 2021, e di ben 4,3 miliardi sull’intero lustro.
Nonostante sui mercati finanziari è certo il 2022 sarà ricordato, è altrettanto vero che la forte crescita degli interessi ha regalato risultati straordinari al comparto bancario, quale effetto di commissioni e operazioni d’intermediazioni. Il crollo di azionario e obbligazionario, in termini in più d’un caso inediti, ha sì influito sulle performance dei portafogli, e dunque sul gestito di molti istituti, ma in molti casi è stato comunque più che compensato in termini di ricavi.
Il Gruppo di Banca dello Stato del Cantone Ticino, come comunicato di recente, non costituisce un’eccezione, anzi, ha appena archiviato un anno di risultati assolutamente straordinari, ben rappresentati dall’evoluzione degli utili, in crescita del 16,7% e in termini assoluti pari a 64,4 milioni di franchi come fotografano i bilanci.
La prima beneficiaria di questa insperata abbondanza, per la natura stessa del Gruppo, è la collettività, nella figura del Cantone, che ha visto il versamento ordinario crescere del 18%, a quota 45,8 milioni, nell’anno in cui a essere venuto
meno è stato il supporto della Banca Nazionale. In prospettiva si tratta di un contributo, quello del Gruppo, cresciuto in maniera importante nel corso dell’ultimo lustro, rispetto ad esempio ai 38,4 milioni del 2018.
Le notizie positive non si fermano al comparto ipotecario, nonostante una crescita del 2,9% in uno dei business più forti dell’istituto, con un totale di crediti erogati pari a 11,4 miliardi, in evoluzione del 21,7% nel lustro, a stupire è la raccolta presso la clientela. In un anno finanziariamente molto complicato, e dimostrazione forse della fiducia nei confronti del Gruppo, sono stati ben 2,2 i miliardi di new money ottenuti dal mercato, con BancaStato a fare la parte del leone, rappresentando il 56,3% del totale.
A fronte dei 783 milioni di crediti erogati agli enti pubblici, sono invece 1,65 i miliardi concessi alla clientela privata, stabili rispetto all’anno precedente, ma in crescita del 31,6% sui cinque anni. Incremento analogo agli impegni nei confronti della clientela, in crescita di 3,4 miliardi, o comunque di 294 milioni sull’anno pre-
Il totale delle masse gestite, in crescita del 3%, ha invece agevolmente sfondato la soglia dei 21,3 miliardi, rispetto ai 15,6 ancora del 2018, un’ulteriore conferma della fiducia riconosciuta dalla clientela al buon lavoro dell’istituto; oltre 15,4 sono le masse della sola Casa madre.
Se i fondi propri sono oggi pari a 1,6 miliardi, equivalenti a una capital adequacy del 18,8% (e rispetto agli 1,2 del 2018), nonostante sul lustro i costi d’esercizio siano cresciuti dell’8,7%, nel corso dell’ultimo anno hanno registrato un significativo calo del 5,4%, chiudendo a 144,7 milioni, per quanto vada comunque sottolineato che i 152,9 del 2021 scontassero un versamento straordinario alla Cassa pensioni di quasi 16 milioni.
Al netto di tale operazione straordinaria, se la Capogruppo continua a mostrare un’efficienza in linea con gli anni precedenti, (costi/ricavi al 60,9%), è la controllata Axion Swiss Bank ad aver nettamente migliorato tali parametri portandosi al 63,9% rispetto all’80,3 del 2021. In leggera crescita il capitale umano, pari a 480,6 fte nell’ultimo anno, rispetto ai 457,1 ancora del 2021.
Achille Barni
66 · TM Aprile 2023
finanza / banche /eventi
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Privati, ma per tutti
Investendo in azioni di società specializzate in Private Equity gli investitori si garantiscono una miglior diversificazione del portafoglio, e l’accesso a tecnologie future interessanti.
lo dei fondi chiusi, si tratta di strumenti d’investimento a scadenza fissa, fondamentalmente illiquidi e negoziabili solo sul secondario. Inoltre, prevedono un investimento minimo elevato che deve essere investito per un periodo di tempo determinato. Il capitale è tipicamente fornito da grandi investitori istituzionali.
Gli investimenti in società non quotate hanno tradizionalmente rendimenti a lungo termine superiori a quelli dei mercati pubblici. Tradizionalmente sono stati i ceti più alti, dunque gli Hnwi, oltre agli istituzionali a trarne vantaggio. Oggi anche gli investitori privati possono partecipare allo sviluppo del private equity, ad esempio attraverso le società di private equity quotate. Negli ultimi dieci anni, queste hanno generato un rendimento totale del 230% o del 12,68% annuo. A febbraio, le azioni di queste società erano scambiate con uno sconto del -21,4% rispetto al valore contabile, il che costituisce dunque un interessante punto d’ingresso per gli investitori di lungo periodo.
L’asset allocation strategica sta affrontando sfide importanti. A causa dell’aumento della correlazione sui mercati finanziari internazionali, è difficile ottenere un’efficiente diversificazione di un portafoglio d’investimento attraverso le asset class più tradizionali. In questo contesto, gli investimenti alternativi stanno dunque
acquisendo sempre più importanza. Nel lungo termine, tali classi, come il private equity, le infrastrutture, il debito privato, ecc. sono caratterizzate in particolare dal fatto di avere caratteristiche di rischio e rendimento che non possono essere replicate da altre. Nei portafogli istituzionali, le classi di attività alternative sono quindi da tempo una componente importante dell’asset allocation strategica.
Per gli investitori è spesso auspicabile partecipare alla crescita delle nuove tecnologie. Ad esempio, un investitore che acquista azioni di una casa automobilistica decide anche a favore delle tecnologie associate. Con le classi di attività alternative - e soprattutto con il private equity - questo è ancora più vero. Un gestore di private equity di successo è costantemente alla ricerca di tecnologie future promettenti e dei relativi leader di mercato. In questo modo ha accesso a operazioni e tecnologie future difficilmente raggiungibili attraverso i canali tradizionali.
Gli alternativi sono prevalentemente accessibili da due canali. Il primo è quel-
La seconda strada è quella delle società d’investimento quotate, che rappresentano un portafoglio di investimenti in società private o un portafoglio di fondi diversificati. A differenza dei fondi chiusi, che sono riservati principalmente agli investitori istituzionali, il percorso attraverso la borsa valori apre l’accesso alle classi di attività alternative a una base di investitori più ampia, senza un termine fisso e un investimento minimo.
In quanto asset tangibile, il Private Equity offre un certo grado di protezione dall’inflazione, poiché gli investimenti vengono effettuati in società orientate al futuro, spesso leader di mercato. Le plusvalenze derivanti da operazioni di successo costituiscono inoltre una base interessante per distribuzioni e dividendi. Allo stesso tempo continuerà a crescere come asset class e a svolgere un ruolo sempre più importante nell’asset allocation.
Una volta che si sarà calmato il polverone sollevato dagli attuali eventi macro, ci si può aspettare una ripresa significativa degli investimenti nei mercati privati. L’attuale correzione è già vista come un’opportunità. La maggior parte delle società sta quindi approfittando della debolezza dell’azionario per fare buyback.
68 · TM Aprile 2023
Michel Degosciu, Ceo di Lpx Group, società specializzata in investimenti alternativi di Zurigo.
finanza / alternativi
di David Bowie e Enda Walsh con Manuel Agnelli
Considerato “il regalo d’addio di David Bowie al mondo”, Lazarus è la straordinaria opera rock che il grande artista britannico chiamava semplicemente “teatro musicale”, scritta poco prima della sua scomparsa insieme al drammaturgo irlandese Enda Walsh. La versione italiana, curata da Valter Malosti, vede protagonisti Manuel Agnelli, Casadilego e Michela Lucenti, accompagnati da un ricco cast di undici interpreti e da una band di sette musicisti.
18 –20.05 LAC, Sala Teatro
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Lazarus
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Calma apparente
Il primo trimestre del nuovo anno, per l’industria dei fondi, si chiude in apparente serenità. Bene le masse, trainate dai mercati, ma a crescere sono molto i monetari.
Il mercato svizzero dei fondi archivia il primo trimestre dell’anno con dati tutto sommato positivi, con una crescita delle masse dell’ordine dei 50 miliardi di franchi svizzeri, in gran parte derivanti dal buon andamento dei mercati finanziari, andato poi attenuandosi nelle ultime settimane.
Dall’inizio dell’anno il progresso è stato infatti di 38,67 miliardi di masse amministrate solo a livello di fondi azionari, di questi solo 6,24 sono derivanti dalla raccolta. In aggregato la performance si conferma comunque buona, con un progresso di 10,42 miliardi nel periodo. Se il gestito è comunque cresciuto anche rispetto alle altre tipologie di fondi, è probabilmente l’obbligazionario a segnare il miglior risultato in termini relativi e di attrattività anche guardando all’attuale fase di mercato. Del progresso registrato pari a 7,93 miliardi di franchi, ben 2,10 sono di new money, dunque raccolta presso gli investitori, che portano il comparto a sfiorare in termini assoluti i 381 miliardi, rispetto invece ai 602,81 degli azionari.
Interessante guardare al resto del comparto, con i fondi monetari a cantar vittoria nel brevissimo periodo. Nell’arco dell’ultimo mese hanno infatti visto nuovi afflussi pari a 4,05 miliardi, rispetto ai 3,70 dell’intero trimestre, e che spingono il comparto a portarsi sopra i 125 miliardi di masse amministrate. Entrate così significative sul monetario riflettono una pausa di riflessione che i mercati sembrano essersi presi nelle ultime settimane, dopo aver digerito l’acquisizione del colosso bancario svizzero, da parte della sua storica concorrente. Poco significative le variazioni degli altri segmenti, con spostamenti da zero virgola.
Complessivamente l’industria si porta a 1.370,36 miliardi di franchi di masse amministrate, con un totale di raccolta nel trimestre di 10,42. Dunque nel complesso si tratta di un buon risultato.
Il mercato svizzero dei fondi (Dati Morningstar in mln di franchi)
Quota di mercato per tipologia (in %)
Raccolta per Asset class (in milioni
L’Angolo dell’investitore: (Financial, Luxury, Infrastructure; Isin):
▲ Bnp Paribas (FR0000131104)
▲ Hsbc Holding (GB0005405286)
▲ Unicredit (IT0005239360)
▲ Inditex (ES0148396007)
▲ Lvmh (FR0000121014)
▲ Swatch Group (CH001225515)
▲ Union Pacific (US9078181081)
▲ Kobe (FI0009013403)
▲ Kuehne+Nagel (CH0025238863)
Aprile 2023 TM · 71
Per asset class Dic. 22 Nov. 22 6 mesi 1 anno Fondi azionari 42,65 43,56 43,81 47,06 Fondi obbligazionari 28,32 28,05 29,81 29,18 Fondi misti 12,39 12,37 11,95 10,87 Fondi mercato monetario 9,21 8,77 7,51 6,92 Fondi immobiliari 4,03 3,92 3,35 2,85 Materie prime 2,33 2,28 2,63 2,14 Investimenti alternativi 0,86 0,86 0,68 0,74 Altri fondi 0,21 0,20 0,26 0,24
Categoria fondi Massa amministrata Var. Sottoscrizione al Mar. 23 Gen. 23 netto dei riscatti Fondi azionari 602.819 564.149 38.670 6.244,8 Fondi obbligazionari 380.671 372.698 7.973 2.100,8 Fondi misti 162.989 165.666 -2.677 -350,2 Fondi mercato monetario 126.485 122.076 4.409 3.700,3 Fondi immobiliari 52.592 53.184 -0.592 -154,3 Materie prime 29.999 29.209 0.790 -581,7 Investimenti alternativi 11.997 12.594 -0.597 -466,6 Altri fondi 2.810 2.668 0.142 -68,6 Totale mercato 1.370.363 1.322.242 48.121 10.424,5
di
3 mesi 6 mesi 12 mesi 18 mesi Monetari 3.700,3 15.630,7 22.103,6 20.062,2 Obbligazionari 2.100,8 -7.053,1 -10.302,9 -17.464,6 Azionari 6.244,8 -1.775,5 -7.998,0 -7.344,0 Misti -350,2 -761,3 -1.669,0 2.837,6 Immobiliari -154,3 -130,9 -128,7 140,7 Altro -68,6 -163,7 -265,9 -362,2 Alternativi -466,6 -492,5 -480,0 -784,6 Materie prime -581,7 -672,0 -1.555,2 -2.114,7 Osservatorio di Federico Introzzi
franchi)
Tensioni sul debito
Negli Stati Uniti è tornato a infuriare il dibattito su quanto innalzare nuovamente il tetto al debito pubblico. I margini di manovra sono ridotti e un compromesso sarà inevitabile.
Lo scorso 19 gennaio, il Governo americano ha raggiunto il limite statutario di 31,381 trilioni di debito forzando il Tesoro a mettere in atto misure straordinarie per continuare a far fronte agli oneri sul debito e mantenere le spese correnti. Il Tesoro americano ha recentemente annunciato che le risorse saranno sufficienti solo fino a inizio giugno, la data esatta dipenderà molto dalle entrate fiscali di aprile. Le disponibilità di cassa del Tesoro sono un indicatore approssimativo di quanto si sia vicini all’esaurimento delle risorse, e generalmente il saldo scende con l’avvicinarsi al tetto sul debito, a fine marzo era al di sotto di quanto previsto a fine 2022.
Lo scenario più probabile è che il Congresso raggiunga un accordo per l’innalzamento del tetto del debito, prevenendo quindi un ipotetico default. Non è però da escludere che il contesto politico attuale possa condurre a difficili discussioni e causare incertezze che potrebbero superare i livelli del 2011 quando Standard&Poor’s abbassò il rating sul debito americano da AAA ad AA. I mercati hanno già iniziato a scontare questo scenario, come dimostrano i credit default swap che sulla scadenza a un anno hanno già superato i massimi del 2011.
Un compromesso difficile. L’autorizzazione di spesa del Congresso e l’autorizzazione di indebitamento per finanziare la spesa in eccesso alle entrate fiscali sono due leggi separate. Il budget (o le autorizzazioni di spesa) si riferiscono a impegni futuri, mentre i limiti sul debito riguardano l’indebitamento necessario per far fronte a spese occorse nel passato. Questo implica che la sospensione dell’attività governativa (shutdown) non è necessariamente legata al tetto del debito,
quanto all’impossibilità di far approvare legislazione di spesa. Storicamente l’innalzamento del tetto non ha mai costituito un evento traumatico, dal 1960 vi sono stati oltre 78 rialzi molti dei quali avvenuti con Congresso o Presidenza non in mano allo stesso partito.
La configurazione attuale con la Camera in mano repubblicana e il Senato e la Presidenza sotto controllo democratico rende inevitabile che la soluzione passi da un compromesso. Una via tutt’altro che semplice visto che la leadership democra-
«I toni concilianti delle ultime settimane dei repubblicani hanno ridotto il rischio che le trattative possano sfociare in una rottura dalle conseguenze inimmaginabili. È altamente improbabile lo scenario di un default, tuttavia tensioni e incertezze cresceranno»
tica vuole un innalzamento senza condizioni mentre alcuni repubblicani al Congresso hanno chiesto tagli al budget 2023 e l’ala conservatrice del partito (Freedom Caucus) s’è spinta più in là esigendo una riduzione significativa dei sussidi Medicare, Medicaid e di sicurezza sociale, nonché di altre fonti di spesa (difesa).
Sebbene il Freedom Caucus sia numericamente poco importante, fruisce di un potere ben più ampio a causa della risicata maggioranza repubblicana, del numero di rappresentanti nel Rules committee (il comitato che decide i termini dei dibattiti e può impedire che una proposta venga votata) e della possibilità di ricorrere a
un voto di sfiducia dello speaker della Camera (Motion to Vacate).
Si tratta di una situazione che ricorda quella del 2011 quando l’allora speaker della camera fu ostaggio delle richieste del Tea Party prima di giungere a un accordo. Vi sono però delle differenze, in primis le minacce ritenute meno credibili del Tesoro che un mancato accordo possa condurre a un default sulle obbligazioni di Stato ma anche la scarsa esperienza dei parlamentari, visto che solo il 20% dei repubblicani e il 30 dei democratici erano già nel Congresso nel 2011. I primi contatti sono già avvenuti, ma i toni del dibattito si scalderanno soltanto con l’avvicinarsi della data “X”.
Timidi segnali di apertura. Nelle ultime settimane i leader repubblicani di Camera e Senato sembrano aver escluso tagli ai principali programmi di sussidi, così come a pensioni e benefici dei militari. Se questo dovesse venir confermato, il rischio di ‘incidenti’ indesiderati dovrebbe ridursi notevolmente e la soluzione più probabile sarebbe quella di un taglio al budget. È una soluzione che ridurrebbe il rischio di uno shock di spesa per l’economia considerando che sicurezza sociale, sanità e benefici ai militari rappresentano circa la metà della spesa globale di 6,22 trilioni di dollari, mentre le spese discrezionali per la difesa raggiungono il 12%.
Tuttavia, si ridurrebbero notevolmente le voci di spesa che potrebbero venir ridotte visto che le spese discrezionali non legate alla difesa sono circa il 15% e i programmi di supporto per i redditi e al-
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Roberto Cerratti, responsabile Investment Consulting, di Credit Suisse (Svizzera).
osservatorio / obbligazionario
tri programmi obbligatori il 12,5. Inoltre, appare politicamente difficile che ampi tagli possano venir approvati in un anno elettorale. Una possibilità è che il Congresso si accordi per estendere il tetto per il 2024 per permettere al nuovo Governo di affrontare i temi di spesa e tasse, ma vi è il timore che questa possa essere vista come una vittoria per i democratici. Più verosimile è che i negoziati sfocino in un accordo nel quale i repubblicani chiedano tagli alla spesa a lungo termine, magari accettando un rialzo delle tasse. Opzioni a disposizione. Il Tesoro ha già messo in atto misure straordinarie che permettono di far fronte agli impegni senza che il debito superi il tetto legale, rimborsando gli investimenti attuali (e sospendendone di nuovi) in alcuni fondi pensionistici o di copertura delle spese sanitarie di dipendenti pubblici, con altre ancora possibili. Se il Congresso non dovesse approvare l’innalzamento del tetto, una volta esaurite le misure straordinarie le opzioni a disposizione risulterebbero più complesse e controverse.
La prima riguarda prioritizzare il pagamento di interessi e rimborso delle scadenze delle obbligazioni cessando di onorare altre spese come la sicurezza sociale, Medicare, Medicaid e benefici ai militari. Una misura di questo tipo, seppur temporanea, verrebbe però verosimilmente considerata come un evento di default innescando il downgrade del rating. La seconda, autorizzata dalla costituzione, è di coniare valuta che potrebbe essere depositata nei conti detenuti presso la Federal Reserve e ai quali il Tesoro potrebbe attingere. Si tratta di una possibilità sinora esclusa dal Segretario al Tesoro Janet Yellen. La terza è di rivalutare le riserve in oro al fine di contabilizzare un profitto.
A fine 2022, il Governo americano deteneva riserve valutarie valutate a 14,239 miliardi ma il cui valore di mercato è di circa 630. Lo stesso potrebbe essere fatto con i diritti speciali di prelievo del Fondo monetario. Infine, alcuni esperti di diritto sostengono che il Tesoro potrebbe fare appello alla sezione 4 del 14esimo emendamento che prevede che la validità del debito americano non debba essere messa in questione, ignorando quindi il tetto sul debito e continuando a finanziarsi per far fronte ai propri obblighi. Una soluzione che potrebbe però avviare una crisi costituzionale e richiedere un giudizio della Corte Suprema che, anche se favorevole,
potrebbe raffreddare l’interesse degli investitori per il debito americano. Anche la Federal Reserve potrebbe intervenire. Già nel 2011, aveva identificato quattro possibili misure: (i) continuare ad accettare le posizioni in default come collaterale per le proprie operazioni, (ii) intervenire sul mercato monetario al fine di garantire che i tassi restino all’interno della banda di fluttuazione della Fed, (iii) supporto diretto di liquidità e (iv) acquisto diretto di obbligazioni del Tesoro. Cosa significherebbe un default? Vi è un precedente del 1979 quanto a causa di un problema tecnico il Tesoro americano saltò un pagamento di un T-bill agli investitori individuali e ritardò il rimborso di due altri T-bills. L’incidente causò un rialzo dei rendimenti di 60 bps che impiegò mesi a riassorbirsi e, secondo studi accademici, generò spese supplementari per 40 miliardi di dollari. Un default causato dalla scelta politica di non innalzare il tetto del debito provocherebbe verosimilmente una reazione più ampia e duratura dei rendimenti che non riguarderebbe unicamente le obbligazioni
Sopra, le tensioni sul mercato del debito pubblico americano sono in un costante crescendo, con gli allarmi che iniziano a moltiplicarsi, in particolare dal segretario al Tesoro, il già numero uno della Fed.
di Stato. Molto dipenderà dalle obbligazioni su cui il Tesoro farebbe default e per quanto tempo. I piani di priorizzazione del Tesoro suggeriscono che continuerebbero a essere onorati gli obblighi sulle obbligazioni, sospendendo i pagamenti sulle altre voci di spesa. Non è chiaro se le agenzie di rating considererebbero questo come un evento di default, ma è probabile che arriverebbero ad abbassare i rating.
