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La ragazza copertina: Beatrice Dalledonne

La ragazza copertina

di Armando Munao’

BEATRICE...

bellezza acqua e sapone

Dialogando con Beatrice, ci si accorge che nonostante la sua giovane età, ha da poco compiuto 18 anni, dimostra di possedere una capacità di sintesi e analisi come poche e di aver già appreso i valori fondamentali della vita. Una ragazza “acqua e sapone” senza i tradizionali “grilli per la testa” con indiscutibili riferimenti che provengono, come lei stessa sottolinea, dagli insegnamenti della sua famiglia, nessuno escluso. Principi dove i valori morali, l’educazione, l’amicizia e il rispetto per le altrui persone, sono i pilastri del suo essere e che caratterizzano il suo quotidiano comportamento. Beatrice ci ha colpiti non solo per la sua simpatia e bellezza “genuina”, ma anche e soprattutto per la sua semplicità, per l’empatia che riesce a trasmettere e per la capacità che ha saputo dimostrare nell’esprimere e nel significare i suoi alti valori educativi.

Beatrice, cos’è la bellezza?

A mio avviso la bellezza è un carattere soggettivo che non deve essere per forza una bellezza esteriore perchè alla fine tutti noi invecchiamo e quindi la bellezza esteriore si trasforma e perde le sue caratteristiche mentre quella interiore rimane, anzi si fortifica e migliora. E se posso oserei dire che grazie alla bellezza interiore e al nostro carattere si potenziano i rapporti umani in ogni senso e significato. Capita, e non di rado che una ragazza attrae l’interesse degli altri per la sua bellezza, ma poi dialogando ci si accorge di altre caratteristiche che magari non entrano e non fanno parte nel suo mondo.

E i rapporti con la tua famiglia?

La mia famiglia è la cosa più importante che ho, in tutti i sensi. Sono sempre i miei veri punti di riferimento. Con tutti i componenti ho un rapporto veramente speciale, soprattutto con i nonni. E non mi vergogno di dire che sono stati anche loro, i miei nonni, per fortuna tutti ancora in vita, che hanno partecipato e migliorato la mia crescita. Ed è grazie ai miei genitori e ai miei nonni che ho appreso e messo in essere tutti gli insegnamenti di vita e tutti consigli che continuamente mi danno. Ed è per questo che non finirò mai di ringraziarli. E mi permetta di aggiungere che noi, e in noi comprendo tutta la mia parentela, siamo una famiglia molto unita che basa la sua essenza su radici e principi veramente molto solidi.

Beatrice, hai parlato di valori e quindi ti chiedo: a tuo parere la società odierna ha perso quei valori che dovrebbero caratterizzare il comportamento e il “modus vivendi” di ragazze e ragazzi?

Secondo me si’. Ed è un sì forte e chiaro. Soprattutto perchè la gio-

La ragazza copertina

ventù odierna pensa molto e si fa condizionare più dall’apparire che dall’essere. E sovente ci si dimentica che devono essere i veri valori su cui basare la nostra vita. E, per esperienza vissuta, posso affermare che, purtroppo, sono pochi i giovani che hanno veramente un rapporto “intenso” con la propria famiglia. Magari forte con le amicizie, ma non con i propri genitori o i parenti stretti. Credo di non sbagliare se affermo che molti valori di vita e comportamentali sono stati persi in una società spesso caratterizzata da superficialità e dal “non rispetto” per le altrui persone, specialmente da parte dei “maschietti”.

E per quanto riguarda le tue amicizie e il significato di amicizia. La tua opinione?

Non nego di essere e di considerarmi una persona estremamente socievole e portata ai rapporti con le altre persone. Credo di avere un carattere decisamente aperto ed estroverso che mi porta a stabilire con le persone, ma soprattutto con gli amici, frequentazioni veramente speciali. E credo nella vera amicizia, a questo particolare sentimento fatto di sincerità, rispetto, altruismo e soprattutto dal volersi bene.

Beatrice, sempre di più nel nostro quotidiano assistiamo, da parte dei ragazzi, ma soprattutto di ragazze, a un utilizzo non corretto dei social, sovente usati per mettersi in mostra con atteggiamenti molto discutibili che a volte rasentano la volgarità.

