Sto bene anche senza di te

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LO PSICOLOGO PER TE

Maria Grazia Tumminello

STO BENE ANCHE SENZA DI TE

Il percorso guidato per superare la fine di un amore e tornare a essere felici

LO PSICOLOGO PER TE

Lo psicologo per te

Sto bene anche senza di te

Testo: Maria Grazia Tumminello

Illustrazione di copertina: Alberto Ruggieri

Copyright © 2024 Edizioni Riza S.p.A., via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it

Tutti i diritti riservati. Questo libro è protetto da copyright © Nessuna parte di esso può essere riprodotta, contenuta in un sistema di recupero o trasmessa in ogni forma e con ogni mezzo elettronico, meccanico, di fotocopia, incisione o altrimenti senza il permesso scritto dell’editore.

Le informazioni contenute nella presente pubblicazione sono a scopo informativo e divulgativo: pertanto non intendono sostituire, in alcun caso, il consiglio del medico di ducia.

Sto bene anche senza di te

Rinascere dopo un abbandono

Ecco come farcela nella fase peggiore 21 Superare la dipendenza morbosa 47

I SOLITI SBAGLI

Non affidarti a rimedi

falsi e illusori 71

RICOMINCIA DA TE

Rimetti al centro i tuoi

bisogni e i tuoi desideri 105

VERSO NUOVI AMORI

Come ripartire con il piede giusto 117

INTRODUZIONE

Non farti rubare la voglia di vivere

Soffrire per amore… Il dolore che ci arpiona quando qualcuno ci lascia lo conosciamo tutti, è un sentimento intenso, profondo, che va a toccare corde molto sensibili in ciascuno di noi, facendo risuonare l’eco di altre esperienze dolorose. Essere abbandonati è un’esperienza molto forte, paragonabile a un altro vissuto profondamente doloroso: il lutto. Sembra un azzardo mettere a confronto due esperienze così diverse, eppure quello che accade dentro di noi nei due eventi è molto simile.

Ogni abbandono subito è una piccola morte: muore simbolicamente la persona che no a qualche tempo prima ci ha fatto sentire importanti, amati, al sicuro. Muore anche l’idea che l’amore sia eterno, e soprattutto si sgretola un’immagine di noi, mandata in frantumi. Non siamo

più la moglie o il danzato di… ma siamo solo noi, amputati di una metà che forse era ben più di metà.

Ma come si fa a superare un dolore così intenso? Ce lo chiediamo quando la sofferenza e il rimpianto ci sommergono. Chi ci vuol bene ci assicura che passerà, che chi ci ha lasciato non era l’unico uomo o donna al mondo e non era certo il migliore. Ci dicono che arriveranno presto altri che sapranno amarci di più. Ma dentro di noi rimangono solo macerie e una realtà che va ricostruita pian piano. Mai banalizzare la sofferenza d’amore; è un processo delicato che, se portato a buon ne, serve a molto più che a rassegnarci alla perdita: ci trasforma profondamente. Superare un abbandono signi ca guadagnare una tappa di crescita, affrontare un rito di iniziazione che ci fa passare da un amore fondato sull’attaccamento e sulla dipendenza a un modo di amare basato su uno scambio vero, maturo.

Datti tempo: a piccoli passi

si arriva alla meta

Così come accade per il lutto, superare l’abbandono richiede i suoi tempi siologici, che possono variare da una persona all’altra ma che non sono mai istantanei.

Si procede a piccoli passi, per priorità, passando dall’accettazione di quanto è avvenuto all’elaborazione del do-

Scoprirai più tardi che questo dolore ha un senso: ti costringe a fare un salto in avanti nell’evoluzione della tua vita.

lore, della rabbia, della solitudine fino al recupero della propria interezza. Un’unità che non è fatta da due metà che si ricongiungono, ma dal ritrovamento di noi stessi. È vero, abbiamo perso una persona importante, ma ne riscopriamo un’altra che avevamo smarrito per strada: noi stessi. Questo ritrovamento ci rende più solidi e regala una forza che ci vaccina da ulteriori sofferenze, senza toglierci la possibilità di amare ancora, e a fondo. Ma come si fa a uscire da questa sofferenza e soprattutto a portare a termine la sua funzione, cioè quella di farci diventare una persona più forte?

Si tratta di procedere giorno per giorno aggrappandosi a un lo rosso che deve guidarci per tutto il tempo: la certezza che il dolore che stiamo attraversando non è inutile, e soprattutto non è eterno.

Ci sono piccole strategie che possono aiutarci ad alleviarlo e ad accelerare il processo di trasformazione. Si tratta, come vedremo, di operazioni semplici, che serviranno a non farci cadere nel buco nero che sembra inghiottirci. In tutto questo percorso ci serva come guida una considerazione: il nostro obiettivo è essere felici, non facciamoci rubare la voglia di vivere.

Il percorso dopo l’abbandono: da vittima a protagonista

Quello che ti proponiamo è un percorso pratico da mettere in atto giorno dopo giorno, basato su indicazioni semplici che ti aiuteranno ad attraversare le fasi principali della separazione. Cominciamo dal primo passo: superare le prime settimane di sofferenza. In questa fase quel che conta è rimanere “interi”, riuscire a calarsi nel dolore senza farsene travolgere. Questo può avvenire grazie ai piccoli gesti che ci fanno mantenere il contatto con la realtà che ci circonda, ma soprattutto bisogna fare in modo di cambiare il nostro punto di osservazione; questo è il passaggio decisivo. È essenziale passare dalla posizione vittimistica (quando ti ripeti: “non valgo nulla”, “sono una povera scema”) al ruolo di protagonista attiva e non passiva (quando ti dici: “sto vivendo un dolore che mi aiuterà a cambiare tutto ciò che mi sta facendo soffrire così tanto”).

Il momento di riaprirsi al mondo e di puntare su se stessi

Nella seconda fase, quando il dolore è meno vivo e si trasforma in un risentimento sordo, l’obiettivo è prenderci cura di noi stessi, resistendo alla tentazione di

farci del male con atteggiamenti sbagliati.

Sfogare il dolore senza mascherarlo o anestetizzarlo è di vitale importanza, così come riuscire a canalizzare le energie che si risvegliano con la rabbia e la ribellione.

Superati i momenti più difficili, comincerai ad avere coscienza della tua nuova condizione di libertà, che ti permette di riprendere in mano il tuo mondo.

Vedremo dunque quali sono le strategie migliori per sfogarci, senza però cadere in comportamenti autolesionistici, e i sistemi più adatti per evitare ricadute pericolose.

Nell’ultima fase, quando il dolore non è più così acuto, è impor tante cominciare a ricostruire: è il momento di intraprendere una nuova vita che ci assomigli di più, di cercare il benessere in ogni ambito.

Bisogna approfittare dell’energia che si risveglia in noi per riaprirci al mondo e alle sue opportunità.

Occorre porre le basi per un cambiamento duraturo, consolidando ciò che grazie al dolore abbiamo imparato. I nostri suggerimenti servono per rimettere in circolo la capacità vitale recuperata e a perseguire l’obiettivo principale: puntare su se stessi.

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