Le recenti dichiarazioni del segretario al Tesoro Janet Yellen sul raggiungimento della data “X” già a inizio giugno hanno creato un senso di urgenza per il raggiungimento di un accordo. Lo scenario di un default appare altamente improbabile, tuttavia tensioni e incertezze sono destinate ad aumentare nelle prossime settimane con l’intensificarsi delle discussioni.
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Rischio default? Andamento dei Cds sul debito americano Fonte: Bloomberg 5y Us Cds 1y Us Cds 100 80 60 40 20 0 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 90.905 45.180 Questione di liquidità Disponibilità di cassa del Tesoro americano (in trl usd) Fonte: Bloomberg Us Cbopbl Gen Feb Mar Apr Mag Giug Lug Ago Set Ott Dic Gen Feb Mar Nov 2022 2023 1.000 0.800 0.600 0.400 0.200 0.0000 0.1777
La corsa dei brand
L’allentamento della politica ‘zero Covid’ di Pechino sta già favorendo la ripresa di un mercato che non si era mai davvero sopito. Volano i consumi di lusso, anche inediti.
Caroline Reyl, Head of Premium Brands di Pictet Am. A lato, durante i lunghi periodo di quarantena e lockdown, particolarmente numerosi e duri per la popolazione cinese, si è registrato un forte eccesso di risparmio cumulato da parte di famiglie e imprese. In larga misura, però, involontario.
Grandi involontari risparmiatori?
Eccesso cumulato di risparmio in Cina (in trl usd)
lusso cinese è stato resiliente per tutto questo periodo, ma anche in quei comparti in cui la domanda è stata limitata all’interno del Paese, i cittadini più facoltosi hanno continuato ad acquistare gli stessi beni all’estero, il che ha aiutato molti marchi a sostenere le loro vendite globali. Allo stesso tempo, il Premium Brands Advisory Board di Pictet suggerisce che i consumatori cinesi stanno iniziando a interessarsi a prodotti e servizi di nicchia nell’ambito degli sport e della formazione (dai kayak alle lezioni di pittura), oltre a spostare l’attenzione in misura crescente verso i marchi premium nazionali. I principali premium brand prevedono ancora che entro il 2025 la Cina sarà il principale mercato mondiale del lusso.
■ Eccesso cumulato di risparmio
La decisione di Pechino di abbandonare la sua draconiana politica ‘zero Covid’ e di promuovere invece la crescita è una vera manna per i produttori di beni di lusso. Sebbene questi abbiano resistito discretamente bene alle recenti turbolenze in Cina, il cambio di politica del Governo dovrebbe sbloccare la domanda repressa.
Il segmento più alto del mercato del
«L’abbandono della politica “zero Covid” e l’introduzione di misure a sostegno del mercato immobiliare, mettono la Cina nella condizione di sovraperformare il mercato durante quest’anno»
Il breve termine resta certamente una sfida: l’Advisory Board mette in guardia su come una combinazione di politiche poco ospitali, impedimenti economici residui e mutamento dei gusti dei consumatori siano controproducenti per i produttori di beni di lusso. Lo dimostra il fatto che, mentre il mercato cinese dei beni per la persona ha registrato nel 2021 una crescita del 36% rispetto all’anno precedente, il 2022 si è invece dimostrato decisamente meno favorevole.
Durante l’ultimo Congresso del Partito Comunista, il presidente Xi Jinping
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Fonte: Pictet Am 2020 2021 2022 0 2 1 3 4 5 6 7 8 9
osservatorio / tematici
A trainare l’accumularsi del risparmio nelle banche cinesi hanno contribuito in misura sostanziale le famiglie, cui è stato semplicemente impedito di spendere buona parte del loro reddito, a esclusione di beni di prima necessità. Il ritorno alla volontà di viaggiare in patria e all’estero sarà un secondo motore a sostegno dei servizi, per i Paesi in via di sviluppo, e di quelli avanzati, che già lo stanno sperimentando dall’anno scorso.
ha rafforzato la propria spinta verso un sempre maggiore controllo statale, minacciando ulteriormente il dinamico settore privato cinese. Allo stesso tempo, la politica ‘zero Covid’ di Xi ha avuto un pesante impatto sull’economia, colpendo oltre la metà delle regioni del Paese e provocando una forte riduzione degli spostamenti, sia domestici che verso l’estero.
La domanda è stata ulteriormente penalizzata dalla crisi del settore immobiliare (in Cina gli immobili rappresentano circa il 70% della ricchezza delle famiglie). A questo si aggiungono gli effetti significativi della massiccia campagna di regolamentazione in alcuni settori, quali istruzione privata e commercio online, che ha spinto grandi aziende a tagliare posti di lavoro. Più in generale, la disoccupazione giovanile è salita al 20%.
Liberare la domanda repressa. Tuttavia, l’abbandono della politica “zero Covid” e l’introduzione da parte del Governo di misure a sostegno del mercato immobiliare interno, mettono la Cina nella condizione di sovraperformare nel prossimo anno: ci si può dunque aspettare che la performance cinese supererà quella delle economie sviluppate. Si stima che, a fine 2022, il totale dei risparmi in eccesso in Cina rappresentasse circa l’8,1% del reddito disponibile e quello delle famiglie quasi il 20% del Pil.
Tutto ciò dovrebbe contribuire a sostenere il consumo al dettaglio cinese e, di conseguenza, la spesa per beni di lusso. Gli esperti ritengono ancora che entro il 2025 la Cina diventerà il principale mercato mondiale per i beni di lusso. Di per sé, il semplice allentamento della politica ‘zero Covid’ o i segnali indicanti che la pandemia non è più un’emergenza sanitaria, potrebbero liberare una parte della
Grandi involontari risparmiatori?
Eccesso cumulato di risparmio delle famiglie in Cina (in % del Pil)
Turismo internazionale
Arrivi di turisti per regione geografica (rispetto al 2019, in %)
«Il segmento più alto del mercato del lusso cinese è stato resiliente per tutto questo periodo, ma anche in quei comparti in cui la domanda è stata limitata all’interno del Paese, i cittadini più facoltosi hanno continuato ad acquistare gli stessi beni all’estero, il che ha aiutato molti marchi a sostenere le loro vendite globali»
domanda repressa e far crescere anche del 10% il fatturato globale del settore.
La domanda interesserà in particolare i marchi del lusso cinesi più radicati nella cultura locale (come la medicina tradizionale e l’artigianato) che potrebbero inoltre ricevere un sostegno da Pechino.
Più in generale, sembra che tra i consumatori cinesi si stia verificando un mutamento dei modelli di consumo. Si osserva
infatti uno spostamento della domanda dai beni di lusso appariscenti alle esperienze di alta qualità. Invece di comprare l’ennesima borsa griffata o l’ennesimo orologio di lusso, i consumatori di fascia alta investono nell’istruzione, nei servizi sanitari, in hobby raffinati come la pittura o lo studio di uno strumento musicale o nello sport d’élite.
Anche il Governo, da parte sua, incoraggia i cittadini a intraprendere una più ampia varietà di sport, il che ha già iniziato a favorire i marchi specializzati. Particolarmente popolare è diventato lo yoga.
Nel complesso, per le aziende di beni di lusso che vendono sul mercato cinese, il bicchiere resta mezzo pieno. Alcuni dei marchi di fascia molto alta hanno visto aumentare le vendite persino nell’estremamente complesso terzo trimestre del 2022. L’appetito cinese per i beni di lusso continuerà. Anche se sembra improbabile che si ripeta il boom generalizzato dell’ultimo decennio, il quadro continua ad apparire sempre più luminoso sia per i top brand che per i fornitori di beni e servizi di nicchia.
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■ Xxxxxx
Fonte: Pictet Am 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 2020 2021 2022
■ H1 2022
Fonte: Pictet Am Mondo ■ 2021 Europa Asia e Pacifico America Africa Middle East 0 -10 -20 -100 -30 -40 -50 -60 -70 -80 -90
Infrastrutture di transizione
Infrastrutture
Come fare davvero la differenza
Transizione ambientale Controllo dei consumi, sostenibilità di acqua e rifiuti
Transizione della mobilità Mobilità verde e decarbonizzazione dei trasporti
Gli investimenti privati nelle infrastrutture hanno superato i mille miliardi di dollari di patrimoni in gestione su scala internazionale la prima volta nel 20212022, con un ulteriore progresso atteso del 116% nei prossimi cinque anni. Sono quindi l’asset class che registra in assoluto la crescita più rapida sui mercati privati e alternativi. All’inizio del 2023 quasi 350 fondi in infrastrutture raccoglievano capitali con un obiettivo superiore a ben 250 miliardi di dollari.
I principali motori di questa crescita sono i timori inflazionistici, l’instabilità geopolitica, la ricerca di indipendenza energetica e gli ingenti investimenti necessari alla transizione energetica, ambientale, digitale e verso nuove forme di mobilità. Il finanziamento privato delle infrastrutture consente anche di ovviare alla carenza di risorse stanziate dai Governi e dalle imprese nel settore.
La crescente attrattiva di questo segmento è riconducibile anche alla sua resilienza ai cicli di mercato, alla debole correlazione con le altre asset class e alla
«I processi di transizione verso una maggiore sostenibilità creano molteplici opportunità d’investimento nelle infrastrutture con l’intento di adeguare gli asset esistenti e di costruirne di nuovi»
importante da svolgere in questa transizione concentrando gli investimenti nelle infrastrutture di nuova generazione, più ecologiche, sostenibili, connesse e socialmente responsabili, e che rappresentano il pilastro portante di un’economia più efficiente ed efficace.
capacità di fornire una protezione contro l’inflazione. La natura fondamentale degli asset infrastrutturali, spesso abbinata a elevate barriere all’ingresso, si traduce in cash flow prevedibili e a lungo termine così come in rendimenti stabili e interessanti, il che contribuisce a ridurre la volatilità del portafoglio.
La costruzione e l’utilizzo delle infrastrutture sono responsabili del 79% delle emissioni globali, pertanto è urgente investire nelle infrastrutture sostenibili, tra le altre cose per raggiungere gli obiettivi globali di riduzione delle emissioni di Co2. Gli attori finanziari hanno un ruolo
Esistono numerose e interessanti possibilità d’investimento in grado di contribuire alla transizione in ogni settore: - La transizione energetica. Di fronte alla crescita demografica, al progresso dell’urbanizzazione e al previsto raddoppio dell’economia mondiale entro il 2045, la domanda di energia potrebbe aumentare del 30% circa in questo lasso di tempo. Anche i problemi del riscaldamento climatico esortano ad agire con la massima urgenza. 140 Paesi responsabili del 90% delle emissioni di gas a effetto serra hanno adottato o prevedono di adottare obiettivi di emissioni zero di Co2, avviando quindi una decarbonizzazione dell’economia.
Entro il 2050, quasi il 90% della produzione di elettricità dovrà provenire da fonti pulite, il che richiederà fino a 30 trilioni di dollari di investimenti nelle infrastrutture energetiche pulite prima del 2040. Questa tendenza verso l’energia pulita ha subito una forte accelerazione con la ricerca da parte dell’Europa di una maggiore indipendenza energetica nel quadro del conflitto in Ucraina. I Governi sostengono la transizione con misure di natura tassonomica e normativa. L’Inflation Reduction Act negli Stati Uniti e il piano RepowerEu in Europa mirano a
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Charlotte Dewynter, responsabile degli investimenti in infrastrutture di Union Bancaire Privée (Ubp).
Nel corso dei prossimi anni la transizione verso nuovi modelli di economia richiederà uno sforzo finanziario complessivo enorme, tanto vale cogliere la palla al balzo e agire subito.
Fonte: Ubp
Nuova generazione di infrastrutture
Transizione digitale Connettività, raccolta dei dati, IoT, infrastrutture It e Ia
Transizione energetica Energie rinnovabili, effcienza energetica, smart grid
osservatorio / alternativi
stimolare gli investimenti a favore della transizione.
Il solare e l’eolico dovrebbero rappresentare il 70% del mix energetico entro il 2050, tuttavia gli investimenti volti a sostenere la transizione non si limitano alle nuove capacità produttive di energie rinnovabili. Esistono anche numerose opportunità di impiego di capitali nelle strutture di stoccaggio e trasporto di elettricità, nonché per il potenziamento e la stabilizzazione delle reti. L’efficienza energetica, fattore chiave della transizione, rappresenterà del resto più del 40% della riduzione di emissioni necessaria entro il 2040. Anche la domanda di idrogeno verde dovrebbe aumentare di sette volte entro il 2050.
Infine, sono necessari investimenti massicci per diminuire l’impronta di carbonio nell’industria, soprattutto nei settori dell’edilizia, e nei sistemi di riscaldamento e di raffreddamento urbani.
- La transizione ambientale. Un’altra priorità è costituita dai servizi ambientali, idrici e per lo smaltimento dei rifiuti. Secondo McKinsey, il riciclaggio è ancora troppo poco sviluppato in alcune economie europee, con appena il 15% di plastica riciclata ogni anno, mentre riveste un ruolo essenziale in un’economia circolare. Sono altresì necessari investimenti per trasformare i rifiuti in energia. Infine, le infrastrutture di distribuzione di acqua potabile e di depurazione delle acque reflue devono essere migliorate e le nuove tecnologie consentiranno di controllare e ridurre i consumi.
- La digitalizzazione. La pandemia ha accelerato la digitalizzazione dell’economia, pur mettendo in luce i divari in termini di accesso e connettività, un fattore risultato essenziale per il mantenimento della coesione sociale.
La domanda di trasporto, stoccaggio e trattamento dei dati è notevolmente aumentata con il telelavoro, l’Internet delle cose, l’intelligenza artificiale, il cloud e le Smart City. Cresce così la domanda di connettività wireless, fibre ottiche, torri e antenne 5G e centri dati. La spesa pubblica, la regolamentazione e la cooperazione internazionale appoggiano questa transizione. Brookfield stima che nell’arco dei prossimi cinque anni sarà necessario investire oltre mille miliardi di dollari a livello globale nelle sole infrastrutture legate ai dati.
Entro il 2026, la copertura della fibra
ottica nelle abitazioni aumenterà del 67% in Europa. Occorrono ingenti capitali per impiegare le risorse e riassorbire le disparità di accesso alla fibra. L’introduzione del 5G e, successivamente, del 6G è in corso soprattutto in Europa e richiede investimenti altrettanto significativi.
- Le nuove forme di mobilità. Nel 2021 la Commissione europea ha pubblicato una strategia di mobilità sostenibile e intelligente volta a ridurre del 90% le emissioni di Co2 causate dai trasporti entro il 2050. Del resto al settore della mobilità è attualmente imputabile la maggior parte delle emissioni di gas a effetto serra nell’Unione Europea.
L’adozione di veicoli elettrici costituirà una tappa importante verso la neutralità climatica e sarà accelerata dal recente divieto approvato dal Parlamento europeo di vendere nuove auto alimentate a combustibili fossili a partire dal 2035. L’Agenzia internazionale dell’energia stima che occorreranno 300 milioni di auto elettriche entro il 2030 per raggiungere l’obiettivo zero emissioni. Saranno quindi necessari investimenti nelle stazioni di
La corsa alle infrastrutture, nelle molte declinazioni necessarie a garantire la transizione verso un nuovo modello economico, è certamente uno degli argomenti più caldi per gli investitori.
ricarica, sulle strade, nei parcheggi e nelle case degli utenti.
Gli obiettivi dell’Unione contribuiranno anche a trasformare i trasporti pubblici e la mobilità urbana, dando la priorità all’alimentazione elettrica di tram, autobus e metropolitane, nonché alla decarbonizzazione del trasporto aereo e delle merci.
In conclusione, i processi di transizione verso una maggiore sostenibilità creano molteplici opportunità d’investimento nelle infrastrutture con l’intento di adeguare gli asset esistenti e di costruirne di nuovi. Senza dimenticare che tali investimenti di prossima generazione sono e saranno sostenuti da incentivi pubblici,
di capitali privati e
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afflussi
nuove normative,
iniziative dei cittadini.
Fonte:
Infrastrutture globali Distribuzione dell’AuM
2.000 1.500 1.000 500 0 Mld 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 20212022e2023e2024e2025e2026e2027e
AuM
2027)
■
Fonte: Ubp 0 200 400 600 800 1.000 1.200 1.400 1.600 1.800 2.000 13.59% 20.51% 13.31% 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022f 2023f 2024f 2025f 2026f 2027f
■ Core & core+ ■ Debito ■ A valore aggiunto, e opportunistico
Preqin
per tipologia di strategie (usd mld, 2010 - 2027)
Il mercato delle infrastrutture
del segmento (crescita annualizzata e previsioni al
■
Nord America ■ Europa ■ Apac
Resto del mondo ■ Multiregionale diversificato
L’inflazione dimenticata
Salvo imprevisti peggioramenti della congiuntura saranno necessari tassi più alti e meno credito alle imprese per raffreddare durevolmente le spinte inflative.
Giovanni Rickenbach, Responsabile Strategia di Pkb. A lato, la persistenza dell’inflazione di fondo in Stati Uniti, Eurozona e Svizzera.
Malgrado gli ampi rialzi dei tassi, i mercati del lavoro restano tesi e le misure d’inflazione di fondo, al netto di energia e alimentari, non danno segni convincenti di calo. Gli indicatori anticipatori dell’attività economica non segnalano contrazioni dell’attività per i prossimi mesi.
La pandemia ha inaugurato un periodo d’instabilità dell’attività economica e dei prezzi nelle economie avanzate. Amplificata dal considerevole supporto monetario e fiscale, la ripresa post-Covid ha avviato un’ondata inflazionistica. Nell’ultimo anno, le Banche Centrali hanno perciò notevolmente inasprito le politiche monetarie, ormai divenute restrittive negli Stati Uniti e nell’Eurozona. Prendendo per buono il consenso delle previsioni macroeconomiche, il ciclo di rialzo dei tassi di Fed e Bce è quasi concluso e l’inflazione è destinata a convergere verso i target nel corso dei prossimi due anni al prezzo di un limitato rallentamento della crescita. Quali sono i rischi di questo scenario benigno?
Oggi pochi agenti economici possono vantare un’esperienza diretta dell’ultimo episodio inflazionistico, la grande inflazione degli anni Settanta. Le ultime tre crisi, la bolla del 2000, la Grande Crisi del 2008 e, inizialmente, la pandemia hanno inoltre comportato rischi di collasso sistemico dalle conseguenze deflazionistiche. Nel centesimo anniversario dell’iperinfla-
zione tedesca e nel cinquantesimo dello shock petrolifero, è allora utile riesaminare la storia economica.
La combinazione di inflazione persistente e mercati del lavoro tesi alimenta e perpetua la spirale di rialzo di prezzi e salari. Per porre fine al processo inflazionistico è necessario un mix di politiche monetarie e fiscali restrittive, seguite da una fase di contrazione dell’attività economica. Quando l’inflazione sfugge di mano, le conseguenze per l’economia sono durevoli e distruttive. Danneggia il risparmio e le rendite, ma favorisce i debitori. A seconda della congiuntura, penalizza i salari reali e i consumi o la reddittività delle imprese e gli investimenti. Deprime quindi l’attività e i profitti, penalizzando gli azionisti. Intacca la coesione sociale e fomenta i conflitti politici. Per limitarne le conseguenze, i Governi tendono inizialmente ad adottare politiche di sostegno espansive che invece l’alimentano. A che punto ci si trova oggi?
Nel terzo anno dell’ondata inflazionistica, l’azione delle Banche Centrali non ha finora avuto un impatto significativo.
Del resto, la svolta energetica, il riposizionamento delle catene di fornitura e l’aumento delle spese per la difesa fungono da incitamento a politiche espansive e investimenti elevati delle imprese.
In conclusione, bisogna ritenere che il compito delle Banche Centrali non sia finito. La fase recessiva necessaria per rilassare il mercato del lavoro e ridurre il pricing power delle imprese costituisce la soluzione. Salvo un peggioramento improvviso della congiuntura, saranno necessari nuovi rialzi dei tassi e condizioni di finanziamento delle imprese meno favorevoli, specie in Eurozona e Svizzera.
Contrariamente al 2000, 2008 e 2020, le Banche Centrali non abbasseranno i tassi d’interesse ai primi segnali recessivi, ma aspetteranno miglioramenti durevoli sul fronte dell’inflazione di fondo e dei mercati del lavoro. La redditività nell’insieme elevata delle imprese e la qualità relativamente buona dei bilanci del settore privato portano infatti a escludere rischi sistemici con implicazioni deflazionistiche. L’investitore azionario deve infine temere molto più che l’inflazione sfugga di mano, che non una normale recessione che risolva il problema senza intaccare le prospettive di crescita di lungo periodo.
78 · TM Aprile 2023
Cara inflazione Andamento dell’inflazione Core per Paese (in %) Fonte: Pkb -2 -1 0 1 2 3 4 5 6 7 28.02.13 28.02.15 28.02.17 28.02.19 28.02.21 28.02.23 Ipc Core Svizzera y/y Ipc Core Usa y/y Ipc Core Eurozona y/y osservatorio / macro
Stabilità o inflazione?