Personalmente sono una persona poco “social” nel senso che non uso e non frequento il web. Mi piace stabilire rapporti concreti con le persone che conosco e apprezzo e con le quali riesco ad avere una buona frequentazione. Ognuno di noi, poi, ha la libertà di fare ciò che desidera e ritiene opportuno e quindi non mi permetto di giudicare i comportamenti altrui, anche se, a mio modesto avviso, sono o possono essere sbagliati e discutibili, specialmente quando le ragazze, per il solo piacere di avere like e o apprezzamenti, pubblicano le loro foto anche in pose o atteggiamenti decisamente non pudiche.

Hai mai partecipato a concorsi di bellezza?

No, non ho mai partecipato a concorsi, anche se ho avuto qualche opportunità di farlo.

E ti piacerebbe fare parte del grande universo moda e bellezza?

Forse sì, anche se ho altre ambizioni nella vita quale, per esempio, entrare nel mondo sanitario, che è la mia vera passione. Tornando alla sua domanda, e se capitasse una buona opportunità, credo che accetterei, ovvia-

mente sempre nel rispetto dei propri sani e concreti principi di vita e senza scendere o accettare compromessi. Ma ripeto, il mio obiettivo futuro è quello di entrare nel campo medico.

Ci dicono che da quando avevi 5 anni hai iniziato a praticare sport in più discipline. Ci racconti?

“Sì, effettivamente ho iniziato a fare sport sin da quando avevo cinque anni, forse per emulare le campionesse della corsa campestre, una disciplina che allora mi attraeva e non poco. Poi, con il passare del tempo e considerata anche la mia altezza, ho iniziato con la pallavolo. Dapprima tesserata per l’ASD Genzianella di Telve di Sopra e poi con il G.S. Ausugum.

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Nel 2017, però, avviene una svolta decisiva, forse per una particolare predisposizione fisica, perché sono ritornata al mio vecchio amore, a quell’atletica, che aveva motivato i miei primi passi sportivi e agonistici. Non più però nella corsa, ma nel salto in alto, la mia attuale disciplina che mi coinvolge “anima e corpo”. Ed è proprio nel salto in alto che ho trovato le vere motivazioni sportive per emergere agonisticamente e ottenere risultati di tutto rilievo. Nel 2018, infatti, tesserata per la Polisportiva Borgo, mi sono laureata campionessa italiana CSI di salto in alto nella categoria cadette e stesso anno sono stata selezionata, unica atleta della provincia di Trento nel salto in alto, a fare parte della rappresentativa regionale ai campionati italiani FIDAL. Ma è nel 2019 che avviene il grande salto perchè vengo acquistata dall’ Associazione Quercia Trentingrana di Rovereto. Un passaggio che, di fatto, mi ha dato la possibilità di partecipare in un panorama nazionale e in gare di alto livello agonistico. E infatti, con la mia nuova società, nel 2020 e 2021, divento campionessa regionale di salto in alto di categoria. Un traguardo ambitissimo che mi ha gratificato e reso felici coloro i quali hanno creduto nelle mie possibilità. Mi permetta di sottolineare che in tutte le associazioni sportive cui ho fatto parte, mi sono sempre trovata bene sia per l’amichevole atmosfera, sia per il buon rapporto instaurato con i compagni, ma soprattutto con i vari responsabili che hanno sempre motivato e creduto nelle mie possibilità e capacità atletiche. Ed è per questo che desidero ringraziarli per gli insegnamenti e per il continuo sostegno che hanno saputo darmi”.

Ognuno di noi ha un sogno nel cassetto. Il tuo?

Intanto riuscire a crearmi un futuro stabile e poi una famiglia con la quale trascorrere in tutta serenità la mia vita futura. Al momento sono fidanzata con un ragazzo che adoro e con il quale sono riuscita a stabilire un fantastico rapporto.

Un ringraziamento particolare alla “ Locanda in Borgo” per la gentile collaborazione e per la location messa a disposizione per il servizio fotografico.

