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Giorgio Mattioli un artista legato a Roseto che parla della nostra città Con lui abbiamo fatto il punto su quello che è la situazione rosetana sotto il profilo culturale, così da avere una prospettiva diversa, proprio da chi ci osserva fuori il contesto locale di Ilaria Di Cristoforo

Giorgio Mattioli con le nostre intervistatrici

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iorgio Mattioli è un artista poliedrico, da sempre impegnato nei più svariati campi dell’arte. Regista, attore teatrale, pittore e scultore è nato a Ferrara ed è uno dei personaggi che, in ambito culturale a livello nazionale, ha sempre quando ha potuto messo in risalto il suo attaccamento verso Roseto. L’artista trascorre alcuni periodi dell’anno nella nostra cittadina e in uno di questi abbiamo colto l’occasione per intervistarlo, in modo da fare il punto, tra le altre cose, su quella che è la situazione rosetana sotto il profilo culturale, così da avere una prospettiva diversa proprio da chi ci osserva fuori il contesto locale. Ecco il resoconto del nostro incontro. In generale stiamo attraversando un periodo critico in ambito economico e politico: ma questa crisi si riscontra anche nell’arte? Sì, anche in quest’ambito c’è una crisi molto marcata. Quando c’è una fase di involuzione economica, l’arte è uno dei campi che soffre di più, mentre dovrebbe essere il contrario: un punto da cui ripartire in quanto la creatività è con-

siderata anche un “refugium peccatorum”, un luogo in cui trovare conforto. Cosa rappresenta per lei la creatività? La creatività è la figlia della fantasia e dell’immaginazione che si conquista da piccoli, partendo da semplici disegni e non di certo stando davanti alla televisione o al computer, aspetti che oscurano la mente pura di un bambino. L’ambiente in cui cresciamo è molto importante in quanto crea l’”humus dell’uomo”. Scendiamo un po’ più nel locale. Secondo lei, di cosa avrebbe bisogno Roseto per svilupparsi sotto il profilo culturale? Innanzitutto dell’umiltà, in quanto ho notato che spesso alcuni rosetani sono colpiti da una sorta di “virus” che impedisce di scavare dentro se stessi. Ciò testimonia la mancanza di personalità e originalità. Trovo che non ci sia collegialità e molte volte ognuno va per conto suo. Invece bisogna non essere presuntuosi e mettersi a disposizione degli altri, in modo rispettoso. Ha mai provato a proporre nuove iniziative culturali nella cittadina rosetana? Sì, tante volte, ma spesso le mie proposte sono state rifiutate o sottovalutate,

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di Talisa Feliciani

in quanto emerge una mancata visione d’insieme sotto il profilo culturale e conseguentemente viene meno quell’aspetto critico nei confronti dell’arte che alla lunga risulta penalizzante. Per far sì che ci sia un più consapevole approccio artistico, cosa suggerisce di attuare? Si può iniziare creando incontri con addetti ed esperti dell’arte, coinvolgendo e dialogando con la collettività stessa. Questi gruppi dovrebbero interagire tra loro, per cercare un punto in comune. Esistono delle persone che si stanno muovendo in tal senso: bisogna lavorare per far emergere il grande potenziale che ha Roseto. Cosa dovrebbero fare le istituzioni? Assolutamente nulla, in quanto non hanno la capacità di accogliere e proporre delle iniziative valide in campo artistico-culturale. Infine, cosa le appaga di Roseto quando viene qui? Sono arrivato a Roseto nel 1956 e sin dall’inizio sono rimasto colpito sia dalla sua bellezza sia di come la natura possa essere importante per questa città. Dovremmo ripartire da questi due concetti.


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