Mario Montagnani, Senior Investment Strategist di Vontobel. A lato, in coincidenza con l’ultimo rialzo dei tassi del ciclo monetario e dell’apice della corsa inflativa, eventi non per forza concomitanti, tradizionalmente succedono molte cose, a partire dall’andamento delle borse, che riprendono forza e slancio per i mesi successivi.
Dalla fine di settembre 2022 i mercati azionari hanno registrato un forte rimbalzo. A gennaio le speranze di una svolta anticipata da parte della Fed hanno dato luogo a un rally, andato a scontrarsi già a febbraio con lo scetticismo legato alla prospettiva più concreta di tassi più elevati più a lungo del previsto dovuta a sua volta a un’inflazione più persistente delle aspettative di pochi mesi fa. A marzo, poi, qualcosa si è rotto con le ripercussioni del crollo di Silicon Valley Bank (Svb). Si tratta però di un nuovo 2008?
Le recenti turbolenze nel settore bancario hanno destato non pochi timori sul difficile e ingrato compito di trovare un equilibrio tra stabilità del sistema finanziario e quella dei prezzi con cui sono attualmente chiamate a confrontarsi le Banche Centrali.
Questa situazione, a cui si è aggiunta la forte inversione delle curve dei rendimenti, ha determinato un marcato inasprimento della volatilità. Una recessione appare inevitabile, mentre il trambusto provocato dal crollo di Svb potrebbe com-
plicare le decisioni degli istituti centrali spingendoli a ridurre il ritmo dei rialzi dei tassi sebbene un’inflazione elevata renda necessaria la loro prosecuzione.
Chiunque si stia chiedendo quale fronte avrà la meglio troverà le risposte nei verbali dell’ultima riunione della Fed, in cui l’istituto ha espresso l’impegno incondizionato e prioritario nel voler mantenere bassa l’inflazione.
Tutto dipende dunque nuovamente da inflazione e rialzi dei tassi. Gli eventi recenti indicano come le banche dovranno in ultima analisi ricalibrare le proprie strategie di erogazione dei prestiti rendendole meno rischiose man mano che l’impatto dei tassi più elevati diverrà più visibile. Imprese e consumatori, con ogni probabilità, ne risentiranno.
Gli istituti di credito statunitensi di medie dimensioni svolgono un ruolo cruciale nell’economia, erogando il 60-80% dei prestiti nel segmento residenziale e in quello commerciale (specialmente in ambito immobiliare) e circa il 50% di quelli al consumo.
Sul versante positivo, l’attuale crisi ban-
caria potrebbe divenire un fattore deflazionistico, a sostegno della view secondo cui il trend disinflazionistico osservato a partire da luglio 2022 potrebbe proseguire nel corso di quest’anno.
Cercando qualche indicazione nella storia, le Banche Centrali in genere smettono di innalzare i tassi quando si rompe qualcosa. E nonostante il rialzo giunto dalla Fed lo scorso mese, una pausa nel rialzo dei tassi potrebbe concretizzarsi già verso la fine di maggio.
Si è dunque tornati al 2008? Quasi certamente no. Ma nonostante non sembri attualmente e realisticamente sussistere alcun rischio sistemico per le banche, non si possono escludere ulteriori danni collaterali da uno dei cicli di rialzo dei tassi più aggressivi degli ultimi 40 anni.
L’ipotesi che la crisi si allarghi fino a colpire altri settori non può essere scartata. In fin dei conti si tratta per definizione del probabile esito di una recessione indotta dalle politiche. Nel breve periodo, senza potenti catalizzatori come un allentamento delle politiche monetarie, i rendimenti azionari rimarranno probabilmente fiacchi. Ciò vale anche per una possibile sospensione dei rialzi da parte della Fed in caso di inversione della curva, come sta avvenendo oggi.
Aprile 2023 TM · 79
Picco inflativo (settimana 0) Indici e inflazione Performance media (’50-’22) per settimana Fonte: Vontobel 85 90 95 100 105 110 115 120 125 130 135 S&P Index oggi (picco inflaz. VII-2022) S&P Index performance media -32 -18 -3 11 20 39 49 59 69 Stop ai rialzi dei tassi della Fed (settimana 0) Dallo stop dei rialzi dei tassi Performance media indici dal ‘60 Fonte: Vontobel 125 120 115 110 105 100 95 -32 -16 1 17 34 46 58 69 Performance medie S&P 500 rispetto al rialzo dei tassi osservatorio / macro
È il dilemma della Fed, e degli altri istituti centrali. Confrontati con le recenti instabilità del sistema finanziario/bancario, qualche incertezza sulla lotta all’inflazione potrebbe sorgere.
Alimentare le imprese
Tensioni geopolitiche e normativa bancaria limitano sempre più l’accesso al credito da parte delle piccole imprese. Un problema che non dovrebbe essere sottovalutato.
Il finanziamento commerciale, nella sua accezione più ampia, è una delle attività più antiche nell’ambito del traffico dei pagamenti commerciali, che da secoli permette di espandere commercio e catene di fornitura. La Bri e il Wto stimano che sia un mercato da oltre 12mila miliardi di dollari su un totale di 18 tra esportazioni (o importazioni). Non esiste tuttavia una fonte statistica completa che consenta una valutazione esatta dell’effettiva composizione.
Ma quali sono i vantaggi di questa forma di finanziamento? Contribuisce a ridurre i rischi di inadempienza da parte dei compratori. Il settore realizza la promessa basilare del sistema bancario, cioè quella di finanziare il capitale di esercizio, che abbassa il contante accantonato dalle imprese a copertura delle operazioni. Inoltre le aiuta a ridurre i ritardi di consegna, ad accedere a nuovi mercati e clienti e a cogliere più opportunità. Se un’azienda ha successo nell’attuazione dei suoi progetti, il finanziamento della catena di fornitura finisce per avvantaggiare tutti.
Il principio del finanziamento com -
merciale si è costantemente evoluto nel corso degli anni, per tenere il passo con i mutamenti dell’economia mondiale, con lo sviluppo tecnologico al centro. Trasformazione del finanziamento commerciale. Una situazione geopolitica in forte trasformazione e le variazioni delle normative bancarie hanno avuto, negli scorsi anni, ripercussioni notevoli sul finanziamento commerciale e quindi sull’economia globale.
L’attuale situazione geopolitica è caratterizzata da un incremento delle misure protezionistiche, da un aumento delle tensioni economiche tra i Paesi e da una crescente incertezza riguardo al futuro del commercio mondiale. Con molti nodi tutti ancora da sciogliere: Stati Uniti - Cina, Iran, Corea del Nord, Russia... E per le imprese diventa sempre più difficile ottenere i mezzi finanziari occorrenti per partecipare agli scambi internazionali.
Inoltre l’insicurezza sul piano geopolitico ha indotto a usare maggiore prudenza nella concessione dei crediti, determinando un ulteriore calo dei mezzi disponibili, con un ulteriore freno derivante da Basi-
lea III, che ha spinto gli istituti a concentrarsi su grandi imprese multinazionali, ben finanziate. Le imprese più piccole e meno finanziate invece incontrano ostacoli nell’accesso ai capitali.
Nonostante queste sfide, il finanziamento commerciale resta un elemento essenziale dell’economia mondiale. Con l’insorgere della pandemia e le tensioni geopolitiche si è compiuta una svolta verso una sua maggiore digitalizzazione. L’impiego di piattaforme e blockchain ne ha aumentato l’efficienza e la trasparenza, ha facilitato l’accesso e ha ridotto il rischio. A seguito di ciò hanno preso piede anche nuove possibilità, come il crowdfunding e i crediti peer to peer (P2P). Il crowdfunding consente di procurarsi fondi da un gran numero di investitori mentre il P2P di avere accesso a mezzi finanziari di singoli finanziatori.
Inoltre esiste ormai una vasta gamma di società di gestione che procurano capitale attraverso fondi, aiutando così le piccole imprese che godono di minori finanziamenti. E con il massimo profitto. La discrepanza tra la domanda di linee di credito e il denaro disponibile è attualmente squilibrata, al punto che questi gestori possono esigere rendimenti a due cifre percentuali con solide garanzie.
Gli investitori possono partecipare a questo andamento attraverso investimenti in fondi o strutture simili e hanno così l’opportunità di diversificare.
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Nicolas Laporte, responsabile del team Products & Solutions di Banca Cic Svizzera. A lato, cresce il numero delle operazioni di finanziamento sui mercati privati, in Europa e nel Regno Unito.
■ N. di operazioni concluse Volano i mercati privati Operazioni di credito private in Europa (Uk, Eu) Fonte: Deloitte Private Debt Tracker, 2022 0 50 100 150 200 250 Q42012 Q42013 Q42014 Q42015 Q42016 Q42017 Q42018 Q42019 Q42020 Q42021 Q42022 osservatorio / credito
Sanitario: nuove difese?
Sabrina Geppert, Senior Portfolio Strategist di Janus Henderson
Investors. A lato, anche in fasi di correzione di mercato alcuni settori si dimostrano più resilienti di altri, correggendo in molti casi secondo la media se non oltre, ma riprendendosi anche incredibilmente in fretta. Sicuramente Health e BioTech fanno parte delle eccezioni, resilienti alle crisi e in tempo di pace performanti.
L’alta volatilità registrata nei mercati durante il 2022 ha riportato al centro la preoccupazione sul come posizionare i portafogli per meglio cavalcarla. A tal fine, è probabile che gli investitori possano trarre vantaggio da un’allocazione nel settore sanitario. Il settore ha storicamente mitigato i ribassi dell’azionario ed è sostenuto da importanti trend strutturali come invecchiamento della popolazione e innovazione costante. Nel 2022, ad esempio, la maggior parte dei settori del comparto ha subito perdite rilevanti, ma l’assistenza sanitaria in generale e il BioTech in particolare sono stati più al riparo.
Ma perché è successo e cosa è lecito aspettarsi in futuro? Il sanitario può offrire una protezione dai ribassi?
Il settore ha tradizionalmente rappresentato un efficace cuscinetto per il portafoglio durante i periodi di volatilità, grazie alla costante domanda di servizi sanitari come ospedali, farmaci e dispositivi medici, indipendentemente dal ciclo. Questo vale per circa l’85% del settore che conserva caratteristiche fortemente
difensive. Il restante 15% è costituito da BioTech, dunque aziende innovative, e intrinsecamente volatili, a piccola e media capitalizzazione che offrono un maggiore potenziale di crescita, nonché aziende più grandi che riflettono qualità più difensive e tendono a comportarsi in modo simile alle farmaceutiche tradizionali.
Queste caratteristiche difensive e di crescita si riflettono nei rendimenti storici, e anche l’ultimo lustro non fa eccezione, con un eccesso di rendimento rispetto al resto del mercato. Sebbene ci si attenda che l’healthcare sovraperformi nell’intero ciclo di ribassi e rialzi grazie alla sua natura difensiva, il BioTech ha mostrato in ultima analisi una performance migliore, continuando a generare alpha.
Un settore specializzato richiede una gestione attiva. Si stima che il 90% dei farmaci che entrano nella fase di sperimentazione clinica sull’uomo non arrivi mai sul mercato e, per quelli che ci riescono, l’esperienza dimostra che le stime di vendita di consensus per il lancio di nuovi farmaci sono sbagliate il 90% delle volte. Pertanto, la conoscenza e la
comprensione da parte di esperti della ricerca scientifica, dei test e del processo di approvazione dei farmaci, oltre a un’attenta valutazione delle relative opportunità commerciali, sono fondamentali per identificare i vincitori che possono trarre vantaggio dalla velocità dell’innovazione in atto nel settore.
Allo stesso tempo, la flessione del mercato nel 2022 ha causato una rivalutazione dei rapporti prezzo-utili per le azioni del settore sanitario, con rapporti che sono scesi vertiginosamente dai massimi recenti. Questo recupero è stato particolarmente pronunciato nell’universo BioTech a piccola e media capitalizzazione. In effetti, circa 200 di queste aziende ora scambiano al di sotto dei livelli di liquidità nei loro bilanci, creando l’opportunità che eventi idiosincratici (ad esempio, aggiornamenti positivi di studi clinici) possano guidare un rialzo significativo.
Pertanto è da ritenersi che un approccio attivo e dinamico sia la chiave per individuare le società che possono beneficiare dei numerosi vantaggi a lungo termine che l’assistenza sanitaria e le biotecnologie possono offrire, oltre a scoprire le opportunità derivanti dalle inefficienze del mercato.
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0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 ■ Healthcare ■ Biotechnology Average excess return: Drawdown Average excess return: Drawdown e recvovery Rendimento medio in eccesso Confronto rispetto all’Msci World degli ultimi 5 ribassi e recuperi dal 2000 Fonte:
osservatorio / settori
L’elevata volatilità vissuta dai mercati negli ultimi mesi spinge a considerare attività con spiccate caratteristiche difensive, dunque rendimenti non correlati e refrattari a nuovi ribassi.
Janus Henderson
A volte ritornano...
Dopo anni di magra e disaffezione da parte degli investitori, finalmente è tornata a esserci ‘un’alternativa’. Il reddito fisso è nuovamente attrattivo, e gli acquisti stanno tornando. Obbligazionario
Andamento del Bbg Global Aggregate Index (in usd, 2000-2013)
Riccardo De Cenzo, Investment Advisor di Bg Valeur. A lato, il rialzo dei tassi è coinciso, non troppo sorprendentemente, con il ritorno agli onori delle cronache del reddito fisso, con le curve dei rendimenti che stanno rapidamente ritracciando.
to, spingendoli verso lo 0% e, in alcuni casi, anche in territorio negativo. Per tale ragione, i risparmiatori non avevano altra possibilità che investire in titoli azionari al fine di ottenere rendimenti adeguati. Da qui il termine T.i.n.a., There Is No Alternative, associato al comparto azionario.
Ad ogni modo, rispetto a qualche anno fa, l’attuale contesto macroeconomico risulta essere caratterizzato da un livello di inflazione che non si osservava da decenni. Per combattere l’inflazione e riportarla entro i termini previsti dai rispettivi mandati, le Banche Centrali, come ad esempio la Banca Nazionale Svizzera, Federal Reserve, Banca Centrale Europea e la Bank Of England, hanno deciso di alzare i tassi di interesse a una velocità record, facendo registrare un “sell-off” generalizzato delle obbligazioni globali.
Storicamente, il comparto del reddito fisso, ovvero strumenti di debito che garantiscono al detentore il diritto di ricevere pagamenti periodici futuri, è stato sempre considerato un elemento centrale nella costruzione di un portafoglio di investimento. Infatti, allocare una parte dei propri risparmi in questa asset class in passato ha aiutato a gestire la volatilità del portafoglio, fornendo al tempo stesso
una stabilità nei flussi di capitali in entrata. Tuttavia, nell’ultimo decennio gli strumenti a reddito fisso non hanno garantito agli investitori rendimenti ‘ragionevoli’.
A seguito dello scoppio della Grande Crisi Finanziaria del 2008, i Governi e le Banche Centrali hanno promosso una serie di manovre espansive volte a supportare un’economia fragile. La conseguenza di queste politiche ultra-espansive è che hanno depresso i rendimenti del segmen-
Infatti, tale movimento è determinato dal fatto che esiste una correlazione inversa tra prezzi degli strumenti a reddito fisso e tassi di interesse. Con il restringimento monetario adottato, le obbligazioni globali in dollari nel 2022 sono scivolate per la prima volta in più di cinquanta anni in un mercato orso, perdendo quasi il 20%.
Se storicamente, all’interno di un portafoglio bilanciato, le obbligazioni fungevano da ‘cuscinetto’ per mitigare la volatilità dell’esposizione azionaria, lo scorso anno questo paradigma non ha funzionato. Infatti, secondo un modello
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Fonte: Bg Valeur 92.00 112.00 132.00 152.00 172.00 192.00 212.00 232.00 252.00 232.00 31.12.1999 Bbg Global Aggregate Usd 31.12.200131.12.200331.12.200531.12.200731.12.200931.12.201131.12.201331.12.201131.12.201331.12.201131.12.2013 Bund Curva dei rendimenti dei titoli di stato tedeschi (in %) Attuale Marzo ‘23 Marzo ‘22 -1 -0.5 0 -1 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3m 1y 6m 2y 3y 4y 5y 7y 6y 8y 9y 10y 15y Fonte: Bg Valeur 30y osservatorio / obbligazionario
elaborato da Bloomberg, un classico portafoglio 60/40, ovvero due-terzi investiti in azioni e il restante un-terzo nel comparto obbligazionario, ha registrato nel 2022 una performance del -17% circa, ovvero uno dei rendimenti peggiori dallo shock finanziario della Grande Crisi.
Tuttavia, il repentino aumento dei tassi di interesse ha un risvolto positivo per gli investitori a caccia di rendimenti. Infatti, questi ultimi sono tornati a essere interessanti dopo un periodo prolungato di magra. In altre parole, dato un contesto macroeconomico dominato da inflazione persistente e dati economici forti, le Banche Centrali verosimilmente manterranno il loro approccio restrittivo high for longer e dunque il motto Tina è ora sostituito con il termine T.a.r.a., There Are Reasonable Alternatives.
Innanzitutto, è doveroso annoverare tra le ‘ragionevoli alternative’ le obbligazioni governative. Concentrando l’attenzione sui Paesi considerati risk-free, ovvero dove la probabilità di default è prossima allo zero, gli Stati Uniti e la Germania sono tornati a catturare l’interesse degli investitori. Infatti, il Treasury Americano a due anni gravita da inizio anno intorno a dei livelli a cui non si assisteva dal biennio 2006-2007. Stesso discorso vale per il rendimento del Bund a due anni, il quale dopo più di sette anni è tornato vicino ai valori osservati nel 2008.
Il movimento al rialzo dei rendimenti delle obbligazioni governative risk-free ha avuto un impatto diretto anche sul comparto del credito. Focalizzando il discorso sulle emissioni societarie investment-grade, quest’ultime, esclusi i finanziari, hanno generato una buona performance da inizio anno. Gli investitori, infatti, hanno iniziato a riempire i portafogli di obbligazioni societarie Ig di alta qualità.
Come osservato dalla società Epfr, che si occupa di tracciare i flussi dei fondi, circa 20 miliardi di dollari sono entrati nei fondi specializzati nell’acquisto di debito societario con un alto rating creditizio. Per quanto riguarda, invece, le emissioni High Yield, anche note come non-investment grade, i rendimenti di queste ultime sono anch’essi aumentati grazie soprattutto all’aumento del tasso risk-free e non del premio al rischio di credito.
Sebbene il carry offerto da questa asset class sia decisamente interessante per il medio termine, con rendimenti superiori
al 5% per le emissioni in euro e dollaro americano, è opportuno essere cauti e non farsi ingolosire. A seguito dei recenti default di alcune banche regionali statunitensi a causa del repentino aumento dei tassi, gli istituti finanziari potrebbero ridurre la disposizione di nuovi prestiti al fine di preservare la liquidità. Ciò andrebbe inevitabilmente a ridurre la crescita economica nei prossimi mesi.
Attualmente i fondamentali delle società non Ig sono tutto sommato in buona salute, gli utili sono cresciuti e la leva finanziaria è diminuita, ma è plausibile che nei prossimi mesi la crescita economica possa continuare a decelerare, soprattutto se le banche ridurranno la loro disponibilità a concedere prestiti per mantenere liquidità, e ciò potrebbe portare a un allargamento degli spread e a tensioni nel comparto del credito.
Sulla base di quanto affermato precedentemente, le obbligazioni sono finalmente tornate al centro dell’interesse mediatico grazie al ciclo di rialzi dei tassi di interesse. Rispetto al decennio passato, in cui gli investitori a caccia di reddito erano
Se i Treasury statunitensi scontano ormai rendimenti molto generosi (rispetto ai titoli di Stato europei), trainati dai rialzi della Fed, lo spread con i titoli europei si è molto ridotto, con un balzo del Vecchio Continente, che specie nel crossover offre ormai qualcosina di
costretti a volgere lo sguardo verso asset class sempre più rischiose e illiquide, oggigiorno i risparmiatori possono ridurre la rischiosità del proprio portafoglio in quanto finalmente ‘esiste una ragionevole alternativa’.
Dato che le preoccupazioni per la stabilità del sistema finanziario e per l’inflazione ancora troppo elevata si sono intensificate è opportuno tornare a considerare questa asset class, puntando su un’ampia diversificazione. Ad ogni modo, prima di prendere qualsiasi decisione finanziaria, è opportuno di rivolgersi a un professionista del settore, al fine di valutare le diverse opportunità d’investimento in relazione al proprio profilo di rischio.
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% $ # Treasury Curva dei rendimenti dei titoli di stato americani (in %) Fonte: Bg Valeur 3m 1y 3y 5y 7y 9y 15y 0 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5 5 20y 30y 0.5 Attuale Marzo ‘23 Marzo ‘22
più.