Tra arte e romanticismo

BACI AD ARTE

Febbraio, il mese degli innamorati, il nostro pensiero corre ai baci, non solo quelli di cioccolato. Tra i più celebri baci dell’arte, troviamo il dipinto a olio di Francesco Hayez realizzato nel 1859, che si inserisce nella corrente romantica. Di primo acchito sembra trattarsi di una rappresentazione di una coppia che si saluta, ma in realtà l’opera nasconde un significato politico, per l’esattezza risorgimentale. L’Unità d’Italia in quel momento era ancora soltanto un grande desiderio e per ottenerla il Regno di Sardegna si allea con la Francia; questo quadro, commissionato dal conte Alfonso Maria Visconti di Saliceto rappresenta proprio l’unione di queste due nazioni contro l’Impero Asburgico. Immerso nell’epoca medievale e con una tematica apparentemente amorosa, il quadro si affida ai colori degli abiti degli amanti e a un’allegoria per raggiungere il suo vero intento. Quest’opera viene utilizzata da anni per realizzare scatole di cioccolatini, puzzle, gadget di vario tipo, pubblicità e biglietti d’amore per festeggiare il 14 febbraio. Di questo dipinto esistono altre due versioni dove mutano i colori degli abiti. Altri due innamorati famosissimi nell’immaginario artistico sono “Amore e Psiche” del veneto Antonio Canova, una candida scultura realizzata sul finire del Settecento, che vede le due figure nell’atto di avvicinarsi, anche se le loro labbra non risultano ancora unite. La figura femminile è sdraiata e sorretta dall’amato che regge la sua testa mentre lei si volge all’indietro con enfasi tenendo le mani nei capelli dell’amato verso il quale si protende, sottolineando la tensione amorosa di questo momento. Molti sono gli artisti che si dedicano alla rappresentazione di innamorati, nell’Ottocento abbiamo la sensuale scultura di Auguste Rodin, che rappresenta i più famosi amanti della letteratura, Paolo e Francesca, celebrati da Dante nella Divina Commedia. E sempre nel XIX secolo il francese Henri de Toulouse-Lautrec rappresenta su tela “Il bacio a letto”, un’immagine che ci mostra le “ragazze di vita” quando sono libere di amare per scelta e non per denaro. Nel Novecento troviamo molteplici baci, tra cui il più noto è decisamente quello del maestro dell’Art Noveau, Gustav Klimt conservato nella Galleria del Belvedere di Vienna. La delicatezza del momento di unione è impreziosita dall’uso dell’oro e arricchita da una moltitudine di fiori colorati. Il Bacio, scultura realizzata in molteplici versioni dall’artista romeno Costantin Brancusi è primitivo e mette in risalto l’unione dei corpi che sembrano quasi un tutt’uno. Marc Chagall nella sua tela intitolata “Compleanno” riporta tutto il suo amore per Bella Rosenfeld, come lei stessa racconta nel suo diario, dove narra che stava abbellendo la casa con dei fiori per il compleanno del compagno, quando lui si è avvicinato con una leggerezza tale che sembrava volasse, per baciarla. Il bacio di Roy Lichtenstein si inserisce nella corrente di Chiara Paoli

Pop Art e richiama l’arte del fumetto a puntini, per cui egli divenne celebre. Più enigmatici e angoscianti gli amanti di René Magritte e quelli di Banksy, i primi si presentano a noi con i volti incappucciati, forse a sottolineare l’incomunicabilità tra i due o forse a ricordare il drammatico suicidio della madre dell’artista. I “Mobile Lovers” ovvero “Amanti al cellulare” del misterioso graffittista rappresentano invece il male della nostra società odierna e cioè l’alienazione che ci vede costantemente incollati agli smartphone, anche nei momenti più romantici, incapaci di goderci l’istante vissuto e pregno di emozioni. Dello stesso artista anche “Kissing Coppers”, cioè “Il bacio dei poliziotti”, opera che mostra due agenti in divisa intenti a scambiarsi un bacio appassionato e che ha suscitato un grande scalpore.