Fonte: Bg Valeur Markit iTraxx Europe Crossover Index Markit iTraxx Nord America Crossover Index 200 300 400 500 600 700 800 31.12.201929.02.202030.04.202030.06.202031.08.202031.10.202031.12.202028.02.202130.04.202130.06.202131.08.202131.10.202131.12.202128.02.202230.04.202230.06.202230.08.2022 900
Si chiudono gli spread
Rendimento
dei titoli europei ed americani (in bp)
Successi indesiderati
Steve Wreford, portfolio manager
Quadro globale per la mappatura tematica dell’inflazione
Lazard Global Thematic Equity team. A lato, c’è inflazione e inflazione, una questione non solo semantica.
Il mercato finanziario non sta valutando adeguatamente le opportunità presenti nell’attuale scenario caratterizzato da un’inflazione strutturale più elevata. I mutamenti significativi nella politica monetaria, fiscale e demografica stanno alimentando un contesto inflazionistico strutturalmente più elevato non ancora rispecchiato dal sentimento di mercato. Pertanto, è essenziale adottare strategie adeguate.
L’utilizzo delle coperture contro l’inflazione comunemente accettate, come le attività reali, le materie prime, le obbligazioni indicizzate e i beni da collezione, potrebbe non essere la scelta più appropriata. Tuttavia, un portafoglio azionario può rappresentare una soluzione, sebbene richieda particolare attenzione nella scelta delle azioni e nella gestione attiva. Costruire una base solida. Per massimizzare i vantaggi offerti dall’attuale situazione di mercato, è necessario comprendere cause e sintomi dell’inflazione. Ogni periodo storico d’inflazione è stato causato da una combinazione unica di fattori e l’attuale richiede un orientamento diverso
rispetto a quello guidato da nuovi Emergenti o tensioni geopolitiche. Il contesto odierno è caratterizzato da una combinazione di fattori, come la deglobalizzazione, il cambiamento climatico, i punti di inflessione della politica monetaria e fiscale, che richiedono nuovi approcci. Ripensare gli schemi dell’inflazione. Le soluzioni tradizionali, come l’investimento in materie prime, titoli indicizzati all’inflazione e immobili, comportano costi elevati, illiquidità e rischi legati ai cambiamenti nella legislazione e nella regolamentazione. Pertanto, le azioni rappresentano una valida soluzione per mitigare gli effetti dell’inflazione. Selezione prudente della copertura con azioni. Tuttavia è importante selezionare con attenzione il giusto sottoinsieme di azioni, poiché gli approcci puramente quantitativi e passivi potrebbero non essere adeguati a gestire la specificità del nuovo regime inflazionistico. Inoltre, le azioni che in passato hanno dimostrato un ampio potere di determinazione dei prezzi potrebbero non essere adatte in questa situazione di mercato. Un por-
tafoglio gestito attivamente, in grado di evolversi man mano che la natura di cause e sintomi dell’inflazione diventano più evidenti rappresenta un criterio migliore. Adottare un approccio tematico. Ci sono sei forti opportunità tematiche che consentono di cogliere le diverse serie di fattori inflazionistici: attività immateriali, cattura dei prezzi al consumo, trasmissione industriale dei costi, edilizia e finanza, scarsità di risorse e politica energetica. Investire in società che beneficiano effettivamente dell’aumento dei prezzi al consumo, di società industriali che hanno la capacità di trasferire gli aumenti di prezzo o di società che beneficiano indirettamente di un contesto di tassi e volatilità più elevati può rappresentare una soluzione d’investimento altamente differenziata e in grado di cogliere le molte opportunità. Evitare la diluizione del tema. L’attuazione efficace di una strategia tematica richiede una comprensione approfondita e dettagliata delle sue implicazioni e del suo potenziale di successo, insieme ad una ricerca esaustiva delle caratteristiche idiosincratiche dei titoli. L’implementazione è fondamentale per generare il modello di performance atteso.
Concentrarsi sulla mitigazione del rischio. Investire in una strategia che consente la diversificazione tra tematiche e orizzonti temporali, a differenza delle strategie monotematiche. Inoltre, l’integrazione di parametri Esg nelle valutazioni finanziarie può migliorare i rendimenti a lungo termine e ridurre i rischi.
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Un’inflazione strutturalmente più elevata è anche foriera di nuove opportunità d’investimento al momento ignorate dal mercato. Com’è opportuno posizionarsi?
Fonte: Lazard Am Prezzi al consumo Inflazione da trascinamento dei costi Tecnologia Camb. climatici Deglobalizzazione Diseguaglianze Demografia Politica finanziaria e monetaria Inflazione da costi Aspetti dell’inflazione
osservatorio / strategie
Attività immateriali Risorse limitate Trasmissione indust. dei costi Politica energetica Abitazione e finanza
Resiste il Private debt
Nonostante la forte volatilità vissuta negli ultimi mesi dai mercati pubblici, quelli privati hanno continuato a resistere e rimangono una valida alternativa, non solo per diversificare.
Volume dei crediti erogati da banche e non banche (dati globali 2021)
Kirsten Bode, Co-Head Private Debt, Pan Europe di Muzinich & Co. A lato, il fascino dei mercati privati non sembra destinato ad affievolirsi nonostante il ritorno a tassi d’interesse generosi per le asset class tradizionali. Il comparto del credito, bancario e non, è sicuramente una di quelle interessanti.
Imercati del credito hanno vissuto un 2022 tribolato. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il rapido aumento dell’inflazione e dei tassi d’interesse hanno modificato il quadro nel reddito fisso. Nonostante queste sfide, il debito privato ha tenuto; il grosso vantaggio è forse il potenziale di rendimento più elevato, dato che il sottostante è prezzato rispetto a tassi, che sono intanto aumentati. In prospettiva, si prevede che il private debt continuerà a offrire opportunità di cui potranno approfittare gli operatori specializzati.
Nonostante si tema che l’aumento dei tassi possa avere un impatto sulla capacità di servizio del debito, le aziende del mercato medio-basso (Ebitda tra 5 e 50 milioni di euro) hanno generalmente una leva finanziaria inferiore rispetto ai più grandi, il che non implica che automaticamente vi sia una pressione su covenant e problemi di liquidità.
Le società relativamente solide di questo segmento sono in genere più isolate dal rischio di recessione e potrebbero trarre un buon beneficio una volta che vi
saranno segnali di ripresa economica. Ci sono tre ragioni principali che potrebbero favorire il mercato privato:
- Per i finanziatori del mercato medio-basso, le banche sono i principali concorrenti. Tuttavia, un contesto di maggiore cautela nella concessione di prestiti bancari, visti i rischi di recessione, insieme alla tendenza di fondo di un ampio ridimensionamento delle banche, continua ad aumentare le opportunità di prestito. La mancanza di concorrenza significa anche che i finanziatori possono essere sempre più selettivi e spingere su strutture più conservative, oltre che su condizioni migliori rispetto ai prezzi;
- Ritorna il premio di illiquidità. Il crollo del 2022 degli asset del mercato pubblico ha portato a valutazioni più interessanti. Sebbene il premio per l’illiquidità si sia ridotto, è probabile che si tratti del breve termine e che torni a livelli interessanti nei prossimi mesi;
- Impatto sulla domanda a breve termine. Il debito privato è rimasto relativamente isolato dall’estrema volatilità dei mercati pubblici. Tale assenza di volatilità
e la natura a tasso variabile del debito privato dovrebbero continuare ad attrarre interesse. A breve termine, tuttavia, si potrebbe assistere al cosiddetto ‘effetto denominatore’, in cui le attività di debito privato rappresentano una percentuale maggiore del totale delle attività in gestione nei portafogli. Ciò potrebbe comportare un rallentamento delle allocazioni, in quanto alcuni investitori riequilibrano i portafogli verso altre asset class. Opportunità nei settori difensivi in tutte le regioni. In generale, sebbene le prospettive di crescita macroeconomica rimangano incerte, è probabile che la domanda di debito privato - sia sul fronte degli investitori che dei mutuatari - continui. Con la ripresa delle valutazioni dei mercati pubblici, è probabile che si assista a nuovi afflussi. I rendimenti più elevati e la mancanza di volatilità mark-to-market dovrebbero rivelarsi nuovamente interessanti per gli investitori in cerca di ulteriore diversificazione.
Esistono opportunità nelle società dei settori difensivi e in quelle ritenute più resistenti alle tendenze del ciclo. Tuttavia, in tutte le principali regioni, la selettività delle operazioni, le protezioni strutturali e dei covenant e l’esperienza pregressa nella gestione della complessità diventeranno sempre più fondamentali per navigare in queste acque perigliose.
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Prestiti a famiglie e imprese
■ Sistema bancario ■ Altri attori
Fonte: Muzinich Usa Europa Apac 26% 74% 42% 58% 65% 35%
osservatorio / alternativi
Lo spazio è già qui
L’evoluzione della Space Economy sorprende per vivacità e velocità, se già oggi si tratta di opportunità molto interessanti, entro qualche anno avranno dell’inimmaginabile.
Rolando
Adattamento, lungimiranza, fiducia nel potere del cambiamento: queste le regole auree dei pionieri. Start up dirompenti e imprenditori perspicaci stanno rivoluzionando il mercato spaziale, in piena effervescenza, che ridisegna così la ‘nuova frontiera’, per citare Kennedy. Stimolato dalla rivoluzione digitale e da un’innovazione che non conosce limiti, il mercato spaziale potrebbe raggiungere il valore di 2,7 trilioni di dollari entro il 2045, pari a 3,5 volte circa il Pil della Svizzera. Una rivoluzione spaziale vantaggiosa per la Terra e un universo d’investimento foriero di nuove interessanti opportunità, senza precedenti e a lungo termine. Un mercato in piena espansione. Lo sviluppo fulmineo dello Spazio ne sta democratizzando l’accesso grazie, in particolare, a progressi tecnologici come il riutilizzo dei razzi che contribuisce a ridurre il costo del lancio di beni in orbita. Infatti, il costo del lancio di un chilogrammo è passato in vent’anni da 25mila a 2.500 dollari e si prevede che entro la fine del decennio possa scendere
a 250 grazie a progetti come il lanciatore pesante Starship di SpaceX.
Sulla sua scia una miriade di attori e di industrie fiorenti si stanno sviluppando nel caso, in particolare, dell’industria dei lanciatori. L’azienda americana Rocket Lab, che ha sviluppato lanciatori riutilizzabili che possono essere mandati in orbita da basi di lancio private, sta vivendo un periodo particolarmente dinamico, ed è solo un esempio. Anche lo sviluppo dell’industria satellitare è esponenziale con una crescita stimata al 9% annuo da qui al 2027 . Oltre 33mila satelliti dovrebbero essere lanciati nei prossimi 10 anni. Un’industria in orbita. La rivoluzione spaziale è potenziata da quella dei dati.
La crescita della sola industria dell’osservazione della Terra è stimata in 8,5% all’anno entro il 2025. Utile per tutti i settori, dalla comunicazione alla salute, dall’agricoltura alle assicurazioni, questa industria può dare una risposta a sfide planetarie immense.
I dati spaziali, in particolare, possono essere uno strumento molto potente al servizio del clima. Infatti, le immagini sa-
tellitari forniscono 26 dei 50 indicatori di monitoraggio del cambiamento climatico individuati dalle Nazioni Unite.
L’americana Planet dispone oggi di oltre 200 nanosatelliti in orbita bassa che scattano ogni giorno più di 3 milioni di immagini della Terra. La sua nuova costellazione di satelliti ad alta risoluzione, il cui lancio è previsto per il 2023, sarà utilizzata per monitorare l’andamento delle catastrofi naturali e i cambiamenti climatici. Altri esempi sono Maxar, fornitore della Nasa, che vanta un know-how unico nel campo delle immagini ad altissima risoluzione, e Spire, la cui costellazione di 110 satelliti è in grado di creare un profilo tridimensionale della temperatura, della pressione e dell’umidità atmosferica più di 10mila volte al giorno, consentendo di anticipare determinate condizioni meteorologiche e di fornire in questo modo informazioni utili, ad esempio, per gli agricoltori.
La nuova economia spaziale è giunta a una svolta che sta trasformando il settore in modo sostenibile. I Governi, le Ong e le aziende di tutto il mondo si chiedono come poter trarre beneficio dai progressi spaziali per migliorare le loro attività sulla Terra. L’ecosistema spaziale è in gran parte sviluppato per migliorare la vita sulla Terra dallo Spazio. L’innovazione continua all’interno di questo settore fiorente di cui si deve ancora cogliere il vero potenziale, che avrà indubbiamente un impatto radicale sul futuro di tutti.
86 · TM Aprile 2023
Grandi, Gestore Azioni internazionali e tematiche di La Financière de l’Echiquier. A lato, una visione della terra da un satellite in orbita.
osservatorio / tematici
Corso San Gottardo 88, CH-6830 Chiasso La giusta misura “Siamo un Family Office, al vostro fianco per proteggere e valorizzare il vostro patrimonio e per dare valore alla risorsa più preziosa che avete: il tempo” www.lagom-fa.com
NUOVO Watches & Wonders 2023 – Tendenze © Ulysse Nardin
DA GINEVRA UN TEMPO
Con numeri oltre le più ardite aspettative, Watches & Wonders, evento-faro del settore, ha rivelato le tendenze del mercato orologiero mondiale. Un mercato con un giro d’affari, nel 2022, pari a 24,8 miliardi di franchi e la cui fortissima crescita a quanto pare non è stata scalfita neppure dalla tempesta bancaria innescata dalla Silicon Valley Bank e alimentata da Credit Suisse. Tanto il mercato orologiero ne è rimasto al riparo, che i numeri delle esportazioni di orologi svizzeri si sono ulteriormente rafforzati nel primo trimestre di quest’anno, con un aumento dell’11,8% rispetto al 2022. La crescita in valore dell’export svizzero, superiore a quella in volume, evidenzia lo
L’alta gamma vola
di Simona Manzione scatto in avanti del segmento di fascia alta. E se Rolex continua a essere locomotiva dell’industria orologiera svizzera, da Ginevra Watches & Wonders ha confemato che il saper fare orologiero svizzero fa il pari con il fascino irresistibile della tradizione. Emblematico il caso di Patek Philippe. Dando vita a una narrativa che incanta sensibilità e gusti d’Occidente e d’Oriente e un pubblico sempre più giovane. I numeri da record di questa edizione da 48 Marchi e 43mila visitatori lo hanno confermato.
Aprile 2023 TM · 89
DA GINEVRA UN TEMPO NUOVO
© Cartier
MONTBLANC
1858 Geosphere 0 Oxygen
La nuova capsule collection Montblanc 8000 rende omaggio alle 14 vette più alte del mondo e agli alpinisti che hanno osato scalarle. I quattro i modelli si aggiungono alla serie di segnatempo
‘Zero Oxygen’ della Maison, alleati degli esploratori che devono far funzionare le loro attrezzature in ambienti difficili. L’assenza di ossigeno all’interno della cassa non solo elimina l’appannamento, che può verificarsi con i drastici cambiamenti di temperatura in altitudine, ma impedisce anche l’ossidazione.
Creato nel 1973, Riviera celebra quest’anno i suoi (primi) cinquant’anni. Immediatamente riconoscibile per la lunetta dodecagonale, segnatempo dalle linee pure ed essenziali, trae ispirazione dell’art de vivre della Costa Azzurra, compagno ideale per gli sport acquatici. Per calcolare i tempi di immersione, i due nuovi modelli - M0A10716 e M0A10717 - sono opportunamente corredati da una lunetta girevole unidirezionale in acciaio inossidabile lucido e satinato.
90 · TM Aprile 2023
BAUME & MERCIER
Riviera 10717
DA GINEVRA UN TEMPO NUOVO
PATEK PHILIPPE
Grandmaster Chime
Ref. 6300GR-001
Con le sue 20 complicazioni, Grandmaster Chime è il più complicato degli orologi da polso Patek Philippe. Il meccanismo di suoneria ha tre gong e cinque modalità: grande sonnerie, petite sonnerie, ripetizione minuti e due esclusive mondiali brevettate: una sveglia che suona l’ora programmata e una ripetizione della data che suona la data a piacere. Appena presentata è una versione ‘bicolore’.
Calatrava 24-Hour
Display Travel Time –
Ref. 5224R-001 (a destra)
Ref. 5924G-001 (in basso)
La gamma di orologi da viaggio e di complicazioni per l’uso quotidiano della Maison è ampliata con il nuovo modello Travel Time con indicazione delle 24 ore. Patek Philippe ha presentato anche il suo primo modello cronografo nella propria linea di orologi stile Pilot, dotato di doppio fuso orario Travel Time e di indicazione della data a lancetta associata all’ora locale.
Aprile 2023 TM · 91
DA GINEVRA UN TEMPO NUOVO
HERMÈS
Hermès H08
Progettato da Philippe Delhotal, direttore creativo di Hermès Horloger, unisce texture e mineralità, linee geometriche e sottili, un aspetto opaco o brillante. La novità è un modello che abbina oro e titanio. A destra, un particolare della scenografia creata dall’artista Clément Vieille per lo stand Hermès a Watches & Wonders: una dimensione quasi onirica a evocare il cuore dell’orologio meccanico.
CHANEL
J12 Cybernetic Watch, 38 mm
Ceramica ad alta resistenza, in due colori, e acciaio. Un’interpretazione grafica. Il motivo dei pixel bianchi sul quadrante nero laccato e sull’esclusiva cassa a forma di scala. Lunetta fissa in acciaio e vetro zaffiro verniciato bianco e nero. Calibro 12.1.
92 · TM Aprile 2023
© Pol Viladoms
DA GINEVRA UN TEMPO NUOVO
HUBLOT
Big Bang Integrated
Tourbillon Full Carbon
In edizione limitata a 50 esemplari, include due complicazioni, il tourbillon e il micro-rotore. Il movimento è inserito in una cassa in fibra di carbonio di 43 mm di diametro. La cassa è rivestita in Texalium, una nuova fusione di materiali che combina un’anima in fibra di vetro con un sottile strato superiore di alluminio. La fibra di vetro è integrata in una resina speciale per garantire la resistenza agli urti, mentre l’alluminio è puro al 99,99% e resistente ai graffi. La testa dell’orologio (cassa e calibro) pesa solo 42 grammi: un orologio robusto non deve essere necessariamente un orologio pesante. Il cinturino integrato perfettamente ergonomico pesa appena 26 grammi ed è uno dei più leggeri oggi esistenti.
ZENITH Pilot Automatic Steel
Con cassa da 40 mm in acciaio inossidabile o ceramica nera, ha un design nuovo con lunetta rotonda piatta fissata sopra la cassa arrotondata. La corona oversize, caratteristica distintiva dei modelli Pilot, assume una forma più moderna e angolata. Il quadrante opalino nero con solchi orizzontali ricorda le lamine in metallo ondulato che componevano la fusoliera di molti velivoli d’epoca. Numeri arabi oversize luminescenti applicati come indici in metallo trattati con Super-LumiNova bianca.
IWC Ingenieur Automatic 40
Ispirato all’Ingenieur SL disegnato negli anni ‘70 da Gerald Genta, e noto come ‘Jumbo’ per il diametro della sua cassa (40 mm, che all’epoca era una dimensione notevole), il nuovo modello automatico combina tecnologia moderna, design ergonomico e finiture di alto livello a un’audace estetica anni Settanta.
ROLEX Perpetual 1908
Il 1908, certificato Cronometro Superlativo, è la quintessenza di tutto il know-how di Rolex in materia di tecnica e di design. Il suo calibro 7140, con piccoli secondi, è un mix di prestazioni ed eleganza. Questo modello interamente nuovo s’ispira a uno dei primi orologi con rotore Perpetual di Rolex. Il nome “1908” è un riferimento all’anno del deposito ufficiale del marchio in Svizzera.
VACHERON CONSTANTIN Traditionnelle tourbillon
retrograde date openface
Ha datario retrogrado, completato dal tourbillon.L’apertura sull’architettura del movimento 2162 R31 - con una tonalità grigio ardesia ottenuta con un trattamento superficiale NAC - perfettamente visibile su entrambi i lati dell’orologio, ne evidenzia la potenza meccanica.
94 · TM Aprile 2023 © JVA Studios
PANERAI
Radiomir Quaranta Goldtech™
Continua la lunga storia di questo segnatempo nato per il primo gruppo sommergibili della Regia Marina, negli anni Trenta. Con movimento meccanico a carica automatica, dispositivo antiurto Incabloc®, riserva di carica di tre giorni, annovera tra le sue funzioni piccoli secondi (a ore 9), minuti, ore, datario a finestrella (a ore 3). Del diametro di 40 mm, ha il quadrante bianco, finitura satiné soleil, con numeri arabi e indici luminescenti. Nella versione in foto ha il cinturino in alligatore.
ULYSSE NARDIN Freak S
Se il Freak è sempre stato tanto stimolante dal punto di vista intellettuale quanto accattivante dal punto di vista visivo, il Freak S si è spinto ancora più in là includendo un doppio oscillatore. Si tratta del primo doppio oscillatore del marchio con carica differenziale e automatica resa possibile dal sistema Grinder.
I componenti in silicio dello scappamento sono stati rivestiti con uno strato di diamante artificiale che ne ottimizza le prestazioni e la resistenza all’abrasione (DIAMonSIL). La cassa si ispira al primo Freak del 2001.
Aprile 2023 TM · 95
DA GINEVRA UN TEMPO NUOVO
JAEGER-LECOULTRE Reverso Tribute Small Seconds
Nel 2023, Jaeger-LeCoultre continua la storia del colore, presentando il Reverso Tribute Small Seconds con quadranti spazzolati a raggi di sole in quattro varianti. Qui nella versione con quadrante laccato bordeaux a completare la ricchezza luminosa dell’oro rosa. Cinturino della Collezione Fagliano.
CARTIER Santos-Dumont
Un nuovo calibro automatico scheletrato 9629 MC appositamente sviluppato, sublimando la forma sobria e slanciata dell’iconico orologio. Fedele all’eleganza del modello originale del 1904, di cui perpetua l’eredità – cassa in oro o in acciaio, viti a vista, meccanismo di carica a grani circolari e cabochon blu – è, per la prima volta,
CHOPARD
Mille Miglia Classic Chronograph
Una nuova cassa da 40,5 mm realizzata con l’esclusivo acciaio Lucent di Chopard, un quadrante ultra-leggibile in una selezione di colori e vetro ‘glass box’ per un look retrò. Competizione e cameratismo, potenza e propulsione, velocità e stile: tutti elementi essenziali negli orologi Chopard Mille Miglia dal 1989.
96 · TM Aprile 2023
DA GINEVRA UN TEMPO NUOVO
ROGER DUBUIS
Excalibur Monobalancier Titanium
Iper-moderno e iper-sorprendente, è una straordinaria miscela di maestria dei materiali, design espressivo e competenza orologiera. Realizzato in titanio grado 5, aggiunge a comfort, estetica e prestazioni una grande leggerezza.
PARMIGIANI FLEURIER TONDA PF Flying TOURBILLON
Il suo quadrante in platino si presenta in una tonalità blu Milano, la preferita da Parmigiani Fleurier. La scelta dei colori mette in risalto la generosa apertura a ore 7, che consente di ammirare la magia dell’organo regolatore in movimento perpetuo. Nascosto sotto il quadrante blu Milano, il calibro sviluppato all’interno del Centro di Orologeria – un movimento tourbillon volante a carica automatica tramite un micro-rotore in platino – rivela alcuni dei suoi 207 componenti attraverso il fondello trasparente. Purezza perfetta.
TAG HEUER
Carrera Plasma Diamant D’Avantgarde Cronografo Tourbillon
Fonde l’innovativa tecnologia Diamant d’Avant-garde con un design dirompente e unico nel suo genere. La leggerezza della cassa in alluminio anodizzato sabbiato si sposa perfettamente con la forza dei diamanti coltivati in laboratorio. Ne risulta un’estetica originale.
Aprile 2023 TM · 97
DA GINEVRA UN TEMPO NUOVO
PIAGET Orologi da polso di alta gioielleria
Fa parte di una serie di tre orologi che reinterpretano i segnatempo degli anni 1960-70. Il design organico, innovativo e inaspettato, fa riferimento all’iper-naturalismo free-form della gioielleria di quei decenni, con il caratteristico quadrante ovale seminascosto dalla lavorazione dell’oro del bracciale. Bracciale inciso a mano, che evidenzia la competenza di Piaget nell’arte dell’incisione e la sua dedizione ai Métiers d’Or. Il bracciale d’oro è tempestato di diamanti che enfatizzano la fluidità lineare dell’incisione, mentre la cassa e il quadrante, incorniciati da diamanti, sono di opale bianco.
VAN CLEEF & ARPELS Orologio pendente Perlée secret
Ispirate agli orologi da tasca apparsi nell’Europa del XVII secolo, queste creazioni assumono la forma di ciondoli curvi e colorati. Veri e propri gioielli, si indossano su una lunga collana e accompagnano la silhouette. Per controllare l’ora con discrezione, è sufficiente ruotare il motivo ingioiellato per scoprire il quadrante.
CARTIER Clash [Un]limited
Sfere, picot, clous carrés e mobilità: i codici della collezione Clash de Cartier si mostrano, si intrecciano, definiscono un percorso e si manifestano nel design di un orologio prezioso. Angoli smussati e quadrante bisellato, giochi di pieno e vuoto, di forme tonde e quadrate: la geometria è una costante nello stile della Maison. Cartier promuove una cultura del design in cui il rigore grafico e il movimento, sia quello delle sfere che ruotano su sé stesse che quello delle cerniere articolate del bracciale, delicate sulla pelle, sono perfettamente bilanciati. Alternando oro spazzolato e satinato e unendo oro giallo e rosa all’oro viola, un nuovo colore nei toni del viola moiré, ideato per Cartier. Viola che si ritrova nell’orologio sia nel clou carré che nelle sfere del bracciale. Variazioni sul tema: realizzato in serie limitata, l’orologio Clash [Un]limited mostra la sua silhouette profilata in oro giallo, oro rosa e oro bianco con pavé di diamanti.
98 · TM Aprile 2023
DA GINEVRA UN TEMPO NUOVO
Quando le lancette suscitano stupore
Orologi che condensano il più sofisticato know-how manifatturiero con pietre preziose rare, rese ancora più straordinarie dalla difficoltà di reperirne diverse della stessa tipologia.
A Ginevra, quest’anno i diamanti fancy yellow hanno abbagliato gli spettatori.
La vetrina più straordinaria dell’anno, uno dei palcoscenici più prestigiosi al mondo, se si parla di alta orologeria. Tutto questo è, puntualmente, la settimana ‘Watches & Wonders’, che convoca a Ginevra i marchi più esclusivi del settore. Tradizione e innovazione si bilanciano perfettamente, nella realizzazione di intere collezioni e a volte di pezzi unici. Tra gli oggetti eccezionali, ammirati a Ginevra, c’è uno dei segnatempo più costosi mai realizzati: il preziosissimo Billionaire Timeless Treasure, di Jacob & Co., del valore di 20 milioni di dollari. Con 482 diamanti Fancy Yellow e Fancy Intense Yellow, per un totale di 216,89 carati, questo pezzo unico è stato creato dopo una caccia al tesoro mondiale durata tre anni e mezzo, che ha quasi esaurito il mercato dei diamanti gialli di dimensioni e qualità eccezionali. Dieci
persone sono state riunite per cercare, selezionare e tagliare le gemme; altre quindici per realizzare il reticolo d’oro giallo, incastonarlo e montare il movimento. Se il prezzo può sembrare astronomico, basti ricordare che altri segnatempo di alta gioielleria hanno registrato cifre favolose negli ultimi anni: il Graff Diamonds Hallucination - presentato per la prima volta nel 2014 a Baselworld -, da 110 carati e l’incredibile valore di 55 milioni di dollari. L’anno successivo è stata la volta del Graff Diamonds Fascination (40 milioni di dollari) e, nel 2018, del 201-Carat, di Chopard, da 25 milioni di dollari.
Nella storia dell’Alta Orologeria, la prima creazione più costosa dell’epoca è stata l’orologio da polso Kallista di Vacheron Constantin, basato su un disegno di Raymond Moretti, impreziosito nel 1979 da 118 diamanti taglio smeraldo (130 carati) incastonati nell’oro giallo.
Non si è mai saputo per chi fosse stato realizzato, così come sono rimasti anonimi la maggior parte degli acquirenti di questi e altri orologi, con o senza pietre preziose, ma ricchi di movimenti meccanici. Per quanto riguarda Jacob & Co., questo pezzo supera il Billionaire del 1980, realizzato in oro bianco e con 260 carati di diamanti incastonati, venduto per 18,8 milioni di dollari.
Se il futuro resta per tutti e per tutto imprevedibile, certo è che i segnatempo di alta gioielleria continueranno a stupire per la loro eccezionalità senza tempo.
Maria Antonietta Potsios
Aprile 2023 TM · 99
DA GINEVRA UN TEMPO NUOVO
Billionaire Timeless Trasure, di Jacob & Co.: 482 diamanti e un valore di 20 milioni di dollari.
Tutto da scoprire
Lanciato a Ginevra nei giorni del Salone, il nuovo brand ‘Biver’ sintetizza cinquant’anni di conoscenze ed esperienze nell’orologeria svizzera. Alla scoperta di ciò che non si vede.
Con quasi mezzo secolo di esperienza nel settore dell’orologeria svizzera, Jean-Claude Biver è un guru del settore. Dopo una prima esperienza in Audemars Piguet a partire dal 1973, ha acquistato il nome Blancpain definendone una precisa identità, per poi cederlo a Swatch Group, dove ha lavorato a stretto contatto con il suo fondatore, Nicolas Hayek, su Omega. Ha quindi rilanciato il marchio allora agonizzante Hublot - che è stato successivamente acquistato da Lvmh - dove ha gestito la divisione orologi fino al suo pensionamento nel 2018. La passione, però, non passa di moda e non c’è limite d’età per creare, così Jean-Claude Biver ha proseguito la sua avventura nel modo dell’orologeria, ma questa volta con un progetto molto personale, che realizza assieme a suo figlio, il ventitreeenne Pierre. «Lo affianco nel suo ingresso nel settore dell’orologeria», ha dichiarato in occasione della presentazione del brand ‘Biver’, alla vigilia dell’apertura della fiera Watches & Wonders a Ginevra. Un investimento di 12 milioni di franchi e un segnatempo d’esordio che ha già molto da raccontare: è il Carillon Tourbillon Biver, una ripetizione minuti a carillon controllata da un tourbillon e caricata da un micro-rotore, il primo capitolo della storia degli orologi Biver. «Volevamo che la ripetizione minuti fosse la pietra miliare del marchio», spiega Pierre Biver, «e volevamo un design in cui identificarci,
capace di rappresentare me e mio padre; un orologio contemporaneo, ispirato alla tradizione dagli anni ’70 e ’80».
Il movimento della ripetizione minuti, realizzato dalla manifattura di Neuchâtel Cercle des Horlogers, presenta ruote allargate che rivelano la loro decorazione, un obiettivo insolito per un orologiaio.
«Il lusso non è solo decorare ciò che si vede», afferma Jean-Claude. «Noi ab -
biamo decorato tutto. Mi piace definirla ‘visibilità invisibile’». Ed è in effetti nelle rifiniture che si ritrova la ricerca di una bellezza non immediatamente visibile all’occhio. «Abbiamo deciso di decorare tutti i componenti del movimento su tutte le superfici», spiega Pierre Biver. «Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo lavorato in team, scoprendo tecniche per decorare alcune parti dei pezzi che, fondamentalmente, non sono fatte per essere decorate. La parte inferiore dei ponti, ad esempio, è stata intagliata a
mano, cosa che si fa molto raramente». Il quadrante in pietra è a cupola, una vera sfida! «La sua realizzazione è molto impegnativa, in quanto il quadrante è molto sottile: è alto, con la placca d’oro, 1,15 mm e 1,6 mm nella parte superiore degli indici. La pietra stessa non supera i 0,6 mm. La difficoltà sta nell’ottenere questo aspetto a cupola senza che si rompa durante la lucidatura». Questo orologio non svela tuttavia tutti i suoi misteri a prima vista. Ogni elemento che lo compone ha un significato particolare; l’orologio ha inoltre un’energia tutta sua: oltre al suono che emette, c’è l’energia dell’ossidiana argentata e della sodalite che compongono i quadranti. «Le abbiamo scelte per i loro attributi spirituali, per le onde che emanano. La sodalite è calmante e ha un aspetto protettivo. L’ossidiana d’argento è confortante», spiega Pierre Biver. «È anche un modo per riconnettersi all’energia della Terra». Paradossalmente, mentre lo si guarda, ci si dimentica del tempo che passa. Ma ha importanza? «Il valore di un orologio per noi è rappresentato anche dall’anima che porta con sé», sottolinea Jean-Claude Biver, «Un oggetto senza anima è privo di vita. Noi intendiamo dare un’anima al nostro segnatempo». Con un prezzo di 500mila franchi, la serie è limitata a 15 orologi e sarà disponibile presso distributori selezionati in Svizzera e all’estero.
Maria Antonietta Potsios
100 · TM Aprile 2023 DA GINEVRA UN TEMPO NUOVO
Jean-Claude Biver (a destra) e Pierre Biver (a sinistra). Sotto, il Carillon Tourbillon Biver.
Quando le ore sono su larga scala
Qual è la dimensione giusta? Si può essere scientifici, calcolando la circonferenza del polso e moltiplicarla per 2,3, oppure semplicemente scegliere un orologio che, con un grande diametro, sancisce codici stilistici squisitamente maschili.
Tradizione e spirito futuristico sono i due poli entro cui si collocano le novità presentate a Ginevra nei giorni di Watches & Wonders. E così, nel celebrare i 70 anni dell’iconico Fifty Fathoms di Blancpain si ricordano i principali segni distintivi che ne hanno fatto l’archetipo dell’orologio subacqueo, mentre spingendosi sempre oltre, Hyt si distingue per la sua innovativa tecnologia ‘liquida’ e Philippe Plein racchiude funzionalità, architettura e design in una cassa a forma di tonneau arricchita dal motivo esagonale, abbinata a un cinturino in silicone all’avanguardia e al movimento automatico svizzero.
Diverse espressioni nel segno dell’eccellenza dell’orologeria svizzera e dei suoi rigorosi standard di precisione.
Maria Antonietta Potsios
Sopra, a sinistra, Philipp Plein Crypto King
Diametro quadrante: 55*45mm
Spessore quadrante: 15,95 mm
Resistenza all’acqua: 50 metri
Power reserve: 40 ore.
Sopra, a destra, Blancpain
Fifty Fathoms 70th Anniversary Act
2: Tech Gombessa.
Diametro quadrante: 47 mm
Spessore quadrante: 14,81 mm
Resistenza all’acqua: 30 metri
Cassa: Titanio satinato.
A destra, HYT Tourbillon Conique. Edizione limitata a 8 pezzi.
Larghezza: 48,00 mm
Lunghezza : 52,30 mm
Spessore: 25,15 mm.
Aprile 2023 TM · 101 DA GINEVRA UN TEMPO NUOVO
Sia fatta la luce ... sostenibile
Ricerca tecnologica e stilistica e una visione umanistica, nel segno di una sostenibilità ambientale e sociale.
Design, qualità e benessere a portata di interruttore. Da Milano, le novità.
A sinistra, Maria Porro, presidente del Salone del Mobile.Milano. L’evento annuale ha ospitato, nella sua edizione 2023, la biennale ‘Euroluce’. Nella foto in alto, uno scorcio del centro di Milano, in aprile, nei giorni del Salone e del Fuorisalone.
102 · TM Aprile 2023
euroluce 2023 /Salone del Mobile.Milano
La luce «oggi non è più solo oggetto o corpo illuminante ma è tecnologia, riguarda l’architettura e l’interazione», esordisce Maria Porro, presidente di Salone del Mobile.Milano, interpellata su Euroluce, la manifestazione biennale dedicata al comparto, tenutasi nell’ambito
Sopra, Funivia outdoor di Artemide (design Carlotta de Bevilacqua).
A destra, Hang Out di Penta (design BrogliatoTraverso), composta da una barra a doppia emissione Led, si accoppia a pannelli di diverse forme e cromie, realizzati in legno in essenza, laccato o in tessuto acustico. Funzionalità dell’architetturale unita all’espressività del decorativo.
A destra, Unterlinden di Artemide (design Herzog & de Meuron). Nata da una precisa esigenza progettuale per l’Unterlinden Museum di Colmar in Francia. Forme equilibrate ed essenziali, uniche nelle matericità e nelle finiture per una famiglia di luci per indoor e ora anche per outdoor.
del Salone di Milano 2023. «Abbiamo voluto raccontare tutto questo attraverso un ap proccio interdisciplinare. Con moltissimo design, in primis quello prodotto dalle aziende, ma anche scienza, arte, gra fica, fotografia, letteratura e architettura. Tutta la dimen sione del progetto, insomma. Volevamo guardare al futuro, senza dimenticare le radici». Nei quattro padiglioni dedi cati ad Euroluce, il lighting design, uno dei settori in maggiore evoluzione negli ultimi anni, ha dichiarato i suoi progetti per il futuro.
Alcuni trend segnano il passo. Modularità, libertà compositiva e personalizzazione, oltre a un approccio
Aprile 2023 TM · 103
Sopra, di Axolight, Salina (design Francesca de Giorgi), una lampada da esterni e da interni in tessuto. Ua innovativa tecnologia ‘Dim To Warm’ il flusso luminoso variando di pari passo la temperatura colore del Led verso un tono più caldo.
Qui accanto, Cut (design Timo Ripatti) di Axolight, alluminio tagliato a laser, Led e disco diffusore in vetro semitrasparente.
A sinistra, Sideris, lampada da lettura frutto della collaborazione di Ginori 1735 con Barovier & Toso, vetro e ceramica e il design di Luca Nichetto.
più olistico nella progettazione, capace di rendere sempre più sfumato il confine tra illuminazione decorativa e tecnica.
Creazioni scultoree, pure ed essenziali, geometriche e, ancora, colorate, poeti-
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che, dalle linee sinuose e avvolgenti: tante le proposte dei diversi brand che si fanno interpreti dei cambiamenti, dei comportamenti e degli stili di vita delle persone. Dalle visioni e ispirazioni dei designer che utilizzano la luce come strumento progettuale al servizio della creatività, sono definiti nuovi concept che stanno già cambiando l’approccio agli apparecchi di illuminazione.
La ricerca si fonda da tempo sulla relazione tra luce e volume, sulle finiture, i materiali sostenibili, il comfort visivo, la digitalizzazione, la miniaturizzazione e il risparmio energetico oltre che sulle diverse configurazioni delle fonti luminose che, con grande versatilità, riescono ad adattarsi a contesti differenti. Le novità
Sopra, Ensō, di Catellani & Smith. L’arte dotata di funzione. Il cerchio scultura poggia su una base in ottone, mentre la fonte luminosa a Led usa un innovativo sistema di connessione e distribuzione senza fili patent pending, e si nasconde dietro la struttura della lampada, generando sulla parete un effetto di luce diffusa. A destra, di Fabbian, Plana F71 (design Bellavista & Piccini) nasce dalla fascinazione della geometria piana e dei poligoni.
hanno toccato tutte le possibile aree di utilizzo di corpi illuminanti. Gli interni e l’outdoor, il settore industriale e quello degli eventi, la domotica.
Sostenibilità e risparmio energetico accomunano le differenti tipologie di luci e di ambiti di applicazione: sono sempre più diffuse le sorgenti Led con bassi consumi e alta efficienza, mentre a livello di produzione molti brand ragionano sull’attivazione di economie circolari nella fabbricazione e distribuzione degli apparecchi, oltre all’utilizzo di materie prime a basso impatto, riciclate o riciclabili.
Se guardiamo alla Svizzera, il Led si sta affermando in modo netto come prima scelta nel settore dell’illuminazione e i sensori prendono sempre più piede: è quanto emerge dalle più recenti analisi del mercato svizzero relativamente a questi due temi. Le stesse analisi di mercato rivelano anche come, negli ultimi anni anche grazie ai Led sia diminuito il consumo di elettricità. Nel 2021, in Svizzera
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©
Nava Rapacchietta
Nel segno di un design sostenibile, Skynest (design Marcel Wanders) di Flos. In tre varianti e quattro colori, è una costruzione modulare in cui ogni elemento di Skynest viene inserito tra il nucleo centrale e l’anello perimetrale grazie a speciali jack che garantiscono il passaggio della corrente e mantengono la forma della cupola. Ogni elemento, a fine vita, si presta al corretto riciclo.
l’illuminazione ha assorbito 6,5 Twh, ovvero l’undici per cento dell’energia elettrica totale consumata in Svizzera.
Il settore punta a un’ulteriore riduzione del cinquanta per cento rispetto al 2018, ovvero a 3,5 Tw. Dalla sinergia tra ricerca e immissione sul mercato di prodotti all’avanguardia con i comportamenti individuali sempre più consapevoli nascono le premesse per il raggiungimento di tale obiettivo.
Tornando alle tendenze e novità proposte da Euroluce, non si è evidenziato solo lo smart lighting ma anche lo human centric lighting: un binomio che ispira sistemi di controllo smart per un’integrazione riuscita tra comfort, sicurezza e sostenibilità. Sensori, connessioni in rete e tecnologie wireless consentono di governare gli apparecchi attraverso i propri device, e anche di monitorarne le performance, l’andamento dei consumi e di po-
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La luce influenza le nostre percezioni, prestazioni, preferenze, comportamenti e persino il nostro umore: per questo la progettazione dell’illuminazione è fondamentale per il successo di qualsiasi progetto di illuminotecnica.
Ad Euroluce abbiamo visto fonti luminose potenti ma sostenibili, sistemi d’illuminazione flessibili e capaci di adattarsi a luoghi e situazioni multiple. La ricerca tecnologica plasma la luce, la disegna adeguandola alle necessità
In alto, Aria Infinita (by Zaha Hadid Design) di Slamp. Il marchio esplora la potenza delle connessioni tra la luce e le persone.
Sopra, Linea (design _blank design studio e Gerardo Mari) di Urban.
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degli ambienti domestici e di lavoro.