Il senso religioso

di Franco Zadra

LA CERTEZZA MORALE

Senza poter dare giudizi di certezza sul comportamento che l’altro ha verso di lui, l’uomo non può vivere. Condannati alla superficialità che sempre più ci facciamo bastare per tirare avanti .

«Lasciamo il cielo agli angeli e ai passeri!», scriveva due secoli or sono il poeta tedesco Heinrich Heine, ripreso da Vasco Rossi nel suo celebre aforisma, «Il cielo lasciatelo ai passeri. Noi restiamo con i piedi per terra» - scansiamo con un certo fastidio espressioni di certezza in ambito religioso, da tempo classificato, quando si è buoni, tra il genere fantasy, valutato come irrazionale, del tutto inadeguato a un apporto di conoscenza in vista della edificazione dell’umano, per il quale consideriamo “affidabili” (in senso debole) ormai solo la scienza, la matematica, o al limite la filosofia, tanto da dubitare di essere ancora in grado di confrontarci con un’espressione di fede autentica così da rischiare l’esperienza di un ritrovato senso della vita, una sete di infinito e di verità che pensavamo ormai sopite da tempo. «Sì, credo che il mondo e la mia vita non provengono dal caso, ma dalla Ragione eterna e dall’Amore eterno, sono creati dal Dio onnipotente. Sì, credo che in Gesù Cristo, nella sua incarnazione, nella sua croce e risurrezione si è manifestato il Volto di Dio. Sì, credo che lo Spirito Santo ci dona la Parola di verità e illumina il nostro cuore; credo che nella comunione della Chiesa diventiamo tutti in un solo Corpo col Signore e così andiamo incontro alla risurrezione e alla vita eterna». Prima di saltare alla fine dell’articolo per leggere il nome dell’autore di questo piccolo “credo”, vorrei che ne coglieste l’eccezionale senso umano più che religioso, dove il termine “Ragione eterna” che traduce il greco “Logos” del Prologo di San Giovanni (“Il Verbo si è fatto carne”), suona come un nesso indissolubile tra vita e fede che possiamo ancora comprendere e reinterpretare per la società di oggi. Fede e vita, vita e fede, sono una cosa sola poiché l’umano è relazione, convivenza, e condivisione; e «quanto più uno è veramente uomo – scrive Giussani ne “Il senso religioso” - tanto più è capace di fidarsi, perché intuisce i motivi adeguati per credere in un altro». “Intuisce”, non dimostra in senso scientifico, ma “di-mostra”, cioè fa “vedere” l’invisibile, come suggerisce il versetto 11,1 della lettera agli Ebrei, “la fede è la certezza di cose sperate, dimostrazione di cose invisibili”, la nostra vita è fatta di questo tipo di ragionevolezza, di questa fiducia che possiamo forse giudicare paradossale. Se poi ci si volesse incaponire, come sembra fare ai nostri giorni il movimento No Vax, nel dire che l’unica ragionevolezza sta nell’evidenza immediata o personalmente dimostrata, non sapremmo spiegare del tutto lo sviluppo umano che avviene di fatto seguendo il metodo di conoscenza della fede. «L’uomo – scrive ancora Giussani – non potrebbe più procedere, perché ognuno dovrebbe rifare tutti i processi da capo, saremmo sempre trogloditi. Pretendere che per essere sicuri del comportamento dell’uomo si debba applicare il metro scientifico, che se non si può applicare quello non si può raggiungere certezza, questo è irragionevole». Se poi è vero, come è vero, che «l’uomo può sbagliare nell’usare il metodo scientifico, o il metodo filosofico, o il metodo matematico, può sbagliare anche nello stabilire un giudizio di certezza sul comportamento umano. Ciò non toglie il fatto che col metodo scientifico si possano raggiungere certezze; e così con il metodo della conoscenza “morale”!». Il piccolo “credo” riportato sopra è di papa Benedetto XVI, preso dal suo testo “La Gioia della Fede”, ed. San Paolo, vero antidoto a quell’atteggiamento ormai diffuso che percepisce, a torto o a ragione, la “religione ecclesiastica” come una forma di irrilevanza e di noia.

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