Le fonti luminose che scaturiscono da questa ricerca sono capaci di adattarsi a stili di vita sempre più flessibili e a un bisogno di ambienti che comunichino e possano trasmettere benessere, con l’uomo al centro del lavoro di designer e aziende, che sfruttano gli ultimi ritrovati tecnologici per creare prodotti altamente performanti.
A destra, Puff, una delle novità presentate a Milano da Tom Dixon. Ispirato alla geometria gonfiabile, Puff è un intricato oggetto poliedrico composto da 30 pannelli metallici, disposti a formare la struttura rigida di una lampada di 45 cm di diametro. Sotto, di Vibia, Break Plus (design Xuclà), per l’outdoor: può trasformare qualsiasi parete in un murale tridimensionale, integrandosi nell’architettura esistente.
Flessibilità e attenzione all’utente sono due dei cardini di molte proposte emerse con la Biennale Euroluce 2023.
L’utilizzo di sensori capaci di riconoscere la presenza e i movimenti degli utenti, le possibilità delle connessioni per la gestione della luce attraverso comandi digitali e vocali, e la ricerca tecnologica di materiali sostenibili e altre prestazioni sono tra le tendenze che l’innovazione nel campo dell’illuminotecnica ha chiaramente delineato, con un ampio ventaglio di possibili soluzioni. Che la creatività dei designer e il saper fare delle aziende hanno declinato in oggetti performanti, fatti per durare.
Simona Manzione
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C’è sempre molta leggenda attorno alle ultime parole attribuite alle grandi personalità. Se la frase pronunciata in punto di morte non può esimersi da una certa icasticità, che Turner il mattino del 19 dicembre 1851, quando il cupo cielo di Chelsea all’improvviso si squarciò, abbia proferito al medico al suo capezzale “The Sun is God” appare l’epigrafe perfetta per chi la luce aveva saputo celebrarla in tutta la sua potenza con la maestria della propria arte. Fino ad allora il paesaggio era considerato un genere secondario: la quinta teatrale per rappresentare un episodio storico o mitologico, ma non un soggetto nobile dotato di autonomia. Ci voleva un visionario per ribaltare secoli di convenzioni e spalancare finalmente gli occhi sullo spettacolo delle forze della natura: il sublime, nel senso in cui il romanticismo intendeva la bellezza, con un sentimento di paura e ammirazione al contempo, esaltazione e smarrimento. Un paesaggio che è soprattutto atmosferico, in tutte le sue gradazioni meteorologiche: la promessa delle albe, lo splendore del giorno, la melancolia delle nebbie, il ribollire delle nubi, il tumulto delle tempeste, la folgorazione dei tramonti. Ante litteram, opere immersive. E proprio oggi che si moltiplicano le mostre in assenza dei capolavori di cui si limitano a riproporre versioni digitali, percorribili nel minimo pixel della loro altissima definizione, un’esposizione come quella
che la Fondation Pierre Gianadda dedica a William Turner (1775-1851), portando fino al 25 giugno da Londra a Martigny opere che ben di rado abbandonano la Tate, custode del lascito dell’artista britannico, chiarisce come il virtuale rimanga un surrogato - o uno strumento, se si vuole essere più costruttivi. Il pubblico se ne è subito accorto, premiando con un affollamento di ingressi. D’altronde si può dire che sia l’esposizione dell’anno in Svizzera, e non solo. «In realtà si tratta di un ritorno, a 25 anni di distanza da una prima straordinaria mostra, Turner e le Alpi, già organizzata in collaborazione con la Tate. Curatore, oggi come allora, David Blayney Brown, a dimostrazione di come le eccellenti relazioni che Léonard Gianadda ha costruito nel tempo continuino a rinnovare i loro frutti. Questa volta fra il centinaio di opere esposte ne sono presenti anche molte su carta, estremamente delicate, che la Tate presta solo parsimoniosamente. Turner era considerato anche un principe dell’acquerello: un medium ritenuto tradizionalmente umile, amatoriale, ma che lui seppe nobilitare. Tanto da poterlo considerare la pietra miliare della sua carriera, la prima tecnica attraverso cui si fece notare da adolescente, poi rimasta una prassi ricorrente di tutta la sua carriera, giocando un ruolo fondamentale nel catturare l’intensità delle forze della natura con un’espressività senza pari», racconta Antoinette de Wolff, curatrice della Fondation Pierre Gianadda.
Dalla luce alle tenebre: sopra, il sole al tramonto riflette il suo oro nelle acque di Venezia nell’ultima, inarrivabile opera che Turner dedica alla ‘sua’ città d’elezione: Partenza per il ballo (San Martino), esposta per la prima volta nel 1846, olio su tela, 61,6 x 92,4 cm. A sinistra, uno dei primi dipinti in cui l’artista avvertì il sublime della natura con i suoi fenomeni atmosferici in tutta la sua potenza: Lago Buttermere, con parte di Cromackwater, Cumberland, un temporale, esposta nel 1798, olio su tela, 109,2 x 140,0 cm.
Per rendere ancor più immersiva l’esperienza della visita, si è preferita una scansione tematica in sette sezioni: Memoria, immaginazione e sintesi; Ambientazione; Luce e atmosfera; The Sun is God (omonima al titolo generale della mostra); Un’estetica del sublime; Fronteggiare le tenebre; Osservando la natura. Sala per sala, i dipinti più celebri sono circondati da schizzi, bozze e lavori incompiuti, dove si coglie il fare e disfarsi delle idee di Turner, sempre a partire dall’attento studio dal vero. Passava l’estate a viaggiare, all’inizio in Inghilterra e poi anche in Europa quando la tregua della pace di Amiens gli
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© Photo Tate arte /mostre
L’estasi della luce
Come il più abile degli alchimisti, Turner trasmutava la materia in luce giganteggiando nel suo virtuosismo eccelso, che nella rappresentazione dei fenomeni atmosferici si spinse fino ai limiti dell’astrazione, precorrendo le future avanguardie.
La Fondation Pierre Gianadda di Martigny lo celebra in tutto il suo splendore.
permise nel 1802 di recarsi in Svizzera, a partire proprio da Martigny, e di trattenersi per diverse settimane a Parigi, dove poté ammirare al Louvre Lorrain e Poussin, suoi indiscussi maestri insieme a Raffaello, Tiziano, Canaletto e Rembrandt. In seguito, al termine delle guerre napoleoniche, fu la volta di Venezia, città degli inganni che moltiplicava l’incanto dei cieli con i riflessi delle sue acque, alla quale ha dedicato oltre un terzo della sua ricca produzione. «Turner annotava tutto ciò che vedeva, faceva schizzi, apponeva osservazioni sui colori, tanto che la Tate conserva ben 290 suoi quaderni. Poi nella
stagione invernale, quando lavorava alle sue opere, completava queste informazioni grazie alla sua prodigiosa memoria, trascendendole nella sintesi che gli suggeriva la sua immaginazione. Progressivamente notiamo infatti che la sua arte si allontana sempre più dal dato topografico, lasciandosi guidare dalle emozioni», osserva Antoinette de Wolff.
Le opere della maturità toccano il vertice per libertà e audacia espressiva. In un’epoca in cui il pubblico inglese apprezzava soprattutto i dettagli realistici, si spinse fino ai limiti dell’astrazione liberandosi da ogni convenzione. Una visione
che si avvicina al miraggio. Lo spunto narrativo si rarefà, non è che un pretesto per squadernare in tutta la sua potenza la rappresentazione dell’atmosfera; le stesse figure umane sono ridotte a presenze evanescenti, appena accennate, basti mettere a confronto il suo Bacco e Arianna con quello di Tiziano o guardare una fra le opere più straordinarie in mostra - anche se stilare classifiche è riduttivo - come Ulisse si prende gioco di Polifemo. L’Odissea di Omero (1829), dove il cielo contende alle navi la scena e i due personaggi vanno rintracciati quasi a fatica. Era in realtà lui stesso, quel ‘Nessuno’ che si prendeva
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© Photo Tate
gioco della tradizione accademica. «La sua poetica ha anticipato tutte avanguardie a venire. La prima rivelazione risale a un viaggio verso il 1796 nella regione dei laghi del Nord dell’Inghilterra: conquistato da quel paesaggio e dalla sua particolare luce, comincia a essere ossessionato dalla volontà di riprodurre ‘l’impressione’ che ha suscitato in lui… esattamente lo stesso compito che quasi settant’anni dopo si prefiggeranno gli impressionisti, che di fatti da Turner saranno direttamente influenzati, specialmente Monet e Pissarro che lo scoprirono nel loro soggiorno londinese durante la guerra franco-prussiana. Gli acquerelli, insieme anche a qualche dipinto dove la figurazione appare sorpassata, precorrono invece l’astrattismo. A volte sembra Nicolas de Staël, a volte persino Rothko. Ma solo verso gli anni Sessanta si è iniziata a riconoscere questa sua modernità», evidenzia la curatrice della Fondation Pierre Gianadda.
Dopo aver bruciato le tappe facendosi ammettere da autodidatta alla Royal Academy a soli 14 anni ed esserne stato nominato membro una decina più tardi, Turner non mancò di guadagnarsi detrattori con le sue intemperanze al canone, al di là di pochi entusiasti ammiratori come Ruskin. Ad esempio, coloro che lo schernivano come affetto da ‘febbre gialla’, un colore che, eccettuato nella forma dell’oro, non aveva mai goduto di una buona sorte nella storia dell’arte, associato al tradimento, ad esempio connotava la tunica di Giuda. Ma era il suo prediletto, in tutte le tonalità: ocra, miele, girasole, canarino, biondo veneziano, fiore di zolfo, giallo cromo, giallo lacca. «Il suo studio era fornitissimo delle nuove colorazioni sviluppate proprio in quegli anni dagli scienziati e ne ampliava l’effetto lavo -
rando sulla tela bianca, infondendo una prodigiosa energia vitale al dipinto. Si interessava anche alla teoria dei colori, che proprio allora andava arricchendosi di nuovi contributi: aveva letto gli studi di Newton e possedeva una copia annotata del Trattato sui colori di Goethe, appena
siduità del lavoro la sua stabilità - seguì le proprie convinzioni e fu tra i primi anche ad accogliere la modernità dell’era industriale. Colui che ritraeva con immenso lirismo la Partenza per il ballo (San Martino), ultima inarrivabile opera che dedicò alla Serenissima, immortalata nello sfavillante bagliore del sole al tramonto che invade l’acqua con i suoi riflessi dorati, è stato anche l’artista che per primo appese alle pareti della Royal Academy un treno. Da un lato affascinato dalla sfida di rappresentare la velocità del nuovo mezzo, dall’altro sensibile alla minaccia dei tempi moderni sulla natura. L’esposizione si conclude proprio con gli studi di Turner sui cambiamenti atmosferici che ne derivano.
Particolarità della mostra alla Fondation Pierre Gianadda è la presenza anche di preziose opere su carta che la Tate, custode del lascito Turner, presta molto raramente: sopra, Alba(?) Pesca del merlano, a Margate, 1822, acquerello su carta velina bianca, 38,8 x 49,7 cm; sotto, Il San Gottardo, 1806-1807 circa, acquerello su carta, 18,4 x 26,0 cm.
tradotto in inglese, che metteva in discussione i sensi e le percezioni visive», precisa Antoinette de Wolff.
Le critiche non lo scoraggiarono. Alacre lavoratore - si diceva che fosse stata la sorte della madre, morta in un ospedale psichiatrico, a spingerlo a cercare nell’as-
Nel Foyer della galleria della Fondazione, la mostra prosegue idealmente con gli scatti dell’alpinista e fotografo Michel Darbellay: Léonard Gianadda ha voluto ricreare lo stesso parallelo proposto 25 anni fa omaggiando anche l’alpinista e fotografo di Martigny, scomparso nel 2014, che è stato suo fedele amico. Un tributo anche alla Svizzera, che William Turner amò profondamente, tornandovi per ben sei volte, sempre facendo tappa a Lucerna fra un’escursione e l’altra. Le montagne che aveva scoperto per la prima volta nel Galles, assumevano nel paesaggio alpino una maestosità e una drammaticità incomparabili: il San Gottardo, il Ponte del Diavolo e le gole della Schöllenen tornano anche fra le opere ospitate dalla mostra, così come le vedute del Rigi, di cui non si stancava di cercare di catturare i trasmutamenti di colore all’avanzare della giornata, dalla finestra della sua camera d’albergo al Cygne, affacciato sul Lago dei Quattro Cantoni.
Mirta Francesconi
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© Photo Tate
© Photo Tate
FILIPPO BOLDINI
nelle collezioni pubbliche luganesi con bozzetti inediti da una collezione privata
1900 -1989
2 aprile – 3 settembre 2023
2 aprile – 3 settembre 2023
Filippo Boldini, Fiori, 1957, Comune di Paradiso, in deposi presso Museo Villa dei Ced i, Bellinzon
In collaborazione con:
Collezione Giancarlo e Danna Olgiati
Il fulcro della creatività
Fra passato e presente, con accostamenti inaspettati di tecniche, forme e materiali, la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati presenta una selezione delle sue opere interpretando con sottigliezza la polivalenza della dimensione dello studio dell’artista.
Spazio fisico e mentale, territorio di ricerca e tempo di sperimentazione, dove l’artista, giano bifronte, guarda al passato e lavora al futuro. Un luogo che altrettanto è non-luogo, concreto quanto concettuale, meditativo e performativo. Nella pulsione dell’uomo verso un significato che potesse plasmare con le sue mani, è stato caverna, ancor prima che bottega, atelier, aula, laboratorio, oggi persino virtuale.
Ne coglie perfettamente la costitutiva polivalenza una recente opera del grande artista concettuale di origini ucraine Ilya Kabakov, che questa dimensione la raffigura andando oltre la resa mimetica attraverso un sottile gioco di proiezioni e allusioni che chiama in causa la stessa essenza dell’arte. Da poco entrata a far parte della Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, non poteva esserci opera più emblematica per inaugurare il percorso della sua esposizione primaverile, che difatti
proprio da questa capitale tela - non solo per il formato monumentale, ma per la fondamentale importanza - prende il titolo, At the studio. D’altronde l’affinità di visione fra la coppia di collezionisti luganesi e Ilya Kabakov, in questo caso eccezionalmente in solitaria, mentre di solito è sempre in sodalizio con la compagna di vita e artistica Emilia - è dichiarata e suggellata dall’acquisizione di diverse importanti opere. L’escamotage qui utilizzato da Kabakov è uno dei più noti della storia dell’arte, quello dello specchio, che moltiplica le possibilità formali e figurative innescando inusitati varcamenti prospettici. L’artista stesso entra nel quadro, non senza una dissimulata ironia: si raffigura ormai avanti negli anni, di spalle, nel gesto di attingere alla tavolozza, che è quella dei modelli cui rimandano le tele appoggiate alle pareti. Se il costruttivismo di Malevič è evocato dal triangolo bianco che si trova al centro del quadro, evidente è il
richiamo alla grande stagione barocca con Las Meninas di Velazquez, sottese sia alla struttura compositiva - e citate anche dalla figura della nipotina, che nella sua spontanea vivacità contrasta con le compassate damigelle reali - sia come paradigma di riferimento. Come ben coglieva Michel Foucault in una sua dissertazione diventata seminale, con quest’opera il grande pittore spagnolo aveva decretato l’inizio dell’arte moderna, istituendo una nuova relazione fra autore, rappresentazione e spettatore, laddove il quadro elide il suo soggetto e al tempo stesso lo sublima.
Lo spettatore è posto al centro anche di questo nuovo percorso, come tutti gli allestimenti primaverili curato personalmente da Danna Olgiati che con la sensibilità, la competenza e la tenace passione di chi nell’arte e per l’arte vive, nuovamente condivide uno spaccato della straordinaria Collezione che tuttora continua ad ampliare insieme al marito.
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2023, ProLitteris, Zurich
A sinistra, si apre sulla monumentale tela di Ilia Kabakov che la dà il titolo, la nuova mostra temporanea della Collezione Giancarlo e Danna Olgiati: At The Studio, Variation Nr. 3, 2021, olio su tela, 209 x 275 cm, affiancata a una scultura sempre dell’artista, two faces or the egg, 2000. In questa pagina, altri due intensi momenti lungo il percorso espositivo: a destra, l’artista franco-italiana Tatiana Trouvé si confronta con diverse tecniche; sotto, il poetico universo delle sculture-teatrini di Fausto Melotti, in intimo dialogo con un’opera di Marisa Merz.
A dominare il percorso, che diventa un itinerario più allusivo che letteralmente raffigurante la dimensione dell’atelier, è l’alternanza fra passato e presente, due poli attraverso cui scorre l’energia dell’arte. La dialettica si dichiara sin dall’incipit, dove alla tela di Kabakov è affiancato un prezioso mosaico del Settecento, per secoli oggetto devozionale privato, appartenuto a papa Gregorio XVI, poi al cardinal Rosmini e infine agli avi dell’Avvocato Olgiati. Le microtessere non solo vanno a comporre la figura della Maddalena, ma diventano epifania della dimensione trascendente cui alludono, invitando a un viaggio anche interiore.
Così inizia un percorso di contrappunti e riecheggiamenti, amori di lunga data
e nuove scoperte, attraverso vari generi, tecniche e materiali. Di sala in sala, senza condurre didatticamente ma dispiegando una puntuale selezione di opere storiche e recenti acquisizioni, vengono offerti molteplici spunti per consentire a ciascuno in entrare in rapporto dialogico le diverse suggestioni. C’è il raffinatissimo Pietro Roccasalva, omaggiato dall’accostamento a due grandi suoi modelli, De Chirico e Savinio, tutti accomunati da una stessa tensione metafisica e dall’intreccio coerente fra temi filosofici, letterari e musicali. Altra conflagrazione quella fra i ‘pieni del vuoto’ di Rachel Whiteread, gli oggetti biomorfi di Nairy Baghramian e la natura morta di Severini risalente al 1912. Dopo aver incontrato la potenza surrea-
lismo al femminile di Louise Bourgeois, si prosegue con le narrazioni poetiche di Fausto Melotti, artista amatissimo dai coniugi, che qui condividono cinque delle sue sculture-teatrini fino a oggi custoditi solamente in ambito privato. La sua straordinaria forza evocativa ed emotiva, raggiunta con levità di mezzi e delicatezza espressiva, trova consonanze nell’interprete femminile dell’arte povera, Marisa Merz, già oggetto di una personale, che a sua volta entra in dialogo con la pacata sospensione di Giulio Paolini e l’allegra irriverenza di Paola Pivi. Poetica che si fa altissima nel Johanna Juditha (la veglia di Bach)1di Isgrò (1985), qui alle prese con un’insolita cancellatura che immette in una cruda dimensione fiabesca.
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© 2023, ProLitteris, Zurich
Tre opere in mostra esemplari della sintonia nella varietà: da sinistra, Cy Twombly, Interior Bassano in Teverina,1998, color dry print, 58,7 x 44,1 cm; Emilio Isgrò, Johanna e Giuditta (La veglia di Bach), 1985, tecnica mista su tela su tavola, 190 x 119 cm; Arturo Martini, Violoncellista, 1931 ca., terra refrattaria, 32 x 25 cm.
La bella stagione del MASILugano
Ubicata proprio a fianco del centro culturale del LAC, la Collezione Olgiati inscrive la propria stagione espositiva in quella del Museo della Svizzera italiana, che offre altre interessanti esposizioni. Ha da poco inaugurato la mostra dedicata agli anni asconesi di Alexej von Jawlensky, in calendario fino al primo agosto. Dopo aver abbandonato la Germania allo scoppio della guerra e aver soggiornato a Saint-Prex e Zurigo, è sulle rive del Verbano che l’artista russo consolida, fra il 1918 e 1921, il suo linguaggio pittorico, in cui le accese cromie e le linee marcate dell’espressionismo si coniugano con le forme semplificate e le trasparenze cromatiche dell’astrazione applicate alla raffigurazione, in chiave fortemente mistica, del volto umano e di quello di Cristo, come illustra la ventina di eccezionali dipinti provenienti da importanti collezioni pubbliche e private. Il passaggio dalla figurazione all’astrazione è determinante anche per Rita Ackermann, altra protagonista al LAC. Nata a Budapest nel 1968 e trapiantata a New York, ha progressivamente abbondonato la figura, tema iniziale del suo lavoro, a favore di un dispiegarsi inconscio della forma, nascosta in profondità nell’astrazione dell’onnipresenza. Non a caso Rita Ackermann. Hidden è il titolo della mostra luganese, aperta fino al 13 agosto, che presenta anche le sue serie di dipinti più recenti, War Drawings, dove proprio dalla frammentarietà delle composizioni sembra poter emergere un elemento purificatore verso una possibile armonia. Prosegue inoltre fino al 16 luglio l’esposizione fotografica che porta alla ribalta un inedito Werner Bischof, proponendo un coinvolgente viaggio a colori attraverso i mondi visitati e vissuti lungo tutto l’arco della sua carriera. Presso la sede di Palazzo Reali, è allestita invece la mostra che rende omaggio a Hedi Mertens (Gossau, 1893 - Carona, 1982), in programma fino al 15 ottobre. Un’artista singolare che ha iniziato la sua carriera soltanto a 60 anni, trovando proprio in Ticino le condizioni favorevoli per sviluppare una ricerca personale degna di attenzione nell’ambito dell’arte concreta svizzera, legame rievocato con alcune opere dei quattro rappresentati principali della scuola zurighese: Max Bill, Camille Graeser, Verena Loewensberg e Richard Paul Lohse.
Con un forte scarto concettuale, è il corpo umano stesso a farsi ‘studio’ nelle sperimentazioni di Pamela Rosenkranz e Henrik Olesen per poi - transitando dal laboratorio della franco-italiana Tatiana Trouvé - tornare ambiente domestico nelle cinque fotografie in cui Ugo Mulas ritrae Calder nella sua casa studio a inizio anni ’60. A fine percorso non si possono non citare tre cammei imperdibili: la piccola formella del Violoncellista di Arturo Martini (1931), un’irriverente foto graffia di Vincenzo Agnetti (1980-81) e una delle zuppiere fotografate da Franco Vimercati (1991) nel progetto che per una decina di anni lo ha accompagnato, esplicitando attraverso la reiterazione di un soggetto studiato nelle sue infinite versioni la necessità di mettersi in ascolto delle cose in rottura con il proprio tempo. Della stessa necessità si potrebbe parlare per questa mostra, che non cede alla tentazione dell’accumulo, cui ci sarebbe ben donde potendo attingere alle oltre 600 opere di gran valore del suo patrimonio (un assaggio lo offre il parallelo riallestimento della Collezione, che si consiglia di visitare insieme alla mostra temporanea). Al contrario, lasciando respiro a ogni singola opera scelta per dispiegare il proprio campo di forza e di significati, dimostra la capacità di accostare linguaggi espressivi e visioni diverse, creando quell’alchimia che è alla base di ogni scoperta e fulcro di ogni studio d’artista, fisico o mentale che sia.
Susanna Cattaneo
Per informazioni:
www.collezioneolgiati.ch
www.masilugano.ch
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Una vera esperienza da favola
Lasciatevi sorprendere da un’atmosfera magica e dalla terrazza con vista mozzafiato
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Folgoranti allegorie del dramma umano
Materia, segni, luce, spazio: usando i mezzi della pura pittura, Cesare Lucchini sublima le tragedie del contemporaneo in immagini di rara potenza espressiva. Sei decenni di una ricerca condotta con ostinato fervore, che il Museo d’arte di Mendrisio ripercorre con una coinvolgente mostra antologica che ha il suo fulcro nell’ultima serie, “La terra trema”.
Asessant’anni dall’esordio della sua avventura artistica, la serie La terra trema non giunge a prevedibile corollario di una creatività ormai sopita, ma porta alla sua sublimazione l’urgenza espressiva e morale che da sempre muove Cesare Lucchini a lavorare quotidianamente alla propria idea di pittura. Anche un periodo di distanziamento come quello pandemico - che l’artista ha deciso di vivere in isolamento con la moglie Mara, concedendosi solo poche passeggiate nei boschi e intensificando ancora di più il lavoro nell’atelier di Davesco - non ha determinato un distaccamento dal mondo, quanto semmai ha ulteriormente rafforzato la profonda empatia verso le tragedie della contemporaneità di cui a fare le spese sono sempre i
più indifesi. A loro è diretto l’interesse di Lucchini ormai da metà anni Ottanta, periodo cruciale nel passaggio da una pittura intimista e melancolica, che aveva quale soggetto principale il suo stesso atelier, al confronto destabilizzante con la dimensione universale, investita dal dolore dell’attualità: la tragedia umanitaria dei teatri di guerra, la disperazione spaesata dei migranti, l’assurdo destino dei bambini soldato, il pianeta ferito da disastri petroliferi, tsunami e terremoti, vittima della crisi climatica innescata sempre dallo stesso uomo che affligge anche gli ultimi. La sua traiettoria è proseguita fedele a sé stessa; mai compiaciuto, sempre pronto a ripartire in nuove direzioni. Il che, al di là dell’anagrafe, ne fa un artista molto giovane, tuttora disposto a rischiare.
Una coerenza illustrata con grande efficacia dal Museo d’arte di Mendrisio, che prosegue nella serie di esposizioni monografiche dedicate, da oltre vent’anni, ad artisti contemporanei svizzeri, rendendo omaggio questa volta a uno dei pittori più rilevanti della sua generazione.
Nato a Bellinzona nel 1941, Cesare Lucchini è tra i pochi artisti ticinesi affermati a livello europeo, proprio perché la sua stessa forza espressiva lo proietta ben oltre i confini regionali, regolarmente presente alle principali fiere internazionali ed esposto in diverse importanti gallerie italiane, tedesche e inglesi, oltre alle personali organizzate da istituzioni museali svizzere.
Con una cinquantina di tele di grandi dimensioni e una ventina di opere su carta
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arte /mostre
- nelle quali affronta in formato minore gli stessi temi, seppur con analoga intensità - la mostra del Museo d’arte di Mendrisio, in programma fino al 25 giugno, è la prima antologica in Ticino a raccontare l’intero percorso dell’artista, sotto la curatela della direttrice Barbara Paltenghi Malacrida che, rimasta profondamente affascinata dai lavori dell’ultima serie, La terra trema, ha voluto farne il perno attorno al quale riunire tutte le precedenti.
Milano, New York, la Germania e il Ticino hanno rappresentato altrettante fasi fondamentali dell’evoluzione di Lucchini. Qui sono tutte convocate, ripercorrendo i principali capitoli della sua carriera che ha attraversato il secondo Novecento dagli esordi post-informali degli anni Sessanta e Settanta sotto l’influsso di Emilio Vedova e Alberto Burri, all’influenza della Pop Art, dall’esistenzialismo di Alberto Giacometti e Munch per arrivare al confronto con i Neuen Wilden tedeschi, con Anselm Kiefer e Georg Baselitz, mai dimenticando la morandiana lezione della ‘difficile semplicità’ o la potenza espressiva di un Nicolas de Staël, pittore al quale, significativamente, aveva dedicato la sua tesi all’Accademia di Brera.
L’originalità della reinterpretazione di Lucchini si annuncia sin dalle cromie di quella che ne è diventata la tavolozza distintiva - quei celesti, gialli e rosa salmone
«Quello che desidero rappresantare è una situazione di precarietà: non cerco di essere figurativo per descrivere ma per esprimere qualcosa che appartiene alla coscienza di tutti»
Cesare Lucchini, pittore
in cui ha trovato la sua cifra. Tonalità che danno profondità e respiro alla tensione lirica delle sue opere: la luce che salva dalla disperazione che sommerge.
Sarà la coincidenza con la mostra su Turner della Fondation Pierre Gianadda di Martigny in questi stessi mesi, ma per quanto diversi siano i soggetti e gli interessi da cui muovono i due artisti, non si può non cogliere un’analogia nel procedere ai limiti di un’astrazione che, per quanto rarefaccia il dato reale alla sua base, di esso continua a parlare.
Tre oli su tela esemplificativi del percorso artistico di Cesare Lucchini, che si dimostra puro pittore, in tutta la sua potenza espressiva: sopra, Quasi una testa,1996; a destra, La barca è vuota, 2017; in apertura, dalla serie che dà il titolo alla mostra, La terra trema, 2021.
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@ Photo Vito Robbiani
Collezione privata
In questa pagina, due serie che ben illustrano l’evoluzione di Cesare Lucchini: dalle tonalità tenui e melancoliche della prima stagione, dove al centro delle sue raffigurazioni era ancora l’ambiente intimo del suo stesso studio (sopra, Atelier, 1983), all’irruzione del mondo esterno nella sua drammaticità (sotto, Il muro, 2020).
Seppur all’interno di un orientamento espositivo cronologico, ogni singola sala della mostra, dedicata a una serie, prevede anche la presenza di un’opera dell’ultimo periodo, mettendo in evidenza come all’interno di una carriera sessantennale esiti provenienti da stimoli e ambiti molto diversi possano intendersi armoniosa -
mente in una sintassi espressiva di grande coerenza. Per infine arrivare all’impatto della sala conclusiva, una mostra nella mostra che raccoglie opere emblematiche delle varie serie, trovando in questo ampio spazio la dimensione per sprigionare tutta la loro forza.
Una continuità nell’ultimo decennio esplicitata anche dalla rielaborazione di serie già affrontate in passato, con un ampliamento iconografico, anche se le forme sono sempre più evocate che chiaramente rappresentate - la montagna, presenza imponente e fantasmatica al contempo, così come alcune particolari iconografie sacre, tra cui l’Ultima Cena, in una versione multietnica e pluriconfessionale che si riallaccia simbolicamente alle immagini di rifiuti e discariche dei primissimi anni, confermando l’attenzione nei confronti di chi è alla deriva e ai margini.
È con l’apartheid che il dramma del contemporaneo è entrato nella poetica di Cesare Lucchini. Non è un caso che proprio in quel periodo sia maturata la volontà di lasciare Milano, dopo 27 stagioni in cui aveva vissuto un’epoca di grandi fermenti, politici quanto artistici. L’inquietudine interiore e la necessità di proiettarsi oltre le aporie della pittura informale hanno spinto Lucchini, quasi cinquantenne, a rimettersi in gioco. Dovrà dapprima riconoscere la sua inconciliabilità con la mentalità e la violenza di New York, per poi trovare nella Germania di Düsseldorf e Colonia un nuovo terreno di cimento, un altro ventennio di formazione e lavoro.
Dagli Interni alle Crocifissioni, da Quasi una testa a Quel che rimane, da La barca vuota a Dove vanno?, dal Bambino soldato a Venti di guerra… partendo dalle atmosfere più apocalittiche si arriva alle visioni trascendenti dell’ultima straordinaria serie, protagonista assoluta della mostra a cui dà anche il titolo. Metafora perfetta non solo dello stato di precarietà della pianeta, ma anche della vulnerabilità dell’artista che, incapace di restare distaccato dalle tragedie contemporanee ma senza cedere all’egocentrismo di chi sulla tela proietta unicamente la sua visione, è attraversato dai sussulti di quella madre terra che sente sussultare sotto i suoi piedi.
Mai didascalico, il realismo di Lucchini si esprime nella misura in cui si discosta dalla cronaca per sublimare il dramma in immagini di rara potenza. A parlare è il tessuto stesso della luce e del colore - questa e non altra è la materia delle opere di un pittore puro, che dipinge direttamente sulla tela bianca senza disegni preparatori e nel suo perimetro lotta per una visione - fa e disfa per tornare a rifare, scava e sovrappone, cerca e distrugge, si tuffa e riemerge - mai appagato. Un procedimento che attua lavorando in parallelo su diverse tele appese alle pareti del suo atelier, sempre mosso dalla stessa urgenza, la stessa autenticità, la stessa onestà che è anche disponibilità a lasciarsi ferire per trasferire le tracce di quell’umanissimo dolore che ci rende uomini e, a modo suo, se non redimerlo, accoglierlo. Una pittura di sensazioni, che sa emozionare, dagli occhi penetrando l’anima. Capace nella sua universalità di parlare all’individuo, con il suo afflato genuinamente solidale.
Susanna Cattaneo
120 · TM Aprile 2023
Collezione Banca dello Stato
mese dal terremoto in Turchia e Siria
1 1
anno di guerra in Ucraina
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Polivalenti, sorprendenti Suv
I Suv stanno dimostrando una stupefacente reattività evolutiva, adattandosi alle richieste di sostenibilità e aggiornando il loro look e le dotazioni tecnologiche. Indiscussa protagonista, la quinta generazione della Range Rover scende in strada - e fuori - con il suo lusso integrale.
New Range Rover
Cinquant’anni di storia che uniscono la raffinatezza di un’auto di lusso con le capacità di carico di una stationwagon, il comfort di una berlina da viaggio con la possibilità di non sfigurare nelle vie più eleganti quanto nel fuoristrada: eccovi sua maestà Range di quinta generazione. Unisce le esigenze complementari di un’auto, offrendo una tuttofare davvero unica nel suo genere. La quinta generazione alza il livello di elettrificazione e comprende anche una versione 100% elettrica, oltre alle ibride e plug-in e naturalmente una versione V8 che abbiamo potuto guidare sulle nevi di Gstaad per renderci conto di cosa sia capace il capostipite dei lussuosi Suv nei fuoristrada più impegnativi. La tecnologia permette di controllarla alla perfezione, a partire dalle 4 ruote sterzanti che la rendono agile come una compatta nelle manovre, insieme all’efficace sistema elettronico che misura pendenza, slittamento ruote e tanto altro ancora.
Lo stile della carrozzeria è dominato da un design e superfici che enfatizzano i volumi, grazie anche all’utilizzo di poche linee con raccordi dolci, morbidi ed eleganti. In particolare colpisce la coda, che chiude le fiancate ricordando la poppa di una barca, con una soluzione molto tecnologica per i fanali posteriori che, spenti, si mimetizzano con la loro superficie ‘nero lucido’, conferendole all’auto l’aspetto di un prototipo, mentre a luci accese sono di un rosso che sembra liquido. Il look del frontale invece è caratterizzato da fari a Led con 1 milione e 200mila microspecchi. L’abitacolo segue il minimalismo estetico che caratterizza l’aspetto esterno, con soluzioni di design pulito. La lussuosità della nuova Range Rover passa anche dalla sostenibilità: i rivestimenti dei sedili possono essere di un tessuto più ecocompatibile rispetto alla pelle, ceramica invece per componenti come la leva del cambio, i rotori dei comandi audio e del climatizzatore o per i pannelli porta.
In quanto ai motori, oltre alla variante da 350 cavalli, il 3.0 Diesel mild hybrid è disponibile anche con 250 o 300 Cv, mentre un 3.0 turbo benzina, sempre mild Hybrid 6 cilindri in linea offre 400 Cv e che in versione ibrida plug-in monta in aggiunta un motore elettrico da 143 Cv con un’autonomia elettrica fino a 100 km e potenze complessive di 440 o 510 Cv. L’unico motore esclusivamente termico è il 4.4 V8 Twinturbo da 530 cavalli, denominato P530 e per il 2024 è prevista anche una Range Rover completamente elettrica. A partire da 136.300.- franchi.
122 · TM Aprile 2023
società/auto
New Range Rover
Lexus UX 250h
Introdotta nel 2018, la Lexus UX rappresenta la base di partenza della gamma Suv del marchio premium giapponese. A cinque anni dalla sua presentazione era giunto il momento del ‘restyling di metà carriera’ con qualche ritocco estetico e aggiornamento consistente per altri aspetti del veicolo - dai materiali dell’abitacolo alla dotazione multimediale fino all’assetto più rigido della versione F Sport. La nuova versione viene proposta con due inediti allestimenti Urban e Design, il primo è la nuova dotazione ‘d’attacco’ del modello, mentre il secondo si posiziona giusto un gradino sopra con buona parte del più completo e sportivo F Sport di alta gamma. Le aggiunte sono la colorazione esterna bicolore anche nell’esclusivo Sonic Platinum con tettuccio nero a contrasto, i rivestimenti in pelle sintetica, sedili anteriori riscaldabili, climatizzatore automatico, retrocamera per le manovre in retromarcia, gruppi ottici a Led con abbaglianti automatici. Nell’abitacolo, la tecnologia touchscreen sostituisce il controllo tramite mouse trackpad e a seconda dell’equipaggiamento è dotata di display da 8 o 12,3 pollici. La grafica è più nitida, in alta definizione e di più grandi dimensioni, in abbinamento a un nuovo processore più veloce che fornisce prestazioni più rapide e decisamente più visibile anche in condizioni di scarsa illuminazione. Il nuovo sistema di riconoscimento vocale permette di usare l’assistente di bordo pronunciando: “Hey Lexus”.
Novità anche per quanto riguarda gli Adas del pacchetto Lexus Safety System+, che ora integra una versione rivista del radar anticollisione anteriore in abbinamento al sistema di frenata e sterzata automatica di emergenza con riconoscimento di pedoni e ciclisti, mantenimento corsia tramite Ai e tempomat adattivoora funzionante anche in curva. A partire da 43.900 franchi, inclusa garanzia fino a 10 anni o 185mila chilometri.
Nissan Qasqhai ePower
La Nissan Qashqai e-Power introduce un inedito sistema propulsivo con motore 3 cilindri turbo benzina da 1,5 litri, batteria al litio e motore elettrico da 190 cavalli. A differenza della maggior parte dei full-hybrid, il motore termico non è mai in trazione, le ruote anteriori vengono azionate esclusivamente dal propulsore elettrico, mentre il 3 cilindri funge solo da generatore di elettricità.
La potenza effettiva dell’auto non si riferisce ai 158 cavalli del motore termico ma a quelli dal motore elettrico che sono appunto 190. Questa ingegnosa soluzione consente di ridurre sensibilmente le emissioni di CO2 a 120 g/km contro gli oltre 140 g/km della gemella mild-hybrid ma con peso aggiuntivo di 282 kg in più rispetto alla Qashqai mild-hybrid 140 cavalli. Silenziosità di marcia e ottima insonorizzazione da elettrica, ma grande
reattività. La risposta dell’acceleratore è quasi istantanea, da 0 a 100 in 7,9 secondi. Ma l’aspetto che più convince è che finalmente l’effetto trascinamento qui è quasi del tutto assente: quando il motore termico entra in azione per ricaricare la batteria o alimentare l’e-motore c’è una diretta connessione tra il numero di giri del 3 cilindri e la velocità della vettura. A partire da 41.950 franchi.
Aprile 2023 TM · 123
Claus Winterhalter
Lexus UX 250h
Nissan Qasqhai ePower
TICINO SC UOLA UNIVER SI TA RIA FEDERALE PER LA F ORMAZIONE PROFES SIONALE SUFFP
Le news mensili di Ticino Management per creare affari businesstobusiness
Efg International parte con forte slancio Aziende
Gruppo Cornèr rafforza la solidità patrimoniale
In un anno estremamente mutevole con lo scoppio della guerra in Ucraina e il repentino aumento dei tassi da parte delle principali Banche centrali mondiali, il Gruppo Cornèr presenta buoni risultati nel suo 71mo rapporto d’esercizio. I ricavi aumentano a 436 milioni di Chf, mentre l’utile netto sale a 53,2 milioni, in forte crescita rispetto all’anno precedente (22,7 milioni Chf).
I rassicuranti dati di bilancio mostrano che la solidità patrimoniale dell’istituto si è ulteriormente rafforzata: i fondi propri hanno raggiunto 1,076 miliardi di franchi e la somma di bilancio si assesta a poco più di 9 miliardi, in diminuzione del 7,9 % a seguito del ritrovato interesse da parte della
Aziende
clientela a investire i propri depositi. Nel corso del 2022, il Gruppo ha proseguito la crescita in tutte le sue principali aree d’affari, mentre ha dismesso le proprie attività in Italia e Inghilterra, focalizzandosi maggiormente sul mercato domestico svizzero. In parallelo, è stato completato il rifacimento delle piattaforme informatiche, con progetti di ampio respiro durati diversi anni, che hanno permesso al Gruppo Cornèr di dotarsi di un’infrastruttura estremamente moderna e versatile per affrontare le sfide future anche nell’ambito della digitalizzazione.
Per informazioni: cornergroup.ch
In occasione della sua Assemblea generale annuale 2023, Efg International ha fornito un aggiornamento sull’andamento delle attività nel primo trimestre 2023. Durante questo periodo, l’Istituto ha raggiunto un utile netto record di oltre 90 milioni di franchi (202,4 milioni per l’intero 2022). Gli attivi in gestione sono aumentati a 145 miliardi di franchi, rispecchiando un contributo contenuto delle nuove attività nette e una performance di mercato positiva. “Una performance che riflette il continuo successo dell’esecuzione della nostra strategia che si concentra sul sostegno di una crescita redditizia e sulla scalabilità. Stiamo facendo leva sui solidi risultati operativi e sulla costanza dei risultati ottenuti negli anni precedenti e stiamo dimostrando ancora una volta il valore del nostro modello di business resiliente e diversifi-
cato a livello globale. Mentre l’incertezza macroeconomica e le turbolenze nel settore bancario globale hanno portato a una volatilità dei mercati e a un inizio d’anno lento in termini di afflussi di asset, abbiamo registrato una recente accelerazione e abbiamo una forte pipeline di nuovi asset netti. Abbiamo anche registrato un forte slancio nelle assunzioni e ci aspettiamo che questo acceleri ulteriormente la nostra crescita nei prossimi mesi”, ha commentato il Ceo Giorgio Pradelli.
Per informazioni: www.efginternational.com
Opportunità emergenti
Ubs Global Wealth Management ha lanciato il fondo Ubs Multi Asset Emerging Markets Dynamic. Progettata per sfruttare appieno il potenziale offerto dai mercati emergenti, che dovrebbero garantire rendimenti attesi più elevati in virtù di una crescita economica più rapida, la strategia si propone al contempo di mitigarne i rischi, offrendo alla clientela
una soluzione completa e innovativa attraverso la diversificazione tra asset class, paesi e titoli, avvalendosi di una selezione attiva di tipo bottom-up e di una gestione sistematica dell’esposizione azionaria di tipo top-down appositamente studiata per i mercati emergenti.
Per informazioni: ubs.com
Aprile 2023 TM · 125 sommario 125 Aziende 125 Gruppo Cornèr rafforza la solidità patrimoniale 125 Efg International parte con forte slancio 125 Opportunità emergenti con Ubs 126 Scienze della vita al centro dell’innovazione 126 Boldbrain, l’acceleratore ticinese 126 Ibsa, sostenere la ricerca 127 Caledonia Switzerland, essere al riparo dai rischi 129 Veuve Clicquot, un inno alla gioia 129 H. Moser & Cie. e Agenhor, più forti insieme 129 Louis Vuitton, l’arte della longevità 128 Società 128 Israele e Palestina. Un’occupazione illegale? 130 Intermezzo, una pausa fuori programma
Aziende
businesstobusiness
Scienze della vita al centro dell’innovazione
L’acceleratore ticinese
Con la costituzione dell’associazione Life Sciences Competence Center si aggiunge il terzo fondamentale pilastro dello Switzerland Innovation Park Ticino, accanto allo Swiss Drone Base Camp di Lodrino e al centro di competenza nel Lifestyle Tech a Lugano. Nato grazie a un lavoro sinergico tra Cantone, istituzioni e diversi attori accademici e industriali legati al settore, il nuovo centro si concentrerà sull’innovazione e lo sviluppo di soluzioni avanzate nel campo delle scienze della vita, con particolare attenzione alla biofabbricazione. L’idea è quella di presentare una nuova piattaforma per migliorare lo sviluppo dei farmaci che, notoriamente, richiede molto tempo e costi elevati. Gli studi preclinici vengono eseguiti su animali per esplorare la tossicità e la farmacologia, ma spesso le risposte non sono accurate e non riflettono perfettamente la fisiologia umana. Il modello 3D in vitro è un approccio innovativo per accelerare lo sviluppo di farmaci e prevedere la tossicità e la farmacologia utilizzando cellule umane.
Le attività del Life Sciences Competence Center - che in futuro si insedierà con i suoi laboratori presso lo stabile
Sopra, i membri fondatori dell’associazione Life sciences dello Switzerland Innovation Park Ticino, durante l’incontro per l’assemblea costitutiva presso la sede Bios+.
ex-Irb di via Vela messo a disposizione dalla Città di Bellinzona - verranno finanziate da una combinazione di fondi pubblici e privati e avranno il sostegno dei più rilevanti partner di ricerca del settore delle scienze della vita presenti sul territorio ticinese e che figurano tra i fondatori, fra cui l’Eoc, Usi, Bios+, Supsi, Swiss Biotech, Farma Industria Ticino, SwissMedtech, Aiti, la Città di Bellinzona e diverse aziende quali Humabs BioMed, Helsinn Healthcare, Has Healthcare Advanced Synthesis, Rivopharm, Sintetica e FemtoPrint. Durante l’Assemblea costitutiva, Giorgio Calderari è stato nominato quale Presidente dell’associazione che, con i suoi membri e organi, sarà responsabile dell’organizzazione e futuro sviluppo della prima fase del centro di competenza.
Per informazioni: switzerland-innovation. com/ticino
F ino al 16 giugno sono aperte le iscrizioni per la sesta edizione di Boldbrain Startup Challenge. Il programma di accelerazione per idee innovative, organizzato da Fondazione Agire in stretta collaborazione con l’Usi Startup Centre, fa parte della rete degli acceleratori svizzeri ma si distingue per due importanti specificità: si rivolge alle start up in fase ‘early stage’ ed è aperto a tutti i settori economici. Le condizioni imprescindibili per candidarsi sono il carattere innovativo dell’idea, la scalabilità del progetto e un forte interesse per svilupparlo in Ticino.
L’edizione 2023 si arricchisce di nuovi importanti partner e di un momento di messa in rete tra i team in gara e aziende e istituzioni che lo
sostengono. L’acceleratore è in costante sviluppo e mira ad accrescere ulteriormente la propria notorietà, come testimonia la partecipazione all’edizione 2023 di Start Summit - la conferenza leader in Europa per l’imprenditorialità, tenutasi a fine marzo a San Gallo.
Per informazioni: boldbrain.ch
Sostenere la ricerca
Da 10 anni, Ibsa Foundation per la ricerca scientifica sostiene con le sue Fellowship i giovani talenti di oggi, affinché diventino gli scienziati di domani. Lo scorso 20 aprile sono stati premiati i sei progetti vincitori dell’edizione 2022 con altrettante borse di studio del valore di 30mila franchi ciascuna. Tra le 211 candidature ricevute da 29 Paesi - record di partecipazione - si sono distinte anche due ricercatrici svizzere, Laura Yerly (dermatologia) e Camilla Basso (endocrinolo-
gia), provenienti da Losanna e dal Ticino.
La prossima edizione premierà nuovamente sei progetti nelle aree scientifiche dermatologia, endocrinologia, fertilità/urologia, medicina del dolore/ortopedia/reumatologia e healthy aging/medicina rigenerativa, incrementando il valore di ogni borsa di altri duemila franchi. Le candidature sono aperte fino al 31 dicembre 2023.
Per informazioni: ibsafoundation.com
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Sopra, Aliper Therapeutics, vincitrice della scorsa edizione di Boldbrain.
Da sinistra, Silvia Misiti e Arturo Licenziati per Ibsa con i premiati Marco Fantuz, Francesco De Logu, Camilla Basso, Laura Yerly e la rettrice nominata dell’Usi Laura Lambertini.
Aziende Aziende
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© Ti-Press
/ Alessandro Crinari
Per essere al riparo dai rischi
A colloquio con Antonello Andreoni, Amministratore di Caledonia Switzerland: società specializzata nella prevenzione, nella gestione e nel controllo del rischio - per privati e imprese - basata a Chiasso.
Nelle antiche cartografie questo nome indicava le Îles Loyauté o Isole della Lealtà: Caledonia.
Un nome scelto, oggi, per qualificare in maniera profonda il tema del Risk & Security Management, tenendo fisse - quali principali coordinate di riferimento - l’etica professionale e la competenza specialistica.
Operativa da giugno 2016, Caledonia Switzerland Sagl mette al servizo delle imprese elvetiche il know-how e le competenze maturate, nell’ambito delle attività d’indagine, da Caledonia Spa, società italiana attiva già dal 2005.
A spiegare come operano queste realtà è Antonello Andreoni che, oltre ad amministrare la società di Chiasso, dirige anche quella italiana.
Quali sono le vostre sfere di competenza nell’ambito del Risk Management?
Aiutiamo i nostri clienti a semplificare e integrare qualsiasi necessità che spazi dalla tutela dei beni dell’azienda, alle attività investigative (in ambito organizzativo, assicurativo, commerciale ed economico-finanziario); dalla concorrenza sleale alla contraffazione di marchi e brevetti; dall’assenteismo sul posto di lavoro all’uso scorretto di benefits e permessi aziendali. Inoltre, verifichiamo l’affidabilità dei Partner (locali ed esteri), dei fornitori, dei consulenti esterni e, più in generale, di tutti i soggetti che possono gravitare, a vario titolo, nella sfera professionale e relazionale di un’impresa.
Le nostre parole d’ordine
sono tre: prevenzione, gestione e controllo. Per prevenzione intendiamo il raggiungimento della consapevolezza che, nello svolgimento della propria attività, le aziende affrontano costantemente dei rischi. I servizi che offriamo alle imprese sono di carattere prevalentemente preventivo: infatti, forniamo loro un’approfondita conoscenza di tutte le entità economiche con le quali entrano in una relazione d’affari. Raccogliere le informazioni, gestirle e controllarne la veridicità - anche nel corso del tempo - risulta fondamentale per la sicurezza di qualsivoglia organizzazione.
Sul territorio collaboriamo con imprese appartenenti al settore finanziario, assicurativo e manifatturiero (quindi dotate di reparti produttivi). In ambito internazionale, trattiamo con aziende che offrono i loro beni e servizi al mercato nazionale e cosmopolita.
L’approccio di Caledonia è integrato e personalizzato. Cosa significa esattamente? Siamo fortemente convinti che i mercati in cui operano le nostre imprese divergono tra loro, sia per caratteristiche sia per attori coinvolti. Per questa ragione, prospettare soluzioni standard - senza un’approfondita conoscenza dell’azienda-cliente, delle sue dinamiche e del suo mercato di riferimento - non può e non potrà mai essere la soluzione ottimale. Al contrario, conoscere l’impresa, rispettarne la filosofia e il modo di condurre gli affari, introducendo gradualmente suggerimenti e
procedure che le permettano di fare meglio e bene, è la giusta via da seguire.
I fattori di rischio per le aziende sono davvero molteplici. Dal vostro osservatorio privilegiato, a quali aspetti dovrebbero prestare maggiore attenzione imprenditori, manager e amministratori?
Oggi, i rischi maggiori per le imprese - oltre a quelli di natura economica e di responsabilità sociale - sono legati alla reputazione: fare affari con soggetti non idonei all’etica dell’impresa finisce col danneggiarla sul suo mercato di riferimento. È quindi altamente consigliabile porre una particolare attenzione al fenomeno delle infiltrazioni criminali, che tentano di penetrare e di mettere radici nel tessuto imprenditoriale, anche qui in Ticino. Ciò danneggia gli imprenditori onesti e altera il mercato, con offerte di beni e servizi difficilmente equiparabili a quelle delle imprese che rispettano le norme della società civile.
Il grado di consapevolezza che la nostra classe imprenditoriale ha di questi fenomeni è adeguato, oppure c’è ancora molto da fare in
materia di sensibilizzazione e informazione?
Non c’è alcun dubbio che la classe dirigente e imprenditoriale debba approfondire questa tematica, possibilmente rivolgendosi a strutture idonee, sia istituzionali che private.
Nel momento in cui, in Ticino, vengono costituite delle nuove società, le autorità competenti dovrebbero effettuare maggiori controlli?
Siamo certi che una serie di controlli, soprattutto sul rispetto delle norme che regolano la costituzione delle aziende, vengano eseguiti e siano più che esaustivi. Nel prosieguo delle attività dell’impresa, però, possono verificarsi incidenti, trasformazioni o mutazioni dei mercati che possono provocare delle crisi aziendali (è frequente quella di liquidità): è proprio in questa fase che può giovare un nostro intervento di verifica.
Per informazioni: caledoniasagl.ch
www.aitiservizi.ch
simona.galli@aitiservizi.ch
Aprile 2023 TM · 127
Antonello Andreoni, amministratore di Caledonia Switzerland. businesstobusiness
Aziende
Israele e Palestina. Un’occupazione illegale?
Israele viene spesso accusata di star violando le norme del diritto internazionale a causa dell’occupazione illegale della Palestina. Cosa significa in termini legali? Nei meandri del diritto internazionale si può interpretare la situazione in maniera contrastante.
Le diatribe tra Israele e Palestina sono da decenni al centro delle discussioni del diritto internazionale. Tra i quesiti più accesi si inserisce la questione dell’occupazione israeliana.
L’occupazione è definita legalmente come la presenza fisica delle forze armate di uno stato occupante sul territorio di uno stato occupato. Esse esercitano il controllo effettivo su tali territori negando da una parte l’autorità al governo dello stato occupato e dall’altra fornendo allo stato occupante la capacità di generale controllo.
È regolata dal diritto dell’occupazione attraverso varie fonti giuridiche, come per esempio la Quarta Convenzione di Ginevra del 1949 o le Convenzioni dell’Aia del 1907. Lo scopo primo di questo diritto consiste nel garantire protezione ai risidenti del territorio occupato. Allo stato occupante vengono infatti imposti degli obblighi nei confronti della popolazione
preesistente sia dal punto di vista più pratico, come per esempio quello dell’approvvigionamento di cibo e di medicamenti, che dal punto di vista sociale, come per esempio quello del rispetto delle loro credenze religiose. L’occupazione segue il principio di temporaneità che implica dunque una situazione non permanente.
Il diritto dell’occupazione non si applica in qualsiasi regime giuridico ma soltanto nel caso di un conflitto armato internazionale, ovvero quando le parti sono stati. Malgrado l’atto in sé di occupare un territorio sia generalmente considerato illegale in quanto visto come una violazione della sovranità di uno stato attraverso l’uso della forza, la successiva occupazione può definirsi legale nella misura in cui lo stato occupante rispetti le norme del diritto dell’occupazione.
Traducendo ora l’illegalità dell’occupazione israeliana in termini giuridici bisogna procedere su tre livelli. Innanzi-
tutto è necessaria la presenza di un conflitto armato tra due stati. Nel nostro caso significherebbe considerare Israele e Palestina come tali. Successivamente la definizione di occupazione deve collimare con la situazione specifica. L’esercito israeliano dovrebbe essere fisicamente presente sui territori palestinesi controllandoli e negando alla Palestina la propria autorità. Di conseguenza Israele dovrebbe avere la capacità di controllo territoriale. Infine la condotta dello stato occupante deve trasgredire le disposizioni del diritto dell’occupazione. Israele, e in particolare il suo esercito, dovrebbero intraprendere azioni contro la popolazione palestinese che pertanto divergerebbero dallo scopo protettivo. Israele rifiuta le accuse su tutti i livelli. In primo luogo non riconosce la Palestina come uno stato e nega dunque dal principio la possibilità di poter parlare di occupazione. Basandosi sulla Convenzione di Montevideo che definisce i criteri di uno stato, la Palestina non viene vista come tale dalla comunità internazionale. L’occupazione potrebbe comunque essere frutto della conquista israeliana della Cisgiordania durante la Guerra dei sei giorni nel 1967. In questo senso essa non sarebbe vista direttamente contro la Palestina ma nei confronti dello stato giordano. I decenni intercorsi da allora tuttavia cozzerebbero con il principio di temporaneità e supporterebbero così la posizione israeliana. Sul secondo
livello Israele sostiene che la presenza del suo esercito in Palestina non sia contraria al diritto internazionale. La Cisgiordania è divisa in tre aree, due delle quali sottostanno al controllo militare israeliano. Fintanto che l’esercito non si insedi nell’area attribuita interamente dall’autorità palestinese, tale presenza non può essere ritenuta un’occupazione. Infine Israele difende le varie azioni militari considerandole necessarie dal punto di vista dello stato di emergenza e della sicurezza nazionale. Su tutti i livelli le opinioni sono discordi a dipendenza della posizione politica che si vuole assumere. La situazione è molto complessa e lascia dunque spazio ad argomentazioni favorevoli o contrarie alle varie parti. Il diritto internazionale permette diverse interpretazioni senza consentire di trovare una risposta univoca.
Per informazioni: www.giovanigiuristi.ch
128 · TM Aprile 2023 businesstobusiness Società
Sopra, Michele Martignoni, presidente del Circolo Giovani Giuristi Zurigo.
Un inno alla gioia
Per la sua nuova annata
La Grande Dame 2015, Veuve Clicquot continua ad affermare la sua cultura dell’ottimismo, questa volta attraverso una collaborazione con l’artista-ceramista friulana Paola Paronetto. Talentuosa e sensibile maestra del colore, la designer ha creato una nuova collezione di sei confezioni regalo con tonalità tratte dalla sua personale tavolozza di oltre 86 sfumature. Mentre di solito si affida alla tecnica del paper clay , uno speciale impasto di carta e argilla da lei stessa sviluppata, qui, per reggere il peso delle bottiglie è stato creato insieme agli esperti del brand un materiale robusto e sostenibile, inedito mix di canapa, cotone e altre piante. Una veste perfetta per La Grande Dame 2015, un’annata radiosa per un vino
ricco di tensione ed eleganza, grazie ai Pinot Noir degli storici Grands Crus della Maison. Un vino solare, ma al contempo raffinato e preciso, offre freschezza e mineralità, rivelando delicate note floreali di gelsomino e acacia che evolvono in note di pera e clementina.
Inoltre Paola Paronetto ha ideato una composizione di tre bottiglie giganti, che racchiudono l’essenza della natura sensoriale delle sue opere. Ogni scultura è unica nella struttura, nelle dimensioni e nei colori, con sottili differenze di altezza e rifiniture. Offerta esclusivamente in edizione limitata e su ordinazione, lascia al cliente la scelta dei colori da abbinare.
Per informazioni: veuveclicquot.com
Più forti insieme
traverso Melb Luxe è una mossa strategica importante. Con una filosofia condivisa e valori comuni, le due aziende familiari indipendenti stanno vivendo una nuova fase di vita, su scala diversa, entrambe nelle mani di una nuova generazione. Melb Luxe, con sede nel cuore della Vallée de Joux, che già detiene partecipazioni nelle società H. Moser & Cie., Hautlence e in Precision Engineering Ag, ha investito nel capitale del famoso atelier ginevrino di orologeria Agenhor, raffor-
zando così la loro partnership. Questa acquisizione di una quota di minoranza rientra nel processo di integrazione portato avanti dalla holding di famiglia. Ottime le prospettive di sviluppo, a partire dal movimento Agengraphe®, che entrambi i marchi desiderano sviluppare ulteriormente. Inoltre il gruppo Melb Luxe avrà così una filiale nella Svizzera francese.
Per informazioni: agenhor.ch
L’arte della longevità
In un settore altamente competitivo, dove i grandi gruppi tendono a dettare le regole, l’unione di Agenhor Sa e H. Moser & Cie. at -
Da
Con una storia di servizi di riparazione lunga oltre 160 anni, che risale alla prima riparazione di un prodotto registrata nel 1860, Louis Vuitton si occupa oggi di restaurare oltre 600mila pezzi all’anno. Questo innovativo processo di riparazione consente non solo di preservare le creazioni della Maison per un passaggio di generazione in generazione, ma anche di preservare l’eredità e l’impegno della Maison nei confronti del savoir-faire e della maestria artigianale, attraverso il restauro completo dei bauli storici. In linea con il suo più ampio impegno per la sostenibilità, le collezioni Louis Vuitton sono sottoposte ad analisi di impatto ambientale durante l’intero processo creativo, per ottimizzare la ri-
parabilità e garantire un lungo ciclo di vita del prodotto. Una rete globale di 12 Atelier di riparazione dedicati consente di completare il 98% delle riparazioni in loco, limitando così le emissioni di CO2 legate al trasporto.
Grazie al savoir-faire unico dei 1.200 artigiani e specialisti della Maison e all’utilizzo di materiali originari per le riparazioni in negozio e a livello regionale, Louis Vuitton garantisce la longevità dei suoi pezzi, custodendo ricordi preziosi e rafforzando al contempo il suo impegno per un percorso di sostenibilità a lungo termine.
Per informazioni: louisvuitton.com
Aprile 2023 TM · 129
sinistra, E. Meylan, proprietario di Melb Luxe e Ceo di H.Moser & Cie, con Nicolas e Laurent Wiederrecht, di Agenhor.
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Intermezzo, una pausa fuori programma
Ventotto immagini di persone ritratte sul luogo di lavoro e tre composizioni di parole da loro espresse nel momento della realizzazione degli scatti formano l’opera Intermezzo . È con questo progetto fotografico collettivo che la Cassa Pensioni di Lugano (CPdL) ha voluto sottolineare la pubblicazione del suo centocinquesimo Rapporto di gestione e organiz-
luppata da Viviana Vergerio Guerra e da Cosimo Filippini, artista ticinese che ha scelto come strumento di lavoro la fotografia.
Le fotografie sono state realizzate dall’artista nell’arco di un anno, secondo una lettura incentrata sulla persona, la cui adesione assume una valenza unica e imprescindibile nell’atto irripetibile della ripresa. Filippini ha potuto fo-
In questa pagina, tre dei ventotto scatti realizzati da Cosimo Filippini esposti nella mostra Intermezzo, a cura di Viviana Vergerio Guerra e promossa dalla Cassa Pensioni di Lugano, stampa inkjet su carta cotone e dibond, 71 x 51 cm, e una delle composizioni di parole, stampa tipografica su carta, 71 x 51 cm.
Intermezzo , una pausa fuori programma per i lavoratori presenti. Da questo itinerario tra gli Enti affiliati alla CPdL, hanno preso forma dei ritratti
e quotidianità diverse. La sequenza degli scatti esposti è una narrazione di vissuti e soprattutto un invito a comprendere meglio la nostra società e
zare una mostra corredata da un catalogo (con testi di Tobia Bezzola, direttore del Museo d’arte della Svizzera italiana; Howard Burns, Professore Emerito Scuola Normale Superiore di Pisa e Viviana Vergerio Guerra, storica dell’arte e curatrice indipendente).
L’idea è stata concepita e svi-
calizzarsi sulla relazione con le persone coinvolte, restituendo l’esperienza attraverso la fotografia. Con il soggetto fotografato si è stabilito un legame che ha evidenziato alcune sfumature della personalità, elemento centrale nel processo artistico e l’ispirazione per intitolare l’opera
ambientati, dove lo strumento metodologico è divenuto un pretesto a favore della conoscenza allargata di una realtà poco nota della società di cui facciamo parte.
L’indagine ha messo in luce aspetti lontani dall’immaginario collettivo, ponendo in contatto persone con visioni
a osservare con occhi diversi quello che ruota attorno a noi. L’esposizione avrà luogo il 3 e il 4 giugno, dalle 10 alle 18, presso la Limonaia di Villa Saroli, Via Stefano Franscini 9, Lugano.
Per informazioni: cpdl.ch
130 · TM Aprile 2023
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